Diritto al cibo -...

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  • Diritto al cibo

    Dalla sicurezza alimentare alla Sovranit Alimentare

  • DIRITTO AL CIBO

    1 Levoluzione del diritto al cibo1.1 Il cibo: da bisogno a

    diritto umano pag.41.2 Malnutrizione nel

    mondo pag.101.3 Dalla sicurezza

    alimentare alla Sovranit Alimentarepag.14

    INDICE

    2 Le principali cause della fame nel mondo2.1 Dal colonialismo alle crisi

    mondiali: la disuguaglianza nellaccesso al cibo pag.18

    2.2 Il libero mercato internazionalee il neoprotezionismo pag.24

    2.3 Il modello industriale diproduzione, la Rivoluzione Verde e gli OGM pag.28

    2.4 Laccaparramento delle terre: lanuova frontiera del colonialismopag.32

    3 Risorse naturali e cambiamento climatico3.1 Energia, acqua, terra,

    biodiversit pag.363.2 Il modello industriale di

    produzione degli alimenti: causa ed effetto del

    surriscaldamento terrestrepag.42

    4 Alternative e buone pratiche nel rapporto tra uomo, ambiente e nutrizione4.1 Agricoltura sostenibile pag.46

    4.2 I custodi delle sementi e la tutela della biodiversit in pratica pag.504.3 La permacultura pag.54

    4.4 Il Commercio Equo pag.584.5 La filiera corta pag.60

    4.6 Consumo critico e responsabile pag.64

    Bibliografia pag.68Sitografia pag.71Filmografia pag.73

  • DIRITTO AL CIBO

    Il cibo un bisogno essenziale per la sopravvivenza di tutte le specie viventi. Anche lorganismo umano ha bisogno di un adeguato nutrimento per vivere, svilupparsi e crescere. Il cibo indispensabile alla salute fisica e mentale, lenergia che permette a tutti di pensare e di fare le pi semplici azioni quotidiane. In assenza di nutrimento il corpo e il cervello si debilitano, essendovi uno stretto rapporto tra lalimentazione e la salute

    lalimentazione.Il cibo, proprio perch essenziale e funzionale alla vita stessa, deve essere un diritto garantito a tutti, un diritto umano universale. Ma il passaggio dalla concezione di bisogno vitale a quella pi ampia e articolata di diritto umano si avuto soltanto nel secolo scorso. Un primo riconoscimento formale di

    neurologica e psichica. La mancata assunzione di elementi nutritivi, vitamine e minerali necessari per la sopravvivenza o la carenza alimentare protratta hanno degli effetti ancora pi deleteri sui bambini, causando molto spesso un minore sviluppo fisico e mentale (e a volte danni cerebrali irreversibili). Numerosi studi hanno dimostrato che esiste uno stretto legame tra malnutrizione, rendimento scolastico e futura capacit di lavorare e generare reddito degli adulti di domani. Proprio in questottica assume estrema importanza la Convenzione sui diritti dellInfanzia e dellAdolescenza (adottata dallAssemblea Generale ONU nel 1989 e ratificata da 191 Stati, tra cui lItalia nel 1991) che riconosce, allart.27, il diritto di ogni fanciullo ad un livello di vita sufficiente per consentire il suo sviluppo [], con limpegno vincolante per gli Stati firmatari di attuare politiche di sostegno alla famiglia, in particolare per quanto concerne

    1Levoluzione del diritto al cibo

    un diritto umano al cibo si avuto nel 1948 quando, nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (DUDU), venne sancito nellarticolo 25 il diritto di ogni individuo ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il proprio benessere [...] con particolare riguardo allalimentazione [...].

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    sseenziale e ssa,, deve essere utti, unu dirittoil passsaggio dalla vitale aa quella di dirittoo umanosecolo scoorsr o.

    nto formale di n diritto umano al cibo sii avavututoo el 1948 quando nella Dichiarazione

    Il cibo un bisogno necessario per la sopravvivenza. Unalimentazione quantitativamente e qualitativamente adeguata, che consenta a tutti di condurre una vita sana e attiva un diritto umano. Procedere allanalisi specifica del diritto al cibo, del sistema di produzione alimentare, delle politiche agricole ci fa comprendere come il cibo, che in modo quasi scontato troviamo ogni giorno sulle nostre tavole, in realt ha una multidimensionalit intrinseca. Quando si parla di cibo si parla s di agricoltura, allevamento e pesca, ma anche di politica energetica, di cambiamenti climatici, di sviluppo, di commercio internazionale, di diritti dei popoli.

    1.1 Il Cibo: da bisogno a diritto umano

  • Se il diritto al cibo un diritto umano, gode di tutte le caratteristiche che sono proprie di questi diritti e cio: fondamentale perch corrisponde alle esigenze vitali della persona; universale perch appartiene indistintamente a ogni essere umano; inviolabile perch nessun essere umano pu esserne privato; indisponibile perch nessuno pu rinunciarvi neanche volontariamente; indivisibile dagli altri diritti umani, che devono essere tutti parimenti difesi, promossi e riconosciuti; infine interdipendente perch per la sua piena realizzazione necessaria la

    contemporanea realizzazione di tutti gli altri diritti. Pertanto, per eliminare fame e povert necessario garantire altri diritti umani, come il diritto alla salute (ligiene, lacqua potabile, laccesso a cure e farmaci), il diritto ad avere unistruzione adeguata ecc.Tuttavia, una dichiarazione di principi come la DUDU d una definizione di diritto al cibo ancora troppo ampia e strettamente collegata al concetto di sussistenza. Soltanto 20 anni pi tardi, il Patto Internazionale

    5DIRITTO AL CIBO

    Se il diritto al cibo un diritto umano, gode di tutte le caratteristiche chesono proprie di questi diritti e cio: fondamentale perch corrispondealle esigenze vitali della persona;

    contemporanea realizzazione di tutti glialtri diritti. Pertanto, per eliminare fame e povert necessario garantire altri

    5DIRITTO AL CIBO

  • sui Diritti Economici, Sociali e Culturali del 1966 riafferma tale diritto in maniera pi precisa, introducendo anche il concetto di libert dalla fame (Art. 11). Si tratta di un riconoscimento importante dal punto di vista giuridico perch il Patto Internazionale vincolante per gli Stati firmatari (circa 145) a differenza della DUDU, impone cio il preciso obbligo di garantire tale diritto attraverso misure specifiche. Questa precisazione va fatta perch, insieme ai vantaggi di garanzia e di tutela, tutti i diritti implicano degli obblighi spettanti agli Stati. Tuttavia questi obblighi vengono diversamente interpretati a seconda del tipo di diritto da garantire. Gli studiosi, infatti, suddividono i diritti umani in 4 generazioni(1) a seconda del contesto storico in cui si sono sviluppati e conseguentemente della tipologia. Il diritto allalimentazione rientra nella categoria dei cosiddetti diritti di seconda generazione (diritti economici, sociali e culturali) per i quali prevale un obbligo positivo ovvero un impegno ad attivarsi per garantire i diritti e non

    semplicemente un obbligo di astenersi dalladottare condotte lesive di questi (i cosiddetti obblighi negativi, propri dei diritti di prima generazione). Ci significa che i meccanismi di tutela internazionale del diritto allalimentazione, come di tutti gli altri diritti di seconda generazione, dipendono dalle risorse finanziarie a disposizione e dalla possibilit o volont politica dei governi di garantirli. Questo implica forti disparit fra Stati e difficolt nel garantire il diritto al cibo a tutti, nonostante il proliferare dei suoi riconoscimenti internazionali. Ci vorranno altri 30 anni perch si passi alla definizione ancora pi ampia di sicurezza alimentare: bisogner aspettare il Vertice Mondiale sulla Fame della FAO, lOrganizzazione delle Nazioni Unite per lAlimentazione e lAgricoltura, tenutosi nel 1996. Secondo questa nuova definizione tutte le persone, in ogni momento della loro vita, devono avere accesso fisico, sociale ed economico a una alimentazione quantitativamente e qualitativamente adeguata, che consenta a tutti di condurre una vita sana e attiva.

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    (1) Le generazioni dei diritti:1 generazione: i diritti civili e politici;2 generazione: i diritti economici, sociali e culturali;3 generazione: i diritti di solidariet (il diritto alla pace, al godimento delle risorse della terra e dello spazio ecc.);4 generazione: i nuovi diritti legati ad esempio alla bioetica.

    DIRITTO AL CIBO

  • Bench i diritti collegati allalimentazione siano riconosciuti a diversi livelli nella maggior parte dei Paesi e in alcune Costituzioni, non sono di fatto promossi e difesi nella maggior parte dei Paesi in Via di Sviluppo. Ogni persona, infatti, dovrebbe avere accesso al cibo lungo tutto larco della propria vita e questo dovrebbe essere nutriente e sano, adeguato e in quantit sufficiente. Poi, compito dello Stato garantire, anche attraverso la legislazione, che ciascuno possa provvedere al proprio nutrimento o attraverso la produzione diretta oppure attraverso lacquisto di beni mediante il salario. Qualora il singolo non riuscisse a provvedere al proprio sostentamento (per cause gravi, malattie o vecchiaia), lo Stato dovrebbe intervenire direttamente in suo aiuto.Questa concezione del diritto al cibo, spesso disattesa, pone per in maniera ancora pi efficace lattenzione su un obbligo specifico di garanzia da parte di ogni Stato, che pu essere legittimamente rivendicato dai cittadini. Il diritto al cibo, infatti, non pu essere visto come un semplice obiettivo politico discrezionale e dipendente dalle risorse finanziarie a disposizione. Ciascun individuo deve poter vivere in un ambiente in grado di offrire nutrimento o, altrimenti, avere assistenza da parte della comunit politica, nel pieno rispetto della sua dignit. A tale fine, nel 2004, 191 Paesi membri del Consiglio della FAO hanno adottato allunanimit le cosiddette Direttive volontarie per la progressiva concretizzazione del diritto a una alimentazione adeguata nel quadro

    della sicurezza alimentare nazionale ovvero delle linee guida sul diritto allalimentazione che, anche se non giuridicamente vincolanti, delineano azioni specifiche e concrete che gli Stati devono intraprendere per la realizzazione del diritto al cibo. Questo documento, come afferma la stessa FAO, ha permesso alla Comunit internazionale di accordarsi per la prima volta sul pieno significato di sicurezza alimentare, segnando una delle tappe pi importanti nella storia del diritto allalimentazione. Bench la promozione della sicurezza alimentare sia un compito spettante ai singoli Stati, sono soltanto 22 le Costituzioni nazionali che sanciscono espressamente questo diritto. La Costituzione italiana, ad esempio, non contempla una specifica norma sul diritto al cibo e la sua tutela e garanzia viene generalmente ricondotta al pi ampio diritto alla salute, sancito allarticolo 32, mettendo ancora una volta in luce lo stretto legame tra la salute umana e laccesso a unadeguata alimentazione. Inoltre, per tutti quei diritti umani non espressamente presenti nelle nostre norme costituzionali si fa riferimento anche al pi generico articolo 2, il quale dichiara che La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili delluomo [...] e richiede ladempimento dei doveri inderogabili di solidariet politica, economica e sociale. Sono soltanto 22 le

    Costituzioni che sanciscono espressamente il diritto alla

    sicurezza alimentare.

