Dispensa Storia Della Naturopatia Vasco

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Accademia di filosofie olistiche via Pasquale Gatti, 28 - 72013 Ceglie Messapica (BR) www.scuolearon.it • CF 90044860741 Presidente: Natale Petti 1 c c o o r r s s o o d d i i n n a a t t u u r r o o p p a a t t i i a a B B i i o o P P s s i i c c o o Q Q u u a a n n t t i i s s t t i i c c a a storia della naturopatia La figura del naturopata

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naturopatia

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    La figura del

    naturopata

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    Sommario

    Introduzione .............................................................................................................................................................. 3

    1. I principi generali ............................................................................................................................................... 5

    1.1. Anamnesi naturopatica ............................................................................................................................ 6

    1.2. I principi basilari ....................................................................................................................................... 6

    2. Ippocrate ....................................................................................................................................................... 9

    3. I quattro elementi, qualit e temperamenti ................................................................................................20

    4. La medicina dei semplici .................................................................................................................................27

    5. Le donne e la salute nel medioevo (cenni) ....................................................................................................30

    6. Paracelso ..........................................................................................................................................................31

    7. 500 anni di approccio positivista e ritorno allarte olistica .............................................................................37

    8. Lesperienza di William Reich .........................................................................................................................39

    9. Ryke Geerd Hamer Hammer ..........................................................................................................................45

    10. La normativa regionale ...............................................................................................................................54

    A cura del dott. Filippo Vasco

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    Introduzione

    Il ricorso a terapie alternative e complementari (Complementary Alternative Medicine CAM), sia

    per tradizione culturale che per mancanza di ulteriori soluzioni, ha riguardato da secoli, fino

    all80% delle popolazioni in via di sviluppo. Da alcuni decenni, anche nei Paesi industrializzati,

    lutilizzo delle CAM si esteso a fasce sempre pi ampie della popolazione, con un trend in

    costante aumento.

    I motivi di questa crescita esponenziale sono molteplici; la convinzione che i rimedi proposti dalle

    CAM in quanto naturali, siano privi di effetti indesiderati , probabilmente, uno dei principali ma

    non deve essere sottovalutato il ruolo del rapporto terapeuta-paziente. La medicina tradizionale,

    nonostante gli indubbi progressi a cui stiamo assistendo, sempre pi parcellizzata in branche

    ultraspecialistiche che si occupano, fin nei pi minuti dettagli strutturali e molecolari, delle

    alterazioni di organi ed apparati sede del processo morboso, perdendo completamente di vista

    luomo malato inteso come persona, unica ed irripetibile, con le sue ansie, i suoi timori, le sue

    aspettative. La disumanizzazione della medicina tradizionale e la ricerca, da parte dellindividuo

    malato, di qualcuno che si occupi della sua persona in modo olistico rappresenta uno dei

    principali motivi del crescente successo delle CAM nei Paesi industrializzati. Il termine Naturopatia

    dal punto di vista etimologico e filologico composto da Naturae e Pathos", dove per "Naturae"

    vanno intesi sia laspetto fisico che ambientale, e Pathos, affetto, malattia o empatia della natura.

    Una definizione etimologica pi appropriata ed unanimemente riconosciuta del termine di

    Naturopatia fu introdotta nel 1902 dallidroterapeuta inglese Benedict Lust, derivante dai termini

    inglesi: Natures e Path, sentiero della natura. Possiamo affermare che oggi la Naturopatia

    senz'altro di attualit e si pu definirla come unarte globale del vivere tenendo presente che:

    "Per comandare la natura bisogna obbedirle".

    La Naturopatia un regime di vita che permette di mantenere, conservare e riottenere la salute,

    seguendo le norme della natura in un contesto ecologico, concetto dal quale prende corpo il

    movimento igienista.

    Se non c' il rispetto di un corretto regime di vita potranno nascere diversi problemi di salute

    conducendoci verso la malattia. Per vocazione il naturopata si interessa a tutti i problemi

    sociologici ma andando pi oltre si interessa anche a tutti i problemi politici che possono toccare la

    salute, agir di fronte alla situazione

    attuale in cui ci troviamo, una societ basata su di una tecnologica ad oltranza, un inquinamento

    cavalcante ed un allontanamento dai ritmi naturali dell'essere umano che sottoposto a dure leggi

    non consone a lui.

    Il comportamento naturopatico diverso da quello allopatico nel quale se si sopprime il sintomo la

    malattia diventer cronica e si installer e creer una eversione della malattia su un altro organo

    emuntoriale; in questo caso le malattie croniche saranno delle vere malattie.

    Secondo la Naturopatia dovremmo considerare da una parte le difese naturali dell'organismo, che

    sono delle reazioni naturali, quindi la manifestazione del problema e queste manifestazioni

    rappresentano l'espulsione delle tossine che si innestano prima della malattia cronica e poi

    evolvono in sclerosi.

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    Il naturopata non necessariamente un medico od un guaritore, ma soprattutto un igienista ed un

    educatore.

    La sua opera si sviluppa cercando di capire lorigine della malattia attraverso le abitudini alimentari

    ed i comportamenti errati, i quali creano un sovraccarico ed accumulo di tossine a livello dei liquidi

    intra ed extracellulari, creando squilibri degli organi emuntoriali, poich deputati ad eliminare le

    tossine del corpo e mantenere un livello funzionale dellomeostasi.

    Lorganismo, provvede naturalmente ad eliminare, le tossine nocive ed in eccesso, attraverso

    meccanismi di escrezioni e di purificazione: febbre, sudorazione, tosse e catarro, diarrea, ed

    alcune forme di dermatosi essudative, esprimono lazione dellorganismo nel tentativo di eliminare

    tossine e microrganismi di troppo.

    Alluopo, la naturopatia si differenzia principalmente dalla medicina allopatica in quanto considera

    queste manifestazioni, quali azioni dellorganismo, tendenti a ripristinare naturalmente un eccesso

    di sostanze non gradite allorganismo, e quindi da non impedire, cercando di far evolvere e

    controllare questo processo escretivo senza bloccarlo.

    Tutti i processi atti a bloccare questi eventi, aggravano e portano verso la cronicizzazione.

    Un aspetto importante della Naturopatia riguarda lo studio delle alterazioni della natura umana, in

    senso energetico ed unitario,

    permettendo di ottenere una visione di insieme, Mente Corpo Anima del soggetto, con la

    funzione di normalizzare un equilibrio spesso alterato da cause ambientali: inquinamento, stress

    (distress), intossicazioni alimentari e le cattive abitudini di vita, che i ritmi della nostra societ ci

    impongono.

    LOrganizzazione Mondiale della Sanit (OMS) riconosce l'esistenza di effetti particolari che sono

    la somma di tante alterazioni non specificatamente definite ed individuate dal punto di vista

    medico: "Comulation effects of Subliminal Everithing (CESE)", quindi, non classificate come

    patologie mediche o malattie, ma disturbi (disequilibri) della sfera energetica ed emozionale, che

    creano disequilibri o sovraccarichi riflessi su determinati organi.

    Lo studio e la comprensione di questi fenomeni, nonch la soluzione volta a ripristinare tali

    disequilibri specifica competenza della naturopatia.

    Circa le competenze del naturopata, LOMS ha stabilito nella dichiarazione di Alma Alta1 del 1978:

    Il Naturopata esercita la sua professione in modo autonomo o in equipe, al fine di valutare lo stato

    energetico del soggetto, secondo canoni che considerano l'aspetto costituzionale, il concetto di

    "Forza vitale", il flusso della stessa nell'organismo, l'alimentazione, le abitudini e lo stile di vita.

    Lattivit del naturopata si svolge attraverso una consulenza non invasiva, opera al fine di valutare

    lo stato bioenergetico del soggetto, secondo canoni che considerano laspetto costituzionale, il

    grado di forza o energia vitale, lalimentazione, le abitudini e lo stile di vita; fornendo suggerimenti

    sull'uso di alimenti, prodotti naturali ed integratori di libera vendita; consiglia cure con prodotti di

    derivazione naturale: Fitoterapia, Gemmoterapia, Aromaterapia, Fiori di Bach, Oligoterapia,

    Litoterapia, Sali di Shussler, ecc

    Utilizza metodiche non invasive di riflesso-stimolazioni: moxa, Tuia cinese, Shiatsu giapponese,

    Kinesiologia applicata, Iridologia, Riflessologia plantare, Auricolo-stimolazione cinese e francese di

    Nogier, Cromoterapia e altre affini; inoltre, apparecchiature elettroniche per rilevazioni energetiche

    secondo la Medicina Tradizionale Cinese: EAV, VEGA, BIOTEST.

    Tali strumenti possono essere utilizzati per identificare con precisione il valore energetico di alcuni

    punti energetici (punti dei meridiani) o i punti ORA (aree riflesse degli organi), e di verificare

    1 Pubblicata: Dossier Medicine Tradizionali del OMS, Edizioni Red, Como, 1984.

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    leventuale riequilibrio con alimenti, integratori, o prodotti naturali di libera vendita, con lo scopo di

    armonizzare, riequilibrare e tonificare la "forza vitale" del soggetto alterata dal distress.

    Pertanto, la Naturopatia rappresenta sia uno stile di vita sia un modo di concepire la guarigione in

    cui vengono impiegati vari mezzi naturali di prevenzione e di trattamento delle malattie delluomo.

    Le prime metodiche di cura naturopatiche implicavano una combinazione di igiene e di idroterapia,

    il primo ad interessarsi, in tempi recenti, fu Benedict Lust.

    Benedict Lust utilizz il termine Naturopatia nel 1902 per definire e raccogliere le varie teorie

    relative alle terapie naturali e che oggi si identificano in discipline, come: dietetica, dieta naturale,

    fitoterapia, omeopatia, manipolazione vertebrale, chiropratica, ginnastica correttiva, idroterapia,

    ecc. Uno degli aspetti pi importanti della sua filosofia "l'uso della naturopatia per trasformare la

    vita delle persone"; intende per naturopatia una scuola terapeutica distinta che opera attraverso il

    potere delle forze naturali quali acqua, aria, sole, terra, erbe, elettricit, magnetismo, esercizio,

    riposo, dieta; varie modalit manuali quali massaggio, osteopatia, chiropratica nonch la scienza

    morale e mentale.

