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UID - UNIONE ITALIANA PER IL DISEGNO DSA- DIPARTIMENTO DI SCIENZE PER L’ARCHITETTURA FACOLTÀ DIARCHITETTURADELL’UNIVERSITÀ DI GENOVA SESTO CONGRESSO UID XXXI CONVEGNO INTERNAZIONALE DELLE DISCIPLINE DELLA RAPPRESENTAZIONE DISEGNO & PROGETTO LERICI, VILLA MARIGOLA 13, 14. 15 OTTOBRE 2009

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  • UID - UNIONE ITALIANA PER IL DISEGNODSA - DIPARTIMENTO DI SCIENZE PER L’ARCHITETTURA

    FACOLTÀ DI ARCHITETTURA DELL’UNIVERSITÀ DI GENOVA

    SESTO CONGRESSO UID

    XXXI CONVEGNO INTERNAZIONALE DELLE DISCIPLINEDELLA RAPPRESENTAZIONE

    DISEGNO & PROGETTO

    LERICI, VILLA MARIGOLA 13, 14. 15 OTTOBRE 2009

  • INDICE

    UN DISEGNO “CREDIBILE”Vincenzo Bagnolo

    DISEGNARE IL NUOVO O UN NUOVO MODO DI DISEGNARE / IL DISEGNO DI PROGETTO O UN PROGETTO PER IL DISEGNOCristiana Bedoni, Laura Farroni, Daniele Calisi, Eileen Greco

    DISEGNO DAL VERO: ARCHITETTURA COME RAPPRENTAZIONE DELLO SPAZIOFerdinando Bifulco

    IL “DISEGNO” NELLA RIQUALIFICAZIONE URBANA DI PIAZZA MARIO PAGANO A POTENZA: DAL RILIEVO ALLA SIMULAZIONE DI PROGETTO.Antonio Bixio

    MICRO TESSUTI URBANI TRA TERRA E ACQUA: RILIEVO E PROGETTO PER IL RECUPERO DELL’IDENTITÀ E DELLA MEMORIA DELLA CITTÀ DI GUANGZHOU IN CINAMarianna Calia

    MATERIA E STRUTTURA DELLA FORMA ARCHITETTONICA: DAL RILIEVO MULTIDISCIPLINARE ALLA RAPPRESENTAZIONE COMPLESSAMassimiliano Campi, Antonella di Luggo

    …DAL RILIEVO AL PROGETTO: IL CASO STUDIO DELL’”ANTENNA DI DALMINE” Alessio Cardaci

    RICOSTRUZIONE DI PALAZZI E DELLE LORO COPERTURESaro Cardona

    EDILIZIA RESIDENZIALE PUBBLICA DEL DOPOGUERRA. Michela Cigola, Assunta Pelliccio

    DISEGNO, PROGETTO E BASIC DESIGNAlessandra Cirafici

    DA UNA IDEA AL DISEGNO DI PROGETTO “RICOSTRUIRE CON L’ARTE”Luisa Cogorno

    IL MANUALE VIRTUALE: IL DISEGNO DI RILIEVO PER IL PROGETTO DI RECUPEROGiuseppe Colonna

    IL CUBO E IL LAMIONEIL DISEGNO NELL’ESPERIENZA DEL LABORATORIO PROGETTUALE DI GENEALOGIA DELL’ARCHITETTURAAntonio Conte

  • DALL’INTERNORocco Converti

    RILEVAMENTO ARCHITETTONICO UNA DISCIPLINA PER INTERPRETARE/ RINEGOZIARE I CONTENUTI DEL PROGETTOAldo De Sanctis

    IL RILEVAMENTO COME TRAMITE PER COMPRENDERE L’IDEA PROGETTUALEAntonio A. Zappani

    IL RILIEVO COME ADDESTRAMENTO ALL’OSSERVAZIONE ARCHITETTONICAGiuseppe Fortunato

    LA LINGUA DELL’ARCHITETTURAEdoardo Dotto

    “IO NEL PENSIER MI FINGO”“PROGETTO” E SPECIFICITÀ DISCIPLINARE DEL “DISEGNO”Fabrizio Gay

    DAL GIARDINO AL PAESAGGIO: DISEGNO E PROGETTOFranca Giannini

    DISEGNO, GEOMETRIA E PROGETTOGuido Guidano

    IL LASER SCANNER NEL RILIEVO PER IL CONSOLIDAMENTO STRUTTURALEVincenzo Iannizzaro, Salvatore Barba, Fausta Fiorillo

    SPAZIO E TEMPO DELLA RAPPRESENTAZIONE URBANA NEI WEB-SIT.Maria Pompeiana Iarossi

    DISEGNO SENZA FINEOVVERO, COME KEVIN LYNCH DISEGNEREBBE OGGI?Lucia Krasovec Lucas

    DISEGNARE PER COMUNICARE - IL PROGETTO PER LA COMUNICAZIONE VISIVAMassimo Malagugini

    DISEGNO DI CITTÀ. INTUIZIONI E CONFERME PERCETTIVE, ACCUMULI E DISPERSIONI DI SENSOMario Manganaro

    IL DISEGNO DI PROGETTO: SEGNI, LINGUAGGIO, IDENTITÀMichela MazzucchelliGEOMETRIE ED OMBRE PROIETTATE DA UNO GNOMONE Antonino Nastasi

    IL DISEGNO DI PROGETTO NELL’ARCHITETTURA GOTICABarbara Pani

  • TRA FORMAZIONE E PROFESSIONE: NUOVE TECNOLOGIE PER “COSTRUIRE” LA CONOSCENZA Maria Onorina Panza

    DISEGNO E PROGETTOPRINCIPI E VARIAZIONE DINAMICA NELLA COSTRUZIONE DELLA FORMAGiulia Pellegri

    MULINI IDRAULICI NEL LAZIO MERIDIONALE.DISEGNI E PROGETTI DEL XIX SECOLO. Assunta Pelliccio

    IL RAPPORTO DISEGNO - PROGETTO NELL’OPERA DEI FRATELLI PALEARO FRATINO.S.GIULIANO AD ALGHERO.Andrea Pirinu

    RAPPRESENTARE L’ARCHITETTURA. UN’ESPERIENZA DIDATTICAClaudia Pisu

    IL MODELLO DIGITALE PER IL PROGETTO: L’ESPERIENZA DEL PARCO ARCHEOLOGICO DI KAUKANA A SANTA CROCE CAMERINA (RG)F. Restuccia, V. Greco, M. Galizia, C. Santagati

    DISEGNI DI PROGETTO DI ERNESTO N. ROGERS (1909-1969)NOTE SULLA RICERCAAlberto Sdegno

    DISEGNARE LE IDEE IN NUCE. UN RAPPORTO DIALETTICO IN UN PROCESSO OSMOTICO TRA RAPPRESENTAZIONE E PROGETTOGiacinto Taibi

    UNA SOTTILE ANAMORFOSI TRA LE TRAME DELLE INTENZIONI PROGETTUALIGiacinto Taibi

    TRENTA +1… E OLTRERuggero Torti

    SPAZIO-FRAMMENTO, LUOGO–ARCHITETTURAIL DISEGNO DEL TOPOS COME CENTRALITÀ NEL PROGETTO DI ARCHITETTURA.Rita ValentiDISEGNO O IMMAGINE PER IL PROGETTO CONTEMPORANEO?Cristina Vanini

    LA MAPPA DEL TESOROValentino Volta

    IL DISEGNO E LE NUOVE FRONTIERE DELLA RAPPRESENTAZIONE NEL PROCESSO PROGETTUALEOrnella Zerlenga

  • UN DISEGNO “CREDIBILE”

    Vincenzo Bagnolo

    Con l’avvento del modello informatico, il pro-getto d’architettura ha superato i confini delsupporto cartaceo articolandosi in processi sem-pre più solidamente strutturati sulla dimensionedigitale, raf forzando il concetto di Disegnocome strumento di formazione, progettazione ecomposizione. Nel passato il ruolo della rappre-sentazione del progetto architettonico e il pro-cesso della sua ideazione erano perlopiù af fida-ti a rappresentazioni su supporti bidimensionali.Il modello espressione per antonomasia delleprefigurazioni progettuali è sempre stato stori-camente quello delle proiezioni ortogonali; ini-zialmente rappresentata tramite la sola pianta,l’opera d’architettura inizia ad essere disegnataattraverso l’accostamento di pianta e prospettogià con Sebastiano Serlio. Anche AndreaPalladio, nella sua opera I Quattr o Libridell’Architettura, propone lo stesso schemaconfinando la struttura rappresentativa del pro-getto d’architettura al disegno di pianta e alzato.L’otticamente credibile ha, d’altro canto, deter-minato la necessità di accompagnare l’utilizzodi piante e prospetti con maquette che ne esal-tassero la comprensione tridimensionale. Ilcosiddetto “Disegno di progetto”, si divide fral’esigenza di dare una descrizione “verosimile”,ossia che segue le regole della geometria dellospazio percettivo, e contemporaneamente forni-re una esatta descrizione dello spazio “metrico”,ossia deve esprimere una geometria misurabile.Questo duplice ruolo cui deve assolvere ilDisegno ha prodotto una dicotomia nei metodidella rappresentazione grafica, determinandomodelli di Disegno di Progetto ben precisi,mantenutisi, fino alla rivoluzione dell’era infor-matica, sostanzialmente inalterati. Sono princi-palmente gli elaborati grafici cosiddetti “tecni-ci” quelli che maggiormente si sono dovuti alli-neare a questi modelli, mentre si sono lasciatimaggiori mar gini di espressione nella fase di

    elaborazione e stesura dell’idea progettuale,cioè quella propria del primo stadio “creativo”della progettazione architettonica. Questa com-ponente “artistica” del disegno, che risiede nellaespressività interpretativa, nel livello di parteci-pazione attiva del progettista nell’attribuire unsignificato espressivo all’oggetto e al segno infunzione delle finalità della rappresentazione, siaccompagna all’esigenza, insita in tutte le formedi rappresentazione grafica, di sviluppare quel-la similarità conoscitiva ricercata dalla posizio-ne analitica del fruitore finale - osservatore.L’elaborazione di una “somiglianza” fra realtà edisegno risponde alla naturale inclinazione dellanatura umana, a quella che Arnheim definisce“esplorazione attiva”: “Non si fa giustizia a ciòche si vede se lo si descrive soltanto mediantemisure di grandezza, di forma, di lunghezzad’onda, di velocità” 1. La ricerca di una rappre-sentazione “otticamente credibile” ha condizio-nato le scelte sui sistemi di rappresentazionefino ai nostri giorni favorendo l’orientamentoverso la proiezione prospettica per descrivere larealtà e confinando le proiezioni cilindriche peril disegno tecnico e la documentazione grafica2.La stretta aderenza ai rapporti di natura metricaconferisce il primato nel disegno architettonicoall’uso delle proiezioni parallele. Se Vitruvionel De architectura3 accomuna i due ruoli pro-pri dell’architetto di redazione del progetto e dipratica tecnica per la sua realizzazione, LeonBattista Alberti nel suo De r e aedificatoria lisepara, ponendo Disegno e Matematica qualicardini della formazione dell’architetto. I tratta-tisti rinascimentali ci consegnano una primadefinizione di “Disegno di progetto” dalla qualeè derivata poi la moderna cultura del progetto.L’Alberti, nonostante possa essere ritenuto unodei primi “inventori” della prospettiva, nonammette l’uso della prospettiva nel disegno diprogetto: “…lo architettore, non si curando

