Dispensa Storia Della Naturopatia Vasco
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Accademia di filosofie olistiche via Pasquale Gatti, 28 - 72013 Ceglie Messapica (BR)
www.scuolearon.it CF 90044860741 Presidente: Natale Petti
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La figura del
naturopata
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Sommario
Introduzione .............................................................................................................................................................. 3
1. I principi generali ............................................................................................................................................... 5
1.1. Anamnesi naturopatica ............................................................................................................................ 6
1.2. I principi basilari ....................................................................................................................................... 6
2. Ippocrate ....................................................................................................................................................... 9
3. I quattro elementi, qualit e temperamenti ................................................................................................20
4. La medicina dei semplici .................................................................................................................................27
5. Le donne e la salute nel medioevo (cenni) ....................................................................................................30
6. Paracelso ..........................................................................................................................................................31
7. 500 anni di approccio positivista e ritorno allarte olistica .............................................................................37
8. Lesperienza di William Reich .........................................................................................................................39
9. Ryke Geerd Hamer Hammer ..........................................................................................................................45
10. La normativa regionale ...............................................................................................................................54
A cura del dott. Filippo Vasco
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Introduzione
Il ricorso a terapie alternative e complementari (Complementary Alternative Medicine CAM), sia
per tradizione culturale che per mancanza di ulteriori soluzioni, ha riguardato da secoli, fino
all80% delle popolazioni in via di sviluppo. Da alcuni decenni, anche nei Paesi industrializzati,
lutilizzo delle CAM si esteso a fasce sempre pi ampie della popolazione, con un trend in
costante aumento.
I motivi di questa crescita esponenziale sono molteplici; la convinzione che i rimedi proposti dalle
CAM in quanto naturali, siano privi di effetti indesiderati , probabilmente, uno dei principali ma
non deve essere sottovalutato il ruolo del rapporto terapeuta-paziente. La medicina tradizionale,
nonostante gli indubbi progressi a cui stiamo assistendo, sempre pi parcellizzata in branche
ultraspecialistiche che si occupano, fin nei pi minuti dettagli strutturali e molecolari, delle
alterazioni di organi ed apparati sede del processo morboso, perdendo completamente di vista
luomo malato inteso come persona, unica ed irripetibile, con le sue ansie, i suoi timori, le sue
aspettative. La disumanizzazione della medicina tradizionale e la ricerca, da parte dellindividuo
malato, di qualcuno che si occupi della sua persona in modo olistico rappresenta uno dei
principali motivi del crescente successo delle CAM nei Paesi industrializzati. Il termine Naturopatia
dal punto di vista etimologico e filologico composto da Naturae e Pathos", dove per "Naturae"
vanno intesi sia laspetto fisico che ambientale, e Pathos, affetto, malattia o empatia della natura.
Una definizione etimologica pi appropriata ed unanimemente riconosciuta del termine di
Naturopatia fu introdotta nel 1902 dallidroterapeuta inglese Benedict Lust, derivante dai termini
inglesi: Natures e Path, sentiero della natura. Possiamo affermare che oggi la Naturopatia
senz'altro di attualit e si pu definirla come unarte globale del vivere tenendo presente che:
"Per comandare la natura bisogna obbedirle".
La Naturopatia un regime di vita che permette di mantenere, conservare e riottenere la salute,
seguendo le norme della natura in un contesto ecologico, concetto dal quale prende corpo il
movimento igienista.
Se non c' il rispetto di un corretto regime di vita potranno nascere diversi problemi di salute
conducendoci verso la malattia. Per vocazione il naturopata si interessa a tutti i problemi
sociologici ma andando pi oltre si interessa anche a tutti i problemi politici che possono toccare la
salute, agir di fronte alla situazione
attuale in cui ci troviamo, una societ basata su di una tecnologica ad oltranza, un inquinamento
cavalcante ed un allontanamento dai ritmi naturali dell'essere umano che sottoposto a dure leggi
non consone a lui.
Il comportamento naturopatico diverso da quello allopatico nel quale se si sopprime il sintomo la
malattia diventer cronica e si installer e creer una eversione della malattia su un altro organo
emuntoriale; in questo caso le malattie croniche saranno delle vere malattie.
Secondo la Naturopatia dovremmo considerare da una parte le difese naturali dell'organismo, che
sono delle reazioni naturali, quindi la manifestazione del problema e queste manifestazioni
rappresentano l'espulsione delle tossine che si innestano prima della malattia cronica e poi
evolvono in sclerosi.
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Il naturopata non necessariamente un medico od un guaritore, ma soprattutto un igienista ed un
educatore.
La sua opera si sviluppa cercando di capire lorigine della malattia attraverso le abitudini alimentari
ed i comportamenti errati, i quali creano un sovraccarico ed accumulo di tossine a livello dei liquidi
intra ed extracellulari, creando squilibri degli organi emuntoriali, poich deputati ad eliminare le
tossine del corpo e mantenere un livello funzionale dellomeostasi.
Lorganismo, provvede naturalmente ad eliminare, le tossine nocive ed in eccesso, attraverso
meccanismi di escrezioni e di purificazione: febbre, sudorazione, tosse e catarro, diarrea, ed
alcune forme di dermatosi essudative, esprimono lazione dellorganismo nel tentativo di eliminare
tossine e microrganismi di troppo.
Alluopo, la naturopatia si differenzia principalmente dalla medicina allopatica in quanto considera
queste manifestazioni, quali azioni dellorganismo, tendenti a ripristinare naturalmente un eccesso
di sostanze non gradite allorganismo, e quindi da non impedire, cercando di far evolvere e
controllare questo processo escretivo senza bloccarlo.
Tutti i processi atti a bloccare questi eventi, aggravano e portano verso la cronicizzazione.
Un aspetto importante della Naturopatia riguarda lo studio delle alterazioni della natura umana, in
senso energetico ed unitario,
permettendo di ottenere una visione di insieme, Mente Corpo Anima del soggetto, con la
funzione di normalizzare un equilibrio spesso alterato da cause ambientali: inquinamento, stress
(distress), intossicazioni alimentari e le cattive abitudini di vita, che i ritmi della nostra societ ci
impongono.
LOrganizzazione Mondiale della Sanit (OMS) riconosce l'esistenza di effetti particolari che sono
la somma di tante alterazioni non specificatamente definite ed individuate dal punto di vista
medico: "Comulation effects of Subliminal Everithing (CESE)", quindi, non classificate come
patologie mediche o malattie, ma disturbi (disequilibri) della sfera energetica ed emozionale, che
creano disequilibri o sovraccarichi riflessi su determinati organi.
Lo studio e la comprensione di questi fenomeni, nonch la soluzione volta a ripristinare tali
disequilibri specifica competenza della naturopatia.
Circa le competenze del naturopata, LOMS ha stabilito nella dichiarazione di Alma Alta1 del 1978:
Il Naturopata esercita la sua professione in modo autonomo o in equipe, al fine di valutare lo stato
energetico del soggetto, secondo canoni che considerano l'aspetto costituzionale, il concetto di
"Forza vitale", il flusso della stessa nell'organismo, l'alimentazione, le abitudini e lo stile di vita.
Lattivit del naturopata si svolge attraverso una consulenza non invasiva, opera al fine di valutare
lo stato bioenergetico del soggetto, secondo canoni che considerano laspetto costituzionale, il
grado di forza o energia vitale, lalimentazione, le abitudini e lo stile di vita; fornendo suggerimenti
sull'uso di alimenti, prodotti naturali ed integratori di libera vendita; consiglia cure con prodotti di
derivazione naturale: Fitoterapia, Gemmoterapia, Aromaterapia, Fiori di Bach, Oligoterapia,
Litoterapia, Sali di Shussler, ecc
Utilizza metodiche non invasive di riflesso-stimolazioni: moxa, Tuia cinese, Shiatsu giapponese,
Kinesiologia applicata, Iridologia, Riflessologia plantare, Auricolo-stimolazione cinese e francese di
Nogier, Cromoterapia e altre affini; inoltre, apparecchiature elettroniche per rilevazioni energetiche
secondo la Medicina Tradizionale Cinese: EAV, VEGA, BIOTEST.
Tali strumenti possono essere utilizzati per identificare con precisione il valore energetico di alcuni
punti energetici (punti dei meridiani) o i punti ORA (aree riflesse degli organi), e di verificare
1 Pubblicata: Dossier Medicine Tradizionali del OMS, Edizioni Red, Como, 1984.
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leventuale riequilibrio con alimenti, integratori, o prodotti naturali di libera vendita, con lo scopo di
armonizzare, riequilibrare e tonificare la "forza vitale" del soggetto alterata dal distress.
Pertanto, la Naturopatia rappresenta sia uno stile di vita sia un modo di concepire la guarigione in
cui vengono impiegati vari mezzi naturali di prevenzione e di trattamento delle malattie delluomo.
Le prime metodiche di cura naturopatiche implicavano una combinazione di igiene e di idroterapia,
il primo ad interessarsi, in tempi recenti, fu Benedict Lust.
Benedict Lust utilizz il termine Naturopatia nel 1902 per definire e raccogliere le varie teorie
relative alle terapie naturali e che oggi si identificano in discipline, come: dietetica, dieta naturale,
fitoterapia, omeopatia, manipolazione vertebrale, chiropratica, ginnastica correttiva, idroterapia,
ecc. Uno degli aspetti pi importanti della sua filosofia "l'uso della naturopatia per trasformare la
vita delle persone"; intende per naturopatia una scuola terapeutica distinta che opera attraverso il
potere delle forze naturali quali acqua, aria, sole, terra, erbe, elettricit, magnetismo, esercizio,
riposo, dieta; varie modalit manuali quali massaggio, osteopatia, chiropratica nonch la scienza
morale e mentale.
