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Periodico dell’Arcidiocesi Metropolitana di Catanzaro - Squillace Fondato nel 1982 dirEZioNE rEdAZioNE AMMiNisTrAZioNE: Via dell’Arcivescovado, 13 - Tel. 0961.721333 - 88100 Catanzaro Spedizione in a.p.Tabella C Autorizzazione DCO/DC CZ/063/2003 Valida dal 11/02/2003 16 NOVEMBRE 2016 - ANNO XXXV N.17 ChiUso iN dioCEsi l ’ANNo GUibilArE dEllA MisEriCordiA l’invito dell’Arcivescovo bertolone “a promuovere azione di bene, di vicinanza agli ultimi, perché il vero amore è espressione dello spirito divino, anima della nostra anima e dell’essenza cristiana” servizio nelle pp. 8 e 9 Inaugurato a Girifalco il Centro di accoglienza "L'approdo" Nel 2015 gli italiani hanno ripreso a sposarsi. E il 2016 promette davvero bene servizio a p. 7 servizio nelle pp.12 e 13

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Periodico dell’Arcidiocesi Metropolitanadi Catanzaro - Squillace

Fondato nel 1982

dirEZioNE rEdAZioNE AMMiNisTrAZioNE: Via dell’Arcivescovado, 13 - Tel. 0961.721333 - 88100 CatanzaroSpedizione in a.p.Tabella C Autorizzazione DCO/DC CZ/063/2003 Valida dal 11/02/2003 16 NOVEMBRE 2016 - ANNO XXXV N.17

Chiuso iN dioCEsi l’ANNo GuibilArE dEllA MisEriCordiAl’invito dell’Arcivescovo bertolone “a promuovere

azione di bene, di vicinanza agli ultimi, perché il vero amore è espressione dello spirito divino,

anima della nostra anima e dell’essenza cristiana”

servizio nelle pp. 8 e 9

Inaugurato a Girifalco

il Centro di accoglienza

"L'approdo"

Nel 2015 gli italiani hanno ripreso

a sposarsi. E il 2016 promette

davvero beneservizio a p. 7 servizio nelle pp.12 e 13

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216 novembre 2016

ApErTurA

AbboNAMENTo CCp n. 10342889

intestato a “Comunità nuova”€ 25,00 per l’italia - € 40,00 per l’estero

Direttore Resposabile:Mons. raffaele Facciolo

Redazione: Francesco Candia (Amministratore)Giovanni Scarpino • Diego MennitiMichele Fontana • Rita Doria

Marcello Lavecchia • Fabrizio MaranoValeria Nisticò • Saverio Candelieri • Anna Rotundo

Periodico dell’Arcidiocesi Metropolitanadi Catanzaro - Squillace

Fondato nel 1982

Editore e redazione

ArCidioCEsi METropoliTANAdi CATANZAro-sQuillACE

Via Arcivescovado, 13 88100 - Catanzarotel. 0961.721333

e-mail:[email protected]

[email protected]

Iscritto al n. 2/1982 del Registro della Stampa del Tribunale

di Catanzaro il 16 gennaio 1982.issN: 2039-5132

www.diocesicatanzarosquillace.it

l’iNQuiETudiNE soCiAlE

La coscienza mon-diale è troppo in-quieta: si vive

questa inquietudine nel travagliodi un quotidiano che sferza, che affligge, che chiude

ogni speranza di un nuovo giorno. Purtroppo le attese dell’uomo

non sono più le idee o gli ideali,ma esse gravitano verso la sussi-stenza materiale che si mostraesigenza primaria per un vivereche non tocchi la soglia della po-vertà. La voce dei popoli, quindi, si

eleva come protesta alle guidesociali-politiche che disattendonole vere problematiche umane. La coscienza umanitaria, per-

tanto, fa scelte che non offronocertezze di miglioramento, ma,che nell’incertezza dei metodi chesi attuano, possono aprire spiraglidi cambiamento. Le varie civiltà si stanno eclis-

sando e fa capolino la civiltà delsubumano. L’inquietudine pervade ogni an-

golo della terra: le guerre non ces-sano di estinguersi, le relazioniinternazionali stentano un ac-cordo di convivenza… e il futurosi tinge di paurosa incognita per-ché non offre l’avvenire con unchiarore di luce.

raffaele Facciolo

Il 7 novembre scorso il nostro Arcivescovo è stato ospite a Tv2000per parlare del Beato Pino Puglisi. Il video è reperibile sul sito della

diocesi www.diocesicatanzarosquillace.it o su www.youtube.it

L ’agenda del Vescovo

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316 novembre 2016

riFlEssioNE

Lunedì scorso la sala consiliaredella Palazzo De Nobili ha ospi-tato l’ottavo Premio Nazionale di

Poesia e Pittura “Città di Catanzaro”, pro-mosso dall’Associazione Nazionale PoetiLetterati Artisti e patrocinato dall’ammi-nistrazione comunale della città capo-luogo.

La cerimonia di premiazione è stata in-trodotta dai saluti del presidente dall’As-sociazione Nazionale Poeti LetteratiArtisti, prof. Giuseppe D’Agostino, cheha solennemente commemorato il poetapiemontese Guido Gozzano nel centena-rio della morte, evidenziando la necessitàricordare e promuovere cultura in uncontesto sociale ed educativo troppospesso lontano da valori morali ed etici.

Tra poeti e pittori, hanno partecipatogratuitamente al concorso oltre 506 can-didati con più di 1300 opere esaminatedalla giuria presieduta dal giornalistaGiuseppe D’Agostino e composta dalprof. Francesco Graceffa, dal dott. Gian-franco Migliaccio, dal prof. Vittorio Poli-tano e dall’ins. Maria Caterina Procopio.Presente alla serata anche il presidentedell’Ordine dei giornalisti della Calabria,Giuseppe Soluri.

Questi i nomi dei vincitori: per la poesiaè stato premiato Fiore Gigliano di Fi-renze, mentre per la pittura Rosa Ame-rato.

Nel corso della serata l’Associazione

Nazionale Poeti Letterati Artisti ha asse-gnato altri “Premi speciali”: a S.E. Mons.Vincenzo Bertolone, Arcivescovo metro-polita di Catanzaro-Squillace e presidentedella Conferenza Episcopale Calabra, peri suoi numerosi e pregevoli libri, tra cui“Don Pino, martire di mafia”, con la pre-fazione del presidente del Senato sen.Piero Grasso, pubblicato dall’EditriceARES nel corrente anno; all’avv. France-sco Squillace, già presidente della Pro-vincia di Catanzaro e sindaco delComune di Chiaravalle Centrale, per isuoi volumi, fra i quali “Chiaravalle Cen-trale e le Amministrazioni dal 1948 al1992, nello sfondo politico del tempo”,edito da Rubbettino nel 2000; al giornali-

sta dott. Filippo Veltri, già responsabiledella Redazione dell’ANSA e redattore dialcuni quotidiani calabresi, per i suoi di-versi e attuali libri, tra cui “Ritorno a SanLuca”, scritto in collaborazione con il col-lega Diego Minuti, pubblicato da Abramonel 2008; al Centro Regionale di Neuro-genetica di Lamezia Terme, istituto dallaRegione Calabria nel 1996 e diretto dallaprof. Amalia Cecilia Bruni, per la sua ven-tennale e lodevole attività di ricerca e diassistenza; e al Coro Polifonico dellaSchola Cantorum “Officium” di Sant’An-drea Apostolo dello Jonio, fondato del2000 e diretto dal M° Christian Cosentino,per la sua crescente e ammirevole attivitàcanora.

L’8° Premio Nazionale di Poesia e Pittura “Città di Catanzaro”

Siamo abituati a vivere semprepiù d’immagine. Basta osser-vare quanti seguono i mezzi di

comunicazione, quanti si soffermano so-lamente sull’immagine e quanti, poi,fanno di tutto per assomigliare semprepiù a queste figure.Osserviamo quanto avviene negli epi-

sodi di bullismo. E’ sempre presente unoche filma il tutto, pur sapendo che, suc-cessivamente, verrà riportato nei socialnetwork.Perché farlo, se siamo consci che si

tratta di una ritorsione anche legale?Perché cerchiamo l’ approvazione

della nostra immagine. Pensiamo dav-vero che ciò che consiste, esiste.Se non riusciamo ad immaginare ciò

che non vediamo o ciò che ci viene pre-dicato, allora diciamo che non esiste.Dopo il terremoto di questi giorni, mi è

capitato di leggere su tiwter uno scam-

bio di battuta su Papa Francesco. IlPapa diceva: ”Sono vicino a voi con lapreghiera”. Un altro rispondeva:”An-ch’io, non sto facendo niente”.Il dramma di oggi è una elevata dise-

ducazione all’ascolto, iniziata già da de-cenni, è questa ricerca di unaconsistenza legata solo a ciò che ve-diamo.Riflettiamo anche sulla difficoltà du-

rante il cammino catechetico. La “narra-tio” è stata sostituita dal video e, peggioancora, per non apparire “antichi”, si uti-lizzano frasi ad effetto, come se il lin-guaggio del Vangelo fosse ormaisuperato o dato per scontato che tutti losappiano.Ciò che consiste, non sempre esiste.Rimaniamo estasiati da quella bella

foto che ci colpisce e che ci spinge adessere elemosinieri, dimentichi, invece,di quella carità quotidiana, di quella mo-

glie che assiste il marito malato da annie che magari ti risponde male se ti avvi-cini. Non consideriamo la stanchezza diuna presenza che non può essere il sor-riso pubblicitario.Perché cerchiamo l’immagine?Il cuore ha bisogno di una consola-

zione, ma non di quella che porta poialla vera rivoluzione, all’eccezionalitàdella vita. Il cuore ha bisogno di unaconsolazione quieta che lascia passareil momento. Io, dimentico di ciò che av-viene nel mio mondo, guardo a ciò cheveramente è invano.

roberto Celia

Ciò ChE CoNsisTE NoN sEMprE EsisTE

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416 novembre 2016

ATTuAliTà

Nella suggestiva chiesa di SanDomenico, tra stucchi settecen-teschi esotto lo sguardo delle

Madonne e dei Santi dipinti da MattiaPreti, alla presenza di un pubblico attentoe partecipe, il 15 ottobre scorso si è riu-nito in seduta straordinaria il consigliocomunale di Taverna con un solo puntoall’o.d.g.: il conferimento della cittadi-nanza onoraria a S:E. Mons. Antonio Can-tisani., arcivescovo emerito della nostraarcidiocesi metropolita.

