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Dispensa di Massaggio Sportivo Dispensa di ________________________ Docente Gaetano De Simone

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Dispensa di Massaggio Sportivo

Dispensa di ________________________

Docente

Gaetano De Simone

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MASSAGGIO SPORTIVO

La presenza di massaggiatori nel campo dello sport , è oggi molto richiesta . Essi affiancano gli atleti per

ottimizzare le perfomance e per accelerare i processi di recupero.

Il massaggiatore sportivo deve adempiere a tre compiti importanti: Preparare l’ atleta prima di una gara

Contribuire al recupero pisco/fisico al termine di una gara Mantenere in buona forma l’ atleta durante la preparazione per prevenire e risolvere problemi

muscolari ed articolari. Quindi possiamo dividere il massaggio sportivo in tre trattamenti distinti e separati ,ma legati tra di loro.

Massaggio sportivo Pre-Gara

Si considerano pre gara ,tutti i trattamenti fatti prima di una competizione .Il massaggio in questo caso

deve favorire una vasodilatazione dei microcircoli muscolari,per ottenere una giusta contrazione

muscolare. Le manovre che si usano sono di impastamento,battiture,vibrazioni etc .,fatte in modo poco

profondo ,con una durata non superiore ai 5 -10 minuti per distretto muscolare , con una velocità di

esecuzione più o meno alta. In presenza di aderenze ,il massaggio dovrà solo alleviare i sintomi,ben

sapendo che la rottura e la separazione delle adesioni,può lasciare indolenzimenti. Una guarigione

completa ,infatti, necessita di tempi più lunghi. Nel massaggio pre gara si usano spesso prodotti che

apportano calore (olio canforato,mentolato,creme specifiche ,etc).Giustamente questo tipo di massaggio

interesserà solo i distretti muscolari che verranno coinvolti durante la gara .

Particolare attenzione va riservata ai muscoli antagonisti di quelli principalmente coinvolti nell’attività, in

quanto, per questioni biomeccaniche, andranno a subire ripetuti e forti stiramenti, come reazione alla

contrazione dei muscoli agonisti.

Il massaggio di questi muscoli riguarda principalmente il ventre e le inserzioni tendinee e sarà anche di

tipo traverso profondo così da allineare le fibre muscolari preparandole alla massima elasticità e quindi

preservandole da eventuali infortuni. Soprattutto l’inserzione muscolo-tendinea ha bisogno di essere

riscaldata in quanto ha proprietà elastiche quasi nulle rispetto a quella di un muscolo. Tale inserzione

passando da 25°C a 40°C, aumenta di quattro volte la sua elasticità.

E’ necessario riscaldarla ma non allungarla eccessivamente , in quanto ciò potrebbe destabilizzare

l’articolazione sulla quale si inserisce. Le inserzioni tendinee vanno perciò ben vascolarizzate e riscaldate

soprattutto negli atleti "over 40" e in quelli in soprappeso, dove l’inserzione distale (tendine-periostio)

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tende a calcificare compromettendo la mobilità articolare col rischio di distacco o di sfilacciamento della

stessa. Le inserzioni a maggior rischio sono quelle del muscolo Sovraspinato (Cuffia dei Rotatori -spalla) e

del tendine d’Achille (piede), in quanto meno vascolarizzate e tendenzialmente più soggette a cronicizzare

uno stato infiammatorio; perciò più delle altre inserzioni andranno trattate con manualità di impastamento

e spremitura che aumentano il microcircolo. Finito il lavoro su muscoli e tendini, ci occupiamo ora delle

articolazioni.

Fondamentale prima di eseguire le mobilizzazioni è quello di riscaldare il liquido sinoviale, spesso

trascurato. E’ il lubrificante dell’articolazione e il suo riscaldamento, che ne abbassa la viscosità, permette

di ottenere la miglior scorrevolezza delle superfici articolari. E’ consigliabile trascurare l’articolazione del

polso, specie per gli sport di "presa" o con "presa" (judo, tennis, hockey, ginnastica, pesi ect.), in quanto

mantenere una certa rigidità dell’articolazione abbassa il rischio di traumi e, a quanto riferito da molti

atleti, "fa sentire" più sicura la presa o la tenuta. Durante le mobilizzazioni è opportuno inserire stretching

passivo per le specifiche catene miofasciali, così da ottenere un ulteriore allungamento ed elasticizzazione .

Questo permette di sbloccare un’articolazione eventualmente costretta da blocchi tensivi all’interno della

catena stessa. Riserviamo una particolare attenzione per i piedi di chi pratica sport di corsa o con corse,

specie su superfici irregolari. Un buon riscaldamento dei piedi prima di una gara o un allenamento con

massaggio e mobilizzazione, diventa un buon mezzo per attivare i sensori propriocettivi, per essere da

subito vigili nel contrastare eventuali situazioni o movimenti che possono portare a infortunio, come per

esempio la "storta" .Concludere con il massaggio del muscolo Diaframma, uno dei più importanti ma

spesso dimenticato, muscolo che aiuta l’atleta nella respirazione fisiologica per una buona ossigenazione.

Da ricordare :

• Se fa freddo proteggete i muscoli più interessati dalla prestazione atletica con tute, maglie e tubolari; • prima del riscaldamento, eseguite un breve massaggio praticando frizioni anche con oli o unguenti ad azione riscaldante (per esempio, olio canforato • prestate attenzione ai muscoli tesi e contratti: in questo caso le frizioni devono essere meno energiche e accompagnate da impastamenti ampi e leggeri; • se l’atleta è troppo teso, eseguite un breve massaggio della volta piantare o frizionate dolcemente la zona lombare e le spalle; non esagerate per non far cadere del tutto la tensione pre-agonistica;

• se l’atleta è affetto da tendinite, stiramento o contrattura muscolare, eseguite un bendaggio con benda elastica mediamente stretta.

Massaggio sportivo Post - Gara

Lo scopo è quello di rilassare e disintossicare i muscoli per eliminare fatica, contratture e crampi. Si aumenta la circolazione all’interno della muscolatura e questo permette anche di “drenare” l’acido lattico accumulato durante l’attività sportiva. Il muscolo si sgonfia e i tempi di recupero diminuiscono. L’afflusso ai muscoli di sangue ossigenato consente una graduale eliminazione dell’acido lattico, che viene in parte trasformato in acqua e anidride carbonica e in parte ritrasformato in glicogeno, il che consente ai

muscoli il ritorno alla normalità e la scomparsa della sensazione di fatica. Prima di procedere con il massaggio aspettate il tempo necessario perché le funzioni fisiologiche ritornino alla normalità:

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• dopo una doccia tiepida, eseguite manovre lunghe e lente ed evitate di sottoporre l’organismo a un ulteriore affaticamento; • realizzate impastamenti dolci e drenate per favorire la circolazione e il drenaggio di tossine; • fate in modo che l’atleta si rilassi e che scarichi le tensioni residue: al termine dovrà sentirsi rigenerato e non spossato; • tenete conto dei fatto che un impegno agonistico prolungato richiede un massaggio di maggiore durata ma con manovre più dolci.

