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N. Diodato Ricostruzione storica di eventi naturali estremi a carattere idrometeorologico nel Sannio… Bollettino Geofisico, a. XXII, n. 3-4, luglio-dicembre 1999 5 RICOSTRUZIONE STORICA DI EVENTI NATURALI ESTREMI A CARATTERE IDROMETEOROLOGICO NEL SANNIO BENEVENTANO DAL MEDIOEVO AL 1998 NAZZARENO DIODATO Osservatorio Naturalistico Monte Pino, Contrada Monte Pino – 82100 Benevento, telefax 082461006, E-mail nadioda @ tin.it. Abstract: In the continental Italy southern area may happen many negative effects of hydro-meteorological calamity, as inondations, downpours, agricultural damages; these events are connected to extreme weather – climatical phenomena, as stormy weather, extraordinary hails and in dealing with this people it may be useful to analyse their occurence in the past. For a period that arrives to the and of the XX Century, the author has collected, from medieval documentary source and modern sources, much more one hundred detailed notes of weather – climatical phenomena, with considerable environmental impact occurred in Benevento (Sannio – Italy). Their consequences have been collected too, reporting notes according the direction advised by scientific literature. The most striked Century by these calamities was the XIX and in second order the XVIII, XV and the XI. But, in recent time, resumption of storming phenomenology results considerable the. It surely is not easy, neither always possible to value the impact of these events on the landscape. The impact derives both from climatic forcing and its ability to adaptation, trough the equipment network landscape (natural and antropic). Riassunto: Il Mezzogiorno continentale d’Italia è esposto al rischio di calamità idrometeorologiche, quali le inondazioni, i nubifragi, i danni all’agricoltura e al paesaggio in genere, che sono strettamente legate ai fenomeni meteorologici estremi, come tempeste (pioggia, neve, temporali, grandinate) e la ricostruzione della loro ricorrenza nella storia può essere utile nell’affrontare questo problema. Da fonti documentarie medievali e da fonti più moderne, per un periodo che arriva alla fine del XX secolo, sono state raccolte oltre cento notizie dettagliate di fenomeni meteo-climatici di rilevante impatto ambientale avvenuti nel Sannio beneventano (Appennino campano). Sono state raccolte anche le conseguenze da questi determinate, istruendo le notizie stesse secondo le indicazioni suggerite dalla letteratura scientifica. Il secolo più colpito da questi fenomeni fu il XIX, che coincise sia con il periodo di maggiore attività vulcanica, sia con l’ultimo dei periodi di clima più freddo verificatisi durante la Piccola Età Glaciale e, secondariamente, il XVIII, il XV e l’XI. Nei tempi più recenti, tuttavia, risulta considerevole la ripresa di fenomeni ad impatto ambientale rilevante. Non è però certamente facile, né sempre possibile valutare l’impatto di tali eventi sul paesaggio, in quanto esso dipende sia dalla forzante climatica, sia dalla capacità di adattamento a quest’ultima, attraverso la maglia di equipaggiamento degli ecosistemi terrestri (naturali e antropici).

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RICOSTRUZIONE STORICA DI EVENTI NATURALI ESTREMIA CARATTERE IDROMETEOROLOGICO NEL SANNIO BENEVENTANO

DAL MEDIOEVO AL 1998

NAZZARENO DIODATO

Osservatorio Naturalistico Monte Pino, Contrada Monte Pino – 82100 Benevento, telefax 082461006,E-mail nadioda @ tin.it.

Abstract: In the continental Italy southern area may happen many negative effects ofhydro-meteorological calamity, as inondations, downpours, agricultural damages; theseevents are connected to extreme weather – climatical phenomena, as stormy weather,extraordinary hails and in dealing with this people it may be useful to analyse theiroccurence in the past. For a period that arrives to the and of the XX Century, the authorhas collected, from medieval documentary source and modern sources, much more onehundred detailed notes of weather – climatical phenomena, with considerableenvironmental impact occurred in Benevento (Sannio – Italy). Their consequences havebeen collected too, reporting notes according the direction advised by scientific literature.The most striked Century by these calamities was the XIX and in second order the XVIII,XV and the XI. But, in recent time, resumption of storming phenomenology resultsconsiderable the. It surely is not easy, neither always possible to value the impact of theseevents on the landscape. The impact derives both from climatic forcing and its ability toadaptation, trough the equipment network landscape (natural and antropic).

Riassunto: Il Mezzogiorno continentale d’Italia è esposto al rischio di calamitàidrometeorologiche, quali le inondazioni, i nubifragi, i danni all’agricoltura e al paesaggioin genere, che sono strettamente legate ai fenomeni meteorologici estremi, come tempeste(pioggia, neve, temporali, grandinate) e la ricostruzione della loro ricorrenza nella storiapuò essere utile nell’affrontare questo problema. Da fonti documentarie medievali e dafonti più moderne, per un periodo che arriva alla fine del XX secolo, sono state raccolteoltre cento notizie dettagliate di fenomeni meteo-climatici di rilevante impatto ambientaleavvenuti nel Sannio beneventano (Appennino campano). Sono state raccolte anche leconseguenze da questi determinate, istruendo le notizie stesse secondo le indicazionisuggerite dalla letteratura scientifica. Il secolo più colpito da questi fenomeni fu il XIX,che coincise sia con il periodo di maggiore attività vulcanica, sia con l’ultimo dei periodidi clima più freddo verificatisi durante la Piccola Età Glaciale e, secondariamente, ilXVIII, il XV e l’XI. Nei tempi più recenti, tuttavia, risulta considerevole la ripresa difenomeni ad impatto ambientale rilevante. Non è però certamente facile, né semprepossibile valutare l’impatto di tali eventi sul paesaggio, in quanto esso dipende sia dallaforzante climatica, sia dalla capacità di adattamento a quest’ultima, attraverso la maglia diequipaggiamento degli ecosistemi terrestri (naturali e antropici).

