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Direzione Istruzione Regionale per La Lombardia “EDUCARE ALLA CITTADINANZA E ALLA SOLIDARIETÀ. CULTURA DEI DIRITTI UMANIPacchetto formativo per professori della scuola elementare, media-inferiore e media-superiore, curato dal CISP/ESAS (Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli / Scuola Europea di Studi Avanzati in Cooperazione e Sviluppo). La globalizzazione economica: concetti fondamentali e teorie di riferimento. Autore: Costanza Ventura (Assistente al Coordinamento didattico della Scuola Europea di Studi Avanzati in Cooperazione e Sviluppo dell’Istituto di Studi Superiori dell’Università di Pavia) Testo supervisionato da Gianni Vaggi Direttore della Scuola Europea di Studi Avanzati in Cooperazione e Sviluppo dell’Istituto di Studi Superiori dell’Università di Pavia 1. Introduzione Questo pacchetto formativo offre una breve presentazione del fenomeno della globalizzazione soffermandosi su questioni di ordine teorico come di ordine pratico. Dopo aver definito cosa s’intenda per globalizzazione, sia da un punto di vista economico che sociale, e aver riportato due esempi, si procede con la descrizione della nascita e dell’evoluzione del processo di globalizzazione, così come lo conosciamo nella nostra epoca. Si passa quindi a descrivere le principali istituzioni protagoniste dell’economia mondo (Fondo Monetario Internazionale, Banca Mondiale, Organizzazione Mondiale del Commercio e imprese multinazionali), delle quali si sente spesso parlare senza realmente conoscerne le funzioni e le strategie. Infine, viene presentata una panoramica delle diverse posizioni intorno alla globalizzazione, che spaziano dalla fiducia incondizionata nel mercato fino ad un suo netto rifiuto e demonizzazione. 2. Definiamo la Globalizzazione

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Direzione Istruzione Regionale per La Lombardia

“EDUCARE ALLA CITTADINANZA E ALLA SOLIDARIETÀ. CULTURA DEI DIRITTI UMANI”

Pacchetto formativo per professori della scuola elementare, media-inferiore e media-superiore, curato dal CISP/ESAS (Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli / Scuola Europea di Studi Avanzati in Cooperazione e Sviluppo).

La globalizzazione economica: concetti fondamentali e teorie di riferimento.

Autore: Costanza Ventura (Assistente al Coordinamento didattico della Scuola Europea di Studi Avanzati in Cooperazione e Sviluppo dell’Istituto di Studi Superiori dell’Università di Pavia) Testo supervisionato da Gianni VaggiDirettore della Scuola Europea di Studi Avanzati in Cooperazione e Sviluppo dell’Istituto di Studi Superiori dell’Università di Pavia

1. Introduzione

Questo pacchetto formativo offre una breve presentazione del fenomeno della globalizzazione soffermandosi su questioni di ordine teorico come di ordine pratico. Dopo aver definito cosa s’intenda per globalizzazione, sia da un punto di vista economico che sociale, e aver riportato due esempi, si procede con la descrizione della nascita e dell’evoluzione del processo di globalizzazione, così come lo conosciamo nella nostra epoca. Si passa quindi a descrivere le principali istituzioni protagoniste dell’economia mondo (Fondo Monetario Internazionale, Banca Mondiale, Organizzazione Mondiale del Commercio e imprese multinazionali), delle quali si sente spesso parlare senza realmente conoscerne le funzioni e le strategie. Infine, viene presentata una panoramica delle diverse posizioni intorno alla globalizzazione, che spaziano dalla fiducia incondizionata nel mercato fino ad un suo netto rifiuto e demonizzazione.

2. Definiamo la Globalizzazione

La parola “globalizzazione”, termine entrato nel lessico comune all’inizio degli anni ’80, viene spesso analizzata ricorrendo alla dimensione economica che chiama in causa diversi fattori:

L’azione delle imprese multinazionali le quali tendono a delocalizzare la

produzione; Le spinte correlate verso la creazione a livello planetario di una dimensione di

mercato il meno possibile regolamentata; L’indebolimento del ruolo tradizionale degli stati nazionali; Il ruolo della finanza internazionale, capace di spostare in tempo reale masse

monetarie ingenti.1

In realtà la globalizzazione è un fenomeno complesso e multidimensionale, è un processo che mette in gioco numerosi altri fattori:

1 Orsi M., Educare alla Responsabilità nella globalizzazione. Società della conoscenza e sfide per la scuola, EMI, Collana Mondialità, Bologna 2002

La rivoluzione delle comunicazioni e dell’informazione; La rivendicazione dei diritti umani su scala planetaria; Le questioni della povertà; La politica globale con attori che si posizionano accanto ai governi (gruppi

industriali, ONG, l’Unione Europea, l’ONU); La questione dell’equilibro ecologico che per sua natura non conosce e non

rispetta le convenzioni dei confini; I flussi migratori; I conflitti transculturali e religiosi.2

Il fenomeno della globalizzazione, dunque, può essere interpretato attraverso dimensioni diverse. Sono qui riportate, solo a titolo di esempio, due diverse definizioni scelte proprio in base alla priorità data agli aspetti economici da un lato e a quelli sociali dall’altro.

Il Fondo Monetario Internazionale definisce la globalizzazione come ”..la crescente interdipendenza economica tra paesi realizzata attraverso l’aumento del volume e delle varietà di beni e servizi scambiati internazionalmente, la crescita dei flussi internazionali di capitali e la rapida ed estesa diffusione della tecnologia”.3

Mentre il sociologo Anthony Giddens pone l’accento sulle relazioni sociali e definisce la globalizzazione come: “L’intensificazione di relazioni sociali mondiali che collegano tra loro località distanti facendo si che gli eventi locali vengano modellati dagli eventi che si verificano a migliaia di chilometri di distanza e viceversa”.4

3. La globalizzazione: le origini e il processo

Da un punto di vista storico, molti fanno risalire l’origine del fenomeno della globalizzazione alla fine della seconda guerra mondiale, quando furono create le istituzioni di Bretton Woods, Fondo Monetario Internazionale (FMI) e Banca Mondiale (BM), destinate, in un primo momento, a sostenere la ricostruzione dell’Europa devastata da lunghi anni di guerra e, in un secondo momento, a favorire lo sviluppo dei Paesi del Sud del mondo, una volta divenuti indipendenti dalle potenze coloniali. Convenzionalmente, si colloca nel novembre del 1975 il momento iniziale del processo di globalizzazione vero e proprio. E’ allora, infatti, che a Rambouillet, vicino a Parigi, si è tenuto il primo summit annuale del G6, futuro G8. In quell’occasione i capi di Stato dei sei Paesi più avanzati, ufficializzarono una storica scelta di politica economica: liberalizzare il movimento dei capitali (fino ad allora regolato in gran parte dalle politiche dei governi) e procedere alla privatizzazione, cioè alla vendita da parte degli Stati dei beni da loro posseduti.

Nei primi anni ’80, i movimenti internazionali di capitale subirono una forte accelerazione e, con l’ascesa al potere di Margaret Tatcher e Ronald Reagan, comincia nella gran parte dei paesi del mondo un processo di graduale ma inesorabile smantellamento delle misure di politica commerciale e degli investimenti, caratteristiche dell’epoca precedente: riduzione dei dazi doganali, progressiva abolizione delle quote di importazione, limitazione dei sussidi alle esportazioni. Dietro al disegno sopra descritto, c’è la convinzione che il mercato, se lasciato a sé stesso e privo di interferenze, sia più efficiente e quindi distribuisca meglio le risorse. Secondo questa teoria economica, che oggi nello scenario internazionale sembra godere di una sorta di egemonia culturale, l’intervento

2 Ibidem 3 Fondo Monetario Internazionale, Meeting the Challenges of Globalization in the Advanced Economies, in World Economic Outlook, May.19974 Giddens A., Le conseguenze della modernità, Il Mulino, Bologna 1994, p. 71

regolatore della politica e degli Stati Nazionali, non può che essere di disturbo alla efficienza del mercato.5 Il paradigma dominante è quello dell’applicazione di dottrine neoliberiste, note sotto il nome di Washington Consensus, che prevedono un approccio centrato esclusivamente su imperativi di stabilizzazione macroeconomica, i cosiddetti Piani di Aggiustamento Strutturale (PAS). Tali piani prevedono che le organizzazioni internazionali (FMI, BM) dettino dall’alto le priorità di sviluppo dei Paesi, dando centralità alle politiche macroeconomiche neoliberiste come derugulation, liberalizzazione degli scambi commerciali, degli investimenti e dei conti di capitale. Tra il 1984 e il 1994 la Banca Mondiale ha concesso 238 prestiti per sostenere la liberalizzazione del commercio o le politiche di scambio in 75 Paesi. Tutto ciò ha significato esporre alla concorrenza internazionale l’economia dei Paesi in via di sviluppo, con pesanti conseguenze sul versante interno, quali aumento dell’inflazione, riduzione della crescita del PIL, contrazione della spesa sociale. Senza contare le barriere protezionistiche con cui i sistemi economici più sviluppati tutelano i loro prodotti.

