Dirigente Scolastico, Calabria e-learning 2.0 e scuola digitale · 2009-12-20 · L’idea di fondo...
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© Università degli Studi di Bergamo Master in Dirigenza Scolastica
Università degli
Studi di Bergamo
MASTER DI II LIVELLO IN DIRIGENZA SCOLASTICA
Dirigente Scolastico, e-learning 2.0 e scuola digitale
Sede: Università degli Studi di Bergamo
Università della Calabria
Università degli Studi di Catania Tesi di Gabriele Sonzogni
Matricola n. 1009131
ANNO ACCADEMICO 2008/2009
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I NTRODUZIONE
L’obiettivo di questa tesi è quello di indagare le ragioni pedagogiche, organizzative e
normative che legittimano il Dirigente Scolastico a promuovere nella istituzione da lui
governata il ricorso alle nuove tecnologie come strumento per favorire, da una parte, la
personalizzazione degli apprendimenti, dall’altra, la piena realizzazione dell’autonomia
scolastica e della connessa flessibilità organizzativa. L’introduzione dell’«innovazione
tecnologica» è esplicitamente indicata come una delle espressioni dell’autonomia
organizzativa concessa alle scuole a partire dalla norma fondativa in materia, ovvero l’art.
21 della Legge 59/1997 (in particolare al comma 8). Appare evidente come il Dirigente
Scolastico, in quanto leader educativo ed organizzativo dell’istituzione di cui è a capo,
rivesta un ruolo centrale e decisivo per favorire e governare questo processo di innovazione
volto a migliorare la qualità del servizio formativo-educativo offerto dalla scuola.
La prima parte del presente lavoro è dedicata all’ambito pedagogico da cui il Dirigente
Scolastico potrà ricavare alcune legittimazioni epistemologiche per riconoscere,
nell’apprendimento digitale di nuova generazione, rilevanti corrispondenze con la logica
della personalizzazione degli apprendimenti. Quest’ultimo orientamento pedagogico è
sempre di più ritenuto nella scuola occidentale (anche se in modo talvolta non univoco,
lineare ed esplicito) garanzia di un servizio formativo efficace, di qualità, e rispondente ai
bisogni e agli stili cognitivi dei ragazzi di oggi. Da questo punto di vista, E-learning 2.0,
Web 2.0, apprendimento digitale di seconda generazione e domani, forse, Classi e Scuole
2.0 appaiono espressioni che nelle loro formulazioni neologistiche sembrano rimandare al
freddo contesto di tecnologie informatiche fruite magari in modo individualistico e
solitario, piuttosto che a quello di un apprendimento di tipo fortemente sociale,
interpersonale, situato, coinvolgente, comunicativo e relazionale. Tanto meno fanno
pensare alla loro introduzione in un contesto di scuola progettata e organizzata secondo la
logica pedagogica della personalizzazione degli apprendimenti, in cui le tecnologie (così
come le conoscenze e le abilità) siano funzionali alla crescita integrale della persona
umana. Invece, oggi, l’E-learning 2.0, cioè quella modalità di apprendimento digitale
ispirata alla filosofia del Web 2.01, appare lo strumento che meglio sembra aver portato a
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piena e concreta attuazione le istanze, le tensioni e le aspirazioni espresse dai più recenti e
accreditati orientamenti pedagogici verso una configurazione dei processi di
apprendimento/insegnamento che mettano davvero al centro la persona, con i suoi bisogni e
le sue attese, in un contesto di collaborazione, cooperazione, interazione sociale, flessibilità
e apertura al territorio. L’idea di fondo dell’E-learning 2.0 risiede infatti nella centralità
accordata al soggetto piuttosto che a entità a lui estrinseche, come i contenuti, le classi, i
corsi: il discente è considerato come protagonista del proprio percorso di apprendimento in
cui si integrano dimensione formale e informale. Dal punto di vista pedagogico e
organizzativo, la sperimentazione di percorsi formativi attuati in modalità di e-learning
offre quindi al Dirigente Scolastico una proficua occasione per introdurre una prospettiva
innovativa nel proprio istituto, liberandolo, almeno in parte, dall’impostazione burocratica
di una scuola intesa come ganglio periferico dell’apparato centrale. La dirompente
trasformazione compiuta dalle nuove tecnologie sulle modalità di apprendimento giunge a
“contaminare” e cambiare anche il luogo e l’ambiente fisico deputato per eccellenza ai
processi di apprendimento/insegnamento, cioè la classe. Si passa così dal Web 2.0 all’E-
learning 2.0 per arrivare infine domani (o forse già oggi) alle Classi 2.0 o alla Scuola 2.0.
Nel corso della tesi viene quindi dimostrato come l’e-learning, nella sua versione più
evoluta e contestualizzabile negli scenari filosofici tecnologici e sociali del Web 2.0,
costituisca - grazie alla sua impostazione fortemente learner-centered e alla valorizzazione
di modalità di apprendimento situato e informale (basate sulla partecipazione, la
collaborazione/cooperazione e lo scambio di informazioni tra pari) - un potente dispositivo
pedagogico al servizio di prospettive educative improntate alla personalizzazione dei
processi di apprendimento nella scuola dell’autonomia di oggi. Quindi, il Dirigente
Scolastico che in qualità di leader educativo ed organizzativo voglia guidare la propria
scuola a configurare un’azione didattica flessibile, opzionale e innovativa, al passo con i
tempi, omogenea alla fisionomia della società di oggi, contigua alla vita degli studenti,
rispettosa dei loro stili cognitivi e realmente rispondente alle attese delle persone e del
territorio, non può ignorare le potenzialità dell’e-learning, permettendosi di non prendere in
seria considerazione la possibilità di integrare nell’offerta formativa – secondo una
modalità mista – l’innovazione pedagogica e strumentale rappresentata dal dispositivo
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dell’e-learning. La sfida per il Dirigente e per il suo staff sarà proprio quella di mettere a
punto il giusto bilanciamento tra formazione “tradizionale” e formazione “digitale”, attuata
secondo le modalità dell’e-learning. Il DS darà così vita ai cosiddetti setting2 “misti”, che
vanno sotto il nome di blended learning o complex learning. La prospettiva qui adottata
poggia, infatti, sull’idea intuitiva che le nuove tecnologie possono integrare e affiancare, in
un’ottica di complementarietà, le forme didattiche classiche, ma non sostituirle.
L’ e-learning si configura inoltre come la modalità di apprendimento più consona alle
caratteristiche della società di oggi, in cui la scuola ha perso il monopolio e forse il primato
educativo e in cui l’acquisizione della conoscenza avviene per mezzo di un processo quasi
osmotico attraverso le molteplici situazioni e occasioni informali e formali in cui può
avvenire la trasmissione di saperi e l’acquisizione di competenze, in modo quasi spontaneo,
per il soggetto coinvolto. Oggi l’assunzione sistematica delle nuove tecnologie nelle classi
scolastiche appare particolarmente urgente anche per ricucire quella sempre più rilevante
“disconessione” generazionale, metodologica, ambientale tra l’istituzione e i suoi fruitori,
permettendo così al sistema-scuola di salvaguardare (o meglio di recuperare) credibilità ed
autorevolezza all’interno della società. Il ricorso a strumenti condivisi può contribuire a
ritessere quella “koiné” comune, linguistica e concettuale, tra la scuola e i giovani sempre
più “nativi digitali”3. L’attenzione verso un adeguamento della scuola al contesto sociale
spetta specificamente al Dirigente, in quanto figura che istituzionalmente deve tenere in
massima considerazione le aspettative della società nella quale l’istituto scolastico si
inserisce4.
L’introduzione sistematica dell’e-learning nella scuola di oggi può avere il significato e il
valore della benefica assunzione, all’interno di un contesto molto codificato, di una
dimensione specifica di questo nuovo tipo di apprendimento, ovvero l’“informalità”: in
questo modo la proposta della scuola sarà più coerente con i metodi di apprendimento dei
ragazzi di oggi e più contigua con i loro stili di vita, risultando quindi potenzialmente più
efficace. Il recupero di spinte motivazionali negli alunni, e la conseguente possibilità di
affrontare forme di disagio (economico, sociale o psico-fisico) e di limitare o prevenire
l’abbandono e la dispersione scolastica – quando non di incrementare addirittura il successo
formativo generale - costituiscono forse l’obiettivo principale cui deve tendere il servizio
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governato dal Dirigente Scolastico, responsabile per legge del raggiungimento dei risultati
prefissati, anche nella prospettiva di una valutazione interna ed esterna. Da questo punto di
vista l’e-learning si configura come un proficuo strumento nelle mani del Dirigente per
condurre la propria scuola a plasmare un apprendimento veramente autentico e significativo
per gli studenti. Le ragioni dell’opportunità per il DS di guardare con particolare attenzione
a questa innovazione risiedono proprio in questo: l’e-learning non è rappresentato tanto dai
nuovi strumenti tecnologici ma da un nuovo modo di utilizzare questi strumenti. Contro
ogni interpretazione “riduzionista”, che farebbe coincidere l’e-learning con il mero utilizzo
didattico delle nuove tecnologie, l’apprendimento digitale è da intendersi come un nuovo
modo di pensare e svolgere la didattica. A maggior ragione, quindi, l’E-learning 2.0 non
può più essere considerato come la versione online dell’apprendimento onsite, svolto cioè
nell’aule scolastiche. È in gioco, infatti, la proposta di un nuovo metodo di apprendere ed
insegnare, la cui validità epistemologica e scientifica può essere almeno in parte dimostrata
dal successo delle spontanee comunità di pratiche e di apprendimento che oggi animano il
web: ne sono un esempio le cosiddette comunità “open source” il cui valore è testimoniato
non tanto dal sempre crescente numero dei partecipanti ma dalla qualità dei risultati ottenuti
in modo collaborativo. Il Dirigente Scolastico dovrà essere consapevole di questi
mutamenti radicali apportati dall’e-learning sul piano pedagogico, se vuole valutare e
affrontare correttamente anche le ricadute sul piano organizzativo-gestionale.
* * * * *
La seconda parte della tesi afferisce all’ambito organizzativo, per verificare la sostenibilità
gestionale (in termini di efficacia, efficienza e di impatto sulla comunità professionale) del
processo di innovazione tecnologica che il Dirigente Scolastico intende promuovere.
Si cercherà innanzitutto di dimostrare come il dispositivo dell’e-learning sia uno strumento
ideale nelle mani del Dirigente Scolastico per esercitare pienamente la sua leadership
organizzativa e manageriale, in ordine alle nuove competenze a lui richieste e ai nuovi
poteri e spazi di responsabilità affidatigli nella scuola dell’autonomia. Da una parte
l’adozione degli strumenti e delle funzionalità dell’ e-learning costituirà una potente
occasione per consentire al Dirigente di introdurre innovazione nella propria scuola:
l’impegno riflessivo e operativo del corpo docente attorno alla sperimentazione di nuovi
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percorsi e modalità formative potrà essere sfruttato per trasformare il gruppo degli
insegnanti in una vera e propria “comunità di pratiche”, in cui le nuove acquisizioni
assurgano ad “azioni di sistema”, uscendo dalla condizione di comportamenti isolati e
sporadici. Dall’altra parte, tuttavia, il ricorso all’ e-learning consentirà al Dirigente di
attuare una gestione e una organizzazione del servizio formativo improntata ad un altro dei
criteri fondamentali che orientano la sua azione di governo, quello dell’efficienza. L’e-
learning permette, infatti, di attuare il fine istituzionale della scuola (quello dell’erogazione
formativa) nello stesso tempo in modo diversificato e potenziato ma anche economico,
flessibile e modulare e quindi sostenibile dal punto di vista organizzativo. Come vedremo,
ad un livello-base di integrazione delle tecnologie nella pratica didattica, i costi di
implementazione dei servizi finalizzati all’apprendimento digitale di nuova generazione
sono praticamente irrisori rispetto alle evolute funzionalità tecnologiche offerte, e
permettono inoltre di pensare anche all’applicazione di “economie di scala”. Il ricorso all’e-
learning permetterà ad esempio di attuare con previsione di buona efficacia qualitativa e
rilevante efficienza economica quelle attività opzionali ed extracurriculari che sono
tradizionalmente svolte in presenza con costi molto alti, la cui attivazione risulta però
irrinunciabile perché costituisce l’elemento che qualifica e differenzia l’immagine della
scuola, divenendo garanzia di un’offerta formativa e un curricolo ricchi, ampliati e
diversificati. Le infrastrutture e i servizi implementati potranno essere infatti facilmente
espansi, estesi o riutilizzati anche per altri scopi, come la “formazione in servizio” destinata
al personale docente o tecnico-amministrativo, il lavoro cooperativo e in rete da parte degli
insegnanti (che così potranno svolgere in modo più efficace i loro incarichi professionali,
ad esempio potendo redigere in forma collaborativa un nuovo documento, un progetto o un
regolamento interno), l’integrazione degli alunni diversamente abili.
Per quanto riguarda il raggiungimento degli scopi istituzionali anche da un punto di vista di
una percezione esterna, l’integrazione dell’e-learning all’interno della proposta formativa
della scuola offrirà al Dirigente una notevole occasione per potenziarne l’intensità e
l’efficacia, aumentando con ciò la probabilità del successo formativo dei ragazzi, vero
obiettivo finale dell’istituzione scolastica e quindi vero indicatore sul quale misurare i
risultati del servizio gestito dal Dirigente. Grazie alle tecnologie, infatti, le occasioni, le
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modalità e gli strumenti di apprendimento per gli studenti vengono moltiplicate e distribuite
nello spazio e nel tempo, oltre i confini dell’aula e dell’orario scolastico. In generale,
questo potenziamento dell’offerta formativa e ampliamento del curricolo conferirà
maggiore visibilità alla scuola stessa sul territorio, incrementando le occasioni per una reale
co-progettazione della proposta educativa e didattica con le altre istituzioni locali e creando
così le condizioni per la partecipazione di tutta la comunità educativa e per una maggiore
apertura della scuola alle istanze territoriali. Ciò potrà sfociare nella promozione di azioni
congiunte o nell’attivazione di veri e propri accordi e rapporti di partenariato con altri enti e
istituzioni. Da questo punto di vista, l’offerta di un servizio formativo innovativo e
tecnologicamente avanzato offrirà in ogni caso un notevole ritorno d’immagine per la
scuola sul territorio. Infine la natura tecnologica dell’e-learning, con le sue caratteristiche
di tracciabilità e idoneità al monitoraggio, comporterà un altro benefico effetto sul piano
organizzativo interno, quello di portare la scuola a sviluppare una maggiore attenzione
verso la cultura di una accountability interna ed esterna. Per questo motivo, la previsione e
l’effettivo ricorso a soluzioni di e-learning nell’ambito dell’offerta formativa di una scuola
potrà costituire elemento valido ai fini della valutazione esterna dell’istituzione in
questione.
Ancora più ricco di implicazioni concrete per il Dirigente e per il suo ruolo di leader
organizzativo è il caso dell’applicazione più integrale ed evoluta delle tecnologie per
finalità didattiche. È questa la situazione che porta a prospettare lo scenario - ormai
neanche più tanto futuribile - delle Classi 2.0 o delle Scuole 2.0. Se cambiano modalità di
acquisizione e rappresentazione della conoscenza, deve cambiare anche l’organizzazione in
senso logistico e architetturale degli spazi e degli ambienti in cui avviene la conoscenza. È
noto che il modello di organizzazione spaziale delle classi italiane sia rimasto pressoché
inalterato dalle sue origini, in quanto rappresentazione logistica di un modello trasmissivo
della conoscenza. Ora l’E-learning 2.0 prevede uno scardinamento di questa impostazione,
proponendo una organizzazione degli spazi che da un parte rispecchi il nuovo modello
basato sulla costruzione collaborativa del sapere e dall’altra integri in maniera pervasiva,
naturale e quasi invisibile le nuove tecnologie. Come vedremo, si tratta di creare un vero e
proprio nuovo “ambiente” di apprendimento. Sono intuibili le inedite problematiche
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organizzative che si presentano all’attenzione del Dirigente. Anche se non si tratta solo di
una rivisitazione a livello “di arredamento” ma soprattutto di tipo “metodologico”, il
Dirigente Scolastico dovrà affrontare tutta una serie di questioni connesse allo
scardinamento e all’adeguamento tecnologico di spazi rimasti immutati per decenni:
cablatura dei locali per l’allacciamento alla rete internet, riposizionamento dei banchi
secondo una disposizione ad “isole”, rivisitazione dell’impianto elettrico per ospitare
diversi computer, integrazione “osmotica” degli strumenti tecnologici (dalla LIM ad altri
dispositivi), fino ad arrivare all’assottigliamento di quelle membrane organizzative e
didattiche che nell’ancora vigente “paradigma della separazione” tengono divise tra loro le
aule, le discipline, i corsi. Da questo punto di vista l’introduzione dell’e-learning a scuola
presenta un impatto la cui sostenibilità pedagogico-organizzativa deve diventare oggetto di
verifica e di riflessione non solo per il Dirigente ma per tutta la comunità scolastica.
La decisione di introdurre nella scuola l’innovazione dell’apprendimento digitale offrirà
comunque una occasione di crescita professionale anche per il Dirigente. Infatti, da un
punto di vista più gestionale-organizzativo, il DS dovrà dotarsi di competenze manageriali
specifiche anche in relazione alle potenzialità e agli specifici vincoli posti da queste nuove
innovative modalità di apprendimento/insegnamento. Infatti la “fatica” di affrontare una
nuova disciplina contrattualistica (quale quella relativa alla scelta e all’acquisto di servizi e
strumenti informatici5) o l’esigenza di verificare costantemente l’efficienze e l’adeguatezza
dell’infrastruttura tecnologica è compensata dalla possibilità configurata dai sistemi di e-
learning di erogare servizi formativi rivolti contemporaneamente a migliaia di persone sul
territorio e a costi molto contenuti, con buone possibilità di applicazione di economie di
scala. Infatti le risorse tecnologiche alla base dell’ e-learning prospettano di per sé la
progettazione di un’offerta formativa modulare, diversificata e improntata a quel criterio di
flessibilità che si può considerare oggi lo strumento, l’espressione e l’indicatore più
attendibile della reale autonomia raggiunta da un’istituzione scolastica grazie alla
leadership strategica del suo Dirigente.
Poiché la formazione svolta in modalità di e-learning rivoluziona il modo di insegnare e di
imparare, il Dirigente Scolastico dovrà affrontare con i propri insegnanti anche questioni di
organizzazione didattica interne alla propria scuola, afferenti cioè alle tradizionali prassi e
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strategie tipiche dei contesti educativi formali. Il ricorso all’e-learning valorizzerà ad
esempio l’adozione di strategie didattiche più vicine ai contesti di apprendimento
informale, come il problem solving o il lavoro cooperativo in rete e in piccolo gruppo.
Emergeranno quindi anche problematiche inedite, come la necessità di verificare e valutare
il rendimento didattico degli alunni in un ambito e in un contesto “digitale”. Nuovi
“oggetti” di valutazione potranno essere tutti quei depositi di conoscenza o materiali
didattici che si sviluppano nei processi formativi in ambienti web-based (pagine di un blog,
interventi in wiki), mentre dovranno essere ripensati criteri ed indicatori per la
classificazione delle competenze e per la loro certificazione in un e-portfolio.
Il Dirigente dovrà affrontare anche altre nuove e importanti questioni sul piano
organizzativo, come la possibilità di comporre i gruppi classe o comunque i gruppi di
discenti secondo modalità più fluide e flessibili, oppure l’esigenza di definire nuovi ruoli,
compiti, orari e compensi per gli insegnanti.
* * * * *
Nella terza e ultima parte di questo lavoro, verrà infine approfondita la tematica dal punto
di vista normativo. Viene sottolineato, inizialmente, come il ricorso all’e-learning di nuova
generazione possa essere considerato una particolare declinazione dell’esercizio da parte
del Dirigente Scolastico dell’autonomia organizzativa, gestionale e di ricerca (cioè di
innovazione) accordata alle scuole a partire dalla Legge 59 del 1997. In particolare l’e-
learning 2.0 nella possibile scuola 2.0 del futuro verifica i tre pilastri normativi attorno ai
quali si costruisce l’azione educativa nella prospettiva dell’autonomia: libertà di
insegnamento per i docenti, libertà di scelta per le famiglie, diritto di apprendimento per i
ragazzi. Verranno inoltre indicati alcuni riferimenti normativi che il Dirigente (ma anche i
docenti e gli studenti) devono padroneggiare per attuare un uso sicuro e tutelato di queste
nuove modalità di apprendimento, anche dal punto di vista della conformità di aule e locali
sempre più informatizzati alle vigenti norme di sicurezza degli ambienti scolastici e di
lavoro.