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1. Introduzione

Le informazioni su eventi naturali del passato a carattere eccezionale, così come sulledinamiche in atto sulla crosta terrestre, rappresentano un elemento basilare per lacomprensione dei meccanismi che regolano i fenomeni stessi, nonché per la previsionedi occorrenza di eventi similari nel prossimo futuro e quindi per la protezionedell’ambiente. Le notizie del clima antico ci pervengono non come notizie a sé stanti,ma sono trattate nell’ambito di un discorso più ampio che tocca le vicende dei costumisecolari, quelle politiche, e religiose, e sembrano raccomandare una ricomposizione trascienze naturali e scienze sociali (Cassiani & Valensise, 1994). In Italia non sono molti gli studi che hanno tracciato una storia dettagliata sullecalamità naturali dell’ultimo millennio da ricondurre a fattori meteo-climatici. Tuttavia,la rilevante frequenza con cui si presentano nubifragi ed eventi precipitativi estremi ditipo alluvionale, soprattutto nei bacini appenninici italiani e sulle aree settentrionali delnostro paese, ha portato a compiere diverse indagini sia con ricerche a carattereprevalentemente storico (Trasselli, 1968; Giordano, 1986; Camuffo & Enzi, 1992;Sorriso-Valvo, 1994; Robotti, 1995; Tropeano et al., 1997; Margottini, 1998;Delmonaco et al., 1999), sia con studi sulla caratterizzazione meteo-climatologica deifenomeni alluvionali (Gazzola, 1969; Serra, 1973; Giacobello & Todisco, 1979; Caspio,1990; Simonini, 1996), e sia, infine, con lo sviluppo di modelli informatici fisico-dinamici volti al miglioramento delle possibilità previsionali a scala locale (Marchesi etal. 1996; Meneguzzo et al. 1996; Ferretti & Visconti, 1995; Ferretti et. al., 1998;Todini, 1998). Meritano di essere ricordati, infine, sia la Banca Dati storica del CNR –ICTIMA (Camuffo & Enzi, 1991), che si prefigge la ricostruzione del clima del Bacinodel Mediterraneo, e sia il progetto, avviato da diversi anni dall’ENEA (Clemente &Margottini, 1991), finalizzato alla realizzazione di un sistema EVA (Eventi Ambientali)per il reperimento, la catalogazione e l’archiviazione su memoria di massa ad altadensità in tecnologia ottica della documentazione bibliografica storica ritenuta diparticolare importanza negli studi di protezione dell’ambiente da eventi eccezionali. Per quanto concerne il Mezzogiorno continentale, i dati, se non per qualcheeccezione (Enzi & Camuffo, 1996; Figliuolo, 1994) o in più ampi lavori (Rossi &Villani, 1994; Cardinali et al., 1998; Diodato, in pubblicazione), all’interno dei qualiquesta ricerca si colloca, non possono essere trovati in fonti specifiche, compilate, cioè,con l’intento di raccoglierli sistematicamente. Anche nella pregevole opera storica diAlexandre (1987) sul clima europeo in età medievale, il Meridione resta esclusodall’analisi. Le difficoltà di queste ricerche sono dovute essenzialmente, come hanno giàsottolineato diversi Autori (Camuffo & Enzi, 1991; Secco, 1994; Andriola et al., 1996),al lavoro interdisciplinare che si deve impostare sulla collaborazione tra storici, geografie climatologi. A questi problemi si aggiungono due ulteriori elementi di complicazionerappresentati sia dal rapporto relativo tra maltempo e calamità e sia dalla discontinuitànelle fonti delle notizie che si possono attendere nel corso della storia indagata, chefiniscono, talvolta, per mancare di restituire una visione completa e omogena dellefenomenologie occorse. Le coordinate ambientali della presente ricerca fanno riferimento ad un’area postaquasi al centro del Mediterraneo, nella parte nord-orientale interna della Campania: ilSannio beneventano. Questo comprensorio è praticamente identificabile con quattrobacini idrografici: il bacino del Fiume Calore; il bacino del Fiume Fortore; il bacino del

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Fiume Titerno (posto a ridosso del gruppo montuoso del Matese) e il bacino del FiumeIsclero (Valle Caudina). Il territorio nel suo insieme è caratterizzato da una morfologiaaccidentata ed articolata, con quote che vanno da circa 50 m. fino a 1800 m, chedeterminano sensibili variazioni spaziali dei parametri meteo-climatici. Quest’area si trova in un bacino geografico preferenziale (rappresentata dalle regionidel mare di Sardegna, del medio Tirreno e dell’Adriatico centro-meridionale) alloscoppio delle cosiddette bombe meteorologiche quali precursori di violenteperturbazioni atmosferiche (Conte, 1992). Come è stato già fatto osservare (De Paola & Diodato, 1999), il Mezzogiornocontinentale è caratterizzato da corpi idrici che vengono alimentati, specialmente nelperiodo ottobre-marzo, da precipitazioni piuttosto abbondanti sul preappenninocampano (Monti del Partenio, del Titerno e del Taburno), che hanno inferto sciagurecon la loro forza impetuosa e devastatrice: «Quando, per le piogge torrenziali, il nostrofiume [Sabato] ed i suoi affluenti o satelliti s’ingrossano repentinamente ed in modoinverosimile, allora tutta questa immensa conca viene allagata e sembra un mare intempesta» (De Lucia, 1941). Computando gli eventi, dal IX secolo ad oggi, secondo la loro ricorrenza, sia hanotizia di 50 inondazioni, 40 piogge molto intense o violenti temporali, 38 nubifragi, 31nevicate molto abbondanti, 13 piogge straordinariamente continue e 11 grandinateeccezionali. Risulta comunque impossibile quantificare l’intensità, ma soprattutto l’estensionespaziale, raggiunta da ogni singolo evento. Si può soltanto dire che, nel periodo maggio– agosto, i fenomeni investono aree generalmente limitate del territorio con unairregolare distribuzione spazio – temporale, raggiungendo talvolta intensità tali daprocurare danno agli appezzamenti agricoli e/o promuovere una considerevole erosionedei versanti denudati o utilizzati a seminativo. Nel caso, invece, di eventi riferibili alperiodo settembre – aprile, risultano essere più numerosi i sistemi territorialiassoggettati a forti pressioni idrometeorologiche. Questi ultimi sono rappresentati dalle zone rurali, per i danni causati alle produzioniagricole e alle strutture aziendali, dai territori ripariali e di versante, per l’inondazionedi torrenti e fiumi o per frane (Lolli & Pagliacci, 1995; De Paola & Diodato, 1999),dalle superfici murarie architettoniche, per il contributo della pioggia battente, conintensa azione meccanica, alla colonizzazione biologica (Caneva et. al., 1992), e dalleinfrastrutture di trasporto (specie le strade interpoderali) ove i punti di contatto opera–suolo sono volta per volta sottoposti maggiormente alle ingiurie ambientali delmomento.