Presenti tutti i consiglieri comunali, ilPrefetto Latella, il Vice questore, autoritàmilitari e numerosi sindaci della zona, harelazionato il sindaco dott. Sebastiano Ta-rantino, il quale nella proposta di deliberaha evidenziato il ministero,complesso mafecondo, svolto da Mons. Cantisani nelperiodo nel quale ha retto la Diocesi ca-tanzarese. Un ministero caratterizzato daamore per il suo popolo, interpretazioneilluminata delle disposizioni del ConcilioVaticano II, attenzione agli umili, culturavasta e profonda.

Messi anche in rilievo l’amore chemons. Cantisaniha dimostrato verso lacittadina presilana, alla quale è stato sem-pre vicino, nelle occasioni liete come inquelle dolorose, nelle iniziative laichecome in quelle religiose, e l’interesse neiconfronti del Preti e dell’arte pretiana.

Al dibattito che è seguito alla relazionedel Sindaco sono intervenuti l’AssessoreRosario Amelio, il capogruppo della mi-noranza in Consiglio Eugenio Canino e ladelegata alla cultura del comune, consi-gliera Clementina Amelio, che ha messoin rilievo il ruolo culturale di Mons. Can-tisani. Quindi, essendo il dibattito apertoanche al pubblico, hanno preso la parolal’On. Mario Tassone, Franco Cimino, ilsottoscritto, don Pino Silvestre, il Sindacodi Sersale Salvatore Torchia e il vicesin-daco di Magisano Salvatore Tozzo: tuttihanno lodato l’iniziativa dell’Ammini-strazione Comunale di Taverna, presa peronorare un uomo, un sacerdote, un ve-scovo ricco di meriti umani, civili e spiri-tuali.

La motivazione con la quale all’unani-mità è stato deliberato il conferimentodella cittadinanza, trascritta su una ele-gante pergamena consegnata a Mons.Cantisani unitamente alle chiavi dellaCittà, recita testualmente:”Mons. AntonioCantisanidurante il suo ministero ha di-mostrato amore paterno, vicinanza, so-stegno alla città di Taverna favorendone

la crescita morale, sociale, religiosa e cul-turale. Hamanifestato, altresì, amore peril pittore Mattia Preti, per l’arte pretiana eper l’intero patrimonio storico e artisticodella nostra cittadina, contribuendo anchealla diffusione della conoscenza e alla va-lorizzazione di essi in ambito extraregio-nale.”

Nel suo intervento conclusivo della se-rata, Mons. Cantisani, che ha donato al-l’Amministrazione una edizione di pregiodei Salmi di Cassiodoro e alla bibliotecacittadina i suoi volumi sulla storia dei Ve-scovi post-tridentini a Catanzaro, ha rin-graziato per il “dono della cittadinanza,particolarmente gradito,perché mi vieneconcesso in quanto vescovo”. Ha, quindi,ricordato che, pur avendo amato in egualmisura tutti i comuni della diocesi, si è“sentito particolarmente legato a Taverna:per la sua storia, per i tesori d’arte cheessa possiede, per le doti morali e spiri-tuali del suo popolo”. “Cosa farò per Ta-verna”? Si è chiesto infine, rivolto allachiesa gremita. “Mi affiderò alla <fantasiadel cuore>… non mi dispiacerebbe qual-che studio riguardante specificamente lacittà di Taverna…mi sentirò, poi, ancorapiù impegnato a far conoscere Taverna e isuoi tesori… e, soprattutto, cercherò di se-guire, con più viva attenzione la vita dellacomunità tavernese”.

Costantino Mustari

l’Arcivescovo Mons. Cantisani cittadino onorariodi Taverna nel novantesimo del suo compleanno

L’Arcivescovo emerito di Ca-tanzaro-Squillace, Mons. An-tonio Cantisani, il 2 novembre

scorso ha compiuto 90 anni. E’ stato festeggiato dalla comunità

diocesana assieme al clero convocatoil giorno successivo dall’Arcivescovometropolita mons. Vincenzo Bertolonenella parrocchia “Santa Teresa diGesù Bambino” di Catanzaro lido. Una messa di ringraziamento che

ha visto la presenza anche dell’Arci-vescovo emerito mons. Antonio Cili-berti.Tanti i ricordi che Mons. Antonio

Cantisani ha ricordato durante l’ome-lia, ringraziando il Signore per i tantibenefici concessi nel corso del mini-stero presbiterale ed episcopale. Profonda gratitudine il Presule l’ha

ricolta anche ai confratelli Arcivescovi,sempre attenti e vicini alla sua per-sona assieme al clero ed ai fedli laici.

«Quando era responsabile della Mi-grantes – ricorda Annamaria FontiIembo, presidente del comitato Unicefdi Catanzaro – Mons. Cantisanifu co-primario con il comitato Unicef di Ca-tanzaro per la realizzazione di unconvegno sui minori migranti, duranteil quale espresse la sua parola profe-tica e altamente morale e spiritualesulla problematica delle migrazioni:eravamo negli anni ottanta quandoancora non si parlava di "emergenzamigrazione", come oggi, ma lui, nelpieno della sua eccezionale sensibi-lità, precorse i tempi, prevedendo ciòche sarebbe accaduto da li a breve.Sono passati tanti anni e la sua "pre-dizione" purtroppo si è avverata,anche perché egli si rivolgeva ai Go-verni degli Stati Mediterranei, per im-petrare gli accordi e le legginecessarie per far fronte a quello chesarebbe "certamente" accaduto: ma lesue parole, come quelle di tanti altri"saggi", trovarono e trovano poco spa-zio...»Quella dei 90 anni è stata una tappa

significativa, che mons. Cantisani havissuto nella città capoluogo assiemealla sua gente, alla quale annunziasempre con amore la Parola del Si-gnore con la testimonianza di vita e laricerca teologica e storica.

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516 novembre 2016

ATTuAliTà

uNA lEZioNEdi CivilTà...

Trova un portafogli con del denaroe alcuni documenti e lo restituisceal proprietario. Un fatto che do-

vrebbe rientrare nel normale comporta-mento civile di ciascuno di noi, ma cheassume particolare valenza in quanto ilprotagonista è uno dei migranti africaniospiti delle strutture Sprar (Sistema prote-zione richiedenti asilo e rifugiati) “Il Golfo”e “Vivarium” di Squillace, gestite dallaFondazione “Città Solidale Onlus” e chedanno accoglienza a una ventina di pro-fughi.

L’episodio è accaduto nei giorni scorsi.Un ingegnere e un avvocato del luogosono seduti su una panchina di piazza delVescovado, quando al primo, senza ac-corgersene, cade dalla tasca il portafogli.

I due professionisti, dopo la chiacchierata,fanno rientro nelle rispettive abitazioni.Più tardi, a casa dell’avvocato si presentaB.J., di 17 anni, originario del Gambia,con il portafogli in mano, credendo che ilproprietario sia lui, che conosce bene eche aveva visto prima seduto su quellapanchina. Viene contattato l’ingegnere edopo un veloce controllo, si verifica chedal portafoglio non manca nulla, soldi,carte di credito e documenti. Eppure queldenaro avrebbe fatto comodo al ragazzo,che percepisce, come tutti gli altri migranti,una diaria di circa due euro. Una storiache merita di essere raccontata, visto chequando si parla di migranti scatta spessola paura; mentre un gesto edificante, com-piuto peraltro da uno straniero minorenne,va fatto conoscere.

Il 17enne gambiano è giunto in Italia abordo di una delle “carrette” del mare par-tita dalle coste libiche. E’ ospite nella strut-tura di Squillace dallo scorso mese di

aprile ed è un minore non accompagnatoe richiedente asilo politico. Nella città io-nica si è integrato bene, frequenta lascuola locale e, a detta degli educatoridella Fondazione, si comporta ottima-mente e non ha mai creato alcun pro-blema, come i suoi coetanei ospiti delledue strutture squillacesi.

Una lezione di civiltà che giunge da chimeno te lo aspetti e che si spera contri-buirà ad abbattere la barriera di diffidenzache molti ancora si ostinano ad alzare.«Ci ha fatto molto piacere – afferma l’edu-catore Mauro Vitaliano, di “Città Solidale”– registrare questo episodio positivo, checi fa capire come la convivenza e l’acco-glienza dell’altro sia possibile e come so-prattutto le giovani generazioni possanosuperare, con estrema facilità, i pregiudizie gli stereotipi di cui molte volte la nostrasocietà è portatrice».

salvatore Taverniti

Nei giorni scorsi (venerdì 4 no-vembre) ha ripreso le sue atti-vità, dopo un periodo di

chiusura per ristrutturazione, la libreria“Paoline fra le righe” in via dell’Arcive-scovado di Catanzaro.