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I . L A PROSPETTIVA PEDAGOGICA
I.1. Aspetti storici: dall’ online education all’ E-learning 2.0
Con il termine “apprendimento digitale o elettronico”, corrispettivo in lingua italiana della
più nota e usata espressione inglese “e-learning”, si può intendere generalmente qualsiasi
forma di apprendimento tecnologicamente assistito. Quando il Dirigente Scolastico e il suo
corpo docente si apprestano ad adottare questa innovazione all’interno dell’offerta
formativa della scuola devono essere però consapevoli di come questa modalità di
apprendimento abbia subito significativi e veloci cambiamenti nel corso degli ultimi anni,
in relazione all’inarrestabile evoluzione e diffusione delle tecnologie informatiche ma
anche e soprattutto in relazione al consolidamento della nuova filosofia del Web 2.0.
Infatti, le forme attuali di e-learning si differenziano radicalmente rispetto a quelle di un
passato anche recente. L’apprendimento digitale ha smantellato e abbandonato le rigide e
artificiali strutturazioni delle prime sperimentazioni dell’online education. Tali
sperimentazioni erano popolate da piattaforme chiuse, separate, marcatamente delimitate
in cui le conoscenze venivano organizzate e dispensate nella modalità granulare, atomizzata
e standardizzata dei Learning Objects, secondo una logica pedagogica assimilabile a quella
del Mastery Learning. L’apprendimento supportato dalle tecnologie ha saputo così
attraversare e portare a piena attuazione (nelle forme di un coraggioso declassamento di
contenuti e tecnologie a strumenti funzionali allo sviluppo di comunicazione e dialogo tra
le persone entro uno spazio sociale paritetico e democratico) quella rivoluzione copernicana
pedagogica e quella strutturale riorganizzazione interna che invece la scuola italiana non è
ancora riuscita del tutto a compiere, dismettendo definitivamente retaggi di centralismo
burocratico-verticistico e superando i rigidi steccati di programmazioni pianificate a priori
secondo la logica curricolare, a favore invece di una logica della personalizzazione. La
storia recente del dibattito pedagogico scolastico pare così segnata da spinte in avanti verso
prospettive personalistiche e inattesi rigurgiti di logiche del passato, con conseguenti
riposizionamenti del baricentro dei processi educativi in capo ai docenti e al loro ruolo di
unici mediatori della conoscenza ed esecutori delle direttive di una “scuola-apparato
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centrale”. Nel contesto attuale sono quindi paradossalmente proprio le nuove tecnologie ad
offrire quella umanizzazione dell’apprendimento, in senso sociale e situato, che la scuola di
oggi, ancorata al paradigma della separazione (tra corsi, discipline, aule, ruoli) e ad
un’organizzazione concettuale, ambientale e ordinamentale a “celle d’alveare” sembra non
riuscire a garantire. Per questo motivo, l’utilizzo delle nuove modalità dell’e-learning può
costituire una chance e una leva fondamentale per attuare una improcrastinabile “sfida” per
il sistema scolastico nazionale italiano: quella cioè che «comporta un necessario mutamento
della visione stessa della scuola, da organizzazione che trasmette nozioni alle nuove
generazioni ad organizzazione che favorisce l’abilità per costruire conoscenza lungo tutto
l’arco della vita» (cfr. CALVANI , 1998). Le nuove tecnologie assumono un ruolo propulsivo
e abilitante nei confronti di questo processo di trasformazione della scuola, che può essere
sintetizzato nel passaggio dalla trasmissione (cioè dalla produzione discorsiva) della
conoscenza alla costruzione (cioè alla produzione attiva) della conoscenza. L’E-learning
2.0 si presenta, infatti, come un tipo di apprendimento collaborativo, ad alta motivazione,
che crea le condizioni psicologiche ed emozionali ideali e tipiche di un ambiente e di
un’esperienza formativa efficace e significativa per i discenti, che supera gli stretti confini
di una ricezione di conoscenza intesa come addestramento e che permette anche la
maturazione di quelle competenze relazionali ritenute così strategiche nella società di oggi.
Ciò legittima in particolar modo la sua spendibilità didattica nel contesto scolastico agli
occhi del Dirigente: l’e-learning può migliorare la qualità del servizio formativo erogato da
un istituto, rendendolo in grado di offrire un vero “valore aggiunto” rispetto alla
preparazione iniziale dei ragazzi. Oggi proprio l’introduzione sistematica e “naturalizzata”
delle tecnologie nella scuola (assecondando così le attitudini d’uso dei suoi utenti finali,
cioè gli studenti) pare un grimaldello più efficace di tante riforme - assunte da dirigenti e
docenti come imposizioni calate dall’alto - per scardinare un paradigma scolastico che
finora ha sempre perpetuato se stesso nella forma e nella sostanza. Il Dirigente Scolastico di
oggi, a cui da una parte è affidato non solo il compito di gestire la mission istituzionale
della scuola ma anche quello di “pilotare” strategicamente la sua vision (cioè la visione
futura dell’istituto) e a cui dall’altra parte sono riconosciuti nuovi spazi di azione autonoma
e concreta (dal punto di vista didattico, organizzativo, finanziario, di ricerca) appare come
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la figura chiave in grado di coniugare gli scenari futuribili disegnati dalle sempre più
evolute potenzialità delle nuove tecnologie e dalle nuove modalità di apprendimento con la
dimensione concreta della loro immissione nei luoghi fisici tradizionalmente e formalmente
deputati alla trasmissione e alla costruzione delle conoscenze. In pratica al Dirigente spetta
oggi il compito di assumere un progetto di visione, verificandone la sostenibilità
pedagogica e organizzativa: portare l’E-learning 2.0 basato sulle risorse del Web 2.0 in
quelle che si possono definire le Classi 2.0 o addirittura le Scuole 2.06. Questo impegno sta
diventando sempre più urgente e attuale, se non si vuole che le giovani generazioni “si
allontanino” (moralmente e fisicamente) dalla scuola.
Per valorizzare la sua vocazione sociale e relazionale, l’E-learning 2.0, rispetto alle altre
generiche forme di apprendimento tecnologicamente assistito, si connota per ricorso
specifico alle nuove funzionalità della rete internet che costituiscono quindi il suo naturale
contesto d’azione. Per questo motivo l’E-learning 2.0 si può considerare come un web-
based learning o un supported online learning: gli strumenti che oggi sono più utilizzati
online e che dovrebbero fare la loro comparsa anche nella pratica didattica sono quelli che
permettono agli utenti di condividere idee, informazioni e di creare così nuova conoscenza,
come blog, wiki, podcast, social network. L’idea di fondo è infatti quella che il deposito
conoscitivo non sia fissato una volta per tutte all’inizio del processo di
insegnamento/apprendimento e quindi vada trasmesso per come è dal docente, ma si possa
rielaborare e incrementare in itinere con l’apporto di tutti gli attori coinvolti. La logica solo
informatica e funzionale dell’“interattività” è addirittura superata da quella più tecnico-
umanistica dell’“intercreatività”. Le funzionalità pensate per il lavoro cooperativo e per la
costruzione sociale e collaborativa della conoscenza, rendono strumenti come blog e wiki
risorse idonee più che per la trasmissione di conoscenze e abilità astratte, per la
maturazione da parte dei ragazzi di competenze da agire in situazione, secondo un concetto
chiave introdotto nella recente letteratura pedagogica intorno alla scuola e considerato
come oggetto primario di valutazione e di certificazione.
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I.2. E-learning 2.0 e Web 2.0 a Scuola
I termini E-learning 2.0 e Web 2.0 possono essere associati: con la prima espressione ci si
riferisce, infatti, ad una modalità di apprendimento realizzata con gli strumenti tecnologici e
ispirata alla filosofia del Web 2.0. Prima di proseguire oltre, è quindi bene soffermarsi su
quest’ultimo termine.
La denominazione Web 2.0 identifica un World Wide Web caratterizzato da forte
dinamicità, interattività e socialità tra gli utenti. Appare così evidente la distanza rispetto al
Web precedente (denominato ormai Web 1.0), popolato invece da siti prevalentemente
statici, pensati soprattutto per la consultazione e il reperimento di informazioni, con scarse
o limitate possibilità di interazione. La novità del Web 2.0 è rappresentata dalla presenza
non solo di siti per l’erogazione di contenuti ma soprattutto di applicazioni ricche di
funzionalità che consentono l’interazione tra uomo e sistema informatico e tra uomo e
uomo. Si passa così dalla logica dell’utente “cliente” e “fruitore passivo” di contenuti a
quella dell’utente “regista” e “soggetto” attivo che contribuisce alla costruzione della Rete.
Il Web 2.0 si caratterizza anche per la facilità e intuitività con cui è possibile pubblicare
contenuti sul Web, ad esempio tramite strumenti quali blog o i wiki. Queste operazioni si
possono effettuare con pochi clic direttamente online e grazie al proprio browser di
navigazione: viene resa così molto facile ed economica un’attività come la pubblicazione
dei propri pensieri che nel mondo reale è molto complessa e costosa. In pratica il Web 2.0
permette per certi versi di diventare editori di se stessi. Per questo motivo, oggi,
l’esperienza di navigazione quasi sempre non si limita alla consultazione di contenuti altrui
presenti sulla Rete ma è accompagnata dal lascito di un proprio contributo personale.
Un’altra specificità del Web 2.0 è la disponibilità di applicazioni che favoriscono la
pubblicazione, la condivisione e l’indicizzazione di risorse multimediali, così da rendere
agevolmente fruibile l’informazione da parte della comunità. Esistono, ad esempio,
applicazioni specifiche per la condivisione di video (YouTube), foto e immagini (Flickr),
slide (Slideshare). Altri strumenti connessi alla multimedialità, e per i quali è possibile
pensare un efficace uso scolastico, sono podcast e WebTV: queste ultime funzionalità
permettono di pubblicare facilmente contributi audio e video sul Web.
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Il fondamento filosofico più importante nel Web 2.0 - e che dovrà essere padroneggiato da
tutti gli attori che hanno in progetto di introdurre questa innovazione a scuola, in primis il
Dirigente Scolastico - è la concezione implicita secondo la quale la forza della Rete
consiste innanzitutto negli utenti, poi ci sono i contenuti e da ultimo vengono le tecnologie.
Il Web 2.0, valorizzando fortemente la dimensione sociale della Rete, ritorna così all’idea
originaria alla base della nascita e dello sviluppo di internet, una connessione tra computer
dislocati in ogni parti del mondo che da strumento di difesa militare si era trasformata in un
potentissimo strumento per condividere conoscenza, ricerca scientifica e informazioni.
Nella filosofia del Web 2.0 la rete non è quindi una realtà statica, definita una volta per
tutte, ma si costruisce e si rimodella quotidianamente con l’apporto attivo degli utenti
attraverso gli strumenti di collaborazione. Essi hanno un impatto non solo sul processo di
apprendimento in generale ma anche e soprattutto sulle metodologie didattiche adottate per
la trasmissione dei saperi e sull’e-learning in particolare. La loro presenza e disponibilità in
rete non può essere trascurata quando oggi si affrontano problematiche relative
all’insegnamento e all’apprendimento anche nel contesto formale delle scuole.
Come si vedrà, non va dimenticato come gli strumenti dell’E-learning 2.0 e del Web 2.0,
applicati al contesto scolastico, permettano di per sé la configurazione di un servizio
formativo flessibile, svincolato da limiti spazio-temporali, in grado di “seguire” la persona
e le sue esigenze di apprendimento fin nel suo ambiente domestico. Il Dirigente Scolastico
dovrà quindi avere consapevolezza di questi punti di forza in quanto, costituendo un fattore
di potenziamento del servizio formativo erogato dalla scuola, contribuiscono al
conseguimento di risultati positivi da parte dell’istituzione.
I.3. L’apprendimento digitale nella scuola e nella “società della conoscenza” di oggi
Deve essere sensibilità e responsabilità specifica del Dirigente Scolastico quella di condurre
la scuola da lui governata a configurare un’offerta formativa adatta alle esigenze del
contesto sociale di riferimento e in grado di apportare “valore aggiunto” agli studenti di
oggi. Per questo il Dirigente dovrà essere preventivamente consapevole delle principali
caratteristiche della società attuale, così da considerare se l’innovazione dell’e-learning
possa rendere più adeguata ed efficace l’azione educativa promossa dalla scuola in
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relazione ai requisiti e alle attese posti dai soggetti sociali coinvolti. È quello che ci si
ripromette di indagare in questo paragrafo.
Per definire la società di oggi, oltre agli appellativi di “società complessa” o “società
liquida”, viene utilizzata la denominazione di “società della conoscenza”. Da un primo
punto di vista, con questa espressione si vuole certo sottolineare (secondo quanto ha ben
individuato l’economista L. TUROW, 2000) come oggi, e per la prima volta nella storia
dell’uomo, la vera fonte di ricchezza non consista più nel controllo delle risorse naturali
(terra, oro, petrolio) ma nel possesso di beni immateriali come “sapere” e “conoscenza”. Di
conseguenza, attualmente l’uomo più ricco nel mondo è Bill Gates che non possiede risorse
naturali o eserciti ma soltanto conoscenza, o un’espressione digitale e immateriale della
conoscenza, come il software.
Basterebbe già questa prima esemplificazione concreta per riconoscere la centralità e la
fecondità nel contesto sociale di oggi del connubio “conoscenza-tecnologie digitali”,
connubio che si può tradurre appunto nell’espressione “e-learning” oggetto di questa tesi.
Inoltre, se «l’economia basata sul sapere prende il posto dell’economia basata
sull’industria» (L. TUROW), l’autorità e l’autorevolezza sociale spesso non dipenderanno
più da gerarchie formali e istituzionali predefinite, ora sgretolate e liquefatte sotto la spinta
di dinamismi orizzontali, ma della effettiva padronanza, da parte del soggetto, di
conoscenze e competenze agite in situazione. Con un neologismo un po’ ardito si potrebbe
usare la denominazione di “gnoseocrazia” per la società odierna. Solo questa padronanza di
saperi e conoscenze, riconosciuta e validata all’interno di una comunità di pratiche, sarà in
grado di legittimare e rendere autorevoli le leadership all’interno delle organizzazioni
umane. Inoltre, una società basata sulla conoscenza cambia sia la struttura del sapere sia le
modalità con cui esso viene costruito. Questa volta è l’antropologa M. MEAD, 1951 a
cogliere in modo lampante questo aspetto della società attuale nel passo seguente: «Vedrete
che in un mondo che si evolve incessantemente nessuno può avere mai un’istruzione
completa. Ciò significa che a scuola i bambini non devono solo apprendere quello che a
scuola appresero i loro genitori, bensì devono imparare anche ad imparare». Viene
introdotto qui il concetto del meta-apprendimento che si declina concretamente per l’uomo
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odierno nelle forme di un apprendimento che dura tutta la vita, o appunto di una longlife
education.
Da un secondo punto di vista, l’espressione “società della conoscenza” sta ad indicare una
società che moltiplica a dismisura le occasioni, le opportunità, le modalità per trasmettere,
veicolare, conoscenza. Ciò significa quindi che l’apprendimento può avvenire in qualsiasi
modo, anche per scoperta casuale (per serendipità appunto), secondo percorsi non lineari e
in qualsiasi situazione e contesto: al di fuori delle aule scolastiche del sistema educativo
formale e a maggior ragione al di fuori delle rigide piattaforme dell’online education. Oggi,
come afferma FINI, 2007 «il corpo di conoscenze, competenze, abilità sono apprese in
modo osmotico, attraverso l’appartenenza a comunità, sul luogo di lavoro e nella vita
quotidiana. L’apprendimento assume il significato di costruzione di reti, più che di
accumulazione di conoscenza; è considerato più importante sapere dove/da chi/come
procurarsi un’informazione, piuttosto che conoscerla direttamente. D’altra parte
l’informazione stessa, da bene raro, trasmesso in modo quasi sacrale dalle istituzioni
scolastiche, è oggi un bene di largo consumo, facilmente disponibile in grande quantità. È
però proprio questo enorme flusso informativo ad essere un serio problema da risolvere:
l’ information overload è un fenomeno da dominare, una sfida costante per chi vuole
apprendere in rete» (cfr. p. 6). È possibile parlare quindi di «apprendimento distribuito» per
indicare quel progressivo decentramento delle sorgenti di conoscenza rispetto ai luoghi e
alle situazioni formali e istituzionali nei quali esse tradizionalmente erano confinate e
arroccate, in primis la scuola. Occorre quindi riconoscere come questa istituzione abbia
perso oggi il suo “monopolio” educativo: alla formazione della persona contribuisce non
più e non solo l’apprendimento formale-scolastico ma anche quello non formale o
informale7. Da quest’ultimo punto di vista, è proprio l’apprendimento digitale a
rappresentare l’esempio più importante e generativo di apprendimento informale. Anche
per questo motivo, quindi, se la scuola vuole approntare azioni formative veramente
efficaci e che siano rispettose dei nuovi processi con cui si forma la persona (e nei quali
interviene il contributo di apprendimenti formali e informali), deve dimostrare una
approfondita e strategica attenzione verso l’e-learning, come strumento chiave per una
proficua “(ri)sintonizzazione” con le istanze socio-culturali di oggi.
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Il prosieguo di questo paragrafo, a partire dalle caratteristiche che differenziano il nuovo
apprendimento digitale rispetto a quello tradizionale, intende proprio dimostrare come l’e-
learning appaia oggi un dispositivo pedagogico particolarmente omogeneo al profilo della
società attuale e alle sue esigenze, avendo sviluppato anche possibili anticorpi per
metabolizzare le inedite problematiche poste dei nuovi contesti socio-apprenditivi. Si può
considerare come un esempio di questa capacità adattiva degli ambienti digitali online la
spontanea tendenza del Web a dar vita a comunità virtuali. Esse si possono considerare una
strategia per catturare, trattare e rendere disponibili alle esigenze di apprendimento di
singoli e gruppi le opportunità informative presenti in Rete, e contrastare, in tal modo,
l’ information overload, cioè il sovraccarico informativo.
Poniamoci quindi dal punto di vista del Dirigente Scolastico che voglia sondare le
differenze tra apprendimento tradizionale e apprendimento digitale, al fine di rendere la
propria scuola un luogo di formazione efficace nel presente e nel futuro. L’apprendimento
tradizionale è lineare e “lento”, in quanto prevede di seguire una sequenza preordinata di
alcuni passaggi programmati secondo la linearità univoca e unidirezionale tipica della
lezione frontale e dei libri di testo (“sapientia non facit saltus” si potrebbe dire ri-adattando
un antico proverbio latino in cui il soggetto era la natura); è etero-diretto da esperti o da
autorità formalmente riconosciute in un rapporto di forte asimmetria comunicativa; è
centrato sulla conoscenza propria raggiunta da ciascun individuo. Invece, l’apprendimento
in modalità di e-learning non segue percorsi univoci, ma prevede una pluralità e
molteplicità di alternative; è “veloce” perché pragmaticamente orientato al raggiungimento
del risultato cognitivo in un’ottica di problem-solving; risulta facilitato da “micro-mentori”
all’interno di comunità tra pari non gerarchizzate; valorizza la collaborazione e la
cooperazione tra i partecipanti. I tratti di complessità, reticolarità, ricorsività rendono l’e-
learning una forma di apprendimento particolarmente omogenea alla società odierna,
riflettendo anche la complessità tipica dei compiti autentici, tratti dal mondo reale, per i
quali non esiste un’unica soluzione ma ne sono possibili molteplici.
Le nuove modalità di apprendimento agiscono profondamente sulla personalità dei discenti,
incidendo sulla loro forma mentis, a livello di costruzione delle strutture di pensiero. Oggi
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infatti i giovani sono immersi in un “brodo multimediale” così pervasivo che non può non
cambiare le loro strategie cognitive. Ad esempio attraverso i blog, è cambiato il modo di
acquisire e sviluppare due competenze fondamentali come la lettura e la scrittura.