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  • delle ombre, fa risaltare in fuora i rilievimediante il disegno della pianta, come quelloche vuole che le cose sue sieno rapresentate nondall’apparente prospettiva, ma da verissimiscompartimenti, fondati su la ragione” 4. Conqueste parole egli afferma la specificità del dise-gno di architettura rispetto a quello di tipo pit-torico, che poneva nella verosomiglianzal’obiettivo principale della propri ricerca, dandoluogo ad una prima separazione fra proiezioniconiche e proiezioni cilindriche. L ’esattezzadelle proiezioni ortogonali dif ferenzia il dise-gno architettonico dall’opera pittorica 5: da unlato l’uso congiunto di piante, sezioni e alzatiper descrivere la realtà metrica degli edifici,mentre le qualità di simulazione della realtàproprie della prospettiva e del chiaroscuro ven-gono confinate all’ambito pittorico e relegate asemplice mezzo ausiliario per l’architetto. Siinizia così a delineare quella separazione tra leprestazioni dei diversi metodi della futura geo-metria descrittiva: verosimiglianza visiva dellaprospettiva vs esigenza di rigore metrico efedeltà formale 6. L ’aspirazione, tipicamenterinascimentale, di conciliare arte e scienza ricer-cando una codificazione matematica della pro-spettiva col proposito di conferire una valenzascientifica alla rappresentazione dello spazio 7,non trova immediata applicazione nel progettod’Architettura. Nonostante quest’atteggiamen-to, durante il XV secolo la nascita della pro-spettiva condiziona inevitabilmente il disegnoarchitettonico, ed accanto alla rappresentazionedegli edifici codificata secondo il disegno dipianta e alzato si adotta la prospettiva per unalettura maggiormente ef ficace di edifici com-plessi o per corredare mediante parziali inseri-menti prospettici i disegni di progetto. L ’usoimmediato e intuitivo dello schizzo di taccuino,nel quale sovente si ricorreva a schematizzazio-ni prospettiche, porta lentamente ad elaborazio-ni sempre più complesse che si arricchiscono disegni e codici grafici accrescendo la qualità e laquantità dell’informazione. Il diffondersi dell’u-tilizzo di viste prospettiche accresce la sensibi-lità spaziale e, associandosi all’uso delle ombree dei chiaroscuri, inizia a spostare gradualmen-te l’interesse verso le qualità volumetriche dellospazio architettonico. La schematizzazionebidimensionale adottata per il progetto architet-

    tonico risponde perfettamente all’esigenza didescrivere l’oggetto reale illustrando le qualitànecessarie per la realizzazione dell’opera. Ciòconfina lo strumento del disegno alla sola fasedi progettazione, rimandando tutti quegli aspet-ti non trascrivibili graficamente alla fase esecu-tiva di cantiere 8. Il modello, inteso come ripro-duzione in legno del reale, è utilizzato non inqualità di strumento progettuale ma come tecni-ca di definizione dell’esecutivo9 o come sistemaillustrativo a posteriori. Nel disegno di progetto,accanto alle Proiezioni Ortogonali trovano for-tuna le Proiezioni Assonometriche. L ’asso -nometria, coniugando la descrizione “metrica”a quella “tridimensionale”, è altamente dif fusanel disegno tecnico in quanto associa alla chia-rezza della rappresentazione degli oggetti nelleloro tre dimensioni il mantenimento delle quali-tà metriche degli stessi. La prospettiva, nata colfine di “riprodurre” la visione umana costruen-do una simulazione della realtà, esalta le pro-prietà grafiche volumetriche degli oggetti a dis-capito di quelle metriche. Ponendosi in polemi-ca col metodo prospettico, che si riteneva trop-po naturalistico, gli architetti del movimentomoderno preferirono l’uso dell’assonometrianon solo per la sua connotazione tecnica maquale strumento di progetto che permetteva unaveloce gestione tridimensionale delle loro operein una visione unitaria, non frazionata in pianta,sezione e prospetto 10. L’ambiguità insita nella“verità visiva” della prospettiva, che la facevapreferire per esprimere una visione realisticadegli oggetti, e quella della “verità metrica”delle numerose rappresentazioni pre-mongianeviene mitigata dal procedimento assonometrico.Anche se nello spirito dell’epoca l’interesse diartisti e matematici era tutto rivolto all’indaginedella prospettiva e delle sue metodologie,durante il Rinascimento si assiste anche allosviluppo dell’assonometria che, sostituendo allaproiezione conica fisiologica la proiezionecilindrica, permette di associare alle qualità tri-dimensionali dell’oggetto le proprietà metricheche lo definiscono. Leonardo, che si servivaampiamente della prospettiva nei suoi dipinti,utilizza il procedimento assonometrico per glischizzi preparatori delle sue invenzioni 11, capa-ce di comunicare un realismo metrico e visivoallo stesso tempo.

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  • Vitruvio nel descrivere le figure della “ disposi-tio” includeva tre diversi sistemi di rappresenta-zione: ichnographia, orthographia, scaenogra-phia12. Le tre rappresentazioni erano tutte utili aifini della progettazione. L’ichnographia el’ortographia vitruviane sono quelle rappresen-tazioni che of frono un maggiore controllo nellefasi esecutive. Nel secolo XVIII Gaspard Mongeopera una rifondazione dei procedimenti grafici,individuando in due piani mutuamente ortogona-li il miglior sistema di riferimento per un puntonello spazio13. Il disegno d’architettura dell’epo-ca si distingue secondo due campi: il disegno didocumentazione e il disegno di cantiere, cheandranno a svilupparsi indipendentemente l’unodall’altro. Il perfezionamento dei metodi dicostruzione e il conformarsi dei sistemi dellageometria favoriscono una sintesi fra le due tec-niche grafiche. La nota definizione che Mongedà nei suoi corsi di geometria descrittiva in aper-tura delle sue lezioni esprime ef ficacemente icontenuti basilari e le questioni sulla rappresen-tazione dello spazio14. Pianta, sezione e prospettovengono definitivamente consacrate qualiespressioni inscindibili per illustrare l’operad’architettura e l’introduzione dell’immaginemongiana della “triade ortogonale” dà inizio al

    moderno configurarsi delle discipline del dise-gno. Nel XIX secolo si pone in atto attraverso lamassima generalizzazione matematica della pro-spettiva la codificazione della geometria proietti-va ad opera del matematico Jean Victor Ponceletche partendo dagli studi di Desargues, di Pascal edi Monge definì le proprietà proiettive che lefigure mantengono quando vengono proiettate daun punto sul piano. La geometria descrittiva defi-nisce tre “codici”, corrispondenti a tre modellibidimensionali dell’oggetto tridimensionale, permisurare e controllare lo spazio: il modello indoppia proiezione ortogonale, il modello assono-metrico e il modello prospettico caratterizzaticiascuno da un proprio potenziale di comunica-zione visiva 15. Ai processi di modernizzazionedel XIX secolo si sovrappone lo sviluppo dellenuove tecniche interpretative dei fenomeni otti-co-percettivi funzionale al nuovo modello diosservatore “fisio-filosofico” af fermatosi sin daiprimi decenni del secolo. Il passaggio dall’otticageometrica all’ottica psicologica si realizzò attra-verso un processo di normalizzazione del feno-meno visivo e percettivo che porterà a intendereil disegno architettonico non come annotazionepassiva ma come strumento interpretativo delmondo reale16.

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    NOTE

    1 R. Arnheim, Art and visual per ception: a psychology of the cr eative eye , 1954, (tr . it.), Arte e per cezione visiva ,Milano, 1962 (1982, p. 361).

    2 “Nel progetto esiste dunque una necessità di duplice descrizione, legata da un lato a una geometria misurabile, dal-l’altro a una geometria percettiva”. M. Gaiani, Del disegno e del modello: rappr esentazioni per il disegno industria-le, in R. Migliari, (a cura di), Disegno come modello, Roma 2004, p. 52.

    3 “La scienza dell’architetto si adorna di molte discipline e di svariata erudizione: egli deve essere in grado di giudica-re tutte quelle opere che le singole arti costruiscono. Nasce da due attività: la materiale o costruzione, la intellettualeo esposizione teorica”. Vitruvio, De Architectura, I, 1,1 (trad. it. S. Ferri), Architettura – dai libri I-VII , Roma 1960,p.33.

    4 L.B. Alberti, De re aedificatoria, Firenze 1485. Ed. it. Cosimo Batoli, 1550; Bologna 1782, p. 25.5 R. De Rubertis, Il disegno dell’architettura, Roma 1994.6 A. Sgrosso, La Geometria nell’immagine. Storia dei metodi di rappr esentazione, vol. II, Rinascimento e Bar occo,

    Torino 2001, p. 130.7 “Il primo problema è l’eterno dilemma di ogni rappresentazione illusionista e scientifica dello spazio; è stato il

    Rinascimento che per primo ne ha avuto coscienza”. R. Klein, La forme et l’intelligible, Paris 1970 (tr. it R. Federici),La forma e l’intelligibile, Torino 1975, p. 291.

    8 M. Gaiani, Del disegno e del modello: rappresentazioni per il disegno industriale, in R. Migliari, (a cura di), Disegnocome modello, Roma 2004, p. 46.

    9 “almeno dal Quattrocento (…) lo strumento primario per la trasmissione formale fra architetti e maestranze non fos-sero disegni quotati, ma direttamente sagome lignee. (…) I modelli non erano in ogni modo fonte del lavoro creativoné mezzo d’ideazione a priori”. M. Gaiani, Del disegno e del modello: rappresentazioni per il disegno industriale , inR. Migliari, (a cura di), Disegno come modello, Roma 2004, pp. 47-48.

    10 M. Massironi, Vedere con il disegno. Aspetti tecnici, cognitivi, comunicativi, Padova 1982, pp. 90-93.11 M. Scolari, Elementi per una storia della axonometria , in “Casabella”, n°500, Milano 1984, pp. 42-44. 12 “La “dispositio” è l’adatta messa in opera delle cose, e l’elegante esecuzione dell’edificio nelle varie composizioni,

    dal punto di vista della qualità. Le figure della “dispositio” (…) sono tre, icnografia, ortografia, scenografia: cioè pian-ta, alzato, disegno prospettico”. Vitruvio, De Architectura, I, 2,2 (trad. it. S. Ferri), Architettura – dai libri I-VII, Roma1960, pp.51-53.

    13 “Nelle intenzioni di Monge, il contenuto della Geometria descrittiva si identificava principalmente con la compiutadefinizione e con la sintesi dei metodi che, per una lunga esperienza , erano stati precedentemente ideati nell’intentodi rappresentare un oggetto a tre dimensioni su una superficie piana. (…) è necessario conoscere il metodo con il qualesono state eseguite le rappresentazioni a due dimensioni di una figura dello spazio af finché, da tali immagini, sia pos-sibile dedurre le proprietà metriche della figura”. V. de Simone, Il problema della misura e la rappresentazione infor-matica dell’architettura, in T. Fiorucci, a cura di, L’insegnamento della geometria descrittiva nell’era dell’informati-ca – Documenti preliminari, Roma 2003.

    14 “La geometria descrittiva ha due oggetti: il primo, di fornire i metodi per rappresentare su di un foglio da disegno, chenon ha che due dimensioni, la lunghezza e la lar ghezza, tutti i corpi esistenti in natura, che ne hanno tre, lunghezza,larghezza e profondità … Il secondo oggetto è quello di fornire la maniera di riconoscere a seguito di una descrizioneesatta la forma dei corpi, e di dedurre tutte le verità che risultano sia dalla loro forma che dalla loro posizione reci-proca”, G. Monge, Géométrie descriptive, Parigi 1799, par. 1, p. 5.

    15 O. Fasolo e R. Migliari, Quaderni di applicazioni della geometria descrittiva , n.1-2, Roma 1983.16 A. Giordano, La Geometria nell’immagine. Storia dei metodi di rappresentazione, vol. III, Dal secolo dei Lumi all’e-

    poca attuale.