    7DIRITTO AL CIBO

  • ARTICOLO 25 - DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI (1948)1. Ogni individuo ha il diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo allalimentazione, al vestiario, allabitazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari, ed ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidit vedovanza, vecchiaia o in ogni altro caso di perdita dei mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volont.2. La maternit e linfanzia hanno diritto a speciali cure ed assistenza. Tutti i bambini, nati nel matrimonio o fuori di esso, devono godere della stessa protezione sociale.

    ARTICOLO 11 - PATTO INTERNAZIONALE SUI DIRITTI ECONOMICI, SOCIALI E CULTURALI (1966)1. Gli Stati parti del presente Patto riconoscono il diritto di ogni individuo ad un livello di vita adeguato per s e per la loro famiglia, che includa unalimentazione, un vestiario, ed un alloggio adeguati, nonch al miglioramento continuo delle proprie condizioni di vita. Gli Stati parti prenderanno misure idonee ad assicurare lattuazione di questo diritto, e riconoscono a tal fine limportanza essenziale della cooperazione internazionale, basata sul libero consenso.2. Gli Stati parti del presente Patto, riconoscendo il diritto fondamentale di ogni individuo alla libert dalla fame, adotteranno, individualmente e attraverso la cooperazione internazionale, tutte le misure, e fra queste anche programmi concreti, che siano necessarie: a. per migliorare i metodi di produzione, di conservazione e di distribuzione delle derrate alimentari mediante la piena applicazione delle conoscenze tecniche e scientifiche, la diffusione di nozioni relative ai principi della nutrizione, e lo sviluppo o la riforma dei regimi agrari, in modo da conseguire laccrescimento e lutilizzazione pi efficaci delle risorse naturali; b. per assicurare unequa distribuzione delle risorse alimentari mondiali in relazione ai bisogni, tenendo conto dei problemi tanto dei paesi importatori quanto dei paesi esportatori di derrate alimentari.

    ARTICOLO 27 - DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI DELLINFANZIA E DELLADOLESCENZA (1989)1. Gli Stati parti riconoscono il diritto di ogni fanciullo a un livello di vita sufficiente per consentire il suo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale e sociale.2. Spetta ai genitori o ad altre persone che hanno laffidamento del fanciullo la responsabilit fondamentale di assicurare, entro i limiti delle loro possibilit e dei loro mezzi finanziari, le condizioni di vita necessarie allo sviluppo del fanciullo.3. Gli Stati parti adottano adeguati provvedimenti, in considerazione delle condizioni nazionali e compatibilmente con i loro mezzi, per aiutare i genitori e altre persone aventi la custodia del fanciullo ad attuare questo diritto e offrono, se del caso, unassistenza materiale e programmi di sostegno, in particolare per quanto riguarda lalimentazione, il vestiario e lalloggio.4. Gli Stati parti adottano ogni adeguato provvedimento al fine di garantire il mantenimento del fanciullo da parte dei suoi genitori o altre persone aventi una responsabilit finanziaria nei suoi confronti, sul loro territorio o allestero. In particolare, per tener conto dei casi in cui la persona che ha una responsabilit finanziaria nei confronti del fanciullo vive in uno Stato diverso da quello del fanciullo, gli Stati parti favoriscono ladesione ad accordi internazionali oppure la conclusione di tali accordi, nonch ladozione di ogni altra intesa appropriata.

    La tutela internazionale della sicurezza alimentare

    9DIRITTO AL CIBO

  • Secondo dati FAO, la condizione alimentare mondiale dellultimo decennio, non ha conosciuto particolari progressi, passando da circa 907 milioni di sottonutriti nel biennio 2005-2007 a 842 milioni nel 2011-2013. La condizione di fame, secondo una definizione quantitativa ormai comunemente accettata, si ha quando non viene raggiunta la soglia minima di contributo calorico giornaliero (tenendo conto del sesso, delle fasce di et e del peso corporeo medio), che oscilla tra le 1700 e le 2000 calorie, al di sotto della quale si manifestano malattie anche gravi, che possono portare alla morte. Per questo motivo, grandi rischi per la salute possono derivare non soltanto dalla , ma anche dalla malnutrizione (si veda Figura 2). Con malnutrizione si intende uno squilibrio - una carenza o un eccesso - nellassunzione di nutrienti e altri fattori necessari per una vita sana. La malnutrizione si pu manifestare come denutrizione, carenza di nutrienti essenziali (carenza proteica, energetica e di vitamine e minerali) o sovralimentazione. LOrganizzazione Mondiale della Sanit (OMS o WHO) stima che la met degli esseri umani, circa 3 miliardi di persone, soffra di un qualche genere di malnutrizione. Una persona su cinque nei Paesi in Via di Sviluppo soffre della pi grave tra le varianti della malnutrizione - la fame.LIndice Globale della Fame (2) (GHI Global Hunger Index) classifica i Paesi di tutto il mondo secondo il livello di insicurezza alimentare della popolazione nazionale, assegnando dei valori in una scala da 0 a 100. I valori pi bassi (tra 0 e 5) indicano situazioni in cui

    primi dieci Paesi sono stati Angola, Bangladesh, Cambogia, Etiopia, Ghana, Malawi, Niger, Ruanda, Thailandia e Vietnam. Il livello di fame rimane ancora allarmante o estremamente allarmante.Se poi si analizza la situazione di fame del mondo guardando in particolare alle donne e alle bambine, la complessit e

    la popolazione non patisce la fame, valori pi alti, invece, (a partire da 10) indicano situazioni di grave disagio; valori superiori al 30 indicano situazioni drammatiche di malnutrizione e quindi di forte emergenza. Secondo i dati raccolti per lelaborazione dellIndice Globale della Fame 2013, siamo ben lontani dal raggiungere progressi importanti nella riduzione della fame. Rispetto al 1990, 23 Paesi hanno compiuto progressi significativi, riducendo i rispettivi punteggi GHI del 50% o pi. 27 Paesi sono usciti dalle categorie estremamente allarmante e allarmante. In termini di progresso assoluto rispetto al GHI 1990, i

    linterdipendenza del diritto di accesso al cibo rispetto alla tutela di altri diritti umani appare ancora pi evidente. Il diritto di accesso al cibo, infatti, implica anche il rispetto dei diritti della donna e, in particolare, leliminazione

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    1.2 Malnutrizione nel mondo

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    di omme minnerali) meet

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    neel mondo

    (2) Il GHI combina 3 indicatori con uguale ponderazione: 1. La percentuale di sottonutriti sul totale della popolazione (che riflette la quota di popolazione con insufficienti assunzioni di energia alimentare).2. La prevalenza dellinsufficienza di peso nei bambini sotto i cinque anni (che indica la percentuale di bambini che soffrono di perdita di peso e/o riduzione della crescita).3. Il tasso di mortalit tra i bambini al di sotto dei cinque anni (che riflette parzialmente la fatale sinergia tra inadeguate assunzioni alimentari e ambienti insalubri). [cfr. Melgari V. Peziali S. (a cura di) La sfida della Fame 2009 Indice Globale, Link 2007 cooperazione in rete, 2009].

    DIRITTO AL CIBO

  • della disuguaglianza di genere e dellesclusione sociale. Come rilevato dal Rapporto sullIndice Globale della Fame del 2009, unendo i dati di questultimo allIndice che rileva la disparit di genere subito evidente che garantire alle bambine e alle donne laccesso ai servizi sanitari di base e allistruzione contribuisce a garantire anche il diritto al cibo. Di fronte al dilagante fenomeno della femminilizzazione della povert, leliminazione della disuguaglianza di genere e

    dellesclusione sociale delle donne nel mondo diventa un imperativo. Listruzione, in particolare, uno dei pi importanti indicatori dello sviluppo umano e, in Paesi in cui linsicurezza alimentare impedisce qualsiasi forma di sviluppo (economico, sociale, umano), eliminare le discriminazioni di genere(3)soprattutto nellaccesso allistruzione

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    (3) LIndice della Disparit di Genere si calcola sulla base di 4 sottoindici: partecipazione economica, istruzione, emancipazione politica e salute e sopravvivenza.

    della disuguaglianza di genere edellesclusione sociale. Come rilevato dalRapporto sullIndice Globale della Fame del 2009, unendo i dati di questultimo allIndice che rileva la disparit di

    dellesclusione sociale delle donnenel mondo diventa un imperativo.Listruzione, in particolare, uno deipi importanti indicatori dello sviluppoumano e in Paesi in cui linsicurezza

    11DIRITTO AL CIBO

  • permette anche di garantire il diritto al cibo a tutti indistintamente. Ancora una volta la multidimensionalit del diritto al cibo si mostra in tutta la sua evidenza.Le donne, infatti, si occupano della cura della famiglia, dei mariti e dei bambini, e di conseguenza provvedono al sostentamento di tutti i suoi membri. Se le donne avessero unistruzione e accesso ad adeguate cure sanitarie, sarebbero maggiormente in grado di garantire la sopravvivenza dei propri neonati, innescando processi virtuosi di sviluppo per lintera comunit.Nelle aree rurali dove vive la maggior parte delle persone che soffrono la fame, le donne producono la maggioranza degli alimenti consumati sul posto. Il loro contributo potrebbe essere maggiore se avessero un adeguato accesso alle risorse e ai servizi essenziali, come la terra, la disponibilit di credito e la formazione. Leliminazione

    degli ostacoli che bloccano le donne potrebbe essere la chiave per raggiungere lobiettivo mondiale sullalimentazione; ma per questo sono indispensabili politiche ispirate da una maggiore conoscenza delle difficolt e aspirazioni femminili, e anche dalla partecipazione delle donne contadine.

