DIPARTIMENTO DI AGRONOMIA ANIMALI ALIMENTI RISORSE ... · 3.5 Determinazione carbonio organico 27...
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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA
DIPARTIMENTO DI AGRONOMIA ANIMALI ALIMENTI RISORSE
NATURALI E AMBIENTE
Laurea Magistrale in Scienze e Tecnologie Agrarie
Effetto di dosi crescenti di compost
su caratteristiche chimiche del suolo
Relatore: Prof. Paolo Sambo
Correlatore: Dott.ssa Valentina Gobbi
Laureando: Dario Bonato
Matricola n. 1063006 STAG
ANNO ACCADEMICO 2014 – 2015
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Alla mia Famiglia ...
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SOMMARIO
- RIASSUNTO 7
- ABSTRACT 8
1 INTRODUZIONE 9
1.1 Aumento della popolazione mondiale e della domanda di cibo 9
1.2 Sfruttamento eccessivo del suolo con agricoltura intensiva 10
1.3 Impoverimento della sostanza organica del suolo e perdita della fertilità 11
1.4 Metodi per la conservazione della sostanza organica nei suoli 12
1.4.1 Lavorazioni 12
1.4.2 Rotazioni 13
1.4.3 Concimazioni organiche 13
1.4.3.1 Compost e processo compostaggio 14
1.4.3.2 Aspetti legislativi Compost 16
2 SCOPO 19
3 MATERIALI E METODI 21
Generalità: Descrizione prova agronomica 21
3.1 Raccolta e preparazione campioni di terreno 25
3.2 Determinazione pH 26
3.3 Determinazione conducibilità elettrica 26
3.4 Analisi anioni e cationi 26
3.5 Determinazione carbonio organico 27
3.6 Determinazione azoto mediante analizzatore elementare 27
3.7 Analisi statistica 27
4 RISULTATI 29
5 DISCUSSIONI 33
6 CONCLUSIONI 37
7 FIGURE E TABELLE 39
8 BIBLIOGRAFIA 49
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RIASSUNTO
In seguito all'aumento della popolazione a livello mondiale, e quindi uno sfruttamento eccessivo dei
terreni coltivati, con l'applicazione di un'agricoltura intensiva, si ha avuto negli anni
un'impoverimento del suolo e quindi la successiva perdita di fertilità.
Esistono vari metodi per conservare la sostanza organica del terreno, come le varie tipologie di
lavorazione, le rotazioni oltre alle concimazioni organiche.
In questa tesi infatti abbiamo voluto capire se con concimazioni di tipo: minerale e organica in
diverse percentuali rispetto ad una non concimazione, ci sia una variazione di sostanza organica
nelle diverse profondità del terreno, se varia il pH, la conducibilità elettrica, i micro e i
macroelementi presenti.
Inoltre, grazie a due rotazioni diverse di orticole possiamo osservare se influiscono anch'esse sulla
sostanza organica presente nel terreno dopo otto anni di prova.
La prova è stata svolta in un appezzamento di terreno nell’Azienda Sperimentale Agraria “L.
Toniolo” (Università degli Studi di Padova).
Le prove sono state eseguite con un disegno sperimentale in blocchi randomizzati con tre ripetizioni
e ha previsto il confronto fattoriale fra le seguenti tesi:
- Testimone non concimato (T0)
- Tesi trattata con concimi minerali (TMIN), 100% del fabbisogno di azoto è stato apportato in
forma minerale;
- Tesi tratta con compost a dose bassa (T50), 50% del fabbisogno di azoto apportato con compost;
- Tesi con trattamento compost a dose alta (T100), 100% del fabbisogno in azoto apportato con
compost;
- Tesi trattata con compost a dose doppia (T200), 200% del fabbisogno in azoto apportato con
compost.
Abbiamo notato che in base alla concimazione effettuata e alle successioni messe in atto ci sono
delle significative variazioni della percentuale di carbonio e di azoto, quindi del reciproco rapporto;
inoltre anche le analisi dei cationi e anioni, il pH e la conducibilità elettrica riportano differenze fra i
vari campioni.
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ABSTRACT
Following an increase in the world population, and therefore over-exploitation of cultivated land,
the application of intensive agriculture, we have had over the years a impoverish the ground and
then the subsequent loss of fertility.
There are various methods to preserve the soil organic matter, such as various types of processing,
the rotations in addition to organic fertilization.
In this thesis, in fact, we wanted to see if with fertilizing type: mineral and organic in different
percentages with respect to a non-fertilization, there is a variation of organic substance in the
different soil depth, if the pH varies, the electrical conductivity, the micro and macroelements
present.
In addition, thanks to two different rotations of vegetables we can see if they affect also the organic
matter present in the soil after eight years of probation.
The test was carried out in a plot of land in the Company Experimental Agriculture "L. Toniolo"
(University of Padova).
The tests were carried out using an experimental design in randomized blocks with three repetitions
and provided the comparison factor between the following theses:
- Witness unfertilized (T0)
- Thesis treated with mineral fertilizers (TMIN), 100% of the nitrogen requirements has been made
in mineral form;
- Thesis deals with compost at low dose (T50), 50% of the nitrogen requirements made with
compost;
- Thesis compost treatment with high dose (T100), 100% of the requirements in nitrogen made with
compost;
- Thesis treated with compost double dose (T200), 200% of the requirements in nitrogen made with
compost.
We noticed that depending on the fertilization carried out and the inheritance put in place , there are
significant variations in the percentage of carbon and nitrogen , and then the mutual relationship ;
Furthermore also the analysis of cations and anions , the pH and the electrical conductivity reported
differences between the various samples .
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1 INTRODUZIONE
1.1 Aumento della popolazione mondiale e della domanda di cibo
Per popolazione mondiale si intende il numero di esseri umani viventi sulla Terra in una data
definita. Si stima che al 31 ottobre 2011 la popolazione mondiale abbia raggiunto la soglia di sette
miliardi di abitanti. La popolazione mondiale è stata interessata da una crescita continua sin dalla
fine della piaga della peste nera, nel corso del XVI; il tasso di crescita della popolazione mondiale
raggiunse un picco del 2,19% nel 1963, nel 2008 si è quasi dimezzato. Superata la soglia dei 7
miliardi alla fine del 2011, l'Onu stima che nell'anno 2040 sul nostro pianeta ci saranno circa 9
miliardi di abitanti. La maggior parte dei demografi prevede che a partire da quella data la
popolazione mondiale comincerà a diminuire e che potrebbe tornare a 7,5 miliardi entro il 2100 a
causa della diminuzione dei tassi di natalità.
Nel XX secolo l'enorme incremento della popolazione umana è avvenuto per diverse cause: per la
diminuzione del tasso di mortalità di molti paesi, per i progressi della medicina moderna e per
l'enorme incremento della produttività agricola, definito come rivoluzione verde.
Attualmente l'Asia ospita oltre il 60% della popolazione mondiale, con 3,8 miliardi di persone., la
Repubblica Popolare Cinese e l'India da sole ne contano rispettivamente il 20% e il 17%, segue
l'Africa con 840 milioni, il 12% del totale, mentre l'Europa (710 milioni, 11%) e il Nord America
(514 milioni, 8%) sono dietro, chiudono Sud America (371, 5,3%) e Oceania (21 milioni).
(Fonte IDB -international Data Base).
In tutti i paesi citati in precedenza, tranne l'Europa il trend di crescita risulta positivo specialmente
in Asia, mentre nel continente Europeo negli ultimi anni c'è un calo notevole della natalità.
Il problema che bisogna affrontare con un simile aumento della popolazione è riuscire a produrre
abbastanza cibo per tutti, avendo a disposizione sempre la stessa superficie agricola, quindi
aumentando la produzione unitaria, con il miglioramento delle varietà di piante impiegate per la
coltivazione e migliorando le tecniche agricole; parliamo dunque di rivoluzione verde.
Il termine rivoluzione verde è stato coniato per un approccio innovativo ai temi della produzione
agricola che, attraverso l'accoppiamento di varietà vegetali geneticamente selezionate a sufficienti
dosi di fertilizzanti, acqua ed altri prodotti agro-chimici, ha consentito un incremento significativo
delle produzione agricole in gran parte del mondo.
