DISCARICA DI CELICO - Comitato Ambientale Presilano · 2019. 2. 18. · d’opera della volumetria....

33
DISCARICA DI CELICO Cronologia di fatti e misfatti A cura del Comitato Ambientale Presilano Dicembre 2018

Transcript of DISCARICA DI CELICO - Comitato Ambientale Presilano · 2019. 2. 18. · d’opera della volumetria....

  • DISCARICA DICELICO

    Cronologia di fatti e misfattiA cura del Comitato Ambientale Presilano

    Dicembre 2018

  • La storia che stiamo per raccontare ha inizio nel lontano 1995, quandol’amministrazione di Celico decise di individuare un luogo nel quale realizzareuna discarica controllata.Il posto che meglio rispondeva a questi requisiti era un bosco in Contrada SanNicola.L’idea era quella di incentivare lo “sviluppo” locale e la “tutela” del territorioattraverso la costruzione e l’apertura di una discarica. A tal fine fu costituita laSOGED, una società pubblico-privata costituita dal Comune di Celico e dagliimprenditori Mirabelli e Gallo.La “prima” discarica, costata 880 milioni di vecchie lire, era pensata persversare 78.000 metri cubi di rifiuti allo stato tal quale prodotti da quattrocomuni presilani consorziati. Già durante la costruzione si presentarono i primi problemi: una frana, chepreannunciava la non idoneità del luogo, determinava la modifica in corsod’opera della volumetria.I criteri di costruzione della discarica probabilmente rispondevano a quantoprevisto dalle norme dell’epoca, ma negli anni successivi, quei criteri sarebberostati ritenuti insufficienti a trattenere i veleni prodotti dalla decomposizione deirifiuti. In ogni caso la discarica fu realizzata.Fu così che, dal 1995 al 23 giugno 2003, un via vai di camion carichi dispazzatura iniziò a sversare in Contrada San Nicola, nei pressi della vigna delpadre di Gioacchino da Fiore, non 78.000 metri cubi ma ben 107.000, il 50% inpiù di quelli inizialmente previsti.

    “U ciucciu ce care na vota…” - La seconda discarica

    12 settembre 1997 – ore 18:30 – sala consiliare Comune di Celico.Mancavano due anni alla data di prevista chiusura della vecchia discaricapubblico-privata. In realtà poi sarebbe stata usata per altri 6 lunghi anni. Inconsiglio si discuteva del “Piano di indirizziper la programmazione ambientale”. All’ordine del giorno c’era laprogrammazione della realizzazione di unanuova discarica. E’ l’amministrazione di Celico che, nel1997, ha iniziato il percorso autorizzativoche ha portato alla realizzazione eall’utilizzo della nuova discarica, oggi di proprietà del gruppo Vrenna.Ma l’amministrazione di Celico non aveva fatto i conti con il Corpo Forestaledello Stato che riconosceva l’area interessata dalla nuova discarica comesottoposta a vincolo idrogeologico. Inoltre il vasto bosco interessato erasottoposto a tutela paesaggistico-ambientale. La Forestale metteva in guardia

  • inoltre dalle modalità di realizzazione della vecchia discarica che avrebbepotuto costituire un corpo di diga con conseguenze devastanti per il territorio avalle. La Regione Calabria pertanto, supportata dal parere negativo del CorpoForestale dello stato, negava il rilascio dell’autorizzazione.

    Di notevole interesse sono le paroleusate nel dispositivo emesso dallaregione Calabria per negare il rilasciodell’autorizzazione: “la notevoleestensione dell’area da impegnare perl’interramento dei rifiuti allo stato talquale potrà determinare notevoli effettinegativi nell’ambiente limitrofo”.In altre parole la Regione Calabria

    riconosceva scrivendolo nero su bianco che la realizzazione di una nuovadiscarica in contrada San Nicola sarebbe stata devastante per l’ambientecircostante. Era il momento per chiudere definitivamente con l’idea di incentrare lo sviluppodel territorio sulle discariche. Il territorio di Celico era già stato per anni ilricettacolo dei rifiuti della provincia di Cosenza e la Regione metteva in guardiadall’idea folle di realizzare una nuova discarica.Cosa può aver spinto l’Amministrazione di Celico, nonostante tutto, a ricercarela strada per riuscire a realizzare ad ogni costo la nuova discarica?

    Business is business - Entra in scena la famiglia Vrenna

    L’utilizzo della vecchia discarica probabilmente aveva consentito ladistribuzione di una tale quantità di denaro da spingere l’amministrazione diCelico a lavorare per convincere la Regione a rilasciare l’autorizzazione. Cosìviene presentato un nuovo progetto che interessa un’area molto meno vasta diquella prevista nel progetto iniziale. A questo punto la Regione Calabria cede e rilascia l’autorizzazione. Il Corpo Forestale specifica però che, ilparere positivo si limita solo ad una minimaporzione dell’area interessata dal primoprogetto e che “la nuova propostaprogettuale avanzata deve intendersi comel’unica ammissibile”. In altre parole Forestalee Regione dicono: “abbiamo provato amettervi in guardia ma se non sieteinteressati voi a tutelare il vostro territorionoi non possiamo fare le barricate quindifate pure purché non esagerate”.Così nel dicembre 1998 il Commissario per l’emergenza rifiuti, Pietro Fuda,approva il progetto di realizzazione della discarica.

  • Trascorrono un paio di anni e il 2 Agosto 2001 il 50% della MIGA passa dallefamiglie Mirabelli e Gallo alla società Salvaguardia Ambientale di RaffaeleVrenna. Il Ras della spazzatura calabrese entra a far parte del consiglio diamministrazione della MiGa.

    Ma chi sono “i Vrenna”?

    Il Procuratore Vincenzo Antonio Lombardo definisce pubblicamente RaffaeleVrenna “un imprenditore border-line” ossia: “quell’imprenditore che sta per unverso sul crinale della criminalità organizzata, per un altro verso sul crinale diun’impresa che opera legittimamente e correttamente e che entra in contattocon tutte le istituzioni pubbliche che servono per avere autorizzazioni, cheservono per avere finanziamenti”.Secondo i magistrati dell’antimafia di Catanzaro i fratelli Vrenna: “sonoimprenditori attigui al fenomeno mafioso, per essersi sin dalla genesi della loroattività, accordati con le consorterie criminali e segnatamente con quelladenominata Vrenna-Corigliano-Bonaventura“. Secondo i magistrati i Vrennaavrebbero garantito posti di lavoro in cambio di “sicurezza”, alla quale avrebbedovuto pensarci Luigi Bonaventura nipote del boss Pino Vrenna e oracollaboratore di giustizia.Già nel 2006 l’imprenditore Raffaele Vrenna era stato accusato di concorso

    esterno in associazione mafiosa,condannato in primo grado e poi assolto. A seguito dell’operazione “Puma”, la Ddadi Catanzaro gli ha contestato reati comeconcorso esterno in associazione mafiosa,estorsione aggravata dal metodo mafioso,falso e corruzione per la costruzione dialcuni villaggi turistici (in particolarequello di Praialonga) controllati da alcuneorganizzazioni mafiose. Al processo con

    rito abbreviato, è stato condannato in primo grado a quattro anni per concorsoesterno in associazione mafiosa. L’imprenditore non ha più i requisiti perottenere la certificazione antimafia. Vrenna cede tutte le quote societarie insuo possesso. E crea un trust che amministri il patrimonio in maniera separata.Qui la faccenda si fa più intricata: perché come amministratore del trust vienescelto l’allora Procuratore della Repubblica di Crotone, Franco Tricoli (chesarebbe andato in pensione quattro giorni più tardi). La cui segretaria, PatriziaComito, è moglie di Raffaele Vrenna. Al momento in cui si scrive anche perquesta ultima vicenda si è in attesa di giudizio.In merito al processo succitato, l’assoluzione definitiva per Vrenna arriverà, ma,alla fine di un lungo iter. Nel primo processo d’appello, Vrenna viene proscioltodall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, ma gli restano 1 annoe 8 mesi per falso e corruzione. Nel secondo processo d’appello arriva laprescrizione, quindi l’annullamento in Cassazione perché il fatto non sussiste.«Esistono certamente rapporti di frequentazione e di interesse tra VrennaRaffaele, suo fratello e i componenti della cosca sopracitata (ovvero i Maesano,

  • ndr)», scrivono però i giudici della Corte d’Appello di Catanzaro(http://www.linkiesta.it/it/article/2016/05/04/a-crotone-funziona-solo-il-pallone/30213/). Oggi i magistrati della DDA trovano proprio nella sentenza di assoluzionesuccitata le ragioni per portare ad una nuova richiesta di misure cautelari.Quindi attualmente Vrenna è atteso davanti alla Corte d’Appello di Catanzaro,che dovrà decidere presto sul sequestro dei suoi beni, compreso il Crotonecalcio. Il Tribunale di Crotone in prima istanza ha respinto l’applicazione dallamisura. Ma secondo i magistrati, Raffele Vrenna e suo fratello Giovanni devonola propria ascesa imprenditoriale alle cosche di ‘ndrangheta locali. Le accuse sifondano anche sulle parole del pentito Luigi Bonaventura, che dice «di esserestato assunto dalle aziende dei Vrenna e, dopo essere stato licenziato, di averpercepito dazioni di danaro in nero». Secondo i PM, Vrenna, appoggiato dallacosca, sarebbe stato «capace di sbaragliare la concorrenza nel crotonese egodere di protezione nei confronti delle altre ‘ndrine».Da questo rapportoderiverebbe il successo imprenditoriale di Vrenna, diventato negli anni uno deimaggiori costruttori della città e soprattutto il re dello smaltimento dei rifiuti diCrotone. Nel 2016 la giornalista Maria Teresa Improta, attenta cronista delle vicendedella discarica di Celico, è stata querelata dal RAS dei rifiuti per aver pubblicatostralci delle sentenze relative a Raffaele Vrenna e le dichiarazioni di alcunicollaboratori di giustizia. Il CAP rimarrà al fianco della coraggiosa giornalistafino al termine della vicenda giudiziaria.

    La regione Calabria non è ancora collaborativa ma gli amministratori di Celico non si scoraggiano: “la discarica sa ‘ddafa”.

    Il 24 settembre 2001 è accaduto un fatto inatteso. La Regione Calabria infattirevoca l’autorizzazione per realizzare e per utilizzare la nuova discarica. Lamotivazione è legata al risultato di 3 sopralluoghi (8/3/2000, 12/4/2000 e22/9/2001) durante i quali è stato riscontrato che i lavori non sono stati ultimatie che la discarica non è stata collaudata.Il 18 ottobre 2001 la giunta comunale di Celico non accetta la decisione dellaregione e dopo soli 24 giorni, incarica due avvocati per effettuare ricorso alTAR. La giunta guidata da Oreste Via infatti non accetta la revocadell’autorizzazione per realizzare la discarica e con i soldi dei cittadini di Celicopaga due avvocati per fare ricorso. Oreste Via è lo stesso personaggio che nel1997 interveniva in consiglio a nome della maggioranza per illustrare i vantaggigenerati dall’utilizzo della vecchia discarica.Il 12 novembre 2001 la Regione Calabria incarica un legale per difendere al TARla decisione di revocare l’autorizzazione.