Massaggio di mantenimento -- decontratturante

La funzione del massaggio decontratturante o di mantenimento è di accelerare i tempi di recupero,e

assicurare la piena funzionalità dell’apparato muscolo scheletrico. Visto che è una terapia molto incisiva, e

a volte dolorosa,se ne sconsiglia la seduta nelle 24 o 48 ore dopo una gara. le manovre saranno molto

profonde sia con metodi attivi che passivi. Queste specifiche manovre andranno a distendere i tessuti sia

superficiali che profondi,risolvendo eventuali contratture,e aderenze fibrose,dovute a microtraumi

ripetuti.

Nell’atleta la forza ottimale di un muscolo non può essere ottenuta senza curare anche il muscolo

antagonista. Lo sbilanciamento della muscolatura altera la normale biomeccanica articolare

condizionando ogni gesto sportivo.

L’esame palpatorio è fondamentale nella valutazione della massa muscolare,della conformazione ossea,è

importante individuare punti dolenti e la profondità di tale dolore.Si fanno fare dei movimenti contro

resistenza stimolando cosi l’insorgenza del dolore.Con la palpazione si individua qualsiasi ispessimento,un

tessuto che si sta cicatrizzando si presenta sotto forma di noduli,mentre un ematoma intramuscolare,causa

la comparsa di una vasta area di indurimento.

Il massaggio dei tessuti molli,in presenza di una lesione,si pratica esercitando una pressione sul muscolo

interessato,contemporaneamente a un allungamento delle fibre.

E’ consigliabile sempre riscaldare la parte da trattare,poi viene premuto il muscolo interessato in più

zone,mentre si esegue uno stiramento del muscolo attivamente o passivamente.

La tecnica attiva si applica in particolar modo quando l’atleta prova dolore,quindi muovendo da solo il

distretto interessato riesce a gestire meglio il dolore.

SINTESI

Dopo ogni competizione si avverte il bisogno di recupero,l’organismo è carico di scorie,i muscoli hanno

subito un trauma da sforzo,e in alcuni casi si sono verificate delle microlesioni muscolari.

L’organismo risponde da solo,e mette in atto un processo di guarigione delle fibre muscolari. formando

una cicatrice . Questa cicatrice però è poco elastica,quindi quando si porterà il muscolo in allungamento

questo risponderà con dolore. Massaggiando e allungando il muscolo in questione la cicatrice diventerà

sempre più elastica.Inoltre con il massaggio si riallineano le fibre muscolari e resistono meglio agli sforzi

muscolari.

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Inoltre il tessuto cicatriziale ,può formare delle aderenze con le fibre circostanti ,con la cartilagine,etc.

compromettendo molti movimenti e rendendoli dolorosi. lo scopo quindi è di ammorbidire queste

aderenze e allungarle .

E’ importante anche tenere in esercizio i gruppi muscolari compromessi,infatti il movimento facilità la

formazione di una cicatrice omogenea nel muscolo.

Insieme alle tecniche di massaggi e manipolazioni è importante applicare anche tecniche di allungamento

muscolare .Una delle più conosciute e più usate è senz’altro quella di Anderson.

ALLUNGAMENTO DI ANDERSON

Il muscolo da allungare viene portato al limite del suo raggio di

movimento,quando si sente una tensione,che non deve essere mai dolorosa,si mantiene questa posizione

per 15,30 secondi.

Diagnosi

Un tessuto cicatriziale può essere avvertito al tatto sotto forma di noduli.Il massaggio dei tessuti molli in

presenza di lesioni muscolari,si pratica applicando una pressione all’ interno del muscolo mentre

contemporaneamente si stirano le fibre in modo da eseguire il loro allineamento naturale.Si esercita una

pressione mentre il tessuto viene scollato dal sottostante.Questa tecnica si applica dopo aver ri scaldato e

vascolarizzato il muscolo in questione.La direzione e l’angolo d’applicazione della pressione dovranno

essere trasversali se si vuole separare gruppi muscolari adiacenti,mentre saranno perpendicolari se si

lavora sul ventre del singolo muscolo.

In questo tipo di massaggio si usano tecniche attive e passive.

Tecnica attiva Il paziente collabora con l’operatore durante il massaggio. Si sceglie il gruppo muscolare da

trattare,si porta in contrazione il muscolo interessato, opponendo resistenza alla spinta che esercita il

paziente, per compiere il gesto sportivo simulato. La resistenza al gesto sportivo può essere fatta con la

nostra forza,con l’uso di pesi e di elastici. Questa tecnica è la più usata ,in quando si riescono ad individuare

le zone da trattare anche profonde che danno fastidio durante lo sforzo .Inoltre se la parte è molto

dolorosa,il coinvolgimento dell’ atleta aiuta a controllare il tutto.

Tecnica passiva Il paziente non collabora con l’ operatore e non si usano resistenze al gesto sportivo

simulato. Questa tecnica viene usata quando non ci sono grossi problemi da risolvere,e il massaggio serve

solo a riallineare le fibre muscolari ,renderle più elastiche ,ed accelerare i tempi di recupero.

I muscoli

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Come sappiamo i muscoli durante il loro lavoro generano un accorciamento (contrazione ) e un

allungamento,quando un muscolo si accorcia il suo muscolo antagonista lo riporta nella posizione

iniziale

Il muscolo non ha la capacità di riallungarsi da solo dopo una contrazione e se questo stato tensivo sarà mantenuto a lungo, può col tempo indurre un accorciamento dei capi muscolari.

Muscoli Scheletrici I muscolo scheletrici o volontari costituiscono più del 40% del peso corporeo nell’uomo e grosso

modo se ne contano circa 400. Contraendosi agiscono facendo da leva meccanica sui vari segmenti ossei creando un movimento.