Egli espresse un notevole dissenso contro gli pseudo-naturopati e la medicina ortodossa
affermando: "si ha interesse per la gente ammalata danneggiandola ulteriormente con vaccini
ecc.". Sottolinea inoltre l'importanza del digiuno, della dieta idrica con la febbre. Fonda la scuola
americana di naturopatia nel 1901 e contribuisce a inserire lo yoga in America, primo segno
dell'interesse verso le cure dell'Oriente.
In una delle sue molte pubblicazioni, "The principles aim and program of the nature cure"
descriveva la naturopatia: "Il sistema curativo naturale si basa su un ritorno alla natura mediante
unalimentazione equilibrata, la respirazione, lesercizio fisico, i bagni e lutilizzo di varie tecniche
energetiche per eliminare le sostanze tossiche dallorganismo, aiutando in tal modo il paziente ad
ottenere uno stato di salute adeguato".
1. I principi generali
In primo posto la Naturopatia pone il principio del potere curativo della natura: "Vis medicatrix
naturae.
La cura naturopatica si fonda nella capacit del corpo di curare se stesso. Questo concetto
deriva dal postulato di Ippocrate, "Primum non nocere", cio evitare pratiche ed azioni che
indeboliscono la capacit del corpo di curare se stesso e tutte le terapie che inibiscono ed
ostacolano le funzioni vitali dellorganismo.
Ovviamente questapproccio presenta, proprio nella societ attuale, dei limiti: in situazioni
particolari il corpo ha bisogno di qualcosa di pi di un semplice aiuto per mantenere il normale
equilibrio fisiologico, bens, di una spinta che avvia i processi di guarigione.
Lintervento del naturopata, in queste situazioni, quello di ricorrere a metodiche ed interventi non
invasivi per ottenere un ripristino delle funzioni corporee organiche e della mente, conducendo la
persona verso uno stato di salute e di benessere.
Per attuare questi interventi, si richiede unampia conoscenza dei sistemi di cura naturali e dei
sistemi diagnosi energetica naturali, dei principi della prevenzione, della conoscenza
dellandragogia per educare il paziente alle regole di una vita sana ed armoniosa e di supportare la
capacit dellorganismo di rigenerarsi e utilizzando terapie naturali ad azione riequilibrante degli
umori e della energia vitale, soprattutto non tossiche.
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Non a caso il vitalismo sostiene che i sintomi che si accompagnano alla malattia non sono causati
direttamente dagli agenti patogeni, per es. i batteri; sono piuttosto il risultato dellintrinseca risposta
o reazione dellorganismo allagente e il tentativo dellorganismo di difendersi e di guarire se
stesso.
1.1. Anamnesi naturopatica
L`approccio del naturopata con la persona duplice:
1. Aiutare la persona a curare se stessa.
2. Guidare ed educare la persona ad adottare uno stile di vita pi salutare.
Una prima anamnesi richiede un colloquio ed ascolto allo scopo di raccogliere informazioni dal
soggetto, e fare una ricognizione circa laspetto fisico, psicologico e il suo modus vitae, in modo da
stabilire un idoneo percorso di comportamento e di ripristino di eventuali abusi, eccessi alimentari
ed errate abitudini con lassunzione di rimedi naturali atti a ripristinare le funzioni vitali bloccate o
ipofunzionanti.
Il Naturopata svolge la sua attivit professionale mediante consulenze specialistiche, fornendo
suggerimenti sulluso di alimenti, di sostanze naturali, di prodotti ed integratori di libera vendita,
utilizzando anche metodiche non invasive di riflesso-stimolazione, manuali o mediante
strumentazioni adeguate e prive di controindicazioni, nel rispetto di un codice deontologico e di un
codice morale e spirituale, peculiare degli operatori del campo delle terapie naturali.
1.2. I principi basilari
"Primo, non nuocere"
agire in collaborazione con il potere curativo della natura
ricercare, individuare e trattare la causa fondamentale della malattia
trattare l'intera persona usando un approccio individualizzato
insegnare i principi di un sano stile di vita e della prevenzione sanitaria
Primo, non nuocere
Sebbene sembrerebbe una dichiarazione ovvia che dovrebbe essere attuata da qualsiasi
professionista della salute, il detto attribuito al medico di epoca classica Ippocrate, che il medico
deve "non nuocere" ai propri pazienti, ha una risonanza specifica in Naturopatia. Come nella
maggior parte delle professioni sanitarie, metodi di indagine e modalit terapeutiche che fanno il
minor danno per il paziente sono da preferire. Quando altri approcci di cura della salute sono
necessari a causa della malattia del paziente, gli operatori naturopati professionisti sono addestrati
a riconoscere questa situazione e inviare i pazienti a coloro che nella fattispecie possono fornire le
cure necessarie.
Agire in collaborazione con il potere curativo della natura
Gli stoici dell'antica Grecia credevano che vi era un principio animatore, logos, che ha agito come
una forza vitale per l'ordine dell'universo. Se gli esseri umani usassero la loro razionale capacit di
comportarsi in sintonia con questo precetto, essi fiorirebbero. La Naturopatia, adottando questa
filosofia Stoica, riconosce che lo stesso potere che ha fatto il corpo - cio una intelligenza innata
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attiva sia nell'universo che all'interno del corpo umano possa anche curare e guarire il corpo.
Lavorando con questo potere curativo della natura - lavorare cio con la vis medicatrix naturae del
paziente piuttosto che cercare di imporre un trattamento senza riguardo per la capacit
intrinseca della persona di guarire, il naturopata cerca di aiutare il corpo, la mente e lo spirito del
paziente a realizzare la guarigione desiderata.
Ricercare, individuare e trattare la causa fondamentale della malattia
Per ogni problema, c' una causa. I naturopati sono pi interessati nel cercare, identificare e
trattare le cause che nel trattare i sintomi della malattia. Essi sostengono che se il sintomo di una
malattia temporaneamente eliminato o soppresso ma la causa di fondo trascurata, allora il
problema torner semplicemente, o potrebbe addirittura peggiorare nel tempo. La causa della
malattia deve essere identificata ed eliminata se si vuole che la vera guarigione si verifichi. Questo
richiede spesso un esame approfondito dello stile di vita del paziente, della dieta e della sua forza
vitale.
Trattare l'intera persona usando un approccio individualizzato
I naturopati lavorano con una visione olistica della salute umana. Essi credono che gli esseri umani
possano con pi probabilit godere di una salute ottimale quando la loro dimensione fisica,
psicologica, spirituale e ambientale sia totalmente integrata. Le persone che applicano questa
visione alla loro salute sono meglio in grado di raggiungere i loro obiettivi e realizzare il loro
potenziale. Essi hanno pi probabilit di essere in armonia con se stessi, con gli altri e con il loro
ambiente. Visto che ogni persona diversa, il naturopata deve individualizzare i trattamenti per
soddisfare le esigenze specifiche di ciascun paziente.
Insegnare i principi di un sano stile di vita e della prevenzione sanitaria
I naturopati insegnano i principi di un sano stile di vita e di una efficacie prevenzione sanitaria. Essi
insegnano ai propri pazienti le cause delle malattie in modo che essi siano meglio in grado di
evitare le recidive. Inoltre, i pazienti dovrebbero essere coinvolti nel processo terapeutico in modo
che possano essere in prima persona attori del loro recupero e imparare ad assumersi la
responsabilit per la loro salute futura. Questo approccio di cooperazione tra il naturopata e il
paziente ha mostrato di potenziare il paziente, il che fornisce ulteriore beneficio. Questo
atteggiamento dar probabilmente luogo ad un'attitudine positiva nel paziente, che portato a
migliorare le possibilit di un ottimale recupero.
Il principio primo della Naturopatia - primum non nocere - o "Primo non nuocere, esige che gli
operatori naturopati professionisti pongano al primo posto la sicurezza del paziente. Correttamente
formati gli operatori naturopati conoscono i limiti di, e le controindicazioni verso i prodotti e le
modalit che essi utilizzano. Ad esempio, un operatore naturopata professionista adeguatamente
formato e preparato invia immediatamente presso un'altra figura sanitaria un paziente quando le
circostanze indicano che il benessere e la sicurezza dello stesso siano messi a rischio. L'invio si
rende anche necessario quando il trattamento naturopatico non tale da arrecare beneficio al
paziente o tale da produrre il risultato positivo atteso.
L'invio del paziente presso altri professionisti particolarmente indicato quando:
si verifica o si sospetta una situazione pericolosa per la vita;
la diagnosi, la valutazione o il trattamento di una condizione specifica non rientra
nell'ambito della Naturopatia;
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la diagnosi, la valutazione o il trattamento di una condizione specifica impone competenze
o tecnologie che non sono al momento disponibili per gli operatori naturopati;
una diagnosi non pu essere confermata con la formazione e la tecnologia che a
disposizione dell'operatore naturopata;
la risposta al trattamento non adeguata, o inspiegabilmente insoddisfacente, o le
condizioni del paziente peggiorano;
un secondo parere utile e necessario.
I suddetti invii presso altri professionisti possono ridurre il rischio di effetti avversi indiretti, che
possono verificarsi quando un trattamento inadeguato viene somministrato; quando il trattamento
corretto ma viene ritardato o interrotto; quando si in presenza di una diagnosi errata; o quando le
terapie naturopatiche vengono somministrate nonostante non indicate.
Questi principi, che sembrano cos moderni ed evoluti, sono tutto ci che era stato gi
precisamente indicato e descritto da Ippocrate, uno dei protagonisti indiscussi della storia della
medicina (quando ancora non era affatto considerata altro rispetto a ci che oggi si definisce
naturopatia). Nelle pagine che seguono, ci soffermeremo su alcuni concetti e personaggi che
hanno prima inventato e poi cambiato, fatto evolvere e diversificare il concetto di salute, medicina,
benessere e malattia. Tralasciando le fasi preistoriche della medicina cinese, orientale ed egiziana
(che il lettore approfondir in altri moduli del corso), cominciamo, appunto dalla vicenda
ippocratea, introdotta da un necessario affresco della cultura in cui nato, vissuto e
inventato.
