Dipartimento tematico B Politiche strutturali e di coesione · 2015. 1. 16. · 1946 e la Norvegia...

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NOTA Dipartimento tematico B Politiche strutturali e di coesione LA PESCA IN NORVEGIA 2008 IT ━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━ PESCA ━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━

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  • NOTA

    Dipartimento tematico BPolitiche strutturali e di coesione

    LA PESCA IN NORVEGIA

    2008 IT━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━ PESCA━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━

  • Direzione generale delle Politiche interne dell'Unione

    Unità tematica - Politiche strutturali e di coesione

    PESCA

    LA PESCA IN NORVEGIA

    NOTA

    Sommario: Il presente documento è stato elaborato su richiesta della commissione per la pesca per la delegazione a Tromsø, Trondheim ed altre regioni della Norvegia (dal 28 al 31 maggio 2008). In occasione della visita viene rivolta particolare attenzione ai sistemi di gestione, alle politiche dei rigetti, alla conservazione degli ecosistemi, al controllo, ispezione e sorveglianza delle attività di pesca e alla ricerca marina. Il documento analizza inoltre le questioni relative all'acquacoltura e al commercio.

    IP/B/PECH/NT/2008_04 Maggio 2008 PE 405.384 IT

  • Questa nota è stata richiesta dalla commissione per la pesca del Parlamento europeo. Il documento è pubblicato nelle seguenti lingue: - originale: EN - traduzioni: DE, FR, ES, IT, PT. Autore: Ana Olivert-Amado Unità tematica - Politiche strutturali e di coesione Parlamento europeo B-1047 Bruxelles E-mail: [email protected] Manoscritto ultimato nel maggio 2008. La nota è disponibile in Internet sul sito: http://www.europarl.europa.eu/activities/expert/eStudies.do?language=EN Bruxelles, Parlamento europeo, 2008. Le opinioni espresse nel presente documento sono di responsabilità esclusiva dell'autore e non riflettono necessariamente la posizione ufficiale del Parlamento europeo. Riproduzione e traduzione autorizzate, salvo a fini commerciali, con menzione della fonte, previa informazione dell'editore e invio di una copia a quest'ultimo.

  • La pesca in Norvegia

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    Acronimi

    ACFM Comitato consultivo per la gestione della pesca

    CBI Commissione baleniera internazionale

    CCAMLR Commissione per la conservazione delle risorse biologiche dell'Antartico

    CDCF Centro per la cooperazione allo sviluppo nel settore della pesca

    CEE Comunità economica europea

    CIEM Consiglio internazionale per l'esplorazione del mare

    CMI Istituto Michelsen

    CMMAN Commissione per i mammiferi marini dell'Atlantico settentrionale

    DANIDA Agenzia danese per lo sviluppo internazionale

    EFTA Associazione europea di libero scambio

    FAO Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura

    FNI Istituto Fridtjof Nansen

    FPF Associazione produttori alimenti per pesci

    ICCAT Commissione internazionale per la conservazione dei tonnidi dell'Atlantico

    IMR Istituto di ricerca marina

    INN Illegale, non dichiarata e non regolamentata

    IVQ Quote individuali assegnate ai pescherecci

    MaReMa Centro per la gestione delle risorse marittime

    MLRA Legge sulle risorse biologiche marine

    NAFO Organizzazione della pesca nell'Atlantico nordoccidentale

    NCFS College norvegese della scienza della pesca

    NEAFC Commissione per la pesca nell'Atlantico nordorientale

    NIBR Istituto norvegese di ricerca urbana e regionale

    NIFA Istituto norvegese per la pesca e l'acquacoltura

    NIFES Istituto nazionale per la ricerca nutrizionale e i prodotti ittici

    NIVA Istituto norvegese per la ricerca sulle risorse idriche

    NOK Corona norvegese (unità monetaria)

    NORAD Agenzia norvegese per la cooperazione allo sviluppo

    NORSA Cooperazione istituzionale per la pesca e l'acquacoltura

  • La pesca in Norvegia

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    NSEC Consiglio norvegese per l'esportazione di prodotti ittici

    NTNU Università norvegese di scienze e tecnologia

    OCSE Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico

    OMC Organizzazione mondiale del commercio

    ORP Organizzazioni regionali per la pesca

    PIL Prodotto interno lordo

    QES Sistema di scambio delle quote

    QM Quota massima

    SEE Spazio economico europeo

    SNF Istituto di ricerca economica e amministrazione delle imprese

    SSF Istituto norvegese per la ricerca sull'olio e i prodotti derivati dalle aringhe

    TAC Totali ammissibili di cattura

    UE Unione europea

    UiB Università di Bergen

    UNCLOS Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare

    UNFSA Accordo delle Nazioni Unite sulla conservazione delle risorse alieutiche

    UQS Sistema di quote unitarie

    ZEE Zona economica esclusiva

  • La pesca in Norvegia

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    Sintesi La Norvegia si trova nell'Europa settentrionale e si affaccia sul Mare del Nord e sull'oceano Atlantico settentrionale, ad ovest della Svezia. Le acque territoriali della Norvegia si estendono per 12 miglia marine e la zona economica esclusiva (ZEE) per 200 miglia marine. Una zona di protezione ittica attorno alle Isole Svalbard e una zona di pesca attorno all'Isola di Jan Mayen sono state istituite alla fine degli anni Settanta. Vi sono inoltre due zone non soggette a regolamentazione (o d'alto mare), nel Mare di Barents e attorno all'Isola di Jan Mayen. Nei referendum indetti nel 1972 e nel 1994 la Norvegia ha respinto l'adesione all'Unione Europea. Fa comunque parte dell'Associazione europea di libero scambio (EFTA), dello Spazio economico europeo (SEE), di Schengen e della Lega nordica. Storicamente, le principali fonti di sostentamento per i norvegesi derivavano dalla pesca, dalla caccia alle balene e alle foche. La pesca ha sempre rappresentato un elemento cruciale per il commercio e l'industria norvegesi, poiché la Norvegia controlla alcune delle zone di pesca più ricche al mondo. Il Mare del Nord, la costa norvegese, il Mare di Barents e il fronte polare del Mare di Norvegia sono tutt'ora aree estremamente prolifiche. Attualmente, la Norvegia è uno dei maggiori fornitori di prodotti ittici al mondo, sia in termini di catture che di prodotti di acquacoltura e uno dei principali esportatori di frutti di mare.

    Percentuale del PIL derivante da attività di pesca e allevamenti ittici

    0,7 %

    Catture in tonnellate 2,24 milioni di tonnellate di pesci e crostacei Valore delle catture 11.6 miliardi di NOK N. di persone per le quali la pesca rappresenta la principale occupazione

    11 060 persone

    Numero di pescherecci 7 305 pescherecci Tonnellate di pesce di allevamento vendute 689 000 tonnellate Valore diretto del pesce di allevamento 17 miliardi di NOK Impiegati nel settore dell'acquacoltura 3.851 persone N. di licenze per attività di acquacoltura 1 415 licenze N. di pesci di allevamento fuggiti 1 232 000 pesci

    Fonte: Istituto statistico norvegese www.ssb.no I regolamenti norvegesi in materia di pesca sono basati sulla limitazione dell'accesso, la regolamentazione delle quote e i regolamenti tecnici. Il ministero della Pesca e degli affari costieri, unitamente alle agenzie e istituzioni subordinate, rappresenta il principale ente di gestione della pesca in Norvegia. Il ministero esercita la propria autorità amministrativa attraverso l'adozione e l'applicazione di normative e regolamenti. Il ministero è stato istituito nel 1946 e la Norvegia è stato il primo paese al mondo a creare un ministero separato per la pesca. Prima di allora, le questioni relative alla pesca venivano gestite dal ministero del Commercio. La politica e i sistemi di gestione della pesca in Norvegia poggiano sul principio di raccolta sostenibile delle risorse biologiche marine. La raccolta sostenibile dipende dalla salute degli ecosistemi marini. L'obiettivo del governo norvegese è quello di adottare un approccio alla gestione della pesca che tenga in considerazione l'ecosistema, in modo da assicurare una cattura sostenibile delle risorse biologiche marine. Il modello norvegese di gestione sostenibile delle risorse marine poggia su alcuni principi fondamentali: sfruttamento sostenibile, approccio multispecie, regolamenti adeguati e controllo ed attuazione efficaci.

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    Il cambiamento climatico desta inoltre preoccupazione, dato che per quanto riguarda la pesca esistono relazioni tra i mutamenti climatici e le variazioni negli stock ittici. L'amministrazione norvegese intende applicare dei sistemi flessibili di gestione della pesca e dell'acquacoltura, basati su ricerche scientifiche. La pesca in Norvegia si è trasformata in un'industria fortemente regolamentata con quote di pesca e obblighi di licenze. La determinazione delle quote di pesca si basa principalmente sugli orientamenti e sulle raccomandazioni del Consiglio internazionale per l'esplorazione del mare1 (CIEM). Una volta che il CIEM presenta le proprie raccomandazioni relative alle quote, vengono avviate le discussioni circa le questioni gestionali tra la Norvegia e gli altri Stati. Terminati i negoziati internazionali, inizia il processo di regolamentazione nazionale per l'assegnazione delle quote. La Direzione per la pesca presenta le proprie proposte di regolamentazione interna. Le parti interessate vengono coinvolte nel processo decisionale attraverso l'assemblea consultiva per la regolamentazione della pesca (l'organo di regolamentazione) che rappresenta le associazioni di pescatori, l'industria ittica, i sindacati, il Parlamento Sami, le autorità locali, le organizzazioni ambientaliste e altri soggetti interessati. Al termine del processo, il ministero della Pesca e degli Affari costieri decide come suddividere le quote tra i pescherecci e stabilisce le norme tecniche relative alle modalità di pesca per l'anno successivo. Al fine di attuare una pesca maggiormente selettiva, occorre rispettare alcuni regolamenti relativi a misure tecniche attualmente in vigore. Tali misure tecniche vengono adottate per ridurre l'impatto della pesca sugli stock ittici e sull'ambiente e comprendono: dimensioni minime dei pesci e delle maglie, restrizioni sulle attrezzature, fermi stagionali e zone di divieto (per consentire il recupero degli stock, zone interdette all'impiego di reti a strascico per proteggere le barriere coralline e strutture analoghe) e divieto di rigetto (misura introdotta negli anni Ottanta). La Norvegia è uno dei pochi paesi al mondo ad applicare il divieto di rigetto. Il controllo delle risorse riguarda l'intera catena produttiva, dalla cattura dei pesci in mare, alla conservazione, fino all'esportazione all'estero. La ZEE norvegese, la zona di pesca attorno all'Isola di Jan Mayen e la zona di protezione ittica attorno alle Isole Svalbard sono le zone prioritarie di competenza della guardia costiera. L'efficiente cooperazione tra la guardia costiera norvegese in mare e la Direzione per la pesca e le organizzazioni di vendita sulla terraferma rappresenta un fattore determinante in questo processo. La pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (INN) è uno dei problemi più gravi per quanto riguarda la gestione della pesca a livello mondiale. La pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata è un problema transnazionale e può essere contrastata unicamente attraverso la cooperazione internazionale. La Norvegia ha attualmente accordi di cooperazione per quanto riguarda le misure di controllo dell'attività di pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata con la Commissione europea, la Russia, l'Islanda, il Regno Unito, la Lituania, la Svezia, la Danimarca, le isole Faroe, i Paesi Bassi, la Germania, il Portogallo, il Canada, la Polonia, l'Estonia e il Marocco. La lotta a tale fenomeno rappresenta la massima priorità per gli organismi di gestione della pesca norvegesi. La Norvegia ha adottato una serie di misure per

    1 Il CIEM elabora le proprie raccomandazioni sugli stock in diverse fasi. Innanzi tutto, gli scienziati dei vari paesi

    raccolgono dati sulla base degli sbarchi, dei rigetti e degli studi scientifici. In secondo luogo, queste informazioni vengono utilizzate dai gruppi di lavoro del CIEM per analizzare lo stato degli stock. Infine, i risultati dei gruppi di lavoro vengono rivisti dal Comitato consultivo che decide quale debba essere la raccomandazione ufficiale del CIEM in merito alla gestione degli stock.