Il muscolo generalmente è composto:

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1. Ventre Muscolare (la parte carnosa e centrale del muscolo ) 2. Capo Muscolare detta pure origine,ed è la parte attaccata all’ osso che rimane fermo

durante un movimento. 3. Inserzione Tendinea che è la parte attaccata all’ osso che viene mosso durante un

movimento

In base al numero di PUNTI DI ORIGINE,o Capi muscolari i muscoli vengono classificati in: muscoli monocipiti: sono quelli che hanno un solo punto di origine

muscoli bicipiti: sono quelli che hanno due punti di origine muscoli tricipiti: sono quelli che hanno tre punti di origine muscoli quadricipiti: sono quelli che hanno quattro punti di origine

In base al numero di PUNTI DI INSERZIONE, i muscoli vengono classificati in: muscoli monocaudati: sono quelli che hanno un solo punto di inserzione. muscoli bicaudati: sono quelli che hanno due punti di inserzione. muscoli tricaudati: sono quelli che hanno tre punti di inserzione. muscoli pluricaudati: sono quelli che hanno più punti di inserzione.

Durante l’esecuzione di un massaggio sportivo,particolare attenzione va riservata ai muscoli antagonisti di quelli principalmente coinvolti nell’ attività. Questi per questioni biomeccaniche, andranno a subire repentini e forti stiramenti, come reazione alla contrazione dei muscoli agonisti. Si eseguono manualità di impastamento, scollamento e sfioramento profondo. E’ importante al fine di ottimizzare al meglio le manualità del Massaggio Sportivo , conoscere se il tipo di esercizio o del gesto atletico principale verrà eseguito a catena cinetica muscolare chiusa,aperta o frenata. Catene Cinetiche

La fisica enuncia che una catena cinetica è un sistema composto da segmenti rigidi uniti tramite giunzioni mobili definite snodi. Il metro a stecche, quello da muratore, è l'esempio più comprensivo e calzante che si possa fare per assimilare il concetto di catena cinetica. Il nostro organismo è composto da tante catene cinetiche, i segmenti sono rappresentati dalle ossa mentre le articolazioni rappresentano i giunti. I muscoli sono il "motore" della catena cinetica. Questa definizione di tipo ingegneristico, però, non è applicabile completamente nella fisiologia del movimento umano perché l'apparato muscolare non può essere paragonato ad un sistema

meccanico rigido, ma è da considerare come flessibile e plastico. Lo studio delle catene "cinetiche muscolari" risulta molto utile nella interpretazione del movimento sportivo e, come vedremo, può avere interessanti ripercussioni anche in ambito clinico.

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CATENA CINETICA APERTA S'intende per catena cinetica muscolare aperta il sistema in cui l'estremità distale (quindi più lontana) è libera, priva di alcun vincolo. Esempi sono l'arto inferiore durante la deambulazione nella fase oscillante, l'estensione della gamba in posizione seduta, muovere il braccio nel

gesticolare o nel lanciare un oggetto e così via. CATENA CINETICA CHIUSA

L'estremità distale della catena motoria è fissa, ossia non libera di muoversi durante l'esecuzione del gesto. Esempi sono l'arto inferiore nella deambulazione nella fase di appoggio del piede, gli arti superiori che spingono contro una parete o gli arti inferiori in un individuo che solleva un peso da

terra.(sollevamento pesi,vogatore..) CATENA CINETICA FRENATA

Quando la resistenza esterna distale di una catena cinetica è inferiore al 15% della resistenza massimale che essa riesce a spostare, si può ritenere la catena aperta (o poco frenata), se invece tale resistenza supera il 15% la catena è chiusa (o molto frenata). Si crea, in questo caso, una

condizione che limita l'apparato locomotore nella sua libertà di movimento. Il gesto sportivo si articola, generalmente, attraverso l'uso alternato di catene cinetiche aperte e

chiuse. L'esempio più classico è la corsa nella quale, come detto in precedenza, l'arto inferiore lavora a catena chiusa nella fase di appoggio e aperta nella fase di slancio, mentre l'arto superiore, oscillando, opera costantemente in catena aperta. Alcuni sport, tuttavia sono caratterizzati da movimenti che avvengono prevalentemente a catena chiusa. Tra questi possiamo citare il canottaggio e, il ciclismo che vincola l'atleta

rigidamente al mezzo meccanico su due punti fissi, sella e manubrio, ed un punto mobile rappresentato dal pedale che presenta una resistenza al movimento generalmente superiore al 15% del massimale (catena frenata). Quindi conoscere bene la meccanica del gesto atletico principale o di quello con maggior frequenza/ripetizione svolto dall’atleta è importante, sia per poter trattare

nello specifico la catena che svolge l’azione primaria, che l’eventuale assistenza nella preparazione

specifica post infortunio. Ad esempio per un lanciatore, un tennista, un golfista, un pallavolista ect., sarà importante dedicare un massaggio riscaldante e decontratturante per i Bicipiti e Tricipiti

Brachiali (muscoli delle braccia), Flessori e Pronatori dell’avambraccio, i quali svolgono un’azione primaria durante la fase di accelerazione/decelerazione del gesto, contraendosi e allungandosi in

tempi velocissimi; lo stesso trattamento verrà dedicato anche per la Cuffia dei Rotatori (muscoli della spalla) che stabilizzano l’articolazione durante la rapida esecuzione.

Massaggi dei principali muscoli suddivisi per sport

Calciatori Tutti i muscoli degli arti inferiori, con particolare riguardo a tricipite surale, quadricipite, ischio -crurali, estensori del dorso e muscoli del collo. Dopo la gara, il massaggio deve avere una durata superiore a quello di preparazione e deve essere fatto dopo la doccia; al termine bisogna rimanere distesi per almeno mezz’ora, ben coperti.

Canottieri

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I muscoli del collo, del cingolo scapolare e del braccio, estensori del rachide, addominali, quadricipite, tricipite e surali. Dopo la gara, al termine di una buona doccia calda, il massaggio dovrà interessare gli stessi muscoli, ma soprattutto quelli del dorso. Cestisti Tutti i muscoli, in particolare quelli dell’avambraccio, della spalla e del polpaccio; massaggio digitale alle mani.

Ciclisti Muscoli del dorso, quadricipite, tricipite, tibiali e peronieri; anche la muscolatura lombare deve essere accuratamente massaggiata. Dopo la gara trattate anche gli arti superiori. Fondisti Soprattutto estensori del rachide e glutei.

Lanciatori Cingolo scapolo-omerale, grande dorsale e grande rotondo; per i lanciatori di giavellotto anche gli arti interiori. Nuotatori Massaggio generale ma portato in forma leggera per non creare problemi al t ipo di lavoro e al movimento, che in genere è morbido e ritmico.

Pesisti Tutti i muscoli del corpo, in particolare quelli di braccio, avambraccio, cingolo scapolare e dorso.