L’esperienza della navigazione interattiva nella rete rende questi due momenti sempre
meno distinti, per cui è stata coniata addirittura una nuova attività cognitiva denominata,
per contrazione, «screttura». Il termine riveste anche una sfumatura dispregiativa per
indicare la non completa ortodossia linguistica di questa nuova forma di scrittura rispetto
alle strutture grammaticali e sintattiche tradizionali. Per sottolineare come i nuovi contesti
di apprendimento incidano profondamente sulla psiche e la mente umana, alcuni studi
hanno dimostrato che i giovani della «net-gen» (la generazione della rete, formata da quanti
sono cresciuti nell’era digitale, cioè i cosiddetti “nativi digitali”) sono ipercomunicativi,
reagiscono rapidamente a stimoli visivi e sonori multipli e sono in grado di dedicarsi a
molteplici attività di tipo comunicativo contemporaneamente o in “multitasking”, come si
direbbe per analogia con quanto accade quando il nostro computer lavora con più
programmi aperti, compiendo molte azioni simultaneamente. Possiamo agevolmente
pensare alla scrivania di un ragazzo in età scolare: non è infrequente vederlo navigare in
internet, scrivere frattanto un sms e magari guardare la TV od ascoltare musica. Se i
giovani di oggi paiono più abili a gestire la sovrabbondanza, anzi il diluvio e il
bombardamento di input informativi (il già citato information overload) che la nostra
società propone, tuttavia riescono a mantenere la concentrazione per tempi minori. È
inevitabile per la scuola tener conto di questi nuovi fattori come dato di partenza, non solo
per attuare un’azione formativa efficace ma anche per correggere o ri-orientare
eventualmente questi stili cognitivi di apprendimento.
Può essere opportuno, a questo punto, ritornare al citato passo di FINI , 2007 per constatare
come l’e-learning presenti caratteristiche coerenti con i tratti distintivi della odierna società
della conoscenza. Innanzitutto in quel passo si sottolineava come l’acquisizione delle
conoscenze può avvenire anche in modo informale attraverso l’ «appartenenza a comunità».
L’evoluzione dei gruppi di discenti da classi (virtuali) in vere e proprie comunità non
gerarchizzate è un apporto specifico delle forme più avanzate di e-learning. Esse tendono a
sviluppare negli utenti competenze validate all’interno di comunità che si costituiscono in
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modo informale, a partire da una convergenza di interessi e non da legittimazioni basate su
autorità esterne. Anche il significato di apprendimento come costruzione di reti, piuttosto
che accumulo di conoscenza, non può non rimandare alla valorizzazione della natura
sociale e cooperativa dell’apprendimento nell’e-learning o anche solo evocativamente
all’infrastruttura tecnologica – la rete internet – su cui poggiano queste reti di
apprendimento. E quando si dice che «è più importante sapere dove/da chi/come procurarsi
un’informazione, piuttosto che conoscerla direttamente» non si può non andare con la
mente a tutti quegli strumenti, a quelle funzionalità e a quegli ausili (motori di ricerca,
raccolte di link, blogroll, feedRSS) che assicurano all’utente la possibilità di reperire le
informazioni desiderate in qualsiasi momento.
Presentandosi come una modalità di apprendimento funzionale ed efficace, flessibile,
“curvata” sulla persona e sulla sua natura intrinsecamente sociale, l’e-learning si configura
come lo strumento e l’ausilio più adatto per accompagnare la persona lungo tutto l’arco
della vita nelle sue continue, molteplici e cangianti esigenze cognitive, diventando così il
suo “ambiente di apprendimento personale” (Personal Learning Environment). Un
ambiente di apprendimento complesso, in cui si integrano strumenti e risorse diversificate,
pensate per l’apprendimento individuale e per quello collaborativo, per la dimensione
formale e per quella informale. Del resto, in una società caratterizzata da un forte
dinamismo anche professionale, è necessario moltiplicare le occasioni di apprendimento, di
rapido riadeguamento delle conoscenze e delle abilità. Anche da questo punto di vista il
nuovo apprendimento digitale si rivela fondamentale per acquisire una competenza oggi
strategica quale la disponibilità e la capacità di «imparare ad imparare», ottemperando così
ad un altro requisito della società della conoscenza, quello di una longlife education, cioè di
una educazione che duri per tutta la vita.
I.4. L’E-learning 2.0 e la personalizzazione dell’apprendimento
Il Dirigente che intende introdurre sistematicamente l’e-learning all’interno dell’offerta
formativa progettata e realizzata dalla scuola da lui guidata deve innanzitutto verificarne le
legittimazioni e le ragioni educative, sul piano pedagogico, epistemologico e antropologico:
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questa “precauzione” di metodo risulta ovviamente auspicata anche nel caso del ricorso ad
altre innovazioni, non necessariamente di tipo tecnologico.
Un primo obiettivo di questa tesi è quindi quello di dimostrare come l’e-learning, nella sua
forma più avanzata e integralmente “web-based” che oggi lo caratterizza, possa essere
considerato un potente dispositivo pedagogico a favore della personalizzazione degli
apprendimenti, incrociando così le istanze di una delle più recenti e accreditate
teorizzazioni che ha animato il dibattito pedagogico sulla scuola negli ultimi anni e che è
stata codificata anche a livello normativo nella Legge delega 53/2003. Diversi sono gli
elementi che paiono legittimare questa considerazione.
L’apprendimento digitale di nuova generazione è improntato ad una prospettiva fortemente
learner-centred. Ciò significa che più che i contenuti didattici da apprendere (e le modalità
per una loro trasmissione conservativa, di generazione in generazione) è importante il
soggetto discente, i suoi bisogni e stili cognitivi, i processi di pensiero e di vita che mette in
atto individualmente e operando una mediazione con l’ambiente sociale circostante mentre
apprende. In questo senso, la visione personalistica appena descritta propone una
“rivoluzione copernicana” e un ribaltamento di prospettiva: il baricentro dei processi di
apprendimento/insegnamento transita dalla riflessione su come trasmettere efficacemente
determinati contenuti (standardizzabili e quindi decontestualizzabili) all’indagine su come
il soggetto costruisce la sua personalità e crescita integrale mediante l’apprendimento. In
altre parole diventa fondamentale, la piena integrazione della persona, con le sue
individualità e soggettività, nella configurazione dei processi di
apprendimento/insegnamento.
Rimanendo nell’ambito specifico dell’apprendimento digitale, appare chiaro come questo
ribaltamento di prospettiva comporti il progressivo abbandono e smantellamento delle
piattaforme online di prima generazione, la cui logica pedagogica di riferimento viene
ritenuta irrispettosa e contraddittoria rispetto alle modalità di apprendimento umane. Ma
risulta altrettanto evidente come questa rielaborazione metodologica e operativa non si
risolva solo in una questione interna all’e-learning. Essa prevede un cambiamento così
strutturale dei processi di apprendimento/insegnamento da incidere su assetti
profondamente radicati nella storia dell’istituzione scolastica e da richiedere una
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legittimazione e una fondazione su una solida base teorica di tipo pedagogico,
epistemologico antropologico che abbiamo ritenuto di riconoscere nella proposta della
personalizzazione. È in gioco, infatti, la configurazione di un vero e proprio cambiamento
di “paradigma metodologico”, alternativo a quello attualmente in vigore nei sistemi
educativi formali, come la scuola, e incentrato sul concetto di una proposta formativa
standardizzata (corso), rivolta indistintamente ad un insieme di individui (classe) e
finalizzata all’acquisizione di saperi (discipline). La perdurante attualità normativa di
termini come “regolamento”, “programma”, “disposizione”, “direttiva”, “organico”,
“corso”, “curricolo”, “materie” (le une distinte dalle altre), “classi” (composte unicamente
secondo il criterio anagrafico) sono solo alcune epifanie linguistiche che - evocando un
gergo quasi di tipo militare - testimoniano la resistenza nel nostro ordinamento scolastico di
una pedagogia così incentrata sulla trasmissione delle conoscenze e dei contenuti
disciplinari da aver fatto sedimentare una rigida impalcatura organizzativa, articolata in
tutte le sue strutturazioni. Peccato che in tutto questo sforzo architetturale sia stata
progressivamente dimenticata la persona soggetto dell’apprendimento, relegandola ad un
ruolo marginale e periferico.
L’ e-learning 2.0 vuole invece recuperare in modo decisivo l’attenzione alla persona,
creando innanzitutto le condizioni per un’esperienza di apprendimento flessibile,
corrispondente al suo contesto di vita, rispettosa dei suoi ritmi di apprendimento, in grado
di esaltare un suo ruolo autonomo, responsabile, attivo rispetto a contenuti disciplinari che
non sono definiti una volta per tutti ma possono essere anche modificati dalle interazioni
con i discenti. Uno dei tratti caratteristici dell’esperienza di apprendimento in modalità di e-
learning è proprio la flessibilità: la possibilità di fruire di risorse, situazioni, strumenti
formativi, anche a distanza, libera l’apprendimento dall’invalicabilità dei vincoli spazio-
temporali dell’aula e dell’orario scolastico. Oltre ad avere positive conseguenze sul piano
organizzativo (di cui il Dirigente dovrà tenere conto in termini di offerta formativa
potenziata e dilatata), ciò configurerà un apprendimento plasmato sul tempo debito (καιρός)
di ciascuno piuttosto che sul tempo oggettivo (χρόυος), imposto dall’istituzione e dai suoi
dispositivi.
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Le conoscenze e i saperi vengono così derubricati da finalità ultime, a mezzi funzionali e
strumentali al raggiungimento del vero fine: quest’ultimo non può essere qualcosa di
estrinseco al soggetto, ma deve coincidere con la persona stessa, colta globalmente nella
sua unitarietà. I contenuti di apprendimento sono così semplicemente dei punti di partenza,
che possono essere destrutturati, ricombinati, incrementati dall’interazione messa in atto dal
soggetto e dall’intera comunità virtuale.
Nei percorsi e negli ambienti formativi coadiuvati dalle funzionalità tecnologiche del web
di nuova generazione, il “valore aggiunto” del processo di apprendimento non consiste
nell’aver conservato intatto un determinato contenuto culturale nel rapporto comunicativo
tra docente e studenti, ma nell’aver prodotto quel “delta” culturale in più che si aggiunge al
deposito di conoscenze definito all’inizio del processo, e che è frutto originale, creativo e
personale dei soggetti coinvolti. In ogni caso, il vero momento apprenditivo non consiste
tanto nella quantità di conoscenze accumulate ma nel processo attivato (a livello cognitivo
e relazionale) durante l’esperienza formativa. L’idea alla base del Web 2.0 è appunto quella
che la Rete e il suo bagaglio di conoscenze siano costruiti progressivamente e con apporto
attivo e intenzionale dagli utenti che la “frequentano”. Per questo motivo, come abbiamo
già sottolineato, è possibile affermare come nella filosofia del Web 2.0 la forza della Rete
sia rappresentata soprattutto dalle persone, poi dai contenuti e dai servizi offerti (che
comunque devono essere coerenti con le aspettative dei fruitori) e solo in ultimo dalle
tecnologie. L’importanza secondaria accordata ai contenuti e alla dimensione trasmissiva
del sapere, fa sì che il momento dell’apprendimento non sia strettamente condizionato da
quello dell’insegnamento, ma risulti legato al compiere esperienze di un universo mediale.
Lungi dall’essere declassato o ritenuto accessorio, il ruolo del docente-educatore viene
riportato alla sua funzione più autentica, indicata anche nella radice etimologica, di
demiurgo e “paraninfo”, cioè facilitatore della crescita di quanto già presente in nuce nel
discente. Quest’ultimo risulta quindi valorizzato nella sua autonomia, libertà e
responsabilità (o comunque corresponsabilità) nell’ambito dell’esperienza educativa. Il
discente, secondo una logica del processo formativo di tipo bottom-up (cioè diretta dal
basso), diventa protagonista e costruttore del proprio apprendimento, di cui mantiene
saldamente la padronanza sottraendola all’istituzione; negozia con docenti e tutor, ma
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soprattutto con i propri pari, percorsi e strategie formative tra una molteplicità di
alternative. Il fine di un percorso di apprendimento non sarà quindi l’acquisizione da parte
dello studente della stessa «visione del mondo» del docente, ma consisterà
nell’elaborazione, se possibile, di una sua «visione del mondo» non allineata, originale e
diversa, integrata dalle prospettive degli altri attori coinvolti. Come afferma TRINCHERO,
2005 «al soggetto disponibile alla messa in discussione dei propri modelli, aperto a una
pluralità di strategie operative e pronto all’suo di molteplici modalità di rappresentazione,
l’ e-learning offre strumenti utili per diventare il soggetto primario del proprio
apprendimento».
La cifra più significativa del Web 2.0 è quindi quella di favorire il passaggio dall’idea di
utente «spettatore», «ricettore passivo» del sapere, a quella di utente «regista»,
«esploratore», «costruttore attivo» del proprio sapere. Se l’e-learning persegue l’obiettivo
di configurarsi come applicazione di apprendimento personalizzato, deve proporre un
contesto apprenditivo, un learning environment plasmato a misura del soggetto, omogeneo
con i suoi stili cognitivi, rispettoso della sua esperienza di vita, quasi prolungamento e
riflesso della sua quotidianità reale e concreta. Per questo motivo, l’e-learning si pone in un
rapporto di contiguità con le esperienze correnti della vita quotidiana, favorendo il
superamento del distacco tra mondo della scuola e mondo della vita.
Da questo punto di vista, valorizzare la persona significa anche riconoscere che conoscenze
e abilità già in suo possesso, così come le esperienze della sua vita quotidiana, sono una
base importante sui cui edificare il percorso formativo. Ancora una volta, si tratta della
proposta di un paradigma totalmente opposto a quello tuttora vigente nell’ipostazione
scolastica attuale. A scuola, come in molte attività formative extrascolastiche, il processo
che conduce al risultato desiderato viene gestito a partire dalle conoscenze scientifiche e
disciplinari od operative che si ritiene importante finalmente raggiungere. L’e-learning 2.0
si propone invece in primo luogo l’obiettivo di recuperare il già vissuto e il già appreso dal
discente, valorizzando le potenzialità insite nelle modalità spontanee, informali di imparare
nelle situazioni quotidiane. L’obiettivo è quello di aiutare lo studente a portare le esperienze
positive che egli compie nella sua vita di ogni giorno – in particolare con i media –
all’interno del mondo dell’apprendimento, creando un continuum tra i due mondi. Il
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discente, percependo che ciò che studia gli è utile per affrontare meglio la vita quotidiana di
oggi (e anche lavorativa di domani), cioè sentendosi coinvolto in un apprendimento per lui
rilevante e significativo, metterà in moto le sue risorse migliori, assecondando e man mano
vivendo da protagonista un’azione formativa veramente efficace.
Questo nuovo contesto e ambiente di apprendimento, basato sulla centralità della persona e
su una continua circolarità virtuosa tra educazione formale ed educazione informale, tra
esperienza formativa ed esperienza esistenziale, viene definito Personal Learning
Environment. Con questo termine, si può indicare l’universo formativo, costellato di
molteplici occasioni e situazioni di apprendimento (formali e informali) e da diversi
strumenti (digitali e non), che circonda il soggetto nella società della conoscenza di oggi,
sovraccarica di input e stimoli cognitivi. Ciò indica ulteriormente (se ancora ce ne fosse
bisogno) la chiara opzione dell’e-learning a favore della prospettiva pedagogica della
personalizzazione.
I.5. L’E-learning 2.0 come apprendimento contiguo con la vita quotidiana
Accanto ad altri aspetti, un rilevante elemento di contiguità tra l’e-learning e la vita
quotidiana dei discenti, è relativo all’utilizzo, per fini formativi, degli stessi strumenti che
ormai costituiscono una parte integrante, pervasiva ed inscindibile della vita dei ragazzi.
L’uso didattico di funzionalità tecnologiche ormai tanto consuete per i giovani assolverà
non solo al compito di rendere più attraenti le attività didattiche proposte, ma testimonierà
la volontà della scuola di valorizzare gli stili cognitivi ed esistenziali dei suoi interlocutori,
con la conseguenza non trascurabile di renderli utilizzatori più consapevoli, educati e critici
degli strumenti che pervadono capillarmente la loro vita quotidiana. Da questo punto di
vista, emergeranno problematiche inedite e anche “rischiose” che il Dirigente dovrà
dimostrare di saper gestire. Ad esempio, porsi nella prospettiva di non lasciare
coercitivamente (cioè sulla base di qualche norma inserita nel regolamento di istituto) fuori
dall’aula e dalle dinamiche didattiche i cellulari, ma di inserire questi dispositivi
“naturalmente” all’interno dei processi di insegnamento/apprendimento, è un segnale
strategicamente indicativo dell’intenzionalità “educativa” del Dirigente di voler trasformare
uno strumento di evasione in uno strumento di lavoro. Con il tempo, la nobilitazione di
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questi dispositivi verrebbe tra l’altro percepita dagli stessi ragazzi, guidati così a non
cogliere più l’utilità di alcuni strumenti solo per finalità di tipo ludico o di evasione. Può
essere recuperata, oltre alla “dignità” degli strumenti tecnologici, anche la motivazione,
l’entusiasmo e l’autostima di chi di questi strumenti fa un uso tanto capillare e pervasivo
nella sua vita quotidiana. Non si tratta certo di fare una scuola-ricreazione, ma di
riconoscere e valorizzare il “curriculum nascosto o implicito” presente, ad esempio, anche
nella dimensione informale degli apprendimenti: l’obiettivo è quello di fare in modo che lo
studente non separi mondo dell’apprendimento e mondo della vita quotidiana.
Per quanto riguarda l’aspetto contenutistico, l’e-learning tende a favorire la proposta di
contenuti rilevanti, che cioè hanno attinenza con la vita quotidiana del discente. Anche dal
punto di vista delle strategie didattiche proposte dal docente, questa «contiguità» viene
realizzata con la progettazione di attività «autentiche», “real-life”, cioè strettamente
ancorate a problemi e contesti reali, che aiutano a sviluppare una maggiore comprensione
della realtà. Infine anche attraverso la valutazione effettuata con le risorse offerte
dall’apprendimento digitale di nuova generazione lo studente tende a percepire che ciò che
studia gli è utile per affrontare meglio le richieste che gli pone la vita quotidiana, scolastica
e non. L’E-learning 2.0 verifica così una delle condizioni affinché l’apprendimento possa
essere significativo per il discente, cioè la percezione della rilevanza per la sua vita dei
contenuti e dei metodi proposti. Più in generale, la contiguità e l’omogeneità delle modalità
di insegnamento/apprendimento proposte nella scuola con il contesto di vita dei ragazzi
potrà aiutare l’istituzione scolastica ad accorciare quella disconnessione sempre più
evidente e preoccupante rispetto ai suoi utenti e alla società, colmando almeno in parte le
differenze generazionali e culturali tra erogatori e fruitori del servizio.
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I I . L A PROSPETTIVA ORGANIZZATIVO - GESTIONALE
La prospettiva alla base del presente lavoro è quella che “l’apprendimento digitale di nuova
generazione”, o e-learning 2.0, possa essere considerato un dispositivo pedagogico e uno
strumento organizzativo “al servizio” della personalizzazione e dell’autonomia nelle
scuole.
Su questi due concetti ruota principalmente l’impegno e la sfida a favore dell’innovazione
per il Dirigente a capo della scuola di oggi. È utile evidenziare anche un’altra espressione
presente nell’enunciazione sopra riportata, ovvero la locuzione «al servizio di». Di per sé,
infatti, l’e-learning non è garanzia assoluta - necessaria e sufficiente – per una piena
attuazione, da una parte, della personalizzazione pedagogica e, dall’altra, dell’autonomia
organizzativa delle scuole. Ricopre, invece, una funzione sussidiaria, ancillare, strategica
per mettere a punto un’offerta formativa flessibile, opzionale, e centrata sul soggetto, in un
contesto di autonomia organizzativa e didattica. Per questo è possibile affermare che le
nuove tecnologie hanno un ruolo “abilitante”: fanno, cioè, da “volàno” per l’attuazione di
processi di apprendimento efficaci e personalizzati e per una gestione efficiente delle
risorse umane, strumentali e finanziarie di cui dispone la scuola.
Dopo aver affrontato la prospettiva pedagogica, da cui il Dirigente dovrà ricavare le
fondamentali legittimazioni teoriche ed epistemologiche che giustifichino l’introduzione di
questa innovazione nella scuola, in questo capitolo vedremo come l’adozione di sistemi di
e-learning costituisca un significativo banco di prova per la leadership scolastica anche dal
punto di vista organizzativo e manageriale. Questo strumento innovativo costituisce infatti
un ideale dispositivo nelle mani del DS per esercitare pienamente le specifiche funzioni
direttive che gli competono nel nuovo regime autonomistico scolastico e in ordine alle quali
è chiamato ad esercitare la sua responsabilità. Ci riferiamo, sulla scorta del Dlgs. 59/1998
(che assume i principi della fondativa L. 59/1997, declinandoli sul ruolo del Dirigente), alla
organizzazione dell’offerta formativa secondo criteri di efficacia ed efficienza, per quanto
riguarda la gestione delle risorse umane, strumentali e finanziare, al fine di portare il
servizio offerto a raggiungere risultati ottimali8.