  • DISEGNARE IL NUOVO O UN NUOVO MODO DI DISEGNARE / IL DISEGNO DI PRO-GETTO O UN PROGETTO PER IL DISEGNO

    Cristiana Bedoni, Laura Farroni, Daniele Calisi, Eileen Greco

    “Indagare il rapporto tra disegno e pr ogetto pertrovare delle risposte al fine di aggiornar e lanostra didattica, per renderla più incisiva propriosu questo versante”? Forse dobbiamo condurrenoi stessi alla riscoperta del disegno, ancor primache i nostri studenti: del disegno quale strumentoesplorativo del nuovo che ancora non sappiamo odi cui ancora non siamo certi del suo “come esser-ci”, ma che non può che esserci, costantemente edin continua trasformazione/innovazione. Di unnuovo, appartenente ad una nostra personale evo-luzione, o all’evoluzione del mondo esterno in cuinoi però comunque viviamo ed operiamo; di unnuovo che prima ancora che nelle nuove confor-mazioni urbane ed architettoniche (ma anche neglioggetti d’uso, nelle mode, nei costumi, …) nonpuò che trovare verifica grafica, per i suoi propo-sitori, e trasmissione propositiva, per i suoi opera-tori, in immagini/ configurazioni/ rappresentazioniche ne esprimano le potenzialità di qualità, inno-vazione, trasformazione dell’esistente... Oggi che, ancor più di ieri e di ieri l’altro,l’immagine ha acquistato - o ritrovato? -, graziealla diffusione dei mezzi informatici e televisivi,contatto e dialogo diretti con l’utente in tempo(quasi) reale; contatto e dialogo con tutti, o quasi,gli uomini e le donne ed i bambini del nostroglobo. Oggi che, proprio per questi nuovi (rispet-to ai tempi storici) mezzi di comunicazione, ilmessaggio trasmesso per immagini ha conquista-to capacità (quando non dovere) di influenza e dicondizionamento delle scelte e del gusto delleintere popolazioni, in maniera ormai ben più inci-siva ed univoca di quanto la parola scritta o parla-ta abbia mai raggiunto nella nostra storia (forseanche perché le lingue sono, e sono sempre state,tante e reciprocamente non conosciute, mentre leimmagini rimandano linearmente ed univoca-mente, e sempre lo hanno fatto, alla forma, alcolore, al cosa esse rappresentano. Immagini e quindi rappresentazioni che hannoconquistato sempre più capacità profonda a farsistrumento anche provocatorio di comunicazione(dal lat. communicare: far comune informazione),incentivazione ed innovazione....

    Ma allora, forse, non è importante solo il “ dise-gnare il nuovo” ma è necessario anche un “nuovomodo di disegnar e”. Il disegno quale strumentopratico per il racconto grafico? Può essere; maanche gli strumenti, i loro accessori ed applica-zioni, non sono indif ferenti al risultato che se neottiene e al suo significato. Non è solo questionedi capacità, qualità e precisione, grafica in questocaso, ma anche di appropriatezza della strumenta-zione scelta e dei suoi modi di utilizzazione,come, per chiarire maggiormente il discorso, sot-tolinea Laura Farroni: il lor o uso appr opriatogarantisce una corr etta comunicazione dell’ar-chitettura in tutti i suoi ambiti, da quello tecnicoa quello “ critico”. Ogni tipologia di disegno èdepositario di un contenuto visibile ma anche, esoprattutto, di un contenuto invisibile altr ettantocaratterizzante l’immagine stessa. Nell’ambitotecnico i codici del disegno devono, nel loro defi-nirsi, tenere in considerazione l’evoluzione e tra-sformazione di: l’espressività grafico/progettualedei segni e quindi l’unità disegno/progetto; i modidi codificazione grafica per la trasmissione dellatecnologia costruttiva; la comunicazione del pro-cesso edilizio e delle sue fasi; la Scienza dellaRappre sentazione e le sue applicazioni al variaredelle esigenze non solo di comunicazione del pro-getto, ma di esplorazione di esso. Per ché tutti isegni rimandano a significati “ altri”, come testi-moniano, ad esempio, i disegni di AlessandroAnselmi, o di Paolo Desideri, o di Paolo Meluzzi.Nell’ambito della rappr esentazione “ dell’idea”di progetto, i richiami segnici interagiscono, siinfluenzano e si strutturano: il “ visibile el’invisibile è il Disegno di Architettura” e carat-terizza le immagini pr oprio attraverso rimandisia espliciti che più nascosti. I segni del linguag-gio possono assumere significati diversi in basealla per cezione e cultura di chi guar da, allastruttura dell’immagine, all’uso particolar e dimateriali e tecniche grafiche che possono modi-ficare il significato del segno: come mostrano idisegni di Francesco Cellini con i suoi richiamialla Scuola Romana, o l’influenza di Paul Kleeritrovabile nelle immagini di Aldo Rossi e nei

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  • processi compositivi di Franco PuriniPerché il Disegno ed il Disegnare non hanno solo,anche se importantissimo, il compito di racconta-re/rappresentare le realtà già esistenti, urbane edarchitettoniche, storico-monumentali o di ediliziadiffusa che siano. O di rappresentare il progettoper la sua corretta realizzazione in cantiere.Il Disegno ed il Disegnare devono raccontare,e permettere di verificare anche allo stessoprogettista, anche altro: il futuro in essere, equello possibile; il progetto quale ipotesi ditrasformazione non solo del lotto o dell’intor-no urbano interessato alla futura costruzione,ma anche dei possibili modi e sensi e signifi-cati di vita urbana e sociale, di scelte etiche ed

    estetiche che esso incentiverebbe.Perché il Disegno ed il Disegnare, devono esseresempre intesi quale momenti particolari ed impre-scindibili del racconto di ben definite ed univocherealtà o progetti urbani e/o architettonici. E’ nella loro capacità/ possibilità di “rappresenta-re” non solo ciò che matericamente “è”, o dovreb-be essere, l’oggetto della rappresentazione ma,anche, di raccontare “altro” da ciò che l’imma -gine grafica di volta in volta oggettivamente ecartesianamente rappresenta: i processi mentali,le logiche referenziali, le allegorie, il “pensiero”culturale ed estetico sotteso, i sottili e tendenziosifraintendimenti che ogni forma costruita (o pen-sata) in sé contiene e provoca.

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    Fig - a Fig - b

    Fig - c Fig - d

    Il disegno per l’analisi del luogo, della sua storia, del suo ruolo urbano, stilistico, di memoria: Roma, l’esedra del Forodi Traiano, II sec. d.C. a) Rappresentazione del XVII sec. b, c) disegni di studenti del corso di Disegno, d) l’esedra oggi.

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    Il Disegno per il racconto dei “ modi e del senso” del progetto: disegni di studenti del corso di Disegno per “ rappresen-tare“ non solo la forma apparente ma, anche, i processi mentali e le logiche referenziali che hanno determinato il pro-prio progetto, nel Laboratorio di Progettazione 2, prof. Luigi Franciosini, a Roma, Salita del Grillo, in prossimità delForo di Traiano.

  • DISEGNO DAL VERO: ARCHITETTURA COME RAPPRENTAZIONE DELLO SPAZIO

    Ferdinando Bifulco

    L’attività del progettista è strettamente legataalla corrispondenza che esiste tra rappresenta-zione e compimento dell’opera. L ’architetturain questo passaggio da attività in potenza e suc-cessiva trasformazione in consistenza, si dif fe-renzia in modo significativo delle altre arti figu-rative. La simmetria che esiste tra il disegno e larealtà generalmente non è il fine dell’attivitàartistica, ma una delle possibili forme del pen-siero che si manifesta su un supporto. Il carattere specifico dell’architettura infatti, ciòche particolarmente lo distingue dalle alle arti,risiede nel suo esprimersi con un vocabolariotridimensionale che include l’uomo: essa con-templa uno spazio interno che non può appale-sarsi compiutamente in nessuna forma e chepuò essere appreso e vissuto solo per esperien-za diretta. La realtà di un oggetto architettoniconon si esaurisce nelle tre dimensioni prospetti-che; bensì in un numero infinito di prospettive,tante quanti sono i punti di vista. Se in pittura edin scultura la “quarta dimensione” è una qualitàrappresentativa dell’oggetto; in architettura la“quarta dimensione” è costantemente creatadall’uomo, che muovendosi all’interno ed attor-

    no all’edificio, lo osserva secondo diversi puntidi vista.

    Le raffigurazioni di architettura non sono dun-que il termine privilegiato della ricerca del pro-fessionista: la rappresentazione mette in scena ilcompendio artistico culturale che si manifesteràin tutta la sua complessità con la realizzazionefinale del manufatto architettonico. Il disegno inparticolare il disegno dal vero, costituiscel’esercizio più importante per acquisire le abili-tà tecniche e di osservazione indispensabili perproiettare sulla carta ciò che vediamo, o meglio,ciò che immaginiamo. Una delle difficoltà mag-giori per chi si avvicina al disegno è proprioquella di riprodurre, ciò che ci circonda o ciòche immaginiamo, con la stessa corrispondenzacon la quale esprimiamo i nostri concetti attra-verso l’uso della parola. È facilmente intuibileche tutte le manifestazioni del pensiero e dell’a-zione umani non possano prescindere dallecapacità individuali. E vero dunque che esisteuna “caratteristica” dif ficilmente riproducibile,ma è anche vero che il disegno è soprattuttoesperienza tecnica.

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  • IL “DISEGNO” NELLA RIQUALIFICAZIONE URBANA DI PIAZZA MARIO PAGANO A POTENZA: DAL RILIEVO ALLA SIMULAZIONE DI PROGETTO.

    Antonio Bixio

    Da diversi anni la didattica nella Facoltà diIngegneria dell’Università della Basilicata, perquanto riguarda le discipline ICAR/17, è orien-tata su tematiche di attualità territoriale quoti-diana. Dalle emer genze architettoniche aimonumenti, dalla tutela del patrimonio storicofino alle trasformazioni urbane e territoriali, sicerca in continuazione di interagire con quantofermenta sui tavoli decisionali per applicare unasperimentazione didattica e di ricerca stretta-mente legata alle circostanze regionali.In questo approccio “critico”, analitico, apoliti-co e propositivo si è potuta iniziare una colla-borazione con le amministrazioni locali chehanno colto il valore del lavoro svolto nelle auleda disegno e nei laboratori della Facoltà, pro-muovendo un’interazione continua e mirata alleesigenze della comunità lucana.Tirocini, stages, convenzioni di ricerca, tesi dilaurea e programmazione dei corsi, nonché spe-rimentazione tecnologica, costituiscono i fili delfitto intreccio tra Università e Territorio.In quest’ambito operativo è nata una conven-zione di ricerca tra il DAPIT (Dipartimento diArchitettura, Pianificazione ed Infrastrutture diTrasporto) ed il Comune di Potenza 1 che, inquesta sede, merita di esser documentata inquanto rappresenta un’esperienza a cavallo tra il“disegno” ed il “progetto”.Il cuore della città di Potenza, ovvero PiazzaMario Pagano (detta Piazza Prefettura), è oggioggetto di una trasformazione importante, stori-ca, legata ad un progetto coordinato dall’architet-to Gae Aulenti in gruppo con diversi e titolatiprofessionisti locali 2. Si tratta di un progetto dirisistemazione dello spazio pubblico più impor-tante della città con elementi di arredo urbano,più o meno impattanti, e con la variazione dellependenze della piazza; il progetto è meglio espli-citato nelle tavole grafiche che seguono. Senza entrare nello specifico delle scelte e dellemotivazioni dei progettisti, il progetto, seppur

