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DIREZIONE DIDATTICA DI CORCIANO-PG A CURA DELL’INS. SILVIA CURTI F.S. AREA 3 DISABILITÀ DISPENSA SULL’USO DELL’ICF A SCUOLA

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DIREZIONEDIDATTICADICORCIANO-PG

ACURA

DELL’INS.SILVIACURTI

F.S.AREA3

DISABILITÀ

DISPENSASULL’USODELL’ICFASCUOLA

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PREMESSA LA PEDAGOGIA INCLUSIVA IN RELAZIONE ALLA CLASSIFICAZIONE ICF

Il senso della transizione culturale dalla pedagogia dell’integrazione alla pedagogia

dell’inclusione, avvenuta nei dibattiti internazionali, si può identificare nel principio di un radicale

allargamento all’insieme delle popolazioni scolastiche nella loro diversità: l’inclusione

concernerebbe, pertanto, «tutte le differenze culturali, sociali, linguistiche, razziali, di genere,

mentali e fisiche». In una recente ricerca condotta sulla realizzabilità della prospettiva inclusiva in Italia, Simona

D’Alessio1 definisce l’educazione inclusiva come una dimensione multidimensionale che

favorisce la partecipazione di tutti gli alunni che incontrano delle difficoltà nella scuola ordinaria;

che si interroga sul significato di concetti come educazione, normalità, apprendimento, successo

scolastico, bisogni educativi speciali; che suggerisce percorsi per cambiare curricoli, spazi, tempi,

programmazioni e approcci pedagogici e, quindi, fa emergere i limiti della scuola e le «patologie»

della società proponendo una scuola che sia agente di cambiamento piuttosto che di riproduzione

sociale.

Secondo questi studi l’educazione inclusiva ha come presupposto teorico il modello sociale

della disabilità che nasce negli anni Settanta con Finkelstein e Oliver in opposizione al modello

medico. Questo paradigma sottolinea la differenza tra la condizione biologica (menomazione) e

quella sociale (disabilità); promuove la partecipazione diretta delle persone disabili e dei loro

familiari nelle decisioni politiche; focalizza l’attenzione sulla rimozione delle barriere economiche,

politiche e sociali che si aggiungono alla condizione personale di sofferenza e di difficoltà.

Questo modello sociale, trasportato in ambito scolastico, contribuisce allo sviluppo di una risposta

pedagogica critica; alla condivisione di un progetto politico basato sulla lotta contro le

disuguaglianze sociali, sulla valorizzazione dei gruppi storicamente oppressi e sull’opposizione

alle forme di assoggettamento e di condizionamento; al cambiamento paradigmatico

dell’educazione valorizzando le scuole come luoghi di cambiamento sociale.

Simona D’Alessio ha confrontato le concezioni e le prassi inclusive italiane con quelle

anglosassoni rilevando che, secondo la loro prospettiva, integrazione e inclusione differiscono

perché il primo costrutto mira a sostenere l’integrazione della persona nel contesto scolastico

mettendogli a disposizione tutte le risorse, gli strumenti e i materiali necessari per favorire la sua

1 Dottore di Ricerca in Educazione Inclusiva GRIDS (Gruppo di Ricerca Inclusione e Disability Studies); si occupa diquestioniriguardantil'educazioneinclusivaeiDisabilityStudiesinEducationinambitonazionaleeinternazionale.Dal2006lavorapart-time per la European Agency for Development in Special Needs Education. Dal 2012 è visiting research associate pressol'Instituteof Education,Università di Londra.Nel 2010ha fondato la prima rivista italianadiDisability Studies dal titolo "ItalianJournalofDisabilityStudies"(Anicia).

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partecipazione, mentre la seconda nozione è finalizzata a mettere in discussione quelle stesse

strutture sociali, istituzionali e politiche che possono premere sull’individuo (o sulla singola

scuola) causando una serie di difficoltà. In modo più dettagliato l’integrazione si riferisce all’ambito educativo in senso stretto, ai singoli

alunni disabili, interviene prima sull’individuo e poi sul contesto, incrementa una risposta

specialistica riferendosi a un modello psicologico della disabilità ed a una visione compensatoria. L’inclusione, invece, guarda alla globalità delle sfere educativa, sociale e politica, prende in

considerazione tutti gli alunni, interviene prima sui contesti e poi sull’individuo, trasforma la

risposta specialistica in ordinaria rifacendosi al modello sociale della disabilità e al costrutto di

empowerment il quale mette al centro di tutti i processi decisionali il disabile stesso e i suoi

familiari. La D’Alessio conclude le sue indagini sostenendo che lavorare per un cambiamento verso

l’inclusione non significa dimenticare il passato e i successi raggiunti con l’integrazione scolastica,

ma rendere tale condizione un fatto acquisito del sistema italiano considerando la presenza di

bambini con disabilità come una risorsa per tutti gli alunni. In base a quanto argomentato si può sostenere che il percorso compiuto dal processo

dell’integrazione scolastica italiana è in linea con i principi e i costrutti teorici di riferimento della

classificazione ICF: la valorizzazione della persona in quanto tale, l’approccio olistico e globale, il

modello integrativo biopsicosociale, la considerazione dei fattori che circondano la persona,

l’importanza del contesto e della prospettiva relazionale, la qualità dei processi e dei sistemi

educativi e la partecipazione alla vita all’interno di una società inclusiva.