Tale processo di innovazione delle tecniche agrarie iniziò in Messico nel 1944, ad opera del Premio
Nobel per la pace e scienziato statunitense Norman Borlaug con l'obiettivo di ridurre le aree a
rischio di carestia. Oggi è diffusa in tutti i continenti del pianeta. A causa delle condizioni climatiche
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e della situazione geo-politica tali pratiche agricole non si sono però rivelate applicabili con facilità
nell'Africa sub-sahariana, che ancora oggi soffre di carestie endemiche.
La rivoluzione verde non si è comunque rivelata esente da problematiche, prevalentemente
ambientali, ed è oggi in corso una sua revisione che sappia fare tesoro dei suoi successi e al
contempo riduca i livelli di inquinamento ambientale ad essa spesso correlati.
1.2 Sfruttamento eccessivo del suolo con agricoltura intensiva
Per produrre una maggiore quantità di cibo per superficie, oltre al miglioramento genetico delle
piante utilizzate e un affinamento delle tecniche agricole, viene sfruttato in modo eccessivo il suolo
senza restituirgli un apporto adeguato di nutrienti, sottratti dalle colture con un impoverimento dei
terreni agricoli e quindi una diminuzione di sostanza organica e di fertilità.
Viene sempre più spesso utilizzata un'agricoltura di tipo intensivo senza però pensare ai danni
procurati e questo problema al giorno d'oggi è maggiormente presente nei paesi in via di sviluppo.
Per agricoltura intensiva si intente uno sfruttamento del terreno agricolo al massimo delle sue
potenzialità e del suo rendimento, sia in termini di spazio che di coltivazione, massimizzando la
produzione agricola.
Per definizione, l'agricoltura intensiva è un'attività economica che mira a produrre nel modo più
razionale, efficiente e conveniente i beni primari richiesti dal mercato. Per tale scopo fa ampio
ricorso agli strumenti più avanzati che la scienza agronomica e lo sviluppo tecnologico mettono a
disposizione.
Quindi a causa delle problematiche dell'agricoltura intensiva, si ha uno sfruttamento del suolo che si
verifica quando, sullo stesso suolo, viene esercitata un’agricoltura in cui dominano le asportazioni
senza che vi siano compensazioni ( concime animale, irrigazione,ecc.) che consentano al terreno di
rigenerare le proprie capacità produttive.
La razionalizzazione dell'uso del territorio e del suo sfruttamento deve conciliare le esigenze sociali
ed economiche con la reale disponibilità di risorse e ha come scopo la conservazione e il recupero
della fertilità del suolo.
Essa deve quindi essere orientata, da una parte, all'eliminazione delle varie forme di inquinamento
di origine agricola e urbano-industriale (arature profonde, uso sconsiderato di fertilizzanti chimici e
diserbanti, colture intensive) e, dall'altra, alla ricostituzione e all'incremento dell'humus mediante
l'associazione di allevamento zootecnico e coltivazioni, e l'impiego di lettiere di paglia o di tecniche
di rotazione colturale.
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1.3 Impoverimento sostanza organica del suolo e perdita della fertilità
A causa di un eccessivo sfruttamento del suolo, con l'utilizzo di un'agricoltura intensiva non
eseguita nel modo corretto, quindi con maggiori esportazioni di sostanza organica rispetto a ciò che
viene apportato, si ha un successivo impoverimento di sostanza organica del suolo e quindi
l'ulteriore perdita di fertilità.
La sostanza organica è un fattore centrale nel funzionamento degli agroecosistemi: da essa, in
quanto punto di partenza e di arrivo della evoluzione ciclica della materia, dipende la fertilità del
suolo, cioè la sua attitudine a sostenere nel tempo le colture.
Attualmente, per l’intensificazione delle produzioni, il ciclo della sostanza organica risulta
nettamente sbilanciato verso il consumo e la fase di mineralizzazione, a netto svantaggio della fase
di accumulo dei residui organici e della fase di umificazione. Risulta invece necessario mantenere
nei sistemi agrari il delicato equilibrio tra accumulo e consumo della sostanza organica,
indispensabile per non compromettere le condizioni di fertilità dei terreni.
Per questi motivo è necessario comprendere tutti gli aspetti legati alla sostanza organica del suolo,
con riferimento sia alle sue proprietà e funzioni e alle tecniche agronomiche che ne influenzano il
contenuto nel terreno.
La sostanza organica include residui di piante, di animali e di microrganismi, ai vari stadi di
decomposizione, e sostanze sintetizzate dalla popolazione vivente del terreno (Fonte: Regione
Campania, foglio divulgativo pedologia, novembre 2011).
Quando la sostanza organica è molto ben decomposta costituisce l’humus, un materiale di colore
bruno scuro, poroso, di consistenza spugnosa.
Escludendo i cosiddetti terreni torbosi, generalmente il contenuto di sostanza organica nei suoli
oscilla tra l’1 e il 2%.
La presenza della sostanza organica, attraverso l’interazione con gli altri componenti del suolo,
determina le condizioni per una buona struttura del suolo. Ciò produce un efficace ricambio di aria
tellurica ed una maggiore facilità di drenaggio; inoltre comporta un miglioramento delle possibilità
di penetrazione delle radici, nonché una maggiore resistenza del suolo alla compattazione o alla
polverizzazione; infine favorisce le condizioni ottimali per lo sviluppo e la funzione attiva della
biomassa. La sostanza organica, inoltre, svolge un ruolo importante nella nutrizione delle piante: gli
elementi nutritivi presenti in essa (azoto, fosforo, zolfo, microelementi), costituiscono una riserva
potenzialmente assimilabile, la cui quantità nel suolo è tale da soddisfare le esigenze delle colture
per numerosi anni. Ad esempio l’azoto nel suolo è presente in gran parte in composti organici (95-
99% del totale).
Le quantità di sostanza organica ed umica presenti nel terreno dipendono non solo dalle quantità e
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qualità dei residui e dei concimi organici che pervengono al suolo, ma anche dalla velocità e dal tipo
di processi di mineralizzazione ed umificazione a cui tali residui sono sottoposti.
(Fonte Veneto Agricoltura)
La fertilità con il variare della percentuale di sostanza organica viene monitorata grazie a metodi:
- chimici, quindi analizzando granulometria, pH, capacità di scambio cationico, contenuto di
elementi nutritivi, rapporto carbonio azoto, ecc.
- fisici, misurando massa volumica (o densità) apparente e resistenza alla penetrazione;
- biologici, osservando le attività enzimatiche del suolo.
1.4 Metodi per la conservazione della sostanza organica nei suoli
Per conservare la sostanza organica dei suoli, esistono varie tecniche ed accorgimenti, di diversa
natura che possono essere utilizzati. La lavorazione del suolo, a studi fatti è una dei motivi
principali di perdita della sostanza organica, mentre per il mantenimento devono essere fatti apporti
di concimi preferibilmente organici e seguire quanto più possibile uno schema di rotazione delle
colture.
1.4.1 Lavorazioni
Le lavorazioni del terreno come ad esempio l'aratura convenzionale non sempre risulta la tecnica
ottimale per mantenere invariata la quantità di sostanza organica nel terreno e a questa tematica
hanno lavorato docenti e ricercatori dell'università di Pisa (Fonte: L'informatore agrario, 29/2006;
Lavorazioni del terreno e qualità del suolo, di N. Silvestri, M. Mazzocini, A. Coli, E. Bonari),
traendo dopo anni di studi dei risultati in merito. Sono state utilizzate diverse tecniche di
lavorazione del terreno, dall'aratura profonda (45-50 cm) fino alla lavorazione minima (10-15 cm),
passando per lavorazioni mediamente profonde.
Il risultato della prova condotta dal 1991 al 2004 evidenzia che una minima lavorazione del terreno
permette di conservare il contenuto di sostanza organica e di incrementare quello in fosforo
assimilabile negli orizzonti più superficiali oltre ad una significativa riduzione dei costi di
esecuzione delle operazioni meccaniche. Il ricorso a tecniche più intensive, quali la discissura
profonda e soprattutto l'aratura superficiale e l'aratura a due strati, sembrano poter costituire una
valida alternativa all'aratura profonda per quel che riguarda il mantenimento di un buon livello di
humus nel terreno e una maggiore localizzazione del fosforo negli strati più superficiali.
