DIREZIONE REDAZIONE AMMINISTRAZIONE IL CONVEGNO … · sviluppo della società in tutte le sue...

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DIREZIONE REDAZIONE AMMINISTRAZIONE Via dellʼArcivescovado, 13 - Tel. 0961.721333 - 88100 Catanzaro - Spedizione in a.p.Tabella C - Autorizzazione DCO/DC CZ/063/2003 Valida dal 11/02/2003 FONDATO NEL 1982 30 SETTEMBRE 2012 ANNO XXXI N. 16 C i sono titoli che vanno di moda e altri passati di moda, altri poi met- tono un pensiero, altri scelgono di stare su un palcoscenico e altri ancora pon- gono alla ricerca, perché nascono da cuori viaggiatori. Sembra proprio che un po’ di questa vicenda sia toccata al tema del Con- vegno con cui la Diocesi di Catanzaro- Squillace attorno al suo Arcivescovo, oggi 21 settembre, abbia voluto aprire il sipario sull’anno della fede lasciandosi stuzzicare, inquietare, provocare da una riflessione sulla trasmissione della fede in un mondo in continuo cambiamento. È vero che è stato scelto un palcoscenico, quello del teatro Po- liteama della città, per snudare il coraggio dei credenti che, deposto il manto della de- lusa timidezza, sentono il bisogno di an- nunciare la propria fede nel Dio di Gesù Cristo, Creatore del cielo e della terra. Un palcoscenico sì, ma non per recitare a sog- getto, quanto piuttosto per denunciare, già all’interno della Chiesa, che è ormai finito il tempo del sonno, oggi è tempo di annuncio e forse anche di martirio. Con una doppia domanda, che non vuole creare contrappo- sizioni di sorta, ha esordito l’Arcivescovo, Mons. Vincenzo Bertolone, perché l’ordi- tura della storia della salvezza testimonia il necessario intreccio tra l’amore e la cono- scenza, l’atto che comprende e l’atto che ama. Così riportando al cuore le pagine della Sacra Scrittura, la voce del Pastore ha trapuntato di dolci imperativi l’improroga- bile trasmissione della fede: ascoltare Dio che passa nella storia, accogliere la testimo- nianza di coloro che hanno visto ed udito, vivere una vita trasfigurata per diventare come i santi: “esistenze teologiche”. Dopo le cinque relazioni, a chiudere come in un abbraccio il Convegno è ancora l’Ar- civescovo che, avendo sposato la “chiesa del grembiule”, scioglie il nodo della do- manda iniziale: quando la conoscenza si spinge in profondità per incontrare Cristo, l’uomo che si è messo di traverso, allora l’amore l’abbraccia, perché ha trovato nel crocevia della croce le domande della cono- scenza e le risposte dell’amore fonte di ogni bellezza. Suor Paolina Mastrandrea SCSF speciale da p.7 a p.11 IL CONVEGNO DIOCESANO NEL SEGNO DELLA FEDE Il viaggio apostolico di Benedetto XVI in Libano servizio a p.5 ORA DI RELIGIONE PERCHÉ QUESTA CONFUSIONE? Una polemica motivata da una non conoscenza oggi non più giustificata e giustificabile LA SECONDA EDIZIONE “PER RICORDARE1992” “Responsabilità e bene comune. Sicurezza e legalità nei quartieri a Sud di Catanzaro” PRENDIAMO ESEMPIO DAL CORAGGIO DI DON PINO PUGLISI servizio a p. 3 servizio a p. 4 servizio a p. 4 Riflessione a 19 anni dalla tragica uccisione di Don Pino Puglisi

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DIREZIONE REDAZIONE AMMINISTRAZIONE Via dellʼArcivescovado, 13 - Tel. 0961.721333 - 88100 Catanzaro - Spedizione in a.p.Tabella C - Autorizzazione DCO/DC CZ/063/2003 Valida dal 11/02/2003 FONDATO NEL 1982 30 SETTEMBRE 2012 ANNO XXXI N. 16

servizio nelle pp. 8 e 9

Ci sono titoli che vanno di moda ealtri passati di moda, altri poi met-tono un pensiero, altri scelgono di

stare su un palcoscenico e altri ancora pon-gono alla ricerca, perché nascono da cuoriviaggiatori. Sembra proprio che un po’ diquesta vicenda sia toccata al tema del Con-vegno con cui la Diocesi di Catanzaro-Squillace attorno al suo Arcivescovo, oggi21 settembre, abbia voluto aprire il sipariosull’anno della fede lasciandosi stuzzicare,inquietare, provocare da una riflessionesulla trasmissione della fede in un mondoin continuo cambiamento. È vero che è statoscelto un palcoscenico, quello del teatro Po-liteama della città, per snudare il coraggiodei credenti che, deposto il manto della de-lusa timidezza, sentono il bisogno di an-nunciare la propria fede nel Dio di GesùCristo, Creatore del cielo e della terra. Unpalcoscenico sì, ma non per recitare a sog-getto, quanto piuttosto per denunciare, giàall’interno della Chiesa, che è ormai finito iltempo del sonno, oggi è tempo di annuncioe forse anche di martirio. Con una doppiadomanda, che non vuole creare contrappo-sizioni di sorta, ha esordito l’Arcivescovo,

Mons. Vincenzo Bertolone, perché l’ordi-tura della storia della salvezza testimonia ilnecessario intreccio tra l’amore e la cono-scenza, l’atto che comprende e l’atto cheama. Così riportando al cuore le paginedella Sacra Scrittura, la voce del Pastore hatrapuntato di dolci imperativi l’improroga-bile trasmissione della fede: ascoltare Dioche passa nella storia, accogliere la testimo-nianza di coloro che hanno visto ed udito,vivere una vita trasfigurata per diventarecome i santi: “esistenze teologiche”.

Dopo le cinque relazioni, a chiudere comein un abbraccio il Convegno è ancora l’Ar-civescovo che, avendo sposato la “chiesadel grembiule”, scioglie il nodo della do-manda iniziale: quando la conoscenza sispinge in profondità per incontrare Cristo,l’uomo che si è messo di traverso, alloral’amore l’abbraccia, perché ha trovato nelcrocevia della croce le domande della cono-scenza e le risposte dell’amore fonte di ognibellezza.

Suor Paolina Mastrandrea SCSFspeciale da p.7 a p.11

IL CONVEGNO DIOCESANONEL SEGNO DELLA FEDE

Il viaggio apostolicodi Benedetto XVI

in Libanoservizio a p.5

ORA DI RELIGIONE

PERCHÉ

QUESTA

CONFUSIONE?Una polemica motivata da una non conoscenza oggi non più giustificata

e giustificabile

LA SECONDA EDIZIONE

“PER RICORDARE…1992”

“Responsabilità e bene comune.

Sicurezza e legalitànei quartieri a Sud

di Catanzaro”PRENDIAMO

ESEMPIODAL CORAGGIODI DON PINO

PUGLISIservizio a p. 3 servizio a p. 4 servizio a p. 4

Riflessione a 19 anni dalla tragica uccisione

di Don Pino Puglisi

230 settembre 2012

26 - 28 SettembreCetraro, convegno con i seminaristi

29 - 30 SettembreRoma, partecipa al congresso sul Santo Volto

4 ottobre -Catanzaro LidoParrocchia Sacro Cuore, Santa Messa

5 Ottobre - SersaleOre 18.00, presentazione volume

6 Ottobre - SquillaceOre 18.00, Santa Messa per la chiusura della missione popo-lare parrocchiale

7 Ottobre - GaglianoOre 09.00, Santa MessaOre 11.00, Montepaone, loc. Pilinga - Parrocchia S. BrunoAmministrazione del sacramento della confermazioneOre17.30 - Catanzaro, Parrocchia Madonna dei CieliAmministrazione del sacramento della confermazione

8/10 OttobrePartecipa ai lavori della CEC a Vibo Valentia

11 Ottobre - SoveratoPresentazione del libro di P- Eugenio Treccozzi

12 Ottobre - CattedraleOre 17.30, S. Messa per l’inizio dell’anno pastorale diocesano

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di Catanzaro il 16 gennaio 1982.

ISSN: 2039-5132

www.diocesicatanzarosquillace.it

L A F E D E E’…Seme di fiducia nel Creatoreimmesso nel solco della vitadal cuore puro di nostra madre.

Gemma di abbandono nell’Eternoper superare la tristezza del tempoe guardare gioiosi oltre la siepe.

Sorriso di speranza nel Redentoreche da fango ci rese splendoretra le paludi del terreno nerume.

Fiamma d’amore nel Consolatoreche le inaridite ossa rinverdisce per renderci nel mondo messaggeri di pace.

Stella lucente nel cammino della storiaresa amabile dalla Chiesa, nostra madre,col premuroso invito ad essere fratelli.

Tuo dono, o Signore, è questa Fede:noi la proclamiamonoi la viviamonoi la trasmettiamo.

Questa è la fiaccolache illumina dentrochi l’ha trovata!

R. F.

L’agenda del Vescovo

330 settembre 2012

Premio Cassiodoro 2012 a mons. Giuseppe Silvestre

Con la consegna dei riconoscimenti si è conclusa a Ca-migliatello Silano, domenica 2 settembre, la terza edi-zione della Settimana della Cultura Calabrese

promossa dall’ “Universitas Vivariensis”, il cui rettore è Deme-trio Guzzardi.

Tra i premiati anche il nostro vicario episcopale monsignorGiuseppe Silvestre, teologo, scrittore, docente nell’Istituto Teo-logio Calabro “San Pio X”, e parroco della comunità “Madonna di Pompei” in Catan-zaro. Nella motivazione del premio, per i suoi alti meriti nel campo teologico, sociale eculturale di studioso e pubblicista, è stato ricordato il decennio di missione di mons. Sil-vestre in Brasile, segnato ancor oggi da un importante servizio ecumenico ed interreli-gioso attravreso i suoi libri di teologia capaci di aiutare i cristiani a pensare la propriafede. “Sono grato all’Universitas Vivariensis – ha detto mons. Silvestre- per il riconosci-mento che per me costituisce una gratificazione interiore ed uno stimolo in più per con-tinuare nei mie studi. Sono certo infatti che la ricerca teologica può contribuire allosviluppo della società in tutte le sue dimensioni per la promozione integrale dell’uomoe il riscatto della centralità della persona umana”.

Il premio Cassiodoro, giunto ormai alla sua decima edizione, è un riconoscimento con-segnato a personalità che operano e risiedono in Calabria e che si sono distinti nella ri-cerca e nell’elaborazione culturale, economica e sociale.

A monsignor Silvestre porgiamo gli auguri dell’intera comunità diocesana.

Un nuovo lavoro teologico-pastorale

di don Alessandro Carioti

Alla scuoladel Risorto.Riflessioni

teologico-pastoralisulla predicazione è ilnuovo libro del prof.don Alessandro Ca-rioti, pubblicatodall’Edizione CentroLiturgico Vincen-ziano. Qual è la suainnovativa proposta?Il contributo scienti-fico, intanto, si lega profondamente all’Annodella fede, indetto dal Pontefice BenedettoXVI, dall’11 ottobre 2012 al 24 novembre 2013.È proprio in tale contesto, infatti, che donAlessandro, docente di Teologia fondamen-tale nell’Istituto Pio XI di Reggio Calabria, havoluto evidenziare l’importanza della parolapredicata, quale via essenziale per la matura-zione della fede.

L’obiettivo è quello di cogliere, a partire daalcuni brani del Nuovo Testamento, gliaspetti cardine della predicazione, con parti-colare rilievo dato ad alcuni temi: l’emer-genza educativa, il nesso tra fede e vita, lacoralità dell’annuncio, il tempo di Dio e iltempo dell’uomo, la testimonianza personaleecc. La riflessione di don Carioti interseca,così, sia il percorso presbiterale, nel suo mini-stero della parola, sia il percorso di chi, nellachiesa, è impegnato nei vari ambiti della pa-storale.

Sempre in sinergia con un’attenta analisistorico-culturale della società odierna, il sa-cerdote, ricorrendo ad argomentazioni benfondate, conclude che la fede del cristiano di-venta tanto più credibile, quanto più sia ca-pace di innervarsi nell’obbedienza alla Paroladi Dio e nella crescita in grazia. È questa luce,infatti, che gli uomini del nostro tempo hannobisogno di vedere, di percepire concreta-mente, come orma autentica della presenza diCristo nel mondo. Tale segno, inequivocabil-mente, scuote le coscienze, dona la possibilitàdi aprirsi, con afflato generoso, a Dio che haparlato e, ancora oggi, parla al cuore di ogniuomo, qualunque sia la sua cultura.