In ambito pedagogico questi presupposti fanno riflettere sul fatto che l’integrazione scolastica

realizza parzialmente l’obiettivo della partecipazione sociale e del riconoscimento delle pari

opportunità dei disabili. Di conseguenza, considerando che il percorso compiuto in questo settore

è stato positivo e costruttivo, è necessario rilevare le strategie e i processi che si sono rivelati

funzionali a tali scopi e trasferirli in altri contesti e situazioni di vita. Le persone con disabilità,

infatti, chiedono di non essere escluse non solo dalla scuola ma anche da tutte le altre realtà

sociali: il lavoro, i luoghi di aggregazione, le attività del tempo libero, lo sport, la cultura, il

trasporto, i viaggi ecc.

Come sostengono Stainback e Stainback l’inclusione è una modalità esistenziale, un imperativo

etico, «un diritto base che nessuno deve guadagnarsi», di conseguenza non è necessario

dimostrare il valore pedagogico della vita in comunità e dell’apprendimento in una scuola

comune. E’ un dovere rimuovere le barriere e gli ostacoli che impediscono l’inclusione sociale

dando le risorse e i supporti adeguati affinché i bambini con disabilità crescano in ambienti

inclusivi.

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La pedagogia dell’inclusione, dunque, si realizza recuperando la valenza ontologica della persona

in quanto essere umano e i paradigmi educativi fondamentali, i quali riconoscono che i bisogni

educativi speciali delle persone con disabilità non sono tali perché differenti dagli altri, ma in

quanto richiedono di pensare e organizzare in modo diverso le prassi educative per rispondere a

queste necessità.

L’integrazione come processo educativo, dunque, viene esaltato per la sua ricchezza umana e

diventa autentica educazione inclusiva se il processo è accompagnato da un pensare speciale

che guida il percorso di vita della persona. Cfr. De Polo G., Pradal M., Bortolot S., ICF-CY nei servizi per la disabilità, Franco Angeli, Milano,

2011, pp. 28-35)

PASSAGGIO DA ICIDH A ICF...PERCHÈ?

Il modello basato sull’ICIDH evidenzia delle criticità, in quanto rappresenta un modello medico

centrato sull’analisi delle caratteristiche eziologiche evidenziando una linearità ( causa – effetto)

tra la malattia e l’handicap inteso come svantaggio - difficoltà causato dalla stessa. E’ evidente quindi un’assenza totale della valutazione della multifattorialità delle variabili in gioco

(dimensione contestuale). La descrizione delle situazioni è espressa in termini negativi sottolineando la deviazione dalla

norma ( non sa, non sa fare…) Il passaggio all’ICF ha determinato la valutazione della dimensione contestuale e il passaggio dal

termine handicap al termine “persona con disabilità”. L’intento è quello di porre attenzione al funzionamento del soggetto e alle sue condizioni di salute

tenendo conto delle variabili contestuali. In particolare si va a porre l’attenzione sugli ostacoli e i

facilitatori posti dal contesto facendone non una lettura lineare ma sistemica. L’ICF focalizza come le persone “funzionano” e di cosa hanno bisogno per vivere al meglio le

proprie possibilità; le conseguenze della malattia infatti possono essere molto diverse a parità di

diagnosi in relazione a come il contesto si è saputo organizzare. L’ uscita dell’ICF unitamente alla Convenzione sollecita una nuova cultura che ponga fine

all’isolamento e alla discriminazione e garantisca l’inclusione sociale. Vuole promuovere il diritto di

cittadinanza dei soggetti disabili e sollecitare gli Enti ad attivare iniziative in tal senso.

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COS’È L’ICF

• È uno strumento di classificazione per valutare salute, funzionamento e disabilità • International Classification of Functioning, Disability and Health • Redatto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel 2001 Nel 2007 l’OMS ha realizzato la Classificazione internazionale del Funzionamento, della

Disabilità e della Salute per Bambini e Adolescenti: ICF-CY (Children and Youth Version)

SCOPI:

• Presentare un modello organico, una base scientifica e di ricerca, un protocollo

condivisibile tra i vari operatori: i clinici, gli insegnanti, i genitori, gli assistenti sociali….. • Stimolare la rete tra i Servizi per migliorare i livelli di partecipazione sociale delle persone

con disabilità. • L’ICF offre la possibilità di utilizzare un linguaggio comune per descrivere il

funzionamento tra i diversi soggetti coinvolti nel processo di integrazione al fine di favorire

la costruzione di un’intersoggettività funzionale. • La pubblicazione dell’ICF-CY garantisce una descrizione più accurata del funzionamento

del bambino e dell’adolescente. • L’ICF è uno strumento in grado di presentare in modo organico le condizioni della salute

umana. • Non è centrato sulla malattia, ma sulla salute. • La disabilità è un aspetto del concetto generale di «salute».