Le lavorazioni aumentano le perdite di sostanza organica: nei primi 25 anni possono ammontare
anche al 50%; successivamente, la velocità di demolizione rallenta.
Quindi bisogna cercare di limitare il più possibile le lavorazioni del terreno, eseguendole solo se
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necessarie, per salvaguardare il più possibile la sostanza organica.
1.4.2 Rotazioni
Il termine “rotazione” indica la sequenza con cui diverse specie sono coltivate nello stesso
appezzamento secondo una ripetitività legata a un ciclo stabilito a priori (per esempio: frumento,
radicchio, patata, frumento, radicchio, patata);
Se ben studiato, la rotazione porta grandi vantaggi in termini di fertilità del terreno: infatti, i diversi
periodi di coltivazione delle varie colture, i tipi d’apparato radicale (fascicolato/fittonante,
superficiale/profondo, folto/rado), le diverse quantità e caratteristiche dei residui colturali, la diversa
ospitalità offerta ai parassiti, le differenti esigenze nutrizionali e tecniche colturali possono essere
combinate in una sequenza virtuosa capace di mantenere il terreno fertile nei suoi aspetti biologici,
fisici e chimici.
È possibile pianificare un avvicendamento adeguato in base al terreno da coltivare conoscendo
principalmente i cicli di sviluppo delle nostre piante da coltivare e ciò che apportano e asportano dal
terreno in modo tale da gestire un adeguato programma di concimazione.
1.4.3 Concimazioni organiche
Per apportare la sostanza organica sottratta dalle colture che sono state coltivate e dalle lavorazioni
del terreno, devono essere fatte delle concimazioni di tipo organico in modo da ripristinare anche la
struttura chimica, fisica e biologica del terreno.
La concimazione organica è quella eseguita con concimi organici che, come definisce la normativa,
sono materiali di origine biologica contenenti carbonio organico legato ad uno degli elementi della
fertilità (Fonte: Veneto Agricoltura; Avvicendamenti, consociazioni, e fertilità del suolo in
agricoltura biologica, dicembre 2010) . Il concime organico per eccellenza tradizionalmente usato in
agricoltura è il letame o stallatico, ottenuto dalla fermentazione e maturazione della lettiera degli
allevamenti tradizionali. Altri concimi organici largamente impiegati nell'agricoltura moderna sono i
liquami, mentre di minore diffusione, per ragioni economiche o tecniche, sono la torba, il compost,
la pollina, il sovescio.
La concimazione organica ha un modesto impatto sia sull'ambiente sia sulla salute dei consumatori.
Sotto l'aspetto ecologico, il terreno rappresenta inoltre il sito per eccellenza per lo smaltimento dei
rifiuti organici, dal momento che in tutti gli ecosistemi terrestri la comunità degli organismi
decompositori si insedia soprattutto nel terreno.
Le concimazioni organiche hanno come svantaggio rispetto alle chimiche che necessitano di dosi
maggiori per lo stesso apporto di elementi, con problematiche in alcuni casi di trasporto dei volumi
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imponenti ad esempio di letame.
I concimi organici hanno come pregio però la capacità di miglioramento della struttura del terreno.
Oltre alle concimazioni con letame, liquame, pollina e altre deiezioni animali, negli ultimi anni si è
cominciato a utilizzare il compost ottenuto dal rifiuto umido urbano e/o dai residui di potatura come
fertilizzante, ottenendo ottimi risultati
1.4.3.1 Compost e processo compostaggio
Per compost si intende il risultato della decomposizione e dell’umidificazione della sostanza
organica per effetto della flora microbica naturalmente presente nell’ambiente. Il termine compost
deriva dal latino “compositum”, ossia “formato da più materiali”, proprio perché tra i prodotti della
reazione microbica sono presenti substrati organici di diversa provenienza (Fonte: Veneto
Agricoltura; Il compostaggio: generalità e normativa di riferimento).
Il compostaggio è una tecnica attraverso la quale viene controllato, accelerato e migliorato il
processo naturale a cui va incontro qualsiasi sostanza organica in natura, per effetto della
degradazione microbica. Si tratta infatti di un processo aerobico di decomposizione biologica della
sostanza organica che permette di ottenere un prodotto biologicamente stabile in cui la componente
organica presenta un elevato grado di evoluzione.
I microrganismi operano un ruolo fondamentale nel processo di compostaggio in quanto traggono
energia per le loro attività metaboliche dalla materia organica, liberando acqua, biossido di
carbonio, sali minerali e sostanza organica stabilizzata ricca di sostanze umiche, il compost appunto.
In base alle modifiche biochimiche che subisce la sostanza organica durante il compostaggio, il
processo si può suddividere schematicamente in due fasi:
- una fase di biossidazione, nella quale si ha l’igienizzazione della massa a elevate temperature: è
questa la fase attiva (nota anche come high rate phase) caratterizzata da intensi processi di
degradazione delle componenti organiche più facilmente degradabili;
- una fase di maturazione, durante la quale il prodotto si stabilizza arricchendosi di molecole
umiche; si tratta della fase nota come curing phase, caratterizzata da processi di trasformazione della
sostanza organica la cui massima espressione è la formazione di sostanze umiche.
La prima fase è un processo aerobio ed esotermico; la presenza nella matrice di composti
prontamente metabolizzabili (molecole semplici quali zuccheri, acidi organici, aminoacidi)
comporta elevati consumi di ossigeno e parte dell’energia della trasformazione è dissipata sotto
forma di calore. L’effetto più evidente di questa fase è l’aumento della temperatura che, dai valori
caratteristici dell’ambiente circostante, passa a 60 °C e oltre, in misura tanto più repentina e
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persistente quanto maggiore è la fermentescibilità del substrato e la disponibilità di ossigeno
atmosferico. L’aerazione del substrato è quindi una condizione fondamentale per la prosecuzione
del processo microbico. La liberazione di energia sotto forma di calore caratterizza questa fase del
processo di compostaggio che viene definita termofila, comportando un’elevata richiesta di
ossigeno da parte dei microrganismi che entrano in gioco per la degradazione della sostanza
organica, con formazione di composti intermedi come acidi grassi volatili a catena corta (acido
acetico, propionico e butirrico), tossici per le piante ma rapidamente metabolizzati dalle popolazioni
microbiche.
Il prodotto che si ottiene al termine di questa fase è il compost fresco, un materiale igienizzato e
sufficientemente stabilizzato grazie all’azione dei batteri aerobi. Proprio l’igienizzazione, e quindi
l’inattivazione di semi di piante infestanti e organismi patogeni, è uno dei più importanti effetti di
questa prima fase, purché la temperatura si mantenga su valori superiori a 60 °C per almeno cinque
giorni consecutivi (come prescritto dalla D.G.R.V. 568/05).
Con la scomparsa dei composti più facilmente biodegradabili, le trasformazioni metaboliche di
decomposizione interessano le molecole organiche più complesse e si attuano con processi più lenti,
anche a seguito della morte di una buona parte della popolazione microbica dovuta a carenza di
nutrimento. È questa la seconda fase, chiamata anche fase di maturazione, nel corso della quale i
processi metabolici diminuiscono di intensità e accanto ai batteri sono attivi gruppi microbici
costituiti da funghi e attinomiceti che degradano attivamente amido, cellulosa e lignina, composti
essenziali dell’humus. In questa fase le temperature si abbassano a valori di 40-45 °C per poi
scendere progressivamente, stabilizzandosi poco al di sopra della temperatura ambiente. Nel corso
del processo, la massa viene colonizzata anche da organismi appartenenti alla microfauna, che
agiscono nel compostaggio attraverso un processo di sminuzzamento e rimescolamento dei
composti organici e minerali, diventando così parte integrante della buona riuscita di questo
complesso processo naturale. Il prodotto che si ottiene è il compost maturo, una matrice stabile di
colorazione scura, con tessitura simile a quella di un terreno ben strutturato, ricca in composti umici
e dal caratteristico odore di terriccio di bosco.