Per sottolineare il significato della ria-pertura della libreria, si è svolto un incon-tro organizzato con la Cattedra di DirittoEcclesiastico e Canonico del Dipartimentodi Scienze Giuridiche, Storiche, Economi-che e Sociali dell’Università degli Studi“Magna Graecia” di Catanzaro. Tant’è cheall’iniziativa hanno partecipato pure glistudenti del corso di Diritto canonico del-l’ateneo catanzarese.

L’incontro prendeva le mosse dalla pub-blicazione di tre dei quattro volumi dedi-cati al Vangelo di Luca, di Marco e diMatteo a cui si aggiungerà a breve quellodedicato al Vangelo di Giovanni, che il ge-suita p. Felice Scalia pubblica con le edi-zioni Paoline.

Dopo il saluto dell’editore, che ha sotto-lineato la continuità della presenza PaolineCatanzaro dagli inizi degli anni trenta delsecolo scorso - e l’impegno a diffondereuna cultura ispirata al Vangelo, il prof. An-tonino Mantineo, Ordinario di Diritto ec-clesiastico e canonico, ha introdotto il temadell’incontro “Misericordia è tenerezza”,specificando l’importanza di promuovereoccasioni di confronto nelle librerie delcento storico.

L’incontro è stato moderato dal dott.Luigi Mariano Guzzo, dottorando di ri-cerca in Diritto ecclesiastico presso l’Uni-versità “Magna Graecia” di Catanzaro, per

il quale “il Vangelo è vita e il Regno di Dionon è una favola, ma è una occasione con-creta di liberazione da costruire e realiz-zare nell’oggi della storia”.

Le relatrici, la prof.ssa Tiziana Iaquinta,docente di Pedagogia generale e socialedell’Università di Catanzaro, e la dott.ssaMariarita Albanese, coordinatrice giova-nile del Circolo di Cultura “Augusto Pla-canica” di Catanzaro, a partire daesperienze diverse, hanno sottolineato lacarica “rivoluzionaria” del Vangelo e la ne-cessità di lasciarsi provocare ed educare daquesta parola, ch’è parola di giustizia, dipace e di pienezza umana.

Per questo è sembrato significativo agliorganizzatori scegliere l’autore dei volumi,il gesuita Felice Scalia, già docente dellaFacoltà Teologica dell’Italia Meridionale edell’Istituto di Scienze Umane e Religiosedi Messina. P. Scalia conosce il mondodella cultura contemporanea, conosce igiovani e cammina con molti di loro che ne

apprezzano l’autorevolezza culturale e lacompetenza biblico-teologica.

Per p. Felice Scalia, “Gesù è sulle nostrastrade, ama questa nostra terra, fa espe-rienza di me, di noi, di tutti”. Così, l’idea discrivere meditazioni sul Vangelo nascedalla considerazione che “leggere la Paroladi Dio è difficile, perché ci compromette.Ma è una esperienza bellissima!”.

Il pomeriggio si è concluso con la paroladi S. E. Mons. Vincenzo Bertolone, Arcive-scovo Metropolita di Catanzaro – Squillaceche ha ribadito il significato della pre-senza della libreria “Paoline fra le righe” aservizio della comunità civile e ecclesialedella città e con la benedizione dei locali,completamente rinnovati, perché “chiun-que entri in libreria trovi una parola dipace, di speranza e di sostegno” e soprat-tutto possa “spezzare” il pane del Vangelo,perché “il Vangelo è una scuola di vita me-ravigliosa”.

Teobaldo Guzzo

riapre a Catanzaro la libreria “paoline” dopo la ristrutturazione

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616 novembre 2016

ATTuAliTà

Era il 26 dicembre 2014, memoriadel protomartire Santo Stefano,quando Papa Francesco durante

l’Angelus auspicò un rafforzamento inogni parte del mondo dell’impegno “perriconoscere e assicurare concretamente lalibertà religiosa, che è un diritto inaliena-bile di ogni persona umana”.

Impegno che da 69 anni persegue lafondazione pontificia Aiuto alla Chiesache Soffre, che oggi a Roma, presso l’As-sociazione Stampa Estera, ha presentatoil “Rapporto 2016 sulla libertà religiosanel mondo”.

Il quadro che emerge – basato su fontigiornalistica e su dati pubblicati da Onluse Ong – è desolante. In 15 dei 196 Paesipresi in considerazione dallo studio tra illuglio 2014 e il giugno 2016, “la libertà difede si colloca tra la discriminazione e lapersecuzione”, ha spiegato AlessandroMonteduro, direttore di Acs Italia.

Ma non è finita. In 14 Paesi la situa-zione “è chiaramente peggiorata” ri-spetto al biennio precedente e in 38 Paesisi registrano “significative violazioni allalibertà religiosa”. All’interno di questogruppo, in 7 Paesi la situazione è partico-larmente grave. Si tratta di Bangladesh,Eritrea, Kenya, Pakistan, Sudan, Yemen,Arabia Saudita e Corea del Nord.

Per un cristiano che vive nella dittaturadi Pyongyang persino partecipare ad unaMessa – rigorosamente clandestina – può

costare indicibili torture da parte delleautorità statali.

Quello della Corea del Nord – ha os-servato uno dei relatori, Giuliano Amato,già presidente del Consiglio italiano edattualmente giudice costituzionale – co-stituisce oggi un caso sui generis di per-secuzione religiosa di Stato.

Il giurista ha rilevato infatti che si assi-ste in questa fase storica a un rinfocolarsidi fondamentalismi intolleranti che cor-rispondono, più che a un interesse poli-tico, alla manifestazione di un sentimentoreligioso in quanto tale.

Secondo Amato una certa “laicizza-zione estrema”, dalla fine dell’Illumini-smo in poi, avendo emarginato dalla vitapubblica la religione, potrebbe aver fattoscaturire una reazione forte e talvolta vio-lenta da parte di gruppi confessionali chesi sentono discriminati.

Quello di Amato è dunque un invito ainterrogarsi sugli effetti nefasti di unacultura che ha voluto cancellare la reli-gione dall’ambito pubblico. Tema che conperizia ha sviscerato il card. Mauro Pia-cenza, penitenziere maggiore presso ilTribunale della Penitenzieria Apostolica.

“Grande è l’imperatore perché è piùpiccolo del cielo”, ha esordito il porpo-rato parafrasando Tertulliano. Una mas-sima che presuppone come un buongoverno non possa mai escludere e sosti-tuirsi alla divinità.

L’atto di fede deve dunque essere con-cesso ad ogni suddito e la possibilità diesercitarlo senza imposizioni – ha prose-guito il card. Piacenza – “è la madre ditutte le altre libertà”.

Il penitenziere ha inoltre posto l’ac-cento sull’importanza di riservare alla re-ligione uno spazio pubblico. “Nemmenoil potere civile più efferato può estirparedalle coscienze la fede – ha detto – conse-guentemente la libertà religiosa gioca ilproprio ruolo non tanto nel foro privato,intangibile, bensì nel foro pubblico, nellacomplessità dei rapporti sociali”.

Una riflessione, quella del card. Pia-cenza, che interpella anche le società con-siderate più avanzate in tema di diritti,dove non si registra una persecuzioneche passa dalla spada ma non mancanoepisodi di discriminazione su base con-fessionale.

L’ampio Rapporto di Acs, sebbeneponga maggiore attenzione ai casi piùeclatanti di coercizione e violenza fisica,non trascura queste circostanze di piùsubdola discriminazione. Proprio l’atti-vità di informazione e di sostegno con-creto alle minoranze discriminate che daquasi sette decenni porta avanti la Fon-dazione vaticana è la buona notizia cheemerge dal quadro desolante presentatooggi. (zenit)

Federico Cenci

presentato il rapporto 2016 di Aiuto alla Chiesa che soffre:gravissime violazioniin sette paesi

libertà religiosanel mondo:la situazione peggiora

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716 novembre 2016

ATTuAliTà

Diciamolo francamente: nessunofino ad ora avrebbe scommessoun euro – ormai si scommette

su tutto – sull’aumento dei matrimoni inItalia. Dal 2008 al 2014 le nozze sono di-minuite al ritmo di quasi 10mila all’annoe la tendenza pareva inarrestabile. “Nonsi sposa più nessuno, vanno tutti a convi-vere”: frasi come questa sono diventatecosì frequenti e fataliste da rivaleggiarenei discorsi di circostanza con la fine dellemezze stagioni. Invece oggi l’Istat ha fattosapere che nel 2015 i matrimoni sono stati194. 377, circa 4600 in più rispetto all’annoprecedente. E non soltanto per l’incre-mento delle seconde nozze, conseguenzadell’aumento dei divorzi; crescono infattidi quasi 2.000 unità anche i primi matri-moni. Aumenta lievemente (circa il 2%)persino l’indice che misura la propen-sione alle prime nozze.

L’Istituto di statistica invita alla pru-denza, sostiene che è troppo poco perparlare di ripresa. La diminuzione deimatrimoni è in atto da oltre quarant’annie ci sono dei fattori strutturali, come la ri-duzione della popolazione in particolarenelle fasce d’età più interessate, che spin-gono fortemente in direzione negativa.L’Istituto avanza anche l’ipotesi che l’au-mento sia in una certa misura “attribui-bile al ‘recupero’ di parte dellaconsistente posticipazione delle nozzemessa in atto negli ultimi anni, forseanche condizionata dal prolungarsi dellacrisi economica”. Lo stesso Istat, tuttavia,osserva che

la crescita sembra proseguire e raffor-zarsi anche nel 2016, in quanto i datiprovvisori riferiti ai primi sei mesi di que-st’anno mostrano 3.645 matrimoni in piùrispetto allo stesso periodo del 2015.