    coraggioso e radicale, è nato sul richiamo allavera tradizione della storia della città, ovverosulla riscoperta dei percorsi sacri e commercialiche da tempo hanno perduto la loro connotazione. Si tratta però di una possibile trasformazioneche, oggi, trova molta ostilità nell’opinionepubblica non per l’indiscussa qualità del proget-to, ma per il fatto di non voler stravolgere illuogo, simbolo di Potenza, sebbene nel suostato attuale è soltanto il frutto dell’ultimo seco-lo di storia della città. Dibattiti, confronti politi-ci, incontri con associazioni culturali, comitatidi quartiere, commercianti e gente comune,hanno caratterizzato l’attività politica della cittànegli ultimi mesi, vista l’importanza della que-stione. Nasceva, dunque, la volontà, da partedell’Amministrazione Comunale, di “comuni-care” e divulgare il progetto di Gae Aulenti, direnderlo vivo, tangibile ed esplorabile da ognipunti di vista, in un linguaggio convincente cherispecchiasse appieno la realtà progettata e nespiegasse le ragioni. Nel dibattito cittadino entra in giocol’Università, in qualità di “traduttore”, utile afar intendere le parti contrapposte che parlava-no linguaggi dif ferenti. Pertanto, il gruppo dilavoro e di ricerca3, coordinato dal prof. AntonioConte, è stato chiamato a svolgere un dettaglia-to rilievo della piazza, a modellare lo spaziourbano ed il suo immediato perimetro ed asimulare l’inserimento del progetto dellaAulenti. Tutto ciò per dare la giusta percezionedel progetto, ovvero per consentire di far viverei luoghi possibili a tutti coloro che non sono ingrado di valutare gli spazi guardando un dise-gno tecnico ortografico.Per noi ricercatori è stato motivo di or gogliopoter applicare le competenze scientifiche sullaparte più importante di Potenza, e di simulareun progetto altamente “grif fato” come quelloche si proponeva sulla Piazza Prefettura. Il disegno, che percorreva la duplice direzione

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  • della conoscenza (disegno di rilievo e disegno diprogetto), rappresentava l’elemento di giunzionetra la realtà esistente che si andava a documenta-re e la realtà possibile che si andava a simulare.Un ruolo cardine, quello del disegno, che fa suoun progetto già pensato, lo scompone in elementiomogenei, lo ricompone in forma analitica percapirne le dinamiche e le motivazioni che stannodietro le scelte progettuali. E’ stato un modo permettere a nudo un’idea, osservarla in ogni suaparte e ricomporla nell’insieme e nell’unitarietàdelle condizioni al contorno.Così si è operato un attento rilievo della piazzacon il Laser Scanner 3D, necessario a definire lacorretta geometria plano-altimetrica del sito e adettagliarne la pregiata cortina perimetrale,costituita dal Palazzo del Governo, dal TeatroStabile, da un palazzotto signorile e daun’imponente edificio fascista. Le elaborazioni successive al rilevamento conLaser Scanner 3D hanno restituito rappresenta-zioni grafiche tradizionali, nonché un modellotridimensionale della piazza che fotografa lostato attuale dei luoghi.Nella fase successiva si è invece modellato il progetto di Gae Aulenti e lo si è montato sulmodello digitale di rilievo. Si tratta di un’ope -razione molto lunga, scrupolosa, quasi chirurgi-ca, che ha consentito di ottenere un modello diprogetto esplorabile, proiezione di un futuropossibile.Nelle elaborazioni finali del lavoro, quindi perl’utilizzo di texture e di scene di rendering, ci siè posti il problema di capire quale fosse il limi-te da rispettare nel “realismo” della rappresen-tazione. Si era coscienti della responsabilitàlegata al tipo di rappresentazione del progetto inquanto, in questa fase non definitiva dello stes-so, ogni scelta comunicativa più o meno mime-tica poteva essere motivo di inutile critica e diulteriore ostruzionismo, inopportuno visto lostato preliminare della progettazione.Naturalmente, nel nostro lavoro, ci si muovevacoscienti della neutralità rispetto alle questionipolitiche e sociali, sebbene si avesseun’opinione estremamente positiva rispettoall’intervento di riqualificazione urbana che sistava “disegnando”. Ma la personale opinionenon aveva alcun peso se non nella scelta di“limitare” fortemente il realismo della rappre-sentazione ultima del modello tridimensionale.

    Questo per evitare di dare false e ardite fotogra-fie di una realtà ben fissata negli elementi fon-damentali del progetto, ma ancora in fase di stu-dio e di dettaglio, da parte dei progettisti, sullascelta dei materiali, delle essenze arboree daimpiantare e su altre questioni legate agli effettiscenografici notturni. Pertanto ci si è orientatisu una rappresentazione asettica, diplomatica edi sintesi, dai connotati estremamente plasticiarricchiti dal dettaglio di alcuni elementi certi,quali la presenza di alberature di un certo impat-to nonché della presenza, “insolita” per una cittàcome Potenza, dell’acqua.Si è cercato di utilizzare lo strumento del dise-gno non per falsare o velare il progetto, ma pertrasmettere quei dati “certi” sui quali potercostruire ulteriori ipotesi di dettaglio e di parti-colarizzazione. Insomma, si è voluta utilizzarela scientificità che, in una ricerca, necessita edobbliga al rigore metodologico, soprattuttoquando si “gioca” con uno strumento di comu-nicazione così ef ficace, qual è il disegno, per“testare” un progetto così “deciso”.Il disegno, infatti, nella sua molteplicità tecnicae figurativa, ha il potere di filtrare i dati dellarealtà, sia rispetto all‘esistente che rispetto alprogetto, e di orientare il fruitore visivo dellerappresentazioni in visioni e convinzioni chenon sempre corrispondono alla realtà. Il disegnoè, infatti, uno strumento che può rilassarel’osservatore anche di fronte ai più cruenti eviolenti interventi di progetto, così come puòesasperare particolari progettuali esaltandoneaspetti poco gradevoli e sminuendo la validitàcomplessiva di un’idea. In pratica, rispetto alprogetto, il disegno può essere uno strumentonon “obiettivo” ma di parte, che induce a falsa-re alcuni aspetti che, se rappresentati con rigore,sarebbero percepiti nel loro effettivo peso.La scientificità di un ricercatore che opera nelcampo della rappresentazione grafica e dellacomunicazione visiva richiede un utilizzoopportuno di uno strumento così potente, deldisegno di progetto, in quanto lo stesso diventaesplicitazione figurata di elementi di progettocerti e non finalizzati al voler essere “convin-centi”. E’ pur vero che i dati certi di un proget-to possono essere rappresentati con più enfasi,con la convinzione che le scelte intraprese sonoquelle giuste e che, in una rappresentazione,vanno rimarcate ed esplicitate chiaramente. E’

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  • quello che si è cercato di fare nella elaborazio-ne finale relativa alla simulazione del progettodi Gae Aulenti su piazza Prefettura a Potenza,ovvero comunicare ciò che lo stesso progetto citrasmetteva, nel tentativo di suscitare, nel frui-tore osservatore, lo stesso stato emozionale chenoi stessi percepivamo.Così il modello è stato presentato in una video-riproduzione musicata dove il ritmo sonoro cre-scente di Moby accompagnava l’esplorazionedinamica del modello di progetto, in spostamentidi immagine e sovrapposizioni video che segui-vano le cadenze temporali imposte dalla musica.La presentazione del prodotto finale, ovvero diquesto video, avutasi in pubblico presso il TeatroDue Torri di Potenza, è stata seguita da un lungoapplauso, segno che il lavoro svolto aveva rag-giunto il nostro obiettivo, ovvero quello di “ren-dere” visibile il progetto della piazza con

    l’efficacia degli strumenti di comunicazione anostra disposizione. Ulteriore conferma delnostro buon lavoro è stato il fatto che, comunque,l’opinione pubblica, sulla opportunità o meno direalizzare questo progetto, non è cambiata anzi siè sbilanciata ulteriormente sulla contestazionediffusa. Nonostante questa risposta non corri-spondeva al nostro giudizio sul progetto rappre-sentato, la neutralità del nostro lavoro è stata cosìconfermata, forti del rigore scientifico con ilquale operiamo soprattutto nelle interazioni conla città, con la regione, col territorio.Banalmente non esiste un progetto senza il dise-gno, ma sta a quest’ultimo essere, in tutte le sueforme grafiche e nei suoi linguaggi comunicati-vi, uno strumento chiaro, oggettivo e completodata l’importanza che esso può avere nel con-trollo e nella verifica delle trasformazioni urba-ne e territoriali.

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    NOTE1 La convenzione è stata voluta e seguita dal sindaco di Potenza ing. Vito Santarsiero, dal dirigente all’U.D. Ambiente,

    Energia, Qualità Urbana arch. Giancarlo Grano e dal responsabile tecnico del Comune di Potenza geom. GiuseppeBrindisi.

    2 Gruppo di progettazione guidato da Gae Aulenti : Antonio Mar oscia, Leonardo Clor oformio, Nicola Pugliese ,Giuseppe Rossi, Michelangelo Morrone, Gabriella Matturro.

    3 Gruppo di lavoro, coordinato dal prof. Antonio Conte: - Antonio Bixio (dottore di ricerca ICAR/17) per il rilievo con Laser Scanner 3D e la modellazione tridimensionale;- Maria Onoriana Panza (dottore di ricerca ICAR/17) per la restituzione dei dati di rilievo con Laser Scanner 3D; - Collaboratori: Marianna Calia (dottoranda di ricerca ICAR/17), Giuseppe Colonna (dottorando di ricerca ICAR/17),

    Donato Locantore (studente), Giuseppe La Greca (studente).

    Fig. 1 - Disegno di Alessandro Bixio - Il Teatro Stabile

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    Fig. 2 - Elaborati dei rilievo - Il Teatro Stabile

    Fig. 3 - Elaborati dei rilievo - Il Palazzo del Governo

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    Fig. 4 - Elaborati dei rilievo - Il Palazzo dell’INA

    Fig. 5 - Elaborati dei rilievo - Il Palazzo Per gola

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    Fig. 6 - Simulazione di progetto

    Fig. 7 - Simulazione di progetto

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    Fig. 8 - Simulazione di progetto

    Fig. 9 - Simulazione di progetto

  • Nell’ambito dei contatti internazionali nel setto-re della Qualità Urbana tra Italia e Cina, è inpreparazione un Progetto di Ricerca di ampiorespiro che prevede un contributo da parte delleFacoltà di Architettura con l’istituzione di grup-pi di ricerca congiunti, per la salvaguardia delpatrimonio architettonico cinese e della suamemoria storica.In questo quadro, il Dottorato Internazionale inArchitecture and Urban Phenomenology del-l’USB, in qualità di Dottorato di Ricerca inte-grato nelle discipline della Storia, della Rappre-sentazione e della Composizione architettonica,ha partecipato di recente ad una missione aGuangzhou (Canton), presentando un propriospecifico contributo.Tale contributo riguarda le attività di ricercasvolte nel settore della documentazione delpatrimonio architettonico per la salvaguardiadella memoria storica dei manufatti, per laconoscenza e il recupero delle parti urbane for-temente caratterizzate per forma, geometria, lin-guaggio e materiali.Guangzhou (廣州) è la più grande città costieradel sud della Cina, capoluogo della provinciadel Guandong (⼴ ). Si ritiene che la primacittà costruita sull’attuale Canton fosse Panyu(蕃禺) fondata nel 214 a.C. Recenti studiarcheologici suggeriscono che la città era metae punto di approdo di numerose rotte marinecommerciali che continuarono per ogni dinastiae che tuttora fanno della città di Guangzhou unodei maggiori porti internazionali.I primi Europei a giungere in città attraverso ilmare, intorno al 1511, furono i Portoghesi gra-zie al loro monopolio delle rotte commercialinavali; da allora presso gli europei si dif fuse ilnome di Canton, derivato da una traslitterazionefrancese del portoghese Cantão.