Anche se il processo di globalizzazione è ben lungi dall’essere completo, secondo molti analisti, è a seguito del collasso dell’Unione Sovietica, nei primi anni ’90, che i mercati finanziari e commerciali raggiunsero una sostanziale integrazione. La spiegazione di questo processo dipende non soltanto dall’abbattimento di buona parte delle barriere che ostacolavano la libera circolazione delle merci, dei servizi e dei fattori produttivi e dalla forte crescita delle transazioni, ma anche da due altri fattori fondamentali: la riduzione dei costi di trasporto e il miglioramento della tecnologia nel campo delle comunicazioni. In particolare, l’innovazione tecnologica ha determinato una fortissima riduzione dei costi di comunicazione e di elaborazione dell’informazione ed ha consentito un intenso sviluppo dei movimenti di capitale a più breve termine; inoltre ha permesso di ridurre le barriere di tipo informativo, che in passato impedivano un’attenta valutazione della qualità dei progetti di investimento da finanziare all’estero e tendevano a limitare drasticamente l’estensione del mercato. Ma, ovviamente, il maggior impatto deriva dalle innovazioni nel campo della information technology che ha permesso una drastica riduzione dei costi di elaborazione dell’informazione e di esecuzione delle transazioni, consentendo di effettuare operazioni ritenute impossibili sino a non molti anni addietro (come la gestione di servizi a supporto di attività localizzate a migliaia di km di distanza o la vendita di beni e/o servizi finanziari tramite Word Wide Web).

4. I protagonisti dell’economia mondo

4.1. Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale

Come si è gia accennato il FMI che la BM furono istituite durante la seconda guerra mondiale a seguito della Conferenza monetaria e finanziaria tenutasi a Bretton Woods (spesso sentiamo parlare, infatti, delle “istituzioni di Bretton Woods”), nel New Hampshire, nel luglio 1944. Dopo la guerra l’obiettivo era quello di aiutare l’Europa e rimettersi in sesto e assieme ipotizzare delle misure preventive per evitare crisi economiche internazionali. In quel contesto al FMI fu affidato il compito di provvedere a evitare crisi economiche e depressioni. Alla Banca Mondiale (che allora si chiamava Banca Internazionale di Ricostruzione e Sviluppo) quello di implementare il piano Marshal. Molto spesso confuse nei loro rispettivi ruoli, queste due istituzioni in realtà si differenziano moltissimo: il FMI ha l’obiettivo di salvaguardare la stabilità dell’economia mentre la BM di eliminare il problema della povertà.

Lo scopo statutario della BM è quello di favorire lo sviluppo dei paesi poveri, fornendo loro prestiti ed assistenza tecnica in progetti specifici. Quello del FMI è di evitare le crisi finanziarie, garantendo la stabilità e la convertibilità delle monete, nel rispetto del principio per cui un sistema monetario stabile è la premessa imprescindibile per lo sviluppo economico. Lo scopo primario del

5 Sachs W., Ambiente e giustizia sociale. I limiti della globalizzazione, Editori riuniti, 2002

Fondo non è dunque quello di fare prestiti, ma di supervisionare le politiche monetarie dei paesi aderenti e di far rispettare il codice di condotta stabilito dal suo statuto (l’Accordo firmato da tutti gli aderenti).

Per questo le sue funzioni principali sono:• Monitorare le politiche monetarie e commerciali dei paesi membri (“sorveglianza”). • Fornire aiuto finanziario a breve termine (3-5 anni) ai paesi membri che attraversano

crisi economiche legate a gravi squilibri della bilancia dei pagamenti. Per quanto riguarda le risorse che sostengono le due organizzazioni, il FMI è finanziato dalle

quote di sottoscrizione versate dai paesi aderenti (183 paesi). La BM è finanziata sia dalla vendita di obbligazioni a governi, banche, fondi pensione, assicurazioni, imprese e privati in tutto il mondo, sia dalle sovvenzioni a fondo perduto versate dai paesi aderenti (182 paesi). Tale modalità di finanziamento influenza in entrambi i casi la gestione del potere decisionale. Se sulla carta, infatti, a guidare BM e FMI sono i rappresentanti di tutti i paesi membri, questi non sono, però, uno per ciascun paese: Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Stati Uniti, Cina, Russia e Arabia Saudita hanno un direttore esecutivo ad hoc (delegato dal ministro delle finanze o dal governatore della banca centrale), mentre gli altri paesi sono rappresentati da 16 direttori, ciascuno dei quali rappresenta un certo numero di Stati. Il potere di voto di ogni stato è proporzionale al contributo che versa. (USA, Canada, Giappone, Italia, Francia, Inghilterra, Germania, Russia e Arabia Saudita insieme detengono il 51% dei voti).

Nella maggior parte dei casi, l’assistenza finanziaria ai paesi in difficoltà viene accordata solo in cambio di riforme da parte dei rispettivi governi. Queste riforme sono realizzate nell’ambito dei famigerati Piani di Aggiustamento Strutturale (PAS), espressione della corrente detta Washington Consensus, che a partire dagli anni ’80, per rispondere ai problemi economici vissuti dai paesi dell’America Latina elaborò queste misure di misure di austerità, privatizzazione e liberalizzazione dei mercati, che hanno indirizzato la politica del FMI per tutti gli anni fino ad oggi.

4.2. L’organizzazione Mondiale del Commercio (World Trade Organization)

Il WTO nasce all'inizio del 1995, prendendo il posto del GATT (General Agreement on Tariffs and Trade – Accordo Generale sulle Tariffe e il Commercio), come una Organizzazione internazionale creata successivamente per gestire e sviluppare questo accordo. Nel corso degli anni, l’accordo GATT originario è stato affiancato, attraverso vari negoziati, indicati col termine di “round”, da altre piattaforme di accordo. Di qui la nascita del WTO, sancita dal "Final Act" dell'Uruguay Round firmato nell'aprile 1994 al meeting ministeriale di Marrakesh (dopo 8 anni di trattative).

Dalla sua entrata in vigore nel 1995 il WTO ha tenuto, secondo quanto stabilito dall'accordo istitutivo siglato alla fine dell'Uruguay Round, quattro Conferenze Ministeriali. Le ultime tre, quelle di Seattle (1999) e di Doha (2001) sono state al centro dell'attenzione per motivi diversi. La nascita a Seattle di un movimento che a livello internazionale è riuscito a convogliare l'attenzione dell'opinione pubblica sui rischi connessi al processo di globalizzazione; la ripresa, a Doha (Qatar), da parte dei paesi guida del WTO, del processo di liberalizzazione, a poco più di due mesi dagli attentati dell'11 settembre; e infine, il fallimento della Conferenza ministeriale di Cancun a causa della controversia sulla questione dei sussidi all’agricoltura ai quali UE, USA e Giappone non intendono rinunciare e cha hanno visto la decisa e massiccia opposizione dei paesi in via di sviluppo.

Il WTO si fonda dunque su diversi accordi (agreements) e negoziati firmati dalla maggior parte delle nazioni del mondo; ha potere legislativo, esecutivo e giudiziario e i membri che non si adeguano alle regole stabilite nei vari accordi possono essere costretti a farlo dalle sanzioni commerciali stabilite da un tribunale ad hoc.

Gli accordi WTO coprono: beni (GATT), servizi (GATS) e proprietà intellettuali (TRIPS) ed esprimono i principi della liberalizzazione includendo:

• gli impegni dei singoli Paesi ad abbassare tariffe e barriere commerciali;• l’impegno ad aprire e mantenere aperti i mercati dei servizi;• definiscono le procedure per regolare le dispute;• prescrivono trattamenti speciali per paesi in via di sviluppo;• impegnano i governi a mantenere trasparenti le rispettive politiche commerciali notificando al WTO le leggi e le misure adottate.

.

4.3. Le imprese multinazionali

Una multinazionale è un’impresa che ha per mercato l’intero pianeta, potendo sfruttare la capacità, data dagli ingenti capitali a disposizione, di trasferire con rapidità beni, risorse e uomini da una parte all’altra del mondo, utilizzando un modello pressoché standard. Nel 2000, c’erano 63 mila multinazionali che controllavano circa 690 mila filiali in tutto il mondo, occupando più o meno 40 milioni di dipendenti. Tali filiali sono in realtà il primo mercato di sbocco delle attività principali della casa madre: il 10% del PIL mondiale e il 42% delle esportazioni è realizzato dalle filiali.

Il fatturato di questi colossi è cresciuto negli ultimi 20 anni di più di 5 volte, il doppio rispetto al PIL mondiale. L’alimentazione di questa crescita esponenziale arriva dai cosiddetti Investimenti Diretti all’Estero (IDE), cresciuti in modo vertiginoso negli ultimi anni.