I microrganismi che naturalmente degradano la sostanza organica nel processo di compostaggio
possono esplicare al meglio la loro attività metabolica se l’ambiente che li ospita fornisce le
sostanze nutritive e offre delle condizioni ottimali di sviluppo.
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1.4.3.2 Aspetti legislativi Compost
A livello legislativo, secondo quanto previsto dalla normativa nazionale sui Fertilizzanti (Decreto
Legislativo 217/06), il compost viene definito e classificato in tre categorie:
Ammendante Compostato Verde (ACV);
Ammendante Compostato Misto (ACM);
Ammendante Torboso Composto (ATC).
Il compostaggio controllato rappresenta una forma di produzione che ha impatti verso diverse
componenti socioambientali e pertanto è regolato da normative che riguardano diversi settori di
competenza.
Il compostaggio riveste oggi un ruolo importante nell’ambito non solo delle strategie di gestione dei
rifiuti, ma anche della salvaguardia dell’ambiente ed in particolare dei suoli.
A monte del processo di compostaggio è pertanto indispensabile lo sviluppo di una gestione dei
rifiuti che miri al recupero di materia, attraverso il riutilizzo e il riciclaggio. In quest’ottica si è
sviluppata, negli anni, una strategia che prevede la gestione integrata dei rifiuti, definendo le azioni
da intraprendere secondo un preciso ordine di priorità:
- prevenzione (riduzione della produzione di rifiuti e soprattutto della loro pericolosità);
- riutilizzo;
- riciclaggio;
- recupero di materia;
- recupero di energia;
- smaltimento finale in discarica.
Il raggiungimento degli obiettivi di raccolta differenziata (RD) e la riduzione dei Rifiuti Urbani
Biodegradabili (RUB) da avviare in discarica è possibile solo attivando la raccolta separata della
frazione organica, raccolta funzionale alla filiera di compostaggio.
Normativa Comunitaria di riferimento
Nell’ambito della politica ambientale comunitaria particolare attenzione è stata riservata alla
regolamentazione della gestione dei rifiuti.
Il quadro normativo comunitario mette poi in stretta relazione i temi di recupero della sostanza
organica e di gestione dei rifiuti organici con la tutela del suolo, dei terreni e con le più ampie
tematiche ambientali affrontate dal Protocollo di Kyoto sulla protezione del pianeta dai
cambiamenti climatici.
Infatti, il VI Programma d’Azione Ambientale Comunitario del 24 gennaio 2001 impone che la
frazione organica debba essere riciclata e rimessa, dopo un trattamento di compostaggio,
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nell’ambiente al fine di apportare sostanze utili al terreno. In particolare, la COM(2006)231
“Strategia tematica per la protezione del suolo” individua le “minacce” all’integrità della risorsa
suolo fra cui vanno menzionate senz’altro l’erosione e la diminuzione di sostanza organica.
Il contenimento di tali “minacce” può essere realizzato attraverso la scelta di opportune tecniche
colturali (come ad esempio la minima lavorazione o la non lavorazione, l’applicazione delle rota-
zioni e la pratica del sovescio), ma anche attraverso un aumento del contenuto di carbonio nel suolo
mediante l’apporto di ammendanti. La stessa Comunicazione precisa inoltre che “non tutti i tipi di
materia organica sono potenzialmente in grado di risolvere il problema. Gli ammendanti organici
del suolo come il letame e il compost e, in misura molto minore, i fanghi di depurazione e i liquami
animali contengono materia organica stabile ed è proprio questa frazione stabile che contribuisce a
costituire l’humus, che a sua volta migliora le caratteristiche del suolo”.
All’interno del VI Programma d’Azione Ambientale Comunitario si colloca inoltre la Bozza di
Direttiva sul Trattamento Biologico dei Rifiuti Biodegradabili che propone una regolamentazione
completa delle attività di compostaggio. Questo documento della Commissione Europea costituisce
il primo tentativo di definizione di una direttiva che normi in maniera organica il settore del
compostaggio dal momento che, a livello europeo, non esiste ancora una direttiva specifica a
riguardo. Andando ad affrontare i collegamenti tra compost e problematiche di tutela dei terreni, si
deve tenere inoltre in considerazione la Direttiva Nitrati (Direttiva 91/676/CEE) che ha dettato i
principi fondamentali sulle pratiche di fertilizzazione dei terreni agricoli nell’ottica della
salvaguardia delle acque sotterranee e superficiali dall’inquinamento causato da nitrati.
Normativa Nazionale
Il settore del compostaggio fa riferimento a due principali argomenti di intervento:
a) la gestione dei rifiuti e il conseguente aspetto ambientale normato dal D.lgs. 152/06 (noto come
Testo Unico in materia ambientale);
b) la commercializzazione e l’utilizzo dei fertilizzanti.
La pubblica amministrazione, essendo tra i più grandi acquirenti in molti segmenti di mercato,
attraverso una coordinata politica di acquisto, può contribuire in modo significativo al decollo del
prodotto compost sul mercato.
Normativa Regionale
La Regione Veneto ha emesso direttive tecniche per fornire linee guida su progettazione e gestione
degli impianti di compostaggio, caratteristiche del materiale in ingresso ed in uscita, indicazioni
sull’utilizzo del prodotto, programma di Gestione della Qualità Aziendale (PGQA).
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Il marchio di qualità implica che sia attivato un controllo della gestione dell’impianto e del prodotto
da parte di un soggetto terzo per verificarne la rispondenza al disciplinare. Il marchio è gestito
dall’Osservatorio Regionale per il Compostaggio, in capo all’ARPAV.
Il marchio CompostVeneto attesta un grado di compatibilità ambientale del prodotto superiore a
quello richiesto dagli standard legali e pertanto si traduce in un importante veicolo per l’apertura al
mercato. L’istituzione del marchio rappresenta per il compost regionale una risposta alla domanda di
beni a limitato impatto ambientale ed inoltre agisce come strumento informativo finalizzato a
determinare comportamenti di consumo e di utilizzazione sostenibile in agricoltura e non solo.
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2 SCOPO
Questo lavoro si inserisce nell'ambito di un filone di ricerca, iniziato otto anni fa dal gruppo di
orticoltura e si occupa dello studio della sostanza organica del terreno; più nel dettaglio del variare
della sostanza organica del terreno con varie tipologie di concimazioni e con diverse successioni di
orticole.
Quindi vogliamo capire se con concimazioni di tipo: minerale e organica in varie percentuali
rispetto ad una non concimazione, c'è differenza di sostanza organica nelle diverse profondità del
terreno, se varia il pH, la conducibilità elettrica, i micro e i macroelementi presenti.
Inoltre, grazie a due successioni diverse di orticole possiamo osservare se influiscono anch'esse
sulla sostanza organica presente nel terreno dopo otto anni di prova.
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3 MATERIALI E METODI
La prova è stata svolta in un appezzamento di terreno nell’Azienda Sperimentale Agraria “L.
Toniolo” (Università degli Studi di Padova).
L'appezzamento utilizzato per la prova è stato diviso in 15 parcelle con dimensione di 27 X 15 mt.
quindi una superficie per parcella di 405mq. (Vedi fig. 1)
Fig. 1. Schema prove eseguite negli anni (2007-2014).
Le prove sono state eseguite con un disegno sperimentale in blocchi randomizzati con tre ripetizioni
e ha previsto il confronto fattoriale fra le seguenti tesi:
- Testimone non concimato (T0)
- Tesi trattata con concimi minerali (TMIN), 100% del fabbisogno di azoto è stato apportato in
forma minerale;
22
- Tesi tratta con compost a dose bassa (T50), 50% del fabbisogno di azoto apportato con compost;
- Tesi con trattamento compost a dose alta (T100), 100% del fabbisogno in azoto apportato con
compost;
- Tesi trattata con compost a dose doppia (T200), 200% del fabbisogno in azoto apportato con
compost.
Ognuna delle 15 parcelle è stata poi divisa in due parti da 202,5 mq. in modo da poter mettere a
dimora per ogni parcella due colture differenti, creando due successioni A e B.
Le due rotazioni prevedono una successione di orticole differenti con due semine o trapianti.