    Arriva Brutto- Tutto cambia.

  • 4 ottobre del 2002. Alessandro Brutto, cognato di Vrenna, assume la carica diAmministratore Delegato della MiGa.Il 29 maggio 2002 la Mi.Ga. comunica alla Regione Calabria (prot. 9800 del30/5/2002) l’esito del collaudo della discarica e dell’impianto di selezione.Il 18 novembre 2002, il Commissario per l’emergenza rifiuti GiuseppeChiaravalloti, autorizza la messa in esercizio della discarica realizzata sullabase dell’autorizzazione ricevuta nel 1998.Cosa sia accaduto tra il 18 ottobre 2001 e il 4 ottobre 2002 rimane un mistero.Quel che è certo è che la Regione Calabria aveva ritirato l’autorizzazione sia arealizzare che a utilizzare la nuova discarica e che il 18 novembre del 2002 laRegione concedeva l’autorizzazione al solo esercizio della discarica dopo averricevuto la comunicazione dell’esito del collaudo da parte della MiGa. Come equando la Mi.Ga. ha ricevuto l’autorizzazione per ultimare la realizzazione delladiscarica al termine della quale ha effettuato e comunicato il collaudo allaRegione?Nel frattempo giunge un’altra tegola per Via, Vrenna e tutti coloro che spingonoper realizzare la nuova discarica.Infatti, il 13 gennaio del 2003, viene approvato il decreto legislativo numero 36che, recependo una direttiva europea del 1999, stabilisce nuovi criteri per larealizzazione delle discariche. Tali criteri rendono il progetto della Mi.Ga. deltutto sorpassato. Il decreto stabilisce tra l’altro che in discarica non può esseresversato il rifiuto non trattato e che le discariche di norma non possono essererealizzate in zona sismica di prima categoria. Classificazione nella quale rientrala Presila intera.La discarica della Mi.Ga. così risulta non utilizzabile perché non a norma equesta condizione, tutt’ora in forza, durerà sulla carta solo sino al 2008.Nonostante questo, Il 23 marzo 2005 Vrenna decide di rilevare integralmente laMi.Ga.. Chi, cosa, come e quando ha garantito che l’investimento sarebbe statocomunque sicuro? La società che ha un capitale sociale di soli 26.000 euro verrà da ora in poigestita dall’Amministratore unico Alessandro Brutto, cognato dello stessoRaffaele Vrenna.Con l’approvazione del piano regionale per la gestione dei rifiuti compareun’ennesima anomalia. Nel piano che vieta l’utilizzo degli impianti privati asupporto dell’impiantistica pubblica si sostiene che la discarica privata di Celicoè pronta per essere utilizzata. Sulla base di questa affermazione, nel 2007, siinserisce la possibilità eccezionale, riferita all’anno 2008, di utilizzare ladiscarica privata di Celico per lo sversamento di rifiuti provenienti dal circuitopubblico, nonostante la discarica non rispetti le “nuove” normative.Probabilmente di ciò erano coscienti anche gli amministratori del PattoTerritoriale Silano quando, nel 2007, decisero di aiutare Vrenna, regalando allaMI.GA., poco meno di un milione e mezzo di euro di fondi pubblici.Tali fondi, che dovevano essere utilizzati per la promozione dello sviluppolocale, vengono concessi alla Mi.Ga. per acquistare macchinari per iltrattamento dei rifiuti solidi urbani da sversare in una discarica. Peccato peròche la discarica non è a norma.

  • Comunque, siamo nel 2008. La discarica non può essere utilizzata perché nonrisponde ai requisiti previsti dallanormativa nazionale. Ma c’è di più. Nelprogetto iniziale la strada di accessopassa dal comune di Rovito el’amministrazione di tale centro si èopposta nettamente al transito dei mezziche trasportano rifiuti.Il Sindaco di Rovito inizia a ricevereintimidazioni pesantissime. Non sappiamose gli episodi siano legati al diniego per

    l’utilizzo della strada ma le tempistiche sono preoccupanti. L’opposizione dell’amministrazione di Rovito all’utilizzo della strada èinamovibile. Il transito dei mezzi carichi di rifiuti avrebbero devastato latranquilla vita dei residenti. Alle preoccupazioni del Sindaco di Rovito sicontrappongono le azioni scellerate del sindaco Luigi Corrado di Celico che nel2008 autorizza la realizzazione di una nuova strada che dalla provinciale cheporta a Monte Scuro si inerpica a ridosso del Parco Nazionale della Sila ecosteggiando il Cannavino porta in località San Nicola.Vrenna avrà pensato: “se a Celico c’è un Sindaco così accondiscendente ègiunto in momento per fare il grande passo”.E così il 27 giugno 2008 la Mi.Ga. decide di richiedere l’autorizzazione perampliare la volumetria della discarica e per adeguarla alla nuova normativa.Il nuovo progetto si estende sino ad interessare le aree soggette a vincolo perle quali la forestale nel 1997 aveva dato parere nettamente negativo. In questo devastante progetto Vrenna trova complici il Comune di Celico, laProvincia di Cosenza e la Regione Calabria.E’ illuminante leggere i verbali delle conferenza dei servizi che decidonosull’ampliamento della discarica.Nella prima riunione il Sindaco del Comune di Celico, Luigi Corrado, ribadisce“la necessità e l’urgenza ai fini della tutela del territorio e dell’ambiente diavviare rapidamente i lavori di costruzione della discarica, e considerato che laconferenza dei servizi, non aveva raggiunto gli scopi per cui era stata indetta”,ovvero l’ampliamento della discarica, chiedeva che “in tempi brevi fossepredisposta una ulteriore convocazione”.Veramente strana la fretta di LuigiCorrado. Il Sindaco del paese cheavrebbe risentito maggiormentedegli effetti nefasti dell’aperturadella discarica spingeva pergiungere al più presto al rilasciodelle autorizzazioni. Questa frettaappare ancora più strana quando,leggendo il progetto della MiGa, siritrova nero su bianco la previsionedi quello che sarebbe accaduto di lia qualche anno. La Mi.Ga. infatti,

  • nel richiedere l’autorizzazione, scriveva che con molta probabilità la discaricasarebbe stata utilizzata in occasione delle emergenze per sversare tal quale.Perché dunque tutta questa fretta mostrata dal Sindaco Luigi Corrado?

    Ma, chi è Luigi Corrado?

    Luigi Corrado è lo stesso primo cittadino che nel 2014, con grande faccia tostasi è presentato al presidio che tentava di bloccare l’utilizzo della discarica.Come poteva nel 2014 sostenere la battaglia di legalità per bloccare ladiscarica quando egli stesso aveva contribuito in maniera determinante alrilascio delle autorizzazioni, nel 1997 come Consigliere di maggioranza, poi daassessore e, per finire, nel 2008 e 2014 come Sindaco?Luigi Corrado è attualmente capogruppo dei consiglieri di maggioranza condelega all’ambiente, quindi amministra Celico insieme ad Antonio Falcone. Ritornando alla nostra cronistoria, è interessante leggere la posizionedell’Amministrazione Provinciale guidata da Mario Oliverio. Nel primo verbale il

    rappresentante della Provincia fauna valutazione tecnica dichiarandoche non vi sono gli elementi perpoter valutare la possibilità dirilascio dell’autorizzazione. Nellaseconda riunione la Provinciacambia totalmente tono e con unintervento tutto politico affermache, “condividendo la politica digestione dei rifiuti della RegioneCalabria, al fine di aumentare le

    capacità di stoccaggio e trattamento esprime parere favorevoleall’ampliamento della discarica”. Altra stranezza che si rileva nei verbali è l’assenza della Soprintendenza ai beniartistici e ambientali. Come ricorderete l’area interessata dalla discarica èsoggetta a vincolo paesaggistico ambientale e solo la Soprintendenza avrebbepotuto far valere tale vincolo. L’assenza di tale ente ha permesso pertanto diby-passare impunemente tale vincolo garantendo una sorta di silenzio-assenso.Ma il quadro non è completo senza descrivere chi erano i personaggi che hannoautorizzato l’ampliamento della discarica a livello regionale.Il primo è il pluri-indagato commissario all’emergenza rifiuti Goffredo Sottile.Il secondo è il Dirigente del Dipartimento Ambiente della Regione CalabriaGiuseppe Graziano, attualmente consigliere regionale di Forza Italia, unpersonaggio paradossale e vediamo perché.

    Ma chi è Giuseppe Graziano?

  • Il 7 gennaio 2013, il sito DAGOSPIA, scrive che il ministro dell’agricoltura MarioCatania sta per nominare i nuovi comandanti regionali della forestale.Tra di questi c'è Giuseppe Graziano indagato in Calabria per falso in atto

    pubblico e abuso d’ufficio. Per lui il tribunale delriesame di Catanzaro aveva disposto lasospensione da ogni pubblico ufficio visto ilconcreto pericolo che lui ed altri indagaticommettessero altri gravi delitti della stessaspecie.Dagospia afferma che Graziano è un grandecollettore di incarichi pubblici e consulenze. E’stato anche direttore del Parco del Pollino e in taleveste condannato dalla corte dei conti della

    Basilicata a restituire 20.000 euro. Mentre era in aspettativa dalla Forestale ha ricoperto l’incarico di dirigente deldipartimento ambiente della regione Calabria.In Calabria è stato a capo del nucleo di valutazione ambientale dando il vialibera al parco eolico Borgia 1. Secondo il Pubblico Ministero Villani quel vialibera fu dato con innumerevoli irregolarità, configurando il rischio concreto dimodificazioni irreversibili del territorio, con danno per l’ambiente e ilpaesaggio. E’ stato sospeso da ogni pubblico ufficio con sentenza del 16 ottobre 2013 perpoi essere nominato comandante regionale della forestale. Vale a dire di quellostesso organo dello stato, posto a difesa dell’ambiente, che nel 1998 avevarimarcato che non era possibile costruire una nuova discarica in località SanNicola interessando l’area sulla quale egli, come dirigente regionale, nel 2008forniva invece parere favorevole.

    Ritorniamo all’amministrazione Corrado: la realizzazione della discarica è stata voluta ad ogni costo infischiandosene della salute dei cittadini.