Al di là dei giudizi di valore, due nodi critici che caratterizzano le attività delle multinazionali, tra i meno conosciuti all’opinione pubblica:

(a) L’80% degli IDE non riguarda la creazione di nuova capacità produttiva, cioè non generano nuove imprese, nuova tecnologia, nuovi posti di lavoro: si tratta di fusioni o di acquisizione di imprese già esistenti. Vale a dire che le multinazionali “non creano”, ma semplicemente “comprano”;

(b) Il 90% degli investimenti nascono nei paesi ricchi e per il 75% sono indirizzati ai paesi ricchi (quasi tutti per acquisizioni di altre imprese)

5. Una panoramica delle posizioni intorno alla globalizzazione

5.1. Il nesso tra economica e politica e le critiche radicali alla globalizzazione

Un aspetto fondamentale della globalizzazione che si vuole mettere in evidenza è quello della inversione del nesso causale tra la sfera dell’economico e la sfera del politico. Fino ad anni recenti era stata sempre la politica a “fare le regole del gioco” e l’economia ad applicarle. Lo stesso sviluppo dei grandi Paesi cosiddetti capitalistici è stato consentito dalla loro stabilità politica e dal rafforzamento dell’idea e del ruolo dello “Stato nazionale”, nel corso della storia degli ultimi tre secoli. Questo nesso inscindibile è stato sostenuto anche nella teoria. L’economista David Ricardo, all’inizio dell’800, a proposito del commercio internazionale, sosteneva che oggetto di scambi internazionali dovevano essere le merci; vista la naturale riluttanza dei capitalisti, ad esportare i loro capitali, e dei lavoratori ad andare a lavorare fuori. Secondo la sua famosa teoria del vantaggio comparato, oggetto delle transazioni dovevano essere solo le merci prodotte e non ciò che serve a produrle (input di produzione), perché la commercializzazione degli input (capitali e forza lavoro), avrebbe indicato che la politica non è più in grado di fissare le regole del gioco.

E’ interessante, a questo proposito, proporre una breve digressione che riguarda lo sviluppo dell’economia come disciplina. Per farlo attingiamo a un testo di Amartya k. Sen, “Etica ed economia” (1988, Laterza), nel quale l’economista indiano analizza proprio il rapporto tra economia e filosofia politica. Dice Sen: “L’economia, così come si è venuta costituendo, può essere resa più produttiva se si presta maggiore e più esplicita attenzione alle considerazioni di natura etica che informano il comportamento e il giudizio umano”. Sen sottolinea come, nel tempo, l’economia abbia perso il proprio legame, originariamente stretto, con l’etica e la filosofia politica; rafforzando invece le proprie caratteristiche di tipo tecnico e ingegneristico.

Anche in tempi attuali, dunque, il predominio della dimensione economica su quella politica e sociale, rimanda ad un giudizio fortemente critico in quanto, negli ambienti più ostili alla globalizzazione, il processo dell’ideale dello sviluppo come crescita economica, viene identificato con la storica tendenza dell’Occidente a sottomettere il resto del mondo. Per questa ragione, i critici più radicali considerano che la globalizzazione dia luogo ad un processo di omogeneizzazione planetaria che porterebbe all’imposizione del cosiddetto “Pensiero Unico Occidentale”, secondo il quale esiste una sola via per lo sviluppo dei popoli, e dei loro Paesi che, di conseguenza, devono liberarsi di tutte quelle culture che costituiscono un impedimento allo sviluppo, visto come raggiungimento della società dei consumi di massa. Secondo questo approccio critico, l’affermazione di una visione economico-centrica dello sviluppo, porta a considerare come sottoculture le caratteristiche peculiari di tutti quei popoli del mondo che non si sono adeguati a tale visione. A questo proposito si ricordano le graffianti critiche di Serge Latouche che, in uno dei suoi testi più conosciuti, L’Occidentalizzazione del Mondo, afferma: “L’occidente integrando in astratto il mondo intero elimina in concreto i deboli e dà diritto solo ai più efficienti”.6 Questa “nuova” forma di omegeinizzazione, è vista, inoltre, come un processo acefalo, cioè privo di un centro di controllo. Un fenomeno cioè particolarmente difficile da contrastare per la sua capacità mimetica di diffondersi attraverso i modelli di consumo, le cosiddette cattedrali del consumo. Come le cattedrali sono il luogo del culto, le nuove forme di culto sono questi modelli di consumo che si stanno diffondendo e che arrivano soprattutto nei Paesi poveri. Questo carattere della globalizzazione è considerato come particolarmente grave, perché le varietà culturali sono importanti, e non possono essere sottoposte a trattamenti eugenetici come le varietà biologiche. Vi si cela un pericolo strisciante: infatti il dinamismo sociale è legato proprio al confronto tra culture diverse.

Quest’ultima preoccupazione è condivisa non solo dal movimento no-global, al quale Latouche partecipa con grande impegno, ma anche da quelle correnti che non si mettono in netta contrapposizione con la globalizzazione, ma che, al contrario, sostengono che il processo possa essere governato per via politica. Secondo il movimento della società civile che si definisce new-global, ad esempio, il problema non è quello di rifiutare la globalizzazione in quanto tale ma di regolarne la forma e le caratteristiche, in quanto nel processo di generale apertura e interdipendenza delle società, queste non possono essere date per scontate. Il movimento “new global”, infatti, non ragiona nei termini di una opposizione ideologica alla globalizzazione, ma cerca di ragionare e di costruire le premesse per una globalizzazione dei diritti e della giustizia, per costruire una cittadinanza “globale”.

5.2. La teoria dei funzionamenti di Amartya Sen

Abbandonando le critiche più radicali, è comunque un fatto che recentemente la globalizzazione è diventata l’argomento più controverso e più dibattuto. Nel corso degli anni Novanta cominciano a levarsi voci critiche da parte di illustri economisti. In questi stessi anni si inserisce il contributo di pensiero di Amartya Sen, filosofo ed economista indiano, premio Nobel per l’Economia nel 1998, attualmente professore ad Harvard, i cui contributi su temi come teoria delle scelte sociali, economia dello sviluppo, etica ed economia, etica degli affari, ecc., hanno

6 Latouche S. L’Occidentalizzazione del Mondo, Bollati Boringhieri, Torino 1992

lasciato il segno nella scienza contemporanea. La teoria dei funzionamenti da lui elaborata mette l’accento sulla realizzazione di certe dimensioni oggettive, che Sen definisce stati di fare e di essere e che chiama genericamente funzionamenti, ovvero dei risultati acquisiti dall’individuo su piani come quello della salute, della longevità, dell’istruzione ecc. Un aspetto centrale della proposta teorica di Sen è l’accento posto sugli aspetti non monetari dello sviluppo. Questo grande studioso nota infatti che, a parità di reddito, persone con caratteristiche diverse che vivono in ambienti diversi, finiscono col condurre stili di vita diversi. Ne consegue, che è più opportuno utilizzare misure come i funzionamenti, che rappresentano il benessere in quanto tale, piuttosto che il reddito, il quale è solo uno strumento per raggiungere il benessere. I concetti di sviluppo e di benessere devono andare quindi aldilà del semplice possesso di beni o alla disponibilità di servizi, guardando piuttosto a ciò che essi permettono agli individui di fare e di essere con i mezzi ma anche con le capacità a disposizione di ciascuno. È su questo spazio delle realizzazioni e dei traguardi importanti della vita umana che occorre focalizzare l’attenzione per giudicare il benessere degli individui e lo sviluppo dei Paesi. Accanto alla nozione di funzionamenti, Sen propone poi il concetto di capacità; mentre i primi riflettono le acquisizioni effettive degli individui e le seconde riflettono le acquisizioni potenziali, e sono quindi costitutive della libertà (intesa come libertà di fare e di essere). Allontanandosi anche qui dalle pratiche consuete della teoria economica, Sen pone molta enfasi sui problemi della libertà e del ruolo che essa gioca in connessione con il well-being degli individui. In particolare, egli sostiene fortemente l'adozione di un concetto positivo di libertà, cioè una visione della libertà come abilità sostanziale di fare qualcosa e di essere qualcuno, in opposizione a un concetto negativo, che intende la libertà come assenza di impedimenti formali. Per chiarire la distinzione, si pensi al caso di un disabile che intende raggiungere un edificio pubblico per qualche importante motivo; mentre da una parte egli può essere negativamente libero di accedervi, nel senso che nessuno glielo vieta legalmente, dall'altra può essere positivamente non-libero (cioè sostanzialmente incapace), se ad esempio vi sono barriere architettoniche

La teoria di Sen è molto affascinante, anche se di non facile traduzione sul piano delle politiche pubbliche. Molto brevemente si può dire che la teoria dei funzionamenti assume un atteggiamento favorevole verso la fornitura pubblica di alcuni beni essenziali, come la sicurezza sociale, l’istruzione, la sanità. La presenza di tale intervento pubblico può garantire la trasformazione della pura e semplice crescita economica in un aumento del benessere della popolazione. A giudizio di Sen, è infatti la presenza di tale forma di intervento pubblico che può garantire la trasformazione della pura e semplice crescita dell'economia in un aumento di benessere della popolazione. Da una parte, l'iniziativa privata, debitamente incentivata e sostenuta, assicura l'incremento della ricchezza, dall'altra, la rete dei servizi pubblici fa sì che questo incremento si converta efficacemente in aumento del tenore di vita per tutta la popolazione. A sostegno di questa posizione, Sen cita spesso due esempi illuminanti: quello del quartiere newyorkese di Harlem e quello di Sri Lanka. Infatti, mentre ad Harlem, in cui il reddito medio è elevato, abbiamo una speranza di vita inferiore a quella del Bangladesh, accade che nello Sri Lanka, con un reddito medio inferiore, la speranza di vita sia paragonabile a quella dei paesi occidentali. Una spiegazione possibile, sostiene Sen, è che ad Harlem la qualità della rete di servizi sociali e in genere pubblici è inferiore che nello Sri Lanka.