Tabella 1. Colture praticate in regime di successione A e B 2007-2014
SUCCESSIONE A SUCCESSIONE B
ANNO STAGIONE COLTURA COLTURA
2007
PRIMAVERA POMODORO POMODORO
AUTUNNO SPINACIO SPINACIO
2008
PRIMAVERA FAGIOLINO FAGIOLO
AUTUNNO BIETOLA DA COSTA SPINACIO
2009 AUTUNNO VERZA BIETOLA DA COSTA
2010
PRIMAVERA CIPOLLA CIPOLLA
AUTUNNO RADICCHIO PRECOCE RADICCHIO TARDIVO
2011
PRIMAVERA FAGIOLO FAGIOLO
AUTUNNO BIETOLA DA COSTA CICORIA
2012 PRIMAVERA POMODORO PEPERONE
2013
PRIMAVERA MELONE MELONE
AUTUNNO SPINACIO SPINACIO
2014 PRIMAVERA FAGIOLO FAGIOLINO
23
Sono state eseguite nove concimazioni nell'arco degli otto anni, di seguito sono riportate le dosi e i
tipi di concimi utilizzati nelle varie concimazioni:
Tabella 2. Tipo e dose di concimazione utilizzato per singola coltura.
Fertilizzanti minerali usati: Urea (46%) (1), fosfato minerale (18-21%) (2), fosfato triplo (46%) (3) e solfato
potassico (50-52%) (4). Fertilizzanti minerali e organici (kg·ha-1).
Spinaci 2007, Bietola da costa 2008, Spinaci 2008, Spinaci 2013 non sono stati fertilizzati
Trattamento Comp Comp Comp Comp
T0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
TMIN 150 100 100 0 30 100 100 0 150 100 100 0 120 80 160 0
T50 75 84 75 6500 15 96,8 95 1300 75 72,7 93 6800 60 72 148 3333
T100 0 67 50 13000 0 93,4 90 2600 0 45,5 86 13600 0 64 136 6667
T200 0 34 0 26000 0 86,8 80 5200 0 0 0 27200 0 48 112 13333
Pomodoro
Primavera 2007
Fagiolino, Fagiolo
Primavera 2008
Bietola costa, verza
Autunno 2009
Cipolla
Primavera 2010
N(1) P(2) K(4) N(1) P(2) K(4) N(1) P(3) K(4) N(1) P(3) K(4)
Trattamento Comp Comp Comp CompT0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
TMIN 130 60 180 0 110 200 200 0 120 150 160 0 130 200 200 0
T50 65 39 153 3250 55 171 166 4976 60 106 102 5639 65 151 146 6378
T100 0 19 126 6500 0 143 132 9953 0 63 44 12277 0 103 93 12757
T200 0 0 72 13000 0 85 64 19906 0 0 0 22555 0 8 14 25514
Radicchio prec., tard.Autunno 2010
FagioloPrimavera 2011
Barbabietola, cicoriaAutunno 2011
Pomodoro e PeperonePrimavera 2012
N(1) P(3) K(4) N(1) P(3) K(4) N(1) P(3) K(4) N(1) P(3) K(4)
Trattamento CompT0 0 0 0 0
TMIN 150 100 200 0
T50 75 25 155 3000
T100 0 0 110 6000
T200 0 0 20 12000
MelonePrimavera 2013
N(1) P(3) K(4)
24
Tabella 3. Caratteristiche chimiche (valori medi) del compost utilizzato nelle concimazione T50,
T100 e T200.
3.1 Raccolta e preparazione campioni di terreno
Valori medi 2007-2013
pH
Materia organica (%)
Carbonio organico (%)
Sostanza secca (%)
Rapporto C/N
Macronutrienti
N (% peso secco)
P (% peso secco)
K (% peso secco)
Metalli pesanti
tracce
8,7 ± 0,19
Conducibilità elett rica (mS∙cm-1) 3,03 ± 0,18
50,62 ± 5,04
29,36 ± 2,92
69,20 ± 0,35
18,11 ± 3,96
1,78 ± 0,20
0,47 ± 0,07
1,17 ± 0,22
Cr (mg·kg-1 peso secco) 16,39 ± 4,69
Pb (mg·kg-1 peso secco) 15,35 ± 4,54
Cd (mg·kg-1 peso secco)
Zn (mg·kg-1 peso secco) 147,6 ± 36,9
25
Sono stati raccolti sessanta campioni di terreno, a diverse profondità, trenta campioni ad una
profondità che va dai 0 ai 30 cm e trenta campioni da 30 a 60 cm.
Per eseguire il campionamento è stato necessario l'utilizzo di una trivella che estrae le carote di
terreno (Fig. 2), alla profondità necessaria. Prima dell'estrazione del terreno, bisogna togliere i
residui colturali e sassi di notevoli dimensioni.
Fig. 2. Trivella con estrattore carota di terreno
I campioni sono stati messi in seguito negli appositi sacchetti (Fig. 3), con il cartellino identificativo
della profondità, il tipo di concimazione la successione e il numero del blocco di ripetizione.
Fig. 3. Sacchetti contenenti i campioni di terreno
26
Dopo aver raccolto i campioni, bisogna lasciarli asciugare naturalmente in un ambiente arieggiato
per un periodo più o meno lungo in base alle temperature e all'umidità presente.
Dopo all'incirca un mese di essiccazione i campioni di terra sono stati pestati in un mortaio con un
pestello e setacciati, con un setaccio con maglia da 2 e da 0,5 millimetri a seconda delle analisi
effettuate.
Successivamente, il campione di terreno pestato e setacciato è stato utilizzato per le successive
analisi in laboratorio.
3.2 Determinazione pH
La determinazione del pH è stata condotta attraverso il metodo ufficiale n° III.1 Supplemento
Ordinario G.U. n° 248 del 21/10/1999 (Posizione Internazionale ISO 10390).
3.3 Determinazione Conducibilità elettrica
La determinazione della conduttività elettrica è stata condotta attraverso il metodo ufficiale n° IV.3
Supplemento Ordinario G.U. n° 248 del 21/10/1999.
3.4 Analisi Anioni e Cationi
Per la determinazione degli anioni e dei cationi, si prevede alla preparazione del campione secondo
il Metodo Ufficiale n° III.1 Supplemento Ordinario G.U. n° 248 del 21.10.1999 e si procede
all’analisi tramite cromatografie ioniche.
Le cromatografie ioniche (IC) sono state effettuate usando un sistema cromatografico (Dionex ICS-
900), costituito da una pompa che consente di operare in modalità isocratica e da un rivelatore di
conducibilità (Dionex DS5) con soppressore anionico (AMMS 300, 4mm) per l’analisi degli anioni
e soppressore cationico (CMMS 300, 4mm) per l’analisi dei cationi. La colonna Ion Pac AS23 con
dimensioni 4x250 mm è stata utilizzata per l’analisi degli anioni mentre la colonna Ion Pac CS12A
con dimensioni 4x250 mm è stata utilizzata per l’analisi dei cationi. Entrambe operanti a
temperatura ambiente e precedute da precolonna. I dati forniti da questo sistema sono stati raccolti
ed elaborati usando il software Chromeleon per sistemi LC. Le iniezioni sono state fatte usando un
auto campionatore AS-DV. Per l’analisi degli anioni è stata utilizzata la fase mobile costituita da una
miscela di sodio carbonato (4.5 mM) e sodio bicarbonato (0,8 mM) con velocità di flusso di 1
mL*min-1. Per l’analisi dei cationi invece è stato utilizzato acido metansolfonico (20 mM) con
velocità di flusso di 1 mL*min-1.
L’analisi quantitativa è stata eseguita mediante curva di calibrazione costruita con diluizioni seriali
della soluzione madre. Per l’analisi degli anioni è stat utilizzata una miscela costituita da
27
concentrazioni note di fluoruri, cloruri, nitriti, bromuri, nitrati, fosfati e solfati.
Per l’analisi dei cationi è stata utilizzata invece una miscela costituita da concentrazioni note di
sodio, ammonio, potassio, magnesio e calcio.