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2. Ippocrate
L'ud Febo, e scese
dalle cime d'Olimpo in gran disdegno
coll'arco su le spalle, e la faretra
tutta chiusa. Mettean le frecce orrendo
su gli omeri all'irato un tintinno
al mutar de' gran passi; ed ei simle
a fosca notte gi vena. Piantossi
delle navi al cospetto: indi uno strale
liber dalla corda, ed un ronzo
terribile mand l'arco d'argento.
Prima i giumenti e i presti veltri assalse,
poi le schiere a ferir prese, vibrando
le mortifere punte; onde per tutto
degli esanimi corpi ardean le pire.
La medicina laica, come pratica cio dotata di norme e regole sue proprie, autonome dalle
credenze religiose e dalle pratiche della magia, non incomincia con Ippocrate e neppure con i
Greci. Le ipotesi sullesistenza di dottrine e pratiche mediche gi ben consolidate nelle antiche
civilt dellOriente mediterraneo furono confermate dal ritrovamento del Papiro Edwin Smith,
compilato in Egitto intorno al XVII secolo a. C. ma risalente a fonti del terzo millennio.
Assai pi importante tuttavia, ai fini della presente indagine, lindividuazione del rapporto fra
medicina laica e medicina religiosa nel mondo greco, giacch da esso soltanto pu derivare una
pi esatta messa a fuoco critica delle fonti del pensiero ippocratico.
Ippocrate era un Asclepiade, e Asclepiadi erano chiamati tutti i medici professionali del V secolo.
Questo ha condotto a pensare che la corporazione dei medici uscisse, con un processo di
progressiva laicizzazione, dal tronco della casta sacerdotale di Asclepio, il dio-medico di Tricca ed
Epidauro, ai cui templi accorrevano folle di infermi curati con le pratiche magiche o semi-magiche
dellincubazione e della purificazione.
Archeologia e storia vanno in un altro senso.
In Omero (Iliade, II, vv. 716-719), Asclepio un re tessalo, padre dei due medici-guerrieri Podalirio
e Macaone. Prima che un dio, egli era destinato a divenire un eroe culturale, e a lui, il medico
immune da menda, come archetipo della figura del medico, presero a richiamarsi i medici
itineranti che vagavano per le citt e i villaggi della Grecia fra i secc. VIII e VI, spinti dalla necessit
di stringersi in corporazione e di vedersi cos riconosciuta una precisa dignit professionale.
La deificazione di Asclepio, e il sorgere dei primi templi non hanno luogo che verso la fine del sec.
VI; il culto fece il suo ingresso ad Atene solo nel 420 e, ci che pi conta, a Cos non prima della
met del sec. V. Sicch a Cos al tempo di Ippocrate non cerano n tempio n culto, e lisola era
gi famosa per la sua scuola laica di medicina che fior a partire dal sec. V a. C..
N possibile pensare a un semplicistico superamento del sacerdote da parte del medico: i due
filoni continuarono a coesistere, e il culto dAsclepio venne anzi crescendo con i secoli dautorit e
di potenza; sempre di nuovo credenze religiose, superstizione e magia riproposero la loro sfida alla
medicina scientifica, come testimonia la strenua reazione ippocratica nel Male Sacro.
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Con il Sigerist2 potremo dunque concludere che la medicina razionale e quella religiosa
non si svilupparono luna dallaltra... Le radici della scienza e della pratica medica dei Greci
non vanno cercate nei templi ma nelle osservazioni e nelle riflessioni dei primi filosofi.
evidentemente attraverso il travaglio di pensiero che scosse la cultura greca dalla met del sec.
VI agli ultimi decenni del V, che anche il patrimonio di osservazioni e di esperienze accumulate dai
medici vaganti e dagli allenatori ginnici nelle palestre pot prendere una forma e costituirsi in
disciplina scientifica. Da quel travaglio dipese direttamente il suo assetto concettuale; e ancor di
pi, dal prevalere di certe impostazioni filosofiche a danno di altre dipese, a noi pare, la possibilit
stessa di una tale disciplina scientifica. paradossale, ma tuttavia vero, notare a questo punto che
una parte non piccola della grandezza personale di Ippocrate consistette proprio nellaver
separato la medicina dalla filosofia.
Diventa quindi necessario esaminare pi da vicino talune strutture di fondo del dibattito filosofico
precedente e contemporaneo alla medicina ippocratica, e tentare di vedere in quale misura le
modalit di pensiero e le
categorie di interpretazione che venivano enucleate e proposte potessero favorire o condizionare o
anche intralciare lautonomo sviluppo di una scienza della natura. Non infatti in alcun modo
sufficiente asserire, come spesso si fa, una univoca e indifferenziata influenza della filosofia sulla
medicina: giacch in quella stessa filosofia si era creata una molteplicit di indirizzi e di
prospettive, e le scelte che il nascente pensiero scientifico oper in questo campo contribuirono
decisivamente a determinarne le caratteristiche. La medicina ippocratica oper appunto una
scelta, ma che essa non fosse lunica possibile comprovato dallesistenza di altre e opposte
correnti mediche, le quali a loro volta dipendevano dallassunzione di altre impostazioni filosofiche.
Le dottrine filosofiche
Lesperienza Ionica
La riflessione filosofica sorse in Ionia sul principio del sec. VI nella forma di una indagine sulla
natura (Physis) e pi specificamente sul suo principio (arch), nel doppio senso di
cominciamento e di legge: sicch, pi propriamente, non di filosofia si deve parlare bens di
physiologia e di archeologia. Gi questa precisazione e questa duplicit non interessa qui
accertarne le origini, che dipendono e dalle antiche speculazioni orientali, e dalla religiosit orfica e
agraria, e dai nascenti problemi tecnologici appaiono ricche di significato e gravide di problemi.
Physis il mondo quale esso si disvela allosservazione immediata, nella duplice forma della
molteplicit e di una segreta ma tuttavia ben manifesta unit.
Le prime domande dellosservatore sul significato e sul valore dellesperienza, sembrano poter
trovare una risposta allinterno stesso dellesperienza quale essa immediatamente si d. In essa
16 pare risiedere lautogaranzia di validit, che le deriva dalla costanza dei suoi cicli.
Cos, in fondo, physis arch e legge di s stessa. Occorrer soltanto sceverare, nella moltitudine
dei contenuti dellesperienza, non gi ci che essenziale, ma ci che primario (di quella
speciale primalit che propria del ciclo) e originario, irriducibile principio-fine lungo il cui arco tutti
2 Henry E. Sigerist, tedesco, fu probabilmente lo storico della medicina che ebbe pi influenza negli Stati Uniti nehli anni 30 e 40. Studioso controverso, si occupo specificamente di due filoni: gli scritti relativi allanalisi delle cause sociali delle malattie e quelli centrati sulle proposte di riforma dellorganizzazione delle cure e del ruolo che in queste doveva assumere il medico. Emigr negli USA nel 1932 per assumere la cattedra di Storia della medicina presso la J. Hopkins University. Gi a Lipsia nel 22 aveva scritto che la storia della medicina avrebbe dovuto svolgere il ruolo di mediatore tra la medicina scientifica e la tradizione umanistica: Lo storico della medicina deve contribuire a preparare il terreno per un nuovo umanesimo che armonicamente unir il vecchio umanesimo con la scienza moderna. Considerava la storia della medicina come un mezzo di chiarificazione dei correnti problemi della medicina.
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i singoli accadimenti prendono forma. Cos una singola zona dellesperienza viene isolata non
certo arbitrariamente, ma per la suggestione di analogie che si presentano allesperienza con il
segno della radicalit e assunta a principio: e pu essere lacqua come la produttivit stessa
della natura come laria-respiro di Anassimene, che pi da vicino qui ci interessa per la portata
biologica della sua concezione.
Dal momento che physis costituisce un cosmo in qualche modo vivente, dotato di compiutezza e
consistenza, di sue proprie leggi e di una sua propria ciclica necessit, ogni singolo frammento di
realt che si rivela allosservazione reca in s tutta quanta la realt, reca cio immediatamente la
necessit, il significato e la verit che di quella realt paiono esser propri.
Cos la fede nellesperienza assoluta, giacch la totalit a disvelarsi in essa. Cos, ancora, gli
strumenti per interpretare e comprendere lesperienza vengono desunti da alcuni suoi contenuti,
privilegiati e innalzati allo status di arch. In linguaggio moderno, potremmo dire che la
speculazione ionica approda a un assoluto empirismo e a un dogmatismo parimenti assoluto.
Lesperienza italica
Fra la met e la fine del sec. VI eventi storici di vasta portata, preponderante fra i quali la pressione
persiana sui Greci della costa asiatica, determinarono il trasferimento dellasse culturale ellenico
dalla Ionia alla Magna Grecia, dove si costituirono le grandi filosofie pitagorica ed eleata. La veduta
pitagorica del numero accoglieva i presupposti fondamentali della physiologia stessa: il numero-
sostanza dei pitagorici coincideva per molti aspetti con la funzione dellarch ionica che, con
Empedocle di Agrigento assunse a sistema.
egli, riassumendo tutti gli spunti della physiologia ionico-pitagorica e fedele daltra parte
allosservazione, la cui validit incondizionata continuava ad apparirgli come un dato primordiale,
costru la veduta dei quattro elementi, o meglio archai: acqua, fuoco, terra, aria. Essi gli parevano
adeguatamente rappresentare le sostanze universali di cui ogni singola esperienza epifania, e a
essi egli attribu tutte le qualit della physis ionica: generati e ingenerati, ciclicamente eterni,
princpi di vita compenetrati del divino che circola in tutti gli eventi delluniverso. Aggiunse Amore e
Discordia con la precipua funzione di forze motrici del ciclo di generazione e distruzione, ma
tuttavia dotati di pari sostanzialit degli altri.
