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DISTRETTO MINERARIO RISO-PARINA CRONACA PER CONOSCERE E VALUTARE Aggiornamento 1 ottobre 2015 Sono riportate in colore viola le parti inserite o modificate rispetto all’aggiornamento precedente Con questa sintesi si intendono raccogliere i principali documenti riferiti alle miniere, seguendone l’evoluzione, nonché tutti gli spunti e le valutazioni che emergono da chi affronta la vicenda. Abbiamo scelto di inserire alcune informazioni in merito alle passate vicende e all’importanza dei metalli in questione, perché tutti possano valutare con il massimo degli elementi a disposizione questo problema per i suoi aspetti tecnici e ambientali, ma anche per quanto concerne le scelte sociali e politiche che devono essere condotte. Per orientare la lettura alcune informazioni sono riportate con corpo ridotto oppure riferite in allegati e note, mantenendo in primo piano le sintesi e le più importanti valutazioni. Orobie Vive è intervenuta, con osservazioni, nella procedura amministrativa regionale e manterrà questa modalità per esprimere tutte le valutazioni in merito alla vicenda. E’ altresì interessata al confronto e al dialogo con amministratori e soggetti politici. Manca ancora un ragionamento sulla pubblicità e il coinvolgimento di persone e associazioni. Il posto giusto per esordire in pubblico potrebbe essere Bergamo, per sottolineare la valenza sovracomunale di questa impresa e l’importanza ambientale delle sue ricadute CRONISTORIA RECENTE data attore oggetto 2008 EMI srl richiesta 5 permessi di ricerca (progetto “Gorno”) 2009 Regione Lombardia conferimento 5 permessi di ricerca (progetto “Gorno”) 2011 Energia Minerals pubblicazione schede “Progetti Gorno e Val Camonica” e “Progetti Novazza e Val Vedello” 20 mar 2013 EMI srl richiesta 5 permessi di ricerca (1a estensione progetto “Gorno”) 22 mar 2014 Comuni Gorno, Oneta, Oltre il Colle convegno a Gorno “Il distretto minerario Riso-Parina” 15 apr 2014 Regione Lombardia conferimento 5 permessi di ricerca (1a estensione progetto “Gorno”) 24 set 2014 EMI srl richiesta 4 permessi di ricerca (2a estensione progetto “Gorno”) 17 giu 2015 EMI srl richiesta scavo discenderia all’interno dell’esistente galleria Forcella 25 giu 2015 EMI srl richiesta 2 permessi di ricerca (progetto “Brembo” e progetto “Serio”) 17 lug 2015 EMI srl Oltre il Colle: presentazione dello stato dei lavori 20 ago 2015 Regione Lombardia nota in merito a istruttoria di verifica di VIA EMI srl: Energia Minerals Italia srl a cura di Angelo Borroni, ingegnere chimico Politecnico di Milano, Dipartimento Chimica Materiali e Ingegneria Chimica Sergio Chiesa, dottore in geologia Consiglio Nazionale Ricerche, Istituto per la Dinamica dei Processi Ambientali

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Page 1: DISTRETTO MINERARIO RISO-PARINA …...DISTRETTO MINERARIO RISO-PARINA CRONACA PER CONOSCERE E VALUTARE Aggiornamento 1 ottobre 2015 Sono riportate in colore viola le parti inserite

DISTRETTO MINERARIO RISO-PARINA CRONACA PER CONOSCERE E VALUTARE

Aggiornamento 1 ottobre 2015 Sono riportate in colore viola le parti inserite o modificate rispetto all’aggiornamento precedente Con questa sintesi si intendono raccogliere i principali documenti riferiti alle miniere, seguendone l’evoluzione, nonché tutti gli spunti e le valutazioni che emergono da chi affronta la vicenda. Abbiamo scelto di inserire alcune informazioni in merito alle passate vicende e all’importanza dei metalli in questione, perché tutti possano valutare con il massimo degli elementi a disposizione questo problema per i suoi aspetti tecnici e ambientali, ma anche per quanto concerne le scelte sociali e politiche che devono essere condotte. Per orientare la lettura alcune informazioni sono riportate con corpo ridotto oppure riferite in allegati e note, mantenendo in primo piano le sintesi e le più importanti valutazioni. Orobie Vive è intervenuta, con osservazioni, nella procedura amministrativa regionale e manterrà questa modalità per esprimere tutte le valutazioni in merito alla vicenda. E’ altresì interessata al confronto e al dialogo con amministratori e soggetti politici. Manca ancora un ragionamento sulla pubblicità e il coinvolgimento di persone e associazioni. Il posto giusto per esordire in pubblico potrebbe essere Bergamo, per sottolineare la valenza sovracomunale di questa impresa e l’importanza ambientale delle sue ricadute CRONISTORIA RECENTE data attore oggetto 2008 EMI srl richiesta 5 permessi di ricerca (progetto “Gorno”) 2009 Regione Lombardia conferimento 5 permessi di ricerca (progetto “Gorno”) 2011 Energia Minerals pubblicazione schede “Progetti Gorno e Val Camonica” e “Progetti

Novazza e Val Vedello” 20 mar 2013 EMI srl richiesta 5 permessi di ricerca (1a estensione progetto “Gorno”) 22 mar 2014 Comuni Gorno,

Oneta, Oltre il Colle convegno a Gorno “Il distretto minerario Riso-Parina”

15 apr 2014 Regione Lombardia conferimento 5 permessi di ricerca (1a estensione progetto “Gorno”) 24 set 2014 EMI srl richiesta 4 permessi di ricerca (2a estensione progetto “Gorno”) 17 giu 2015 EMI srl richiesta scavo discenderia all’interno dell’esistente galleria Forcella 25 giu 2015 EMI srl richiesta 2 permessi di ricerca (progetto “Brembo” e progetto “Serio”) 17 lug 2015 EMI srl Oltre il Colle: presentazione dello stato dei lavori 20 ago 2015 Regione Lombardia nota in merito a istruttoria di verifica di VIA

EMI srl: Energia Minerals Italia srl a cura di Angelo Borroni, ingegnere chimico Politecnico di Milano, Dipartimento Chimica Materiali e Ingegneria Chimica Sergio Chiesa, dottore in geologia Consiglio Nazionale Ricerche, Istituto per la Dinamica dei Processi Ambientali

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INDICE

1. LE MINIERE 1.1. Breve storia. I protagonisti 1.2. I luoghi. Gli impianti. Le quantità 1.3. La chiusura 1.4. Le eredità lasciate al territorio dall’attività mineraria

2. I METALLI 2.1. Lo zinco e il piombo. Utilizzi, consumi, risorse 2.2. Peso del recupero e del riciclo 2.3. L’attività industriale a Ponte Nossa dal 1982 2.4. Le imprese pubbliche abbandonano il settore metallurgico 2.5. Incidenza attività bg nel consumo nazionale

3. ENERGIA MINERALS 3.1. Progetti “Gorno e Valle Camonica” 2011 (zinco, piombo) 3.2. Progetti “Novazza e Val Vedello” 2011 (uranio)

4. GLI AUSTRALIANI SI PRESENTANO 4.1. Convegno 22 marzo 2014 “Distretto minerario Riso-Parina” 4.2. Intervento ing. Marcello De Angelis, Enerrgia Minerals Limited (allegato 1) 4.3. Osservazioni dott. Geol. Sergio Chiesa, moderatore del Convegno

5. IL RISICO DI EMI 5.1. Sintesi nuove informazioni a giugno 2015 Ampliamento significativo rispetto a marzo 2014 5.2. Principali interrogativi 5.3. Attività di ricerca Strategia dei permessi a spezzatino. Comuni (per ora) coinvolti 5.4. Prelievo di acqua 5.5. Scavo nuova discenderia Frase cardine “Operazioni in sotterraneo non comportano alcun impatto ambientale”

6. LE OSSERVAZIONI 6.1. Orobie Vive, 30 luglio 2015, permessi di ricerca 6.2. Orobie Vive 7 agosto 2015, scavo nuova discenderia Museo Civico di Scienze Naturali, 6 agosto 2015 (allegato 2) Federazione Speleologica Lombarda. Dott. Geol. Sergio Chiesa. Uniacque

7. I PROVVEDIMENTI REGIONALI 7.1. Conferimento permessi di ricerca, 15 aprile 2014 (allegato 3) 7.2. Nota in merito a istruttoria di verifica di VIA, 20 agosto 2015 (allegato 4) 7.3. EMI la fa facile. Gli amministratori? Finora nessuna visione complessiva e politica

8. RIFLESSIONI 8.1. I nostri consumi e le risorse (allegato 5) 8.2. La legislazione mineraria. Da tutela del bene comune a gabbia 8.3. Dimensione economica dell’attività mineraria 8.4. Gestione delle risorse. Metalli da minerali. Metalli da riciclo 8.5. Metodo di valutazione approccio all’intero ciclo dell’attività: ricerca, estrazione, arricchimento, trattamento, gestione scorie, gestione dismissione

ALLEGATI 1 - 5 Allegato 1. L’Eco di Bergamo, “Perforazioni e sondaggi”, “Il prezzo dello zinco”, 25 giugno 2015 Allegato 2. Museo Civico Scienze Naturali, “Osservazioni ad assoggettabilità a VIA”, 6 agosto 2015 Allegato 3. Regione Lombardia, “Conferimento di permesso di ricerca”, 15 aprile 2015 Allegato 4. Regione Lombardia, “Nota all’istanza di assoggettabilità a VIA”, 20 agosto 2015 Allegato 5. Volantino “Miniere Tradite” e spunti

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1. LE MINIERE 1.1. Breve storia. I protagonisti Le miniere della Val del Riso erano conosciute e coltivate già in epoca romana quando quassù erano mandati i condannati a “cavar metallo”1. Notizie certe si hanno riferite al 1171 quando gli uomini delle comunità di Gorno, Parre e Premolo acquistarono alcuni monti, e poi nel 1482 con la Repubblica Veneta quando si indica l’attività di miniere di zinco e piombo. L’interesse per lo zinco aumenta nel XVIII secolo quando si scoprì il sistema di ricavarlo allo stato di metallo, mentre prima era possibile utilizzarlo solo come lega. Dopo una serie di concessioni a persone di Oneta, Trescore, Casnigo, si può individuare l’inizio dello sfruttamento industriale nel 1837 quando si costituì la società belga “Vieille Montagne” con l’avviamento di numerose concessioni minerarie nei comuni di Gorno, Oneta, Premolo a questa Società e ad altri soggetti2, concessioni rilevate in gran parte nel 1870 dall’inglese “Richardson e Comp.”. A questa nel 1884 subentra la “The English Crown Spelter C.L.” pure inglese, che rileva anche altre concessioni nei comuni di Parre, Oltre il Colle e Dossena; un’altra società inglese “Company Reath Harbour Rolling and Smelting Works Limited”si affianca nei comuni di Gorno, Premolo e Ponte Nossa. Nel 1888 la “Vieille Montagne” rileva quest’ultima società inglese: l’attività è quindi in mano alle due società belga e inglese. Insomma. La Val del Riso è stata sempre una colonia per lo sfruttamento minerario, con tante riflessioni riguardo le affermazioni ricorrenti in merito al “nostro territorio” e alle “nostre risorse”. La prima guerra mondiale porta un’innovazione tecnologica importante, cioè il trattamento elettrolitico dello zinco, che sostituisce quello termico, ma anche il deprezzamento del metallo. La società inglese, costretta al trasporto fino in Inghilterra, chiude tutte le miniere; rimane attiva la belga “Vieille Montagne”, che nel 1922 acquisisce tutte le concessioni e gli impianti. La crisi del ’29 porta al crollo dei prezzi delle materie prime: nel 1931 la società belga è costretta a chiudere le miniere e a licenziare in massa più di mille operai. La situazione si risolve nel 1933 con la graduale riapertura delle miniere. Nel 1940 con il regime autarchico la gestione straniera viene affidata all’ente di diritto pubblico AMMI (Azienda Minerali Metallici Italiani). La successiva girandola di denominazioni non cambia la natura di industria pubblica: nel 1941 S.A. Nichelio e Metalli (che adotta una commovente autarchia fonetica), nel 1946 SAPEZ Società per Azioni Piombo e Zinco, nel 1954 questa viene incorporata nell’AMMI trasformata in società per azioni, nel 1978 subentra la SAMIM (Società Azionaria Minero Metallurgica) che fa parte dell’ENI (Ente Nazionale Idrocarburi). Gli addetti I dipendenti delle miniere nel periodo della società belga “Veille Montagne” e della società inglese “The English Crown Spelter”, cioè fino alla crisi del ’29, sono stati fra 450 e 850. I dati si perdono poi fino al 1950, quando indicano 763; da questo anno una continua contrazione: 398 addetti nel 1968, fino al 1971, quando un accordo sindacale ha garantito l’occupazione di 207 addetti fino alla chiusura del 1982. Interessante osservare che il totale degli addetti è ripartito fra due terzi “dipendenti Val del Riso” e un terzo “dipendenti Oltre il Colle”. Per avere un’idea di come le modalità di lavoro siano evolute, si consideri che fino agli anni ’30 a ogni addetto corrispondevano circa 10 t di minerale arricchito ogni anno. Negli anni precedenti alla chiusura la produttività di ogni addetto è arrivata fino a 1000 t di minerale estratto ogni anno.

1 La breve storia comincia citando il libro di Amerigo Baccanelli “Il viaggio nello zinco” (2007). 2 Una digressione che potrebbe essere istruttiva anche per oggi: all’epoca per valutare la fattibilità dell’impresa mineraria prima era necessario “assumere notizie sulla viabilità, sulla topografia e geologia della Valle del Riso e sulla moralità del richiedente” la concessione.

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Andamento degli addetti delle miniere. 1.2. I luoghi. Gli impianti. Le quantità La maggior parte della produzione di zinco e piombo del Bergamasco proviene da corpi a geometria colonnare che, in forma di grosse lenti ramificate e contorte, con estensione anche di centinaia di metri in lunghezza e spessori di alcuni metri, hanno dato luogo a intense coltivazioni nei calcari del Trias medio-superiore, depositatisi tra 240 e 230 milioni di anni orsono in ambiente marino di scogliera. Questa porzione di rocce (con spessori variabili tra qualche metro e alcune decine di metri) rispetto all’intera serie dei terreni sedimentari della Bergamasca (alcune migliaia di metri di spessore totale) è conosciuta come “Metallifero” bergamasco. Questi strati si estendono, con caratteristiche costanti, come una fascia discontinua da ovest a est per tutte le Orobie, dalla Valsassina alla Val Camonica3. Nella zona compresa tra la Val Brembana e la Val Seriana, tra Dossena e Ponte Nossa, si estende l’importante distretto piombo-zincifero di Gorno-Oltre il Colle. Le principali miniere, disseminate in un arco di circa 20 km, sono: Vaccareggio-Vallavaggio, Val Vedra, Parina-Plassa, Monte Arera-Zambla, Grem (“Costa Jels”), Riso, Belloro, Monte Trevasco.

Planimetria dei corpi coltivati (in azzurro) e del distretto di Gorno-Oltre il Colle

3 Questo paragrafo e le figure sono tratte dal saggio “Le risorse naturali: i minerali e le rocce” di Sergio Chiesa, Anna Paganoni, Daniele Ravagnani, Franco Rodeghiero, inserito nel volume “I caratteri originari della Bergamasca” della Collana Storia Economica e Sociale di Bergamo, 1993.

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I corpi coltivati a blenda (prevalente), galena e calamina4, sono tutti inseriti nel “Metallifero” e hanno varie forme: colonnari e filoniformi nei calcari, stratoidi nelle argilliti nere sommitali. La loro pendenza varia da suborizzontale a 45°. Il corpo conosciuto come più esteso si allunga sull’asse Cima di Grem-Oneta per circa 2,6 km, dalla quota 1550 m a 400 m. Il tenore medio in zinco più piombo è circa 5%, con un rapporto Zn-Pb in media di 5:1. La produzione totale di metallo nel periodo 1882-1982 ammonta a 0,8 milioni di t di metallo.

Zona mineraria Arera-Parina: rappresentazione tridimensionale delle “colonne” (colore azzurro) nel volume parzialmente svuotato del “Metallifero”; in nero i tracciati delle gallerie scavate a diversi livelli suborizzontali. Gli impianti La sede amministrativa e tecnica nel 1904 è stata inserita in contrada Campello di Gorno, cui facevano capo tutte le miniere in Val Seriana e Brembana, dove poi è stato costruito un villaggio aziendale con le ville per i dirigenti e gli impiegati, lo spaccio, la biblioteca, il circolo ricreativo. Si può distinguere un primo periodo precedente all’installazione dello stabilimento di Ponte Nossa. Nei piazzali all’imbocco delle miniere il minerale estratto veniva sottoposto al lavoro di cernita dallo sterile effettuato dal personale femminile (“taissine”), mentre ragazzi e bambini (“galècc di taissine”) provvedevano a portare il minerale all’esterno con gerle e ad aiutare nella cernita. Dopo la cernita manuale la blenda veniva arrostita5 e la calamina calcinata6 in impianti collocati nei primi tempi allo sbocco delle principali miniere, successivamente in posizioni tali da ottimizzare le quantità trattate. Il minerale selezionato ricavato dalla cernita ha un tenore indicativamente del 10% in Zn, il minerale arrostito o calcinato arriva al 50% di Zn.

4 La blenda è solfuro di zinco; la galena è solfuro di piombo; la calamina è carbonato di zinco. 5 L’arrostimento è un trattamento termico di ossidazione di un solfuro metallico che implica la decomposizione e la eliminazione di specie chimiche. Nel caso di blenda (e galena, non estratta in queste minere) il processo è a 950°C, zinco e piombo vengono portati allo stato di ossido (ZnO, PbO) e si ha l’eliminazione di anidride solforosa (SO2). 6 La calcinazione è un trattamento termico il cui effetto è la decomposizione e la eliminazione dei prodotti volatili, tipicamente anidride carbonica o acqua. Nel caso di calamina il processo è a 850°C, si ottiene ossido di zinco (ZnO) e la decomposizione elimina anidride carbonica (CO2). Nel caso del solfuro di zinco è corretto parlare di arrosimento. Per entrambi i processi, almeno per i primi decenni, il combustibile era esclusivamente carbone ricavato in loco (nelle aie carbonili “aràl”) dalla legna dei boschi con la tecnica del “pojat” (si pensi al fabbisogno e al bisboscamento indotto).

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Il minerale arricchito veniva poi avviato alla laveria7, ottenendo un ulteriore arricchimento e una prima qualitativa separazione dagli altri metalli, che rimangono nei fanghi. Le due principali erano a Oneta e a Riso, quest’ultima attiva fino alla chiusura delle miniere. La laveria in Val Parina (Plassa) rimase attiva fino all’installazione della teleferica, che dal 1950 trasferiva il minerale a Riso. Il collegamento fra i cantieri minerari e di trattamento con le laverie di Oneta, Gorno e Val Parina avveniva tramite convogli di vagoni, fino agli anni ‘40 trainati dai muli poi dai locomotori, su binari all’esterno, più spesso in galleria, e attraverso una nutrita rete di teleferiche, queste ultime inserite a partire dalla fine del diciannovesimo secolo. Esistevano pure piani inclinati sotterranei, fra cui il più importante è stato il collegamento fra la laveria di Oneta e Fondo Ripa di Gorno8. I minerali venivano poi trasportati con carri trainati da trattori a Ponte Nossa e ad Ambria e inviati prima con carri trainati a Bergamo, da cui via ferrovia raggiungevano il porto di Genova per la spedizione in Inghilterra, poi dal 1885 direttamente via ferrovia all’estero per i trattamenti successivi. Complessivamente lo sviluppo della coltivazione mineraria si è estesa per 250 km disposti su sei livelli. Alla fine degli anni ’60 viene meno l’attività estrattiva in quota e rimane attiva solo la galleria nel fondovalle Riso-Parina.

Carta degli anni ’60 in cui sono posizionati i principali siti e impianti. All’inizio del ‘900 viene realizzata la Centrale elettrica Val Rogno per soddisfare le esigenze dell’attività estrattiva; seguono negli anni ’20 la Centrale Cavrera e la Centrale Oltre il Colle. La più importante Centrale del Costone, costruita fra il 1928 e il 1932, ristrutturata e ampliata, è tuttora in funzione.

7 Nella laveria si procede a frantumare e macinare finemente il minerale arricchito per poi procedere a separare in acqua il materiale ulteriormente arricchito (estrazione idrometallurgica per flottazione: nel caso dello zinco si separano piombo, rame e in parte ferro). 8 Nel 1949 per i trasporti esterni erano funzionanti 31 teleferiche e 6 km di binari a scartamento ridotto. Per i trasporti interni erano in esercizio oltre 26 km di binari. La spina dorsale del trasporto è stata la teleferica lunga quasi 5 km, costruita nel 1947, da Plassa (Val Parina) ai sili di Costa Jels (Gorno) e da qui, con altra teleferica di 1,4 km, costruita nel 1950, alla laveria di Riso. I minerali estratti dal monte Trevasco venivano trasportati fino alla località Piazza Rossa (val Dossana) con teleferica costruita nel 1949 e lungo una galleria da carraggio mediante locomotore fino alla laveria di Riso.