Le pagine di questo libro, parafrasandol’autore, vogliono essere un dialogo e un con-fronto con quanti, innamorati della parola diDio, possono trovare una ragione in più alloro credere: Cristo è la vera speranza del-l’uomo.

Auguriamo, quindi, a don Alessandro cheegli possa fermentare questa speranza, comeil lievito buono del Vangelo, approfondendola sua passione conoscitiva e speculativa,sempre posta al servizio della Parola di Dio.

C’’è da chiedersi perché. Perché il ministroProfumo esterna sull’insegnamento dellareligione cattolica (Irc), mostrando tra

l’altro di non conoscerlo molto bene? Perchéadesso? Lo stesso ministro, non molto tempo fa, hafirmato un’intesa con la Conferenza episcopale ita-liana sulle nuove indicazioni didattiche per l’Ircnelle scuole superiori (oltre a un’altra sulla quali-ficazione dei docenti) che tengono certamente contodell’attenzione alla società multietnica, della cono-scenza e del rapporto tra le religioni. Quei temi che,secondo le ultime esterna-zioni, renderebbero invecel’Irc inadeguato e da rive-dere. Già a Torino, settimanascorsa, alla festa di Sinistra,ecologia e libertà, Profumoaveva sostenuto che l’ora direligione, così com’è struttu-rata, avrebbe poco senso eandrebbe modificata. Perchéormai “nelle nostre classi,soprattutto alle elementari ealle medie, il 30% degli stu-denti è di origine straniera e, spesso, non di reli-gione cattolica”. “Probabilmente - aveva aggiunto- quell’ora di lezione andrebbe adattata, potrebbediventare un corso di storia delle religioni o dietica”. Oggi, a margine di un incontro per la pre-sentazione della biblioteca ministeriale, è tornatosulla questione, scatenando inevitabilmente unaridda di commenti, e di confusione, sull’Irc “cate-chismo coi soldi pubblici”, che indottrina i ragazzi.

A chi giova sollevare un polverone del genere?Tanto più che il ministro dovrebbe sapere bene chel’Irc è ben diverso dal “catechismo” su cui insi-stono gli irriducibili paladini di ideologie ormai su-perate, non è solo per i cattolici ma è per tutti,concorre al pieno raggiungimento delle finalitàdella scuola pubblica, non chiede adesioni di fede,

contempla, nei programmi e negli strumenti di-dattici, la conoscenza e il confronto con tradizioniculturali e religiose diverse. Dovrebbe sapere,anche, il ministro, che tale insegnamento è fre-quentato in concreto da molti allievi non cattolici,anche stranieri, i quali evidentemente non si sen-tono discriminati dall’Irc e, attraverso la cono-scenza dei principi del cattolicesimo, parte delpatrimonio storico del popolo italiano, contribui-sce a promuovere integrazione culturale e cittadi-nanza. Lo ha ricordato molto bene, tra l’altro,

Giuseppe Della Torre su “Av-venire”, facendo intenderecome il Paese e la scuola ab-biano ben altri e “gravissimi”problemi.

E allora viene da pensare cheil polverone - alimentato ancheda un modo senza scrupoli difare notizia (un titolo sull’oradi religione “tira” sempre,anche se c’è poco da mordere) -serve a coprire proprio i “gra-vissimi” problemi, che vanno

dall’edilizia scolastica disastrata alla situazioneprecaria delle scuole terremotate, dalla situazioneirrisolta del precariato al malumore e disamore dimolti operatori scolastici e chi più ne ha più nemetta. Problemi che evidentemente nemmeno i pro-clami sulla “scuola digitale” riescono a mettere insecondo piano.

Davvero non serve oggi una polemica in più sul-l’Irc. Ben venga una riflessione sulle didattiche in-novative, sulla necessità di restare al passo con lasocietà e i bisogni educativi delle nuove genera-zioni, ma senza confusioni. L’Irc in questi anni hacamminato proprio in questa direzione. Si puòsempre migliorare, ma polemiche e ideologia nonsono la strada giusta.

Alberto Campoleoni

PERCHÉ QUESTA CONFUSIONE PER L’ORA DI RELIGIONE?

430 settembre 2012

E’ sull’esempio di vita di due grandiuomini, che hanno vissuto con re-sponsabilità il loro essere cittadini,

che si è avuto modo di riflettere, in manierasentita e profonda, nel convegno “Responsa-bilità e bene comune. Sicurezza e legalità neiquartieri a Sud di Catanzaro”, organizzatodalla Segreteria Regionale del Coisp – Sinda-cato Indipendente di Polizia, dalla redazionedi Catanzaroinforma e dall’Arcidiocesi Me-tropolita Catanzaro-Squillace nell’ambitodella seconda edizione della manifestazione“Per ricordare… 1992”. La figura di Don PinoPuglisi da un lato e Paolo Borsellino dall’al-tro, due uomini apparentemente diversi maaltresì così tanto simili nei confronti di unsenso di responsabilità civica e morale, hannofatto da sfondo alle riflessioni tenutesi neigiorni scorsi nella chiesa S. Maria della Spe-ranza del quartiere Pistoia di Catanzaro.

Al dibattito, moderato dal giornalista Da-vide Lamanna, hanno partecipato tantissimiesponenti del mondo politico, istituzionaleed associativo della città di Catanzaro, testi-moniando con la loro presenza un concretointeresse nei confronti di una problematicasociale che deve essere risolta non solo attra-verso l’interiorizzazione dell’importanza delsenso di responsabilità ma anche con azioniconcrete che possano costruire e supportarenel tempo il senso di appartenenza, respon-sabile appunto, ad una comunità che vive at-traverso le buone azioni di tutti i suoicomponenti.

“Occorre che tutti i cittadini collaborino peril bene comune- ha affermato il Prefetto diCatanzaro Antonio Reppucci- c’è bisogno di

una rete di solidarietà che partendo dalla fa-miglia coinvolga le grandi istituzioni, perchénon si possono risolvere i problemi solo at-traverso l’intervento delle forze dell’ordinema occorre superarli definitivamente attra-verso un cambiamento culturale”. Il citta-dino, secondo il Prefetto, deve essere uncollaboratore attento che nel chiedere riescaanche a dare un contributo al bene comune, ilcittadino deve controllare e fare dello Stato-apparato una comunità che non muore per

viltà e silenzio, superando appunto quel fa-milismo amorale, teorizzato da Banfield,causa della propria arretratezza.

“Non si può essere schiavi del malgoverno-ha affermato Santi Consolo, Procuratore Ge-nerale di Catanzaro- occore, oggi più che mai,essere corresponsabili dell’attuazione delbene comune. Gli amministratori hanno la re-sponsabilità di creare opportunità perché nonsi può uccidere la speranza dei cittadini. Tuttiabbiamo diritto ad avere una dignità cheviene valorizzata quando si fa il bene ditutti”. Parole queste che sono risuonate in unquartiere che ha immediato bisogno di azioneconcrete volte a superare il suo grave disagiosociale e in una società che ha la necessità direcuperare la sua identità attraverso valoriche possano gettare le fondamenta del benecomune, un bene che deve essere sentito nondalla maggior parte ma da tutti.

Come ha sottolineato Mons. Vincenzo Ber-tolone occorre, oggi più che mai, che tutti sirendano conto che l’orologio della storiasegna l’appuntamento dei fatti e non delleparole, c’è bisogno infatti di azioni che pos-sano risvegliare le coscienze e animare unsenso di responsabilità nei cittadini catanza-resi, non più abili deleganti ma attivi control-lori della propria comunità. Alle riflessionidevono appunto seguire azioni concrete chepossano valorizzare nuovamente il tessutosociale catanzarese anche nelle zone cittadinepiù bisognose di rigenerazione, proprio per-ché come ha affermato Franco Maccari, se-gretario generale del COISP, “Catanzaro nonè Beirut!”.

Maria Teresa Rotundo

LA SECONDA EDIZIONE“PER RICORDARE… 1992”

“Responsabilità e bene comune.Sicurezza e legalità nei quartieri a Sud di Catanzaro”

Settembre 1942 – 2012. Il gruppo dellaFederazione Universitaria CattolicaItaliana (Fuci) di Catanzaro compie

settant’anni. Fu fondato, infatti, nel settem-bre del 1942 da personalità come Renato Leo-netti, Raffaele Gentile e Carlo Amodei in unperiodo non facile per la vita civile e demo-cratica del nostro paese.

“La Fuci - ha dichiarato l’assistente eccle-siastico del gruppo Don Maurizio Franco-niere- vuole da sempre mettere in evidenza ilruolo fondamentale che la cultura occupanella vita dell’uomo. Cultura intesa come ri-cerca della verità, come modo specifico del-l’esistere e dell’essere dell’uomo”.

“La Fuci di Catanzaro – ha aggiunto il pre-sidente Sebastian Ciancio- ha dato un contri-buto imprescindibile alla nascita e crescita

della nostra democrazia, attraverso la for-mazione degli intellettuali cattolici locali,avendo a cuore la partecipazione politica, laresponsabilità civile ed ecclesiale e arrivandoai nostri giorni con una proposta attuale, ar-ricchita da una lunga storia e da significativetestimonianze”.

Tra le personalità che collaborarono attiva-mente alla fondazione del gruppo non pos-siamo non ricordare il Servo di Dio AntonioLombardi, filosofo e intellettuale catanzarese,uomo di grande cultura che spese tutta la suavita a realizzare con intensità la “vocazionealla santità” , esempio di fede autentica e in-condizionata.

Motivo per il quale, nel programma asso-ciativo di quest’anno, che sarà caratterizzatoda un’intensa attività celebrativa e serie di

iniziative, è prevista l’intitolazione delgruppo proprio ad Antonio Lombardi che inquesti anni di formazione ed esperienza con-divisa ha rappresentato un insostituibileguida e punto di riferimento. La figura diLombardi è stata ricordata per l’occasione inun libro scritto dal giornalista Luigi MarianoGuzzo, consigliere centrale della Fuci e giàpresidente di gruppo, dal titolo “Il Servo diDio Antonio Lombardi. Profeta laico del ven-tesimo secolo” (Elledici-Velar, 2012).

I 70 anni di attività della Fuci di Catanzaro

530 settembre 2012

“In questo particolare momento ilmondo islamico ha bisogno di ca-pire che il cristianesimo non si deve

confondere con l’Occidente e che la Chiesa nonè nemica della comunità dei credenti del-l’Islam. Il viaggio del Papa, i suoi interventi, isuoi gesti, sono stati dei segni inequivocabili intal senso”.

Tre giorni intensi, ricchi d’incontri, celebra-zioni, ma anche di grande rispetto, attenzionee accoglienza per “l’ospite di passaggio”. Ilviaggio di Benedetto XVI in Libano, per lafirma e la consegna dell’Esortazione apostolica“Ecclesia in Medio Oriente”, che si è chiuso do-menica, ha lasciato nel Pontefice il “ramma-rico” della partenza. Salutando le autorità civilie religiose del Paese, Benedetto XVI ha ringra-ziato per l’accoglienza ricevuta aggiungendoche il “calore” dimostrato dal Libano nei suoi

confronti“lo si può paragonare ad una diquelle famose spezie orientali che arricchisce ilsapore delle vivande: il vostro calore e il vostrocuore, che mi hanno dato il desiderio di ritor-nare”. Si apre adesso la fase, forse la più diffi-cile, quella dello “studio edell’appropriazione” del testo “da parte di tuttii protagonisti della Chiesa, Pastori, personeconsacrate e laici, affinché - dice il Papa -cia-scuno trovi una gioia nuova nel portare avantila propria missione”.Questa “mappa per il fu-turo” donata ai cristiani mediorientali reca unmessaggio di pace che passa anche attraversoil dialogo con i musulmani. Musulmani e cri-stiani, insieme, erano a Beirut a salutare il Pon-tefice, che prima di partire aveva detto di

andare in Libano, come messaggero di pace,per confermare i cristiani a sostenere il dialogointerreligioso. Le tensioni innescate in questigiorni dal film blasfemo sul profeta Maometto,la violenza in Siria, non hanno ostacolato lamissione di Benedetto XVI. Sulla visita delPapa in Libano, Daniele Rocchi,per il Sir, hasentito mons. Ruggero Franceschini, arcive-scovo di Smirne e presidente della Conferenzaepiscopale di Turchia.

Qual è stato il messaggio più urgente lan-ciato dal Papa in questo viaggio?