    Egli espresse un notevole dissenso contro gli pseudo-naturopati e la medicina ortodossa

    affermando: "si ha interesse per la gente ammalata danneggiandola ulteriormente con vaccini

    ecc.". Sottolinea inoltre l'importanza del digiuno, della dieta idrica con la febbre. Fonda la scuola

    americana di naturopatia nel 1901 e contribuisce a inserire lo yoga in America, primo segno

    dell'interesse verso le cure dell'Oriente.

    In una delle sue molte pubblicazioni, "The principles aim and program of the nature cure"

    descriveva la naturopatia: "Il sistema curativo naturale si basa su un ritorno alla natura mediante

    unalimentazione equilibrata, la respirazione, lesercizio fisico, i bagni e lutilizzo di varie tecniche

    energetiche per eliminare le sostanze tossiche dallorganismo, aiutando in tal modo il paziente ad

    ottenere uno stato di salute adeguato".

    1. I principi generali

    In primo posto la Naturopatia pone il principio del potere curativo della natura: "Vis medicatrix

    naturae.

    La cura naturopatica si fonda nella capacit del corpo di curare se stesso. Questo concetto

    deriva dal postulato di Ippocrate, "Primum non nocere", cio evitare pratiche ed azioni che

    indeboliscono la capacit del corpo di curare se stesso e tutte le terapie che inibiscono ed

    ostacolano le funzioni vitali dellorganismo.

    Ovviamente questapproccio presenta, proprio nella societ attuale, dei limiti: in situazioni

    particolari il corpo ha bisogno di qualcosa di pi di un semplice aiuto per mantenere il normale

    equilibrio fisiologico, bens, di una spinta che avvia i processi di guarigione.

    Lintervento del naturopata, in queste situazioni, quello di ricorrere a metodiche ed interventi non

    invasivi per ottenere un ripristino delle funzioni corporee organiche e della mente, conducendo la

    persona verso uno stato di salute e di benessere.

    Per attuare questi interventi, si richiede unampia conoscenza dei sistemi di cura naturali e dei

    sistemi diagnosi energetica naturali, dei principi della prevenzione, della conoscenza

    dellandragogia per educare il paziente alle regole di una vita sana ed armoniosa e di supportare la

    capacit dellorganismo di rigenerarsi e utilizzando terapie naturali ad azione riequilibrante degli

    umori e della energia vitale, soprattutto non tossiche.

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    Non a caso il vitalismo sostiene che i sintomi che si accompagnano alla malattia non sono causati

    direttamente dagli agenti patogeni, per es. i batteri; sono piuttosto il risultato dellintrinseca risposta

    o reazione dellorganismo allagente e il tentativo dellorganismo di difendersi e di guarire se

    stesso.

    1.1. Anamnesi naturopatica

    L`approccio del naturopata con la persona duplice:

    1. Aiutare la persona a curare se stessa.

    2. Guidare ed educare la persona ad adottare uno stile di vita pi salutare.

    Una prima anamnesi richiede un colloquio ed ascolto allo scopo di raccogliere informazioni dal

    soggetto, e fare una ricognizione circa laspetto fisico, psicologico e il suo modus vitae, in modo da

    stabilire un idoneo percorso di comportamento e di ripristino di eventuali abusi, eccessi alimentari

    ed errate abitudini con lassunzione di rimedi naturali atti a ripristinare le funzioni vitali bloccate o

    ipofunzionanti.

    Il Naturopata svolge la sua attivit professionale mediante consulenze specialistiche, fornendo

    suggerimenti sulluso di alimenti, di sostanze naturali, di prodotti ed integratori di libera vendita,

    utilizzando anche metodiche non invasive di riflesso-stimolazione, manuali o mediante

    strumentazioni adeguate e prive di controindicazioni, nel rispetto di un codice deontologico e di un

    codice morale e spirituale, peculiare degli operatori del campo delle terapie naturali.

    1.2. I principi basilari

    "Primo, non nuocere"

    agire in collaborazione con il potere curativo della natura

    ricercare, individuare e trattare la causa fondamentale della malattia

    trattare l'intera persona usando un approccio individualizzato

    insegnare i principi di un sano stile di vita e della prevenzione sanitaria

    Primo, non nuocere

    Sebbene sembrerebbe una dichiarazione ovvia che dovrebbe essere attuata da qualsiasi

    professionista della salute, il detto attribuito al medico di epoca classica Ippocrate, che il medico

    deve "non nuocere" ai propri pazienti, ha una risonanza specifica in Naturopatia. Come nella

    maggior parte delle professioni sanitarie, metodi di indagine e modalit terapeutiche che fanno il

    minor danno per il paziente sono da preferire. Quando altri approcci di cura della salute sono

    necessari a causa della malattia del paziente, gli operatori naturopati professionisti sono addestrati

    a riconoscere questa situazione e inviare i pazienti a coloro che nella fattispecie possono fornire le

    cure necessarie.

    Agire in collaborazione con il potere curativo della natura

    Gli stoici dell'antica Grecia credevano che vi era un principio animatore, logos, che ha agito come

    una forza vitale per l'ordine dell'universo. Se gli esseri umani usassero la loro razionale capacit di

    comportarsi in sintonia con questo precetto, essi fiorirebbero. La Naturopatia, adottando questa

    filosofia Stoica, riconosce che lo stesso potere che ha fatto il corpo - cio una intelligenza innata

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    attiva sia nell'universo che all'interno del corpo umano possa anche curare e guarire il corpo.

    Lavorando con questo potere curativo della natura - lavorare cio con la vis medicatrix naturae del

    paziente piuttosto che cercare di imporre un trattamento senza riguardo per la capacit

    intrinseca della persona di guarire, il naturopata cerca di aiutare il corpo, la mente e lo spirito del

    paziente a realizzare la guarigione desiderata.

    Ricercare, individuare e trattare la causa fondamentale della malattia

    Per ogni problema, c' una causa. I naturopati sono pi interessati nel cercare, identificare e

    trattare le cause che nel trattare i sintomi della malattia. Essi sostengono che se il sintomo di una

    malattia temporaneamente eliminato o soppresso ma la causa di fondo trascurata, allora il

    problema torner semplicemente, o potrebbe addirittura peggiorare nel tempo. La causa della

    malattia deve essere identificata ed eliminata se si vuole che la vera guarigione si verifichi. Questo

    richiede spesso un esame approfondito dello stile di vita del paziente, della dieta e della sua forza

    vitale.

    Trattare l'intera persona usando un approccio individualizzato

    I naturopati lavorano con una visione olistica della salute umana. Essi credono che gli esseri umani

    possano con pi probabilit godere di una salute ottimale quando la loro dimensione fisica,

    psicologica, spirituale e ambientale sia totalmente integrata. Le persone che applicano questa

    visione alla loro salute sono meglio in grado di raggiungere i loro obiettivi e realizzare il loro

    potenziale. Essi hanno pi probabilit di essere in armonia con se stessi, con gli altri e con il loro

    ambiente. Visto che ogni persona diversa, il naturopata deve individualizzare i trattamenti per

    soddisfare le esigenze specifiche di ciascun paziente.

    Insegnare i principi di un sano stile di vita e della prevenzione sanitaria

    I naturopati insegnano i principi di un sano stile di vita e di una efficacie prevenzione sanitaria. Essi

    insegnano ai propri pazienti le cause delle malattie in modo che essi siano meglio in grado di

    evitare le recidive. Inoltre, i pazienti dovrebbero essere coinvolti nel processo terapeutico in modo

    che possano essere in prima persona attori del loro recupero e imparare ad assumersi la

    responsabilit per la loro salute futura. Questo approccio di cooperazione tra il naturopata e il

    paziente ha mostrato di potenziare il paziente, il che fornisce ulteriore beneficio. Questo

    atteggiamento dar probabilmente luogo ad un'attitudine positiva nel paziente, che portato a

    migliorare le possibilit di un ottimale recupero.

    Il principio primo della Naturopatia - primum non nocere - o "Primo non nuocere, esige che gli

    operatori naturopati professionisti pongano al primo posto la sicurezza del paziente. Correttamente

    formati gli operatori naturopati conoscono i limiti di, e le controindicazioni verso i prodotti e le

    modalit che essi utilizzano. Ad esempio, un operatore naturopata professionista adeguatamente

    formato e preparato invia immediatamente presso un'altra figura sanitaria un paziente quando le

    circostanze indicano che il benessere e la sicurezza dello stesso siano messi a rischio. L'invio si

    rende anche necessario quando il trattamento naturopatico non tale da arrecare beneficio al

    paziente o tale da produrre il risultato positivo atteso.

    L'invio del paziente presso altri professionisti particolarmente indicato quando:

    si verifica o si sospetta una situazione pericolosa per la vita;

    la diagnosi, la valutazione o il trattamento di una condizione specifica non rientra

    nell'ambito della Naturopatia;

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    la diagnosi, la valutazione o il trattamento di una condizione specifica impone competenze

    o tecnologie che non sono al momento disponibili per gli operatori naturopati;

    una diagnosi non pu essere confermata con la formazione e la tecnologia che a

    disposizione dell'operatore naturopata;

    la risposta al trattamento non adeguata, o inspiegabilmente insoddisfacente, o le

    condizioni del paziente peggiorano;

    un secondo parere utile e necessario.

    I suddetti invii presso altri professionisti possono ridurre il rischio di effetti avversi indiretti, che

    possono verificarsi quando un trattamento inadeguato viene somministrato; quando il trattamento

    corretto ma viene ritardato o interrotto; quando si in presenza di una diagnosi errata; o quando le

    terapie naturopatiche vengono somministrate nonostante non indicate.