Campello (dal 1907) sede amministrativa villaggio

Ponte Nossa (1952-1982) stabilimento trattamento del minerale dopo laveria

Oneta (1884-1952) laveria 1

Riso (1915-1982) laveria 2

Plassa (1890-1950) forno arrostimento laveria

Ponte Nossa (1870-1921) forno calcinazione Belloro e Costa Jels

Ponte Selva (1876-1921) forni calcinazione forni arrostimento

Plassa – Costa Jels Costa Jels – Riso teleferiche (dal 1947-50 al 1970)

Oneta forni calcinazione (1884-1952) forni arrostimento (1906-1952)

Riso (1925-1938) forni calcinazione forni arrostimento

Pian Bracca forno calcinazione (1884-1952) forni arrostimento (1906-1952)

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Con l’inserimento dello stabilimento di Ponte Nossa9 l’attività non si conclude con la vendita del minerale dopo i trattamenti termici e di laveria, ma sviluppa tutta la lavorazione di blende (60%) e di calamine (40%, anche importate calcinate da Sardegna e Val Ridanna BZ) fino a ottenere zinco elettrolitico e sottoprodotti (acido solforico, sali zinco e rame, polveri e ossidi di zinco, cadmio)10. Dal 1952 i minerali estratti e arricchiti in laveria Riso alimentano gli impianti di arrostimento e di calcinazione, razionalmente centralizzati nello stabilimento per ottimizzare i flussi di energia e recuperare i sottoprodotti. I prodotti dell’arrostimento e della calcinazione vengono poi lavati e depurati, separando gli altri metalli (mediante lisciviazione11 in soluzione di acqua e acido solforico); dalla soluzione depurata si ricava infine il metallo zinco mediante elettrolisi12. Lo stabilimento diede lavoro a un livello fra 413 e 552 persone fino al 1982, quando si realizzò la riconversione alla metallurgia secondaria (si veda successivo capitolo). Si è scelto di inserire lo schema a blocchi delle lavorazioni e la sequenza degli impianti non per tecnicismo, ma per dare un’idea di cosa significhi la lavorazione successiva all’estrazione e alla laveria13. Dei numerosi impatti ambientali si ricorda solo che l’arrostimento delle blende libera anidride solforosa che alimentava l’impianto di produzione di acido solforico, i cui effetti sono ancora visibili sulle pendici circostanti lo stabilimento a oltre trent’anni da quando l’impianto è stato fermato.

Schema a blocchi e sequenza degli impianti installati da AMMI nel 1952 a Ponte Nossa e rimasti in attività fino al 1982.

9 La costruzione inizia nel 1949 anche grazie ai contributi del piano Marshall e lo stabilimento è avviato nel 1952. Per fare spazio alla costruzione il corso naturale del torrente Riso venne deviato a sud: scavando nella roccia venne costruito un nuovo alveo, a livello inferiore rispetto al precedente per oltre 500 m. Con questa modifica è stata pure abbandonato il vecchio tracciato della strada nel tratto dallo sbocco della Valle Rogno sino al ponte. 10 Lo stabilimento è concepito sia per il trattamento delle blende che delle calamine e si caratterizza per valorizzare i minerali calaminari. I processi ideati e perfezionati a Ponte Nossa hanno permesso di superare le difficoltà date dalle calamine, sia in fase di arrostimento, che di lisciviazione ed elettrolisi, a causa del contenuto piuttosto elevato di silice e di alogeni (specialmente fluoro). 11 La lisciviazione è un’estrazione di uno o più componenti da una massa solida mediante un solvente: si procede prima a sciogliere il metallo in soluzione e poi, con opportune addizioni di elementi, a separare il metallo disciolto dai precipitati solidi che si intendono eliminare. 12 L’elettrolisi consente, tramite energia elettrica, di estrarre il metallo disciolto in una soluzione liquida. 13 Considerando l’incidenza dei costi di trasporto, i trattamenti preliminari, cioè macinazione e flottazione, sono da ritenere vincolati alle attività di estrazione, mentre i trattamenti successivi (arrostimento, calcinazione, lisciviazione, elettrolisi), cioè quelli effettuati nello stabilimento di Ponte Nossa fra il 1952 e il 1982, possono essere delocalizzati.

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Le quantità All’inizio del Novecento nelle miniere della Val del Riso l’attività avviava al trattamento di laveria circa 10.000 t di minerale14. La dimensione dell’attività, leggibile nel grafico osservando la quantità di “minerale arricchito”, rimane sostanzialmente analoga fino all’inizio degli anni ’30. Dopo la crisi del ’29, l’introduzione di tecniche innovative di escavazione (impiego generalizzato dell’aria compressa) consente di intervenire più in profondità (fino al 1930 lo zinco veniva ricavato solo da calamina in superficie) e di portare la produzione a 16.000 t di minerale arricchito all’anno. Dalla seconda guerra mondiale la contabilità prende in considerazione il “minerale estratto” e mostra una dimensione industriale ben diversa: le quantità estratte si moltiplicano di un ordine di grandezza. Il periodo degli anni ’70 indica una discontinuità dell’attività con alti e bassi, dovuti soprattutto alla mancanza di prospettive strategiche per il futuro. Con l’inserimento nel 1952 dello stabilimento di Ponte Nossa la quantità di “metallo” corrisponde a quella ivi prodotta15.

1.3. La chiusura La sequenza di società succedutesi in quarant’anni non si è accompagnata a significative innovazioni tecnologiche, condannando le miniere a perdere competitività (i costi economici indicano che la manodopera incide per il 70%). Questa decisione non è comunque supportata da motivazioni tecniche, ma prevale la considerazione che ritiene non più strategico il ruolo dell’attività mineraria nel contesto nazionale: ENI ha deciso che ogni sforzo di ricerca e di approvvigionamento delle materie prime debba essere eseguito non più in Italia, ma all’estero. All’epoca SAMIM aveva definito un dettagliato programma operativo riferito al risanamento, allo sviluppo e alla prosecuzione dell’attività di ricerca in tutti i settori minerari16. In particolare l’attività per il bacino di Gorno sarebbe stata la più importante a livello nazionale, prevedendo un primo programma di 4 anni, con l’impiego di 80 persone e un costo, all’epoca, di 6,3 miliardi di lire, che corrispondono a circa 27 milioni di euro di oggi. La vicenda si conclude con AMMI che rinuncia il 12 gennaio 1982 a tutte le concessioni minerarie, con la conseguente chiusura delle miniere e il licenziamento dei 207 occupati. 14 10000 t/anno rispetto alla produzione di quegli anni in Italia di 180.000 t/anno di minerali Zn e 40.000 t/anno di minerali Pb; i minerali di Zn erano destinati in gran parte all’esportazione, in quanto il mercato italiano ne assorbiva una quantità minima, mentre i minerali di Pb non erano sufficienti al fabbisogno interno. 15 Le quantità di metallo riferite ad anni precedenti sono stime effettuate considerando i tenori del minerale arricchito. 16 “Programma operativo della SAMIM e delle società controllate”, 1979.

tonnellate/ anno

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La chiusura paradossalmente arriva quando si era vicini a superare il principale ostacolo tecnico-economico nello sfruttamento minerario del bacino Valle del Riso, cioè la galleria Riso – Parina con deviazione a Zorzone, agibile quasi integralmente, che avrebbe evitato il trasferimeno con autocarri dalla Val Vedra (Zorzone). Fino ad allora il trasporto del minerale era realizzato con tubazioni a gravità installate nelle discenderie, carrelli su rotaia sotterranea ed esterna trainati da locomotore e un complesso sistema di teleferiche. 1.4. Le eredità lasciate al territorio dall’attività mineraria L’attività di estrazione e di arricchimento, con gli impianti di calcinazione, di torrefazione e di lisciviazione, ha lasciato alcune eredità, che sono state rimpallate e solo in parte affrontate da chi è subentrato e che ancora oggi esplicano in parte i loro effetti sul territorio. La chiusura delle miniere, senza alcuna definizione di queste eredità e della loro gravità, ha lasciato sul territorio e agli enti che lo amministrano la necessità di affrontare diversi problemi senza adeguate risorse finanziarie per le bonifiche. Fino al 1992 quanto meno c’era la possibilità di rivalersi con un interlocutore, SAMIM, che con lo stabilimento di Ponte Nossa aveva ereditato le eredità del processo minerario. I più recenti interventi di bonifica sono il risultato di difficili trattative o di scambi con ampliamento dell’attività produttiva17. L’instabilità dopo le attività di scavo Innanzitutto le attività di scavo sotterraneo sono state realizzate intervenendo sulle porzioni del territorio più favorevoli all’estrazione, quindi gli strati superficiali. Le gallerie, i cunicoli, le discenderie non rimangono immutate nel tempo, ma subiscono un degrado naturale e un degrado indotto dall’avere reso più fragile i substrati circostanti. Smottamenti, svuotamenti e crolli sono le conseguenze di un abbandono che non si è fatto carico della bonifica e del consolidamento della situazione determinata con l’attività estrattiva. Discariche a bocca miniera Una seconda eredità facilmente individuabile, che a distanza di decenni si mimetizza oppure diventa parte integrante del paesaggio, sono le innumerevoli discariche in genere realizzate in prossimità degli scavi, costituite dalla roccia estratta non sufficientemente ricca per essere lavorata, comunque abbandonata come “sterile”. Residui dalle attività di arricchimento Una terza eredità, quella da ritenere più critica, è rappresentata dai residui delle attività termiche (arrostimento, calcinazione), ma soprattutto di laveria (lavorazioni di macinazione e flottazione gravimetrica), cioè dei numerosi depositi di fanghi residui. Questi fanghi possono avere ancora un’attività chimica soprattutto rispetto al dilavamento meteorico, con possibilià di inquinamento del suolo, del sottosuolo, ivi compresa la falda idrica, depositi collocati in gran parte in prossimità delle laverie dismesse, in particolare Riso e Oneta, colmando le depressioni o occupando il fondovalle percorso dal torrente Riso. Nel 1986 una parte del deposito presso Campello dell’ex laveria di Oneta (13000 su un totale di 30000 mc) è stato trasferito, con uno smaltimento quantomeno insolito, nei vuoti delle miniere di Gorno18; parte dei depositi sono stati invece ricoperti, riducendo quindi il dilavamento meteorico

17 Si fa riferimento al consolidamento spondale e alla copertura effettuati negli ultimi anni per alcuni tratti del torrente Riso con l’inserimento della pista ciclabile, previsto fra gli interventi di “compensazione” dell’ampliamento della capacità produttiva della Ponte Nossa spa realizzato dal 2003. 18 Può essere utile ricordare che il riempimento dei vuoti della miniera Riso è stato effettuato con l’introduzione dei residui di laveria diluiti in acqua attraverso tre discenderie. All’epoca, 1986-87, il livello dell’acqua in miniera era a 480 m slm: questa condizione portava a grosse perplessità da parte dei responsabili tecnici AMAC (ora Uniacque), in quanto non poteva essere escluso il rischio di contaminazione della falda da parte di materiale inserito a quota superiore.

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ancora critico per quanto concerne la cessione di metalli19. Sono state inoltre realizzate opere di consolidamento spondale rispetto al corso d’acqua, per ridurre l’instabilità di questi residui. Quindi i depositi sono ancora in gran parte inseriti nell’alveo del torrente, in parte sottostanti la pista ciclabile, e ne costituiscono una riduzione della sezione, problematica che può diventare critica in alcune sezioni dell’alveo (si osservi lo sbocco del Riso nel Serio) nel caso di portate importanti, sempre più frequenti. Soprattutto però questi depositi non sono stati rimossi, non hanno un fondo impermeabile e possono esplicare la cessione di elementi verso il basso. Percorsi e manufatti storici Infine ci sono alcune eredità che possono assumere una valenza positiva nel caso si possa procedere a una loro valorizzazione e fruizione, rappresentate dai percorsi e dai manufatti storici, peraltro in alcuni casi pesantemente degradati dall’abbandono, per i quali è in atto un recupero a fini culturali e didattici. 2. I METALLI 2.1. Lo zinco e il piombo. Utilizzi e consumi Per chiarirne l’importanza per la nostra civiltà tecnologica, nelle statistiche di utilizzo lo zinco occupa il quarto posto fra i metalli, dopo ferro, alluminio e rame. Circa il 60% dello zinco è impiegato come metallo per realizzare diverse categorie di leghe: - leghe zinco-alluminio-magnesio (“zama”), utilizzate in virtù del basso costo e della ottima colabilità per realizzare componenti di arredo, utensili domestici, giocattoli, componenti meccanici; -leghe rame-zinco (ottoni), con alta resistenza meccanica e lavorabilità, destinate a componenti meccanici e idraulici (esempio rubinetteria); - leghe alluminio – zinco (classe 7000) che garantiscono elevate prestazioni di resistenza, per strutture e componenti (esempio telai). Il restante 40% è utilizzato in settori d’ “uso dissipativo” (rivestimenti, additivi industria dei pneumatici e della gomma, fertilizzanti e alimenti zootecnici, prodotti farmaceutici e cosmetici). Fra i rivestimenti va segnalata la zincatura (“il mondo moderno è zincato”: ovunque strutture, impianti, carrozzerie, pali, guard-rails, reti, inferriate, arredamento esterno, ecc.) per proteggere l’acciaio al carbonio dalla corrosione. Proteggendo l’acciaio viene prolungata la vita del manufatto e lo zinco contribuisce al risparmio di risorse risolvendo, con costi sostanzialmente molto contenuti, le problematiche di resistenza e di durabilità dei manufatti. Il piombo è impiegato in misura dell’80% per realizzare leghe, destinate principalmente a produrre gli accumulatori dei veicoli, per oltre il 75% dell’intero consumo, laminati ed estrusi per l’industria edile, sanitaria (protezione antiradiazioni), rivestimento cavi. Nel contesto italiano il secondo utilizzo di piombo in termini quantitativi si riferisce a pallini per la caccia. La restante quota del 20% è destinata a settori d’ “uso dissipativo” (rivestimenti, ossidi nel settore delle ceramiche, additivi e stabilizzanti per materie plastiche, pigmenti, additivi antidetonanti, ecc.). Il consumo italiano annuale degli ultimi anni si è stabilizzato intorno a 360.000 t di Zn e 290.000 t di Pb. A indicare l’importanza di questi metalli, si consideri che il consumo italiano è quasi raddoppiato rispetto ai valori di 40 anni fa.

19 Università degli Studi di Milano Bicocca, “Indagine sulle criticità qualitative del Serio in relazione alle strategie di recupero dell’ambiente fluviale”, novembre 2008.

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Risorse Per zinco e piombo le “riserve” minerali indicano una “disponibilità” di circa 40-70 anni20, risultato di una riserva mondiale stimata oltre 300 milioni di t e un consumo mondiale di circa 9 milioni di t. In Italia importanti giacimenti sono stati coltivati (sfruttati) in Sardegna nei bacini dell’Iglesiente e dell’Arburese, nelle Alpi vicino a Sappada (BL) e a Cave del Predil, Tarvisio (UD), oltre che le Prealpi Bergamasche. 2.2. Peso del recupero e del riciclo Il metallo è ricavabile da risorse primarie, cioè dai minerali, oppure recuperato tramite riciclo diretto, rifondendo le leghe e i cascami delle lavorazioni metallurgiche, oppure riciclo indiretto. In questo caso il riciclo di zinco e piombo utilizza come materiale di partenza i “fumi di acciaieria” 21. Nel panorama mondiale il riciclo dello zinco incide per il 30%, il riciclo del piombo per il 65%. Nella situazione italiana il riciclo coinvolge meno del 20% dello zinco consumato e deriva principalmente dal recupero dei fumi di acciaieria lavorati a Ponte Nossa (46.000 t su un consumo di 360.000 t/ anno). Fino al 2003 in Italia erano attivi gli impianti di Portovesme (CA) in Sardegna, dove venivano lavorati minerale e fumi di acciaieria. Nella situazione attuale solo un terzo dello zinco consumato deriva da riciclo interno, recuperando rottami e residui industriali risultanti in parte dalle attività italiane e in parte da rottami d’importazione. Per il piombo il riciclo nella situazione italiana incide per l’70% della quantità consumata; un settore consolidato è costituito dal riciclo degli accumulatori dei veicoli, effettuato tramite tecnologie affermate ormai da quarant’anni nella situazione italiana. La politica di abbandono dell’attività mineraria e metallurgica ha quindi portato la situazione italiana, che trent’anni fa rispondeva al consumo interno con la produzione nazionale, a dipendere per quasi il 70% dall’importazione di zinco raffinato e per un terzo del consumo dall’importazione di piombo raffinato.

2.3. L’attività industriale a Ponte Nossa dal 1982 Con l’abbandono dell’attività mineraria determinatosi nel 1982, l’impianto di Ponte Nossa è stato convertito dalla metallurgia primaria (da minerale) alla metallurgia secondaria con il trattamento di svariati residui che derivano dalle attività metallurgiche (trattamento scorie e granelle di zinco e ottone, ecc.), inserendo un nuovo importante impianto (forno Waelz) destinato al recupero di zinco e piombo dai “fumi di acciaieria”. Questa ristrutturazione ha quindi mantenuto produzioni nel settore della metallurgia non ferrosa, riducendo l’occupazione dello stabilimento SAMIM da 518 a 400 addetti22. La ristrutturazione, almeno fino alla fine degli anni ’80, ha mantenuto attivi reparti e lavorazioni esistenti, riconvertendoli dalla lavorazione dei minerali al trattamento dei residui industriali (“Lisciviazione Depurazione”, “Sgranellatura”, “Fonderia zinco”) e alcune attività (“Solfati”, “Sali Zinco”, “Ossidi Zinco – Polvox”), che verticalizzano e danno valore aggiunto alla produzione, cioè rendono disponibile lo zinco nelle forme utilizzate dai diversi settori industriali di trasformazione.

20 Le “riserve” individuano l’effettiva quantità delle risorse che possono essere prelevate, di cui si conosce la caratterizzazione geologica (localizzazione, estensione dei giacimenti, conformazione, difficoltà di estrazione), ricavabili con tecnologie conosciute e a costi di mercato sostenibili. Schematizzando, per essere economicamente vantaggioso un deposito di zinco deve avere una concentrazione minima di metallo del 4%. La “disponibilità”, stimata a una certa data, viene espressa in anni, considerando in modo congiunto la consistenza del serbatoio e la consistenza del prelievo. Risulta dal rapporto fra le risorse conosciute e sfruttabili e il consumo: è quindi una grandezza dinamica che si modifica in funzione delle conoscenze geologiche e minerarie, dei vincoli di sfruttamento economico, politico e ambientale, ma anche del consumo. 21 Polveri intercettate dai sistemi di abbattimento degli impianti di rifusione dei rottami di acciaio. Zinco e piombo, presenti nei rivestimenti dell’acciaio, distillano durante il processo di fusione e sono raccolti sotto forma di ossidi. 22 Dal dopoguerra alla fine degli anni ’80 lo stabilimento è stato interessato da investimenti e ampliamenti produttivi (nel 1955-56 impianto cadmio da sottoprodotti, nel 1968-69 forno per l’arrostimento di minerali sulfurei e raddoppio dell’impianto di produzione acido solforico, nel 1971-72 reparto produzione di ossidi e polveri di zinco) che hanno saputo diversificare le lavorazioni, incrementando anche l’occupazione, che saliva da 413 fino a 533 addetti.

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Negli anni successivi la conduzione che vede insieme il capitale pubblico e privato con diverse denominazioni (SAMETON, Nuova SAMETON, Nuova SAMIM e poi nuovamente SAMETON) ha progressivamente eliminato tutte le attività a esclusione del forno di trattamento fumi acciaieria e la sezione di lavaggio dell’intermedio ricavato (“ossido Waelz”). 2.4. Le imprese pubbliche abbandonano il settore metallurgico All’inizio degli anni ’80 l’abbandono delle attività e delle ricerche minerarie in tutta Italia e la scelta della metallurgia secondaria che utilizza rottami e scarti industriali era stato supportato da valide considerazioni, cioè i notevoli risparmi energetici, la riduzione dei problemi di inquinamento, i sensibili risparmi nei costi di produzione23. Ma alla fine degli anni ’80 SAMETON24 abdica alla sua linea industriale che aveva visto l’integrazione e la razionalizzazione societaria fra aziende pubbliche e private, rinunciando all’impegno continuo di ricerca tecnologica. Ancora una volta la decisione non è motivata da considerazioni tecniche, ma da considerazioni politiche, che ritengono non più strategico il ruolo della metallurgia nel contesto nazionale. Nel 1992 lo stabilimento di Ponte Nossa segue il destino di tutti gli impianti metallurgici italiani dell’acciaio e dei metalli non ferrosi (Torino, Pieve Vergonte, Paderno Dugnano, Porto Marghera, Manciano, Sulmona, Marcianise, San Gavino) e viene ceduto a privati, assumento la denominazione Pontenossa spa.