  • La pesca in Norvegia

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    contrastare la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata. Si cerca una soluzione praticabile combinando gli sforzi volti a ridurre l'eccessiva capacità della flotta peschereccia commerciale. Sono state adottate misure volte a rafforzare i sistemi di controllo sulle attività di pesca in mare e sugli sbarchi. I regolamenti in materia di pesca vengono applicati sia in mare, che quando il pesce viene sbarcato ed esportato. La pesca in Norvegia viene in genere divisa in due categorie: la pesca al merluzzo (demersale) e la pesca alle aringhe (pelagica). La prima categoria include il merluzzo, il merluzzo carbonaro e l'eglefino. Tali specie sono destinate direttamente al consumo. La categoria delle aringhe comprende anche il capelin e lo sgombro. La maggior parte di questi stock viene tradizionalmente trasformata in olio e alimenti per animali. Anche la caccia alla foca e alla balena sono attività attualmente praticate in Norvegia. La Norvegia è membro della Commissione baleniera internazionale (CBI) dal 1960 e ha aderito alla Commissione per i mammiferi marini dell'Atlantico settentrionale (CMMAN) nel 1992. Le catture norvegesi di balenottere riguardavano principalmente le balenottere rostrate. La caccia alla foca in Norvegia è basata principalmente a due specie, la foca della Groenlandia e la foca dal cappuccio, ed è stata praticata nella zona di Terranova (fino al 1983), nelle zone del pack artico occidentale (al largo dell'isola di Jan Mayen) e del pack artico orientale. Possono essere cacciate unicamente le foche di età superiore a un anno di età e i cuccioli svezzati. Le foche vengono cacciate per scopi commerciali, ricreativi e per ricerca. Le quote per la caccia alle foche vengono fissate sulla base di raccomandazioni scientifiche formulate dal Consiglio internazionale per l'esplorazione del mare (CIEM) e dall'Organizzazione della pesca nell'Atlantico nord-occidentale (NAFO). Gli stock più importanti si spostano tra le acque norvegesi e le acque di altri paesi e pertanto una buona gestione degli stock richiede la stretta collaborazione con i paesi confinanti. La cooperazione internazionale è un aspetto cruciale del sistema gestionale norvegese. Per gli stock ittici più importanti, le quote vengono stabilite di comune accordo con altri paesi, inclusi la Russia, le isole Faroe, la Groenlandia e gli Stati membri dell'UE.

    L'Unione europea ha concluso tre accordi pesca con la Norvegia, segnatamente un accordo bilaterale, un accordo trilaterale e un accordo di vicinato. L'accordo bilaterale riguarda il Mare del Nord e l'Atlantico, l'accordo trilaterale riguarda Skagerrak e Kattegat (Danimarca, Svezia e Norvegia) mentre l'accordo di vicinato riguarda le attività di pesca della Svezia nelle acque norvegesi del Mare del Nord. I regimi bilaterali e trilaterali consentono la fissazione dei TAC per stock comuni, il trasferimento di possibilità di pesca, l'adozione di misure tecniche comuni e di misure in materia di controllo e applicazione della normativa. L'accordo di vicinato permette di trasferire possibilità di pesca dalla Norvegia alla Svezia sulla base dell'accordo di pesca tra questi due paesi, siglato nel dicembre 1976. L'accordo bilaterale è l'accordo singolo più importante stipulato dalla Comunità con una terza parte, sia in termini di scambio di possibilità di pesca sia in termini di misure comuni di gestione. Il 26 novembre 2007, la Commissione europea e la Norvegia hanno concluso un accordo sulle possibilità di pesca per il 2008 relativamente ai sette principali stock gestiti in comune nel Mare del Nord, ossia merluzzo bianco, eglefino, merluzzo carbonaro, melù, passera di mare, sgombro e aringhe. La Norvegia e l'UE hanno altresì concordato una serie di scambi di possibilità di pesca nel Mare del Nord e nell'Atlantico nordorientale, consentendo ad entrambe le parti di

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    svolgere un'attività di pesca sostenibile per le specie di interesse comune. Sono stati compiuti progressi sostanziali nel rafforzamento dei sistemi di controllo e attuazione su diversi fronti. La dimensione esterna delle attività di pesca è rappresentata altresì dalla partecipazione alle varie organizzazioni regionali per la pesca (ORP), grazie alla quale la Norvegia coopera a livello internazionale in settori importanti quali l'attività di pesca in alto mare e la lotta all'attività di pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata. La Norvegia è coinvolta in varie ORP e organi consultivi, fra cui: il Consiglio internazionale per l'esplorazione del mare (CIEM), l'Organizzazione per la pesca nell'Atlantico nordoccidentale (NAFO), la Commissione della pesca nell'Atlantico nordorientale (NEAFC) e la Commissione per la conservazione delle risorse biologiche dell'Antartico (CCAMLR); la Norvegia interviene inoltre in qualità di osservatore nella Commissione internazionale per la conservazione dei tonnidi nell'Atlantico (ICCAT). Occorre non sottovalutare l'industria dell'acquacoltura: i prodotti di allevamento rappresentano infatti circa la metà delle esportazioni totali di pesce della Norvegia. Il salmone atlantico e la trota iridea sono le specie prevalenti nell'industria dell'acquacoltura, sebbene siano in atto notevoli sforzi di sviluppo per l'allevamento di nuove specie, quali il merluzzo bianco, l'ippoglosso, il pesce lupo e i frutti di mare. In Norvegia è necessaria una licenza rilasciata dalle autorità competenti per l'allevamento di pesci e molluschi. Il settore dell'acquacoltura non gode di sussidi ed è molto importante in termini di occupazione in alcune regioni costiere rurali. La fuga dei salmoni d'allevamento che si incrociano con i salmoni selvatici è considerato un problema serio. Il problema principale, poi, è attualmente rappresentato dai pidocchi marini che infestano i salmoni e le trote. Le perdite annuali per l'acquacoltura dovute ai pidocchi marini sono stimate in 300-500 milioni di corone norvegesi. Le considerazioni di tipo ambientale e gli sforzi legati alla tutela della salute e del benessere dei pesci sono aspetti prioritari per l'industria e a livello di amministrazione pubblica e saranno un elemento importante per la capacità competitiva del settore dell'acquacoltura. Le statistiche relative all'occupazione nel settore della pesca tratte dal registro norvegese dei pescatori indicano una costante diminuzione del numero di pescatori. Il registro include tutti i pescatori impegnati in attività di pesca in mare, nella caccia alle balene e alle foche in Norvegia. I pescatori sono suddivisi tra coloro che fanno della pesca la propria occupazione principale e coloro per i quali la pesca rappresenta un'occupazione secondaria. Nel 2005, 14 785 persone erano registrate nel registro norvegese dei pescatori. Nel 2005, c'è stata una diminuzione del 4,8% del numero di pescatori registrati rispetto al 2004. La ricerca e lo studio delle questioni legate alla pesca sono aspetti importanti per il governo norvegese. L'Istituto per la ricerca marina è il più grande istituto di ricerca della Norvegia e un'organizzazione di riferimento per le ricerche scientifiche e la consulenza circa gli ecosistemi marini e l'acquacoltura. La maggior parte dei finanziamenti per la ricerca nel settore della pesca del settore pubblico proviene dal ministero della Pesca. Anche il ministero dell'Istruzione, della Ricerca e degli Affari ecclesiastici stanzia dei fondi per le attività scientifiche nel settore della pesca intraprese da università e istituti. Altri ministeri partecipano in una certa qual misura agli investimenti per la ricerca nel settore della pesca, per lo più attraverso il Consiglio per la ricerca norvegese.

  • La pesca in Norvegia

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    Indice Pagina

    Acronimi iii Sintesi v Indice ix Elenco delle tabelle xi Elenco delle figure xi Elenco dei grafici xii 1. Introduzione 1

    1.1 Informazioni essenziali 1 1.2 Organizzazione statale 1 1.3 Situazione economica 2 1.4 Informazioni generali sul settore della pesca 2

    2. Quadro giuridico e istituzionale 3 2.1 Quadro giuridico per la pesca e i confini marittimi 3 2.2. Quadro istituzionale 4

    3. La gestione delle risorse ittiche 9 3.1 Cattura sostenibile e ecosistemi marini 9 3.2 L'approccio precauzionale nella gestione della pesca 10 3.3 La gestione della pesca e il mutamento climatico 10 3.4 I processi di gestione della pesca per l'assegnazione delle quote 11 3.5 Regolamenti per la pesca in Norvegia 12

    4. Controllo delle risorse 17 4.1 Introduzione 17 4.2 La guardia costiera 18 4.3 Lotta alla pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata 18

    5. La pesca in Norvegia 21 5.1 La pesca in Norvegia 21 5.2 Catture e sbarchi 24 5.3 La caccia ai mammiferi marini 26

    6. La flotta 33 7. Accordi di pesca internazionali 35

    7.1 Accordi per la gestione degli stock comuni 35 7.2 Partecipazione alle organizzazioni regionali per la pesca (ORP) 37 7.3 Cooperazione internazionale nella lotta alla pesca INN 37 7.4 Sviluppo e cooperazione nel settore della pesca con i paesi in via di sviluppo 38

  • La pesca in Norvegia

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    8. Acquacoltura 41 8.1 Specie e produzione 41 8.2 Licenze per le attività di acquacoltura 43 8.3 Aspetti relativi allo stato di salute dei pesci d'allevamento 44