Insomma, è giusto evitare entusiasmiingenui quando si ha a che fare con que-stioni estremamente complesse, tanto piùche la realtà è sempre più ricca e impre-vedibile della pur preziosa rappresenta-zione statistica. Che oggi però si trova aregistrare un dato che le serie storichenon autorizzavano in alcun modo a im-maginare: una sorpresa positiva su cui bi-sognerà riflettere, senza frettolosearchiviazioni.

Nessuna sorpresa, invece, dall’aumentodei matrimoni civili, che sono stati l’8% inpiù a confronto con il 2014 e rappresen-

tano il 45,3 del totale. Gran parte di que-sto aumento è dovuto alle seconde nozze,ma cresce anche il numero di coloro chedecidono di sposarsi direttamente con ilrito civile: dal 20% del 2008 si è passati al30% del 2015. Una tendenza che si con-ferma e deve interpellare in modo parti-colare la comunità cristiana. Resta il fattoche l’aumento di coloro che decidono sisposarsi (nonostante tutto, verrebbe dadire) è in sé un dato socialmente positivoe forse potrebbe aiutare a comprendereche

matrimonio e famiglia non sono fissa-zioni dei cattolici e meriterebbero un so-stegno politico-economico adeguato aiproblemi in campo.

Nel rapporto dell’Istat c’è anche un ro-vescio della medaglia: l’impennata delnumero dei divorzi, che sono stati 82.469,ben il 57% in più del 2014. Qui le causesono evidenti: l’entrata in vigore dellalegge sul cosiddetto “divorzio breve” e,

forse ancor più, di quella che consente dirivolgersi direttamente all’ufficiale dellostato civile, semplificando all’osso le pro-cedure e abbattendo radicalmente i costirispetto al tribunale. Ne avevamo scrittolo scorso aprile e in quel momento ilboom non era stato ancora rilevato dallestatistiche, che ne danno conto ora. L’ef-fetto combinato dei due provvedimentiha fatto sì che siano stati anticipati al 2015una gran parte di quei divorzi che con lavecchia normativa avrebbero visto decor-rere i termini non prima del 2016. L’Istatlo definisce un effetto “di cadenza” e av-verte che si farà sentire probabilmenteanche nei prossimi anni. Ma l’aumentomolto contenuto del numero delle sepa-razioni (+2.7%) secondo l’Istituto di stati-stica rivela che la propensione alloscioglimento dei matrimoni è sostanzial-mente in linea con la tendenza in atto dadecenni.

Stefano De Martis

CAduTA libErA FrENATA: nel 2015 gli italiani hanno ripreso a sposarsi.

E il 2016 promette davvero bene

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816 novembre 2016

chiesa

Tanti i fedeli, i presbiteri ed i reli-giosi che domenica 13 novembresi sono ritrovati con il proprio

Arcivescovo metropolita, Mons. Vin-cenzo Bertolone, per la celebrazione dellachiusura dell’Anno Giubilare Straordina-rio della Misericordia nella Cattedrale diCatanzaro.

Dalla chiesa del Monte l’ArcivescovoBertolone, l’Arcivescovo emerito, mons.Cantisani, il clero e le confraternite,hanno raggiunto in processione la chiesaCattedrale per passare dalla Porta Santa,chiusa a fine celebrazione dall’Arcive-scovo metropolita dopo il canto di rin-graziamento del “Te Deum”.

Il segno della Porta Santa indica il donodell’incontro con Gesù, «la porta dellepecore», ben richiamata nel Vangelo diGiovanni: «Chi entrerà attraverso di mesarà salvo; entrerà e uscirà -troverà- pa-scolo».

Mons. Bertolone, nell’omelia, rivol-gendo un pensiero alla gente sofferentesegnata da povertà, da mancanza di la-voro, da lutti e da calamità naturali, hainvitato tutti i presenti ad essere grati perl’Anno Santo del Giubileo: «una preziosaoccasione che ci è stata offerta per guar-dare al passato con gratitudine, al pre-sente con speranza, e per sognare ilfuturo di missione evangelizzatrice conforza e novità evangelica, con coraggio e

sguardo profetico, lasciandoci guidaredallo Spirito che sempre ci sarà accantonella ricerca di Dio, che caratterizza l’esi-stenza operosa di ogni credente».

Un cammino di fede, voluto da PapaFrancesco, che ha goduto e che godràsempre della Misericordia del Signore, eche richiama a vivere sempre di più concoraggio ed entusiasmo l’impegno cri-stiano.

Alla luce del brano del Vangelo procla-mato, il Presule ha invitato tutti a vivere

la propria vita con testimonianza e per-severanzanel bene, anche in presenza didifficoltà.

Richiamando anche la lettera di SanPaolo, che rimprovera alcuni cristianidella comunità di Tessalonica che vivonouna vita disordinata, senza fare nulla esempre in agitazione, Mons. Bertolone haevidenziato come anche nella nostra sto-ria attuale, «nonostante i “missionaridella misericordia”, nonostante i confes-sori e direttori spirituali, i tanti passaggidelle tante porte sante per lucrare le in-dulgenze, si continua a vivere una vitasenza ordine, agitata o -per contro- inat-tiva”».« L’apostolo – ha detto Mons. Ber-tolone - non sta rimproverando chi-incolpevole- non trova lavoro o non rie-sce a ritrovarlo, perché il mercato è tut-tora in crisi per cause endogene edesogene. Paolo richiama all’ordine chinon si guadagna il pane onestamente,chi vuole lucrare sull’indigenza altruisenza far nulla; chi addirittura, diventacontiguo alle forze del male e semina apiene mani la zizzania della criminalità,del silenzio omertoso, dell’illegalità.L’Anno Santo per costoro è passato, manon sono ancora passati i suoi intenti:non siate avidi, siate operosi! Lascia-tevi abbracciare dalla misericordia diDio, ci ripete papa Francesco. “Dio viaspetta a braccia aperte”, ci ripete il no-

lA ChiusurA dEll’ANNo sANTo iN dioCEsiAllA prEsENZA di NuMErosi prEsbiTEri E FEdEli lAiCil’invito dell’Arcivescovo alla comunità diocesana

“ad essere grati per l’Anno santo della Misericordia”

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916 novembre 2016

chiesa

stro san Francesco di Paola». L’Arcivescovo Bertolone, evidenziando

come molto cristianesimo è lontanospesso dalla volontà di Dio, tenendoconto dei doni offerti dal Giubileo, ha in-vitato la comunità a vivere con «il desi-derio di continuare ad amare il Signoresopra ogni cosa, perché la fede non è undono acquisito una volta per sempre, maun dono gratuito che Dio ha infuso in noicon il santo Battesimo, ma che deve di-ventare ricerca e risposta quotidiana, affi-dandoci a Dio e fidandoci del suo amore,accogliendo come veri i segni di credibi-lità della sua tenerezza e della sua esi-stenza, che egli ci ha dato e ci dà».

Una vicinanza al Signore che deve aiu-tare tutti a promuovere zione di bene, divicinanza agli ultimi, perché «il veroamore è espressione dello Spirito divino,anima della nostra anima e dell’essenzacristiana».

Il Giubileo è stato detto “straordinario”anche per il dono della “misericordia”che ha voluto ancor di più evidenziarenella Chiesa l’importanza della carità, delperdono, della penitenza e del perdono.«Dio - ha detto Mons. Bertolone - ci ha of-ferto la sua misericordia, come remis-sione dei peccati, come rinnovamentodella nostra vita, come frutto di una no-stra decisione di conversione. Non serve,fratelli carissimi, o meglio non è suffi-ciente, ricevere misericordia e perdono senon ci trattiamo -a nostra volta- con isensi della misericordia, della riconcilia-zione e della pace, soprattutto all’internodelle famiglie, delle nostre comunità, deimovimenti, delle aggregazioni e dei pre-sbiteri. Desidero chiedere umilmenteperdono se ho mancato di carità e se nonsono riuscito a far sentire l’amore di Dioe della nostra amata e bella Chiesa che

rappresento».A tutti l’Arcivescovo Bertolone, come il

Buon Pastore, ha chiesto sinergia e forzaper continuare con coraggio il camminoecclesiale, attraverso dei segni concreti davivere tra fedeli e presbiteri: l’adorazioneeucaristica, la confessione, le giornate difraternità con anziani e malati, le missionipopolari, i pellegrinaggi delle famiglienei santuari diocesani. E non per ultimol’attenzione verso il Boccone del Povero el’Oasi della Misericordia, segno tangibiledel giubileo per i senza fissa dimora.«Fate con amore - questo l’invito dell’Ar-civescovo - le opere di misericordia, ab-biate attenzione verso i più bisognosi e gliimmigrati e in sintesi coltivate “quoti-die” la testimonianza dell’amore della diCristo Gesù. La Chiesa non vive per sestessa, ma per Cristo. Intende essere la“stella” che fa da punto di riferimento,aiutando a trovare il cammino che portaa lui».

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1016 novembre 2016

spiriTuAliTà

«Antropologia della pietà popolare» a serra san bruno

Grande evento religioso e cultu-rale a Serra San Bruno, organiz-zato dalla Regia

Arciconfraternita Maria Santissima de’Sette Dolori. Il titolo, Antropologia dellaPietà popolare, reca già in nuce la caraturainternazionale del convegno fortementevoluto dal priore Enzo Vavalà e da tutto ilseggio priorale che si è prodigato per lariuscita di questo incontro-dibattito sullaVergine Addolorata e la Settimana Santa.