2. Criteri metodologici applicati per la raccolta e l’interpretazione delle notizie

La nostra ricerca ha preso in considerazione tutte quelle notizie che presentano uninteresse diretto sugli effetti meteorologici, quali tempeste notevoli di pioggia o neve,violenti temporali, piogge straordinariamente continue (grandinate eccezionaliverificatesi nel periodo estivo giugno-agosto sono state scartate per il fatto che in talestagione si distribuiscono su limitate porzioni di territorio e, per questo, potevanocostituire un elemento di disturbo nella ricostruzione omogenea della serie degli eventi),sugli effetti nel sistema territoriale, quali nubifragi che hanno provocato allagamentidei campi in seguito a precipitazioni molto intense, trasporto di materiali sciolti,devastazione di aree agricole e di reti infrastrutturali di trasporto ecc., e sugli effetti nel

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sistema idraulico quali le inondazioni. Sono state riportate anche tutte le notizie chepossono far capire il grado di severità dell’evento (danneggiamenti di cose e persone,impedimento dei lavori campestri, note sulla qualità dei raccolti…), e, infine, le notiziedi terremoti, di eruzioni vulcaniche e di fenomeni celesti, che se di per sé non servono aifini della ricerca, sono utili per meglio illustrare le condizioni delle varie epoche everificare l’attendibilità della narrazione. Questi dati sono stati contestualizzati nelmomento storico a cui si riferivano in maniera da comprendere gli eventuali contributisugli impatti ambientali in seguito all’opera dell’uomo. Lo studio si è basato, quindi, sull’analisi sistematica e critica dei dati sui fenomenisopraccennati offerti dalle fonti “narrative” del Mezzogiorno continentale, per unperiodo che copre gli ultimi 1000 anni (894-1998). Per questa zona e per questo periododisponiamo di molte opere a carattere storico, di cui Benevento risulta essere uno deipochi centri scrittori italiani quasi continuamente attivo, compilate cronologicamente apartire dal IX secolo. Le attività di ricerca bibliografica hanno comportato laconsultazione di di tre fonti archivistiche e cinque fonti bibliotecarie per un totale di700 volumi letti attentamente, di cui 500 di storia locale e 200 a carattere nazionale.Un esempio a proposito di questo genere di fonti, che coprono buona parte dell’epocamedioevale, può essere fornito dalle cronache di FALCONE BENEVENTANO,dell’ANONIMO CASSINESE, dei vari Annales (Beneventani, Casinenses, Ceccanenses,LUPII), e dalle varie cronache a cui fanno riferimento DI MEO e MURATORI nei lorodistinti Annali. La documentazione relativa agli eventi e alle fonti (vedere Appendice) è statariportata secondo il protocollo proposto da Camuffo & Enzi (1991) relativamente allacatalogazione propria dei dati d’archivio per una ricostruzione di climatologia storica. Per la valutazione critica delle notizie è indispensabile: definire l’arco cronologico dicui si interessano, il periodo di vita dell’autore e il periodo di compilazione dell’operastessa. Questi tre elementi risultano assai variabili da un’opera all’altra e non semprericostruibili. L’epoca di cui tratta un testo può essere notevolmente precedente alla suacompilazione, ma, in molti casi, il concetto di “fonte coeva” all’evento deve essereampliato in quanto, spesso l’autore ha “copiato” fonti preesistenti, ora scomparse (comesono i casi emblematici: DI MEO e i diversi Annales perduti ma conservati nelle opere diautori successivi). In quest’ultimo caso l’informazione storica ha chiaramente un valoremeno forte, anche se indispensabile per indirizzare ulteriori ricerche. L’arcocronologico trattato può essere di poco anteriore all’epoca di vita dell’autore o della suacompilazione (come per CIRELLI, PERUGINI). Dunque, le fonti prese in esame sipreoccupano di raccontare, talune in modo quasi sistematico (es. DI MEO, MAGNATI,PERRELLA, TERONE) e molte altre in modo quasi casuale, eventi naturali, traendonenotizia o dalla osservazione diretta degli eventi stessi, o da fonti successive, ma redattein prevalenza da testimoni coevi agli eventi stessi. La ricostruzione di variazioni climatiche sulla base di serie meteorologichestrumentali permette, nel contempo, ma per periodi molto più brevi (al massimo 250anni), un raffronto più analitico tra andamenti meteoclimatici ed eventi naturali,rendendo possibile una maggiore comprensione della vulnerabilità territoriale neidiversi periodi climatici e quindi di contribuire nella guida alla pianificazione delpaesaggio

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3. Discussione sulla serie storica degli eventi e degli impatti ambientali