    Maggior rischio pergli adulti di malattiecroniche

    Svezzamento prematuro/inadeguato

    Infezioni frequenti

    Cibo, salute e cureinadeguate

    Sviluppo mentalecompromesso

    Inadeguatosviluppodella crescita

    RidottacapacitmentaleCibo, salute

    e cureinadeguate

    Ridotta capacitmentale

    Tasso di mortalitpi elevato

    Ridotta capacitdi prendersi

    cura dei bambiniAnziano

    Malnutrizione NeonatoNascita sottopeso

    AdolescenteArresto della

    crescita

    BambinoArresto della

    crescitaDonna

    Malnutrizione

    GravidanzaBasso aumento

    di peso

    Cibo, salute e cureinadeguate

    Mortalitper parto

    pi elevata

    Inadeguatanutrizionefetale

    Cibo,salutee cureinadeguate

    Figura 1 - Effetti della fame nel ciclo vitale. (Fonte: United Nations Standing Committee on Nutrition)

    13DIRITTO AL CIBO

  • Secondo una definizione fornita dalla FAO in occasione del Vertice Mondiale sulla Fame del 1996, sicurezza alimentare significa accesso fisico, sociale ed economico di tutte le persone ad alimenti sufficienti, sicuri e nutrienti che garantiscano necessit e preferenze alimentari per condurre una vita sana e attiva.Questa definizione pone laccento su 4 dimensioni della sicurezza alimentare che sono:1. La disponibilit: la presenza di cibo in una determinata area.2. Laccesso: la capacit di un nucleo familiare di ottenere questo cibo.3. Lutilizzo: labilit di una persona di selezionare, assumere e assorbire i nutrienti nel cibo a disposizione.4. La vulnerabilit nellapprovvigionamento: i rischi fisici, ambientali, economici, sociali e sulla salute che intaccano la disponibilit, laccesso e lutilizzo.Se da un lato il concetto di sicurezza alimentare cos inteso gi ampiamente articolato e pone laccento sulla multidimensionalit del problema della fame, dallaltro non tiene conto dellaspetto politico-sociale in cui il diritto di accesso al cibo deve essere garantito e quindi delle politiche locali, nazionali e internazionali che dovrebbero tutelarlo e favorirlo. Inoltre, il concetto di sicurezza alimentare non tiene conto delle modalit di produzione del cibo e della sua provenienza. Questi aspetti riguardano la politica economica nazionale, ma prendono in considerazione anche il sistema commerciale internazionale il quale, attraverso strumenti di difesa volti a influenzare gli scambi tra Paesi a

    Quella tra sicurezza alimentare e Sovranit Alimentare non una sottile differenza semantica, ma una visione strategicamente diversa, pi ampia e articolata di una problematica che sempre pi dimostra il suo carattere multidimensionale. Questa nuova visione di garanzia del diritto allaccesso al cibo si propone di contribuire nel

    vantaggio dei pi ricchi, ha delle forti implicazioni sullaccesso al cibo di numerose popolazioni.La definizione di sicurezza alimentare, inoltre, non tiene conto del modello di sviluppo della produzione agricola industriale e quindi delle monocolture e degli allevamenti intensivi, delluso di pesticidi, agenti chimici e ormoni della crescita, dellintroduzione di OGM (organismi geneticamente modificati) e dei loro effetti sulla salute globale e sullambiente.Il concetto di sicurezza alimentare pu essere quindi superato se si prende in considerazione laspetto pi politico dellintero sistema alimentare globale. In questo caso si parler di Sovranit Alimentare ovvero del diritto di ogni popolo di decidere, in modo diretto e partecipato, le proprie politiche in materia di alimentazione e di stabilire i sistemi pi idonei per salvaguardare e regolare il mercato interno e lautosufficienza.

    contempo a salvaguardare lambiente, la biodiversit e la sostenibilit della produzione agricola, tenendo conto dei bisogni della popolazione e di una corretta e sana alimentazione. Il concetto di Sovranit Alimentare viene introdotto per la prima volta nel 1996 da La Va Campesina,

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    1.3 Dalla sicurezza alimentare alla Sovranit Alimentare

    el 11996, alimenti

    urree una vita

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    e sulla salute

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    Alimmentare

    DIRITTO AL CIBO

  • Movimento internazionale di contadini, agricoltori e indigeni di tutto il mondo che si costituito nel 1992 raggruppando agricoltori dei Paesi ricchi e organizzazioni contadine dei cosiddetti Paesi in Via di Sviluppo, tutti con un unico obiettivo: battersi per i diritti di agricoltori, allevatori e pescatori a produrre il cibo, ad accedere alla terra, allacqua e alle sementi, nella consapevolezza che la produzione deve principalmente garantire lautosufficienza delle comunit locali e pu essere un modo per uscire dalla condizione di povert. Prendere coscienza e partecipare attivamente alla

    decisione politica con un processo che parta dal basso un punto chiave del concetto di Sovranit Alimentare, anche perch permette di identificare meglio i problemi e d lopportunit a chi coinvolto direttamente di risolverli in autonomia, scegliendo modalit attente ai diritti.Il movimento La Va Campesina si sviluppa nel preciso periodo storico in cui, con la costituzione del World Trade Organization (WTO - Organizzazione Mondiale del Commercio), la politica commerciale degli Stati, fino ad

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    Movimento internazionale di contadini,agricoltori e indigeni di tutto ilmondo che si costituito nel 1992raggruppando agricoltori dei Paesiricchi e organizzazioni contadine dei

    decisione politica con un processo cheparta dal basso un punto chiave del concetto di Sovranit Alimentare anche

    15DIRITTO AL CIBO

  • allora gestita in autonomia entro i confini nazionali (tra organizzazioni di agricoltori e istituzioni), diventa sempre pi globalizzata. Un organismo internazionale che si sostituisce, nella maggior parte dei casi, agli Stati stessi, portando avanti politiche che non tengono conto delle specificit di ogni territorio, ma che promuovono la visione del cibo come merce (sulla quale fare il massimo dei profitti possibile), lindustrializzazione del sistema agricolo e gli interessi delle multinazionali. Il WTO, nato nel 1994 dallUruguay Round del GATT (General Agreement on Tariffs and Trade), viene istituito con lo scopo di recepire, regolare e coordinare gli accordi internazionali sul commercio tra i 23 paesi firmatari. Con la costituzione del WTO, quindi, si va oltre la sottoscrizione di un trattato tra Stati e si decide di affidare le principali decisioni in materia commerciale a una organizzazione internazionale vera e propria, il cui obiettivo quello di ridurre, fino alla definitiva abolizione, le barriere tariffarie al commercio internazionale e tutti gli strumenti del cosiddetto protezionismo che gli Stati di volta in volta introducono per tutelare i produttori nazionali dalla concorrenza esterna. Di fatto, negli anni, questo obiettivo stato assolutamente disatteso e oggi esistono numerosi strumenti commerciali

    che favoriscono gli Stati pi ricchi danneggiando gli altri; si parla, infatti di neoprotezionismo. Non un caso che il ciclo di negoziati noti come Doha Round (una trattativa avviata nel 2001, in sede WTO, con lobiettivo di ridurre le barriere del commercio mondiale) siano stati, per ormai quasi 9 anni, dei continui fallimenti. Troppi interessi da parte di grandi potenze economiche, come gli USA, e di potenze emergenti, come Cina e India, soprattutto sulle barriere alle importazioni agricole volte a difendere il settore pi delicato delleconomia, hanno creato un vero e proprio stallo nelle negoziazioni, riavviate nel 2009 e concluse solamente nel Dicembre 2013.Per le sue radici storiche e politiche, il concetto di Sovranit Alimentare in netta contrapposizione con lattuale sistema economico e commerciale, di cui il WTO costituisce lincarnazione.

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  • La liberalizzazione del commercio internazionale e labbattimento della barriere doganali, la prevalenza del privato sul pubblico e il perseguimento del massimo profitto hanno creato e creano tuttora unerosione del sistema agricolo fondato sulla produzione familiare volta innanzitutto a garantire il fabbisogno delle comunit di appartenenza. In questo modo sono state messe a repentaglio le economie di quei Paesi che si basano principalmente sul settore agricolo devastando gli ecosistemi locali e globali. Il GATT danneggia tanto gli agricoltori dei paesi poveri quanto gli agricoltori impoveriti dei paesi ricchi a beneficio dei monopoli e delle imprese multinazionali (Dichiarazione di Managua 1992, La Va Campesina).Rivendicare la Sovranit Alimentare significa avere voce nel processo decisionale delle politiche agricole e sviluppare un approccio diverso e alternativo alle risorse: terra, acqua, energia, biodiversit. Tutela della biodiversit significa anche valorizzare la diversit culturale e le tradizioni di un determinato territorio, contro il rischio di degrado ambientale e sociale cui sono sottoposte le fasce pi deboli della popolazione. Il concetto di Sovranit Alimentare intende dunque restituire alle famiglie contadine di tutto il mondo, e in generale ai popoli della terra, la libert di produrre cibo prima di tutto per soddisfare il proprio fabbisogno e le proprie preferenze alimentari, che fondano le radici nella cultura, nella tradizione e nella biodiversit di ogni luogo.

    Ad oggi, le Costituzioni che garantiscono il diritto alla Sovranit Alimentare sono quelle di Ecuador, Bolivia, Venezuela e Mali.Nel corso dellultimo decennio si sono formati numerosi coordinamenti a livello internazionale e nazionale volti alla promozione della Sovranit Alimentare, con lintento di orientare la definizione delle politiche economiche, agricole e ambientali e di informare e tutelare i consumatori e gli stessi produttori. Tra queste, il CISA (Comitato Italiano per la Sovranit Alimentare), che riunisce pi di 270 organizzazioni (tra cui la stessa Fondazione We World Onlus), associazioni, movimenti e sindacati e che realizza azioni di pressione sulle istituzioni, progetti educativi e iniziative culturali nazionali e internazionali. Il CISA opera allinterno del pi ampio Comitato Internazionale per la Sovranit Alimentare, ma intende incidere, in particolar modo, sulla politica estera agroalimentare/commerciale italiana ed europea. Soprattutto questultima ha un grosso impatto sul sistema alimentare internazionale e necessita dunque di adeguati strumenti di regolamentazione capaci di tutelare i produttori, i lavoratori, i consumatori e i mercati.Trattandosi di politiche che hanno una forte incidenza sulla tutela dei diritti umani, il CISA si propone come foro della societ civile sulle questioni connesse alla Sovranit Alimentare.Rivendicare la Sovranit

    Alimentare significa avere voce nel processo decisionale delle

    politiche agricole.