5.3. Le critiche “interne” e il post Washington Consensus

Verso la fine degli anni Novanta si fanno sempre più insistenti le voci dissonanti nei confronti del paradigma imperante del Washington Consensus, provenienti soprattutto dal mondo accademico (A. Sen), ma anche “dall’interno” delle stesse organizzazioni internazionali. Così Joseph E. Stiglitz, Professore di economia alla Columbia University ed ex Consigliere di Bill Clinton alla Casa Bianca e quindi Senior Vice President e Chief Economist alla Banca Mondiale dal

1997 al 2000,7 muove una critica “dall’interno” alla politica delle grandi istituzioni mondiali del mercato e della finanza, critica che nasce dalla sua esperienza di funzionario, peraltro ad altissimo livello. L’Autore esprime il suo aperto dissenso verso il cosiddetto Washington Consensus, ovvero l’identità di vedute tra Fondo Monetario Internazionale, Banca Mondiale e Tesoro degli Stati Uniti, circa le ricette più efficaci da applicare nei paesi in via di sviluppo, ovvero austerità nel bilancio pubblico, privatizzazione e liberalizzazione.8 Tali misure furono applicate in modo acritico in molti paesi del mondo con esiti non propriamente brillanti. Stiglitz, che non è un oppositore né della né globalizzazione e del mercato, ritiene che l'eliminazione delle barriere al libero commercio e la maggiore integrazione fra economie nazionali siano potenzialmente il motore per una crescita ed un arricchimento generalizzato a livello mondiale. Ciò contro cui si scaglia è soprattutto il fondamentalismo del mercato, ovvero l’ideologizzazione che induce le grandi istituzioni internazionali, come l’FMI, ad applicare le proprie ricette in modo acritico ed uniforme in realtà diversissime tra loro. Le decisioni dell'FMI, secondo Stiglitz, sono prese sulla base di una curiosa miscela di ideologia e di cattiva economia. La ricetta è generalmente la stessa: i paesi devono seguire le direttive del Fondo sebbene le sue politiche, lungi dal mostrare una sequenza continua di successi, abbiano invece portato al collasso ed alla fame numerosi paesi. Questo importante economista, premio nobel nel 2001, evidenzia, inoltre, le difformità esistenti tra le ricette del FMI, che i paesi del Terzo Mondo dovrebbero applicare rigidamente, e le modalità di comportamento delle nazioni occidentali, assolutamente opposte, basti pensare alle misure di protezione di interi settori economici, dall’agricoltura al tessile alla siderurgia, o alle politiche monetarie e fiscali espansive condotte dagli USA in periodi di crisi. Di fronte a problemi economici enormi ed evidenti per molti paesi, ad una situazione al limite della catastrofe ambientale, Stiglitz non propone però di abbandonare la strada della globalizzazione, che ha ottenuto anche dei risultati positivi: il successo dell'Est asiatico, un miglioramento generalizzato delle condizioni di salute, la creazione di una società globale attiva che lotta per ottenere maggiore democrazia e giustizia sociale. Si tratta, al contrario, di ripensare il modello di mercato attuale, modificando anche sostanzialmente l'agenda dei problemi economici, politici e sociali a livello planetario. L'FMI e la BM dovrebbero, ad esempio, mutare il sistema di voto. Il peso ed il ruolo dei ministri del Commercio dovrebbe essere ridotto in seno al WTO. I paesi in via di sviluppo dovrebbero essere meglio informati ed avere un peso maggiore in questi organismi. Riforma, dunque, dell'FMI e del sistema finanziario internazionale, riforma della BM e dell'assistenza allo sviluppo, cancellazione del debito non solo per i paesi più poveri ma anche per quelli che, devastati dalle politiche dell'FMI, sono considerati ancora troppo benestanti per rientrare tra i beneficiari delle agevolazioni; infine, riforma del WTO e riequilibro del commercio internazionale. Per inquadrare il nocciolo della critica di questo coraggioso economista vediamo come conclude il suo libro più conosciuto: La Globalizzazione e i suoi oppositori: “Oggi il sistema del capitalismo si trova ad un bivio, proprio com'era avvenuto durante la Grande depressione. Negli anni Trenta, il capitalismo fu salvato da Keynes, che studiò le politiche mirate alla creazione di posti di lavoro e a salvare coloro che soffrivano per il crollo dell'economia globale. Oggi, milioni di persone in tutto il mondo sono in attesa di vedere se sia possibile riformare la globalizzazione affinché i suoi vantaggi possano essere ripartiti in modo più equo... Quelle che servono sono politiche per una crescita sostenibile, giusta e democratica. Sviluppo significa trasformare le società, migliorare la vita dei poveri, dare a tutti la possibilità di successo e garantire a chiunque l'accesso ai servizi sanitari e all'istruzione... L'Occidente deve fare la propria parte per riformare le istituzioni internazionali che governano la globalizzazione... Non possiamo, non dobbiamo, rimanere in disparte relegandoci al ruolo di semplici e inerti spettatori".9

A fine 1999, BM e FMI, sull’onda delle pesanti critiche che hanno investito il loro operato, hanno lanciato le nuove strategie integrate di lotta alla povertà, le Poverty Reduction Strategy

7 Dopo tre anni di lavoro alla Banca Mondiale, Stigliz ha poi abbandonato per protesta contro la gestione della crisi asiatica8 Stiglitz J.E., La Globalizzazione e i suoi oppositori, Einaudi, Torino 20029 Ibidem, p. 255-256

Papers (prsp), inaugurando il cosiddetto Post-Washington Consensus . Le prsp identificano le strategie per superare la povertà, ovvero programmi nel settore sociale, azioni per promuovere la crescita, creazione di infrastrutture locali, buon governo. L’obiettivo principale è quello di rafforzare la capacità dei governi di gestire con larga autonomia e responsabilità programmi di sviluppo sociale e lotta alla povertà.

6. Bibliografia

6.1. Bibliografia di riferimento

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Giddens A., Le conseguenze della modernità, Il Mulino, Bologna 1994

Giovagnoli Agostino, Storia e globalizzazione, Editori Laterza, Bari/Roma 2003Habermas J., La costellazione postnazionale, Feltrinelli, 1999

Hettne B., Teorie dello sviluppo e il terzomondo, cap IV, Asal, 1986

Klein N.,No logo. Economia globale e nuova contestazione, Baldini e Castaldi, Milano 2001

Latouche S. L’Occidentalizzazione del Mondo, Bollati Boringhieri, Torino 1992

Latouche S., Il pianeta dei naufraghi, bollati Boringhieri, Torino, 1993

Latouche Serge, L’Altra Africa. Tra dono e mercato, Bollati Boringhieri, Torino, 2000

Latouche S., La Sfida di Minerva. Razionalità occidentale e ragione mediterranea, Bollati Boringhieri, Torino, 2000

Lenger, Lettera ad un consumatore del nord, Ed. EMI, Bologna 1996

Livi Bacci M., Popolazione e alimentazione: saggio sulla storia demografica europea, Il Mulino, Bologna 1993

Montanari M., La fame e l’abbondanza: storia dell’alimentazione in Europa, Laterza, Roma 1994

Ornaghi L. (a cura di), Globalizzazione. Nuove ricchezze e nuove povertà, V&P, 2001

Orsi M., Educare alla Responsabilità nella globalizzazione. Società della conoscenza e sfide per la scuola, EMI, Collana Mondialità, Bologna 2002Fondo Monetario Internazionale, Meeting the Challenges of Globalization in the Advanced Economies, in World Economic Outlook, May.1997

Papi G. U., La situazione alimentare mondiale e gli squilibri internazionali, Accademia Nazionale dei Lincei, Roma 1950

Petrelli I., Il problema dell’alimentazione mondiale in relazione con lo sviluppo demografico, Tip. Delle Terme, Roma 1966

Ray Debraj, Development Economics, capitolo 9, Princeton University Press, Princeton, New Jersey 1998.

Rist G., Lo Sviluppo. Storia di una credenza occidentale, Bollati Boringhieri, Torino, 1997

Robertson R., Globalizzazione, teoria sociale e cultura globale, Asterios, 1999

Rosa Paolo (a cura di), Le relazioni internazionali contemporanee. Il mondo dopo la guerra fredda, Carocci editore, Roma 2003

Sachs W., Ambiente e giustizia sociale. I limiti della globalizzazione, Editori riuniti, 2002

Sachs Wolfgang, Ambiente e giustizia sociale – I limiti della globalizzazione, Editori Riuniti, Roma 2002

Schmidt H., Globalizzazione, Lavoro, 2000

Sen Amartya K., Cooperazione e mercato globale, I libri di Reset, 1998.