    9. L'industria ittica e la produzione 47 10. L'occupazione nel settore della pesca 51 11. Sostegno finanziario al settore della pesca 55 12. Ricerca marina e istituti di ricerca 57

    12.1 Ricerca marina 57 12. 2 L'Istituto di ricerca marina 59 12. 3 Altri istituti di ricerca 60 12.4 Università che si dedicano alla ricerca e allo studio delle questioni legate alla pesca 63

    Riferimenti bibliografici 65 Link 67 Allegati 69

    Allegato I Definizione di pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata – (pesca INN) 69

    Allegato II Le specie più comuni di balena lungo le coste norvegesi 69

  • La pesca in Norvegia

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    Elenco delle tabelle

    Tabella 1: Dati principali relativi al 2006 2 Tabella 2 La caccia alla foca in Norvegia (1980-2006) 27 Tabella 3 La caccia alla foca lungo le coste della Norvegia (2001-2006) 28 Tabella 4 Aree e stagioni di caccia alla foca 29 Tabella 5 La caccia alla balenottere rostrate in Norvegia (1996-2006) 31 Tabella 6 Risultati dei negoziati sulla pesca UE-Norvegia EU(2008) in tonnellate 36 Tabella 7 Numero di licenze per il salmone atlantico e la trota iridea 43 Tabella 8 Numero di licenze per altre specie, per contea e specie 43 Tabella 9 Dati relativi all'industria ittica norvegese nel 2006 47 Tabella 10 Pescatori per i quali la pesca rappresenta l'occupazione principale, suddivisi per

    età e genere (1990-2006) 52 Tabella 11 Pescatori part-time, suddivisi per età e genere (1990-2006) 52 Tabella 12 Spesa per la ricerca e lo sviluppo e fonti di finanziamento nel settore marino

    2005 (in milioni di corone norvegesi e percentuale) 58 Tabella 13 Spesa per la ricerca e lo sviluppo e aree di ricerca nel settore marino 2005 (in

    milioni di corone norvegesi e percentuale) 58 Tabella 14 - Imbarcazioni di ricerca dell'IMR nel 2006 59 Tabella I Pescherecci registrati per contea (1995-2006) 74 Tabella II Catture portate a terra dai pescherecci norvegesi (2004-2006) 75

    Elenco delle figure

    Figura 1 - Organigramma del ministero della Pesca e degli Affari costieri 5 Figura 2 - Gli ecosistemi marini del Mare di Barents 9 Figura 3 - La catena regolamentare 12 Figura 4 - Quantità di pescato per contea di sbarco 26 Figura 5 - Distribuzione dei pescatori per contea 53 Figura 6 - Misurazione della biomassa ittica 57 Figura 7 - Struttura di base di un ecosistema in Norvegia 60

  • La pesca in Norvegia

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    Elenco dei grafici

    Grafico 1 - Biomassa dello stock riproduttivo e punto di riferimento critico e precauzionale per la pesca al merluzzo artico (1946-2006) 10

    Grafico 2 Distribuzione delle quantità per gruppi principali nel 2006. (peso in 1 000 tonnellate) 21

    Grafico 3 Quote assegnate alla Norvegia delle principali specie pelagiche. 1990-2007 24 Grafico 4 Quote assegnate alla Norvegia delle principali specie di pesce di fondale a nord

    del 62o N. 24 Grafico 5 Produzione totale (1930-2005) 25 Grafico 6 Evoluzione della caccia alla foca e alla balena in Norvegia (1945-2006) 27 Grafico 7 Evoluzione della caccia alla balena in Norvegia (1950-2006) 30 Grafico 8 Numero di pescherecci e potenza complessiva 1990-2006 33 Grafico 9 Numero di pescherecci per categoria di lunghezza (1980-2006) 34 Grafico 10 Potenza complessiva per categoria di lunghezza (1980-2006) 34 Grafico 11 Entrate operative stimate e costi operativi (valore nominale). Pescherecci di

    lunghezza superiore a 8 metri (1980-2005). 34 Grafico 12 Allevamento ittico. Volumi di vendita di salmone e trota iridea (1980-2005). 42 Grafico 13 Distribuzione della quantità di pesce di allevamento venduto. 2006. Peso in

    tonnellate 42 Grafico 14 Impiego di antibiotici nell'allevamento ittico per specie (2003-2005) 45 Grafico 15 Esportazioni norvegesi di prodotti ittici 47 Grafico 16 Valore delle esportazioni per settore di prodotto ittico 48 Grafico 17 Esportazioni norvegesi di prodotti ittici 2006 48 Grafico 18 Produzione di salmone in Norvegia 49 Grafico 19 Andamento del numero di pescatori (1990-2006) 51 Grafico 20 Sussidi governativi (valore nominale) alla flotta peschereccia (1980-2006) 56 Grafico I Merluzzo bianco dell'Atlantico nordorientale 1950-2005 (1 000 t). Biomassa

    totale e dello stock riproduttivo (SSB) 72 Grafico II Eglefino dell'Atlantico nordorientale 1950-2005 (1 000 t). Biomassa totale e

    dello stock riproduttivo. 72 Grafico III Merluzzo cabonaro dell'Atlantico nordorientale 1950-2005 (1 000 t). Biomassa

    totale e dello stock riproduttivo. 73 Grafico IV Fregolo primaverile dell'aringa di Norvegia 1950-2005 (1 000 t). Biomassa

    totale e dello stock riproduttivo. 73 Grafico V capelin del Mare di Barents (esemplari di età superiore a un anno) 1975-2005 (1

    000 t). Biomassa totale e dello stock riproduttivo. 73 Grafico VI Melù 1981-2005 (1 000 t). Biomassa totale e dello stock riproduttivo 74

  • Fisheries in Norway

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    1. Introduzione

    1.1 Informazioni essenziali

    La Norvegia si trova nell'Europa settentrionale e si affaccia sul Mare del Nord e sull'oceano Atlantico settentrionale, ad ovest della Svezia. La superficie totale è di 323 802 km quadrati, di cui 307 442 km quadrati di terraferma e 16 360 km quadrati costituiti da corsi d'acqua e laghi. Ha una popolazione di 4 627 926 persone (luglio 2007, stima). La Norvegia confina con la Finlandia (727 km), la Svezia (1 619 km) e la Russia (196 km) per un totale di 2 542 km di frontiere terrestri. La costa norvegese si sviluppa invece per 25 148 km (inclusi 2 650 km di sviluppo costiero della terraferma, 22 498 km rappresentanti da lunghi fiordi, numerose isolette e piccole insenature e 58 133 km di sviluppo costiero insulare). Le acque territoriali della Norvegia si estendono per 12 miglia marine, la zona contigua si estende per 10 miglia marine, la zona economica esclusiva per 200 miglia marine e la piattaforma continentale per 200 miglia marine.

    1.2 Organizzazione statale

    La Norvegia è una monarchia costituzionale e la capitale è Oslo. Dal punto di vista amministrativo, il territorio è suddiviso in 19 contee (fylker, singolare: fylke): Akershus, Aust-Agder, Buskerud, Finnmark, Hedmark, Hordaland, More og Romsdal, Nordland, Nord-Trondelag, Oppland, Oslo, Ostfold, Rogaland, Sogn og Fjordane, Sor-Trondelag, Telemark, Troms, Vest-Agder, Vestfold. I territori dipendenti comprendono le isole Bouvet, Jan Mayen e Svalbard. Nei referendum indetti nel 1972 e nel 1994 la Norvegia ha respinto l'adesione all'Unione Europea. Fa comunque parte dell'Associazione europea di libero scambio (EFTA), dello Spazio economico europeo (SEE), di Schengen e della Lega nordica.

  • La pesca in Norvegia

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    1.3 Situazione economica

    Con un PIL pro capite pari a 55 600 dollari USA (stime del 2007), un tasso di inflazione dello 0,4% (stime del 2007) e un debito pubblico del 9,1% del PIL (stime del 2007), l'economia norvegese è prospera e vanta un efficiente sistema di previdenza sociale, combinando in tal modo l'attività di libero mercato con l'intervento statale. Il governo controlla ambiti di particolare importanza, come il settore del petrolio, attraverso grandi imprese statali. Il paese è ricco di risorse naturali (petrolio, energia idroelettrica, risorse ittiche, foreste e minerali) e dipende fortemente dalla produzione di petrolio e dai relativi prezzi internazionali. Petrolio e gas rappresentano un terzo delle esportazioni del paese. Soltanto l'Arabia Saudita e la Russia esportano quantitativi maggiori di petrolio rispetto alla Norvegia. La Norvegia ha scelto di non aderire all'Unione europea con un referendum indetto nel novembre 1994; ciò nondimeno, in qualità di membro dello Spazio economico europeo, contribuisce in modo significativo al bilancio dell'Unione. Il governo ha intrapreso una politica di privatizzazioni. Mentre la produzione di petrolio in Norvegia ha raggiunto il picco nel 2000, la produzione di gas naturale è in costante crescita. La Norvegia ha accantonato le eccedenze di bilancio generate dal petrolio e dal gas in un fondo petrolifero governativo, investito all'estero e ora valutato in oltre 250 miliardi di dollari USA. Il PIL è cresciuto del 3-5% nel periodo 2004-2007, in parte grazie all'aumento del prezzo del petrolio. Le eccedenze di bilancio da record e la ripresa del mercato del lavoro fatte registrare in Norvegia nel 2007 indicano una posizione di forza dell'economia del paese anche per il 2008. 1.4 Informazioni generali sul settore della pesca

    Storicamente, le principali fonti di sostentamento per i norvegesi derivavano dalla pesca, dalla caccia alle balene e alle foche. Tali attività rappresentavano la base della vita e della cultura nelle zone costiere e molte comunità costiere dipendono ancora dalle attività di pesca. La pesca ha sempre rappresentato un elemento cruciale per il commercio e l'industria norvegesi, poiché la Norvegia controlla alcune delle zone di pesca più ricche al mondo. Il Mare del Nord, la costa norvegese, il Mare di Barents e il fronte polare del Mare di Norvegia sono tutt'ora aree estremamente prolifiche e le maggiori specie di pesci depongono le uova poco al largo delle coste norvegesi. Il settore della pesca rappresenta una delle industrie d'esportazione più importanti della Norvegia. Fin dal XII secolo, lo stoccafisso è stato un prodotto importante per l'esportazione. Attualmente, la Norvegia è uno dei maggiori fornitori di prodotti ittici al mondo, sia in termini di catture che di prodotti di acquacoltura e uno dei principali esportatori di frutti di mare.

