Dipartimento delle dipendenze ASL della Provincia di Lecco regionale... · 2 Report a cura di:...
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RAPPORTO 2006-2009
Dipartimento delle dipendenze ASL della Provincia di Lecco
PROGETTI DI PREVENZIONE NELL’AREA DIPENDENZE analisi e valutazione
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Report a cura di: Elisa Fogliato
Hanno collaborato:
Gruppo Tecnico Prevenzione
Sandra Marabelli - Damaris Rovida - Carlo Pellegrini - Giorgio Mazzoleni - Angelo Castellani
Referenti dei progetti
Tina Valseschini - Silvia Rumi - Emanuela Pizzardi - Emiliana Lapertosa - Annalisa Pozzi
Ferruccio Colombo - Carlo Gaiati - Don Alessio Mauri - Virginia Bacchini - Renata Zuffi
Franco Riboldi - Giorgio Mazzoleni - Angelo Castellani
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“Oggi più che mai è fondamentale che la lotta alle dipendenze sia oggetto di costante adeguamento da parte di chi è preposto a farlo. Per questo è indispensabile che famiglia, scuola, enti non profit ed enti pubblici si alleino in questa vera e propria guerra all’alcol, alla droga, al gioco che portano i nostri figli ad allontanarsi dai veri valori della vita. Ecco perché sono così importanti i progetti di prevenzione alle dipendenze”.
Ing. Mauro Borelli
Direttore Generale ASL di Lecco
I progetti sulla prevenzione delle dipendenze, sviluppati dal 2006 al 2009 e raccolti in questo report, testimoniano il lavoro compiuto dal nostro Dipartimento Dipendenze. Particolare valore riveste l’impegno nell’allargare lo spazio di intervento ad ampio raggio, senza predisporre pacchetti preconfezionati, ma svolgendo un’attenta analisi sui destinatari coinvolti e sul loro contesto di vita. Questa attenzione ha portato a definire un piano programmatorio sempre più legato all’operatività e a creare, per quanto possibile, una rete che comprendesse tutti i soggetti e gli enti impegnati nella prevenzione, sia primaria che secondaria, delle dipendenze. L’analisi dei bisogni, della situazione regionale e locale e la programmazione multicentrica hanno permesso di sviluppare interventi diversi e rispondenti alle richieste emerse, di volta in volta, dalle molteplici situazioni. La ricchezza del lavoro svolto è costituita soprattutto dalla molteplicità degli attori e dalla specificità degli approcci. La maggior parte dei progetti presentati ha durata inferiore a un anno e si rivolge ad un target potenzialmente interessato al fenomeno dipendenze. I ragazzi rappresentano l’obiettivo privilegiato, ad essi si rivolgono le agenzie educative, in primis la scuola, per informare sui rischi e creare in loro un pensiero critico rispetto alla problematica. Degni di particolare merito sono gli interventi sul campo, in cui l’operatore si colloca molto vicino a chi più è esposto al consumo di alcol e stupefacenti rendendosi presente nei luoghi di ritrovo e divertimento. Ritengo che questo importante sforzo di mettere in connessione il Dipartimento Dipendenze, portatore di conoscenze ed esperienze cliniche e le realtà operative del territorio, che sono per definizione più vicine ai destinatari dei progetti, sia la strada maestra per sviluppare le capacità di intercettare i nuovi bisogni e di valorizzare le risorse attive a disposizione per una costruttiva collaborazione.
Dott. Giampiero Martinelli Direttore Sociale ASL di Lecco
“L’idea di un report sui progetti di prevenzione nell’area delle dipendenze nasce dalla necessità di fare un’analisi e una valutazione degli interventi presenti sul territorio dell’ASL di Lecco. L’obiettivo è condividere le esperienze, verificare empiricamente l’efficacia di un intervento di prevenzione, accrescere le conoscenze e le competenze degli operatori impegnati nel settore della prevenzione. Riprendere, inoltre, il ruolo di coordinamento del Dipartimento Dipendenze rinforzando la rete delle collaborazioni. In particolare si vuole favorire una cultura progettuale che tenga conto delle linee guida regionali al fine di proporre interventi il più possibile congrui ed efficaci rivolti all’area giovanile finalizzati alla riduzione dell’uso o abuso di droga (legale e illegale).”
Dr.ssa Sandra Marabelli
Direttore Dipartimento Dipendenze ASL di Lecco
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INDICE
1. RETE REGIONALE SULLA PREVENZIONE DELLE DIPENDENZE.......... 5 1.1 INTRODUZIONE 5 1.2 PER UNA PREVENZIONE EFFICACE: SCOPO DELLA RICERCA VALUTATIVA 7 1.2.1 Validità interna ed esterna nei disegni di ricerca 7 1.2.2 Obiettivi ricerca valutativa (DGR VIII/7223/2008) 8 2. METODOLOGIA DELLA RICERCA................................................................... 9 2.1 CAMPIONE E TERRITORIO 9 2.1.1 Progetto: “Droghe e giovani noi la pensiamo così” ( SerT di Lecco-Bellano) 10 2.1.2 Progetto: “Ti ritiro la patente?” 14 2.1.3 Progetto: “Non fare lo sbronzo continua” 17 2.1.4 Progetto: “Interconnessioni visibili” 2008-2009 24 2.1.5 Intervento: “Agio e disagio” - Oratorio di Valmadrera 31 2.1.6 Progetto: “Liberi da… Liberi per!” (I.T.C.G. Parini Lecco) 33 2.1.7 Progetto di educazione alla salute: prime droghe (SerT di Merate) 36 2.1.8 Progetto sulle dipendenze-life skills: la cassetta degli attrezzi (SerT di Merate) 39 2.1.9 Interventi di sensibilizzazione ( SerT di Merate) 42 2.1.10 Incontri di sensibilizzazione ( SerT di Merate) 44 2.1.11 Progetto quadro giovani 2009 – Intervento “Tatanka” 46 2.2 LO STRUMENTO DI CODIFICA DEI PROGETTI/INTERVENTI: LA GRIGLIA DI RILEVAZIONE 50 3. ANALISI DESCRITTIVA DEL CAMPIONE..................................................... 51 3.1 DURATA, TITOLARITA’, FONTI DI FINANZIAMENTO E TIPO DI COORDINAMENTO 51 3.1.1 Durata progetti 51 3.1.2 Titolarità 52 3.1.3 Fonti di finanziamento 52 3.1.4 Tipi di coordinamento presenti nella rete territoriale 53 3.2 CARATTERISTICHE DEGLI INTERVENTI: LIVELLO DI INTERVENTO, SOSTANZE CONSIDERATE E FIGURE PROFESSIONALI 54 3.3 CARATTERISTICHE DEL CONTESTO: ASPETTI TERRITORIALI, AMBITI DI INTERVENTO E TARGET 57 3.3.1 Abiti territoriali e ambiti di intervento 57 3.3.2 Target 58 3.4 VALUTARE I PROGRAMMI PREVENTIVI 60 4. CONCLUSIONI ................................................................................................... 62 4.1 DATI E RIFLESSIONI: UN CONFRONTO CON LE LINEE GUIDA REGIONALI 62 4.2 PROSPETTIVE 65 4.3 PROGETTARE IL FUTURO… LA PAROLA AI PROGETTISTI ERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO. ALLEGATO ................................................................................................................ 67
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1. RETE REGIONALE SULLA PREVENZIONE DELLE
DIPENDENZE
“[...] chi si occupa di prevenzione dovrebbe conoscere molto
bene le specifiche caratteristiche del contesto in cui si
intende intervenire sia dal punto di vista dei consumi di
sostanze stupefacenti (v. dati di prevalenza, età di inizio della
sperimentazione delle sostanze stupefacenti, tipi di sostanze
…) sia delle caratteristiche dei destinatari dei futuri
progetti” (WHO 2002; NIDA 2003)
1.1 INTRODUZIONE
L’attività di prevenzione delle dipendenze nei territori dell’attuale ASL di Lecco è stata
presente fin dalla nascita dei Servizi per le Tossicodipendenze.
Negli anni si è delineato un piano programmatorio sempre più definito, come
successivamente previsto dalla L. 45/99, che ha determinato la costituzione del
Coordinamento Territoriale.
Questa esperienza ha permesso ai soggetti e agli enti impegnati nella prevenzione di
partecipare più attivamente alla fase progettuale, ha portato a sviluppare un sistema di
valutazione, a consolidare la rete di collaborazione, ad aumentare l’integrazione degli
interventi.
Il Coordinamento territoriale ha contribuito anche a modificare l’assetto organizzativo
territoriale (es. COODIP, osservatorio territoriale) e ha determinato alcune scelte
strategiche che sono proseguite nel tempo (es. progetti di prevenzione a livello distrettuale a
medio - lungo termine).
Con la L. 328/00 si è avviata la costituzione dei Piani di Zona come luoghi e strumenti di
programmazione territoriale, dove gradualmente sono confluiti i finanziamenti delle leggi di
settore.
Nel frattempo in Regione Lombardia è iniziato il percorso biennale RELIGO (giugno 2003 –
dicembre 2005) che si prefiggeva di individuare delle linee guida per migliorare le attività di
prevenzione e per dare avvio alle agenzie territoriali di programmazione. Il progetto ha
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avuto, nel 2006, una sua prosecuzione anche a livello locale, esitato in un documento finale
di analisi e di proposte da declinare sul territorio.
All’interno di queste coordinate si è data attuazione alla delibera regionale che ha istituito la
rete regionale della prevenzione, costituendo il Gruppo Tecnico della Prevenzione (GTP)
all’interno del Dipartimento Dipendenze.
Il GTP ha realizzato, durante il 2008/2009 una serie di iniziative e di azioni volte a
diffondere la conoscenza delle Linee Guida Regionali sulla prevenzione delle dipendenze, a
incrementare la rete locale e a migliorare le attività in quest’ambito; tra le varie iniziative si è
realizzata una ricerca sui progetti di prevenzione presenti sul territorio dell’ASL della
Provincia di Lecco, oggetto di questo report.
Questa iniziativa è un primo approccio di lettura degli interventi alla luce delle recenti Linee
Guida Regionali sulla prevenzione delle dipendenze; nell’analisi dei progetti l’obiettivo
principale è stato quello di evidenziare le attinenze e gli scostamenti dalle indicazioni
regionali in vista di un miglioramento e di un adeguamento dell’attività preventiva a tali
indicazioni.
La ricerca valutativa è stata inoltre una preziosa occasione sia per il gruppo tecnico del
Dipartimento Dipendenze che per i singoli progettisti per cercare di annodare sul campo i
fili delle reti preventive esistenti e costruire insieme dei percorsi di miglioramento.
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1.2 PER UNA PREVENZIONE EFFICACE: SCOPO DELLA RICERCA VALUTATIVA Valutare perché…
per conoscere i risultati e conferire valore a quello che si fa: efficacia
per trasferire su un piano esplicito ciò che normalmente viene fatto in modo
implicito, utilizzando un linguaggio comune che consenta a tutti i membri dello
stesso gruppo di lavoro di comunicare sullo stesso fenomeno in modo comprensibile
per migliorare la qualità della progettazione
per apprendere e applicare innovazione di metodi e tecniche in relazione al contesto
specifico
per lasciare traccia condivisa del lavoro fatto per chi sarà chiamato in causa
successivamente nel processo.
Fig.1 – …Perché fare ricerca?
1.2.1 Validità interna ed esterna nei disegni di ricerca
Nello sviluppo di ogni progetto di ricerca è importante soddisfare le condizione poste
dalla validità e dall’affidabilità integrando il rigore scientifico con la possibile
generalizzabilità dei risultati.
Mentre l’affidabilità misura la “bontà” delle misurazioni, la validità è strettamente
connessa alla qualità della relazione indagata e all’estensibilità dei risultati: “Potremmo in
ANALISI E LETTURA
DELLA SITUAZIONEREGIONALE E LOCALE
CIRCOLAZIONEINFORMAZIONI
ANALISIDEI BISOGNI
PROGRAMMARE PROGRAMMARE SPECIFICHE SPECIFICHE
LINEE LINEE DIDI RICERCA RICERCA IN MODO IN MODO
MULTICENTRICO MULTICENTRICO
ANALISI E LETTURA
DELLA SITUAZIONEREGIONALE E LOCALE
CIRCOLAZIONEINFORMAZIONI
ANALISIDEI BISOGNI
PROGRAMMARE PROGRAMMARE SPECIFICHE SPECIFICHE
LINEE LINEE DIDI RICERCA RICERCA IN MODO IN MODO
MULTICENTRICO MULTICENTRICO
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sostanza dire che, da un punto di vista statistico, più una ricerca è attendibile, ossia si
basa sulla manualizzazione, e meno essa è valida, ossia meno è paragonabile alla pratica
clinica corrente (Migone, 1996)”.
La validità interna rimanda ai seguenti requisiti: 1) che le variabili studiate siano state
definite propriamente, 2) che non vi siano variabili confondenti, 3) che le relazioni tra le
variabili siano definite in modo appropriato, soprattutto per quanto riguarda la direzione
delle relazioni causali ipotizzate. Una volta accertato che esiste una relazione tra due o più
variabili, si tratta di determinare se la relazione osservata è spuria oppure genuina . Si ha
validità interna quando si può dimostrare che la relazione osservata è causale cioè che
abbia una direzione specificata e che si possa escludere che la relazione osservata non è
dovuta ad altri fattori non noti (per esempio mortalità dei soggetti, caratteristiche non
misurate, caratteristiche dello strumento di misura..).
La validità esterna concerne la misura in cui i risultati ottenuti sono generalizzabili a
individui e contesti diversi da quelli considerati dalla ricerca. Il concetto di validità
esterna può comprendere tre principali tipi diversi di validità: validità di popolazione,
cioè il grado in cui i risultati ottenuti con il campione esaminato sono generalizzabili
all’intera popolazione di riferimento; validità temporale , ovvero quanto stabili nel tempo
sono i risultati ottenuti; validità ecologica che esprime il grado di generalizzabilità dei
risultati nella vita “vera”, nelle situazioni quotidiane e non dovuti al processo di
misurazione o al particolare contesto in cui esso ha luogo.
Per ovviare a questi ed altri problemi per questa analisi è stata utilizzata una griglia di
valutazione già utilizzata per un altro studio “Progetto Religo”, apportando solo alcune
modifiche relative all’inserimento di items nuovi (vedi allegato).
1.2.2 Obiettivi ricerca valutativa (DGR VIII/7223/2008)
Gli obiettivi della presente ricerca valutativa erano:
Verificare i nessi tra progetti/interventi e fattori di contesto (caratteristiche del
territorio, presenza di strategie a livello ASL, grado di integrazione della rete)
Verificare la ricaduta dei progetti rispetto alle indicazioni emerse dalle Linee Guida
Regionali (approvate dalla DGR n. 6219/2007)
Identificare strategie adottate e contesti di intervento.
Evidenziare le difficoltà più frequenti e i fabbisogni espressi dai progettisti.
Favorire la divulgazione delle Linee Guida Regionali e la comprensione di alcuni
meccanismi connessi alla realizzazione di interventi efficaci.
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2. METODOLOGIA DELLA RICERCA
2.1 CAMPIONE E TERRITORIO
Lo studio include tredici progetti/azioni di prevenzione presenti sul Territorio negli ultimi
tre anni (2006-2009).
Per soddisfare i criteri di omogeneità relativi al campione si è deciso di limitare le variabili
in esame a quelle compilate da tutti i progettisti, eliminando i dati mancanti.
Fig.2 – Progetti inclusi nella ricerca divisi per aree di intervento nei 3 Distretti
Di seguito sono riportati e descritti i Progetti presi in esame.
•Droghe e giovani, noi la pensiamo così (SerT-Bellano)
•Ti ritiro la patente (Omnia Language)
•Non fare lo sbronzo (Gabbiano)
•Droghe e giovani, noi la pensiamo così (SerT-Lecco)
•Interconnessioni Visibili (Comune Lecco, Linea dell’Arco, La Vecchia Quercia, Eco 86)
-Azione Ne parliamo lunedì
-Azione Millibar
-Azione Indipendente-mente
• Non fare lo sbronzo (Gabbiano)
•Agio e Disagio (Oratorio Valmadrera)
•Liberi da liberi per (Progetti scuole)
Prime droghe (SerT-Merate)
Progetto sulle dipendenze-life skills (SerT-Merate)
Intevento di sensibilizzazione (SerT-Merate)
Incontri di sensibilizzazione (SerT-Merate)
Progetto quadro giovani 2009-intervento "Tatanka"(Retesalute)
• Non fare lo sbronzo (Gabbiano)
•Droghe e giovani, noi la pensiamo così (SerT-Bellano)
•Ti ritiro la patente (Omnia Language)
•Non fare lo sbronzo (Gabbiano)
•Droghe e giovani, noi la pensiamo così (SerT-Lecco)
•Interconnessioni Visibili (Comune Lecco, Linea dell’Arco, La Vecchia Quercia, Eco 86)
-Azione Ne parliamo lunedì
-Azione Millibar
-Azione Indipendente-mente
• Non fare lo sbronzo (Gabbiano)
•Agio e Disagio (Oratorio Valmadrera)
•Liberi da liberi per (Progetti scuole)
Prime droghe (SerT-Merate)
Progetto sulle dipendenze-life skills (SerT-Merate)
Intevento di sensibilizzazione (SerT-Merate)
Incontri di sensibilizzazione (SerT-Merate)
Progetto quadro giovani 2009-intervento "Tatanka"(Retesalute)
• Non fare lo sbronzo (Gabbiano)
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2.1.1 Progetto: “Droghe e giovani noi la pensiamo così” ( SerT di
Lecco-Bellano)
Il progetto “Droghe e giovani noi la pensiamo così” fa parte del “Programma di interventi
di promozione della salute nelle scuole” proposto annualmente dall’ASL di Lecco a tutti gli
istituti della Provincia.
La proposta è rivolta prioritariamente alle classi terze.
Le richieste da parte della scuola vengono fatte dopo la compilazione della scheda
predisposta dall’ASL e dall’ufficio scolastico provinciale dall’insegnante referente per i
programmi di educazione alla salute.
L’intervento consiste in due incontri di due ore scolastiche ciascuno, distanziati in genere di
una settimana uno dall’altro. Gli incontri iniziano con un primo momento di conoscenza
reciproca nel quale gli operatori cercano di mettere a proprio agio la classe, descrivono le
condizioni nelle quali avviene l’incontro e offrono garanzie riguardo al rispetto e alla tutela
delle informazioni che emergeranno. Inoltre, utilizzando una metodologia attiva/attivante,
tentano di coinvolgere la classe e di far esprimere a ciascuno le informazioni, le esperienze, i
sentimenti ed i vissuti riguardo all’argomento.
Lo scambio tra pari è l’elemento essenziale, gli operatori assumono più una funzione di
“facilitatori” del dialogo che di esperti sul tema.
L’attenzione principale, in questa fase, è quella di non esprimere giudizi in modo da favorire
l’espressione e la partecipazione del maggior numero di studenti al confronto.
Nel frattempo però si raccolgono anche gli elementi di contraddizione presenti nel gruppo
con l’obiettivo di dare ad essi visibilità e costringere gli interlocutori ad andare oltre gli
stereotipi e/o le frasi fatte e a farli discutere sul loro stile di vita e sulle conseguenze generate
dai comportamenti.
In alcuni casi sono necessarie delle puntualizzazioni sulle informazioni sulle sostanze,
perché ciascuno fa riferimento alle proprie esperienze e conoscenze personali che, pur vere,
possono essere fuorvianti.