    Nel carteggio prodotto nel 2008 dalla MIGA, viene allegata una relazioneintegrativa del sindaco di Celico del 1997, che, sulla base delle misureeffettuate dalla MIGA stessa, certifica che la distanza dal centro abitato diCelico è inferiore ai mille metri previsti per legge. Nella relazione si afferma,però, che tale prescrizione può essere superata perché una delibera di giuntaregionale permette di derogare la norma se l’impianto non è visibile dal centroabitato. Per quanto l’impianto sia difficilmente visibile dal centro abitato diCelico, è invece perfettamente visibile dal centro abitato di Rovito, dal qualedista meno dei 1000 metri previsti. E’ questa la violazione più grave presentenell’iter autorizzativo insieme al non rispetto delle distanze dai corsi d’acqua edalle case sparse. La cosa riveste maggiore gravità in quanto tali norme,contenute nelle “direttive tecniche per la progettazione delle discariche per losmaltimento dei R.S.U. classificate di prima categoria” e approvate con

  • deliberazione delle Giunta regionale n. 4875 del 10/10/1994, sono ritenutevalide sino all’approvazione del Piano Regionale per la Gestione dei Rifiuti del2016. Infatti, nel Piano Regionale Amianto per la Calabria del 2016, al § 8.2.11si afferma che le norma di riferimento per la tutela della popolazione e dellerisorse idriche sono il R.D. 523/1904, il D-lgs 42/2004 e s.m.i, il D.lgs 152/2006e s.m.i. e il D.G.R. n° 4875 del 10/10/1994. Se la norma, che impone che ladistanza minima di una discarica da un centro abitato non può essere inferiorea 1000 metri, è rimasta valida sino al 2016, aumentando il limite a 2000 metridopo l’approvazione del nuovo Piano Regionale per la Gestione dei Rifiuti,com’è stato possibile rilasciare l’autorizzazione nel 2008 e poi rinnovarla nel2014? Il fatto più allarmante è dato dalla posizione dell’amministrazione di Celicoguidata da Luigi Corrado che, ignorando completamente la questione dellasalute dei propri cittadini e di quella dei comuni limitrofi, autorizza larealizzazione di una discarica pur sapendo che la distanza dall’abitato nongarantisce un margine minimo di sicurezza.Che la distanza dai centri abitati non è adeguata se ne accorgono per primi e aproprie spese i cittadini di Rovito e poi quelli di Celico e dei comuni limitrofiquando la MIGA inizia a lavorare rifiuti biodegradabili di cucine e mense, scartinon utilizzati per il consumo o la trasformazione, imballaggi in legno, fecianimali, urine e letame per produrre compost.A questo punto si alza la cortina fumogena che tende a presentare la discaricacome un sito di compostaggio. Le preoccupazioni dei cittadini si concentranosulla puzza insopportabile che viene emessa durante le fasi di lavorazionedell’umido, mentre si continua sottotraccia a lavorare per permette l’utilizzo diquella che è nata da subito come discarica.La proteste dei cittadini, soprattutto di Rovito, spingono il prefetto adintervenire. La MIGA si impegna ad effettuare la lavorazione dell’umido in localichiusi. Tale prescrizione è da sempre contenuta nelle autorizzazioni rilasciatealla Mi.Ga. ma costantemente violata e costantemente denunciata, mentre, laRegione Calabria, che dovrebbe intervenire revocando le autorizzazioni, hacontinuato imperterrita a rilasciare proroghe su proroghe sino al 2015.Nel 2012 la MIGA inizia a commercializzare il compost prodotto con il nome di“Biocompost Compost Biologico” e nell’approvazione del bilancio comunica chea breve entrerà in esercizio il primo lotto di discarica. Ci verrebbe da chiedereper sversare cosa? Coma faceva Mi.Ga. a sapere che di li ad un paio di annisarebbe esplosa l’ennesima emergenza rifiuti e che la Regione Calabriaavrebbe stravolto le norme per permettere l’utilizzo della discarica illegale diCelico?Nello stesso bilancio del 2012 la Mi.Ga. dichiara di aver accumulato perdite per336.463 euro.Così, nell’Amministrazione guidata da Luigi Corrado qualcuno deve essersiimpietosito per una perdita di denaro così consistente e nel luglio 2013 ilConsiglio Comunale di Celico approva un protocollo d’intesa per giungereall’utilizzo della discarica della MIGA.E’ nel 2013 che la Mi.Ga. inizia a ricevere rifiuti provenienti dal circuito privatoda interrare nella discarica.

  • 2014 - L’ emendamento Orsomarso

    Vrenna ha dalla sua l’amministrazione di Celico, la Provincia di Cosenza e tutticoloro che hanno garantito il mantenimento di una situazione di emergenzanella gestione dei rifiuti. Anche il crotonese assessore all’ambiente Pugliano hatutti gli interessi per interrare nella discarica di Celico i rifiuti di mezza Calabria.Esplode l’ennesima emergenza rifiuti e la giunta regionale guidata dal regginoGiuseppe Scopelliti prepara una legge molto pasticciata composta da soli 4articoli, che sarà da tutti conosciuta come emendamento Orsomarso, dal nomedel consigliere di centro destra primo firmatario, che permette, in deroga alPiano Rifiuti in vigore, l’utilizzo degli impianti privati per lavorare i rifiuti solidiurbani. Tale norma, probabilmente scritta appositamente in modo da risultaredi difficile comprensione, permette ai privati la lavorazione anche del tal quale.Dal febbraio 2014 non esistono più ostacoli per utilizzare l’impianto volutodall’amministrazione di Celico sin dal 1997, in un’area soggetta a rischiosismico 1, a vincolo idrogeologico e paesaggistico-ambientale, a ridosso delParco Nazionale della Sila, a poche centinaia di metri dai centri abitati, a pochedecine di metri dal torrente Pinto e dalla ferrovia e a più di 800 metri sul livellodel mare.L’improvvisa, ma non inaspettata, apertura della discarica e dell’impianto dilavorazione dei rifiuti, provoca la reazione delle popolazioni che abitano neipaesi a ridosso del sito.La situazione è ancora più grave perché la carenza di impianti spinge laRegione a disporre lo sversamento di rifiuti non trattati in discarica in violazionedi norme nazionali e comunitarie.

    Febbraio 2014 – La Presila resiste

    Il 16 febbraio 2014 centinaia di persone muovono inmarcia dal centro di Celico sino al presidio chediventerà per diversi giorni simbolo della protestatanto da essere intitolato “piazza della libertà”. Nel presidio decine di persone stazioneranno giorno enotte per impedire il transito dei mezzi chetrasportano rifiuti. La resistenza è inamovibile sino al21 febbraio, quando un centinaio di uomini delle forzedell’ordine tra carabinieri, polizia e guardia di finanza, provano a forzare ilblocco. Si giunge ad una mediazione. Al fine di far cessare l’emergenza che hafatto si che le strade dell’intera Calabria fossero invase dai rifiuti, il presidioconcede il transito dei mezzi carichi di rifiuti allo stato tal quale solo per dieci

  • giorni. In cambio pretende il controllo di ogni mezzo per verificare il tipo dirifiuto trasportato e la possibilità di visitare la discarica.C’è da aggiungere che all’inizio delle proteste accadde qualcosa disconcertante. Innanzitutto la rottura di una condotta dell’acqua potabile propriolungo la strada che porta alla discarica con l’emissione di un’ordinanza, firmatadal Sindaco Corrado, che inibiva il transito ad ogni mezzo. Questo avvennesenza alcuna lamentela da parte della MiGa. C’era il sentore che fosse in attoun bizzarro gioco delle parti. Mi.Ga. nel corso della vicenda ha più volteaffermato di non voler ricevere tal quale nella propria discarica. Probabilmenteciò corrisponde al vero perché riempire subito la discarica e con rifiuti cheavrebbero potuto creare seri problemi avrebbe significato l’impossibilità diavere a disposizione una valvola di sfogo per l’impianto di lavorazione deirifiuti, ovvero la parte più remunerativa della società. Il secondo episodio èancora più inquietante perché nello stesso periodo qualcuno limitòpesantemente l’agibilità della strada tagliando grossi alberi e riversandosull’asfalto grossi massi. Quello che è certo è che nessuno dei manifestanti piùattivi, quelli che poi avrebbero fatto parte del Comitato Ambientale Presilano,sono stati tra gli artefici di tale iniziativa.Comunque, al termine dei dieci giorni l’emergenza rifiuti in Calabria non ècessata. Il presidio si sposta a Contrada Morelli, in prossimità della stradaprivata di accesso alla discarica che s’innesta sulla provinciale che porta aMonte Scuro.Le istituzioni non mantengono la promessa. Il 3 marzo 2014 il DipartimentoAmbiente della Regione emette quello che sarà l’ultimo dispositivo che tenta diimporre lo sversamento di tal quale nella discarica di Celico. Si susseguonogiornate di tensione sotto la pioggia gelida e battente. Più volte le forzedell’ordine tentano di forzare il blocco ma inutilmente. Il giorno della festa della donna, i manifestanti armati del giglio giallo della Sila

    e urlando legalità, riescono a bloccare uncompattatore utilizzato come un ariete dallapolizia per sfondare il blocco.Tra le spinte un manifestante rimane a terraper una compressione toracica. I manifestanticonvincono le forze dell’ordine a mollare perfare avvicinare i soccorritori.Nel frattempo la polizia provinciale comminadecine di multe per la sosta delle automobili

    sulla strada che porta al presidio. Per ironia della sorte le multe sarannocomminate dallo stesso ente che ha permesso impunemente per anni chemezzi pesanti imboccassero la strada per la discarica abusivamente tagliandola carreggiata in curva.Al termine della giornata si respira un’aria strana. E’ scontato che il prossimoscontro non potrebbe risolversi che con la sconfitta dei manifestanti chetentano di evitare che vengano violate norme nazionali e comunitarie.Iniziano ad arrivare ai manifestanti, da parte della Prefettura, le contestazioniamministrative per i blocchi che prevedono multe di quasi 10.000 euro a testa.

  • Una forma di intimidazione inaccettabile per cittadini che impediscono chevengano violate delle norme di legge.Il giorno successivo si tiene un incontro nella sala consiliare del Comune diSpezzano Sila. Il Sindaco del paese ospitante e il Consigliere provinciale PietroLecce mediano e concordano una soluzione. I rifiuti prima di essere sversati indiscarica saranno lavorati nell’impianto di Calabra Maceri. La legalità è salvama i boschi che si volevano tutelare saranno ugualmente violati. Che non vi era alternativa lo si capisce il lunedì successivo quando in contradaMorelli, sede del presidio, si presentano centinaia di celerini imbardati di tuttopugno. Uno scontro non sarebbe stato alla pari e ciò avrebbe permesso diviolare la legge con lo sversamento di tonnellate di rifiuti allo stato tal quale.Il Dipartimento Ambiente della Regioneaccetta l’accordo e da quel momento, anchese non ufficialmente, non sarà più sversatotal quale nella discarica di Celico.Qualche mese più tardi la Regione Calabriaguidata dal Governatore facente funzioniAntonella Stasi, che nel frattempo avevasostituito Scopelliti dimessosi per problemigiudiziari, avrebbe provato nuovamente aforzare la mano ma sarebbe stata costretta atornare sui suoi passi per la dura presa di posizione del Comitato AmbientalePresilano.