    17DIRITTO AL CIBO

  • Per comprendere le motivazioni della condizione di insicurezza alimentare nel mondo e il perch questultima sia concentrata in alcune zone del pianeta, bisogna risalire quantomeno al colonialismo europeo il cosiddetto colonialismo classico che si sviluppato tra il XVI e il XX secolo. La conquista indiscriminata di territori e di nuovi spazi umani, infatti, ha avuto un forte impatto sulla societ, sul sistema

    larrivo dei francesi, la popolazione locale inizi a patire la fame, perch costretta dai dominatori a coltivare quasi esclusivamente alberi di caucci per produrre il lattice, necessario a sviluppare lindustria automobilistica francese. Questo aneddoto riassume perfettamente quanto avvenuto nel corso di secoli di dominazione

    di relazioni e sulla cultura di interi continenti. Il colonialismo, la conquista e linvasione europea hanno scardinato i capisaldi culturali delle popolazioni locali e ne hanno distorto il sistema sociale, economico e produttivo. La capacit di generare forme di sussistenza familiare e comunitaria che, in Africa come in America Latina, permetteva di condurre una vita degna e in armonia con lambiente circostante, stata sradicata con lo sviluppo intensivo di colture destinate alla crescita industriale ed economica dei Paesi colonizzatori, per non parlare della tratta degli schiavi. Nel lontano 1830, un funzionario francese della colonia dellAlto Volta, lattuale Burkina Faso, descriveva in una lettera indirizzata alla moglie, come prima dellarrivo dei francesi la popolazione locale coltivasse tutto ci che era necessario alla sopravvivenza, riuscendo a immagazzinare le scorte per i periodi di carestia e di cattivo raccolto; soltanto venti anni dopo

    2Le principali cause della fame nel mondo

    coloniale e quanto la condizione di fame nel mondo sia una nostra precisa responsabilit. Le logiche del colonialismo e dellimperialismo che apparentemente si sarebbero concluse negli anni 60 con il definitivo riconoscimento dellindipendenza politica delle

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    popoolazionefamme, perchri a coltivare

    alberri di cauccinecesssas rio a utomoobilistica doto riasassume avvenutto o minazione

    oloniale e quanto la condndizizioionene ddii ame nel mondo sia una nostra precisa

    La quantit di cibo prodotta nel mondo in grado di soddisfare i bisogni dellintera popolazione globale. Il problema reale riguarda laccesso al cibo e quindi limpossibilit per le fasce pi povere della popolazione di produrlo o di acquistarlo. La condizione di fame nel mondo in cui versano milioni di persone ha delle cause molto complesse e spesso correlate tra loro. Affondano le radici nella storia, a partire dal colonialismo classico e sono il frutto di un modello di sviluppo internazionale che gi oggi sta dimostrando la sua insostenibilit anche attraverso le numerose crisi del XXI secolo. Di fronte al fenomeno della fame nel mondo, che da pi parti stato defi nito un genocidio silenzioso, le azioni internazionali appaiono sempre pi insuffi cienti e ineffi caci.

    2.1 Dal colonialismo alle crisi mondiali: la disuguaglianza nellaccesso al cibo

    DIRITTO AL CIBO

  • ex colonie, di fatto si ripresentano oggi sotto forme diverse. Si parla ormai di neocolonialismo e di colonialismo economico e culturale. Se quello classico veniva esercitato direttamente dai Paesi europei sulle ex colonie, il secondo attiene invece pi allera della globalizzazione e alla conquista dei mercati di sbocco, in cui i Paesi ricchi possono riversare le eccedenze della loro produzione, in cui possibile sfruttare le materie prime e la forza lavoro a basso costo e in cui si esporta un modello economico e sociale capace di generare gli stessi bisogni in ogni parte del mondo,

    indipendentemente dalla storia e dalla cultura di ciascun Paese, in una relazione sempre pi globale di interdipendenza economica, politica, sociale e ambientale. Tuttavia, le relazioni di interdipendenza vanno generalmente a vantaggio di chi ha pi potere. Antonio Papisca (docente di Tutela internazionale dei diritti umani e di Organizzazione internazionale dei diritti umani e della pace, Facolt di Scienze politiche - Universit di Padova) afferma che linterdipendenza

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    ex cololononieie, didi ffatattoto ssii ririprpresesenentatanonooggi sotto forme diverse. Si parlaormai di neocolonialismo e di cocololoninialalisismomo eecocononomimicoco ee cculultuturaralele. Se quello classico veniva esercitato

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    19DIRITTO AL CIBO

  • in quanto tale [diventa] nientaltro che lo stesso sistema internazionale messo a nudo, [dove questultimo ] linsieme interrelato di influenze ineguali o pi esattamente di nuovi rapporti di potere in cerca di legittimazione. Tuttavia, il sistema di potere che ha generato lattuale modello di sviluppo internazionale sta dimostrando nel tempo la sua insostenibilit e sta comportando dei costi che non sono distribuiti in modo equo. Lo dimostrano le numerose crisi del XXI secolo ancora in corso: le crisi economica, alimentare, energetica, ambientale e sociale, che stanno determinando la diffusione dellinsicurezza alimentare e della povert.La crisi economica e finanziaria che dal 2008 ha colpito tutti gli Stati del mondo (anche se con un impatto ed effetti diversi, ma con un ruolo sicuramente importante nella diffusione della condizione di povert) una reale dimostrazione del sistema speculativo globale. Come dichiarato dalla FAO chi sta pagando le maggiori conseguenze della crisi proprio la popolazione pi povera del mondo. In condizioni di crisi con un forte impatto sulleconomia globale, la ricerca di fonti alternative di reddito, in particolare per le fasce pi deboli e vulnerabili, pu facilmente alterare gli equilibri esistenti, minare la coesione sociale e generare ulteriori gravi spirali di

    povert. Tuttavia, la FAO ha anche posto laccento sul fatto che la condizione di malnutrizione nel mondo continua a diffondersi in maniera costante da ben prima della recessione economica mondiale, indicativamente dal 1995 in poi, ovvero da quando si registrato un calo sostanziale degli aiuti pubblici allo sviluppo destinati allagricoltura. I dati sono particolarmente allarmanti se confrontati con quelli degli anni 80 - primi anni 90, in cui molti progressi erano stati fatti nella lotta alla fame. Dal 2007 laumento esponenziale dei prezzi di beni di prima necessit, che tuttora non tende a diminuire, ha determinato una vera e propria crisi alimentare. Secondo alcune tesi, laumento dei prezzi di alcuni alimenti basilari come il grano o il riso sarebbe dovuto in primo luogo alle economie emergenti, cio allaumento

    20 DIRITTO AL CIBO

  • delle classi medie indiane e cinesi che, diventate pi ricche, richiedono sempre pi cibo; in secondo luogo alla diffusione e sempre maggiore richiesta di biocombustibili (di cui si parler in seguito) derivanti dal grano e dal mais. Entrambe le tesi non sono sufficienti a spiegare aumenti cos repentini dei prezzi (il prezzo del riso aumentato del 75% in due mesi e quello del riso bianco thailandese triplicato dallinizio del 2007, aumentando del 10% solamente in una settimana).Appare pi realistica la tesi di alcuni analisti della finanza internazionale che addebita laumento repentino dei prezzi di alimenti basilari alle speculazioni sul cibo, che nel mercato finanziario viene considerato come commodity, ovvero come il petrolio o loro. Gli investitori finanziari che stanno scappando dal mercato immobiliare, si stanno orientando sulle commodities, in particolare quelle agricole. Il flusso di capitale generalmente speculativo si sposta in cerca di alti rendimenti e, quindi, per puro guadagno. La conseguenza che aumenta il denaro investito in cibo e questo fa aumentare i prezzi.La Banca Mondiale nel 2008 individuava 33 nazioni a rischio di arresto sociale dovuto allaumento dei prezzi delle derrate alimentari. Dal Messico al Pakistan, il prezzo di alcuni alimenti raddoppiato in tre anni e ha provocato disordini in numerosi Paesi. I tre principali cibi al mondo riso, mais e grano diventano sempre meno accessibili. Il prezzo del pane quasi raddoppiato e chi vive in condizioni di povert

    estrema (cio con meno di 1 dollaro al giorno) non ha la possibilit di acquistare questi beni di prima necessit. Le reazioni a catena che provengono dai governi che maggiormente esportano questi cibi stanno generando un circolo vizioso, che si innescato in seguito alla forte interdipendenza dei mercati e al sistema economico internazionale. Per esempio: il Vietnam, terzo esportatore mondiale di riso, riduce le esportazioni a causa dellinflazione; la Cina, il maggiore produttore di cereali al mondo, inizia a diminuire la vendita allestero di grano, mais e riso; lEgitto proibisce le esportazioni di riso; il Kazakistan, sesto maggiore esportatore di grano al mondo, ha annunciato un piano restrittivo delle esportazioni. Le restrizioni alle esportazioni generano aumenti vertiginosi dei prezzi dei cibi di prima necessit in quanto, a parit della domanda mondiale, vi una disponibilit inferiore. Con una situazione come quella attuale, il sistema economico e politico internazionale potrebbe anche, nel breve periodo, stravolgersi. Basti pensare che i maggiori esportatori mondiali di cibo potrebbero a breve diventare le nuove potenze economiche, e tra questi ci sono il Canada, il Brasile, il Kazakistan, la Russia e alcuni Stati dellAfrica.Per far fronte a situazioni di grave crisi, come spesso accade, le famiglie modificano le abitudini alimentari e il pi delle volte il cambiamento viene indirizzato verso cibi di scarsa qualit, che determinano malnutrizione; inoltre, le spese in cure mediche e istruzione vengono ridotte per destinare quanto risparmiato allacquisto di cibo. Calcolando la percentuale del budget

    Il cibo per il mercato finanziario una commodity, come il

    petrolio o loro.

    21DIRITTO AL CIBO

  • 22

    familiare destinata allacquisto di cibo, si pu vedere come questa aumenti nei Paesi pi poveri in modo sostanziale. Non un caso che negli USA allacquisto di cibo venga destinato solo il 16% del reddito familiare, in Nigeria il 73%, in Cina il 28%, in India il 33% e in Vietnam il 65%.La Comunit internazionale nel 2000, in occasione della Conferenza del Millennio, ha adottato una Dichiarazione in cui tutti gli Stati si sono impegnati a definire 8 Obiettivi da raggiungere entro il 2015, per intervenire sulle principali cause di povert e di mortalit nel mondo. Lultimo Rapporto ONU sugli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (2014) mostra come le azioni combinate di governi, societ civile e settore privato abbiano prodotto notevoli progressi nel soddisfare molti degli obiettivi, tra cui: il dimezzamento del numero di persone che vivono in condizione di estrema povert, laccesso allacqua potabile per due miliardi di persone, la riduzione della mortalit da malaria, tubercolosi e infezioni da HIV. Rispetto allObiettivo 1: dimezzare la povert estrema e la fame si evince che, nonostante la percentuale di persone denutrite nei Paesi in Via di Sviluppo sia passata dal 24% nel biennio 1990 1992 al 14% nel biennio 2011 2013, c ancora molto da fare per garantire il raggiungimento di questo obiettivo, soprattutto nei Paesi che hanno registrato pochi progressi. Secondo le ricerche dellIstituto Internazionale di Indagine sulle Politiche Alimentari, laumento delluso di agro-combustibili aggraver ulteriormente la situazione, con aumenti spropositati dei prezzi del mais e di altri beni primari. Laumento repentino dei prezzi impedisce laccesso al nutrimento da parte delle fasce pi deboli, ma le coltivazioni intensive di agro-combustibili hanno conseguenze ancora pi gravi. Questo tipo di colture provoca innanzitutto unerosione del suolo e una sostanziale perdita della biodiversit esistente. Ma soprattutto non destinato alluso alimentare, serve per la produzione di energia alternativa necessaria per poter continuare a sostenere lattuale modello di sviluppo economico e i nostri ritmi di crescita. Gli effetti sulle popolazioni locali sono devastanti: viene negato loro laccesso al cibo e ai prodotti della terra nel breve e nel lungo termine, per favorire lacquisto di prodotti di importazione; si incrementa il processo di inaridimento del suolo e la distruzione delle variet locali; viene minacciata la disponibilit di accesso allacqua perch lagricoltura industriale e la produzione di agro-

    combustibili necessitano di quantit notevoli di risorse idriche; vengono immesse nel suolo, nellaria e nelle acque sostanze inquinanti, dannose per la salute umana, soprattutto per quella dei bambini.