Pugili Avambraccio, braccio, deltoide, cingolo scapolo omerale estensori del rachide, addominali, tricipite surale e tendine d’Achille. Saltatori Tendine d’Achille, tricipite surale, quadricipite, glutei e, in minor misura, i muscoli del dorso. È

consigliato il massaggio delle articolazioni dei piedi, seguito da blanda mobilizzazione passiva e attiva. Sciatori Dopo il riscaldamento, passate al massaggio generale, soprattutto di polpaccio, dorso, avambraccio e spalle. A fine gara anche mani e arti superiori, specie nei fondisti..

Velocisti Oltre a pianta e dita dei piedi, tendine d’Achille, tricipite surale, ischio-crurali, estensori del

rachide; è bene massaggiare, sia pure in tono minore, anche i deltoidi.

Che muscoli entrano in funzione ?

MOVIMENTI DEL PIEDE

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FLESSIONE DORSALE (flessione) - Estensore lungo delle dita - Estensore lungo dell’alluce - Tibiale anteriore - Peroneo anteriore - Pedidio (o Estensore breve delle dita)

FLESSIONE PLANTARE (estensione) - Gemelli (o Gastrocnemio)

- Soleo - Peroneo lungo

- Flessore lungo delle dita - Flessore lungo dell’alluce Azione secondaria: - Peroneo breve - Tibiale posteriore

- Flessore breve delle dita - Plantare gracile

PRONAZIONE (eversione) - Peroneo lungo - Peroneo breve - Peroneo anteriore Azione secondaria:

- Estensore lungo delle dita - Pedidio (o Estensore breve delle dita)

SUPINAZIONE (inversione) - Tibiale anteriore

- Tibiale posteriore - Estensore lungo dell’alluce Azione secondaria:

- Flessore lungo delle dita - Flessore breve delle dita

- Flessore lungo dell’alluce - Plantare gracile

MOVIMENTI DELLA GAMBA

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FLESSIONE - Bicipite femorale - Semitendinoso

- Semimembranoso - Sartorio

- Gracile (o Retto interno) - Gemelli (o Gastrocnemio) - Popliteo

- Plantare gracile

ESTENSIONE Quadricipite femorale, formato da quattro fasci: - Retto anteriore - Vasto laterale - Vasto intermedio - Vasto mediale .

MOVIMENTI DELLA COSCIA

FLESSIONE - Psoas iliaco - Sartorio - Tensore della fascia lata

- Pettineo - Quadricipite femorale (Retto anteriore) Azione secondaria: - Lungo adduttore (o 1° adduttore) - Breve adduttore (o 2° adduttore)

- Gracile (o Retto interno)

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ESTENSIONE - Grande gluteo - Bicipite femorale (capo lungo) - Semitendinoso - Semimembranoso Azione secondaria: - Grande adduttore (o 3° adduttore)

- Piriforme - Quadrato femorale

ABDUZIONE - Medio gluteo

- Piccolo gluteo - Tensore della fascia lata - Grande gluteo (fasci superiori) Azione secondaria: - Piriforme

- Otturatore interno

ADDUZIONE - Grande adduttore (o 3° adduttore) - Lungo adduttore (o 1° adduttore) - Breve adduttore (o 2° adduttore) - Gracile (o Retto interno) - Psoas iliaco Azione secondaria: - Semitendinoso - Semimembranoso - Grande gluteo (fasci inferiori) - Pettineo - Otturatore esterno

ROTAZIONE ESTERNA - Quadrato femorale - Piriforme - Otturatore interno - Otturatore esterno - Grande gluteo

- Medio gluteo (fasci posteriori) - Piccolo gluteo (fasci posteriori) - Sartorio - Psoas iliaco - Bicipite femorale (capo lungo)

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ROTAZIONE INTERNA - Medio gluteo (fasci anteriori) - Piccolo gluteo (fasci anteriori) - Grande adduttore (o 3° adduttore) - Tensore della fascia lata

MOVIMENTI DEL TRONCO

FLESSIONE - Retto dell’addome - Obliqui interni (o Piccoli obliqui) - Obliqui esterni (o Grandi obliqui)

ESTENSIONE - Sacrospinale (Ileocostale e Lunghissimo del dorso) - Spinali - Interspinali - Multifidi - Intertrasversari

Azione secondaria: - Quadrato dei lombi - Gran dorsale - Dentato posteriore inferiore

ROTAZIONE - Obliquo esterno (o Grande obliquo) - Obliquo interno (o Piccolo obliquo) - Trasverso - Multifidi

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INCLINAZIONE LATERALE (flessione laterale) - Quadrato dei lombi

- Sacrospinale (Ileocostale e Lunghissimo del dorso) - Psoas iliaco - Dentato posteriore inferiore - Spinali - Interspinali - Multifidi

- Intertrasversari - Obliquo esterno (o Grande obliquo) - Obliquo interno (o Piccolo obliquo)

MOVIMENTI DELLA SPALLA

ELEVAZIONE - Elevatore della scapola (o Angolare della scapola) - Trapezio (fasci superiori) - Sternocleidomastoideo

- Grande romboide - Piccolo romboide

ABBASSAMENTO (depressione) - Piccolo pettorale

- Trapezio (fasci inferiori) - Succlavio - Gran pettorale (fasci inferiori) - Gran dentato

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ANTEPOSIZIONE

- Piccolo pettorale - Gran dentato - Succlavio Azione secondaria: - Gran pettorale

- Deltoide (fasci anteriori)

RETROPOSIZIONE - Trapezio (fasci medi) - Grande romboide - Piccolo romboide - Gran dorsale

MOVIMENTI DEL BRACCIO

ABDUZIONE ED ELEVAZIONE IN ALTO (in fuori ed in fuori-alto) Da 0° a 90°:

- Deltoide - Sopraspinato Da 90° a 150°: - Gran dentato - Trapezio (fasci superiori e inferiori) Oltre 150° (inclinazione laterale del tronco):

- Quadrato dei lombi - Sacrospinale - Psoas iliaco - Obliquo esterno (o Grande obliquo)

- Obliquo interno (o Piccolo obliquo) Nota: - da 90° a 150° agisce la scapola con una rotazione, trascinando l’omero; - oltre 150° agisce il tronco che si inclina lateralmente e indietro.