Il forno Waelz alla sua installazione nel 1982 aveva potenzialità per trattare 50.000 t di fumi di acciaieria/ anno e questa è stata progressivamente incrementata; con l’ultimo ampliamento del 2003 la potenzialità e stata portata da 133.000 a 180.000 t/ anno, che allo stato attuale corrispondono a circa il 50% dei fumi prodotti dai 40 insediamenti italiani di rifusione dell’acciaio. 2.5. Incidenza attività bg nel consumo nazionale La ripresa dell’attività mineraria prospettata da EMI indica di ricavare 30.000 t di zinco ogni anno, per un periodo di 10-15 anni di sfruttamento. Considerando questi numeri significherebbe incidere per gli anni indicati come sfruttamento per una quota dell’8% rispetto all’acquisizione dello zinco e piombo consumato nella situazione italiana. L’attività di recupero di zinco e piombo praticata a Ponte Nossa ha reso disponibile per il periodo 1982-2003 una quota intorno al 10% rispetto al consumo di zinco e piombo della situazione italiana; dopo l’ampliamento dell’attività sviluppato dal 2004, questa quota è salita al 13%.

23 Dati ricavati da “Piano Industriale SAMETON”, 1982. 24 La denominazione risulta dalla fusione di SAMIM a capitale pubblico e del Gruppo TONOLLI a capitale privato.

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3. ENERGIA MINERALS

Per meglio comprendere il contesto in cui si colloca questa iniziativa industriale di seguito sono inserite le due schede, ricavate dal sito EM, riferite ai "Progetti Gorno e Val Camonica" (zinco e piombo) e ai "Progetti Novazza e Val Vedello" (uranio) e le loro sintesi. Queste schede sono molto interessanti per capire il contesto in cui EM ha assunto la sua politica industriale, in quanto sono rivolte a chi deve mettere capitale di rischio nell'investimento. 3.1.Progetti Gorno e Val Camonica (2011) www.energiaminerals.com/italy/gorno-and-val-camonica-projects Location In the Lombardy region of northern Italy Energia has seven granted base metal Exploration Licences 5 at Gorno and 2 at Val Camonica which are located some ? km’s from Milan.

Location of Energia Minerals projects in Lombardy Province, northern Italy History This region of Italy has a long history of mining extending back to the Roman period. More recently, work by State controlled Italian companies resulted in delineation of historical mining areas at Gorno, the identification of prospective outcrops at Val Camonica and the discovery of the Novazza and Val Vedello mineralised systems. Activities throughout Italy by all these entities waned during the 1980s and by 2000 all the prospective areas were free of tenements. The Gorno licences cover a number of partly interconnected old mines that were exploited up until the early 1980s. The deposits are Pb-Zn-Ag-Ba-F deposits of the Mississippi Valley Type (MVT) or Alpine Type (APT) and are part of an extensive series of deposits that occur across the Alps and adjacent European Platform. Investigation by Energia’s consultants has established that the Gorno licence areas contain more than 230 km of underground workings and have produced more than 800,000 tonnes of Pb-Zn concentrate from ore averaging around 5-6% combined Zn + Pb. The mines closed in 1985 - apparently still with significant declared reserves - but have been dormant since then. However, of greatest interest is the reported intersection in underground drilling of an underlying "lower plate" mineral system which has not previously been mined.

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Geology The Gorno and the Val Camonica granted base metal licences cover old mines and mineral occurrences hosted in mid-Triassic sediments that formed a widespread platform and shelf sequence dominated by carbonates with lesser clastic sediments and rare but numerous distal volcanic units. Energia’s work at Gorno has involved compilation of the extensive historical data, all of which is in Italian and paper-based. A high-resolution digital terrain model (DTM) has been acquired to assist in controlling data location so that structural cross-sections can be drawn up. The Company will also continue geological mapping and sampling to better characterize mineralisation and establish if it is conducive to geophysical detection. The two granted Val Camonica licences are contiguous and situated some 15 km east of Gorno. They overlie approximately 4 strike kilometres of exposed dolomite containing base metal occurrences which have not previously been mined or drill tested. Recent detailed mapping by the Lombardia Geological Survey has correlated this unit with the main host to mineralisation at Gorno. Sintesi/ evidenze scheda "Progetti Gorno e Val Camonica" (2011) - 5 permessi di esplorazione per metalli assegnati a Gorno e 2 in val Camonica - le aree (considerando anche quelle per esplorazione uranio) sono libere da vincoli Le esplorazioni condotte dai consulenti di EML (Energia Minerals Limited) hanno stabilito che le aree coinvolte dalle licenze di Gorno sono interessate da più di 230 km di opere sotterranee e hanno prodotto più di 800.000 t di minerali arricchiti di Zn-Pb ricavati da minerale con tenore medio combinato Zn-Pb del 5-6%. Le miniere sono state chiuse nel 198525, apparentemente con ancora significative riserve dichiarate Comunque, è di grande interesse la intersezione che si è presentata nella perforazione sotterranea di un sottostante sistema minerale "piano basso" (si presume quello indicato da De Angelis come pannello 7 che scende dai 900 ai 600 metri slm), che non è stato precedentemente esplorato a fondo, ma che sembra essere mineralizzato con tenori economicamente utili. I lavori di EM a Gorno hanno considerato estesi dati storici, tutti presenti in Italia e basati su relazioni scritte. E' stato acquisito un modello digitale ad alta risoluzione del terreno per aiutare la collocazione dei dati in modo che è stato possibile ricavare le sezioni trasversali. La Compagnia vuole continuare la mappatura geologica e il campionamento per meglio caratterizzere la mineralizzazione e stabilire se, per questa indagine, è utile la ricerca geofisica26. Le due licenze accordate in Val Camonica si riferiscono a rocce dolomitiche con uno sviluppo di circa 4 km in superficie, che contengono mineralizzazioni di Zn-Pb che non sono stati precedentemente estratti o esaminati con perforazioni. Recenti mappature dettagliate a cura del Servizio Geologico della Lombardia hanno messo in relazione questa unità con il principale giacimento di Gorno. 25 L’anno corretto è il 1982. 26 Un documento dell'Amministrazione Provinciale di Bergamo "Situazione e prospettive dell'industria mineraria e metallurgica in provincia di Bergamo" (1977) in merito alle potenzialità estrattive riferisce "... va richiamata l'attenzione sul fatto che i milioni di t di minerali accertati e possibili, sono il risultato di prospezioni riferite solo alla decima parte del territorio delle valle del Riso e della val Serina (Conca dell'Alben), fortemente indiziato in quanto a mineralizzazioni". Il documento della provincia non teneva in conto delle ricerche svolte a fine anni '70 e inizio '80 da Samin-Agip Mineraria. La “Relazione generale mineraria” curata dal Ministero dell’Industria nel 1975, riferendosi ai giacimenti piombo zinciferi, affermava che “le risorse accertate, a seguito di recenti ricerche, assommavano a 6 milioni t di minerale grezzo e alri 6 milioni t costituiscono attualmente le risorse possibili". A oggi la potenzialità individuata è infatti di 10-15 milioni t di minerale grezzo.

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3.2. Progetti Novazza e Val Vedello (2011) www.energiaminerals.com/italy/novazza-and-val-vedello-projects Location In the Lombardy region of northern Italy Energia has two application for uranium tenements, Novazza and Val Vedello projects which are located some 60 km’s from Milan. History The two uranium applications, Novazza and Val Vedello both overlie previously identified significant uranium mineralisation discovered by the leading Italian government-owned company AGIP SpA (now ENI SpA). Both projects contain substantial underground development that was commenced in the early 1980's in anticipation of uranium mining. However this was interrupted when Italy closed down its domestic nuclear power program after a referendum on the subject in 1987. Novazza is situated on a forested hill slope at about 1000 m altitude, some 6 km of underground development exists with offices and workshops under care and maintenance. No ore mining has been conducted to date. Val Vedello lies some 12 km further to the north at higher altitude. In a further referendum held on 13 June 2011, Italian citizens voted to repeal laws passed in the previous year to restart a domestic nuclear energy program in the country. While the outcome of this referendum removes the likelihood of Italian domestic demand for uranium, local consumption is not necessary for the successful exploration for and development of uranium projects - as demonstrated in Australia. The Licences in northern Italy are located near to other potential markets for uranium within Europe as well as export facilities for the global market. It continues to be Energia's understanding that the nuclear energy laws do not directly affect the authorisation process for the granting of the uranium Exploration Licence Applications in northern Italy; accordingly, the Company will continue to pursue the grant of these licences.

Geology The applications at both Novazza and Val Vedello cover volcanogenic or vein-hosted uranium-polymetallic mineralisation that is hosted in lower Permain volcanics and volcanogenic sediments which originally developed in fault-bound extensional basins over metamorphic basement. The mineralisation comprises the uranium oxide pitchblende associated with massive sulphides (predominantly sphalerite). This style of mineralisation may be responsive to a range of ground based or aerial geophysical techniques and it is significant that a number of other, less well-investigated uranium occurrences are known in the area. AGIP SpA conducted extensive drilling (predominantly underground diamond totalling 2,000 metres) at Novazza in addition to development on three levels. Based on an analysis of this historical extensive work, the Independent Geologist for Energia’s IPO concluded that an Exploration Target of 2.5-3 Mlbs of U3O8 at a grade of between 1,000 ppm to 2,000 ppm U3O8 could be inferred for the Novazza deposit. It is also reported to be open down plunge and along strike. Less information is available for the Val Vedello deposit located within Energia’s second application area in a less accessible area at higher altitude north of Novazza. However, it is regarded by Italian geologists as a similar style of deposit which is possibly larger but of lower grade than Novazza. Energia will continue to work with the Italian authorities to secure the grant of the Novazza and Val Vedello tenements so that due diligence can be performed on the historical work and the potential of these intriguing deposits can be assessed.

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Sintesi/ evidenze scheda "Progetti Novazza e Val Vedello" (2011) Entrambe le due domande di sfruttamento, concernenti Novazza e Val Vedello, hanno in precedenza individuato una significativa mineralizzazione di uranio su iniziativa della società a capitale pubblico AGIP spa (ora ENI spa). Entrambi i progetti contengono un importante sviluppo sotteraneo che è stato iniziato nei primi anni '80 in previsione dell'estrazione di uranio. Comunque questa iniziativa è stata interrotta quando l'Italia ha escluso il programma energetico nucleare nazionale dopo un referendum sulla questione nel 1987. Novazza è situata su un pendio boschivo a circa 1000 m di altezza, sono presenti circa 6 km di lavori sotterranei con uffici e costruzioni mantenuti e manutenuti. Nessun minerale è stato estratto fino a oggi. Val Vedello si sviluppa per oltre 12 km verso nord ad altitudine più elevata. In un altro referendum tenutosi il 13 giugno 2011, i cittadini italiani hanno votato per abrogare le leggi approvate nell'anno precedente destinate a far ripartire un programma energetico nucleare nazionale nel paese. Mentre l'esito di questo referendum esclude la prospettiva di una domanda nazionale italiana per l'uranio, un consumo locale non è necessario per una positiva esplorazione e sviluppo dei progetti uranio, come dimostrato in Australia. Le licenze di sfruttamento nel nord Italia sono situate vicine ad altri potenziali mercati per l'uranio, sia in Europa, sia per dimostrare la capacità di esportare nel mercato globale. Rimane il convincimento di EM che le leggi sull'energia nucleare non abbiano direttamente conseguenza sui processi autorizzativi di concessione degli interventi di licenza esplorativa nel nord Italia; di conseguenza la Compagnia vuole continuare nel perseguire la concessione di queste licenze. Questa forma di mineralizzazione, sia a Novazza che in Val Vedello, può essere sensibile a una serie di tecniche riferite al terreno o tecniche geofisiche tramite rilevamento aereo ed è significativo che un gruppo di altre tecniche, meno bene investigate, è conosciuto in questa area. AGIP spa ha condotto ulteriori estese perforazioni (principalmente scavi sotterranei a Novazza per un totale di 2000 m) sviluppate su tre livelli. Basandosi su un'analisi di questo esteso lavoro storico, i Geologi Indipendenti per Energia concludono che un obiettivo di estrazione di 2,5-3 Mlb di ossido di uranio (U3O8) (corrispondenti a 1,1-1,4 milioni t) con tenore fra 1 e 2 ppm di U3O8 può essere dedotto per il deposito di Novazza. Minori informazioni sono disponibili per il giacimento della Val Vedello, situato all'interno di una seconda fase di intervento, in un'area meno accessibile a maggiore altitudine situata a nord di Novazza. Comunque, questo è considerato dai geologi italiani come un deposito di forma simile che è probabilmente più esteso ma a tenore più basso di Novazza27. EM intende continuare a lavorare con le autorità italiane per assicurare lo sfruttamento dei due giacimenti, mantenendo la dovuta assidua diligenza a questo obiettivo, definito in base ai lavori storici, in modo che potrà essere confermata la potenzialità di questi affascinanti depositi.

27 gli australiani non considerano l'ultimo rapporto di fattibilità "ValveNova", presentato da Agip spa nel luglio 1981, relativo allo sfruttamento congiunto dei giacimenti. Il progetto prevedeva il trasferimento sotterraneo del minerale estratto in val Vedello dalla base della miniera allo sbocco della val del Salto, tramite gallerie di ribasso, e collocazione dell'impianto di trattamento in località Cascina di Campo (1400 m), dove sarebbe stato trasferito, con nuova strada da Fiumenero all'area proposta, anche il minerale proveniente da Novazza.

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4. GLI AUSTRALIANI SI PRESENTANO 4.1. Convegno “Il distretto minerario Riso-Parina” Gorno, 22 marzo 2014

I video di tutte le relazioni e del dibattito sono visibili al sito https://vimeo.com/album/2811666

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4.2. Intervento ing. Marcello De Angelis. Energia Minerals Limited "Lavori di preparazione per la ripresa dell'attività mineraria a Gorno" appunti durante l'intervento Sono segnalate in rosso le integrazioni e rettifiche introdotte successivamente, considerando le affermazioni dell’ing. De Angelis (riportate nell’articolo Eco 23 giugno 2015) Ovviamente le informazioni andrebbero ricavate da una documentazione esplicita e organica e non dall’interpretazione di un articolo di quotidiano - Energia Minerals Limited presente in Italia dal 2013 - 10 permessi di ricerca richiesti nel 2008 e nel 2013 per complessivi 4000 ettari: coinvolgono i Comuni di

Ardesio, Premolo, Gorno, Oneta, Roncobello, Oltre il Colle - 1 permesso di coltivazione (“concessione Monica”) già in essere (Val Vedra e Val Parina), acquisito da ENI

che l’aveva ottenuto e non l’aveva più sfruttato - L'attività industriale potrà affiancarsi alla fruizione delle miniere per fini storici, culturali, turistici. La mineralizzazione si riferisce a minerale grezzo con 6% Zn+Pb - fra 1882 e 1978, in 95 anni, prodotte 600.000 t Zn e 55.000 t Pb di minerale arricchito - fra 1970 e 1982: media 36.000 t/anno di Zn, picco nel 1978 Fino al 1930 solo Zn ricavato da calamina in superficie, poi nel sottosuolo associato a Pb (e Ag). La mineralizzazione coinvolge Riso (versante seriano) e Parina (versante brembano): - lo sviluppo della coltivazione si estende per oltre 250 km di gallerie disposte su 6 livelli - 12 km di galleria fra Gorno e Zorzone, con due rami val Parina e val Vedra, utilizzata come discenderia per

il trasferimento del minerale alla laveria di Oneta Valutazioni in merito alla potenzialità: - 4 milioni t (minerale grezzo) in posizioni superficiali rimasto sul posto non estratto - 10-15 milioni t (minerale grezzo) fra 900 e 600 m slm dove la mineralizzazione superiore si ripete in

profondità Quindi si prevede sfruttamento per una durata di almeno 15-20 anni. Si tratta di Società sul mercato azionario che deve garantire gli azionisti che investono: quindi si deve andare in profondità per certificare questa potenzialità stimata. PROGETTO PRIMA FASE interventi previsti e obiettivi: - messa in sicurezza delle gallerie esistenti per arrivare a "pannello 7" (oggi denominato “pannello Zorzone”) - nuova galleria con perforazione di circa 300 m di profondità (discenderia fino a 700 m), per dare continuità

fra giacimenti conosciuti e sfruttati e quelli coinvolti da nuovo sfruttamento e valutare la potenzialità - sondaggi per 7 km galleria Forcella periodo: 2014-2015 (attività iniziata nel febbraio 2015) al giugno 2015 eseguiti carotaggi per 1 km della galleria Forcella spesa prevista: 1,5 milioni € (4,3 miloni €) aree coinvolte: "pannello Zorzone": lato ovest Val Vedra, località Pian Bracca galleria Forcella per sondaggi (ingresso 1980) SECONDA FASE interventi previsti e obiettivi: - adattamento 12 km galleria discenderia Riso-Parina per consentire il trasferimento del minerale da Val

Vedra a Riso per l'arricchimento28 - riattivazione della laveria periodo: 2016 spesa prevista: 5-6 milioni € aree coinvolte: galleria discenderia Riso-Parina laveria in contrada Riso

28 In effetti, prima che di adattamento alle nuove esigenze tecnologiche di estrazione e di trasporto, si tratta di completamento dello scavo della galleria Parina – Riso, che all’epoca dell’abbandono delle miniere, fine anni ’70, veniva senza alcun dubbio indicata “come la strozzatura più evidente e più determinante per il funzionamento tecnico-organizzativo della miniera, con ricaduta sui costi di produzione”.

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SFRUTTAMENTO INDUSTRIALE interventi previsti e obiettivi: - costruzione nuova laveria a Gorno (contrada Riso) in 2 anni - “attività piena” prevista per almeno 10-15 anni con estrazione annua di circa 500 mila t periodo: l’estrazione industriale viene prevista per fine 2017 spesa prevista: 50 milioni € per la messa in produzione aree coinvolte: estrazione: Val Vedra e Val Parina discenderia: galleria Riso-Parina laveria in contrada Riso occupazione: 250 persone a pieno regime Affermazione ing. De Angelis in merito al costo del lavoro: per la situazione italiana questo problema viene ritenuto "irrilevante" rispetto a quello presente in Australia 4.3. Osservazioni dott. geol. Sergio Chiesa. Moderatore del Convegno Il percorso che porta a riconsiderare lo sfruttamento minerario potrebbe avere escluso l’acquisizione di pregresse e solide conoscenze in merito all’attività mineraria, in particolare rispetto alla complessità dello sfruttamento, alla stabilità del sottosuolo e alle ricadute per quanto riguarda la circolazione idrica sotterranea. Queste conoscenze avrebbero potuto rendere più complessa la riapertura delle miniere e forse avrebbero delineato riscontri economici meno appetibili. Vi è/potrebbe esserci un altro tipo di interesse da parte di Energia Minerals: dopo avere acquisito i diritti di estrazione, la Società avvia le attività prima indicate per non far decadere le concessioni già attive e quelle opzionate (durata 99 anni): infatti è necessario dimostrare di svolgere qualche attività (ricerca, manutenzione, ecc.), per non fare decadere le concessioni. I minerali verrebbero poi estratti dove ci sono meno limitazioni ambientali e normative, in genere anche a tenori più bassi di quelli presenti in Val del Riso, in quanto le coltivazioni a cielo aperto sono più vantaggiose, non per l'ambiente, ma solo per l'economicità dell'attività estrattiva. Le operazioni di controllo delle risorse del bacino minerario Riso-Parina sono/potrebbero essere destinate a mantenere il controllo del mercato e quindi tenere alto il prezzo dei minerali estratti a cielo aperto a costi inferiori. “Le tre grandi miniere di zinco al mondo, in Australia, in Irlanda e in Namibia, stanno per chiudere entro la fine del 2015. Hanno ormai esaurito il materiale da estrarre. A quel punto il prezzo dello zinco si alzerà notevolmente”. Così dichiara ing. De Angelis nel giugno 2015. Considerando questo contesto di prezzi più elevati, la miniera della Val del Riso perderebbe la sua valenza strategica e l’attività estrattiva acquisirebbe economicità. Gli australiani si sono messi in regola nei confronti delle normative minerarie italiane. Ma se gli amministratori non riescono a capire quale è l'impatto di estrazioni minerarie moderne, di conseguenza non sono in grado di porre con urgenza una serie di paletti rispetto a emissioni aerodisperse, reflui e alterazioni idriche, rifiuti solidi e traffico su strade pubbliche.