Il problema delle vicende parallele tra maltempo e calamità naturali deve esseresempre inquadrato nell’azione congiunta tra uomo e sistema climatico terrestre, qualestruttura dinamica del paesaggio degli eventi nella storia. Non è pertanto facile, né sempre possibile valutare l’impatto climatologico sulpaesaggio, in quanto esso dipende sia dalla forzante climatica, sia dalla capacità diadattamento a quest’ultima (Camuffo, 1988), nei modi più diversi, come ad esempioattraverso innovazioni tecnologiche, possibilità di trasporto, derrate disponibili,solidarietà sociale, senza trascurare le contestuali situazioni istituzionali e culturali cheentrano in gioco. Nel Medioevo, per esempio, l’inclemenza del tempo non sembraessere stata molto spesso direttamente responsabile di carestie, come hanno convenutodiversi Autori (Figliuolo, 1994; Albini, 1994); è pur vero che secondo altri (Jones,1964), la vita agraria italiana, dall’antichità al Medioevo, è stata determinata da fattoriclimatici piuttosto che da tecniche agricole, che invece restarono invariate per tutto ilperiodo preindustriale. E’ pure un dato di fatto che un buon numero di notizie di carestie altomedioevali sonocorredate da precise descrizioni sui fenomeni che le scatenarono, e se non tutte le crisiagricole fanno riferimento ad avversità atmosferiche, si è certi che queste arrecaronodanni più o meno gravi alle campagne. Siccità, freddi intempestivi o precoci, nubifragi ecavallette sono, tra le carestie da ricondurre a fattori naturali, i maggiori responsabilidella perdita dei raccolti a quell’epoca. Nell’area mediterranea si ricordano, tra gli anniin cui le intemperie del tempo afflissero particolarmente le campagne, quelli indicati dalDi Meo (1795) nei suoi Annali (aa. 580, 589, 590, 591, 604, 647, 676, 718, 743, 767,792, 844, 859, 861, 865, 948, 990). In questo lavoro si è posto in evidenza il consistente ruolo svolto, già in epoca storica,da alcuni eventi piovosi concentrati o ricorrenti su un lungo periodo, per i quali sononoti gli effetti disastrosi anche in riferimento alle piene prodotte nei corsi d’acqua.Rientrano tra questi casi molte testimonianze di varie calamità a seguito di tempeste enubifragi1. Talvolta i caratteri eccezionali di un evento naturale e i suoi effetti ambientali possonocaratterizzare un territorio molto esteso quasi contemporaneamente, come avvenne inItalia nel Novembre del 1740. Per il Mezzogiorno, e nel caso specifico della media valle 1 Nelle Delibere Consiliari del XVIII secolo si rinviene una supplica dei padronali e coloni di alcune contrade della Valledel Calore beneventano colpite dall’alluvione con effetti devastanti sulla rete viaria, così rivolte al Consiglio Comunale: «Lipadronali e coloni delle vigne e territorio siti di là del Ponte Leproso, nelle contrade Cischermini, Serretella, Ciancella ePino, supplicando espongono alle SS.VV. ill.me come coll’occasione sortita nel mese di ottobre del 1707, nella qualecascarono due archi di detto Ponte di modo che restò fatto ad essi oratori impedito il transito ai loro territori e vigne e dadetto tempo sinora che sono quasi tre anni, han patito e patiscono gravissimo travaglio dovendo allungare più di un miglio lastrada per andare ad luoghi, che d’inverno per li mali tempi, pioggia e neve, tanto essi quanto le loro donne e ragazzi hanpianto con lacrime di sangue in dover circondare così lunga strada e passare per il fiume con grandissimo pericolo della lorvita e di està per il caldo, (...), ricorrono alle SS. VV. ill.me a ciò in tutti li modi trovino ricapito di far fare questo ponte tantopraticato e necessario per il bene pubblico...» (cfr. ZAZO A., 1976: Curiosità storiche beneventane, Stabilimento Lito-Tipografico Editoriale De Martini, Benevento, pp. 72-73) . Nel Diario dei Romanelli è descritto, invece, un nubifragio delladurata di 24 ore circa abbattutosi nella Valle del basso Calore tra Solopaca e Telese nell’Autunno del 1809: «A dì 20Novembre vi fù una gran pioggia tanto continua da principio a circa quattr’ore a mattino e durò sino alle ore 4 in circa dinotte, di modo che fece una fiumana la più grande che mai si è veduta nei tempi passati, (…), le lave che calavano dallamontagna per mezzo il paese facevano grande orrore per lo strepito dei sassi che seco trascinavano, il fiume <Calore> ruppel’arco del ponte (…), ed allagò tutti i terreni convicini in modo estraordinario e non credibile dai posteri. (…)» (cfr.MAZZACCA V., 1992: Fiumi. Le piene nel Sannio, fauna ittica, pesca, inquinamenti, A.G.M., Benevento, p. 70).

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del Calore beneventano, si legge, nel Libro di memorie di cose accadute in questa Cittàecc., dal 1724 al 1740 (Zazo, 1949): «Per la continua piova a scirocco, per la quale sispense gran neve sui monti e altrove, si osservarono nella mattina della domenica 28,questi due fiumi, Calore e Sabato, rappresentare due bracci di mare. E’ primieramenteparlando del fiume Calore, questo, per quanto si vide dalle mura della città cagionò undanno notabilissimo <...>. Secondariamente, parlando del fiume Sabato, da questoaltresì fu danneggiato il territorio <...>». E per il Nord, la cronaca alquanto eloquente diGIOVANNI VILLANI circa l’evento che colpì Firenze ed altri luoghi della Toscana nelprincipio di Novembre dello stesso anno (Muratori, 1745): «Le nevi», dice il cronista,«cadute troppo di buon ora a i monti, che per non essere dal freddo indurate facilmentesi squagliano al primo vento caldo, quelle son che cagionano sì fatte stravaganze». Il 1700 è il secolo che sarà ricordato pure per le frequenti e straordinarie siccità,talvolta, accompagnate da eccezionali grandinate che hanno avuto un notevole impattonon solo sull’agricoltura beneventana ma anche su quella dell’Italia centro-meridionalein genere, con carestie e vittime. Sono espressivi alcuni brani di notizie tolte dal Diariodell’epoca di Giuseppe Loffredo e riportate, prima da Cangiano (1921) sulla “Gazzettadi Benevento” e poi definitivamente riordinate dal de Rienzo (1924): «Questo secoloXVIII ha avuto un anno memorabile, e stupendo per le funeste conseguenze causatedalla scarsezza dei viveri e pessima raccolta. (…) Il principio di quest’anno fu l’agosto1763, in cui la siccità e gragnole cadute nel Regno di Napoli si raccolse pochissimaquantità di vettovaglie, talchè si cominciò a patir la fame dal mese di dicembre (…)2».