    Il fallimento della lotta alla fame nel mondo potrebbe generare una crisi alimentare di lungo periodo.

    DIRITTO AL CIBO

  • Il mancato accesso al cibo, la fame e la malnutrizione nel mondo sono in buona parte il frutto del nostro sistema di sviluppo e le cause vanno ricercate soprattutto nelle leggi del mercato internazionale, che favoriscono gli interessi dei Paesi ricchi, e nelle politiche agricole degli ultimi decenni.Queste ultime hanno stimolato sempre pi una produzione di tipo industriale e orientata allesportazione, piuttosto che alla salvaguardia della produzione e della biodiversit locali. La ricetta imposta da grandi istituzioni internazionali come il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale, stata quella di unapertura dei sistemi agricoli al mercato: ciascun Paese si specializza nella produzione pi conveniente e vantaggiosa e, attraverso i ricavi della vendita sul mercato internazionale, acquista tutti gli altri beni che in altri Paesi vengono prodotti a un costo inferiore a quello necessario per la loro produzione interna. Inoltre, per rispondere alla domanda globale di un determinato prodotto si pensato che fosse opportuno industrializzare la produzione agricola, forzare i cicli biologici e naturali e intervenire per una sempre maggiore resa del terreno, delle piantagioni, dellallevamento e della pesca.Sebbene la logica che sta alla base di questa nuova idea di mercato possa sembrare efficiente e ineccepibile, le conseguenze che ha avuto sui Paesi poveri sono state disastrose. Il problema di fondo che il cibo non soltanto una merce di scambio, ma ha innanzitutto un valore nutrizionale che la produzione agricola industriale ha alterato, creando gravi situazioni di malnutrizione; ha inoltre un valore culturale legato alla

    Lapertura delle economie nazionali al mercato internazionale ha anche favorito alcune pratiche commerciali che rientrano nel cosiddetto neoprotezionismo e che di fatto hanno creato profonde distorsioni nella concorrenza di mercato, ovviamente a scapito delle economie pi deboli dei Paesi poveri. Si pensi agli ingenti sussidi

    storia, al territorio, alle tradizioni locali e ai rapporti sociali allinterno delle comunit. I sistemi locali garantivano perlopi condizioni di autosufficienza alimentare, ma una volta sostituiti dalla produzione industriale intensiva hanno provocato lespropriazione delle terre dei contadini e la conseguente insicurezza alimentare degli stessi, nonch uno spostamento dalle campagne alle citt o lemigrazione verso altri Paesi, minando cos la coesione sociale delle comunit di appartenenza e degli stessi nuclei familiari.Le condizioni di fame e di mancato accesso al cibo sono dovute anche allimposizione di prezzi troppo alti per tutti quegli alimenti che, con lapertura ai mercati internazionali, non vengono pi prodotti internamente e sono ora troppo costosi per permetterne laccesso a quella parte di popolazione che vive con meno di 1 dollaro al giorno.

    alla produzione e allesportazioneche lUnione Europea e gli Stati Uniti mettono in atto, favorendo fra laltro quella pratica commerciale che permette di vendere i propri prodotti alimentari nel mercato internazionale a un prezzo pi basso del costo di produzione, nota come dumping.

    24

    2.2 Il libero mercato internazionale e il neoprotezionismo

    utttoatoo i ultimi

    i. LLa ricetta

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    DIRITTO AL CIBO

  • LUnione Europea, in particolar modo, ha messo a sistema questa pratica di sostegno allagricoltura mediante sussidi attraverso la PAC - Politica Agricola Comunitaria (una delle politiche comunitarie pi importanti), principalmente per due ragioni: primo, perch la met del territorio europeo destinato a allagricoltura; secondo, perch lEuropa il maggiore esportatore mondiale di prodotti agroalimentari (e contemporaneamente il maggior importatore di cibo). Le esportazioni di cibo contribuiscono a mantenere livelli occupazionali per la nostra economia fondamentali, ma allo

    stesso modo il quantitativo di prodotti importati ha un impatto considerevole sui livelli di occupazione e di reddito di alcuni Paesi in Via di Sviluppo. Dunque, non un caso che alla PAC venga destinato circa il 34% del bilancio dellUE, che infatti detiene anche il primato mondiale nella concessione di sussidi allesportazione. Per converso, nei Paesi poveri il problema del sottoinvestimento in agricoltura ha limitato e limita tuttora fortemente lo sviluppo di un sistema agricolo capace di garantire la sicurezza alimentare, in

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    LUnione Europea, in particolar modo,ha messo a sistema questa pratica di sostegno allagricoltura mediantesussidi attraverso la PAC - PoliticaAgricola Comunitaria (una delle

    stesso modo il quantitativo di prodotti importati ha un impatto considerevole sui livelli di occupazione e di reddito

    25DIRITTO AL CIBO

  • particolar modo, durante i periodi di crisi economica come quella recente. In Arabia Saudita, per esempio, il trend di diminuzione della produzione agricola stato proiettato al 2016 e lo scenario che si prospettato quello di un Paese di 28 milioni di abitanti dipendente al 100% dalle importazioni di cibo. Quando il pubblico e il privato subiscono una tale contrazione, gli investimenti (e in particolare quelli in agricoltura) tendono a ridursi notevolmente, come dimostrato anche nelle precedenti grandi crisi economiche degli anni 70 e 80. Se al sottoinvestimento si aggiungono pratiche commerciali internazionali che inibiscono lautonomia e la crescita dei Paesi poveri a causa delle barriere doganali o dei sussidi alla produzione, non possibile innescare dei processi di sviluppo capaci di aiutare le popolazioni rurali, che rappresentano tre quarti degli affamati nel mondo, a nutrirsi in modo autonomo

    e a sfuggire alla povert.Considerato che oggi il 65% delle persone povere vive nelle zone rurali, necessario pi che mai un intervento e investimenti in agricoltura. La FAO ha stimato che, a oggi, per risolvere il problema della fame nel mondo basterebbe un investimento di 44 miliardi di dollari ovvero soltanto l8% dei comuni investimenti dei Paesi ricchi e industrializzati, che molto spesso vengono destinati ad altri settori o investiti male.Lattuale sistema alimentare mondiale assolutamente disuguale e inefficace e il rapido incremento del numero di persone che soffrono la fame impone un intervento immediato da parte dellintera Comunit internazionale.

    26 DIRITTO AL CIBO

  • Come dichiarato anche dalla FAO, sono necessari interventi strutturali che abbiano una forte incidenza sulle cause della fame e della povert. Oltre alle politiche macroeconomiche volte a minimizzare limpatto immediato della crisi, i governi dovrebbero incoraggiare gli investimenti in agricoltura migliorando anche la governance e i programmi di tipo sociale. Sarebbe anche importante prevedere delle attivit che generino reddito per le fasce pi povere della popolazione che vive nelle zone urbane o periurbane.

    Per risolvere il problema della fame nel mondo basterebbe un investimento di 44 miliardi

    di dollari, solo l8% degli investimenti dei Paesi ricchi.

    27DIRITTO AL CIBO

  • Il modello industriale di produzione di alimenti si sviluppato a seguito della continua crescita dei fabbisogni alimentari mondiali (anche indotti) e dellesigenza di ridurre gli spazi per la coltivazione e lallevamento per sviluppare un sistema mondiale di produzione degli alimenti che fosse sempre pi aperto ai mercati internazionali. Ci ha comportato quel processo di industrializzazione del settore attraverso lintroduzione di meccanizzazione, fitofarmaci, fertilizzanti, ingegneria genetica capace di sfruttare al massimo il rendimento e di favorire processi pi rapidi. Si parla infatti di agricoltura e allevamento intensivi (contrapposti al modello estensivo), tutti volti ad ottenere la migliore resa nel minor tempo possibile.La Rivoluzione Verde quel processo che ha consentito un incremento della produzione agricola grazie alluso di determinate variet vegetali geneticamente selezionate e a sufficienti dosi di fertilizzanti e altri prodotti agrochimici. Rivoluzione Verde un termine usato per descrivere un vertiginoso boom della produttivit agricola nel mondo in via di sviluppo tra il 1960 e il 1990. Durante questi decenni, in molte regioni del mondo, e specialmente in Asia e in America latina, il raccolto dei cereali pi importanti (riso, grano e mais) pi che raddoppiato. Anche altre coltivazioni hanno avuto aumenti significativi.La spinta per un aumento della produzione agricola - laddove questa originariamente costituiva un vantaggio competitivo - e dei profitti, ha orientato la scelta su un numero limitato di variet di piante e di razze animali ad alto rendimento. Lidea innovativa del Premio Nobel per la pace Norman Borlaug fu quella di introdurre nelle piantagioni

    migliorate, riducendo sensibilmente il ricco patrimonio di sementi esistente in natura.Le pratiche di ingegneria genetica moderna applicata allagricoltura e alla produzione di cibo vanno spesso nella stessa direzione. La nuova frontiera dellingegneria genetica quella degli OGM (organismi geneticamente

    del Messico (nel 1944) delle variet ad alta resa (HYV - High Yielding Variety) soprattutto frumento e riso geneticamente modificati da piantare nelle aree a forte rischio di carestia. Tuttavia, quella che stata definita la Rivoluzione Verde implicava luso indiscriminato di concimi, pesticidi e diserbanti chimici, per aumentare nel breve periodo la resa della terra e il profitto di coloro che ne detengono la propriet. Questo processo, inizialmente salutato con favore perch in grado di aumentare la produttivit e la resa ha, con il tempo, rivelato tutti i suoi effetti devastanti. Oltre allinquinamento della falde acquifere, del suolo e dellaria e, di conseguenza, alle serie minacce per la salute, ha causato una perdita senza precedenti della biodiversit. Sono scomparsi interi sistemi agricoli tradizionali e indigeni, con le loro variet di specie, per fare spazio alle monocolture di variet

    modificati). Un OGM un essere vivente (batteri, piante o animali) al quale stata modificata o eliminata, grazie a procedimenti di ingegneria genetica, una porzione di patrimonio genetico allo scopo di ottenere nuove caratteristiche, che non si sarebbero mai potute sviluppare spontaneamente in quella tipologia di organismo.