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II.1. Autonomia e innovazione nella scuola
Sul piano organizzativo-gestionale si gioca per il Dirigente Scolastico la concreta
possibilità di conferire un profilo di autonomia (almeno funzionale) alla istituzione
scolastica che dirige. Sancita solennemente a partire dall’ormai famoso art. 21 della Legge
15 marzo 1997, oggi l’autonomia scolastica appare ancora un cantiere aperto, se non un
cantiere abbandonato. Se più prudentemente è quindi preferibile parlare di autonomia
funzionale come massimo traguardo attualmente raggiunto o raggiungibile per le scuole, ai
sensi del comma 8 del predetto articolo, proprio «l’introduzione di tecnologie innovative»
viene considerata esplicitamente una delle espressioni dell’autonomia organizzativa
accordata alle scuole. Questo processo di innovazione interesserà quindi innanzitutto il
ruolo del Dirigente Scolastico come leader non solo “educativo”, ma anche e soprattutto
“organizzativo” dell’istituzione scolastica autonoma che governa.
Appare inoltre chiaro come un primo attendibile indicatore del reale percorso intrapreso da
un’istituzione scolastica verso l’attuazione di istanze autonomistiche è sicuramente
rappresentato dalla flessibilità didattica. Con questo termine possiamo indicare la
possibilità per il Dirigente Scolastico di plasmare un’offerta didattica opzionale, adattabile
in modo efficace alle attese, e ai bisogni formativi dei soggetti interessati e del territorio di
riferimento, libera da vincoli invalicabili di tipo spazio-temporale. La prospettiva qui
assunta è quella fondata sulla considerazione che un elemento imprescindibile per conferire
flessibilità ed efficacia all’offerta formativa di una istituzione scolastica di oggi sia
l’integrazione almeno parziale di percorsi di apprendimento svolti secondo la modalità
dell’e-learning di nuova generazione. Se i fallimenti delle prime versioni dell’online
education, con i rigidi steccati delle piattaforme contenitori di Learning Object, hanno
insegnato come di per sé il ricorso alle tecnologie non sia garanzia di efficacia didattica, la
sfida oggi più significativa per il Dirigente Scolastico, da condividere con il suo staff e con
l’intero corpo docente, consisterà nella più equilibrata ed oculata messa a punto di una
offerta formativa erogata nella cosiddetta “modalità mista”. Questo setting, definito anche
come blended learning o complex learning, prevede l’integrazione di apprendimenti
tecnologicamente assistiti all’interno di un tradizionale sistema formativo d’aula
(considerato necessariamente cardine della proposta formativa scolastica), permettendo la
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configurazione di un servizio educativo ricco e diversificato, improntato ai criteri di
efficacia ed efficienza. Da questo punto di vista, si prospetta la necessità per il Dirigente
Scolastico di acquisire specifiche competenze nella gestione della conoscenza (knowledge
management) e soprattutto in quella particolare materia afferente ai criteri e alle tecniche di
progettazione di percorsi formativi supportati dagli strumenti tecnologici, definita
instructional design. Tuttavia in questa azione di progettazione della proposta formativa
secondo una modalità mista, improntata al criterio guida della coesistenza bilanciata tra
formazione tradizionale e formazione digitale, il Dirigente può essere orientato, almeno da
un punto di vista generale, da considerazioni di “buon senso”. Dovrà infatti prevalere la
convinzione della validità di quella idea intuitiva secondo cui le nuove tecnologie possono
affiancare e integrare – in una prospettiva di complementarietà – le forme classiche
dell’insegnamento, ma non sostituirle.
Abbiamo visto come ormai le tecnologie informatiche – in particolare quelle afferenti
all’uso della rete internet – siano una parte integrante della vita degli studenti, tanto più che
ormai la popolazione scolastica dei nostri istituti scolastici può considerarsi quasi
interamente composta dai cosiddetti «nativi digitali» o “new millennium learner”, o ancora
giovani della «net-gen», che sono cresciuti con la disponibilità di un computer. Con
l’utilizzo di questi strumenti i giovani hanno modellato un proprio modo di apprendere e di
studiare, hanno accumulato un proprio deposito di conoscenze e di competenze. Risulta
pertanto imprescindibile e urgente per la scuola prendere atto e farsi carico seriamente di
questi nuovi fenomeni socio-cognitivi e predisporre una proposta formativa che presenti
davvero caratteri di omogeneità, coerenza e contiguità con gli stili di vita dei ragazzi,
valorizzando in modo consapevole e rispettoso il patrimonio di conoscenze già da loro
acquisiti in una prospettiva di sussidiarietà educativa. L’“ingrediente” forse decisivo che
può garantire il rispetto di questa coerenza è sicuramente l’utilizzo degli strumenti
informatici e delle funzionalità sociali di dialogo e di comunicazione offerti dalla rete
internet. Se così non fosse, il rischio – di cui si intravvedono alcuni preoccupanti segnali
anticipatori – è quello di ampliare irrimediabilmente quel solco e quella disconessione (già
per altro impliciti nei contesti educativi formali) tra scuola e vita reale, tra teoria e pratica,
tra momento dell’apprendimento e messa in atto al livello esperienziale e comportamentale
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di quanto appreso, tra contesto in cui avviene la formazione e ambiente in cui le conoscenze
e le abilità acquisite devono essere applicate. Una scuola in cui sia consapevolmente,
programmaticamente e anche normativamente escluso l’utilizzo formativo di strumenti e di
quegli spazi tecnologici che ormai sono diventati davvero componenti intrinseci
all’esperienza di vita quotidiana (tanto da configurarsi ormai come spazi davvero
antropologici) diventa un luogo “anacronistico”, totalmente decontestualizzato rispetto ad
ogni coordinata spazio-temporale minimante condivisa con gli alunni. Organizzare la quasi
totalità delle esperienze formative secondo modalità radicalmente contraddittorie con le
abitudini quotidiane (come l’erogazione di lezioni unicamente di tipo frontale o lo
svolgimento di alcune attività all’interno di gruppi chiusi o impermeabili) rischiano di
ancorare o meglio di proiettare la scuola in un’era primitiva agli occhi degli studenti.
Sensazioni di disagio, disadattamento, disorientamento possono essere “dietro l’angolo”: da
qui alla degenerazione in atteggiamenti di bullismo o di devianza comportamentale il passo
non è poi così ampio. Di contro, il ricorso a prassi didattiche supportate dagli strumenti
tecnologici oggi più utilizzati, può essere fortemente promosso dal Dirigente Scolastico
come uno strumento per combattere il disagio e l’abbandono scolastico giovanile. La
sperimentazione di nuove modalità di apprendimento digitale può significare, infatti, la
ricostruzione di una “koiné” condivisa, di un comune denominatore linguistico e
concettuale tra scuola e studenti. Il ricorso sistematico a strumenti già conosciuti dai ragazzi
potrà avere benefici effetti sull’efficienza didattica dei processi di
apprendimento/insegnamento (anche a livello di tempistica) permettendo di recuperare e
tesaurizzare una attitudine all’uso da parte degli utenti finali.
Per queste ragioni, è possibile ritenere come l’inserimento strutturato, integrato e organico
di esperienze di apprendimento tecnologicamente assistito nell’ambito dei tradizionali
percorsi educativi, sia un elemento decisivo per il successo della scuola di oggi e di
domani, e quindi per la sua credibilità e autorevolezza nel contesto sociale. Questa
preoccupazione deve essere in primo luogo in capo al Dirigente Scolastico, che ha la
responsabilità sui risultati dell’azione formativa, e che quindi deve avere cura di rendere il
servizio offerto dalla propria scuola più adeguato alle esigenze della società attuale e quindi
anche più adeguato alle istanze territoriali.
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Del resto, è proprio la normativa collegata all’autonomia scolastica a prospettare per il
Dirigente Scolastico l’impegno ad introdurre l’introduzione dell’innovazione a scuola come
declinazione di potenzialità e istanze autonomistiche. Il già citato Decreto legislativo
59/1998, riprendendo la Legge 59/1997 (art. 21, co. 8) afferma che nell’esercizio delle sue
competenze il Dirigente Scolastico «promuove gli interventi per assicurare la qualità dei
processi formativi e la collaborazione delle risorse culturali, professionali, sociali ed
economiche del territorio, per l’esercizio della libertà di insegnamento, intesa anche come
libertà di ricerca e innovazione metodologica e didattica, per l’esercizio della libertà di
scelta educativa delle famiglie e per l’attuazione del diritto all’apprendimento da parte degli
alunni» (cfr. comma 3, art. 25 bis). Come si vedrà meglio successivamente, l’e-learning si
offre al Dirigente Scolastico come lo strumento ideale per raggiungere tutti questi obiettivi.
In quanto modalità di apprendimento innovativa, assicura la qualità dei processi formativi;
conferendo all’istituzione scolastica visibilità e apertura sul contesto territoriale e
avvicinandola alle famiglie, permette di attivare la collaborazione delle risorse culturali,
professionali, sociali del territorio; consentendo alla scuola di proporre una offerta
formativa ricca, flessibile, differenziata rispetto al panorama educativo circostante e
incrementando l’attenzione dell’istituzione verso un’accountability esterna, garantisce
l’ esercizio del diritto di libertà di scelta delle famiglie; moltiplicando le opportunità di
apprendimento e creando condizioni per imparare anche in situazioni svantaggiate (bambini
lungo degenti, scuola in ospedale, formazione a distanza) favorisce l’esercizio del diritto di
apprendimento da parte degli alunni; infine, in quanto fortemente centrata sul ricorso a
nuove strategie e innovativi strumenti didattici, assicura la libertà d’insegnamento, intesa
come libertà di ricerca e innovazione metodologica e didattica.
II.2. Una nuova organizzazione dei docenti da parte del DS
Se con l’e-learning cambiano in modo radicale le modalità di insegnamento, il Dirigente
Scolastico dovrà essere disponibile a rivedere anche le modalità di organizzazione,
coordinamento e incentivazione dei docenti e le modalità di impiego del loro tempo. Ad
esempio, se si riconosce il maggior dispendio di energie professionali richieste dalla
preparazione di una lezione coadiuvata dalle tecnologie, il Dirigente potrà incentivare in
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modo particolare, dal punto di vista economico, le ore di insegnamento svolte in modalità
di e-learning (anche se da questo punto di vista, come vedremo, esiste attualmente ancora
un vuoto normativo). Inoltre, se con gli strumenti dell’e-learning un docente potrà attuare
un’azione formativa in aula ma anche a distanza, trasmettendo contenuti formativi ad
esempio in podcasting audio e video, o tramite il canale della WebTV scolastica, anche
queste attività al limite dovrebbero essere considerate a tutti gli effetti come facenti parte
dell’orario curriculare delle lezioni di un insegnante, e divenire quindi ufficialmente
oggetto di contrattazione economica a livello d’istituto, in un’ottica complessiva di
modalità di erogazione mista o blended da parte della scuola.
Occorre poi anche considerare come il ricorso a modalità didattiche “miste” permetta al
Dirigente l’attuazione di una organizzazione scolastica interna sempre meno improntata al
“paradigma della separazione”. Le naturali e spontanee aggregazioni che si determinano
sulla rete e che risultano dirompenti rispetto ad ogni rigida delimitazione o chiusura,
portano a pensare – in prospettiva - alla possibile sperimentazione di una strutturazione dei
corsi/percorsi formativi sempre meno ispirata al modello “a canne d’organo” in vigore
nell’ordinamento scolastico attuale e sempre più orientata ad una permeabilità reciproca sul
modello dei “Campus”, teorizzato dalla Legge 53/2003. Da questo punto di vista, un blog
può essere l’ideale applicazione per lasciare spazio alla sperimentazione di aggregazioni
flessibili e trasversali rispetto alla rigida suddivisione in classi, come i “gruppi di compito”,
“di livello” e “di elezione”. In Internet, infatti, le comunità di apprendimento si formano
spontaneamente sottoforma di comunità di interesse, che si riuniscono anche
pragmaticamente intorno alla definizione dei problemi specifici da affrontare. Allo stesso
modo, quindi, quando si lavora con le risorse del Web 2.0, non si potranno circoscrivere
gruppi chiusi di utenti, ma occorrerà prevedere forme di aggregazione “aperte” e “libere”,
trasversali alla tradizionale impostazione “a celle d’alveare” che rende le attività di una
classe totalmente autonome e separate rispetto a quelle di un’altra classe. Nella misura in
cui i nuovi strumenti tecnologici favoriscono un setting di lavoro di tipo laboratoriale,
risultano anche un valido supporto per l’attuazione dei cosiddetti LARSA (Laboratori di
Recupero e di Sviluppo degli Apprendimenti). Ancora una volta, le funzionalità rese
disponibili dall’E-learning 2.0, con la loro flessibilità e modularità, si rendono
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particolarmente indicate per l’organizzazione di un’offerta didattica diversificata e
differenziata, che trova la sua espressione, ad esempio, nella possibilità di attivare
agevolmente percorsi di potenziamento e di recupero. Il Dirigente e i docenti potranno così
assolvere all’impegno di valorizzare le eccellenze, senza però dimenticare nello stesso
tempo anche gli alunni più in difficoltà.
Bastano questi esempi per comprendere come il Dirigente, assecondando l’introduzione di
modalità di insegnamento/apprendimento supportate dall’e-learning, debba essere in grado
incentivare, coordinare e guidare una profonda e strutturale riorganizzazione della pratica
didattica (più flessibile e modulare) all’interno della scuola.
Non bisogna dimenticare come la crescente facilità e intuitività di utilizzo di questi
strumenti informatici (inversamente proporzionale al carattere evoluto e complesso delle
funzionalità offerte) renda particolarmente autonomi i docenti dal punto di vista
tecnologico. Come già sottolineato, sono sempre più numerosi i casi di singoli docenti che
con pochi clic e sfruttando semplicemente la connessione ad internet della scuola attivano
un blog o un wiki di classe, o anche altre applicazioni più complesse. Anche questo aspetto
ha una notevole incidenza sull’organizzazione scolastica nella prospettiva del Dirigente
Scolastico. Viene infatti svincolato l’uso didattico delle tecnologie dal coinvolgimento
sistematico del personale tecnicamente esperto, come i tecnici di laboratorio o i docenti
della commissione informatica. L’impegno massiccio di queste figure professionali, per
ogni attività di tipo informatico, può creare situazioni di “collo di bottiglia” che rallentano o
rendono poco fluidi i processi di lavoro. L’autonomia e l’indipendenza operativa in ambito
informatico anche di docenti magari di area umanistica rende evidenti al DS i vantaggi in
termini di efficienza di gestione delle risorse umane. Nello stesso tempo però è prevedibile
un massiccio utilizzo dei dispositivi tecnologici che comporta una più frequente attività di
manutenzione ed aggiornamento degli strumenti per la maggiore usura cui sono sottoposti.
Tra i compiti del Dirigente dovrà rientrare poi anche quello di affrontare con adeguata
competenza le inedite questioni organizzative poste in essere dalle nuove forme di
insegnamento praticate dai docenti. Il fatto che non siano state ancora emanate direttive,
circolari, regolamenti ministeriali che offrano indicazioni precise ad esempio sulla validità
ai fini valutavi dei testi pubblicati dagli studenti nel blog o nel wiki di classe (e quindi sulla
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loro piena equiparabilità a documenti “ufficiali”) sta ad indicare un vuoto normativo non
ancora colmato su questi aspetti che afferiscono alla prassi didattica quotidiana, nonostante
l’attivazione di numerosi progetti e finanziamenti per l’uso di strumenti multimediali a
scuola.
Quello che è certo è che in quest’opera di profonda riorganizzazione e riprogettazione
dell’attività didattica attuata nel proprio istituto, il Dirigente Scolastico deve essere
incoraggiato e guidato da una chiara consapevolezza: queste innovazioni determino un
benefico adeguamento della scuola rispetto ai tempi e al contesto sociale di riferimento,
adeguamento che risulta per altro appoggiato e richiesto dagli stessi studenti. Alcune
statistiche e ricerche (dalle quali emerge ad esempio come in Italia la maggioranza degli
studenti utilizzi ormai congiuntamente il web e i libri per i compiti a casa) dimostrano che
da parte degli alunni esiste, da tempo, una positiva propensione a cogliere le opportunità
offerte dall’integrazione delle tecnologie nelle proprie strategie di apprendimento, in molti
casi nonostante l’indifferenza proprio degli insegnanti e delle istituzioni scolastiche. Per
non parlare di altre indagini che testimoniano l’adempimento da parte degli studenti del
vincolo minimo per una proposta efficace dell’e-learning da parte della scuola e per altro
implicito nei dati offerti dalle statistiche sopra citate: ormai pressoché la totalità degli
ragazzi possiede un computer, è dotato di connessione internet e di un proprio indirizzo
email (cfr. LISCIA, 2007).
Ancora una notazione dal punto di vista organizzativo, ponendoci nella prospettiva del
Dirigente Scolastico. Nella misura in cui l’e-learning si configura come una modalità di
apprendimento flessibile, indipendente da vincoli spazio-temporali, pragmaticamente
funzionale al rapido conseguimento di informazioni e conoscenze, anche in vista di una
aggiornamento professionale nella “società liquida”, si prospetta come una tipologia
formativa particolarmente ideale e idonea per le abitudini, le esigenze e le strategie
cognitive degli adulti. Nel caso in cui la scuola governata dal Dirigente Scolastico sia anche
sede di un Centro Territoriale per l’Educazione degli Adulti, la sperimentazione delle
nuove tecnologie potrà essere uno strumento molto efficace per questo specifico target di
utenti.
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II.3. Uno strumento su cui formare e con cui attuare la formazione in servizio
Se insegnare in modo tradizionale oppure avvalendosi delle nuove tecnologie non sono
attività tra loro affini, ma presentano significative differenze e specifiche caratteristiche,
diventa strategica e decisiva per il Dirigente Scolastico - al fine di riuscire a calare
correttamente le nuove prospettive nella mentalità e nella prassi didattica dei docenti -
l’attivazione di una preliminare azione formativa che metta in luce le innovazioni
pedagogiche e organizzative sulle quali si regge l’e-learning. Riuscire a motivare il
Collegio Docenti (è questo infatti l’organo che definisce la programmazione didattica,
avendo cura di innovare la metodologia d’insegnamento con l’utilizzo di sussidi didattici
appropriati9) circa l’opportunità di cogliere con apertura e fiducia le potenzialità delle
nuove versioni di e-learning, costituisce un notevole banco di prova per verificare la
leadership carismatica del dirigente, anche in considerazione della tradizionale refrattarietà
o resistenza, quasi “istituzionalmente” diffusa tra gli insegnanti, nei confronti dell’efficacia
a fini didattici degli strumenti informatici. In questa sfida il Dirigente dovrà impegnare tutte
le sue competenze relazionali e le sue doti carismatiche affinché l’adesione al nuovo
dispositivo non sia solo formale o passiva ma risulti al contrario convinta e attiva,
consapevole della molteplicità dei piani coinvolti e quindi realmente fruttuosa. La
possibilità di avvicinare gli insegnanti all’e-learning tramite un’azione formativa mirata,
potrà essere colta dal DS anche come una opportunità per migliorare e qualificare la loro
professionalità, dotandoli di nuove competenze, fondamentali nella società di oggi e
rendendo il corpo docente una vera “comunità di professionisti”. La prospettiva è
comunque quella che gli insegnanti restano per motivi generazionali, “digital immigrants”
mentre i loro alunni sono già “digital natives”. Alla luce del Contratto Scuola 2001-2005 la
risorsa fondamentale «per la realizzazione delle finalità istituzionali della scuola in regime
di autonomia» è costituita proprio dal patrimonio professionale dei docenti. Da questo
punto di vista, il progressivo inserimento dell’e-learning nella offerta formativa potrà
portare il Dirigente a proporre al Collegio Docenti l’identificazione di una nuova area di
funzione strumentale, quella relativa appunto alle “nuove tecnologie per l’e-learning”.
In ogni caso, l’obiettivo dell’intervento formativo iniziale dovrà essere anche quello di
aiutare ciascun docente a trovare il giusto equilibrio nella propria pratica didattica
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disciplinare tra insegnamento tradizionale e percorsi svolti secondo gli innovativi sistemi
dell’e-learning. Se è dovere del Dirigente far percepire l’importanza di questa innovazione,
evitando forme di pregiudiziale demonizzazione, nello stesso tempo dovrà essere sua cura
quella di vigilare affinché gli insegnanti non abusino di questo dispositivo, cadendo
nell’estremo opposto di trascurare pesantemente le altre pratiche didattiche tradizionali, e
affidando la valutazione (formativo e sommativa) dei ragazzi solo alle attività svolte in e-
learning, all’interno di ambienti come blog e wiki. Da questo punto di vista, interrogazioni
orali e compiti in classe costituiscono prove e verifiche valutative che conservano inalterato
il loro valore educativo e formativo e che sono tra l’altro oggetto di particolare attenzione
da parte dell’insegnante.