    Tabella 1: Dati principali relativi al 2006

    Percentuale del PIL derivante da attività di pesca e allevamenti ittici

    0,7 %

    Catture in tonnellate 2,24 milioni di tonnellate di pesci e crostacei Valore delle catture 11.6 miliardi di NOK N. di persone per le quali la pesca rappresenta la principale occupazione

    11 060 persone

    Numero di pescherecci 7 305 pescherecci Tonnellate di pesce di allevamento vendute 689 000 tonnellate Valore diretto del pesce di allevamento 17 miliardi di NOK Impiegati nel settore dell'acquacoltura 3.851 persone N. di licenze per attività di acquacoltura 1 415 licenze N. di pesci di allevamento fuggiti 1 232 000 pesci

    Fonte: www.ssb.no

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    2. Quadro giuridico e istituzionale

    2.1 Quadro giuridico per la pesca e i confini marittimi

    Il mare soggetto alla giurisdizione norvegese si estende per quasi due milioni di chilometri quadrati. Nel 1977 è stata istituita una zona economica esclusiva di 200 miglia marine (ZEE), conformemente alla convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS), ratificata nel 1996. La Norvegia ha anche ratificato l'Accordo delle Nazioni Unite sugli stock ittici transzonali e altamente migratori (UNFSA). Una zona di protezione ittica è stata istituita attorno alle Svalbard a partire dal 15 giugno 1977, mentre la zona ittica attorno a Jan Mayen è stata istituita il 29 maggio 1980. Vi sono inoltre due zone non soggette a regolamentazione, note come "banana hole", attorno all'Isola di Jan Mayen e nel Mare di Barents. Si tratta di acque internazionali o zone d'alto mare per le quali non esiste una regolamentazione specifica.

    Fonte: Ministero della Pesca e degli Affari costieri, 2007

    *L'area adiacente nel Mare di Barents è regolamentata da un accordo provvisorio tra Norvegia e Russia

    Per limitare lo sforzo di pesca in Norvegia vengono applicate diverse misure amministrative. Le leggi del 1951 e del 1972 rappresentavano gli strumenti giuridici fondamentali per la concessione delle licenze di pesca, nonché per altri tipi di regolamentazione dello sforzo di pesca introdotti per la gestione della flotta peschereccia. Le leggi del 1917, 1951 e 1972 sono state sostituite dalla legge del 1999 sulla regolamentazione della partecipazione alle attività di pesca a partire dal 1° gennaio 2000.

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    Vi sono altre due leggi importanti2 che definiscono il sistema di gestione delle licenze di pesca e altri sistemi di gestione della flotta peschereccia norvegese:

    • la legge del 3 luglio 1983 relativa alla pesca in mare • la legge 68 del 14 giugno 1985 sull'allevamento dei frutti di mare

    In base all'accordo dello Spazio economico europeo (SEE)3, la Norvegia collabora con altri paesi in materia di politica commerciale, sia in seno alle organizzazioni internazionali come l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) e l'Organizzazione mondiale del commercio (OMC), ma anche con singoli paesi e istituzioni intergovernative come l'UE. Esistono inoltre relazioni di lavoro internazionali rivolte a garantire la sicurezza dei prodotti alimentari nel quadro della commissione congiunta FAO/OMC sul Codex Alimentarius. 2.2. Quadro istituzionale

    Il ministero della Pesca e degli affari costieri, unitamente alle agenzie e istituzioni subordinate, rappresenta il principale ente di gestione della pesca in Norvegia. 2.2.1 Il ministero della Pesca e degli affari costieri

    L'organo più importante per la gestione della pesca in Norvegia è il ministero della Pesca e degli affari costieri. Il ministero esercita la propria autorità amministrativa attraverso l'adozione e l'applicazione di normative e regolamenti. Il ministero è stato istituito nel 1946 e la Norvegia è stato il primo paese al mondo a creare un ministero separato per la pesca. Prima di allora, le questioni relative alla pesca venivano gestite dal ministero del Commercio. Le competenze del ministero della Pesca e degli affari costieri comprendono:

    • l'industria ittica; • l'industria dell'acquacoltura; • la sicurezza dei prodotti ittici e la salute e il benessere delle risorse ittiche; • i porti, le infrastrutture per il trasporto marittimo, le misure di preparazione in caso di

    inquinamento legato ad incidenti. Gli obiettivi principali4 del ministero della Pesca e degli Affari costieri riguardano l'instaurazione e il mantenimento di un clima favorevole per:

    • generare il massimo valore aggiunto e creare ricchezza attraverso lo sfruttamento sostenibile delle risorse marine, l'industria dell'acquacoltura, le bioindustrie marine e i settori e i servizi ad essi associati,

    • creare delle condizioni a livello nazionale e internazionale che consentano di promuovere la competitività dell'industria alimentare ittica in Norvegia,

    • promuovere il rispetto e trovare un punto di equilibrio tra aspetti di natura ambientale, sociale ed economica in tutte le politiche e strategie di gestione e nella scelta degli strumenti d'attuazione,

    • migliorare la sicurezza dei prodotti ittici e la salute e il benessere delle risorse ittiche; • favorire lo sviluppo dinamico dei porti, delle infrastrutture per i trasporti marittimi, la

    navigazione e i servizi per il traffico navale, 2 OECD, 2005. Country note on national fisheries management systems (Nota per singolo Stato relativa ai sistemi di gestione nazionali delle attività di pesca). 3 SEE, 1° gennaio 1994 4 Fisheries Development Cooperation – Mapping of Norwegian Competence, 2006 (Cooperazione allo sviluppo nel

    settore della pesca – mappatura delle competenze norvegesi). http://www.cdcf.no/reports

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    • elaborare delle normative in materia di sicurezza e tutela ambientale, di gestione delle situazioni di emergenza e dell'inquinamento causato dal traffico navale.

    Il ministero della Pesca e degli affari costieri conta circa 110 dipendenti5. L'attuale ministro è la laburista Helga Pedersen, nominata il 17 ottobre 2005. L'organigramma del ministero è illustrato nella figura sottostante.

    Figura 1 Organigramma del ministero della Pesca e degli Affari costieri

    Fonte: Ministero della Pesca e degli Affari costieri Come illustrato dalla tabella, il ministero è suddiviso in quattro dipartimenti diversi. Dipartimento dell'acquacoltura, prodotti ittici e mercati. Questo dipartimento gestisce tutte le questioni relative all'industria dell'acquacoltura, a norma della legge sull'acquacoltura e della legge sull'allevamento in mare. Il dipartimento si occupa del controllo di qualità dei prodotti ittici (dal produttore al consumatore finale), sovrintende i controlli e le attività di monitoraggio dei prodotti ittici lungo tutta la catena produttiva, inclusi i mangimi e le condizioni di salute dei pesci. Un altro importante ambito di competenza riguarda l'accesso ai mercati, a livello mondiale (OMC), europeo (UE-SEE) e bilaterale. Il dipartimento contribuisce infine agli sforzi volti alla creazione di ricchezza basata sulle risorse marine norvegesi, attraverso le responsabilità di gestione del consiglio norvegese per l'esportazione dei prodotti ittici. Dipartimento degli affari costieri. Il dipartimento si occupa delle infrastrutture marittime, delle misure di preparazione in caso di grave inquinamento, della programmazione a lungo termine dei trasporti marittimi nel quadro del piano nazionale dei trasporti, delle politiche nazionali relative ai porti e alle zone navigabili, dello sviluppo dei porti di pesca e della gestione dell'agenzia subordinata denominata Amministrazione costiera nazionale norvegese. Il dipartimento è inoltre responsabile della politica relativa alla navigazione civile. Dipartimento di ricerca e innovazione. Il dipartimento è responsabile dei bilanci e della gestione finanziaria e coordina la gestione delle agenzie subordinate del ministero. Si occupa

    5 Fonte: http://www.regjeringen.no/en/dep/fkd.html?id=257

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    inoltre delle politiche regionali e di ricerca, nonché dell'innovazione e dello sviluppo industriale nel settore marittimo. Dipartimento delle risorse e dell'ambiente marini. Il dipartimento si occupa di questioni relative alle negoziazioni di quote e agli accordi di pesca internazionali, di mammiferi marini, dei regolamenti nazionali in materia di pesca, dell'assegnazione annuale di diritti di pesca e delle vendite dirette. Il dipartimento coordina la politica ambientale del ministero e la sua partecipazione alle organizzazioni internazionali che si occupano di ambiente marino. Il dipartimento coordina inoltre le questioni relative alla distribuzione delle risorse, alla struttura della flotta peschereccia, alla concessione di licenze e al diritto di partecipare alle attività di pesca, nonché gli aspetti relativi alla situazione economica e industriale del settore della pesca e della flotta peschereccia. Elabora e attua la politica norvegese per la lotta alla pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (INN)6, in particolare attraverso la cooperazione internazionale. 2.2.2 Agenzie e istituzioni subordinate

    Il ministero si occupa degli aspetti politici più importanti, mentre le questioni tecniche vengono gestite da agenzie e istituzioni subordinate.

    SECORA ASNorwegian Seafood Export Council

    FiskeriforksningResearch Council of Norway

    Innovation Norway

    The Guarantee Fund for Fishermen

    National Veterinary Institute

    Norwegian Food Safety Auhority

    Directorate of Fisheries

    National Coastal Administration

    Institute of Marine Research

    NIFESFishery & Aquaculture Research Fund

    Subordinated Agencies and Institutions at the Ministry of Fisheries and Coastal Affairs

    Fonte: Ministero della Pesca e degli Affari costieri

    Agenzie subordinate

    • Direzione per la pesca: con sede a Bergen, rappresenta l'organo consultivo ed esecutivo del ministero per le questioni che riguardano la pesca e la gestione dell'acquacoltura. Il ruolo della Direzione per la pesca è quello di fornire un contributo professionale all'elaborazione delle politiche. I compiti principali riguardano la regolamentazione, l'orientamento, la supervisione, la gestione delle risorse e il controllo di qualità. Negli ultimi anni la direzione è stata oggetto di un'ampia riorganizzazione e decentralizzazione.

    • Istituto di ricerca marina: con sede a Bergen, l'istituto assolve una funzione consultiva per il ministero della Pesca e degli affari costieri e svolge un ruolo cruciale nel controllo

    6 Una definizione di cosa significhi pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata secondo il piano d'azione

    della FAO per contrastare la pesca INN (2001) viene fornita nell'allegato I

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    e monitoraggio degli stock ittici e dei mammiferi marini, dell'ambiente marino e costiero e nelle attività relative all'acquacoltura e all'allevamento in mare. Anche la ricerca relativa all'ecosistema marino e all'impatto dei mutamenti climatici e dell'attività antropica rientra nelle funzioni consultive dell'istituto. L'istituto opera a stretto contatto con scienziati marini di altri paesi. Gran parte della collaborazione internazionale viene gestita dal Consiglio internazionale per l'esplorazione del mare (CIEM).