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Nella sua sapienza si riversano tutta la verit e tutta la realt, non richiedendo regole di scoperta o
di verifica, poich godono di una evidenza originaria, di una perfetta trasparenza ed omogeneit al
pensiero e alla parola dellosservatore. Non v nel principio discontinuit fra luomo e luniverso,
perch identiche sono nelluno e nellaltro physis e archai, e la conoscenza del simile con il
simile che Teofrasto attribuisce a Empedocle non esprime se non quella radicale omogeneit fra i
due poli del conoscere, che annulla di fatto ogni vero problema di conoscenza.
la mitizzazione dellosservazione immediata, la semplificazione e sostanzializzazione
dellesperienza, lindistinzione di verit e realt, di essere e di conoscere, tagliavano la via allo
sforzo di categorizzazione che solo poteva presiedere al sorgere di un autentico sapere scientifico,
e dunque di una medicina razionalmente orientata e metodologicamente consapevole.
Lesperienza di Alcmeone di Crotone
Sullo scorcio del sec. vi e per tutta la prima
met del v, importanti forze, dislocate
anchesse in Magna Grecia, lavorarono
alleversione della physiologia.
Ad Alcmeone di Crotone tocc, quasi un
secolo prima di Ippocrate, il compito di
raccogliere loscura eredit di ricerca di
generazioni di medici, e anche il ricco
patrimonio di osservazioni naturalistiche che
si era venuto comunque costituendo.
A unautonoma presa di coscienza della
techne, Alcmeone fu spinto del resto dalle
sue stesse conquiste di medico e di biologo,
dagli stessi problemi teorico-pratici che la
sua scienza veniva ponendogli ogni giorno e
che certamente non trovavano risposta
alcuna nelle semplificazioni e nella
dogmatizzazione dellempirico operate dalla
physiologia.
Alcmeone non attacc le dottrine dellarch:
semplicemente le ignor, come quelle che
non trovavano corrispondenza alcuna
nellesperienza criticamente osservata.
In quellesperienza, egli riconosceva invece unindefinita molteplicit, non gi di principi sostanziali,
bens di principi o qualit, vale a dire di stimoli capaci di determinare nellorganismo una certa
reazione fisiologica (lamaro, il freddo e cos via); di conseguenza, non v continuit organismo e
physis, ma il rapporto fra luno e laltra un rapporto di stimolo e reazione (come testimonia anche
Teofrasto attribuendo ad Alcmeone, in contrasto con Empedocle la formula della sensazione per
contrari).
Parallelamente Alcmeone scopriva, grazie alla pratica spregiudicatamente scientifica della
dissezione, che la funzione del percepire nelluomo bens diffusa nei vari organi di senso, ma che
essa viene poi coordinata e interpretata (per usare un termine del giovane Ippocrate, che
dipende qui da Alcmeone), da un organo centrale, e precisamente dal cervello. La scoperta di tale
funzione del cervello spezzava di fatto il legame ombelicale fra uomo e mondo, fra conoscenza e
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realt: e Alcmeone poteva rendere esplicita questa rivoluzionaria conseguenza dichiarando che,
se la sensibilit una propriet di tutti gli organismi viventi, la funzione del comprendere, cio di
ridurre a sintesi significativa lesperienza, e di prender coscienza della sensibilit stessa,
propria esclusivamente delluomo.
Il solco, che cos si apriva fra luomo e la realt che egli vuol comprendere e trasformare, era
profondo e definitivo. Il mondo dellesperienza riacquistava la sua concretezza e la sua datit, e
lesperienza stessa veniva riconosciuta incapace di dare spontaneamente conto di s. Cos,
luomo e lo scienziato riconquistavano unautonomia e una possibilit di comprensione e di
controllo sul mondo, scoprendosi a esso eterogenei e, nella tensione del conoscere e dellagire,
alla polarit opposta di esso. Ma Alcmeone si avvide di una conseguenza decisiva di tutto questo:
la realt si faceva a un tratto opaca agli occhi dello scienziato; la verit e la realt non si
palesavano pi tuttintere allinterrogante; in termini scientifici, la sapienza doveva venir sostituita
dallindagine, la rivelazione, dalla congettura.
Quando Alcmeone poneva il tekmairesthai, il procedere appunto per indizi, congetture e prove, a
metodo tipico della conoscenza umana, egli non faceva che teorizzare la sua stessa prassi di
medico, abituato a interpretare lesperienza per ritrovare in essa un significato, un valore di
sintomo, e risalire cos allunit della malattia e delle sue cause.
Il relativo isolamento di Alcmeone, in quanto puro scienziato, dalle grandi correnti filosofiche, gli
agevolava certamente questa spregiudicata presa di coscienza metodologica; e tuttavia gli
impediva di esplicitarne tutto il valore, e di generalizzarla fino a determinare chiaramente il
rapporto fra teoria e osservazione, fra pensiero e realt, fra verit e fatto; in sostanza, lasciava in
ombra la sfera del pensabile e, quindi, la struttura stessa del procedimento scientifico.
Il Nous di Anassagora
Nellesperienza concreta non si danno mai elementi o
qualit puri e separati, bens precisamente oggetti, i
quali constano dellintersezione e della
compenetrazione (non mescolanza meccanica) di una
indefinita molteplicit di semi. Se si vuole, il numero
delle archa e degli elementi diventa in tal modo infinito;
ma ci che pi conta, che di archa e di elementi non
pi il caso di parlare, trovandosi sempre lesperienza
di fronte a oggetti concreti, la cui composizione radicale
se mai non pi problema della filosofia, ma delle
scienze della natura.
La non-separazione dellempirico concludeva cos, da
un lato alla sua oggettivit, dallaltro alla sua non-verit.
Questo non ne confermava certo per Anassagora
lincomprensibilit e lassurdit dichiarate dagli Eleati,
bens rimandava ad altro, a strutture interpretative e
conoscitive empiriche. In altri termini, la riconsegna
della realt alla ragione e alla scienza apriva
drammaticamente il problema della possibilit e della
validit di una ragione e di una scienza che potesse
considerarsi plausibile.
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A questo problema, la filosofia di Anassagora risponde con lintroduzione dellidea di Nous o
Intelligenza,e soprattutto della categoria della sua separazione dal mondo dellesperienza. Il
Nous non immanente ai contenuti dellesperienza, in questo senso, che non reale; e che anzi
, nel principio, esente da quei contenuti, autonomo dalle loro modalit e dalle loro leggi.
il Nous non creava il mondo a propria immagine e somiglianza, bens lo riconosceva come altro
da s nella sua oggettivit, e tentava semmai di imporgli il proprio dominio, organizzandolo in
strutture significanti e comprensibili, dotate cio di verit.
Su questi presupposti, si fondava la teoria anassagorea della conoscenza e potremmo dire della
conoscenza scientifica che resta a nostro modo di vedere una delle conquiste pi alte del
pensiero antico. Il processo prende pur sempre le mosse dallesperienza ma losservazione non
rivela pi la sapienza, essa deve sublimarsi in memoria, e cio in organizzazione e strutturazione
dei dati.
E dallesperienza, consolidatasi e filtratasi nel processo intellettuale della memoria Alcmeone ne
aveva definito la sede, il cervello , si genera infine il sapere, un sapere quindi che ancorato
allesperienza e che tuttavia consiste nello stabilirne i nessi e i significati. Ma il processo non si
conclude qui: per Anassagora, il sapere si continua nella techne, intesa come prassi umana di
trasformazione del mondo fondata sulla ragione, secondo quel nesso di scienza, azione ed
esperienza.
Cos lantico pensiero greco era forse arrivato al suo punto di massima apertura nei riguardi delle
scienze, e in special modo delle scienze della natura e delluomo. Ora esse erano veramente in
grado di parlare con la propria voce, che per queste ultime fu la voce di Ippocrate e di Tucidide.
Sul terreno propriamente filosofico leredit di quel pensiero fu divisa fra Socrate, Platone e
Democrito.
Lesperienza ippocratea
Il cammino che abbiamo cercato di ricostruire non fu affatto univoco: in realt i diversi filoni in gran
parte coesistono, si sovrappongono e si intrecciano, cos che storicamente limmagine del
cammino va sostituita con quella del dibattito. Per questo, come si accennato, semplicistico
dire che la medicina dipese dalla filosofia.
Ad Alcmeone la medicina, e in special modo quella ippocratica, deve, oltre agli spunti metodologici
sopra discussi, taluni contributi scientifici di grande importanza. In primo luogo, la nozione di un
sistema nervoso centrale, cui preposto i cervello e cui fanno capo gli organi di senso; n meno
interessante la via per la quale Alcmeone giunse alla scoperta, quella della dissezione e forse
della vivisezione degli animali. A questi primi cenni di psicologia sperimentale, Alcmeone affianc
una veduta fisiopatologica che avrebbe influenzato profondamente Ippocrate. Nellorganismo
presente una molteplicit indefinita di principi attivi o qualit, dynameis (che la tradizione ha
illusoriamente rivestito della forma degli opposti cari ai Pitagorici), i quali nello stato normale
formano una mescolanza o meglio un composto (krasis) omogeneo e armonico (isonomia). La
malattia nasce dalla rottura di tale equilibrio e dal prevalere patologico (monarchia) di uno solo di
questi principi (oltre che, aggiunge Alcmeone, per linfluenza dei diversi fattori esterni).