Durante il primo incontro si tenta di discutere delle sostanze illecite e il secondo di quelle
lecite, in particolare dell’alcol. In realtà poi le connessioni tra uso di sostanze e stili di vita
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portano a fare delle considerazioni anche in termini più ampi e trasversali sui
comportamenti e sul loro significato.
Per favorire il confronto in alcuni casi si utilizzano tecniche di animazione di gruppo.
Alla fine del secondo incontro si chiede agli studenti di compilare, in anonimato, il
questionario che verrà elaborato in seguito
Obiettivi
Informare e formare sui fattori di rischio correlati all’uso di alcol, fumo, droghe e farmaci
anche usati in ambito sportivo;
Favorire un confronto e un corretto passaggio di informazioni circa i rischi correlati a questi
comportamenti;
Favorire la scelta di stili di vita positivi offrendo strumenti e opportunità per un analisi
critica dei propri comportamenti nonché dei fattori sociali e culturali che li condizionano;
Verificare la diffusione dell’uso di alcol, fumo, droghe e farmaci nella popolazione oggetto
dell’intervento;
Creare le condizioni che favoriscano un aggancio con soggetti che hanno già sviluppato stili
di vita a rischio, proponendo percorsi educativi individualizzati.
Modello teorico di riferimento
Il modello teorico a cui si fa riferimento è quello educativo/promozionale.
“[..] Esso si fonda sull’ipotesi che promuovendo l’agio e rafforzando i fattori protettivi
individuali i soggetti svilupperanno una maggiore resistenza all’influenza negativa dei pari o
dei modelli che provengono dalla società, una più radicata consapevolezza di sé ed una
tendenza all’autoprotezione e al mantenimento del benessere psicofisico[..]” (Per una
prevenzione efficace- Il sole 24 ore – L. Leone e C. Celata pag. 43)
In particolare ci si occupa di favorire l’analisi delle situazioni personali in modo
approfondito, esplorando le possibili alternative, riconoscendo quali fattori possono
influenzare atteggiamenti e comportamenti e trovando soluzioni originali.
La modalità operativa fa riferimento alle metodologie attive di lavoro di gruppo, con
attivazione delle risorse personali di ciascun soggetto coinvolto, anche attraverso l’uso di
tecniche di animazione.
Riferimenti normativi
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Testo aggiornato del DPR 309/90 art. 113, comma b) e d) punto 5 : “Ai servizi e alle
strutture pubbliche o private spettano, tra l’altro, le seguenti funzioni: progettazione ed
esecuzione, in forma diretta o indiretta di interventi di informazione e prevenzione”.
Piano Sanitario Nazionale 2006/2008: “[..]Educare i giovani alla promozione della salute, ai
comportamenti e stili di vita adeguati nel campo […], della tossicodipendenza e
dell’alcolismo.”
Piano Socio Sanitario Regionale 2002/2004: “Contribuire allo sviluppo dell’empowerment
inteso come rafforzamento del potere sociale dell’individuo, quale processo sociale,
culturale, psicologico, educativo e politico attraverso il quale i cittadini e i gruppi sociali
diventano capaci di riconoscere i propri bisogni di salute.. [..] Informare e formare sui
fattori di rischio..”
I dati
Attraverso i contatti di lavoro che abbiamo con i docenti delle scuole secondarie di secondo
grado ci siamo resi conto che la diffusione dell’uso di droghe illegali e di alcolici nella
popolazione scolastica costituisce uno dei principali motivi di preoccupazione soprattutto
perché sembra condizionare, da una parte la resa scolastica degli studenti, dall’altra anche le
modalità relazionali degli stessi .
Tale sensazione è riportata ai docenti anche da parte delle famiglie.
Come educatori professionali ci siamo interrogati su queste istanze ed abbiamo deciso, da
alcuni anni, di utilizzare gli interventi di promozione alla salute anche per indagare la
situazione reale della popolazione scolastica della nostra Provincia in relazione agli stili di
vita e ai consumi di sostanze.
Attraverso gli incontri sopra descritti, abbiamo quindi iniziato, dal 1999, una sistematica
raccolta di dati riguardanti il consumo qualitativo e quantitativo delle sostanze tra gli
adolescenti attraverso la somministrazione di un questionario. A dieci anni dalla rilevazione
sistematica dei dati abbiamo raccolto e informatizzato 6587 questionari.
Considerazioni finali
“Nonostante sia ampiamente riconosciuta la ridotta utilità nel limitare l’intervento
preventivo alla sola trasmissione di informazioni sugli effetti delle droghe e sulle potenziali
conseguenze […] è emerso che gli adolescenti tendono a sovrastimare il numero di soggetti
che usano sostanze (e quindi a percepire in questo modo una sorta di approvazione sociale
per questo comportamento), sarebbe opportuno correggere tale distorsione fornendo stime
più accurate sulla distorsione del fenomeno”. (op. cit. pag. 9).
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Anche dalla nostra esperienza abbiamo rilevato che questa affermazione è condivisibile. Alla
semplice domanda posta agli studenti sulla loro sensazione circa la diffusione sulle droghe
leggere, la risposta è che, a loro avviso, circa il 90% ha provato l’uso di droghe leggere. Tale
sensazione induce la convinzione che l’uso di droghe, siccome così diffuso, possa essere
considerato e accettabile.
Pur considerando l’importanza dell’aspetto del passaggio delle informazioni, la peculiarità
di questo intervento consiste nella tensione a costruire con i ragazzi un rapporto di fiducia,
che è la condizione indispensabile per poter entrare in una relazione più profonda e schietta
che trascenda gli stereotipi sulle sostanze e sui comportamenti.
La considerazione finale è che gli operatori non hanno pensato a “Droghe e giovani: noi la
pensiamo così” come ad un intervento di prevenzione dell’uso di sostanze ma come un
intervento di promozione della salute e di stili di vita sani.
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2.1.2 Progetto: “Ti ritiro la patente?”
Il presente progetto ha come finalità prioritaria quella di proseguire e al contempo
potenziare le attività progettuali già avviate nelle scorse edizioni, con l’intento di
raggiungere i seguenti
obiettivi:
• avvicinare l’utenza all’interno e all’esterno dei luoghi del divertimento per svolgere in
favore di essa attività informativa, di promozione della salute e di prevenzione dei
comportamenti a rischio connessi con la guida in stato di ebbrezza;
• promuovere un maggior livello di consapevolezza relativamente ai danni correlati
all’uso e all’abuso di alcool e droghe;
• effettuare misurazioni con l’etilometro e promuovere azioni di dissuasione dall’uso
dell’auto qualora dovessero risultare positivi alla prova del test;
• conoscere, valutare, analizzare il fenomeno relativo all’uso e all’abuso di sostanze
• alcoliche e in particolare gli usi e i costumi diffusi nella nostra provincia;
• rilevare e analizzare i dati e le informazioni raccolte;
• contattare i gestori dei locali pubblici e costruire con essi momenti di scambio e
confronto;
• diventare una risorsa riconoscibile per il territorio e un interlocutore significativo in
• materia di prevenzione sull'uso e l'abuso di sostanze alcoliche.
Azione: educativa di strada
Uscite nei bar e pub
Lavoro nei locali e nei pub di avvicinamento dei giovani nei luoghi della frequentazione
informale e costituzione di un gruppo di “peer educator”
L’azione è finalizzata alla realizzazione di interventi specifici rivolti ai gruppi di ragazzi/e e
giovani a rischio. Si svolge prevalentemente, come già avvenuto nelle precedenti annualità,
nei pub, nei bar, negli wine-bar, ecc. attraverso un primo contatto di sensibilizzazione, una
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serata organizzata con il consenso e la collaborazione del gestore, l’utilizzo dell’etilometro,
delle t-shirt da colorare, ecc.
La procedura seguita nella realizzazione del lavoro è ben consolidata e nel dettaglio è la
seguente:
• Si chiede ai gestori la disponibilità ad accogliere gli operatori del progetto
all’interno del proprio locale al fine di offrire alla propria clientela una
opportunità in più in termini di informazione e sicurezza
• Nel corso delle serate si regalano a chi le richiede delle t-shirt dipinte a mano
al momento con il nome del locale ospitante e simpatici slogan per
dissuadere dalla guida in stato di ebbrezza.
• Si utilizza l’etilometro sempre su richiesta dei ragazzi garantendo l’anonimato.
• Si distribuisce il materiale informativo
• Si gestiscono dei colloqui individuali con chi si dimostra interessato/a.
Lavoro di rete
Si intende proseguire gli incontri avviati con i servizi competenti sul territorio provinciale
nell’ambito delle dipendenze (Servizio di Alcologia e Sert), per lo sviluppo di un'azione
condivisa e sinergica, per il quale la costruzione di un modello di rilevazione sistematica e
condivisa dei dati costituirebbe un primo passo significativo dal punto di vista operativo.
Rilevazione dati e costruzione di strumenti condivisi e utilizzabili dal territorio
Monitoraggio e Valutazione
Il lavoro di supervisone e sostegno nella costruzione di strumenti di rilevazione dei dati
condivisi, avrà i seguenti obiettivi:
- costruire un modello di rilevazione sistematica e condivisa dei dati;
- sviluppare negli operatori competenze specifiche di rilevazione ed elaborazione
dei dati;
- offrire al territorio informazioni sul consumo giovanile di alcool che possa
indicare eventuali possibili interventi;
Alcune considerazioni
Dal confronto con gli operatori è possibile trarre alcune considerazioni: le persone che si
sono rivolte agli educatori sono quelle che saltuariamente o abitualmente consumano alcol e
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sono interessate a sperimentare gli effetti che esso produce sul loro organismo nel momento
stesso dell’assunzione e nel tempo immediatamente successivo.
Nei bar gli operatori sono presenti per quattro ore di seguito, ciò permette ai ragazzi di
guardare, riconoscere e decidere liberamente quando avvicinarsi ed eventualmente provare
l’etilometro.
Vi è una aumentata consapevolezza dell’utenza rispetto alle finalità del progetto, sono
diminuiti i contatti “per curiosità”. I ragazzi/e si avvicinano sapendo già di che cosa si tratta
e spesso chiedono di essere riconosciuti. Riportano i discorsi tenuti con l’operatore la volta
precedente mettendolo alla prova e mostrando di ricordare i contenuti, richiedono sempre
più spesso di provare più volte lo strumento nello spazio della serata e sono disponibili a
mettersi in discussione.
Le ragazze sono presenti nei locali in numero minore rispetto ai loro coetanei maschi, si
avvicinano con difficoltà al tavolo dell’etilometro e la maggior parte di quelle incontrate è
sotto il limite.
Nelle giovani generazioni (15/20 anni) questo comportamento non si evidenzia in modo così
forte. Sembra via via scomparire il tabù culturale delle donne che non fanno uso di alcool, e
si ritrova maggiore omologazione di comportamenti con l’universo maschile.
Il territorio del nostro distretto di Bellano rappresenta una realtà complessa e multiforme,
sia per le caratteristiche della popolazione che della natura dei locali. La Valsassina è stata
privilegiata in questa parte del progetto perché vi sono più difficoltà di spostamento e la
popolazione rimane per lo più, anche nei fine settimana, nei locali del proprio circondario.
In questo particolare territorio (Alta valle) si riscontra nei giovani un bisogno maggiore di
allacciare un rapporto privilegiato con gli educatori e meno interesse per la tecnicità
dell’intervento.
Nel territorio della Riviera, invece, l’incontro con gli operatori viene accolto in modo più
strumentale e finalizzato all’informazione e alla prova dell’etilometro.
Tina Valseschini
Responsabile progetto
Coop. Sociale Omnia Language
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Associazione Comunità IL GABBIANO ONLUS
Sede Legale: Loc.Cascina Castagna, 4 - 26854 Pieve Fissiraga (LO) Cod.Fisc. 07124640157 Uff. Amministrativi: Via Bonfadini, 11 - 23100 Sondrio - 0342-200844 Fax 0342-216702 Uff. Servizi Sociali: Villa Malpensata, snc- 23823 Olgiasca di Colico (LC) - 0341-930074 Fax 0341-930774
2.1.3 Progetto: “Non fare lo sbronzo continua”
Interventi di prossimità attraverso l'attivazione di 2 UNITA' MOBILI
sul territorio della Provincia di Lecco
Premessa
Siamo attivi sul territorio della Provincia di Lecco con il progetto dell'Unità Mobile da 7
anni. In questo periodo abbiamo lavorato alla luce di due obiettivi attualmente consolidati:
- rendere l'Unità Mobile un servizio sempre più utile per i giovani del territorio;
- far conoscere il significato e il valore del nostro lavoro anche ai servizi, ai locali
pubblici e al territorio.
Nell'autunno 2008 il progetto Unità Mobile si è ampliato: all'interno di un tavolo di lavoro
comune a cui hanno partecipato fin dall'inizio l'ASL, la Provincia (Assessorato ai Servizi
Sociali e Assessorato al bilancio e alla sicurezza stradale) e il S.I.L.B. (Società Italiana Locali
da Ballo della Provincia di Lecco) si è deciso di sperimentare l'attivazione di una SECONDA
Unità Mobile con l'obiettivo di ampliare gli obiettivi e il TERRITORIO di intervento del
progetto.
Il primo anno di sperimentazione si è concluso a maggio 2009; gli esiti possono essere così
sinteticamente elencati:
• ampliato il territorio di intervento che da DISTRETTUALE è diventato
PROVINCIALE;
• risposto alle richieste di tutti i locali SILB di Lecco;
• partecipato attivamente ad attività organizzate dai Comuni e dalle
Associazioni/Cooperative del territorio;
• ampliata la Rete del progetto;
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• attivato un tavolo di condivisione, coordinato da un formatore esperto, sulle strategie
e sulle attività di prevenzione attive sul territorio della provincia di Lecco finalizzato a
promuovere e sostenere una maggiore integrazione delle attività preventive promosse
dal territorio così come richiesto dalle linee guida regionali;
• realizzata una ricerca scientifica finalizzata a rilevare e conoscere in modo più
approfondito il fenomeno dell'uso e dell'abuso di alcool tra i giovani al fine di
sviluppare interventi più efficaci e strategici.
IL PROGETTO CONTINUA: fino a Febbraio 2010
A seguito del buon esito di questo primo anno di sperimentazione possiamo proseguire il
progetto tarandolo ancor di più sui bisogni e sulle richieste emerse; tali richieste non
provengono più solo dai contesti istituzionali formali, ma anche da quei contesti (locali da
ballo, discoteche, centri aggregazione e associazioni) dove i giovani trascorrono parte delle
loro serate e del loro tempo libero. E' inoltre importante sottolineare che i giovani stessi da
noi incontrati e intervistati hanno esplicitato alcuni loro bisogni e ci hanno sottolineato
luoghi dove, a loro parere, sarebbe utile la nostra presenza.
Il presente progetto, pertanto, pur mantenendo gli stessi obiettivi e lo stesso impianto del
precedente, essendone la sua naturale prosecuzione cercherà di contemperare al suo interno
le richieste e i bisogni emersi durante quest'anno di lavoro.
Obiettivo generale:
Promuovere comportamenti giovanili più responsabili e una cultura maggiormente
orientata alla consapevolezza dei rischi connessi all'uso e all’abuso di sostanze alcoliche.
Obiettivi specifici
1. Prevenire sul campo:
• avvicinare i giovani all’interno e all’esterno di discoteche, bar e locali pubblici per
svolgere in favore di essi attività informativa, di promozione della salute e di
prevenzione dei comportamenti a rischio connessi con la guida in stato di ebbrezza;
• effettuare misurazioni con l’etilometro e promuovere azioni di dissuasione dall’uso
della macchina qualora i giovani dovessero risultare positivi alla prova del test;
• attivare strategie di Soccorso e di Pronto Intervento qualora risultasse necessario
(accompagnamento al Pronto Soccorso, accompagnamento a casa, accoglienza
19
residenziale di emergenza in comunità qualora la situazione fosse particolarmente
grave).
Relativamente a questo obiettivo è importante sottolineare i seguenti aspetti:
Molti locali hanno già aderito al progetto e hanno chiesto esplicitamente la continuità
di presenza dell'Unità Mobile; la collaborazione positiva già in atto ci permette inoltre
di calibrare la presenza delle unità mobili (numero di volte, serate, stagioni, etc.) in
funzione delle esigenze e delle peculiarità di ciascun locale; se la prima annualità ci
ha visto presenti con un numero di uscite equamente suddivise far i locali, oggi si può
progettare una presenza meno centrata sull’equità fra locali, ma più sull’esigenza e la
programmazione dei singoli, in base a quando e dove e quanto la presenza dell’unità
mobile è risorsa sia per il locale, sia per i loro clienti.
Il Comune di Lecco, alcune cooperative del territorio che hanno progetti di
aggregazione chiedono (La Vecchia Quercia, l'associazione Amici di Giulia, Vivi
Civate, La Linea Dell’Arco), la Polizia di Merate, e alcune scuole guida chiedono la
presenza dell'Unità Mobile o dell'equipe dei suoi educatori per attività specifiche e ad
hoc. Sarà, pertanto, compito del progetto cercare di rispondere a tali esigenze al fine
di costruire una rete sempre più estesa.
Si sta valutando l'opportunità di dotare le unità mobili di un simulatore di guida
per dare ai giovani l'opportunità di sperimentare nel corso delle loro serate, il calo di
alcune prestazioni in presenza di alcool nel sangue (percezione, attenzione, etc.).
2. Consolidare la rete e programmare interventi coordinati:
• coinvolgere e informare, a differenti livelli e in funzione dei mandati istituzionali
ricoperti, tutte quelle agenzie territoriali che incontrano e si occupano del fenomeno
relativo all'uso e all'abuso di alcool;
• sviluppare azioni specifiche mirate a produrre una forte connessione e un confronto
con la Conferenza Permanente dei Sindaci e il Tavolo Permanente attivato presso la
Prefettura di Lecco nell'ambito del progetto sulla sicurezza stradale;
• consolidare le attività di confronto e scambio già cominciate all'interno del tavolo di
condivisione promosso dal progetto e coordinato da un formatore esperto (dott.
Riccardo Romiti).
3. Realizzare una ricerca scientifica sull'uso e abuso di alcool tra i
giovani:
Relativamente a questo obiettivo è importante segnalare i seguenti aspetti:
20
• durante l'ultima riunione di coordinamento è stata condivisa l'opportunità di dare
seguito alla ricerca, anche durante questa seconda tranche progettuale, sia attraverso
la continuazione della raccolta dati fin qui condotta (questionari di soddisfazione,
questionari, interviste, diari di bordo, ecc.), sia attraverso la conduzione di nuovi
focus group. In particolare, si è valutata la possibilità di condurre altri 6 Focus group
con altre figure significative (docenti referenti dell'area salute, operatori ASL di
Lecco, operatori delle Forze all'ordine, operatori dei servizi d'emergenza, gestori
autoscuole, genitori);
• i dati raccolti saranno elaborati e restituiti ai vari attori che si occupano e/o sono
coinvolti da questo fenomeno;
• sarà realizzata una pubblicazione all'interno della quale saranno presentati i dati
emersi, gli strumenti utilizzati, le strategie da utilizzare a livello operativo e i
suggerimenti dei giovani intervistati.
4. Sensibilizzare e formare:
• realizzazione di incontri rivolti al territorio per aprire spazi di confronto e dialogo
sulle tematiche oggetto del progetto;
• garantire la presenza dell'Unità Mobile a eventi significativi organizzati dal territorio
(feste, iniziative particolari, etc.);
• Proseguire nella formazione continua degli operatori del progetto sulla legislazione in
materia di alcool e guida e aprire alcuni di questi momenti agli operatori della Rete
che hanno espresso interesse e bisogno.