    Questi principi, che sembrano cos moderni ed evoluti, sono tutto ci che era stato gi

    precisamente indicato e descritto da Ippocrate, uno dei protagonisti indiscussi della storia della

    medicina (quando ancora non era affatto considerata altro rispetto a ci che oggi si definisce

    naturopatia). Nelle pagine che seguono, ci soffermeremo su alcuni concetti e personaggi che

    hanno prima inventato e poi cambiato, fatto evolvere e diversificare il concetto di salute, medicina,

    benessere e malattia. Tralasciando le fasi preistoriche della medicina cinese, orientale ed egiziana

    (che il lettore approfondir in altri moduli del corso), cominciamo, appunto dalla vicenda

    ippocratea, introdotta da un necessario affresco della cultura in cui nato, vissuto e

    inventato.

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    2. Ippocrate

    L'ud Febo, e scese

    dalle cime d'Olimpo in gran disdegno

    coll'arco su le spalle, e la faretra

    tutta chiusa. Mettean le frecce orrendo

    su gli omeri all'irato un tintinno

    al mutar de' gran passi; ed ei simle

    a fosca notte gi vena. Piantossi

    delle navi al cospetto: indi uno strale

    liber dalla corda, ed un ronzo

    terribile mand l'arco d'argento.

    Prima i giumenti e i presti veltri assalse,

    poi le schiere a ferir prese, vibrando

    le mortifere punte; onde per tutto

    degli esanimi corpi ardean le pire.

    La medicina laica, come pratica cio dotata di norme e regole sue proprie, autonome dalle

    credenze religiose e dalle pratiche della magia, non incomincia con Ippocrate e neppure con i

    Greci. Le ipotesi sullesistenza di dottrine e pratiche mediche gi ben consolidate nelle antiche

    civilt dellOriente mediterraneo furono confermate dal ritrovamento del Papiro Edwin Smith,

    compilato in Egitto intorno al XVII secolo a. C. ma risalente a fonti del terzo millennio.

    Assai pi importante tuttavia, ai fini della presente indagine, lindividuazione del rapporto fra

    medicina laica e medicina religiosa nel mondo greco, giacch da esso soltanto pu derivare una

    pi esatta messa a fuoco critica delle fonti del pensiero ippocratico.

    Ippocrate era un Asclepiade, e Asclepiadi erano chiamati tutti i medici professionali del V secolo.

    Questo ha condotto a pensare che la corporazione dei medici uscisse, con un processo di

    progressiva laicizzazione, dal tronco della casta sacerdotale di Asclepio, il dio-medico di Tricca ed

    Epidauro, ai cui templi accorrevano folle di infermi curati con le pratiche magiche o semi-magiche

    dellincubazione e della purificazione.

    Archeologia e storia vanno in un altro senso.

    In Omero (Iliade, II, vv. 716-719), Asclepio un re tessalo, padre dei due medici-guerrieri Podalirio

    e Macaone. Prima che un dio, egli era destinato a divenire un eroe culturale, e a lui, il medico

    immune da menda, come archetipo della figura del medico, presero a richiamarsi i medici

    itineranti che vagavano per le citt e i villaggi della Grecia fra i secc. VIII e VI, spinti dalla necessit

    di stringersi in corporazione e di vedersi cos riconosciuta una precisa dignit professionale.

    La deificazione di Asclepio, e il sorgere dei primi templi non hanno luogo che verso la fine del sec.

    VI; il culto fece il suo ingresso ad Atene solo nel 420 e, ci che pi conta, a Cos non prima della

    met del sec. V. Sicch a Cos al tempo di Ippocrate non cerano n tempio n culto, e lisola era

    gi famosa per la sua scuola laica di medicina che fior a partire dal sec. V a. C..

    N possibile pensare a un semplicistico superamento del sacerdote da parte del medico: i due

    filoni continuarono a coesistere, e il culto dAsclepio venne anzi crescendo con i secoli dautorit e

    di potenza; sempre di nuovo credenze religiose, superstizione e magia riproposero la loro sfida alla

    medicina scientifica, come testimonia la strenua reazione ippocratica nel Male Sacro.

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    Con il Sigerist2 potremo dunque concludere che la medicina razionale e quella religiosa

    non si svilupparono luna dallaltra... Le radici della scienza e della pratica medica dei Greci

    non vanno cercate nei templi ma nelle osservazioni e nelle riflessioni dei primi filosofi.

    evidentemente attraverso il travaglio di pensiero che scosse la cultura greca dalla met del sec.

    VI agli ultimi decenni del V, che anche il patrimonio di osservazioni e di esperienze accumulate dai

    medici vaganti e dagli allenatori ginnici nelle palestre pot prendere una forma e costituirsi in

    disciplina scientifica. Da quel travaglio dipese direttamente il suo assetto concettuale; e ancor di

    pi, dal prevalere di certe impostazioni filosofiche a danno di altre dipese, a noi pare, la possibilit

    stessa di una tale disciplina scientifica. paradossale, ma tuttavia vero, notare a questo punto che

    una parte non piccola della grandezza personale di Ippocrate consistette proprio nellaver

    separato la medicina dalla filosofia.

    Diventa quindi necessario esaminare pi da vicino talune strutture di fondo del dibattito filosofico

    precedente e contemporaneo alla medicina ippocratica, e tentare di vedere in quale misura le

    modalit di pensiero e le

    categorie di interpretazione che venivano enucleate e proposte potessero favorire o condizionare o

    anche intralciare lautonomo sviluppo di una scienza della natura. Non infatti in alcun modo

    sufficiente asserire, come spesso si fa, una univoca e indifferenziata influenza della filosofia sulla

    medicina: giacch in quella stessa filosofia si era creata una molteplicit di indirizzi e di

    prospettive, e le scelte che il nascente pensiero scientifico oper in questo campo contribuirono

    decisivamente a determinarne le caratteristiche. La medicina ippocratica oper appunto una

    scelta, ma che essa non fosse lunica possibile comprovato dallesistenza di altre e opposte

    correnti mediche, le quali a loro volta dipendevano dallassunzione di altre impostazioni filosofiche.

    Le dottrine filosofiche

    Lesperienza Ionica

    La riflessione filosofica sorse in Ionia sul principio del sec. VI nella forma di una indagine sulla

    natura (Physis) e pi specificamente sul suo principio (arch), nel doppio senso di

    cominciamento e di legge: sicch, pi propriamente, non di filosofia si deve parlare bens di

    physiologia e di archeologia. Gi questa precisazione e questa duplicit non interessa qui

    accertarne le origini, che dipendono e dalle antiche speculazioni orientali, e dalla religiosit orfica e

    agraria, e dai nascenti problemi tecnologici appaiono ricche di significato e gravide di problemi.

    Physis il mondo quale esso si disvela allosservazione immediata, nella duplice forma della

    molteplicit e di una segreta ma tuttavia ben manifesta unit.

    Le prime domande dellosservatore sul significato e sul valore dellesperienza, sembrano poter

    trovare una risposta allinterno stesso dellesperienza quale essa immediatamente si d. In essa

    16 pare risiedere lautogaranzia di validit, che le deriva dalla costanza dei suoi cicli.

    Cos, in fondo, physis arch e legge di s stessa. Occorrer soltanto sceverare, nella moltitudine

    dei contenuti dellesperienza, non gi ci che essenziale, ma ci che primario (di quella

    speciale primalit che propria del ciclo) e originario, irriducibile principio-fine lungo il cui arco tutti

    2 Henry E. Sigerist, tedesco, fu probabilmente lo storico della medicina che ebbe pi influenza negli Stati Uniti nehli anni 30 e 40. Studioso controverso, si occupo specificamente di due filoni: gli scritti relativi allanalisi delle cause sociali delle malattie e quelli centrati sulle proposte di riforma dellorganizzazione delle cure e del ruolo che in queste doveva assumere il medico. Emigr negli USA nel 1932 per assumere la cattedra di Storia della medicina presso la J. Hopkins University. Gi a Lipsia nel 22 aveva scritto che la storia della medicina avrebbe dovuto svolgere il ruolo di mediatore tra la medicina scientifica e la tradizione umanistica: Lo storico della medicina deve contribuire a preparare il terreno per un nuovo umanesimo che armonicamente unir il vecchio umanesimo con la scienza moderna. Considerava la storia della medicina come un mezzo di chiarificazione dei correnti problemi della medicina.

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    11

    i singoli accadimenti prendono forma. Cos una singola zona dellesperienza viene isolata non

    certo arbitrariamente, ma per la suggestione di analogie che si presentano allesperienza con il

    segno della radicalit e assunta a principio: e pu essere lacqua come la produttivit stessa

    della natura come laria-respiro di Anassimene, che pi da vicino qui ci interessa per la portata

    biologica della sua concezione.

    Dal momento che physis costituisce un cosmo in qualche modo vivente, dotato di compiutezza e

    consistenza, di sue proprie leggi e di una sua propria ciclica necessit, ogni singolo frammento di

    realt che si rivela allosservazione reca in s tutta quanta la realt, reca cio immediatamente la

    necessit, il significato e la verit che di quella realt paiono esser propri.

    Cos la fede nellesperienza assoluta, giacch la totalit a disvelarsi in essa. Cos, ancora, gli

    strumenti per interpretare e comprendere lesperienza vengono desunti da alcuni suoi contenuti,

    privilegiati e innalzati allo status di arch. In linguaggio moderno, potremmo dire che la

    speculazione ionica approda a un assoluto empirismo e a un dogmatismo parimenti assoluto.

    Lesperienza italica

    Fra la met e la fine del sec. VI eventi storici di vasta portata, preponderante fra i quali la pressione

    persiana sui Greci della costa asiatica, determinarono il trasferimento dellasse culturale ellenico

    dalla Ionia alla Magna Grecia, dove si costituirono le grandi filosofie pitagorica ed eleata. La veduta

    pitagorica del numero accoglieva i presupposti fondamentali della physiologia stessa: il numero-

    sostanza dei pitagorici coincideva per molti aspetti con la funzione dellarch ionica che, con

    Empedocle di Agrigento assunse a sistema.

    egli, riassumendo tutti gli spunti della physiologia ionico-pitagorica e fedele daltra parte

    allosservazione, la cui validit incondizionata continuava ad apparirgli come un dato primordiale,

    costru la veduta dei quattro elementi, o meglio archai: acqua, fuoco, terra, aria. Essi gli parevano

    adeguatamente rappresentare le sostanze universali di cui ogni singola esperienza epifania, e a

    essi egli attribu tutte le qualit della physis ionica: generati e ingenerati, ciclicamente eterni,

    princpi di vita compenetrati del divino che circola in tutti gli eventi delluniverso. Aggiunse Amore e

    Discordia con la precipua funzione di forze motrici del ciclo di generazione e distruzione, ma

    tuttavia dotati di pari sostanzialit degli altri.