Per evidenziare la distribuzione temporale in termini di ampiezza anziché di frequenza,si è applicata una media mobile pesata del tipo:

dove xt è il termine filtrato corrispondente al t-esimo termine (t = 1, 2 … N, con N parial numero di termini della serie originale); hk è il peso per il quale è moltiplicato ilvalore delle k unità spostate rispetto a t. Si è scelto il filtro di Ormsby, nel quale, i pesihk sono riportati secondo la formulazione proposta da Katsoulis (1986, 1989), alla qualerimandiamo per i dettagli. Qui basterà spiegare che il numero di termini m della mediamobile viene definito con m = 2fn / (fr – fc), dove fc è nota come frequenza di Nyquisted è legata al passo di campionamento della serie dall’espressione: fn = 1 / 2∆t (∆t = 1

2 Questa ondata di maltempo continuò ad imperversare nell’anno avvenire concentrandosiparticolarmente nelle zone interne del Regno, dove, come riferisce ancora il de Rienzo, a Benevento nelmese di Aprile (1764) «è tirato ancor la luna di Marzo per essere stata la Pasqua a 22 di detto, perciò èstato incostante or caldo or freddo, or con sole, ed in mediatamente con acqua, e fra l’altro vi sono statiquantità di venti freddi come anche moltissime gelate, acqua e grandeni, a tal motivo i frutti hanno patitomolto, e fra l’altro le ciregge e le pera».

xh

h xt

t

k t kk m

m

=∑

∑ −− +=−

+11

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anno); fr è la frequenza di roll-off che, al fine di eliminare le fluttuazioni con periodo <19 anni è stata posta fr = 1 / 19 cicli / anno; fc è la frequenza cut-off pari a 1 / 100 cicli /anno. Secondo tali assunzioni m vale circa 23. Il vantaggio del filtro utilizzato risiedenel fatto che esso non altera l’ampiezza nella banda passante e non introducespostamenti nelle varie armoniche. In fig. 1 è riportato il risultato di tale analisi per tutti gli eventi considerati e si puòapprezzare una loro distribuzione temporale piuttosto irregolare, con una maggioreconcentrazione nei secoli XI, XV, XVIII e XIX ma, soprattutto, per il 1800, che ha vistoregistrare le ampiezze massime assolute di tali eventi. Un picco secondario altrettantoimportante sembra svilupparsi nei decenni successivi al 1950 e mostra, anch’esso,valori ragguardevoli se confrontati con i fenomeni occorsi prima del 1800. Tuttavia, nonè chiaro se i picchi sono dovuti al fatto che il periodo è stato particolarmente perturbatoo se la concentrazione di eventi sia dovuta ad una maggiore disponibilità di fonti.Viceversa, i periodi “tranquilli” sono veramente tali o dovuti a mancanza di dati ? L’anomalia, dovuta all’accumulo di casi registrati nel XIX secolo, potrebbe esserespiegata dal fatto che i periodi di clima più freddo verificatisi durante la Piccola EtàGlaciale, quali quelli osservati all’inizio del 1800 (altri si ebbero verso la metà del1600), hanno coinciso con i periodi di maggiore attività vulcanica (Tomasi &Paccagnella, 1986; Palmieri & Siani, 1989); questo scenario sembra compatibile con glieffetti amplificanti la normale attività ciclogenetica in area mediterranea (vedereparagrafo successivo).

0.00.10.20.30.40.50.60.70.80.91.0

800 1000 1200 1400 1600 1800 2000

Anno

FD

Fig. 1 – Sannio beneventano: distribuzione temporale della frequenza F degli eventi naturaliestremi: inondazioni, nubifragi, nevicate straordinarie, piogge molto intense, violenti temporali,grandinate eccezionali e piogge straordinariamente continue (Filtro di Ormsby).

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La conferma che quei periodi ebbero a soffrire condizioni di straordinario maltemposi può avere anche rileggendo quanto emerge in una relazione sul Principato Ultra(attuali Province di Benevento e Avellino), rispolverata da Zazo (1965) e redatta dalfisico GIOVANNI ZERELLA, incaricato, nel 1811 nell’ambito della Statistica del Regnodi Napoli, di predisporre un quadro climatico-ambientale dell’epoca: «Questa atmosferaviene continuamente dominata dai venti del Nord, del Nord-Est e del Sud-Ovest chespirano impetuosamente tanto nell’està che nell’inverno, con condizione però chenell’està ci portano delle piogge tempestose e grandine e nell’inverno neve e polveriiquali non ci permettono di uscire di casa. (…) Le gragnuole sono frequenti al finiredella primavera e nell’està. Apportano danno al grano e alle vigne per tre annisusseguenti (…)». A questa descrizione si aggiunge un quadro, altrettanto turbolento, del climabeneventano successivo al 1811, con atmosfera particolarmente instabile, come risultadai riassunti climatici di Federico Cilenti (1870), che denotano tra il 1840 e il 1869 unafrequenza media di temporali almeno due volte maggiore rispetto a quella delconseguente e più lungo periodo 1870-1949. Una ripresa dell’attività temporalescasembra delinearsi negli anni più recenti (decennio 1989-1998) con frequenzerapportabili a quelle di fine Piccola Età Glaciale. Anche per le aree interne dell’Italia centrale, secondo alcuni Autori (Margottini &Serafini, 1991; Clemente & Margottini, 1991; Andriola et. al., 1996), i periodi consignificativi incrementi di eventi naturali estremi a carattere alluvionale (1400-1850)sono stati caratterizzati da momenti climatici particolarmente piovosi e dipesi da unmotore unico legato alle condizioni climatiche del pianeta. Ciononostante, tale confronto, limitato al periodo della Piccola Età Glaciale, rilevaun sostanziale contrasto fra i picchi più alti di eventi estremi che, per il bacino delTevere, si registrano alla fine del XV secolo, e, per quelli del Sannio, durante il XIXsecolo. Non si può dare, al momento, nessuna spiegazione fisica sui risultati di tali confronti.