Per la determinazione dei metalli pesanti è stata messa a punto una metodica che prevede
l’inserimento delle ceneri, ottenute con l’essicazione in muffola a 550°C per 6 ore (in base a quanto
effettuato per la determinazione della sostanza organica), in contenitori Falcon a cui vengono
addizionati 25 ml di acido cloridrico. I Falcon vengono tappati, agitati e lasciati a riposo per un’ora.
Il contenuto di ogni Falcon viene successivamente trasferito in un proprio matraccio dove, prima si
interrompe la reazione tra ceneri ed acido con l’utilizzo di acqua deionizzata e successivamente si
porta la soluzione a 250 ml di volume. Il contenuto dei matracci viene filtrato con carta da filtro 589
SchleicherFilterPaper, successivamente esegue un prelievo dell’estratto tramite l’ausilio di una
siringa e si filtra con un filtro per siringa in acetato di cellulosa da 0,40 μm, raccogliendo il filtrato
al’interno delle provette; l’estratto verrà analizzato con l’utilizzo di uno spettrofotometro ad
emissione ICP-AES (Inductively Coupled Plasma – Atomic Emission Spettroscopy).
3.5 Determinazione carbonio organico
E' stato utilizzato il metodo Walkley-Black
3.6 Determinazione dell’azoto mediante analizzatore elementare
L’analisi è stata effettuata mediante l'utilizzo del metodo Kjealdahl.
3.7 Analisi statistica
Lo schema sperimentale a blocchi randomizzati con tre ripetizioni ha previsto il confronto tra 5 tesi.
L’elaborazione statistica dei dati ottenuti è stata effettuata con ANOVA e la separazione delle medie
è stata realizzata mediante il Test HSD di Tukey. Quando non sono emerse differenze significative
sono state riportate le deviazioni standard negli istogrammi.
28
29
4 RISULTATI
Dalle analisi eseguite sui campioni di terreno, è emerso che in base alla concimazione effettuata e
alle successioni messe in atto ci sono delle differenze significative.
I dati ottenuti sono stati elaborati statisticamente e di seguito vengono riportati i risultati ricavati per
carbonio totale, azoto totale, rapporto C/N, pH e conducibilità elettrica, divisi per concimazione,
successione e profondità.
In figura 4 la percentuale di carbonio organico nel terreno al variare della concimazione ha
evidenziato, come atteso, un incremento del carbonio organico con l’aumentare della dose di
concime organico.
Nella tesi concimata solamente con concimi minerali, si nota una buona presenza di carbonio
organico, molto probabilmente dovuto al maggiore sviluppo delle colture, con un maggior
quantitativo di sostanza organica rilasciata nel terreno.
Nel grafico riguardante la successione, non si sono osservate differenze significative per quanto
riguarda il carbonio organico, tuttavia la successione B rispetto alla A ha presentato quantitativi
apparentemente superiori.
Infine analizzando il carbonio organico alle due diverse profondità (0-30 cm e 30-60 cm) è presente
una differenza ben visibile, con una maggiore quantità di carbonio organico nello strato superficiale
interessato dalle lavorazioni e concimazioni rispetto allo strato inferiore.
I risultati emersi dalle analisi riguardanti l'azoto nel terreno al variare della concimazione, sono stati
abbastanza prevedibili, infatti in T0 la percentuale di azoto è più bassa rispetto a tutte le altre, in
TMIN e T50 la percentuale di azoto è molto simile, mentre per le tesi trattate con il 100% e il 200%
del fabbisogno con concime organico la concentrazione di azoto aumenta, ma non in modo
proporzionale.
Analizzando la percentuale di azoto nella figura riguardante le successioni, si nota che nella
successione B è presente una maggiore percentuale di azoto rispetto alla successione A.
Nel grafico che rappresenta l'azoto riguardo alla profondità si nota che non ci sono differenze
significative fra le due profondità.
In base alle analisi svolte singolarmente in precedenza sul carbonio e sull'azoto, il rapporto
carbonio/azoto è un semplice calcolo di divisione per trovare i risultati dei grafici precedenti.
Considerando il rapporto carbonio/azoto (Fig. 10) si è riscontrata un'elevata presenza di azoto e una
presenza medio-alta di carbonio organico rispetto alle varie tesi.
Si nota dunque in figura 10 che il rapporto C/N è maggiore anche se di poco nelle concimazioni
30
T100 e T 200.
In figura 11 la successione A ha presentato rapporto C/N leggermente maggiore rispetto alla
successione B.
Infine il rapporto C/N in base alla profondità (Fig. 12) è maggiore nello strato di terreno che va da 0
a 30 centimetri.
In relazione al pH (Fig. 13), non si sono registrate differenze significative fra le varie concimazioni,
le successioni e la profondità.
La conducibilità elettrica (CE) nel terreno (Fig. 16), non presenta differenze significative fra i vari
trattamenti, solo la tesi non concimata (T0), presenta una minore conducibilità elettrica.
Nelle successioni colturali non si sono osservate scostamenti di rilievo ad eccezione di maggiore CE
nella successione B ed infine, nella figura riguardante la profondità (0 – 30 cm), una maggiore CE
nello strato superiore rispetto a quello inferiore.
Il contenuto di anioni e i cationi mostra in alcuni casi differenze marcate fra le varie concimazioni e
profondità.
I cloruri risultano avere valori simili per tutte le concimazioni e le profondità, ad eccezione della
concimazione minerale e soprattutto nello strato 30-60 cm, dove si può notare un picco nella
presenza di cloruri.
I nitriti sono presenti in maggiore quantità nello strato 0-30 cm, tranne che per la concimazione T50
che presenta invece una maggiore quantità di nitriti nello strato 30-60 cm. All'aumentare
dell'apporto di concime, come nel caso del T200, si nota ovviamente l'aumento dei nitriti nello
strato 30-60 cm.
Per quanto riguarda i nitrati si nota una quantità tripla nello strato 30-60 cm rispetto allo strato 0-30
cm, questo è dovuto sicuramente alla lisciviazione e all'asportazione superficiale da parte delle
colture, con una quantità maggiore di nitrati nella concimazione T200.
I fosfati sono variati in base al tipo di concimazione, riscontrando una differenza significativa nella
tesi non concimata, dove nello strato 30-60 cm la presenza di fosfati è minima, mentre nello strato
superficiale è leggermente inferiore alle tesi concimate.
I solfati sono anch'essi variati in base alle concimazioni, sono presenti in maggior quantità nella tesi
TMIN e T200, nella profondità da 30-60 cm; mentre per le altre concimazioni i valori sono
abbastanza simili con una quantità leggermente minore per quanto riguarda la tesi non concimata.
La concentrazione di sodio è incrementata all'aumentare delle concimazioni e, in particolare, nella
tesi T200 a profondità 30-60 cm è presente il maggior contenuto di sodio rispetto a tutte le altre tesi.
TMIN ha presentato la maggiore quantità di sodio nello strato 0-30 cm, mentre T0 nello strato 30-60
cm; T50 e T100, hanno manifestato la stessa quantità ad entrambe le profondità.
31
Il contenuto di ammonio non ha espresso differenze significative fra le varie concimazioni e
profondità, l'unica differenza si nota nella tesi non concimata T0, dove l'ammonio è ovviamente
molto inferiore rispetto al resto dei trattamenti.
Il potassio ha un andamento simile all'ammonio, con un T0 che presenta una bassa quantità di
potassio ed un T200 che presenta nella profondità 0-30 cm livelli inferiori rispetto al resto dei dati.
Magnesio simile in tutti i trattamenti senza variazioni significative e la stessa cosa vale per il calcio.
32
33
5 DISCUSSIONI
Dopo aver analizzato i campioni di suolo con i procedimenti descritti in precedenza, siamo riusciti a
capire se le concimazioni effettuate nel corso di otto anni di prove, sono state efficaci o meno dal
punto di vista della quantità di sostanza organica presente, della variazione del pH, della variazione
di conducibilità elettrica, dei micro e macroelementi presenti e abbiamo osservato in quali strati del
terreno ci sono state le variazioni, inoltre se le rotazioni effettuate hanno influito o meno sui fattori
descritti.