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    Nella sua sapienza si riversano tutta la verit e tutta la realt, non richiedendo regole di scoperta o

    di verifica, poich godono di una evidenza originaria, di una perfetta trasparenza ed omogeneit al

    pensiero e alla parola dellosservatore. Non v nel principio discontinuit fra luomo e luniverso,

    perch identiche sono nelluno e nellaltro physis e archai, e la conoscenza del simile con il

    simile che Teofrasto attribuisce a Empedocle non esprime se non quella radicale omogeneit fra i

    due poli del conoscere, che annulla di fatto ogni vero problema di conoscenza.

    la mitizzazione dellosservazione immediata, la semplificazione e sostanzializzazione

    dellesperienza, lindistinzione di verit e realt, di essere e di conoscere, tagliavano la via allo

    sforzo di categorizzazione che solo poteva presiedere al sorgere di un autentico sapere scientifico,

    e dunque di una medicina razionalmente orientata e metodologicamente consapevole.

    Lesperienza di Alcmeone di Crotone

    Sullo scorcio del sec. vi e per tutta la prima

    met del v, importanti forze, dislocate

    anchesse in Magna Grecia, lavorarono

    alleversione della physiologia.

    Ad Alcmeone di Crotone tocc, quasi un

    secolo prima di Ippocrate, il compito di

    raccogliere loscura eredit di ricerca di

    generazioni di medici, e anche il ricco

    patrimonio di osservazioni naturalistiche che

    si era venuto comunque costituendo.

    A unautonoma presa di coscienza della

    techne, Alcmeone fu spinto del resto dalle

    sue stesse conquiste di medico e di biologo,

    dagli stessi problemi teorico-pratici che la

    sua scienza veniva ponendogli ogni giorno e

    che certamente non trovavano risposta

    alcuna nelle semplificazioni e nella

    dogmatizzazione dellempirico operate dalla

    physiologia.

    Alcmeone non attacc le dottrine dellarch:

    semplicemente le ignor, come quelle che

    non trovavano corrispondenza alcuna

    nellesperienza criticamente osservata.

    In quellesperienza, egli riconosceva invece unindefinita molteplicit, non gi di principi sostanziali,

    bens di principi o qualit, vale a dire di stimoli capaci di determinare nellorganismo una certa

    reazione fisiologica (lamaro, il freddo e cos via); di conseguenza, non v continuit organismo e

    physis, ma il rapporto fra luno e laltra un rapporto di stimolo e reazione (come testimonia anche

    Teofrasto attribuendo ad Alcmeone, in contrasto con Empedocle la formula della sensazione per

    contrari).

    Parallelamente Alcmeone scopriva, grazie alla pratica spregiudicatamente scientifica della

    dissezione, che la funzione del percepire nelluomo bens diffusa nei vari organi di senso, ma che

    essa viene poi coordinata e interpretata (per usare un termine del giovane Ippocrate, che

    dipende qui da Alcmeone), da un organo centrale, e precisamente dal cervello. La scoperta di tale

    funzione del cervello spezzava di fatto il legame ombelicale fra uomo e mondo, fra conoscenza e

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    realt: e Alcmeone poteva rendere esplicita questa rivoluzionaria conseguenza dichiarando che,

    se la sensibilit una propriet di tutti gli organismi viventi, la funzione del comprendere, cio di

    ridurre a sintesi significativa lesperienza, e di prender coscienza della sensibilit stessa,

    propria esclusivamente delluomo.

    Il solco, che cos si apriva fra luomo e la realt che egli vuol comprendere e trasformare, era

    profondo e definitivo. Il mondo dellesperienza riacquistava la sua concretezza e la sua datit, e

    lesperienza stessa veniva riconosciuta incapace di dare spontaneamente conto di s. Cos,

    luomo e lo scienziato riconquistavano unautonomia e una possibilit di comprensione e di

    controllo sul mondo, scoprendosi a esso eterogenei e, nella tensione del conoscere e dellagire,

    alla polarit opposta di esso. Ma Alcmeone si avvide di una conseguenza decisiva di tutto questo:

    la realt si faceva a un tratto opaca agli occhi dello scienziato; la verit e la realt non si

    palesavano pi tuttintere allinterrogante; in termini scientifici, la sapienza doveva venir sostituita

    dallindagine, la rivelazione, dalla congettura.

    Quando Alcmeone poneva il tekmairesthai, il procedere appunto per indizi, congetture e prove, a

    metodo tipico della conoscenza umana, egli non faceva che teorizzare la sua stessa prassi di

    medico, abituato a interpretare lesperienza per ritrovare in essa un significato, un valore di

    sintomo, e risalire cos allunit della malattia e delle sue cause.

    Il relativo isolamento di Alcmeone, in quanto puro scienziato, dalle grandi correnti filosofiche, gli

    agevolava certamente questa spregiudicata presa di coscienza metodologica; e tuttavia gli

    impediva di esplicitarne tutto il valore, e di generalizzarla fino a determinare chiaramente il

    rapporto fra teoria e osservazione, fra pensiero e realt, fra verit e fatto; in sostanza, lasciava in

    ombra la sfera del pensabile e, quindi, la struttura stessa del procedimento scientifico.

    Il Nous di Anassagora

    Nellesperienza concreta non si danno mai elementi o

    qualit puri e separati, bens precisamente oggetti, i

    quali constano dellintersezione e della

    compenetrazione (non mescolanza meccanica) di una

    indefinita molteplicit di semi. Se si vuole, il numero

    delle archa e degli elementi diventa in tal modo infinito;

    ma ci che pi conta, che di archa e di elementi non

    pi il caso di parlare, trovandosi sempre lesperienza

    di fronte a oggetti concreti, la cui composizione radicale

    se mai non pi problema della filosofia, ma delle

    scienze della natura.

    La non-separazione dellempirico concludeva cos, da

    un lato alla sua oggettivit, dallaltro alla sua non-verit.

    Questo non ne confermava certo per Anassagora

    lincomprensibilit e lassurdit dichiarate dagli Eleati,

    bens rimandava ad altro, a strutture interpretative e

    conoscitive empiriche. In altri termini, la riconsegna

    della realt alla ragione e alla scienza apriva

    drammaticamente il problema della possibilit e della

    validit di una ragione e di una scienza che potesse

    considerarsi plausibile.

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    A questo problema, la filosofia di Anassagora risponde con lintroduzione dellidea di Nous o

    Intelligenza,e soprattutto della categoria della sua separazione dal mondo dellesperienza. Il

    Nous non immanente ai contenuti dellesperienza, in questo senso, che non reale; e che anzi

    , nel principio, esente da quei contenuti, autonomo dalle loro modalit e dalle loro leggi.

    il Nous non creava il mondo a propria immagine e somiglianza, bens lo riconosceva come altro

    da s nella sua oggettivit, e tentava semmai di imporgli il proprio dominio, organizzandolo in

    strutture significanti e comprensibili, dotate cio di verit.

    Su questi presupposti, si fondava la teoria anassagorea della conoscenza e potremmo dire della

    conoscenza scientifica che resta a nostro modo di vedere una delle conquiste pi alte del

    pensiero antico. Il processo prende pur sempre le mosse dallesperienza ma losservazione non

    rivela pi la sapienza, essa deve sublimarsi in memoria, e cio in organizzazione e strutturazione

    dei dati.

    E dallesperienza, consolidatasi e filtratasi nel processo intellettuale della memoria Alcmeone ne

    aveva definito la sede, il cervello , si genera infine il sapere, un sapere quindi che ancorato

    allesperienza e che tuttavia consiste nello stabilirne i nessi e i significati. Ma il processo non si

    conclude qui: per Anassagora, il sapere si continua nella techne, intesa come prassi umana di

    trasformazione del mondo fondata sulla ragione, secondo quel nesso di scienza, azione ed

    esperienza.

    Cos lantico pensiero greco era forse arrivato al suo punto di massima apertura nei riguardi delle

    scienze, e in special modo delle scienze della natura e delluomo. Ora esse erano veramente in

    grado di parlare con la propria voce, che per queste ultime fu la voce di Ippocrate e di Tucidide.

    Sul terreno propriamente filosofico leredit di quel pensiero fu divisa fra Socrate, Platone e

    Democrito.

    Lesperienza ippocratea

    Il cammino che abbiamo cercato di ricostruire non fu affatto univoco: in realt i diversi filoni in gran

    parte coesistono, si sovrappongono e si intrecciano, cos che storicamente limmagine del

    cammino va sostituita con quella del dibattito. Per questo, come si accennato, semplicistico

    dire che la medicina dipese dalla filosofia.

    Ad Alcmeone la medicina, e in special modo quella ippocratica, deve, oltre agli spunti metodologici

    sopra discussi, taluni contributi scientifici di grande importanza. In primo luogo, la nozione di un

    sistema nervoso centrale, cui preposto i cervello e cui fanno capo gli organi di senso; n meno

    interessante la via per la quale Alcmeone giunse alla scoperta, quella della dissezione e forse

    della vivisezione degli animali. A questi primi cenni di psicologia sperimentale, Alcmeone affianc

    una veduta fisiopatologica che avrebbe influenzato profondamente Ippocrate. Nellorganismo

    presente una molteplicit indefinita di principi attivi o qualit, dynameis (che la tradizione ha

    illusoriamente rivestito della forma degli opposti cari ai Pitagorici), i quali nello stato normale

    formano una mescolanza o meglio un composto (krasis) omogeneo e armonico (isonomia). La

    malattia nasce dalla rottura di tale equilibrio e dal prevalere patologico (monarchia) di uno solo di

    questi principi (oltre che, aggiunge Alcmeone, per linfluenza dei diversi fattori esterni).