Ippocrate entra in scena, aprendo, di fatto, il problema del significato dei dati dellosservazione e
dellosservazione stessa. Secondo molti critici Ippocrate avrebbe visto ci che Platone
rimproverava ad Anassagora di non aver saputo vedere, e cio che ogni cosa, e la natura intera,
tendono per forza interna verso il proprio meglio. Tradotta in termini medici, deriva da questa
interpretazione la veduta della vis medicatrix naturae, che la tradizione ha per lungo tempo
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attribuito al maestro di Cos, sebbene non ve ne sia traccia se non in opere tarde e maturate in
tuttaltro clima culturale.
Convinto della intrinseca positivit della natura, al
medico non sarebbe rimasto che contemplarne
inoperoso i processi, o semmai assecondarli con blandi
interventi. Questo medico non era sicuramente
Ippocrate, che della natura diffidava a tal punto da
prescrivere in ogni caso di lesione cranica la
trapanazione entro i tre giorni! Fuor di polemica, si pu
dire che Ippocrate attribuiva allorganismo non gi
unattivit teleologica, bens una certa inerzialit
seppure con tutta la maggior complessit che
contraddistingue i fenomeni biologici da quelli meccanici.
Lorganismo gli sembrava cio mostrare una tendenza a
mantenere lequilibrio che caratterizza lo stato normale
di salute; e perci reagire alle spinte perturbatrici, sia
interne sia esterne, mettendo in opera quei meccanismi
di difesa (per la prima volta lucidamente individuati da
Ippocrate) che tendevano appunto a ristabilire il
minacciato equilibrio.
Ma parimenti non sfuggiva a Ippocrate la precariet di questi meccanismi, quando lagente
patologico fosse troppo forte o lequilibrio pi debole del normale; di qui la necessit di una
vigilanza costante sullorganismo, vuoi in salute vuoi in malattia, e di solleciti interventi del medico,
che certamente dovevano cooperare al ristabilimento di quellequilibrio, ma spesso anche opporsi
ai meccanismi patologici che avessero ormai conquistato il controllo dellorganismo.
Lapproccio scientifico di cui diventa promotore e protagonista; per il suo tramite si evidenziano
categorie e pratiche mai prese in vera considerazione prima di lui: luomo, levento morboso e la
malattia sono calati nellambiente del paziente stesso. Lambiente, sia esso geografico, climatico o
sociale, diveniva cos parte integrante della scienza medica, e lanalisi delle sue relazioni con
lindividuo diventava essenziale alla comprensione della vicenda individuale di sofferenza e
guarigione.
Nella dimensione temporale, la categoria di anamnesis o ricordo assolveva a una duplice
funzione: da un lato quella di ricostruire una storia della malattia e del malato, e quindi di
costringere per suo tramite gli eventi del passato a esprimere il loro significato, a integrarsi alla
comprensione e alla cura; dallaltro quella di instaurare il rapporto, cos caratteristico della
medicina ippocratica, fra medico e malato, che chiama il malato stesso a essere compartecipe
della lotta della techne contro la malattia, e a porre le premesse della propria guarigione mediante
la comprensione delle cause che hanno generato lo stato patologico, e la volont di superarlo.
Ma la suprema espressione categoriale della scienza ippocratica era la prognosi, in cui confluivano
la comprensione della situazione presente e delle condizioni passate, e grazie alla quale, come
bene scrisse il Littr, Ippocrate vide per primo in ogni malattia non pi una successione di
fenomeni bizzarri, disordinati e senza legge, ma una concatenazione in cui ogni fatto aveva la sua
ragione nel fatto precedente.
La prognosi era la chiave di volta della medicina ippocratica; la funzione della previsione diventava
essenziale per la scienza, ad essa dovendosi subordinare ogni altra dimensione di indagine.
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importante precisare che, comunque, ogni tentativo di immobilizzare i contenuti di una dottrina
ippocratica dellorganismo, della malattia, della terapia destinato a risolversi nel travisamento e
nellincomprensione. Crediamo che si sia detto abbastanza circa il pensiero del maestro di Cos,
perch ora sia chiaro come la dottrina dovesse per lui costruirsi sempre di nuovo nel contatto con
lesperienza, riferendosi soltanto allunit formale del metodo, non a quella dogmatica della
spiegazione preconcetta; la dottrina, in altre parole, non deve conservare davanti alla complessit
dei fatti altro che il valore di uno schema e di una regola orientativa.
Definiamo Ippocrate biologico pi che medico, non gi perch la techne, presentasse ai suoi
occhi un simile sdoppiamento, ma piuttosto unintrinseca polarit fra teoria e prassi, in cui egli
sceglieva il primo polo come il pi adatto a fondare il secondo. Per queste ragioni, le sue opere
sono tutto eccetto che un trattato sistematico di medicina. tuttavia utile, pur nellambito di questa
consapevolezza, cercare di isolarne alcuni lineamenti relativamente costanti.
Le tesi sulla genetica pi chiaramente formulate sono queste: il seme deriva da tutto
il corpo, e non da una parte soltanto (convinzione comune ad Alcmeone e ad Anassagora); le
caratteristiche acquisite dai progenitori possono essere ereditate dalla discendenza; quella
genetica una componente eziologica delle malattie. Soprattutto questultima veduta, unitamente
allattenzione portata allintero problema, il contributo pi valido di Ippocrate in questo campo.
Lembriologia ippocratica, che dipende da quella alcmeonica, non vi arreca nulla di
nuovo: tuttavia, emerge anche qui lidea interessante delle malformazioni embrionali come
concausa di talune malattie, fra cui lepilessia.
Lanatomia si spinge in Ippocrate a livelli molto avanzati soprattutto a proposito del sistema osseo-
muscolare (importante la descrizione delle suture craniche) come fondamento per la chirurgia; il
riconoscimento del cervello come organo centrale del sistema nervoso deriva da Alcmeone, e una
apprezzabile descrizione delle vene dipende in parte da Diogene; almeno in un punto affiora la
distinzione tra vene e arterie. Lanatomia degli organi interni non invece molto sviluppata, bench
sia dichiarato un fondamento anatomo-patologico alleziologia di molte malattie.
Dove, per contro, la dottrina di Ippocrate raggiunge il suo vertice nel campo della fisiopatologia. Il
presupposto, di fondamentale importanza, che la comprensione dello stato morboso deve
basarsi su quella dello stato normale e di salute: il che riponeva nella fisiologia le basi
interpretative della patologia. Quanto dunque alla struttura dellorganismo, sia in salute sia nella
malattia, la visione ippocratica assai pi complessa di quel che comporti la dottrina dei quattro
umori (flegma, bile nera e gialla, sangue) tradizionalmente attribuitagli. In realt, come si gi
avvertito, tale dottrina una schematizzazione operata inizialmente da Polibo nella Natura
dellUomo, e successivamente spinta fino a trasformarsi in una sorta di cosmologia. In Galeno
questa dottrina umorale divenne dogma che rimane sostanzialmente fisso fino al 1500.
Ci soffermeremo su tale dottrina tra breve.
Ora conta sottolineare che gli umori restano sullo sfondo delle opere di Ippocrate; in realt, in
nessun punto del suo cospicuo corpus vengono descritti. Gli umori non vengono immobilizzati
perch, in quanto liquidi organici, essi sono molteplici, possono trasmutare luno nellaltro, e
soprattutto presentano una costellazione di dynameis o qualit attive (lacidit, lastringenza, la
zuccherosit ecc.), che reagiscono, entrano in composti, decadono e a loro volta si trasmutano.
Oltre a ci, gli umori entravano, accanto a una quantit di altri fattori anatomici, dietetici,
geografici nella configurazione dei tipi psicosomatici che Ippocrate abbozz per valere da regole
orientative nella valutazione della molteplicit dei casi individuali (dunque ben lontani dagli statici
temperamenti di Galeno). Ma anche in questo senso, lumoralit della costituzione significava poi
la predisposizione a certe malattie, di cui gli umori erano segno.
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Con questo non si vuoi negare una funzione importante allipotesi umorale nella dottrina
ippocratica, ma solo sottolineare che essa non va vista come chiusa e autosufficiente, bens
integrata con la considerazione degli schemata o strutture anatomiche degli organi, e soprattutto
delle dynameis agenti nellorganismo. Lo stato normale consiste dunque per Ippocrate in un
equilibrio armonico di umori, dynameis e schemata, dove i primi non si separino dai composti
omogenei, cio dalla krasis, cui hanno dato luogo, e i secondi non vengano lesi e alterati. La
rottura della krasis, lo sprigionarsi irrelato dellattivit delle dynameis, il liberarsi degli umori dai
composti organici, scatenano i meccanismi della malattia. Gli umori divengono allora intemperati,
crudi, e manifestano linsorgere di dynameis anormali. La via che lorganismo segue per ristabilire
la krasis generalmente quella della cozione. La cozione il cambiamento che gli umori
subiscono nel corso di una malattia, che, togliendo loro in generale la tenuit, la liquidit e lacrit,
d loro pi consistenza, una colorazione pi spiccata, e qualche carattere che stato
metaforicamente assimilato al cambiamento prodotto nelle sostanze della cottura.
Una volta concotta, la materia peccans pu venire espulsa per le varie vie del sudore, dello sputo,
delle feci, delle urine, e lorganismo si avvia cos alla guarigione. Punto culminante di questa lotta
dellorganismo per ristabilire la salute la crisi, che pu o meno accompagnarsi alla cozione. La
crisi la trasformazione decisiva che si compie a un punto cruciale dellevoluzione della malattia,
preceduta di solito da un acutizzarsi (paroxysmos) della febbre, e che la orienta verso la
guarigione (non necessariamente, perch possono esservi sempre ricadute o ypostrophai). La crisi
preannunciata e segnalata dai fenomeni critici che la accompagnano (sudori, epistassi, depositi
nelle urine e cos via).