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ADDUZIONE - Gran dorsale

- Gran pettorale (fasci inferiori) - Grande rotondo - Sottoscapolare - Tricipite brachiale (capo lungo) - Coracobrachiale

ANTEPOSIZIONE ED ELEVAZIONE IN ALTO (flessione in avanti e in avanti-alto) Da 0° a 60°: - Deltoide (fasci anteriori) - Coracobrachiale

- Bicipite brachiale (capo breve) - Gran pettorale (fasci superiori) Da 60° a 120°: - Trapezio (fasci superiori e inferiori) - Gran dentato Oltre 120° (estensione del tronco): - Quadrato dei lombi - Sacrospinale - Psoas iliaco - Obliquo esterno (o Grande obliquo) - Obliquo interno (o Piccolo obliquo)

Nota: - da 60° a 120° agisce la scapola con una rotazione, trascinando l’omero; - oltre 150° agisce il tronco che si inclina lateralmente e indietro.

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ABBASSAMENTO (sul piano sagittale) - Piccolo pettorale (abbassatore della spalla) - Gran dorsale - Gran pettorale (fasci inferiori)

- Grande rotondo - Tricipite brachiale (capo lungo) Nota: se il braccio parte dall’alto agiscono anche i muscoli che abbassano la spalla.

RETROPOSIZIONE (estensione) - Gran dorsale - Deltoide (fasci posteriori) - Grande rotondo Azione secondaria: - Romboide e Trapezio (retropositori della spalla)

FLESSIONE ORIZZONTALE(braccio da in fuori a avanti) - Gran pettorale

- Deltoide (fasci anteriori) - Coracobrachiale - Bicipite brachiale (capo breve) - Gran dentato (antepositore della spalla)

- Piccolo pettorale (antepositore della spalla)

Nota: La flessione orizzontale del braccio, eseguita a gomito flesso, avvicina i capi di inserzione del Bicipite brachiale che, pertanto, agisce con scarsa efficacia.

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ESTENSIONE ORIZZONTALE(braccio da avanti in fuori) - Deltoide (fasci posteriori) - Gran dorsale - Grande rotondo

- Piccolo rotondo - Sottospinato - Romboide e Trapezio (retropositori della spalla)

ROTAZIONE ESTERNA - Sottospinato - Sopraspinato - Piccolo rotondo - Deltoide (fasci posteriori)

ROTAZIONE INTERNA - Gran dorsale - Gran pettorale - Grande rotondo - Sottoscapolare - Deltoide (fasci anteriori)

MOVIMENTI DELL’AVAMBRACCIO

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FLESSIONE - Bicipite brachiale - Lungo supinatore (o Brachioradiale)

Azione secondaria: - Brachiale anteriore - Grande palmare (o Flessore radiale del carpo) - Cubitale anteriore (o Flessore ulnare

del carpo) - Flessore superficiale delle dita

- Pronatore rotondo - Palmare lungo Nota: Nella flessione dell’avambraccio, eseguita con l’avambraccio supinato, il Bicipite brachiale esercita una azione

più efficace rispetto alla posizione di braccio pronato.

ESTENSIONE - Tricipite brachiale - Anconeo

PRONAZIONE (rotazione interna)

- Pronatore quadrato - Pronatore rotondo

- Palmare lungo

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SUPINAZIONE (rotazione esterna)

- Supinatore breve - Bicipite brachiale - Lungo supinatore (o Brachioradiale) - Estensore breve del pollice - Estensore lungo del pollice

MOVIMENTI DEL POLSO E DELLA MANO

FLESSIONE DEL POLSO

- Grande palmare (o Flessore radiale del carpo) - Cubitale anteriore (o Flessore ulnare del carpo) - Flessore superficiale delle dita

- Flessore profondo delle dita Azione secondaria: - Palmare lungo - Palmare breve - Flessore lungo del pollice

Nota: La flessione del polso, eseguita con il gomito flesso, avvicina i capi di inserzione dei muscoli Grande palmare, Cubitale anteriore e Palmare lungo. Pertanto agiscono con minore efficacia.

ESTENSIONE DEL POLSO - Estensore radiale lungo del carpo (o 1° radiale esterno) - Estensore radiale breve del carpo (o 2° radiale esterno)

- Cubitale posteriore (o Estensore ulnare del carpo) - Estensore comune delle dita Azione secondaria: - Estensore lungo del pollice - Abduttore lungo del pollice

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FLESSIONE DELLE DITA - Flessore profondo delle dita - Flessore superficiale delle dita - Lombricali - Interossei palmari e dorsali

- Flessore lungo del pollice

ESTENSIONE DELLE DITA - Estensore comune delle dita - Estensore proprio dell’indice e del mignolo - Lombricali

- Interossei volari - Estensore lungo del pollice

- Estensore breve del pollice

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Tavole anatomiche dei principali muscoli

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1 - gran dorsale; 2 - muscolo obliquo esterno dell'addome; 3 - media glutei; 4 - grande gluteo; 5 - sartorio; 6 - contrazione del muscolo fascia lata; 7 - ilio-tibiale tratto; 8 - le più lunghe retto femorale; 9 - bicipite femorale: a) il capo lungo, b) testa corta; 10 - vasto laterale;

Lesioni Muscolari

Nella pratica sportiva, il rischio di incorre in traumi e lesioni muscolari, soprattutto a carico degli

arti inferiori, è assai frequente.

Il danno muscolare può essere il frutto di eventi traumatici diretti o indiretti.

Nella prima ipotesi la causa è una forza esterna che colpisce la muscolatura danneggiandola,

quando colpisce muscoli in contatto con il piano osseo,quindi più profondi,la diagnosi è più

difficoltosa,perché se c’è il versamento ematico non è visibile in superfice .

Classificazione delle lesioni muscolari.

Lesioni da trauma diretto (contusione)

- grado lieve

- grado moderato

- grado severo

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Le contusioni muscolari

Il tessuto muscolare reagisce al trauma in modo diverso a seconda che si trovi in fase di

rilasciamento o di contrazione.

In caso di rilasciamento, il muscolo non offre una particolare resistenza al corpo contundente e si

deforma in maniera elastica. Così la forza traumatica può scaricarsi su una superficie più grande

disperdendo la maggior parte della sua energia potenziale. Il quadro clinico sarà meno grave

rispetto ad una contusione che avvenga a muscolo contratto.

Infatti, se il trauma agisce durante la fase di contrazione, il muscolo è come se fosse una struttura

rigida, meno deformabile e quindi con una minore possibilità di disperdere la forza traumatizzante

che si concentra su zone ristrette, determinando delle lesioni più gravi alle fibre del muscolo. Segni clinici del trauma muscolare

Comuni a tutte le contusioni muscolare: la tumefazione, la contrattura e la dolorabilità sia

spontanea che provocata dall'azione o dal movimento. Nel caso in cui vi sia una grave

discontinuità muscolare, la palpazione consente di evidenziare una depressione determinata dalla

retrazione del tessuto muscolare nella zona di interruzione.