    Ippocrate entra in scena, aprendo, di fatto, il problema del significato dei dati dellosservazione e

    dellosservazione stessa. Secondo molti critici Ippocrate avrebbe visto ci che Platone

    rimproverava ad Anassagora di non aver saputo vedere, e cio che ogni cosa, e la natura intera,

    tendono per forza interna verso il proprio meglio. Tradotta in termini medici, deriva da questa

    interpretazione la veduta della vis medicatrix naturae, che la tradizione ha per lungo tempo

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    attribuito al maestro di Cos, sebbene non ve ne sia traccia se non in opere tarde e maturate in

    tuttaltro clima culturale.

    Convinto della intrinseca positivit della natura, al

    medico non sarebbe rimasto che contemplarne

    inoperoso i processi, o semmai assecondarli con blandi

    interventi. Questo medico non era sicuramente

    Ippocrate, che della natura diffidava a tal punto da

    prescrivere in ogni caso di lesione cranica la

    trapanazione entro i tre giorni! Fuor di polemica, si pu

    dire che Ippocrate attribuiva allorganismo non gi

    unattivit teleologica, bens una certa inerzialit

    seppure con tutta la maggior complessit che

    contraddistingue i fenomeni biologici da quelli meccanici.

    Lorganismo gli sembrava cio mostrare una tendenza a

    mantenere lequilibrio che caratterizza lo stato normale

    di salute; e perci reagire alle spinte perturbatrici, sia

    interne sia esterne, mettendo in opera quei meccanismi

    di difesa (per la prima volta lucidamente individuati da

    Ippocrate) che tendevano appunto a ristabilire il

    minacciato equilibrio.

    Ma parimenti non sfuggiva a Ippocrate la precariet di questi meccanismi, quando lagente

    patologico fosse troppo forte o lequilibrio pi debole del normale; di qui la necessit di una

    vigilanza costante sullorganismo, vuoi in salute vuoi in malattia, e di solleciti interventi del medico,

    che certamente dovevano cooperare al ristabilimento di quellequilibrio, ma spesso anche opporsi

    ai meccanismi patologici che avessero ormai conquistato il controllo dellorganismo.

    Lapproccio scientifico di cui diventa promotore e protagonista; per il suo tramite si evidenziano

    categorie e pratiche mai prese in vera considerazione prima di lui: luomo, levento morboso e la

    malattia sono calati nellambiente del paziente stesso. Lambiente, sia esso geografico, climatico o

    sociale, diveniva cos parte integrante della scienza medica, e lanalisi delle sue relazioni con

    lindividuo diventava essenziale alla comprensione della vicenda individuale di sofferenza e

    guarigione.

    Nella dimensione temporale, la categoria di anamnesis o ricordo assolveva a una duplice

    funzione: da un lato quella di ricostruire una storia della malattia e del malato, e quindi di

    costringere per suo tramite gli eventi del passato a esprimere il loro significato, a integrarsi alla

    comprensione e alla cura; dallaltro quella di instaurare il rapporto, cos caratteristico della

    medicina ippocratica, fra medico e malato, che chiama il malato stesso a essere compartecipe

    della lotta della techne contro la malattia, e a porre le premesse della propria guarigione mediante

    la comprensione delle cause che hanno generato lo stato patologico, e la volont di superarlo.

    Ma la suprema espressione categoriale della scienza ippocratica era la prognosi, in cui confluivano

    la comprensione della situazione presente e delle condizioni passate, e grazie alla quale, come

    bene scrisse il Littr, Ippocrate vide per primo in ogni malattia non pi una successione di

    fenomeni bizzarri, disordinati e senza legge, ma una concatenazione in cui ogni fatto aveva la sua

    ragione nel fatto precedente.

    La prognosi era la chiave di volta della medicina ippocratica; la funzione della previsione diventava

    essenziale per la scienza, ad essa dovendosi subordinare ogni altra dimensione di indagine.

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    importante precisare che, comunque, ogni tentativo di immobilizzare i contenuti di una dottrina

    ippocratica dellorganismo, della malattia, della terapia destinato a risolversi nel travisamento e

    nellincomprensione. Crediamo che si sia detto abbastanza circa il pensiero del maestro di Cos,

    perch ora sia chiaro come la dottrina dovesse per lui costruirsi sempre di nuovo nel contatto con

    lesperienza, riferendosi soltanto allunit formale del metodo, non a quella dogmatica della

    spiegazione preconcetta; la dottrina, in altre parole, non deve conservare davanti alla complessit

    dei fatti altro che il valore di uno schema e di una regola orientativa.

    Definiamo Ippocrate biologico pi che medico, non gi perch la techne, presentasse ai suoi

    occhi un simile sdoppiamento, ma piuttosto unintrinseca polarit fra teoria e prassi, in cui egli

    sceglieva il primo polo come il pi adatto a fondare il secondo. Per queste ragioni, le sue opere

    sono tutto eccetto che un trattato sistematico di medicina. tuttavia utile, pur nellambito di questa

    consapevolezza, cercare di isolarne alcuni lineamenti relativamente costanti.

    Le tesi sulla genetica pi chiaramente formulate sono queste: il seme deriva da tutto

    il corpo, e non da una parte soltanto (convinzione comune ad Alcmeone e ad Anassagora); le

    caratteristiche acquisite dai progenitori possono essere ereditate dalla discendenza; quella

    genetica una componente eziologica delle malattie. Soprattutto questultima veduta, unitamente

    allattenzione portata allintero problema, il contributo pi valido di Ippocrate in questo campo.

    Lembriologia ippocratica, che dipende da quella alcmeonica, non vi arreca nulla di

    nuovo: tuttavia, emerge anche qui lidea interessante delle malformazioni embrionali come

    concausa di talune malattie, fra cui lepilessia.

    Lanatomia si spinge in Ippocrate a livelli molto avanzati soprattutto a proposito del sistema osseo-

    muscolare (importante la descrizione delle suture craniche) come fondamento per la chirurgia; il

    riconoscimento del cervello come organo centrale del sistema nervoso deriva da Alcmeone, e una

    apprezzabile descrizione delle vene dipende in parte da Diogene; almeno in un punto affiora la

    distinzione tra vene e arterie. Lanatomia degli organi interni non invece molto sviluppata, bench

    sia dichiarato un fondamento anatomo-patologico alleziologia di molte malattie.

    Dove, per contro, la dottrina di Ippocrate raggiunge il suo vertice nel campo della fisiopatologia. Il

    presupposto, di fondamentale importanza, che la comprensione dello stato morboso deve

    basarsi su quella dello stato normale e di salute: il che riponeva nella fisiologia le basi

    interpretative della patologia. Quanto dunque alla struttura dellorganismo, sia in salute sia nella

    malattia, la visione ippocratica assai pi complessa di quel che comporti la dottrina dei quattro

    umori (flegma, bile nera e gialla, sangue) tradizionalmente attribuitagli. In realt, come si gi

    avvertito, tale dottrina una schematizzazione operata inizialmente da Polibo nella Natura

    dellUomo, e successivamente spinta fino a trasformarsi in una sorta di cosmologia. In Galeno

    questa dottrina umorale divenne dogma che rimane sostanzialmente fisso fino al 1500.

    Ci soffermeremo su tale dottrina tra breve.

    Ora conta sottolineare che gli umori restano sullo sfondo delle opere di Ippocrate; in realt, in

    nessun punto del suo cospicuo corpus vengono descritti. Gli umori non vengono immobilizzati

    perch, in quanto liquidi organici, essi sono molteplici, possono trasmutare luno nellaltro, e

    soprattutto presentano una costellazione di dynameis o qualit attive (lacidit, lastringenza, la

    zuccherosit ecc.), che reagiscono, entrano in composti, decadono e a loro volta si trasmutano.

    Oltre a ci, gli umori entravano, accanto a una quantit di altri fattori anatomici, dietetici,

    geografici nella configurazione dei tipi psicosomatici che Ippocrate abbozz per valere da regole

    orientative nella valutazione della molteplicit dei casi individuali (dunque ben lontani dagli statici

    temperamenti di Galeno). Ma anche in questo senso, lumoralit della costituzione significava poi

    la predisposizione a certe malattie, di cui gli umori erano segno.

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    Con questo non si vuoi negare una funzione importante allipotesi umorale nella dottrina

    ippocratica, ma solo sottolineare che essa non va vista come chiusa e autosufficiente, bens

    integrata con la considerazione degli schemata o strutture anatomiche degli organi, e soprattutto

    delle dynameis agenti nellorganismo. Lo stato normale consiste dunque per Ippocrate in un

    equilibrio armonico di umori, dynameis e schemata, dove i primi non si separino dai composti

    omogenei, cio dalla krasis, cui hanno dato luogo, e i secondi non vengano lesi e alterati. La

    rottura della krasis, lo sprigionarsi irrelato dellattivit delle dynameis, il liberarsi degli umori dai

    composti organici, scatenano i meccanismi della malattia. Gli umori divengono allora intemperati,

    crudi, e manifestano linsorgere di dynameis anormali. La via che lorganismo segue per ristabilire

    la krasis generalmente quella della cozione. La cozione il cambiamento che gli umori

    subiscono nel corso di una malattia, che, togliendo loro in generale la tenuit, la liquidit e lacrit,

    d loro pi consistenza, una colorazione pi spiccata, e qualche carattere che stato

    metaforicamente assimilato al cambiamento prodotto nelle sostanze della cottura.

    Una volta concotta, la materia peccans pu venire espulsa per le varie vie del sudore, dello sputo,

    delle feci, delle urine, e lorganismo si avvia cos alla guarigione. Punto culminante di questa lotta

    dellorganismo per ristabilire la salute la crisi, che pu o meno accompagnarsi alla cozione. La

    crisi la trasformazione decisiva che si compie a un punto cruciale dellevoluzione della malattia,

    preceduta di solito da un acutizzarsi (paroxysmos) della febbre, e che la orienta verso la

    guarigione (non necessariamente, perch possono esservi sempre ricadute o ypostrophai). La crisi

    preannunciata e segnalata dai fenomeni critici che la accompagnano (sudori, epistassi, depositi

    nelle urine e cos via).