    Già alla metà del XVIII secolo, Canton eraemersa come uno dei maggiori porti commer-ciali del mondo sotto le Tredici Industrie, distin-zione che mantenne fino allo scoppio delleguerre dell’Oppio nel 1839 e all’apertura di altriporti in Cina nel 1842. Ciò rese Guangzhou una delle prime tre città almondo e la rende tuttora il centro economicodel delta del Fiume delle Perle, collocandosi nelcuore di una delle regioni cinesi più ricche gra-zie al commercio e alle industrie manifatturiere.Il recente sviluppo urbano rapido ed incontrol-lato unito ad un’elevata densità abitativa, harichiesto velocità di costruzione ed economia dimateriali a discapito delle tecniche tradizionaliche, tuttavia, sono ancora ampiamente usatenella costruzione di architetture vernacolarinelle aree rurali, ma anche in alcune zone dellacittà sopravissute alla speculazione contempo-ranea.I principi strutturali dell’architettura classicacinese sono rimasti invariati con il susseguirsidelle dinastie, mentre si è evoluto l’uso di detta-gli decorativi, che rappresentano l’identità dellediverse etnie.La tipologia abitativa tipica dell’architettura tra-dizionale cinese meridionale, fin dal periododelle sei dinastie (220-590 d.C.), è quella dellacasa a corte in cui venne introdotto l’uso dellecoperture con andamento ricurvo concavo deglispioventi e l’entasi delle colonne lignee che reg-gevano la struttura. Questa tipologia costruttivaera utilizzata sia per gli edifici di culto (i templiancestrali), che per le residenze di famiglienumerose, che avevano bisogno di stanze messein relazione tra loro da passaggi comunicanti eaffacciate tutte su uno o più spazi esterni chediventavano luoghi di scambio e di rapporto conla terra e il cielo.

    MICRO TESSUTI URBANI TRA TERRA E ACQUA: RILIEVO E PROGETTO PER IL RECUPERO DELL’IDENTITÀ E DELLA MEMORIADELLA CITTÀ DI GUANGZHOU IN CINA

    Marianna Calia

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  • Nei borghi antichi della città, le case a corte diantica tradizione sono sempre meno dif fuse, acausa delle sostituzioni di tessuti urbani moltocompatti ad alta densità. Gli spazi liberi interni ele corti, pertanto, hanno subito un’alterazione delloro carattere di luoghi aggregativi, di scambio edi culto per le famiglie che vi si af facciavano.Le tematiche di ricerca af frontate dal Dottoratosono definite da micro tessuti urbani tra terra eacqua, la cui identità e memoria esprimono icaratteri architettonici, stilistici e materici dellereti di vicoli, canali e Camere Urbane. Il temadel limite tra la corte e la strada, della soglia, delpunto di contatto con la città e con il cielo, èconsiderato elemento potenziale che general’incontro e lo scambio.Il Progetto di Ricerca che sta prendendo il suoavvio e che mi coinvolgerà nei prossimi mesidurante uno stage di studio a Guangzhou pressola SCUT (South China University of Techno-logy), parte dalla consapevolezza chel’esperienza del passato non è da intendersicome un deposito immobile di forme e soluzio-ni a cui attingere, bensì diventa un riferimentoattivo che deve sostenere tanto le esigenze dellacontemporaneità quanto le espressioni di unapersonale sensibilità emotiva.L’obiettivo della ricerca è di individuare model-li architettonici nel tempo, visibili nei villaggi dicittà di cui la città di Guangzhou era costellatafino ai primi anni del ‘900, la cui costruzioneesprime un lessico chiaro, semplice ed efficace;recuperare gli spazi e i luoghi della memoria,rafforzando questi punti di accumulazione-con-centrazione di caratteri, matrici figurative,apparati decorativi e materiali costruttivi, di unatradizione architettonica antica poco valorizza-

    ta, rendendoli materiale per il progetto.Il progetto, dunque, è inteso come riproposizio-ne in chiave contemporanea della realtà e dellastoria, come interpretazione sensibile dei luo-ghi, delle emozioni e delle esperienze.Fondamentale sarà l’approccio diretto con i luo-ghi in cui permane la memoria storica, la lettu-ra pazienze attraverso l’osservazione, il disegnodal vero, lo schizzo rapido degli elementi checompongono l’architettura ma anche dellevedute del paesaggio della città nel suo insieme.La metodologia di ricerca evolverà attraversouna sistematica applicazione di tecniche dalrilievo diretto al quello strumentale, dalla docu-mentazione grafica e restituzione metrica allaelaborazione diagnostica dei materiali delleforme del linguaggio della decorazione.Il rilievo e la sua espressione grafica, il disegno,non sono mero riporto meccanico, ma compren-sione analitica e crescente di elementi e relazioni.La singolare forza espressa da un’unitaria e pro-lungata occasione di lavoro, tradotta con laricerca integrata tra Disegno e Progetto, è quel-la di conservare i valori materici e la qualità cro-matica dei materiali e delle tecniche costruttivedella tradizione cinese meridionale.Anche l’apporto della ricerca storica partirà dallaconcretezza di oggetti di analisi che sono i luoghiche presentano una complessità stratigrafica. Sutali realtà stratificate di storia e di dinamichemultiple tra natura, città, società, lo sguardo diindagine utilizzerà un processo di conoscenzache si avvarrà di strumenti di “rappresentazionesempre più ibridi”, avvalendosi della complessasensibilità percettiva, che resta sempre un puntodi partenza fondamentale per la conoscenza pro-fonda e critica di un’architettura.

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  • MATERIA E STRUTTURA DELLA FORMA ARCHITETTONICA: DAL RILIEVO MULTIDISCIPLINARE ALLA RAPPRESENTAZIONE COMPLESSA

    Massimiliano Campi, Antonella di Luggo

    Il riconoscimento e l’esplicazione delle valenzeintrinseche ed estrinseche di ogni manufatto -dagli esempi aulici e paradigmatici, all’ediliziadi base - attraverso la pratica del rilievo e dellasua rappresentazione, determinano il disvela-mento di potenzialità sottese alla sua configura-zione e risultano fondamentali ai fini di ogniprogramma di valorizzazione. Un’analisi artico-lata su più livelli di conoscenza indirizza i crite-ri di recupero e di riqualificazione in terminiformali, funzionali e strutturali, ai fini di unacorretta programmazione degli interventi sulpatrimonio edilizio, atti a contrastare il degradoe i danni prodotti dal tempo, dalle azioni antro-piche e da eventi naturali di origine diversa.Un’opera architettonica è infatti un sistemacomplesso, ove interagiscono più componentiunivocamente leggibili nell’ambito della suacontinuità spaziale e distinguibili su livellidiversificati - storico/linguistico, morfologico,tecnologico, strutturale, etc. - la cui indagine ela cui conoscenza si realizza soltanto in presen-za di un metodo analitico/conoscitivo multidi-sciplinare, basato su fondamenti scientifici rico-nosciuti e su criteri metodologici coerenti conl’oggetto stesso di studio, capaci di integraredati di diversa natura all’interno di un quadrounitario.L’approccio multidisciplinare nella conoscenzadel costruito è ormai un assunto ampiamentecondiviso, non potendosi limitare l’analisi delreale alla sola determinazione degli aspettimetrici e formali, nell’ambito di una riconosciu-ta specificazione dell’architettura quale insiemedi valenze materiali ed immateriali. D’altronde il nuovo assetto dei settori scientifi-co-disciplinari, mette in relazione ambiti dicompetenza diversi, non solo in ragione di unarinnovata organizzazione universitaria in riferi-mento ai criteri di valutazione ed alla didattica,ma anche al fine di produrre implicitamente

    un’importante operazione culturale, tesa adincentivare, anche sul piano istituzionale, colla-borazioni che di fatto già sussistono sul pianooperativo.Attraverso dunque un rilievo multidisciplinare -un rilievo cioè volto a documentare le diversevalenze del costruito, includendo il dato metrico,materico, strutturale e del sottosuolo - l’obiettivoè quello di pervenire ad una conoscenza articola-ta su più livelli, configurando modelli interpreta-tivi differenziati che vanno a costituire un patri-monio documentale necessario per ogni ipotesi diconservazione e di manutenzione e che consenteinoltre la definizione di programmi di interventoconformi alle diverse tipologie di edifici presentisul territorio. In virtù della diversa articolazione del costruito,ogni rilievo predispone infatti il quadro comples-sivo delle analisi da effettuare assumendo di con-seguenza il rilevatore la regia di un’operazionecomplessa tesa a sistematizzare le conoscenze eda determinare un patrimonio informativo inclusi-vo di dati da interrelare con valutazioni e sondag-gi relativi alle strutture di fondazione ed in eleva-to ed al loro grado di conservazione, pervenendoanche alla conoscenza dei dettagli costruttivi edelle proprietà dei materiali di cui è costituito.In tal senso, il rilievo deve essere condotto ser-vendosi di tecnologie di indagine innovative, sianella fase di ripresa dei dati sia nei suoi esitirappresentativi, sistematizzando i dati acquisitiin una struttura informatica, interrogabile, nel-l’ottica di delineare un quadro complessivo edunitario dell’attuale stato di conservazione delcostruito, che sia consultabile ai fini della cono-scenza, della tutela e della valorizzazione delpatrimonio architettonico, nonché della manu-tenzione e della gestione, in modo da predispor-re in modo sistematico gli interventi necessariper garantirne la funzionalità e ridurre i rischi diorigine diversa.

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  • Nell’ambito di tale contesto,presso la Facoltà diArchitettura dell’Università degli Studi diNapoli Federico II il gruppo di ricerca coordi-nato da Massimiliano Campi ed Antonella diLuggo in collaborazione con la RegioneCampania1 e con docenti del settore ICAR 09 2della Facoltà della Facoltà di Architettura stasvolgendo un tirocinio3 che vede presenti dotto-ri, dottorandi, laureati e studiosi che a diversotitolo collaborano alla ricerca, che ha comeoggetto l’analisi ed il rilievo di un edificio diproprietà della stessa Regione, al fine di defini-re un protocollo di rilievo che af fronti le diver-se specificazioni del costruito, anche in materiadi sicurezza in caso di evento sismico.Il caso studio è quello della Casa dello Studente,detta Casa Miranda, di proprietà della RegioneCampania, un corpo di fabbrica di grandidimensioni, posto su una zona in forte decliviodella città di Napoli, a monte del grande asseurbano di via Foria. L’edificio, in funzione finoagli anni ’80 ed attualmente in disuso, versa inuno stato di fortissimo degrado, dovuto all’ab-bandono ed all’incuria che lo ha reso oggetto diatti di vandalismo e di distruzione. Inizialmenteadibito a residenza per gli studenti universitarifuori sede, poi diventato alloggio per i terremo-tati dopo il sisma del 1980, era dotato di stanzecon servizi comuni per gli studenti e piccoliappartamenti per i docenti universitari, nonchédi ampi spazi collettivi. Si articola su di uncorpo di fabbrica a corte aperta che si sviluppasu un piano terra e cinque livelli fuori terra a cuisi affiancano la grande palestra e la sala mensa.L’edificio presenta una struttura mista incemento armato e muratura di tufo e riveste unnotevole interesse sia dal punto di vista struttu-rale che formale in relazione alle diverse solu-zioni costruttive emerse durante la fase di rilie-vo, circostanza che ha contribuito alla letturacomplessiva dell’edificio e della sua storia.Dalle ricerche condotte è scaturito che la suacostruzione ha preso avvio nel 1936 a seguitodella definizione della nuova legge per la rifor-ma degli Istituti delle case popolari operata dalMinistro Razza nel 1935, rientrando nell’ambi-to delle opere assistenziali e degli edifici previ-sti dall’Istituto Fascista Autonomo per le casepopolari della Provincia di Napoli.