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5. IL RISICO DI EMI

5.1. Sintesi nuove informazioni a giugno 2015 - il progetto è slittato di 1 anno (da inizio 2014 a febbraio 2015) - i permessi di ricerca dopo i primi 6 Comuni, ora coinvolgono 15 Comuni - la spesa prevista per la fase conoscitiva triplica (da 1,5 a 4,3 milioni €) - la discenderia prosegue fino a 700 m di profondità (rispetto ai 300 m dichiarati nel 2014) dai 1100 m dell’ingresso Galleria Forcella, scendendo fino al livello di 400 m slm (inferiore a quota Riso) per consentire di estendere la valutazione della potenzialità in misura ben più rilevante29 - previsto sfruttamento industriale a partire da fine 2017 - occupazione 250 persone a pieno regime 5.2. Principali interrogativi E’ evidente che l’attività condotta all’imbocco della Val Vedra, periferica e non visibile rispetto a Oltre il Colle, con trasporto sotterraneo a Gorno (Riso) del materiale estratto, implica un impatto limitato, quanto meno per ciò che riguarda l’aspetto visivo e del trasporto. Il vero problema industriale e ambientale è costituito dallo sfruttamento, che implica l’insediamento del sito di trattamento a Riso e il collocamento dei residui. Questo problema non è ancora stato effettivamente percepito nella sua dimensione, perché la sensibilità locale rispetto alle miniere fa riferimento all’attività storica ormai conclusa. Considerando l’ultimo periodo di sfruttamento (attività terminata nel 1982), i dati indicano che nel 1976 sono state estratte 126000 t di minerale (rispetto a una previsione di 190000 t)30. Ora è stato dichiarato uno sfruttamento di 500000 t/anno, cioè quattro volte superiore31. - nessuna informazione in merito a nuova laveria (fasi principali: frantumazione, macinazione, flottazione, arricchimento) - nessuna informazione in merito al collocamento residui dei trattamenti - nessun approccio in merito all’intero “ciclo di vita” dell’attività (fase conoscitiva, estrazione, trattamento del minerale, dismissione/sospensione dell’attività estrattiva e di sfruttamento industriale, collocamento residui) E sì che la Val del Riso dovrebbe avere ricordo (ma anche cronaca) di cosa ha significato l’abbandono delle precedenti attività condotte e delle eredità lasciate senza controllo - nessuna garanzia economica in merito alla gestione dell’attività industriale e alle future eredità. Molti dubbi sulla possibilità di occupazione di 250 persone in regime di sfruttamento. Quando le miniere sono state chiuse nel 1982 gli occupati erano 207 (peraltro mantenuti in eccedenza da un accordo sindacale di salvaguardia). Ora si annunciano gli stessi occupati prevedendo l’estrazione di 500000 t/anno, cioè quattro volte il volume trattato nel 1982. Considerando le modalità lavorative e l’evoluzione tecnologica intervenuta in 40 anni, è molto discutibile pensare che la produttività per addetto (cioè la quota di materiale trattato per ogni occupato) sia solo triplicata. A titolo di confronto si tenga presente che nel settore metallurgico, la produttività fra il 1982 e oggi è aumentata da 5 a 10 volte.

29 La storia ricorda che fra il 1903 e il 1919 venne condotta la perforazione e poi un parziale sfruttamento del “pozzo Zay” a Oneta, galleria verticale che si era abbassata fino a una profondità di 100 m rispetto alla quota di imbocco (quindi dai 600 ai 500 m slm). “E’ questo un lavoro di ricerca nel punto più basso della zona mineralizzata: una galleria nella regione Riso avrà lo scopo di esplorare, con opportune traverse, il giacimento di Costa Jels”. Quindi cento anni fa si era intuita l’importanza della mineralizzazione profonda. L’iniziativa venne abbandonata soprattutto a causa delle forti infiltrazioni di acqua. 30 Dati ricavati da “Situazione e prospettive dell’industria Mineraria e Metallurgica in Provincia di Bergamo”, Amministrazione Provinciale di Bergamo, ottobre 1977. 31 Per meglio definire questo aspetto cruciale vanno conosciuti da EMI i quantitativi di “minerale estratto”, “minerale arricchito”, dipendenti dai tenori in metallo, e di conseguenza quantitativi di “metallo prodotto”.

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Di seguito un contributo alla lettura di quanto presente nel portale SILVIA Regione Lombardia (http://www.cartografia.regione.lombardia.it/silvia/jsp/procedure/elencoProcedure.) in merito alle richieste di Energia Minerals Italia. In pratica i documenti presentati nella stessa data sono repliche che si differenziano esclusivamente per l’area rispetto alla quale viene chiesta la ricerca. Allo stato attuale fra le attività di ricerca si distingue la richiesta di nuova discenderia della galleria Forcella; l'adeguamento della galleria fino all’imbocco del nuovo scavo è iniziato nel febbraio 2015, lavoro inserito in una ricerca conferita. Le informazioni tecniche e gli spunti ambientali presenti nei documenti sono veramente pochi e si è ritenuto di segnalarli. 5.3. Attività di ricerca Energia Minerals Italia srl prosegue l’intensa attività di ricerca che copre tutte le Prealpi Orobiche, integrando i 10 permessi di ricerca richiesti nel 2008 e nel 2013 per complessivi 4000 ettari, che avevano coinvolto i Comuni di Ardesio, Premolo, Gorno, Oneta, Roncobello, Oltre il Colle, con il “Progetto Brembo” e il “Progetto Serio”. Viene adottata una strategia di richiesta dei “permessi a spezzatino” che affronta progressivamente il territorio come un carciofo e sfoglia una fianco all’altra le tavolette della carta regionale. La situazione attuale è sintetizzata in tabella.

Una prima semplice considerazione: non si può continuare a ritenere che questa attività, con gli sviluppi possibili, debba essere affrontata con la logica della “Val del Riso”, anche solo considerando che (per ora) coinvolge il territorio di 15 Comuni della Provincia. L’attività di ricerca può prospettare una futura attività estrattiva ben più ampia di quella già prevista a partire dal 2017 con lo sfruttamento del polo minerario Parina – Riso, in particolare considerando la profondità a cui si intendono spingere le ricerche fino al livello di 400 m slm. Un’attività di questa estensione coinvolgerebbe in modo integrato l’intera fascia delle Prealpi e la convenienza economico e tecnica potrebbe affiancare alla nuova laveria prevista in contrada Riso un ulteriore polo di trattamento baricentrico per l’area brembana.

Si consideri inoltre che la ricerca è prevista anche nell'area del Monte Pora e Monte Covolo ("progetto Val Camonica": si veda precedente scheda al Capitolo 3) e che potrebbe pure coinvolgere l'area del Pian dei Resinelli (provincia di Lecco).

data della richiesta PROGETTO

PROGETTO ATTIVITA'

PERMESSO DI RICERCA (a giugno 2015)

previsione di spesa euro

Ardesio

Parre

Ponte Nossa

Premolo

Gorno

Oneta

Vertova

Oltre il C

olle

Serina

Dossena

S. Giovanni Bianco

Cam

erata Cornello

Lenna

Piazza Brembana

Roncobello

25/06/2015 BREMBO permesso di ricerca BREMBO richiesto 360.000

25/06/2015 SERIO permesso di ricerca SERIO richiesto

17/06/2015 scavo discenderia all'interno dell'esistente galleria FORCELLA 708.150

24/09/2014 seconda estensione permesso di ricerca OLTRE IL COLLE richiesto 50.000

24/09/2014 GORNO permesso di ricerca ZAMBLA SOUTH richiesto

24/09/2014 permesso di ricerca RISO WEST richiesto

24/09/2014 permesso di ricerca PASSO ORSO richiesto

20/03/2013 prima estensione permesso di ricerca RISO conferito 960.000

20/03/2013 GORNO permesso di ricerca PARINA conferito

20/03/2013 permesso di ricerca VEDRA NORD conferito

20/03/2013 permesso di ricerca PARINA NORD conferito

20/03/2013 permesso di ricerca ZAMBLA WEST conferito

2008 GORNO permesso di ricerca VEDRA conferito . . . . . . . .

2008 permesso di ricerca ZAMBLA conferito

2008 permesso di ricerca MONTE GOLLA conferito

2008 permesso di ricerca GORNO NORD WEST conferito

2008 permesso di ricerca GORNO NORD EST conferito

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Nella carta si possono localizzare e distinguere le tavolette regionali interessate: - 10 “permessi vigenti”, di cui 5 richiesti nel 2008 (bordo marrone) e 5 nel 2013 (bordo bruno),

conferiti rispettivamente nel 2009 e nel 2014 - 4 “permessi richiesti” nel settembre 2014 (bordo giallo) - 2 “permessi richiesti” nel giugno 2015 (aree verdi): questi coinvolgono rispettivamente 18 tavolette (“Brembo”) e 16 tavolette regionali (“Serio”). Ogni permesso prevede una tempistica di 2 anni e i lavori di ricerca si svilupperanno nell’arco di 3 anni. Come si può osservare, dalle aree baricentriche dell’attività mineraria storica (Vedra, Parina, Arera, Riso) la ricerca integra queste stesse aree e progressivamente si estende a est e a ovest, coinvolgendo l'intera fascia delle Prealpi Orobiche da Piazza Brembana al fiume Serio.

Valutazione di incidenza La prevista attività di sfruttamento minerario ad ora non ha previsto un adeguato studio riferito al sottosuolo, in particolare per quanto concerne la circolazione delle acque sotterranee e le alterazioni che gli scavi dell’attività estrattiva potrebbero indurre. E’ evidente l’importanza di questo aspetto per quanto riguarda la salvaguardia delle caratteristiche carsiche del territorio e per quanto concerne il prelievo di acqua per i diversi utilizzi. Nella Valutazione di Incidenza, prodotta da EMI nel giugno 2015, l'unico riferimento alla sfera idrica consiste nella sovrapposizione dell’area oggetto di ricerche e coltivazione con la carta idrografica ripresa dalla Regione Lombardia. Vale a dire: quello che si vede in superficie, ma nulla in merito al sottosuolo.

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5.4. Prelievo di acqua Le sorgenti di Algua (comune Bracca di Costa Serina), realizzate nel 1913 situate in Val Serina a quota 430 m slm, forniscono una portata di 600 litri al secondo. Le polle sorgive delle sorgenti del Costone (comune Casnigo), captate nel 1966, forniscono una portata di 600 litri al secondo; le opere di presa a 415 m slm devono essere difese oltre che dalle acque superficiali del Serio anche dalle invasioni delle acque di piena dello stesso fiume. In una fossa tra i comuni di Premolo e Parre a 477 m di quota sul livello del mare sono captate dal 1975 le sorgenti Nossana. Le sorgenti per otto mesi all’anno hanno una portata non inferiore a 1500 litri al secondo, che può scendere a 600 litri al secondo nei periodi di magra invernale. Quando si verificano forti precipitazioni, la portata della sorgente aumenta rapidamente. Complessivamente queste sorgenti, integrate in un unico sistema di distribuzione, prelevano circa 40 milioni di metri cubi di acqua all’anno, di cui circa 30 milioni utilizzate da oltre 300.000 utenti e da svariate attività dei settori industriale e dei servizi. Nell’area sono poi presenti le sorgenti dei comuni di Oltre il Colle, Gorno, Oneta, Parre, Premolo e Ponte Nossa, utilizzate per l’approvvigionamento idropotabile degli stessi comuni. Con riferimento alla Nossana, è risaputo che molto poco si sa rispetto all’origine, alle modalità di accumulo e di ricarico della sorgente (anche perché finora sono state escluse prove con traccianti fluorescenti): non si conoscono i meccanismi e i tempi di rinnovo della risorsa ora prelevata. La portata della Nossana, che raggiunge anche i 20000 litri al secondo, non deriva esclusivamente dal bacino idrografico della Val Dossana, ma si alimenta anche da altre aree32. Intervenire in un terreno carsico fino a 400 m slm (inferiore a quota Riso), come prevedono i programmi di ricerca comunicati, può pregiudicare le modalità con cui ora si alimenta la sorgente. D’altra parte risorsa “rinnovabile” non significa “inesauribile”, perché la disponibilità della risorsa, e quindi la possibilità di prelievo, è regolata, oltre che ovviamente dalle precipitazioni, in questo caso in misura rilevante dalle caratteristiche geomorfologiche del territorio coinvolto33.

Interferenza con aree a maggiore tutela La mappa predisposta da EMI mostra l’inserimento delle aree di concessione mineraria (concessione Monica Zorzone) e dei permessi di ricerca conferiti e oggetto di richiesta con il Parco delle Orobie Bergamasche e i SIC (Val Nossana – Cima di Grem, Valle Parina), senza alcuna ulteriore informazione o valutazione. 5.5. Scavo nuova galleria di ricerca (discenderia) Nell’attività di ricerca prima sintetizzata si inserisce una richiesta del 25 maggio 2015 riferita a interventi inseriti nella concessione mineraria acquisita direttamente da ENI, come previsto nel progetto illustrato a marzo 2014 (“concessione Monica” relativa a Val Vedra e Val Parina: bordo

32 A dimostrazione della complessità della circolazione sotterranea, a titolo di esempio si tenga presente che nell’agosto 1998 c’è stato un tracciamento, effettuato in cooperazione tra il Gruppo Speleologico CAI Varese e Gruppo Speleologico Valle Imagna: il tracciante inserito nelle acque di una grotta in Val Imagna è stato ritrovato in due recapiti situati a circa 2000 m di distanza e a 30 m di dislivello, individuando quindi un deflusso sotterraneo quasi orizzontale. Si è dimostrato il traforo idrogeologico della Costa del Palio, con le acque sotterranee che dalla Valle Imagna scorrono verso la Val Taleggio, passando sotto lo spartiacque superficiale, a dimostrazione del fatto che spesso le vie di drenaggio sotterranee non hanno alcuna relazione con l’idrografia superficiale. La difficoltà di prevedere la complessità del funzionamento degli acquiferi sotterranei e quindi di valutare l’estensione della zona di alimentazione delle sorgenti rappresenta uno dei punti cruciali nella tutela e nella gestione degli acquiferi carsici. 33 Un'idea: perché non si trova il canale per fare sapere agli azionisti che mettono nell'iniziativa EM Zn-Pb i loro investimenti, che l'impresa potrebbe essere limitata/ridotta/bloccata/ritardata/complicata/osteggiata/ecc. da quanto sta emergendo in sede di osservazioni, principalmente per il rischio dell'approvvigionamento idrico. In termini prettamente tecnici: si rende esplicito un vincolo ambientale che limita la possibilità di prelevare risorse conosciute e stimate. Magari australiani e azionisti pensano che la valle bergamasca sia una pittoresca area selvaggia, ma qualche infrastruttura ci sta inserita sopra e sotto dove vogliono cavare, ma soprattutto a valle ci sono 300.000 utenti dell’acqua.

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rosso nella cartina)34 I lavori sono stati affidati alla ditta Edilmac di Gorle, incaricata di eseguire gli interventi di ripristino e messa in sicurezza delle gallerie esistenti e delle pertinenze minerarie presenti nei permessi in concessione, in particolare l’adeguamento e il rifacimento della galleria/ discenderia Forcella, destinata ad avviare il minerale da Zorzone e da Parina all’impianto di laveria in contrada Riso35. La richiesta si riferisce allo scavo di una nuova galleria di ricerca (“nuova discenderia”) destinata a integrare le conoscenze rispetto alla potenzialità di questa area. L’intervento prevede: - messa in sicurezza di gallerie esistenti per accedere alle zone mineralizzate esistenti e valutare la quantità e i contenuti dei minerali utili; - nuova discenderia di altezza 3,5 m, larghezza 3,0 m, lunghezza di 700 m, con pendenza 12°; - operazioni di perforazione, carico e brillamento volata36; - operazioni di smarino, smarino che affermano sarà depositato nei cunicoli di galleria sterili indicati dalla Direzione Lavori; - consolidamento del cavo con le tecniche più idonee e prescritte dalla Direzione Lavori: bulloni da roccia, rete metallica, spritz beton e centine metalliche (ipotesi EMI: 90% roccia sana, 10% roccia scadente). Lo scavo nel sottosuolo ha necessità innanzitutto di un’adeguata progettazione che tenga conto delle puculiarità morfologiche e geomeccaniche delle rocce, tanto più considerando i caratteri carsici del territorio. I lavori di scavo dovrebbero poi considerare che, una volta conclusa l’attività mineraria, rimane una pesante eredità che evolve e si degrada nel tempo, determinando conseguenze in superficie e in profondità, anche in virtù delle modalità con cui sono stati effettuati gli scavi sotterranei.

Per i rischi riferiti alle persone implicate nell’attività lavorativa, considerando le tecniche e i macchinari utilizzati, si può ritenere che siano assimilabili a quelli dello scavo di gallerie37. Per quanto concerne le implicazioni di questa attività, così si legge nella richiesta: “I lavori previsti per l’esecuzione della galleria di ricerca si svilupperanno nell’arco di circa tre mesi e non comportano alcun impatto ambientale in quanto sono basati essenzialmente su operazioni in sotterraneo che utilizzano infrastrutture già esistenti”.

34 La “concessione Monica” individuata in figura si riferisce alla “concessione Monica Zorzone”, ma sono presenti altre aree con “concessione Monica Riso” e “concessione Monica Riso Parina”. 35 Il rifacimento della galleria, avviato nel febbraio 2015, è un lavoro previsto in una richiesta di ricerca conferito inserito nel progetto "Gorno". 36 Il progetto indica lo scavo di 4298 mc, mentre il conto corretto riferito alla nuova discenderia sarebbe 7350 mc; andrebbero pure considerati i volumi che derivano dai tre box per i sondaggi (altri 800 mc) e i volumi che derivano dall’adeguamento della galleria Forcella per accedere al punto di inizio della nuova discenderia (altre migliaia di mc). Comunque lo smarino di almeno 10000 mc, frantumato, diventa un volume di oltre 30000 mc, cioè 25000 t di roccia che corrispondono al carico di 600 autocarri stradali. 37 Il principale riferimento per chi volesse approfondire questo aspetto è il profilo di rischio del settore, redatto da ISPESL, disponibile nel sito www.inail/ispesl/profili. Una osservazione per quanto riguarda il rischio di esposizione a radiazioni ionizzanti. Allo stato attuale è dimostrata l'esposizione degli addetti che operano nel sottosuolo ai prodotti di decadimento del gas radon, esposizione lavorativa che determina un "significativo incremento" della mortalità per tumori polmonari. Questo rischio è documentato anche dall'indagine epidemiologica Studio di mortalità dei minatori di piombo-zinco della Val Seriana, pubblicata da R. Paganoni, M. Ronchin e altri nel 1989 sulla rivista "La Medicina del lavoro" numero 80-6. Lo studio ha considerato 1392 addetti nel periodo 1950 - 1980 e conclude: "I minatori della Val Seriana mostrano elevati tassi di mortalità per tutte le cause, con particolare riferimento alle malattie respiratorie (soprattutto la silicosi), al tumore polmonare e alla tubercolosi". Per quanto riguarda l’esposizione delle persone residenti, come risaputo, la radioattività che deriva dai prodotti di decadimento del radon decade in breve tempo e non coinvolge le rocce portate in superficie. E’ quindi fuorviante raccogliere paura irrazionale con affermazioni non corrette, dicendo che le rocce cavate in val del Riso sono radioattive.