    • Amministrazione costiera nazionale: è l'organo consultivo ed esecutivo del ministero per le questioni relative ai porti e alle vie navigabili. È stata istituita nel 1974, in seguito alla fusione dell'autorità portuale nazionale, l'autorità responsabile di fari e boe e l'autorità di pilotaggio. L'amministrazione costiera nazionale e l'autorità norvegese responsabile delle attività di mappatura collaborano per quanto riguarda la trasmissione di segnali correttivi per i sistemi di navigazione satellitare GPS americani. È inoltre responsabile della preparazione a situazioni di grave inquinamento. L'amministrazione costiera nazionale è organizzata in cinque distretti costieri, ciascuno con il proprio ufficio regionale. La sede centrale di Ålesund è responsabile dell'amministrazione generale dei distretti.

    • Istituto nazionale per la ricerca nutrizionale e i prodotti ittici (NIFES): ha sede a Bergen e svolge una funzione consultiva per le autorità responsabili delle attività di pesca, per l'autorità norvegese per la sicurezza alimentare e l'industria ittica su questioni relative alla sicurezza dei prodotti alimentari e l'alimentazione.

    Istituti subordinati

    • Autorità norvegese per la sicurezza alimentare. Ha sede a Oslo ed è un'agenzia subordinata facente capo al ministero dell'Agricoltura e dei prodotti alimentari, al ministero della Salute e dei servizi sanitari e al ministero della Pesca e degli affari costieri. Conta otto uffici regionali e 64 uffici locali e verifica la sicurezza e la qualità dei prodotti ittici. Il centro nazionale delle risorse ittiche ha sede a Bergen.

    • Il fondo di garanzia per i pescatori. Ha sede a Trondheim e amministra i sistemi di previdenza sociale per i pescatori.

    • Fiskeriforskning – Istituto norvegese per la pesca e l'acquacoltura. Ha sede a Tromsø e conduce ricerche nel campo della biologia, sui prodotti e sui mercati, per conto delle autorità responsabili delle attività di pesca e di altri committenti.

    • Consiglio norvegese per l'esportazione di prodotti ittici. Ha sede a Tromsø ed è responsabile dell'elaborazione di misure comuni di commercializzazione per il pesce e i prodotti ittici a livello nazionale e internazionale. Il consiglio norvegese per l'esportazione di prodotti ittici ha rappresentanti locali nei maggiori mercati del mondo.

    • Il consiglio di ricerca norvegese. Ha sede a Oslo e gestisce una parte considerevole dei fondi disponibili per le ricerche legate alla pesca, secondo le direttive elaborate dal ministero della Pesca e degli affari costieri.

    • Norvegia Innovazione. È direttamente coinvolta nelle attività volte a promuovere l'innovazione e la creazione di ricchezza legate alle risorse marine. Gestisce gli strumenti finanziari destinati alle flotte, all'acquacoltura e all'industria ittica secondo le direttive del ministero della Pesca e degli affari costieri.

    • Istituto veterinario nazionale. Opera per conto del ministero dell'Agricoltura e dei prodotti alimentari e del ministero della Pesca e degli affari costieri per quanto riguarda il benessere degli animali e la sicurezza dei prodotti alimentari, associati alla produzione agricola e alla salute degli organismi acquatici.

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    • Fondo per la ricerca nell'industria ittica e l'acquacoltura. Si tratta di un programma di finanziamenti per la ricerca industriale e lo sviluppo nel settore della pesca e dell'acquacoltura.

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    3. La gestione delle risorse ittiche

    3.1 Cattura sostenibile e ecosistemi marini

    La politica e i sistemi di gestione della pesca in Norvegia poggiano sul principio di raccolta sostenibile delle risorse biologiche marine. La raccolta sostenibile dipende dalla salute degli ecosistemi marini. Il termine sostenibile viene in genere definito come sviluppo che consente di soddisfare le esigenze attuali senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare le proprie esigenze. L'obiettivo del governo norvegese è quello di adottare un approccio alla gestione della pesca che tenga in considerazione l'ecosistema, in modo da assicurare una cattura sostenibile delle risorse biologiche marine. L'attuazione di un simile approccio nella gestione delle attività di pesca richiede una precisa conoscenza delle dimensioni degli stock e di altre caratteristiche, nonché la conoscenza degli ecosistemi di cui fanno parte gli stock stessi. La gestione della pesca in Norvegia si basa sulle migliori informazioni scientifiche disponibili. La Norvegia può contare su oltre cento anni di esperienza di gestione della pesca e di ricerca marina a livello istituzionale, grazie alla Direzione per la pesca e all'Istituto di ricerca marina, istituiti entrambi nel 1900. Nel 1946 la Norvegia è stata la prima nazione al mondo a istituire un ministero della Pesca7.

    Figura 2 - Gli ecosistemi marini del Mare di Barents

    Fonte: Istituto di ricerca marina. Ecosistemi nel Mare di Barents

    7 www.fisheries.no

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    3.2 L'approccio precauzionale nella gestione della pesca

    Il Consiglio internazionale per l'esplorazione del mare (CIEM) e il relativo Comitato consultivo per la gestione della pesca (ACFM) hanno definito dei punti di riferimento per gli stock riproduttivi e la mortalità delle diverse specie. Si tratta di strumenti importanti per le autorità, nell'ottica di un approccio precauzionale per la gestione della pesca. Il punto di riferimento critico per gli stock riproduttivi viene considerato un livello pericoloso, al di sotto del quale la probabilità di scarso reclutamento è particolarmente elevata. Questo livello viene determinato sulla base di dati storici relativi agli stock e sulle attuali teorie riguardanti le dinamiche degli stock ittici. Il punto di riferimento precauzionale è più elevato e può essere interpretato come un livello di avvertenza: nel caso in cui gli stock riproduttivi siano al di sotto di tale livello, le autorità dovrebbero prendere in considerazione l'adozione di misure che consentano allo stock di tornare ad un livello più elevato e sicuro, in modo da salvaguardare la pesca sostenibile8. Un esempio di come viene applicato l'approccio precauzionale per la pesca al merluzzo artico nell'Atlantico nordorientale viene illustrato nel grafico sottostante.

    Grafico 1 - Biomassa dello stock riproduttivo e punto di riferimento critico e precauzionale per la pesca al merluzzo artico (1946-2006)

    Fonte: IMR e CIEM

    3.3 La gestione della pesca e il mutamento climatico

    Il governo norvegese riconosce che il mutamento climatico è un problema che riguarda la pesca, l'acquacoltura, le comunità costiere e l'industria ittica9. Secondo i dati meteorologici e oceanografici, i mutamenti climatici sono sempre più evidenti nell'ambiente marino: la temperatura del mare è in aumento, il livello del mare si potrebbe alzare, i ghiacci del Mar Artico finiranno con sciogliersi e le condizioni meteorologiche diventeranno sempre più estreme. Per quanto riguarda la pesca, esistono relazioni tra i mutamenti climatici e le variazioni negli stock ittici. Non è ancora chiaro come il cambiamento climatico influirà sul reclutamento, la 8 Fisheries, sealing, whaling and fish farming (Pesca, caccia alla foca e alla balena e allevamento ittico). Natural

    Resources and the Environment 2006 (Risorse naturali e ambiente), Istituto statistico norvegese, 2006. 9 Discorso pubblico del ministro della Pesca e degli Affari costieri Helga Pedersen alla conferenza sulla gestione

    della pesca e il cambiamento climatico. Bergen, 17 aprile 2008. Fonte: comunicato stampa, ministero della Pesca e degli Affari costieri.

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    crescita e la distribuzione degli stock. Nel Mare di Barents, si prevede che gli stock ittici si spingeranno verso nordest alla ricerca di cibo. L'arrivo di nuove specie come gli sgombri potrebbe portare ad una competizione per il cibo con capelin e aringhe. Nel Mare del Nord, l'aumento della temperatura marina potrebbe favorire la migrazione di specie provenienti da acque più meridionali. La presenza di sardine e di acciughe potrebbe diventare più frequente. La quantità totale di pesce non diminuirà necessariamente, ma i cambiamenti potrebbero comunque influire sul valore commerciale delle catture. A differenza dei pesci selvatici, i pesci d'allevamento non possono evitare i mutamenti climatici cambiando i propri modelli di distribuzione. In Norvegia, in genere le malattie colpiscono i pesci d'allevamento durante l'estate e all'inizio dell'autunno. L'aumento della temperatura marina influisce pertanto sulla possibilità che si manifestino malattie. I mutamenti climatici avranno effetti anche sulla popolazione e sulle attività commerciali lungo la costa. Le condizioni meteorologiche più estreme potrebbero anche influire sulla sicurezza dei pescatori e degli acquacoltori. Se gli stock costieri si spostano al largo ci saranno conseguenze per i pescherecci più piccoli. Questo potrebbe comportare una certa instabilità nelle forniture all'industria di trasformazione del pesce e di conseguenza meno lavoro per gli addetti. Per far fronte agli impatti presenti e futuri del cambiamento climatico, l'amministrazione norvegese intende applicare dei sistemi flessibili di gestione della pesca e dell'acquacoltura, basati su ricerche scientifiche. 3.4 I processi di gestione della pesca per l'assegnazione delle quote

    La pesca in Norvegia si è trasformata in un'industria fortemente regolamentata con quote di pesca e obblighi di licenze. Gli stock più importanti si spostano tra le acque norvegesi e le acque di altri paesi e pertanto una buona gestione degli stock richiede la stretta collaborazione con i paesi confinanti. Ciò significa che la decisione più importante per la gestione (ossia la quantità di pesce che può essere catturato in un determinato stock) si basa su una premessa determinata a livello internazionale. Di conseguenza, la cooperazione internazionale è un aspetto cruciale del sistema gestionale norvegese. Per gli stock ittici più importanti, le quote vengono stabilite di comune accordo con altri paesi, inclusi la Russia, le isole Faroe, la Groenlandia e gli Stati membri dell'UE. La determinazione delle quote di pesca si basa principalmente sugli orientamenti e sulle raccomandazioni del Consiglio internazionale per l'esplorazione del mare10 (CIEM). Una volta che il CIEM presenta le proprie raccomandazioni relative alle quote, vengono avviate le discussioni circa le questioni gestionali tra la Norvegia e gli altri Stati. Terminati i negoziati internazionali, inizia il processo di regolamentazione nazionale per l'assegnazione delle quote. La Direzione per la pesca presenta le proprie proposte di regolamentazione interna. Le parti interessate vengono coinvolte nel processo decisionale attraverso l'assemblea consultiva per la regolamentazione della pesca (l'organo di regolamentazione) che rappresenta le associazioni di pescatori, l'industria ittica, i sindacati, il Parlamento Sami, le autorità locali, le organizzazioni ambientaliste e altri soggetti interessati. Al termine del processo, il ministero della Pesca e degli

    10 Il CIEM elabora le proprie raccomandazioni sugli stock in diverse fasi. Innanzi tutto, gli scienziati dei vari paesi

    raccolgono dati sulla base degli sbarchi, dei rigetti e degli studi scientifici. In secondo luogo, queste informazioni vengono utilizzate dai gruppi di lavoro del CIEM per analizzare lo stato degli stock. Infine, i risultati dei gruppi di lavoro vengono rivisti dal Comitato consultivo che decide quale debba essere la raccomandazione ufficiale del CIEM in merito alla gestione degli stock.