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LA DISABILITÀ È UN CONCETTO IN EVOLUZIONE: Secondo un modello medico la disabilità e l’handicap sono una condizione intrinseca della

persona, causata direttamente da menomazioni. Secondo un modello sociale, la disabilità e l’handicap non sono una condizione intrinseca della

persona, ma una complessa interazione tra condizioni personali e ambientali. Secondo un modello bio-psico-sociale la salute o la disabilità di una persona sono date

dall’interazione di fattori individuali ( biologici e psicologici) ed ambientali. La disabilità non concerne solo anormalità fisiologiche e psicologiche (causate da malattie,

disturbi o lesioni) che necessitano di trattamento medico ma anche gli svantaggi causati

dall’ambiente fisico e sociale che restringe la vita delle persone con problemi di funzionamento. La condizione di salute

• È la risultante dell’interazione tra aspetti biomedici e psicologici della persona (funzioni

e strutture corporee); • aspetti sociali (attività e tipo di partecipazione svolte nella quotidianità); • fattori di contesto (fattori ambientali e personali)

I fattori personali come l’autostima, la motivazione individuale, sono presi in considerazione

dall’ICF, ma non sono classificati in quanto non facilmente identificabili

IL MODELLO BIO-PSICO-SOCIALE SOCIALE NELL’ICF

Le informazioni fornite dall’ICF non sono una diagnosi, ma la descrizione delle situazioni che

riguardano il funzionamento umano e le sue restrizioni (disabilità).

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(slide tratta dal corso ICF –Terni)

VISIONE D’INSIEME DELLE COMPONENTI DELL’ICF L’ICF può essere suddiviso in due parti: Parte 1- Funzionamento e Disabilità

a) Funzioni e Strutture Corporee b) Attività e partecipazione

Parte 2 – Fattori Contestuali c) Fattori ambientali d) fattori personali

Il codice dell’ICF è un insieme di simboli usato per rappresentare convenzionalmente un dato o un

gruppo di dati. Il codice indica la categoria che descrive il funzionamento e la disabilità di una

persona.

Si utilizza un codice alfanumerico formato da lettera e da più numeri. L’ICF valuta quattro momenti della salute di un individuo, che riguardano la struttura corporea

(es. gli occhi), le funzioni corporee (es. la vista), l’attività e la partecipazione (es. la lettura), i

fattori ambientali (es. l’uso del computer).

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Dott.ssa Francesca Ragazzo

Ogni componente della salute di un individuo è codificata con una lettera.

b => body = funzioni corporee; s => struttura = strutture corporee; d => domain = attività e partecipazione; e => environment = ambiente; seguita da numeri che indicano categorie e qualificatori: es: b 163.2 ( 163= categoria, 2=qualificatore)

• ogni stringa alfanumerica è collegata a una breve descrizione,organizzata gerarchicamente

dal generale al particolare, ad esempio b 163 riguarda le «Funzioni cognitive di base.

Funzioni mentali coinvolte nell’acquisizione delle conoscenze riguardo agli oggetti, agli

eventi e alle esperienze; e l’organizzazione e l’applicazione di tali conoscenze nei compiti

che richiedono un’attività mentale.» • es. b 163.2 il qualificatore 2 indica che le «funzioni cognitive di base» hanno una

menomazione media

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I QUALIFICATORI • L’ICF non è una costruzione statica, bensì dinamica. Non si limita a fotografare la

situazione del disabile così com’è, aggiunge un sistema di qualificatori che indicano la

differenza della condizione attuale rispetto a un ideale di salute, o la localizzazione delle

malformazioni fisiche, oppure l’influenza dei fattori ambientali. • La scelta del qualificatore non è soggettiva, ma vincolata all’osservazione obiettiva dei

dati effettuata per un periodo di almeno 30 giorni.

CONNESSIONI TRA LE VARIE COMPONENTI DELL’ICF. Un insegnante non dovrebbe limitarsi a descrivere le capacità e le performance di un bambino

nelle attività scolastiche e nel suo grado di partecipazione, ma deve saper analizzare e ricercare tutto quello che può influire e condizionare la sua prestazione.

es: nella lettura

L’ins., prendendo spunto dall’ esempio, dovrebbe descrivere il livello di capacità e di performance nella lettura del b., ma per farlo deve saper anche riconoscere le funzioni corporee che sono connesse ( funzioni mentali specifiche quali l’attenzione, la memoria, funzioni percettive come la vista, funzioni mentali legate al linguaggio, ecc…) e le strutture corporee ( es. gli occhi) . Deve

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altresì tener conto dei fattori ambientali (ES. le tecnologie) valutando di come questi possano essere dei facilitatori o delle barriere

Vediamo più nel dettaglio…

FUNZIONI CORPOREE (b)

• Sono le funzioni fisiologiche dei sistemi corporei, comprese le funzioni psicologiche. b1 –Funzioni mentali b2 – funzioni sensoriali e dolore b3 – funzioni della voce e dell’eloquio b4 – funzione dei sitemi cardiovascolare, ematologico, immunologico e dell’apparato

respiratorio b5- funzioni dell’apparato digerente e dei sistemi metabolico ed endocrino b6 – funzioni genitourinarie e riproduttive b7- funzioni muscolo scheletriche e correlate al movimento b8 – funzioni della cute e delle strutture correlate