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6. LE OSSERVAZIONI

6.1. Osservazioni alla Istanza di Verifica di assoggettabilità a V.I.A. della Regione Lombardia, ex art. 6 e 23 del d.lgs 152/06 ed ex artt. 4 e 5 della l.r. n. 5/2010, per lo scavo della galleria di ricerca in località Zorzone, Comune di Oltre il Colle presentata in data 16-06-2015 alla: Struttura Cave e Miniere Cave, U.O. Attività’ Estrattive, Bonifiche e Pianificazione Rifiuti, Direzione Ambiente, Energia e Sviluppo Sostenibile, Piazza Città di Lombardia, 1 – 20124 Milano

Il Coordinamento Orobievive - costituito per la difesa delle Orobie da: WWF Sezione di Bergamo, Italia Nostra sezione di Bergamo, Legambiente sezione di Bergamo, FAB Flora Alpina Bergamasca, Serianambiente, Mountain Wilderness e privati cittadini – ai sensi della normativa regionale regolante la procedura di impatto ambientale, presa visione della documentazione presentata da Energia Minerals s.r.l. relativa al progetto di cui all'oggetto, formula le seguenti osservazioni:

a) Lo Studio Preliminare Ambientale, sia nell’introduzione che al punto 3 afferma che le attività previste “non comportano alcun impatto ambientale in quanto sono basati essenzialmente su operazioni in sotterraneo che utilizzano infrastrutture già esistenti”. Lo scrivente osserva che è oltremodo singolare e riduttivo delle ripercussioni generali delle attività esercitate il ritenere che abbiano impatto ambientale solo quelle svolte fuori terra, quando è evidente l'importanza del sottosuolo ai fini della sana vivibilità di tutto l'ambiente.

b) Al punto 4 sempre dello studio ambientale: Caratteri fisiografici, nella descrizione della rete idrografica non si prende in considerazione la circolazione idrica sotterranea che in tutto il comprensorio oggetto dello studio è caratterizzato da diffusi fenomeni carsici e dalla presenza di sorgenti utilizzate per l’approvvigionamento idropotabile di un vasto territorio. Al proposito nelle Note illustrative del Foglio “Clusone” del Progetto CARG si legge: “Sorgenti di portata notevole sono captate per uso pubblico: le principali sono la Sorgente Nossana e la Sorgente del Ponte del Costone, che portano acqua alla città di Bergamo. La Sorgente Nossana (JADOUL et alii, 1985), ubicata nella parte finale della valle omonima che sbocca in Valle Seriana presso l’abitato di Premolo, è una sorgente carsica alimentata da Nord dal massiccio carbonatico del Molte Arera - Cima del Fop - Monte Secco, nel quale sono riconoscibili scaglie tettoniche prevalentemente costituite da calcare di Angolo e calcare di Esino, accavallate a dare un antiformal stack. Il versante meridionale massiccio è ricoperto dalla successione terrigeno-carbonatica carnica, che costituisce un buon orizzonte di protezione per l’acquifero carsico sottostante. La portata della Sorgente Nossana è considerevole: la portata di magra non è mai scesa al di sotto dei 900 l/s (mese di febbraio) e 1500 l/s (resto dell’anno), mentre la portata massima, in concomitanza con eventi piovosi importanti, raggiunge anche i 20.000 l/sec, con temperature costanti nel corso dell’anno e comprese tra 5 e 8°C. La durezza dell’acqua relativamente bassa (11° F) considerate le rocce calcaree che costituiscono l’acquifero, indica probabilmente un breve tempo di permanenza delle acque nell’acquifero stesso. L’acqua si presenta costantemente limpida; opalescenze ed intorbidamenti sono segnalati solamente nei periodi di persistenti precipitazioni. Le sorgenti del Ponte del Costone (le sorgenti captate, a distanza di poche decine di metri tra di loro, sono tre) sono ubicate pochi chilometri a valle della Sorgente Nossana, lungo l’alveo del Fiume Serio. L’acquifero di queste sorgenti è di natura differente: le acque fuoriescono nella parte inferiore della Dolomia Principale e la presenza di questo acquifero è probabilmente legata alla presenza di famiglie di fratture che favoriscono la venuta a giorno delle acque. La prossimità di queste sorgenti con il Fiume Serio le rende molto più vulnerabili: interventi di impermeabilizzazione dell’alveo sono stati realizzati in prossimità delle sorgenti per diminuire il rischio di contaminazioni della falda da parte delle acque superficiali. Le sorgenti del Ponte del Costone hanno una portata media compresa tra 20 e 50 l/sec.”

c) Al punto 6 Geomorfologia non si accenna alla presenza, “in sotterraneo” di numerose grotte presenti nel Catasto. Si rimanda a: http://www.lavoro.regione.lombardia.it/shared/ccurl/365/858/13_Tognini_Grotte_e_carsismo.pdf

d) Al punto 7 Effetti del progetto sull’ambiente. Viene ribadito il concetto che il sotterraneo non è parte dell’ambiente “L’esecuzione dello scavo della galleria di ricerca non comporterà effetti sull’ambiente circostante in quanto le operazioni avverranno esclusivamente in sotterraneo ed il materiale di risulta sarà riposto in gallerie non utilizzate della miniera.”

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Per quanto sopra illustrato lo scrivente Orobievive richiede che l'istanza avanzata da Energia Minerals s.r.l. e relativa allo scavo della galleria di ricerca in località Zorzone, comune di Oltre il Colle, venga sottoposta a Valutazione di Impatto Ambientale e che nella stessa siano approfonditi in modo esaustivo quanto meno i punti critici sopra elencati.

Bergamo, 30 luglio 2015

6.2. Osservazioni alla Istanza di Verifica di assoggettabilità a V.I.A. della Regione Lombardia, ex art. 6 e 23 del d.lgs 152/06 ed ex artt. 4 e 5 della l.r. n. 5/2010, Procedura SILVIA - Verifiche n. 1908 Ra " Permesso di ricerca per piombo, zinco, argento e minerali associati denominato Brembo ricadente nel territorio dei comuni di Camerata Cornello, Dossena, Lenna, Piazza Brembana, Roncobello, San Giovanni Bianco e Serina in provincia di Bergamo" e Verifica 1910 Ra "Permesso di ricerca per piombo, zinco, argento e minerali associati denominato Serio ricadente nel territorio dei comuni di Ardesio, Oltre il Colle, Oneta, Parre, Ponte Nossa e Premolo in provincia di Bergamo" entrambi presentati nell'ambito della procedura Silvia da Energia Minerals.

Lo scrivente Orobievive, coordinamento per la difesa ambientale delle Orobie bergamasche, costituito da WWF sezione di Bergamo, Legambiente sezione di Bergamo, Italia Nostra sezione di Bergamo, Flora Alpina Bergamasca, Serianambiente, Mountain Wilderness e numerosi aderenti privati, ai sensi della normativa in vigore presenta le seguenti osservazioni ai progetti sopraindicati denominati Brembo e Serio presentati dalla società Energia Minerals Srl di diritto italiano, a capitale australiano.

Premettiamo innanzitutto che le attività oggetto della richiesta rappresentano un primo passo per un consistente intervento che potenzialmente interesserà, con interventi assai impattanti, una estesissima area ad elevatissimo valore ambientale. Infatti l’attività di ricerca "Brembo - Serio" può prospettare una futura attività estrattiva ben più ampia di quella già prevista a partire dal 2017 con lo sfruttamento del polo minerario Parina – Riso, coinvolgendo in modo integrato l’intera fascia delle Prealpi.

Per quanto riguarda le rilevanze ambientali più significative, si segnalano di seguito alcuni aspetti.

1. La prevista attività di sfruttamento minerario ad ora non ha previsto un adeguato studio riferito al sottosuolo, in particolare per quanto concerne la circolazione delle acque sotterranee e le alterazioni che gli scavi dell’attività estrattiva potrebbero indurre. E’ evidente l’importanza di questo aspetto per quanto riguarda la salvaguardia delle caratteristiche carsiche del territorio e per quanto concerne il prelievo di acqua per i diversi utilizzi, in particolare per la risorsa destinata alle attività civili. Nella Valutazione di Incidenza (Punto 5.2 Ambiente idrico superficiale), con l’Elaborato 3, è stata sovrapposta l’area oggetto di ricerche e coltivazione con la carta idrografica ripresa dalla Regione Lombardia. E' evidente che la lettura dell’ambiente idrico di superficie non restituisce alcuna informazione in merito a quanto può venire modificato nel sottosuolo e alle eventuali conseguenze rispetto al prelievo delle risorse.

2. Lo Studio Preliminare Ambientale (Punto 3. Parchi e siti di importanza comunitaria) e la Valutazione di Incidenza (Punto 4. Parchi e zone SIC) mostra l’inserimento di una sola area di concessione mineraria (concessione Monica Zorzone) e dei permessi di ricerca vigenti e oggetto di richiesta con le aree individuate "a maggiore tutela", cioè il Parco delle Orobie Bergamasche e i SIC (Val Nossana – Cima di Grem, Valle Parina). Anche in questo caso è evidente che la sovrapposizione cartografica non può restituire alcuna informazione ambientale rispetto a cosa viene modificato: in particolare non viene precisato lo stato di fatto ambientale e le modifiche che vengono introdotte.

3. L'attività di ricerca rappresenta il primo passo di un'attività che si sviluppa successivamente; il vero problema industriale e ambientale è sicuramente costituito dallo sfruttamento del minerale che verrà estratto. E' evidente che tale attività dipende dai risultati che verranno acquisiti in fase di ricerca e quindi allo stato attuale non possa essere compiutamente definita. Riteniamo che comunque, anche in questa fase preliminare, debba essere sviluppato un approccio che tenga presente l’intero scenario industriale previsto, quindi con riferimento all’intero “ciclo di vita” dell’attività (fase conoscitiva, estrazione del minerale, trattamento del minerale, trasporto, dismissione/sospensione dell’attività estrattiva e di sfruttamento industriale, collocamento residui, gestione dell'attività dismessa) individuando le più importanti decisioni e delineando il loro impatto. Solo in questo modo la comunità può acquisire elementi utili ad assumere decisioni consapevoli.

Per quanto sopra, essendo evidente che i due studi preliminari ambientali non comprendono una descrizione esaustiva del progetto e sono carenti nel fornire gli elementi necessari per valutare i principali effetti che essi possono avere sull'ambiente, chiediamo che essi vengano sottoposti a Valutazione di impatto ambientale.

Distinti saluti. Orobievive 7 agosto 2015

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7. I PROVVEDIMENTI REGIONALI

7.1. Lettura Dispositivo Regionale del 15 aprile 2014 di Conferimento Permesso di Ricerca "Vedra North" (Progetto "Gorno") del 20 marzo 2013 (Provvedimenti identici per gli altri permessi di ricerca riferiti alle tavolette adiacenti) Il documento completo è allegato, evidenziato per cercare di selezionare nella prosa amministrativa le frasi più significative. Per inquadrare il provvedimento regionale, che ha visto una Conferenza dei Servizi in data 27 febbraio 2014, si ricopiano le attività previste dal programma dei lavori EMI: 5. Previsione di spesa per i primi due anni nei permessi richiesti e in concessione. Euro A. Negoziato per garantire accesso in sottosuolo 40.000 B. Ispezione in sottosuolo e rapporto sulla sicurezza 25.000 C. Sistemazione di tratti della discenderia Riso-Parina 250.000 D. Acquisizione del modello 3D dei lavori in sotterraneo e controlli topografici accurati 40.000 E. Localizzazione dei sondaggi eseguiti in precedenza e conferma dei risultati ottenuti e dei metodi analitici 25.000 F. Acquisizione e digitalizzazione dei dati precedenti per eseguire estimo delle riserve esistenti su base JORC 50.000 G. Rilevamento geologico e campionatura in sotterraneo 40.000 H. Analisi chimiche e spese di spedizione campioni 25.000 I. Rilievi geologici in superficie e analisi strutturale in sotterraneo 40.000 J. Campionatura per definizione geochimica e geofisica delle rocce 20.000 K. Perforazioni in sotterraneo e analisi chimiche 100.000 L. Rilievi EM e IP per controllo giacimentologico 75.000 M. Definizione delle riserve su base JORC 80.000 N. Spese generali (trasporto, vitto, alloggio, ecc.) 50.000 O. Stesura rapporti 20.000 P. Spese generali (gestione e supervisione) 80.000 TOTALE € 960.000 Vengono prescritte: - "cautele e misure necessarie ad assicurare la stabilità del terreno" - "tutte le soluzioni tecniche più idonee a minimizzare gli impatti generati e a garantire la massima tutela di suolo e sottosuolo, vegetazione e ambiente idrico, nonché le condizioni di sicurezza degli addetti ai lavori". Queste sono le frasi tipiche di chi esprime pareri, senza assumere alcuna responsabilità di prescrivere specifiche soluzioni, lasciando quindi le scelte da effettuare nelle mani di chi esegue. Viene richiesta: - "immediata comunicazione alla Soprintendenza Archeologica nel caso di rinvenimento di reperti archeologici durante le operazioni di campionamento": a tale proposito viene prescritto che "le attività di ricognizione devono essere effettuate con l'assistenza di un archeologo" - il versamento di canone anticipato di 3,97 € per ogni ettaro (1588 euro per i 400 ettari di ogni tavoletta coinvolta dalla ricerca). Dispone che ulteriori attività di ricerca siano sottoposte a Valutazione di Incidenza Ambientale38. Come si legge nel programma dei lavori l’intervento più consistente è la “sistemazione di tratti della discenderia Riso-Parina”, che prevede scavi e collocazione dello smarino. Non si comprende quindi perché per queste attività di scavo, smarino e collocazione la Regione, trascurando che si eseguivano scavi sotterranei, abbia escluso la procedura di VIA.

38 infatti le successive richieste di ricerca “Progetto Serio” e “Progetto Brembo” del 25 giugno 2015 comprendono un documento con questo titolo, ma completamente generico e inefficace ai fini di delineare gli impatti ambientali indotti.

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7.2. Lettura Nota Regionale 20 agosto 2015 (documento in allegato) Solo in seguito alle osservazioni pubbliche, la posizione regionale che escludeva procedura di VIA viene rivista e in parte contraddetta con la nota del 20 agosto 2015 in cui viene chiesta documentazione integrativa, da presentare entro 30 giorni, in merito a: - studio idrogeologico riferito alla circolazione idrica sotterranea - geomorfologia con riguardo alla salvaguardia delle caratteristiche carsiche - verifiche di stabilità in merito alla meccanica delle rocce - piano di gestione dei rifiuti - adeguato studio di incidenza ambientale. Questa nota costituisce sicuramente un elemento positivo, che chiede di cominciare ad affrontare alcuni importanti aspetti coinvolti già in questa fase preliminare. Ma il dubbio è che queste integrazioni possano essere esaustive nel tempo di 30 giorni, risolvendo le osservazioni in una risposta senza concreto spessore conoscitivo, almeno per alcune integrazioni. Oppure verrà richiesta proroga nei tempi, avviando di fatto la procedura che affronta le problematiche ambientali, ma riferite a solo queste fasi preliminari all'attività di sfruttamento. Nel prossimo aggiornamento vedremo come evolve la questione. 7.3. EMI la fa facile Gli amministratori? Finora nessuna visione complessiva e politica Dopo la presenza al Convegno del 22 marzo 2014 e l’assordante silenzio degli amministratori locali rispetto alla presentazione dell’iniziativa industriale EMI che ing. De Angelis ha fatto, ora qualche amministratore comincia a chiedersi quale potrebbe essere l’evoluzione e le conseguenze dell’attività, che si delineeranno dopo la fase delle ricerche minerarie.

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8. RIFLESSIONI

8.1. I nostri consumi e le risorse Due obiezioni preliminari e decisive: - il nostro futuro non prevede impiego di zinco e piombo? - le risorse materiali le facciamo sempre e comunque estrarre da altri, lontano da noi, in condizioni di lavoro non garantite e lasciando su altri territori l’impatto ambientale? Questo non significa accettare passivamente l'intervento e i programmi di EMI, ma esprime la necessità di entrare nel merito delle scelte sociali e industriali e discutere le condizioni di approvvigionamento39, evitando di assumere la logica “not in my backyard” (“non nel mio cortile”) che scarica sulle spalle di altri i problemi di reperimento delle risorse.

Numerosi interventi hanno sottolineato l’importanza di non assumere una posizione di rifiuto, ma di comprendere le condizioni dell’intervento per decidere in maniera consapevole. Quarant’anni fa questa consapevolezza era ben chiara alle istituzioni locali40. Sono state espresse ulteriori valutazioni, riportate nel volantino “Miniere Tradite” del novembre 2014 (in allegato 5). 8.2. La legislazione mineraria. Da tutela del bene comune a gabbia La legislazione che regola l’attività mineraria ha un profilo particolare (decisioni avocate a livello nazionale, poi delegate alle regioni, durate molto lunghe di 99 anni) perché è stata considerata la complessità dell’impegno economico e tecnico41, ma anche soprattutto perché si è considerato il sottosuolo come il contenitore delle risorse, che devono tenere conto di una esigenza generale e non localistica: ora lo individuiamo come “bene comune”. Nella situazione attuale questa legislazione, anziché tutelare gli interessi comuni, socializzando le risorse, si rivela invece una gabbia che rende molto difficilmente discutibili le decisioni di chi ora detiene i permessi di ricerca e di sfruttamento. Negli anni ottanta l’Italia ha abdicato a mantenere il controllo sull’attività mineraria (ma non solo a questa), rinunciando ai permessi di ricerca e all’attività progettata42. I permessi sono ora detenuti da una multinazionale australiana, che li sta estendendo a tutta la fascia delle Prealpi. Diventa evidente la difficoltà a interferire con una organizzazione di questa dimensione in un contesto che ritiene il liberismo economico l’unica risposta possibile. Questa vicenda è del tutto assimilabile a quella di altri continenti dove le multinazionali sono proprietarie e gestiscono risorse energetiche, risorse idriche, materie prime.

39 Diverso il discorso in merito all'opposizione riferita all'estrazione di uranio. Negli anni 1978-80 abbiamo affermato: "la miniera non serve perché non intendiamo consumare l'energia elettrica che si può produrre con questo uranio: gli stessi investimenti destinati a estrarre uranio e produrre energia nucleare consentirebbero di realizzare risparmi e razionalizzazione dei consumi in misura molto più elevata rispetto alla quota di energia elettrica che verrebbe prodotta". Questa opposizione è preliminare all'estrazione di uranio, senza neppure considerare la problematica del rischio per le persone, per l'ambiente e per l'organizzazione sociale riferito a tutto il ciclo di vita dell'energia nucleare. 40 Il documento dell’Amministrazione Provinciale di Bergamo dell’ottobre 1977 “Situazione e prospettive dell’industria Mineraria e Metallurgica in Provincia di Bergamo” considerava preliminarmente “l’esigenza (e l’urgenza) di una politica programmata e organica delle materie prime, quale elemento fondamentale per lo sviluppo del Paese. In un contesto notoriamente caratterizzato da relativa scarsezza di risorse naturali, diventa infatti rilevante lo sfruttamento razionale della disponibilità di materie prime accertate e accertabili nel sottosuolo italiano, anche al non secondario fine di contribuire al riequilibrio (o, più ragionevolmente, alla diminuzione del disavanzo) della bilancia commerciale”. 41 Si ricorda che anche il controllo delle condizioni di lavoro per cave e miniere è avocato a organismo regionale (anziché ai Dipartimenti di Prevenzione delle ASL). Questa soluzione discende da presunte competenze degli organi centrali, ma spesso comporta connivenze fra controllato e controllore. 42 Come ricordato nel Capitolo 2, SAMIN nel 1982 aveva redatto un importante e dettagliato piano di ricerca rispetto alle potenzialità minerarie italiane; tale documento e le prospettive che venivano indicate non sono state per nulla poi considerate nelle decisioni politiche e strategiche assunte.

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8.3. Dimensione economica dell'attività mineraria EMI prevede 250 persone occupate a regime per l’attività estrattiva. Questo significherebbe un impegno economico superiore ai 15 milioni di euro per il costo del personale ogni anno43. Questo importo non è coerente44 con il risultato economico che deriverebbe dall’attività prevista, riferito a 500.000 t di minerale estratto ogni anno, con tenore 6% Zn: 30.000 t di Zn ogni anno corrispondono a un valore commerciale non superiore a 50 milioni di euro, con tutte le incertezze per una stima che indica un valore monetario e non strategico. Va soprattutto considerato che all'attività estrattiva seguono tutte le ulteriori fasi di lavorazione industriale per ottenere metallo. E’ interessante affiancare questo fatturato con i bilanci dei Comuni (qualche unità o frazione di milione di euro per ogni Comune45) per comprendere che si tratta di un confronto impari, stante la sproporzione fra i protagonisti in gioco e di conseguenza gli interessi economici che si confrontano. Comprendere la convenienza industriale dell’attività mineraria è fondamentale: spesso quando non c’è un’evidente economicità, le prime regole a non essere rispettate sono quelle ambientali. La dimensione economica dell’attività mineraria prospettata serve anche a individuare quale possa essere una coerente garanzia economica in grado di essere incisiva rispetto agli impatti ambientali che si possono configurare46. 8.4. Gestione delle risorse. Metalli da minerali. Metalli da riciclo Confrontiamo due situazioni vicine: la ripresa delle miniere e l’attività della Pontenossa spa. Il valore economico delle due attività possono essere schematizzati, con alcune semplificazioni. Attività mineraria EMI Da una parte si delinea l’attività EMI che coinvolge quindici Comuni per ricavare 30.000 t di Zn ogni anno47, per un periodo che viene ora indicato in 10-15 anni: quindi si vuole ricavare un quantitativo di 300.000-450.000 t di Zn, un quantitativo superiore a quello ricavato in tutto il periodo pregresso in 95 anni, fra il 1882 e il 1978, quando sono state prodotte 600.000 t Zn e 55.000 t Pb di minerale arricchito48. Attività di recupero di rifiuti industriali L’altra situazione coinvolge tre Comuni (Pontenossa, Gorno, Premolo) e si riferisce a un’attività industriale di recupero di rifiuti industriali (gli stessi metalli: Zn e Pb da fumi di acciaieria), avviata nel 1982 e che proseguirà almeno fino al 2025. Il riciclo dei fumi ricava "ossido Wealz", che corriponde al recupero di 32.000 t di Zn ogni anno e, dopo l'incremento di attività del 2004, di 46.000 t di Zn sempre ogni anno. Un'attività che fra il 1982 e oggi ha già recuperato più di 800.000 t di Zn e che, entro il 2025, potrà recuperare altre 500.000 t di Zn49. Quindi un’attività concentrata in un unico stabilimento restituisce "più risorsa" rispetto all'attività estrattiva prospettata che coinvolge l’intera fascia delle Prealpi Orobiche.