    La battaglia legale

    Il Comitato Ambientale Presilano alla resistenza civile associa la battaglialegale. Tra le altre cose invia le proprie osservazioni alla conferenza dei serviziche deve decidere sul rinnovo dell’autorizzazione scaduta nel luglio 2013. Sicontesta la distanza minima dai centri abitati non rispettata, la presenza diinquinanti nell’area che dovrebbe indurre ad una maggiore prudenza e lamancanza di una relazione geologica a norma.La regione chiede al CAP di fornire maggiori elementi sulle distanze che nonrispettano le soglie minime, confermando che una discarica non può essererealizzata a meno di 1000 metri da un centro abitato. Il CAP chiede agli ufficitecnici del Comune di Celico e di Rovito di certificare le distanze e da talirelazioni si scopre che la discarica non ha la distanza minima non solo daicentri abitati di Rovito e Celico ma anche dal torrente Pinto, dalla ferrovia edalle case sparse. Tutto ciò a conferma dell’illegalità della discarica della Mi.Ga.Le relazioni vengono inviate alla conferenza dei servizi ma il DipartimentoAmbiente sconfessa quanto affermato precedentemente e dichiara che ilproblema della distanza è già stato valutato in fase di prima autorizzazione eche quindi non può tenere conto della controdeduzione. In altre parole laRegione afferma che è vero che la discarica non rispetta i requisiti per poter

  • essere autorizzata ma che taleautorizzazione sarà rinnovata perchéqualcun altro, precedentemente, ha decisodi violare le norme.Il CAP costringe anche il Comune di Celicoe la Provincia di Cosenza ad intervenireperché la strada utilizzata per giungere alladiscarica non è a norma.

    Il Comune di Celico non può fare a meno di emettere un’ordinanza che limita iltransito solo ai mezzi senza rimorchio e di più ridotte dimensioni.Da parte sua, anche la provincia di Cosenza impone ai mezzi che voglionoaccedere alla strada privata che porta in discarica di non attraversare lacarreggiata e dunque di accedere dalla direzione opposta, vale a dire da Fagodel Soldato.Inutile dire come tali prescrizioni vengano quotidianamente violate se non inpresenza di membri del comitato che si sostituiscono alla polizia municipale eprovinciale per imporre il rispetto della legge.Giunge l'estate del 2014 e gli impianti regionali non riescono a smaltire tutti irifiuti prodotti, anche perché la Regione non ha attuato politiche efficaci perrilanciare la raccolta differenziata che raggiunge ancora percentuali irrisorie.Così la Regione non trova di meglio che disporre l'utilizzo anche dell'impianto diCelico per lavorare il tal quale da trasformare in combustibile per l’inceneritoredi Gioia Tauro e per sotterrarne gli scarti in discarica.Pertanto sino ai primi mesi del 2015 nell'impianto di Celico sono stati lavoratirifiuti allo stato tal quale e sversati in discarica i rifiuti trattati. In aggiunta aquesto non bisogna dimenticare che l'impianto di Celico è privato pertanto halavorato e sversato in discarica ogni tipo di rifiuto industriale appartenente allalunga lista (5 pagine) autorizzata dal comune di Celico, la provincia di Cosenzae la Regione Calabria.

    La nuova resistenza presilana e la cultura

    Da un’idea del maestro Alfredo Granata il 26 e 27 luglio 2014 al presidio diContrada san Nicola si svolge #LiberArte “L’arte come denuncia ed impegnocivile – Happening en plein air”.Happening, incontri di giorno e di notte si susseguono per capire comeprocedere nella difesa del territorio. Gli abitanti della Presila ritrovano,finalmente, un’identità perduta. Alfredo Granata, artista celichese, propone erealizza un dipinto sul muro adiacente il bivio che porta al sito di ricovero dellaspazzatura. Un lavoro di 5 metri di base per 4 di altezza. Il messaggio è forte eprovocatorio allo stesso tempo. Decine di calchi urlanti vengono incastonati inun tricolore smarginato da colate violente e selvagge di Verde, Bianco e Rosso.Pochi i calchi presenti nella cromia della speranza. Resistono ancora quelli chehanno il sapore di sepolcri imbiancati e di rivoluzioni perdute. Il tutto vieneracchiuso nel simbolo dei cerchi trinitari di Gioacchino da Fiore (padre, figlio e

  • spirito santo). Un omaggio ad un grandepersonaggio del medioevo che proprio inquesto luogo, denominato la valle delCannavino, è sicuramente transitato perraggiungere San Giovanni in Fiore. Sonopassati tre mesi abbondanti e l’opera,mentre il Comitato partecipava in massaall’incontro del coordinamento regionaledei movimenti ambientalisti a Saracena,veniva selvaggiamente distrutta da unmostro meccanico. Una “benna” haraschiato il muro, lo ha ferito, corrosocon forza inaudita per togliere le tracce

    del passaggio e rendere muti i calchi urlanti che uomini liberi, in un freddomese di marzo, hanno incastonato battendosi per un sano ideale. Oggi,dell’opera, esistono solo flebili tracce del suo effimero e sfortunato passaggio.Non avrebbe senso restaurarla. Rimane come ricordo di una violenza subita.

    Dopo lo sfregio subito dall’opera delmaestro Alfredo Granata, la risposta èstata forte con la realizzazione di unadecina di opere di grande valoreartistico.Accanto a tutte le altre iniziative nonpoteva mancare l’attenzione verso lescuole e così il CAP partecipa ad alcuniprogetti nelle scuole primarie perinsegnare ai più piccoli la strategia

    rifiuti zero. Il progetto, tuttora in corso, riscuote grande successo per gli ottimirisultati ottenuti.

    Nonostante tutto - Il rinnovo delle autorizzazioni, il rinnovodell’Emendamento già Orsomarso ora Giudiceandrea

    Il 27 ottobre 2014, anche grazie allo Sblocca Italia approvato dal GovernoRenzi, il Dipartimento Ambiente della Regione Calabria rinnova l’autorizzazionealla Mi.Ga. per altri 12 anni. L’amministrazione comunale di Celico, allora a guida di Luigi Corrado, fornisceparere favorevole al rilascio dell’autorizzazione. La Regione Calabria, nel dispositivo, impone il termine del 31 dicembre 2014come data massima entro la quale la Mi.Ga. può trattare i rifiuti prodotti inCalabria, in ottemperanza all’emendamento Orsomarso. Una postilla sibillinache lega l’utilizzo dell'impianto illegale ad una norma facilmente prorogabiledal Consiglio Regionale.Avverso il rinnovo dell’Autorizzazione Ambientale Integrata il CAP presentaricorso al TAR e, con il contributo economico dei cittadini presilani, ricorsostraordinario al Presidente della Repubblica. Spinge anche in modo insistente

  • affinché lo stesso ricorso venga presentato dal Comunedi Rovito. Poco tempo dopo il TAR Calabria rigetta larichiesta di sospensiva dell’autorizzazione ritenendopreminente l’interesse economico di Mi.Ga. rispettoalla tutela della salute pubblica, rinviando a data dadestinarsi la sentenza di merito.Accade così che dalle dimissioni di Scopelliti, travoltoda un’inchiesta giudiziaria, si arriva alle elezioni delnovembre 2014 vinte da Gerardo Mario Oliverio da SanGiovanni in Fiore. Lo stesso che, da Presidente dellaprovincia di Cosenza, nell’autorizzazione del 2008ricevuta dalla Mi.Ga. per ampliare la discarica,

    rilasciava il parere positivo sostenendo di fatto la politica sui rifiuti della GiuntaRegionale.Tra i primi atti che firma il Presidente Oliverio vi è la copia conforme delleordinanze contingibili e urgenti approvate dal gruppo Scopelliti-Stasi-Pugliano-Gualtieri. Guarda caso anche tale ordinanza è controfirmata dal dirigente delsettore ambiente Gualtieri che da anni fa il bello e il cattivo tempo nel settorerifiuti con risultati che sono sotto gli occhi di tutti i calabresi. L’ordinanza che permette l’utilizzo degli impianti privati ha scadenza al 31maggio 2015 ma questa “garanzia” non basta ed il 20 gennaio 2015 vienepresentata in consiglio regionale una legge che proroga l’emendamentoOrsomarso sino al 30 settembre 2015.Si arriva così al paradosso che vede il consiglio regionale approvareall’unanimità la proroga del cosiddetto emendamento Orsomarso. Votano afavore anche il consiglieri Carlo Guccione, quello che l’anno prima presentòdenuncia in Procura, e il consigliere Giuseppe Giudiceandrea che in campagnaelettorale spergiurava che mai e poi mai avrebbe votato una legge simile.

    La caparbietà del CAP impone alla Regione di non sversare maipiù tal quale

    Allo scadere della prima ordinanza contingibile e urgente firmata da Oliverio nesegue un’altra nel maggio 2015 peggiorativa della precedente. Infatti la nuovaordinanza permette non solo agli impianti pubblici ma anche a quelli privati iltrattamento dei rifiuti in modo non conforme alla legge.

    Il CAP reagisce e alcuni parlamentari ex-cinquestelle presentano un’interrogazioneal Ministro dell’Ambiente. Il numero diordinanze è superiore a quanto previstodalla legge. Il Ministro risponde in modosibillino affermando di aver chiestochiarimenti alla Regione Calabria ma dinon aver avuto risposta.

    Qualche giorno dopo l’ing. Pallaria, responsabile del Dipartimento Ambientedella Regione Calabria, in un’audizione in commissione ambiente afferma che

  • allo scadere dell’ultima ordinanza la Regione non potrà rinnovarla. Infatti dalnovembre 2015 in tutta la Calabria non è più permesso sversare tal qualedirettamente in discarica.

    Il Comitato Ambientale Presilano non demorde

    Ad agosto 2015 il CAP elabora un documento che dichiara l’impianto non anorma e chiede alla Regione di ritirare l’AIA in autotutela sospendendo lelavorazioni. Il Comitato riesce a far firmare il documento anche ai Sindaci ditutti i paesi della Presila, anche se molti di loro accolgono l’iniziativa con scarsoentusiasmo. Un documento molto simile nel contenuto viene firmato da diversiparlamentari nazionali ed europei, dal consigliere Giudiceandrea e da circa8500 cittadini. La raccolta delle firme è frutto dell’impegno, oltre che del CAP,di decine di cittadini che si recano presso il presidio temporaneo, istituito su diun cavalcavia della SS 107, ritornando con i moduli colmi di firme. Fu la provaprovata della volontà della Presila di ribellarsi all’ecomostro. Il 24 settembre 2015, il CAP promuove ed organizza la ‘Fiaccolata in difesa deidiritti della Presila’ #oraomaipiù

    il 19 ottobre 2015, in una riunioneappositamente convocata negli uffici dellacittadella regionale, vengono consegnate alGovernatore Oliverio le 8500 firme raccoltecon allegate le motivazioni per le quali l’AIAva ritirata in autotutela. Il Dipartimento Ambiente della RegioneCalabria, per conto del Governatore Oliverio,si impegna a non inviare nessun tipo dirifiuto pubblico nell’impianto della MiGa, sia

    per lavorarlo che per smaltirlo. Emette inoltre un dispositivo che sospende l’AIAper l’impianto di lavorazione dei rifiuti fino al completamento dei lavori previstiper limitare le emissioni odorigene. La Mi.Ga. può comunque continuare asmaltire in discarica i rifiuti industriali, perché tale possibilità è prevista sin dal2008 dall’autorizzazione rilasciata dalla Regione Calabria con l’assensodell’Amministrazione di Celico, vero e proprio sponsor dell’operazione. Non è esattamente ciò che chiedeva il CAP, ovvero di non rinnovareulteriormente il ‘decreto Orsomarso’, di ritirare completamentel’Autorizzazione Integrata Ambientale e dunque di fermare immediatamente edefinitivamente il conferimento e la lavorazione dei rifiuti con la chiusuradefiniva della discarica. In ogni caso l’accordo raggiunto, limitando la quantitàdi rifiuti da lavorare e abbancare, provocava grossi danni economici alla Mi.Ga.che avrebbero potuto portare al collasso economico della società conconseguente cessazione di tutte le attività.