Unaltra forma di crisi lapostasi, cio la localizzazione che lorganismo compie della materia
peccans in un determinato punto quando non riesce a espellerla per vie normali; lapostasis pu
annunciare la guarigione, se il suo corso benigno, o viceversa complicare la malattia. In
generale, senza cozione e crisi, non v guarigione, e la malattia diviene cronica o si avvia allesito
letale. Ma Ippocrate stesso, consapevole del valore schematico di queste nozioni, avverte pi volte
che pu esservi crisi senza cozione, o anche guarigione senza crisi, almeno apparente, e che
viceversa crisi e cozione possono essere ingannevoli e non impedire laggravarsi del male. Si
trattava, insomma, di un modello di base del processo morboso, confermato dallesperienza e
validamente elaborato dalla teoria, che poteva valere come un potente strumento di
interpretazione e un solido appoggio alla prognosi; tuttavia esso non poteva mai sostituire, per il
medico ippocratico, lattenta osservazione del singolo caso e lagile riferimento teorico al metodo
generale.
Su queste basi dottrinali, la ricerca delle cause delle malattie poteva certamente superare quella
semplificazione eccessiva che Ippocrate stesso rimproverava alla medicina di derivazione italica.
Il maestro di Cos, anzi, tracciava uno dei pi grandiosi programmi di eziologia di tutta la storia della
medicina: le cause venivano raccolte in tre principali costellazioni, lambiente, il regime, i traumi, e
ognuna di esse veniva poi
analizzata, connessa alle altre, integrata di sempre nuove considerazioni.
Cos le cause ambientali venivano a loro volta suddivise in geografico-climatiche (influenza delle
stagioni, delle temperature, dei venti, della configurazione idrica e della qualit delle acque,
dellumidit atmosferica), storico-sociali (assetto politico e costumi che ne derivavano, modi di vita
delle comunit, distribuzione del lavoro fra liberi e schiavi) e individuali (et, professione, abitudini,
psicologia, storia personale del singolo malato). Esse potevano a volte promuovere direttamente la
malattia, ma pi spesso si presentavano come concause rispetto alle alterazioni patogene del
regime. Una classe ben distinta rappresentavano i traumi in seguito a ferite, esercizi ginnici o
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comunque a lesioni osseo-muscolari. Accanto a questi tre gruppi stavano, come si accennato, le
cause di origine genetica ed embriologica.
Abbiamo parlato di cause delle malattie: ma molto pi correttamente si sarebbe dovuto dire
cause degli stati morbosi, giacch vano tentare di trasporre il moderno concetto di malattia al
pensiero ippocratico. Voler individuare quali furono le malattie descritte nelle opere di Ippocrate,
urta contro la dichiarata convinzione dellautore stesso, che appunto rimproverava ai Cnidi di
badare pi ai nomi delle malattie che ai malati in carne e ossa, e per suo conto si rifiutava di
apporre un nome alle storie cliniche raccolte nelle Epidemie.
Come acutamente ha notato il Sigerist, dal Rinascimento in poi la medicina moderna ha sviluppato
un concetto ontologico di malattia, secondo il quale ogni malattia unentit ben caratterizzata,
con strutture sue proprie e tali da implicare, in modo relativamente meccanico, la cura appropriata.
Tale concetto stato ulteriormente rafforzato dallo sviluppo dellanatomia patologica e dalla
scoperta dellorigine batteriologica, virale, parassitologica di molte malattie.
La concezione della malattia come coinvolgente lintero organismo e lo sforzo di riportare i sintomi
allunit della prognosi orientavano inevitabilmente la terapia ippocratica verso unanaloga
direzione sintetica, verso una cura altrettanto globale e articolata quanto lo erano lo stato morboso
e le sue cause.
Un tale coordinamento ha nome regime; e lidea di regime uno dei frutti pi maturi della
metodologia di Ippocrate, tanto che Platone lavrebbe assunta a emblema della vera terapia
scientifica. Il regime mirava alla progressiva rieducazione dellorganismo, anzi delluomo malato,
alla salute. Sicuramente esso impiegava farmaci di origine vegetale evacuanti, vomitivi, lenitivi
ad arginare le fasi acute del male, cos come impacchi, supposte, piccoli salassi; ma soprattutto
attraverso la sapiente regolazione della dieta e per quantit e per qualit di cibi giungeva a
indebolire il male e a rafforzare lorganismo, ad accompagnarlo vittorioso alla stretta decisiva della
crisi. Accanto alla dieta, il regime implicava una cura paziente e amorosa delle condizioni
generali del malato in quel dialogo costante che il medico ippocratico intratteneva con lui , la
comprensione e il risanamento dei suoi turbamenti psicologici, in un embrionale inizio di
psicoterapia; e poi il riposo e lesercizio ginnico, i bagni e i massaggi, il mutamento daria e di luogo
ove occorresse, la cura scrupolosa delle condizioni igieniche.
Cos la terapia ippocratica, mediante lidea di regime, non considerava la malattia come un
episodio isolato, bens tendeva a integrare in un unico quadro salute e malattia, configurandosi
propriamente, da un lato, come terapia di mantenimento dello stato di salute, dallaltro come
terapia di consolidamento della guarigione: sicch, come la malattia veniva compresa a partire
dalla fisiologia normale, cos essa veniva curata in funzione dellarmonico ristabilimento di quella
normalit, e non soltanto in funzione della sporadica eliminazione dei sintomi morbosi.
Forte cos della validit del suo metodo, della ricchezza della dottrina, dellampiezza dei successi
ottenuti, la medicina ippocratica poteva ben apparire, sullo scorcio del sec. V, un grande esempio
della possibilit teorica e insieme della validit pratica della scienza.
Cos la cultura contemporanea poteva riconoscere, nella medicina ippocratica, lidea di una
scienza a lungo ricercata, una scienza che dimostrava a un tempo la validit del sapere umano e
la possibilit di una sua proiezione etico-pratica a trasformare, in modo pi giusto, la vita e il
mondo delluomo.
Quale poi fosse questo modo pi giusto, e dunque la traccia da seguire verso una moralit
concreta, aliena cos dalla retorica come dallontologia del bene, veniva ancora una volta indicato
da Ippocrate con lidea di sanit come armonia, come equilibrato compenetrarsi delle forze e delle
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funzioni, e della malattia come il prevalere irrelato e prevaricante di una forza, come lisolarsi
arbitrario e violento di una funzione dal contesto dellorganismo.
Linfluenza che la techne ippocratica esercit sulla costruzione di una storiografia scientifica
operata da Tucidide nellultimo quarto del sec. V fu determinante e contribu a configurarne sia il
progetto stesso sia le categorie strutturali. Dopo quanto si detto sulla scienza di Ippocrate, non
qui il caso di confutare quelle interpretazioni che pongono il suo legame con Tucidide in una
comune visione cosmologica di physis come norma e delluniverso e della storia, attraverso una
mitica concezione dei rapporti fra macrocosmo e microcosmo; n il legame stesso pu essere
limitato alle suggestive analogie di linguaggio e di metodo fra le storie cliniche ippocratiche e la
descrizione tucididea della peste di Atene.
C molto di pi: tramite lapproccio pratico ippocrateo, Tucidide intravede quale possa essere il
vero ruolo della storiagrafia: non solo collazione di eventi ma metodo capace, tramite prognosi ed
anamnesi, di recuperare il passato, ritrovarne il significato e di proiettarlo sulla situazione presente
per intenderne meglio i problemi, per individuarne le direzioni di sviluppo, per educarne, anche, i
protagonisti, non gi con lesempio ma grazie a questa pi profonda comprensione. La storiografia
diveniva cio per Tucidide una scienza di previsione: non del ripetersi ciclico dei fatti, n delle leggi
immutabili dei fatti stessi tale era la previsione della physiologia e del mito , bens delle
modalit, delle strutture possibili della storia, dei determinismi che potevano sprigionarsi dalle
scelte etico-politiche, dei valori che potevano o meno orientare il cammino degli uomini.
Sarebbe possibile rintracciare un nucleo ippocrateo in molti concetti di medicina e biologia ancora
oggi correnti ma, per ci che ora ci interessa, dovremo ricordare la prassi del rapporto fra il medico
e il malato, enunciati da Ippocrate e ripresi da Platone nel delineare la figura ideale del medico
nelle Leggi, restano tuttora un parametro al quale la prassi medica di ogni tempo non pu non
ispirarsi. Il medico amico e per cos dire educatore del malato, attento alla sua storia, consapevole
che i problemi del suo corpo non possono separarsi da quelli della sua psiche, attento pi che a
prescrivere rimedi a chiamare il paziente a protagonista della lotta contro il male: non questo il
profilo del solo medico ippocratico, ma del medico senza aggettivi.
Allo stesso modo, propria di un tale medico lalta etica professionale che Ippocrate tracci per
sempre, tutta centrata sulla serena consapevolezza del compito, sullumilt di fronte al sapere che
trascende ogni individualit, sul rispetto verso la persona del malato, e insomma sul senso, tutto
classico, della forza e della misura insieme.
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3. I quattro elementi, qualit e temperamenti3
Recita lassioma di Maria Prophetissa: lUno diventa
Due, i Due diventano Tre, e per mezzo del Terzo, il
Quarto compie lUnit4.
Vorrei aprire cos questa relazione, con il richiamo a
questo assioma invero un po oscuro, che ha
ripetutamente attratto lattenzione di uno Jung
costantemente affascinato dal simbolismo del
quaternario (cfr., tra gli altri, Aion).
Scrive Jung in Mysterium coniunctionis, attingendo ad
antichi testi: Nostro padre Adamo e i suoi figli (...)
furono creati infatti a partire dai quattro elementi.