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    Affari costieri decide come suddividere le quote tra i pescherecci e stabilisce le norme tecniche relative alle modalità di pesca per l'anno successivo.

    Figura 3 - La catena regolamentare

    Fonte: Fiskeridirektoratet

    3.5 Regolamenti per la pesca in Norvegia

    Una prima serie di regolamenti limita l'accesso all'attività di pesca, un aspetto fondamentale sia in termini economici per la flotta, che di conservazione. Una seconda categoria di strumenti di regolamentazione riguarda la definizione delle quote, in base alle quali si stabiliscono i volumi di cattura per ciascun peschereccio. I regolamenti nazionali relativi alle quote vengono definiti ogni anno per le seguenti specie: merluzzo bianco, eglefino, merluzzo carbonaro, aringa, sgombro, spratto, lompo, ippoglosso nero, passera di mare, salmone rosso, melù, gamberetti, capelin, rana pescatrice, sogliola, busbana norvegese, cicerello, granchio reale rosso e specie di acque profonde. La terza categoria di strumenti normativi riguarda i regolamenti tecnici che stabiliscono quando, dove e come sia possibile praticare le attività di pesca. Tali regolamenti sono fondamentali per la conservazione e includono i divieti di rigetto e aree protette flessibili, che possono essere interdette alla pesca nel caso in cui nelle catture vi sia una prevalenza di pesci sottodimensionati o di specie per le quali le quote sono già state raggiunte. 3.5.1 Accesso alle attività di pesca e regolamentazione delle quote

    Il modello norvegese di gestione sostenibile delle risorse marine poggia su alcuni principi fondamentali: sfruttamento sostenibile, approccio multispecie, regolamenti adeguati e controllo ed attuazione efficaci (OCSE, 2005).

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    La gestione delle risorse marine in Norvegia tende a ridurre la capacità di pesca per trovare un equilibrio tra le risorse e le possibilità di pesca. A tal fine vengono adottati diversi strumenti: regolamenti sull'accesso (per limitare lo sforzo di pesca), regolamenti strutturali (per limitare la capacità di pesca di determinati gruppi di pescherecci) e regolamenti sulla produzione (per limitare le catture ammesse). Regolamenti sull'accesso: tali regolamenti riflettono diverse misure amministrative applicate per limitare lo sforzo di pesca in Norvegia. I due modelli principali sono le licenze e i permessi, che stabiliscono il numero di pescherecci che possono partecipare alle diverse attività di pesca. Tecnicamente, in Norvegia l'accesso alla pesca è libero per i piccoli pescherecci che utilizzano attrezzi passivi. In pratica, però, un numero sempre maggiore di attività di pesca viene regolamentato attraverso l'accesso limitato ai pescherecci, o ai proprietari dei pescherecci, con diritti di pesca storici. Le licenze danno il diritto di partecipare alle attività di pesca. Sono associate a un peschereccio e a un proprietario e possono essere vendute unicamente insieme al peschereccio o trasferite ad un nuovo peschereccio dello stesso proprietario, dopo aver presentato la relativa richiesta alle autorità competenti. Per le attività di pesca in cui l'accesso è maggiormente limitato, il proprietario deve essere un pescatore a tempo pieno per poter mantenere il diritto di partecipare. Per poter acquistare un'imbarcazione in Norvegia è necessario dimostrare che per almeno tre degli ultimi cinque anni è stata condotta un'attività di pesca professionale a bordo di un peschereccio norvegese. Se una società desidera acquistare un'imbarcazione, almeno il 50% della società deve essere di proprietà di persone che soddisfano tali requisiti. Soltanto i pescherecci che operano in alto mare necessitano di licenze di pesca. In genere, i pescherecci costieri, di lunghezza inferiore ai 28 metri per definizione, che utilizzano attrezzature convenzionali (reti, palangari, lenze a mano …) non necessitano di licenze, ma la loro attività è regolamentata da permessi. Le licenze sono in genere necessarie per le attività di pesca con reti a circuizione e a strascico. L'attività della maggior parte della flotta, costituita per lo più da pescherecci costieri, è regolamentata dai permessi. La differenza tra licenze e permessi è apparentemente sottile. In teoria, i permessi, suddivisi in nove categorie, vengono concessi per un anno, sebbene in pratica vengano rilasciati a tempo indeterminato (FAO, 2005). Regolamenti strutturali: il loro scopo è ridurre la capacità di pesca per determinati gruppi di pescherecci. L'obiettivo può essere raggiunto in diversi modi, attraverso l'accesso limitato sulla base degli stock, il sistema di quote unitarie, il sistema di scambio delle quote e i programmi di disarmo dei pescherecci (OCSE, 2005).

    • Accesso limitato sulla base degli stock: la transizione della pesca norvegese da un sistema di accesso libero, in cui chiunque fosse un pescatore poteva ottenere un permesso di pesca per la propria imbarcazione, ad un sistema di accesso limitato, unitamente ai sistemi di quote diverse per i pescherecci, ha naturalmente portato all'elaborazione del concetto di diritti di pesca nelle comunità dedite alla pesca. Sebbene in linea di principio la pesca in Norvegia sia libera, l'accesso limitato sulla base degli stock viene attuato in misura tale che vi sono poche possibilità di esercitare l'attività di pescatore professionista soltanto con gli stock non soggetti a regolamentazione, dato che quasi il 90% del valore delle catture deriva da attività di pesca ad accesso regolamentato.

    • Sistema di quote unitarie: si tratta di un sistema di trasferimento delle quote per molti

    gruppi di pescherecci, allo scopo di ridurre il numero di imbarcazioni e aumentare le entrate per ciascun peschereccio. Il sistema consente al proprietario di due pescherecci di utilizzare entrambe le quote per un solo peschereccio, nel caso in cui la seconda

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    imbarcazione non venga utilizzata per la pesca. Se l'imbarcazione inutilizzata viene venduta, il proprietario del peschereccio può pescare entrambe le quote per un periodo di 13 anni, mentre il periodo diventa di 18 anni nel caso in cui l'imbarcazione venga rottamata. Finora il sistema di quote unitarie è stato applicato alle imbarcazioni d'alto mare di lunghezza superiore ai 28 metri che utilizzano attrezzature tradizionali (palangari). Nel giugno 2003, il Parlamento norvegese ha deciso di adottare un sistema analogo anche per la flotta costiera. Il sistema di quote unitarie elaborato per la flotta peschereccia costiera consentirà ai pescherecci di lunghezza compresa tra i 15 e i 21 metri e tra i 21 e i 28 metri di trasferire le quote da un'imbarcazione all'altra, in caso di rottamazione.

    • Sistema di scambio delle quote: tale sistema è previsto per le imbarcazioni di lunghezza

    inferiore ai 28 metri e consente a due proprietari di pescherecci di unire le quote su un unico peschereccio per tre anni su cinque. Lo scopo di tale misura è quello di aumentare la redditività delle imbarcazioni e, a lungo termine, di dare maggiori incentivi per la riduzione della capacità della flotta.

    Regolamenti sulla produzione: Nella maggior parte delle attività di pesca viene stabilito un totale ammissibile di cattura (TAC) che definisce la quota nazionale per la flotta peschereccia norvegese. Di norma, la quota nazionale viene suddivisa tra gruppi di pescherecci, ossia in quote di gruppo. Le attività di pesca per le specie più importanti sono regolamentate da quote individuali per peschereccio (IVQ) o da quote massime (QM). La quota individuale viene fissata per ciascun peschereccio partecipante mentre la quota massima è la quota di gruppo divisa in modo che vi sia una certa concorrenza tra i pescherecci del gruppo. Oltre a queste misure, per alcuni tipi di pesca vengono adottati altri sistemi di controllo sulle catture, quali ad esempio le quote periodiche, le quote sulle catture per uscita, le quote relative ai giorni in mare (OCSE, 2005). Il sistema delle quote è pertanto fondato su un processo a tre fasi: viene innanzi tutto fissata la quota nazionale (negoziata con l'UE e la Russia), quindi le quote di gruppo e infine le quote per peschereccio.

    • Quote individuali assegnate ai pescherecci: le quote vengono stabilite per ciascun peschereccio partecipante, in possesso di una licenza o di un permesso annuale, che garantiscono loro una percentuale fissa della quota di gruppo. Le quote individuali vengono per lo più applicate ai pescherecci con licenze o permessi.

    • Quota massima (QM): viene assegnata ai pescherecci costieri nella pesca ad accesso

    libero ed è chiamata anche quota competitiva. Una volta raggiunta la quota di gruppo, l'attività di pesca viene interrotta, indipendentemente dal fatto che un peschereccio abbia raggiunto la propria quota massima o meno. Questo sistema viene utilizzato in gruppi in cui l'efficienza dei pescherecci è estremamente eterogenea e la flotta include molti pescherecci di piccole dimensioni.

    • Quota per i pesci di fondale: regolamenta in particolare l'attività dei pescherecci costieri

    che utilizzano attrezzature convenzionali, piuttosto che quella dei pescherecci a strascico. La quota comprende le quote di merluzzo bianco, merluzzo carbonaro e eglefino di ciascun peschereccio partecipante.

    A discrezione della Direzione per la pesca possono essere adottate misure più specifiche, quali ad esempio il divieto di cattura di determinate specie in zone specifiche o in determinati periodi. Sono infine vietati i rigetti.

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    3.5.2 Misure tecniche e rigetti

    Vengono adottate misure tecniche per ridurre l'impatto della pesca sugli stock ittici e sull'ambiente. Tali misure includono: dimensioni minime dei pesci e delle maglie, restrizioni sulle attrezzature, fermi stagionali e zone di divieto (per consentire il recupero degli stock, zone interdette all'impiego di reti a strascico per proteggere le barriere coralline e strutture analoghe) e divieto di rigetto (misura introdotta negli anni Ottanta). La Norvegia è uno dei pochi paesi ad applicare il divieto di rigetto. La pesca in Norvegia ha conosciuto un notevole aumento dei rigetti fino alla fine degli anni '80, quando fu introdotto il divieto. Il divieto di rigetto viene sancito dalla legge 40 del 3 giugno 1983, relativa alla pesca in mare. La legge stabilisce che nelle acque interne, nelle acque territoriali e nella zona economica esclusiva della Norvegia è vietato rigettare o rilasciare pesci morti o morenti o esemplari appartenenti alle specie elencate nel provvedimento stesso (la maggior parte delle specie). Per quanto riguarda la pesca allo sgombro, al fregolo di primavera dell'aringa di Norvegia, all'aringa del Mare del Nord, alle aringhe nello Skagerrak e al capelin, è altresì proibito gettare i cascami di pesci. I pescherecci a strascico per i gamberetti e alcuni tipi di pescherecci a strascico per il merluzzo sono tenuti ad utilizzare dei mezzi di selezione (ad es., griglie).