“In questo particolare momento il mondoislamico ha bisogno di capire che il cristiane-simo non si deve confondere con l’Occidente eche la Chiesa non è nemica della comunità deicredenti dell’Islam. Il viaggio del Papa, i suoiinterventi, i suoi gesti, sono stati dei segni ine-quivocabili in tal senso”.

Il Papa si è recato in Libano in un momentodrammatico per la regione e ha lanciato unforte appello alla pace ribadendo l’impegnodei cristiani in questa direzione…

“Il Papa ha affidato alla comunità cristiana ilcompito di lavorare attivamente alla costru-zione di una società in cui la pace e il rispettodella coscienza dell’altro siano mete impre-scindibili. Questa missione della comunità cri-stiana in questo contesto è ardua ma urgente.Quando si offende la sensibilità religiosa di unpopolo, un discepolo di Gesù non può appro-vare questo comportamento blasfemo. In Oc-cidente il fatto religioso viene sempre di piùpercepito come qualcosa di banale e accesso-rio, con cui si possa giocare. Tutto ciò che sta

accadendo in seguito alle vicende del film bla-sfemo deve imporre all’Occidente un serioesame di coscienza sul suo modo di relazio-narsi con il fatto religioso. D’altra parte la le-gittima indignazione per le offese allasensibilità religiosa deve prendere le distanzeda comportamenti violenti e omicidi, che of-fendono Dio in maniera non diversa daun’esplicita bestemmia”.

Dopo la consegna dell’Esortazione, leChiese sono attese da un’opera di applica-zione e di studio. Da cosa dipenderà la buonariuscita di quest’opera?

“L’Esortazione apostolica, senza essereastratta, fissa delle mete concrete ma ardue, cherichiedono la formazione di nuove coscienze,di nuove mentalità sia nei pastori, sia nei fe-deli. Si tratta di porsi in un vero atteggiamentodi conversione e di ascolto. Un tale camminorichiede grande fede e tanta pazienza. Questo,però, non significa partire da zero dal mo-mento che molti segni di speranza già s’intra-vedono”.

Tra gli obiettivi indicati dall’Esortazione, ildialogo con l’Islam sembra avere un pesoparticolare…

“Nel nostro contesto, tale dialogo consistesoprattutto nel cercare di abbattere i muri delpregiudizio e della chiusura, che sono il risul-tato di secoli di ostilità. Tutto questo vienecompiuto nella ferialità, con umiltà e tenacia.Anche sul fronte dell’accoglienza dei migranti,in un’aerea in cui sono molti i rifugiati daiPaesi in conflitto, la Chiesa ha risposto allasfida dell’accoglienza e dell’assistenza. In que-sto contesto, in cui non è possibile un’evange-lizzazione diretta, è prioritario mostrare lacredibilità del Vangelo con una testimonianzadella Carità, assai più efficace di tante parole.L’Esortazione apostolica, in tal senso forniscedelle concrete indicazioni e un prezioso inco-raggiamento”.

In che modo l’Esortazione interpella laChiesa cattolica turca?

“Gli obiettivi della comunione intra-eccle-siale e dell’ecumenismo vedono dei segnali po-sitivi nella nostra esperienza. Qui la comunitàcristiana è talmente piccola che spesso le diffe-renze cedono il posto a una sincera e concretasolidarietà tra le comunità cristiane. Le diver-sità di tradizione liturgica sono considerateuna risorsa e una ricchezza. I rapporti con legerarchie delle altre Confessioni cristiane, fattaeccezione per le nuove sette protestanti, sonoimprontati a una grande comunione e condi-visione”.

Il viaggio di Papa Benedetto XVI in Libano nelle parole di Mons. Ruggero Franceschini,

presidente dei vescovi di Turchia

DARE SAPORE ALLA FEDE

30 settembre 2012

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«Il difficile non è sapere, ma saper far usodi ciò che si sa». Carissimi dirigenti sco-lastici, insegnanti di religione e docenti

tutti, nel giorno in cui un altro anno scolastico inizia,questo pensiero di un antico maestro cinese, HanFei, è ottimo spunto per una riflessione sui doveridegli adulti, ed in specie degli insegnanti, nel pro-cesso di trasmissione di valori e saperi in una so-cietà che, nel suo repentino mutare, perde semprepiù il contatto con la memoria, correndo il rischiodi avvitarsi su se stessa e di non avere più un avve-nire.

Oggi, in effetti, da parte di molti si tende a vivereil presente senza capirne il senso: si apprezza ciò chesi confà ai bisogni immediati e si getta via il resto.Per questa via si è entrati, un pò alla volta,nella fase dell’emergenza educativa. Essaci obbliga a prendere atto dell’interru-zione della traditio, il racconto che dei va-lori esistenziali una generazione faall’altra. L’elemento spirituale, l’amoregratuito e il sacrificio per gli altri vengonoaccolti se ritenuti di una qualche utilitàper sé. E spesso, di fronte ai figli che chie-dono di essere guidati alla scoperta dellavita, i genitori, o chi per essi, non hannorisposte adeguate. Le famiglie appaionoanzi come turaccioli sulle onde di una so-cietà che ha smarrito il significato vir-tuoso e paziente della formazionerimpiazzandolo con l'illusione di carriereprive di sacrificio, rapide e, soprattutto,economicamente gratificanti.

In tale contesto, nitida è l’importanzadella scuola, per due ragioni. La prima: èla scuola che in maniera sistematica costruisce glischemi logici per imparare usare la ragione. La se-conda: è la scuola che libera dal conformismo, for-mando persone veramente libere e liberamentevere. Per questo il lavoro degli insegnanti, peraltroduramente messo alla prova dai problemi di sem-pre e da riforme di dubbia efficacia, è diventato oggiun lavoro di frontiera: supplire a famiglie inesistentio angosciate; rompere la tendenza all'isolamento eall'adattamento inebetito di molti giovani; contra-stare il mondo morto degli oggetti tecnologici e ilpotere seduttivo della televisione; riabilitare l'im-portanza della cultura relegata al rango di puracomparsa sulla scena del mondo; riattivare le di-mensioni dell'ascolto e della parola che sembranototalmente inesistenti, rianimare desideri, progetti,slanci, visioni in una generazione cresciuta attra-verso modelli identificatori iperedonisti, conformi-stici o apaticamente pragmatici.

Nella lectio che nel 2007 gli si impedì di tenerenell’aula magna della “Sapienza”, in occasione del-l’apertura dell’anno accademico, Benedetto XVIaveva scritto: «Di fronte ad una ragione astorica checerca di autocostruirsi solo in una razionalità asto-rica, la sapienza umana è da valorizzare come re-altà che non si può gettare nel cestino della storiadelle idee». Parole illuminate, che delineano la mis-sione degli insegnanti: scongiurare, come sottoli-neava lo storico George Trevelyan, che l’istruzioneproduca «un gran numero di persone capaci di leg-gere, ma incapaci di distinguere quello che merita diessere letto», e quindi educare le menti attraverso lostudio per trasmettere la sapienza umana come tale,

così che l’alunno sia risvegliato dal sonno della ra-gione, rifuggendo da due estremi: non dubitare diniente e dubitare di tutto.

A tutti Voi è richiesto di prendervi cura del benedelle persone, nella prospettiva di un umanesimointegrale e trascendente, ma anche di essere Mae-stri di vita eterna, maturata nel dono pasquale dellavita nuova di Gesù. Ciò richiede aggiornamento eformazione permanenti, impegno di vita spirituale,coerenza tra ciò che si enuncia e ciò che si vive: ilvero nemico dell'insegnante è la tendenza al ricicloe alla riproduzione di un sapere sempre uguale a sestesso. È lo spettro che sovrasta e può condizionaremortalmente questa missione: adagiarsi sul giàfatto, sul già detto, sul già visto. Ridurre l'amore per

il sapere a pura routine.Affrontare questa sfida e vincerla è certo un com-

pito arduo, ma necessario, da svolgere riprendendoil confronto sull’educazione, senza accontentarsi diaggiornare i pensieri del passato, ma avendo la li-bertà e l’audacia d’una riflessione nuova e lavo-rando alla costruzione d’una grande alleanza: solounendo pensieri e slanci l’educazione potrà cessared’essere causa di preoccupazioni crescenti.

Se tutti, ciascuno per la propria parte, sapremospenderci perché ciò avvenga, avremo contribuitoanche a esercitare una forma di profezia: quella chesa dire il valore della persona e il perché ha sensodedicarsi alla sua maturazione.

In quest’ottica, la Chiesa di Catanzaro-Squillacenon mancherà di accompagnare le proposte for-mative, culturali e relazionali a chi ogni giorno vivenella scuola, nel desiderio e con l’intento, sia purnell’ovvio rispetto dei ruoli e delle competenze re-ciproche, di poter contribuire alla crescita ed al-l’educazione dei nostri giovani, che ci stanno acuore proprio come il futuro delle comunità, deipaesi e delle città che compongono la nostra Chiesaparticolare.

Vi sono vicino con affetto e di cuore Vi benedico.

MESSAGGIO AGLI STUDENTI

«Io confido che voi siate fiaccole di speranza, che nonrestano nascoste. Voi siete la luce del mondo».

Carissimi studenti, in apertura di questo nuovo annoscolastico, torno a rivolgerVi il mio saluto, il mio affet-

tuoso pensiero, prendendo a prestito le parole pronunciatepoco meno di un anno fa da papa Benedetto XVI nel corsodel suo viaggio in Germania. Le faccio mie e le rivolgo aVoi in questa occasione particolare che si inserisce in uncontesto altrettanto singolare, nella cornice di un mondoche cambia cancellando certezze che si credevano grani-tiche e trasformandole in inquietante precarietà. E ciòpesa soprattutto sui giovani e sui giovanissimi, posti incondizione di non poter cogliere il valore dei propri ta-lenti e di metterli in gioco in un progetto rivolto a metepositive.

Tutto questo avviene in una società pure innegabil-mente segnata, in generale, dal benessere, anche se nonmancano sacche sempre più larghe di disagio e di povertà:a quanto pare, il pianeta che ci ospita, nonostante il pro-

gresso tecnologico e il predominio dellascienza, non è affatto diventato migliore.Certo, non mancano segnali di ripresa e di in-novazione, ma persistono situazioni forte-mente negative. E dentro ciascuna di esse,come hanno ricordato anche di recente i ve-scovi italiani, ci sono famiglie in comprensi-bile sofferenza. E ragazzi e ragazze che nonvogliono essere accarezzati come degli eterniadolescenti, ma chiedono di non sentirsi soli,gettati nella vita e privi di possibilità.

Cambiare, allora, si può e si deve. Autori delcambiamento dovranno essere gli studenti. Adessi, come già osservava Simone Weil, è ri-chiesto anzitutto di costruire e poi di difenderecon orgoglio la propria identità. Di sottrarsialla massificazione spersonalizzante ed anni-chilente. Di non fermarsi alla realtà descrittadai media. Di non nutrire un’indignazione in-

capace di trasformarsi in concretezza e generare speranza. Tale considerazione, se da un lato suona come invito a

voi tutti a rifuggire dai luoghi comuni dell’indifferenza edel disinteresse verso il prossimo e verso ciò che Vi cir-conda, dall’altro esorta le famiglie a rendersi garanti dellatrasmissione di un messaggio nuovo, radicato e motivato,parlando coi loro figli, abbattendo il muro di incomuni-cabilità che questa società delle comunicazioni, incredi-bile dictu, sembra, a volte, aver eretto.

«Dite ai giovani che il mondo esisteva già prima diloro, e ricordate ai vecchi che il mondo esisterà anche dopodi loro», amava ripetere agli adulti papa Paolo VI, esor-tando anche la Chiesa ad andare in mezzo ad essi per ca-pirne il linguaggio, coinvolgersi nelle loro domande,rivolgersi alla loro mente ed alla loro anima, sostenerlinella navigazione verso gli orizzonti di una maggiore giu-stizia sociale e di una modernizzazione dello Stato, nel ri-spetto delle regole e combattendo i ricatti di ogni mafia,specie in Calabria e nel Meridione, dove s’avverte come ir-rinunciabile la necessità che proprio i giovani diventinocon intraprendenza le colonne del cambiamento.

L’auspicio, allora, è che Voi tutti, insieme ai Vostri di-rigenti scolastici, agli insegnanti, ai genitori e, perché no,anche insieme al Vostro Vescovo, possiate impegnarVinon solo nello studio, ma attraverso esso nella costruzionedi relazioni vere, belle, significative, in grado di condurVialla condivisione di sogni e progetti e di amicizie sinceree profonde, in primis quella con Gesù Cristo.