    Unaltra forma di crisi lapostasi, cio la localizzazione che lorganismo compie della materia

    peccans in un determinato punto quando non riesce a espellerla per vie normali; lapostasis pu

    annunciare la guarigione, se il suo corso benigno, o viceversa complicare la malattia. In

    generale, senza cozione e crisi, non v guarigione, e la malattia diviene cronica o si avvia allesito

    letale. Ma Ippocrate stesso, consapevole del valore schematico di queste nozioni, avverte pi volte

    che pu esservi crisi senza cozione, o anche guarigione senza crisi, almeno apparente, e che

    viceversa crisi e cozione possono essere ingannevoli e non impedire laggravarsi del male. Si

    trattava, insomma, di un modello di base del processo morboso, confermato dallesperienza e

    validamente elaborato dalla teoria, che poteva valere come un potente strumento di

    interpretazione e un solido appoggio alla prognosi; tuttavia esso non poteva mai sostituire, per il

    medico ippocratico, lattenta osservazione del singolo caso e lagile riferimento teorico al metodo

    generale.

    Su queste basi dottrinali, la ricerca delle cause delle malattie poteva certamente superare quella

    semplificazione eccessiva che Ippocrate stesso rimproverava alla medicina di derivazione italica.

    Il maestro di Cos, anzi, tracciava uno dei pi grandiosi programmi di eziologia di tutta la storia della

    medicina: le cause venivano raccolte in tre principali costellazioni, lambiente, il regime, i traumi, e

    ognuna di esse veniva poi

    analizzata, connessa alle altre, integrata di sempre nuove considerazioni.

    Cos le cause ambientali venivano a loro volta suddivise in geografico-climatiche (influenza delle

    stagioni, delle temperature, dei venti, della configurazione idrica e della qualit delle acque,

    dellumidit atmosferica), storico-sociali (assetto politico e costumi che ne derivavano, modi di vita

    delle comunit, distribuzione del lavoro fra liberi e schiavi) e individuali (et, professione, abitudini,

    psicologia, storia personale del singolo malato). Esse potevano a volte promuovere direttamente la

    malattia, ma pi spesso si presentavano come concause rispetto alle alterazioni patogene del

    regime. Una classe ben distinta rappresentavano i traumi in seguito a ferite, esercizi ginnici o

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    comunque a lesioni osseo-muscolari. Accanto a questi tre gruppi stavano, come si accennato, le

    cause di origine genetica ed embriologica.

    Abbiamo parlato di cause delle malattie: ma molto pi correttamente si sarebbe dovuto dire

    cause degli stati morbosi, giacch vano tentare di trasporre il moderno concetto di malattia al

    pensiero ippocratico. Voler individuare quali furono le malattie descritte nelle opere di Ippocrate,

    urta contro la dichiarata convinzione dellautore stesso, che appunto rimproverava ai Cnidi di

    badare pi ai nomi delle malattie che ai malati in carne e ossa, e per suo conto si rifiutava di

    apporre un nome alle storie cliniche raccolte nelle Epidemie.

    Come acutamente ha notato il Sigerist, dal Rinascimento in poi la medicina moderna ha sviluppato

    un concetto ontologico di malattia, secondo il quale ogni malattia unentit ben caratterizzata,

    con strutture sue proprie e tali da implicare, in modo relativamente meccanico, la cura appropriata.

    Tale concetto stato ulteriormente rafforzato dallo sviluppo dellanatomia patologica e dalla

    scoperta dellorigine batteriologica, virale, parassitologica di molte malattie.

    La concezione della malattia come coinvolgente lintero organismo e lo sforzo di riportare i sintomi

    allunit della prognosi orientavano inevitabilmente la terapia ippocratica verso unanaloga

    direzione sintetica, verso una cura altrettanto globale e articolata quanto lo erano lo stato morboso

    e le sue cause.

    Un tale coordinamento ha nome regime; e lidea di regime uno dei frutti pi maturi della

    metodologia di Ippocrate, tanto che Platone lavrebbe assunta a emblema della vera terapia

    scientifica. Il regime mirava alla progressiva rieducazione dellorganismo, anzi delluomo malato,

    alla salute. Sicuramente esso impiegava farmaci di origine vegetale evacuanti, vomitivi, lenitivi

    ad arginare le fasi acute del male, cos come impacchi, supposte, piccoli salassi; ma soprattutto

    attraverso la sapiente regolazione della dieta e per quantit e per qualit di cibi giungeva a

    indebolire il male e a rafforzare lorganismo, ad accompagnarlo vittorioso alla stretta decisiva della

    crisi. Accanto alla dieta, il regime implicava una cura paziente e amorosa delle condizioni

    generali del malato in quel dialogo costante che il medico ippocratico intratteneva con lui , la

    comprensione e il risanamento dei suoi turbamenti psicologici, in un embrionale inizio di

    psicoterapia; e poi il riposo e lesercizio ginnico, i bagni e i massaggi, il mutamento daria e di luogo

    ove occorresse, la cura scrupolosa delle condizioni igieniche.

    Cos la terapia ippocratica, mediante lidea di regime, non considerava la malattia come un

    episodio isolato, bens tendeva a integrare in un unico quadro salute e malattia, configurandosi

    propriamente, da un lato, come terapia di mantenimento dello stato di salute, dallaltro come

    terapia di consolidamento della guarigione: sicch, come la malattia veniva compresa a partire

    dalla fisiologia normale, cos essa veniva curata in funzione dellarmonico ristabilimento di quella

    normalit, e non soltanto in funzione della sporadica eliminazione dei sintomi morbosi.

    Forte cos della validit del suo metodo, della ricchezza della dottrina, dellampiezza dei successi

    ottenuti, la medicina ippocratica poteva ben apparire, sullo scorcio del sec. V, un grande esempio

    della possibilit teorica e insieme della validit pratica della scienza.

    Cos la cultura contemporanea poteva riconoscere, nella medicina ippocratica, lidea di una

    scienza a lungo ricercata, una scienza che dimostrava a un tempo la validit del sapere umano e

    la possibilit di una sua proiezione etico-pratica a trasformare, in modo pi giusto, la vita e il

    mondo delluomo.

    Quale poi fosse questo modo pi giusto, e dunque la traccia da seguire verso una moralit

    concreta, aliena cos dalla retorica come dallontologia del bene, veniva ancora una volta indicato

    da Ippocrate con lidea di sanit come armonia, come equilibrato compenetrarsi delle forze e delle

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    funzioni, e della malattia come il prevalere irrelato e prevaricante di una forza, come lisolarsi

    arbitrario e violento di una funzione dal contesto dellorganismo.

    Linfluenza che la techne ippocratica esercit sulla costruzione di una storiografia scientifica

    operata da Tucidide nellultimo quarto del sec. V fu determinante e contribu a configurarne sia il

    progetto stesso sia le categorie strutturali. Dopo quanto si detto sulla scienza di Ippocrate, non

    qui il caso di confutare quelle interpretazioni che pongono il suo legame con Tucidide in una

    comune visione cosmologica di physis come norma e delluniverso e della storia, attraverso una

    mitica concezione dei rapporti fra macrocosmo e microcosmo; n il legame stesso pu essere

    limitato alle suggestive analogie di linguaggio e di metodo fra le storie cliniche ippocratiche e la

    descrizione tucididea della peste di Atene.

    C molto di pi: tramite lapproccio pratico ippocrateo, Tucidide intravede quale possa essere il

    vero ruolo della storiagrafia: non solo collazione di eventi ma metodo capace, tramite prognosi ed

    anamnesi, di recuperare il passato, ritrovarne il significato e di proiettarlo sulla situazione presente

    per intenderne meglio i problemi, per individuarne le direzioni di sviluppo, per educarne, anche, i

    protagonisti, non gi con lesempio ma grazie a questa pi profonda comprensione. La storiografia

    diveniva cio per Tucidide una scienza di previsione: non del ripetersi ciclico dei fatti, n delle leggi

    immutabili dei fatti stessi tale era la previsione della physiologia e del mito , bens delle

    modalit, delle strutture possibili della storia, dei determinismi che potevano sprigionarsi dalle

    scelte etico-politiche, dei valori che potevano o meno orientare il cammino degli uomini.

    Sarebbe possibile rintracciare un nucleo ippocrateo in molti concetti di medicina e biologia ancora

    oggi correnti ma, per ci che ora ci interessa, dovremo ricordare la prassi del rapporto fra il medico

    e il malato, enunciati da Ippocrate e ripresi da Platone nel delineare la figura ideale del medico

    nelle Leggi, restano tuttora un parametro al quale la prassi medica di ogni tempo non pu non

    ispirarsi. Il medico amico e per cos dire educatore del malato, attento alla sua storia, consapevole

    che i problemi del suo corpo non possono separarsi da quelli della sua psiche, attento pi che a

    prescrivere rimedi a chiamare il paziente a protagonista della lotta contro il male: non questo il

    profilo del solo medico ippocratico, ma del medico senza aggettivi.

    Allo stesso modo, propria di un tale medico lalta etica professionale che Ippocrate tracci per

    sempre, tutta centrata sulla serena consapevolezza del compito, sullumilt di fronte al sapere che

    trascende ogni individualit, sul rispetto verso la persona del malato, e insomma sul senso, tutto

    classico, della forza e della misura insieme.

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    3. I quattro elementi, qualit e temperamenti3

    Recita lassioma di Maria Prophetissa: lUno diventa

    Due, i Due diventano Tre, e per mezzo del Terzo, il

    Quarto compie lUnit4.

    Vorrei aprire cos questa relazione, con il richiamo a

    questo assioma invero un po oscuro, che ha

    ripetutamente attratto lattenzione di uno Jung

    costantemente affascinato dal simbolismo del

    quaternario (cfr., tra gli altri, Aion).

    Scrive Jung in Mysterium coniunctionis, attingendo ad

    antichi testi: Nostro padre Adamo e i suoi figli (...)

    furono creati infatti a partire dai quattro elementi.