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    4. Controllo delle risorse

    4.1 Introduzione

    La superficie oceanica soggetta alla giurisdizione e al controllo della Norvegia per le attività di pesca è sei volte maggiore rispetto alla terraferma norvegese. La ZEE norvegese, la zona di pesca attorno all'Isola di Jan Mayen e la zona di protezione ittica attorno alle Isole Svalbard sono storicamente le zone prioritarie di competenza della guardia costiera. Il controllo delle risorse riguarda l'intera catena produttiva, dalla cattura dei pesci in mare, alla conservazione, fino all'esportazione all'estero. I pescherecci norvegesi e stranieri sono sottoposti a severi controlli in tutte le acque norvegesi. La guardia costiera effettua ogni anno oltre 2.000 ispezioni sui pescherecci norvegesi e stranieri che operano in acque norvegesi. L'efficiente cooperazione tra la guardia costiera norvegese in mare e la Direzione per la pesca e le organizzazioni di vendita sulla terraferma rappresenta un fattore determinante in questo processo. L'introduzione di nuovi strumenti per la valutazione dei rischi11 e la definizione delle priorità delle attività di controllo stanno già dando risultati.

    1. Gli organi di controllo e le loro competenze vengono descritti di seguito. La Direzione per la pesca. Si tratta di un'autorità di controllo in seno al governo norvegese. La sua giurisdizione è definita dalla legge sulle attività di pesca in mare. Questa organizzazione controlla i pescherecci norvegesi nelle acque norvegesi e internazionali e i pescherecci stranieri nelle acque norvegesi. La Direzione effettua anche ispezioni a terra nei confronti di imprese di pesca e di chiunque sia in possesso di pesce a scopi commerciali, destinato alla conservazione, al trasporto o alla vendita e di chiunque sia in possesso di documenti relativi a tale pesce.

    2. La guardia costiera. È la seconda organizzazione più importante per il controllo delle

    risorse nel settore della pesca nelle acque soggette alla giurisdizione della Norvegia (nel paragrafo successivo vengono fornite informazioni più dettagliate).

    3. Le organizzazioni di vendita. Si tratta del terzo organismo responsabile del controllo

    diretto delle attività di pesca, a norma della legge sulle attività di pesca in mare. Tali organizzazioni sono responsabili della registrazione e del controllo delle catture e degli sbarchi (quantità e specie). Tutte le catture destinate alla vendita devono essere vendute attraverso queste organizzazioni. Tutti gli sbarchi devono essere pesati e registrati sulle bolle di vendita, che rappresentano la base per il controllo delle quote.

    Oltre ai controlli eseguiti dalle istituzioni suddette, esistono altri meccanismi atti a garantire il rispetto delle normative e dei regolamenti. Tra i più importanti si annoverano la localizzazione satellitare12, i registri delle catture per tutti i pescherecci norvegesi di lunghezza superiore ai 13 metri e tutti i pescherecci stranieri che operano nella zona economica esclusiva, disegni che

    11 La selezione delle attività da ispezionare, sia in mare che a terra, avviene in base alla valutazione dei rischi. Le

    ispezioni in specifiche aree di rischio includono: la presenza di novellame, la presenza di pesce sottodimensionato, le catture accessorie, i rigetti, le attrezzature, i sistemi di localizzazione satellitare, i registri sulle catture e simili. www.regjeringen.no

    12 I pescherecci superiori a 24 metri devono essere dotati di trasmettitori satellitari che consentano di monitorare la loro attività 24 ore al giorno. In virtù di un accordo stretto tra Norvegia e UE, è previsto il monitoraggio reciproco dei pescherecci di lunghezza superiore ai 18 metri (dal 2004) e ai 15 metri (dal 2005). Una volta sbarcate le catture, i dati relativi allo sbarco vengono verificati e confrontati con i diritti di pesca del peschereccio interessato. L'operazione è svolta dalle organizzazioni di vendita e dalla Direzione per la pesca www.fisheries.no

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    indichino la capacità di carico a bordo in metri cubi (per pescherecci superiori a 24 metri), rapporti /notifiche ai porti, dichiarazione di sbarco/bolle di vendita, licenze, registri sulle catture, dati sugli sbarchi e sulle vendite e dati relativi alle ispezioni. 4.2 La guardia costiera

    Insieme alla Direzione per la pesca e alle organizzazioni di vendita, la guardia costiera è responsabile del controllo delle risorse. La guardia costiera fa capo al ministero della Difesa e uno dei compiti principali è il controllo delle attività di pesca. Particolare attenzione viene data al rispetto del divieto di pesca in determinate zone e al controllo delle attività di pesca illegali nelle aree di confine. La guardia costiera deve altresì verificare che le catture avvengano effettivamente nelle zone dichiarate. Anche il trasbordo di pesce da pescherecci stranieri su altri pescherecci nel Mare di Barents è un aspetto prioritario. Fatta eccezione per determinati tipi di pesca stagionale, i controlli della guardia costiera lungo le coste sono limitati. I controlli vengono spesso eseguiti in collaborazione con la Direzione per la pesca. Nel 2007 c'è stato un calo nel numero di ispezioni, pari a circa 1.770. Oltre il 60% delle ispezioni ha riguardato pescherecci stranieri. In media, i pescherecci a strascico d'alto mare che operano in acque norvegesi subiscono ispezioni da parte della guardia costiera tre-quattro volte all'anno, mentre i pescherecci d'alto mare con attrezzature convenzionali sono sottoposti a ispezioni una o due volte all'anno. Il 15% delle ispezioni nel 2007 si è concluso con dei provvedimenti (avvertimenti, denunce alla polizia, sequestro dei pescherecci). L'azione di controllo della guardia costiera è rivolta soprattutto ai pescherecci norvegesi e stranieri che si dedicano alla pesca in alto mare. Circa il 70% delle risorse della guardia costiera viene impiegato per le ispezioni; altre azioni riguardano l'esercizio della sovranità, misure di soccorso e ricerca, servizio di ambulanza e assistenza alla flotta peschereccia. La guardia costiera conta attualmente 14 imbarcazioni, sei elicotteri e due aerei civili. Nel 2007 hanno preso servizio cinque nuove imbarcazioni della guardia costiera destinate al controllo della pesca costiera. Sono state inoltre commissionate tre nuove imbarcazioni d'alto mare per le operazioni della guardia costiera e la prima entrerà in servizio nell'estate del 2008. Nuovi elicotteri entreranno in servizio a partire dal 2011-2012 13 . 4.3 Lotta alla pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata

    La pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (INN) è uno dei problemi più gravi per quanto riguarda la gestione della pesca a livello mondiale. Questa pratica rappresenta una minaccia sia per le attività di pesca legali che per gli ecosistemi. La lotta a tale fenomeno rappresenta la massima priorità per gli organismi di gestione della pesca norvegesi. La Norvegia ha adottato una serie di misure per contrastare la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata. Si cerca una soluzione praticabile combinando gli sforzi volti a ridurre l'eccessiva capacità della flotta peschereccia commerciale. Sono state adottate misure volte a rafforzare i sistemi di controllo sulle attività di pesca in mare e sugli sbarchi. I regolamenti in materia di pesca vengono applicati sia in mare, che quando il pesce viene sbarcato ed esportato. La pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata è un problema transnazionale e può essere contrastata unicamente attraverso la cooperazione internazionale. È stato elaborato un ampio quadro di misure internazionali e il controllo degli stock comuni richiede una stretta collaborazione tra gli Stati interessati. La Norvegia ha attualmente accordi di cooperazione per 13 The Norwegian Coast Guard - exercising resource control (Guardia costiera norvegese – esercizio del controllo

    delle risorse). Comunicato stampa, dicembre 2005 www.fisheries.no

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    quanto riguarda le misure di controllo dell'attività di pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata con la Commissione europea, la Russia, l'Islanda, il Regno Unito, la Lituania, la Svezia, la Danimarca, le isole Faroe, i Paesi Bassi, la Germania, il Portogallo, il Canada, la Polonia, l'Estonia e il Marocco14. In particolare, vengono compiuti sforzi a livello bilaterale con la Russia, tutti gli Stati di approdo in Europa e Nord Africa e la Commissione europea. Un altro punto cruciale riguarda la conclusione e l'aggiornamento degli accordi in materia di ispezioni tra la Norvegia e le autorità di controllo di altre nazioni. Le autorità di controllo norvegesi stanno rafforzando la collaborazione con gli omologhi in Russia. Su iniziativa della Norvegia, la Commissione per la pesca nell'Atlantico nordorientale (NEACF) sta lavorando per la ratifica di un accordo regionale vincolante relativo al controllo negli Stati di approdo per tutto il pesce proveniente da catture nell'Atlantico nordorientale. A maggio, in occasione della Conferenza delle Nazioni Unite sulla pesca in alto mare, la Norvegia ha ottenuto un ampio sostegno per l'elaborazione di una convenzione delle Nazioni Unite sui controlli nei porti di approdo dei pescherecci stranieri. La Norvegia si adopererà affinché l'impegno venga tempestivamente onorato. Per quanto riguarda le iniziative a livello nazionale, nel 2007, il governo norvegese ha presentato un disegno di legge che autorizzerà l'attuazione dei prossimi accordi della Commissione per la pesca nell'Atlantico nordorientale (NEACF) e delle Nazioni Unite e darà alle autorità norvegesi la possibilità di adottare ulteriori misure. ali misure includono il divieto di sbarco in Norvegia da parte di pescherecci precedentemente coinvolti in attività di pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata, il divieto di trasbordi sulle banchine e il rifiuto di concedere a tali pescherecci la possibilità di eseguire rifornimenti e di avere imbarcazioni di supporto e l'obbligo da parte degli Stati di bandiera di confermare che il pesce è stato catturato conformemente ai regolamenti e alle quote vigenti. Tali misure includono il divieto di sbarco in Norvegia da parte di pescherecci precedentemente coinvolti in attività di pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata, il divieto di trasbordi sulle banchine e il rifiuto di concedere a tali pescherecci la possibilità di eseguire rifornimenti e di avere imbarcazioni di supporto e l'obbligo da parte degli Stati di bandiera di confermare che il pesce è stato catturato conformemente ai regolamenti e alle quote vigenti. La Norvegia ha prodotto una lista nera di pescherecci dediti alla pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata nell'Atlantico nordorientale nel 1994 e ha impedito a tali pescherecci di operare in acque norvegesi. L'idea della lista nera è stata successivamente adottata da diverse organizzazioni regionali di gestione della pesca di cui fa parte la Norvegia. La lista nera15 di imbarcazioni che hanno operato al di fuori degli accordi sulle quote in acque internazionali per gli stock soggetti a regolamentazione sotto la giurisdizione norvegese o partecipano ad attività di pesca contrarie alle misure di regolamentazione, stabilite dalle organizzazioni o dagli accordi regionali o subregionali di gestione della pesca, viene costantemente aggiornata. A livello regionale e su iniziativa della Norvegia, la Commissione per la pesca nell'Atlantico nordorientale (NEACF) ha adottato un accordo regionale vincolante relativo al controllo negli Stati di approdo per tutto il pesce proveniente da catture nell'Atlantico nordorientale. L'accordo è basato sul modello di controllo negli Stati di approdo elaborato dalla FAO. La Norvegia ha svolto un ruolo attivo nella promozione del modello FAO di controllo negli Stati di approdo su scala più vasta. In occasione della conferenza di revisione dell'Accordo delle Nazioni Unite sulla conservazione delle risorse alieutiche (UNFSA) nel maggio 2006, la proposta norvegese di istituire un regime globale e vincolante di controlli negli Stati di approdo ha ottenuto il sostegno richiesto. 14 Norwegian fisheries management (Gestione della pesca in Norvegia). www.fisheries.no 15 http://www.fiskeridir.no/fiskeridir/english/norwegian_black_list