Ciascuna funzione è successivamente ancora declinata es. b1 Funzioni mentali: a. funzioni mentali globali

b. funzioni mentali specifiche

funzioni mentali globali (b110-b139)

b110 funzioni della coscienza b114 funzioni dell’orientamento ( tempo,spazio,persona) b117 funzioni intellettive b122 funzioni psicosociali globali b 125 funzioni e attitudini intrapersonali

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b126 funzioni del temperamento e della personalità b130 funzioni dell’energia e delle pulsioni b134 funzioni del sonno b139 funzioni mentali globali, altro specificato e non specificato

funzioni mentali specifiche ( b140-b189) b140 funzioni dell’attenzione b144 funzioni della memoria b147 funzioni psicomotorie b152 funzioni emozionali b156 funzioni percettive b160 funzioni del pensiero b163 funzioni cognitive di base b 164 funzioni cognitive di livello superiore b167 funzioni mentali del linguaggio b172 funzioni di calcolo b176 funzione mentale di sequenza dei movimenti complessi b180 funzioni dell’esperienza del sé e del tempo b189 funzioni mentali specifiche. altro specificato e non specificato b198 funzioni mentali,altro specificato b199 funzioni mentali, non specificato

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• Il qualificatore dopo il punto sta ad indicare l’estensione o la gravità della menomazione. • Le menomazioni sono problemi nella funzione o nella struttura del corpo, intesi come una

deviazione o perdita significative.

Le stringhe che cominciano per «b» (funzioni) hanno un solo qualificatore dopo il punto:

• b163.0 nessun problema 0-4 % • b163.1 problema lieve 5-24% • b163.2 problema medio 25-49% • b163.3 problema grave 50-95% • b163.4 problema completo 96-100% • b163.8 non specificato informazioni insufficienti • b163.9 non applicabile impossibile da verificare •

Es. b 163.2 significa che le «funzioni cognitive di base» hanno una menomazione media.

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STRUTTURE CORPOREE (s) • Sono le parti anatomiche del corpo come gli organi, gli arti e le loro componenti • Le menomazioni sono problemi nella funzione o nella struttura del corpo, intesi come una

deviazione o una perdita significative.

Articolazione: -s 1 –strutture del sistema nervoso -s2 – occhio, orecchio e strutture correlate -s3 – strutture coinvolte nella voce e nell’eloquio -s4 – strutture dei sistemi cardiovascolare, immunologico e dell’apparato respiratorio -s5 – strutture correlate all’apparato digerente e ai sistemi metabolico ed endocrino -s6 – strutture correlate al sistema genitourinario e riproduttivo -s7- strutture correlate al movimento -s8 – cute e strutture correlate Ciascuna ha ancora una sua articolazione Es. s230 strutture adiacenti all’occhio

Ø S2301 palpebra Ø s2302 sopracciglio Ø ….

Le strutture «s» hanno tre qualificatori:

Ø il primo indica la gravità della menomazione e la sua estensione Ø il secondo la natura della menomazione e del cambiamento (il tipo di alterazione) Ø il terzo la sua localizzazione

Primo qualificatore:

xxx.0 NESSUNA menomazione ( assente , trascurabile) 0-4%

xxx.1. menomazione LIEVE ( leggera, piccola) 5-24%

xxx.2 menomazione MEDIA ( moderata, discreta) 25-49%

xxx. 3 menomazione GRAVE ( notevole, estrema) 50-95%

xxx.4 menomazione COMPLETA (totale…) 96-100%

xxx.8 non specficato

xxx.9 non applicabile

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s.2302= sopracciglio Traduzione: sopracciglio con lieve menomazione, dimensioni anormali a dx

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ATTIVITA’ E PARTECIPAZIONE (d) L’Attività è l’esecuzione di un compito o di un’azione. La Partecipazione è il coinvolgimento in una situazione di vita.

La disabilità può comportare limitazioni dell’attività o restrizioni della partecipazione. Le Limitazioni dell’Attività sono le difficoltà che un individuo può incontrare nello svolgere delle

attività Le Restrizioni alla Partecipazione sono i problemi che un individuo può sperimentare nel

coinvolgimento nelle situazioni di vita.

ATTIVITÀ E PARTECIPAZIONE (d)

d 1- apprendimento e applicazione delle conoscenze d2 - compiti e richieste generali d3- comunicazione d4 – mobilità d5 –cura della propria persona d6 – vita domestica d7 – interazioni e relazioni interpersonali d8 – aree di vita principali d9 – vita sociale, civile e di comunità

Ogni sezione ha una successiva articolazione, es: d1 – apprendimento e applicazione delle conoscenze Esperienze sensoriali intenzionali ( d110-d129)

d110 guardare d115 ascoltare …

Apprendimento di base ( d 130-d159) d130 copiare d131 imparare attraverso le azioni con gli oggetti d132 acquisire informazioni

d134 acquisire il linguaggio d134 acquisire un linguaggio aggiuntivo d135 ripetere d137 acquisire concetti

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d 140 imparare a leggere d145 imparare a scrivere d150 imparare a calcolare d155 acquisizione di abilità

… Applicazione delle conoscenze ( d160-d179)

d 160 focalizzare l’attenzione d161 dirigere l’attenzione d163 pensare d166 leggere d170 scrivere d172 calcolare d 175 risoluzione di problemi d177 prendere decisioni …

Le stringhe che cominciano per «d» (attività e partecipazione) hanno due qualificatori:

- il primo indica la performance ossia quello che la persona fa realmente nel suo contesto

che può essere operazionalizzata come il livello di funzionamento in presenza di sostegni

e interventi da parte di persone e/o di altri facilitatori o barriere ambientali (adattamenti

ambientali, ausili). E’ intesa come quello che il soggetto fa con tutti i fattori ambientali.