5. Monitorare e verificare l'andamento e la qualità del progetto:
• effettuare un monitoraggio costante di tutte le fasi del progetto finalizzato a garantire
la qualità dei risultati;
• prestare particolare attenzione alla visibilità del progetto per amplificarne l'efficacia.
AZIONI PREVISTE
OBIETTIVI MACRO ATTIVITA' PREVISTE
PER IL RAGGIUNGIMENTO DEGLI OBIETTIVI
Realizzazione di 50 uscite sul campo
Realizzazione di uscite sul territorio in occasione di eventi particolari
PREVENIRE SUL
CAMPO
Misurazioni con etilometro e attività di dissuasione all'uso della
macchina qualora i giovani risultassero positivi
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Uso e sperimentazione del simulatore di guida
Sviluppo di azioni di peer education
Attivazione di strategie di Soccorso e di Pronto Intervento qualora
risultasse necessario, in situazioni particolarmente gravi
Attivazione di altre strategie di aggancio dei giovani che verranno
studiate in sede di formazione e utilizzate anche sulla base delle
differenti situazioni/risposte ottenute
Riunioni di programmazione e coordinamento a inizio attività e durante
tutto lo svolgimento del progetto
Incontri di formazione per definizione di procedure condivise
Realizzazione di connessioni con la Conferenza Permanente dei Sindaci
e il Tavolo Permanente attivato presso la Prefettura di Lecco nell'ambito
del progetto sulla sicurezza stradale
Connessioni con osservatorio per le Dipendenze ASL di Lecco
COSTRUIRE LA
RETE E
PROGRAMMARE
INTERVENTI
COORDINATI
Restituzione risultati
Rilevazione e analisi dei dati e delle informazioni relative al fenomeno
uso e abuso di sostanze alcoliche
Costruzione di una strategia e una procedura efficace per la raccolta dei
dati e l'invio all'Osservatorio per le Dipendenze
Attivazione di 6 focus group per approfondire la conoscenza del
fenomeno
REALIZZARE LA
RICERCA
Elaborazione di una pubblicazione finale
Pubblicizzazione dell'intervento (giornali, radio, comunicati stampa)
Attivazione di momenti di confronto e presenza a eventi significativi
organizzati dal territorio e connessi con il tema oggetto del progetto
realizzazione di incontri sulla tematica relativa alla legislazione in
materia di alcool e guida
Incontri di formazione metodologica rivolti a tutto il gruppo di progetto
Costruzione e divulgazione di materiale informativo
SENSIBILIZZARE
E FORMARE
Evento finale di restituzione
MONITORARE E
VERIFICARE
Individuazione di indicatori specifici per la misurazione dell'efficacia e
dell'efficienza del progetto
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Costruzione di questionari di gradimento costruiti ad hoc da
somministrare a un gruppo campione di giovani per verificare il
gradimento e l'utilità del progetto
L'ANDAMENTO E
LA QUALITA'
DEL PROGETTO
Costruzione di questionari di soddisfazione da rivolgere alle agenzie
territoriali e ai gestori dei locali finalizzate a valutare il gradimento del
progetto
MODALITA’ DI SVOLGIMENTO DEL PROGETTO
Uscite con l'Unità Mobile:
Saranno effettuate 50 uscite con 2 Unità Mobili
Mantenimento degli standard di qualità del servizio:
Sarà garantita la presenza di circa 10 operatori e della loro formazione specifica in aula e sul
campo
Luoghi dell’intervento:
L’intervento sarà svolto fuori dai locali pubblici frequentati dai giovani (pub, discoteche,
bar, etc.) e in occasione di feste ed eventi a carattere culturale e di prevenzione su tutta la
provincia di Lecco.
Orari:
L’unità mobile inizia - in genere- a lavorare verso le 23.00/24.00 e finisce quando chiudono
i locali pubblici (dalle 3.00 alle 4.00 del mattino, a seconda dei locali); per le serate diverse
dai locali, si inizia ad orari che variano dalle 18,00 alle 20,00 e si conclude a fine iniziativa
(24,00/1,00). E' fondamentale infatti essere presenti alla data di chiusura dei locali
pubblici/fine feste quando i giovani si riversano sulla strada.
Destinatari:
Giovani di età compresa tra i 15 e i 35 anni, che frequentano i locali notturni;
Metodologia :
La caratteristica saliente della metodologia che si intenderà impiegare insieme alla
formazione costante del personale coinvolto sarà quella della gestione del Progetto “per
processi”, secondo le indicazioni fornite dalla normativa sulla qualità ISO 9000/2000; le
fasi di lavoro di conseguenza seguiranno la logica del cosiddetto “ciclo di DEMING”: dalla
progettazione all’attuazione, fino alla verifica dei risultati raggiunti e alle conseguenti azioni
correttive. E' importante inoltre segnalare che saranno tenute in forte considerazione tutte
23
le indicazioni Regionali, Nazionali ed Europee in materia di interventi di prevenzione e
promozione della salute.
Tempi di attuazione:
In continuità rispetto al precedente fino a fine febbraio 2010.
Diffusione de risultati:
I risultati saranno diffusi con un evento finale a tutto il Territorio della Provincia. Sarà
garantito, inoltre, anche un momento specifico di restituzione e confronto con la Rete del
progetto che comprende i gestori dei locali di divertimento che hanno aderito al progetto.
Per informazioni relative al progetto è possibile contattare:
Massimiliano Pirovano, Direttore Associazione Comunità il Gabbiano tel. 335/5462573
Silvia Rumi, Responsabile di progetto tel 3385244720
24
2.1.4 Progetto: “Interconnessioni visibili” 2008-2009
Descrizione del progetto Il Comune di Lecco ha promosso e realizzato in modo continuativo dal 2000 ad oggi progetti
di prevenzione delle dipendenze, in collaborazione con diversi soggetti del terzo settore,
accedendo alle risorse della legge di settore L.45/99 secondo una modalità di finanziamento
all’inizio triennale e, conseguentemente, annuale.
Il progetto Interconnessioni visibili 2008-2009 ha operato prevalentemente nell’ambito
territoriale del Distretto di Lecco, con interventi presso tre Centri di Formazione
Professionale, quattro Centri di Aggregazione Giovanile e il Centro sociale “Barycentro” di
Costa Masnaga. Il progetto ha inoltre realizzato interventi di comunicazione trasversali alle
diverse Azioni, mediante attività che hanno coinvolto direttamente i giovani. Ulteriore
attenzione di sistema ha riguardato il collegamento con l’Ufficio Scolastico Provinciale, per
mantenere un flusso sistematico di informazioni con l’area dell’educazione alla salute e con
la Consulta provinciale degli studenti.
Il progetto 2008 ha di fatto consolidato gli interventi attuati nelle (due) annualità
precedenti, secondo un’articolazione interna mista: interventi di prevenzione primaria e
secondaria (nei CFP e CAG), selettiva (gruppi informali e gruppi a rischio); adottando
nuovamente la strategia educativo-promozionale, che privilegia gli interventi di sviluppo di
comunità e di ricerca-azione, basati sulle life-skill e la partecipazione attiva dei giovani.
Infine, il progetto ha investito anche sulla comunicazione pubblica e sociale, per rendere
“visibili” le Azioni ma soprattutto per favorire processi di empowerment e di responsabilità
sociale, nei giovani e in generale nei soggetti coinvolti: informazione e comunicazione quindi
come motore di partecipazione.
Interventi previsti e attività realizzate
Il progetto ha assunto una visione d’insieme centrata sul senso dell’educare, sullo sviluppo
delle potenzialità di crescita dei ragazzi, sulla valorizzazione delle risorse dei contesti.
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L’intervento preventivo si è posto in continuità con l’azione educativa quotidiana: degli
insegnanti nella scuola, dei genitori nelle famiglie, degli educatori nei luoghi di incontro e
aggregazione. Pertanto si sono realizzati interventi di supporto e accompagnamento basati
sullo sviluppo delle competenze degli adolescenti e dei giovani, dei docenti e delle famiglie,
nei loro compiti educativi ordinari, facendo leva sui fattori di protezione e resilienza, per
stimolare pensiero critico e permettere l’esplorazione di scelte concrete e di stili di vita
salutari. Con queste caratteristiche cerca di agire anche sui fattori di rischio. Tale approccio,
che coniuga prevenzione universale e selettiva/mirata, consente di ricomporre l’intervento
con le persone, il gruppo, il contesto nella loro globalità.
Azioni del progetto:
1. “Ne parliamo lunedì”
2. “In-dipendente-mente”
3. “Millibar”
4. “Talking Heads”
1. L’Azione “Ne Parliamo Lunedì” si è proposta di porre delle riflessioni (sviluppo di
pensiero critico) condivise con gli adolescenti aderenti al progetto, in merito allo stile di vita
che caratterizza gli stessi oggi, andando a focalizzare pratiche di consumo rischioso (droghe
e alcol), modalità di divertimento, capacità relazionali, … attraverso interventi educativi
volti a supportarli ed accompagnarli nel proprio percorso di crescita, sviluppando fattori di
protezione.
L’ambito d’intervento privilegiato dell’azione “Ne Parliamo Lunedì” è dunque rappresentato
dai contesti scolastici (Istituti di Istruzione secondaria) e in particolare nell’ultimo periodo
dai Centri di Formazione Professionale del Distretto di Lecco.
L’attività all’interno dei contesti scolastici si è svolta con gruppi classe principalmente
formati da adolescenti (14 – 19 anni) che provengono da esperienze e contesti eterogenei,
spesso caratterizzati da fragilità e problematicità. In relazione a questo target sono stati
rilevati fattori di rischio multipli, connessi a diverse variabili e condizioni di vita, fra cui
l’utilizzo di sostanze psicotrope e alcol.
L’azione “Ne Parliamo Lunedì” ha previsto in maniera continuativa dei percorsi di
formazione rivolti ai docenti, con l’obiettivo di aumentare le capacità educativo-
relazionali degli stessi rispetto ai singoli studenti e al gruppo classe. Nel convincimento di
poter “costruire, insieme ai diversi contesti coinvolti, percorsi di presa in carico” si è
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agito con l’intento di coinvolgere attivamente oltre ai destinatari diretti anche quelli
strategici, nello specifico gli insegnanti e i genitori, cercando di sostenerli nelle proprie
funzioni, perché gli stessi sono interlocutori significativi e di riferimento quotidiano per
gli adolescenti.
Con l’obiettivo di “accompagnare i momenti di transizione” (ad esempio il passaggio da un
ordine di scuola ad un altro o l’ingresso nel mondo del lavoro), fasi di passaggio delicate che
rappresentano un fattore di rischio, attraverso una ricerca relativa al cambiamento dei
consumi e degli stili di vita fra scuola e mondo del lavoro, il progetto ha inteso supportare
questo momento di passaggio; tale azione preventiva avviata negli anni scorsi, si è
sviluppata anche grazie al coinvolgimento di giovani lavoratori frequentanti il Barycentro -
Azione Millibar.
2.In-dipendente-mente
Questa azione si è articolata in interventi specifici nei quattro Centri di aggregazione
giovanili (Cag) del Distretto di Lecco: Lecco, Calolziocorte, Olginate, Montemarenzo.
A Il Cag di Calolziocorte ha approfondito stili e modalità di utilizzo del tempo libero dei
giovani, con particolare attenzione al fenomeno dei rave, forma di divertimento
particolarmente significativa e ricorrente anche per alcuni giovani conosciuti dai CAG. Si
tratta di feste in cui la ricerca della massima libertà (rispetto a qualunque regola o
convenzione) viene perseguita attraverso la musica, associata però anche al consumo di
droghe.
Gli aspetti di conoscenza e monitoraggio del fenomeno dei consumi in generale, e in
particolare dei rave, vede coinvolti tutti e quattro i centri.
Nello specifico ha affrontato in modo più diretto questo tema coinvolgendo un gruppo di
ragazzi, per stimolare consapevolezza rispetto alla scelta, ai significati sottesi e ai relativi
rischi di frequentazione dei rave. Al tempo stesso si sono sperimentate forme di
divertimento co-progettate con gli operatori e gestite dai ragazzi in cui dare spazio alle loro
competenze in campo musicale. L’organizzazione di una serata/notte può diventare
l’occasione per curare dei processi di confronto e riflessione, in cui misurarsi con i temi della
legalità e illegalità, con la possibilità di esprimersi, comunicare e divertirsi in forme
alternative.
B. Al Cag di Olginate sono stati realizzati spazi di ascolto dedicati alla narrazione di sé; si
tratta di occasioni specifiche che ampliano e articolano l’offerta relazionale, di accoglienza e
ascolto, individuale e/o di piccolo gruppo, che i Cag sperimentano nelle loro attività
ordinarie.
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Questi momenti di incontro favoriscono, nell’intimità di uno spazio curato e dedicato a ciò,
aperture inaspettate da parte dei ragazzi, rilevando un bisogno di raccontare e raccontarsi
che non sempre trova modi e tempi adeguati.
Gli operatori predispongono un setting specifico (uno spazio del Cag ad hoc, solitamente
non utilizzato per altre attività); prevedono un lancio della proposta con stimoli interessanti,
che suscitano tra i ragazzi aspettative e curiosità; circoscrivono in un tempo preciso la
proposta per mantenere la connotazione di straordinarietà. Il valore aggiunto di queste
occasioni sta nel rinforzare i legami e le relazioni degli operatori con i ragazzi e nel poter
approfondire questioni che emergono in modo significativo dal vissuto quotidiano.
C.- Da un percorso realizzato nell’annualità 2007-2008 con i ragazzi frequentatori del Cag
di Lecco sul tema degli stili di vita, in cui sono state realizzate circa 30 video-interviste,
sono emersi alcuni dati interessanti ai fini della ri-progettazione. In particolare, emergono
alcune questioni che più di altre richiedono di essere affrontate e approfondite: il consumo
di alcool, con un’attenzione al tema alcol e guida, e il fumo di sigarette. Si tratta di
assunzioni che avvengono in età sempre più precoce (si inizia a fumare a 12/13 anni) e che
comportano rischi e conseguenze sulla vita e la crescita dei ragazzi.
L’intervento ha previsto una fase iniziale in cui gli operatori si sono attivati in un lavoro di
ricerca e documentazione, anche di carattere normativo, per disporre di elementi
informativi aggiornati.
Successivamente si sono organizzate occasioni per fornire ai ragazzi informazioni precise e
chiare, sviluppare un confronto a partire dalle loro esperienze, dai significati attribuiti al
consumo e dalla percezione che hanno dei rischi. Una terza fase ha previsto la possibilità da
parte dei ragazzi di costruire strumenti informativi volti a sensibilizzare i coetanei del
territorio, insieme agli operatori del centro.
3. Millibar
Il contesto nel quale si è realizzata l’azione è il territorio della brianza oggionese, a partire
dal bar del centro sociale Barycentro di Costamasnaga.
Il bar è luogo di consumo ma è riconosciuto anche come luogo di relazione e frequentazione
nei diversi momenti della giornata nei quali può assumere significati diversi: luogo di relax e
svago, “camera d’aria” tra il tempo del lavoro o studio e il tempo della famiglia o altri
impegni legati al tempo libero, spazio di riferimento per intessere relazioni interpersonali,
ambito in cui poter esprimere capacità, creatività… cittadinanza attiva.
Tre i livelli di intervento sperimentati:
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a) Counseling e accompagnamento individuale, sia di giovani che di famiglie che trovano
nell’équipe un riferimento per situazioni di prossimità e/o dipendenza da alcool.
L’attenzione educativa individualizzata non ha pretese di “presa in carico” ma si esplicita
attraverso una relazione attenta ad accrescere la capacità delle persone di rileggere il
proprio stato di dipendenza o di forte rischio di abuso e di accompagnarle ad attivarsi per
trovare, a partire dalle proprie energie, soluzioni possibili per modificare il proprio stile di
vita o consumo. L’attività si è svolta anche in collaborazione con il servizio di Alcologia
dell’Asl di Lecco.
b) Un secondo livello di attenzione si è giocato lavorando con “piccoli gruppi di interesse e
responsabilità” per sostenere la capacità dei ragazzi di sentirsi protagonisti in percorsi di
promozione e prevenzione. L’intento è di potenziare l’attivazione di spazi di partecipazione,
condivisione e riflessione orizzontale (condotti e gestiti dai pari), su argomenti e fenomeni
che riguardano le dipendenze e gli stili di vita e di consumo, facendo leva anche
sull’aggiornamento delle normative in merito alle dipendenze e alla sicurezza.
Mediante l’attività concreta si intende aumentare nei giovani la capacità critica nei
confronti delle diverse forme di “pressione” al consumo e alle sue distorsioni che portano
all’abuso e alla dipendenza.
c) Infine si è potenziata l’integrazione con l’azione NPL, partecipando attivamente alla
ricerca-intervento attraverso il coinvolgimento dei giovani che frequentano il Barycentro
(giovani lavoratori, giovani studenti, giovani adulti).
4. Talking Heads
L’azione ha perseguito in particolare l’obiettivo di “dare voce ai giovani” e costruire, con il
loro contributo diretto, una rappresentazione meno stereotipata a livello sociale e mediatico.
L’ambito principale di intervento è stata la pagina mensile “Penso giovane”.
Note di prospettiva
Per l’annualità 2009 – 2010 il Servizio Giovani del Comune di Lecco realizzerà il Progetto
“Indipendente-mente” accedendo alle risorse ex legge di settore L.45/99. La scelta del titolo
“Indipendente-mente” deriva dal ritenere, in sintonia con le Linee Guida per la prevenzione
delle dipendenze dalla Regione Lombardia, che il più efficace fattore protettivo, e quindi la
finalità di ogni intervento preventivo, è quella di rinforzare la capacità individuale di avere
un giudizio critico e indipendente dai condizionamenti del contesto, su ciò che può
compromettere o migliorare la salute psicofisica, insieme alla capacità di assumere
comportamenti coerenti nei diversi contesti di vita (privati, sociali, lavorativi…).
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Il Progetto “Indipendente-mente” tiene conto di alcuni importanti cambiamenti che si
riferiscono alle politiche giovanili territoriali avvenuti nel contesto istituzionale nel corso del
2008/2009 e nello stesso tempo conferma le linee d’azione che si sono rivelate efficaci nelle
precedenti annualità.
Quanto al contesto istituzionale territoriale, va innanzitutto ricordato che, pur venendo
meno l’Accordo di Programma per l’Agenzia Provinciale dei Servizi Informagiovani, l’Ufficio
di Piano del Distretto di Lecco ha fatto la scelta di operare nel segno della continuità, per
fare in modo che l’azione preventiva sia il più possibile incisiva grazie al radicamento sul
territorio dei soggetti che attueranno il progetto 2009/2010 e alle reti da questi attivate
nelle annualità precedenti.
Anche per queste ragioni il progetto 2009/2010 intende ricercare un collegamento con
l’Asse 1 “Formazione e Politiche Giovanili” dell’Accordo di Programma sulle politiche sociali
provinciali, che prevede un ambito di coordinamento in fase di avvio e che potrebbe quindi
rappresentare il luogo in cui le progettualità dei tre Distretti in materia di prevenzione
avrebbero la possibilità di connettersi tra di loro e di integrarsi meglio con le altre linee
d’azione (formazione, prevenzione della dispersione scolastica, …).
Inoltre, come il documento di programmazione 2009 dell’Ufficio di Piano richiede, il
presente progetto intende connettersi al Progetto S.S.In.G., in corso di realizzazione, che si
propone di dare un contributo all’individuazione delle priorità di intervento da parte del
costituendo ambito di coordinamento dell’Asse 1 dell’Accordo di Programma provinciale
sulle Politiche Sociali. In particolare il contributo del progetto “Indipendente-mente”
riguarderà l’area 2) relazioni primarie e salute psicofisica, a partire dalla consistente
esperienza pregressa e dalle consolidate reti esistenti.