43 Ipotizzando un costo lordo medio di 60000 euro/ anno per addetto. 44 Anche questa valutazione porta a ritenere che i 250 addetti previsti a piena attività siano un annuncio che sovrastima. 45 Esempi riferiti agli ultimi dati pubblicati: Bilancio Previsione 2014 Gorno 3,6 milioni euro, Bilancio Consuntivo 2013 Oltre il Colle 2,2 milioni, Bilancio Previsione 2013 Oneta 0,9. 46 Ing. De Angelis, nel Convegno di Gorno del 20 marzo 2014, interviene a nome di Energia Minerals Limited. Invece i permessi di ricerca e di scavo non sono stati presentati direttamente dalla società australiana, ma dalla sua “filiale” italiana Energia Minerals Italia s.r.l. Quindi allo stato attuale le responsabilità industriali e finanziarie sono da riferirsi a una società satellite, sicuramente di minime dimensioni rispetto alla multinazionale madre. 47 Considerando l’attuale quotazione dello Zn (1600 €/t), in termini monetari la ripresa delle miniere corrisponde a 48 milioni di €/ anno, che per il periodo ora indicato in 10-15 anni, rappresentano 480-720 milioni di € di risorsa Zn. 48 Considerando un arricchimento in metallo dell’ordine del 50%. 49 In questo sintetico conto sono state trascurate le quantità di piombo, presente in entrambe le attività.

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Lo stabilimento e la discarica in val di Rogno nel 2008

La discarica, lato Gorno, nel 2009

Il forno Waelz

La discarica, nella zona centrale a sud, nel 2009

Lo spazio per migliorare il recupero di metalli è ancora ampio perché si può agire in due direzioni: - potenziamento dell’attività intercettando la metà dei fumi di acciaieria prodotti in Italia che non

portano a un riciclo (allo stato attuale conferiti in discarica o venduti all’estero) 50; - recupero dei metalli che ora si interrompe a metà valorizzando anche le scorie (con impianto

locale o con reinvio alle acciaierie) evitando di proseguire con l’accumulo nella discarica della val di Rogno, anzi procedendo allo svuotamento.

E’ evidente che allo stato attuale queste ipotesi riferite al reperimento delle risorse zinco e piombo devono fare i conti con il fatto che i permessi minerari sono detenuti da una multinazionale e che la redditizia attività di riciclo dei fumi (favorita anche dal fatto che sono praticamente azzerati i costi di discarica) è nelle mani di una società a capitale privato. Sarebbe questo il campo in cui le amministrazioni dovrebbero giocare fino in fondo il loro ruolo a difesa e valorizzazione delle risorse, riducendo il peso territoriale che si paga per ricavarle. La prosecuzione della discarica della val di Rogno, situata nei comuni di Gorno e Premolo, poteva essere evitata, anche alla luce dei programmi industriali indicati dalla stessa Pontenossa spa; la Società nel 2003 prevedeva, in sede di incremento del volume dei fumi di acciaieria trattati da 133.000 a 180.000 t/anno, il trattamento delle scorie, che avrebbe evitato la discarica, e il raddoppio dell'occupazione.

50 L’impianto di Ponte Nossa è l’unico attualmente presente nella situazione italiana destinato al recupero di metalli dai fumi di acciaieria: questo impianto è in grado di trattare circa la metà dei fumi prodotti dai 40 insediamenti italiani di rifusione del rottame d’acciaio.

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Le Amministrazioni e la comunità non hanno posto alcun vincolo: hanno accettato l’incremento della capacità produttiva, che è stato realizzato fra il 2004 e il 2010; la Pontenossa spa ha fatto marcia indietro rispetto ai suoi stessi programmi, trovando molto favorevole la situazione51: la discarica è triplicata e proseguirà fino al 2025, l’occupazione è invece calata. Si deve evitare che con la ripresa dell’attività mineraria, gli enti locali, in primo luogo i Comuni, abdichino ancora una volta al loro ruolo rispetto al territorio, subendo in modo passivo le scelte industriali decise da altri, per un misero tornaconto economico sproporzionato rispetto al vantaggio delle attività ospitate.

8.5. Metodo di valutazione L’attività estrattiva di grande rilevanza industriale e ambientale va affrontata con gli strumenti che negli anni sono stati perfezionati. Fra l’altro, si tratta di un intervento da valutare attentamente, in quanto non esaurisce i suoi effetti negli anni in cui viene realizzato, ma lascia eredità irreversibili anche alle generazioni future. Analisi del ciclo di vita L’analisi, per potere essere sviluppata e restituire risultati efficaci su cui esprimere una corretta valutazione, deve essere condotta in questa fase preliminare, avendo a disposizione gli elementi conoscitivi, tarati rispetto alle prospettive di sfruttamento che emergono dalla ricerca, riferiti a tutta la “filiera” di lavorazione: ricerca, estrazione, trasporto, arricchimento, trattamento, gestione dismissione, gestione residui. L’analisi ha significato se condotta prima di avviare l’attività estrattiva e non successivamente per misurare, ed eventualmente, mitigarne gli impatti.

Tanto più considerando che EMI allo stato attuale prevede una durata di sfruttamento pari a 10-15 anni, quindi un periodo relativamente breve, che, più che un insediamento industriale, rischia di configurare un grande cantiere con tutte le caratteristiche di provvisorietà di questa attività, in primo luogo la sommarietà degli interventi destinati a mitigare gli impatti ambientali dell’attività. Questa logica si scontra con l’approccio che finora è stato perseguito da EMI (“strategia dei permessi a spezzatino”) di comunicare progressivamente le richieste di ricerca, senza alcuna informazione economica, industriale e ambientale in merito agli sviluppi che conseguono alla ricerca. Questa analisi, fra le opzioni che devono essere considerate, prevede anche la possibilità di salvaguardare le aree più fragili e più vulnerabili o abbandonare l’impresa, a fronte di rischi che possono essere rilevanti, fra cui quello di impoverimento o deterioramento dell’approvvigionamento idrico ora praticato. Analisi costi – benefici L’attività estrattiva non verrà sviluppata in un contesto densamente popolato, ma neppure in un’area periferica rispetto alle attività umane. Ne deriva la necessità, innanzitutto sociale e politica, di valutare attentamente i vantaggi, gli impatti e i vincoli che verranno introdotti per le altre attività presenti e sviluppabili (agricole, turistiche, ecc.), considerando in primo luogo che i costi e i benefici coinvolgono soggetti diversi.

51 Ogni kg di fumi trattato genera 0,64 kg di scorie da smaltire e per lo stabilimento di Ponte Nossa diventa centrale la valenza economica della discarica. Facendo riferimento alle 110.000 t di scoria prodotte in un anno, questo si traduce in un minore costo di smaltimento, rispetto al conferimento in altra discarica, dell’ordine di 10 milioni di euro ogni anno, a cui va aggiunto l’annullamento dei costi di trasporto rispetto a conferimenti alternativi sul territorio lombardo, stimabili in almeno ulteriori 3 milioni di euro ogni anno.

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Questo documento ha avuto inizio ricordando: “notizie certe si hanno riferite all’anno 1171 quando gli uomini delle comunità di Gorno, Parre e Premolo acquistarono alcuni monti”. Le comunità dell’epoca avevano ritenuto necessario o conveniente sfruttare la risorsa mineraria per ricavare sopravvivenza. Nella situazione attuale un intervento della stessa natura non viene deciso e condotto da una comunità, né dai suoi rappresentanti, che consapevolmente gestiscono la risorsa, ma da una multinazionale che ritiene l’intervento redditizio. Alla comunità e ai suoi rappresentanti sembra che rimanga solo la possibilità di subire le decisioni altrui, ricavare alcuni posti di lavoro per qualche anno e di mettere paletti più o meno solidi alle modalità con cui verrà realizzato lo sfruttamento minerario. Non raccontiamoci delle favole e non usiamo parole senza senso. L’attività di estrazione mineraria non potrà essere “sostenibile”, ma sarà un intervento rivolto a prelevare risorse non rinnovabili, quindi invasivo e indurrà un’alterazione irreversibile del territorio. Per quanto riguarda le fasi successive diventa invece prevalente il ruolo che assumono tecnologie e pratiche di mitigazione dell’impatto sull’ambiente, considerando però che, per queste attività, l’esperienza italiana non è sicuramente in grado di esprimere competenze ed eccellenze, trattandosi di un settore abbandonato ormai da più di quarant’anni.

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ALLEGATI Allegato 1 L’Eco di Bergamo, 23 giugno 2015 Perforazioni e sondaggi. Si Lavora per preparare l’estrazione dello zinco. Chiudono le tre grandi miniere del mondo. Il prezzo andrà alle stelle Allegato 2 Museo Civico di Scienze Naturali, 6 agosto 2015 Osservazioni alla Istanza di Verifica di assoggettabilità a V.I.A. della Regione Lombardia, finalizzate all’ottenimento di due permessi di ricerca “Brembo” e “Serio” Allegato 3 Regione Lombardia. Direzione Generale Ambiente, Energia e Sviluppo Sostenibile, 15 aprile 2014 Conferimento del permesso di ricerca mineraria denominato “Zambla West” a favore di Energia Minerals (Italia) srl Allegato 4 Regione Lombardia. Direzione Generale Ambiente, Energia e Sviluppo Sostenibile. Attività Estrattive, Bonifiche e Pianificazione Rifiuti. Cave e Miniere, 20 agosto 2015 Istanza di verifica di assoggettabilità relativa allo scavo di una galleria per ricerca mineraria all’interno dell’esistente galleria Forcella Allegato 5 [email protected], novembre 2014 Miniere tradite spunti dalla lettura del documento

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32L’ECO DI BERGAMO

MARTEDÌ 23 GIUGNO 2015

Gli australiani spieganoil progetto alla comunitàIl 17 luglio alle 21 al cinema di Oltre il Colle conve-gno, promosso dal Comune, in cui Energia Mine-rals illustrerà la riapertura delle miniere.

OLTRE IL COLLE

GIOVANNI GHISALBERTI

Il Jumbo, ora sul piaz-zale del cantiere, è pronto a en-trare in azione. Per lavorare nel-le antiche miniere di zinco a Ol-tre il Colle. L’ultimo annuncio, sul proprio sito web, della au-straliana Energia Minerals è di ieri: «Siamo lieti di comunicare che il programma di perforazio-ne è iniziato».

La località è quella di Ca’ Pasì,nella zona della frazione di Zor-zone: Val Vedra e Val Parina. Quila società australiana con sede a West Perth ha messo gli occhi sull’enorme patrimonio mine-rario sotto il monte Arera. E da febbraio-marzo, affidando i la-vori alla Edilmac di Gorle (spe-cializzata nella realizzazione di grandi gallerie e pozzi), ha avvia-to il cantiere che, entro la fine del2017, dovrà portare alla ripresa di estrazione di zinco.

Le miniere (250 chilometri digallerie tra Val Parina e Val del Riso), sono chiuse dal 1982, non per mancanza di minerale, ma perché l’Eni preferì farlo arriva-re dall’estero. Motivi politici.

Poi, alcuni anni fa, gli austra-liani della Energia Minerals, grazie al loro braccio italiano guidato da Marcello De Angelis, hanno iniziato a interessarsene.Quattro i permessi di ricerca già concessi (altri sei sono stati ri-chiesti) con uno di coltivazione già in essere, acquisito dalla vec-chia società che l’aveva ottenutoe non più sfruttato. E, dalla pri-mavera scorsa, si lavora proprio

Il direttore tecnico Graeme Collins e i vecchi binari delle miniere

Perforazioni e sondaggiSi lavora per prepararel’estrazione dello zincoOltre il Colle. Concluso il tunnel di accesso, pronti ad ampliare le gallerie Dal 2016 la ricerca, poi la produzione con un investimento da 50 milioni

in quest’area, la prima da cui si andrà a estrarre roccia e minera-le. Il Jumbo, la macchina perfo-ratrice, si trova per ora all’in-gresso del cantiere, ma è pronta a entrare in azione: servirà alla costruzione di una nuova di-scenderia e per ricavare i fori do-ve inserire esplosivo. In questi mesi si è soprattutto rimesso in sicurezza il tunnel di circa 250 metri che porta alla zona della miniera vera e propria. Si è rico-struito un ponte, si è sistemata lastrada e ancora si sta provveden-do alla ricostruzione di un pas-saggio proprio all’imbocco della

galleria Forcella. Gli operai dellaEdilmac sono già entrati per i ca-rotaggi per circa un chilometro di galleria. Galleria che dovrà es-sere allargata a circa tre metri (con l’ausilio anche delle mine) per farci camminare i macchi-nari. Intanto si stanno facendo studi di tipo geotecnico.

Il primo lotto di lavori è per4,3 milioni di euro e comprende messa in sicurezza e successivi sondaggi per seimila metri: complessivamente verranno fatti circa 120 fori, con profondi-tà variabile anche oltre i 100 me-tri. Utilizzando anche una nuo-

La galleria che porta all’ingresso delle miniere

va discenderia (tunnel in pro-fondità, fino a 700 metri) che verrà realizzata ex novo.

I sondaggi serviranno per va-lutare la presenza di zinco e piombo, per definire la cubaturareale del giacimento. Di cui, pe-raltro, si ha già un’idea. Quello che c’è da estrarre è tanto, do-vrebbe consentire un’attività piena della miniera per almeno 10-15 anni, con un’estrazione annua di circa 500 mila tonnel-late. Ma Energia Minerals vor-rebbe già andare oltre.

Dopo la fase di messa in sicu-rezza e dei sondaggi, dal gennaiodel prossimo anno si potrà stabi-lire il piano di estrazione, con il relativo allestimento del cantie-re e la costruzione della nuova laveria (dove verrà raccolto e si farà la cernita del materiale estratto) in Val del Riso a Gorno.Materiale che arriverà tramite le vecchia discenderia di 12 chi-lometri Riso-Parina. Due gli an-ni previsti, con un investimento di 50 milioni di euro, per la mes-sa in produzione. Poi, finalmen-te, da fine 2017, l’avvio dell’estra-zione. Che, a pieno regime, por-terà lavoro per circa 250 perso-ne, dicono i dirigenti della Ener-gia Minerals. Quella di Oltre il Colle sarà la prima e finora unicaminiera in Italia riattivata, a or-mai 30 anni di distanza dalla chiusura delle ultime gallerie italiane, sulle Dolomiti. Oltre il Colle e la Val del Riso si appre-stano a diventare centro mon-diale di estrazione dello zinco.

©RIPRODUZIONE RISERVATA L’ingresso della miniera Forcella con il ponte di accesso ancora in costruzione

[email protected]/cronaca/section/

Cirilla, taissina a 14 anni tra gelo e calamina«Ma quella era la mia giovinezza ed ero felice»OLTRE IL COLLE

Ha 88 anni splendi-damente portati e una grinta,una loquacità e una luciditàdi pensiero e memoria straor-dinari: è Cirilla Epis, classe1926 di Oltre il Colle, una del-le due «taissine» tuttora vi-venti in un paese di minatorie di cernitrici. L’anziana si-gnora, che è tra l’altro zia delsindaco Valerio Carrara, del-

la sua esperienza nell’am-biente minerario iniziata gio-vanissima, ha un ricordo per-sino affettuoso, malgrado siastata dura e faticosa. «Avevosolo 14 anni quando sono an-data a lavorare alla laveriaMakallè di Oltre il Colle, vici-no al forno di cottura del mi-nerale – racconta Cirilla –,dove il minerale giungeva conuna teleferica a valle e veniva

scaricato in due tramogge. Ioero la prima di otto fratelli eho iniziato subito con le ottoore e con turni anche di notte,dalle 24 alle 8. Eravamo tresquadre di operaie prove-nienti da Valpiana, Zorzone,Zambla, Oneta e Oltre il Col-le. Lavoravamo al coperto,ma con le mani in acqua ottoore per separare la calaminadallo “sterile”. D’inverno era- Cirilla Epis, 88 anni di Oltre il Colle, con il pronipote Lorenzo

��� Le mani in acqua tutto il giorno: aiutavo a mantenere i miei fratelli, ero la prima di 8»

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L’ECO DI BERGAMO 33MARTEDÌ 23 GIUGNO 2015

Rocce ricavate dai carotaggi geotecnici Un macchinario sul cantiere L’ingresso del cantiere a Ca’ Pasì di Zorzone

strade sarebbe anche antieco-nomico. La roccia sarà tra-sportata lungo la vecchia di-scenderia sotterranea Riso-Parina fino a Gorno».

Naturalmente, per Oltre ilColle e le valli, si aprono pro-spettive di lavoro. Nella sede della società australiana sono già arrivati un centinaio di cur-riculum. Circa 250 le persone che saranno impiegate quandole miniere torneranno a pieno regime. «Un lavoro completa-mente diverso da quello di unavolta – prosegue De Angelis– dove la sicurezza sarà al pri-mo posto, dove verranno utiliz-zati macchinari moderni, per i quali il personale sarà anche formato».

Ma Energia Minerals guar-da già oltre la Val del Riso e laVal Parina. Proprio nelle setti-mane scorse ha chiesto nuovipermessi di ricerca per vec-chie miniere chiuse, a Salafos-sa, sulle Dolomiti, e Predil, aTarvisio. Lo zinco di Oltre ilColle potrebbe anche non ba-stare.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

le con la festa dei minatori il 26luglio, proprio a Ca’ Pasì. Per-ché il cantiere è lontano, prati-camente nascosto, inaccessi-bile. E lo sarà sempre. Tuttosottoterra, niente camion sul-le strade. Ma la Energia vuolecomunicare alla popolazionequanto sta realizzando e farà.Già questi primi lavori pareabbiano tolto gli ultimi dubbiai più scettici sulla possibilitàdi riattivare le vecchie minie-re.

Negli uffici i due arteficidell’operazione di rinascitadelle gallerie di Oltre il Colle edella Val del Riso, De Angelis eRobinson, spiegano come ènato il progetto.

«Lavoro in questo campo dadecenni – spiega De Angelis– e nel 2007 proposi l’opera-zione alla Energia Minerals.Le tre grandi miniere di zincoal mondo, in Australia, in Ir-landa e in Namibia, stanno perchiudere, entro la fine dell’an-no. Hanno ormai esaurito ilmateriale da estrarre. A quelpunto il prezzo dello zinco sialzerà notevolmente. E sare-mo quasi pronti, comunque iprimi a poter riaprire unagrande miniera di zinco».

Rassicurazioni arrivanosull’ambiente, come avevachiesto anche il Comune.

«Portare il materiale con icamion – continuano De An-gelis e Robinson – oltre che es-sere improponibile su queste

Zinco

Lo stop in Australia, Irlanda

e Namibia. E la Energia

Minerals cerca il minerale

anche sulle Dolomiti

Marcello De Angelis,rappresentante del ramo ita-liano della Energia Minerals, eKim Robinson, direttore dellasocietà australiana, tengonoin mano un masso. Apparente-mente neppure troppo pesan-te. Eppure sono 20 chili. Den-tro c’è quel minerale - lo zinco- che tra pochissimo potrebbemoltiplicare il proprio valore.

Siamo negli uffici dellaEnergia Minerals a Oltre ilColle, proprio a lato della pro-vinciale. Sulla vetrata gli an-nunci, i progetti, i disegni delleminiere. Si vuole rendere par-tecipe la popolazione di quan-to sta accadendo. E lo si faràancora di più con un convegnoorganizzato dal Comune il 17luglio, poi la cerimonia ufficia-

«Chiudono le tre grandi miniere del mondoIl prezzo andrà alle stelle»

Kim Robinson e Marcello De Angelis con una roccia carica di minerale

LA CERIMONIA IL 26 LUGLIO

La vecchia statuadi Santa Barbaradopo 33 annitorna alle miniere

Per 33 anni è rimasta nelmuseo mineralogico diZorzone. Dal 26 lugliotornerà a proteggere iminatori. La statuetta

di Santa Barbara che per decen-ni ha vegliato su centinaia dilavoratori a Oltre il Colle, torne-rà a Ca’ Pasì, dove è stato apertoil nuovo cantiere delle miniere.

L’occasione sarà la «Giornatasulle miniere» organizzata daPro loco, Comuni di Oltre il Col-le e Gorno, Energia Minerals edEdilmac (l’impresa che sta ese-guendo i lavori). Il programmaprevede il ritrovo alle 10,30, aCa’Pasì, alle 11 la celebrazionedella Messa con la benedizionedella statuetta di Santa Barbara

(alta circa un metro e 20 centi-metri). Interverranno dirigentidella Energia Minerals e i sinda-ci. Nella tensostruttura che saràallestita sul piazzale, «Amicidelle miniere» e Associazionesportiva di Oltre il Colle orga-nizzeranno una grigliata. Neltardo pomeriggio la visita al mu-seo mineralogico di Zorzone.

vamo riparate solo da unagiacchina. Ne ho risentito piùavanti con le mani deformatedall’artrosi. Avevamo quasitutte la stessa età e, lavorandodi notte, a volte cascavamodal sonno. A svegliarci, bat-tendoci la mano sulla spalla,era la caposquadra Margheri-ta Scolari. Era un lavoro pe-sante ma non mi sono mai la-mentata. Quel periodo, infondo, lo ricordo come il piùbello della mia giovinezza.Sapevo di essere fortunata adavere un lavoro, sentivo il do-vere di aiutare la famiglia edero disposta a qualsiasi sacri-ficio». Ma la sua esperienza di«taissina» non si è conclusa

nel 1945 quando la laverìa èstata chiusa dalla Sapez (poiSamin): «Per un anno ho con-tinuato, con altre ragazzedella zona, il lavoro di cerni-trice all’imbocco di un’altraminiera dove si arrivava conun’ora e mezza di strada a pie-di. E con la neve era veramen-te dura. Avevamo 20 minutiper consumare il pranzo alsacco che ci portavamo die-tro. Poi ho smesso, anche per-ché mi sono sposata». La vitadi Cirilla è stata segnata da al-tri episodi importanti: il ma-rito, Giuseppe Ghilardi, co-nosciuto era minatore nelcantiere Trivelli e, verso la fi-ne della guerra, chiusa la mi-

niera, per mantenere la fami-glia, scelse di andare a lavora-re in Germania grazie al suomestiere. È riuscito a tornarea casa, sia pure malato. Dalmatrimonio sono nati cinquefigli e uno di loro, Ivano, èmorto recentemente a 58 an-ni. «La sua scomparsa – diceCirilla – è stata per me unaprofonda ferita, tanto chenon mi va più nemmeno diuscire di casa».