Più in generale, il DS dovrà riuscire a interpretare (a livello individuale e condiviso) le
possibilità di innovazione come un’occasione imperdibile per far crescere tutta
l’organizzazione scolastica, rendendola così una vera e propria “comunità di apprendimento
e “di pratiche”, sempre pronta a mettersi in gioco e a rendere patrimonio condiviso di tutta
l’istituzione le conquiste e le nuove pratiche acquisite. Queste ultime, in caso di esito
positivo della fase di sperimentazione, devono essere elevate al rango di pratiche operative
regolarmente attuate all’interno della scuola. A questo proposito, un’applicazione di e-
learning - con le sue caratteristiche tipiche di ambiente pensato per la co-progettazione e la
condivisione - diventa uno strumento ideale non solo per gli utenti finali, cioè per gli
studenti, ma anche per i docenti stessi che devono avvicinare questo dispositivo in una
prospettiva formativa per poi “mediarlo” ai propri alunni. Ancora più in generale, gli stessi
servizi progettati e attivati per erogare l’azione formativa agli studenti potranno servire al
Dirigente per realizzare sistematicamente (in modo flessibile, economico e indipendente da
vincoli spazio-temporali) una formazione innovativa per il proprio personale docente, su
qualsiasi tematica. La progettazione di interventi formativi basati su un ambiente integrato
(online e in presenza) consente a ciascun docente/corsista di accedere ai materiali didattici,
di ricevere supporto ed assistenza personalizzata in itinere, di realizzare il cooperative
learning in piccoli gruppi con gli altri partecipanti (magari tramite posta elettronica o
webforum), per condividere esperienze e informazioni sull’attività formativa in corso. Il
percorso formativo può così individuare diverse strategie metodologiche di interazione, per
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evitare il rischio che sia percepito come una semplice “autoformazione di prima
generazione” (cioè caratterizzato dalla predisposizione di materiali di lettura forniti a
distanza). Questo modello formativo si caratterizza quindi come un ambiente in cui si
sperimenta non solo lo sforzo individuale, ma anche il lavoro collaborativo attraverso la
condivisione di esperienze e di conoscenze. Un sistema di e-learning può quindi favorire il
lavoro in rete dei docenti, che magari fanno parte di una stessa commissione o di una
medesima area disciplinare, e che necessitano di diverse occasioni di condivisione: può
essere questo, ad esempio, il caso degli insegnanti di sostegno o dei docenti che lavorano su
finalità progettuali specifiche. La disponibilità di un ambiente online può ridurre la
necessità di incontri in presenza o di spostamento di sede, rendendo più flessibile ed
efficiente il lavoro di gruppo. Configurandosi come un ottimo strumento per realizzare la
formazione interna dei docenti in servizio, l’e-learning si offre anche da questo punto di
vista come una risorsa flessibile e multi-uso, essendo così garanzia per il raggiungimento di
un fondamentale requisito dell’azione gestionale, quello dell’efficienza.
II.4. Processo e vincoli di attuazione nella prospettiva del DS
L’ e-learning 2.0 sollecita le capacità manageriale del Dirigente Scolastico per quanto
riguarda l’elaborazione di una strategia d’azione articolata in diversi passaggi. Nel caso
specifico, il DS dovrà “socializzare” la decisione di introdurre l’innovazione nella scuola,
coinvolgendo i docenti così da creare il giusto consenso intorno a questa operazione.
Attuata una necessaria azione formativa, come precedentemente descritto, dovrà dar corso
ad una prima fase di vera e propria sperimentazione. Da questo punto di vista, può essere
proficuo istituire una commissione ad hoc. Diversamente da quanto si potrebbe pensare, i
componenti di questa equipe non dovranno solo appartenere all’area tecnologico-
informatica, ma anche all’area umanistica, pedagogica o sociale. Ciò perché l’attuazione di
un’azione formativa supportata dalle nuove tecnologia richiede il concorso di diverse
competenze specifiche: ad esempio, quelle relative ai nuovi criteri di progettazione dei
contenuti, all’individuazione degli opportuni percorsi di navigazione per il reperimento
delle informazioni, alla scelta dei più efficaci stili linguistici e comunicativi. Anche la
capacità di coordinare questo gruppo misto ed eterogeneo, appianando divergenze e
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contrasti, mediando e componendo diversi punti di vista e prospettive in direzione di un
unico fine, misureranno la leadership del Dirigente Scolastico e le sue competenze
relazionali. Il DS dovrà individuare anche delle “funzioni intermedie”, cioè docenti che
facciano da tutor informatici ai loro colleghi meno esperti, coadiuvandoli nel superamento
delle inevitabili difficoltà incontrate nei primi impatti con gli strumenti informatici.
Dal punto di vista più gestionale, questa nuova progettualità didattica prevede sicuramente
precisi vincoli per la scuola: sono quelli rappresentati dalla dotazione di una adeguata,
efficiente ed aggiornata infrastruttura tecnologica. Mettere i docenti nella condizione di
aprire un blog o un wiki di classe, fare in modo che gli alunni possano usare anche piuttosto
sistematicamente a scuola gli strumenti informatici, creare le possibilità perché si attivi uno
School Channel basato sulla WebTV non significa solo avere un sito web (per di più magari
statico, poco interattivo e non costantemente aggiornato) ma comporta investimenti nella
dotazione di laboratori, di computer, di una buona connessione ad internet (quanto a
larghezza di banda) o nella scelta di un buon servizio di hosting, che offra ampie
disponibilità di spazio sul disco fisso del web-server e supporti tecnologie per
l’implementazione di funzionalità dinamiche (linguaggi di programmazione server-side
combinati a database). Il Dirigente Scolastico, evidentemente coadiuvato e consigliato,
dovrà quindi essere disponibile ad acquisire competenze in nuove materie
contrattualistiche, quale ad esempio quella relativa ad esempio ai servizi di hosting,
all’erogazione di connessione di banda, alla implementazione di applicazioni accessibili.
L’attività di verifica e di adeguamento infrastrutturale e tecnologico, come meglio vedremo
in seguito, costituirà una prima occasione di collaborazione con gli enti territoriali,
considerando che il cablaggio dei locali scolastici è in carico a chi ha la proprietà dei locali
stessi, ovvero il Comune per le Scuole Primarie e Secondarie di Primo Grado, e la
Provincia per le Scuole Secondarie di Secondo Grado.
Un altro significativo vincolo in carico alla scuola - e di cui il Dirigente dovrà essere quindi
ben consapevole - è quello relativo alla sicurezza dei servizi informatici implementati. Pur
nella consapevolezza che nessun sistema è mai assolutamente sicuro, il DS dovrà
incentivare l’adozione di sistemi di protezione (hardware e software) efficaci, efficienti ed
aggiornati, che prevengano possibili intrusioni di malintenzionati o addirittura di pirati
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informatici: un attacco di questo tipo, oltre a vanificare il servizio offerto, costituirà un
danno di immagine notevole per la scuola. Se la sicurezza va di pari passo proprio con un
continuo aggiornamento dei sistemi, l’aggiornamento a livello contenutistico è inoltre
richiesto dagli ambienti online: la «netiquette» prevede, infatti, che sia più deleterio per
l’istituzione che ne dispone avere un’applicazione online con contenuti non costantemente
aggiornati, piuttosto che non averla affatto.
Bisogna considerare poi i vincoli dal punto di vista degli utenti finali, di cui occorre tener
conto per verificare le condizioni di attuabilità delle sperimentazioni formative in modalità
di e-learning. Nel caso specifico della scuola, questi vincoli consistono nella dotazione da
parte degli studenti degli strumenti informatici di base, quali PC e allacciamento alla
connessione internet “a banda larga” o “ad alta velocità”. Come abbiamo già segnalato, i
dati statistici di alcuni indagini rilevano come ormai la stragrande maggioranza degli
studenti delle scuole italiana adempia a questi requisiti10. Ciò rende così del tutto legittimo
dal punto di vista pedagogico e sociologico (attinenza con gli stili di vita dei giovani di
oggi) e strumentale (dotazione della strumentazione tecnologica) il ricorso da parte della
scuola ad una formazione svolta nelle modalità previste dall’E-learning 2.0.
II.5. Modalità di monitoraggio e valutazione del processo
Le azioni formative svolte secondo la modalità dell’e-learning di nuova generazione
presentano alcuni tratti specifici (come il ricorso sistematico a risorse e funzionalità
tecnologiche) che le rendono particolarmente idonee al monitoraggio (sia in itinere sia a
conclusione dell’esperienza). In questo modo la scuola potrà sviluppare una maggiore
sensibilità verso l’accountability sia interna che esterna, in relazione ai processi attivati e ai
servizi offerti. È quindi possibile attivare innanzitutto un monitoraggio di tipo “tecnico”.
Ad esempio, le statistiche circa gli accessi e le pagine visitate online forniranno alcuni
primi dati oggettivi ed attendibili sull’effettivo utilizzo del servizio. È possibile effettuare
poi una valutazione anche della “qualità” informatica dei risultati ottenuti, in termini di
accessibilità, usabilità, semplicità di navigazione delle applicazioni online utilizzate per
l’erogazione dei servizi formativi. Nel caso di trasmissione di filmati si potrà verificare
anche la qualità dello streaming video, fattore decisivo per una fruizione accettabile e fluida
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dei materiali e dei contenuti multimediali. Il monitoraggio sulle “performance” di tipo
tecnico riguarderanno in generale anche altri fattori, come la semplicità degli strumenti
tecnologici, la loro usabilità senza il vincolo del possesso di competenze specialistiche,
l’effettivo utilizzo di queste tecnologie da parte di un numero consistente di alunni e
docenti, la funzionalità e l’efficacia di tutta la strumentazione rispetto agli scopi del
progetto formativo.
Oltre agli aspetti tecnici, il monitoraggio in itinere e la valutazione conclusiva
dell’esperienza formativa investiranno anche il processo di lavoro, analizzato dal punto di
vista dell’efficacia rispetto ai risultati, e dell’efficienza rispetto ai costi in termini di risorse
umane, materiali e finanziarie impiegate. Anche da questo punto di vista, si potranno
prendere in esame molteplici indicatori, come l’analisi dei risultati ottenuti (prodotti
realizzati e conoscenze-competenze maturate dai ragazzi); la solidità dei rapporti istituiti
con il territorio per una co-progettazione veramente integrata dell’offerta formativa; la
presenza di ricadute positive per l’intera istituzione scolastica che, in quanto “comunità di
apprendimento”, deve trarre essa stessa giovamenti dall’innovazione sul piano didattico e
organizzativo; il grado di soddisfacimento dei soggetti coinvolti (docenti, studenti,
stakeholder11, “partner” esterni); il livello di utilizzo e di “curvatura” didattica delle
tecnologie utilizzate. Un dato particolarmente indicativo del successo dei sistemi di e-
learning in ambito scolastico sarà l’eventuale crescente fiducia di docenti e studenti circa le
potenzialità didattiche delle tecnologie informatiche. Questa tendenza potrà essere rilevata
in base all’effettivo grado di coinvolgimento dei Consigli di Classe; alla valutazione
dell’organizzazione del lavoro nelle singole classi; alla valutazione della loro “produttività”
in termini di qualità e quantità dei materiali forniti per gli scopi formativi.
Non va però trascurata l’opportunità di un monitoraggio particolarmente attento all’ambito
pedagogico. Da questo punto di vista il Dirigente Scolastico dovrà verificare la qualità
contenutistica dei materiali trasmessi e dovrà incentivare nei docenti la rilevazione di
eventuali ricadute positive nei ragazzi, in termini di rendimento, di maturazione delle
competenze, di motivazione e partecipazione alle attività proposte,. Ad esempio, si
potranno rilevare i possibili miglioramenti nelle varie valutazioni disciplinari ottenuti dagli
studenti a seguito dell’utilizzo di sistemi di e-learning ad arricchimento ed integrazione di
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quanto svolto in classe. A questo proposito, un dato interessante potrebbe essere la
rilevazione di un miglioramento degli studenti nella produzione e comunicazione scritta,
come esito dell’utilizzo sistematico di un wiki o di un blog di classe.
Come si può dedurre da quanto sopra detto, nel caso di un’attività piuttosto complessa e che
tocca diversi dimensioni di intervento, gli indicatori di monitoraggio saranno di diversa
natura, sia qualitativa/narrativa sia quantitativa/oggettiva. In ogni caso è importante che il
Dirigente curi la progressiva acquisizione da parte dell’organizzazione che governa di una
mentalità orientata all’accountability e all’auto-valutazione. Il momento della verifica in
itinere o finale servirà come momento formativo per tendere al miglioramento continuo, in
una prospettiva orientata alla gestione della qualità. A questo scopo, occorrerà misurare
anche il livello di gradimento complessivo da parte di studenti, famiglie, docenti,
stakeholders e altri soggetti coinvolti, come i partner della rete istituzionale. Lo strumento
preferenziale è quello del questionario, con voci che tengano conto di tutti i livelli e ambiti
sopra esposti. Le indicazioni che emergeranno dovranno essere esaminate dalla Dirigenza
per migliorare in futuro la qualità del servizio offerto e del processo di lavoro seguito. Da
non trascurare, infine, come il ricorso a soluzioni di e-learning nell’ambito dell’offerta
formativa di una scuola possa costituire elemento qualificante ai fini della sua valutazione
esterna. Per quest’ultima pratica si prevede, nel prossimo futuro, un ruolo centrale e
strategico all’interno del sistema educativo nazionale italiano per garantire la qualità del
servizio scolastico. Proprio nell’adozione delle modalità innovative dell’e-learning potrà
essere individuato, riconosciuto e calcolato il “valore aggiunto” offerto da una scuola, cioè
quel patrimonio di conoscenze, competenze e comportamenti che l’Istituto stesso è stato in
grado di apportare rispetto a quanto inizialmente già posseduto dagli studenti.
II.6. La riorganizzazione dell’ambiente fisico di apprendimento e la classe 2.0
Nella sue applicazioni più evolute, l’integrazione delle tecnologie nei processi di
trasferimento e costruzione della conoscenza ha un impatto così concreto sull’aspetto
organizzativo da prevedere una trasformazione radicale anche dell’ambiente fisico di
apprendimento, con lo scardinamento della tradizionale logistica architetturale interna alle
aule scolastiche. Il ruolo del Dirigente scolastico, come leader organizzativo, viene
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prepotentemente implicato nella gestione di questo processo di trasformazione. Ci si può
rendere conto della sorprendente e incredibile longevità dell’organizzazione degli spazi
scolastici, funzionale ad un modello trasmissivo della conoscenza (rimasto inalterato in un
contesto invece in veloce trasformazione) se si considera un noto aneddoto esemplificativo:
se un contadino dell’Ottocento venisse catapultato in un contesto sociale di oggi rimarrebbe
totalmente disorientato non riconoscendo più nulla, mentre se entrasse in un’aula scolastica
riconoscerebbe subito di essere entrato in una scuola. È evidente come questo immobilismo
scolastico possa essere improntato alla filosofia del motto: “ieri, ma ancora oggi”.
Si è visto come le nuove modalità di apprendimento comportino un decentramento del
sapere rispetto all’aula. Essa non è più l’unità spazio-temporale della conoscenza (in senso
quasi aristotelico), diventando così un luogo non più “condannato” alla sincronicità dei
rapporti tra docenti e allievi. In altre parole si emancipa l’apprendimento dalla necessaria
condivisione dello spazio fisico. L’obbligo di ripensare tempi e spazi dell’apprendimento e
dell’insegnamento porta con sé per il Dirigente Scolastico conseguenze sul piano
dell’organizzazione pratica, anche per quanto riguarda la logistica delle aule e la
riprogettazione dell’ambiente formativo. Se le dotazioni tecnologiche devono essere
integrate strutturalmente e sistematicamente nelle pratica didattica (e non essere considerate
solo alla stregua di strumenti esterni “di supporto”), devono uscire dal laboratorio, per
trovare la loro collocazione naturale nell’aula. La concentrazione di tutti i dispositivi
informatici in uno spazio “separato”, quale il laboratorio, dà l’idea anche della loro
“separatezza” pedagogica, metodologica e strumentale rispetto alla gestione ordinaria della
didattica. L’E-learning 2.0 ha un rilevante impatto organizzativo (di cui il Dirigente deve
valutare la sostenibilità) in quanto ipotizza la destrutturazione degli ambienti scolastici,
dopo secoli di anacronistico immobilismo. Secondo l’attuale, vigente modello logistico, il
laboratorio si configura come la “stanza delle macchine”, un “sancta sanctorum” cui si
accede solo sporadicamente e in via eccezionale, solo da parte di alcune classi condotte da
alcuni docenti in alcune (talvolta poche per la verità) ore dell’anno scolastico. Per il
Dirigente Scolastico si pone così l’impegno, rilevante dal punto di vista organizzativo, di
non lasciare le tecnologie confinate negli spazi angusti del laboratorio ma di farle entrare
nella pratica didattica ordinaria, che ha la sua sede “istituzionale” nella classe. Si deve così
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passare dalla tecnologia “ospitante” alla tecnologia “ambiente”. Lo slogan che riassume la
piena integrazione di tecnologie nella didattica nell’ E-learning 2.0 potrebbe essere quindi
formulato così: «non è la classe a dover essere portata nel laboratorio informatico, ma è il
laboratorio a dover essere portato in classe». Anzi, l’estrema formulazione di questo
ripensamento logistico e pedagogico – se si tiene conto che l’uso della tecnologia è
funzionale ad una metodologia didattica basata sulla collaborazione e sulla valorizzazione
della pratica e dell’esperienza - è che «la classe è il laboratorio». PC, LIM ma anche tutte le
altre dotazioni più utilizzate dai ragazzi (lettori mp3, dispositivi mobili e altri strumenti)
dovrebbero quindi avere il loro habitat naturale nella classe, trovandovi regolare diritto di
cittadinanza (formalizzato anche a livello normativo) ed entrando stabilmente a far parte di
un ecosistema che prevede come elementi stabili e tra loro interagenti l’insegnante, le
tecnologie e gli studenti12. La classe deve configurarsi così un ambiente pieno di
tecnologie, divenendo la migliore traduzione fisica del Personal Learning Environment, in
cui sono tra loro integrate e interconnesse risorse tecnologiche e umane. L’obiettivo è
quello di una progressiva “naturalizzazione” delle tecnologie nell’ambiente scolastico, così
che la proposta del loro utilizzo da parte dei docenti possa avvenire in modo “trasparente”,
“invisibile” rispetto agli alunni, come se si trattasse del libro o della penna. Gli strumenti
tecnologici giungono così a “mimetizzarsi” nell’ecosistema della classe 2.0, in cui non
vengono più percepiti come un elemento estraneo, anche solo per la loro apparenza
innovativa e moderna. È facile immaginare come in questo habitat lo studente di oggi possa
trovare un ambiente in cui sentirsi a proprio agio piuttosto che un luogo in cui manifestare
(in)sofferenza. L’adeguamento “ambientale” dei luoghi di apprendimento al contesto
sociale, è anche un dovere di solidarietà verso le nuove generazioni. Se ci mettessimo nei
loro panni di “nativi digitali”, comprenderemmo bene la sensazione di disorientamento, di
“ritorno al passato” e “dissonanza digitale” che gli studenti provano entrando in una
comune classe di oggi. Inoltre, se anche l’organizzazione degli spazi scolastici ha un suo
significato simbolico e metaforico (l’allineamento dei banchi tutti orientati in file
geometriche verso la cattedra e la lavagna sta ad indicare la centralità del momento
trasmissivo della conoscenza e l’enfasi sul docente), alcune scuole scandinave stanno già
sperimentando una nuova logistica all’interno della classe ma anche della scuola. È noto il
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caso di un istituto scolastico islandese: esso si presenta come un “open space” in cui gli
studenti si trovano radunati in piccoli gruppi (anche non omogenei per età) attorno ad
“isole” di banchi ravvicinati in modo circolare e dotati ciascuno di un computer. Entrando
in una classe o scuola di questo genere è difficile riconoscere l’insegnante e la sua
postazione/posizione, non più gerarchicamente differenziata rispetto agli allievi.
Nelle figure sottostanti vengono riportate per un più agevole confronto due aule, una
organizzata secondo la longeva impostazione tradizionale e l’altra relativa alla
sperimentazione islandese sopra descritta.
Fig. 5 – Due immagini di organizzazione degli spazi scolastici: quella tradizionale, vigente ancora oggi, e quella
“scardinata” dalle introduzione delle nuove metodologie didattiche supportate dalle tecnologie.