  • La realizzazione dei capannoni

    Da parte delle istituzioni locali ilproblema della presenzadell’impianto è da sempre statoconfinato solo alla presenza delcattivo odore. Probabilmenteper la coscienza sporca per aver

    ideato, autorizzato e finanziato un mega impianto/discarica non si è mai volutoriconoscere che i problemi sono ben più gravi della sola emissione odorigenafastidiosa. Sarà per questo che si è corso ai ripari concedendo l’autorizzazionea realizzare dei mega capannoni dotati di biofiltro per cercare di limitare leemissioni odorigene. La storia dei capannoni dimostra ancora una volta che la politica non ha maiapprofittato delle non conformità per giungere alla chiusura dell’impianto maha sempre cercato un modo per rendere l’impianto “a norma”.Il progetto dell’impianto del 2008 prevedeva solo la realizzazione di uncapannone di discrete dimensioni mentre le vasche per la maturazione deirifiuti erano situate completamente all’aperto. Probabilmente ciò aveva unsenso perché ottenere l’autorizzazione per realizzare strutture di notevolidimensioni con un impatto visivo devastante sarebbe stato abbastanzacomplesso, considerata la posizione dell’impianto a ridosso del Parco Nazionaledella Sila.Per la Regione Calabria e il Comune di Celico l’impatto visivo non è statoconsiderato un problema quando nel 2014 è stata autorizzata la realizzazionedi “tettoie” a ridosso del vecchio capannone e la copertura delle vasche. E quinascono due nuovi problemi.Quando e come il Comune di Celico ha fornito il proprio indispensabile parereper la realizzazione delle tettoie? E se di tettoie si tratta, come mai sono statirealizzati almeno altri due capannoni anche più alti del preesistente senza chenessuno sia intervenuto a sanzionare l’abuso?

    Il nuovo Piano Regionale per la Gestione dei Rifiuti

    Il 31 ottobre 2015 vengono presentate le Linee Guida del Nuovo PianoRegionale Rifiuti che contengono uno stanziamento a favore della Mi.Ga. di 13milioni di euro spalmati su due anni. Ciò accade mentre la Mi.Ga. continualavori di ampliamento delle buche e adeguamento dell’impianto.

  • Il 28 dicembre 2015, nonostante tutto, il Consiglio Regionale approva unaproroga all’emendamento Orsomarso diventato nel frattempo Giudiceandreache rimarrà in vigore sino 31/12/2017.Il Comitato Ambientale Presilano riesce ad incidere pesantemente anche nelprocesso di approvazione del nuovo Piano Regionale per la Gestione dei Rifiutiche dovrebbe essere approvato definitivamente entro la fine del 2016sostituendo finalmente quello del 2007. Il CAP riesce infatti a fare inserire nelpiano 5 delle 6 osservazioni presentate nella fase preliminare. In particolare èstato chiesto di integrare nel Piano: gli impatti sulla fauna, l’economia e lepopolazioni; promuovere il trattamento della frazione umida con pratiche dicompostaggio di comunità e vermicoltura locale; incentivare la gestionepubblica e partecipata; fornire una costante informazione alle popolazioni suirisultati del monitoraggio degli impianti; individuare delle fasce di rispetto daicentri abitati. Le osservazioni sono state accolte integrandole nel nuovo Piano.Di particolare rilievo è quella sulle fasce di rispetto dai centri abitati che haspinto la Regione ad introdurre una distanza minima delle discariche dai centriabitati di 2000 metri riducibili a 500 quando vengono conferiti prevalentementeRSU. La distanza minima di 2000 metri è un parametro di sicurezza tra i piùprudenti presenti nei piani regionali. La possibilità di ridurre tale limite a 500metri è stata contestata nelle osservazioni presentate nella fase successiva diconsultazione per la quale si attende ancora risposta. In tali ultime osservazionisono state richiesti elementi migliorativi e innovativi aggiuntivi.

    L’11 gennaio 2016 il Comitato Ambientale partecipa nuovamente ad unariunione con il Dirigente Generale del Dipartimento Ambiente. La regioneCalabria comunica che dopo aver analizzato la richiesta, gli uffici preposti,hanno valutato che non esistono le condizioni per ritirare l’AIA in autotutela. IlDipartimento conferma che la discarica rimarrà chiusa ai conferimenti di rifiutiappartenenti al circuito pubblico ma rimarrà operativa e funzionante per i rifiutiprivati, industriali e non. Oliverio non è presente. Durante la riunione, negliuffici del Responsabile settore rifiuti della cittadella regionale, si aggirastranamente l’amministratore delegato della Mi.ga.. E’ solo una coincidenza? Durante la riunione il Dirigente Generale del Dipartimento Ambiente, Ing.Pallaria, suggerisce al CAP di integrare le motivazioni per sostenere il ritirodell’AIA con motivazioni più forti. Il CAP si rende conto che manca la volontà politica ma anche la strada legalenon può essere tralasciata. Comprende che è necessario chiedere il supporto diun pool di legali, ma mancano i fondi. Decide così di chiedere ai sindaci dellaPresila di conferire incarico ad un pool di legali e suggerisce di inserire nelgruppo due avvocati che seguono da anni tutte le vicende ambientali dellaregione.

  • L’incarico verrà conferito dopo tante insistenze nell’autunno successivo e larelazione sarà consegnata nel novembre del 2016.

    11 marzo 2016 - La politica banchetta con la MiGa

    Nel marzo 2016 la Mi.Ga. invita politici regionali e amministratori locali a‘visitare’ la discarica. Presenti i consiglieriregionali Guccione e Giudiceandrea ealcuni sindaci dell’area presilana,compreso il sindaco di Celico AntonioFalcone. Guccione dichiara pubblicamenteche l’AIA non verrà ritirata e che anzi,quella discarica ‘sarà utilizzata’.Giudiceandrea si mostra ‘soddisfatto deirisultati ottenuti’. Sembra farsiprepotentemente strada una nuovaopzione, il cosiddetto Piano B. Si paventala possibilità di utilizzare la discarica per

    conferire l’indifferenziato dei soli comuni della Presila (è prossima la definizionedegli Ambiti di Raccolta Ottimale) e l’impianto per la lavorazione della frazioneumida di tutta la provincia. Probabilmente la classe politica locale non haalcuna fiducia nella possibilità di arrivare alla chiusura dell’impianto e cercauna soluzione alternativa. Soluzione che, come vedremo più avanti, non risolvein alcun modo il problema ma, anzi, permette al gestore di tenere l’impiantoaperto e di continuare a diffondere sostanze maleodoranti nei circondario.

    15 marzo 2016 – Occupazione del Comune di Celico

    Nell’assenza di risposte concrete il CAP chiedeinsistentemente la convocazione di un tavolo politicoper giungere al ritiro dell’AIA. La politica tergiversa. Il15 marzo 2016 occupa simbolicamente il Comune diCelico. Il CAP chiede la convocazione di un tavolopolitico affinché gli impegni presi in regione venganomessi nero su bianco. Chiede inoltre che i sindacidella Presila deliberino formalmente l'impegno a nonutilizzare in nessun caso l'impianto di Celico.Il Sindaco di Celico Antonio Falcone non la prendebene ma alla fine tratta con la Prefettura e così,finalmente, si ottiene una data per la convocazione.Il CAP sospende l’occupazione.

    6 aprile – Le istituzioni locali cambiano strategia

  • Il 6 aprile in Prefettura si tiene il tavolo tecnico. Partecipano: il Prefetto, duerappresentanti del CAP, diversi sindaci della Presila, l’amministratore delegatodi Mi.Ga., Unindustria e l’Ing. Pallaria Dirigente Generale del DipartimentoAmbiente della Regione Calabria. Da premettere che il CAP aveva richiesto alPrefetto di evitare la presenza della Mi.Ga. non volendo partecipare a incontricon società sotto inchiesta per reati di tipo mafioso. Ovviamente tale richiesta,non supportata dai Sindaci, fu subito rigettata. Nella riunione, il sindaco di Casole Bruzio, Salvatore Iazzolino, da sempre inprima linea nella lotta per la chiusura della discarica, fa una propostaprobabilmente concordata con gli altri colleghi: si chiede di poter utilizzarel’impianto per la lavorazione e lo sversamento dei rifiuti prodotti solo daicomuni della Presila. Ciò avviene nello stupore generale dei membri del CAP, del rappresentante delDipartimento Ambiente e dello stesso Prefetto. Come scritto chiaramente sualcuni documenti della Regione sino all’aprile del 2016 non sono statitrasportati rifiuti pubblici nell’impianto di Celico a causa della contrarietà deisindaci. Dopo le dichiarazioni rilasciate in Prefettura tutto cambia. “Tana liberatutti”. La Regione è a corto di impianti e quindi ne approfitta: dal 14 luglio 2016dispone la lavorazione nell’impianto di Celico della frazione organica prodottadai comuni della fascia presilana e di altri dell’hinterland cosentino. L’impiantoè così riaperto al circuito pubblico. Ciò implica, non solo la possibilità dilavorare l’organico prodotto da un determinato numero di comunidell’hinterland e quindi lo sversamento in discarica degli scarti, ma il via vai dirifiuti provenienti dalla Campania, ufficialmente scarti del rifiuto calabreselavorato in un impianto di Battipaglia. L’emissione di odori nauseabondiprodotti dalla discarica e dall’impianto di lavorazione raggiunge nuovamentelimiti intollerabili. A ciò si aggiunge il cattivo odore lasciato dai tir provenientidalla Campania, che ufficialmente avrebbero dovuto trasportare scarti lavoratie quindi privi di cattivo odore.