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    5. La pesca in Norvegia

    5.1 La pesca in Norvegia

    La Norvegia è stata per secoli ed è tutt'ora una delle maggiori nazioni europee dedite alla pesca. Gli stock più importanti per i pescatori norvegesi sono rappresentati dal merluzzo bianco e dalle aringhe. Anche la pesca al salmone in mare e nei fiumi riveste una certa importanza. Di recente, la pesca al capelin è diventata estremamente importante. Infine, anche l'acquacoltura, in particolare l'allevamento di salmoni, è diventata un'industria di notevole interesse. La pesca viene in genere divisa in due categorie: la pesca al merluzzo (demersale) e la pesca alle aringhe (pelagica). La prima categoria include il merluzzo, il merluzzo carbonaro e l'eglefino. Tali specie sono destinate direttamente al consumo. La categoria delle aringhe comprende anche il capelin e lo sgombro. La maggior parte di questi stock viene tradizionalmente trasformata in olio e alimenti per animali. Viene inoltre pescato un numero considerevole di stock, utilizzati per il consumo diretto o per la trasformazione in olio e alimenti per animali. Il crescente interesse verso il consumo di pesce ha portato alla cattura di specie che in precedenza venivano considerate di minore importanza (OCSE, 2005).

    Grafico 2 Distribuzione delle quantità per gruppi principali nel 2006. (peso in 1 000 tonnellate)

    Fonte: Istituto statistico norvegese www.ssb.no

    Nei paragrafi successivi viene descritto lo stato degli ecosistemi più importanti per la pesca in Norvegia16 nel Mare di Barents, nel Mare di Norvegia, nel Mare del Nord e nello Skarregak. I grafici II-VI in allegato illustrano la distribuzione della biomassa degli stock più importanti in Norvegia. 5.1.1 Stato dell'ecosistema del Mare di Barents

    Nel 2006, il governo norvegese ha presentato un Libro bianco17 sulla gestione integrata dell'ambiente marino del Mare di Barents e delle Lofoten18. In sintesi nel Libro bianco si afferma che lo scopo del piano di gestione è fornire un quadro per l'uso sostenibile delle risorse naturali e dei prodotti derivanti dal Mare di Barents e dall'area delle Lofoten, mantenendo al contempo la struttura, il funzionamento e la produttività degli ecosistemi nell'area in questione. Il Libro bianco descrive inoltre le misure adottate per prevenire l'inquinamento da petrolio, 16 IMR, Marine resources and environment, 2007 (Le risorse marine e l'ambiente). 17 Fisheries, sealing, whaling and fish farming (Pesca, caccia alla foca e alla balena e allevamento ittico). Natural

    resources and the environment, 2006 (Risorse naturali e ambiente). 18 Relazione n. 8 (2005-2006) dinanzi allo Storting, Fisheridirekoratet.

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    ridurre l'inquinamento transfrontaliero, sviluppare un sistema di gestione che tenga in considerazione gli ecosistemi e contrastare la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (pesca INN). I principali stock ittici commerciali nel Mare di Barents sono in buone condizioni, sebbene lo stock di capelin sia ancora a livelli bassi. La minaccia principale per lo stock di merluzzo, che ha conosciuto un reclutamento piuttosto debole negli ultimi anni, è rappresentata dalla pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata. Le temperature superiori alla norma hanno attirato specie più meridionali come il melù e il pesce ago nel Mare di Barents. Negli ultimi anni è aumentata la quantità di zooplancton, che comunque rimane limitata rispetto al periodo attorno al 1994. L'aumento può essere spiegato in parte con l'afflusso maggiore di acque ricche di nutrienti e zooplancton e in parte dalla limitata presenza di capelin, il maggiore consumatore di zooplancton nel Mare di Barents. Gli stock di pesce pelagico, come capelin, aringhe e merluzzo polare (artico) presentano complessivamente livelli elevati, sebbene lo stock di capelin sia ancora molto limitato. Di recente, le prolifiche classi annuali del 2002 e 2004 hanno fatto registrare un aumento di giovani aringhe nella zona. L'ecosistema del Mare di Barents sembra essere caratterizzato da un'eccessiva presenza di aringhe e scarsa presenza di capelin o viceversa. Lo stock di merluzzo artico si è mantenuto a livelli elevati negli ultimi anni. I due principali stock di specie demersali, il merluzzo bianco e l'eglefino, si nutrono di pesci e di vari organismi presenti sul fondo marino a partire dai due anni di età. Entrambi gli stock sono in condizioni relativamente buone, ma sono a rischio a lungo termine. Dal 2000, a causa di attività di pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata è stata catturata una quantità di pesce maggiore del 20-30% rispetto alle quote stabilite. Se la situazione non viene tenuta sotto controllo in un prossimo futuro, il merluzzo diventerà una specie vulnerabile, anche alla luce del modesto reclutamento degli ultimi anni. Per quanto riguarda l'eglefino, di recente vi sono state annate molto prolifiche e la tendenza sembra in miglioramento nonostante le catture in eccesso. Il terzo stock demersale più importante, l'ippoglosso nero, sta lentamente recuperando rispetto ad un periodo in cui si trovava a livelli decisamente inferiori al consueto. Alcune specie meridionali, come il melù e il pesce ago, hanno fatto la loro comparsa o hanno esteso la propria distribuzione nel Mare di Barents, molto probabilmente a causa del recente riscaldamento delle acque marine. 5.1.2 Stato dell'ecosistema del Mare di Norvegia

    I grandi stock pelagici di aringhe, sgombro e melù, che utilizzano in parte il Mare di Norvegia come area di alimentazione, sono in buona salute. In totale, vi sono oltre 10 milioni di tonnellate di pesce pelagico che migra nell'area alla ricerca di cibo nei mesi estivi. Nel 2006, la temperatura delle acque dell'Atlantico che fluiscono nel Mare di Norvegia è aumentata di 0,6°C rispetto alla media a lungo termine. Soltanto nel 2002 e nel 2003 è stata registrata una temperatura più elevata. Le misurazioni indicano che l'afflusso di acque calde dall'Atlantico nel Mare di Norvegia è aumentato in modo significativo nel 2005 e 2006 e durante l'inverno del 2006 questo afflusso è stato del 50% superiore rispetto alla media del periodo 1995–2006. Queste masse di acqua calda si sono spostate attraverso l'oceano e sono state osservate temperature relativamente alte in tutto il Mare di Norvegia nei mesi primaverili. La distribuzione di pesci come le aringhe, lo sgombro e il melù in quest'area è chiaramente correlata alla distribuzione delle masse d'acqua dell'Atlantico. I pesci seguono queste correnti

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    calde e cercano i raggruppamenti più abbondanti di zooplancton. Il pesce pelagico raramente migra nelle acque artiche fredde che fluiscono nell'area da nordovest. La quantità di zooplancton nel maggio 2006 era minore al 2005 e ai livelli più bassi registrati dal 1997. Le elevate concentrazioni di zooplancton spesso osservate al largo di Troms, nel nord della Norvegia, non erano rilevabili nel 2006. In estate si assiste ad un'elevata produzione di zooplancton nel Mare di Norvegia e grandi quantità di pesce pelagico si nutrono di zooplancton in questo periodo. Questi stock di pesce pelagico si trovano in buono stato e secondo il CIEM hanno una capacità riproduttiva completa. Ciò significa che possono produrre classi annuali forti se le condizioni ambientali sono favorevoli alla sopravvivenza delle larve e del novellame. La pesca è regolamentata dalle quote con accordi internazionali per tutte le specie. La pesca al melù rimane comunque troppo intensiva. Tra le specie di pesce demersale, le condizioni dello stock settentrionale di merluzzo carbonaro sono buone. Questo stock ha un'ampia distribuzione lungo le coste norvegesi e si nutre principalmente di aringhe. A circa 300 metri di profondità nella fossa di Træna, a sud di Røst, è stato osservato un tipo unico di barriera corallina allungata. Soltanto la parte rivolta alle correnti è viva, mentre dietro a questi organismi viventi vi sono vecchi scheletri di coralli morti. Queste barriere sono molto diverse rispetto a quelle comunemente presenti lungo la costa norvegese. Nell'estate del 2006 è stato condotto un nuovo sopralluogo per raccogliere dati e informazioni per due progetti di ricerca. 5.1.3 Lo stato degli ecosistemi del Mare del Nord e dello Skagerrak

    Il reclutamento degli stock di cicerello, busbana norvegese, merluzzo bianco del Mare del Nord e aringhe nel Mare del Nord è stato scarso negli ultimi quattro o cinque anni. Ciò è probabilmente dovuto ai cambiamenti avvenuti nelle condizioni fisiche e biologiche. Gli stock di merluzzo bianco e cicerello sono stati pesantemente sfruttati e il mancato reclutamento è probabilmente dovuto soprattutto al sovrasfruttamento. La pesca al merluzzo bianco del Mare del Nord avrebbe dovuto essere interrotta diversi anni fa. Gli sbarchi illegali e i rigetti creano notevoli problemi per la valutazione di alcuni stock, in particolare per quanto riguarda il merluzzo bianco del Mare del Nord e lo sgombro. Attualmente la pesca al cicerello è chiusa e non verrà riaperta fino a quando una cattura sperimentale non dimostrerà un considerevole aumento dello stock. Il cicerello è una specie preda per importanti specie ittiche e per le balene. Negli ultimi tre o quattro anni, il reclutamento degli stock di cicerello, busbana norvegese e merluzzo bianco del Mare del Nord è risultato piuttosto limitato. Ciò è pr