A Zorzone, in località Ca’Pasì il 26 luglio verrà celebra-ta la Festa del Minatore, conla celebrazione della Messa el’intervento delle autorità:saranno presenti i rappre-sentati del Comune, della Pro

loco promotrice della mani-festazione, della Energia Mi-nerals Italia, la società au-straliana interessata alla ri-presa dello sfruttamento del-le miniere di zinco del com-prensorio, dopo più di tren-t’anni di fermo, e il GruppoTaissine di Gorno nei costu-mi tradizionali. Con la loropresenza e i loro canti popo-lari ricreeranno l’atmosferadel passato. A questo nostal-gico incontro interverrà an-che Cirilla Epis. L’accompa-gneranno le figlie Adriana eFlavia, custodi di un pezzo distoria, più che mai viva e viva-ce, della loro terra. Franco IrrancaCirilla Epis, la prima in alto, a 15 anni con altre «taissine»

� Previsti dal 2017 circa 250 nuovi posti di lavoro. Formazione per i nuovi minatori

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AREA SERVIZI AI CITI ADINIDirezione: Cultura Turismo Sport e Tempo LiberoMuseo Civico di Scienze Naturali

Bergamo 6 Agosto 2015

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COMUNE DI BERGAMO

Piazza Cittadella n.10 - 24129 BergamoTel. 035286011/ Fax 035 286019e-mail: [email protected]

Regione LombardiaStruttura Cave e Miniere CaveU.O. Attività' Estrattive, Bonifichee Pianificazione Rifiuti, Dir. Ambiente,Energia e Sviluppo SostenibilePiazza Città di Lombardia, 120124 Milano

P.G. n: U0267357NII.5-F0250-15

Oggetto: Osservazioni alla Istanza di Verifica di assoggettabilità a VJ.A. della RegioneLombardia, ex art. 6 e 23 del d.lgs 152/06 ed ex artt. 4 e 5 della I.r. n. 5/2010,:EnergiaMinerals (Italia) S.r.L. finalizzate all'ottenimento di due pennessi di ricerca "Brembo" e "Serio" nei quali saranno eseguiti lavori geologici per definire il potenziale e la presenzadiquantità economiche di minerali di piombo, zinco, rame,argento e metalli associati

Ai sensi della normativa regionale regolante la procedura di impatto ambientale, presa visione delladocumentazione presentata da Energia Minerals s.r.l. relativa al progetto di cui all'oggetto vengonoformulate le seguenti osservazioni.Le opere e i rilievi programmati toccano formazioni geologiche riccamente fossilifere e luoghisoggetti ad un'evoluzione geomorfologica che evidenzia un carsismo epigeo ed ipogeo ricco difenomeni unici e qualificanti, è inoltre diffusa una geodiversità contraddistinta da paesaggi montani,corsi d'acqua e risorgenze, geositi con rischio di compromissione naturalistica, archeologica epaesaggistica.La componente biotica inoltre, ricca di specie endemiche proprie del suolo profondo edell' ambiente ipogeo, verrebbe minacciata da interventi estrattivi a cui le indagini sono finalizzate.

Al punto 4 dello studio ambientale:Nella descrizione della rete idrografica non si prende in considerazione la circolazione idricasotterranea che in tutto il comprensorio oggetto dello studio è caratterizzato da diffusi fenomenicarsici superficiali e profondi trattandosi dell' area Cima di Menna, Pizzo Arera, Monte Secco, Cimadi Grem (Bajo, Bini, Paganoni, Ferrari e Peretti (1983)A tale proposito si sottolinea il tema più delicato e complesso già balzato anche agli occhidell' opinione pubblica: la presenza di sorgenti utilizzate per l'approvvigionamento idrico civile diun vasto territorio.

Al punto 6 Geomorfologianon si accenna ai fenomeni geologici di carsismo superficiale e profondo ragione d'essere deigiacimenti minerari e della geomorfologia epigea ed ipogea di questi territori. L'area è soggetta afenomeni paleocarsici connessi alla genesi dei giacimenti minerari, e ad un diffuso carsismo chepresenta una concentrazione di grotte.Area "Brembo" 73 grotteArea "Serio" 148 grotte

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Al punto 7 Effetti del progetto sull'ambiente.Le attività oggetto della verifica sono un possibile primo passo per un intervento chepotenzialmente interesserà, con interventi di notevole impatto un'area ad elevatissimo valoreambientale superficiale e sotterraneo.

Alcuni di questi fenomeni ipogei sono connessi elementi di geodiversità e biodiversità cheverrebbero alterati o distrutti sia da interventi diretti sia da modificazioni della circolazione idricasotterranea,Non trascurabile inoltre è la paleofrequentazione delle grotte che hanno prodotto evidenze digiacimenti archeologici /paleontologici.L'area dove si intendono svolgere indagini minerarie a scopo estrattivo è particolarmenterappresentativa per la biodiversità delle Alpi Meridionali in quanto ricca di forme endemiche.Questo aspetto è riconosciuto dalle normative comunitarie che hanno individuato in questi ambitimontani Siti di Importanza Comunitaria per la salvaguardia della biodiversità.Viene riportata mia lista della fauna endemica (Coleotteri ed Aracnidi) dell'area legata al suoloprofondo ed agli ambienti ipogei. Tali ambienti verrebbero certamente alterati dalla perforazione digallerie estrattive e con essi la fauna in ospitata.area SERIOAllegrettia comottiiAllegrettia pavani ssp. In fase di descrizioneBoldoriella carminatii bucciarelliiPseudoboldoria gratiaeBoldoria cappaiIschyropsa/is /ithoclasicaarea BREMBOBoldoriella carminatii bucciarelliiBoldoriella conciifo/inii (ambiente ipogeo e suolo profondo)Pseudoboldoria gratiaeViallia grottoloi (ambiente ipogeo e suolo profondo)Ischyropsalis lithoc/asicaPeltonychia leprieuri

Le aree interessate dalla ricerca di superficie e nel sottosuolo presentano rilevanti giacimentipaleontologici che sono sottoposti a tutela da Parte della Competente Soprntendenza Archeologica edel Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

La biodiversità custodita dall' area, non solamente per la sua componente endemica ma anche lafauna vertebrata, negli ultimi anni ha mostrato un segno di grande vitalità con la ricomparsa deispecie di grande interesse, quali l'Orso e grandi rapaci. Tale componente necessita di interventi disalvaguardia e tutela specificamente mirati e certamente da prevedere già in fase progettuale.

Con la presente si richiede che gli aspetti evidenziati siano oggetto di specifica indagine conoscitivae che l'eventuale sfruttamento minerario non vada ad alterare valori culturali ed ambientali di cosìgrande importanza.

Distinti saluti

Istituto di Geologia e Paleontologia

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Istituto di ZoologiaIl direttore

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3276 15/04/2014

Identificativo Atto n. 288

DIREZIONE GENERALE AMBIENTE, ENERGIA E SVILUPPO SOSTENIBILE

CONFERIMENTO DEL PERMESSO DI RICERCA MINERARIA PER PIOMBO, RAME, ZINCO,ARGENTO, METALLI ASSOCIATI DENOMINATO “ZAMBLA WEST”, IN TERRITORIO DELCOMUNE DI OLTRE IL COLLE, PROVINCIA DI BERGAMO, A FAVORE DI ENERGIAMINERALS (ITALIA) S.R.L. - MILANO

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IL DIRIGENTE LA STRUTTURA CAVE E MINIERE

VISTO il regio decreto 29 luglio 1927, n. 1443, e la legge 7 novembre 1941, n. 1630;

VISTO il decreto del Presidente della Repubblica 28 giugno 1955, n. 620;

VIST il decreto del Presidente della Repubblica 18 aprile 1994, n. 382;

VISTA la legge 30 luglio 1990, n. 221;

VISTA la legge 8 luglio 1986, n. 349;

VISTA la legge regionale 30 dicembre 1999, n. 30 e successive modifiche ed integrazioni;

VISTO il decreto del Ministro delle finanze n. 258 del 2 marzo 1998;VISTO l’art. 34 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, con il quale sono state delegate alle regioni le funzioni amministrative degli Uffici centrali e periferici dello Stato relative ai permessi di ricerca ed alle concessioni di coltivazione di minerali solidi e delle risorse geotermiche;

VISTA l’istanza, con allegati, n. T1.2012.115370 del 26/07/2012 di nuovo permesso di ricerca mineraria per piombo, rame, zinco, argento, metalli associati e oro denominato “Zambla West” in territorio del Comune di Oltre il Colle in provincia di Bergamo presentata dalla Soc. Energia Minerals (Italia) S.r.l. con sede legale in Corso di Porta Romana, n. 6 a Milano, Codice Fiscale: 07766110964, Numero REA: MI-1980454, indirizzo PEC: [email protected];

VISTA la documentazione presentata da parte della Energia Minerals (Italia) S.r.l.in merito alle operazioni legate al permesso di ricerca per mineralizzazioni a piombo, rame, zinco, argento, metalli associati e oro denominato “Zambla West” da condursi su un’area di estensione pari a circa 400 ettari ed il cui perimetro è ricompreso entro le coordinate (Gauss Boaga Ovest) di vertice V1 1559000 long. E - 5084000 lat. N, V2 1561000 long. E - 5084000 lat. N, V3 1561000 long. E - 5082000 lat. N, V4 1559000 long. E – 5082000 lat. N;

RITENUTO che l’istanza è stata pubblicata nei modi di rito all’Albo Pretorio del Comune interessato, senza dar luogo ad opposizioni od osservazioni e che il proponente ha trasmesso in data 11 novembre 2013, in atti regionali protocollo n. T1.2013.0044763 del 14/11/2013, la relata di avvenuta pubblicazione all’albo pretorio del Comune di Oltre il Colle (BG) per il periodo dal 13/08/2013 al 27/09/2013;

RICHIAMATO il decreto n. 12741 del 23 dicembre 2013 della Direzione Generale Ambiente, Energia e Sviluppo Sostenibile, Struttura Cave e Miniere, riguardante la verifica di esclusione dalla procedura di valutazione di impatto ambientale del permesso di ricerca “Zambla West”, ai sensi dell’art. 20 del D.Lgs. 03.04.2006, n. 152, contenente le seguenti determinazioni:

a) siano pienamente attuate, in merito alle attività previste in un contesto soggetto a vincolo idrogeologico, le cautele e le misure necessarie ad assicurare la stabilità del terreno, al fine di evitare fenomeni di smottamento e/o dissesto;

b) le operazioni di prospezione, ricerca operativa e coltivazione del minerale non interferiscano, neanche in maniera parziale, con aree naturali protette nazionali e regionali, ai sensi della legge n. 394/91, con “Rete Natura 2000”, di cui alle direttive 92/43/CEE “Habitat” e 79/409/CEE “Uccelli, e con i Siti di Importanza Comunitaria (SIC) Val Nossana-Cima di Grem (C95-IT2060009) e il SIC Valle Parina (C94-IT2060008), anche se non ricompresi nei limiti amministrativi del permesso di ricerca in oggetto;

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c) siano adottate, durante l’esecuzione delle attività in sotterraneo, tutte le soluzioni tecniche più idonee atte a minimizzare gli impatti generati ed a garantire la massima tutela di suolo e sottosuolo, vegetazione ed ambiente idrico, nonché le condizioni di sicurezza degli addetti ai lavori;

d) si dovrà sempre usufruire della viabilità esistente per raggiungere i punti d'indagine, nel caso di impossibilità materiale; la realizzazione di viabilità provvisoria di cantiere dovrà essere concordata con gli Enti competenti;

e) dovrà essere data immediata comunicazione alla Soprintendenza Archeologica territorialmente nel caso di rinvenimento durante le operazioni di campionamento di reperti archeologici (anche solo indizi);

VISTA la relazione geomineraria ed il programma dei lavori allegati all’istanza di rilascio del permesso di ricerca di che trattasi;

RILEVATO che, in base alla documentazione pervenuta, l’area in istanza di permesso minerario “Zambia West” è da inquadrare in un contesto più vasto denominato “Progetto Gorno” comprendente cinque permessi di ricerca “ Gorno NE”, “Gorno NW”, “Monte Golla”, “Vedra” e “Zambla” già concessi alla medesima Società mineraria, oltre ad altre quattro istanze di permesso di ricerca di 400 ettari ciascuna, con programma lavori, descrizione geologica e tema giacimentologico comune, tutti situati nella porzione nord-occidentale della Provincia di Bergamo e ricompresi nel territorio dei comuni di Oltre il Colle, Premolo, Gorno, Oneta, Roncobello e Ardesio ed ha come scopo principale la definizione di corpi mineralizzati a piombo, rame, zinco, argento, metalli associati e oro in quantità e tenori economicamente estraibili;

CONSIDERATO che le principali motivazioni addotte dal Committente a supporto dell’iniziativa in progetto riguardano una ricerca mineraria relativa a mineralizzazioni a piombo, zinco e metalli associati del tipo “stratabound”, che appaiono geneticamente connesse ad un particolare periodo dell’evoluzione paleogeografia e strutturale della regione durante il Trias, già note e coltivate nelle miniere di Vedra, Parina, Riso, Monte Trevasco del distretto di Gorno, nel cui bacino sono già state estratte più di 800.000 tonnnellate di Zn+Pb metallico;

PRESO ATTO, come dichiarato nel programma dei lavori allegato all’istanza di permesso, che:

1. l’attività di ricerca, che la Società Energia Minerals (Italia) S.r.l. intende condurre nell’area, costituisce un primo approccio per la definizione di lavori successivi a maggior dettaglio al fine di valutare la validità delle mineralizzazioni note ed il loro potenziale tecnico-economico;

2. il progetto di ricerca, nella sua fase iniziale, comporterà lavori di ricerca di base quali l’analisi della bibliografia esistente, le analisi foto-interpretative di immagini satellitari, la geologia a scala regionale, le cui risultanze permetteranno di valutare la necessità di un maggior approfondimento anche attraverso attività di prospezione per una miglior definizione del potenziale minerario;

3. i lavori previsti si svilupperanno nell’arco di due anni e non comportano alcun impatto ambientale in quanto basati su studi dei dati esistenti e su attività di ricerca condotte con metodi di rilevamento remoto ed infrastrutture già esistenti;

VISTE le risultanze della Conferenza di Servizi in data 27 febbraio 2014, nella quale è stato acquisito il parere favorevole, compatibilmente al programma biennale dei lavori presentato e illustrato in tale sede, degli Enti Locali interessati, anche in considerazione che le attività previste non comportano interventi di trasformazione dei territori interessati, con le prescrizioni e gli adempimenti qui di seguito

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riportati:

1. Per gli aspetti archeologici di competenza della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia:

- le ricerche, essendo un’area ad alta potenzialità archeologica, devono essere precedute da attività di ricognizione e che le prospezioni in sotterraneo devono essere effettuate con l’assistenza di un archeologo. Le attività di prospezione e assistenza dovranno essere effettuate da Società specializzate in archeologia mineraria e sotto la direzione scientifica della Soprintendenza.

2. Per gli aspetti di competenza dell’Amministrazione provinciale di Bergamo:

- ottenimento delle necessarie autorizzazioni ambientali, fatti salvi gli adempimenti in materia di sicurezza e salute previsti dal d.lgs. 81/2008, dal d.lgs. 624/1996 e dal DPR 128/1959.

VALUTATO, sulla base delle risultanze della Conferenza dei Servizi precitata, che sussistono le condizioni per il conferimento del permesso di ricerca per mineralizzazioni a piombo, rame, zinco, argento, metalli associati e oro denominato ““Zambla West”, per la durata di anni due dalla data del presente decreto, con le prescrizioni ivi indicate e riportate nel dispositivo del presente decreto, oltre a quelle contenute nel decreto di compatibilità ambientale n. 12741 del 23 dicembre 2013;

DATO ATTO che il presente provvedimento conclude il relativo procedimento nei termini previsti, di 130 giorni ai sensi di legge, tenuto conto dei termini di sospensione del procedimento per l’acquisizione della documentazione integrativa, della relata di avvenuta pubblicazione all’albo pretorio del Comune di Oltre il Colle, in Provincia di Bergamo, nonché dell’emanazione del decreto n. 12741 del 23 dicembre 2013 della Direzione Generale Ambiente, Energia e Sviluppo Sostenibile, Struttura Cave e Miniere, riguardante la verifica di esclusione dalla procedura di valutazione di impatto ambientale del permesso di che trattasi;

RICHIAMATI altresì la l. r. 7 luglio 2008, n. 20 “Testo unico delle leggi regionali in materia di organizzazione e personale” nonché i Provvedimenti Organizzativi di avvio della X Legislatura;

RILEVATO che il presente provvedimento rientra nelle competenze della Struttura “Cave e Miniere” individuate dalla D.G.R. n. 87 del 29 aprile 2013 e dal decreto del Segretario Generale n. 7110 del 25 luglio 2013;

VERIFICATA la validità dell’istruttoria tecnico-amministrativa condotta relativamente all’istanza di conferimento del permesso di ricerca in oggetto, nonché la regolarità formale e sostanziale del procedimento amministrativo di che trattasi;

DECRETA

Richiamate le premesse:

1. Di conferire a favore della Soc. Energia Minerals (Italia) S.r.l. - con sede legale in Corso di Porta Romana, n. 6 a Milano, Codice Fiscale: 07766110964, Numero REA: MI-1980454, indirizzo PEC: [email protected] - il permesso di ricerca mineraria per mineralizzazioni a piombo, rame, zinco, argento, metalli associati e oro denominato “Zambla West” da condursi su un’area di estensione pari a circa 400 ettari in territorio del Comune

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Oltre il Colle in provincia di Bergamo, per la durata di anni due dalla data del presente decreto.

2. Di disporre che la zona del terreno, entro la quale il titolare del permesso potrà eseguire i lavori di ricerca, ha un’estensione di ha 400 (ettari quattrocento), ed è delimitata entro le coordinate la cui base topografica è costituita dai fogli della CTR prodotta dal SIT della regione Lombardia e le cui coordinate di vertice (Gauss Boaga Fuso Ovest) sono: V1 1559000 long. E - 5084000 lat. N, V2 1561000 long. E - 5084000 lat. N, V3 1561000 long. E - 5082000 lat. N, V4 1559000 long. E – 5082000 lat. N, al foglio C4C3 in stralcio da C.T.R. della Regione Lombardia, scala 1:10000, come da Allegato (tav. 1), parte integrante del presente decreto.

3. Di disporre che la Ditta permissionaria è tenuta:

a) ad eseguire i lavori di ricerca nel rispetto delle indicazioni contenute nell’allegato all’istanza di permesso di ricerca;

b) ad eseguire i lavori di ricerca e le prospezioni in sotterraneo, preceduti da attività di ricognizione con l’assistenza di un archeologo e a far effettuare le attività di prospezione e assistenza da Società specializzate in archeologia mineraria e sotto la direzione scientifica della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia.

c) ad ottenere le necessarie autorizzazioni ambientali, fatti salvi gli adempimenti in materia di sicurezza e salute previsti dal d.lgs. 81/2008, dal d.lgs. 624/1996 e dal DPR 128/1959.

d) ad informare ogni dodici mesi la Regione Lombardia, Direzione Generale Ambiente, Energia e Sviluppo Sostenibile, Struttura Cave e Miniere, dell’andamento dei lavori e dei risultati ottenuti;

e) a conservare i campioni geologici dei terreni attraversati nella ricerca;

f) a fornire ai Funzionari della Regione Lombardia incaricati dei controlli tutti i mezzi necessari per visitare i lavori ed a comunicare tutti i dati statistici e le informazioni che venissero richieste;

g) a corrispondere alla Regione Lombardia il canone anticipato di euro 1588 (millecinquecentottantotto/00), pari a euro 3,97 per ogni ettaro o frazione di ettaro compresi nell’area del permesso di ricerca, per complessivi ettari 400.

4. Di dare atto che le operazioni ed i lavori in progetto, connessi alla fase iniziale della ricerca mineraria così come citata in premessa, sono escluse dalla procedura di valutazione di impatto ambientale regionale.