In questo quadro istituzionale rinnovato, si ritiene opportuno confermare i filoni operativi
della precedente annualità al fine di consolidare alcune prassi d’intervento ritenute
particolarmente significative ed efficaci, oltre ad alcuni aspetti e sperimentazioni innovative.
Il progetto continua ad operare prevalentemente nell’ambito territoriale del Distretto di
Lecco, gestendo interventi di prevenzione primaria e secondaria in luoghi e ambiti di vita
frequentati da adolescenti e giovani. Nello specifico, proseguiranno gli interventi presso tre
Centri di formazione professionale, quattro Centri di Aggregazione Giovanili (Lecco,
Clolziocorte, Olginate e Montemarenzo) e il Centro sociale “Barycentro” di Costa Masnaga.
Inoltre “Indipendente-mente” propone due azioni trasversali finalizzate a qualificare
ulteriormente gli interventi specifici da un punto di vista metodologico: una consiste in un
percorso metodologico volto ad esplorare la trattabilità e risolvibilità in chiave preventiva
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delle problematiche di cui si fanno carico le azioni del progetto, a partire da una analisi
condivisa dei fattori protettivi e di rischio; l’altra riguarda il tema della comunicazione
“positiva” intorno al progetto e agli adolescenti e i giovani come “risorsa”.
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2.1.5 Intervento: “Agio e disagio” - Oratorio di Valmadrera
Mettersi in gioco
Quando le proprie forze non sono sufficienti, basta chiedere aiuto…
Il padre guardava il suo bambino che cercava di spostare un vaso di fiori molto pesante.
Il piccolino si sforzava, sbuffava, brontolava, ma non riusciva a smuovere il vaso di un
millimetro.
“Hai usato tutte le tue forze?” gli chiese il padre.
“Sì” rispose il bambino.
“No” ribatté il padre “perché non mi hai chiesto di aiutarti”.
(Ferrero B. “40 storie nel deserto”)
Il percorso di catechesi pensato per gli adolescenti della nostra parrocchia, lo scorso anno
era incentrato sul tema della libertà. Nel pensarlo è nata l’esigenza di trattare anche il tema
dell’agio e del disagio che ci appariva come strettamente legato alle scelte che i ragazzi
compiono ogni giorno entrando in contatto con i loro coetanei. Le tematiche più salienti su
cui volevamo soffermarci sono risultate essere quelle legate all’uso di alcol, fumo e dei nuovi
strumenti tecnologici come gli i-pod o all’utilizzo di internet con la creazione di blog,
fotolog...
Nel cominciare a pensare a come strutturare questi incontri ci siamo da subito accorti di non
avere le competenze adeguate per affrontare in modo proficuo e senza inutili luoghi comuni
questa tematica. È stato proprio in quell’occasione che ci è stato proposto di collaborare con
la FOM e con ASL che da qualche tempo stavano collaborando insieme riflettendo proprio
sulla questione dell’agio e del disagio. Da lì sono cominciati una serie di incontri con gli
operatori delle due realtà per pianificare i quattro appuntamenti che sarebbero stati portati
aventi nell’arco di un mese. Così dopo aver messo a punto i temi e le modalità di intervento
dei vari soggetti implicati nel progetto e dopo aver avvisato tramite una lettera tutti i
genitori dei nostri adolescenti è cominciato il viaggio attraverso questa tematica.
L’esperienza è stata positiva dal punto di vista della riflessione e della relazione fra e con i
ragazzi che sono parsi molto interessati a quello di cui si stava parlando e hanno partecipato
attivamente alla discussione. La modalità scelta per questi incontri era basata su una
provocazione iniziale lanciata dagli esperti e su una successiva discussione , che seguiva
delle linee guida concordate anticipatamente in equipe, in cui i ragazzi, divisi in piccoli
32
gruppi tenuti da due educatori, erano invitati ad esporre il loro punto di vista. Inoltre era
chiesto ad un ragazzo per gruppo di prendere qualche appunto su quello che avveniva;
questo scritto veniva poi integrato da quello che rivelavano gli educatori e si creava una
sintesi che veniva inviata agli operatori affinché potesse esserci una ripresa successiva.
Questa modalità e la presenza di persone esterne ha positivamente contribuito al
coinvolgimento dei ragazzi che si sono espressi in modo libero esternando anche aspetti di
loro che molte volte rimangono celati.
Da parte nostra è stato bello e significativo trovare una risposta e un sostegno da chi ne sa
più di noi in modo da poter trattare questi temi in modo non superficiale grazie alla
preparazione e all’organizzazione ben dettagliata di ciò che si doveva fare. Il fatto poi di
seguire i gruppi a coppie ci ha molto aiutato nella gestione delle discussioni. Questa
collaborazione ci ha quindi permesso di approfondire e di imparare qualcosa in più non solo
sulla tematica trattata, ma anche sulle modalità di conduzione delle discussioni in gruppo.
È stata un’esperienza che reputiamo molto positiva perché riteniamo che solo cercando di
unire il più possibile tutte le forze si può rispondere nel modo più adeguato possibile alle
richieste educative che continuano ad arrivarci dalla società, dalle famiglie e dai ragazzi
stessi.
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2.1.6 Progetto: “Liberi da… Liberi per!” (I.T.C.G. Parini Lecco)
L’Istituto Tecnico Commerciale Statale “G.Parini” di Lecco ha approvato per il triennio
2007- 2010 l’attuazione delle 10 azioni previste nel Piano Nazionale del Benessere dello
Studente (1 Crescere sani, 2 Cibo e salute, 3 La natura siamo noi, 4 Siamo tutti campioni, 5
Attivarsi per gli altri, 6 Imparare insieme, 7 Cittadini d’Italia, 8 Rispetto e legalità, 9 Una
strada sicura, 10 Tecnologie amiche) redigendo un proprio Piano del Benessere che nell’arco
di un triennio mira ad attivare interventi didattico-educativi per ciascuno delle azioni
sopraelencate.
Per l’anno scolastico 2008-2009 il Piano del Benessere ha attuato i seguenti macro-progetti,
di anno in anno adattati secondo l’offerta formativa del territorio e nella progettazione in
rete con gli enti pubblici ( es.ASL, Questura,ecc..) svolgere per classi al fine di proporre nel
ciclo di un quinquennio scolastico il maggio numero di azioni, avvalendosi di esperti
qualificati e contemporaneamente promuovendo tali temi all’interno dell’attività didattica
ordinaria:
1 crescere sani
Macro-progetto: LIBERI DA.. LIBERI PER: Le dipendenze: alcool, fumo droghe e le nuove
dipendenze, classi prime e terze
2 cibo e salute
Macro-progetto: Educazione alimentare: la dieta mediterranea; le patologie alimentari, classi
seconde e terze
3 la natura siamo anche noi; 5 attivarsi per gli altri; 7 cittadini d’Italia; 10 tecnologie
amiche
Macro-progetto: Educazione cittadinanza attiva
4 siamo tutti campioni
Macro-progetto: Educazione sportiva, tutte le classi
6 imparare insieme
Macro-progetto: Educazione di genere: affettività e sessualità, omofobia, pari opportunità, classi
seconde, terze, quarte, quinte.
8 rispetto e legalità
Macro-progetto: Gestione dei conflitti: Bullismo e legalità, classe prime e quarte
9 una strada sicura
34
Macro-progetto: Educazione stradale, classi prime e quinte con la presenza a scuola di un docente
referente per l’educazione stradale
Il Macro-progetto sulle Dipendenze attuato quest’anno scolastico è il frutto di una
progettazione continua nell’arco degli ultimi tre anni di “aggiustamenti” tra le finalità
preventivo-educative della scuola e le richieste e gli interessi degli alunni, soprattutto per
costruire un progetto il cui linguaggio fosse efficace per raggiungere la sensibilità
dell’utenza.
La Commissione Salute dell’Istituto e alcuni docenti del biennio hanno ritenuto che rispetto
all’argomento dipendenze fossero importanti tre cambiamenti di prospettiva:
Ampliare il tema delle dipendenze a tutte quelle azioni che indeboliscono la capacità di
scegliere, di essere autonomi, di avere una propria individualità, di lasciarsi sopraffare dalle
difficoltà invece che affrontarle, quali il cellulare, i videogiochi, il gioco d’azzardo, la moda e
gli acquisti ecc…
Inserire e progettare gli interventi sulle dipendenze non come un’azione alternativa alle
lezioni disciplinari in classe, ma inserirli nell’attività didattica curricolare ad esempio
svolgendo nella classe prima la didattica ordinaria di come si realizza un articolo di giornale
usando come argomento proprio le Dipendenze, oppure illustrando nelle ore di Storia
dell’arte e di Storia la cultura del vino nelle popolazioni del Mediterraneo.
Modificare il linguaggio e l’approccio di presentazione dei temi delle Dipendenze
prediligendo invece che la somministrazione di conoscenze, il racconto esperienziale e/o
emozionale, la simulazione, l’azione pratica, esempio con l’utilizzo di video emozionali, la
realizzazione di interviste a ex-alcolisti, la realizzazione di spot o videoclip.
Nel dettaglio per l’anno scolastico 2008—2009 l’azione educativa di seguito descritta ha
ottenuto un buon gradimento nelle valutazioni di fine anno sia da parte degli studenti che
dei docenti coinvolti, l’obiettivo futuro è quello di estendere il progetto a tutte le classi prime
all’interno del Progetto Accoglienza dell’Istituto e di avere una maggio visibilità e relazione
con il territorio.
Macro-progetto: LIBERI DA.. LIBERI PER…
Le dipendenze: alcool, fumo droghe e le nuove dipendenze
Soggetto: Solevol (in collaborazione con il Gabbiano) Dott. Vergani, Docenti del Consiglio di
Classe, intervento parzialmente a pagamento a carico della scuola
Contenuti. L’intervento si articola in tre momenti:
A) Tema: le dipendenze – il rapporto con le sostanze e il racconto del vissuto quotidiano dei
giovani.
35
Associazione partner: Il Gabbiano, 2 ore in classe
B) Approfondimento in orario curricolare del tema delle dipendenze con insegnati di
italiano arte diritto e realizzazione di video, manifesti, interviste a tema con concorso finale
a premi tra le classi, 2 mesi nel secondo quadrimestre
C) Rielaborazione finale delle esperienze svolte durante l’anno scolastico con una delle
psicologhe che lavora già dentro l’Istituto, Dott.ssa Vergani, 2 ore in classe.
2) Per le classi terze:
Soggetti: ASL di Lecco, intervento gratuito
Contenuti: la dipendenza da uso di sostanze stupefacenti: rischi e problemi
Tempi/Modalità: 2 incontro di 2 ore per classe
36
2.1.7 Progetto di educazione alla salute: prime droghe (SerT di
Merate)
Il progetto si rivolge agli studenti di terza media e consiste nella realizzazione di un CD
ROM di classe, che poi verrà distribuito ad ogni studente.
In questo strumento informatico saranno contenuti tutti i lavori svolti dalla classe
unitamente a materiale informatico sulle droghe già predisposto.
OBIETIVO
L’obiettivo è quello di sviluppare negli studenti le capacità di rapportarsi al problema droga
in modo corretto e consapevole, favorendo il dialogo con gli adulti e sensibilizzando alla
prevenzione tra pari.
METODOLOGIA
1° TAPPA: ESERCITAZIONE SULL’IMMAGINARIO GIOVANILE DELLA DROGA
TEMA DA SVOLGERE
Inventare una favola dove il protagonista deve affrontare una situazione critica dalla quale
sembra non riuscire a venirne fuori.
E’ una situazione un po’ particolare perché da un lato lo soddisfa e gli procura piacere,
mentre dall’altro lo disgusta e lo mette a disagio.
Gli elementi essenziali di questo racconto, oltre alla suddetta situazione sono :
Il titolo
L’inizio: C’era una volta…
Il protagonista: un uomo, un animale,un fiore, un oggetto animato…
L’ambientazione: castello, bosco, isola, pianeta lontano…
Eventuali forze amiche e nemiche : compagni di viaggio, genitori, maghi, streghe…
Le emozioni e i vissuti del protagonista: paura, curiosità, aggressività, tristezza,
soddisfazione…
37
Come si risolve la situazione. Il finale della storia è molto importante , pensalo attentamente
Convalida il tuo lavoro con la tua firma e con un nome di fantasia
2° TAPPA: INTERVISTA AI GENITORI DA PARTE DEGLI STUDENTI
1) Ritieni utile confrontarti con me sul problema droga?
MAMMA PAPA’
SI
NO
NON SO
2) Cosa provi di fronte ad un giovane che si droga?
MAMMA PAPA’
Timore
Rabbia
Compassione
Indifferenza
Comprensione
3)In che misura mi consideri a rischio?
MAMMA PAPA’
Per niente
Poco
Abbastanza
Molto
Non so
4) Qual è, secondo te, l’immagine-simbolo della droga?
38
MAMMA PAPA’
Trappola
Serpe velenosa
Albero spoglio
Strada in salita
Altro…specificare
3° TAPPA: LAVORO DI GRUPPO SUGLI STIMOLI DELLA DROGA
Il lavoro di gruppo è un momento importante di confronto per approfondire ciò che si è
elaborato a livello individuale valorizzando opinioni e qualità di ogni componente del
gruppo.
La classe si deve suddividere in quattro gruppi. Ogni gruppo deve per prima cosa leggere
insieme e discutere le fiabe inventate da ciascuno.
La discussione va finalizzata a fare qualcosa di serio e di utile per quelle persone che vivono
in una situazione di ambivalenza legata alla droga. Domande da porsi nel gruppo:
- Alla tua età è possibile far cambiare le idee ai compagni?
- L’educazione è compito solo degli adulti?
Ogni gruppo deve poi elaborare un messaggio educativo associandolo ad un’immagine-
simbolo della droga (l’immagine non deve riguardare direttamente droghe o utensili per
l’uso delle stesse, bensì rappresentare situazione di ambivalenza tra il piacere e il disagio).
Il messaggio educativo ha come caratteristiche:
La semplicità; un messaggio più è semplice e chiaro e più facilmente può essere assimilato.
L’originalità; la novità è fondamentale per catturare l’attenzione.
L’interesse; i temi toccati devono essere stimolanti per i destinatari altrimenti non viene né
ascoltato né tantomeno seguito.
Si suggerisce di individuare prima la frase (con le caratteristiche suddette) e poi di associarla
ad un’immagine-simbolo ideale studiata in gruppo. In una fase successiva ricercare questa
immagine in una qualsiasi raccolta di immagini informatiche, meglio ancora fare delle
fotografie con macchine digitali o creare dei fotomontaggi.
39
2.1.8 Progetto sulle dipendenze-life skills: la cassetta degli attrezzi
(SerT di Merate)
Il progetto di intervento di prevenzione è stato organizzato su tre direttrici: un intervento
con gli studenti delle classi di terza media, un incontro di formazione con i docenti, un
incontro di sensibilizzazione con i genitori.
L’obiettivo generale dell’intervento è di aumentare la sensibilizzazione e la capacità critica
nei confronti delle sostanze stupefacenti lecite e illecite.
L’intervento con gli studenti
L’intervento con gli studenti è avvenuto in classe alla presenza dei docenti per tre ore di
seguito ed era così articolato:
1° Parte: i ragazzi sono suddivisi a gruppi, ognuno dei quali deve rispondere alle domande
seguenti e successivamente esporre in plenaria:
Quali sono le ragioni per cui secondo voi i giovani usano gli spinelli e l’alcol?
Quali sono i pericoli dell’uso di sostanze?
Ogni gruppo presenta le sue argomentazioni al resto della classe
2° Parte - presentazione da parte degli operatori di alcune scatole contenenti dei simboli:
Cervello: il cervello dell’adolescente non ha ancora completato il suo sviluppo e quindi è
più sensibile alle influenze degli agenti esterni; il nostro cervello produce naturalmente
endorfine, e l’utilizzo di droghe modifica l’equilibrio naturale; nuove tecniche hanno
dimostrato oggettivamente le conseguenze negative dell’uso di sostanze.
Chimica: non conosciamo esattamente la composizione delle droghe, la percentuale di
principio attivo, le condizioni in cui vengono prodotte/sintetizzate/confezionate, la logica
dello spacciatore è di tipo economico e quindi finalizzata ad ottenere il massimo dei profitti
e non un prodotto sicuro.
Individuo: ogni organismo risponde in modo diverso alle diverse sostanze, ognuno ha
effetti differenti per intensità e durata, ognuno ha una storia e differente e quindi rischi
diversi.
40
Inganno: le droghe illudono in una fase iniziale ma poi si lasciano dietro un terreno
bruciato, ti tolgono l’entusiasmo di vivere, la voglia di fare cose nuove, di divertirsi in modo
differente, ti rendono gradualmente dipendente, nel senso che non ne puoi più fare a meno.
Ma soprattutto non realizzano le motivazioni per cui sono state cercate ed usate, ad
esempio: danno l’illusione di stare meglio in compagnia ma non aiutano a diventare più
capaci a stare insieme agli altri; curiosità ma in un ambito troppo sconosciuto, nel senso di
cui sopra; non trovi degli strumenti per far fronte alla noia che è una componente inevitabile
della vita e quindi blocchi lo sviluppo della creatività.
3° Parte: lavoro in sottogruppi.
Il compito è di creare uno spot pubblicitario per un’ ipotetica campagna di prevenzione
dell’uso delle sostanze.
Al termine i lavori vengono presentati al resto del gruppo e lasciati in classe.
L’intervento di formazione con gli insegnanti
Si è organizzato un incontro di formazione con il collegio docenti dei due istituti
comprensivi (Casatenovo e Merate), tenuto dagli operatori del Sert di Merate, centrato sui
fattori di rischio e di protezione. Durante l’incontro si sono trattati i seguenti argomenti:
NEUROBIOLOGIA DEL PIACERE
SINDROME DA DIPENDENZA
CARATTERI DELLA DIPENDENZA
DIPENDENZE DA SOSTANZA
DIPENDENZE SENZA DROGA
COSA DICE LA LEGGE IN MERITO ALL’USO DI SOSTANZE STUPEFACENTI?
DATI SULL’USO DI SOSTANZE STUPEFACENTI
QUAL E’ IL PERCORSO DI AVVICINAMENTO ALL’USO DI SOST. STUP.
LE MOTIVAZIONI ALL’USO DI SOSTANZE STUEFACENTI
FATTORI DI RISCHIO E DI PROTEZIONE
INDIVIDUALI
FAMILIARI
SCOLASTICI
PARI
PRESENTAZIONE DELLE LIFE SKILLS
ESERCITAZIONI PER GLI INSEGNANTI SULLE LIFE SKILLS
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L’intervento con i genitori
Si è organizzato un incontro di sensibilizzazione con i genitori degli studenti di terza media
dei due istituti comprensivi (Casatenovo e Merate), tenuto dagli operatori del Sert di
Merate, su come proteggere i figli dal rischio di dipendenza. Durante l’incontro si è trattato
l’argomento proposto a mo’ di risposta alle seguenti domande:
A che età si inizia?
Quanto è diffuso l’uso di sostanze stupefacenti?
Chi arriva alla dipendenza?
Cosa dice la legge?
Quali sono le motivazioni che spingono all’uso della droga
Quali sono i fattori di rischio?
Quali sono i fattori di protezione?
Cosa sono e quali sono le Life skills.