    28

    2.3 Il modello industriale di produzione, la Rivoluzione Verde e gli OGM

    esccita deitivaazione esemmpre piel ssettore

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    e e gli OGM

    DIRITTO AL CIBO

  • Gli OGM sono oggi utilizzati principalmente nellambito dellalimentazione, dellagricoltura, della medicina, della ricerca, e dellindustria. Gli scopi sono molteplici, ma nel settore dellagricoltura e dellallevamento sono principalmente volti allaumento della produttivit attraverso lottenimento di variet resistenti ai parassiti o agli erbicidi o, nel caso degli animali, attraverso specie con caratteristiche produttive e riproduttive migliorate o di resistenza alle malattie.Attorno agli OGM, oggi, c un forte dibattito tra posizioni favorevoli e contrarie di scienziati, Stati, societ civile ecc. Nel caso specifico

    dellagricoltura vi sono ancora molti dubbi in relazione agli effetti delle coltivazioni OGM sulla salute e sullambiente nel medio-lungo periodo. Il rischio, inoltre, che coltivazioni convenzionali o biologiche vengano contaminate da adiacenti coltivazioni di OGM attraverso la diffusione di semi o polline, a danno dei produttori biologici che subirebbero perdite economiche per un prodotto non pi non-OGM(4) . Ma ulteriori dubbi derivano dalla perdita di biodiversit e dagli effetti sulleconomia a causa degli alti costi complessivi

    29

    (4) Secondo la normativa europea infatti, un prodotto pu essere considerato non-OGM solo se presenta un contenuto di materiale geneticamente modificato al di sotto dello 0.9% cio poco meno di 1 seme su 100.

    Gli OGM sono oggi utilizzati principalmentenellambito dellalimentazione, dellagricoltura, della medicina, della ricerca, e dellindustria.Gli scopi sono molteplici, ma nel settoredellagricoltura e dellallevamento sonoprincipalmente volti allaumento della

    dellagricoltura vi sono ancora moltidubbi in relazione agli effetti delle coltivazioni OGM sulla salute e sullambiente nel medio-lungo periodo.Il rischio, inoltre, che coltivazioniconvenzionali o biologiche vengano

    29DIRITTO AL CIBO

  • (sociali, ambientali ecc.).Gli Stati europei sono ancora restii alla diffusione di OGM in agricoltura e produzione di cibo e dopo periodi di fervore ed entusiasmo, stanno tornando al vecchio modello di agricoltura intensiva, ma senza ricorso agli OGM. I Paesi poveri, invece, soprattutto in Africa, coltivano molti prodotti geneticamente modificati. Il Sud Africa stato il primo e lindustria alimentare del Paese sembra ormai satura di OGM. Il caso del Sud Africa emblematico: questo Paese ha stretto accordi commerciali con grandi multinazionali che promuovono il sovvenzionamento di sementi OGM brevettate, in particolare con la Monsanto. Al fine di controllare la produzione agricola mondiale la Monsanto promuove un sistema di incentivi a sostegno delle monocolture, volte soprattutto allesportazione, coinvolgendo i piccoli coltivatori che vengono cos integrati nel sistema di produzione industriale. I semi OGM della Monsanto (come di altre multinazionali) non si riproducono o, meglio, vengono preparati geneticamente in modo da impedirne la riproduzione, cos i contadini sono costretti a ricomprarli ogni anno. Inoltre, trattandosi di semi brevettati e quindi protetti dalla legislazione in materia di Diritti di propriet

    intellettuale il loro utilizzo al di fuori di qualsiasi contratto di acquisto costituisce un reato. Ci significa che, come spesso accade, quando i semi vengono trasportati dal vento o dagli uccelli e, in maniera naturale avviene limpollinazione in altri campi, quei semi e il relativo raccolto diventano automaticamente di propriet della multinazionale che li ha prodotti e il contadino costretto a pagare multe salate per non averli acquistati. Limposizione di brevetti per le sementi geneticamente modificate crea, di fatto, dei monopoli nella produzione di cibo e quindi un controllo sul sistema alimentare internazionale che ancora una volta va a vantaggio dei pi ricchi. Il sostegno alle monocolture con semi OGM ha dei risvolti drammatici sui singoli produttori e sulle comunit. Da un lato, la produzione con sementi

    30 DIRITTO AL CIBO

  • 31

    OGM, nella maggior parte di casi, diminuisce rispetto a quella biologica e il terreno difficilmente sar convertibile alle sementi naturali e non riuscir a sostenere altro che semi geneticamente modificati. Dallaltro lato, se i piccoli coltivatori non riescono a permettersi i semi OGM vengono inevitabilmente assoggettati, perdono prima il controllo dei semi, poi della produzione e infine della terra. Le multinazionali agro-industriali riescono cos ad avere il completo controllo del mercato, della terra e dei prodotti e, quindi, dellaccesso al cibo di intere comunit.

    Limposizione di brevetti per le sementi OGM crea dei monopoli nel sistema

    alimentare internazionale, a vantaggio dei pi ricchi

    DIRITTO AL CIBO

  • Si chiama land grabbing (accaparramento delle terre) ed la nuova veste del colonialismo. Si basa sullacquisto o affitto di ampi appezzamenti di terreno coltivabile di altri Paesi, generalmente quelli pi poveri.Ad accaparrarsi le terre sono fondi dinvestimento privati e banche con obiettivi speculativi. Ma ci sono anche investitori pubblici e Stati che agiscono in seguito alla stipula di accordi. Il land grabbing si configura anche come un modello di sfruttamento innovativo che non punta pi soltanto alle materie prime agricole, ma direttamente al territorio con tutte le sue risorse. La prima forma di land grabbing venne messa in atto dallArabia Saudita, che di fronte alla difficolt di destinare i propri terreni allagricoltura, per le condizioni climatiche e del territorio poco favorevoli, decise di investire lingente quantit di proventi del petrolio nellacquisto di migliaia di ettari di terreno in Etiopia, i quali sarebbero poi serviti alla coltivazione di riso e cereali per sfamare la popolazione saudita. Il tentativo di acquisto dei terreni venne fatto anche con altri Stati che, tuttavia, non furono disposti a cedere i propri terreni in via definitiva, ma in via provvisoria attraverso la locazione ( il caso dello Zambia e della Tanzania). Da l a poco il sovrano saudita venne ben presto emulato inizialmente dalla Cina e subito dopo dallIndia, che rappresentano oggi i principali Stati coinvolti in questo pratica. Le motivazioni che hanno spinto, in particolare ma non solo, queste due potenze allaccaparramento dei terreni risiedono nella problematica comune di una popolazione in continuo aumento e di una produzione di cibo non sufficiente ai bisogni reali.La stima pi completa della scala degli

    grabbing dellUganda, del Mozambico e dellEtiopia. Banche europee cos come imprese statali investono in terreni agricoli soprattutto per garantire lapprovvigionamento di agrocarburanti per lEuropa. Oltre alla produzione di agro combustibili, lacquisto serve anche ad accaparrarsi fonti dacqua o possibili giacimenti di materie prime.

    investimenti in accaparramento di terreni stata pubblicata a settembre 2010 dalla Banca Mondiale: lo studio mostra che, nel solo periodo da ottobre 2008 ad agosto 2009, sono state dichiarate acquisizioni di terreni agricoli per unestensione di 46 milioni di ettari, due terzi dei quali ubicati nellAfrica subsahariana. Inoltre, delle 464 acquisizioni esaminate dalla Banca Mondiale, solo 203 riportavano lestensione dei terreni acquisiti: ci implicherebbe una drastica sottostima della reale estensione coperta da tali acquisizioni, che potrebbe essere il doppio dei 46 milioni di ettari stimati dalla World Bank.Tra gli accaparratori anche Giappone, Corea del Sud, Qatar, Bahrain, Emirati Arabi Uniti, Libia. LItalia ai primi posti tra i Paesi europei di provenienza dei capitali investiti nellacquisto di terreno, soprattutto in Africa, e lEuropa, in generale, coinvolta nel land

    Il land grabbing non ha nessun beneficio per la popolazione locale: oltre al grave danno alla loro sicurezza e Sovranit Alimentare, non si hanno neanche benefici in termini occupazionali. Molto spesso sono gli stessi cinesi e indiani a lavorare la terra (la Cina tende a utilizzare spesso i propri carcerati) e i prodotti raccolti finiscono direttamente nel loro mercato interno. In altri casi, lazione speculativa volta a lucrare sulla differenza di prezzo tra acquisto e vendita non tiene conto

    32

    2.4 Laccaparramento delle terre: la nuova frontiera del colonialismo

    . Sii basate qquelli

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    DIRITTO AL CIBO

  • della destinazione di quei terreni e, di conseguenza, della popolazione che li coltiva. Nessuna attenzione, infine, viene rivolta a quei coltivatori locali che non vogliono diventare soltanto braccianti con salari bassi e non sufficienti a comprare cibo quantitativamente e qualitativamente adeguato e che vorrebbero vedersi garantiti non solo il proprio diritto al cibo, ma anche la propria Sovranit Alimentare.Tentativi di contrasto a una simile pratica si stanno gi mettendo in atto, soprattutto nei Paesi che subiscono il fenomeno e che si vedono sottrarre

    terreni, diritti e futuro. Ma i risultati sono ancora molto scarsi. Governi corrotti cedono facilmente immense distese di terreno a fronte di un guadagno immediato e apparentemente notevole, senza tener conto della perdita definitiva di una risorsa determinante per lo sviluppo del proprio Paese.

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    della destinazione di quei terreni e,di conseguenza, della popolazione che li coltiva. Nessuna attenzione, infine viene rivolta a quei coltivatori

    terreni, diritti e futuro.Ma i risultati sono ancora molto scarsi.Governi corrotti cedono facilmenteimmense distese di terreno a

    33DIRITTO AL CIBO

  • La quantit di cibo prodotta nel mondo

    pu soddisfare i bisogni dellintera popolazione. Il problema reale riguarda

    laccesso al cibo.

  • Lo sfruttamento delle risorse naturali principalmente causato dal nostro modello economico di produzione alimentare e da tutte le conseguenze che questo ha generato, provocando una vera e propria crisi ecologico-ambientalestrettamente correlata alle altre crisi del XXI secolo.Se il cibo diventato ormai troppo costoso e una sempre maggiore fetta di popolazione mondiale non ne ha

    Se aumenta la domanda di mais, gli agricoltori rispondono convertendo i terreni a questa tipologia di produzione e il risultato che i campi vengono dedicati solo ed esclusivamente a questa monocoltura, cio non sono pi destinati a un suo uso alimentare. Per riempire di etanolo un serbatoio di 50 litri di una comune automobile sono necessari 232

    accesso, ci dovuto in gran parte alluso sempre pi diffuso di biocombustibili, sui quali le grosse potenze mondiali, in particolare USA e UE, stanno investendo enormemente per ridurre la dipendenza dal greggio.In effetti, luso di combustibili fossili ormai necessario anche per la produzione di cibo; serve, infatti, oltre che a fare muovere i macchinari, anche a produrre fertilizzanti, pesticidi ed erbicidi fondamentali per lagricoltura intensiva e ad alta resa.Pertanto, investire in biocombustibili garantirebbe il mantenimento dellattuale sistema di produzione alimentare, ma a quale prezzo? Gli investimenti nella produzione di etanolo derivante dal mais, per esempio, stanno innescando dei processi per cui la domanda di questo cereale continua ad aumentare. Il Fondo Monetario Internazionale ha stimato che la met dellaumento nella domanda mondiale di mais stata determinata soltanto dagli USA.