    Autunno del 2016

    Nell’autunno del 2016 a seguito di un blitz dei NAS all’Ospedale civiledell’Annunziata di Cosenza viene sequestrato il deposito di rifiuti specialidell’Ospedale, gestito dalla ditta Salvaguardia Ambientale, di proprietà delgruppo Vrenna che nel frattempo è in attesa della sentenza di appello suricorso della DDA che chiede il sequestro dei beni.Tra il settembre e l’ottobre del 2016 la Regione Calabria indice due gared’appalto. Una per l’affidamento ad impianti regionali del servizio ditrattamento e recupero dei rifiuti organici e l’altra per lo smaltimento di rifiutiin discarica. Non è certo se la Mi.Ga. abbia partecipato, ma ha tutte lecondizioni per partecipare alla prima gara mentre per la seconda mancherebbel’autorizzazione per lo smaltimento di uno dei codici CER previsti. Come al solito il cerchio si chiude sempre a favore di Mi.Ga. Infatti il 29settembre 2016 la Regione autorizza lo sversamento di nuove tipologie di rifiuti(aumento dei codici CER) nella discarica di Celico. Tra questi ci sono gli scartidella lavorazione dei rifiuti quando questi non vengono trattati esattamente a

  • norma di legge. Sono gli scarti che laRegione ha autorizzato, con unaordinanza contingibile e urgente, aprodurre e conferire in discarica aigestori degli impianti pubblici e privati.Essendo tali impianti insufficienti si fain modo che lavorino più velocemente irifiuti non permettendo la completabiostabilizzazione e producendo unoscarto fuori norma (CER 19.06.01),quindi non abbastanza innocuo e taleda poter arrecare maggior danno allegeomembrane e all’ambientecircostante. Mi.Ga. così ha tutte le“carte in regola” per poter parteciparead entrambi i bandi regionali.Il 4 novembre 2016 l’amministrazione

    comunale di Celico conferisce la cittadinanza onoraria al Dott. Nicola Gratteri eal Prof. Antonio Nicaso. Durante le cerimonia il CAP consegna al ProcuratoreGratteri un dossier sulle discariche di Celico, mentre un rappresentantedell’associazione Libera chiede un impegno come cittadini per la risoluzione deiproblemi ambientali della Presila.Il 15 novembre 2016 il pool di legali incaricato consegna ai Sindaci le ulteriorimotivazioni da consegnare alla Regione per il ritiro in autotuteladell’Autorizzazione Integrata Ambientale. Ma è evidente che senza volontàpolitica, con i Sindaci che non credono più e non chiedono il ritiro dell’AIA mal’utilizzo esclusivo dell’impianto/discarica, le possibilità che la Regione Calabriarevochi l’autorizzazione alla Mi.Ga. sono ridotte al lumicino.Il 3 dicembre 2016 il CAP partecipa ad unincontro con il Governatore Oliverio,l’assessore all’ambiente, i dirigentiregionali del settore ambiente e alcuneorganizzazioni ambientaliste per discuteredel nuovo piano regionale per la gestionedei rifiuti. Durante l’incontro l’assessoreconferma l’accettazione delle nuoveosservazioni al piano presentate da CAP edal progetto Rovito Pulita e recepiscequelle nuove esposte al tavolo. Inparticolare la Regione si impegna afinanziare un centro di ricerca Rifiuti Zero nell’Università della Calabria eprogetti di educazione ambientale nelle scuole, a prevedere la possibilità dellagestione pubblica locale del ciclo dei rifiuti, il finanziamento dei piccoli impiantidi compostaggio/lombricoltura, l’introduzione di un regolamento sulle emissioniodorigene. Inoltre con l’approvazione del nuovo piano non potranno più essereautorizzati impianti e/o discariche in zone che distano meno di 2 chilometri daicentri abitati. Nella stessa riunione il CAP ottiene la convocazione di un tavolotecnico per discutere delle emissioni odorigene provenientidall’impianto/discarica della MiGa.

  • Il 6 dicembre 2016 il CAP è invitato arelazionare all’UNICAL nel corso “Percorsidi resistenza civile – a scuola diantimafia”. Durante la lezione vieneproiettato il video documentario“Devastazione consapevole”.

    …e siamo al 2017. Alla ricerca della puzza che non c’è.

    Il 20 gennaio 2017, sul BURC numero 7, è stato pubblicato il Decreto n° 11412del 29/09/2016, per l’approvazione del nuovo Piano di Monitoraggio e Controllo,e per permettere la lavorazione e lo smaltimento di nuovi Codici CER (CatalogoEuropeo dei Rifiuti) nell’impianto di Celico della Mi.Ga. Srl.

    Il 23 febbraio 2017, a seguito delle continue segnalazioni causate dagliinsostenibili olezzi che invadono i centri abitati Presilani, su richiesta delDipartimento Ambiente della Regione Calabria e alla presenza di membri delComitato Ambientale Presilano, due tecnici delegati del dipartimentoprovinciale dell’Arpacal, congiuntamente ad alcuni funzionari regionali delDipartimento Ambiente, effettuano un sopralluogo presso l’impianto gestitodalla Mi.Ga. Il “controllo” avviene senza effettuare alcuna misurazioneautonoma e basandosi, invece, su quanto documentato dallo stesso gestoredell’impianto (praticamente “il controllato”). Al termine del sopralluogo, itecnici Arpacal stilano un verbale nel quale sostengono che: “era avvertibileodore di rifiuti solo in prossimità del punto di scarico degli stessi sul corpo delladiscarica”.

    Nei giorni a seguire il CAP denuncia pubblicamente il pressappochismo degliorgani di controllo ARPACAL. L’ARPACAL risponde con una piccata nota nellaquale si legge, nero su bianco, che: “successivamente alla realizzazione delleopere migliorative completate nel 2016, il problema delle emissioni odorigenedall’impianto, grazie all’attività di controllo e segnalazione all’AutoritàRegionale Competente effettuata proprio dall’Arpacal, è oggi risolto. Infatti nelcontrollo effettuato in data 23/01/2017 non è stato avvertito, né dai tecnicidell’Arpacal né dai funzionari della Regione, alcun odore molesto in prossimitàdell’Impianto Miga Srl e nel lato est della discarica, né tanto meno nel centroabitato di Rovito”. Nasi troppo raffinati quelli dei Presilani, evidentemente. IlCAP, nei giorni a seguire, si fa promotore di varie iniziative di protesta e dàvoce all’indignazione dei cittadini che la puzza la sentono e come!

  • Il 28 febbraio, l’Arpacal comunica pubblicamente che “la valutazionedell’impatto olfattivo prodotto dalla discarica di Celico, in provincia di Cosenza,rappresenterà l’oggetto di una cooperazione inedita tra Arpa italiane”. Infatti,segue: “sulla vicenda delle emissioni odorigene provenienti dalla discarica diCelico (…) rimane forte la protesta popolare sui cattivi odori che sipercepirebbero nei centri urbani confinanti con l’impianto. (…) L’Arpacal haritenuto (…) di approfondire ulteriormente la problematica con l’ausilio dimetodologie più usate in Nord Italia”. Fa strano leggere di come l’Arpa Calabriaintenda avviare una partnership che “permetta di monitorare e stimareun’emissione odorigena” che solo qualche giorno prima si diceva inesistente!Comunque sia, il CAP non tarda a plaudire pubblicamente all’iniziativa, mentre,come da copione, alcuni Sindaci tentano di attribuirsene pubblicamente ilmerito. Nel frattempo, a cavallo tra fine febbraio e inizi di marzo, il tanfonauseabondo proveniente dagli impianti MI.GA., invade di nuovo, e in manieraparticolarmente insistente, l’abitato rovitese.

    Durante i mesi di gennaio, febbraio e marzo 2017, il CAP organizza una serie diincontri pubblici a partire dalla proiezione del docufilm autoprodotto“Devastazione Consapevole”. Così, si tengono assemblee in diversi comuniPresilani e a Cosenza, per discutere delle strategie da intraprendere pergiungere alla chiusura della discarica di Celico. Nel corso di questi incontri, ilComitato raccoglie l’impegno di diversi Sindaci e amministratori comunali ache i relativi Consigli adottino una delibera con la quale chiedere, alDipartimento Ambiente della Regione Calabria, la sospensionedell’Autorizzazione Integrata Ambientale rilasciata alla Mi.ga come previsto aisensi dell’ art.29-decies, comma 9, del D.Lgs 152/2006 e successivemodificazioni. Questo, in ragione della violazione delle prescrizioni e dellecondizioni autorizzative di cui al decreto 12587 del 27 ottobre 2014. Al punto Cdello stesso si legge, infatti, che: “durante la gestione della discarica, devonoessere adottati tutti quegli accorgimenti necessari per evitare la produzione ela diffusione di polveri e odori sgradevoli”. Ed è evidente, come ripetutamentetestimoniato dalle popolazioni locali e dai loro rappresentanti politici, che laMI.GA. diffonde quotidianamente, nell’ambiente circostante, odori sgradevolinon tollerabili.

    Nel frattempo il TAR emette il giudizio di merito sul ricorso della MiGa chechiedeva l’annullamento dell’ordinanza che limita il transito dei mezzi pesantisulla strada comunale che porta alla discarica. Il TAR conferma le limitazionima, nello stesso tempo, i mezzi continuano ad imboccare l’accesso violando leprescrizioni imposte dalla Provincia. Il CAP presenta un esposto alla PoliziaProvinciale chiedendo il rispetto del codice della strada.

    Il 5 aprile 2017 il Senatore Nicola Morra interroga il Governo sulla situazione“allarmante” relativa alla discarica di Celico.

  • Qualche giorno dopo parte la campagna “adotta un presilano” che invitachiunque a segnalare all’ARPACAL e all’ASP la presenza di odori molesti.

    Tra la fine di marzo e la metà di maggio 2017, i Consigli Comunali dei Comunidella Presila approvano la delibera promessa. In sostanza si chiede l’immediatasospensione dell’AIA per violazione delle prescrizioni contenute nel piano dimonitoraggio e controllo.

    L’8 aprile 2017, il TG Calabria della RAI trasmette un lungo servizio diviso in trepuntate sulla discarica di Celico e lo replica nella puntata di BuongiornoRegione del 9 aprile.

    A metà maggio, i sindaci dei 13 comuni che avevano deliberato per lasospensione dell’AIA insieme al Comitato Ambientale Presilano chiedono unincontro urgente al Governatore Oliverio.

    Nel frattempo il Dipartimento Ambiente:

    - riduce i codici CER autorizzati alla MiGa, eliminando quelli “non megliospecificati”, per i quali l’amministratore della MiGa aveva già dato pienadisponibilità nell’ultimo incontro in prefettura;

    - modifica il piano di monitoraggio e controllo imponendo la verifica delleemissioni di polveri e i composti organici volatili. In ogni caso le verifichesono previste solo una volta ogni sei mesi e vengono effettuatedirettamente da MiGa, mentre ARPACAL si limita a verificare quantodichiarato dal gestore;

    - autorizza MiGa ad utilizzare 750.000 euro accantonati per la gestionepost chiusura dell’impianto, sostituendoli con una semplice fideiussione.

    -

    Estate 2017. Assemblee permanenti, mobilitazioni collettive eincontri dalla data ballerina.

    Per ottenere l’incontro si attiva un presidio permanente in Piazza del Popolo diRovito. Si susseguono proiezioni di film e documentari, presentazioni di libri,dibattiti, seminari, spazi di studio e di approfondimento che vedono la presenzadi vari ospiti: docenti universitari, medici, scrittori e artisti locali, componenti diassociazioni, movimenti e forze di rappresentanza, voci dal mondo cattolico.

    Così, l’attenzione collettiva sulla vertenza è sempre più alta, la Presila è infermento, e arriva una prima data. L’incontro col Presidente Oliverio, perchiedere l’immediata sospensione dell’Autorizzazione Integrata Ambientale, èfissato per il 13 giugno presso la cittadella regionale, ma un’ora primadell’appuntamento la riunione salta e viene rinviata al 21 giugno. I manifestantiche si erano radunati nella villetta di Celico in attesa di notizie da Catanzaro,dopo un costruttivo e bel dibattito, decidono di mandare un segnale alGovernatore passeggiando tra i due svincoli della statale 107 e chiedendogli di

  • presentarsi a discutere in Presila. Alla manifestazione partecipano, unite,diverse realtà associazionistiche, politiche e movimentiste del territorioPresilano e dell’hinterland cosentino.