5. Di confermare tutti gli altri obblighi imposti con il decreto citato in premessa n. 12741 del 23 dicembre 2013 della Direzione Generale Ambiente, Energia e Sviluppo Sostenibile, Struttura Cave e Miniere, riguardante la verifica di esclusione dalla procedura di valutazione di impatto ambientale del permesso di ricerca “Zambla West”, ai sensi dell’art. 20 del D.Lgs. 03.04.2006, n. 152, il quale si intende qui integralmente trascritto.

6. Di disporre che ulteriori attività di ricerca, per una miglior definizione del potenziale minerario dell’area, saranno preventivamente da assoggettare a verifica di esclusione dalla procedura di V.I.A. regionale e a contestuale valutazione d’incidenza per la presenza della “Zona di Protezione Speciale” (ZPS) corrispondente al Parco delle Orobie Bergamasche, che insiste nell’area a nord del permesso in istanza per una parte marginale della sua superficie e, sebbene posizionato fuori dall’area del permesso, del vicino Sito SIC Valle Parina (C94 –

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IT2060008), qualora l’attuazione di tali progetti possa avere degli effetti sulle aree SIC o ZPS, anche se non ricomprese nei limiti amministrativi del permesso di ricerca in oggetto;

7. Di disporre che le operazioni connesse con la coltivazione del minerale, in caso di esito positivo della ricerca, saranno preventivamente da assoggettare a specifica procedura di V.I.A. regionale e a contestuale valutazione d’incidenza ai sensi del D.P.R. 8 settembre 1997, n. 357, e delle disposizioni della deliberazione della Giunta regionale 8 agosto 2003, n. 7/14106, per la presenza dei citati “Sito di Interesse Comunitario” (S.I.C.) e “Zona di Protezione Speciale” (ZPS).

8. Di disporre che le operazioni di prospezione, ricerca operativa e di coltivazione del minerale non dovranno interessare, neanche in maniera parziale, Aree naturali protette nazionali e regionali ai sensi della legge 394/91.

9. Di dare atto che sono fatte salve le autorizzazioni e le prescrizioni stabilite da altre normative, nonché le disposizioni legislative in materia di tutela delle acque e dell’ambiente; il presente provvedimento, inoltre, viene rilasciato sotto osservanza di quanto disposto dal D.P.R. 9 aprile 1959, n. 128, e dal D. Lgs. 25 novembre 1996, n. 624, e successive modifiche ed integrazioni.

10. Di disporre che il permesso di ricerca “Zambla West” è conferito senza pregiudizio dei diritti dei terzi.

11. Di disporre che la trasmissione del presente provvedimento al richiedente il titolo minerario sarà effettuata dalla Regione Lombardia successivamente al pagamento del canone annuo anticipato, il cui importo dovrà essere versato sul c.c.p. n. 37700481 intestato alla Tesoreria della Regione Lombardia, Via Pirelli, n.12 – 20124 Milano, riportando la causale “canoni per permessi di ricerca mineraria”.

12. Di dare atto che la Ditta permissionaria, ai sensi del regio decreto 29 luglio 1927, n. 1443, è tenuta a risarcire ogni danno derivante dall’esercizio del permesso di ricerca.

13. Di dare atto che contro il presente provvedimento è proponibile ricorso giurisdizionale presso il T.A.R. della Lombardia secondo le modalità di cui al d.lgs. 2 luglio 2010 , n.104, ovvero è ammesso ricorso straordinario al capo dello Stato, rispettivamente entro 60 e 120 giorni dalla data di ricevimento dello stesso.

Il Dirigente di Struttura

Domenico Savoca

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Regione Lombardia - Giunta

DIREZIONE GENERALE AMBIENTE, ENERGIA E SVILUPPO SOSTENIBILEATTIVITA' ESTRATTIVE, BONIFICHE E PIANIFICAZIONE RIFIUTI

CAVE E MINIERE

Piazza Città di Lombardia n.1 20124 Milano

Tel 02 6765.1

[email protected]

Alla

Energia Minerals S.r.l.Corso di Porta Romana, 620100 MILANO (MI)Email: [email protected]

Oggetto: Istanza di verifica di assoggettabilità, ai sensi dell’art. 20 del decreto legislativo n. 152/06 e

dell’articolo 6 della legge regionale n. 5/2010, relativa allo scavo di una galleria per ricerca

mineraria all’interno dell’esistente galleria “Forcella”, nel territorio del Comune di Oltre il Colle

in Provincia di Bergamo. Proponente: Energia Minerals S.r.l. - [Procedura: Rif. S.I.L.V.I.A.:

Ver. 1907 - RA].

Con la presente, in riferimento all’istanza in oggetto, vista la documentazione pervenuta alla

scrivente Struttura in data 17 giugno 2015, protocollo regionale T1.2015.0029994, ed esaminate le

osservazioni pervenute, ai sensi dell’articolo 20, comma 3 del decreto legislativo n. 152/2006, si

comunica quanto segue.

Il comprensorio oggetto delle attività proposte nell’ambito del progetto di scavo della

galleria è caratterizzato da diffusi fenomeni carsici e dalla presenza di numerose sorgenti

utilizzate per l’approvvigionamento idropotabile di un vasto territorio, di seguito elencate:

- Sorgente Nossana, posta sul versante idrografico destro della Val Seriana, in

corrispondenza di un’ampia incisione valliva del rilievo dove trovano sede gli abitati di

Parre, Premolo e Ponte Nossa. La derivazione consente l’approvvigionamento potabile

della città di Bergamo, di numerosi Comuni limitrofi e della Valle Seriana, a servizio di un

bacino di circa 300.000 abitanti;

- Sorgenti del Costone, poste in Comune di Casnigo pochi chilometri a valle della sorgente

Referente per l'istruttoria della pratica: VITTORIO REY Tel. 02/6765.4199

Protocollo T1.2015.0042956 del 20/08/2015 Firmato digitalmente da DOMENICO SAVOCA

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Nossana, anch’esse provvedono all’approvvigionamento della città di Bergamo e di

numerosi comuni limitrofi;

- Sorgenti locali poste nei Comuni di Oltre il Colle, Gorno, Oneta, Parre, Premolo e Ponte

Nossa, utilizzate per l’approvvigionamento idropotabile degli stessi Comuni.

Sono altresì presenti, nell'area interessata dai lavori minerari e in quelle contermini

numerose grotte, reperibili sullo specifico sito della regione Lombardia.

Quanto sopra premesso, perché possa proseguire l’istruttoria di verifica di V.I.A. in

oggetto, codesta Società dovrà presentare la seguente documentazione integrativa:

1.studio idrogeologico specifico con una valutazione esaustiva degli impatti delle attività previste

sulla circolazione idrica sotterranea, al fine di escludere qualsiasi possibile conseguenza,

relativamente ai percorsi idrici ipogei, portate sorgentizie e potabilità, per tutte le derivazioni

idriche esistenti sopra citate e destinate all’approvvigionamento idropotabile di un vasto

territorio della Provincia di Bergamo;

2. integrazione della parte relativa alla geomorfologia (paragrafo 6 dello studio preliminare), al

fine di tenere conto della presenza in sotterraneo di numerose grotte, con particolare riguardo

alla salvaguardia delle caratteristiche carsiche del territorio in esame;

3. elaborazione, a seguito di preventive e specifiche indagini di meccanica delle rocce, di verifica

di stabilità, in accordo con quanto previsto dalla deliberazione regionale n. 8/8749 “Indirizzi

per la conduzione di analisi di stabilita e per la progettazione di fronti di scavo in attività

estrattive a cielo aperto, di scavi in sotterraneo e di materiali in mucchio”;

4. piano di gestione dei rifiuti di estrazione di cui al decreto legislativo n. 117/2008.

Si fa, altresì, presente che dovrà essere redatto adeguato Studio di Incidenza (art.6 Direttiva

92/43/CEE), che affronti alcuni temi fondamentali, oltre alla già citata circolazione idrogeologica, quali la

presenza di grotte (habitat 8310) e di fauna ipogea, in quanto l’intervento in esame ricade all'interno del

sito “Rete Natura 2000” - ZPS IT206040 "Parco Regionale Orobie Bergamasche", da presentare

all'Ente gestore del citato sito.

La documentazione integrativa richiesta dovrà essere depositata presso la scrivente Struttura,

entro trenta giorni dalla data di ricevimento della presente nota, allegando una copia della stessa

documentazione su supporto informatico CD.

Distinti saluti

IL DIRIGENTE DOMENICO SAVOCA

Firma autografa sostituita con indicazione a stampa del nominativo del soggetto responsabile ai sensi del D.Lgs. 39/93 art. 3 c. 2.

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La Valle del Riso e la Val Parinat in provincia diBergamot sono prepotentemente entrate nelle miredelia societa australiana Energia Minerarls Limitedchet dal 2006 ad oggit ha ottenuto tutti i permessinecessari aWawio delle attivita di ricerca nei comunidi Gornot Onetat Oltre il Collet Premolot Roncobelloe Ardesio.L'attivita mineraria ha contraddistinto la storia re-

cente delle due valli bergamasche. Nelle viscere dei nostri montit chilometri di gallerie furono scavate esfruttate per I'estrazione di mineralit principalmente zinco. L'attivita duro circa un secolo e fu interrotta nel1982 da Eni perche non pill ritenuta economicamente vantaggiosa.Orat con i soldi degli investitorit il benestare degli amministratori locali ed owiamente senza aver mai in-terpellato i valligianit gli australiani si apprestano ad awiare i lavori di ricerca del mineralet di ripristino e dimessa in sicurezza dei cunicoli. Secondo il progetto presentatot I'inizio deWestrazione e previsto entro dueanni. Del notevole patrimonio di gallerie esistentit soltanto un breve tratto potra effettivamente essere uti-lizzato: 10 smembramento delia roccia awerra aWinterno delia miniera delia Val Vedrat a Zorzone di Oltre ilCollej la prima selezione dello zinco sara effettuata in galleria e iI materiale ottenuto verra trasportato lungeun percorso sotterraneo che collega il monte Arera con il paese di Gornoj da qui partiranno i camion che tra-sporteranno il minerale in un luogo ancora sconosciutot per completare il processo di estrazione e smaltire(dove?) iI materiale di scarto.

tItllNIERETYClo{Lte

"LAVORO PERTUTTIII ••• LA SOLITA FAVOLAEnergia Mineralst con I'aiuto degli amministratori e dei mezzi di informazione localit sta pubblicizzando ilprogetto minerario con una serie di generose promesse: creare posti di lavorot portare ricchezza al territo-riot valorizzarne il patrimonio storicot promuovere il turismo.L'attuale industria mineraria si serve di tecnologie avanzate che da un lato necessitano di personale semprepili specializzato per poterle utilizzare in sicurezza e daWaltro hanno drasticamente ridotto la quantita dimanodopera necessaria in galleria. E chiaro quindi che la squadra di esperti che dirigera i lavori e gran partedegli operai specializzati proverra dalla societa australianaj Ie ulteriori braccia ancora necessarie sarannoprobabilmente fornite dalla Fondamenta Costruzioni Generali Sri diValgoglio (che gia ora lavora per EnergiaMinerals)t lasciando cosl pochissimi posti di lavoro per gli abitanti delia valle. In sintesi pochi nuovi assunti eper poco tempo! Infatti la strategia non e certo nuova: estrarre pill minerale possibile nel minor tempo. Ognigiorno in pili di lavoro ha un costa e i giacimenti nostrani non sono certo paragonabili a quelli australiani. Indefinitiva ci potrebbe essere lavoro per diecit forse quindici anni ... e poi? Cosa rimarra in queste valli?

CANCELLAZIONE DELLA MEMORIA STORICA E BLOCCO DEL TURISMOGia da ora per 10 svolgimento delle attivita di ricercat i siti minerari interessati non saranno pili accessibili aivisitatorij durante i successivi lavori per la messa in sicurezza ed infine I'estrazionet Ie visite saranno sospeseo allimite consentite soltanto in certi siti e per pochi giorni aWanno (illavoro non si puo fermaret gli australia-ni perderebbero soldi!). II sindaco di Oltre il Colle Valerio Carrara afferma di aver chiesto ad Energia Mineralsche \luna galleria venga lasciata e attrezzata a scopo turistico". Rispetto al patrimonio minerario esistentee valorizzabilet tale concessione pare pill che altro una presa in giro. Inoltret Ie gallerie saranno allargate eadeguate al fine di permettere il passaggio del persona let del materiale estratto e delle macchinet sicura-mente molto pili ingombranti di badili e martelli pneumatici utilizzati in passato. Questi lavori non farannoaltro che alterare irrimediabilmente gli antichi tracciati percorsi nel secolo scorso dai minatorit cancellandocosl per sempre la memoria storica ... Come se cio non bastasset 10 stesso Carrara si vanta di aver ottenutodagli australiani la rassicurazione che la prima selezione dello zinco sara fatta direttamente sottoterra e cheiI materiale di scarto verra scaricato nelle gallerie gia esistenti ma non pili utilizzabili. Finalmente I'illumina-to sindaco ha trovato il modo pertappare quegli inutili cunicolit dopo che pochi anni fa erano circolate vocitper fortuna rimaste talit riguardanti una presunta proposta di seppellire rifiuti tossici nelle antiche minieretcon la promessa di compensare ogni abitante di Oltre il Colle con una somma in denaro.Che ne sarat infinet del turismo attuale se la montagna si fara radioattiva?

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L'URANIO CHE VERRAGia nel 2006 Energia Minerarls, allora col come di Metex, presenta una richiesta di esplorazione del giaci-mento uranifero di Novazza (Valgoglio), ma gli abitanti locali, che mai hanno dimenticato la storica lottaantinucleare condotta e vinta negli anni '70-'80, si opposero prontamente, bloccando sui nascere il proget-to. L'eventuale inizio dei lavori di estrazione ad Oltre il Colle costituirebbe un nuovo campanello d'allarme.I giacimenti di Novazza, considerata la vicinanza geografica, sarebbero collegabili tramite gallerie aile mi-niere delia val Parina. In questa modo, gli australiani eviterebbero la costruzione di nuove infrastrutturenella zona dei giacimenti cosl come il costoso trasporto su gomma dell'uranio. II minerale viaggerebbe nelsottosuolo fino a giungere in superficie a Gorno, spargendo in Val del Riso e in Val Seriana il suo carico diradiazioni e tumori. Ulteriore incognita sarebbe I'ubicazione degli impianti di trattamento e delia discaricaper i prodotti di scarto, anch'essi altrettanto pericolosi per la salute e I'ambiente.

QUALE ALTERNATIVA?Palese e la mancanza di progetti a lungo termine per il futuro e la sopravvivenza di queste vallate. Anzichepuntare su pochi anni di sfruttamento minerario, si dovrebbe proteggere e valorizzare il patrimonio stori-co e culturale attraverso la promozione di un turismo con impatto ambientale tendente allo zero, lantanaqUindi dalla cementificazione selvaggia atta a trasformare la montagna in un parco giochi fatto di secondecase, impianti sportivi, infrastrutture al solo scopo di lucro.Incrementare visite, percorsi didattici e attivita musealei creare nuovi percorsi di conoscenza del territorio,potenziando quelli gia esistentii incentivare e far conoscere arti e mestieri antichi che ancora resistono al"progresso"i promuovere Ie economie locali (agricoltura, artigianato, gastronomia, servizi, ...) perche co-stituiscano anche un'attrattiva turisticai tutto cia ed altro ancora creerebbe molti piu posti di lavoro e perun arco di tempo di gran lunga maggiore rispetto alia prospettiva offerta dagli australiani. AI contrario,negli ultimi anni, i cospicui fondi stanziati dalla regione per la salvaguardia e la promozione del patrimoniominerario, sono stati spesi malamente dagli amministratori locali senza creare occupazione per i valligiani,mentre la totalita dell'aspetto storico-culturale (musei, visite, attivita di ricerca, ...) e sempre dipeso dall'im-pegno di volontari.

La questione appare drammatica, tanto piu perche ancora circondata da un silenzio irreale da parte di moltivalligiani, quasi come se la parola magica "Iavoro" avesse risolto ogni dubbio, zittito ogni obiezione.Questo articolo tenta modestamente di approfondire i recenti avvenimenti e di diffonderli fra chi per pro-pria sensibilita possa comprenderne la gravita. Concreto infatti e il rischio, per i pochi autoctoni effettiva-mente contrari al progetto australiano, di percepirsi isolati ed inermi di fronte all'inevitabile.Iluoghi sopracitati meritano di essere difesi e valorizzati, anziche svenduti e avvelenati in nome del profitto.

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Spunti dalla lettura del documento "MINIERE TRADITE" note a "cancellazione della memoria storica e blocco del turismo" Per quanto riguarda i volumi da collocare, derivanti dalla selezione del minerale. Questi sono pari a circa 3 volte i volumi cavati: 15 milioni t di minerale cavato corrispondono a 6 milioni di m cubi di roccia compatta, che diventano circa 18 milioni di m cubi di roccia frantumata; questo volume corrisponde a quello trasportabile da circa 400000 autocarri da caricare e da destinare al trasporto sotterraneo o di superficie. I 400000 autocarri in 10 anni di attività corrispondono a 200 trasporti al giorno. "Il materiale di scarto verrà scaricato nelle gallerie già esistenti" Andrebbero fatte valutazioni in merito alla reale fattibilità di utilizzare il sottosuolo: occorre considerare che i cunicoli esistenti non risultano fruibili da mezzi moderni e quindi il trasporto e deposito del materiale di scarto dovrebbe prevedere impegnativi lavori di preparazione e specifiche infrastrutture. "Montagna che si farà radioattiva" Allo stato attuale è dimostrata l'esposizione degli addetti che operano nel sottosuolo ai prodotti di decadimento del gas radon, esposizione lavorativa che determina un "significativo incremento" della mortalità per tumori polmonari. Questo rischio è documentato anche dall'indagine epidemiologica Studio di mortalità dei minatori di piombo-zinco della Val Seriana, pubblicata da R. Paganoni, M. Ronchin e altri nel 1989 sulla rivista "La Medicina del lavoro" numero 80-6. Lo studio ha considerato 1392 addetti nel periodo 1950 - 1980 e conclude: "I minatori della Val Seriana mostrano elevati tassi di mortalità per tutte le cause, con particolare riferimento alle malattie respiratorie (soprattutto la silicosi), al tumore polmonare e alla tubercolosi". Come risaputo, la radioattività che deriva dai prodotti di decadimento del radon decade in breve tempo e non coinvolge le rocce portate in superficie. Sembra fuorviante raccogliere paura irrazionale su una affermazione non corretta, cioè affermare che le rocce cavate in val del Riso siano radioattive. Sembra pretestuoso appellarsi alla conservazione degli "antichi tracciati del sottosuolo", se si osserva che tipo di conservazione è stata fatta per i manufatti che si possono osservare in superficie, ma anche rispetto alla complessiva tutela del territorio. nota a "l'uranio che verrà" "I giacimenti di Novazza, considerata la vicinanza geografica, sarebbero collegabili tramite gallerie alle miniere della val Parina" Una galleria rettilinea che collega Novazza con la testata della Val Parina (Zorzone), oppure Gorno, sarebbe lunga 27 km; occorre poi considerare che per non uscire in superficie in corrispondenza alle intersezioni della Val Grabiasca, della Val Sanguigno e della Val Canale, la galleria dovrebbe ribassarsi rispetto alle quote di ingresso e di sbocco Allo stato attuale lo scavo di questa galleria non sembra possa rientrare fra le concessioni già acquisite da EML note a "quale alternativa" Due obiezioni che sono preliminari e decisive: - il nostro futuro non prevede impiego di zinco e piombo? - le risorse materiali le facciamo sempre e comunque estrarre da altri, lontano da noi? Questo non significa assolutamente accettare l'intervento e i programmi di EML, ma esprime la necessità di potere entrare nel merito delle scelte industriali e discutere le condizioni di approvvigionamento. Ovviamente è diverso il discorso in merito all'opposizione riferita all'estrazione di uranio. Negli anni 1978-80 abbiamo affermato: "la miniera non serve perché non intendiamo consumare l'energia elettrica che si può produrre con questo uranio: gli stessi investimenti destinati a estrarre uranio e produrre energia nucleare consentirebbero di realizzare risparmi e razionalizzazione dei consumi in misura molto più elevata rispetto alla quota di energia elettrica che verrebbe prodotta". Questa opposizione è preliminare all'estrazione di uranio, senza neppure considerare la problematica del rischio per le persone, per l'ambiente e per l'organizzazione sociale riferito a tutto il ciclo di vita dell'energia nucleare.

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"I luoghi meritano di essere difesi e valorizzati, anziché svenduti e avvelenati in nome del profitto" Il raddoppio della discarica della val di Rogno, nei comuni di Gorno e Premolo, poteva essere bloccato, anche alla luce dei programmi industriali indicati dalla stessa Pontenossa spa; la Società prevedeva, in sede di raddoppio dell'attività di trattamento dei fumi di acciaieria realizzato fra il 2003 e il 2010, il trattamento delle scorie, evitando appunto la discarica, il raddoppio dell'attività produttiva e dell'occupazione. Le Amministrazioni e la comunità hanno invece accettato il raddoppio della capacità produttiva, il raddoppio della discarica e il calo dell'occupazione.