    Dall’analisi e dai rilievi ef fettuati, risultanoinoltre leggibili più fasi costruttive: una prima acui si può far risalire il massiccio blocco centra-le ed una successiva ascrivibile a Giulio deLuca che ne ha completato l’impianto con larealizzazione dei corpi scala e della grande salamensa che ricollega le ali laterali del bloccoprincipale a corte con una tipologia strutturalesostanzialmente diversa che si concretizza inuno spazio unico sostenuto da pilastri in cemen-to armato e definito sui lati lunghi da ampievetrate che prospettano da un lato verso il golfodi Napoli, dall’altro verso il cortile interno albe-rato. Con lo scoppio della guerra i lavori furonosospesi ed ultimati poi nel 1951 con un nuovointervento di Giulio de Luca per la realizzazio-ne del corpo della palestra, venendo poi in que-gli anni inaugurata la struttura con il nome diCasa Miranda. Ai fini dello studio è stato opportuno definire apriori un protocollo procedurale di indagineriferito ad operazioni di conoscenza del costrui-to articolate su più livelli, predisponendo unrilievo multidisciplinare per un progetto cam-pione finalizzato al recupero ed alla messa insicurezza del manufatto, predisponendoun’apposita struttura informatica entro cuiimplementare i dati rilevati.Sono stati definiti tre livelli di conoscenza con-formemente ai livelli di valutazione della sicu-rezza previsti dalle norme antisismiche, a cuiassociare interventi di diversa entità per lamessa in sicurezza del costruito. Per ciascuno ditali livelli (conoscenza, valutazione, interventi)il protocollo di rilievo predisposto, articola laconoscenza del manufatto in sezioni fondamen-tali relative all’inquadramento, al rilievo ed alleverifiche.La valutazione della sicurezza delle struttureesistenti è infatti strettamente correlata al livel-lo di conoscenza raggiunto. Di conseguenza ilrilievo delle strutture portanti ossial’identificazione strutturale si è posto come datofondamentale per la conoscenza del manufatto eper la verifica di una eventuale situazione pato-logica, in riferimento a cui è stato possibile rico-noscere attraverso il rilievo eventuali danni edeficienze statiche da ricondurre a situazionicritiche.

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  • In particolare, per quanto riguarda la sezionerelativa all’ inquadramento la ricerca ha presoavvio dall’analisi delle condizioni ambientalirelative al sito, dallo studio della cartografiageologica disponibile a diverse scale e da quan-to è risultato dagli archivi degli enti territoriali,con particolare attenzione alla presenza di cavi-tà e sottoservizi, tenendo conto degli studi dimicrozonazione sismica.Nella sezione relativa al rilievo sono stati inclu-si i diversi approcci conoscitivi al costruito: dalrilievo fotografico, al rilievo metri-co/architettonico, materico, termografico, cro-matico, geotecnico, strutturale, dell’ef ficienzaenergetica, facendo uso di strumentazioni speci-fiche relative al rilievo quali il laser scanner e lacamera termografica. L’obiettivo è stato quello di derivare dal reale gliaspetti quantitativi e qualitativi integrando lediverse procedure al fine di pervenire ad unaconoscenza completa dell’edificio nel suo com-plesso e nella descrizione dei diversi dettagli: dalrilievo fotografico e dallo schizzo architettonicoal rilievo metrico diretto e strumentale del manu-fatto adottando di volta in volta procedure diver-se, strettamente correlate alla scala di indagine edalle specificità dell’oggetto indagato. Per quanto riguarda il rilievo metrico, accanto alrilievo diretto e strumentale è stata realizzatauna scansione con un Laser GX della Trimble, icui dati sono stati successivamente elaboratiattraverso il software della Trimble Realworksche ha consentito il montaggio e la successivavisualizzazione delle nuvole di punti da cui èstato possibile derivare il modello tridimensio-nale. Accanto a ciò il rilievo termografico, haconsentito di individuare attraverso l’emissivitàdei diversi materiali, non solo i problemi deri-vanti da eventuali problemi di umidità di risali-ta, ma soprattutto eventuali anomalie della strut-tura (tompagnature di vani, dif ferenti tessituremurarie) leggibili al di sotto dello strato di into-naco a testimonianza di eventuali trasformazio-ni dell’assetto originario.In merito agli aspetti strutturali, l’indagine si èavvalsa della collaborazione dell’arch.Casapulla e si è fondata sul rilievo geometricodegli elementi verticali ed orizzontali, voltati epiani, prefigurando un programma di campiona-

    mento e di prove non distruttive finalizzato allaricostruzione dei dettagli costruttivi ed allacaratterizzazione meccanica dei materiali pre-senti al fine di pervenire ad un quadro di cono-scenze esaustivo.Il rilievo strutturale in particolare si è fondato sudi una discretizzazione dell’insieme in elemen-ti, individuando per ciascuno la diversa specifi-cazione in relazione alla morfologia (elementipuntuali, setti continui, etc.) alla tipologia (inc.a., acciaio, muratura, etc.) alle tecnichecostruttive ed ai materiali , agli interventi diconsolidamento, ed alla tipologia di finitura(intonaco, rivestimento ligneo, etc.). Un appro-fondimento particolare è stato operato per ilrilievo della struttura muraria in tufo la cui ana-lisi è stata approntata attraverso il supporto diapposite schede predisposte ai fini della ricercae volte ad analizzare il ruolo strutturale dell’ap-parecchio murario, la tipologia, il tipo di sezio-ne, l’apparecchiatura, gli ammorsamenti equant’altro poteva essere utile al fine di cono-scere la portanza della muratura stessa. Nella fase della traduzione grafica dei dati metri-ci, particolare attenzione è stata rivolta alla iden-tificazione della genesi geometrica delle superfi-ci e delle mutue intersezioni che qualificano mor-fologicamente gli spazi, allo scopo di rendereespliciti il sistema di relazioni che si stabilisce trale diverse parti del sistema architettonico, maanche tra il manufatto ed il contesto, relazioniche costituiscono l’intima essenza di ogni operadi architettura. Per quanto riguarda la rappresen-tazione dei materiali e dello stato di degrado,sono stati redatti una serie di grafici che, oltre arappresentare il manufatto nella sua originariaintegrità, forniscono letture tematiche, a mezzodi una simbologia di tipo analogico, af finché siapossibile l’immediato riconoscimento dello statodi conservazione del manufatto. La sezione relativa alle Verifiche ed agliInterventi, attualmente in corso e curata dadocenti competenti del settore, sarà finalizzataad individuare - conformemente alla nuova nor-mativa in materia di progettazione antisismica -le verifiche ed i relativi interventi per la messain sicurezza del costruito. A valle dei singoli approfondimenti operati, ilgruppo di ricerca intende predisporre la verifica

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  • NOTE

    1 Coordinatore del tirocinio per la Regione Campania: arch. Claudia Fiore, Dirigente del Servizio GeologicoRegionale.

    2 Per gli aspetti strutturali, le verifiche antisismiche e la messa in sicurezza degli edifici lo studio è stato svolto in col-laborazione con la Prof. Claudia Casapulla, Facoltà di Architettura dell’Università degli studi di Napoli Federico II.

    3 Tirocinanti Archh.: Maria Lucia De Angelis, Tiziana Lazzaro, Antonio Mazziotti, Nicola Rauzino. Gruppo di suppor-to: Archh.: Valeria Cappellini, Raf faele Catuogno, Marta Di Gioia, Roberta Di Martino, Andrea Fiore, DomenicoIovane, Alessandra Maione, Aniello Marzullo, Giulia Sonetti, Angela Caliendo, Maria Lepore, Adriana Paolillo.

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    del protocollo procedurale prefigurato nella fasepreliminare, estendendone l’applicazione adaltri casi studio al fine di mettere a punto gliaspetti metodologici, validando il prodottoall’interno della struttura informatica georefe-renziata predisposta e basata sulla tecnologiaGIS, sulla interattività dei dati e sulla articola-zione dei livelli di conoscenza e di valutazione.L’incessante evolversi degli strumenti e dellemetodologie impone dunque un diverso approc-cio nel settore della conoscenza e della docu-mentazione del patrimonio architettonico, taleche il rilievo necessariamente deve assumere unruolo centrale e di coordinamento nell’interrela-zione con altri ambiti quali la documentazione,la schedatura, l’archiviazione e la gestione deibeni architettonici ed ambientali, la manuten-zione, il restauro e il consolidamento, il riuso edil progetto di riqualificazione dell’esistente. Il rilievo infatti si fonda sull’analisi e sull’iden-

    tificazione dei caratteri morfologici sottesi allaforma e al suo significato espressivo, ma nonpuò e non deve trascurare l’apparato di infor-mazioni e di dati che concernono la sua struttu-ra materiale: in tal senso appare necessarioaffrontare ogni indagine sul costruito mettendoin relazione i diversi saperi e le differenti speci-ficità scientifiche nell’ambito di una rappresen-tazione che vede nell’ “approccio differenziato”una risorsa benefica, necessaria per condurre arisultati di maggiore completezza scientifica. Ilprincipio di complementarietà, che deve essereposto alla base delle diverse competenze checaratterizzano il rilievo, può dar luogo infatti arisultati che superano la mera sommatoria deisingoli contributi, attraverso una rappresenta-zione complessa che sia capace di restituireun’immagine in grado di valorizzare le qualitàformali e figurative, nonché materiche e struttu-rali del patrimonio architettonico.

  • …DAL RILIEVO AL PROGETTO: IL CASO STUDIO DELL’”ANTENNA DI DALMINE”

    Alessio Cardaci

    Abstract:Obbiettivo della comunicazione è il presentarelo studio di carattere multidisciplinare svolto inconvenzione tra Facoltà di Ingegneria diBergamo e il Comune di Dalmine al fine delprogetto di consolidamento e conservazionedell’”Antenna di Dalmine”.

    Il ruolo del disegno, come Disegno di Rilievoal fine di studiare e conoscere la struttura esi-stente nella sua prima fase, e come Disegno diProgetto al fine di comunicare e rendere tra-smissibili i risultati ottenuti nella successivadi carattere applicativo, hanno evidenziato ilruolo fondamentale dell’ICAR/17 come ele-mento di collante tra settori differ enti all’in-terno di una dialettica multidisciplinare.

    L’antenna, ha altezza pari a 63m ed è statainstallata nel 1936; definirla antenna è impro-prio e riduttivo, in quanto essa rappresenta unasta su cui sventola la bandiera d’Italia piùalta in Europa.

    L’importanza dell’antenna come simbolo dellaCittà di Dalmine, ha portato ad iniziare una ana-lisi storico-critica dell’antenna e del suo inseri-mento nel tessuto cittadino che avrà seguitonella realizzazione di una mostra inerente irisultati degli studi. Essa è stata oggetto di un

    intervento di rinforzo nel 1990 perl’irrigidimento della sezione di base; oggi inessa è presente una considerevole riduzionedella sezione resistente dovuta alla corrosione.