    Il CAP ancora una volta non demorde. E anzi, fa la voce grossa, niente affattoscoraggiato dal fatto che il Presidente Oliverio abbia dato forfait. Sono i giornidell’impegno e della mobilitazione. Sono giorni caldi, di lavoro nelle piazze, trala gente, con la stampa. Le testate giornalistiche locali si occupanoquotidianamente della vicenda, l’opera di informazione e di sensibilizzazione èincessante. Il CAP produce un video che avrà circa 18.000 visualizzazioni e chevede la partecipazione spontanea dei bambini e delle bambine che vivono, loromalgrado, nei dintorni della discarica. Sono loro che rivendicano futuro, sololoro a chiedere al Presidente: “la chiuda questa discarica”https://www.facebook.com/pg/comitatopresilano/videos/?ref=page_internal .

    Il Presidente Oliverio non può rifuggire le sue responsabilità e non può ignorarené disattendere le richieste compatte e univoche dei Presilani (quelli d’origine equelli “d’adozione”). Così arriva una nuova data per l’incontro alla cittadellaregionale, il 21 giugno alle ore 13.00. Il Comitato organizza la propriadelegazione e indice una grande manifestazione pubblica di supportoall’incontro, ma il Presidente, ancora una volta, e a pochissime oredall’appuntamento cambia, anticipando, la data e l’ora della riunione.L’incontro si terrà martedì 20 Giugno. I Presilani, che hanno la testa dura,neppure questa volta cedono, e decidono (di nuovo) di aspettare il verdetto diOliverio, tutti insieme, a Casole, alla Villetta di Via Cona. Nel frattempo, aCelico, seduto alle porte del municipio, Giovanni, una delle colonne portanti delComitato Ambientale Presilano è in sciopero della fame.

    20 giugno 2017. L’incontro in cittadella.

    Il 20 giugno sono auditi alla cittadella regionale alcuni fra gli attivisti delComitato Ambientale Presilano e una delegazione di sindaci e amministratoridel territorio, assieme al Consigliere Regionale Giudiceandrea e ad alcunirappresentanti del PD locale. Il dibattito è serrato, si susseguono i variinterventi finché non si giunge alla determinazione del Presidente dellaRegione, certamente non accolta con entusiasmo dal Dipartimento edall’assessore competente, di sospendere per 90 giorni ogni tipo diconferimento presso l’impianto della Mi.Ga.. E’ una nuova vittoria della PresilaResistente.

    Il dispositivo regionale emanato conferma che l’emissione di molestie olfattiveè intollerabile, che è necessario avviare verifiche e realizzare un monitoraggio,anche olfattometrico, specifico, che gli interventi già adottati sono risultatiinsufficienti perché non risolutivi. La sospensione è, quindi, per la regione

    https://www.facebook.com/pg/comitatopresilano/videos/?ref=page_internal

  • Calabria e per il suo Presidente, Oliverio, un’azione non rinviabile. Il tutto èscritto nero su bianco.

    Allo stesso tavolo si prendono accordi circa l’istituzione di una commissione distudio chiamata a collaborare col dipartimento Ambiente con l’obiettivo diindicare le motivazioni per il ritiro dell’AIA rilasciata alla Mi.Ga. Srl; di studiarele anomalie presenti nel rilascio della stessa AIA; di valutare le violazioni delleprescrizioni da parte del gestore; di individuare tempi e modi per determinarela chiusura definitiva dell’impianto illegale della Mi.Ga. di Celico. Lacommissione vede presente un delegato del Comitato Ambientale Presilano egli avvocati Calzone e Nardi, esperti in materia ambientale e segnalati dallostesso Comitato.

    Sono giorni di vero e proprio giubilo collettivo. Non è finita, anzi. Ma è una, sepur temporanea, boccata d’aria (letteralmente): in Presila, grazie all’impegnounitario e caparbio di tutti e tutte, si torna a respirare l’aria pulita e fresca dellaSila.

    per saperne di più:

    https://www.facebook.com/comitatopresilano/posts/1811775155504426https://www.facebook.com/comitatopresilano/posts/1824943960854212:0

    Protesta e proposta

    Il 24 giugno 2017, in Piazza del Popolo di Rovito, il CAP con la collaborazione ditante associazioni locali ospita Rossano Ercolini, presidente di zero WasteEurope, vincitore del Goldman Environmental Prize 2013, il cosiddetto Nobelper l’Ambiente. La partecipazione di diverse realtà associazionistiche locali, chehanno collaborato tra loro in maniera tanto inedita quanto significativa eriuscita, ha dato vita ad un evento straordinario: non solo una giornata di studioe di approfondimento, di divulgazione ed informazione, ma anche una grandeeco-festa, con stand e gastronomia a rifiuti zero, laboratori artistici e di riciclo eriuso, musica dal vivo. Una giornata memorabile!

    Il ricorso al TAR: si va verso l’autunno a discarica “sospesa”

    Mentre Vrenna ricorre al TAR ritenendo illegittimo il dispositivo di sospensivaemanato dal Dipartimento Ambiente della Regione Calabria, viene istituito unpool di legali e tecnici per seguire la vicenda legale e studiare le contromosse.

    Il 22 agosto 2017 si tiene la prima udienza al TAR per il ricorso presentato dallaMiGa. Il presidente decide di accogliere la richiesta di rinvio presentata dailegali del pool. L’udienza successiva si terrà l’11 ottobre. Nel frattempo il

    https://www.facebook.com/comitatopresilano/posts/1824943960854212:0https://www.facebook.com/comitatopresilano/posts/1811775155504426

  • Dipartimento Ambiente della Regione commina una sanzione alla MiGa per nonaver effettuato la misurazione delle emissioni odorigene così come previsto.

    Il 12 settembre, alcuni tecnici dell’ARPACAL si recano nell’impianto della MiGaper prelevare alcuni campioni d’aria in uscita dal biofiltro che dovrebbe limitaregli odori diffusi dalla lavorazione dei rifiuti. Al sopralluogo erano presenti itecnici dei comuni di Celico e Rovito e quelli del CAP. Per l’ennesima volta si haconferma di quello che viene denunciato da anni e cioè che non ci si può fidaredi ARPACAL e di conseguenza del Dipartimento Ambiente che dovrebbe esserel’ente che dispone il tipo e la quantità di verifiche da effettuare. Da qualchegiorno, nell’impianto erano stati notati movimenti di operai, che erano assentida molto tempo. Inoltre, un odore sgradevole aveva invaso i dintornidell’impianto. Durante i campionamenti effettuati per verificare l’emissione disostanze odorigene, è stato notato che tutte le porte dei capannoni eranoaperte. Inoltre, durante il primo campionamento, i tecnici hanno avuto difficoltàa creare la dovuta depressione nell’apparecchiatura che doveva prelevare l’ariain uscita dal filtro. Alla richiesta di mettere a verbale tali incongruenze èseguita l’irritazione prima del gestore e poi di ARPACAL, fino al punto cheentrambi sono arrivati a rifiutarsi di sottoscrivere un verbale. Il CAP denuncial’accaduto e ARPACAL minaccia querela.

    Il 19 settembre il Dipartimento Ambiente reitera per altri 60 giorni ilprovvedimento di sospensione dei conferimenti in discarica, smentendo ledichiarazioni false dell’Amministratore delegato della Mi.Ga., Alessandro Brutto,prontamente riportate da certa stampa, che annunciavano in pompa magna lariapertura immediata dell’impianto di Celico. Nel dispositivo viene richiesto algestore di provvedere ad una serie di adeguamenti tecnici, terminati i qualil’impianto sarà riaperto, e sottoposto a controlli.

    Il CAP ribadisce la necessità che i sindaci deliberino per chiedere alDipartimento Ambiente di avviare l’iter per il riesame dell’AIA.

    Il TAR accoglie altre richieste di rinvio. Dall’11 ottobre si passa all’8 novembre,al 31 gennaio 2018 e poi al 28 febbraio 2018.

    La metà di dicembre 2017 scatta l’operazione “Stige” diretta dal ProcuratoreCapo di Catanzaro Gratteri. Nelle intercettazioni si ascoltano loschi personaggidiscutere di rifiuti ospedalieri del cosentino da sotterrare vicino ad una scuoladel crotonese. Pare che i rifiuti fossero trasportati con i mezzi delle aziende deifratelli Vrenna.

  • Ad adiuvandum: sempre più unita la Presila dice no ai Vrenna

    In vista dell’udienza al TAR del 28 febbraio, i Sindaci dei Comuni di Celico,Spezzano della Sila, Rovito e Lappano e il Parco Nazionale della Sila, deliberanola costituzione in giudizio per sostenere il ricorso al TAR del Comune di Rovitocontro il rinnovo dell’AIA rilasciata alla MiGa. Nelle delibere si legge chel’intervento ad adiuvandum è richiesto “al fine di tutelare maggiormente gliinteressi della cittadinanza che, oltretutto, nel corso degli anni hacostantemente lamentato l’illegittimità dei provvedimenti autorizzatori emessidalla Regione Calabria, ritenuti fortemente lesivi dell’ambiente circostante.

    Vrenna si smarca con l’assist del solito Dipartimento Ambiente ma ilfronte NO DISCARICA non demorde

    Il 23 febbraio 2018 MiGa ritira il ricorso al TAR avverso la sospensiva deiconferimenti disposta dalla regione Calabria. Il gestore accetta le prescrizioniregionali che impongono l’apertura graduale, subordinata ad alcuniaccorgimenti tecnici e a migliorie strutturali, e l’avvio di un piano di controllodelle emissioni. Infatti, dal dicembre del 2017, il Dipartimento ha lavorato adapprontare una procedura di gara per l’assegnazione a terzi di un piano diMonitoraggio Olfattomentrico. Le verifiche, pur opportune, richiederanno tempimolto lunghi ed è previsto siano operate ad impianto funzionante: chiaramenteil tentativo è quello di riuscire nel frattempo a riempire la discarica e amonetizzare il più possibile. Contestualmente, quindi non per caso, ilDipartimento Ambiente dispone la riapertura dell’impianto dal 12 marzo 2018.

    E’ un chiaro gioco delle parti: il Dipartimento Ambiente è cosciente chel’impianto di Celico non è a norma, ma avendo rilasciato l’autorizzazione nel2008 e avendola rinnovata nel 2014, pur in assenza di requisiti indispensabili,non ha nessuna intenzione di rischiare, con il ritiro in autotutela, una richiestadi risarcimento danni ingente. Nello stesso tempo non vuole correre il rischio disoccombere in una eventuale richiesta di risarcimento danni per aver emessodei dispositivi di sospensione dei conferimenti. Il gestore dal suo canto cerca diottenere il massimo dei vantaggi continuando ad avere il coltello dalla parte delmanico. Non bisogna dimenticare, infatti, che l’unica discarica utilizzata dallaRegione per interrare gli scarti di lavorazione dei rifiuti prodotti in gran partedella Calabria, è quella privata dei fratelli Vrenna di Crotone.