Con tutto l’affetto di cui il mio cuore è capace, Vi salutoe Vi rivolgo un sincero e sentito in bocca al lupo, nell’at-tesa di incontrarVi personalmente e, se vorrete, di poterparlare con ciascuno di Voi, da amico.

X Vincenzo Bertolone

MESSAGGIO DELL’ARCIVESCOVO AI DIRIGENTI SCOLASTICI, AI DOCENTI E AGLI STUDENTI

Maestri e testimoni di vita per formare i protagonisti del domani

730 settembre 2012

L’imminente inizio dell’Anno dellaFede, indetto dal Santo Padre Bene-detto XVI, e il 20° anniversario della

pubblicazione del Catechismo della ChiesaCattolica, redatto dall’allora Card. Joseph Rat-zinger, hanno costituito per il nostro instanca-bile Arcivescovo un’occasione propizia perdare nuovo impulso al cammino della nostracomunità diocesana, che dopo la pausa estivariprende con un programma pastorale ricco estimolante.

Il punto di partenza per il nostro camminoecclesiale nel nuovo anno 2012-’13 è stato ilConvegno sulla Catechesi, che ha avuto luogoal Teatro Politeama di Catanzaro nella giornatadi venerdì 21 settembre, con la partecipazionedi 5 qualificati relatori, docenti ed esperti nelsettore specifico: don Giuseppe Alcamo, diret-tore del Centro Regionale Siciliano per l’Evan-gelizzazione e la Catechesi e docente diCatechetica presso la Facoltà Teologica Sici-liana; don Salvatore Currò, presidente del-l’AICA e docente di Pastorale e Catechetica indiverse Università Pontificie; don Flavio Pla-cida, docente di Catechetica presso l’ISCSMdella Pontificia Università Urbaniana; don IvanRauti, direttore dell’Ufficio per la PastoraleGiovanile della nostra Arcidiocesi di Catan-zaro-Squillace; e suor Giancarla Barbon, mem-bro della Consulta Nazionale di Catechesi.

Dopo il momento di preghiera iniziale, il sa-luto del vice-sindaco di Catanzaro SinibaldoEsposito e la lettura dei messaggi giunti dalleautorità civili provinciale e regionale (WandaFerro e Antonella Stasi), il Vicario generalemons. Raffaele Facciolo, moderatore dei lavoriantimeridiani, ha focalizzato il tema scelto peril Convegno, sottolineandone l’importanza fon-damentale per la vita della Chiesa e inqua-drando l’iniziativa nel contesto ecclesialediocesano. Il Convegno costituisce un contri-

buto di riflessione scientifica sulla catechesi peruna fede cristiana sempre più matura, pensata,celebrata e vissuta con fervore nella vita quoti-diana, per «superare la religione dello scenarioe riscoprire la gioia e il gusto di essere cri-stiani», per una fede viva e creativa sostenutada una catechesi “profetica”, capace di coniu-gare la tradizione ecclesiale con gli eventi dellastoria, per una fede aperta al dialogo e alle dif-ferenze.

I 5 relatori (i cui interventi sono stati prece-duti dalla presentazione fatta dall’Arcivescovo)hanno coinvolto l’uditorio offrendo in succes-sione: - uno sguardo storico sul Catechismodella Chiesa Cattolica e sui principali docu-menti ecclesiali della CEI in merito alla cate-chesi e alla formazione dei catechisti; -un’analisi sul valore formativo della liturgia se-condo il CCC, con una importante precisa-zione: la liturgia promuove la crescita nella fedecristiana con linguaggi diversi da quelli usati

nella catechesi; - una precisa sottolineaturadella prospettiva missionaria della catechesi,essenziale per l’evangelizzazione nell’attualecontesto socio-culturale post-moderno; - unaserie di forti e opportune sollecitazioni in me-rito alla pastorale giovanile; e - alcune proposteoperative per la ripresa dei contatti con le per-sone che per vari motivi si sono allontanatedalla fede o dalla vita ecclesiale (II annuncio).

(Di essi riportiamo a parte ampi stralci)Il Convegno si è concluso nel tardo pomerig-

gio con le considerazioni finali dell’Arcive-scovo, che ha illustrato le principali iniziativein programma (tra cui il “Cortile dei Gentili”)ed ha invitato tutti i presenti ai prossimi ap-puntamenti di un intenso cammino ecclesialeche, in comunione col Signore e in spirito diamore fraterno, si spera sempre più fecondo egioioso per i singoli fedeli e per tutta la comu-nità.

Guido Mauro

CONVEGNO DIOCESANO SULLA CATECHESInel 20° anniversario della pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica

La trasmissione dei contenuti della fede cristiana al centro dell’attenzione della comunità ecclesiale

Dall’interventointroduttivo

di Mons. Facciolo

Una Diocesi senza catechesi conpercorsi formativi non vive la suaidentità.

La catechesi dell’oggi deve far nascere neicristiani una figura di fede adulta celebratacon la vita.

E solo una “catechesi profetica”, che co-ordina il rapporto fra tradizione ecclesiale ei fatti della storia, rende creativa la fede vis-suta.

La Catechesi deve:- rivitalizzare un nuovo ruolo di apparte-

nenza alla Chiesa- produrre un nuovo ruolo di presenza nel

mondo- produrre un nuovo atteggiamento in un

mondo pluriculturale e multireligioso conl’apertura al dialogo e alla differenza.

La Catechesi è:

- fattore inscindibile di rinnovamento ec-clesiale e quindi strumento vitale per ren-dere più efficace la missioneevangelizzatrice della Chiesa;

- approfondimento dell’identità cristianaper poter rispondere alle domande di senso;

- superare la religione dello scenario e ri-scoprire la gioia e il gusto dell’essere cri-stiani.

Usciamo dall’estate ricca di feste religiose:i nostri fedeli sono stati festosi o festaioli?Comunque sono stati spesi milioni di euro,mentre le Parrocchie restano carenti di strut-ture e i poveri senza risorse.

La catechesi, quindi, deve essere purifica-zione dalle incrostazioni di tradizioni chenon facilitano l’accoglienza di ciò che portadirettamente a Cristo.

830 settembre 2012

A introdurre il tema del convegno è stato l’ar-civescovo metropolita Monsignor Vincenzo Ber-tolone che, nel rivolgere un saluto paterno a tuttii convegnisti, ha offerto una riflessione teologico-pastorale sul tema della fede nell’oggi dellaChiesa ripartendo dalle origini.

Pubblichiamoi ntegralmente il quarto paragrafodell’intervento di Mons. Arcivescovo.

Quello della trasmissione della fede è ,dunque, “opera” che segna e caratte-rizza, in modo particolare, il tempo

della Chiesa, di cui l’evangelista Luca ebbe chiaraavvertenza tanto da comporre in un’unica operail suo Vangelo e gli Atti degli Apostoli. Luca in-tendeva sottolineare che l’opera cominciata daCristo introduceva un “tempo ulteriore” di mis-sione e di salvezza. L’opera della salvezza non èopera di Cristo e della Chiesa come entità sepa-rate, bensì di Cristo nella Chiesa e per la Chiesa,nel vincolo dello Spirito Santo. Di fatto, quellodella Chiesa è il tempo della universalizzazionedel messaggio della salvezza, che Cristo è venutoa compiere, come sottolineano le finali del van-gelo di Matteo e Marco (cfr Mt 28,16-20; Mc16,14-20).

Questo tempo della Chiesa è ormai bimillena-rio. Alla luce di questi venti secoli di storia non cisi può nascondere come la trasmissione dellafede sia apparsa come un’opera misteriosa e, co-munque, lenta, sistematica e pneumatica. Già

Luca e Giovanni, ma subito dopo di loro i Padridella Chiesa, superata la fase iniziale nella qualesi pensava che il ritorno del Cristo glorioso fosseimminente, ebbero chiara la percezione del cam-mino che attendeva la Chiesa.

Notevole fu il contributo di una grande figura,Ireneo di Lione, che il Santo Padre Benedetto XVIha richiamato in una catechesi del 2007 in ordinead alcune note della traditio fidei..

Da Ireneo, con un salto di 17 secoli veniamo alNovecento, secolo assai ricco per la storia dellaChiesa e della fede, ed ha registrato grandi stra-volgimenti e grandi eventi che hanno turbatonon poco e provato la civiltà umana, comehanno duramente messo alla prova lo stessocammino storico della fede.

Tra gli eventi significativi che hanno caratte-rizzato il Novecento per quanto concerne laChiesa e la sua vita di fede ricordo l’indizione delConcilio Vaticano II, ad opera di Giovanni XXIII,poi proseguito da Paolo VI, e l’uscita del Cate-chismo della Chiesa cattolica, voluto e conse-gnato al mondo da Giovanni Paolo II, l’11ottobre 1992, trentesimo anniversario dell’aper-tura del Concilio: due eventi che ci accingiamo acelebrare proprio in occasione dell’Anno dellafede, e in vista della XIII Assemblea Generale Or-dinaria del Sinodo dei Vescovi, dedicata alla“nuova evangelizzazione”.

Il Concilio, il Catechismo sono tappe di uncammino che s’inserisce nel quadro più vastodella trasmissione della fede. Grandi ponteficicome Giovanni XXIII e Paolo VI hanno avuto perquesta dimensione centrale della vita ecclesialemessaggi luminosi e forti, parole di sprone, inci-tamento, monito, ma anche di aggiornamento,perché non venisse meno l’obbligo della Chiesadi evangelizzare, di donare i beni messianici,d’introdurre gli uomini in quei misteri sopran-naturali della fede che altro non erano e non sonose non il dono all’uomo della rigenerazione della

vita nuova «mediante la risurrezione di GesùCristo dai morti, per una speranza viva, perun’eredità che non si corrompe, non si macchia enon marcisce» (cfr 1Pt 1,3-4).

Giovanni XXIII, inaugurando solennementequesta grande Assemblea ecumenica dellaChiesa, manifestava la consapevolezza che la tra-smissione della fede può attuarsi solo nello Spi-rito Santo. Il “papa buono” riconosceva neiConcili tenutisi nella Chiesa a vario livello (ecu-menico, provinciale, regionale) l’azione rinnova-trice del Paraclito: «Tutti i Concili - sia i ventiEcumenici sia gli innumerevoli e da non sotto-valutare Provinciali e Regionali - che sono staticelebrati nel succedersi dei secoli, attestano conevidenza la vitalità della Chiesa Cattolica e sonoiscritti come lumi splendenti nella sua storia». Everso la fine esortava i partecipanti al Concilio afarsi attenti a questa Presenza determinante perl’avvio di quell’Assise: «i Santi e gli uomini coo-perano nella celebrazione del concilio: i Santi delCielo sono impegnati a proteggere i nostri lavori;i fedeli ad elevare a Dio ardenti preghiere; e voitutti, assecondando prontamente le soprannatu-rali ispirazioni dello Spirito Santo, ad applicarviattivamente perché le vostre fatiche rispondanopienamente alle attese e alle necessità dei diversipopoli. Perché ciò si avveri, si richiedono da voila serena pace degli animi, la concordia fraterna,la moderazione delle iniziative, la correttezzadelle discussioni, la saggezza in tutte le deci-sioni». Paolo VI, dal canto suo, affermava: «Lapresentazione del messaggio evangelico non èper la Chiesa un contributo facoltativo: è il do-vere che le incombe per mandato del SignoreGesù, affinché gli uomini possano credere ed es-sere salvati. Sì, questo messaggio è necessario. Èunico. È insostituibile. Non sopporta né indiffe-renza, né sincretismi, né accomodamenti. È incausa la salvezza degli uomini. […] Esso è la Ve-rità. Merita che l’Apostolo vi consacri tutto il suo

[ Il testo definitivo del Catechismo dellaChiesa Cattolica, promulgato da Papa Gio-vanni Paolo II il 15 agosto del 1997 con la Let-tera Apostolica “Laetamur magnopere”, è larisposta ad una precisa richiesta dei Vescovi(1984) in merito all’esigenza di un compen-dio di tutta la dottrina della Chiesa Cattolicaed è il risultato di 7 anni di lavoro (1986-1992)segnato da 10 tappe redazionali. Il nome de-finitivo è stato attribuito contestualmente allaprima approvazione pontificia, il 22 giugno1992. La prima promulgazione (con la costi-tuzione Apostolica “Fidei depositum”) portala data dell’11 ottobre 1992.]