- il secondo descrive la “capacità” della persona che può essere operazionalizzata come il

livello di funzionamento della persona in assenza di sostegni e interventi da parte di

persone e/o di altri (adattamenti ambientali, ausili) facilitatori o barriere ambientali. E’

intesa come quello che il soggetto fa da solo, senza assistenza ed escludendo l’influenza

di tutti i fattori ambientali riconosciuti come rilevanti per quella attività/partecipazione.

- Esempio: d170 scrivere

d1701 «Utilizzare convenzioni grammaticali nei componimenti scritti. Adoperare l’ortografia

standard, la punteggiatura e le forme dei casi adeguate»

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• d1701.0 nessun problema 0-4 % • d1701.1 difficoltà lieve 5-24% ( il problema è presente in meno del 25% del tempo negli ultimi 30 gg)

• d1701.2 difficoltà media 25-49% ( il problema è presente in meno del 50% del tempo negli ultimi 30 gg)

• d1701.3 difficoltà grave 50-95% ( il problema è presente per più del 50% del tempo negli ultimi 30 gg)

• d1701.4 difficoltà completa 96-100% ( il problema è presente per più del 95% del tempo negli ultimi 30 gg) • d1701.8 non specificato informazioni insufficienti • d1701.9 non applicabile impossibile da verificare

Esempio: d1701.13

Il soggetto mostra lievi difficoltà (primo qual -1) nell’utilizzare convenzioni grammaticali nei

componimenti scritti e nell’adoperare l’ortografia standard anche in presenza di aiuti o schemi

e/o tabelle di riferimento; in completa autonomia e senza tali mediatori (secondo qual -3),

l’alunno mostra gravi difficoltà che spesso pregiudicano la rilettura e comprensione del testo

sia a se stesso che ad altri Il valore di performance .1 .2 .3 .4 Non indica che la persona “ ha dei problemi… indica un’interazione problematica …. Il nostro obiettivo è che sia .0

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FATTORI AMBIENTALI (e)

• Costituiscono l’ambiente fisico e sociale e degli atteggiamenti in cui le persone vivono e

conducono la loro esistenza.

Articolazione: e 1- prodotti e tecnologia

es:

e110 Prodotti e sostanze per il consumo personale ( cibo, farmaci…)

e120 Prodotti e tecnologie per la mobilità ( ausili per camminare , sedie a rotelle…)

e125 Prodotti e tecnologie per la comunicazione (tastiera facilitata, hardware, software, sintesi vocale, CAA …)

e130 Prodotti e e tecnologia per l’istruzione (Strumenti: Schemi, mappe …Prodotti informatici, giochi elettronici)

e 2 –ambiente naturale e cambiamenti ambientali effettuati dall’uomo e240 Luce ( illuminazione naturale e artificiale, intensità della luce, qualità della luce…)

e250 Suono ( intensità del suono- qualità del suono…)

e 3 – relazioni e sostegno sociale e330 persone in posizione di autorità ( DS, docenti, operatori scolastici, assistenti alla comunicazione, addetti al

trasporto, esperti esterni…)

e 4 – atteggiamenti

e430 atteggiamenti individuali di persone in posizione di autorità ( empatia, flessibilità, sostegno emotivo…)

e440 atteggiamenti individuali di persone che forniscono aiuto o assistenza ( accettazione, protezione,

disponibilità, sensibilità autocontrollo…

e 5 –Servizi, sistemi e politiche e5850 servizi dell’istruzione e della formazione ( formazione continua, gruppi di lavoro e studio, risorse del territorio,

eventi…)

• Il qualificatore indica il grado in cui un fattore rappresenta un facilitatore o una barriera.

Le stringhe che riguardano i fattori ambientali «e» impiegano due tipi di qualificatori che possono

essere rispettivamente un facilitatore se indicato dal + o una barriera se è preceduto dal punto.

Esempio: e 315+2 «famiglia allargata» facilitatore di grado medio oppure e 315.1 barriera lieve

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Qualificatore ambientale: barriera o facilitatore

0 nessuna barriera

1 barriera lieve

2 barriera media

3 barriera grave

4 barriera completa

8 barriera, non specificato

9 non applicabile

0 nessun facilitatore

+1 facilitatore lieve

+2 facilitatore medio

+3 facilitatore sostanziale

+4 facilitatore completo

+8 facilitatore, non specificato

9 non applicabile

I FATTORI PERSONALI sono le caratteristiche della persona, non sono codificati in ICF

a causa della loro grande variabilità sociale e culturale. Tale discrezionalità è lasciata agli

utilizzatori. La loro codifica è prevista in futuro.