    Il 9 marzo il Sindaco di Celico organizza una riunione urgente con gli altrisindaci della Presila, i legali e tecnici incaricati, il Consigliere RegionaleGiudiceandrea e il CAP. Si individuano strategie legali e politiche per provare abloccare la riapertura dell’impianto. Viene prodotto un documento con il quale

  • si rinnova la richiesta al Governatore Oliverio di non utilizzare Celico per lalavorazione/sversamento di rifiuti appartenenti al circuito pubblico e di nonsottoscrivere accordi con altre regioni per importare rifiuti extraregionali.

    Alla richiesta dei Sindaci seguono delle riunioni tecniche presso la cittadellaregionale. La Regione accetta di non disporre il conferimento di rifiuti pubblicinell’impianto. Rispetto al Piano olfattometrico di cui sopra, i Comunipresentano alcune osservazioni cercando di concordare le modalità di questomonitoraggio; il CAP presenta un documento col quale ribadisce la propriaposizione: nessun rilevamento scientifico e nessuna prescrizione tecnicasaneranno mai i vizi ab origine di una discarica illegale, che va chiusa. Larichiesta del CAP è che la Regione avvii un procedimento di riesame delleautorizzazioni impropriamente rilasciate e poi rinnovate. I cittadini presilani nonsono cavie umane e non sopporteranno un solo giorno in più di puzza einquinamento. Si raggiunge così anche un accordo rispetto alla necessità diprocedere con nuove sospensive in caso di molestie olfattive percepite dallapopolazione.

    Il 19 marzo si tiene una veglia di preghiera nella chiesa di Santa Barbara diRovito. Il prete don Francesco Greco, con il sostegno della Diocesi, usa parolepesanti come macigni benedicendo la lotta.

    Il 21 marzo il TAR rigetta il ricorso per l’annullamento del rinnovo dell’AIA. Ildispositivo chiarisce una volta per tutte che le autorizzazioni sono stateconcesse in violazione delle norme (ancora in vigore) sulle distanze minime daicentri abitati ma afferma che non è possibile annullare il provvedimento dirinnovo, perché il ricorso, nello specifico sulla questione distanza, andava fattoal momento del rilascio dell’AIA. I Sindaci presentano ricorso al Consiglio diStato avverso la sentenza e l’udienza è fissata al 24 gennaio 2019.

    Il 22 marzo inizia il conferimento in discarica di rifiuti provenienti dallaCampania. Il CAP scrive al Dipartimento Ambiente chiedendo immediateinformazioni, sollecitando l’ARPACAL ad effettuare verifiche e campionamenti ea darne contezza ai cittadini.

    Il 26 marzo viene rinvenuta una busta con due proiettili calibro 9 X 21 attaccataal portone di ingresso del municipio di Rovito.

    Nel frattempo il CAP organizza per il 28 marzo una manifestazione nella villettacomunale di Celico. Contestualmente l’Assessore all’Ambiente pubblica irisultati delle ispezioni dell’ARPACAL. In discarica sarebbero stati conferiti scartidi plastica e carta provenienti dal circuito COREPLO e compost fuori specificaper ricopertura. È chiaramente un tentativo di placare la rabbia. Il giornosuccessivo il CAP organizza un sit-in al bivio “Petramuni” della SS107 permonitorare il traffico di rifiuti e informare la popolazione.

  • Dopo qualche ora, in una dichiarazione alla stampa l’amministratore della MiGaattacca a testa bassa la chiesa e il Sindaco di Celico. La prima sarebbeincoerente per aver venduto, a Crotone, un terreno destinato a deposito dirifiuti, il secondo avrebbe la colpa di aver ribaltato le decisioni dei suoipredecessori favorevoli alla realizzazione dell’impianto.

    L’autunno del 2018

    A novembre 2018 prende il via il piano di monitoraggio olfattometrico curatodall’aggiudicatario della gara, la società Osmotech S.r.l. di Pavia. Ilmonitoriaggio, della durata di circa un anno, è articolato in tre fasi e utilizza, incombinazione, modelli teorico-pratici, segnalazioni anonime di privati cittadinie analisi olfattometriche tramite nasi elettronici. È il piano di monitoraggio piùsofisticato che la Regione abbia mai messo in piedi. Il Piano sopperiscefinalmente all’incapacità tecnica dell’ARPACAL di effettuare i dovuti controlli erappresenta un utile riscontro, e forse anche un deterrente rispetto a pratichedi mala gestione delle lavorazioni, ma è anche vero che, nelle more di questeattività di ricerca, l’impianto rimane operativo e i presilani, dopo anni di lotte epatimenti, poco necessitano di ulteriori conferme. L’impianto è illegale e il suoimpatto socio-ambientale è intollerabile.

    Per info sul piano di monitoraggio:https://drive.google.com/file/d/16lCfo9pwG6UHdSqAe_sgQejI58XWHMtL/view

    Dopo l’avvio del piano di monitoraggio, segue qualche mese in cui tuttosembra tacere. La discarica, nella dimensione attualmente autorizzata, è quasicolma e rimangono pochi mesi di abbanco. In ogni caso, anche a discaricaesaurita, rimarrà utilizzabile l’impianto di lavorazione dei rifiuti. Quest’ultimoriceve l’umido dalle città di Salerno e Napoli, una pratica non proprio limpidagiacché la legge vieta la movimentazione di rifiuti pubblici in assenza di unaccordo specifico tra le regioni. Per vederci più chiaro il CAP invia una richiestadi chiarimenti al Dipartimento Ambiente il quale risponde che la lavorazione deirifiuti campani è conforme alle norme in quanto trattasi di materiale trattato etrasformato. A questo proposito, alcune sentenze di Cassazione riconoscono alrifiuto solido urbano lavorato la classificazione di speciale, altre no. La materiaè ostica e non esiste una sola consolidata certezza in tema. Un eventualericorso al TAR e poi al Consiglio di Stato richiederebbe tempi lunghi e costieconomici insostenibili. E quindi per il momento questa vicenda vieneaccantonata.

    Dicembre 2018. La gestione ATO: un ritorno a tempi più bui?

    https://drive.google.com/file/d/16lCfo9pwG6UHdSqAe_sgQejI58XWHMtL/view

  • Cosa sono gli ATO? Brevemente: una legge nazionale del 2011, recepita conuna legge regionale del 2014, prevede che siano i comuni ad occuparsi dellagestione del ciclo dei rifiuti tramite gli ATO (Ambiti Territoriali Ottimali). InCalabria gli ATO sono 5 e ognuno comprende i paesi delle diverse province. Ilpresidente dell’ATO di Cosenza è l’avv. Marcello Manna, sindaco di Rende.

    Anche se è dal 2015 che la Regione sollecita i Comuni a predisporre ogni attonecessario per iniziare a gestire direttamente la raccolta e lo smaltimento deirifiuti, quando, al 31 dicembre 2018, si realizza l’ormai improrogabile passaggiodi competenze, gli ambiti si fanno trovare del tutto impreparati. Quello diCosenza e provincia ha una sola discarica attiva e per altro in corso diammodernamento, poco o nulla è stato fatto per cambiare radicalmente lemodalità di produzione e smaltimento dei rifiuti, e ancora una volta si cercano(per ora senza trovarli) luoghi idonei a costruire nuove discariche. Le ormaiconsuete gare per lo smaltimento extra regionale sono andate deserte e laCalabra Maceri, il principale operatore del settore nell’ambito del cosentino,minaccia la possibilità di non voler collaborare direttamente con i comuni,perché spesso e volentieri questi sono risultati economicamente inadempienti.Inoltre, la giunta regionale vive un momento di forte instabilità politica, datoche il presidente Oliverio è stato destinatario di una misura cautelarenell’ambito di una significativa indagine giudiziaria. Ed è stante questasituazione, magari ancora una volta artatamente creata, con una nuovapaventata emergenza alle porte, che “improvvisamente”, dal cilindro diqualche politico prestigiatore spunta la discarica di Celico e la possibilità di unsuo utilizzo nel circuito pubblico. Un terribile passo indietro. I cittadini presilanisono ancora una volta beffati.

    È del 18 dicembre 2018, una comunicazione tra Argruso (Dirigente settorerifiuti) e il presidente dell'ATO Cosenza (avv. Manna sindaco del Comune diRende) in cui per la prima volta si cita uno schema di contratto "in corso distipula" con Mi.Ga. Srl […] secondo il quale la Mi.ga si troverà ad incassare3.300.000 euro per l’attività di smaltimento dei rifiuti pubblici, per unquantitativo di 120 tonnellate giornaliere dal lunedì al sabato.

    Ancora una volta promesse non mantenute. La Mi.GA. e il suo impianto illegalesono di nuovo al servizio del circuito pubblico calabrese. Il rischio che Vrennarichieda un sovrabbanco, dato che per lui c’è ancora possibilità di fare affari inPresila, si fa sempre più alto.

    Il futuro

    La lotta per la difesa della legalità, dell’ambiente e della salute non termineràsino a quando i cittadini non l’avranno vinta.

  • Si sentirà parlare ancora per anni della lotta di Resistenza del popolo Presilano.

    Presila, gennaio 2019.

    Il Comitato Ambientale Presilano

    “U ciucciu ce care na vota…” - La seconda discaricaBusiness is business - Entra in scena la famiglia VrennaMa chi sono “i Vrenna”?La regione Calabria non è ancora collaborativa ma gli amministratori di Celico non si scoraggiano: “la discarica sa ‘dda fa”.Arriva Brutto- Tutto cambia.Ma, chi è Luigi Corrado?Ma chi è Giuseppe Graziano?Ritorniamo all’amministrazione Corrado: la realizzazione della discarica è stata voluta ad ogni costo infischiandosene della salute dei cittadini.2014 - L’ emendamento OrsomarsoFebbraio 2014 – La Presila resisteLa battaglia legaleLa nuova resistenza presilana e la culturaNonostante tutto - Il rinnovo delle autorizzazioni, il rinnovo dell’Emendamento già Orsomarso ora GiudiceandreaLa caparbietà del CAP impone alla Regione di non sversare mai più tal qualeIl Comitato Ambientale Presilano non demordeLa realizzazione dei capannoniIl nuovo Piano Regionale per la Gestione dei Rifiuti11 marzo 2016 - La politica banchetta con la MiGa15 marzo 2016 – Occupazione del Comune di Celico6 aprile – Le istituzioni locali cambiano strategiaAutunno del 2016In vista dell’udienza al TAR del 28 febbraio, i Sindaci dei Comuni di Celico, Spezzano della Sila, Rovito e Lappano e il Parco Nazionale della Sila, deliberano la costituzione in giudizio per sostenere il ricorso al TAR del Comune di Rovito contro il rinnovo dell’AIA rilasciata alla MiGa. Nelle delibere si legge che l’intervento ad adiuvandum è richiesto “al fine di tutelare maggiormente gli interessi della cittadinanza che, oltretutto, nel corso degli anni ha costantemente lamentato l’illegittimità dei provvedimenti autorizzatori emessi dalla