Il Catechismo della Chiesa Cattolica si col-

loca nel contesto del rinnovamento / miglio-ramento della formazione dei catechisti, percui tutte le Chiese locali si sono impegnatedopo il Concilio; esso è punto di arrivo di uncammino fervido e fecondo ed è punto dipartenza per procedere ancora nella fedeltà enella comunione della fede creduta (fidesquae) e nello sforzo missionario e pedagogicoper maturare nell’oggi la fede credente (fidesqua). Esso non può essere considerato unostrumento esclusivo ed esaustivo per l’edu-cazione nella fede della Chiesa, ma è piutto-sto un dono che le Chiese locali devonoaccogliere come segno di amore maternodella Chiesa universale per il loro cammino,

difficile e diversificato. Dal Concilio Vaticano II è scaturito un pro-

fondo rinnovamento della vita della Chiesa,ma tra il periodo pre-conciliare e il periodopost-conciliare non c’è solo rottura: la novitàè legata con la continuità. Anche Papa Gio-vanni Paolo II si è così espresso in proposito:«Nella storia della Chiesa il “vecchio” e il“nuovo” sono profondamente intrecciati tra

SINTESI DELLA RELAZIONE DI DON GIUSEPPE ALCAMO

Una rilettura dei processi formativi e catechistici in Italia alla luce del CCC

DALL’INTRODUZIONE DELL’ARCIVESCOVO BERTOLONE

“Dall’evangelizzazione, dalla trasmissione dellafede dipendono le sorti non solo di noi cristiani,

ma del mondo intero e della storia”

930 settembre 2012

tempo, tutte le sue energie, e vi sacrifichi, se ne-cessario, la propria vita»(EN, 5).

Circa il modo di operare questa presentazione,papa Montini userà parole di una semplicità di-sarmante per un’opera mirabile di Magistero cheha segnato un’epoca di storia della Chiesa e checustodisce passaggi di indubitabile attualità e ric-chezza espressiva: «Non è superfluo ricordarlo:evangelizzare è anzitutto testimoniare, in ma-niera semplice e diretta, Dio rivelato da Gesù Cri-sto, nello Spirito Santo». E ancora oltrerichiamava: «è bene sottolineare questo: per laChiesa, la testimonianza di una vita autentica-mente cristiana, […] è il primo mezzo di evange-lizzazione. […] S. Pietro esprimeva bene ciòquando descriveva lo spettacolo di una vita castae rispettosa che “conquista senza bisogno di pa-role quelli che si rifiutano di credere alla Parola”.È dunque mediante la sua condotta, mediante lasua vita, che la Chiesa evangelizzerà innanzituttoil mondo, vale a dire mediante la sua testimo-nianza vissuta di fedeltà al Signore Gesù, di po-vertà e di distacco, di libertà di fronte ai poteri diquesto mondo, in una parola, di santità».

Non meno sentito fu l’impegno di GiovanniPaolo II nella trasmissione della fede. In uno deisuoi primissimi viaggi apostolici affidò adun’omelia quella che sarebbe stata una delle pre-

occupazioni centrali del suo pontificato: «L’at-tuale periodo storico dell’umanità richiede unaravvivata trasmissione della fede, per comuni-care all’uomo d’oggi il messaggio perenne di Cri-sto, adattato alle sue concrete condizioni di vita.Questa evangelizzazione è una esigenza costanteed essenziale della dinamica ecclesiale».

Inoltre, presentando il Catechismo alla Chiesa,usò queste parole: «Con l’aiuto di Dio i Padriconciliari hanno potuto elaborare, in quattro annidi lavoro, un considerevole complesso di esposi-zioni dottrinali e di direttive pastorali offerte atutta la Chiesa. Pastori e fedeli vi trovano orien-tamenti per quel “rinnovamento di pensieri, diattività, di costumi e di forza morale, di gaudio edi speranza, che è stato lo scopo stesso del Con-cilio”». Egli coglieva l’azione rinnovatrice delloSpirito in quella profusione di sforzi che i Pastorifecero, lui compreso a quell’epoca, per ridonare“meglio custodito e presentato” «il prezioso de-posito della dottrina cristiana, per renderlo piùaccessibile ai fedeli di Cristo e a tutti gli uomini dibuona volontà». Ed ancora: «Possa servire al rin-novamento al quale lo Spirito Santo incessante-mente chiama la Chiesa di Dio, Corpo di Cristo,pellegrina verso la luce senza ombre del Regno!».

Il recente Magistero di Benedetto XVI donaun’ulteriore spunto di verità ulteriore che merita

di essere diffuso e con il quale mi avvio a con-cludere. Ecco le parole indirizzate ai Vescovi ita-liani riunitisi a Roma per la consueta Assembleagenerale lo scorso 24 maggio nell’Aula del Si-nodo:

«Siamo consapevoli che non bastano nuovimetodi di annuncio evangelico o di azione pa-storale a far sì che la proposta cristiana possa in-contrare maggiore accoglienza e condivisione.[…] Avvertiamo che la nostra situazione richiedeun rinnovato impulso, che punti a ciò che è es-senziale della fede e della vita cristiana. […] Nonci sarà rilancio dell’azione missionaria senza ilrinnovamento della qualità della nostra fede edella nostra preghiera; non saremo in grado dioffrire risposte adeguate senza una nuova acco-glienza del dono della Grazia; non sapremo con-quistare gli uomini al Vangelo se non tornandonoi stessi per primi a una profonda esperienza diDio. […] Noi abbiamo il compito di annunciarlo,di mostrarlo, di guidare all’incontro con Lui. […]non sapremo conquistare gli uomini al Vangelose non tornando noi stessi per primi a una pro-fonda esperienza di Dio».

Dall’evangelizzazione, dalla trasmissione dellafede dipendono le sorti non solo di noi cristiani,ma del mondo intero e della storia. A noi chesiamo stati costituiti da Cristo, per mezzo dellaChiesa, nell’unico Spirito “luce della terra e saledel mondo” è richiesto da quest’unica viva tra-dizione, con voce autorevole, unanime e con-corde di riappropriarci dei tesori della nostrafede. Dalla nostra deriva la fede di tanti uominie donne di buona volontà; dalla nostra adesionea Cristo ed al Vangelo scaturirà il loro ingressonella salvezza. Prima di ogni cosa, tutto ciò ri-chiede da noi una consegna totale allo SpiritoSanto, un’immersione potente ed assidua in luiperché, senza impedimenti, possa operare la no-stra giornaliera conformazione a Cristo.

Solo se tutti dimoreremo nell’unico Spirito diCristo comprenderemo Dio, il suo mistero diamore, il suo desiderio di salvezza sull’uomo; ilbisogno di strumenti umani che lo realizzino.Non solo: solo se tutti dimoreremo nell’unicoSpirito ci potremo comprendere tra noi, perdo-nare, ammonire, esortare, annunciandoci il veroCristo per poterlo poi donare al mondo.

X Vincenzo Bertolone

loro. Il nuovo” cresce dal “vecchio” e il “vec-chio” trova nel “nuovo” una sua più pienaespressione».

I tre documenti sulla formazione dei cate-chisti presi in considerazione esprimono inmodo compiuto l’evoluzione del pensieromaturato dopo il Concilio Vaticano II dallaChiesa italiana sul ministero catechistico con-nesso al servizio della Parola, ministeromolto importante per la missione dellaChiesa. La formazione dei catechisti (concettodinamico, evoluto nel corso del tempo) e,prima ancora, dei ministri ordinati è il fattorepiù importante per l’azione di evangelizza-zione che la Chiesa è chiamata a realizzare edalla sua (alta o bassa) qualità dipende moltospesso il livello di maturità umana, sociale ecivile della popolazione presente nel territo-rio in cui opera.

Nell’ultimo documento (2006), destinato aiformatori dei catechisti, sono individuati al-

cuni criteri per l’elaborazione di itinerari for-mativi per i catechisti dei ragazzi.

Il termine “formazione”, applicato insenso pedagogico all’attività ecclesiale, è am-bivalente: con esso viene indicata non solol’attività istruttiva, di addestramento alle fun-zioni da svolgere, ma anche la trasmis-sione/acquisizione della consapevolezza delruolo da svolgere (“prendere forma”). In que-st’ultimo senso la formazione coinvolge nonsolo la sfera cognitiva ma anche la sfera af-fettiva della persona e comporta un atteggia-mento di accoglienza, fiducia e ascolto. Inseguito alla formazione, infatti, i catechistidovrebbero diventare persone salde, con-vinte, gioiose e appassionate nella fede cri-stiana, che, aderendo liberamente all’invitodel Signore, ne siano testimoni tra la gentecome sale e lievito, capaci di rendere ragionedella propria speranza e di ascoltare gli altricon fraterna attenzione. Si esige che i cate-

chisti (e gli altri operatori pastorali) abbianonon solo un’adeguata preparazione biblico-teologica ma anche una personalità umana ecristiana pienamente realizzata, uno spiritomissionario, aperto e generoso, ed un atteg-giamento di rispetto ed accoglienza verso idiversi da sé. Il luogo della catechesi è lastrada, luogo delle armonie e i catechisti de-vono diventare compagni di strada, in cam-mino tra il già e il non ancora, con il supportodi una comunità che sostenga questo cam-mino. La catechesi deve assumere uno stileliturgico, non scolastico, e un modello di la-boratorio (imparare facendo); il suo obiettivoconsiste nel favorire l’incontro con Cristo el’adesione a Lui. La scelta dei catechisti daparte dei parroci non può essere dettata daurgenza e superficialità: i catechisti devonoessere sostenuti da parroci e genitori nel con-testo della loro comunità cristiana ma nonpossono avere deleghe in bianco.

1030 settembre 2012

Tra il conoscere e l’amare, tra l’intelli-genza e la volontà vi è lo spazio delcontatto, dell’affetto, del bello, delle

buone abitudini, della ritualità, della memo-ria, della liturgia, della festa, della tradizione.Un rapporto pieno e maturo con il Signore ri-sorto è basato non solo su un’adesione intel-lettuale, cognitiva, ma anche suun’esperienza di contatto, di prossimità, me-diata dai segni e dai gesti liturgici; anno dopoanno, essi ripropongono anche al corpo (enon solo alla mente) di ogni persona la vici-nanza di Dio, che ha voluto porre la sua di-mora tra gli uomini e le donne di ogni luogodel mondo e di ogni tempo della storia.

La Pasqua del Signore, fondamento del-l’identità cristiana, prima che mistero da cre-dere, costituisce una sfida ad entrare incontatto con Colui che ci tiene vivi, a colmarelo spazio tra l’io e il sé, tra quello che siamo e

quello che fin dal principio siamo chiamati adessere secondo il progetto di Dio. Egli nonvuole perdere il contatto con noi, perché ci hachiamati all’esistenza, ha impresso il suo si-gillo su di noi, ci conosce prima e più di noistessi, ci ama senza misura anche senza la no-stra piena consapevolezza e ci manda ai fra-telli per testimoniarlo e farsi conoscere.

Questo contatto vitale tra l’uomo e Dio è ilperno dell’intelligenza e della volontà, dellaconoscenza e dell’impegno e viene favoritodalla pratica liturgica; seppure non semprecompresa per la specificità del suo linguag-gio, la liturgia dà sempre un notevole contri-buto alla crescita spirituale di ogni cristiano.

L’esclusione del cattolicesimo e dei va-lori cristiani dall’orizzonte socio-cul-turale contemporaneo ha

determinato un profondo cambiamento delrapporto tra le comunità ecclesiali e il loroambiente; pertanto la comunicazione dellafede cristiana richiede un rinnovamento deicodici tradizionali e un adeguamento dellacatechesi in dimensione missionaria, all’in-terno di una teologia della missione, cioè fi-nalizzata non solo alla trasmissione della fedema anche alla sua generazione ex novo neisingoli e nelle comunità. La questione non èpiù solo di metodi e di linguaggi usati da chipropone il messaggio di fede ma riguardaanche il valore (scarso) attribuito al messag-gio di fede dall’uomo contemporaneo e coin-

volge il ruolo del catechista, a cui sono ri-chieste una vera conversione personale alVangelo ed una limpida testimonianza,

prima ancora che un’adeguata competenzametodologica. Per un mondo culturalmentemultiforme anche la catechesi missionariadeve assumere caratteri multiformi, in unaprospettiva di prima evangelizzazione. Tra igrandi ostacoli che l’annuncio evangelico sitrova ad affrontare nella società del nostrotempo vanno considerati il relativismo, il sin-cretismo, la perdita della memoria storica edel senso di appartenenza ad una comunità,nonché l’abdicazione della famiglia al pro-prio ruolo educativo nel campo della fede.Ne deriva l’esigenza di valorizzare il contattopersonale nei luoghi della vita quotidiana, inuovi strumenti di comunicazione, il lin-guaggio narrativo, la promozione delle espe-rienze di fede in forma associativa.