Diagnosi del trauma muscolare

Solitamente per la diagnosi basta l'anamnesi (racconto del paziente riguardo l’accaduto) e la visita

clinica, anche se l'ecografia e la risonanza magnetica possono essere utilizzati per precisare l'entità

della lesione.

Trattamento del trauma muscolare Bisogna sempre seguire i consigli di un medico specialista. Non è complicato soprattutto per le contusioni di 1° e 2° grado.

Prima del consulto dello specialista, comunque indicato a meno che il trauma muscolare non sia

lieve, si consigliano alcune semplici regole in grado di limitare i danni e favorire un rapido

recupero, riassunte dall'acronimo

R.I.C.E.: Rest (riposo), Ice (ghiaccio),Compression (compressione), Elevation(elevazione), con

l'eventuale aggiunta di bendaggi elastici modicamente compressivi. Protocollo R.I.C.E ed infortuni

Cos'è questo RICE?

E' un semplicissimo protocollo d'intervento, suggerito dalla Medicina dello Sport ed Ortopedica,

per arginare la reazione infiammatoria in caso di infortunio ed evitare che essa prenda il sopravvento. R.I.C.E. è un acronimo inglese.

REST (riposo) - bisogna mettere subito a riposo completo la parte in questione, sia essa la caviglia, il gomito od il polpaccio. In fondo il dolore non è altro che la strategia che adotta il

nostro corpo per impedirci di fare ulteriori danni muovendoci.

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ICE (ghiaccio) - applicazione immediata di ghiaccio per periodi di 20-30 minuti ogni ora, per le successive 4 ore dal trauma. Il ghiaccio dovrà essere applicato in maniera uniforme e ricoprire un'ampia zona circostante l'area infiammata.

COMPRESSION (compressione) - ovvero pressione dell'impacco di ghiaccio sulla parte infiammata e fasciatura negli intervalli tra un impacco e l'altro. La compressione, in un modo o nell'altro, deve comunque persistere per almeno le 24-48 ore successive

all'infortunio. ELEVATION (elevazione) - si raccomanda di mantenere la parte infiammata al di sopra del

livello del cuore, così da favorire il ritorno venoso ed evitare ulteriori accumuli di sangue.

Nella maggior parte dei casi l'applicazione del RICE è risolutiva. Se però entro 48 ore

l'infiammazione e il dolore non accennano a regredire... allora è proprio il caso di consultare il medico. I tempi di guarigione completa sono comunque molto variabili e dipendenti dall'entità dell'infortunio. Possono bastare pochi giorni nel caso di una semplice contrattura o anche qualche settimana nel caso di stiramenti e distorsioni. Di solito è sufficiente ascoltare il proprio corpo ed

utilizzare un po' di buon senso per capire quando è il momento di ricominciare ad allenarsi normalmente. Una volta guariti completamente, ed appurato che non si è trattato di nulla di grave, non c'è motivo per non riprendere il proprio abituale esercizio fisico (magari con qualche accortezza in più). L'errore più grande è quello di limitarsi troppo nei futuri allenamenti o peggio ancora

smettere di allenarsi... per paura.

Nelle lesioni di 2° grado può essere utile anche la” somministrazione di farmaci anti dolorifici e

miorilassanti oltre che il confezionamento di gessi che aiutino mantenere il muscolo colpito nel

massimo rilasciamento.”*

( Competenza medica )*

Nelle lesioni di 3° e 4° spesso è necessario l'intervento chirurgico per accostare i monconi del

muscolo lesionato.

Lesioni da trauma indiretto - contrattura - stiramento - strappo - strappo di primo grado - strappo di secondo grado

- strappo di terzo grado (rottura parziale o totale

-crampo

La contrattura è la lesione più lieve cui un muscolo può andare incontro, infatti nell'arco di 3-7

giorni la sintomatologia può tranquillamente risolversi in quanto le fibre muscolari non vengono

danneggiate.

La contrattura consiste in un aumento permanente del tono del muscolo e può avvenire sia

durante ma soprattutto dopo l'attività fisica.

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La contrattura muscolare è una problematica molto comune che si manifesta quando determinati

muscoli scheletrici si contraggono involontariamente, in modo persistente e causando dolore

intenso. L’ipertonia, la rigidità e l’indurimento del muscolo, percepibile al tatto, che è sfuggito al

controllo del sistema nervoso non sono conseguenza di lesioni a carico delle fibre muscolari, ma

sono dovute al solo avvenire di un movimento non previsto, repentino che provoca uno

stiramento ed una ritorsione delle fibre stesse.

La contrattura muscolare infatti si verifica come forma di difesa del muscolo sovraccaricato e

sollecitato oltre le sue capacità fisiologiche, e può protrarsi per qualche giorno (in media dai 3 ai 7

giorni). I fattori predisponenti possono esser di diversa natura: per quanto riguarda gli sportivi la

contrattura muscolare può verificarsi in seguito a mancato riscaldamento o ad una preparazione

non adeguata; nella vita di tutti i giorni anche un semplice “colpo d’aria”, un movimento brusco

e/o improvviso e scoordinato, errata postura prolungata.

Alcuni esempi di contrattura muscolare nella vita di tutti i giorni sono : il colpo della strega, il

torcicollo, il dolore cervicale.

Terapia della contrattura

La terapia della contrattura (sempre che non ci siano associate altre lesioni muscolari tipo un

allungamento di alcune fibre muscolari) consiste nel semplice riposo dall'attività sportiva e da ogni

altra attività che possa evocare dolore o fastidio della zona contratta. In questo modo dopo

massimo 7 giorni si guarisce.

Per accelerare il recupero si può ricorrere a dei massaggi che devono essere eseguiti da mani

esperte (non devono essere troppo energici altrimenti peggiorano la situazione) oppure a

impacchi caldi e umidi che facciano aumentare la temperatura della cute e del muscolo.

*È possibile usare antinfiammatori e miorilassanti in caso di dolore come in tutti i traumi

muscolari, di qualsiasi entità essi siano,ma queste prescrizioni e terapie rientrano nell’ ambito

medico,e noi non possiamo prescrivere nulla.*Di competenza medica

Un utile test per sapere se si è guariti è quello di eseguire un'attività poco più impegnativa del

semplice camminare (come salire e scendere le scale nel caso di contratture alle gambe, le più

frequenti in assoluto): quando non si avverte più fastidio è un buon segno di guarigione. La ripresa

deve comunque essere graduale, aumentando il carico gradualmente, fino a raggiungere i livelli

precedenti l'infortunio nell'arco di 3-4 giorni circa.