Relatore d’eccezione è stato ilprof. José Luis Alonso Ponga, di-rettore del Centro Internacionalde Estudiossobre ReligiosidadPopular “Semana Santa”, ordina-rio di Antropologia Applicata(Università di Valladolid), orga-nizzatore del Congresso Interna-zionale di Religiosità Popolare LaSemana Santa: Liturgia, Musica eRito. Per l’occasione il prof.Ponga ha illustrato, incantando laplatea assiepata nella splendidachiesetta barocca dell’Addolo-rata, il lavoro compiuto neltempo sulla Vergine dei Sette Do-lori e la Semana Santa.

Presenti anche le altre due confraternitedi Serra e la Confraternita del Rosario diSoriano con i rispettivi priori. Il sopranoStenia Marinaro, allieva del maestro Fran-cesco De Leo, ha allietato con alcuni inter-mezzi la manifestazione a cui hanno presoparte: il vicario della Forania, don BiagioCutullè, che ha portato il saluto dell’Arci-vescovo di Catanzaro-Squillace, mons.Vincenzo Bertolone, il Coordinatore Re-gionale delle Confraternite Calabresi, An-tonio Punturiero, il presidente

dell’Unione Arciconfraternite e Confrater-nite della Diocesi Metropolita di Catan-zaro-Squillace, Antonio Caroleo.Rispettivamente, hanno voluto portare illoro saluto e il loro compiacimento perquesta iniziativa. Il priore Enzo Vavalà haproposto al prof. Ponga di lottare affinchéle Confraternite diventino patrimonio del-l’UNESCO.

Subito dopo i saluti hanno relazionato ilparroco, padre spirituale dell’Arciconfra-

ternita, Don Leonardo Calabretta, con al-cuni cenni storici sulla RegiaArciconfraternita di Maria dei Sette Do-lori, nel ricordo del cappuccino fondatoredella Confraternita, il venerabile PadreAntonio da Olivadi; Domenico Pisani, do-cente di Storia dell’Arte, che ha concen-trato la sua relazione sul valore artisticodella Chiesa dell’Addolorata di Serra SanBruno e sulle opere d’arte che essa custo-disce; Luigi Rossi, Sociologo presso Uni-versità di Messina e Scuola Superiore perMediatori Linguistici (RC), che si è invece

soffermato sugli aspettisociologici che ca-ratterizzano i riti religiosi in Occidente.

A seguire, la lectio magistralis di JoséLuis Alonso Ponga a cui i presenti, affa-scinati, hanno tributato gradimento estima. Martino Michele Battaglia, Docentedi Antropologia Culturale (Scuola Supe-riore per Mediatori Linguistici RC) ha poitracciato un profilo storiografico sulla Set-timana Santa in Calabria e sul ruolo delleConfraternite religiose che custodiscono

un estimabile patrimonio reli-gioso e culturale caratterizzatodall’universo calabro-spagnolodelle ritualità pasquali. Batta-glia ha puntato l’obiettivo sul-l’esclusività del rito serrese delVenerdì Santo incentrato sulladeposizione dalla croce (Schio-vaziuoni) e sulla Naca, comeaspetti degno di nota in vistadel prossimo congresso mon-diale di Valladolid.

A margine dell’incontro,moderato dalla saggista AnnaRotundo, è intervenuto il pub-blico, arricchendo questo pro-

ficuo incontro, specialmente conl’intervento del prof. Ulderico Nisticò cheha voluto sottolineare l’aspetto pretta-mente spirituale di questi riti come cam-mino di conversione e come recupero diquella identità spagnola che è un arricchi-mento per tutti noi.

Le conclusioni sono state affidate ad An-tonino Laganà, Ordinario di Filosofia Teo-retica e Antropologia Filosoficadell’Università di Messina, che è riuscitoa sintetizzare con dovizia di particolariquanto detto in seno al convegno. Al ter-mine, il Priore ha consegnato una targa-ri-cordo dell’evento al prof. Ponga e unriconoscimento alla soprano Marinaro, ri-cevendo poi un libro sulla Cumprunta diSoriano scritto da Martino Michele Batta-glia, di cui Ponga ha curato la prefazione.Anche il Priore di Soriano, Mimmo Mar-giotta, ha consegnato alcuni testi sullaconfraternita di Soriano al prof. Ponga eagli altri relatori.

Anna Rotundo ha chiuso l’incontro,puntualizzando che la Mater Dolorosa èanche la Mater Gloriosa: la Madonna Ad-dolorata non ci insegna certo il culto del-l’infelicità umana, ma la certezza dellaResurrezione, e lo “stare” di Maria pressola Croce è coscienza critica di fronte aimali del mondo con la testimonianza delVangelo: questo è il compito che interpellala pietà popolare, e gli uomini e le donnedi oggi.

Quando dei giornalisti, stupiti, chiesero a papaFrancesco il perché delle sue telefonate ad ammalati, parroci, suore, genitori e a tante altre persone comuni, la risposta fu: «E meno male che non sapete tutte quelle che ho fatto!». In queste parole possiamo cogliere la grandezza e la semplicità di un uomo capace vivere la sua missione con amoreincondizionato. In molti hanno creduto che si trattasse di false notizie inventate dalla stampa, ma lo stesso Bergoglio ha dichiarato: «Per me resta un’abitudine.Un servizio. Lo sento dentro»; e così il papa in per-sona compone il numero, ascolta i problemi, conforta,dà consigli. Fa il prete. E chi riceve le telefonate? Ri-trova forza, speranza. Ma cosa succede esattamenteprima di quelle telefonate? Durante? Dopo? Lo rac-conta questo libro, ricco di storie, tutte vere, tutte meravigliose.

Rosario Carello, Gli abbracci di Francesco. Quando il Papa chiama al telefono, Edizioni San Paolo 2016,pp. 144, euro 9,90.

in libreria

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1116 novembre 2016

spiriTuAliTà

iN diAloGo …

Niente ti bastaQualche volta ti capita di avvertire dentro di te una insoddisfazione impla-

cabile: niente ti basta, niente va bene; e ti domandi: Ma dove sto andando?È possibile cambiare vita? Si troverà pure da qualche parte la pace e, per-ché no, la gioia?Il cristiano sa che la conversione è possibile, ma ad una condizione: che ci

si lasci incantare, disarmati e stupiti, dalla bellezza del Vangelo. È stato cosìper Francesco d’Assisi, per Agostino d’Ippona, per Pier Giorgio Frassati. Laconversione non è il dispiacere per la vendita dei beni ma è la gioia di averetrovato finalmente la perla preziosa.

Clotilde Albonico

lETTErAdAl dEsErTo

RIMANERE SEMPRE

“SAMARITANI”

In quest’anno giubilare della Mise-ricordia il cuore della Chiesa si èaperto al mistero dell’uomo e a

quello misericordioso di Dio Padre. Laporta Santa in diverse Chiese delmondo si sono spalancate per invitarei cristiani ad aprire la porta del cuoredi maniera concreta attraverso leopere di misericordia. Essere miseri-cordiosi e portare la misericordia aifratelli.Le porte Sante dedicate alla divina

misericordia si chiudono, ma riman-gono aperte le porte del cuore degliuomini. Chiude la Porta Santa, macontinua a rimanere aperta la Portadel Cuore di Dio e quella dei cristianiche non stancano di portare il segnodell’amore, della pace e del perdono. Un nuovo anno comincia, pieno di

aspettative e realizzazioni per aiutarciancora di più a vivere la novità dellavita. La misericordia ci conduce adagire secondo lo Spirito Santo e aproclamare la buona novella. Lo Spi-rito del Signore è su di me , mi con-sacrò con l’unzione per annunciare labuona nova.(Luca 4,18)Porta Santa Giubilare, hai sanato

tante ferite, hai acceso tante spe-ranze:Tu resterai aperta su ognistrada che porta da Gerusalemme aGericò: sul ciglio della strada si tro-verà sempre un viandante della sto-ria, stremato a terra. Che io sia il“samaritano” che aiuta per cantare ineterno la divina misericordia!

Suora Contemplativa di Squillace

Il 21 ottobre scorso, l’Arcivescovometropolita, Mons. Vincenzo Berto-lone, ha dato il via al cammino di

formazione permanente rivolto ai sacer-doti giovani che vivono i primi anni diservizio pastorale. All’incontro era pre-sente anche don Mario Spinocchio, dele-gato dell’Arcivescovo come guida deigiovani sacerdoti. L’incontro si è tenutonell’ auditorium “Sancti Petri”, all’internodel Palazzo Arcivescovile.

Delineando il programma annuale finoal mese di giugno, più volte si è volutoprecisare che per vivere in modo frut-tuoso questi incontri, ogni partecipantedeve essere animato dal desiderio di cre-scere umanamente e spiritualmente, perpoter essere pastori autentici che, ad im-magine del Buon Pastore, si fanno caricodelle gioie, delle sofferenze e delle spe-ranze dell’uomo di oggi.

Il tema che è stato proposto in questoprimo incontro è stato l’importanza e lacura per la preparazione dell’omelia.L’Arcivescovo ha parlato di una prepara-zione remota e previa, per far sì che

l’omelia diventi il luogo ma anche iltempo in cui i fedeli sono facilitati all’in-contro con la Parola di Dio. Per questo ilPresule ha richiamato le parole di PapaFrancesco e il Direttorio Omiletico dellaCongregazione per il Culto Divino e laDisciplina dei Sacramenti, ricordando chela predicazione rimane uno dei ministeripiù importanti per il sacerdote e per que-sto occorre concedere somma cura.