    3Risorse naturali e cambiamento climatico

    Kg di mais, ovvero quanto basterebbe per nutrire un bambino per un anno intero. La dipendenza dal greggio ha anche altri effetti indiretti sul diritto di accesso al cibo: quando aumenta il prezzo del petrolio, aumenta il prezzo dei fertilizzanti (molto diffusi soprattutto nella produzione degli alimenti pi poveri), il costo del trasporto dai campi al mercato locale e internazionale e, di conseguenza, i prezzi finali dei prodotti alimentari. Basta soffermarsi sullintero processo di produzione di cibo tipico di unagricoltura industriale, dal coltivatore al consumatore,

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    a di mais, gli onveertendo ia di produzionepi venngono vamennte a questa ono pii destinati

    e. Per rieempm iredi 50 litri didi uuna

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    La fi liera produttiva alimentare, risultato dellattuale modello economico internazionale, sta erodendo le risorse naturali a disposizione. E il cambiamento climatico in corso contemporaneamente causa ed effetto della riduzione nella disponibilit di fonti energetiche, idriche, del terreno e di ricchezza di specie che la natura ci offre. Tutti questi fattori, strettamente correlati tra loro mettono a rischio il diritto di accesso al cibo per tutti. Cercare delle alternative diventa un dovere, ma non basta.

    3.1 Energia, acqua, terra, biodiversit

    DIRITTO AL CIBO

  • per rendersi immediatamente conto di quanto il petrolio sia una risorsa fondamentale, gi dalla prima fase del processo produttivo, quello della coltivazione. Lutilizzo di macchinari, lirrigazione e lestrazione dellacqua, il ricorso a fertilizzanti e pesticidi sono tutti passaggi che richiedono luso di energia legata al petrolio. Alcuni studiosi dellEarth Policy Institute di Washington, lIstituto di ricerca di economia ambientale, dichiarano in uno studio del 2005, fatto sulla produzione di cibo degli USA, che una grossa porzione dellenergia utilizzata per lintero sistema alimentare viene consumata proprio

    nella fase della coltivazione, circa un quinto (circa 10 quadrilioni di Btu British Thermal Unit, lunit di misura dellenergia adottata negli USA). Quasi il 28% dellenergia usata in agricoltura va nella produzione di fertilizzanti, il 7% viene speso per lirrigazione, e il 34% viene consumato per alimentare i macchinari agricoli usati nelle piantagioni per laratura e il raccolto. Tutto il resto, ovvero circa il 31%, va nella produzione di pesticidi. Queste percentuali, sebbene relative al caso degli Stati Uniti, danno la dimensione di quanto luso dei fertilizzanti e dei pesticidi sia diventato essenziale per il tipo di sistema agricolo

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    per rendersi immediatamente contodi quanto il petrolio sia una risorsafondamentale, gi dalla prima fasedel processo produttivo, quello dellacoltivazione Lutilizzo di macchinari

    nella fase della coltivazione, circa un quinto (circa 10 quadrilioni di Btu British Thermal Unit, lunit di misura dellenergia adottata negli USA). Quasi il 28% dellenergia usata in agricoltura

    37DIRITTO AL CIBO

  • ed economico che abbiamo sviluppato negli ultimi quarantanni e di quanto lagricoltura abbia creato un bisogno di energia prodotta soprattutto da combustibili fossili. Ma lutilizzo di energia e, in particolare, di petrolio non limitato alla sola fase della produzione agricola. Questultima richiede il 21% dellenergia necessaria allintera filiera produttiva. Nelle fasi successive alla produzione agricola si consuma un quantitativo di energia ancora pi alto e, nel corso degli anni, sempre in aumento: il 14% viene utilizzato per il trasporto, il 16% per la lavorazione, il 7% per il confezionamento, il 4% per la vendita al dettaglio, il 7% viene consumato dai ristoranti e fornitori e infine il 32% per la refrigerazione domestica. Queste percentuali sono destinate ad aumentare, soprattutto quella relativa al trasporto, poich i prodotti alimentari percorrono sempre pi chilometri, attraversano continenti e ci permettono di eludere il ciclo stagionale di produzione e di avere quindi frutta e verdura in qualsiasi periodo dellanno, cos come pesce e carne provenienti da tutto il mondo.A fronte di una domanda che continua ad aumentare, i prodotti che subiscono un forte aumento di prezzo sono anche tutti quelli che diventano sempre pi difficili da coltivare e produrre, per esempio a causa della scarsit di risorse idriche

    a disposizione. Lacqua, infatti, unaltra risorsa la cui disponibilit sempre pi minacciata, soprattutto dalla produzione agricola. Secondo dati FAO, allagricoltura imputabile circa il 69% del prelievo di risorse idriche a livello mondiale. Ci avviene a causa di specifiche tipologie di prodotti coltivati o di determinate modalit di produzione. Innanzitutto, la coltura di cereali generalmente pi idroesigenti (ad esempio il mais, il riso) molto spesso non destinata alluso alimentare diretto ma alla produzione di energia o allallevamento, richiede un uso di acqua notevole. Il cambiamento nelle abitudini alimentari, che ha portato a consumare sempre pi proteine, determina un grande utilizzo di mais (ne servono 8 kg per produrre 1 kg di manzo) e di conseguenza dellacqua, che serve a produrlo. Inoltre, il modello di produzione alimentare industriale

    38 DIRITTO AL CIBO

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    richiede un grande consumo dacqua necessaria a garantire lo sviluppo di piante e animali ad alto rendimento. Infine, fertilizzanti, pesticidi ed erbicidi, fondamentali per questo tipo di produzione, costituiscono anche la principale fonte di contaminazione delle acque. Luso intensivo di agenti chimici ha anche portato, nel lungo periodo, a inaridire il terreno e a renderlo non pi coltivabile, provocando un progressivo aumento della desertificazione. In particolare nellagricoltura intensiva, a differenza di quanto accaduto per millenni, la concimazione chimica non fertilizza il terreno, bens la pianta. Questo processo rende la terra sempre pi povera di sostanza organica e quindi sempre pi sterile; le piante hanno bisogno di un continuo ricorso ad agenti chimici che la facciano sopravvivere in un terreno che non pi capace di produrre. La parte organica e viva del terreno, inoltre, trattiene il carbonio prodotto dalla fotosintesi delle piante; se sparisce, il carbonio viene liberato nellambiente.Alla fine degli anni 90 stato creato un metodo di misurazione in grado di valutare la sostenibilit dei nostri consumi chiamato impronta ecologica. Con questo metodo possibile calcolare il consumo umano delle risorse naturali e la velocit di assorbimento dei rifiuti, confrontandolo con la cosiddetta biocapacit, ovvero la capacita della natura di rigenerare le risorse consumate. Viene, cio, calcolata larea di terra e mare produttiva che serve a rigenerare le risorse consumate e ad assorbire i rifiuti. Se limpronta ecologica pi alta della capacit della natura di rigenerarsi, allora quel tipo di consumo insostenibile. La mappa

    dellimpronta ecologica definisce perfettamente lo stato attuale delle cose e d unidea chiara di quanto stiamo chiedendo alla natura per poter mettere in atto il nostro modello di sviluppo economico. Per esempio, limpronta ecologica di uno statunitense cinque volte superiore a quella di un cinese e ben quindici volte superiore a quella di un indiano. Ma gli effetti sulle fasce pi deboli della popolazione, dagli Stati Uniti allIndia, generano spirali di povert sempre pi gravi. Secondo lIndice del pianeta vivente 2008, uno studio internazionale realizzato da esperti delleconomia della sostenibilit del WWF, un italiano consuma 3 volte di pi delle risorse che il nostro territorio pu rigenerare. Lazione umana dunque la causa principale della distruzione e della perdita di biodiversit nel mondo. Gli interventi delluomo sullambiente che lo circonda stanno determinando dei cambiamenti troppo repentini, minando lecosistema, lhabitat naturale e la capacit di adattamento delle specie viventi, che per questo motivo si stanno estinguendo. Limportanza di preservare la biodiversit deriva dal fatto che da essa dipende la vita sul nostro pianeta e, quindi, anche lesistenza delluomo.La biodiversit esistente in natura costituita dallinsieme di tutti gli esseri viventi vegetali e animali del nostro pianeta. Si tratta del patrimonio biologico che nei millenni ha seguito il suo percorso di evoluzione, generando un continuo adattamento alle specificit territoriali.Esistono diversi tipi di biodiversit: la biodiversit genetica, cio le diverse variet di una stessa specie; la biodiversit di specie, come la variet di fiori o di insetti esistenti in natura(5) ;

    Un italiano consuma 3 volte di pi delle risorse che il nostro

    territorio pu rigenerare.

    DIRITTO AL CIBO

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    infine, la biodiversit di ecosistema, che riguarda la variet di ambienti naturali esistenti nel mondo (le foreste, il deserto, i fondali marini ecc.). Esiste anche una biodiversit culturale ovvero linsieme di linguaggi, di tradizioni, di religioni, di espressioni artistiche e di usi, anchessi rappresentazioni dellevoluzione e delladattamento delluomo allambiente che lo circonda.Con lattenzione al cambiamento climatico e agli effetti del modello di sviluppo dei Paesi economicamente ricchi, 183 Stati si sono riuniti nel 1992 a Rio de Janeiro per parlare per la prima volta del cambiamento ambientale e della sua influenza sullo sviluppo. In occasione di questa Prima Conferenza delle Nazioni Unite sullAmbiente e lo Sviluppo stato introdotto il nuovo concetto di sviluppo sostenibile ovvero quel processo di crescita sia economica sia sociale che consentirebbe di uscire dalla povert, preservando lambiente e le sue specificit. Particolare attenzione stata data al tema della tutela della biodiversit, a cui stata dedicata una specifica Convenzione sulla Diversit Biologica. In questo documento, gli Stati si sono impegnati a mettere in atto tutte le politiche necessarie per tutelare la biodiversit esistente entro i rispettivi confini territoriali e per garantire a tutti un accesso equo sia alle risorse che alle tecnologie produttive. Inoltre, gli Stati firmatari si sono impegnati a far s che lo sfruttamento delle risorse alimentari a disposizione non sia indiscriminato e, soprattutto, non pregiudichi lambiente degli altri Stati. Nel 2012, dal 20 al 22 Giugno, si tenuta la Conferenza Rio+20, a 20 anni esatti di distanza dal Vertice della Terra di Rio de Janeiro del 1992. La Conferenza si posta come obiettivo generale di rinnovare limpegno politico per lo sviluppo sostenibile verificando lo stato di attuazione degli impegni internazionali assunti negli ultimi due decenni ed ha rappresentato una sfida importante per raggiungere obiettivi comuni e tutelare gli equilibri del pianeta, verso un nuovo assetto per lo sviluppo sostenibile globale e per lumanit, il tutto attraverso uno sforzo congiunto da parte dei governi e della intera societ civile. Il documento finale dal titolo The future we want (Il futuro che vogliamo) riafferma gli accordi sottoscritti nel 1992 su clima e biodiversit, introducendo novit nellambito del sociale, come la lotta alla miseria come priorit mondiale, e si impegna a lanciare quelli che sono definiti gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Tuttavia, il testo non stabilisce lo stanziamento di nuovi fondi per leconomia verde (come avevano chiesto i Paesi in via di sviluppo), n sono stabilite decisioni sulle divisioni di responsabilit tra i