Analizzando il carbonio organico si può notare che all'aumentare della concimazione organica,
fino ad arrivare alla dose doppia richiesta dalle piante coltivate aumenta anche la quantità di
carbonio organico presente nel terreno, inoltre ritroviamo che nella successione B abbiamo una
maggiore quantità di carbonio organico rispetto alla successione A molto probabilmente per la
presenza di colture differenti: le colture utilizzate nella successione B, presumibilmente lasciano nel
terreno maggiori scarti colturali, andando ad aumentare il contenuto di carbonio organico.
Negli strati più superficiali il carbonio organico è presente maggiormente a causa della maggiore
attività chimico-fisica superficiale del terreno.
Quindi la dose di concime, la successione e la profondità influiscono sulla quantità di carbonio
organico che si può accumulare nel terreno.
Analizzando ora l'azoto, troviamo che maggiore è la concimazione effettuata, maggiore è di
conseguenza la percentuale di azoto che ritroviamo nel terreno, inoltre varia in base al tipo di
successione applicata, infatti nella successione B mettendo a dimora spinacio, barbabietola da costa
e cicoria ritroviamo maggiore azoto rispetto alla successione A in cui sono state messe a dimora per
due volte barbabietola da costa e una volta verza; il resto delle successioni sono uguali fra A e B.
Le quantità di azoto trovate nello strato superficiale (fino ai 30 cm), sono le stesse dello strato
sottostante (30 – 60 cm), anche se ci si aspettava di trovare una maggiore quantità di azoto nello
strato superficiale, interessato maggiormente da lavorazioni e concimazioni.
Quindi, anche in questo caso, la quantità di concime e la successione influiscono sulla quantità di
azoto trovato nel terreno.
Nell'analisi sul rapporto C/N ottenuto dal rapporto fra le analisi sul carbonio e azoto svolte
singolarmente in precedenza, notiamo che non ci sono grandi differenze fra le varie tesi anche se
sono state somministrate dosi differenti di compost.
Soffermandosi sulle successioni, si nota che nella successione A il rapporto C/N è leggermente
maggiore alla successione B, dovuto probabilmente alla presenza di colture che hanno asportato in
34
misura minore l'azoto dal terreno.
Una leggera differenza si nota anche fra le due diverse profondità, infatti nello strato 30 – 60 cm è
maggiore a causa della minore presenza di carbonio organico.
Analizzando ora il pH, non si riscontrano differenze significative, ne per quanto riguarda le
concimazioni, ne per la profondità e la successione, anche se ci si aspettavano delle differenze
seppur lievi, in quanto il pH del compost utilizzato è tendenzialmente basico e nel terreno non si
ritrovano gli effetti del compost, quindi la basicità viene tamponata dal terreno.
Nella conducibilità elettrica, si notano variazioni di modesta entità fra i vari tipi di concimazione e
in particolare la concimazione minerale favorisce la conducibilità, oltre alla concimazione organica
in modo proporzionale alla dose impiegata.
Negli strati superficiali del terreno la conducibilità elettrica è maggiore molto probabilmente a causa
della maggior presenza di concime rispetto allo strato inferiore.
Analizzando ora gli anioni e i cationi, si può notare che i cloruri sono presenti in maggiori quantità
nella tesi concimata con concimi minerali (TMIN), dovuto dal tipo di concime minerale utilizzato.
I nitriti presentano differenze lievi fra lo strato 0 – 30 e lo strato 30 – 60 cm con un maggiore
accumulo nello strato superficiale che è lo strato in cui avvengono le lavorazioni e le concimazioni.
I nitrati invece presentano differenze molto marcate fra i due strati 0 – 30 e 30 – 60 cm, con quantità
che sono anche di tre volte maggiori nello strato profondo, dovuto principalmente alla maggior
lisciviazione cui sono soggetti i nitrati, causata delle piogge e dalle irrigazioni.
I fosfati presentano differenze marcate fra i vari tipi di concimazione, con valori molto bassi nella
tesi non concimata (T0) e valori alti soprattutto nella tesi minerale (TMIN), a causa della tipologia
di concimi utilizzati.
I solfati presentano differenze marcate in base al tipo di concimazione, i concimi minerali ne
favoriscono la presenza; sono presenti maggiormente nello strato profondo e sono influenzati dalla
rotazione, ma in modo lieve.
Il sodio aumenta all'aumentare del quantitativo di compost apportato, nel T200 i valori sono molto
elevati, a causa della quantità elevata di sodio contenuta nel compost.
Il potassio è poco presente nella tesi non concimata (T0) e favorito dalle concimazioni minerali
nelle altre tesi a confronto.
L'ammonio, il magnesio e il calcio non presentano differenze significative.
Quindi con l'analisi degli anioni e dei cationi si può dedurre che utilizzando i concimi minerali
avviene un aumento dei vari microelementi in base alla natura del concime utilizzato.
Successivamente è stato confrontato il presente lavoro riguardo all'utilizzo del compost derivante da
rifiuti solidi urbani con lavori simili di altre università: ne è emerso che il compost ha dato un
35
effetto miglioratore della sostanza organica del terreno e favorisce un incremento di carbonio
organico sia nel caso di studio in esame che negli altri lavori che analizzati.
J.A. Olfati et al. (2009) hanno effettuato un esperimento che prevedeva la distribuzione di compost
derivante da rifiuti solidi urbani diviso in cinque diverse dosi 0, 25, 50, 75 e 100 t/ha andando poi a
misurare gli effetti diversi di accrescimento della lattuga.
E' stato osservato che le piante concimate con 100 t/ha di compost hanno riportato un peso e un
numero di foglie maggiore rispetto alle piante che hanno ricevuto le altre concimazioni, quindi con
effetti positivi per la coltura.
Hanno quindi affermato che il compost derivato da rifiuti solidi urbani, può essere utilizzato per
aumentare la sostanza organica del suolo, inoltre serve a ridurre l'erosione del suolo.
F. Herrera et al. (2007) hanno previsto l'utilizzo del pomodoro (Lycopersicum esculentum Mill. CV
“Atletico”) come pianta di studio, con l'utilizzo di cinque tipi di substrato (miscele in diverse
percentuali fra torba bianca, torba scura, perlite e compost derivante da rifiuti solidi urbani).
Dopo cinque anni di prova, è stato riscontrato che la miglior soluzione per la maggiore produzione e
salute delle piante di pomodoro è una miscela contenente il 30% di compost derivante da rifiuti
solidi urbani e il 65% di torba bionda, con un 5% di perlite, questo perchè valori troppo alti di
compost causano squilibri alla conducibilità elettrica e un pH troppo elevato.
Quindi hanno affermato che sicuramente il compost è un ottimo ammendante, ma dato in dosi non
troppo eccessive.
Inoltre andando a migliorare i metodi di raccolta differenziata dei rifiuti e il trattamento del
compost, sarà consentito l'uso sempre più diffuso di questo ammendante organico, in alternativa alla
torba di sfagno di alta qualità, in quanto non rinnovabile.
36
37
6 CONCLUSIONI
Il lavoro svolto in questa tesi, analizza solo una parte degli otto anni di prova e questo ci è servito
per poter confrontare i risultati ottenuti, con quelli precedenti (2012).
Confrontando i dati è emerso un trend positivo per quanto riguarda il carbonio organico nel suolo,
infatti è aumentato in tutte le concimazioni di un 0,02 – 0,03 %, ma non nella tesi non concimata
(T0), dove il carbonio rimane pressochè invariato.
E' aumentato inoltre il carbonio organico nella successione B, mentre nelle analisi del 2012 era
maggiore nella successione A.
Il trend riguardante l'azoto registra una diminuzione di un 0,03 % medio in tutte le concimazioni,
forse dovuto al tipo di colture che sono state utilizzate negli ultimi anni, inoltre anche il rapporto
C/N registra una diminuzione in tutte le concimazioni, andando a stabilirsi attorno ad 8 con una
diminuzione fino a 3 punti.
Il pH rimane invariato negli anni stabilizzandosi a 7,3 medio e la conducibilità elettrica è diminuita,
passando da 0,35 mS/cm medio a 0,22 mS/cm medio; infine gli anioni e i cationi presentano un
trend negativo con una diminuzione di tutti i microelementi.