Sen Amartya K., Lo sviluppo è libertà, Mondadori, Milano 2000

Sen Amartya K., Sviluppo come rafforzamento delle capacità, in Volontari e Terzo Mondo, n.3, 1993

Shiva V., Monoculture della mente, Bollati Boringhieri, 1993

Stiglitz J.E., La Globalizzazione e i suoi oppositori, Einaudi, Torino 2002

UNDP, Rapporto sullo sviluppo umano, n. 1-10, Rosenberg & Sellier, 1991, 2003

Wallerstein I., "Il sistema dell'economia mondiale", Il Mulino, 1978, 1982, 1995

6.2. Bibliografia dei materiali didattici

6.2.1. Materiali di facile reperibilità

Gianotti E., Il cielo sopra i bambini: indagine fotografica sullo sfruttamento minorile nel mondo globalizzato, Edizioni Angolo Manzoni, 2002La visione di bambini che lavorano urta le nostre coscienze solo per attimi, poi si dissolve nella quotidianità. Queste immagini ci avvicinano al vasto e complesso problema e, se ci richiamano a riflettere sullo sfruttamento infantile di questa nostra umanità globalizzata, ci invitano anche a considerare le contraddizioni del tutto occidentali che toccano molti altri bambini che non lavorano, quelli lasciati soli davanti a un video da genitori troppo stanchi o troppo lontani. Il catalogo è composto da 79 immagini in bianco e nero di bambini lavoratori, accompagnate da poesie di altri bambini. Il libro è accompagnato dal dossier informativo “Il fenomeno del lavoro minorile” elaborato dalla Biblioteca cantonale di Bellinzona contenente testi, ricerche, siti e bibliografie.A partire da 13 anni D'Adamo F., Storia di Iqbal, EL, 2002La storia vera di Iqbal Masih, assassinato nel 1995, a soli 12 anni, dalla "mafia dei tappeti". Iqbal, come tanti altri bambini pakistani, fu costretto dall'età di quattro anni a lavorare. Lui e gli altri bambini venivano picchiati, sgridati e incatenati al telaio. Iqbal scopre il sindacato casualmente: fuggito dalla fabbrica, con altri bambini racconta nei dettagli la propria schiavitù. Iqbal diventa portavoce e simbolo della lotta contro lo sfruttamento del lavoro infantile. Un romanzo di denuncia sul valore della libertà e della memoria che va salvata, perché senza memoria non c'è speranza nel futuro.Età consigliata: da 12 anni

E. Fucecchi, Glob, glob, la globalizzazione spiegata ai ragazzi, EMI, 2001

Vogliamo sognare insieme il giorno in cui la globalizzazione, guidata secondo criteri di giustizia, rispetterà tutti i popoli e il pianeta? Con alcuni esempi concreti come il viaggio di un paio di scarpe, una palla al piede, tutti da Mc, mio fratello Iqbal, ecc. i ragazzi sono confrontati con la globalizzazione. In seguito viene chiesto loro di profilarsi di fronte a quanto visto e globalizzare in modo positivo.Età consigliata: 9-12 anni

Marco Orsi, Educare alla responsabilità nella globalizzazione: società della conoscenza e sfide per la scuola, EMI, 2002La scuola rischia di essere pensata per gli adulti e fatta a misura degli adulti, quindi perché non studiare i Pokémon e Harry Potter. Sono fenomeni che andrebbero analizzati e compresi. Hanno coinvolto in modo imprevisto una moltitudine di bambini e ragazzi in tutto il mondo. Che lo si voglia o no, ci aprono degli spiragli per penetrare meglio la maniera in cui le nuove generazioni vivono la globalizzazione.Età consigliata: per docenti

V. Lamarque, G. Orecchia, Piccoli cittadini del mondo, EMME, 2001Della collana "per cominciare" il libretto illustrato presenta con la metafora della casa il mondo. Il mondo è la tua casa! Così come per la propria casa bisogna avere cura del mondo. Una guida quale primo approccio al rispetto dell'ambiente e dell'altro. Scritto in stampatello, con alcune piccole parti in corsivo.Età consigliata: da 4 anni

Sigrid Loos, Il giro del mondo in 101 giochi, EGA, 1999Sono Marco e Jasmina a condurci in questo viaggio intorno al mondo attraverso i giochi più belli. La piccola genietta, stufa di starsene a casa ad aspettare il Genio del cuore, trascina Marco - un ragazzo un po' triste e goffo che non sa giocare - in un vortice di giochi attraverso i cinque continenti. Alla fine del viaggio, Marco decide di salvaguardare il patrimonio culturale dei giochi che rischierebbe altrimenti di scomparire e presenta in questo volume, corredati di tutte le informazioni necessarie, i più bei giochi incontrati e sperimentati.Età consigliata: per docenti, giochi da 4 anni

M.C. Wenker, Album di famiglia, Giampiero Casagrande Editore, 200116 fotografie in formato A3 con dossier pedagogico: 16 famiglie dal nord al sud, davanti la loro abitazione, con i loro animali, i mobili, l'economia domestica, gli utensili di cucina... 16 magnifiche fotografie a colori, per sensibilizzare gli allievi alla diversità dei modi di vita e all'interculturalità. Esse sono accompagnate da un dossier didattico che propone un'ampia scelta di attività adattabili a tutti i livelli. Uno strumento indispensabile per delle attività centrate su temi come: abitazione, vita sociale, tempo libero, lingua e ambiente (fotolinguaggio, osservazione, interpretazione e formulazione di quesiti). Adatto, grazie al formato delle foto (A3), al lavoro di gruppo. Età consigliata: da 6 anni

Rosemarie Lausselet, A chacun sa carte, Comunità di lavoro Swissaid, Sacrificio Quaresimale, Pane per I fratelli, Helvetas, Caritas, 1993Un set di timbri in legno nepalese e carta di fabbricazione artigianale per creare delle cartoline, eseguire delle stampe, personalizzare quaderni, ecc. Il set, pronto all’uso, è fornito in un bel contenitore in bambù, con la spiegazione (solo in francese). Ideale per dei lavori creativi o come regalo. A partire da 8 anni;

Urs Hagenbach, Oro blu, DSC e FES, Bern, 2003

Fotolinguaggio composto da 10 manifesti A2, con dossier pedagogicoL’anno internazionale delle acque dolci è lo spunto ideale per portare questo tema, in un contesto globale, nelle classi. La serie di manifesti è di grande aiuto e permette di entrare nella materia con un approccio visivo, quindi più immediato. Le immagini, che sono abbinate a uno slogan ciascuno: "Acqua potabile per tutti!”; "A chi appartiene l‘acqua?”; "Chi troppo – chi niente”; "Acqua fonte di cibo”; "Acqua fonte di fatica”; ecc. fanno immergere l’allievo nei diversi aspetti del tema. La tecnica del fotolinguaggio permette un approccio estremamente diversificato e personalizzabile, esso rappresenta lo strumento ideale per i docenti. I manifesti sono accompagnati da un dossier pedagogico che fornisce delle informazioni supplementari sui diversi temi, suggerisce delle attività didattiche e rinvia a materiali e siti internet per andare oltre; queste sono redatte in modo tale da essere fotocopiabili e da fornire spunti per ulteriori approfondimenti in classe.A partire da 10 anni

AAVV, L’acqua come cittadinanza attiva: democrazia e educazione fra i Nord e i Sud del mondo, EMI, 2003 L’acqua come cittadinanza attiva dunque e la pratica educativa come un intreccio, meno retorico e più praticato, tra locale e globale, tra scuola ed extrascuola, tra i vari livelli e le varie dimensioni di una realtà complessa come quella contemporanea; che dobbiamo imparare a gestire proprio in questa sua complessità, senza eccessive semplificazioni. Solo così, nell’educazione alla cittadinanza, ritrovano senso e peculiarità anche i progetti di educazione allo sviluppo, ai rapporti, alla pace, all’intercultura. È in questa direzione che sembrano andare i contributi raccolti in questo volume. Ed è in questa direzione che questo testo vuol essere uno strumento di lavoro.Per docenti

François Michel, L’acqua a piccoli passi, Motta junior, 2003Finalmente: un libro, riccamente illustrato che aiuta a conoscere meglio l’acqua, per poterla salvaguardare, evitando d’inquinarla o di sprecarla senza ragione. 23 capitoli dedicati ai vari aspetti dell’acqua: il pianeta dell’acqua, le sue proprietà, salata o dolce, il ciclo dell’acqua, oceani e mari, ghiacciai, l’acqua che scava, le falde, le grotte, affluenti e fiumi, l’acqua della vita, la vita nell’acqua, l’acqua nelle piante, nel nostro corpo, necessaria al nostro corpo, che fa ammalare, da dove viene l’acqua del rubinetto, si può lavare l’acqua, il nostro fabbisogno di acqua, l’inquinamento, la forza, l’acqua nel mondo, nei miti e nelle religioni. In appendice la Carta europea dell’acqua e l’acqua in quiz, una serie di (14) domande sul tema. A partire da 7 anni

Benoît Lecomte, Acqua in Africa, GRAD, F/Burkina Faso (Video 10’), 1995 Ami ha nove anni e vive in un villaggio del Burkina Faso, in Africa occidentale. Si reca ogni mattina al pozzo del villaggio a prendere l’acqua per tutta la sua famiglia. Ami ci conduce lungo il cammino che la porta al pozzo e ci dimostra così quanto è difficoltoso e faticoso procurarsi l’acqua. Ami ci spiega i molteplici usi dell’acqua nella vita quotidiana: per l’igiene personale, per cucinare, per lavare le stoviglie, per innaffiare le piante, per dissetare persone e bestiame. Il film illustra la gestione parsimoniosa di questo bene prezioso in una regione dove non basta aprire un rubinetto per procurarsi l’acqua. In questo modo ci invita a riflettere al nostro comportamento nei confronti delle risorse idriche.A partire da 6 anni