Sintesi della relazione di don Salvatore CurròLa fede celebrata: l’anno liturgico nel CCC

Sintesi della relazione di don Flavio PlacidaLa catechesi missionaria come prospettiva essenziale

della nuova evangelizzazione

1130 settembre 2012

Qualsiasi impegno nella pastoralegiovanile non può prescinderedalla dimensione del “divenire”,

del cambiamento, del rinnovamento. In que-sta dimensione del divenire si inserisce infattil’azione di Dio, il Fedele per eccellenza e nelcontempo Colui che fa nuove tutte le cose. Lafedeltà di Dio a se stesso e all’uomo èespressa al massimo livello nel volto di Gesù,nella Buona Notizia che supera ogni limite dispazio e di tempo: Nel cuore di Dio c’èl’uomo, anche quando nel cuore dell’uomonon c’è Dio.

Ma alla fedeltà di Dio, nucleo del messag-gio evangelico, non si può chiedere di ade-guarsi ai modelli precostituiti e scleroticidell’uomo, inadeguati ai tempi e alle persone:la fedeltà non è staticità. La staticità è inveceil più ostile e pericoloso avversario di ogniuomo e in particolare di ogni giovane.

Anche nella pastorale giovanile la que-

stione di fondo consiste non nella modalità ditrasmissione della fede ma in “quale” fedetrasmettere; non si tratta solo di linguaggio otecniche di comunicazione. C’è poi un pro-blema di mancanza di coordinamento nellatrasmissione della fede tra le generazioni, pa-ragonabile per le sue gravi conseguenze allamancata intesa tra i corridori in una staffettadurante il passaggio del testimone: la sua ca-duta comporta l’annullamento della gara evanifica l’impegno di tutta la squadra.

Per una maggiore incisività della pastoralegiovanile è utile riconoscere con umiltà edamore ma anche con coraggio profetico al-cuni aspetti degni di revisione sia nello stilepastorale che nella prassi ecclesiale; perun’adesione più libera, consapevole e con-vinta al Vangelo si sente l’esigenza di una piùattenta e sostanziale conformazione al Cristopovero, umile e casto e di un più ampio usodel senso critico in spirito di onestà intellet-tuale e di rispetto per il livello culturale degli

interlocutori. La Chiesa è composta da cre-denti, non da creduloni. Non si accettano fa-cilmente liturgie in cui si parla tanto e si dicepoco, linguaggi, gesti e segni poco compren-sibili, persistenza di comportamenti ambiguie di atteggiamenti da casta privilegiata. Unacornice squallida compromette anche losplendore del quadro.

Per uscire dalle acque stantie ed annunciarecon entusiasmo la gioia della Buona Notiziaai giovani, è possibile percorrere tre vie: la viadella leggerezza, la via della bellezza e la viadella tenerezza. Dobbiamo chiederci nontanto che cosa possiamo fare noi per i giovaniquanto che cosa i giovani possono dire e darea noi, impegnandoci ad essere sempre più au-tentici, pronti a gioire, a scoprire e a servire.

Ci troviamo a vivere in Italia e in Europauna situazione inedita: la proposta dellafede cristiana non incrocia più la ricerca

umana; molte persone non si pongono più la do-manda su Dio. Perciò nella Chiesa italiana ed eu-ropea si è parlato in questi ultimi anni di svoltamissionaria della catechesi o di ritorno al primoannuncio del Vangelo, volto all’incontro con Gesùper un primo cammino di conversione. Ma sonoanche molte le persone che hanno già ricevuto in

passato l’annuncio della fede e vi hanno aderito,ma poi, per svariati motivi, si sono distaccati daessa o dalla vita ecclesiale. In questi casi è utile unapproccio diverso, in quanto ci si trova dio frontea persone con un vissuto spirituale che va espressoe rielaborato. I percorsi orientati al recupero dellafede sono caratterizzati non tanto da incontri diistruzione ma dalla prospettiva di una (ri)sco-perta: Dio è già all’opera in ogni fase della vita diun padre e di una madre, i cui gesti quotidianisono segno dell’Amore riservato da Dio perognuna delle sue creature.

Il cammino spirituale di queste persone deve es-sere sostenuto da catechisti preparati e da nuovefigure ministeriali, quali gli accompagnatori, sen-

sibili, flessibili e capaci di esprimere i contenutidella fede con il linguaggio più adatto alle situa-zioni e circostanze: biblico, liturgico, simbolico,narrativo, iconografico.

Ma prima della conversione della catechesi è ne-cessaria una conversione dei catechisti e di tutta lacomunità di appartenenza, volta a riconquistarela capacità di ascoltare il Signore e di stupirsi perla sua presenza, silenziosa ma efficace, nella vitaquotidiana di ogni persona.

Dio non è lontano, ma ha posto la sua dimora inmezzo a noi e ha reso sacro l’orizzonte umano.Egli aspetta che ci lasciamo condurre e trasfor-mare da Lui per accompagnare il nostro prossimocon fraternità.

Tra i Padri sinodali della XIII As-semblea Generale Ordinaria del Si-nodo dei Vescovi – che avrà luogo

dal 7 al 28 ottobre 2012, sul tema “La nuovaevangelizzazione per la trasmissione dellafede cristiana” – il Santo Padre ha nomi-nato il card. Agostino Vallini, Vicario Ge-nerale di Sua Santità per la diocesi diRoma, mons. Francesco Moraglia, Patriarcadi Venezia, mons. Filippo Santoro, Arcive-scovo di Taranto e mons. Luigi Negri, Ve-scovo di San Marino-Montefeltro.

A questi si aggiungono i membri elettidall’Assemblea Generale della Cei delmaggio 2011: card. Angelo Bagnasco, Arci-vescovo di Genova, Presidente della CEI;card. Giuseppe Betori, Arcivescovo di Fi-renze; mons. Bruno Forte, Arcivescovo diChieti – Vasto; card. Angelo Scola, Arcive-scovo di Milano e mons. Francesco Lam-biasi, Vescovo di Rimini (Membrosupplente).

Al Sinodo sarà presente come portavoceper la lingua italiana monsignor Giorgio

Costantino, di-rettore di Ca-labria EcclesiaMagazine, ils e t t i m a n a l edella Confe-renza Espisco-pale Calabra.

Non è la prima volta che il calabresemons. Costantino riveste questo delicatoruolo di riferire alla stampa i lavori del Si-nodo. Un orgoglio per tutta la Calabria.

Sintesi della relazione di don Ivan RautiLa gioia della buona notizia. Educare i giovani alla fede

Sintesi della relazione di suor Giancarla BarbonTra primo e secondo annuncio

percorsi possibili di fede

GLI ITALIANI CHE PARTECIPERANNO AL PROSSIMO SINODO DEI VESCOVI

1230 settembre 2012

Oggi, 15 Settembre 2012, do-vrebbe rappresentare pertutti noi una data speciale

in memoria dell’esempio e del co-raggio di Don Pino Puglisi. Doppia-mente cruciale, doppiamentesignificativa: poiché, parallelamenteal Suo 75simo anno di nascita, ri-corre il XIX anniversario della Sua“nascita in cielo”.

Una vita vissuta all’insegna dellasolidarietà, al servizio dei giovanidei quartieri più emarginati, silen-ziosa, umile, pacata, lontana dallavisibilità e dal clamore. Una testi-monianza di santità posta al servi-zio di una piaga sociale che non harisparmiato e non risparmia tuttorai giovani, colpendoli e privandoli diprospettive sociali sane. Una testi-monianza di fede autentica stron-cata (ma solo sulla carta) dalletenebre, dalla sopraffazione e dallaviolenza brutale della mafia. Sulla carta perchédue assassini Lo hanno strappato dall’ombradove operava senza enfasi, senza retorica macon la tenace determinazione dell’operaio delVangelo, per mostrarLo in piena luce e conse-gnarLo definitivamente alla memoria collet-tiva.

“Più che uccidermi non possono fare”. CosìDon Pino Puglisi, rispondeva sorridendo a co-loro che Lo invitavano alla prudenza e al ri-pensamento quando sceglieva di non cederealle lusinghe e ai ricatti dei mafiosi. Già, allora,Lo definivano “eroe”, “prete- coraggio”, “preteanti-mafia” ma Lui controbatteva con la schiet-tezza e semplicità d’animo che Lo caratteriz-zava, ammettendo di non conoscere e di noncomprendere il prefisso “- anti”, segno dellaprofonda coerenza e umanità con il quale pra-ticava il Suo ministero.

"Chi diede l'ordine di ucciderlo – testimoniaMons. Bertolone, postulatore della causa dibeatificazione di Don Pino Puglisi nonché no-stro amato Arcivescovo - lo fece non per elimi-nare un pericoloso nemico, alla stregua di

magistrati, giornalisti, esponenti delle forzedell'ordine e della societa' civile ma per cercaredi fermare un luminoso testimone di fede". Eadesso, dopo un lungo e complesso processocanonico, è arrivato il decreto con cui Papa Be-nedetto XVI ha riconosciuto il “martirio inodium fidei” del sacerdote e ne autorizza l'au-spicata beatificazione nei prossimi mesi.

Ritengo però che Don Pino Puglisi nondebba essere ricordato e celebrato come unprete “eccezionale” , “straordinario” ma comeun prete “ normale”, “vero”, che ha cercato divivere la sua missione sacerdotale con la forzadella coerenza e l’armonia della lealtà. DonPino Puglisi non usava parole complicate, noncompieva gesti clamorosi; viveva straordina-riamente l’ordinario, raccontando a tutti la fedesemplice del Vangelo tradotta con l’umanitàdel pastore che chiama i suoi figli ed è semprepronto ad accoglierli.

“L’opera di Puglisi – aggiunge il postulatore- si potrebbe riassumere più sinteticamente intre punti: “la Parola, le parole e i fatti”. La “Pa-rola” di Dio predicata con passione e intensità

durante il proprio ministero, le “Pa-role” con cui è divenuto possibile tra-smettere l’amore di Cristo, scuotere eformare le coscienze della gente ed in-fine i “fatti” che testimoniano alla sto-ria come Don Pino Puglisi abbiaaiutato tanti giovani ad uscire dal tun-nel della paura e dell’ignoranza”.

Don Pino Puglisi è stato quindi unuomo che ha portato a compimento ilsuo dovere fino in fondo.

La Sua immagine non dovrebbe ri-manere impressa in santini e libri dispiritualità ma nei cuori di tutti noicittadini del Mezzogiorno. Il Suo mes-saggio dovrebbe essere incessante-mente veicolato come monito nellalotta per la legalità e la denuncia so-ciale. Il martirio di Don Pino Puglisidovrebbe indurre a riflettere i nostriamministratori locali e i nostri opera-tori di giustizia. Dovrebbe incorag-giare tutti a sentirsi responsabili

riguardo alla costruzione della pace e del benecomune. Perché Don Pino non è stato solo ilchicco di grano che si è lasciato gettare nellaterra, dove marcire per dare frutto. Don PinoPuglisi è stato un chicco di grano che si è la-sciato porre sotto la macina, stritolare e ridurrea farina. Ma la farina, solo incontrando il lie-vito, si arricchisce di fermenti che l’aiutano acrescere e a divenire pane digeribile e soprat-tutto conservabile. E quel lievito è nelle manidi chi crede oggi a un mondo diverso, a chi siè impegnato e vuole impegnarsi ancora comeDon Pino a costruire una realtà nuova, densadi amore e altruismo. Prendiamo esempiodalla testimonianza vivissima e limpida diquesto prete palermitano.

Don Pino Puglisi ci insegna che non è poicosì assurdo vivere e crescere i propri figli nelrispetto della legalità, della dignità e della li-bertà personale anche in un Sud schiavo del-l’impossibilità di governare bene, in un Sudsempre più solo e schiavo di sé stesso.

Sebastian Ciancio

PRENDIAMO ESEMPIO DAL CORAGGIO DI DON PINO PUGLISIRiflessione a 19 anni dalla tragica uccisione del Beato Don Pino Puglisi

Si è spento nei giorni scorsi, al-l’età di 88 anni, nell’ospedaledi Soverato, l’onorevole

Guido Mantella, esponente di spiccodell’ex Democrazia Cristiana. Depu-tato DC, Mantella era nato a Squillaceil 9 ottobre 1924, ed era stato dirigentedella Democrazia Cristiana e depu-tato alla Camera per tre legislature, consiglieree assessore provinciale a Catanzaro, sindaco diSquillace per sei legislature.