Alcuni esempi di comportamenti inidonei e idonei dei genitori.
42
2.1.9 Interventi di sensibilizzazione ( SerT di Merate)
Il progetto di sensibilizzazione a problema delle sostanze stupefacenti si è svolto nelle
seguenti scuole superiori: 3 classi di terza Liceo Scientifico Agnesi di Merate, 9 classi di terza
dell’ITS Villa Greppi di Monticello Brianza, la classe quarta del Liceo Linguistico Europeo
Parini di Barzanò.
Tale progetto si poneva l’obiettivo di aumentare la sensibilizzazione degli studenti al
problema delle dipendenza da sostanze stupefacenti.
L’intervento si è svolto nelle seguenti modalità e tempi:
Prima parte: compilazione da parte di tutti gli studenti di un questionario sulla loro
percezione del problema delle dipendenze.
Seconda parte: un intervento in aula con gli studenti divisi per singole classi con le seguenti
attività:
1. brainstorming con tutti gli studenti sul termine “droga”
2. Proposta di una storia tratta dalla casistica del SerT agli studenti divisi in piccoli gruppi.
Dopo ogni storia c’erano delle domande (sotto elencate) per facilitare la discussione e la
partecipazione
Cosa spinge secondo te N.N. (nome del protagonista della storia) a provare le sostanze
stupefacenti?
Come si sentiva prima di usarle?
Come si sentiva dopo averle usate?
Cosa pensava delle sostanze prima di usarle?
Cosa pensava dopo averle usate?
Come vuole apparire agli occhi degli altri e perché?
Se fosse un tuo amico cosa gli diresti?
Quali sono i suoi punti di forza e di debolezza?
N.N. avrebbe potuto stare lontano dalle canne e dalle altre sostanze?
Se si, perché e in che modo? Se no, perché?
Cosa rischia continuando in quella direzione ?
Chi potrebbe aiutarlo e come?
Come potrebbe andare a finire la sua storia?
43
Che titolo daresti a questa storia?
3.compilazione di un questionario di autovalutazione da parte degli studenti.
44
2.1.10 Incontri di sensibilizzazione ( SerT di Merate)
Gli incontri sono rivolti a studenti di terza media delle scuole secondarie di primo grado.
L’obiettivo generale dell’intervento è di aumentare la sensibilizzazione e la capacità critica
nei confronti delle sostanze stupefacenti lecite e illecite.
L’intervento con gli studenti
L’intervento con gli studenti è avvenuto in classe alla presenza dei docenti per tre ore di
seguito ed era così articolato:
1° Parte: i ragazzi sono suddivisi a gruppi, ognuno dei quali deve rispondere alle domande
seguenti e successivamente esporre in plenaria:
Quali sono le ragioni per cui secondo voi i giovani usano gli spinelli e l’alcol?
Quali sono i pericoli dell’uso di sostanze?
Ogni gruppo presenta le sue argomentazioni al resto della classe
2° Parte - presentazione da parte degli operatori di alcune scatole contenenti dei simboli:
Cervello: il cervello dell’adolescente non ha ancora completato il suo sviluppo e quindi è
più sensibile alle influenze degli agenti esterni; il nostro cervello produce naturalmente
endorfine, e l’utilizzo di droghe modifica l’equilibrio naturale; nuove tecniche hanno
dimostrato oggettivamente le conseguenze negative dell’uso di sostanze.
Chimica: non conosciamo esattamente la composizione delle droghe, la percentuale di
principio attivo, le condizioni in cui vengono prodotte/sintetizzate/confezionate, la logica
dello spacciatore è di tipo economico e quindi finalizzata ad ottenere il massimo dei profitti
e non un prodotto sicuro.
Individuo: ogni organismo risponde in modo diverso alle diverse sostanze, ognuno ha
effetti differenti per intensità e durata, ognuno ha una storia e differente e quindi rischi
diversi.
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Inganno: le droghe illudono in una fase iniziale ma poi si lasciano dietro un terreno
bruciato, ti tolgono l’entusiasmo di vivere, la voglia di fare cose nuove, di divertirsi in modo
differente, ti rendono gradualmente dipendente, nel senso che non ne puoi più fare a meno.
Ma soprattutto non realizzano le motivazioni per cui sono state cercate ed usate, ad
esempio: danno l’illusione di stare meglio in compagnia ma non aiutano a diventare più
capaci a stare insieme agli altri; curiosità ma in un ambito troppo sconosciuto, nel senso di
cui sopra; non trovi degli strumenti per far fronte alla noia che è una componente inevitabile
della vita e quindi blocchi lo sviluppo della creatività.
3° Parte: lavoro in sottogruppi.
Il compito è di creare uno spot pubblicitario per un’ ipotetica campagna di prevenzione
dell’uso delle sostanze.
Al termine i lavori vengono presentati al resto del gruppo e lasciati in classe.
46
2.1.11 Progetto quadro giovani 2009 – Intervento “Tatanka”
L’intervento Tatanka 2009, inserito nel “Progetto Quadro Giovani” del distretto di Merate
e finanziato con i fondi distrettuali e cofinanziamento di tutti i comuni aderenti all’Azienda
Speciale Consortile Retesalute, si compone di molteplici azioni che, coordinate a sistema, si
propongono lo scopo di prevenire l’abuso di sostanze stupefacenti nei giovani, di contenere
il danno dell’abuso di alcool e di promuovere stili di consumo e divertimento positivi.
Nel complesso l’intervento si basa, come suggerito dalle Linee Guida Europee e Regionali,
sulla composizione di diversi approcci: informativo, partecipativo, di sviluppo e
coinvolgimento della comunità adulta educante, di sinergia tra operatori sociali-scuola-
realtà territoriali.
Le azioni principali realizzate nell’annualità 2009:
Azione locali ed eventi – se guidi non fare il pieno tour
Il Camper Sonoro di Tatanka, allestito con strumenti musicali (chitarra, basso, mixer,
piastra DJ, …) gira per le strade del territorio fermandosi presso alcuni locali (bar e pub)
aderenti al progetto. Lì incontra i ragazzi e propone materiali informativo sulle sostanze
stupefacenti, mette a disposizione l’etilometro, propone e illustra la pratica del guidatore
designato e prende contatti con i ragazzi e con i gestori dei locali stessi a cui propone
(attraverso un intenso lavoro di discussione e condivisione) l’adesione al “decalogo per un
sicuro divertimento”.
47
Dove:
Nei locali del divertimento, nelle realtà educative del territorio, nelle feste di paese
Spazi aggregativi Comunali - Interventi specifici di prevenzione
CAG “L’officina” - Comune di Lomagna
Eventi del territorio
Lombeer Festa della Birra - Comune di Lomagna
Festa patronale dei fuochi di Brivio- Comune di Brivio
Festa "gods of brianza" - Comune di Barzago
Concerto Foppaluera - Comune di Brivio
Locali del divertimento
Esprit Cafe’-Comune di Merate
Bar Gelateria al Porto- Comune di Imbersago
Jeacky Pub- Comune di Olgiate
Bar Old Cafè- Comune di S. Maria Hoè
BAR Black Dragon- Comune di Airuno
Obiettivi:
azione di informazione (distribuzione di materiale informativo)
azione di sistema e coinvolgimento adulti educanti (adesione dei gestori bar al decalogo per
un sicuro divertimento)
azione di contenimento del danno (etilometro)
azione di prossimità (presenza del furgone agli eventi locali)
azione di coinvolgimento e responsabilizzazione (web radio)
Azione scuole – classi e spazi
L’equipe di Tatanka incontra gli insegnanti e i ragazzi delle classi 2 e 3 di alcuni istituti
superiori del territorio. Propone ai ragazzi degli incontri di riflessione e discussione sui
48
propri stili di consumo, raccoglie dati attraverso un questionario. Si rende disponibile ad
organizzare coi ragazzi feste con stili di divertimento positivo.
Dove:
Scuole superiori del territorio
Istituto Tecnico Commerciale "F. Viganò" - Comune di Merate
Istituto Tecnico Commerciale “A. Greppi” - Comune di Monticello B.za
Istituto Tecnico Commerciale "F. Viganò" - Comune di Merate
Istituto Tecnico Commerciale “A. Greppi” - Comune di Monticello B.za
Istituto tecnico Commerciale “G. Fumagalli” . Comune di Casatenovo
Obiettivi:
azione di informazione, riflessione e discussione (lavori con i gruppi classe)
azione di prossimità e riferimento educativo (presenza furgone tatanka fuori dalle scuole)
azione di sistema con gli adulti educanti (restituzioni e discussioni con i docenti)
Azione rete – osservatorio dipendenze
La partecipazione all’osservatorio provinciale dipendenze del coordinatore del Progetto
Quadro Giovani permette all’intevento Tatanka di rimanere connesso alle altre realtà di
prevenzione del territorio, in particolare con il SerT di Merate.
La partecipazione all’osservatorio consente di acquisire dati, indirizzi e indicazioni al fine di
ritarare l’intervento sui bisogni locali e di renderlo sempre più rispondente alle direttive
delle linee guida
Strumenti trasversali alle 3 azioni:
• furgone sonoro
• web radio (yradio.it)
• materiale informativo (cartoline, poster, gadget)
49
• blog (http://tatankagiovaniallaribalta.blogspot,
htttp://it.netlog.com/tatanka_giovaniallaribalta)
• relazioni e persone (gli educatori, i coordinatori, gli insegnanti, ecc)
Il logo vincitore del concorso Tatanka per la campagna del guidatore designato, realizzato da Sara Invernizzi.
Riferimenti:
Retesalute - Coordinatori Progetti Quadro
Colombo Ferruccio – Dell’Oro Maria Grazia
0399285167
[email protected] - [email protected]
Cooperativa Aeris:
Coordinatore Referente
Presti Fabio
039.6612211
Cooperativa Atipica
Coordinatore Referente
Nova Mauro
0362 900 144
50
2.2 LO STRUMENTO DI CODIFICA DEI PROGETTI/INTERVENTI: LA GRIGLIA DI RILEVAZIONE Per la rilevazione dei dati è stata utilizzata la “Scheda rilevazione dei progetti/azioni di
prevenzione o di riduzione del danno” costruita dal gruppo operativo interregionale del
progetto Religo (2004) con l’applicazione di alcune modifiche (vedi allegato).
La griglia è stata costruita tenendo conto dei tre elementi essenziali della “configurazione” di
un programma ovvero: contesto, outcome e meccanismi sottostanti all’intervento rilevati in
termine di strategie (Leone, Celata; 2006). Di seguito la struttura della griglia:
Descrizione del caso - (Caratteristiche descrittive del progetto)
Titolo, durata, titolarità, coordinamento, budget, tipo di finanziamento, attori coinvolti,
azioni realizzate, figure professionali coinvolte, ambiti in cui si sono realizzati gli interventi,
target raggiunto, sostanze prese in considerazione.
Contesto di attuazione
Comuni che hanno aderito al progetto e ambito territoriale di intervento.
Risultati
Impianto di valutazione, problematicità nell’ambito specifico in cui si realizza il progetto,
efficacia per i destinatari finali, capacità degli interventi di rispondere a specificità locali,
nuove iniziative, capacità di raggiungere il target.
Strategie utilizzate
Interventi basati sulla peer-education, approcci informativi, interventi educativo
promozionale e life skills, approcci di sviluppo di comunità, interventi di riduzione del
danno.
La griglia, che prevedeva una serie di items a scelta multipla (con valori su scala Likert da 1 a
4) e alcuni dicotomici, è risultata di difficile compilazione a causa della complessità, della
numerosità delle variabili prese in esame e della mancanza di criteri omogenei adottati nel
fornire le risposte.
Terminata la fase di inserimento dei dati, per garantire una maggiore attendibilità
dell’analisi, alcune variabili sono state dicotomizzate ed altre eliminate a causa di numerosi
dati mancanti.
51
3. ANALISI DESCRITTIVA DEL CAMPIONE
3.1 DURATA, TITOLARITA’, FONTI DI FINANZIAMENTO E TIPO DI COORDINAMENTO
3.1.1 Durata progetti
Si tratta di progetti iniziati tra 2004 e il 2009 dei quali circa un terzo (30,8%) ha avuto
inizio nel 2008 (vedi Grafico 3.1).
Grafico 3.1 - Inizio progetti
La durata dei progetti di prevenzione è complessivamente piuttosto breve il 69% dei
progetti ha una durata inferiore all’anno, di cui il 46% hanno una durata che varia tra 1-6
mesi; solo il 31% dei progetti presi in esame ha una durata superiore all’anno.
Grafico 3.2 - Durata progetti
Inizio progetto
7,7% 7,7%
23,1%
7,7%
30,8%
23,1%
0%
5%
10%
15%
20%
25%
30%
35%
prima2004
2004 2006 2007 2008 2009
Durata progetti
1-6 mesi
46%
31-36 mesi
23%
7-12 mesi
23%
13-18 mesi
8%
52
Tale caratteristica ha delle ripercussioni sulla programmazione e sulla scelta dei modelli di
intervento che tendono a spostarsi sul versante degli interventi a carattere informativo a
scapito degli interventi più complessi a carattere educativo.
3.1.2 Titolarità
La ASL ha la titolarità della maggior parte dei progetti (46% del campione, 38% Dip.
Dipendenze, 8% ASL Altro). A seguire troviamo l’Ente Locale 23%, Altro 15%, il Privato
Sociale 8%, l’Istituzione Scolastica 8%.
Grafico 3.3 - Titolarità
3.1.3 Fonti di finanziamento
Il 46% dei progetti inseriti nella ricerca è stato finanziato dalla ASL, il 38% da Comune, il
31% dai fondi per la Lotta alla Droga L.45/99, 31% Altre risorse, il 15% da leggi regionali e
l’8% dalla L.328/2000.
Grafico 3.4 - Fonti di finanziamento
Altro
ASL AltroASL Dip.
Dipendenze/Sert
Enti Locali
Istituzioni scolastiche Privato sociale
31%38%
8%15%
31%
46%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%
Altre risorse Comune FinanziamentiL. 328/2000
L.Regionali Legge 45/99 ASL
53
Dal grafico 3.5 si può vedere la presenza/assenza di cofinanziamenti per ogni progetto.
Grafico 3.5 – Presenza/assenza di cofinanziamenti
*Questo grafico mette in evidenza solo la presenza/assenza e la tipologia dei finanziamenti non il loro peso percentuale sul budget complessivo
3.1.4 Tipi di coordinamento presenti nella rete territoriale
In genere gli interventi di prevenzione vengono realizzati sviluppando partnership fra più
soggetti, le collaborazioni attivate si sono sviluppate nella maggior parte dei casi fra
organismi del pubblico e organismi del privato sociale. Nel 46% dei casi il coordinamento
dei progetti è affidato ad operatori pubblici, per il 38% ad un “gruppo misto” e il 15% ad
operatori del Privato Sociale.
Grafico 3.6 - Coordinamento
Droghe e giovani, noi la pensiamo così Non fare lo sbronzo
Agio e Disagio
Azione Ne parliamo lunedì
Azione Millibar
Azione Indipendente-mente
Liberi da liberi per
Prime droghe
Progetto sulle dipendenze (life skills)
Intervento di sensibilizzazione
Incontri di sensibilizzazione
Tatanka
Ti ritiro la patente?
Altre risorse
Altre risorse Comune
Finanziamenti L. 328/2000
L.Regionali (es.Lombardia 23/99)
Legge 45/99
Risorse proprie della ASL
Coordinamento del progetto
38%
15%
46%
0%5%
10%15%20%25%30%35%40%45%50%
Gruppo misto Operatore/iPrivato sociale
Operatore/ipubblico
54
3.2 CARATTERISTICHE DEGLI INTERVENTI: LIVELLO DI INTERVENTO, SOSTANZE CONSIDERATE E FIGURE PROFESSIONALI
Lo stesso progetto può prevedere più livelli di prevenzione dall’analisi emerge che:
Il 92% dei progetti si occupa di Prevenzione universale (rivolta a soggetti che non
fanno uso di sostanze)
Il 46% di Prevenzione selettiva (rivolta a soggetti che hanno fattori di rischio di tipo
demografico o sociale)
L’8% di Prevenzione indicata (rivolti a soggetti con fattori di rischio diagnosticati e
con problematiche individuali di salute mentale o della condotta).
Come si può vedere dal grafico qui sotto, alla domanda della griglia di valutazione “Su quale
livello di cambiamento si vuole agire?” (Sez.A, n°8), la totalità degli interventi si colloca a
livello di singoli individui, il 69% ha lavorato anche sul gruppo classe, il 38% sul gruppo dei
pari e a livello di sistema di rete.
Grafico 3.7 - Livello di cambiamento
100%
38%
69%
8%
15%
38%
23%
8%
0% 20% 40% 60% 80% 100% 120%
A livello di singoli individui
A livello di gruppo di pari
A livello di gruppo classe
A livello di singolo servizio/ Unità operativa/Agenzia
A livello di singola organizzazione(es: discoteca,pub…)
A livello di sistema “rete”
A livello di sistema all’interno del quale sirealizza l’intervento (es: scuola, istituti
comprensivi…)
Altro
La sostanza su cui quasi la totalità dei progetti ha focalizzato l’attenzione è l’alcol (92%),
l’uso di tabacco (62%), la cannabis (54%), ecstasy e metamfetamine (38%) e la cocaina
(38%).
55
Grafico 3.8 – Sostanze e/o comportamenti
Da notare che nel campione si registra anche la presenza di progetti che hanno affrontato
tematiche meno usuali quali la prevenzione sull’uso di sostanze dopanti (31%),
l’incidentalità stradale (23%), l’uso di psicofarmaci (23%), la dipendenza da cibo (8%) e la
prevenzione di comportamenti a rischio di trasmissione di malattie sessualmente
trasmissibili (8%).
Le figure professionali più coinvolte negli interventi di prevenzione del territorio di Lecco,
sono gli insegnanti (31%) e gli educatori professionali (25%), a seguire volontari, laureati in
scienze dell’educazione, assistenti sanitari/infermieri, psicologi, educatori non professionali
e formatori. Si osserva, incrociando le variabili livello di prevenzione e figure professionali,
la presenza di operatori meno qualificati come l’educatore non professionale o il generico
operatore in ambiti e contesti ritenuti più problematici relativi alla “prevenzione selettiva”;
tale dato può portare alla formulazione di diverse ipotesi tra cui quella di una scarsa
attenzione in fase programmatoria.
Grafico 3.9 – Figure professionali utilizzate
23%
92%
62%
38%
31%
38%
54%
31%
8%
15%
8%
0%
23%
15%
0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%
Uso di psicofarmaci
Uso/abuso di alcool
Uso di tabacco
Uso di ecstasy e metamfetamine
Uso di eroina
Uso di cocaina
Uso di cannabis
Uso di sostanze dopanti
Dipendenze da cibo
Gioco d’azzardo
Comportamenti a rischio malattie sessualmentetrasmissibili (AIDS e MTS)
Comportamenti a rischio di contagio per epatite C
Comportamenti a rischio per incidenti
Altro
56
E’ interessante evidenziare l’assenza di sociologi, figure professionali che sarebbe utile
coinvolgere visto le loro competenze nella lettura del contesto, nell’attività di ricerca e di
progettazione (vedi congruenza dati .ricerca Religo).
Di seguito in tabella sono riportate le percentuali rispetto alle attività realizzate nei diversi
progetti di prevenzione.