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PRECISAZIONE per esempio nel codice b21003 che cosa indicano le lettere e i numeri? E quindi come interpretarlo in riferimento alle varie componenti (Strutture, funzioni, attività e partecipazione e fatt. ambientali)? FUNZIONI CORPOREE b cap 2 – funzioni sensoriali e dolore b2 funzioni della vista b210 funzioni dell’acuità visiva b 2100 acuità monoculare nella visione da vicino b21003 La prima posizione di un codice ICF identifica la componente. (1°livello) – b = FUNZIONI CORPOREE La seconda posizione indica in quale capitolo della componente ci si trova. I codici costituiti da una lettera e un numero costituiscono il successivo livello della classificazione.(.b2 – FUNZIONI SENSORIALI E DOLORE) la terza posizione indica in quale categoria ci si trova ed è rappresentata da un numero a due cifre (i numeri partono da 10 fino a 99) in questo caso 10 I codici costituiti da 1 lettera e 3 numeri indicano categorie di secondo livello della classificazione (es.b210 FUNZIONI DELLA VISTA) La quarta posizione identifica la categoria di terzo livello con valori da 0 a 9. Le categorie di terzo livello rappresentano delle "specificazioni" della categoria di secondo livello. es b2100 FUNZIONI DELL’ACUITÀ VISIVA Infine la quinta posizione identifica la categoria di quarto livello, che assume valori sempre da 0 a 9 le categorie di quarto livello rappresentano delle "ulteriori specificazioni" della categoria di terzo livello. es b21003 –ACUITÀ MONOCULARE NELLA VISIONE DA VICINO Nelle componenti Funzioni e Strutture Corporee i livelli di dettaglio della classificazione scendono fino al quarto livello, quindi fino a cinque numeri dopo la lettera di identificazione della componente. Nella componente Attività e partecipazione e nei Fattori Ambientali il livello di dettaglio si ferma al terzo, quindi fino a quattro numeri dopo la lettera.

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I VANTAGGI DELL’ICF NELLA SCUOLA • Il sistema ICF fornisce una base scientifica per lo studio della salute, fissa un protocollo di

linguaggio comune, fornisce un sistema informatico per indagini statistiche, ricerche,

misurazione dei risultati, programmazione dei curricoli e per i progetti di intervento. • Questa codifica è sistematica, portabile, traducibile, condivisa. • Attenzione alla salute dell’individuo, al concetto di benessere e di qualità di vita • Attenzione all’ambiente, al contesto di vita, fattori contestuali e fattori personali( approccio

ecologico) • Coinvolgimento di tutte le parti – arricchisce di senso il processo di “presa in carico” =

approccio di rete - pariteticità degli attori

• Possibilità di verifica e confronto fra attori diversi in tempi diversi • Proiezione nel tempo dell’azione dello strumento, dunque del progetto che ne scaturisce

• La descrizione delle capacità e delle limitazioni dello studente diventa più precisa sia per

qualità che per approfondimento

• Ciò permette di conoscere meglio alcune modalità di funzionamento complesse e

articolate, come nel caso di persone con compromissione mentale, autismo, limitazione

motoria, ecc.

• Fornisce modalità per OSSERVARE e DESCRIVERE l’IMPATTO DEI FATTORI

AMBIENTALI, in termini di facilitatori o di barriere, rispetto alle attività ed alla

partecipazione di quella persona con “quella “condizione di salute

• Ciò permette anche di declinare al meglio gli obiettivi del lavoro a livello individuale

• Permette anche di valutare con maggiore oculatezza i risultati ottenuti

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Utilizzo dell’ICF per la strutturazione del PEI

Premessa

Utilizzare correttamente ICF o, in altri termini, valutare il funzionamento vuol dire

descrivere per una persona tutte le componenti costitutive della classificazione: funzione e

strutture corporee, attività e partecipazione e ambiente.

Senza questo rispetto dell’integrità delle componenti si perde la possibilità di cogliere la

natura relazionale, interattiva del funzionamento.

L’esclusione anche di una sola componente dell’ICF non è quindi una semplificazione ma

un totale fraintendimento dei contenuti della classificazione.

Questo non significa che una valutazione con ICF comporti la compilazione di tutte le

singole voci ( items) che costituiscono la classificazione e che sono oltre 1400.

L’obiettivo e la natura della valutazione orienta di fatto il livello di dettaglio necessario.

Si apre qui il tema pratico dei processi applicativi di ICF sui quali ci soffermeremo

brevemente di seguito.

Utilizzare in pratica l’ICF significa raccogliere informazioni dirette ( es. intervista) o

documentali ( es. dati di una cartella clinica) sul funzionamento della persona e individuare

per ogni singola informazione rilevante la sua corrispondenza con codici ICF.

Questa operazione delicata e complessa che presuppone l’avere a disposizione buone

informazioni ( dati e osservazioni) e una buona conoscenza della classificazione, è

comunemente denominata codifica.