Quelli appena descritti sono scenari futuribili e avveniristici, al massimo sperimentabili in
qualche realtà di nicchia del Nord Europa? Non si direbbe proprio, se si considera l’avvio
del progetto “Cl@ssi 2.0” voluto dal MIUR, con lo stanziamento di 30000 euro per
ciascuna delle 156 classi selezionate sul territorio italiano13. La finalità del progetto è
appunto quella di sperimentare una fattiva trasformazione dell’ambiente di apprendimento,
sostenendo i Dirigenti Scolastici e i docenti nell’allestimento delle prime classi digitali, in
cui tutto il Consiglio di Classe sia coinvolto in una pratica didattica supportata
quotidianamente dalle tecnologie. Da quest’anno 156 Dirigenti Scolastici italiani saranno
quindi chiamati a sperimentare, sostenere, gestire questo straordinario processo di
innovazione del sistema-scuola. Appare chiaro come questa azione comporti delle rilevanti
ed inedite problematiche per il DS sul piano dell’organizzazione della vita scolastica. Basti
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pensare alla “precoce” dismissione del laboratorio di informatica, dopo pochi anni di
attività, e all’opportunità di attuare una ristrutturazione di alcune aule scolastiche. È
un’intera concezione architetturale e infrastrutturale della scuola a dover cambiare, con la
proposizione di tutta una serie di problemi pratici connessi alla trasformazione delle aule
attuali in classi digitali, dotate di diversi strumenti tecnologici: adeguamento delle
cablatura, degli allacciamenti a internet, degli impianti elettrici, degli arredamenti anche
non digitali, il tutto rispettando le norme relative alla sicurezza. Ma si fanno avanti anche
altri interrogativi molto pratici: come e dove possono essere custodite le dotazioni
tecnologiche presenti in classe anche per salvaguardare la loro integrità nel tempo, quale
incidenza può avere la riorganizzazione dei banchi nell’aula, fino ad arrivare alle incidenza
sul lavoro dei collaboratori scolastici che devono garantire la pulizia dei locali. È chiaro che
la filosofia del “si è sempre fatto così” può determinare resistenze anche su questi aspetti
che magari possono essere secondari ma la cui mancata gestione può provocare malumori
nella scuola. Da questo punto di vista interviene il ruolo del Dirigente, con le sue capacità
di leader carismatico. Ritorneranno prepotentemente in causa le competenze relazionali del
DS se si considera che in queste sperimentazioni deve essere coinvolto l’intero consiglio di
classe. È presumibile quindi che andrà attuata un’opera di convincimento nei confronti di
qualche docente ancora restio di fronte a questo tipo di innovazione o preoccupato dai
carichi di lavoro aggiuntivi prospettati dall’attuazione di nuove modalità di lavoro.
La cifra economica messa a disposizione per gli investimenti tecnologici delle scuole con il
progetto Cl@ssi 2.0 può essere considerata indicativa del significativo impegno finanziario
richiesto per l’applicazione più evoluta e integrale dell’e-learning, applicazione
rappresentata, come abbiamo visto, dalla classe digitale. Questo livello di immissione delle
tecnologie nella scuola pone quindi al Dirigente il serio problema della sua sostenibilità
didattica, pedagogica, organizzativa e gestionale, che appare molto più “critica” rispetto al
livello “base” di innovazione tecnologica descritta nel presente lavoro. Secondo quanto si è
detto, infatti, l’E-learning 2.0, nei suoi scenari futuribili di cui si ravvisano però le prime
sperimentazioni concrete, non si riduce all’utilizzo di questa o quella tecnologia hardware
o software, ma punta a trasformare radicalmente l’ambiente di apprendimento nelle nostre
scuole e il modello metodologico di riferimento per la didattica. Un punto critico di queste
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sperimentazioni, come quella ministeriale di “Cl@ssi 2.0”, è la loro temporanea attuazione
solo in una classe campione all’interno di una scuola, con il coinvolgimento quindi di un
unico Consiglio di Classe. In generale, nei contesti attuali, l’uso intensivo delle dotazioni
tecnologiche nella pratica didattica quotidiana è sperimentato solo da alcuni docenti in
alcune discipline. Ciò mette a rischio, come vedremo, l’omogeneità del servizio offerto
dall’istituto, di cui è garante il Dirigente Scolastico, responsabile, per legge, della gestione
unitaria della scuola che governa.
II.7. La leadership del Dirigente
Come abbiamo visto, l’integrazione dell’e-learning nella pratica didattica ordinaria di in
istituto scolastico costituisce un severo banco di prova per la leadership del Dirigente. Una
prima possibile sfida, secondo quanto si è accennato, consisterà nella possibilità di
convincere il Collegio Docenti circa la bontà di questa innovazione, superando resistenze e
malumori magari proprio degli insegnanti più esperti e per questo motivo abituati ad una
didattica tradizionale. Poiché quindi difficilmente tutto il corpo docente nella sua interezza
sarà disposto a riconoscere la spendibilità e la sostenibilità didattica dell’e-learning e dei
suoi strumenti, il Dirigente dovrà combinare la ricerca della motivazione degli insegnanti
con l’esercizio di una funzione specificamente a lui affidata, quella di assicurare la gestione
unitaria dell’Istituto che governa14. Il rischio è infatti quello che l’introduzione (non
mediata e gestita) di una innovazione di questo genere a scuola possa determinare le
condizioni per una pratica didattica “a macchia di leopardo”. In alcune sezioni, da parte di
alcuni Consigli di Classe o di singoli insegnanti, si attuerebbe una metodologia didattica
innovativa mentre in altri verrebbe conservato il modello tradizionale. Oltre ad essere
disorientante per le famiglie (con conseguente percezione di corsi di serie A e serie B),
questa disomogeneità metodologica potrà disorientare gli stessi ragazzi. Diventa quindi
particolarmente strategico e opportuno un raccordo con i genitori e le famiglie affinché
possano interpretare e cogliere correttamente punti di forza e di debolezza, opportunità e
rischi insiti nell’uso didattico delle nuove tecnologie. Per garantire la gestione unitaria
dell’istituto anche in merito all’utilizzo di questo dispositivo pedagogico, il Dirigente dovrà
far leva sulle sue funzioni e sulle sue competenze relazionali, di leader educativo e
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organizzativo, integrando l’innovazione tecnologica a livello di mission e di vision
istituzionale della scuola che è stato chiamato a gestire. Diversi sono i possibili livelli di
integrazione delle nuove modalità dell’e-learning 2.0 all’interno dell’Istituto. Secondo una
scala crescente è possibile individuare un livello pioneristico, un livello di supporto, un
livello strategico, un livello mission critical, un livello trasformativo. L’intervento del
Dirigente Scolastico afferisce soprattutto ai livelli tre e quattro (mentre gli altri riguardano
più i docenti). Essi prevedono un ricorso alle nuove tecnologie di tipo non residuale, ma
ordinario e strutturato rispetto all’offerta formativa, creando le condizioni affinché le
tecnologie giungano a trasformare le pratiche didattiche.
II.8. L’aspetto gestionale e la prospettiva economico-finanziaria
Entrando nella prospettiva della sostenibilità economico-finanziaria, l’impegno economico
per l’adeguamento delle tecnologie presenti a scuola può essere considerato un vero e
proprio “investimento”. La dotazione di strumenti, servizi e risorse tecnologiche porta a
prospettare infatti l’attuazione di forti “economie di scala”, rendendo così particolarmente
vantaggiosa, sul piano dell’efficienza economica, l’attivazione di processi di
insegnamento/apprendimento in modalità di e-learning. Anche da questi punti di vista, si
aprono interessanti scenari per il Dirigente in ordine all’organizzazione di un’offerta
formativa flessibile, modulare, efficace ed efficiente. Aprire un nuovo blog, un nuovo wiki
o un nuovo canale televisivo di WebTV è operazione del tutto agevole, veloce e soprattutto
gratuita, se si pensa che in internet sono disponibili molte applicazioni che consentono
l’utilizzo (o l’istallazione sulle proprie strutture) di questi servizi in modalità free, quando
non addirittura in modalità open source, cioè apertamente riutilizzabile o riadattabile.
Anche questo è un frutto benefico della natura sociale e democratica di internet, che
permette la condivisione delle risorse e degli strumenti tecnologici di volta in volta messi a
punto. Una volta implementata l’infrastruttura tecnologica di base e acquisito il know-how
per l’attivazione di questi servizi, non ci sono particolari ed ulteriori costi in termini di
spesa economica o di tempi di apprendimento. Inoltre, uno stesso blog non presenta
particolari limiti di utilizzo: ad esempio, può essere utilizzato nel corso di diversi anni
scolatici per pubblicare online il giornalino scolastico. Teoricamente non ci sono neanche
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limiti per l’integrazione di più servizi e strumenti all’interno di uno stesso sistema. È
possibile attivare quanti blog o wiki si vogliono: come abbiamo visto, è possibile soprattutto
utilizzare gli stessi strumenti per altri usi e finalità. L’unico vincolo è quello di avere
sufficiente spazio sul disco fisso presso il quale concretamente si usufruisce del servizio di
hosting15, ed aver scelto una configurazione che permetta di attivare più domini web
collegati ad altrettanti archivi di dati (database). Più in generale l’infrastruttura e i servizi
tecnologi di cui la scuola si dota sono garanzia di flessibilità perché possono essere
utilizzati per diversi scopi: ad esempio con questi strumenti il DS, oltre alla formazione in
servizio, potrà perseguire anche altra importanti finalità come l’integrazione dei ragazzi
diversamente abili o degli alunni stranieri in una prospettiva di multiculturalità.
Per questi motivi, in un’ottica di gestione finanziaria, l’e-learning diventa così sinonimo di
efficienza ed economicità. Questi vantaggi appaiono ancor più palesi se si pensa che in
questo modo la scuola, pressoché a costo zero o con spese ridottissime, può erogare un
servizio rivolto contemporaneamente a migliaia di persone sul territorio. In tempi di
riduzione di organico, di contingentamento di risorse umane, economiche e strumentali (il
cui impiego risulta invece molto dispendioso e rilevante nel caso di attivazione delle
corrispettive azioni formative in presenza) l’e-learning offre al Dirigente una valida
soluzione alternativa. Si pensi alle recenti esperienze e sperimentazioni condotte da alcune
scuole relativamente all’utilizzo di un canale scolastico televisivo online per erogare
contenuti formativi finalizzati al conseguimento della patente europea del computer ECDL.
Di fronte all’impossibilità di erogare la corrispondente attività opzionale/facoltativa in
presenza (a causa di rilevanti vincoli economici), il Dirigente Scolastico non si è arreso, ma
si è avvalso delle potenzialità offerte dell’e-learning per garantire un servizio formativo
almeno in parte analogo. Appare chiaro come questa applicazione possa estendersi anche
ad altri contenuti disciplinari e ad altri scopi, in particolare per l’erogazione di percorsi
formativi su argomenti extracurricolari o multidisciplinari, che spesso non trovano una
collocazione specifica e autonoma all’interno dell’organizzazione curricolare. Alcuni
esempi possono essere l’orientamento in entrata ed in uscita, l’educazione alla salute,
all’ambiente, la patente per il ciclomotore, la prevenzione alla tossicodipendenza: si tratta
di attività che sono istituzionalmente richieste ma che non hanno né tempi né spazi propri.
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Infine, come abbiamo visto, il Dirigente Scolastico non dovrà trascurare le potenzialità
degli strumenti di e-learning anche per attuare la formazione interna del personale
scolastico in servizio, trovando in ciò una ulteriore possibile applicazione di questo
strumento educativo.
L’offerta formativa mista (o blended) che la scuola può configurare dimostra chiaramente
come il dispositivo pedagogico dell’e-learning renda un benefico servizio all’efficacia,
all’efficienza, alla flessibilità organizzativa, creando le condizioni per un’offerta formativa
diversificata, innovativa e adattabile alle varie circostanze e contingenze (anche
straordinarie) che di volta in volta si determinano. Un caso specifico in cui l’erogazione
formativa in modalità di e-learning risulta una scelta obbligata (più che il frutto di una
preferenza ispirata a criteri di efficacia ed efficienza) è quello rappresentato dall’utilizzo
degli strumenti tecnologici per la formazione a distanza dei ragazzi impossibilitati a
frequentare la scuola. Un esempio è quello relativo alle esperienze di “Scuola in Ospedale”
o alle azioni formative dedicate a studenti lungodegenti. In questi particolari contesti, la
disponibilità di sistemi di erogazione in e-learning, a distanza, costituisce un supporto
pressoché imprescindibile per garantire la continuità del diritto all’istruzione anche per gli
alunni più sfortunati.
Diverso è il caso, come abbiamo visto, della sostenibilità gestionale, in termini economici-
finanziari, delle sperimentazioni che prevedono un inserimento massiccio ed integrale delle
nuove tecnologie nella pratica didattica. Da questo punto di vista il Dirigente dovrà
avvalersi in primo luogo dell’autonomia finanziaria concessa alle scuole autonome e dotate
di personalità giuridica, ai sensi del comma 5, art. 21 della Legge 59/1997. Questa norma
prevede che la scuola possa usufruire della dotazione finanziaria «senza altro vincolo di
destinazione che quello dell’utilizzazione prioritaria per lo svolgimento delle attività di
istruzione, di formazione e di orientamento proprie di ciascuna tipologia e di ciascun
indirizzo di scuola». Attualmente, per favorire l’introduzione delle tecnologie nella scuola,
sono disponibili diversi Piani, Azioni, Sperimentazioni ministeriali (come appunto
l’iniziativa denominata “Cl@ssi 2.0”), a cui le scuole possono aderire per ricevere
finanziamenti. Vengono indetti, inoltre, molti concorsi che premiamo con quote in denaro
anche piuttosto consistenti progetti scolastici di innovazione tecnologica o prodotti
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multimediali realizzati da classi o singoli studenti. Il Dirigente Scolastico può usufruire di
queste entrate economiche integrative per ampliare la dotazione informatica (in termini di
dispositivi e di servizi) della propria scuola. L’autonomia di spesa si declinerà però
soprattutto per il Dirigente Scolastico come possibilità di integrare la dotazione finanziaria
con altri finanziamenti, reperiti liberamente e autonomamente anche da fonti non statali,
come Fondazioni, Enti Locali, Aziende, Privati. In questa prospettiva, l’introduzione delle
tecnologie nelle scuole misurerà la leadership del DS, intesa come sua capacità di elaborare
una progettualità meritevole di reperire finanziamenti o sponsorizzazioni, in una logica di
apertura e di raccordo con il territorio.
II.9. L’apertura al territorio
Se le risorse e gli strumenti del Web 2.0 sono funzionali ad una ristrutturazione
dell’organizzazione didattica interna alla scuola, si propongono però come dispositivi validi
anche per gestire e coordinare il rapporto e l’interazione con il territorio, fattore strategico,
questo, per l’istituzione scolastica in regime di autonomia. Da questo punto di vista, le
potenzialità offerte dai nuovi strumenti tecnologici per la condivisione delle risorse, la
comunicazione e il dialogo fanno pensare ad un loro utilizzo, ad esempio, per realizzare una
progettazione realmente integrata tra scuola e territorio. Volendo esemplificare,
l’attivazione di un wiki permette concretamente la progettazione collaborativa e la “co-
costruzione” distribuita e corresponsabile dell’offerta formativa da parte della scuola e
degli altri enti territoriali presenti sul territorio. Come è noto, se la progettazione integrata
risulta uno dei più validi indicatori della flessibilità e quindi dell’autonomia raggiunta
effettivamente da una scuola, il rispetto delle esigenze territoriali deve trovare espressione
nel POF per obbligo di legge16.
Il Dirigente Scolastico dovrà inoltre riflettere sulle potenzialità dell’e-learning che permette
di attuare in pochi passi un’azione formativa contemporaneamente visibile da un numero
molto alto di utenti sul territorio. Ciò consente quindi l’erogazione di un servizio formativo
molto capillare: è come se la scuola integrasse e ampliasse la propria offerta creando
molteplici occasioni e momenti di apprendimento “distribuito” anche fuori dai tempi
(“suono della campanella”) e dai luoghi fisici della scuola (“i confini dell’aula”),
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accessibile e attivabile - al limite - presso ogni PC presente in ogni ambiente domestico. Per
questo aspetto, il DS potrà realizzare in pieno le istanze di flessibilità didattica provenienti
dalle indicazioni normative dell’autonomia organizzativa, laddove esse prevedono un
utilizzo «delle tecnologie anche in orari extrascolastici». (cfr. L. 59/97, art. 21, co. 10). Se,
come abbiamo visto, l’e-learning prevede una dilatazione dei tempi e dei luoghi di
apprendimento, il servizio formativo potrà essere così “a ciclo continuo”, “ventiquattr’ore
su ventiquattro”, ma sarà anche molto più soggetto al controllo e alla verifica del territorio.
L’utilizzo delle nuove tecnologie contribuirà così a determinare un avvicinamento tra la
scuola e le famiglie degli studenti. Queste ultime (come anche altri utenti esterni alla
scuola) potranno, ad esempio, accedere ad alcune lezioni erogate via web, fruire di podcast
audio/video e verificare ad esempio la qualità, la ricchezza e la chiarezza dei materiali
formativi messi a disposizione o delle spiegazioni erogate online, potendosi così costruire
un giudizio autonomo e personale sul servizio offerto dalla scuola. Ciò, oltre ad
assecondare il principio della libertà di scelta delle famiglie, può aumentare la sensibilità
della scuola stessa verso una prospettiva culturale di rendicontazione sociale e di
“accountability” esterna verso il territorio. Questa attenzione, alla lunga, non potrà che
innescare il ciclo virtuoso del miglioramento continuo della qualità del servizio offerto,
miglioramento che avvantaggerà sia fornitori che clienti. Inoltre, la visibilità garantita
dall’e-learning sarà anche strumento e garanzia di una gestione trasparente da parte
dell’amministrazione scolastica. Più in generale, il territorio e la società locale usufruiranno
di un altro importante beneficio offerto dalla scuola grazie all’e-learning, quello di poter
contare, in prospettiva, su risorse umane dotate di competenze informatiche, così
fondamentali e strategiche per l’inserimento nel mondo del lavoro oggi. Anche da questo
punto di vista la scuola potrà assolvere ad uno dei suoi compiti istituzionali, quello di
ottemperare alle aspettative dei sui clienti “ultimi”, cioè la società civile e il mondo del
lavoro e della produttività locale, offrendo così il suo prezioso contributo per la crescita
umana, sociale, economica e professionale del contesto territoriale.
Per tutto quanto detto finora, la presenza all’interno del piano dell’offerta formativa di
azioni formative erogate secondo le nuove modalità dell’e-learning 2.0, non costituisce
solo una questione d’immagine per la scuola, risolvibile magari con un sito efficiente e
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aggiornato, ma è una condizione davvero necessaria per la progettazione di un servizio
educativo efficace, efficiente e rispettoso dei bisogni formativi della persona. Tuttavia la
notevole amplificazione della visibilità territoriale ottenuta dalla scuola grazie all’e-
learning permetteranno al Dirigente Scolastico di usufruire di questa potenzialità per
“ufficializzare” accordi o partnership con altri enti o sponsor che vogliano a loro volta
rendere noti i propri servizi. Le funzionalità tecnologiche rendono particolarmente agevoli
queste operazioni di “pubblicizzazione” reciproca, tramite inserimenti sulle pagine web di
banner informativi o link incrociati. Qualora, infine, la scuola acquisisse uno specifico
know-how nell’erogazione di formazione in modalità di e-learning potrebbe ricoprire il
ruolo di partner specializzato nei confronti delle imprese presenti sul territorio che
volessero servirsi di questo innovativo strumento per formare il proprio personale, ad
esempio quello neoassunto. Ciò permetterebbe di legare ulteriormente scuola e territorio,
scuola e mondo produttivo, creando nuovi circoli virtuosi e anche proficue occasioni per
l’attivazione di percorsi in alternanza “scuola-lavoro”17.
Anche dal punto di vista dei rapporti scuola-territorio, l’e-learning, tendendo a ridare
spazio sul piano politico al ruolo della comunità locale, si offre così come uno strumento
funzionale per l’attuazione dell’autonomia scolastica e per una almeno parziale
disgregazione di quel centralismo statale che si è progressivamente solidificato attorno
all’asse di nicchia costituito dal rapporto scuola, Provveditorato/U.S.P., Sovraintendenza
Scolastica/Ufficio Scolastico Regionale, Ministero.