ATTIVITA' REALIZZATE Interventi a carattere informativo/formativo su gruppi di giovani 100%Interventi a carattere informativo/formativo su gruppi di genitori 31%Interventi a carattere informativo/formativo su insegnanti o figure educative 62%Interventi informativi in luoghi diversi dalla scuola o da altre agenzie educative 38%Interventi a carattere informativo attraverso strumenti mediatici 31%Realizzazione di conferenze sul tema della prevenzione delle dipendenze/riduzione del danno 31%Incontri di formazione su peer leader appartenenti al gruppo/ai gruppi target 15%Interventi di counseling per singole persone 15%Interventi di educativa di strada con gruppi di pari 23%Interventi realizzati mediante unità mobile itinerante 15%Interventi di sensibilizzazione rivolti a testimoni locali e operatori grezzi 31%Interventi di formazione per potenziare le capacità educative degli insegnanti/figure educative 23%Interventi volti ad aumentare le capacità di auto-organizzazione e di empowerment dei giovani 31%Interventi rivolti alla comunità locale finalizzati al miglioramento delle competenze rispetto al riconoscimento e alla gestione di problemi comuni 8%Distribuzione di acqua fuori da discoteche o rave-parties 8%Interventi prevenzione del drop out scolastico 15%Realizzazione ricerche e ricerche-intervento 46%
Figure professionali coinvolte nell'intervento
0,0%
5,0%1,3%
25,0%
6,3%2,5% 3,1% 2,5%
5,0%
0,0%
31,3%
6,3%3,1% 3,1%
5,6%
0,0%
5,0%
10,0%
15,0%
20,0%
25,0%
30,0%
35,0%Ani
mat
ori o
d op
erat
ori s
ocia
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nfo
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di 1
-2 a
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Assi
sten
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Assi
sten
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Edu
cato
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Psic
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Soci
olog
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Inse
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Volo
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bora
tori
(Es.
atto
ri pe
rla
bora
tori
teat
rali) Fo
rmat
ori
Altro
57
3.3 CARATTERISTICHE DEL CONTESTO: ASPETTI TERRITORIALI, AMBITI DI INTERVENTO E TARGET
3.3.1 Abiti territoriali e ambiti di intervento
La maggior parte dei progetti valutati è stata realizzata in contesti territoriali denominati
“microlocali” (46%) come singole istituzioni o organismi (per es. scuole o quartieri), il 38%
in un’area “distrettuale-sovradistrettuale” e il 15% sono progetti provinciali.
Grafico 3.10 – Ambiti territoriali di intervento
In media hanno una durata maggiore i progetti che intervengono a livello
“distrettuale/sovra-distrettuale” e i progetti “ASL o Provinciali” (vedi grafico 3.11); questo
può essere dovuto alla diversa tipologia dei finanziamenti.
Grafico 3.11 –Durata progetti per ambito territoriale
L’ambito di intervento più scelto dai progetti di prevenzione sembra essere la scuola infatti,
il 77% dei casi inseriti nella ricerca, hanno realizzato le azioni in istituzioni scolastiche; a
15,38%
38,46%
46,15%
0%
5%
10%
15%
20%
25%
30%
35%
40%
45%
50%
ASL o provinciale Distrettuale-Sovradistrettuale
Microlocale (singoleistituzioni/organismi – es.
scuole)-Quartiere
1
5
2
1 1
3
0
1
2
3
4
5
6
7
8
1-6 mesi 7-12 mesi 13-18 mesi 31-36 mesi
ASL o provinciale
Distrettuale-Sovradistrettuale
Microlocale (singoleistituzioni/organismi)-Quartiere
58
seguire troviamo interventi nei locali pubblici (46%), in luoghi di aggregazione pubblici di
“strada” (38%), azioni in contesti sportivi e/o del tempo libero (38%), nei CAG (23%). Da
notare l’assenza di interventi preventivi in carcere (0%) e l’esiguità di progetti che si
occupano di prevenzione nei luoghi di lavoro (3%).
Grafico 3.12 – Ambito degli interventi
3.3.2 Target
Negli ultimi tre anni (2006-2009) sono state raggiunte dagli interventi di prevenzione circa
9263 persone, il calcolo è approssimativo a causa dell’assenza, per alcuni progetti, di stime
sui diversi target previsti/raggiunti; questo fattore può essere spiegato in alcuni casi da una
scarsa attenzione nella rilevazione del dato da parte dei singoli progettisti e in altri casi da
alcune lacune in fase di progettazione per cui non era prevista la stima del target raggiunto.
Anche nel territorio dell’Asl di Lecco si è riscontrata una situazione simile già evidenziata
nel libro “Per una prevenzione efficace” (Leone e Celata, 2006), “La maggior parte degli
interventi di prevenzione, come è noto, si concentra sulla classe d’età che va tra i 14 e i 19
anni e che coincide con la frequentazione delle scuole superiori”, come si può vedere dal
grafico sotto riportato (62%). Importante sottolineare come solo un terzo degli interventi è
stato rivolto ad un target diretto preadolescenziale e che nessun progetto prevedeva di
contattare un target compreso fra i 6 e i 10 anni. Da considerare come sia fortemente
raccomandato dalle Linee Guida Regionali l’avvio di progetti rivolti a queste fasce d’età
77%
23%
0%
8%
38%
46%
38%
8%
8%
23%
8%
0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90%
scuola
CFP
Carcere
Lavoro
Strada
Locali
TL eSport
Servizi pubblici x tossicodipendenze
Servizi privato sociale x tossicodipendenze
CAG
Altro
59
Grafico 3.13 – Target diretto per fasce d’età
In linea con uno degli obiettivi emersi dal Piano Socio-Sanitario della Regione Lombardia
2007-2009 che invitava i programmatori e gli operatori del settore a perseguire lo sviluppo
di “interventi di prevenzione specifica differenziati per età e differenti target di
popolazione (Parte I, cap. 3.19)” i progetti presi in esame hanno un discreto livello di
diversificazione anche se alcuni target sembrano non essere coinvolti (detenuti, gestori di
scuola guida e FFOO, vedi grafici 3.14 e 3.15)
Grafico 3.14 – Target diretto
Grafico 3.15 – Target strategico
0%
31%
62%
38%31%
23%
0%
20%
40%
60%
80%
100%
6–10 11–13 14–19 20–25 26–30 Oltre i 30
TARGET DIRETTO
69%
8%
23%
8%0% 0%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
Studenti Lavoratori Giovani con
problemi di
disagio o a
rischio
Adulti a
rischio
Detenuti Altro
TARGET STRATEGICO
23%
0%
31%
62%
31%46%
0% 0%
23%
0%
10%20%
30%
40%
50%60%
70%
Operatori
per le
dipenden
ze-privati
Operatori
per le
dipenden
ze-
Insegnanti Genitori Adulti con
funzioni
educative
Operatori
grezzi
Gestori
scuole
guida
FFOO Altro
60
Da osservare che il 23% degli interventi è stato rivolto a giovani ritenuti a rischio, ma solo
l’8% a lavoratori e adulti a rischio, rispetto ai progetti di prevenzione “selettiva” consigliati
dalle Linee Guida Regionali. Per quanto riguarda il target strategico, il 54% delle azioni
preventive sono state rivolte ai genitori, il38% a operatori grezzi e il 31% a insegnanti.
3.4 VALUTARE I PROGRAMMI PREVENTIVI
“La valutazione degli interventi rappresenta uno strumento fondamentale per garantire la
qualità degli interventi e il servizio reso ai destinatari, ottimizzare le risorse economiche e
professionali in campo, dare visibilità al lavoro svolto, progredire nella ricerca scientifica
della prevenzione delle dipendenze (Linee Guida Regionali 2009, cap. 12 pag.51)”.
Osservando i dati della ricerca risulta evidente come la valutazione dei progetti sia
formalmente prevista nella maggior parte dei casi (77%, vedi grafico 3.16) ma, ad un’analisi
più attenta dei dati, è facile rendersi conto che non ne vengono specificati né la tipologia né i
metodi. Il “fare valutazione” dovrebbe essere preceduto da una prima fase di
programmazione e definizione dell’impianto valutativo stesso, cercando di rispondere ad
alcune domande utili come:
Valutazione di processo o d’esito?
Volta a misurare l’efficienza o l’efficacia?
Valutazione di gradimento?
Richiesta da chi? (Ente finanziatore, coordinamento…)
Fatta da chi?
Con quale ipotesi iniziale?
Grafico 3.16 – “E’ stato previsto un impianto di valutazione del progetto?”
77%
23%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
Si N o
61
All’item n°1-SezioneC della griglia di valutazione (vedi allegato) somministrata ai referenti
dei progetti di prevenzione, hanno quasi tutti risposto affermativamente ma senza fornire le
specifiche richieste dalle sotto-domande (“Se la risposta è sì, come avete valutato il
progetto? Attraverso una valutazione di processo? Attraverso una valutazione sugli esiti? Chi
si è occupato della valutazione?”); da un’indagine qualitativa sembra che per quasi tutti i
progetti/interventi del campione manchino dati e stime circa l’efficacia e siano presenti
valutazioni relative al processo e al monitoraggio delle azioni previste.
Questi risultati sono in linea con quelli regionali ottenuti nel 2006 dal “Progetto Religo”
(Leone e Celata 2006, “Per una prevenzione efficace”).
62
4. CONCLUSIONI
4.1 DATI E RIFLESSIONI: UN CONFRONTO CON LE LINEE GUIDA REGIONALI
“Affrontare la questione della prevenzione in tema di droghe significa fare i conti con un
fenomeno complesso, articolato e mutevole, che coinvolge numerosi attori ed è influenzato
sia dal clima socio-culturale presente sia dalla normativa di riferimento… Significa – a
parere di chi scrive – promuovere politiche di inclusione sociale, di promozione e di
sviluppo delle fasce giovanili della popolazione, di sostegno degli adulti ecc., prevedendo il
coinvolgimento attivo di tutti i soggetti del territorio all’interno di una azione
complessiva che veda partecipi anche i Dipartimenti Dipendenze delle ASL con il loro
patrimonio di conoscenze e di esperienze maturate in questi anni” ∗
Proprio a causa della complessità del fenomeno, che al suo interno ha una molteplicità di
attori ed idee, il fare ricerca in questi ambiti si scontra spesso con la multifocalità e la
dispersione del dato. Questa analisi-ricognizione dei progetti di prevenzione sulle
dipendenze presenti nel territorio lecchese, ha portato ad una buona descrizione del
fenomeno, anche se non è stato sempre possibile indagare a fondo gli incroci tra le variabili
presenti per diverse criticità legate soprattutto alla difficoltà di compilazione della griglia di
valutazione:
Mancanza di criteri omogenei nella compilazione
dati mancati e frequenti risposte agli item con “Non si sa” o “N.P.”
mancanza di stime sul target previsto/raggiunto
Dalle variabili considerate, emerge un quadro ricco di caratteristiche positive come una
buona integrazione tra pubblico e privato sociale ed una discreta eterogeneità progettuale.
Tutti i referenti di progetto, tranne uno, dichiarano di conoscere le Linee Guida Regionali
(vedi grafico 4.1), questo indica che gli obiettivi della “Rete Regionale sulla prevenzione delle
dipendenze” costituita dalla DGR n. 7223/2008, quali la costruzione di una strategia
regionale nel campo della prevenzione e la divulgazione delle Linee Guida Regionali
approvate con la DGR n. 6219/2007, sono stati raggiunti.
In specifico le funzioni del Dipartimento Dipendenze dell’ASL di Lecco erano:
∗ Linee Guida Regionali – Prevenzione delle diverse forme di dipendenza nella popolazione preadolescenziale e adolescenziale
63
Favorire la diffusione e l’applicazione delle Linee Guida Regionali.
Potenziare le funzioni di raccordo.
Favorire la circolazione delle informazioni raccolte e analizzate.
Grafico 4.1 – “Conoscete le Linee Guida Regionali?
Dal confronto tra le indicazioni delle Linee Guida Regionali e i dati della ricerca emergono
degli elementi interessanti, vediamone alcuni:
“Intervenire precocemente, ridurre i fattori di rischio, accrescere i fattori protettivi…Va
perseguito un ulteriore abbassamento dell’età dei destinatari dell’intervento preventivo,
mirando in modo strategico ad impattare sulle fasce di età della scuola dell’infanzia e della
scuola primaria.” (cap.1, pag 6, pag 11)*: nessun progetto nel territorio sulla fascia d’età 6-
10, il 31% progetti preventivi in fascia 11-13; in un ottica di miglioramento dell’offerta
preventiva andrebbero potenziate le attività con i preadolescenti, con i soggetti adulti di
riferimento (target strategico) e creati degli interventi ad hoc per la scuola primaria vedi
(cap.6)*.
“Prevenire tutte le forme di abuso” (Cap. 2, pag 13)∗: riscontrata una discreta eterogeneità
tra gli interventi, nonostante il 92% dei progetti si sia occupato anche di uso e abuso di
alcol. Si nota un allargamento del concetto di dipendenza all’uso di sostanze dopanti,
psicofarmaci e gioco d’azzardo (con lo sviluppo di azioni preventive volte a promuovere
stili di vita protettivi e non strettamente legati alle sostanze. (vedi per es. progetti sulle life
skills).
“Coinvolgere i destinatari strategici che svolgono un ruolo educativo continuo nel processo
di crescita” (Cap.1, pag 11)*: discreto coinvolgimento dei genitori 62%, operatori grezzi
46% e insegnanti 31%. Non è stato rilevato nessun progetto sul territorio che coinvolga
gestori scuole guide e FFOO.
∗ Linee Guida Regionali – Prevenzione delle diverse forme di dipendenza nella popolazione preadolescenziale e adolescenziale
8 5 %
15 %
0%10%20%
30%40%50%60%
70%80%90%
S i No
64
“Favorire la realizzazione di programmi che raggiungano con azioni integrate realizzate in
diversi contesti di vita e con messaggi coerenti i destinatari in più ambiti (scuola, famiglia,
tempo libero, ecc.)” (Cap.1, pag 11)* : il 77% dei progetti presi in esame ha lavorato
nell’ambito scolastico e il 38% in contesti sportivi o dedicati al tempo libero (vedi grafico
3.12)
“Prevenzione selettiva/indicata” (Cap.4, pag 21)∗: 92% prevenzione universale, il 46%
prevenzione selettiva, solo l’8% prevenzione indicata.
“Privilegiare –anche individuando meccanismi premianti dal punto di vista delle risorse
economiche e finanziarie dedicate– la realizzazione di programmi preventivi di medio-
lungo periodo (almeno triennale)…” (Cap.1, pag 11)*, “Favorire programmi a lungo termine
e coinvolgere attivamente i destinatari” (Cap.11, pag 49)*: il 69% dei progetti ha una
durata inferiore all’anno, il 46% hanno una durata che varia tra 1-6 mesi , il 23% sono in
corso da 3 anni.
Valutare i programmi preventivi e i piani territoriali di intervento (Cap.12, pag 51)*: il 77%
dei progetti prevede una valutazione e 85% conosce le Linee guida Regionali; da migliorare
valutazione d’esito e progettazione iniziale dell’impianto valutativo.
L’esperienza vissuta in questi mesi dedicati alla ricerca con il Gruppo Tecnico Prevenzione e
i referenti dei diversi progetti, conferma che è possibile lavorare nella direzione
dell’integrazione e del miglioramento a partire da una logica di interessi comuni e di una
programmazione più efficiente. La strada per arrivare al raggiungimento di questi obiettivi,
a mio avviso, deve passare dal poter dare una certa “credibilità” al dato attraverso la sua
operazionalizzazione nella realtà locale fatta di contesti, collaborazioni e buone prassi.
Dall’incontro del 22-04-2010 è emerso che i progettisti collaborano tra loro e con le
istituzioni da anni, che a volte si devono adeguare alla tipologia dei finanziamenti previsti
per un certo ambito piuttosto che per un altro (così il gruppo dei progettisti ha spiegato la
mancanza di progetti di prevenzione sulle dipendenze nell’ambiente di lavoro) e che spesso
dati ed idee non arrivano ai “tavoli” con una funzione programmatoria.
L’elemento comune a tutti è sicuramente il desiderio di conoscere e conoscersi imparando a
valorizzare non solo le nuove risorse ma soprattutto tutto il lavoro svolto in questi anni; una
proposta in questa linea potrebbe essere quella di sostenere ed aiutare i progettisti nel
creare un impianto valutativo adeguato che renda i progetti confrontabili tra loro e
∗ Linee Guida Regionali – Prevenzione delle diverse forme di dipendenza nella popolazione preadolescenziale e adolescenziale
65
spendibili nella comunità scientifica (per esempio con l’inserimento nella banca dati
dell’Osservatorio di Lisbona).
4.2 PROSPETTIVE
Nel corso del 2009 è stata unanime la richiesta da parte di progettisti di supporto
metodologico e formativo.
Infatti, la condivisione di questo lavoro di miglioramento di qualità degli interventi da parte
dei progettisti è stata significativa e ha confermato l’impegno e l’investimento nell’area
preventiva.
Questo obiettivo si aggiunge agli altri messi in campo dal Dipartimento delle Dipendenze
negli ultimi due anni, da citare i corsi di formazione degli insegnanti con la collaborazione
della Linea dell’Arco dal titolo “Non bastano le parole”, finalizzati ad implementare
metodologie specifiche di intervento e a rendere più protagonisti nella progettazione gli
attori scolastici.
E’ stato attivato, inoltre, uno spazio specifico di consulenza “Spazio adolescenti e famiglia”,
utilizzando sedi consultoriali meno connotati rispetto ai SerT.
E’ stato potenziato il raccordo con la locale Prefettura per i soggetti segnalati, al fine di
ottenere un approccio sull’uso/abuso che consenta ai destinatari dell’intervento- giovani che
non hanno ancora sperimentato l’uso di sostanze o sono consumatori occasionali- di
ottenere informazioni corrette, di aumentare la percezione del rischio, ma soprattutto di
riflettere sulle motivazioni, di carattere psicologico e relazionale, che spingono verso l’uso
problematico di sostanze (legali ed illegali) aiutandoli a compiere scelte comportamentali
consapevoli e responsabili.
Un lavoro considerevole è stato fatto a livello dell’Osservatorio per l’analisi dei dati locali sul
fenomeno d’abuso dei giovani.
Tra gli obiettivi di lavoro futuro si segnalano:
L’approfondimento dell’utilizzo della scheda EDDRA con proposta formativa
specifica rivolta ai progettisti.
L’integrazione del sistema preventivo (rappresentato dal Gruppo Tecnico della
Prevenzione e dal Comitato per la Rete della Prevenzione) con le altre parti del
sistema di previsione/osservazione d’intervento terapeutico e riabilitativo territoriale.
Il miglioramento del livello qualitativo degli interventi preventivi attraverso
l’elaborazione di indicazioni programmatorie e progettuali.
66
Valorizzazione delle buone prassi esistenti nel settore.
Messa a punto di una strategia di prevenzione nel settore delle sostanze d’abuso
basata sull’integrazione di soggetti istituzionali e non istituzionali, ottimizzando la
rete locale.
67
ALLEGATO
SCHEDA RILEVAZIONE DEI PROGETTI/AZIONI di PREVENZIONE O DI RIDUZIONE DEL DANNO
Sezione A): Descrizione del caso
1.Titolo del progetto:
……………………………….
2. Durata complessiva del progetto
− Data inizio progetto: mese……./ anno…………
− Durata del progetto dal suo avvio operativo al termine: n. mesi………..
N.B. Se il progetto è continuato negli anni con nuovi finanziamenti, dare anche durata complessiva delle diverse
progettazioni:
n. mesi………………..
3. Titolarità (indicare con il segno X uno o più item)
1. ASL Dip. Dipendenze/SerT 2. ASL Dip. Prevenzione 3. ASL altro (specificare……………………………………………..) 4. Enti locali 5. Privato sociale 6. Istituzioni scolastiche 7. Altro (specificare……………………………………………..)