Una preparazione che trova il suo cuorepulsante nella preghiera, che consente adogni sacerdote un primo personale in-contro con la Parola di Dio, per essereogni giorno annunciatore del lieto an-nuncio della salvezza. Lo studio dei sacritesti deve trovare spazio nel ritmo dellagiornata del presbitero per divenire, comedice lo stesso Gesù, “il padrone di casache estrae dal suo tesoro cose nuove ecose antiche” (Mt 13,52).

Mons. Arcivescovo ha ricordato ai gio-vani preti di «non usare mai l’ambone perpuntare il dito o apostrofare qualcuno,perché l’omelia deve favorire l’incontro eaccendere, qualora fosse necessario, il de-siderio di Dio che ama il suo Popolo».

Ci ricorda sempre il Papa che «laChiesa è madre e predica al popolo comeuna madre che parla a suo figlio, sapendoche il figlio ha fiducia che tutto quanto gliviene insegnato sarà per il suo bene per-ché sa di essere amato. Inoltre, la buonamadre sa riconoscere tutto ciò che Dio haseminato in suo figlio, ascolta le sue pre-occupazioni e apprende da lui» (PapaFranesco Evangelii Gaudium n. 139).

L’incontro, vissuto nella fraternità, si èconcluso con un momento di condivi-sione reciproca sul tema proposto dal-l’Arcivescovo Bertolone.

Vincenzo Schiavello

un momento di condivisione fraterna del giovane clero con il proprio pastore

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1216 novembre 2016

TeRRiTORiO 

Il 3 novembre, nella Sala Consiliaredel Comune di Girifalco si è te-nuta la cerimonia inaugurale per

l'apertura del Centro di accoglienza "L'ap-prodo", gestito dalla Fondazione Città Soli-dale onlus in collaborazione con il Comunedi Girifalco, Centro che fa parte della retedel Sistema di Protezione per RichiedentiAsilo e Rifugiati (SPRAR).

"Tanta teoria, tanta ideologia sull'immi-grazione - ha affermato il giornalista UgoFlorio, introducendo l'incontro - e non sonole tavole rotonde che rendono accoglienti,ma i fatti. E l'apertura di questo Centro è cer-tamente un fatto, che avrà un'importante ri-caduta a livello sociale. È un momento diinizio, non di arrivo di un percorso impor-tante, in cui Girifalco può diventare unpaese-guida, capace di contagiare altre co-munità".

Non è stato semplice il cammino che haportato all'apertura di questo Centro di ac-coglienza, come ha sinteticamente ricordatoil sindaco di Girifalco, dr. Pietrantonio Cri-stofaro, sebbene le dimensioni dell'acco-glienza e dell'integrazione facciano partedel tessuto umano e sociale dei girifalcesi(che per anni hanno accolto ed integrato nelloro territorio l'ex manicomio).

Il cammino è iniziato nel 2011, quando ilComune di Girifalco, nell'ambito del PON"Sicurezza per lo sviluppo - obiettivo con-vergenza 2007/2013", ha presentato il pro-getto "Terra senza confini", per lariqualificazione della struttura comunaledell'ex mercato coperto. Il progetto è statoapprovato dal Ministero dell'Interno, per unimporto di circa € 350.000,00. Dopo alternevicende e con il succedersi di diverse ammi-nistrazioni, i lavori sono stati ultimati nelmese di novembre 2014.

Nell'aprile del 2015, nell'ambito di unBando SPRAR, è stato presentato un pro-getto per l'accoglienza di minori stranieri,ma il progetto non è stato approvato per in-toppi burocratici.

Nel febbraio del 2016, sempre nell'ambitodi un bando SPRAR, è stata inoltrata do-manda di contributo per un progetto di ac-coglienza per rifugiati adulti. Il Comune diGirifalco, come di prassi, ha inoltre emanatoun avviso pubblico per selezionare la mi-gliore soluzione attuativa, che è risultataquella della Fondazione Città Solidale,dun-que soggetto attuatore del progetto. In mag-gio è arrivato il Decreto del finanziamentoda parte del Ministero dell'Interno, per unimporto di € 460.000,00. In luglio è stata datacomunicazione di inizio attivitàe ad agosto ilCentro ha aperto i battenti.Ad oggi, vi sonoospitate 15 persone (sui 16 posti previsti) evi lavorano 6 operatori, compreso un me-

diatore linguistico.Il delicato iter per arrivare all'apertura del

Centro, durato ben 4 anni,è stato seguitoanche da S. E. il Prefetto di Catanzaro, LuisaLatella. Un percorso complesso non solo dalpunto di vista burocratico, ma anche perchépieno di ostacoli e di polemiche. Certo nonè facile aprire percorsi nuovi. Per qualcunoche ha questa vocazione (l'Arcivescovo, p.Puglisi), può essere naturale, ma non pertutti. C'è da dire che Girifalco è abituato aldiverso perché ha una storia di accoglienzae tutela della diversità. Si è trattato dunquedi metabolizzare un'idea che è diventata re-altà. Attualmente in Calabria, vi sono circa800 persone straniere accolte in prima acco-glienzae circa 300 accolte negli SPRAR (incui è ospitato solo chi ha un riconoscimentodi carattere umanitario). Nella provincia diCatanzaro, sono 26 iComuni che hanno datodisponibilità ad accogliere stranieri, ed èstato realizzato da poco un incontro con isindaci di territori che ancora non hannorealizzato percorsi di accoglienza. Nellamaggioranza dei casi si tratta di esperienzepositive, con solo qualche sacca di criticità.

Dal punto di vista istituzionale, vi sonoimportanti novità: dal 2017, il cofinanzia-mento dei comuni sarà solo del 5 %, mentreil 95% dell'importo verrà coperto dal Mini-stero. Inoltre, ogni Comune che ospiterà

stranieri a qualunque titolo, riceverà unasomma di € 500 a persona, senza vincolisulla destinazione.Vi sono molte possibilitàdi finanziamento, perché sono stati attivatimolti canali (il Ministero dell'Interno, P.O.N.per la professionalizzazione anche di gio-vani italiani, etc.)

La Prefettura sta accompagnando i Co-muni, senza imporre e senza far calare nulladall'alto. E vi sono già molte esperienze po-sitive, per esempio, nei Comuni di Olivadi,Sellia,Decollatura. I calabresi sanno cosavuol dire migrare e dunque sanno cosa si-gnifica accogliere. La storia non si ferma:o cipasserà sopra, o dovremoimparare a co-gliere l'opportunità per diventare protago-nisti e non soggetti passivi di quanto staavvenendo.

P. Piero Puglisi, Presidente di FondazioneCittà Solidale e Direttore dell'Ufficio Dioce-sano Migrantes dell'Arcidiocesi di Catan-zaro-Squillace, ha offerto qualche altrainformazione in più sull'iter del Centro efornito qualche spunto di riflessione sullasua importanza. L'"Approdo" è la 6a comu-nità SPRAR che si apre nel territorio dellaProvincia/Diocesi. In questi Centri, com-plessivamente, al momento sono ospitate 77persone; se adesse si aggiungono altre per-sone straniere(vittime di tratta, minori stra-nieri non accompagnati, senza dimora, etc.),sono circa 90 le persone accolte dalla Chiesadi Catanzaro- Squillace. Dunque è vero che,più della teoria, interessa essere concreti, of-frire percorsi virtuosi di accoglienza ed in-tegrazione. L'accoglienza è la dimensione sucui si gioca la nostra condizione di esseriumani, o il nostro scivolare sempre più inbasso, in quella barbarie bestiale a cui spessooggi assistiamo, a volte anche amplificata adarte dai media. "Ero straniero e mi aveteospitato": queste parole di Gesù non cessanodi interpellare i credenti, uomini chesu que-sta terra sono costitutivamente stranieri epellegrini (come afferma un antico testo cri-stiano, la Lettera a Diogneto); uomini e

SCRITTA UNA BELLA PAGINA DI CIVILTÁ ED UMANITÁ Inaugurato a Girifalco il Centro di accoglienza "L'approdo"

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1316 novembre 2016

TeRRiTORiOdonne che sono chiamati ad imparare acco-gliere e ad essere accolti; a praticare l'artedell'accoglienza per essere veramenteumani.

PapaFrancesco non perde occasione persottolineare quanto sia urgente per i cristianil'impegno per l'accoglienza,anche se il con-testo di crisi economica favorisce al contra-rio l'emergere di atteggiamenti di chiusura.E la chiusura non è una soluzione, ma fini-sce col favorire traffici illegali. Se in tutte leparti del mondo sorgono muri e barriere,l'impegno dei cristiani è urgente oggi comein passato. E non si deve cadere nella trap-pola di richiudersi in se stessi, trinceratinelle proprie paure. Al contrario, si devepromuovere sempre di più la cultura del-l'incontro, di una civiltà che mette al centrola relazione, i rapporti umani.

La Chiesa di Catanzaro -Squillace conti-nua dunque il suo cammino di analisi, diapprofondimento e di ricerca di nuovipercorsi di integrazione. Di incontriche diventano arricchenti e proficuiper tutti; che sono laboratori di cre-scita per stranieri ed italiani.

Da agosto, questi ospiti vivononel Centro di Girifalco e la loro-presenza sul territorio è discreta eben accetta dalla cittadinanza, cheha saputo dimostrarsi accogliente.Per questo, si devono ringraziaretutte le amministrazioni comunali(del presente e del passato), chehanno dato fiducia all'esperienza ecompetenza della Fondazione, maanche tutte le associazioni del territorioche hanno collaborato ed hanno realizzatooccasioni di incontro e di integrazione (Pro- loco, Girifalco in bici, Circolo sportivo par-rocchialeS. Nicola di Squillace Lido, Coope-rativa sociale Tra cielo e terra, associazioneSpazio aperto).