In ambito scolastico ricordarsi che:

1. non è il bambino di per sé ad essere oggetto di descrizione/valutazione, ma l’interazione tra l’alunno e il contesto di apprendimento nel quale vive;

2. per redigere un buon profilo di funzionamento è necessaria quindi una descrizione dell’ambiente di apprendimento e di come interagisce con l’ alunno

3. avere ben chiaro che il profilo di funzionamento nell’apprendimento è determinato da tutti i fattori contestuali presenti

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Allegato – Analisi riassuntiva degli indicatori di funzionamento secondo i criteri ICF-CY2

FUNZIONI CORPOREE

Cap. 1 - Funzioni mentali Funzioni mentali globali (b110-b139): stato, continuità e qualità della coscienza; regolazione degli stati di veglia; orientamento rispetto al tempo, al luogo, a sé stessi a e agli altri, agli oggetti, allo spazio; adattabilità alle situazioni nuove; responsività alle richieste; livello di attività; prevedibilità delle reazioni; perseveranza nell’impegno; propositività e intraprendenza; funzioni del temperamento e della personalità (estroversione, giovialità, coscienziosità, stabilità psichica, apertura all’esperienza, ottimismo, fiducia, affidabilità); funzioni dell’energia e delle pulsioni (livello di energia, motivazione, appetito, controllo degli impulsi); funzioni del sonno. Funzioni mentali specifiche (b140-b189): Attenzione (mantenimento, spostamento, distribuzione, condivisione); memoria (a breve e lungo termine, recupero ed elaborazione); funzioni psicomotorie (regolazione del comportamento, organizzazione di sequenze complesse di movimenti, dominanza manuale e laterale); funzioni emozionali (appropriatezza, regolazione, gamma delle emozioni); percezione (uditiva, visiva, olfattiva, gustativa, tattile, visuospaziale); ritmo, forma, contenuto e controllo del pensiero; funzioni cognitive di livello superiore (astrazione, organizzazione e pianificazione, gestione del tempo, flessibilità cognitiva, insight, giudizio, soluzione di problemi); linguaggio (ricettivo, espressivo, organizzazione semantica e simbolica, struttura grammaticale e ideativa); calcolo semplice e complesso; sequenza di movimenti complessi; esperienza del sé, immagine corporea, esperienza del tempo. Cap. 2 – Funzioni sensoriali e del dolore Funzioni visive e correlate (b210-b229) Funzioni uditive e vestibolari (b230-b249) Ulteriori funzioni sensoriali (b250-b279) Dolore (b280-b289) Indicare solo se esiste una patologia accertata che sia causa rilevante di dolore in forma cronica o ricorrente tale da influire sul processo di apprendimento. Cap. 3 Funzioni della voce e dell’eloquio Produzione, qualità e articolazione della voce; fluidità, ritmo, velocità e melodia dell’eloquio; funzioni di vocalizzazione alternativa (produzione di note, canto, cantilene, balbettio, pianto, urla, vocalizzi). I capitoli 4, 5, 6, 7 e 8 sono da compilarsi a cura dell’équipe medica ed eventuali patologie con ripercussioni in queste funzioni vanno riportate solo in forma sintetica, desumendole dalla DF, qualora sia ritenuto opportuno specificarle ai fini dell’apprendimento scolastico.

2CompilarequestapartefacendoriferimentoancheallaDiagnosiFunzionalemasoprattuttotenendocontodelleosservazioniaggiornatecondottedagliinsegnanti.Sipossonoscegliereanchesoltantoalcuneareeincuisiritienedebbafocalizzarsil’interventodidattico.

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STRUTTURE CORPOREE

Indicare eventuali menomazioni e problemi nella funzione o nella struttura del corpo , intesi come

deviazione o perdita significativa di funzionamento

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ATTIVITÀ E PARTECIPAZIONE

In questa sezione vanno riportate le informazioni riguardanti le attività che l’alunno svolge ed il suo livello di coinvolgimento nelle varie situazioni di vita. Ogni attività può essere descritta con due qualificatori, per:

- capacità ( abilità di eseguire un compito o un’azione senza l’influsso, positivo o negativo, di fattori contestuali ambientali e/o personali)

- performance (l’abilità di eseguire un compito o un’azione con l’influsso, positivo o negativo, di fattori contestuali ambientali e/o personali)