4. Relazioni tra maltempo ed attività vulcanica

L’attività vulcanica del passato ha avuto, ed ha tutt’oggi, un ruolo importante nellevariazioni climatiche di breve periodo; le eruzioni da essa provocata, sebbeneconsiderate tra i disastri geofisici, possono avere un notevole impatto sugli ecosisteminaturali, come dimostrano le grandi quantità di polveri e gas immessi nell’atmosfera,che determinano sconvolgimenti stagionali del clima e un generale raffreddamento dellatroposfera. Hammer et. al. (1980) ritengono, a questo proposito, che la spaventosaeruzione del Krakatoa nel 1883 sia stata la causa degli anomali fenomeni atmosfericiverificatisi in America ed in Europa nei mesi seguenti l’eruzione, e che le emissioni delTambora in Indonesia (1815) può essere stata la causa dell’ anno senza estate. Hardy et.al. (1983) ricordano, invece, che a seguito dell’eruzione vulcanica del monte SaintHelens nello stato di Washington, avvenuta nella primavera del 1980, si ebbe un estatefresca con il 25% di pioggia in più rispetto alla norma.

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Una delle prime ricostruzioni moderne della catastrofica ed estesa ondata dimaltempo riferibile alla straordinaria eruzione del vulcano indonesiano sopraricordata èfornita dai coniugi Stommel (1979) che ricompongono il quadro generale degli eventioccorsi nel triennio 1815-1817. I climatologi classificano questa eruzione come la piùgrande produttrice di polvere atmosferica fra il 1600 e i nostri giorni. La polvere rimaseintorno alla Terra nella stratosfera per 2 o 3 anni, riflettendo nello spazio la radiazionesolare e riducendone in tal modo la quantità che di solito arriva al suolo. I due ricercatori, nel loro articolo, riportano alcune descrizioni di quelle bizzarremutazioni meteorologiche che noi abbiamo trovato non molto dissimili da quelletramandateci nei racconti dei nostri avi. Si trattò di un freddo eccezionale che interessòl’Italia dall’autunno del 1815 al giugno 1816 con tempeste, grandine e, in alcuni posticome il beneventano, con nevicate durante la mietitura del grano. Manca, però,un’opera moderna, se non per qualche eccezione (Bullard, 1964; Lamb, 1970; Iampieri,1983), sulla grave crisi agricola di quell’epoca e soprattutto sulla straordinarietà deglieventi atmosferici che la inasprirono, e che interessò, anche se in forme e modi diversida provincia a provincia, il Regno di Napoli e tutto il continente europeo. Frequenti, invece, sono i riferimenti in molti documenti e fonti coeve. Tra queste, percitare qualche esempio, c’è la Storia ecclesiastica e civile della Regione piùsettentrionale del Regno di Napoli di Niccola Palma (1832-1836), che parla di «freddiintempestivi»; oppure quella di Pancrazio Palma (1850), che parla, riferendosi allaProvincia di Teramo, di «continue e dirotte piogge cadute in Maggio e Giugno (1816),seguite in autunno da grandini furiose». A parte il già citato caso del Tambora, altre eruzioni come quelle del Krakatoa(1883), Mont Pelèe (1902), Hekla (1947), Agung (1963) ed El Chicon (1982), sembranoaver causato una diminuzione di 0.2 – 0.5 °C della temperatura media della superficieterrestre (Lamb, 1970; Tomasi & Paccagnella, 1986). Tuttavia, come fanno osservare Delmonaco et. al. (in pubblicazione), gli effetti delleeruzioni vulcaniche sono ritenuti responsabili di perturbazioni sugli ecosistemi naturali,senza modificare forse l’andamento generale; qualche dato sperimentale, d’altra parte,come il raddoppio del contenuto di zolfo, rispetto alla normale concentrazione,registrato nei campioni di ghiaccio provenienti dall’Antartico, rappresentano il periodo1450-1850, conosciuto come Piccola Età Glaciale, sembra confermare la grandeimportanza degli effetti delle polveri vulcaniche sui meccanismi climaticidell’atmosfera. Secondo Camuffo & Enzi (1995), occorre distinguere le emissioni vulcanicheparossistiche, sporadiche e violente che lanciano aerosoli e ceneri in stratosfera, daquelle più frequenti, durevoli e modeste. Tra le prime vengono annoverati i violentiscoppi, come quelli sopraricordati, che possono appunto causare degli effetti transientisul clima globale, ed, eventualmente, essere associati a cicliche ondate di fortemaltempo, come dimostrano alcuni schemi interpretativi sulle variazioni climatichenaturali (Gregori, 1994), secondo cui risulterebbero accoppiate ciclicità osservate per lealluvioni del bacino del fiume Tevere e quelle relative all’attività vulcanica globale. Trale seconde figura il rilascio in troposfera di ceneri, generalmente abbattute nel giro diuna settimana dalle precipitazioni temporalesche da esse innescate.

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In quest’ultimo caso, rientrano le prolungate eruzioni del Vesuvio con interconnessi enotevoli effetti meteorologici non solo a scala locale, come risulta da un’analisi di untesto moderno (Antignani, 1996)3, ma anche a scala regionale, come dimostraun’accurata descrizione, trovata in un antico trattato (Vitale, 1794)4, sull’attivitàvesuviana che, nel dicembre del 1631, accompagnava le continue e abbondanti pioggeosservate nell’entroterra settentrionale della Campania. Dato quindi, che le eruzioni vulcaniche possono innescare o inasprire le condizionifavorevoli a violente precipitazioni, è ragionevole verificare se esiste una correlazionecon le maggiori tempeste, anche se è da premettere 1) che non tutte le eruzioni hannocausato violente tempeste, né tutti i nubifragi sono riferibili a emissioni vulcaniche, e 2)che eventuali correlazioni possono essere significative in alcuni periodi e non esserlo inaltri. Al fine di evidenziare tale relazione qualitativa, nella figura 2 sono messi a confrontoi principali periodi climatici, la distribuzione temporale degli eventi naturali estremi(filtro di Ormsby) e il rispettivo andamento dell’indice medio di carico di polveri(Palmieri & Siani, 1989) che fornisce una stima del volume totale di materiale dispersonell’atmosfera per effetto delle eruzioni vulcaniche.