Per ed insieme ad ogni straniero accolto sielaboraun progetto individuale, si sigla un"patto di accoglienza", fornendogli una seriedi opportunità e servizi: mediazione lingui-stico-culturale; alfabetizzazione interna opresso i Centri Territoriali Permanenti; sup-porto per ottenere il rilascio del permesso disoggiorno, l'iscrizione al Servizio SanitarioNazionale, al Centro per l'Impiego; l'oppor-tunità di effettuare tirocini formativi e di la-voro;accompagnamento legale; e poimomenti di socializzazione, attività spor-tive, incontri di spiritualità, incontri di sen-sibilizzazione nelle scuole o a diverso livello.

Anche mons. Vincenzo Bertolone, Arcive-scovo di Catanzaro-Squillace, ha voluto in-trodurre il suo breve saluto con deiringraziamenti: a p. Piero Puglisi, che inquesti 4 anni ha lottato e non ha perso la pa-zienza per la realizzazione di questo Centro;a chi vi lavorerà o vi sta già lavorando; allapopolazione che, pur avendo avuto all'ini-zio qualche difficoltà ad accettare questoCentro,è lentamente maturata e sicuramente

sposerà questa realtà, ricordando chesiamoun popolo di emigrati. Si scrive una paginabella, e si spera non l'ultima. Ricordandouna breve riflessione di Papa Francesco del-l'aprile 2016, nell'isoladi Lesbo, l'Arcive-scovo ha sottolineato come l'Europa, culladei diritti umani e dell'istituto del rifugiopolitico, di fronte all'immigrazione dimassa, si preoccupi della gestione della di-stribuzione dei profughi, invece di attuareun altro approccio. Tale fenomeno è oggiuna sfida, che suscita diffidenza, atteggia-menti di chiusura e difesa. Le società occi-dentali potrebbero invece trovare un sensoalla loro stessa identità, sviluppare politichedi ampio respiro, armonizzare realtà diverseed opposte fra di loro. Rinunciare a cogliere

questa sfidasigni-

fi c arinunciare

al buon senso ed all'amore. Cosa che Giri-falco non ha fatto.

"La Calabria e l'Italia che noi vogliamostasera è qui a Girifalco", ha affermato an-cora il Presidente della Provincia di Catan-zaro,Enzo Bruno. Infatti, qui non si sonoinnalzate barricate (come purtroppo av-viene in altre regioni), ma si è aperto ilcuore,superando le difficoltà, convincendoanche i più recalcitranti del fatto che l'inte-grazione sia una ricchezza, sia un'occasionepreziosa per essere a contatto con nuoveesperienze. Certo, l'Italia che vogliamo nonpuò essere lasciata sola, Lampedusa non èfrontiera d'Italia ma d'Europa e tutta l'Eu-ropa deve farsi carico del dramma dell'im-migrazione.

La Calabria peraltro, non inizia ora adaprirsi all'accoglienza, come ha evidenziatoil dr. Giovanni Manoccio, Delegato all'im-migrazione della Regione Calabria, che haraccontato la sua esperienza da Sindaco diAcquaformosa, un piccolo Comune sul Pol-lino con meno di 2000 abitanti. 11 anni faquando non c'erano navi che arrivavano,quando non c'erano grandi sbarchi comeoggi, si è data accoglienza a tanti stranieri. E

la scelta allora sembrava utopistica ed ancheun po' rischiosa, in grado di far perdere con-senso politico. Ma l'allora sindaco ha insi-stito, forte anche delle sue convinzionipolitiche, per cuiha ritenuto giusto pren-dersi cura delle persone più sfortunate per-ché vittime di situazioni di ingiustizia.Attualmente ad Acquaformosa ci sono 100persone straniere, 24 sono minori. L'Asso-ciazione che gestisce l'accoglienza ha 7 pro-getti in giro per la provincia di Cosenza. Vilavorano 40 persone, laureati, donne.

Si tratta dunque di un percorso di condi-visione, di progetti di mutuo soccorso,dieconomia sociale solidale: si aiutano dellepersone ed in cambio si riceve molto da loro.Viene anche data a tanti ragazzi l'opportu-nità di non fuggire, limitando il processo didesertificazione che interessa le regioni delmeridione. Gli ultimi del mondo salverannoil mondo, ed infattile regioni più accoglientiin Italia sono Sicilia e Calabria. E purtroppo

in Italia e nel mondo non conoscono laCalabria accogliente, anche perché

certa stampa preferisce alimentarequella che mons. Montenegrodefini-sce la geopolitica della paura, sotto-lineando solo gli aspetti negativi,parlando dell'immigrazione senzaconoscerla.

Anche il dr. Manoccio ha illustratoqualche novità, un progetto di ricol-

locamento e ri - insediamento che stapreparando la Regione Calabria: ci si

propone di accogliere 2500 persone, ilcui sostentamento sarà a carico della Co-

munità Europea (ricollocamento) e di crearedei corridoi umanitari per andare a pren-dere direttamente i profughi sul loro territo-rio, evitando così il mercato dei trafficanti,sostenendo chi studia con una dote e for-nendo delle competenze spendibili poi nelproprio paese(ri - insediamento).

Quando in altri paesi della Calabria (comegià Acquaformosa ed ora Girifalco) arrive-ranno anche bambini, e le piazze sarannopiene di questi bambini, si imparerà a guar-dare con più fiducia e speranza anche al fu-turo della nostra Regione. Che è multietnicocome il suo passato.

Alla fine della cerimonia nella Sala Consi-liare, gremita di cittadini, con la presenza dirappresentanti istituzionali, ecclesiali e delleForze dell'Ordine, dei sindaci dei Comunivicini ed ovviamente degli ospiti della strut-tura, mons. Bertolone ha benedetto la strut-tura, che si trova in Via della Repubblica. Unbrindisi ed momento di convivialità contutti gli amici ed i sostenitori che in qualchemodo hanno collaborato all'apertura e checollaboreranno al suo funzionamento, hafatto seguito al taglio del nastro.

L'"Approdo" è ufficialmente aperto e ben-venuto a chi vi approderà.

Antonella Aletta

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1416 novembre 2016

TeRRiTORiO

“Marcellino pane e vino”,soggetto molto noto etanto caro a diverse per-

sone degli anni trascorsi, è stato presentatosotto di forma di musical dai giovani dellaParrocchia “S. Maria del Carmelo” in Ca-tanzaro, quartiere Siano, domenica 30 ot-tobre, nella chiesa parrocchiale, gremita difedeli.

Il musical, che gli animatori hanno ini-ziato a preparare fin dal mese di aprile, hacoinvolto circa 50 persone di tutte le età(adulti, giovani e bambini tra i 4 e 10 anni).Incontro dopo incontro, si è creato ungruppo affiatato e ricco di entusiasmo,dove ognuno ha partecipato secondo i pro-

pri carismi e talenti: canto, ballo, recita-zione, scenografia, sartoria, organizza-zione e gestione delle luci, del palco, delservice. Si è avviato così un cammino for-mativo che ha arricchito ognuno in mododiverso, ha reso possibile la realizzazionedello spettacolo e ha dato la possibilità ditrasmettere dei contenuti dalla validità pe-renne.

La storia di “Marcellino” infatti è la vi-cenda di un bambino dall’animo puro cheincontra Gesù, simbolo di sana semplicità,ma anche emblema di una fede totale,senza indugi, in Cristo Gesù. In questoviaggio si incontrano altri personaggi: ifrati che improvvisamente si ritrovano con

un neonato a cui badare; la mamma diMarcellino: quanta sofferenza in questadonna per decidere di abbandonare il pro-prio figlio! La vita offre quesiti e problemia cui spesso non si sa rispondere: ma nonbisogna perdere la speranza o abbattersi,c’è sempre una soluzione, nella fede e nellapreghiera alla Vergine Maria.

L’Arcivescovo S.E. Mons. Bertolone, altermine della rappresentazione ha salutatouno per uno i protagonisti, manifestandola sua gioia per questa modalità alterna-tiva di evangelizzazione che permette dilavorare in comunione, aggregare i gio-vani, e raggiungere tanta parte del popolodi Dio. g.d.

Nella parrocchia di siano in scena “Marcellino pane e vino”

le opere di Mattia preti e del Guercinoin mostra nel 2017 a Taverna

Sarà uno degli appuntamenti culturali del pros-simo anno. Parliamo della mostra dedicata aMattia Preti e il Guercino che aprirà probabil-

mente i battenti ad aprile del 2017 nel museo della cit-tadina del Catanzarese a 25 anni dall'istituzione dellostesso. Sarà - come riportato da Ansa.it- un confrontotra i due grandi artisti - padano il primo, calabrese ilsecondo. A Taverna dove il Cavalier calabrese nac-que nel 1613 si conserva un notevole corpus di sueopere.I primi aspetti della mostra "Guercino e Mattia Preti

a confronto" sono stati discussi a Cento, paese nataledi Giovanni Francesco Barbieri, detto il Guercino, inun incontro tra i rappresentanti delle due amministra-zioni comunali. In mostra, per la prossima primaveraa Taverna, ci saranno circa una ventina di opere che,dopo la tappa nella cittadina natale del Preti sarannoesposte, in autunno, a Cento.

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1516 novembre 2016

TeRRiTORiO

Si è respirata un’aria di spiritualitàregionale lo scorso mercoledì nel-l’aula polifunzionale del Semina-

rio Regionale “San Pio X” di Catanzarocon un convegno sul tema: “San Francescoda Paola tra contemplazione e azione”.