Nel suo Libro delle Bilance Gabir ibn Hayyan afferma:
A proposito della creazione del primo essere, il
Pentateuco dice che il suo corpo fu composto da
quattro cose, che in seguito si trasmisero per eredit: il
caldo, il freddo, lumido e il secco. Esso infatti fu
composto di terra e di acqua, di uno spirito e di
unanima. La secchezza gli proviene dalla terra,
lumidit dallacqua, il calore dallo spirito e il freddo
dallanima.
Nella siriana Grotta dei tesori si riferisce:
Ed essi videro che egli prese un granello di polvere da ogni parte della terra, e una goccia
dallacqua di ogni natura, e un alito di vento da tutta laria che in alto, e un briciolo di calore dal
fuoco di ogni natura. E gli angeli videro che quei quattro deboli elementi, ossia il freddo, il caldo, il
secco e lumido, vennero posti nellincavo della sua mano. Allora Dio form Adamo.
Ritorniamo ancora al Mysterium
coniunctionis, lultima grande opera del
Maestro zurighese.
In essa troviamo questo passaggio
dellalchimista Blaise de Vigenre:
3Articolo di Enzo Barill, apparso sul n. 68 ottobre 2006 della rivista Ricerca 90.
4 Maria l'ebrea detta anche Maria la profetessa o Miriam la profetessa visse tra il I secolo e il III secolo. A lei attribuita l'invenzione di diversi strumenti chimici ed considerata il primo alchimista non fittizio del mondo occidentale. Tra tutte le invenzioni che sono state attribuite a questo personaggio, la pi celebre e comune la cottura nel bagno di acqua bollente, che da lei prende nome, il bagnomaria, molto utile e spesso usato in tanti processi chimici dove necessario un riscaldamento od una cottura di tipo dolce
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Luomo dunque, che limmagine del
macrocosmo e che perci viene chiamato
microcosmo o piccolo mondo (cos come il
mondo, che fatto a somiglianza del suo
archetipo ed composto da quattro
elementi, viene detto il grande Uomo), ha
anchesso il suo cielo e la sua terra. Infatti
lanima e lintelletto costituiscono il suo cielo,
mentre il corpo e i sensi sono la sua terra.
Conoscere il cielo e la terra di un essere
umano esattamente lo stesso che avere la
conoscenza piena e completa del mondo
intero e delle cose della natura.
Il numero quattro richiama quindi subito alla
mente lidea di completezza, di totalit.
Il primo a parlare dei quattro elementi fu
Empedocle. Filistione, medico della scuola
di Empedocle, introduce lidea che ciascun
elemento fosse contraddistinto da una
qualit: del fuoco proprio il caldo, dellaria
il freddo, dellacqua lumido, della terra il
secco.
Accanto ai quattro elementi, vediamo poco dopo nascere la dottrina degli umori, esposta nel
trattato Della natura delluomo riconducibile allo stesso Ippocrate (460 a.C. 377 a.C.) o alla sua
scuola di medicina. Luomo dotato di quattro umori: sangue, flegma, bile gialla e bile nera, dal cui
equilibrio o squilibrio dipende la salute o la malattia. La prevalenza di un umore rispetto agli altri
produce il corrispondente temperamento: il sanguigno, il flemmatico, il bilioso e il melanconico.
La seguente tavola ha resistito al trascorrere dei secoli:
Umore Stagione Qualit Et delluomo Sede Deflusso
Sangue Primavera Caldo e umido Infanzia Cuore Naso
Bile gialla Estate Caldo e secco Giovinezza Orecchie
Bile nera Autunno Freddo e secco Maturit Fegato Occhi
Flegma Inverno Freddo e umido Vecchiaia Bocca
Fu Aristotele a fissare per secoli la teoria delle propriet elementari della materia, teoria che
costituisce le fondamenta della fisica astrologica di Tolomeo e che gli permette di spiegare
scientificamente la natura degli influssi astrali. Aristotele accetta i quattro elementi proclamati corpi
semplici da Empedocle, ma considerando ciascuno di essi come coppia di qualit sensibili da
scegliersi tra le quattro riconosciute dal tatto, e cio il caldo, il freddo, il secco e lumido. In tal
modo, lunione del caldo e del secco produce il fuoco, quella del caldo e dellumido, laria; quella
del freddo e dellumido, lacqua, quella del freddo e del secco, la terra. Sono tutte le possibili
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combinazioni, in quanto quelle del caldo con il freddo o del secco con lumido producono solo una
semplice sottrazione denergia.
Nel tempo, la dottrina degli umori non si limita a spiegare la genesi e il decorso delle malattie, ma
assume lentamente una connotazione psicologica, perch introduce la corrispondenza tra umore e
carattere. Nei Problemi attribuiti ad Aristotele, il XXX pu essere considerato come una vera e
propria trattazione del temperamento melanconico. Si domanda il grande filosofo: Come mai tutti
coloro che hanno raggiunto leccellenza nella filosofia o nella politica o nella poesia o nelle arti
sono chiaramente melanconici e qualcuno di essi a un grado tale da soffrire di disturbi provocati
dalla bile nera?
Lo stesso Aristotele aveva affermato che i quattro elementi sorgono per combinazione delle
qualit:
Qualit Elemento
Umido-caldo Aria
Caldo-secco Fuoco
Secco-freddo Terra
Freddo-umido Acqua
Sempre seguendo il pensiero di Aristotele, osserviamo che in ciascun elemento la prima qualit
quella dominante, quindi lAria prevalentemente umida, il Fuoco prevalentemente caldo, la Terra
prevalentemente secca, lAcqua prevalentemente fredda.
Tralasciando gli sviluppi storici della dottrina degli umori, portata a perfezione dal medico greco
Galeno nel II sec. d.C., conviene ora esporre succintamente le caratteristiche principali di qualit,
elementi e temperamenti, attingendo a lavori di autori di varie epoche.
Le qualit prime
Caldo
Principio dinamico di natura maschile assimilabile a un focolaio denergia, a una corrente
rivitalizzante di forza centrifuga che tende ad esprimersi in slancio espansivo: crescita, sviluppo,
spiegamento, dilatazione, motricit, mobilit, diffusione, irraggiamento. Questo dinamismo si porta
allesterno (esteriorizzazione, espansione), in altezza (getto, sprigionamento, slancio), in avanti
(proiezione, carica energetica, conquista). un forza di trasformazione.
Freddo
Principio statico assimilabile alla forza dinerzia della materia pesante, che ha potere di
assorbimento; potenza immobilizzante di forza centripeta che conduce alla contrazione, alla
ritrazione, alla condensazione, alla coagulazione. Questa forza di concentrazione si esercita
allinterno (ripiegamento su di s, accartocciamento, restringimento, riduzione, interiorizzazione,
repressione); in direzione del basso (peso morto, appesantimento, cedimento, atonia, abbandono
allo stato vegetativo, depressione); allindietro (freno, regressione, ritrazione, inappetenza,
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rinuncia). Pur se ostacola levoluzione espansiva della vita, costituisce ci non di meno un agente
di fissazione, di condensazione, di conservazione in una struttura acquisita, di stabilit.
Umido
Principio di plasticit, di essenza femminile, veicolo del Caldo nellopera di generazione che ha la
propriet di immagazzinare la forza vitale contribuendo alla sua sostanzialit, alla sua
materializzazione. Potenza dincorporazione per assorbimento, impregnazione, penetrazione,
ricettivit, fusione, avvolgimento, mescolanza, collegamento. Dissolve, assimila, dilata, amplifica,
fa sbocciare, unifica. Valore di liquidit che infiacchisce e tende a rilasciare, ammorbidire,
distendere, moderare. Forza di fecondit, favorevole alla crescita e allespansione vitale. Stato
malleabile, flessibile, morbido, liscio, untuoso, avvolto, pieno.
Secco
Principio di ritrazione avente la propriet di ridurre, di condensare, e che conduce alla
solidificazione. Potenza di restringimento, di resistenza, con effetto di isolamento, di indurimento,
di irrigidimento, di costrizione. Fattore di separazione, di divisione, di polverizzazione: arretramento
e scissione delle parti a scapito della loro coesione e della loro adesione allambiente.
Processo di difesa, di chiusura di rifiuto, a vantaggio di un percorso dautonomia, dindipendenza,
dindividualit, di selettivit. Stato duro, resistente, rigido, frangibile, rugoso, angoloso.
Gli elementi
Terra
In natura rappresentata da cristalli, minerali
e fossiliPer analogia, riferibile a valori di
stabilit, fissit, rigidit, durata, struttura,
concentrazione.
Acqua
In natura rappresentata dallacqua del mare,
a quella materia originaria da cui scaturita
ogni forma di vita. Per analogia,
riferibile a valori di adattabilit, ricettivit,
dissoluzione, impregnazione, assimilazione.
Fuoco
In natura rappresentato da una fiamma
montante o dal fulmine del cielo. Per analogia,
riferibile a valori di motilit in cui sono
allopera forze creative, di trasformazione, ma
anche distruttive.
Aria
In natura rappresentata da gas leggeri,
impalpabili, volatili, inafferrabili. Per
analogia, riferibile a un principio despansione
illimitata nello spazio, alla circolazione,
animazione, respirazione.
Sarebbe per erroneo e riduttivo ricondurre gli elementi a sostanza materiale. Gli antichi lo
sapevano bene, e Marie Louise von Franz lo rimarca nel suo Alchimia quando scrive: Gli elementi
e le qualit possono venir disposti secondo molte varianti diverse. Naturalmente questi schemi non
corrispondono alla realt materiale.