3 Un’indagine curata dall’Autrice sulle eruzioni del Vesuvio riporta, tra le numerose testimonianzestoriche dei viaggiatori e personaggi famosi, due brani pubblicati nel 1887 e nel 1946. Questi descrivono,rispettivamente, i nubifragi del 1631 e del 1649, che all’epoca accompagnavano l’attività del vulcanocampano. Il primo fu osservato dal capitano ALFONSO DE CONTRERAS: «Al fuoco e alle ceneri che noncessavano di piovere si aggiunse anche l’acqua, perché cominciò a precipitare dalla montagna un torrentecosì impetuoso che solo il rumore infondeva terrore»; il secondo, da SILVESTRO VIOLA napoletano:«Continuava sempre nel Vesuvio il denso fumo et nella notte vedevasi alcune volte ardenti fiamme; pernella mattina di martedì 18 di ottobre su le hore 17 si sentì un gagliardo terremoto il quale procedettedalla gran vehemenza del acque piovane (…). Et ecco che mentre l’acque s’avvicinavano presso ilMonastero ove eran le porte aperte, come anco quelle della Chiesa miracolosamente si chiusero da parloro evitandone la rovina che gli poteva cagionare tanta copiosità di acque, ben vero che ferno di dannoin tutti i lochi convicini quasi 60 mila ducati estirpando alberi et case con la copiosità del terreno chemenava li equiparava al suolo».4 «Essendo seguìta nel mese di dicembre 1631 una grande eruzione del Vesuvio, pervennero le ceneri finoad Ariano, le quali continuarono per varj giorni; come leggesi nel Diario manoscritto del Barberio, in cuiè registrato ciocchè giornalmente avvenne circa la pioggia di esse (…): a 16 dicembre 1631 giorno dimartedì cominciò ad ore 19 a piovere cenere di colre, tenuità, e consistenza di quelle di legna bruciateodorano ben vero di solfo (…). A’ 17 di detto mese, alle ore diciassette, cessò la pioggia di cenere, ecominciò quella di acque, che durò molte ore (…). A’ 18 di detto mese sin’all’ore 19 piovè nuovamentecenere, senza tuoni né vento. E sebbene questa fosse nel principio sottile, e secca, poi cominciò ad essereumida (...) Alli 19 poi di detto mese, verso il far del giorno, apparvero nell’infima regione dell’arianuvole così dense, ed unite, che si credè quel giorno esser notte (…). A 21 di detto mese fu il temponuvoloso, e dalle ore 18, fino alle 21 cadde copiosissima acqua, preceduta da vento australe (…). A 23all’ore 17 piovè cenere in poca quantità (…). A dì 25 dopo impetuoso spirare de’ Venti dall’ore 16 sinoalle 21 sopravvenne nuovamente pioggia, che durò fino a 23 ore, quale pioggia non fu limpida, mamescolata con cenere. A 26 detto, molta pioggia mescolata con cenere. La notte poi nevigò, come feceanche il dì 27. Dopo caduta la quale neve, il tempo si rese tranquillo (…)».

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Piccola Età Glaciale Riscaldamento attuale

Fig. 2 – Raffronto tra la serie degli eventi naturali estremi (linea continua) occorse tra il 1610 eil 1975 e la rispettiva serie dell’indice medio del carico di polveri (x 0.01), di origine vulcanica(tratteggio), in atmosfera

Il grafico mostra che, a partire dal 1750, l’occorrenza degli eventi segue abbastanzabene la curva indice dell’attività vulcanica, contrariamente a quanto accade prima diquella data. La correlazione insorge nel periodo di maggiore attività vulcanica in cui ladiversificazione tipologica delle eruzioni appare nella sua massima varietà, sia coneventi frequenti e non molto violenti, tali cioè da mantenere nella troposfera leemissioni (vedi specialmente l’attività dei vulcani mediterranei all’inizio del 1800), esia con esplosioni più violente (capaci di alterare le proprietà chimico-fisiche dellastratosfera con conseguente raffreddamento della troposfera). Tale correlazione si hapure in concomitanza ad un periodo umido e freddo che ha caratterizzato il climadell’Italia meridionale nella seconda metà della Piccola Età Glaciale (Trasselli, 1968;Sorriso-Valvo, 1994). In quest’ultimo periodo, come hanno dimostrato Camuffo & Enzi(1995), sono in generale ricorrenti testimonianze di violenti temporali e tempeste digrandine a seguito delle notizie di nebbie secche (cosiddette perché composte da gas eaerosoli di origine vulcanica) anche in altre parti d’Italia. In effetti nei periodi più freddi della norma è in genere maggiore la differenza ditemperatura fra superficie marina e bassi strati dell’atmosfera (Conte, 1992); ciòfavorisce i processi di evaporazione e di conseguenza la cessione all’atmosfera divapore e calore latente, energia che si rende disponbile per le perturbazioni. Dato, poi, che l’ammontare e la velocità di accrescimento dell’acqua precipitabile innube dipendono anche dalla concentrazione di particelle in sospensione nella troposfera,una tempesta in via di sviluppo innesca un meccanismo di auto-alimentazione che puògenerare un’intensificazione molto marcata.