Stiramento

Stiramento muscolare

Lo stiramento, o elongazione muscolare, è una lesione di media entità che altera il normale tono

muscolare. In una scala di ipotetica gravità potremmo collocarla tra la

semplice contrattura (aumento involontario e permanente del tono muscolare ) e

lo strappo (rottura delle fibre muscolari).

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Lo stiramento è piuttosto frequente in ambito sportivo ed è causato dall'eccessivo allungamento subito dalle fibre muscolari. Tale stiramento può verificarsi in situazioni diverse per cause diverse. Tra le più frequenti ricordiamo: mancanza di riscaldamento generale e specifico preparazione fisica non idonea movimenti bruschi e violenti

problemi articolari, squilibri posturali e muscolari, mancanza di coordinazione condizioni ambientali avverse microtraumi ripetuti abbigliamento e calzature non idonei recupero insufficiente dopo un precedente sforzo atletico.

Un po' di fisiologia

Ogni muscolo del corpo possiede dei recettori in grado di trasmettere informazioni sulle sue condizioni al sistema nervoso centrale. In particolare i fusi neuromuscolari inviano informazioni relative alla velocità e all'entità dello stiramento. Quando un muscolo si allunga eccessivamente (si stira) anche i fusi (posti in para llelo alle fibre muscolari) si allungano determinando il cosiddetto riflesso da stiramento. Tale fenomeno causa un'improvvisa contrazione muscolare che si associa ad un contemporaneo rilassamento del muscolo antagonista. Questo meccanismo permette di salvaguardare la struttura muscolare ma in particolari circostanze (affaticamento) può risultare insufficiente predisponendo l'atleta allo stiramento muscolare.

I sintomi

A differenza della contrattura che causa un dolore modesto e diffuso, nello stiramento muscolare si avverte un dolore acuto ed improvviso a cui segue spasmo muscolare. Tuttavia in molti casi il

dolore è sopportabile e normalmente non impedisce il proseguimento dell'attività. Continuando la pratica sportiva aumenta notevolmente il rischio di aggravare la situazione

(strappo muscolare) per cui si consiglia di fermarsi il prima possibile anche se il dolore avvertito è di lieve entità. Cosa fare:

Il riposo è l'unica terapia realmente efficace. L'osservanza di un periodo di stop compreso tra le due e le tre settimane è altresì fondamentale per scongiurare il rischio di eventuali recidive.

Si consiglia l'immediata applicazione del R.I.C.E, il protocollo più accreditato per le lesioni acute. Strappo Muscolare

Lo strappo, o distrazione muscolare è una lesione piuttosto grave che causa la rottura di alcune

fibre che compongono il muscolo. Tale lesione è generalmente causata da un'eccessiva

sollecitazione (brusche contrazioni o scatti improvvisi) ed è piuttosto frequente in ambito sportivo

(soprattutto negli sport che richiedono un movimento muscolare esplosivo come sollevamento

pesi, baseball, calcio, gare di sprint e di salto).

Spesso gli strappi muscolari avvengono in condizioni di scarso allenamento o quando il muscolo è

particolarmente stanco o impreparato a sostenere lo sforzo (mancato riscaldamento).

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Sebbene lo strappo possa colpire qualsiasi muscolo del corpo, le sedi più frequentemente colpite sono gli arti, mentre più raramente si possono riscontrare patologie a carico della muscolatura addominale e dorsale. In particolare negli sportivi sono frequenti lesioni ai muscoli della coscia (flessori, adduttori, quadricipite) e della gamba (tricipite surale). Una distrazione muscolare frequente nei culturisti è invece quella che coinvolge il tricipite e/o il deltoide durante gli esercizi di spinta su panca piana.

In relazione al numero di fibre coinvolte (in un muscolo sono presenti diverse migliaia di fibre) gli strappi muscolari si possono classificare usando una scala di gravità composta da tre stadi. LESIONE DI PRIMO GRADO: in questo tipo di lesione sono danneggiate solo poche fibre muscolari (meno del 5%). Il danno è tutto sommato modesto e viene avvertito come un leggero fastidio che si accentua durante la

contrazione e l'allungamento muscolare. In caso di lesione di primo grado non si ha quindi un'importante perdita di forza o limitazione del movimento. LESIONE DI SECONDO GRADO o lesione grave: la gravità dello strappo aumenta poiché viene coinvolto un maggior numero di fibre. Il dolore, acuto è simile ad una fitta e viene chiaramente avvertito in seguito ad una violenta contrazione

muscolare. La lesione interferisce con il gesto atletico ma consente allo sportivo di continuare la gara o l'allenamento. Tuttavia il dolore può essere aggravato da ogni tentativo di contrarre il

muscolo. LESIONE DI TERZO GRADO o lesione gravissima: l'alto numero di fibre coinvolte causa una vera e propria lacerazione del ventre muscolare (completa o semi completa coinvolge comunque almeno 3/4 delle fibre). Tale lesione si avverte alla palpazione come un avvallamento, un vero e proprio scalino che testimonia l'entità della

rottura. Il dolore, violentissimo determina una completa impotenza funzionale tanto che se la lesione coinvolge gli arti inferiori l'atleta si accascia immediatamente al suolo Lo strappo muscolare può essere paragonato alla progressiva rottura di una corda messa in tensione da due tiranti. In un primo momento si sbrogliano solo alcune fibre (lesione di I grado) e

mano a mano che si incrementa la forza di trazione lo sfilacciamento diventa sempre più evidente (lesione di II grado) fino alla completa rottura della corda (lesione di III grado).

I sintomi

Il soggetto colpito da uno strappo muscolare avverte un dolore acuto nella zona lesionata, tanto

più intenso quanto maggiore è il numero di fibre coinvolte. Il dolore avvertito viene spesso

rievocato dalla contrazione del muscolo interessato. Se il trauma è particolarmente grave il

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soggetto si trova nell'impossibilità di muovere la parte interessata ed il muscolo appare rigido e

contratto. Una distrazione di II o di III grado si accompagna, nella maggior parte dei casi, adedema

e gonfiore.

Il muscolo scheletrico è irrorato da una fitta rete di capillari che in caso di strappo vengono lesionati. Tale rottura causa uno stravaso ematico più o meno evidente a seconda dell'entità e

della localizzazione della lesione. Se nei traumi più lievi il sangue rimane all'interno del muscolo, in quelli più gravi migra in superficie dove si accumula e forma evidenti ematomi.