    Lo studio si è articolato nelle seguenti fasi:indagine storica sull’antenna svolta in colla-borazione con la Fondazione Dalmine perl’acquisizione di informazioni r elative allainstallazione (alcune informazioni già dispo-nibili) ed alla costruzione della medesima,rilievo e disegno della geometria della strut-tura, delle sue sezioni r esistenti sia a finidocumentativi che dir etti alla fase di analisitramite simulazioni agli elementi finiti ; inda-gini non distruttive sulla stato di conservazionedell’antenna (verifica degli spessori su tuttal’altezza, indagini metallografiche, indaginisulle saldature in corrispondenza delle variazio-ni di sezione del fusto, prelievo di truciolo edanalisi chimica, indagine con telecamera dal-l’interno del fusto); indagini strutturali finaliz-zate allo studio della risposta al vento ed all’ir-raggiamento solare che prevedono misure incontinuo dello spostamento in sommità median-te rilevatore GPS posizionato in sommità del-l’antenna e misure delle vibrazioni dell’anten-na, al fine di individuare la risposta dinamicadell’antenna al vento, sia senza bandiera, siacon bandiera issata.

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    Fig. A: Rilievo dalla “Antenna di Dalmine”. Modello matematico “Antenna di Dalmine”

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    Particolare al fine di illustrare la collocazione delle masse ia fini della simulazione

    Inquadramento e localizzazione della “Antenna di Dalmine”

  • RICOSTRUZIONE DI PALAZZI E DELLE LORO COPERTURE

    Saro Cardona

    AbstractQuesto articolo è relativo alla modalità di rico-struzione semi automatica di una qualsiasi città.Le volumetrie degli edifici sono date dall’estru-sione del perimetro in 2D della pianta di ciascunedificio e dal loro riposizionamento in modoesatto sulla morfologia 3D del terreno.Mediante la lettura di un file xml precedente-mente compilato si procederà all’estrusione deivolumi degli edifici e contestualmente il soft-ware costruirà e posizionerà su ciascun edificioestruso la relativa copertura. Le tipologie di tetto prese in esame e sviluppatesono ventiquattro che ricoprono, nel nostro ter-ritorio italiano ed in quello europeo, quasi il90% delle totalità delle tipologie di coperturaesistenti.

    Creazione e Posizionamento dei palazzi sul terrenoSulla mappa in formato 3ds, che rappresenta lamorfologia del territorio, verrà costruita la cittàmediante un file contenete polilinee chiuse cherappresentano i quartieri con gli edifici.Si possono avere due casi distinti di file.

    1) le polilinee della città da ricostruire vengonofornite sul piano a quota 0 (estrusione dalbasso);

    2) le polilinee delle città sono già poste all’altez-za di gronda del palazzo (estrusione dall’alto).

    1) Estrusione dal basso:Foto 01 (a fine documento)- Creazione e Posizionamento dei palazzi sulterreno -

    Estrusione dal basso:Mappa con la morfologia del territorio

    Foto 02 (a fine documento)Creazione e Posizionamento dei palazzi sulterreno -

    Estrusione dal basso:Mappa con le polyines della cittàLe due mappe sono quindi messe a registrol’una sull’altra e si procede alla proiezione.La “posa” sul terreno di ogni singola polilinea siottiene mettendo tutti i suoi vertici in una matri-ce e intersecandoli con il terreno, in seguito ilvertice che viene preso in considerazione èquello che ha l’altezza minima rispetto al pianozero: questo sarà il valore della quota dellapianta della palazzo. Si procede quindi all’e-strusione tenendo conto che l’altezza dei palaz-zi, tramite una funzione random, varia casual-mente tra i quindici e i quarantacinque metri.

    Foto 03 (a fine documento)- Creazione e Posizionamento dei palazzi sulterreno - Estrusione dal basso:Risultato dell’estrusione dal basso

    2) Estrusione dall’alto:Foto 04 (a fine documento)- Creazione e Posizionamento dei palazzi sulterreno - Estrusione dall’alto:Polilinee poste all’altezza di gronda dei palazziFoto 05 (a fine documento)- Creazione e Posizionamento dei palazzi sulterreno -

    Estrusione dall’alto:Volumi estrusi dall’alto verso il basso

    Come si può vedere dai risultati, in entrambicasi i palazzi sono posti nella posizione correttasul terreno.

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  • L’unica dif ferenza tra l’estrusione dal basso equella dall’alto è che all’intersezione delle poli-linee con il terreno, l’estrusione dal basso nonfornisce valori reali delle altezze dei palazzi,mentre l’estrusione dall’alto fornisce la realealtezza di ciascun palazzo.Una volta posizionati i palazzi del quartiere chesi è deciso di estrudere è necessario realizzare lecoperture per ciascuno di essi. Si è deciso dianalizzare e implementare ventiquattro tipolo-gie differenti di tetti e il tutto è svolto nell’otti-ca di tenere il più basso possibile il numero dipoligoni creati, conservando una buona accura-tezza nella ricostruzione.

    Realizzazione delle copertureSi sono isolate delle tipologie di tetto con carat-teristiche ben precise e per ogni tipologia è statofissato il numero di vertici, ad esempio un tettoflat ha quattro vertici, mentre un tetto crossgable ne ha dodici.Se il numero dei vertici è una limitazione noneccessivamente penalizzante, si attua una con-dizione molto vantaggiosa per la realizzazionedella realtà virtuale: non è necessario che gliangoli dei vertici delle polyline siano perpendi-colari. Inoltre le costruzioni avvengono perpunti seguendo gli stili architettonici e il nume-ro di linee è stato ridotto al minimo in modo danon gravare sul motore di rendering.Ovviamente per ogni tipologia di tetto occorre-rà studiare la maniera migliore per la sua rende-rizzazione secondo i parametri impostati. Le coperture contemplano la maggior parte delleunità abitative più comuni. Nel caso si incontras-se una copertura con un numero di vertici nonprevisto oppure non prevista come tipologia, siutilizza una variante detta generic roof, che è unavariante del truncated hipped , e non è legata alnumero di vertici della polilinea. Il risultato è untetto “tronco” sulla cima.

    Foto 06 (a fine documento)- Realizzazione delle coperture - Tipologie di tetto risolte

    Tetto Gable (tetto a capanna)È costituito da una spline con quattro vertici. Nonè necessario che gli angoli tra di essi siano a 90°.

    Non presenta particolari difficoltà costruttive inquanto la sua realizzazione dipende semplice-mente dal trovare il punto mediano dei lati inte-ressati dalla linea di colmo massimo.Naturalmente è prevista la possibilità di sceglie-re da quale coppia di lati edificare il tetto aseconda della sua posizione rispetto alla strada.Inoltre per garantire un maggiore automatismosi può scegliere l’opzione di edificare il tettosempre lungo la direzione del lato maggiore. Tale tetto è dif fusissimo in tutta Europa e nelNord Europa è caratterizzato da un’accentu a -zione della linea di colmo massimo che rende lacopertura simile a una cuspide.

    Foto 07 (a fine documento)- Realizzazione delle coperture - Tetto Gable (tetto a capanna)

    Tetto Hipped e truncated hippedQuesto è uno dei tetti più comuni e può essereusato come base per tetti più complessi.In questo tipo di copertura si possono sceglierevalori di falda differente per ogni lato del tetto eorientazioni diverse a seconda della posizionedella linea di colmo.Anche in questo caso è possibile scegliere diedificare il tetto lungo il lato maggiore.La tipologia di tetti truncated hipped hannocaratteristiche simili agli hipped unica dif feren-za sta nel numero di falde che si riduce a tre.

    Foto 08 (a fine documento)- Realizzazione delle coperture - Tetto Hipped e truncated hipped

    Tetto GambrelQuesto tipo di copertura è usata nella costruzio-ne di granai, fienili, stalle, capannoni rurali.In Italia e nel sud Europa in genere è poco dif-fusa, mentre in Francia e nei paesi del NordEuropa e dell’Est è molto dif fusa ed è usataanche in abitazioni di tipo civile. Trova un largoimpiego anche negli USA che però non sonoparte di indagine del progetto. Il tetto Grambel ha una sezione semi-ottagona-le, nella realizzazione si è tenuto conto che sihanno due linee di colmo e che al loro variare sihanno conformazioni differenti del tetto.

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  • Foto 09 (a fine documento)- Realizzazione delle coperture - Tetto Gambrel

    Tetto SaltboxSi tratta di un tipo di copertura diffusissimo. Losi ritrova sia nei centri storici che nelle periferie.E’caratterizzato dalla linea di colmo massimo,che generalmente non si trova lungo la linea disimmetria del tetto, e dalle dif ferenti altezzedelle. Nella progettazione tali parametri sonoovviamente lasciati modificabili.

    Foto 10 (a fine documento)- Realizzazione delle coperture - Tetto Saltbox, calcolo delle diagonali e bisettrici

    Per la progettazione di questa struttura, appa-rentemente semplice, si è dovuto tener contoche in 3ds studio max non esiste l’idea di rettainfinita passante tra due punti, quindi per trova-re i punti di interesse si doveva risolvere unsistema con molte variabili (generate dalle coor-dinate dei punti stessi) con denominatori chepotevano annullarsi a seconda dell’orientazionenello spazio della spline, oppure potevanocrearsi false intersezioni valide. Si supponga diavere una spline con quattro vertici che siaorientata casualmente nello spazio:Per ipotesi sono noti i punti 1, 2, 3, 4 mentre “c”rappresenta il centro della spline, e “d” è ladistanza della linea di colmo dal lato 1_2.Applicando le note formule di geometria dellaretta per due punti e della distanza tra un puntoe una retta e mettendo tutto a sistema si trovanoi punti A e B che sono quelli di interesse e altridue punti fittizi che sono da scartareretta per due punti

    (x-x1)/(x2-x1) = (y-y1)/(y2-y1)distanza punto retta:

    d = |(a·xo + b·yo + c)|/√(a2 + b2)Si è scartata tale ipotesi perché per implemen-tarla si dovevano considerare troppi casi mentresono state preferite considerazioni di tipo trigo-nometrico.Si trovano le coordinate dei punti A e B calco-lando gli angoli formati dai vertici e usando laformula: x sin α=d dove α è l’angolo.

    In questo modo si riducono le casistiche da con-siderare. Si avrà: α < 90°, α > 90°, α = 90°

    Foto 11 (a fine documento)- Realizzazione delle coperture - Tetto Saltbox, risultato della generazione 3D

    Tetto Truncated hipped e mansardSono tipologie di tetti risalenti al XVII-XVIIIsecolo e sono molto frequenti in Europa anchenei centri storici relativamente giovani.In Francia sono diffusissimi e ciò è da ricondur-re al fatto che, inventati da Nicolas-FrançoisMansart, divennero di moda nel XVII secolo.Dal punto di vista costruttivo hanno caratteristi-che simili anche se il mansard è più complessoin quanto implementa due truncated hipped;oppure implementa un truncated hipped sinoalla prima linea di gronda e poi un hipped sinoalla linea di colmo massimo. L’idea di base è stata generare un of fset dellaspline di partenza estrudendola all’altezza dicolmo voluta, contare i vertici della spline a cuiè stato applicato l’offset e infine unirli ai verticidella spline di partenza, ottenendo una formachiusa.

    Foto 12 (a fine documento)- Realizzazione delle coperture - Tetto Truncated hipped e mansard

    Per il tetto mansard si è fatta una cosa identicama è stata ripetuta due volte. Come accennatoprecedentemente tale forma è usata anche per ilgeneric roof che può essere costituito da n ver-tici e avere forma qualsiasi ed è usato per com-pletare la panoramica delle coperture nel caso cifosse qualche tipologia di tetto non ancoraimplementata.

    Tetti shed e flat I tetti shed e flat sono rispettivamente il tetto aleggio e il tetto piano. Sono i più dif fusi nelleperiferie urbane moderne e nella costruzione dicapannoni industriali.Il tetto piano è caratterizzato sulla sommità daun muretto alto un metro e distante sessantacentimetri dalla linea di gronda.