Considerando che la presente tesi è incentrata sull'effetto delle dosi crescenti di compost riguardo
alle caratteristiche chimiche del suolo, si può affermare che le concimazioni organiche effettuate
con il doppio della dose richiesta dalle colture, sicuramente favorisce lo sviluppo delle piante, ma
favorisce perdite di carbonio organico e soprattutto di azoto, che non viene assorbito dalle piante e
non ritroviamo nemmeno nel terreno, quindi presumibilmente viene lisciviato e disperso
nell'ambiente.
Concimazioni organiche eccessive quindi, sono favorevoli all'aumento del carbonio organico, ma in
modo meno che proporzionale, ed è preferibile in tal caso utilizzare una concimazione che copra il
100% del fabbisogno richiesto dalla coltura, dove si nota un aumento di carbonio organico e di
azoto con minori sprechi rispetto alla tesi con doppia concimazione.
Una concimazione organica adeguata unita alla giusta successione, influisce sulla presenza di
sostanza organica e molto probabilmente, continuando negli anni con questa pratica, si potrà avere
un maggior aumento della fertilità del suolo.
38
39
7 FIGURE E TABELLE
Carbonio organico
Fig. 4. Percentuale di Carbonio organico nel suolo al variare della concimazione.
Fig. 5. Percentuale di Carbonio organico nel suolo in base alla successione.
A B
0,000
0,100
0,200
0,300
0,400
0,500
0,600
0,700
0,800
0,900
1,000
C.O. successione
n.s.
%
T 0 T MIN T 50 T 100 T 200
0,000
0,200
0,400
0,600
0,800
1,000
1,200
bcc c
aba
C.O. concimazioni
%
40
Fig. 6. Percentuale di Carbonio organico nel suolo in base alla profondità
Azoto
Fig. 7. Percentuale di Azoto nel suolo al variare della concimazione.
0 – 30 30 – 60
0,000
0,100
0,200
0,300
0,400
0,500
0,600
0,700
0,800
0,900
1,000
ab
C.O. profondità
%
T 0 T MIN T 50 T 100 T 200
0,000
0,020
0,040
0,060
0,080
0,100
0,120
0,140
0,160
0,180
bcc bc
aba
N concimazioni
%
41
Fig. 8. Percentuale di Azoto nel suolo in base alla successione.
Fig. 9. Percentuale di Azoto nel suolo in base alla profondità
0 – 30 30 – 60
0,000
0,020
0,040
0,060
0,080
0,100
0,120
0,140
0,160
0,180
N profondità
n.s.
%
A B
0,000
0,020
0,040
0,060
0,080
0,100
0,120
0,140
0,160
0,180
N successione
n.s.
%
42
Rapporto C/N
Fig. 10. Rapporto C/N nel suolo al variare della concimazione.
Fig. 11. Rapporto C/N nel suolo in base alla successione.
A B
0
2
4
6
8
10
12
14
C/N successione
n.s.
C/N
T 0 T MIN T 50 T 100 T 200
0
2
4
6
8
10
12
14
C/N concimazioni
n.s.
C/N
43
Fig. 12. Rapporto C/N nel suolo in base alla profondità
pH
Fig. 13. Rapporto pH nel suolo al variare della concimazione.
0 – 30 30 – 60
0
2
4
6
8
10
12
14
C/N profondità
n.s.C
/N
T 0 T MIN T 50 T 100 T 200
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
pH concimazioni
n.s.
pH
44
Fig. 14. Rapporto pH nel suolo in base alla successione.
Fig. 15. Rapporto pH nel suolo in base alla profondità
Conducibilità elettrica
0 – 30 30 – 60
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
pH profondità
n.s.
pH
A B
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
pH successione
n.s.
pH
45
Fig. 16. Conducibilità elettrica nel suolo al variare della concimazione (mS/cm).
Fig. 17. Conducibilità elettrica nel suolo in base alla successione (mS/cm).
A B
0,00
0,05
0,10
0,15
0,20
0,25
0,30
0,35
C.E. successione
n.s.
mS
/cm
T 0 T MIN T 50 T 100 T 200
0
0,05
0,1
0,15
0,2
0,25
0,3
0,35
C.E. concimazioni
n.s.m
S/c
m
46
Fig. 18. Conducibilità elettrica nel suolo in base alla profondità (mS/cm)
0 – 30 30 – 60
0
0,05
0,1
0,15
0,2
0,25
0,3
0,35
a
b
C.E. profondità
mS
/cm
47
Anioni e Cationi
I valori in cui non sono riportate le lettere non sono significativamente differenti, secondo il test Tukey con livello
di significatività (P<0,05)
Tabella 4. Risultati analisi Anioni e Cationi
Cloruri (*) Nitriti (*) Bromuri (*) Nitrati (*) Fosfati (*) Solfati (*)
T0 11,33 b 3,40 0,45 15,31 b 2,64 a 12,74 b
TMIN 14,47 a 4,22 0,48 18,49 ab 4,40 b 20,87 a
T50 11,53 ab 3,22 0,54 18,17 ab 4,58 a 16,26 ab
T100 11,68 ab 4,30 0,47 17,86 ab 4,58 a 15,63 ab
T200 11,94 ab 5,00 0,44 22,38 a 3,99 ab 19,56 a
* * ** **
Succ. A 12,28 3,92 0,48 17,95 4,01 15,45 b
Succ. B 12,10 4,15 0,47 18,93 4,10 18,57 a
*
0-30 11,62 4,50 a 0,46 8,85 b 4,11 14,69 b
30-60 12,77 3,55 b 0,49 28,03 a 3,97 19,33 a
* *** **
Sign. ns ns
Sign. ns ns ns ns ns
Sign. ns ns ns
Sodio (*) Ammonio (*) Potassio (*) Magnesio (*) Calcio (*)
T0 18,36 b 2,37 b 9,62 b 19,32 125,1
TMIN 19,12 b 3,67 a 18,01 a 20,49 128,2
T50 17,52 b 3,40 ab 19,18 a 20,61 131,7
T100 19,97 b 3,23 ab 18,27 a 21,08 130,9
T200 25,63 a 3,31 ab 15,60 ab 21,39 128,7
Sign. *** * ** ns ns
Succ. A 20,46 2,97 17,83 a 20,34 126,5
Succ. B 19,78 3,43 14,44 b 20,81 131,3
Sign. ns ns * ns ns
0-30 20,02 3,31 16,23 21,03 127,0
30-60 20,23 3,09 16,05 20,12 130,9
Sign. ns ns ns ns ns
(*) mg/Kg p.s.
48
49
8 BIBLIOGRAFIA
Bianco V., Pimpini F. (1990), ORTICOLTURA. (Cap.6-8), Bologna: Patron Editore.
Compost una fonte di nuova fertilità (2009), Veneto Agricoltura
Giardini L. (2003), AGRONOMIA GENERALE: ambientale e aziendale. 427, Bologna: Patron
Editore
Larson W.E., Pierce F.J. (1994), The dynamics of soil and assessing soil quality, pubblication 35
Silvestrini N., Mazzoncini M., Coli A., Bonari E. (2006), L'informatore agrario 29/2006,
Lavorazioni del terreno e qualità del suolo
Toderi G., Bonari E. (1986), Lavorazioni del terreno: aspetti agronomici. Interazioni tra
lavorazioni del terreno, clima e altre tecniche agronomiche.
Neri D. (2003), Gestione del ciclo della sostanza organica per ridurre la stanchezza del suolo.
SITI INTERNET:
http://www.un.org/esa/population/publications
http://www.venetoagricoltura.org
http://www.dispa.unict.it/dispense/documenti
http://www.eea.europa.eu/it/publications
http://www.cra-cma.it/
http://www.regione.campania.it
50
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RINGRAZIAMENTI
Un “Grazie” di cuore va alla mia famiglia, che mi ha sempre spronato a mettere passione e
impegno e che mi ha insegnato a non mollare mai.
Un ringraziamento particolare a tutti gli amici, alla fidanzata e alla sua famiglia che mi hanno
sostenuto durante il mio percorso accademico rendendolo più piacevole e confortandomi nei
momenti più difficili.
Ringrazio inoltre il Prof. Paolo Sambo per avermi permesso di partecipare a questo lavoro di tesi e
alla Dott.ssa Valentina Gobbi per la sua disponibilità.