Un evento culturale promosso dall’Isti-tuto Teologico Calabro con la parrocchia“Santa Croce” di Catanzaro, guidata daifrati Minimi, in occasione del seicentena-rio dalla nascita del grande taumaturgodella storia cristiana.

La serata, che ha visto la presenza del-l’Arcivescovo metropolita di Reggio Cala-bria-Bova, Mons. Giuseppe FioriniMorosini, è iniziata con un momento dipreghiera animato dal coro della “Cap-pella musicale San Francesco di Paola” diPizzo, che si è esibito più volte nel corsodel convegno.

A seguire i saluti di Padre Gregorio Co-latorti, Custode provinciale dei Minimi, diMons. Rocco Scaturchio, Rettore del Semi-nario Regionale, e dell’Assessore allo svi-luppo economico e promozione delleattività produttivi della Regione Calabria,dott.ssa Carmela Barbalace.

Il tema del convegno è stato introdottodal direttore dell’Istituto Teologico Cala-bro, prof. don Vincenzo Lopasso, che nelringraziare i relatori e tutti i presenti, ha ri-marcato l’importanza il dovere di acco-starsi e meditare dinanzi alla figura di SanFrancesco da Paola, colui che, come i Padridel deserto, scelse la vita eremitica e peni-tenziale della grotta di Paola per confor-marsi sempre di più a Cristo crocifisso,provando “compassione” per gli uominiche, con i propri peccati, “tornavano a cro-cifiggere il loro Signore”. Una solitudine

eremitica, quella di Francesco, che invi-tava alla giustizia, alla carità, alla miseri-cordia, alla difesa dei deboli contro ipotenti, per vivere pienamente il Vangelo.Papa Alessandro VI lo definì: «imitatoreardentissimo del Redentore».

Grande è stata l’attenzione dei presentialla parole espresse dall’Arcivescovo Mo-rosini, appartenente alla famiglia dei Mi-nimi, studioso del patrono della Calabriaa cui ha dedicato diverse pubblicazioni.

Il Presule commentando lo stemma“Charitas” di San Francesco, accomunatospesso alla legenda dell’attribuzione daparte di San Michele Arcangelo, ha chia-rito a livello storico come fu Paride DeGrassi, Prefetto delle Cerimonie Pontificie,ad attribuire l’identificazione “Charitas”prendendola dall’arme di Roma, poiché lafigura del Paolano si evolveva al pari del-l’Ordine, trovando nella Carità l’alimentodi vita alla crescita della “Legenda Aurea”.Un’affermazione dell’amore verso Dio everso il prossimo che Francesco esercitò

con un grande apostolato richiamandol’umanità alla purificazione, all’abbandonodel peccato per vivere nella grazia del Si-gnore. Un agire nel nome della carità benevidenziato nel Processo Calabro: «Quantierano privi di speranza ritornavano con-solati, i peccatori convertiti... diceva infattiad essi: Purificate la vostra coscienza esmettete di commettere ogni genere dipeccati... Sono state moltissime le persone,che si sono convertite per questa predica-zione».

Tanti i particolari storici e spirituali suSan Francesco che Mons. Morosini ha of-ferto a tutti presenti, evidenziando come lapreghiera, la penitenza, l’austerità e la so-brietà del santo calabrese possono offrireancor oggi un volto sempre nuovo alla vitadi ogni cristiano.

A concludere il convegno una chiave dilettura storica su “San Francesco di Paolanella storia della chiesa” offerta dal prof.Giuseppe Palmisciano, docente nell’Isti-tuto Teologico Calabro.

uN CoNvEGNo proMosso dAll’isTiTuTo TEoloGiCo CAlAbro“san Francesco da paola tra contemplazione e azione”

Segnali di fededi Egidio Chiarella

FACCEdi uNA sTEssA

MEdEGliA

Ènecessario che l’uomo avanzinel suo progresso tecnologico emigliori la qualità della vita con

servizi e ricerche sempre più all’avan-guardia. Tutto questo però non basta aridefinire una nuova stagione del benes-

sere e della fraternità. Il mondo ha soprattutto bisogno di una

scossa interiore, capace di mettere alcentro la Parola di Dio, unica, tra l’altro,garanzia di un vero progresso econo-mico, sociale e politico di ogni comunità.Certo verrebbe meno il mondo di pla-stica costruito su un consumismo spre-giudicato e su un nuovo “spietato”materialismo dalla scintillante veste in-novativa, ma dopo i contraccolpi iniziali,logici e inevitabili, tutto si proietterebbeverso nuove affascinanti e proficue di-mensioni umane. Ogni battezzato dovrebbe pertanto

essere pronto a guidare gli altri vestoquesta direzione, con l’esempio e con la

testimonianza di ciò che si proclama.Lasocietà va riconsiderata nella suoaspetto esteriore ed interiore. Per prima cosa è urgente rendere vi-

sibile, senza giri di parole e ridicole pan-tomime, la vera essenza ontologicadell’uomo, frutto di una completa obbe-dienza al suo Signore, fino alla sua es-senza più profonda. Altra questioneirrinunciabile è per ognuno l’assunzionedi una fede in Cristo senza limiti, capacedi supportarlo in qualsiasi minacciosatempesta della vita. Sono due faccedella stessa medaglia, senza la quale sicontinuerà a boccheggiare, illudendo unmondo che ha sempre di più sete efame di vera giustizia.

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1616 novembre 2016

evenTO

Il capoluogo calabrese sabato 5novembre mattina ha ospi-tato le Arciconfraternite e le

Confraternite della diocesi, in occasionedella loro giornata giubilare per l’AnnoSanto della Misericordia presieduta dal-l’arcivescovo metropolita mons. Vin-cenzo Bertolone, presidente dellaConferenza episcopale calabra.

Il primo momento è stato vissuto nellachiesa di “San Giovanni Battista”, sededell’Arciconfraternita dei “Cavalieri diMalta ad honorem”. Dopo i saluti delpresidente dell’Unione diocesana delleConfraternite, Antonio Caroleo, e del co-ordinatore regionale della Confedera-zione nazionale delle Confraternite,Antonino Punturiero, sono intervenuti ilvicario generale dell’Arcidiocesi, mons.Raffaele Facciolo, che ha dato una letturacanonica sugli statuti ed regolamenticonfraternali diocesani, e don AntonioBomenuto, teologo moralista, che ha of-ferto una riflessione sul tema della mise-ricordia.

A seguire, su corso Mazzini, il corteoprocessionale e penitenziale dalla chiesadi San Giovanni sino alla chiesa catte-drale, per il passaggio dalla Porta Santae la celebrazione eucaristica presiedutadall’arcivescovo Bertolone. Per la primavolta, tra i gonfaloni, è stato esposto ebenedetto il gonfalone dell’Unione dio-cesana delle Confraternite, progettato edisegnato da Maria Tropiano, che raffi-gura in tanti colori le confraternite incammino verso le due cattedrali di Ca-tanzaro e di Squillace, capeggiate in altodalla croce di Cristo.

Un gonfalone che ha una particolareimportanza storica per la diocesi, perchéindica un segno di rinnovamento che inquesti ultimi anni l’arcivescovo Berto-lone ha fortemente voluto con la revi-sione degli statuti e dei regolamenti econ l’erezione dell’Unione diocesanadelle Confraternite, assistita dal padrespirituale mons. Gregorio Montillo.

Mons. Bertolone, nel rivolgere un sa-luto a tutti i confratelli ed ai rappresen-tanti della Confederazione regionaledelle Confraternite e Arciconfraternite

d’Italia, ha ricordato l’importanza dellagiornata giubilare, consegnando ancheuna preziosa lettera scritta per l’eventocelebrativo, in cui approfondisce il si-gnificato di appartenenza ad una con-fraternita e la simbologia dei segni, cherichiama il dovere di una vita santa edecclesiale.

«Il vostro vestito - ha precisato il pre-

sule - detto cappa o sacco, costituito ge-neralmente da un saio ed un cappuccio,vi vuole perciò ricordare la vostra spe-ciale consacrazione laicale. Siete laiche elaici in una Chiesa comunione, chiamatia concorrere nella corresponsabilità pa-storale coi vostri parroci e sacerdoti as-sistenti. Siate sempre disponibili alasciarvi provocare alla conversione per-sonale, da verificare nel modo di svol-gere fedelmente i vostri compiticonfraternali e, soprattutto, ponetevi confiducia sulla lunga strada della riconci-liazione (essere confratelli significa es-sere riconciliati con i propri fratelli difede e di aggregazione), della ripara-zione di eventuali errori commessi, delsacrificio come stile di vita, ai fini del-l’incontro gioioso col Padre misericor-dioso, che ci attende sempre come figlinel Figlio incarnato».

Una cammino ecclesiale che per mons.Bertolone deve esigere una formazionecostante e permanente. «È indispensa-bile – ha detto ancora l’arcivescovo Ber-tolone - una lunga, sistematica eorganica opera di formazione e di cate-chesi, che aiuti le persone alla vestizionedi questi abiti e segni confraternali e l’in-gresso nelle vostre confraternite di nuovifratelli, prima come novizi e poi dopo unpercorso di formazione cristiana e con-fraternale (noviziato), confratelli consa-pevoli, partecipi, e veri cristiani, capacidi perpetuare gli alti valori cristiani e de-vozioni autentiche di cui le confraternitesono scrigno prezioso, custodi intra-montabili».

la giornata giubilare diocesana delle Arciconfraternite e Confraternite

il primo momento d’incontro è stato vissuto nella chiesa di san Giovanni battista da dove in corteo hanno raggiunto la cattedrale per la solenne celebrazione