Dopo circa 24 ore si può apprezzare un livido localizzato più in basso rispetto alla sede dello strappo a testimonianza dello stravaso ematico. Può inoltre insorgere una contrattura muscolare "di difesa" grazie alla quale l'organismo cerca di immobilizzare l'area interessata per favorire il

recupero ed evitare che la situazione peggiori ulteriormente.

Cosa fare

La prima cosa da fare è sospendere immediatamente l'attività sportiva ed immobilizzare la zona

colpita. Se nei casi più gravi tale sospensione è d'obbligo in quelli più lievi il soggetto, vista la

sopportabilità del dolore, è naturalmente portato a stringere i denti e continuare. In questo modo

però aumenta notevolmente il rischio di aggravare la situazione per cui si consiglia di fermarsi il

prima possibile anche se il dolore avvertito è di lieve entità.

Dopo essersi fermati evitare di caricare l'arto e metterlo in una posizione di riposo (posizione rialzata). Applicare immediatamente un impacco freddo (borsa del ghiaccio, spray ecc.) sulla zona interessata in modo da ridurre il flusso di sangue ai vasi lesionati (vasocostrizione). Allo stesso tempo evitare qualunque forma di calore (massaggi, pomate, fanghi ecc.). Rivolgersi ad un medico specializzato e sottoporsi ad esami strumentali per valutare la reale entità del danno.

Le lesioni di primo grado si risolvono nel giro di 1-2 settimane, in cui l'atleta va mantenuto a riposo e trattato con antinfiammatori e miorilassanti. Qualche esercizio di stretching può aiutare ad accelerare e migliorare il recupero rielasticizzando, per quanto possibile, il tessuto di riparazione cicatriziale. Le lesioni di secondo grado prevedono invece tempi di guarigione più lunghi (15-30 giorni). Prima della ripresa dell'attività sportiva il soggetto dovrà seguire un percorso di riabilitazione e sottoporsi ad opportuni interventi fisioterapici. Nei casi più gravi (lesioni di III grado) può essere necessario l'intervento chirurgico. I crampi sono contrazioni involontarie, transitorie e particolarmente dolorose che compaiono in determinati gruppi muscolari. I crampi si verificano più comunemente a carico degli arti, ma

possono anche interessare determinati organi interni; è per questo motivo che con il termine crampi si fa abitualmente riferimento a qualsiasi dolore di tipo spastico (è alquanto comune sentir parlare, per esempio, di crampi allo stomaco). Le cause dei crampi sono numerose (e non tutte sono perfettamente note):

Come comportarsi in caso di crampo

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Evitare i movimenti bruschi dell’arto interessato; Massaggiare con dolcezza il muscolo colpito e stirare dolcemente il muscolo, stendendo l’arto.

Ad esempio, il polpaccio e il piede saranno stirati spingendo la punta del piede verso l’alto. Questo stiramento deve essere lento, graduale e sostenuto;

Un massaggio dolce con una pomata sedativa può completare questi movimenti: Algipan, Decontractil balsamo;

Non cercare di ricominciare lo sforzo: riposarsi; Bere acqua dolcificata e mineralizzata. In caso di frequenza importante della comparsa di crampi, sarà necessaria una visita medica .

circolazione scarsa in un soggetto sano – Solitamente i crampi si verificano a riposo, a causa

di una diminuzione della circolazione sanguigna, legata a una riduzione della temperatura

corporea. Anche condizioni climatiche sfavorevoli (abbassamento della temperatura

ambientale) possono creare le condizioni migliori per l'insorgere di crampi perché esse

agiscono sulla circolazione sanguigna del soggetto.

Posizione innaturale in un soggetto sano – In questo caso i crampi si manifestano perché la

normale circolazione del sangue è ostacolata e ciò provoca una contrazione muscolare

anomala.

Circolazione scarsa in un soggetto affetto da patologia vascolare – In questo caso l'alterata

circolazione deriva da una patologia vascolare

Squilibrio chimico in un soggetto affetto da patologie – Spesso i crampi sono uno degli

effetti collaterali relativi ai farmaci assunti per contrastare determinate patologie; una

categoria di farmaci che può essere causa di crampi è, per esempio, quella dei diuretici.

Squilibrio chimico in un soggetto sano – La sudorazione eccessiva può provocare

un'alterazione dell'ambiente di contrazione del muscolo che risponde in modo anomalo.

Fatica in un soggetto sano – La fatica provoca alterazioni biochimiche che portano

all'incapacità da parte del muscolo di contrarsi in modo corretto.

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Vediamo cosa avviene a livello muscolare : Il muscolo danneggiato,mette in atto un processo di

auto guarigione,e produce una cicatrice per riparare le fibre danneggiate .la cicatrice è più

resistente del tessuto originale ,ma meno elastica. Questo non avviene subito ..

Dal 5 ° giorno si comincia a formare una cicatrice ,dove la formazione e la disposizione delle fibre è

casuale,esse si orientano in più direzioni e su più piani ,intorno al 21 ° giorno cominciano a

diventare più resistenti .

Durante questa fase un massaggio di frizione e una mobilizzazione entro il limite del dolore sono

adatti a mantenere lo scorrimento del tessuto cicatriziale e a facilitare l’ allineamento delle fibre .

L’ eccessiva produzione di tessuto cicatriziale può dar luogo alla formazioni di aderenze sia all’

interno della struttura in guarigione sia nel tessuto circostante ,tutto ciò ovviamente impedisce il

ripristino della funzione e causa dolore. In una lesione muscolare dove si è formato un eccessivo

tessuto cicatriziale, il massaggio frizione trasverso profondo è applicato per mobilizzare il tessuto

cicatriziale esistente

Buon Lavoro

Massaggio Pre-gara

Gambe (parte anteriore e posteriore )

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POSIZIONI

Gamba distesa ,gamba piegata a ½ farfalla

Mobilizzazione del piede (arco plantare,dita,caviglia etc.)

Eseguiamo delle rotazioni della caviglia in ambo i sensi per sciogliere eventuali tensioni.

Eseguiamo delle flesso estensioni delle dita del piede.

Eseguiamo degli sfioramenti con le mani parallele ed alternate .

Pugno scivolato sotto la pianta ,schiaffetto

(la pressione sarà decisa ma senza procurare dolore.)

Impastamento di tutta la gamba(polpaccio e coscia)Il ritmo sarà elevato e la pressione

decisa.

Pressioni alternate veloci con mani a coppa

Pressioni alternate veloci con mani a taglio ( a scure )

Pressioni alternate veloci con schiaffetto

Vibro pressioni alternate veloci

Morso del mulo

Frizioni su tutta la gamba a mani alterne

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Braccia/addome/schiena: valgono lo stesso tipo di manovre usate per le gambe.