4. Coordinamento del progetto
1. Operatore/i pubblico
2. Operatore/i Privato sociale
3. Gruppo misto
5. Budget Budget complessivo del progetto (incluso eventuale cofinanziamento): € …………………………….. − Principali macrovoci di costo e peso percentuale sul budget complessivo: Valore %
1. personale direttamente pagato dal progetto (n.b. finanziamento) 2. personale a carico dei servizi pubblici (n.b. cofinanziamento) 3. personale a carico del privato sociale (n.b. cofinanziamento) 4. costi per produzione audiovisivi, campagne media, brochure 5. costi strumentazione 6. costi coordinamento 7. costi di valutazione
68
6. Tipologia finanziamenti utilizzati (indicare con il segno X uno o più item)
1. Risorse proprie della ASL 2. Finanziamenti L. 328/2000 3. Altre risorse Comune 4. Legge 45/99 5. Legge 285/97 6. L.Regionali (es Lombardia 23/99) Specificare……………………. 7. Finanziamenti Fondazioni 8. Finanziamenti Privati 9. Altre risorse (specificare…………………..)
7. Attori coinvolti nell’attuazione e forme di collaborazione/scambi (indicare con il segno X uno o più item)
Co- progettazione
Accordi formalizzati (Es. protocolli di intesa, delibere, convenzioni..)
Messa a disposizione di personale
Scambio informazioni
Messa a disposizione di strutture
Altro (spec.………………………….)
1. ASL (Dipartimento dipendenze)
2. ASL (Dipartimento Materno – Infantile)
3. ASL (Dipartimento di Prevenzione)
4. Privato sociale X…..
5. Privato sociale Z…
6. Privato sociale Y…
7. Provincia 8. Comune 9. Istituzione
scolastica
10. Prefettura 11. FFOO 12. Servizi per il
tempo libero lo sport
13. Locali notturni, bar…
14. Altro (…………….) 15. Altro
(……………….)
69
8. Su quale livello di cambiamento si vuole agire? (indicare con il segno X uno o più item)
1. A livello di singoli individui 2. A livello di gruppo di pari 3. A livello di gruppo classe 4. A livello di singolo servizio/ Unità operativa/ Agenzia 5. A livello di singola organizzazione (es: discoteca, pub…) 6. A livello di sistema “rete” 7. A livello di sistema all’interno del quale si realizza l’intervento (es: scuola, istituti comprensivi…) 8. Altro……………………….
9. Livello di azione dell’intervento (indicare con il segno X uno o più item)
1. Prevenzione universale (rivolta a soggetti che non fanno uso di sostanze) 2. Prevenzione selettiva (rivolta a soggetti che hanno fattori di rischio di tipo demografico o sociale) 3. Prevenzione indicata (rivolti a soggetti con fattori di rischio diagnosticati e con problematiche individuali di
salute mentale o della condotta)
10. Attività realizzate (indicare con il segno X uno o più item)
1. Interventi a carattere informativo/formativo su gruppi di giovani 2. Interventi a carattere informativo/formativo su gruppi di genitori 3. Interventi a carattere informativo/formativo su insegnanti o figure educative 4. Interventi informativi in luoghi diversi dalla scuola o da altre agenzie educative 5. Interventi a carattere informativo attraverso strumenti mediatici (v. filmati, pubblicità, messaggi radiofonici,
cartelloni, volantini… 6. realizzazione di conferenze sul tema della prevenzione delle dipendenze/riduzione del danno 7. Incontri di formazione su peer leader appartenenti al gruppo/ai gruppi target 8. Interventi di counseling per singole persone (es: CIC, centri di ascolto…) 9. Linee telefoniche dedicate 10. Costituzione di comitati o gruppi attivi rispetto a temi connessi al consumo di sostanze stupefacenti 11. Interventi di educativa di strada con gruppi di pari 12. Interventi realizzati mediante unità mobile itinerante 13. Interventi di sensibilizzazione rivolti a testimoni locali e operatori grezzi (responsabili oratori e associazioni
giovanili, volontariato…)
14. Interventi di formazione per potenziare le capacità educative degli insegnanti/figure educative (v sviluppo delle life skills…)
15. Interventi volti ad aumentare le capacità di auto-organizzazione e di empowerment dei giovani 16. Interventi rivolti alla comunità locale finalizzati al miglioramento delle competenze rispetto al riconoscimento e
alla gestione di problemi comuni 17. Distribuzione gratuita di siringhe monouso e di materiali sterili (acqua distillata fialette) 18. Distribuzione di fiale di naloxone e kit salvavita 19. Distribuzione preservativi 20. Distribuzione di acqua fuori da discoteche o rave-parties 21. Organizzazione di chill-out (stanze di decompressione) nelle vicinanze di locali o rave-parties 22. Interventi di educazione alla salute per la prevenzione dell’epatite C 23. Interventi di educazione alla salute per la prevenzione di MST 24. Interventi prevenzione del drop out scolastico 25. Realizzazione ricerche e ricerche-intervento 26. Altro………………………….
27.
70
11. Se il progetto prevede, tra le altre azioni, eventuali moduli informativi o educativi standard e ripetuti, inserire la durata e il numero degli incontri
Esiste un Modulo “Tipo” n° incontri n° ore totali per modulo Numerosità gruppo
1. rivolto a giovani 2. rivolto ad insegnanti/ educatori, allenatori o altri
adulti con ruolo educativo
3. rivolto a genitori
12. Figure professionali coinvolte nella gestione degli interventi (indicare n°….) N°
1. Animatori od operatori sociali con formazione di 1-2 anni 2. Assistenti sanitari/infermieri 3. Assistenti sociali 4. Educatori professionali 5. Laureati in scienze dell’educazione 6. Educatore con altro titolo nell’area delle professioni sociali (es: psicologo) 7. Educatore “non professionale” (n.b. svolto da personale non qualificato come educatore professionale o con
altra professione sociale) 8. Medici 9. Psicologi 10. Sociologi 11. Insegnanti 12. Volontari 13. Esperti per laboratori (Es. attori per laboratori teatrali) 14. Formatori 15. Altro…………………………………………….
13. Ambiti in cui si sono realizzati gli interventi (indicare con il segno X uno o più item)
1. Scuole elementari-medie inferiori e superiori, Licei 2. Centri Formazione Professionale 3. Carcere e area penale 4. Luoghi di lavoro 5. Luoghi di aggregazione pubblici “di strada” 6. Luoghi di aggregazione pubblici “locali” 7. Organizzazioni, associazioni, strutture che si occupano del tempo libero e/o sport 8. Servizi sanitari pubblici per le tossicodipendenze 9. Servizi del privato sociale per le tossicodipendenze 10. CAG 11. Altro…………………
71
14. Target raggiunti (indicare se possibile n° persone raggiunte per ciascun target)
Fasce di età destinatari: N° Persone
raggiunte del target previsto
Target previsto N. persone raggiunte del target
non previsto 1. 6 – 10 anni 2. 11 – 13 anni 3. 14 – 19 anni 4. 19 – 25 anni 5. 26 – 30 anni 6. Oltre i 30 anni
Totale Maschi Totale Femmine
Operatori dei servizi per le tossicodipendenze: privati pubblici
Totale Adulti:
1. Insegnanti 2. Genitori 3. Adulti con funzioni educative (v. animatori, sacerdoti,
allenatori sportivi, operatori…)
4. Operatori grezzi (coloro che non ricoprono un ruolo educativo formale ma sono a contatto con i giovani Es: baristi)
5. Gestori scuole guida 6. FFOO 7. Altro
Totale
15. Altre caratteristiche rilevanti del target raggiunto:
N° Persone raggiunte
Studenti Lavoratori Giovani con problemi di disagio o a rischio (v. ragazzi in case-famiglia, figli di genitori tossicodipendenti) (specificare…)
Adulti a rischio (specificare….) Detenuti Altro (specificare…)
16. Sostanze e comportamenti presi in considerazione (indicare con il segno X un solo item )
1. Uso di sostanze illecite (in generale) 2. Uso di sostanze lecite e illecite (in generale) 3. Nessuna sostanza in particolare
72
17. Se sono state prese in considerazione sostanze o comportamenti in particolare, specificare se si è trattato di: (indicare con il segno X uno o più item)
1. Uso di psicofarmaci 2. Uso/abuso di alcool, 3. Uso di tabacco 4. Uso di ecstasy e metamfetamine 5. Uso di eroina 6. Uso di cocaina 7. Uso di cannabis 8. Uso di sostanze dopanti 9. Dipendenze da cibo 10. Gioco d’azzardo 11. Comportamenti a rischio malattie sessualmente trasmissibili (AIDS e MTS) 12. Comportamenti a rischio di contagio per epatite C 13. Comportamenti a rischio per incidenti (stradali, sul lavoro……..) 14. Altro… (specificare……)
Sezione B): Contesto
Comuni che hanno aderito al progetto
……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………
Ambito territoriale di intervento (indicare con il segno X uno o più item)
1. Microlocale (singole istituzioni/organismi – es. scuole)- Quartiere [ ] 2. Comunale [ ] 3. Distrettuale -Sovra distrettuale [ ] 4. ASL o provinciale [ ]
73
Sezione C): Risultati
1. E’ stato previsto un impianto di valutazione del progetto? Si ( segna con una x) No ( segna con una x) Se la risposta è SI, come avete valutato il progetto?
• Attraverso una valutazione di processo?......................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................
• Attraverso una valutazione sugli esiti? ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………….
• Chi si è occupato della valutazione? ………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………
Se la risposta è NO, quali sono state le cause e le motivazioni? ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………….
2. Problematicità dell’ambito specifico in cui si realizza il progetto (presenza di disagi socioeconomici)
N.B Da non compilare per i seguenti interventi che impattano esclusivamente su ambiti territoriali molto ampi:
1. interventi di riduzione del danno che si realizzano nei locali notturni o discoteche intesi come luoghi ricreativi di passaggio scarsamente radicati sullo specifico territorio;
2. interventi di formazione rivolti a tutte le scuole guida di una ASL; 3. interventi che si realizzano o impattano su grandi pubblici (v. a livello ASL –Provinciale)
(indicare con il segno X uno o più item)
1. Se si tratta di un’agenzia educativa, come ad esempio una scuola, grado di accoglienza delle infrastrutture e degli arredi (es: banchi scolastici usurati)
2. Alto tasso di dispersione scolastica 3. Presenza di segnalazioni connesse a consumo di sostanze 4. Presenza di segnalazioni per atti vandalici e bullismo 5. Basse performances connesse ad apprendimenti sviluppati dagli alunni dell’istituto 6. Quartiere con forte presenza di microcriminalità 7. Presenza di processi di esclusione sociale 8. Quartiere, zona o istituto con presenza di segnalazioni per spaccio di sostanze illecite 9. Quartieri o zone con forte presenza di nuclei familiari con difficoltà socioeconomiche 10. Territorio non coinvolto in progetti di prevenzione negli anni passati 11. Quartieri-zone con scarsità di servizi 12. Quartieri-zone caratterizzati da forti processi immigratori 13. Presenza di nuclei familiari con problemi occupazionali 14. Altro….(specificare…………………………)
74
Efficacia per i destinatari finali (attribuire a ciascun item una risposta)
Non si sa
Indicare N° di soggetti e
la % rispetto altarget
raggiunto
Valore da 1 a 4
N.P.
1. cambiamenti sul target di giovani raggiunti intesi come comportamenti osservati connessi a modalità o tipo di consumo delle sostanze
2. Cambiamenti sul target adulto in termini di comportamenti di consumo di sostanze lecite (es: fumo e alcolismo)
3. Cambiamenti sul target adulto in termini di comportamenti di consumo di sostanze illecite
4. Cambiamento di comportamenti connesso a consumo di sostanze dopanti
5. Cambiamento di comportamenti compulsivi come dipendenza da gioco d’azzardo etc..
6. Cambiamenti di comportamento su target a rischio connessi a riduzione del danno
7. Altro (specificare……………..) 8. Altro (specificare……………..) 4. Capacità degli interventi di rispondere a specificità locali (n.b., di bisogni, del target, del contesto) (attribuire a ciascun item un valore da 1 a 4: 1 = “max disaccordo”, 4 = “max accordo”) Giudizio del rilevatore Valore
da 1 a 41. Tengono conto di risorse (disponibilità di associazioni giovanili, di altre competenze, attivare risorse locali…)
e stimoli provenienti dal territorio
2. Tendono a riprodurre dei “progetti-prototipi” abbastanza standardizzati 3. Esiste tra coloro che coordinano l’intervento una sufficiente conoscenza delle caratteristiche essenziali del
territorio in cui il progetto opera
5. Dal progetto stanno sviluppandosi/si sono sviluppate nuove iniziative? (attribuire un valore da 1 a 4: 1 = “max disaccordo”, 4 = “max accordo”) 1 [ ] 2 [ ] 3 [ ] 4 [ ] 6.Effetti rilevati dall’intervistatore ed emersi dall’analisi del caso/progetto: (attribuire a ciascun item un valore da 1 a 4: 1 = “max disaccordo”, 4 = “max accordo”; se l’item non è pertinente rispetto al progetto/azione mettere una X sulla colonna “N.P.” ovvero “Non pertinente”)
75
Centrati sui processi
Valore da 1 a 4
N.P.
1. Si rilevano cambiamenti sul target raggiunto in termini di interesse e partecipazione 2. Fanno riferimento ad accresciute competenze degli operatori 3. Aumento di scambi e codici comuni a livello di rete di servizi 4. Fanno riferimento a miglioramento del livello di integrazione tra partner del progetto (es.
pubblico/privato sociale)
5. Fanno riferimento ad una aumentata sensibilità delle istituzioni 6. Fanno riferimento a coinvolgimento degli attori locali (v. operatori grezzi, gestori di discoteche…) 7. Altro……………….. 8. Altro……………….. Risultati intermedi (attribuire a ciascun item una risposta)
Non si sa
Indicare N° di soggetti e la %
rispetto al target
raggiunto
Valore da 1 a 4
N.P.
1. Aumento dell’informazione del target giovani 2. Aumento dell’informazione degli operatori 3. Aumento dell’informazione tra genitori 4. Aumento informazione insegnanti ed altri ruoli educativi 5. Cambiamenti sul target dei giovani in termini di atteggiamenti
modificati
6. Aumento informazione consumatori attivi 7. Cambiamenti a livello di comportamenti degli insegnanti 8. Cambiamenti a livello di comportamenti degli operatori 9. Cambiamenti a livello di comportamenti di altri soggetti con ruolo
educativo
10. Cambiamenti a livello di comportamenti di gestori di locali o palestre o scuole guida
11. Altro (specificare……………..) 12. Altro (specificare……………..)
76
Efficacia per i destinatari finali (attribuire a ciascun item una risposta)
Non si sa
Indicare N° di soggetti e
la % rispetto altarget
raggiunto
Valore da 1 a 4
N.P.
Cambiamenti sul target di giovani raggiunti intesi come comportamenti osservati connessi a modalità o tipo di consumo delle sostanze
Cambiamenti sul target adulto in termini di comportamenti di consumo di sostanze lecite (es: fumo e alcolismo)
Cambiamenti sul target adulto in termini di comportamenti di consumo di sostanze illecite
Cambiamento di comportamenti connesso a consumo di sostanze dopanti
Cambiamento di comportamenti compulsivi come dipendenza da gioco d’azzardo etc..
Cambiamenti di comportamento su target a rischio connessi a riduzione del danno
Altro (specificare……………..) 7. Capacità di raggiungere il target (minori/giovani, figure educative, operatori del settore) (attribuire a ciascun item un valore da 1 a 4: 1 = “max disaccordo”, 4 = “max accordo”; se l’item non è pertinente rispetto al progetto/azione mettere una X sulla colonna “N.P.” ovvero “Non pertinente”)
Esempio di domanda: come è stato raggiunto il target/ i vari target? Che tipo di soluzioni avete previsto? Valore
da 1 a 4N.P.
1. Hanno adottato modalità che hanno permesso il contatto con il target previsto 2. Il progetto ha raggiunto proprio il target previsto 3. Sono stati raggiunti target diversi e non coerenti con gli obiettivi dell’intervento 4. Successo nell’indirizzare il progetto al target “giusto” in termini quantitativi (differenza tra target
previsto e target raggiunto)
5. Grado di difficoltà incontrato nel raggiungimento del target dei beneficiari diretti (es: i gruppi di pari nell’educativa di strada)
6. Grado di difficoltà incontrato nel raggiungimento del target dei beneficiari intermedi (es: allenatori associazioni sportive per progetto doping)
7. Si è orientato il contatto tenendo conto delle differenze di genere 8. Altro………..
77
9. Impatti organizzativi e ricadute a livello di rete di servizi (attribuire a ciascun item un valore da 1 a 4: 1 = “max disaccordo”, 4 = “max accordo”; se l’item non è pertinente rispetto al progetto/azione mettere una X sulla colonna “N.P.” ovvero “Non pertinente”) Valore
da 1 a 4 N.P
. 1. Emergono modifiche a livello di processi organizzativi, clima etc. del sistema in cui si è realizzato
l’intervento (es: cambiamento della programmazione scolastica POF, miglior clima nella scuola..)
2. Emergono modifiche a livello di procedure o contenuti dei servizi offerti dagli organismi privati e pubblici
3. Emergono cambiamenti che riguardano la rete dei servizi e i livello istituzionale (es. delibera comunale, protocollo di intesa con FFOO per definire programma a lungo termine di controllo e prevenzione degli incidenti stradali…)
4. Rafforzamento degli scambi interistituzionali 5. Migliore capacità di programmazione e valutazione 6. Innovazione dei modelli di intervento 7. Condivisione di metodologie di lavoro 8. Altro (specificare………………………………...) 9. Altro (specificare………………………………...) Strategie utilizzate
• Conoscete le linee guida Regionali? Si ( segna con una x) No ( segna con una x) Se la risposta è SI, come avete valutato il progetto?
• Come le seguite e in quale modalità vengono applicate? ......................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................
• Quali parti utilizzate maggiormente? ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………….
• Quali aspetti risultano maggiormente difficoltosi? ………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………
Se la risposta è NO, quali sono state le cause e le motivazioni? …………………………………………………………………………………………
78
…………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… A: Interventi basati sulla peer education
Rientrano in questa strategia progetti/azioni che “utilizzano una strategia educativa volta ad
attivare un processo (…) di passaggio di conoscenze, di emozioni e di esperienze da parte
di alcuni membri di un gruppo ad altri membri di pari status” (Antonietti, et al., 2003). Un
intervento di peer education solitamente si struttura nel modo seguente:
scelta dei peer educator all’interno di gruppi- bersaglio destinatari dell’iniziativa;
formazione dei peer educator rispetto ad un tema specifico;
interventi strutturati (es: incontri informativi sul tema specifico all’interno delle classi
di un istituto scolastico) e non strutturati (es: attivazione di scambi di informazioni sul
tema specifico all’interno del gruppo di pari) realizzati dai peer educator all’interno dei
propri gruppi “di pari” destinatari dell’iniziativa.
1. le risorse utilizzate per azioni centrate sulla peer education all’interno del progetto/azione preso in esame corrispondono a
Meno del 20% ( ) 21-40% ( ) 41-60% ( ) 61- 80% ( ) oltre 80% ( )
Condizioni:
(attribuire a ciascun item un valore da 1 a 4: 1 = “per nulla”, 4 = “molto; se l’item non è pertinente rispetto al progetto/azione mettere una X sulla colonna N.P., ovvero “Non pertinente”)
Valore
da 1 a 4
N.P.