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  • Il tetto shed ha come parametro l’altezza dicolmo e l’orientazione (quattro dif ferenti posi-zioni quanti sono i lati) legata al posizionamen-to della linea di colmo. Anche in questo caso siè prevesta l’opzione di poter scegliere dicostruire la copertura sempre lungo la direzionedel lato maggiore.

    Foto 13 (a fine documento)- Realizzazione delle coperture - Tetti shed e flat

    Tetti cross hipped - cross hipped gable Questa tipologia di tetti è diffusa in egual misu-ra in tutta Europa, sia nelle campagne che nelleperiferie delle città. Presenta caratteristichecostruttive completamente dif ferenti rispetto aicasi considerati in precedenza. Si assume che la spline che li rappresenta siacostituita da otto vertici, l’angolo formato daciascun vertice non necessariamente deve esse-re di 90°.La Struttura è di tipo a T con la posizione dellaparte centrale che di norma non è al centro.Fissate queste specifiche si è passati all’analisidella “forma della polyline”.Il primo passo consiste nell’individuare su qualilati sono posti gli “spioventi” da cui partono lelinee di falda del tetto. Gli spioventi saranno detti“lati validi”e i vertici ad essi associati “verticivalidi”.Le uniche informazioni disponibili sono la posi-zione dei vertici e la lunghezza dei lati della poly-line. La lunghezza dei lati non può essere presacome discriminante perché potrebbero capitarecasi in cui lunghezza dei lati di interesse e lati“non validi” coincide. Si è optato di usare comeriferimento il baricentro della polyline di cuisono note le coordinate. Studio 3ds max da una numerazione dei vertici insenso antiorario partendo dal primo quadrante. Sicalcolano le distanze di ogni vertice dal centrodella polyline e le si mettono in un array. Si ordi-na l’array dal valore più basso al più alto e siprendono i gli ultimi 6 valori più alti e li si pon-gono in altro array che serve come confronto.Successivamente dal confronto dei 2 array sirisale ai 6 vertici validi della sequenza. Di 8 ver-tici se ne hanno sempre sei validi, e due no. A

    ogni vertice valido si da il valore “1” ovviamen-te “0” a quelli non validi . Nell’esempio si avràuna sequenza del tipo 1 1011110. Si può notareche a seconda del posizionamento della polylinenello spazio, la numerazione segue un andamen-to ciclico ed è come se la sequenza si muovessesu un buf fer circolare. Si possono disporre lesequenze “valide” su una matrice da cui si estra-polano gli otto possibili casi che dicono comedovranno essere uniti i vertici per avere la rico-struzione del tetto desiderata.

    Foto 14 (a fine documento)- Realizzazione delle coperture - Tetti cross hipped - cross hipped gable, calcoloe tracciamento delle bisettrici.

    Una volta trovata la sequenza valida si deveancora esaminare come costruire la copertura inmodo semplice. Si crea un offset (che poi si eli-mina) della forma base, e si considerano le rettepassanti per i punti medi uscenti dai lati deglispioventi; si trovano 2 punti A,B che servonoper la costruzione delle linee di colmo.Si calcolano le rette passanti per 2 punti usandola formula:(x-x1)/(x2- x1) = (y-y1)/(y2-y1)si mette a sistema:a1·x + b1·y + c1 = 0 a2·x + b2·y + c2 = 0

    si hanno due casi: 1) se b1 ≠ 0 si ottiene il punto di intersezione:

    x = (c1·b2/b1 - c2)/ (a2 - b2·a1/b1)y = -a1(c1·b2/b1 - c2)/ (a2 - b2·a1/b1

    2) se b1= 0 il punto intersezione diventa: x = - c1/a1

    y = a2·c1/ a1·b2 - c2/b2

    ( nel caso fosse b 2= 0 non importa perchè sisemplifica prima )Trovati i punti di intersezione si può finalmentedisegnare il tetto. Bisogna ancora considerare ilcaso in cui, a causa della forma della polyline, ipunti A e B siano scambiati.

    Foto 15 (a fine documento)- Realizzazione delle coperture - Tetti cross hipped - cross hipped gable, render

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  • finale del calcolo e tracciamento delle bisettrici.

    Tetti cross gableE’ il tetto a croce che non risulta essere moltoutilizzato per le abitazioni civili, ma lo si ritro-va in prevalenza nei fabbricati ecclesiastici.Sebbene questi ultimi siano strutture di interes-se storico e culturale, si è ritenuto opportunoconsiderare questa tipologia di copertura, per larealizzazione di edifici di culto di importanzaminore, tipo chiese di campagna, cappelle ecc.Il cross gable ha caratteristiche simili al crosshipped anche se presenta un maggior grado disimmetria. Anche in questo caso per la ricercadegli spioventi si è calcolata la distanza dei ver-tici rispetto al baricentro della polilinea.

    Foto 16 (a fine documento)- Realizzazione delle coperture - Tetto cross gable

    Una volta ottenute le distanze dei vertici dalcentro si cercano gli otto vertici a distanza mag-giore perché sono i punti dai quali partono glispioventi del tetto. Si ordina l’array dal valorepiù basso al più alto e si prendono gli ultimi ottovalori e si procede come al solito alla costruzio-ne di una matrice delle “sequenze valide” di for-mato 12 x 12. Dall’analisi della stessa matrice sinota subito che, grazie all’elevata simmetriadella polilinea, le sequenze valide differenti nonsono dodici ma tre, così è possibile limitare lostudio del caso.

    Tetti pyramid Hip - Tower- Pyramid hipwith towerQuesta è l’ultima tipologia di coperture esami-nata in quanto i tetti a piramide sono poco dif-fusi nelle abitazioni civili mentre si trovano infabbricati rurali, chiese di campagna, ecc.Diverso è il discorso per il tetti a Torre che siincontrano prevalentemente in castelli, chiese,coorti medievali, fortificazioni e generalmentehanno un forte interesse culturale e architettoni-co. Si è pensato di includerli in questo lavoroperché ai fini del gioco, il visitatore virtualecome, ogni buon turista, si concentrerà sui i luo-ghi di maggiore interesse culturale e tipizzanti,della città. Per avere una ricostruzione quanto

    più possibile veritiera, con questa tipologia ditetti saranno tuttavia realizzate quelle strutturearchitettoniche meno visitate, ma facenti partidella città quali ad esempio le torri delle muraperimetrali della città, i bastioni di un castellolontano, oppure il campanile di una chiesasecondaria. Dal punto di vista prettamente tec-nico sono stati considerati assieme perchéhanno caratteristiche simili essendo caratteriz-zati dal punto centrale che funge da punto dicolmo massimo, e differendo solo per il numerodi vertici che nel tetto a piramide è fissato e paria quattro; mentre nel tower è variabile. Comenei casi precedenti non ha importanza che i ver-tici siano perpendicolari tra loro. Nel seguitosono mostrate alcune forme tipiche che si pos-sono implementare con questa tipologia di tetti.

    Foto 17 (a fine documento)- Realizzazione delle coperture - Tetti pyramid Hip - Tower- Pyramid hip withtower

    Interfaccia utente3D Studio Max è molto versatile e permette diintegrare perfettamente gli script creati con lapropria interfaccia grafica, fornendo una serie dicomandi e pulsanti che permettono di usare ilsoftware evitando di compilarlo.In questo caso si è scelto di implementare ilsoftware come una utility di 3DS Max.

    Foto 18 (a fine documento)- Realizzazione delle coperture - Interfaccia utente del maxscript di 3DS Max

    L’utente, fatte le operazioni di apertura dellespline e importata la superficie su cui vannoestruse le spline, va nel pannello di controlloprincipale di 3DS Max seleziona il pannello uti-lities (quello contraddistinto dal martelletto);sceglie Maxscript e carica l’utility palazzi ran-dom che si presenta con un menu a tendina evari sottomenu che permettono di scegliere divolta in volta le operazioni da svolgere quali:tipo di estrusione da scegliere, copertura da uti-lizzare, inserimento manuale o automatico deidati a seconda che sia fornito oppure no il filetxt per la lettura.

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  • E’ ovviamente prevista anche una serie dicomandi che si andranno a integrare con laseconda perte del software che si occuperà dellaposa delle texture.

    Costruzione delle textureLe texture verranno generate tramite elementi diciascun piano. I piani sono stati suddivisi in 5blocchi e ognuno dei quali ha caratteristichespecifiche. All’interno di ogni blocco ci sonoelementi delle facciate quail modanature, corni-cioni, basamenti, ect.Ogni blocco è indicizzato con un suf fisso alfa-numerico:

    blocco 0 includerà tutti gli del piano terrablocco 1 includerà tutti gli del piano primoblocco 2 includerà tutti gli del piano secondoblocco U includerà tutti gli del piano sottotettoblocco C relative alla copertura

    Di seguito ci sono le suddivisioni in classi diciascun elemento.

    (D, S, W, BR, BRP, BS, BD, LPA, LPAA, MFB,P, QR, QL, R, RD, RFS)

    Qui di sotto un esempio per il piano 0 e dellerelative nomenclature delle texture generate:

    Foto 19 (a fine documento)- Costruzione delle texture - Raddrizzamento della facciata, mediatel’utilizzo del software Perspective Rectifier

    Le immagini della facciata, mediate l’utilizzodel software Perspective Rectifier , verrannoraddrizzate e rettificate e successivamente ver-ranno estratti gli elementi necessari.Dall’immagine raddrizzata e ripulita da imper-fezioni e da scritte, si procederà a selezionareciascun elemento e a rinominarlo seguendo leregole brevemente sopradescritte.

    Foto 20 (a fine documento)- Costruzione delle texture - Immagine raddrizzata e ripulita da imperfezionie da scritte

    Le immagini sono esplicative di quali porzionedi elementi si andranno a selezionare.

    Foto 21 (a fine documento)- Costruzione delle texture - Porzione di elementi che si andranno a selezio-nare del piano terra

    Foto 22 (a fine documento)- Costruzione delle texture - Porzione di elementi che si andranno a selezio-nare del piano primo e secondo.

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    Foto 01- Creazione e Posizionamento dei palazzi sul terreno

    Estrusione dal basso: Mappa con la morfologia del territorio

    Foto 03- Creazione e Posizionamento dei palazzi sul terreno

    Estrusione dal basso:Risultato dell’estrusione dal basso

    Foto 04- Creazione e Posizionamento dei palazzi sul terreno

    Estrusione dall’alto: Polilinee poste all’altezza di gronda dei palazziRisultato dell’estrusione dal basso

    Foto 02- Creazione e Posizionamento dei palazzi sul terreno

    Estrusione dal basso:Mappa con le polyines della città

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    Foto 05- Creazione e Posizionamento dei palazzi sul terreno - Estrusione dall’alto: Volumi estrusi dall’alto verso il basso

    Foto 06- Realizzazione delle coperture - Tipologie di tetto risolte

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    Foto 07- Realizzazione delle coperture - Tetto Gable (tetto a capanna)

    Foto 08- Realizzazione delle coperture - Tetto Hipped e truncated hipped

    Foto 09- Realizzazione delle coperture - Tetto Gambrel

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    Foto 10- Realizzazione delle coperture - Tetto Saltbox, calcolo delle diagonali e bisettrici

    Foto 11- Realizzazione delle coperture - Tetto Saltbox, risultato della generazione 3D

    Foto 12- Realizzazione delle coperture - Tetto Truncated hipped e mansard

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    Foto 13- Realizzazione delle coperture - Tetti shed e flat

    Foto 14- Realizzazione delle cop