    Paesi che pi inquinano. Preservare la biodiversit esistente significa anche garantire il diritto alla sicurezza alimentare e alla Sovranit Alimentare. La coltivazione di diverse variet di cibo riduce sia i rischi connessi allagricoltura (si pensi allinvasione di parassiti o alla siccit di vaste aree alle quali alcune specie agricole saranno pi immuni di altre) sia la malnutrizione. Le variet di cibo prodotte con metodi tradizionali e senza far ricorso a pesticidi oppure a OGM possono garantire alle popolazioni un pi facile accesso al cibo di qualit e una maggiore sicurezza per la salute umana. Lintera catena alimentare risente positivamente di un approccio allagricoltura attento alla biodiversit e le coltivazioni, in armonia con lambiente circostante, garantiscono una maggiore diversificazione e un arricchimento dellhabitat naturale. Ma la tutela del patrimonio genetico esistente permette di garantire, oltre che la qualit nellalimentazione, anche una maggiore sostenibilit ambientale, economica e sociale.

    Lo sviluppo sostenibile quel processo di crescita sia economica sia sociale che consentirebbe di uscire dalla povert,

    preservando lambiente e le sue specificit.

    (5) Da alcuni studi possibile desumere che la variet di specie sul nostro pianeta si attesti tra i 10 e i 15 milioni, ma luomo riuscito a classificarne soltanto 1 milione.

    DIRITTO AL CIBO

  • Biodiversit e cambiamento climatico in forte correlazione tra loro dovrebbero essere una priorit per la Comunit internazionale. Preservare e in molti casi recuperare le conoscenze tradizionali, i saperi e le competenze e le tecniche specifiche di coltivazione soprattutto nelle zone rurali del mondo garantirebbe lempowerment sociale ed economico delle comunit. Lagricoltura pu diventare un veicolo di promozione della cultura locale, pu rafforzare lautostima degli agricoltori, accrescere il reddito delle famiglie attraverso il commercio locale dei prodotti agricoli e migliorare la qualit dellalimentazione perch adeguata allambiente circostante e ricca del giusto apporto nutrizionale. Diventa necessario, tuttavia, avere il controllo delle variet delle sementi e provvedere alla loro conservazione e a un uso sostenibile per le generazioni future. Tutelare la biodiversit locale potrebbe realmente ridurre la condizione di fame nel mondo soprattutto perch la maggior parte degli affamati concentrata nel sud dellAsia e nellAfrica sub-sahariana, aree per converso molto ricche di biodiversit.Nonostante questa consapevolezza il sistema agricolo mondiale non affatto cambiato e, come affermato da pi parti a livello internazionale, sono pochi gli sforzi in questa direzione, tanto che il 2010, Anno internazionale della Biodiversit e anno entro cui gli Stati avrebbero dovuto raggiungere una diminuzione reale del tasso di perdita della diversit biologica esistente, stato un fallimento. Laccesso alle risorse naturali a disposizione e, di conseguenza, anche al cibo diventa quindi fondamentale per gli Stati, tanto da generare conflitti per il loro accaparramento. In effetti, ormai opinione condivisa che i conflitti moderni degli ultimi anni riguardano sempre meno le ideologie (anche se spesso vengono ricondotti a queste) e sempre pi il controllo di aree ricche di risorse, siano esse petrolifere, idriche, minerarie o altro.

    Laccesso alle risorse naturali diventa

    fondamentale per gli Stati, tanto da generare conflitti per il loro accaparramento.

    41DIRITTO AL CIBO

    Questi conflitti colpiscono direttamente le popolazioni pi povere del mondo, ma la loro causa principale la costante domanda di risorse e di prodotti di consumo dei Paesi ricchi e industrializzati, che finisce per incentivare modelli di sfruttamento spinti dallaumento degli scambi commerciali. Secondo la nota attivista politica e ambientalista indiana Vandana Shiva, il fenomeno di interdipendenza globale del sistema economico (di produzione e di commercio) internazionale sta generando un bisogno di accesso alle risorse che va oltre qualsiasi concetto di giustizia e sostenibilit: Guerre per il petrolio, guerre per lacqua, guerre per la terra, guerre per latmosfera: questo il vero volto della globalizzazione economica.I conflitti per il controllo delle risorse non si hanno solo fra Stati ma anche fra popoli o gruppi locali di un singolo Paese. Lo dimostrano numerosi scontri e guerriglie nel Sud Est Asiatico per il controllo del legname, in Angola e Sierra Leone per i diamanti, nella Repubblica Democratica del Congo per il legname, il rame, i diamanti e il coltan. Negli ultimi decenni, i conflitti civili e territoriali per il controllo dellacqua, si sono moltiplicati in molti Paesi (in Thailandia sul fiume Chao Prhaja e in India nel Punigo per i pozzi e per le acque dellIndo). Una lettura, sostenuta da pi parti, dellannosa questione israelo-palestinese vede alla base del conflitto la contesa del fiume Giordano e quindi laccesso alle risorse idriche. Se il nostro sistema di sviluppo continuer a essere basato esclusivamente sulla crescita economica, cio sulla crescita del Pil (Prodotto interno lordo) delleconomia classica, non ci potr essere sostenibilit futura perch non possibile promuovere una crescita infinita a ritmi elevati con risorse che tuttavia sono limitate.

  • Laccesso al cibo determinato anche dallo stato di salute della Terra, messo in condizione di grave insostenibilit a causa dei cambiamenti climatici, che gi oggi hanno un impatto devastante sullagricoltura. Studi fatti dallUNDP (United Nations Development Programme) e dallIPCC(Intergovernmental Panel on Climate Change), pubblicati nel Rapporto sullo Sviluppo Umano del 2007-2008 dedicato proprio al tema dei cambiamenti climatici e al loro impatto sullo sviluppo, delineano uno scenario futuro preoccupante. Lattuale divario esistente tra Paesi ricchi e Paesi poveri sar ancora pi grave se non si intraprendono immediatamente azioni efficaci per invertire la rotta verso un sistema mondiale che sia pi giusto ed equo. I cambiamenti climatici influiscono in particolare sulla riduzione della produttivit. Il paradosso messo in luce dal Rapporto che gli effetti del cambiamento climatico sono causati in particolar modo dal modello di sviluppo dei Paesi ricchi, ma sono i Paesi poveri a pagarne le conseguenze peggiori. La possibilit, nel breve periodo, di reagire al cambiamento in corso, soltanto una prerogativa dei Paesi ricchi, che in questo modo, nel lungo periodo, deterranno lintera produzione di cibo mondiale. Si tratta di uno scenario gi in atto, che impone un intervento serio e deciso da parte dellintera Comunit internazionale.Tutta la produzione diretta e indiretta di cibo (lagricoltura, lallevamento e la pesca) influenzata dal cambiamento climatico, ma allo stesso tempo causa determinante dello stesso.Infatti, il degrado ambientale in corso dovuto allalta concentrazione di gas serra nellatmosfera, che contribuisce allinnalzamento delle temperature e quindi al riscaldamento globale, con

    secondo caso, limpatto sullambiente deriva dalle emissioni di metano (CH4) prodotte dal bestiame nella fase di digestione e indirettamente dalle loro deiezioni depositate sul suolo. Considerato che il metano un gas serra 30 volte pi nocivo dellanidride carbonica, queste emissioni hanno un alto valore inquinante.

    effetti devastanti sullecosistema del pianeta. Per avere unidea di quanto il nostro cibo abbia contribuito al cambiamento climatico basti pensare che nellUE, per esempio, il 9% delle emissioni di gas serra dovuto proprio allagricoltura e allallevamento, per due motivi principali: per luso indiscriminato di concimi chimici azotati e per le emissioni di metano del bestiame. Nel primo caso, lutilizzo consistente di concimi chimici o dei mangimi necessari a mantenere il processo agricolo e allallevamento ha un doppio impatto ambientale, che deriva sia dal processo di produzione degli stessi - e quindi dalle emissioni dirette dellindustria chimica - sia dal loro utilizzo, che inquina i terreni, i corsi dacqua, le falde acquifere e i mari. Inoltre, se vengono utilizzati in quantit massicce, rilasciano notevoli quantit di ossido di azoto (N2O), un gas serra 300 volte pi potente dellanidride carbonica. Nel

    Nonostante la consapevolezza ormai diffusa che il nostro sistema produttivo, sebbene abbia portato ad un aumento nella produzione di alimenti, in realt ha degli impatti devastanti sul clima, sulla biodiversit, sullintero ecosistema e sulla sua sostenibilit futura, gli Stati sono ancora restii ad adottare politiche

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    3.2 Il modello industriale di produzione degli alimenti: causa ed effetto del surriscaldamento terrestre

    DIRITTO AL CIBO

  • forti, a intraprendere accordi vincolanti che diano un segnale positivo e di chiaro impegno nella lotta al cambiamento climatico. Oltretutto, una maggiore sostenibilit non implica una minore produzione di cibo. Le Conferenze internazionali periodiche sul cambiamento climatico vedono ancora troppe questioni lasciate in sospeso. La Conferenza ONU di Copenaghen tenutasi nel dicembre 2009, molto attesa soprattutto per il raggiungimento di un accordo vincolante per gli Stati sulla riduzione dei gas serra, stata un fallimento. Gli Stati continuano a rinviare decisioni

    importanti e urgenti, che diano dei segnali chiari e che specifichino non solo responsabilit ma impegni comuni per salvare il pianeta.Il surriscaldamento globale, sul quale studiosi ed esperti continuano a confrontarsi tra posizioni discordanti, dovrebbe attestarsi nel corso di un secolo sui 5C in pi rispetto allattuale temperatura globale, ovvero lo stesso aumento avuto dallultima era glaciale. Bastano soltanto 2C in pi rispetto alle temperature attuali e il cambiamento diventer peric