Joost de Haas, Acqua nel deserto, Joost de Haas Mediaproduction NL/India/Cile (Video 30’), 2000 Secondo le statistiche climatiche, il villaggio indiano di Cherapunjee è il luogo più piovoso del mondo. Tuttavia esso è confrontato a problemi di siccità. A causa della deforestazione infatti, il suolo non è più in grado di trattenere l’acqua piovana. Nel deserto dell’Atacama, in Cile, una delle regioni più secche al mondo, l’acqua viene invece prodotta, seguendo una tecnica innovativa e

molto costosa, a partire dalla nebbia. Questo filmato illustra chiaramente, attraverso due esempi, che la mancanza d’acqua non si riduce ad una questione climatica, ma è anche legata alla difficile situazione sociale ed economica degli abitanti delle regioni interessate. Tematiche di discussione: l’acqua è un bene prezioso, la gestione dell’acqua, i problemi di approvvigionamento in acqua, cause e legami tra erosione e desertificazione, possibilità e limiti della produzione d’acqua per mezzo della tecnica.A partire da 14 anni

L. Comida, Il viaggio è un'avventura bianca e blu, Edizioni EL, 2000Il libro della collana, le letture dei piccoli, propone il ciclo dell'acqua riccamente illustrato e adattato ai bambini piccoli.Età consigliata: 5-7 anni

C. Pittet, Acqua per tutti (gioco di società), Comunità di lavoro Swissaid, Sacrificio Quaresimale, Pane per I fratelli, Helvetas, Caritas, 2001Il bambino è chiamato a scoprire le diverse dimensioni dell'acqua che costituisce una risorsa naturale preziosa, limitata, ripartita inegualmente e per molti di difficile accesso. Attraverso il gioco, ci si avvicina inoltre non unicamente all'aspetto problematico dell'acqua, ma anche alle valenze simboliche, poetiche e culturali di questo bene vitale. Gioco (fotolinguaggio) con dossier pedagogico che propone varie attività e spunti di riflessione.Età consigliata: da 8 anni

M. Bertacci, Una scuola per l'ambiente, dallo spazio dell'aula allo spazio del mondo: percorsi verso la sostenibilità, Cappelli Editore, 2002Nell'era della globalizzazione l'azione educativa non può sottrarsi alla necessità di costruire nei giovani, ma non solo, comportamenti responsabili verso l'ambiente, patrimonio dell'intera umanità, a partire dai singoli contesti di vita e relazione: dallo spazio dell'aula, a quello della città, fino allo spazio del mondo. Un pensare globale, attraverso il nostro agire locale, per un più pieno sviluppo delle identità, delle culture e della cittadinanza.Un lavoro interessante per l'impostazione metodologica e per la traducibilità didattica, utile per la ricchezza dei riferimenti culturali e per la loro puntuale integrazione nel contesto educativo.Età consigliata: per docenti

M. Morozzi, A. Valer, L'economia giocata: giochi di simulazione per percorsi educativi verso una società sostenibile, EMI, 2001Per costruire una società sostenibile è necessario costruire un'educazione sostenibile. Il ruolo dell'educatore è quello di costruire ambienti educativi che sappiano promuovere modelli culturali più adeguati a queste finalità. I sedici giochi di simulazione presentati in questo libro sono nati dall'esperienza di centinaia di incontri e percorsi formativi.Età consigliata: da 8 anni

Sigrid Loos, Naturalmente giocando, EGA, 1999Alla scoperta dell'ambiente attraverso il gioco. I bambini, esploratori innati, scoprono i meccanismi delle cose che li circondano grazie all'uso "integrale" di tutti i sensi. Giocando simulano la vita reale, iniziano a comprenderla con grande profondità, annullando la distanza tra cultura intellettuale e cultura emotiva. In questo libro di successo si vuole giocare con i bambini alimentando il loro patrimonio di armonia: sarà Bladimiro, il dinosauro un poco allibito dai danni provocati all'ambiente, a condurre il lettore in questo avvincente e divertente viaggio alla ricerca della natura e di noi stessi.Età consigliata: per docenti, giochi da 4 anni

AAVV, Cartella fotografica "Montagne", FES, 200236 fotografie formato A4, con dossier pedagogico (anche in F /T). Le 36 fotografie con il dossier pedagogico, concepito come materiale di classe o di gruppo, da utilizzare come fotolinguaggio. Un nuovo tema didattico ogni mese (lo sviluppo sostenibile prendendo spunto da diversi campi quali ad esempio l'agricoltura, il turismo, le abitudini di vita e le abitazioni, l'adattamento di persone, animali e piante all'ambiente della montagna, ecc.), un dossier pedagogico con suggerimenti didattici per ogni livello scolastico. Da gennaio a dicembre tutte le classi svizzere scopriranno ogni mese dei nuovi aspetti inerenti le montagne in diverse parti del mondo: una scuola a cielo aperto dell'Himalaya, i gorilla delle montagne in Uganda oppure una miniera d'oro nelle montagne Tian shan nella regione del Kirghizistan. Molti i confronti con le alpi e le nostre diverse regioni linguistiche.Con le immagini viene tematizzato lo sviluppo sostenibile prendendo spunto da diversi campi quali ad esempio l'agricoltura, il turismo, le abitudini di vita e le abitazioni, l'adattamento di persone, animali e piante di montagna, ecc.l dossier pedagogico fornisce interessanti suggerimenti didattici per ogni livello scolastico e indicazioni dettagliate per ogni singola immagine.Età consigliata: per tutti

A. Müller, G. Peter, Dolce Frutto, storia amara (video, 27‘), EMI-Video, 2001Il segreto delle banane, documentario, prodotto dalla RTSI. Un'antica leggenda racconta che l'uomo chiese a Dio come dono, un frutto perfetto. E Dio creò la banana: dolce, nutriente, leggera, matura in ogni stagione…Ma la cupidigia umana ha avvelenato questo frutto. Le multinazionali sfruttano immensi territori, riducono a lavoro schiavo uomini, donne e ragazzi, inquinano la terra, l'aria e le case con i pesticidi, fanno morire il suolo: solo per sete di profitto. Attraverso il commercio equo, cooperative indipendenti tornano alla coltivazione biologica della banana.Età consigliata: da 9 anni

Gian Luigi Quarti, T. Gamboni, M. Morosini, Un grillo per la testa (Video, durata 50'), EMI, 2000Documentario, prodotto dalla RTSI, che alterna gli interventi comici di Beppe Grillo (che ha deciso di non essere più una pecora dell'economia) con interviste ad esperti qualificati che descrivono il concetto di "sviluppo economico sostenibile". Una controinformazione documentata, incisiva, e al tempo stesso divertente.Età consigliata: da 12 anni

Wuppertal Institut, Futuro sostenibile: Riconversione ecologica, Nord-Sud, Nuovi stili di vita, EMI, 1999 (97)L'idea di "sviluppo" richiede giudizi di valore. Infatti, ogni ipotesi di sviluppo parte da una visione della realtà che, talvolta, può essere parziale, riduttiva, o addirittura interessata. In fondo le ipotesi quando non sono sostenibili sono come sogni che proiettano l'inconscio dei desideri o delle paure, ma non costruiscono concretamente. Opera d'approfondimento per chi desidera informazioni di sfondo attorno allo sviluppo sostenibile. Età consigliata: per docenti

AAVV, Pace e globalizzazione: percorsi di riflessione con 42 schede di approfondimento, EMI, 2003; La connessione pace-globalizzazione, oltre a rappresentare un grande appello, una sfida alla politica e alla crisi evidente che essa sta attraversando, richiede una nuova consapevolezza soprattutto sotto il profilo della formazione della coscienza morale. E questo riferimento alla coscienza evidenzia la necessità di un vero processo educativo. Il libro è uno strumento didattico qualificato per animatori, educatori e insegnanti che vogliono affrontare le complesse problematiche legate ai processi di

globalizzazione e alla costruzione della pace. Ai percorsi di riflessione presentati nella prima parte, seguono 42 schede curate da esperti.Per docenti

6.2.2. Altro

Per conoscere le prime nozioni e i termini di base dell'economia

André Fourcans "L'economia spiegata a mia figlia" ETASLIBRI (maggio 1998)Gianni Vaggi “Storia del pensiero economico” Carocci Editore (2002)

Sul WTO

Angelo Ferro Giovanni Raeli "La liberalizzazione del mercato mondiale" Ed. Il Sole 24 Ore (giugno 1999)

L. Wallach – M. Sforza, WTO, Feltrinelli, 1999.

…..e la sua contestazione

Samir Amin “I mandarini del capitale globale” – Datanews (Roma 1994)

Maurizio Meloni "La battaglia di Seattle - L'organizzazione mondiale del commercio e la rete che l'ha imbrigliata" - I Libelluli di Altreconomia Editrice Berti (febbraio 2000)

Lori Wallach - Michelle Sforza "WTO - Tutto quello che non vi hanno mai detto sul commercio globale" Feltrinelli (ott. 2000)

Per una interessantissima e costruttiva critica all'economia di oggi

H.E. Daly e J.B.Cobb jr "Un'economia per il bene comune" Red edizioni (1 ed. 1994)