Il sindaco di Squillace, on.Guido Rhodio, anome dell'Amministrazione e di tutta la co-munità squillacese ha espresso il suo senti-mento di dolore per la scomparsa dell’on.Mantella, una persona buona e umile benvo-luta e stimata da tutti.

I funerali sono stati presieduti nellaconcattedrale di Squillace dal vescovoemerito mons. Antonio Cantisani, allapresenza anche del vicario generale,mons. Raffaele Facciolo, di presbiterie di religiosi. Mons. Cantisani e mons.Facciolo hanno voluto esprimere pa-role di stima e di gratitudine per

Guido Mantella, un maestro di vita dai grandivalori morali e cristiani.

Anche l’Arcivescovo Mons. Bertolone ha in-viato un messaggio di vicinanza spirituale allafamiglia Mantella. Lascia a tutti un segnoprofondo per i suoi innumerevoli insegna-menti, sempre protesi verso le classi deboli ebisognose.

Rosanna Paravati

Si è spento l’on. Guido Mantella in dialogo …

GRECI ED EBREI

Uno dei fondamentali principiguida della morale cristiana è lafraternità di tutti gli uomini in

Cristo. Tutti i popoli vanno amati con«compassione, benevolenza e pazienza».

A che mi giova, allora, cantare perfetta-mente in tono in chiesa, mettere i soldi adogni colletta, essere sempre puntuale al-l’inizio della messa domenicale, se poi con-cepisco parzialità nel mio pensiero e nelmio cuore nutro dei pregiudizi?

Clotilde Albonico

1330 settembre 2012

Fu un mare di fango e di detriti che lanotte del 10 settembre 2000 travolse ilcamping Le Giare di Soverato e tra-

sportò con sé disabili e personale dell’Uni-talsi della sotto-sezione di Catanzaro che,mentre trascorrevano giornate di serenità e difesta, conclusero tragicamente la loro esi-stenza.

Dodici furono le vittime di quella tragediae molti di più coloro che riuscirono a salvarsigrazie all’impegno coraggioso del gruppo deivolontari che misero a repentaglio la loro vitain una gara di generosità e di altruismo checonfermò lo spirito di solidarietà e di fratel-lanza che da sempre caratterizza l’Unitalsi.

Nella cattedrale di Catanzaro, dove furonocelebrati i funerali alla presenza del capodello Stato Azelio Ciampi, mancava pur-troppo la bara di Vinicio Caliò, uno degli ad-detti alla gestione del camping, il cui corponon è mai stato recuperato. C’era invecequella di Rosario Russo che aveva compiutoda qualche giorno 17 anni e che assisteva idue genitori, purtroppo affetti da handicap eche negli anni scorsi a motivo della loro gravemalattia hanno concluso la loro esistenzadopo essere venuti diverse volte a Lourdes.

Quella tragica notte Rosario si accorse su-bito che i suoi stavano per essere risucchiatidal fango e dalla melma e, dopo aver aiutatoil padre, riuscì a mettere in salvola madre. Ac-cortosi che il padre si trovava in grave diffi-

coltà riuscì a sistemarlo in una situazionemeno rischiosa e, stremato dallo sforzo fatto,non trovò più la forza fisica per resistere alfango e alla melma che lo trascinarono via.

Con Rosario e Vinicio persero la vita FrancaMorelli, prestigiosa figura del volontariatounitalsiano,Salvatore Simone, esempio diparticolare generosità e attenzione ai disabili,Iolanda Mancuso, che riusciva a stabilire unintenso e positivo rapporto umano con i di-sabili del campo, Ida Fabiano, ricca di anni diesperienza di volontariato, Paolina Lan-franco, che sapeva dare forza e coraggio atutti, Mario Boccalone che, pur essendo disa-bile, riusciva a dare esempi di solidarietà conestrema semplicità, Giuseppina Marsico che,pur essendo avanzata negli anni, veniva par-ticolarmente apprezzata dai giovani volon-tari, Gabriele Raffaele, che si rendeva utilequando si presentava l’occasione nonostante

fosse portatore di disabilità, Serafina Fabiano,che apprezzò la lezione di vita della sorellaIda e scelse di fare l’esperienza di volonta-riato nel campo, Antonio Sicilia che era ospitedi una comunità per portatori di handicap eaveva trovato nella famiglia dell’Unitalsi lacomprensione e la solidarietà necessarie pertrascorrere giornate diverse.

A 12 anni di distanza dalla tragedia, perso-nale dell’Unitalsi della Calabria, disabili, pel-legrini e autorità civili e religiose molti sirecheranno oggi dove funzionava il campingLe Giare e si fermeranno dinanzi alla una la-pide ricordo che fu scoperta 2 anni fa e che ri-porta i nomi di tutti i defunti, ricordandolicon nostalgia e ringraziandoli per la splen-dida testimonianza trasmessa. Ed io nel corsodella Santa Messa che ho celebrato questamattina, facendo memoria delle 12 vittime,molte delle quali conoscevo benissimo per-ché dal 1979 vado a Lourdes con l’Unitalsidella Calabria, ho ribadito ancora una voltail ruolo fondamentale del volontariato uni-talsiano e ho pregato perché, nelle numeroseesperienze che fanno, continuino a renderemeno pesante il bilancio delle vittime soffe-renti e nella loro gara di generosità e di al-truismo confermino lo spirito di solidarietà edi fratellanza che hanno sempre rafforzato icontenuti reali ai quali si sono sempre ispi-rati.

Eugenio Fizzotti

12° anniversario della tragedia che nel Camping "Le Giare" di Soverato, nel corso di una terribile alluvione, fece morire 12 vittime tra disabili

e volontari della sotto-sezione di Catanzaro dell'Unitalsi della Calabria

L'Unitalsi è robusto simbolo della fratellanza

Il 300° anniversario della fondazione

della Confraternita del SS Rosario

di Gagliano

Il raduno delle Confraternite, ha chiuso il pro-gramma delle celebrazioni per il 300esimo an-niversario della fondazione della Confraternita

del SS Rosario di Gagliano. Di fatto, però, quella didomenica pomeriggio è stata la giornata che però haufficialmente dato inizio al cartellone che per unanno (sino al 14 settembre del 2013) vedrà la comu-nità di Gagliano protagonista delle attività culturalie religiose della città. Puntuali, alle 18, i rappresen-tanti delle confraternite della Madonna del Carminedi Gagliano, della Basilica dell’Immacolata di Ca-tanzaro e del San Giovanni si sono ritrovate al Cal-vario di via De Seta, per iniziare il percorsopenitenziale che li ha portati sino alla Chiesa del SSRosario. Lì, ad attenderli, centinaia di fedeli chehanno assistito alle funzioni. A celebrare la SantaMessa, il vicario generale Mons. Raffaele Facciolocon il parroco di Gagliano, don Dino Piraino ed ilviceparroco don Ivan Rauti.

Mons.Raffaele Facciolo, nella sua vibrante ome-lia ha esortato tutti a restare uniti accanto al Signore,amando la gente e il proprio territorio; nel dire ancheoggi come Pietro "Signore da chi andremo, Tu solohai parole di vita eterna", mons. Facciolo ha conse-gnato alle congreghe la missione di trasformare ognitradizione e rito della pietà popolare di cui sono cu-stodi, in un rinnovato impegno a costruire, alla lucedel vangelo, la civiltà dell'Amore."...

Nei primi banchi anche il Prefetto di CatanzaroAntonio Reppucci, il presidente della Corte d’Ap-pello di Catanzaro Gianfranco Migliaccio, il sindacodi Catanzaro Sergio Abramo, l’assessore comunaleallo Sport, Domenico Concolino, il docente univer-sitario Valerio Donato, il professore presso l’Accade-

mia delle Belle Arti di Catanzaro, Alessandro Russo. «Quello che siete riusciti a fare in questo giorno –

ha commentato Sergio Abramo al termine della fun-zione – è qualcosa di meraviglioso. Non è la primavolta che vengo in questa bellissima Chiesa dove, inquesta occasione, ho percepito un forte valore di so-lidarietà. Particolarmente forte, poi, il messaggio re-ligioso che è venuto fuori da questi tre giorni dicelebrazioni».

Al termine della funzione, il priore Gaetano Seve-rino ed il presidente del comitato Cultura, AntonioCaroleo, hanno consegnato, ai componenti del Co-mitato d’Onore , la pergamena con l’effige della let-tera di Fondazione data 23 agosto dell’anno 1712 inSanta Maria Sopra Minerva in Roma. «C’è bisognodi questi valori forti – ha chiosato il prefetto Rep-pucci - per irrobustire uno spirito comunitario. E’quello che serve per affrontare le difficoltà della vitaquotidiana. E’ necessario portare aventi queste tra-dizioni affinché i nostri nipoti possano guardareavanti con più serenità». Per Valerio Donato edAlessandro Russo, invece, la partecipazione alla fun-zione è stata come un ritorno all’infanzia. I due pro-fessori, infatti, sono nati e cresciuti nell’anticoquartiere cittadino. «Trecento anni di una storia dicui anche io faccio parte – ha commentato ValerioDonato». «Una Chiesa – ha concluso AlessandroRusso – in cui mi sono formato artisticamente e doveho vissuto le mie prime emozioni».

Francesco Iuliano

1430 settembre 2012

Cos'è per te la felicità? Quali sono imezzi che usi per raggiungerla? Dioè felice di te?

Nella “ricerca della felicità” il campo estivodegli adulti di Azione Cattolica, dal 24 al 26agosto a Torre di Ruggiero, ha trovato il suofilo conduttore. E a tali ambiziose domande siè cercato di dare una risposta anche attra-verso la visione dell’omonimo film di suc-cesso, “La ricerca della felicità”, di GabrieleMuccino.

Come fare a pensare alla felicità se dispe-riamo di trovare un lavoro, in un periodo dicrisi economica senza precedenti come que-sto? O se la perdita del lavoro ci fa pensareche non ci sia altra via d’uscita?

Se anche nella famiglia e nel rapporto congli altri, poi, non troviamo soddisfazione o re-stiamo turbati dai continui dissidi, come tro-vare la forza di ricominciare?

Se, forse, imparassimo a fare silenzio at-torno a noi, e ci mettessimo all’ascolto di Dio,scopriremmo di certo che la Ricerca della Fe-licità coincide con la Ricerca di Dio. Possiamovivere momenti di gioia lontani da Dio, mala vera Felicità si assapora nella sua vici-nanza, in attesa di quella eterna che sarà undomani nel Paradiso.

E’ con queste premesse che il campo scuoladiocesano è divenuto un laboratorio di ap-profondimento delle tematiche affrontatenegli interventi introduttivi da parte dell’as-sistente diocesano don Vincenzo Agosto e didon Angelo Fusto, che hanno trovato fonted’ispirazione anche nella lettera pastoralescritta dall’arcivescovo Bertolone in occa-sione della Quaresima, e che fa richiamo allaricerca della felicità come normale aspettativadi ogni uomo, non relegata però ai soli benimateriali.

Con la “sfida dell’oltre” che Gesù ci pro-

pone, invitandoci ad interrogarci su dove cistia portando quest’incessante cammino di ri-cerca, gli adulti di Azione Cattolica si sonocosì confrontati sul loro modo di vivere la cri-stianità nei diversi ambiti del lavoro, della fa-miglia e della “festa”. E nella DivinaProvvidenza hanno trovato l’unica soluzionepossibile per recuperare lo slancio necessarioa superare le difficoltà, anche quelle più in-sormontabili, e godere delle piccole cose,nella certezza che ognuno ha dei talenti perrisollevarsi e promuovere idee per la comu-nità nel giorno di Festa del Signore.

Perché non vi è gioia che non richieda unafesta, e non c'è una bella festa senza la parte-cipazione di tutte le persone invitate.

Sempre presso la Casa del Pellegrino delSantuario di Torre di Ruggiero, si è svoltoanche il campo scuola per ragazzi aderentiall’ Azione Cattolica.

Compagno di viaggio dei quaranta parte-cipanti, provenienti da cinque parrocchie

della diocesi (S. Anna, Conventino, Gagliano,Girifalco, SS. Salvatore), è stato il discepoloSan Giovanni, sui cui scritti si è focalizzatal’attenzione dei ragazzi che, accompagnatidall’équipe diocesana e dell’assistente donNicola Ierardi, hanno vissuto un’esperienzaunica di formazione e crescita.

E nello spirito di condivisione, in perfettostile A.C.R, arricchito da canti e giochi, e so-prattutto del piacere di stare insieme, SanGiovanni ha aiutato tutti a penetrare meglionel Mistero che è la vita di Gesù.