II.10. E-learning 2.0: la valutazione e la certificazione delle competenze
Come abbiamo visto, l’e-learning di seconda generazione propone un nuovo modo di
intendere l’insegnamento e l’apprendimento. La sua introduzione in un contesto formativo
formale come quello scolastico presenta quindi significative ripercussioni su una tra le
pratiche più delicate della didattica quotidiana e concreta, ovvero quella relativa alla
valutazione delle competenze e anche alla loro certificazione, pratica che necessita
particolare attenzione da parte del Dirigente Scolastico. Ciò non solo per la possibilità
prospettata al docente di dover valutare nuovi tipi di “prodotti” culturali realizzati dagli
studenti, e che costituiscono il deposito di conoscenze, abilità e competenze da loro
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maturate ad un determinato stadio del percorso formativo: ci riferiamo ad esempio ad uno
scritto “postato” sul blog di classe, ad un contributo offerto sul wiki per la stesura
collaborativa di un testo, al podcast audio realizzato per fissare un proprio commento
vocale o una propria interpretazione orale su argomenti proposti in classe. L’innovazione
principale non concernerà neanche esclusivamente l’opportunità di valutare nuove
competenze informatiche relative all’utilizzo dei principali strumenti che sono stati resi
disponibili di recente dalla rete internet.
Siccome le nuove forme educative coinvolgono la natura stessa dell’apprendimento rispetto
al modello tradizionale, emergeranno nuove istanze valutative che devono fare riferimento
all’orizzonte dei requisiti tipici che caratterizzano i processi cognitivi assistiti dalle nuove
tecnologie. In generale, queste nuove istanze valutative riguardano abilità e competenze che
afferiscono all’acquisizione di padronanza dei propri processi di apprendimento e
all’autoconsapevolezza circa la costruzione della conoscenza. In questo modo, anche la
valutazione potrà essere coerente ed omogenea con la prospettiva fortemente “learner-
centered” dell’apprendimento digitale, in cui il soggetto (co-)gestisce attivamente i percorsi
della propria crescita formativa. Inoltre, poiché l’e-learning si configura come
apprendimento significativo, caratterizzato dalla ricerca di contiguità con altri processi
della vita quotidiana e dalla conseguente proposta di contenuti “rilevanti”, anche attraverso
le prove valutative lo studente dovrà percepire che ciò che studia gli è utile per affrontare
meglio le richieste che gli pone la vita quotidiana. La valutazione dovrà quindi valorizzare
questa “contiguità”, proponendo il più possibile richieste valutative “autentiche”, che cioè
facciano riferimento a contesti e situazioni “real-life”, aiutando lo studente a sviluppare una
maggiore comprensione della realtà. Valutare l’apprendimento nell’e-learning richiede
quindi una notevole disponibilità all’autoriflessività da parte del docente e dei dirigenti.
Occorre infatti aver sempre presente le dimensioni specifiche che abbiamo individuato
come aspetti caratterizzanti l’apprendimento digitale e individuare per ciascuna di esse
alcune corrispondenti istanze valutative. Poiché con il termine “competenza” si intendono
abilità e conoscenze agite in situazione, quindi in uno specifico e circostanziato contesto
temporale, ambientale e sociale, anche i vari indicatori dovranno essere espressi in forma
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qualitativa, narrativa, descrittiva ed “ecologica” per accordarsi con la natura dinamica
dell’agire stesso.
A conclusione di questo paragrafo sulla valutazione può essere opportuna qualche
considerazione sulle modalità con cui effettuare operativamente le verifiche valutative. Gli
strumenti dinamici, collaborativi e funzionali ad una agevole pubblicazione e condivisione
di materiali e risorse si prestano a creare ambienti adatti anche per verifiche formative in
itinere. Sono disponibili a titolo gratuito in rete numerosi tool che permettono di creare e
personalizzare direttamente online test con diverse tipologie di esercizi (a scelta multipla, di
completamento, ecc.). Occorre però precisare che anche la più rosea fiducia pedagogica e
operativa nell’E-learning 2.0 non deve portare a ritenere che le verifiche finali a carattere
sommativo possano essere attuate con la mediazione delle tecnologie informatiche. Quando
è in gioco la valutazione conclusiva e la certificazione “ufficiale” delle competenze, è
opportuno che la verifica venga svolta in presenza. Questa è l’unica (o comunque più certa)
garanzia che non intervengano fattori esterni. È vero che ad esempio una webcam potrà
trasferire l’immagine e il sonoro dello studente impegnato nella verifica valutativa,
permettendo così il riconoscimento della sua identità, ma è altrettanto vero che non
riusciremo a verificare se al di là dello schermo qualcuno o qualcosa possa fornirgli degli
aiuti. Queste considerazioni portano quindi a ritenere l’e-learning già fin da ora, nello
scenario tecnologico attuale, sia uno strumento idoneo per la valutazione, purché però essa
sia di tipo formativo e sia effettuata in itinere rispetto allo svolgersi del percorso formativo.
II.11. E-learning 2.0: dal portfolio all’e-portfolio
Come abbiamo visto, l’integrazione di sistemi di apprendimento in modalità e-learning
all’interno di contesti formali ha ricadute anche sulle attività più consolidate che da sempre
caratterizzano la prassi didattica scolastica, prevedendo il possibile inserimento di nuovi
dispositivi pedagogici o un uso diverso e più evoluto di quelli già in vigore. Un caso
rappresentativo in questo senso è quello del portfolio a proposito del quale, sull’onda delle
nuove pratiche apportate dall’apprendimento elettronico o digitale, si è incominciato a
parlare di una sua possibile evoluzione nella versione elettronica, denominata appunto e-
portfolio. Anche questo aspetto risulta rilevante per il Dirigente Scolastico.
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Come è noto, il portfolio è uno strumento che è tanto attuale nella riflessione pedagogica
contemporanea (poiché viene elevato alla dignità di importante passaggio verso modelli di
innovazione del processo formativo in chiave costruttivista) quanto il suo uso è limitato e
trascurato nella pratica scolastica quotidiana, nel cui contesto viene percepito, nel migliore
dei casi, come un ennesimo impegno da assolvere per rispettare una prescrizione dall’alto.
In questo senso il portfolio sembra condividere la medesima sorte di altri dispositivi
proposti dalla riflessione pedagogica con le migliori intenzioni ma poi derubricati dal
sistema ad appendici formali di una concezione dell’apprendimento come evento artificiale
e prescrittivo, come esperienza separata rispetto alla vita.
Il portfolio può essere definito come una raccolta ragionata dei prodotti culturali elaborati
dallo studente nel suo percorso di apprendimento. La sua funzione è quindi sia quella di
presentare ed esibire ad un pubblico esterno in maniera organica le competenze maturate
dagli studenti ai fini di una valutazione “a consuntivo”, sia quella di rendere evidenti ai
discenti stessi i risultati del processo di maturazione per permettere loro un’auto-riflessione
critica e personale su punti di forza, di debolezza e su possibili ulteriori vie di
miglioramento: questo momento prevede quindi la sospensione del giudizio valutativo in
senso stretto da parte di terzi. Queste due contemporanee finalità a cui tenta di ottemperare
il portfolio appaiono tra loro difficilmente conciliabili e conferiscono a questo strumento
una certa debolezza e ambiguità. Appare difficile armonizzare in un dispositivo chiuso e
strutturato sia l’obiettivo di consuntivare competenze alla fine di un percorso formativo sia
quello di accompagnare invece lo studente in modo flessibile durante il percorso in fieri
della sua crescita.
La versione elettronica del portfolio si ripromette di ovviare a queste criticità, intendendo
favorire una migliore e più aperta integrazione tra la dimensione formativa formale e quella
informale. La versione elettronica si presenta come una collezione di risorse digitali
(documenti, clip multimediali, link a risorse, note, ecc.) capace di fornire ai diversi attori
del processo formativo accessi a differenti funzioni. Il vantaggio dell’e-portfolio rispetto al
portfolio tradizionale è quello di una maggiore flessibilità, apertura e possibilità di
personalizzazione: gli elaborati raccolti e classificati sono per loro natura facilmente
aggiornabili, modificabili, ri-ordinabili, incrementabili. In questo senso l’e-portfolio si
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configura come uno strumento più idoneo per accompagnare fedelmente la vita e i domini
conoscitivi controllati dallo studenti. L’e-portfolio permette poi un allargamento degli
orizzonti prevedendo riferimenti anche a risorse esterne, presenti sulla rete, e introducendo
così anche quella dimensione della connettività in rete e dell’interrelazione con altri utenti
che tanto qualifica l’apprendimento sociale di oggi. Tuttavia anche l’e-portfolio non risolve
e non compone pienamente la duplice e contraddittoria finalità a cui vuole rispondere il
portfolio, offrendosi come uno strumento finalizzato sia alle esigenze della valutazione
formale sia a quelle dell’auto-riflessività formativa da parte dei discenti. Inoltre anche l’e-
portfolio, come il suo “fratello maggiore” cartaceo, pare orientato ad una visione che vede
educazione formale e informale come momenti tra loro accostabili ma comunque separati.
Infine il focus appare sempre direzionato sui risultati finali (elaborati, documenti, contenuti
prodotti) più che sul reale processo seguito per giungere agli apprendimenti, sugli strumenti
utilizzati e sui percorsi intrapresi. Proprio per assecondare e valorizzare al massimo la
natura qualitativa, dinamica, narrativa, diacronica del processo formativo, piuttosto che
quella statica, sincronica, classificatoria dei risultati finali, la riflessione pedagogica interna
all’e-learning ha ritenuto opportuno proporre un’ulteriore evoluzione migliorativa anche
rispetto all’e-porfolio. Attualmente, questo nuova frontiera della riflessione teorica e
operativa sul portfolio è rappresentata da Elgg, un’applicazione Open Source messa a punto
da un gruppo di ricercatori tedeschi (TOSH e WERDMULLER 2004) che integra gli elementi
di un e-portfolio con strumenti di weblogging e social network. È particolarmente
significativo come l’asse portante e il nucleo centrale di questo nuovo dispositivo
pedagogico non sia rappresentato dai rigidi strumenti di classificazione del (e-)portfolio,
ma da una risorsa dinamica, aperta, flessibile, narrativa come il blog. Quest’ultimo è uno
strumento particolarmente idoneo per strategie di scrittura e di narrazione libere, che
prevedano ampliamenti secondo diramazioni orizzontali e che non fissino in modo rigido il
processo formativo, ma lo lascino fluire liberamente assecondando l’espressività, il
racconto di sé, l’auto-riflessività da parte del soggetto. Il nome Elgg in diverse lingue
scandinave significa “alce”. Proprio come le robuste e fitte ramificazioni delle corna del
maestoso animale, Elgg è un sistema che si propone di integrare in un unico scenario dagli
orizzonti sfumati e flessibili tutte le risorse, gli strumenti, i depositi culturali che formano
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l’ambiente e il processo di apprendimento per il soggetto. Se ben si ricorda, il limite del
modello a cui si ispira il portfolio (anche nella sua versione elettronica) era quello di una
difficile e non riuscita integrazione tra momento formale e momento informale all’interno
di un continuum educativo unitario, “clima culturale” attraverso il quale avviene oggi
l’apprendimento da parte del soggetto quasi per osmosi. Come abbiamo detto, questo
continuum viene definito dalle moderne teorizzazioni pedagogiche Personal Learning
Environment (PLE): ruotando intorno al soggetto, promette di accompagnarlo durante la
sua vita, superando così i limiti di logiche funzionalistiche rispetto a specifiche e
temporanee esperienze formative istituzionali. Anche da questo punto di vista, Elgg, dando
piena e completa visibilità a quel sempre più ampio e complesso paesaggio di
apprendimento (Personal Learning Landscape) che circonda il soggetto, si dimostra come
uno strumento più idoneo rispetto al portfolio per riflettere il PLE, cioè per documentare e
certificare in modo attendibile, diacronico e aperto anche agli sviluppi futuri il suo processo
formativo, sempre fluido, dinamico e in evoluzione. Configurandosi quindi come un
dispositivo spontaneo e naturale, non im-posto o dis-posto, il cui controllo è affidato
saldamente allo studente anziché all’istituzione, questa nuova versione del portfolio ha
davanti a sé più concrete possibilità di una reale ed effettiva introduzione all’interno della
prassi didattica quotidiana delle nostre scuole. Nella figura che segue è riportata una
possibile visualizzazione del modello concettuale alla base di Elgg.
Fig. 4 – Un modello concettuale di Personal Learning Landscape in cui si nota la centralità di Elgg: questo strumento integra,
all’interno di una rete di connessioni, funzioni specifiche proprie e risorse provenienti da applicativi esterni (fonte TOSCH 2005 in
BONAIUTI 2006)
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I I I. L A PROSPETTIVA GIURIDICO -NORMATIVA
Da un punto di vista generale, come abbiamo già visto, la possibilità per il Dirigente
Scolastico di ricorrere al “dispositivo pedagogico - strumento organizzativo” dell’e-
learning trova le sue legittimazioni giuridiche nel quadro normativo che disegna per le
scuole italiane un regime di autonomia giuridica e organizzativa e che è costituito dalle
disposizioni di legge derivate dal fondativo articolo 21 della Legge 59/1997. In particolare
il comma 8 del predetto articolo individua nell’«introduzione delle tecnologie innovative»
una delle espressioni dell’autonomia organizzativa concessa alla scuole.
In quanto l’e-learning si configura come un apprendimento libero dai vincoli spazio-
temporali, permette al Dirigente di attuare un altro principio cardine connesso
all’autonomia organizzativa, ovvero la flessibilità didattica. La possibilità per uno studente
di apprendere in modalità di e-learning, nel proprio ambiente scolastico o al di fuori
dell’orario e dei luoghi canonici dell’insegnamento, sembra rientrare nella fattispecie di
flessibilità disegnata dal comma 10 del citato art. 21 della L. 59/1997, che prevede un
utilizzo delle «tecnologie anche in orari extrascolastici».
Il Dirigente Scolastico dovrà quindi possedere una piena contezza normativa delle
potenzialità dell’e-learning come strumento che permette a chi governa una scuola di dare
piena attuazione alle previsioni giuridiche sull’autonomia scolastica. Anche grazie
all’introduzione delle tecnologie a scuola, il DS potrà infatti adempiere alle funzioni a lui
assegnate come garante della qualità del servizio presso la comunità.
Tutto ciò avviene anche conformemente a quanto indicato da una delle norme fondamentali
del percorso legislativo autonomistico, ovvero il Dlgs 59/1998, che appunto disciplina «la
qualifica dirigenziale dei capi di istituto delle istituzioni scolastiche autonome». Ad
esempio, l’integrazione dell’e-learning all’interno dell’offerta formativa, configurandosi
come molto vantaggiosa dal punto di vista economico-finanziario, consente al Dirigente di
«organizzare l’attività scolastica secondo criteri di efficienza e di efficacia formative» (art.
25 bis, comma 2)18. L’economicità deve essere un criterio ispiratore dell’azione di gestione
operata dal Dirigente anche secondo il Regolamento delle Istituzioni Scolastiche approvato
con Decreto Legge 44/2001. Inoltre la molteplicità di declinazioni offerte
dall’apprendimento digitale di nuova generazione fa sì che il DS possa esercitare in modo
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idoneo un’altra delle sue competenze specifiche individuate dalla legge, ovvero quella di
promuovere «gli interventi per assicurare la qualità dei processi formativi e la
collaborazione delle risorse culturali, professionali, sociali ed economiche del territorio, per
l’esercizio della libertà di insegnamento, intesa anche come libertà di ricerca e innovazione
metodologica e didattica, per l’esercizio della libertà di scelta educativa delle famiglie e per
l’attuazione del diritto all'apprendimento da parte degli alunni» (art. 25 bis, comma 3).
L’integrazione dell’e-learning, promossa dal Dirigente, dovrà essere deliberata
“ufficialmente” dal Collegio dei Docenti: è questo l’organo collegiale che deve definire la
programmazione didattica d’istituto, esplicitata nel POF, avendo cura di innovare la
metodologia d’insegnamento con l’utilizzo di sussidi didattici appropriati (ai sensi
dell’art.3 del DPR 275/99 e, ancor prima, del Dlgs 297/94). La sperimentazione di
innovazione didattica – di cui l’e-learning costituisce forse l’esempio più significativo –
rientra quindi tra le funzioni previste dalle disposizioni normative per il Collegio Docenti.
In quanto poi le nuove modalità formative supportate dalle tecnologie consentono alla
scuola di realizzare fecondi rapporti con il territorio, l’e-learning permette alla scuola di
adempiere ad un importante obbligo di legge, quello di stendere un Piano dell’Offerta
formativa che rifletta le esigenze territoriali. Per questo è possibile affermare come l’e-
learning 2.0 nella possibile scuola 2.0 del futuro verifichi i tre pilastri attorno ai quali si
costruisce l’azione educativa nella prospettiva dell’autonomia: liberta di insegnamento per i
docenti, libertà di scelta per le famiglie, diritto di apprendimento per i ragazzi.
L’uso massiccio dei dispositivi tecnologici o addirittura la loro naturalizzazione in senso
logistico all’interno dell’ambiente classe, pone la necessità di una prima, importante,
attenzione normativa per il Dirigente, quella nei confronti del rispetto delle norme relative
alla sicurezza a scuola affinché sia sempre garantita l’incolumità di studenti, docenti e non
docenti. Tali norme sono fissate in particolare nel Decreto 26 agosto 1992 (prevenzione
incendi per l’edilizia scolastica), nel Testo unico sulla Sicurezza n.81 del 2008,
comprensivo del Decreto legislativo 626/94 (miglioramento della salute e della sicurezza
dei lavoratori), nel DM 10 marzo 1998 (sicurezza antincendio). Da questo punto di vista, il
Dirigente è severamente chiamato ad interagire con precisione e tempestività, verso
l’esterno, con gli Enti Locali proprietari dell’edificio scolastico (rispettivamente Comune
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per le scuole primarie e secondarie di primo grado e Provincia per le scuole secondarie di
secondo grado) affinché sia sempre garantita la messa a norma di laboratori e aule
informatizzate, quanto a impianti elettrici, ai carichi di energia e di tensione distribuiti, alla
localizzazione di cavi e prese nei locali così da evitare inciampi o incedenti. Nello stesso
tempo, in una logica invece interna alla scuola, il Dirigente dovrà interagire costantemente
con il docente o i docenti Responsabili della Sicurezza, affinché sia sempre monitorata e
tenuta in attenta considerazione la conformità dei locali informatizzati rispetto alla
normativa vigente.
Se quello sopra descritto è il quadro normativo generale, attualmente non sono però ancora
disponibili specifiche direttive o disposizioni che regolamentino in modo chiaro e preciso
l’uso didattico dell’e-learning in particolare nella prassi didattica quotidiana della scuola.
Ad esempio, non si hanno riferimenti normativi per quanto riguarda il riconoscimento
(specie in ordine alle problematiche relative ai tempi di erogazione e utilizzo) delle attività
eventualmente svolte dagli alunni secondo questa nuova modalità formativa, né si
conoscono indicazioni provenienti dal Ministero o si possono consultare POF e regolamenti
d’istituto (redatti dai Dirigenti Scolastici con i rispettivi staff) che contemplino ad esempio
la partecipazione a blog a wiki scolastici come attività in tutto e per tutto valide ai fini della
valutazione o delle certificazione delle competenze. È vero che la decisione da parte del
Dirigente Scolastico e del suo corpo docente di introdurre in una scuola l’innovazione
dell’apprendimento digitale si può considerare come espressione della piena autonomia
organizzativa, didattica, di sperimentazione, sviluppo e ricerca regolata dalle disposizioni
legislative in materia. Tuttavia si sente l’esigenza della disponibilità di norme che
nell’ambito specifico dell’e-learning armonizzino legittimi percorsi intrapresi da alcune
scuole in chiave autonomistica con l’individuazione di standard per la salvaguardia di un
quadro nazionale unitario, in cui siano assorbiti i rischi della frantumazione e della
popolarizzazione del sistema educativo.
A maggior ragione, attualmente, una scuola non può ricorrere ad indicazioni anche vaghe
sulla possibilità di attuare “ufficialmente” alcune opzioni o altre attività facoltative
utilizzando strumenti online e riconoscendone poi l’avvenuta frequenza e fruizione dei
materiali didattici da parte degli studenti (anche ai fini della certificazione delle
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competenze), attraverso sistemi di rilevazione di accessi o di tracciamento delle attività. In
questo scenario, pare che l’e-learning non possa ancora comparire come dispositivo
strutturalmente ed esplicitamente integrato nell’offerta formativa di una scuola esplicitata
nel POF. In pratica, un Dirigente che voglia progettare una proposta formativa in modalità
mista, cioè di “blended learning”, in cui le attività d’aula siano integrate e arricchite da
percorsi in e-learning secondo un setting equilibrato e corretto, non può contare su
indicazioni normative circa i rispettivi pesi e le proporzioni quantitative reciproche per un
corretto bilanciamento tra le due diverse tipologie di erogazione, se non il proprio buon
senso e l’analisi dell’utenza e del territorio. Diversi sono invece i casi dell’alta formazione
e dell’università per i quali si può disporre di alcuni specifici riferimenti normativi.