Ralf Dahrendorf “Quadrare il cerchio. Benessere economico, coesione sociale e libertà politica” – “Laterza 1995

Amartya Sen “Etica ed economia” editori laterza (1988)

Sugli effetti dello sviluppo umano sull'ambiente globale e sulla società

Wolfgang Sachs “ambiente e giustizia sociale. I limiti della globalizzazione2 – Editori riuniti (2002)

Joseph E.Stiglitz “La globalizzazione e i suoi oppositori” – Einaudi (2002)

Hilary French del Worldwatch Institute "Ambiente e globalizzazione - le contraddizioni tra neoliberismo e sostenibilità" (Edizioni Ambiente 2000, lire 30.000, 180 pagine)

Lester R.Brown "Vital Signs '99" I trend ambientali e sociali che disegnano il nostro futuro Edizioni Ambiente (giu. 1999)

Lester R.Brown "Vital Signs '2000" I trend ambientali e sociali che disegnano il nostro futuro Edizioni Ambiente (2000)

UNDP (Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Umano) "Rapporto 1999 su : lo sviluppo Umano - La globalizzazione" (edizione italiana, luglio del 1999) Rosemberg & Sellier

Osservatorio Internazionale sullo Sviluppo Umano, "Social Watch 2002", monitoraggio dei successi e insuccessi in tema di riduzione delle povertà rispetto agli obiettivi assunti dai governi a Copenahgen nel 1995 (Rosemberg & Sellier 2000 - lire 29.000)

Lester R.Brown "State of the World '99" Stato del pianeta e sostenibilità. Rapporto annuale Edizioni Ambiente (marzo 1999)

Lester R.Brown "State of the World '2000" Stato del pianeta e sostenibilità. Rapporto annuale Edizioni Ambiente (2000)

Luciano Gallino “Globalizzazione e disuguaglianze” – Editori Laterza (2000)

Michel Chossudovsky “la globalizzazione della povertà. L’impatto delle riforme del FMI e della BM” – edizioni gruppo Abele (Torino 1998)

Il parere sull'economia mondiale di un importante rappresentante della finanza internazionale

George Soros "La crisi del capitalismo globale " Edizioni Ponte alle Grazie (gennaio 1999)

George Soros “Globalizzazione: le responsabilità morali dopo l’1 settembre” – Edizioni Ponte delle Grazie (Milano 2002)

Su debito, equità e sviluppo

Alberto Castagnola "Cancellare il debito" Danni, responsabilità e meccanismi del debito estero EMI Editrice Missionaria Italiana (gen 2000)

Michael Carley e Philippe Spapens "Condividere il mondo" equità e sviluppo sostenibile nel 21° secolo" Edizioni Ambiente (gennaio 1999)

Michel Chossudovsky "La globalizzazione della povertà" L'impatto delle riforme del Fondo Monetario Internazionale Edizioni Gruppo Abele (1 ed. aprile 1998)

Susan George e Fabrizio Sabelli "Crediti senza frontiere" La religione secolare della Banca Mondiale Edizioni Gruppo Abele (1 ed nov. 1994)

Lavinia Sommaruga Bodeo "Per un'economia di equità nella dignità" Collana Saperscegliere

Stampa Natura e Solidarietà (maggio 1999)

Amartya sen “La libertà individuale come impegno sociale” – LaTerza (1997)

Amartya Sen “la diseguaglianza” – il Mulino (1994)

Gianni Vaggi a cura di “From the debt crisis to sustainable development” ed.Mc Millian (1993)

Per un testo che si addentra nelle motivazioni dell’agire economico…

Amartya Sen “La ricchezza della ragione. Denaro, valori, identità” il Mulino (2000)

Sulla tassazione per orientare il mercato e i consumatori verso un'economia più sostenibile

David Malin Roodman "La ricchezza naturale delle nazioni" Edizioni Ambiente (ott. 1998)

……e la Tobin Tax

Alex C.Michalos "Una tassa giusta: la Tobin Tax" Tassare le operazioni finanziarie per costruire una finanza etica edizioni Gruppo Abele (1 ed. gennaio 1999)

Per una critica radicale al “pensiero unico”

Serge Latouche “L’altra Africa.Tra dono e mercato” – Bollati Boringhieri

S. Vaccaro, Il pianeta unico, Elèuthera, 1999

6.2.3. E ancora…

AA.VV. I Nord e i Sud del mondo: proposte formative di Educazione allo Sviluppo, FRATELLI DELL'UOMO 1996 (per gli insegnanti)

AA.VV., Cambiare il mondo: rassegna di esperienze di educazione allo sviluppo. EMI. 1994. (per gli insegnanti)

Barbina G., Il piatto vuoto: geografia del sottosviluppo, LA NUOVA ITALIA 1995 (per gli insegnanti)

Beretta Podini W., Fame e squilibri internazionali BULGARINI (per gli alunni)

Camilli C. (a cura di), Appunti per un'educazione allo sviluppo, ASAL 1991 (per gli insegnanti)

Cartocci C., Mungo M.T., Pinzani Tanini M., Scuola e cultura dello sviluppo. Idee, proposte, materiali, inchieste: storia di un progetto, FRANCOANGELI 1992 (per gli insegnanti)

Centro IES, Educazione allo sviluppo, LA NUOVA ITALIA 1988 (per gli insegnanti)

Centro Nuovo Modello di Sviluppo, Geografia del supermercato mondiale, EMI 1996 (per gli alunni delle Scuole Medie)

Centro Nuovo Modello di Sviluppo, Guida al consumo critico EMI. 1996. (Per gli alunni delle Scuole Superiori)

Centro Nuovo Modello di Sviluppo, Lettera ad un consumatore del Nord, EMI 1995 (Per gli alunni delle Scuole Superiori)

Centro Nuovo Modello di Sviluppo, Nord-Sud: predatori, predati e opportunisti, EMI 1996 (Per gli alunni delle Scuole Superiori)

De Carlini L., Lo sviluppo diverso. EMI. 1994. (Per gli alunni delle Scuole Medie e Superiori)

Fasanella M. (a cura di), Educazione allo sviluppo e gestione positiva dei conflitti, Percorsi di Formazione 3, CISP, Roma, 2002 (per gli insegnanti)

Fasanella M. (a cura di), Educazione allo sviluppo e interdipendenza nord sud, Percorsi di Formazione 2, CISP, Roma, 2002 (per gli insegnanti)

Genovese L., Ad occhi aperti sulla realtà del pianeta. Obiettivi, approcci, possibili contenuti per un curricolo di educazione allo sviluppo e alla cooperazione internazionale in "I viaggi di Erodoto" n.1, 1987. (Per gli insegnanti)

Martirani G., La geografia come educazione allo sviluppo e alla pace, DEHONIANE 1985. (per gli insegnanti)

Masciarelli M.G., Educare alla mondialità, AVE 1993 (per gli insegnanti)

Munafo' P., Santarone D., Ogni popolo - materiali per l'educazione allo sviluppo. TERRA NUOVA. 1993 (Per gli insegnanti)

Nanni A., Educare alla convivialità - un progetto formativo per l'uomo planetario. EMI. 1994. (per gli insegnanti)

Notarangeli M.R., Esperienze di formazione nelle scuole. Strumenti didattici di educazione allo sviluppo, Percorsi di formazione, CISP, Roma, 2000 (per gli insegnanti)

Notarangeli M.R., Razzismo ieri e oggi: verso una cultura della solidarietà. Percorsi didattici di educazione alla tolleranza, Edizioni Associate, Roma, 1996, (per gli insegnanti)

Nanni A., Progetto mondialità, EMI 1985 (per gli insegnanti)

Peters A.. Nuova carta di Peters. EMI. (per Tutti)

6.2.4. Dove reperire i materiali didattici nella Ragione Lombardia

CRES (Centro Ricerche Educazione allo Sviluppo)http://www.manitese.it/cres/cres.htm c/o Mani Tese - p.le Gambara 7/9 - Milano tel. 02-4075165e-mail: [email protected]

CEM (Centro di Educazione alla Mondialità)Via Piamarta 9, 25121 Bresciahttp://www.saveriani.bs.it/cem/tel. 030/3772780fax 030/3772781E-mail:[email protected]

COE (Centro Orienamento Educazione) http://www.coeweb.org/index.phpVia Milano 4, 23816 Barzio (LC)Tel. 0341.99.64.53Fax. 0341.91.03.11Email: [email protected] Via G. Lazzaroni 8, 20124 Milano (MI)Tel. 02.66.96.258Fax. 02.66.71.43.38Email: [email protected]

Fratelli dell’Uomohttp://www.fratellidelluomo.orgVia Varesina 214, Tel. 02 33404091Fax 02 38009194E-mail: [email protected]

Ismu Cariplo (Istituto per lo Studio della Multietnicità)http://www.ismu.orgSede operativa: via Copernico, 1 - 20125 Milano - Tel. 02.678779.1, Fax 02.67877979Centro Documentazione: Via Galvani, 16 - 20125 Milano - Tel. 02.67877930-43E-mail segreteria: [email protected]; e-mail CeDoc: [email protected]