Gi gli antichi si rendevano conto che si trattava di una semplificazione inadeguata dei fenomeni
della materia. Se si va un po pi a fondo, lo schema dei quattro elementi si rivela insufficiente,
come tutti i modelli che vengono proiettati sulla realt per darle un ordine. Anche i primissimi
alchimisti Zosimo, ad esempio dicevano questo, ossia pensavano ai quattro elementi non
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come alla struttura della materia, ma come a un modello mentale, a una griglia simbolica proiettata
su di essa: essi ritenevano che attraverso le quattro qualit proiettate sulla materia si vedesse
chiaramente unimmagine della totalit.
Anche Barbault ci mette sullavviso: Lelemento non deve essere inteso come una sostanza, una
materia prima o ultima, sebbene come un processo vitale. [...] Gli elementi sono pure forze
energetiche. LAcqua non quindi tanto il liquido quanto la forza di rilassamento e dissoluzione
che genera lo stato di molle fluidit. LAria non tanto un gas quanto la forza centrifuga la cui
potenza di compressione, quando si diffonde, conduce il corpo allo stato di fluido elastico, che
occupa il maggior spazio possibile. Pi che lo stesso corpo solido, la Terra la potenza di
coesione che, nella sua forza centripeta, costruisce la solidit del corpo concentrato, ridotto al suo
spazio essenziale. E se il Fuoco ligne, lo in quanto agente di penetrazione e di trasformazione
degli altri elementi.
Gli umori
Nel corso dei secoli sono state date molteplici
definizioni degli umori. Mi piace qui ricordare
quelle di Robert Burton, tratte dal suo poderoso
The Anatomy of Melancholy, pubblicato nel
1621.
Il sangue un umore caldo, dolce, rosso e
temperato che si prepara nelle vene
mesenteriche, ed costituito dalle parti pi
temperate del chilo nel fegato, il cui compito
quello di nutrire il corpo intero, di dargli forza e
colore, essendo disperso dalle vene per ogni
dove. E da esso si generano nel cuore per
prima cosa gli spiriti, che sono
successivamente distribuiti dalle arterie alle
altre parti del corpo.
La pituita, o flegma, un umore freddo e umido
che si genera dalla parte fredda del chilo (o
succo bianco che proviene dalla carne digerita
nello stomaco) nel fegato; il suo compito
quello di nutrire e inumidire le membra del
corpo che, come la lingua, vengono mosse
affinch non siano troppo asciutte.
La bile calda e secca, generata dalle parti pi calde del chilo, e raccolta nella cistifellea: aiuta il
calore naturale e i sensi, e serve per espellere gli escrementi. Latrabile, fredda e secca, spessa,
nera e amara, generata dalla parte pi fetida del nutrimento, depurata dalla milza, costituisce un
freno agli altri due umori caldi, il sangue e la bile, preservandoli nel sangue, e nutre le ossa. Questi
quattro umori hanno qualche analogia con i quattro elementi e con le quattro et dell'uomo.
Ma, come abbiamo gi visto per gli elementi, oggi non possiamo pensare agli umori come a
qualche cosa di materialmente esistente nel corpo umano. Il medico francese Pierre Gallimard
afferma:
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Non si deve considerare gli umori ippocratici alla stregua di liquidi organici. Al contrario occorre
capire che per esempio il "sangue" rappresenta per Ippocrate, quando utilizza questo termine, un
insieme di caratteri, di tendenze morfologiche e fisiologiche, di predisposizioni e di reazioni
morbose, addirittura di fenomeni non pi fisici ma vitali fino a giungere a nozioni spirituali, il cui
supporto materiale e il cui simbolo questo liquido rosso, aereo e caldo, che noi denominiamo
insieme a lui sangue. La parola flegma significa contemporaneamente ogni liquido organico
bianco e lattiginoso e linsieme dei caratteri psicofisiologici che gli sono inseparabili. E cos via .
I temperamenti
Galeno (ispirandosi a Ippocrate) riteneva che i temperamenti fossero causati dalla prevalenza di
un umore nel corpo umano e, di conseguenza, crea una classificazione tipologica che tuttora
annovera convinti sostenitori. Osserviamo ora la descrizione dei tipi in un eccellente trattato di
caratterologia, fermo restando che i tipi puri raramente si riscontrano nella realt, poich
nell'essere umano molto pi frequente la mescolanza di due o pi temperamenti. Eccone una
breve sintesi, dal Trattato del carattere di Emmanuel Mounier.
Il bilioso
I biliosi sono dominati dall'istinto motore che un istinto di conquista. Ne risulta una sovrattivit
motrice che provoca rapidi scambi vitali, e un certo numero di effetti a cascata: grande resistenza
alla fatica, forza fisica in contrasto con apparente magrezza, vive reazioni, appetito esagerato che
esige alimenti ricchi, una certa ipertermia. Il colorito giallo: nell'emozione, anzich arrossire
impallidiscono. Il fegato funziona bene, ma la loro bile troppo ricca di colesterina, forse per un
eccesso di ferro, poich tutti cibi ricchi di ferro (come gli spinaci) sono loro nocivi; mancando
dunque di fluidit, la bile mal eliminata e parzialmente viene riassorbita nel sangue. [...]
Fisicamente sono caratterizzati soprattutto dal bisogno infaticabile dattivit psichica o intellettuale,
ora possente, ora inquieta. Organizzatori, fondatori, esploratori, uomini d'azione, conquistatori,
unificano, sintetizzano, lavorano talora sino alla frenesia.
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Linfatico
diametralmente opposto al bilioso. La sua vitalit centrata sul istinto di nutrizione e di riserva.
La lentezza l'elemento dominante, come il movimento l'elemento dominante per il bilioso: nelle
reazioni fisiologiche, nei gesti, nel passo, nella parola, nel concetto, nella decisione. Il suo
organismo sembra essere rimasto ad uno stadio primitivo, vegetativo, di sviluppo. [...] La pelle
rosea, i tessuti sono freddi e molli, i muscoli sono distesi, infiltrati di grasso, scoloriti. La
circolazione debole, le funzioni sono pigre, le reazioni nervose sono tardive, il sonno pesante e
profondo. [...] Psichicamente, linfatismo sinonimo dindolenza, di noncuranza, dindifferenza, di
docilit, dapatia, di placidit.
Il sanguigno
essenzialmente un respiratorio. fatto per dilatarsi, per espandersi, per svilupparsi. Ha grande
ricchezza di circolazione, molta elasticit di metabolismo, un sangue ricco e ben ossigenato. La
pelle rossa e colorita, morbida e umida al contatto. [...] I sanguigni presentano un'espressione
sorridente e beata, accompagnata dai lineamenti ascendenti e arrotondati, dai gesti ampi e curvi.
[...] Gli piace la vita allegra, gli piacciono i facili godimenti. Ha soprattutto un imperioso bisogno di
movimento e di attivit; vuole circolare, detesta lo starsene rinchiuso, ha bisogno dello spazio
aperto e dell'aria libera; detesta l'attesa, che azione compressa.
Il melanconico
cos radicalmente opposto a sanguigno, che nei temperamenti complessi non si vedono mai
associati questi due quadri. E fisicamente sottomesso al predominio delle sue reazioni nervose.
Le forme sono assottigliate, affinate: il colorito bianco e delicato. Il piano cranico predomina su
un corpo mingherlino. I gesti sono rapidi e irregolari. predisposto alle affezioni mentali. Le
eccitazioni lo trovano iper impressionabile, iper emotivo. Si distingue un tipo ipostenico e un tipo
iperstenico. I primi sono temperamenti a risparmio, a riflessi lenti, a gesti ristretti, il cui apparente
riserbo copre brucianti ardori e invisibili tempeste. I secondi sono temperamenti di spesa, ipertesi,
bruschi, frementi, immagine nativi, instabili, in preda a tutti i disordini dello spirito e della sensibilit.
Si agitano senza intraprendere e bruciano senza eseguire. Ma i tipi superiori danno menti
intuitive e sottili di pensatori e dartisti.
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Conclusioni
Anche il depositarsi di alcuni elementi tipici della teoria umorale nel linguaggio di uso quotidiano
testimonia la pregnanza culturale di tale approccio. Ancora oggi, infatti, il cuore viene
simbolicamente concettualizzato come la sede dei sentimenti, il termine melanconia viene
associato alla tristezza o a forme depressive, la flemma sinonimo di pigrizia e la persona
collerica considerata irascibile, come si pu rintracciare in espressioni del tipo si rode il fegato o
giallo di rabbia.
La teoria umorale venne definitivamente abbandonata dalla comunit scientifica verso la met del
diciannovesimo secolo, a seguito dei risultati raggiunti nel campo della ricerca sulla patologia
cellulare che sembravano sancire lassenza di una diretta relazione tra patologia cellulare e
disturbi psichici. Negli ultimi anni, per, anche tale nuovo caposaldo sembra essere in
discussione. Gli sviluppi recenti dello ricerca sul DNA e sui neurotrasmettitori, infatti, sembrano
avanzare nuovamente una spiegazione del disagio ancorata a squilibri biochimici di origine
genetica.
Prima della teoria umorale, la medicina aveva, ovunque, connotazioni di medicina magica o
teurgia-sacerdotale. Le malattie di cui sfuggiva la causa apparente erano per lo pi considerate
come unentit a s stante, che penetrava e prendeva possesso dellorganismo che, come si dice
ancora oggi, veniva preso da una malattia, raffigurata spesso come una freccia che qualche entit
adirata scagliava contro il malato, considerato colpevole e, quindi, punito per qualcosa.
Il dott. Petti fa un chiaro riferimento a questa fase nel suo libro, Introduzione alla
biopsicoquantistica, quando parla della bibbia e, in particolare, del Pentateuco.
4. La medicina dei semplici
Siamo abituati ai farmaci costruiti per sintesi ma fino all''800 la medicina non stata chimica ma ha
assunto dalla natura tutti i propri ingredienti: la cosiddetta medicina dei semplici, unico sistema di
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reperimenti di medicamenti fino alla iatrochimica di Paracelso. Galeno definisce "se