    Nel suo Libro delle Bilance Gabir ibn Hayyan afferma:

    A proposito della creazione del primo essere, il

    Pentateuco dice che il suo corpo fu composto da

    quattro cose, che in seguito si trasmisero per eredit: il

    caldo, il freddo, lumido e il secco. Esso infatti fu

    composto di terra e di acqua, di uno spirito e di

    unanima. La secchezza gli proviene dalla terra,

    lumidit dallacqua, il calore dallo spirito e il freddo

    dallanima.

    Nella siriana Grotta dei tesori si riferisce:

    Ed essi videro che egli prese un granello di polvere da ogni parte della terra, e una goccia

    dallacqua di ogni natura, e un alito di vento da tutta laria che in alto, e un briciolo di calore dal

    fuoco di ogni natura. E gli angeli videro che quei quattro deboli elementi, ossia il freddo, il caldo, il

    secco e lumido, vennero posti nellincavo della sua mano. Allora Dio form Adamo.

    Ritorniamo ancora al Mysterium

    coniunctionis, lultima grande opera del

    Maestro zurighese.

    In essa troviamo questo passaggio

    dellalchimista Blaise de Vigenre:

    3Articolo di Enzo Barill, apparso sul n. 68 ottobre 2006 della rivista Ricerca 90.

    4 Maria l'ebrea detta anche Maria la profetessa o Miriam la profetessa visse tra il I secolo e il III secolo. A lei attribuita l'invenzione di diversi strumenti chimici ed considerata il primo alchimista non fittizio del mondo occidentale. Tra tutte le invenzioni che sono state attribuite a questo personaggio, la pi celebre e comune la cottura nel bagno di acqua bollente, che da lei prende nome, il bagnomaria, molto utile e spesso usato in tanti processi chimici dove necessario un riscaldamento od una cottura di tipo dolce

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    Luomo dunque, che limmagine del

    macrocosmo e che perci viene chiamato

    microcosmo o piccolo mondo (cos come il

    mondo, che fatto a somiglianza del suo

    archetipo ed composto da quattro

    elementi, viene detto il grande Uomo), ha

    anchesso il suo cielo e la sua terra. Infatti

    lanima e lintelletto costituiscono il suo cielo,

    mentre il corpo e i sensi sono la sua terra.

    Conoscere il cielo e la terra di un essere

    umano esattamente lo stesso che avere la

    conoscenza piena e completa del mondo

    intero e delle cose della natura.

    Il numero quattro richiama quindi subito alla

    mente lidea di completezza, di totalit.

    Il primo a parlare dei quattro elementi fu

    Empedocle. Filistione, medico della scuola

    di Empedocle, introduce lidea che ciascun

    elemento fosse contraddistinto da una

    qualit: del fuoco proprio il caldo, dellaria

    il freddo, dellacqua lumido, della terra il

    secco.

    Accanto ai quattro elementi, vediamo poco dopo nascere la dottrina degli umori, esposta nel

    trattato Della natura delluomo riconducibile allo stesso Ippocrate (460 a.C. 377 a.C.) o alla sua

    scuola di medicina. Luomo dotato di quattro umori: sangue, flegma, bile gialla e bile nera, dal cui

    equilibrio o squilibrio dipende la salute o la malattia. La prevalenza di un umore rispetto agli altri

    produce il corrispondente temperamento: il sanguigno, il flemmatico, il bilioso e il melanconico.

    La seguente tavola ha resistito al trascorrere dei secoli:

    Umore Stagione Qualit Et delluomo Sede Deflusso

    Sangue Primavera Caldo e umido Infanzia Cuore Naso

    Bile gialla Estate Caldo e secco Giovinezza Orecchie

    Bile nera Autunno Freddo e secco Maturit Fegato Occhi

    Flegma Inverno Freddo e umido Vecchiaia Bocca

    Fu Aristotele a fissare per secoli la teoria delle propriet elementari della materia, teoria che

    costituisce le fondamenta della fisica astrologica di Tolomeo e che gli permette di spiegare

    scientificamente la natura degli influssi astrali. Aristotele accetta i quattro elementi proclamati corpi

    semplici da Empedocle, ma considerando ciascuno di essi come coppia di qualit sensibili da

    scegliersi tra le quattro riconosciute dal tatto, e cio il caldo, il freddo, il secco e lumido. In tal

    modo, lunione del caldo e del secco produce il fuoco, quella del caldo e dellumido, laria; quella

    del freddo e dellumido, lacqua, quella del freddo e del secco, la terra. Sono tutte le possibili

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    combinazioni, in quanto quelle del caldo con il freddo o del secco con lumido producono solo una

    semplice sottrazione denergia.

    Nel tempo, la dottrina degli umori non si limita a spiegare la genesi e il decorso delle malattie, ma

    assume lentamente una connotazione psicologica, perch introduce la corrispondenza tra umore e

    carattere. Nei Problemi attribuiti ad Aristotele, il XXX pu essere considerato come una vera e

    propria trattazione del temperamento melanconico. Si domanda il grande filosofo: Come mai tutti

    coloro che hanno raggiunto leccellenza nella filosofia o nella politica o nella poesia o nelle arti

    sono chiaramente melanconici e qualcuno di essi a un grado tale da soffrire di disturbi provocati

    dalla bile nera?

    Lo stesso Aristotele aveva affermato che i quattro elementi sorgono per combinazione delle

    qualit:

    Qualit Elemento

    Umido-caldo Aria

    Caldo-secco Fuoco

    Secco-freddo Terra

    Freddo-umido Acqua

    Sempre seguendo il pensiero di Aristotele, osserviamo che in ciascun elemento la prima qualit

    quella dominante, quindi lAria prevalentemente umida, il Fuoco prevalentemente caldo, la Terra

    prevalentemente secca, lAcqua prevalentemente fredda.

    Tralasciando gli sviluppi storici della dottrina degli umori, portata a perfezione dal medico greco

    Galeno nel II sec. d.C., conviene ora esporre succintamente le caratteristiche principali di qualit,

    elementi e temperamenti, attingendo a lavori di autori di varie epoche.

    Le qualit prime

    Caldo

    Principio dinamico di natura maschile assimilabile a un focolaio denergia, a una corrente

    rivitalizzante di forza centrifuga che tende ad esprimersi in slancio espansivo: crescita, sviluppo,

    spiegamento, dilatazione, motricit, mobilit, diffusione, irraggiamento. Questo dinamismo si porta

    allesterno (esteriorizzazione, espansione), in altezza (getto, sprigionamento, slancio), in avanti

    (proiezione, carica energetica, conquista). un forza di trasformazione.

    Freddo

    Principio statico assimilabile alla forza dinerzia della materia pesante, che ha potere di

    assorbimento; potenza immobilizzante di forza centripeta che conduce alla contrazione, alla

    ritrazione, alla condensazione, alla coagulazione. Questa forza di concentrazione si esercita

    allinterno (ripiegamento su di s, accartocciamento, restringimento, riduzione, interiorizzazione,

    repressione); in direzione del basso (peso morto, appesantimento, cedimento, atonia, abbandono

    allo stato vegetativo, depressione); allindietro (freno, regressione, ritrazione, inappetenza,

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    rinuncia). Pur se ostacola levoluzione espansiva della vita, costituisce ci non di meno un agente

    di fissazione, di condensazione, di conservazione in una struttura acquisita, di stabilit.

    Umido

    Principio di plasticit, di essenza femminile, veicolo del Caldo nellopera di generazione che ha la

    propriet di immagazzinare la forza vitale contribuendo alla sua sostanzialit, alla sua

    materializzazione. Potenza dincorporazione per assorbimento, impregnazione, penetrazione,

    ricettivit, fusione, avvolgimento, mescolanza, collegamento. Dissolve, assimila, dilata, amplifica,

    fa sbocciare, unifica. Valore di liquidit che infiacchisce e tende a rilasciare, ammorbidire,

    distendere, moderare. Forza di fecondit, favorevole alla crescita e allespansione vitale. Stato

    malleabile, flessibile, morbido, liscio, untuoso, avvolto, pieno.

    Secco

    Principio di ritrazione avente la propriet di ridurre, di condensare, e che conduce alla

    solidificazione. Potenza di restringimento, di resistenza, con effetto di isolamento, di indurimento,

    di irrigidimento, di costrizione. Fattore di separazione, di divisione, di polverizzazione: arretramento

    e scissione delle parti a scapito della loro coesione e della loro adesione allambiente.

    Processo di difesa, di chiusura di rifiuto, a vantaggio di un percorso dautonomia, dindipendenza,

    dindividualit, di selettivit. Stato duro, resistente, rigido, frangibile, rugoso, angoloso.

    Gli elementi

    Terra

    In natura rappresentata da cristalli, minerali

    e fossiliPer analogia, riferibile a valori di

    stabilit, fissit, rigidit, durata, struttura,

    concentrazione.

    Acqua

    In natura rappresentata dallacqua del mare,

    a quella materia originaria da cui scaturita

    ogni forma di vita. Per analogia,

    riferibile a valori di adattabilit, ricettivit,

    dissoluzione, impregnazione, assimilazione.

    Fuoco

    In natura rappresentato da una fiamma

    montante o dal fulmine del cielo. Per analogia,

    riferibile a valori di motilit in cui sono

    allopera forze creative, di trasformazione, ma

    anche distruttive.

    Aria

    In natura rappresentata da gas leggeri,

    impalpabili, volatili, inafferrabili. Per

    analogia, riferibile a un principio despansione

    illimitata nello spazio, alla circolazione,

    animazione, respirazione.

    Sarebbe per erroneo e riduttivo ricondurre gli elementi a sostanza materiale. Gli antichi lo

    sapevano bene, e Marie Louise von Franz lo rimarca nel suo Alchimia quando scrive: Gli elementi

    e le qualit possono venir disposti secondo molte varianti diverse. Naturalmente questi schemi non

    corrispondono alla realt materiale.

    Gi gli antichi si rendevano conto che si trattava di una semplificazione inadeguata dei fenomeni

    della materia. Se si va un po pi a fondo, lo schema dei quattro elementi si rivela insufficiente,

    come tutti i modelli che vengono proiettati sulla realt per darle un ordine. Anche i primissimi

    alchimisti Zosimo, ad esempio dicevano questo, ossia pensavano ai quattro elementi non

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    come alla struttura della materia, ma come a un modello mentale, a una griglia simbolica proiettata

    su di essa: essi ritenevano che attraverso le quattro qualit proiettate sulla materia si vedesse

    chiaramente unimmagine della totalit.