Capitolo 1 - Apprendimento e applicazione delle conoscenze Esperienze sensoriali intenzionali (d110-d129): guardare, ascoltare, toccare e sentire con la bocca, toccare con le mani o altre parti del corpo, odorare, gustare. Apprendimento di base (d130-d159): copiare, imparare attraverso le azioni con gli oggetti, acquisire informazioni, acquisire il linguaggio, acquisire un linguaggio aggiuntivo, ripetere una sequenza di eventi o simboli, acquisire concetti di base e complessi, imparare a leggere, a scrivere, a calcolare, acquisire abilità basilari (come rispondere a un saluto, utilizzare semplici strumenti) e complesse (come imparare a giocare secondo delle regole). Applicazione delle conoscenze (d160-d179): focalizzare e dirigere l’attenzione, pensare (fingere, speculare, ipotizzare), leggere, scrivere, calcolare, risolvere problemi, prendere decisioni. Capitolo 2 – Compiti e richieste generali (d210-d299) Intraprendere un compito singolo, intraprendere compiti articolati, eseguire la routine quotidiana, gestire la tensione e altre richieste di tipo psicologico, controllare il proprio comportamento, rispondere alle richieste, relazionarsi con le persone, agire in modo prevedibile, adattare il livello di attività. Capitolo 3 – Comunicazione Comunicare - ricevere (d310-d329): comunicare con – ricevere – messaggi verbali, comunicare con – ricevere – messaggi non verbali, comunicare con – ricevere – messaggi nel linguaggio dei segni, comunicare con – ricevere – messaggi scritti Comunicare – produrre (d330-d349): parlare, vocalizzazione prelinguistica, cantare, produrre messaggi non verbali (gesti con il corpo, segni, simboli, disegni, fotografie), produrre messaggi nel linguaggio dei segni, scrivere messaggi. Conversazione e uso di strumenti e tecniche di comunicazione (d350-d369): avviare, mantenere, terminare una conversazione con una e con più persone; discutere di una questione argomentando a favore o contro; usare strumenti di telecomunicazione e macchine per scrivere; usare tecniche di comunicazione (come la lettura labiale). Capitolo 4 Mobilità Cambiare e mantenere una posizione corporea (d410-d429): sdraiarsi, accovacciarsi, inginocchiarsi, sedersi, stare in posizione eretta, piegarsi, spostare il baricentro del corpo, girarsi, mantenere una posizione corporea, trasferirsi da seduti, da sdraiati. Trasportare, spostare e maneggiare oggetti (d430-d449): sollevare e trasportare oggetti, spostare oggetti con gli arti inferiori, uso fine della mano, uso della mano e del braccio (tirare, spingere, raggiungere, girare, lanciare, afferrare), uso fine del piede (per spostare o manipolare oggetti).

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Camminare e spostarsi (d450-d469): camminare per brevi e lunghe distanze, su superfici diverse, attorno agli ostacoli; spostarsi strisciando, salire le scale, arrampicarsi, correre, saltare, nuotare, spostarsi da seduti, rotolarsi, trascinarsi; spostarsi in casa o in altri luoghi, spostarsi con l’aiuto di ausili. Muoversi usando un mezzo di trasporto (d470-d489): usare un mezzo di trasporto a trazione umana (carrozzina, passeggino...), usare mezzi motorizzati, usare delle persone per il trasporto (ad esempio in un marsupio); guidare un mezzo di trasporto a trazione umana o motorizzato; cavalcare animali per farsi trasportare. Capitolo 5 – Cura della propria persona Lavarsi, prendersi cura di singole parti del corpo, bisogni corporali, vestirsi, mangiare, bere, prendersi cura della propria salute, badare alla propria sicurezza. Capitolo 6 – Vita domestica Questo capitolo prevede attività che in genere non sono alla portata di un bambino piccolo, riportare o in casi particolari o nell’eventualità che il bambino svolga funzioni come procurarsi i beni necessari, preparare i pasti, fare i lavori di casa, assistere gli altri. Capitolo 7 – Interazioni e relazioni interpersonali Interazioni interpersonali generali (d710-d729): rispetto e cordialità nelle relazioni, apprezzamento, tolleranza, critiche, segnali sociali, contatto fisico, differenziazione delle persone familiari e non, interazioni interpersonali complesse. Relazioni interpersonali particolari (d730-d779): entrare in relazione con estranei; relazioni formali ed informali; relazioni familiari. Capitolo 8 – Aree di vita principali La maggior parte delle voci di questo capitolo riguarda compiti ed azioni non ancora alla portata di un bambino in età da scuola dell’infanzia, come studiare e lavorare, fatto salvo il primo gruppo di indicatori (d815-d816) che riguarda l’accedere a un programma di istruzione prescolare, il mantenerlo, progredire e terminarlo in modo appropriato per accedere al livello di istruzione successivo ( anche primaria), partecipare ad attività connesse alla vita scolastica come viaggi d’istruzione e feste. Specificare il coinvolgimento nel gioco ( solitario, da spettatori, parallelo, cooperativo) Si possono segnalare casi di frequenza sporadica delle lezioni a causa di problemi di salute o altro, permanenza in deroga all’obbligo scolastico. Capitolo 9 – Vita sociale, civile e di comunità indicatore d920 (Ricreazione e tempo libero), limitatamente a giochi, hobby e sport.

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FATTORI AMBIENTALI

Questi fattori vanno considerati dal punto di vista dell’alunno e riguardano gli atteggiamenti, l’ambiente fisico e sociale in cui vive. Ciascun fattore va classificato come facilitatore o barriera. Capitolo 1 – Prodotti e tecnologia: disponibilità di prodotti ad uso e consumo dell’alunno, come cibo, farmaci, vestiti, giocattoli, ausili tecnologici. Capitolo 2 – Ambiente naturale e cambiamenti ambientali effettuati dall’uomo: caratteristiche dell’ambiente in cui l’alunno vive, illuminazione, condizioni acustiche, qualità dell’aria Capitolo 3 – Relazioni e sostegno sociale: situazione familiare, amicizie, persone che forniscono aiuto o assistenza, animali domestici, operatori sanitari. Capitolo 4 – Atteggiamenti: conseguenze osservabili di costumi, pratiche, abitudini della famiglia e dell’ambiente sociale di appartenenza dell’alunno Capitolo 5 – Servizi, sistemi e politiche: esistenza di servizi, sistemi organizzativi, regole, ordinamenti e convenzioni che influiscono sul benessere dell’alunno.

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