1) I peer educator sono scelti all’interno del gruppo-target a cui si riferisce il progetto/azione 2) La selezione del peer educator tiene conto della leadership effettiva all’interno del gruppo-target 3) I peer educator non sono persone già formate professionalmente in campo educativo 4) La formazione dei peer educator è svolta da persone con particolari competenze educative e di
gestione dei gruppi
5) I peer educator una volta “formati” continuano a interagire con il/i gruppo/i di pari destinatari finali del progetto/azione
6) I peer educator sono supportati e sostenuti durante tutta l’implementazione del progetto 7) Il peer educator ha caratteristiche demografiche e sociali simili a quelle del gruppo destinatario
(es: non ha 4-5 anni di più, non è un operatore in fase formativa utilizzato per sostituire gli operatori e risparmiare su costi degli interventi)
79
B: Approcci informativi
1) INTERVENTI SUL SINGOLO Rientrano in tale ambito progetti e azioni che prevedono la creazione di sportelli di primo ascolto, di call center telefonici a livello ASL, di CIC Centri di ascolto e consulenza nelle scuole. Il target di questi interventi non è specificato.
2. le risorse utilizzate per azioni centrate su questo approccio all’interno del progetto/azione preso in esame corrispondono a:
Meno del 20% ( ) 21-40% ( ) 41-60% ( ) 61- 80% ( ) oltre 80% ( )
Condizioni:
(attribuire a ciascun item un valore da 1 a 4: 1 = “per nulla”, 4 = “molto; se l’item non è pertinente rispetto al progetto/azione mettere una X sulla colonna N.P., ovvero “Non pertinente”)
Giudizio dell’intervistato Valore
da 1 a 4 N.P
1) si utilizzano persone esperte nel settore delle dipendenze e con buona conoscenza del sistema dei servizi e delle offerte locali
2) si utilizzano persone in grado di realizzare colloqui e di analizzare la “domanda” portata sottesa alla richiesta esplicita
3) l’intervento è inserito funzionalmente e in modo codificato in un sistema di offerta gestito dalla rete dei servizi: centri di ascolto e di prima accoglienza, accordi operativi con SerT per invii, gruppi di sostegno per policonsumatori, trattamenti specifici per abusatori di alcol, progetti di riduzione del danno…
4) si evita ogni forma di etichettamento (dovuta ad esempio ad invio da parte degli insegnanti di giovani a un Cic );
5) si predispongono spazi accoglienti per il colloquio e facilmente accessibili per orari e ubicazioni
6) l’esistenza del servizio è conosciuta dal target ed è stata fatta una buona azione di diffusione dello stesso
7) l’iniziativa non viene identificata dalla comunità da cui proviene l’utente come luogo per “tossici” (a meno che non si tratti di un call center nel qual caso l’identità del chiamante è tutelata e lo stesso mezzo consente una maggiore privacy).
2) INTERVENTI SU GRUPPI
Vi rientrano gli interventi formativi o informativi rivolti al gruppi di persone (giovani e
adulti). In genere i progetti/azioni che rientrano in questa sezione prevedono un
riferimento specifico alle sostanze, alle loro proprietà ed ai rischi connessi alle modalità
di consumo; vengono inoltre spesso fornite informazioni rispetto alla rete locale di servizi
per le dipendenze.
2. le risorse utilizzate per azioni centrate su questo approccio all’interno del progetto/azione
Meno del 20% ( ) 21-40% ( )
80
preso in esame corrispondono a 41-60% ( ) 61- 80% ( ) oltre 80% ( )
Condizioni :
(attribuire a ciascun item un valore da 1 a 4: 1 = “per nulla”, 4 = “molto; se l’item non è pertinente rispetto al progetto/azione mettere una X sulla colonna N.P., ovvero “Non pertinente”)
Giudizio dell’intervistato Valore
da 1 a 4
N.P.
1) gli interventi vengono gestiti da persone esperte nel settore delle dipendenze 2) Si utilizzano metodi di apprendimento attivo (es: con scambi e discussioni di gruppo) 3) Le informazioni fornite evidenziabili nei materiali utilizzati nel progetto o comunque nella
documentazione in possesso del ricercatore Religo paiono chiare e scientificamente corrette (n.b. nel senso che non vi sono informazioni scorrette né traspaiono fortemente posizioni di fondo liberiste o proibizioniste)
4) Sono assenti messaggi e comunicazioni di tipo allarmistico o molto ansiogeni 5) I messaggi forniti sono inseriti in un contesto in cui viene anche stimolata la comunicazione
interpersonale
6) Si prevedono sessioni informative in cui vengono esposti dati locali sulla prevalenza d’uso delle diverse sostanze tra target di giovani (questa condizione viene meno se i consumi cominciano ad essere alti ad esempio superiori alla media regionale-nazionale)
7) Se gli interventi si realizzano nell’ambito di agenzie educative (es: scuola) l’adulto con funzioni educative (es: insegnante) viene coinvolto nell’intervento (nelle medie è preferibile comunque anche la presenza in classe)
8) Nel caso di interventi su gruppi di giovani, i destinatari vengono differenziati a seconda delle diverse “fasi esperienziali” rispetto al consumo di sostanze stupefacenti (es: giovani che si presuppone non siano ancora entrati in contatto con le sostanze stupefacenti, giovani che ne fanno uso occasionale, giovani che abusano di sostanze stupefacenti…)
9) Gli interventi rivolti a target di età medio alta (17-20 anni) operano in modo differenziato presupponendo pubblici non omogenei per conoscenze e per stili di consumo
10) I messaggi sono mirati per i diversi pubblici tengono conto di differenze di genere (i maschi sono i maggiori consumatori di sostanze e rapprendano circa l’80% dei Td..), di età, cultura, stili di consumo…
11) I materiali informativi prodotti e distribuiti ai gruppi (distribuzione di brochure, gadgets ,magliette, spille, adesivi…) sono adatti per linguaggio, canale di diffusione, modalità di distribuzione e contenuti al target dell’intervento
12) L’intervento è collocato all’interno di una strategia a lungo termine e viene ripetuto nel tempo (n.b non ci riferiamo necessariamente alla singola agenzia ma al fatto che su quel territorio vi sia una certa continuità di interventi preventivi)
3) INTERVENTI SU GRANDI PUBBLICI O SULLA POPOLAZIONE IN GENERALE TRAMITE MEDIA
Rientrano in questa categoria campagne pubblicitarie e progetti che si avvalgono
dell’utilizzo dei media per diffondere messaggi finalizzati alla prevenzione delle
dipendenze o di riduzione del danno. Ci riferiamo in particolare a interventi che
consistono nella comunicazione tramite:
- spot, video o cortometraggi divulgati attraverso TV, sale cinematografiche, cd-
rom;
81
- messaggi radiofonici;
- cartelloni affissi per le strade;
- creazione di portali specifici sul web;
- distribuzione di volantini o giornali a passanti, ecc. 2. le risorse utilizzate per azioni centrate su questo approccio all’interno del progetto/azione preso in esame corrispondono a
Meno del 20%( ) 21-40%( ) 41-60% ( ) 61- 80% ( ) oltre 80% ( )
Condizioni : (attribuire a ciascun item un valore da 1 a 4: 1 = “per nulla”, 4 = “molto; se l’item non è pertinente rispetto al progetto/azione mettere una X sulla colonna N.P., ovvero “Non pertinente”)
Giudizio dell’intervistato Valore
da 1 a 4 N.P.
1) I messaggi diffusi attraverso i media raggiungono un pubblico vasto
2) Il linguaggio utilizzato è immediato, semplice e incisivo e utilizza i codici comunicativi del target bersaglio
3) Non si utilizzano slogans o immagini di tipo allarmistico o ansiogeni 4) I messaggi sono mirati per i diversi pubblici tengono conto di differenze di genere (i
maschi sono i maggiori consumatori di sostanze e rapprendano circa l’80% dei Td..), di età, cultura, stili di consumo…
5) Gli stili di comportamento proposti nel messaggio appaiono socialmente accettabili per il gruppo target di riferimento (Es. utilizzo del casco che non rovina i capelli)
6) Se si utilizzano messaggi intimidatori, si danno anche indicazioni positive e rassicuranti che rinforzano i comportamenti non-devianti
7) Il focus del messaggio riguarda conseguenze non fatali (es: morte) ma probabili (e quindi più realistiche e quindi più facili per una identificazione) del comportamento a rischio (es: rimanere sfigurati in un incidente stradale)
8) I messaggi non presentano al pubblico una immagine troppo negativa del gruppo bersaglio
9) L’intervento è collocato all’interno di una strategia a lungo termine rivolta ad un dato territorio e target
C: Interventi educativo promozionale e life skill
2. le risorse utilizzate per azioni centrate su questo approccio all’interno del progetto/azione preso in esame corrispondono a
Meno del 20%( ) 21-40%( ) 41-60% ( ) 61- 80% ( ) oltre 80% ( )
Condizioni intervento su target giovani: (attribuire a ciascun item un valore da 1 a 4: 1 = “per nulla”, 4 = “molto; se l’item non è pertinente rispetto al progetto/azione mettere una X sulla colonna N.P., ovvero “Non pertinente”)
Giudizio dell’intervistato
Valore da 1 a 4
N.P.
1) L’intervento volto a promuovere delle specifiche competenze (v. life skill) è inserito in un
82
più ampio programma di educazione alla salute 2) Il programma promuove in giusta misura le competenze connesse alla resistenza alla
pressione sociale
3) Si prevedono sessioni informative in cui vengono esposti dati locali sulla prevalenza d’uso delle diverse sostanze tra target di giovani (questa condizione viene meno se i consumi cominciano ad essere alti ad esempio superiori alla media regionale-nazionale)
4) Vi è particolare cura nell’uso di metodologie di attive di apprendimento e viene sollecitato lo scambio di idee ed esperienze tra i giovani
5) Si selezionano le conoscenze che risultano essere utili per un dato target di giovani in una determinata fase (periodo di vita) e non genericamente a tutti le stesse conoscenze
6) I messaggi riescono a stimolare la comunicazione interpersonale 7) Il progetto/azione si propone di produrre un cambiamento sull’intero sistema in cui si
inserisce (es: se si tratta di un progetto implementato all’interno di una scuola i cambiamenti auspicati dovrebbero riguardare l’individuo, la classe, l’istituto…)
8) Se l’intervento viene realizzato nelle scuole, occorre una rivisitazione del curricolo scolastico capace di accentuare gradualmente la capacità di assumere senso e pregnanza entro i processi di crescita dell’autonomia del soggetto in formazione.
9) Se si interviene in ambito scolastico direttamente sul target dei giovani si realizzano contemporaneamente azioni rivolte alle altre componenti: insegnanti, genitori, collegio dei docenti…
10) Gli interventi sono inseriti nell’ambito di un programma più complessivo che negli anni prevede anche azioni (eventualmente gestite anche da altri organismi) di prevenzione rivolte a bambini delle scuole elementari
11) L’intervento è collocato all’interno di una strategia a lungo termine (3-4 anni) e viene ripetuto nel tempo (n.b non ci riferiamo necessariamente alla singola agenzia ma al fatto che su un dato target, su una data scuola ad esempio, vi sia una certa continuità di interventi preventivi )
12) Si prevedono interventi preventivi che interessano anche i contesti lavorativi e i contesti di vita delle persone (n.b. non solo le scuole e le altre agenzie educative)
13) Un’organizzazione appropriata può facilitare l’azione collettiva ma strutture complesse di comitati e commissioni possono essere contro produttive. Sono presenti task forces e comitati con specifici scopi e responsabilità all’interno del progetto e che favoriscono il mantenimento del coinvolgimento dei diversi partner.
Condizioni intervento su genitori e insegnanti:
Giudizio dell’intervistato
Valore da 1 a 4
N.P.
1) Se si interviene su target insegnanti il programma è stato fortemente condiviso con gli stessi negli obiettivi, contenuti e modalità di applicazione ai gruppi classe
2) Si promuove negli insegnanti la capacità di stimolare e rafforzare le skills e le capacità che si intendono promuovere nei giovani (n.b. dando a loro supervisione e consulenza)
3) Il training formativo rivolto agli insegnanti è sufficientemente lungo - almeno 1 anno 4) Si utilizzano strategie educative di tipo attivo (role playing, analisi di casi…) 5) Vengono sviluppate capacità educative connesse a possibili fattori di rischio nelle relazioni
genitori-figli: capacità assertive dei genitori e di porre regole, capacità di comunicazione e ascolto empatico dei figli
6) Si favoriscono le capacità di supporto reciproco tra genitori (es: i genitori comunicano con altri genitori della propria comunità e interagiscono su problematiche comuni)
7) Si cerca di indirizzare l’intervento a target di genitori in cui si rilevano fattori di rischio e modelli di comportamento che si intende prevenire nei figli degli stessi (es: genitori che risiedono in quartieri con alta incidenza di nuovi utenti Td ai SerT, genitori che hanno avuto problemi di dipendenza da sostanze, famiglie con problemi di alcolismo, familiari di ragazzi a rischio di dispersione scolastica, genitori con problemi di tabagismo nel caso si voglia intervenire su tale fenomeno…)
8) Vengono fornite informazioni corrette sulle sostanze ma non allarmistiche
83
D: Approcci di sviluppo di comunità
2. le risorse utilizzate per azioni centrate su questo approccio all’interno del progetto/azione preso in esame corrispondono a
Meno del 20%( ) 21-40%( ) 41-60% ( ) 61- 80% ( ) oltre 80% ( )
Condizioni:
(attribuire a ciascun item un valore da 1 a 4: 1 = “per nulla”, 4 = “molto; se l’item non è pertinente rispetto al progetto/azione mettere una X sulla colonna N.P., ovvero “Non pertinente”)
Giudizio dell’intervistato
Valore da 1 a
4
N.P.
1) L’idea di cambiamento sottesa al progetto è di tipo sistemico: non ci si focalizza solo sul cambiamento dei singoli individui ma sull’interazione tra individui-agenzie, sistemi sociali in cui sono inseriti- reti di servizi promuovendo un cambiamento dei diversi livelli o almeno della stessa agenzia che ha promosso o richiesto l’intervento.
2) Il progetto supporta il lavoro dei gruppi della comunità: si sostengono partnerships e coalizione sorte nell’area della prevenzione delle dipendenze e della promozione “dell’agio” e si favorisce il coordinamento delle diverse attività nell’area della prevenzione.
3) Se si interviene all’interno del sistema scolastico si promuove un azione sistemica volta a favorire il cambiamento del contesto dei modelli educativi, dei programmi formativi piuttosto che il comportamento dei singoli nel gruppo classe.
4) Si privilegiamo interventi di prevenzione che valorizzano le risorse e le capacità già presenti nei gruppi, nelle agenzie educative nella comunità favorendo l’emergere delle stesse e l’utilizzazione all’interno del progetto
5) Viene svolta una funzione di advocacy a favore dei gruppi più marginali e poco capaci di far “ascoltare la propria voce” (es: garantire equo accesso ai servizi anche per gruppi più marginali, tutelare minori, extracomunitari e gruppi maggiormente marginali…)
6) Si è orientati al trasferimento delle competenze ad altri attori della comunità locale nella convinzione che la stessa comunità debba e possa costruire le competenze necessarie e ad affrontare e gestite i propri problemi
7) Gli obiettivi e le decisioni concernenti le azioni di sviluppo di comunità vengono fortemente concordate con gli attori rilevanti e non decise a monte da esperti esterni alla comunità
8) L’utilizzo dei media per campagne informative rivolte alla comunità è mirato e tiene conto di caratteristiche specifiche dei diversi target (età, sesso, modelli culturali e di consumo…)
9) Si promuove l’empowerment di individui, gruppi e sistemi: quindi il destinatario dell’intervento è inteso non come fruitore passivo ma anche come protagonista-attore delle azioni avviate e quindi progettista, propositore, gestore il più possibile diretto di quanto viene proposto
10) I responsabili del progetto hanno verificato quali sono i problemi che stanno maggiormente a cuore alla comunità e la rilevanza della questione “prevenzione delle dipendenze” (non solo ad esempio il problema del consumo di sostanze stupefacenti)
11) Se uno degli obiettivi dell’intervento riguardava il maggior coordinamento degli interventi delle diverse istituzioni, agenzie e servizi del territorio i ruoli chiave di tali agenzie sono stati opportunamente coinvolti
12) Sono chiari ruoli e responsabilità dei diversi partner coinvolti nel progetto in fase di realizzazione 13) Sono state dedicate sufficienti risorse ad una fase di decodifica comune del problema e di lettura
e costruzione di conoscenze e codici comuni tra i diversi referenti della comunità
84
E. Interventi di riduzione del danno
le risorse utilizzate per azioni centrate su questo approccio all’interno del progetto/azione preso in esame corrispondono a
Meno del 20%( ) 21-40%( ) 41-60% ( ) 61- 80% ( ) oltre 80% ( )
Condizioni:
(attribuire a ciascun item un valore da 1 a 4: 1 = “per nulla”, 4 = “molto; se l’item non è pertinente rispetto al progetto/azione mettere una X sulla colonna N.P., ovvero “Non pertinente”)
Giudizio dell’intervistatore
Valore da 1 a 4
N.P.
1. E’ presente un sistema di sorveglianza-allerta rapida che comunica alla ASL e ai progetti di riduzione del danno la messa in commercio di eventuali nuove sostanze particolarmente pericolose
2. Gli interventi sono particolarmente studiati e orientati ai fabbisogni informativi specifici di un determinato target (rispettandone caratteristiche connesse ad età, dati di prevalenza sul consumo di sostante in quel territorio, fase del consumo, modelli di consumo e di acquisto…)
3. Gli interventi hanno come obiettivo la modificazione di determinati comportamenti connessi a rischi per la salute propria e altrui e non la riduzione o sospensione del consumo stesso di sostanze
4. Chi si occupa della progettazione e del coordinamento del progetto si basa su una conoscenza dei dati di prevalenza e dei dati epidemiologici della propria ASL come: diffusione HIV prevalenza nella popolazione Tossicodipendenze dei SerT e all’interno del carcere (se esiste un istituto penitenziario a livello ASL), diffusione epatite C nella colazione locale e tra Td….
5. Si favoriscono gruppi di auto aiuto nel gruppo target 6. Si favorisce la trasmissione di saperi e competenze tra pari (v. attenzione e valorizzazione
del ruolo dei peer leader) all’interno del gruppo target
7. Esistono a livello ASL una pluralità di interventi che si occupano con continuità di riduzione del danno: unità mobili, presenza di equipe durante i rave, iniziative specifiche all’interno di servizi a bassa soglia per tossicodipendenti o dei SerT
8. Gli operatori che lavorano a diretto contatto con i giovani destinatari dell’intervento hanno forti capacità relazionali e sanno operare in contesti informali
9. Gli orari i tempi, i contesti e gli spazi degli interventi si basano sulle effettive esigenze e stili di comportamento (es: modalità di aggregazione, attività ricreative in orari notturni) dei destinatari e non sui “tempi” dei servizi
10. Alla base dell’intervento e in corso d’opera vi è una buona conoscenza delle abitudini e degli stili di comportamento dei diversi gruppi di giovani destinatari (n.b. non si utilizza una conoscenza generica o stereotipata sugli stili e abitudini dei “giovani”)
11. Se si opera all’interno di locali notturni o altri luoghi di aggregazione occorre individuare e negoziare con i gestori degli stessi modalità di intervento e vantaggi reciproci (es: il guidatore predestinato che entra nei locali senza pagare e che non consuma alcolici perché si impegna a guidare e condurre a casa tutto il gruppo)
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