    Anche Barbault ci mette sullavviso: Lelemento non deve essere inteso come una sostanza, una

    materia prima o ultima, sebbene come un processo vitale. [...] Gli elementi sono pure forze

    energetiche. LAcqua non quindi tanto il liquido quanto la forza di rilassamento e dissoluzione

    che genera lo stato di molle fluidit. LAria non tanto un gas quanto la forza centrifuga la cui

    potenza di compressione, quando si diffonde, conduce il corpo allo stato di fluido elastico, che

    occupa il maggior spazio possibile. Pi che lo stesso corpo solido, la Terra la potenza di

    coesione che, nella sua forza centripeta, costruisce la solidit del corpo concentrato, ridotto al suo

    spazio essenziale. E se il Fuoco ligne, lo in quanto agente di penetrazione e di trasformazione

    degli altri elementi.

    Gli umori

    Nel corso dei secoli sono state date molteplici

    definizioni degli umori. Mi piace qui ricordare

    quelle di Robert Burton, tratte dal suo poderoso

    The Anatomy of Melancholy, pubblicato nel

    1621.

    Il sangue un umore caldo, dolce, rosso e

    temperato che si prepara nelle vene

    mesenteriche, ed costituito dalle parti pi

    temperate del chilo nel fegato, il cui compito

    quello di nutrire il corpo intero, di dargli forza e

    colore, essendo disperso dalle vene per ogni

    dove. E da esso si generano nel cuore per

    prima cosa gli spiriti, che sono

    successivamente distribuiti dalle arterie alle

    altre parti del corpo.

    La pituita, o flegma, un umore freddo e umido

    che si genera dalla parte fredda del chilo (o

    succo bianco che proviene dalla carne digerita

    nello stomaco) nel fegato; il suo compito

    quello di nutrire e inumidire le membra del

    corpo che, come la lingua, vengono mosse

    affinch non siano troppo asciutte.

    La bile calda e secca, generata dalle parti pi calde del chilo, e raccolta nella cistifellea: aiuta il

    calore naturale e i sensi, e serve per espellere gli escrementi. Latrabile, fredda e secca, spessa,

    nera e amara, generata dalla parte pi fetida del nutrimento, depurata dalla milza, costituisce un

    freno agli altri due umori caldi, il sangue e la bile, preservandoli nel sangue, e nutre le ossa. Questi

    quattro umori hanno qualche analogia con i quattro elementi e con le quattro et dell'uomo.

    Ma, come abbiamo gi visto per gli elementi, oggi non possiamo pensare agli umori come a

    qualche cosa di materialmente esistente nel corpo umano. Il medico francese Pierre Gallimard

    afferma:

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    Non si deve considerare gli umori ippocratici alla stregua di liquidi organici. Al contrario occorre

    capire che per esempio il "sangue" rappresenta per Ippocrate, quando utilizza questo termine, un

    insieme di caratteri, di tendenze morfologiche e fisiologiche, di predisposizioni e di reazioni

    morbose, addirittura di fenomeni non pi fisici ma vitali fino a giungere a nozioni spirituali, il cui

    supporto materiale e il cui simbolo questo liquido rosso, aereo e caldo, che noi denominiamo

    insieme a lui sangue. La parola flegma significa contemporaneamente ogni liquido organico

    bianco e lattiginoso e linsieme dei caratteri psicofisiologici che gli sono inseparabili. E cos via .

    I temperamenti

    Galeno (ispirandosi a Ippocrate) riteneva che i temperamenti fossero causati dalla prevalenza di

    un umore nel corpo umano e, di conseguenza, crea una classificazione tipologica che tuttora

    annovera convinti sostenitori. Osserviamo ora la descrizione dei tipi in un eccellente trattato di

    caratterologia, fermo restando che i tipi puri raramente si riscontrano nella realt, poich

    nell'essere umano molto pi frequente la mescolanza di due o pi temperamenti. Eccone una

    breve sintesi, dal Trattato del carattere di Emmanuel Mounier.

    Il bilioso

    I biliosi sono dominati dall'istinto motore che un istinto di conquista. Ne risulta una sovrattivit

    motrice che provoca rapidi scambi vitali, e un certo numero di effetti a cascata: grande resistenza

    alla fatica, forza fisica in contrasto con apparente magrezza, vive reazioni, appetito esagerato che

    esige alimenti ricchi, una certa ipertermia. Il colorito giallo: nell'emozione, anzich arrossire

    impallidiscono. Il fegato funziona bene, ma la loro bile troppo ricca di colesterina, forse per un

    eccesso di ferro, poich tutti cibi ricchi di ferro (come gli spinaci) sono loro nocivi; mancando

    dunque di fluidit, la bile mal eliminata e parzialmente viene riassorbita nel sangue. [...]

    Fisicamente sono caratterizzati soprattutto dal bisogno infaticabile dattivit psichica o intellettuale,

    ora possente, ora inquieta. Organizzatori, fondatori, esploratori, uomini d'azione, conquistatori,

    unificano, sintetizzano, lavorano talora sino alla frenesia.

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    Linfatico

    diametralmente opposto al bilioso. La sua vitalit centrata sul istinto di nutrizione e di riserva.

    La lentezza l'elemento dominante, come il movimento l'elemento dominante per il bilioso: nelle

    reazioni fisiologiche, nei gesti, nel passo, nella parola, nel concetto, nella decisione. Il suo

    organismo sembra essere rimasto ad uno stadio primitivo, vegetativo, di sviluppo. [...] La pelle

    rosea, i tessuti sono freddi e molli, i muscoli sono distesi, infiltrati di grasso, scoloriti. La

    circolazione debole, le funzioni sono pigre, le reazioni nervose sono tardive, il sonno pesante e

    profondo. [...] Psichicamente, linfatismo sinonimo dindolenza, di noncuranza, dindifferenza, di

    docilit, dapatia, di placidit.

    Il sanguigno

    essenzialmente un respiratorio. fatto per dilatarsi, per espandersi, per svilupparsi. Ha grande

    ricchezza di circolazione, molta elasticit di metabolismo, un sangue ricco e ben ossigenato. La

    pelle rossa e colorita, morbida e umida al contatto. [...] I sanguigni presentano un'espressione

    sorridente e beata, accompagnata dai lineamenti ascendenti e arrotondati, dai gesti ampi e curvi.

    [...] Gli piace la vita allegra, gli piacciono i facili godimenti. Ha soprattutto un imperioso bisogno di

    movimento e di attivit; vuole circolare, detesta lo starsene rinchiuso, ha bisogno dello spazio

    aperto e dell'aria libera; detesta l'attesa, che azione compressa.

    Il melanconico

    cos radicalmente opposto a sanguigno, che nei temperamenti complessi non si vedono mai

    associati questi due quadri. E fisicamente sottomesso al predominio delle sue reazioni nervose.

    Le forme sono assottigliate, affinate: il colorito bianco e delicato. Il piano cranico predomina su

    un corpo mingherlino. I gesti sono rapidi e irregolari. predisposto alle affezioni mentali. Le

    eccitazioni lo trovano iper impressionabile, iper emotivo. Si distingue un tipo ipostenico e un tipo

    iperstenico. I primi sono temperamenti a risparmio, a riflessi lenti, a gesti ristretti, il cui apparente

    riserbo copre brucianti ardori e invisibili tempeste. I secondi sono temperamenti di spesa, ipertesi,

    bruschi, frementi, immagine nativi, instabili, in preda a tutti i disordini dello spirito e della sensibilit.

    Si agitano senza intraprendere e bruciano senza eseguire. Ma i tipi superiori danno menti

    intuitive e sottili di pensatori e dartisti.

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    Conclusioni

    Anche il depositarsi di alcuni elementi tipici della teoria umorale nel linguaggio di uso quotidiano

    testimonia la pregnanza culturale di tale approccio. Ancora oggi, infatti, il cuore viene

    simbolicamente concettualizzato come la sede dei sentimenti, il termine melanconia viene

    associato alla tristezza o a forme depressive, la flemma sinonimo di pigrizia e la persona

    collerica considerata irascibile, come si pu rintracciare in espressioni del tipo si rode il fegato o

    giallo di rabbia.

    La teoria umorale venne definitivamente abbandonata dalla comunit scientifica verso la met del

    diciannovesimo secolo, a seguito dei risultati raggiunti nel campo della ricerca sulla patologia

    cellulare che sembravano sancire lassenza di una diretta relazione tra patologia cellulare e

    disturbi psichici. Negli ultimi anni, per, anche tale nuovo caposaldo sembra essere in

    discussione. Gli sviluppi recenti dello ricerca sul DNA e sui neurotrasmettitori, infatti, sembrano

    avanzare nuovamente una spiegazione del disagio ancorata a squilibri biochimici di origine

    genetica.

    Prima della teoria umorale, la medicina aveva, ovunque, connotazioni di medicina magica o

    teurgia-sacerdotale. Le malattie di cui sfuggiva la causa apparente erano per lo pi considerate

    come unentit a s stante, che penetrava e prendeva possesso dellorganismo che, come si dice

    ancora oggi, veniva preso da una malattia, raffigurata spesso come una freccia che qualche entit

    adirata scagliava contro il malato, considerato colpevole e, quindi, punito per qualcosa.

    Il dott. Petti fa un chiaro riferimento a questa fase nel suo libro, Introduzione alla

    biopsicoquantistica, quando parla della bibbia e, in particolare, del Pentateuco.

    4. La medicina dei semplici

    Siamo abituati ai farmaci costruiti per sintesi ma fino all''800 la medicina non stata chimica ma ha

    assunto dalla natura tutti i propri ingredienti: la cosiddetta medicina dei semplici, unico sistema di

  • Accademia di filosofie olistiche via Pasquale Gatti, 28 - 72013 Ceglie Messapica (BR)

    www.scuolearon.it CF 90044860741 Presidente: Natale Petti

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    reperimenti di medicamenti fino alla iatrochimica di Paracelso. Galeno definisce "se