Servizio di documentazione pedagogicaviale Sturzo 51 MilanoTel. 02 6555391

6.2.5. Link Utili

http://www.tidec.org/

http://www.dea.org.uk/

http://www.solidea.org/Aree/Diritti/citta_frames.htm

http://www.webpolygone.net/

http://www.educational.rai.it/corsiformazione

http://www.fondazionescuola.it/FAR.htm

http://www.giochiperlaformazione.com/

http://www.bdp.it/

http://www.socrates-me-too.org/

http://www.interedu.com/

http://www.oxfam.org.uk/coolplanet/teachers/

http://www.provincia.torino.it/xatlante/00start.htm

http://www.volint.it/main.html

http://www.unimondo.org

www.worldbank.org

www.imf.org

www.wto.org

7. Questioni aperte

1. Il futuro delle organizzazioni internazionali e del loro ruolo nel definire le politiche economiche a livello planetario

2. Dai No-Global ai New-Global, l’importanza della partecipazione nei processi globali

3. Il nesso tra economia e politica: chi viene prima?

4. Le politiche del Washington Consensus: tante critiche ma anche alcuni successi…

5. Una globalizzazione dal volto umano: la sfida di Amartya Sen

6. Suggerimenti metodologici-didattici

Un corso che affronti il tema della globalizzazione può essere realizzato attingendo alle metodologie comunemente utilizzate nell’ambito dell’educazione allo sviluppo. Normalmente, si privilegiano quei metodi che stimolano i bambini/ragazzi ad entrare in contatto con realtà lontane. Gli strumenti didattici devono suscitare la curiosità e permettere agli studenti di sperimentare, attraverso le proprie esperienze, la complessità della realtà globale in cui vivono. In generale, si può far ricorso a laboratori, nell’ambito dei quali organizzare una parte teorica ma anche pratico/operativa e in cui sia stimolata l’attività, ma soprattutto, l’interattività degli studenti. Gli strumenti utilizzati vanno dal gioco, alle esercitazioni, al coinvolgimento verbale dei partecipanti attraverso stimoli di discussione, alle griglie, alla comunicazione delle esperienze. Nel caso in cui sé ne avesse la possibilità, è consigliabile l’uso di supporti come Power Point, film, audiovisivi, internet. Nei laboratori si realizzano percorsi didattici che possono avere per tema: il cibo, il gioco, i miti, il viaggio, l'oggetto misterioso, ecc.. Naturalmente, a seconda dell’ordine di scuola (elementare, media inferiore o media superiore) e del contesto in cui verrà realizzato il corso, cambierà il grado di difficoltà e di approfondimento dei temi trattati e si privilegeranno alcuni strumenti piuttosto che altri (con gli studenti più giovani si può privilegiare l’utilizzo di fiabe, fotografie, giochi, mentre con quelli più maturi si può partire da un breve saggio o da un film). In tutti i modi, non esistono strumenti o metodi pensati unicamente per una certa fascia d’età ma al contrario è la eterogeneità degli strumenti adottati in un corso che ne determinerà l’efficacia. Ciò che conta è che, attraverso l'uso di giochi di simulazione, discussioni, drammatizzazione di eventi e lavori di gruppo, si vogliono sollecitare e valorizzare gli interventi dei partecipanti, collegando le loro esperienze quotidiane con ciò che succede a livello macro-economico.Come in un qualsiasi corso di educazione allo sviluppo, anche per un corso sulla globalizzazione, spesso si privilegia l’uso del metodo narrativo, attraverso il quale mettere in evidenza i diversi punti di vista su questo complesso processo. L‘obiettivo è far acquisire ai ragazzi una forte consapevolezza della pluralità di interpretazioni che si possono dare del fenomeno.

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QUESTIONARIO

1. Cosa s’intende per globalizzazione economica? Sì Forse

Nonso

Non proprio

No

a E’ un fenomeno recente dovuto all’affermarsi delle multinazionalib E’ una situazione di fatto nella quale viviamo che ci permette di

scambiare beni e servizi su scala planetariac È una processo di crescente interdipendenza economica tra paesid È una forma di dominio dei paesi ricchi su quelli poverie È un’azione volta, a livello planetario, alla creazione di una

dimensione di mercato il meno possibile regolamentata dagli stati nazionali.

f È un processo caratterizzato dalla diffusione delle imprese multinazionali, da una dimensione di mercato il meno possibile regolamentata, dall’indebolimento del ruolo tradizionale degli stati nazionali e dalla capacità da parte della finanza internazionale di spostare in tempo reale masse monetarie ingenti.

g Altra definizione di Globalizzazione economica

2. Quali sono le caratteristiche della globalizzazione? Sì Forse

Nonso

Non proprio

No

a La globalizzazione è un fenomeno complesso e multidimensionale, è un processo che mette in gioco numerosi fattori.

b Dal punto di vista sociale, la globalizzazione è un fenomeno caratterizzato dalla rivoluzione nel campo delle comunicazioni e dell’informazione, che ha portato ad una intensificazione delle relazioni sociali mondiali

c Caratteristica fondamentale della globalizzazione è la rivendicazione dei diritti umani su scala planetaria

d I problemi posti dal processo di globalizzazione riguardano soprattutto la questione della povertà, i conflitti transculturali e religiosi, i flussi migratori

e La caratteristica principale della globalizzazione è l’imposizione del pensiero unico

f La globalizzazione è un fenomeno essenzialmente economico la cui caratteristica fondamentale è l’integrazione dei mercati a livello mondiale

g Altre caratteristiche del processo di globalizzazione

3. Che cos’è il Washington Consensus? Sì Forse

Nonso

Non proprio

No

a L’adozione da parte delle istituzioni internazionali di politiche economiche walfariste, mirate al rafforzamento dello stato sociale

b La sostanziale unità di vedute tra le più importanti istituzioni internazionali, in favore dell’apertura dei mercati nei paesi in via di sviluppo

c Una visione dello sviluppo economico basata sulle teorie liberisted L’applicazione dei Programmi di Aggiustamento Strutturale nei paesi

in via di sviluppo e L’applicazione di politiche macroeconomiche neoliberiste:

derugulation, liberalizzazione degli scambi commerciali, degli investimenti e dei conti di capitale.

4 Che cos’è la Banca Mondiale e quali sono le sue caratteristiche? Sì Forse

Nonso

Non proprio

No

a La BM è una Organizzazione non Profit che si occupa dello sviluppo dei paesi poveri

b La BM è un’istituzione di Bretton Woods il cui obiettivo dopo la seconda guerra mondiale era aiutare l’Europa a rimettersi in sesto

c Lo scopo statutario della BM è quello di favorire lo sviluppo dei paesi poveri, fornendo loro prestiti ed assistenza tecnica in progetti specifici.

d La BM è un’istituzione nella quale ciascun paese membro ha diritto ad un voto

e La BM è un istituzione finanziata sia dalla vendita di obbligazioni a governi, banche, fondi pensione, assicurazioni, imprese e privati in tutto il mondo, sia dalle sovvenzioni a fondo perduto versate dai paesi aderenti

5. Che cos’è il Fondo Monetario Internazionale e quali sono le sue caratteristiche?

Sì Forse

Nonso

Non proprio

No

a All’origine al FMI fu affidato il compito di implementare il piano Marshal e di provvedere a evitare crisi economiche e depressioni.

b Il compito del FMI è di evitare le crisi finanziarie, garantendo la stabilità e la convertibilità delle monete

c Lo scopo primario del Fondo è di supervisionare le politiche

monetarie dei paesi aderenti

d Le funzioni principali del FMI sono:• Monitorare le politiche monetarie e commerciali dei paesi membri (“sorveglianza”). • Fornire aiuto finanziario a breve termine ai paesi membri che attraversano crisi economiche legate a gravi squilibri della bilancia dei pagamenti.

e C’è differenza tra “Istruzione civica” e “educazione civica”

f Altro significato dell’espressione “ Educazione civica”

6. Quali sono le caratteristiche del Il WTO e del commercio globale

Sì Forse

Nonso

Non proprio

No

a Il WTO è un’organizzazione fondata su diversi accordi e negoziati firmati dalla maggior parte delle nazioni del mondo

b Il WTO ha potere legislativo, esecutivo e giudiziario e i membri che non si adeguano alle regole stabilite nei vari accordi possono essere costretti a farlo dalle sanzioni commerciali

c Gli accordi WTO coprono: beni, servizi e proprietà intellettuali ed esprimono i principi della liberalizzazione

d Una multinazionale è un’impresa che ha per mercato l’intero pianeta e La maggior parte degli Investimenti diretti all’estero riguarda la

creazione di nuova capacità produttiva, cioè genera nuove imprese, nuova tecnologia, nuovi posti di lavoro

7. Quali sono le più note istanze critiche nei confronti della globalizzazione?

Sì Forse

Nonso

Nonproprio

No

a I critici radicali sostengono che la globalizzazione da luogo all’imposizione del cosiddetto “Pensiero Unico Occidentale”

b Sen rifiuta la globalizzazione in quanto la considera una forma di dominio Occidentale

c Il movimento della società civile che si definisce new-global sostiene che il processo della globalizzazione possa essere governato per via politica.

d Sen critica la globalizzazione fondando un nuovo approccio, quello dello sviluppo umano

e Stigliz critica il Washinghton Consensus in quanto applica le stesse politiche economiche in contesti molto diversi tra loro