Entrambe le esperienze, di adulti e ragazzi,hanno beneficiato del saluto e della benedi-zione dell’Arcivescovo Bertolone che per iltramite del provicario Generale Don Mauri-zio Aloise ha benedetto le iniziative solleci-tando l’Associazione, e con essa l’interolaicato cattolico, ad essere sempre presenzaattiva ed operosa nella Chiesa e nel mondo.

Benedetta Garofalo

I CAMPI ESTIVI DELLʼAZIONE CATTOLICA DIOCESANA

Adulti e ragazzi alla ricerca della felicità

“E…STATE RAGAZZI!” nella parrocchia dedicata a

San Massimiliano Maria Kolbe

Si è concluso giovedì 6 settembre il progetto “E…state Ra-gazzi!” realizzato dalla Parrocchia San Massimiliano MariaKolbe di Catanzaro.

La scelta del titolo non è stata per niente casuale. L’esclamazione“E…state Ragazzi!” ha un duplice intento: evidenziare l’attrattivadella stagione estiva e invitare i giovani a rimanere nella parrocchiaanche durante il periodo delle vacanze. All’iniziativa hanno parteci-pato numerosi ragazzi del quartiere Barone i quali, insieme al loroparroco Don Giovanni Scarpino e ai loro catechisti, con passione edentusiasmo hanno contribuito a tenere viva la vita parrocchiale du-rante tutta la stagione estiva. Si è partiti la prima settimana di giugno e, ogni gio-vedì sera, decine di ragazzi si sono dati appuntamento nel giardino retrostante lachiesa per condividere momenti di gioco, di divertimento e soprattutto di spiri-tualità e riflessione. In questo secondo anno di vita, la parrocchia ha voluto con-tinuare il progetto estivo inaugurato lo scorso anno e, nonostante l’assenza dispazi ricreativi e aule ludiche, ci si è impegnati per garantire comunque lo svol-gimento delle numerose attività previste. Giochi di squadra, tornei sportivi, ri-

flessioni sul Vangelo, canti e balli sono stati gli strumenti principali di queste al-legre serate. E a chi ritiene ancora inutile o fuori luogo la presenza di una chiesaall’interno di un parco commerciale, verrebbe quasi spontaneo far notare come, de-cine di ragazzi abbiano deciso, a differenza di molti altri loro coetanei, di trascor-rere tutti i loro giovedì d’estate all’interno del parco “Le Fontane” non per andareal cinema o al bowling ma per festeggiare un amico speciale che non va mai in va-canza: Gesù Cristo!

Rita Doria

1530 settembre 2012

Acaratterizzare l’inizio di unnuovo anno formativo è statoun gemellaggio che ha visto

protagonisti il 4 e il 5 settembre u.s. iragazzi del Seminario liceale, i semina-risti di teologia della nostra Arcidiocesie i seminaristi appartenenti al Semina-rio Arcivescovile di Milano, accompa-gnati dai loro educatori.

A legare tra loro i seminari, due sto-rie, quelle di Francesco e Daniele, che,conclusi i loro studi liceali nel nostrosemiario, hanno proseguito la forma-zione a Milano.

È proprio in questa diocesi che l’ ottosettembre u. s., nella solennità dellaNatività della Beata Vergine Maria, idue, insieme alla loro classe, nelduomo di Milano, sono stati ammessidal cardinale Angelo Scola agli Ordinisacri.

Nonostante la loro permanenza franoi sia stata breve, si è creato un belclima di amicizia favorito da unoscambio di esperienze unite dal mede-simo desiderio di seguire Gesù se-condo il suo disegno di salvezza.

Mons. Bertolone, che ha seguito per-sonalmente l’organizzazione dell’in-contro estivo, ha auspicato una sempre piùintensa comunione tra le realtà seminarili,esprimendo il suo compiacimento al Rettoredel Seminario di Milano, don Luigi Pani-ghetti, per il lavoro svolto tra i giovani semi-naristi e per l’accoglienza riservata ai nostridue diocesani.

La prima tappa di questa due-giorni è stataSquillace, in cui si è potuta ammirare la bel-lezza artistica della chiesa concattedrale, ilmuseo diocesano e conoscere l’affascinantestoria della cittadina e della diocesi, legataalla Chiesa milanese anche da una figuramolto importante, il cardinale Eugenio Tosi,già vescovo di Squillace e poi cardinale diMilano.

Il pomeriggio, il numeroso gruppo, costi-tuito da quasi cinquanta seminaristi, si è tra-sferito a Torre di Ruggiero dove ha potutovisitare il santuario dedicato alla Verginedelle Grazie e recitare, nello stesso luogo, ilrosario.

Il giorno seguente, il clima ancora estivoha permesso di visitare il Golfo di Squillace edi immergersi nelle acque cristalline di unmare che ha destato lo stupore dei nostriamici.

Nel pomeriggio, la seconda meta è stataSerra San Bruno, il museo della Certosa e lechiese della ridente cittadina.

Il gemellaggio si è concluso con una conce-lebrazione eucaristica, presieduta dal Rettore

del Seminario liceale, don LucianoPalombo, insieme agli educatori delseminario milanese, nel santuario diS. Maria del bosco.

Egli ha sottolineato l’importanzadello scambio reciproco in vista diuna collaborazione sempre più in-tensa nell’ambito vocazionale ed haaugurato a tutti, in modo particolareai candidati all’ammissione agli Or-dini sacri, di poter proseguire consempre maggiore entusiasmo nelcammino intrapreso.

È doveroso ringraziare innanzituttoil Signore per il dono della comu-nione tra i Seminari.

Un particolare grazie a Mons. Ber-tolone che con il suo amore di padrepremuroso ed attento ha sostenuto iltutto. Un grazie di vero cuore all’equipe formativa del seminario am-brosiano ed in particolare ai semina-risti con i quali si è instaurato un verorapporto di amicizia.

Concludo con le parole di papa Be-nedetto XVI indirizzate, poco tempofa ai seminaristi: “Dio vive, e ha biso-gno di uomini che esistono per Lui eche Lo portano agli

altri. Sì, ha senso diventare sacerdote: ilmondo ha bisogno di sacerdoti, di pastori,oggi, domani e sempre, fino a quando esi-sterà.

Il seminario è una comunità in camminoverso il servizio sacerdotale. Con ciò, ho giàdetto qualcosa di molto importante: sacerdotinon si diventa da soli. Occorre la “comunitàdei discepoli”, l’insieme di coloro che vo-gliono servire la comune Chiesa”.

È questo l’augurio per tutti i seminaristi chesi possa essere la “comunità dei discepoli”.

È ciò che, mediante questo gemellaggio, ab-biamo cercato di realizzare.

Francesco Buccafurri

GEMELLAGGIO TRA I SEMINARI ARCIVESCOVILI DI MILANO E CATANZARO

Uno scambio di esperienze unite dal medesimo desiderio di “seguire Gesù”

“L’incontro di Assisi su ‘Dio, questoSconosciuto’, rappresenta forsel’esperienza in assoluto più origi-

nale e più alta del ‘Cortile dei Gentili’; un’espe-rienza molto alta proprio per la presenzanell’evento di apertura, la sera di venerdì 5 ottobre,del presidente della Repubblica Giorgio Napoli-tano”. Così il card. Gianfranco Ravasi, presidentedel Pontificio Consiglio della cultura, ha presen-tato questa mattina la due-giorni di Assisi (5-6 ot-

tobre) quando si ritroveranno su invito del Dica-stero pontificio personalità della cultura, econo-mia, politica, arte e spettacolo quali CorradoPassera, Franco Bernabè, Susanna Camusso, Giu-lio Giorello, Gustavo Zagrebelsky, Umberto Ga-limberti, Umberto Veronesi, Vincenzo Cerami,Ermanno Olmi e numerosi altri. L’evento di As-sisi, ha proseguito il card. Ravasi, che ha portato il“Cortile dei Gentili” in diversi Paesi d’Europa,“inaugura l’Anno della fede e si colloca alla vigi-

lia dell’apertura del Sinodo sulla nuova evange-lizzazione, a significare quanto oggi sia impor-tante il dialogo tra gli uomini e tra le diverseconcezioni del mondo”. A questo riguardo il car-dinale ha parlato della recente esperienza del “Cor-tile” tenuta a Stoccolma, “in uno dei Paesi tra ipiù secolarizzati al mondo dove sorprendente-mente si è svolto un dibattito durato senza inter-ruzioni per 3 ore e 40 minuti, a riprova di quantoil tema della trascendenza sia sentito”.

“CORTILE DEI GENTILI” SOTTO LO SGUARDO DI FRANCESCO Il 5 ottobre ad Assisi il presidente Napolitano e il card. Ravasi

1630 settembre 2012

L’anno corrente non è un anno facile.Tanti sono i problemi che affliggono lanostra Italia e tanti ancora ve ne sono

che bisogna affrontare con grande senso di re-sponsabilità, con la maturità e consapevolezzache la gravità della situazione, non solo ita-liana, richiede. Ma le difficoltà, anche econo-miche, che stiamo affrontando non devonofarci perdere di vista i valori essenziali suiquali dobbiamo fondare ogni giorno la nostraesistenza, come la solidarietà, la carità, l’amoreverso il prossimo e, soprattutto, la fede.

Nel nostro percorso terreno una guida e unriferimento sono sempre i sacerdoti che ognigiorno nelle parrocchie annunciano il Vangelooffrendo a tutti carità, accoglienza, conforto esperanza. Sono ministri dei sacramenti e amicidella nostra vita, sollievo per i poveri e i soli,missionari nel nostro territorio, nelle carceri enegli ospedali, nelle grandi città come nei pic-coli paesi sperduti, nelle montagne, come nelleisole, oltre che nel Terzo mondo.

Quante piaghe sanate dai parroci; quante la-crime asciugate; quanto soccorso ai poveri equante iniziative per aiutarli. Poi quanta luceattraverso le loro parole che ci illuminanonelle turbolenze della vita. La presenza dei sa-

cerdoti nelle nostre comunità è un dono pre-zioso per tutti. Ma ha bisogno del sostegno ditutti.

Da tanti anni, però, i sacerdoti non ricevonopiù la congrua dallo Stato, ma sono affidatialle offerte dei fedeli secondo il sistema scatu-rito dai valori del Concilio Vaticano II che hacreato una effettiva solidarietà nazionale tra ifedeli e i loro sacerdoti. Questo è il principio difondo del sistema che dal 1989 ha recuperatola tradizione delle prime comunità. È giustoassicurare a ognuno di loro i mezzi necessariper una vita dignitosa e per lo svolgimentodella propria missione. Per questo è impor-tante essere consapevoli del valore della loropresenza ed aiutare generosamente i sacerdotiche vivono in mezzo a noi.

Ma ancora tanti cristiani non sanno che èpossibile aiutare i sacerdoti con una offerta peril loro sostentamento che, tra l’altro, è deduci-bile dalla dichiarazione dei redditi, ed è unavia nuova di condivisione fraterna. Queste of-ferte che è possibile fare alla posta o in banca( i bollettini sono disponibili presso le parroc-chie o presso gli uffici postali), arrivano al-l’Istituto Centrale per il Sostentamento delClero e vengono distribuite a tutti i sacerdoti,

specialmente a quelli che hanno più bisogno.In questo modo, anche quelli delle comunitàpiù piccole e più povere, potranno contare suuna distribuzione equa delle offerte.

Guardiamo perciò con fiducia al bene cheogni giorno i sacerdoti compiono con la pre-ghiera, i sacramenti, le opere di carità, le atti-vità educative e ricordiamoci di loro anche conuna piccola offerta; l’importante è parteciparein tanti e dimostrare di essere Chiesa, luogo dicomunione e corresponsabilità. Se crediamonei sacerdoti, spetta a noi, in prima persona,sostenerli. Un dono, anche modesto, sarà ilsegno del nostro affetto ed un modo per ac-compagnarli nella loro missione e il nostrograzie alla loro vita, spesa interamente per ilVangelo ed il prossimo. Ogni volta che si fauna offerta per il sostentamento del clero rea-lizziamo un gesto di alto valore ecclesiale,mettendo la Chiesa nelle condizioni di potersvolgere compiutamente la propria missionee cresciamo anche nel senso di solidarietà enello spirito di condivisione. E ciò rende anchevisibile la Chiesa-comunione” indicata dalConcilio Vaticano II.

Luigi Bulotta

SOSTENERE I SACERDOTI PER SERVIRE TUTTI