Infine, sempre per quanto riguarda gli aspetti di “vuoto normativo”, nel caso di piena
integrazione delle tecnologie nell’aula, il Dirigente Scolastico dovrà poter emanare
regolamenti interni che ammettano la presenza in classe dei diversi dispostivi tecnologici,
compresi eventualmente i cellulari.
Sono disponibili invece orientamenti legislativi per quanto riguarda l’aspetto della
pubblicazione di contenuti online. Infatti, quando ci si accinge a pubblicare documenti e
materiali interattivi e multimediali sul web, specie se erogati da enti pubblici e per finalità
educative (come nel caso della scuola) bisogna preoccuparsi di rispettare precisi vincoli
normativi dal punto di vista tecnologico e contenutistico. Per quanto riguarda il primo
aspetto, quello tecnologico, un riferimento giuridico di tipo prescrittivo è rappresentato
dalla cosiddetta Legge Stanca (n° 4/2004). Questa disposizione normativa prevede che i siti
web degli enti della Pubblica Amministrazione (e quindi anche delle scuole) siano costruiti
rispettando tecniche e requisiti che rendono i contenuti accessibili al maggior numero
possibile di persone, comprese quelle svantaggiate per handicap di tipo fisico o tecnologico.
Per questo motivo, ad esempio, bisogna adottare una serie di accorgimenti a favore dei non
vedenti o degli ipovedenti, come l’accompagnamento delle immagini con le corrispettive
descrizioni testuali, la possibilità di ingrandire le dimensioni del testo, o l’offerta di un
adeguato contrasto tra i colori per non affaticare la lettura. Per chi non è dotato di
strumentazioni tecnologiche di ultima generazione e poco efficienti, bisogna pensare ad una
presentazione dei contenuti flessibile, in modo che la loro fruizione risulti efficiente o
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comunque accettabile anche usufruendo di browser non aggiornati o disponendo di una non
adeguata capacità di connessione. Questa attenzione non risponde solo a vaghi sentimenti
democratici o di sensibilità verso le esigenze di tutti, ma può considerarsi come piena
attuazione di alcuni importanti principi costituzionali, quelli sanciti nell’art 3 (rimozione
degli ostacoli che limitano la libertà e l’uguaglianza dei cittadini) o - ancora più
direttamente per la scuola – negli artt. 33 e 34 (diritto/dovere di istruzione).
Nell’implementazione in proprio, affidata a docenti esperti del collegio, o nella scelta di
servizi già disponibili sulla rete, il Dirigente Scolastico dovrà preoccuparsi - quando se ne
serve per fini istituzionali formativi - che essi rispettino i requisiti di accessibilità sanciti
dalla Legge Stanca. Anche in questo modo verrà favorita un’esperienza di e-learning
flessibile e rispettosa della persona.
Per quanto riguarda l’aspetto contenutistico, come abbiamo avuto modo di sottolineare
nell’arco di questo lavoro, una delle cifre che qualificano il Web 2.0 rispetto alla precedente
versione del World Wide Web consiste nella possibilità di pubblicare agevolmente contenuti
sulla rete e di condividerli con gli altri utenti. Come si può intuire, il confine tra pubblico e
privato così come quello tra formale e informale, sta diventando sempre più sottile ed
elastico: ogni fatto, testo scritto, ogni fotografia o immagine sono costantemente a rischio
di diventare di dominio pubblico, disponibili ad un numero teoricamente illimitato di utenti.
Per questo motivo le tematiche giuridiche maggiormente interessate in questa prospettiva
sono quelle relative alla tutela della privacy e al diritto d’autore.
A proposito del primo aspetto, una rilevante preoccupazione del Dirigente (in quanto
rappresentante legale dell’istituzione) dovrà essere quella che nella versione digitale della
propria scuola, cioè negli ambienti in cui si attua erogazione di formazione e si svolgono
attività didattiche in modalità di e-learning, non sia violata la privacy di tutti gli attori
coinvolti. Per accedere alle applicazioni online occorre registrarsi: ciò fa sì che ogni
intervento o interazione abbia una precisa paternità, che risulta visibile e alla quale si può
risalire. È vero che ciascun alunno e docente potrà scegliersi un nickname, che almeno in
parte celi la propria identità rispetto a terzi esterni alla scuola, tuttavia almeno all’interno
della comunità virtuale le identità saranno facilmente riconoscibili, o lo dovranno
addirittura essere in modo univoco, se il docente usa questi strumenti tecnologici per
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finalità valutative. Da quest’ultimo punto di vista il Dirigente, dovrà fare in modo che siano
osservate le norme e le direttive vigenti in ordine alla pubblicizzazione delle valutazioni
ottenute dagli alunni. Inoltre, la facilità di pubblicazione di propri scritti o commenti sul
web combinata alla disponibilità di un pubblico potenzialmente illimitato – quale quello
della rete internet - configurano il rischio di situazioni lesive della dignità altrui o
addirittura la nuova fattispecie del reato di diffamazione a mezzo internet, ai sensi della
Legge n. 547/1993. Più in generale il Dirigente dovrà essere sensibile a tutte quelle
situazioni che possono essere afferenti alla nuova disciplina dei cosiddetti reati informatici,
introdotta dalla sopracitata disposizione di legge. Sono già purtroppo noti i casi recenti di
incriminazione di studenti anche minori per il reato di diffamazione a mezzo internet, a
seguito di pubblicazione di offese ed insulti ad insegnanti su un famoso social network, le
cui funzionalità sono del tutto analoghe a quelle offerte dagli ambienti per l’apprendimento
cooperativo in rete. Più in generale, infatti, se la rete internet è pensata e costruita per la
condivisione di dati, informazioni, file multimediali, l’attuale facilità con cui le moderne
tecnologie permettono di caricare o di scaricare dal web testi, immagini e fotografie, file
audio e video fa pensare alla rete come ad un “Far West” in cui tutto sia lecito. È pratica
consueta e attuata con preoccupante disinvoltura e leggerezza da parte di molti ragazzi
quella di scaricare da internet musiche, file audio, filmati di spettacoli coperti da diritti
d’autore oppure di pubblicare sul web video realizzati in proprio o da altri, senza la minima
preoccupazione di rispettare regole normative riguardanti la tutela della privacy o la
necessità di avere il consenso informato da parte delle persone di cui si sta divulgando in
modo così ampio l’immagine. La questione diventa ancora più delicata qualora si pensi alla
diffusione di immagini di minori o di persone che sono riprese a loro insaputa o in
situazioni che possono risultare lesive per la loro dignità etica o professionale. Sono
sufficientemente noti, purtroppo, casi di filmati di contenuto totalmente inadatto divulgati
sui grandi “video-server” (come YouTube) e provenienti da luoghi o contesti proprio
scolastici, dove invece la legalità e l’etica dovrebbero essere il più possibile garantite.
Diversamente da quanto si potrebbe pensare, se ci si pone nella prospettiva di assecondare
le potenti funzionalità offerte dai nuovi strumenti tecnologici, esistono norme di
riferimento, magari non perfettamente adeguate ai contesti formativi, ma comunque
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vincolanti anche per questo settore. Si è accennato come uno dei servizi più idonei e
funzionali ad applicazioni di tipo didattico è rappresentato dalla WebTV. Questo strumento
può permettere la simulazione di una lezione d’aula arricchita dall’erogazione di altri
materiali da fruire in modalità interattiva. Inoltre, tramite l’integrazione di una WebTV
all’interno del sito scolastico è possibile creare uno “School Channel”, il cui palinsesto
preveda la trasmissione di filmati realizzati dai ragazzi durante l’anno scolastico. Quando ci
si appresta a consultare o addirittura caricare filmati sulla rete, la tematica giuridica della
tutela della privacy assume di nuovo un’importanza rilevante. La normativa vigente in
materia di privacy scaturisce dalla Costituzione (articoli 15 e 21), dal Codice Penale (Capo
III – Sezione IV) e dal Decreto Legislativo 30 giugno 2003, n° 196, intitolato Codice in
materia di protezione dei dati personali. Quest’ultima disposizione giuridica, nota
impropriamente come Testo unico sulla privacy, abroga la precedente Legge 675/1996.
Quando si parla di tutela della privacy, è rilevante sottolineare la norma che prevede il
consenso informato delle persone riprese in fotografie o filmati, qualora abbiano un ruolo
centrale in questi documenti o la situazione contestuale non sia chiaramente di tipo
pubblico. A livello scolastico, sarà importante ricordare ai docenti (e questa cura dovrà
essere innanzitutto in capo al Dirigente, come responsabile legale della scuola) che occorre
sempre e preventivamente il consenso firmato dei genitori nel caso di diffusione di
immagini di minori.
Come si è precedentemente sottolineato, un altro vincolo normativo di cui occorre essere
particolarmente consapevoli quando si pubblicano contenuti sulla rete è quello relativo alla
tutela del diritto d’autore e della proprietà intellettuale. In questo campo, la normativa
italiana risale alla Legge 22 aprile 1941, n° 633 recentemente integrata dalla Legge 9
gennaio 2008, n° 2. Indicazioni importanti si trovano anche nel Codice Civile al Titolo IX.
Se ci riferiamo ancora all’esempio di un’applicazione di e-learning basata sulla
trasmissione online di filmati formativi, bisogna ricordare come sia sempre necessario porre
attenzione alle condizioni d’uso delle piattaforme che implementano la gestione e il
broadcast di questi video. Leggendo queste disposizioni contrattuali si può evincere, ad
esempio, come le piattaforme di erogazione (Glomera, LiveStream Mogulus, Youtube)
assumono i diritti patrimoniali derivanti dalla pubblicazione di un filmato attraverso i
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servizi da esse offerti, mentre la proprietà intellettuale rimane in capo alla persone che di
fatto hanno realizzato il documento multimediale. In pratica, quando si divulgano video sul
web grazie a servizi messi a disposizione da terzi (anche in forma gratuita) si cedono alcuni
diritti. Un caso del tutto analogo può essere quello delle immagini o fotografie pubblicate
su un blog scolastico. Esistono anche raccomandazioni internazionali ed europee che
disciplinano la proprietà intellettuale sul web. Un riferimento normativo è costituito dalla
direttiva Europea 95/46 (art. 29). Più in generale, le raccomandazioni comunitarie
rimandano all’osservanza dei trattati internazionali WIPO (World Intellectual Property
Organization – Organizzazione Mondiale per la Proprietà Intellettuale) sul broadcasting.
In base a quanto detto, un uso scolastico guidato di queste potenti tecnologie, assolve
all’importante compito educativo di condurre i ragazzi ad un uso più consapevole,
responsabile (e quindi meno disinvolto) dei documenti che riproducono, sottoforma di testi,
immagini o di filmati, altre persone o proprietà intellettuali di terzi. Anche il rispetto di
queste norme costituisce un esercizio di cittadinanza attiva finalizzata al rispetto degli altri
e della loro dignità. La competenza digitale o globale riveste infatti una posizione strategica
all’interno dell’arco di competenze civiche e sociali richieste dalla società di oggi. E anche
per questo motivo, l’aspetto strumentale e tecnologico previsto dall’e-learning si può già
considerare come un “meta-esercizio” di quella cittadinanza attiva e consapevole che
costituisce una competenza strategica per i giovani di oggi. Infine, ma non per ordine di
importanza, non bisogna dimenticare principi generali che stanno alla base dei riferimenti
normativi esplicitati in questa sezione. La sperimentazione delle nuove tecnologie dell’e-
learning, arricchendo ed integrando le modalità tradizionali di “erogazione” dei servizi
didattici e permettendo un accesso anche a distanza ai contenuti di apprendimento (si pensi
alla già citata possibile applicazione per gli alunni in ospedale), va in direzione di una piena
attuazione dei principi costituzionali relativi al diritto/dovere allo studio (art. 33/34) e alla
rimozione di ogni ostacolo che impedisca il pieno sviluppo della persona umana (art 3). Per
tutti questi motivi, anche l’e-learning, come altri dispositivi pedagogici, assolve ad una
funzione non solo didattica ma soprattutto educativa, ponendosi propriamente come mezzo
e strumento per la crescita della persona umana, vero fine di ogni azione formativa.
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I NDICE
Introduzione .......................................................................................................................... I
I. La prospettiva Pedagogica ................................................................................................. 1
I.1. Aspetti storici: dall’online education all’E-learning 2.0............................................. 1
I.2. E-learning 2.0 e Web 2.0 a Scuola............................................................................... 4
I.3. L’apprendimento digitale nella scuola e nella “società della conoscenza” di oggi ..... 5
I.4. L’E-learning 2.0 e la personalizzazione dell’apprendimento..................................... 10
I.5. L’E-learning 2.0 come apprendimento contiguo con la vita quotidiana ................... 15
II. La prospettiva organizzativo - gestionale....................................................................... 17
II.1. Autonomia e innovazione nella scuola ..................................................................... 18
II.2. Una nuova organizzazione dei docenti da parte del DS ........................................... 21
II.3. Uno strumento su cui formare e con cui attuare la formazione in servizio .............. 25
II.4. Processo e vincoli di attuazione nella prospettiva del DS ....................................... 27
II.5. Modalità di monitoraggio e valutazione del processo .............................................. 29
II.6. La riorganizzazione dell’ambiente fisico di apprendimento e la classe 2.0 ............. 31
II.7. La leadership del Dirigente ...................................................................................... 36
II.8. L’aspetto gestionale e la prospettiva economico-finanziaria.................................... 37
II.9. L’apertura al territorio............................................................................................... 40
II.10. E-learning 2.0: la valutazione e la certificazione delle competenze ...................... 42
II.11. E-learning 2.0: dal portfolio all’e-portfolio ............................................................ 44
III. La prospettiva giuridico-normativa.............................................................................. 48
Bibliografia e Sitografia...................................................................................................... 56
Indice.................................................................................................................................... 58
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NOTE 1 Il termine Web 2.0 è stato coniato per la prima volta da O’Really Radar durante una sessione di brainstorming tra lui e Media Live International. Il neologismo apparve subito adeguato per indicare la nuova filosofia e la nuova svolta del Web a favore di una maggiore interattività, socialità e dinamicità di internet, come è dimostrato dal successo e dalla proliferazione in rete di applicazioni pensate per la condivisione e lo scambio di informazione e comunicazione. L’espressione E-learning 2.0 è stata invece proposta per la prima volta nel maggio 2005 da Stephen Downes, un ricercatore del CNR canadese, e indica un utilizzo delle tecnologie per realizzare apprendimento ispirato alla filosofia del Web 2.0. 2 Il termine “setting” è di derivazione psicoanalitica e indica l’insieme degli elementi stabili della situazione in cui si svolge il processo (KANEKLIN e OLIVETTI MANOUKIAN , 1990): comprende quindi l’ambiente, ma soprattutto «il ruolo dell’operatore, le sue teorie di apprendimento, la sua professionalità». 3 L’espressione “Digital Natives” indica le persone cresciute con la disponibilità delle tecnologie digitali e si contrappone all’espressione “Digital Immigrants” che si applica per le persone che sono cresciute prima delle tecnologie digitali e che quindi le hanno adottate in un secondo tempo. 4 Il dovere di questa considerazione delle aspettative sociali è assegnata esplicitamente al Dirigente Scolastico anche in altri Paesi europei, come ad esempio l’Inghilterra. 5 Per gli acquisti di dotazione informatica il Dirigente Scolastico dovrà bandire ad esempio una “gara” per arrivare a disporre di almeno tre preventivi, come indicato dai regolamenti. 6 L’opportunità per la scuola italiana di ricorrere alle nuove modalità formative dell’e-learning pare condivisa a livello ministeriale, cioè di amministrazione centrale. Si pensi alla recente attivazione del progetto Cl@ssi 2.0 (promosso nell’aprile 2009 dalla Direzione Generale per gli Studi, la Statistica e i Sistemi Informativi – DGSSSI – del MIUR), volto a dotare 156 classi del territorio nazionale di un’ampia varietà di attrezzature tecnologiche. La finalità connessa è ovviamente quella di introdurre nella pratica didattica quotidiana delle nostre classi il ricorso alle metodologie di insegnamento/apprendimento ispirate alla filosofia del web di nuova generazione. Anche nella denominazione del progetto, pare scorgersi un rimando alle diciture Web 2.0 e E-learning 2.0. 7 Secondo una recente statistica, addirittura l’80% delle conoscenze viene appreso dai ragazzi di oggi nei contesti di vita, al di fuori della scuola. 8 Ai sensi del comma 2 dell’articolo 25 bis introdotto dal Dlgs. 6 marzo 1998, n° 5 ad integrazione del Dlgs. 3 febbraio 1993, n° 29, «il dirigente scolastico assicura la gestione unitaria dell’istituzione, ne ha la legale rappresentanza, è responsabile della gestione delle risorse finanziarie e strumentali e dei risultati del servizio. Nel rispetto delle competenze degli organi collegiali scolastici, spettano al dirigente scolastico autonomi poteri di direzione, di coordinamento e di valorizzazione delle risorse umane. In particolare il dirigente scolastico organizza l’attività scolastica secondo criteri di efficienza e di efficacia formative ed è titolare delle relazioni sindacali». 9 Il ruolo di questo Organo Collegiale è definito a partire dal Dlgs 297/94. 10 Cfr. LISCIA 2007, pagg. 93-96.
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11Il termine, nato in campo economico, si diffonde poi nell’ambito delle scienze sociali per indicare colui che è “portatore d’interesse” nei confronti di un’iniziativa, di un progetto o, come nel nostro caso, di un progetto educativo formale. 12 Nei tre schemi sotto riportati sono rappresentati i modelli di interazione rispettivamente (da sinistra a destra) all’interno di una classe tradizionale, di una classe in cui il docente faccia un uso delle tecnologie solo residuale o comunque come “amplificazione” della lezione frontale, e infine di una classe in cui le tecnologie siano veramente integrate nella pratica didattica. In quest’ultimo modello gli strumenti e i dispositivi tecnologici sono naturalizzati all’interno dell’ambiente di apprendimento: non c’è scissione tra la dotazione tecnologica e il suo uso mediato dalla persona. Nella Scuola 2.0, che si avvale delle risorse del Web 2.0 e dell’E-learning 2.0, gli studenti (S), al centro di un processo educativo personalizzato, interagiscono sia con l’insegnante (I) sia con le tecnologie (TEC).
13 Molte considerazioni presenti in questo paragrafo sono state sollecitate proprio dalla partecipazione da parte di scrive al seminario di avvio del già citato progetto “Cl@ssi 2.0” promosso dal MIUR e tenutosi nei gironi 8,9 e 10 settembre dello scorso settembre al Centro Congressi “Milanofiori” di Assago. 14 Cfr. le funzioni attribuite al Dirigente Scolastico ai sensi del Dlgs 59/1998, art. 25 bis, comma 2. 15 Per le scuole si rende necessario acquistare un servizio di hosting quando non si dispone di un proprio web-server da cui erogare i servizi informativi e formativi. Nel caso dell’hosting la scuola acquista una quota di spazio su disco fisso di un web-server di terzi, con possibilità in genere di connessione a uno o più database: la manutenzione e l’aggiornamento dei file può avvenire “in remoto” tramite accesso FTP. 16 L’apertura al territorio è – secondo le disposizioni normative in materia – un tratto distintivo della scuola dell’autonomia: si pensi all’art. 25 bis, comma 3 del Dlgs 59/1998, secondo il quale il Dirigente Scolastico promuove «gli interventi per assicurare la qualità dei processi formativi e la collaborazione delle risorse culturali, professionali, sociali ed economiche del territorio». Inoltre ai sensi del comma 2 dell’art. 3, DPR 275/99, il POF delle scuola deve riflettere le esigenze del territorio e tener conto “della programmazione territoriale dell’offerta formativa”. 17 L’ “alternanza scuola-lavoro” è stata introdotta dall’art. 4 della Legge 53/2003 e prevede che sia possibile «svolgere l’intera formazione dai 15 ai 18 anni, attraverso l’alternanza di periodi di studio e di lavoro, sotto la responsabilità dell’istituzione scolastica o formativa, sulla base di convenzioni con imprese o con le rispettive associazioni di rappresentanza o con le camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, o con enti pubblici e privati ivi inclusi quelli del terzo settore, disponibili ad accogliere gli studenti per periodi di tirocinio che non costituiscono rapporto individuale di lavoro». 18 Da questo punto di vista, l’introduzione delle tecnologie innovative, in quanto consente un utilizzo efficiente degli strumenti informatici – fino alla previsione di economie di scala – ottempera al principio di efficienza già espresso nell’art. 21, co. 8 della L. 59/1997 laddove si dice che «l’autonomia organizzativa è finalizzata …all’integrazione e al miglior utilizzo delle risorse e delle strutture».