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5. Relazioni con gli effetti nel sistema idraulico-territoriale

In accordo con l’impostazione generale delle scienze del paesaggio (Di Fidio, 1994),le strutture ecologiche minacciate da nubifragi e inondazioni possono essere descrittecome geotopi o geosistemi elementari, strettamente collegati nell’ambito del medesimobacino geografico; la loro dinamica evolutiva è determinata da fattori interni, esterni edi interfaccia. Tra i fattori interni (predisponenti) rientrano: i fattori di forma del bacino,la litologia, ossia la natura della roccia e la sua attitudine alla disgregazione; la giacituradella roccia, più o meno favorevole all’equilibrio dei versanti; la tettonica, ossia ledeformazioni e dislocazioni subite dalla roccia, come pieghe e faglie. Tra i fattori esterni(scatenanti) rientrano: il clima, e in particolare le precipitazioni e le escursioni termiche; lavegetazione che contribuisce alla costruzione del suolo e lo protegge, con differenti gradidi copertura; gli animali, che consumano la vegetazione, contribuendo in tal modo alladinamica dei geotopi; l’uomo, che modifica profondamente l’ambiente naturale e losfrutta per le sue esigenze. I fattori di interfaccia derivano dalla interrelazione tra i fattoriesterni e quelli interni e sono costituiti dalla morfologia e dal suolo. Il legame tra eventi meteorologici estremi e nubifragi può essere studiato, limitatamentead alcuni periodi, in base all’analisi di lunghe serie storiche dei principali parametrimeteorologici, disponibili per Benevento a partire dal 1840. La disponibilità dei dati diprecipitazioni e di eventi naturali estremi permette di ricostruire uno scenario bioclimaticodel bacino idrografico del Calore beneventano (Fig. 3). La concentrazione di eventi naturali estremi nella seconda metà del XIX secolo e dopoil 1980 in corrispondenza di periodi generalmente poco umidi, contrastante con il numerocontenuto di nubifragi nei periodi con intensa attività temporalesca accompagnata danotevoli apporti pluviometrici all’inizio delle osservazioni, sembra confermare l’impattodell’antropizzazione sul ruscellamento delle acque all’interno del bacino. Non si può non rilevare, a proposito, il fattore meteo-climatico connesso allo stato didegrado geopedologico delle zone appenniniche campane (Buondonno et al., 1993), agliannosi incendi estivi che interessano le macchie boschive del Sannio (Bosco & Diodato,1995), alle sproporzionate pratiche agricole di reduzione boschiva in atto già verso la metàdel XIX secolo (Albino, 1870; Jamalio, 1915)5, accompagnate dalla più recentesemplificazione nella maglia di equipaggiamento del paesaggio e la concomitante

5 Albino parla di “squilibrio fra terreni coltivati e terreni forestali che ha reso frequenti quegli eventinaturali estremi, come nubifragi, inondazioni e gravi siccità estive, che appena si conoscevano nel Sanniobeneventano del primo Ottocento”. E’ di un certo interesse scoprire che le colline e i pianori situati avalle delle aree non interessate da pesanti alterazioni dei quadri ambientali non lamentano conseguenzenotevoli di eventi meteorologici, a differenza degli altri che testimoniano i dilaganti e disastrosi loroeffetti, avvertibili soprattutto nel sistema idraulico-territoriale. Nella Valle Caudina difatti, continual’Autore, “la pioggia riesce benefica alle pianure sottoposte ai monti Irpini (Partenio); diviene innocuaalle terre piane sottostanti ai Tifati, e risulta funestissima, dannevolissima, alle terre e agli abitati, chestanno lungo e sotto il versante meridionale del Taburno. (…) E questo che si avverte nel Vallo-Caudino,ove più ove meno, esiste in altre contrade della Provincia. I monti ed i colli in quel di Cautano, diSolopaca, di Paupisi,, di Cirreto, di Pietraroia, di Sassinoro, e di Sanmarco sono causa perenne di dannialle pianure, ed i torrenti si sono resi minacciosi tanto, che gli stessi abitati di Tocco-gaudio, Apice ePietrelcine han perduto la base solida pel continuo rodere de’ torrenti che li lambiscono. Per la malintesacoltivazione dei monti e dei colli, siccome abbiamo osservato, ogni rivolo si è tramutato in torrente”(ALBINO N. O., 1870: Relazione sullo stato dell’agricoltura della provincia e sui lavori della direzione edei socii del Comizio Agrario di Benevento per l’anno 1869, in “Bollettino dei Comizi Agrari” deiCircondari di Benevento, Cerreto e S. Bartolomeo in Galdo, Tip. De Martini & De Gennaro, Benevento,pp. 66-68, 77).

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diffusione indiscriminata delle aree impermeabilizzate (Diodato, 1996 a), ed, infine, allapiù generalizzata opera di modifica di uso del suolo.

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Inizio diboscamento diffusosull'Appennino Sannita

Semplificazionenella maglia diequipaggiamen-to del paesaggioagrario + infra-strutturazioneterritoriale

Urbanizzazione indiscriminatadei bacinigeograficibeneventani

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Fig. 3 – Bacino del Calore beneventano: confronto tra la serie dei nubifragi e inondazioni (inrosso), i dati (PA x 0.005) di Precipitazione Annua (in celeste) con sovrapposta media mobile diordine 5 (in blu) e l’inizio delle più importanti trasformazioni del paesaggio (frecce) nel corsodei secoli IX e XX (Rispettive fonti dei dati: Progetto AVI del CNR - GNDCI; Rivista Meteorico-Agraria;Diodato, 1996 b; Bollettino dei Comizi Agrari di Benevento, 1870-1873; Vari, 1917; Annali del Servizio Idrografico,1920-1994; Bollettino Agrometeorologico Nazionale, 1994-1997; Jamalio, 1918)

E’ ormai dimostrato che, in generale, la variazione di uso del suolo, connessa adinterventi antropici o a fenomeni naturali, induce un diverso comportamento idraulicoparticolarmente in relazione alla trattenuta delle acque meteoriche da parte dellecoperture. Avvalendosi di uno strumento di simulazione numerica-dinamico, Benedetto(1997) ha dimostrato, per un bacino tipico dell’Appennino, sia che il picco di pienarisulta decisamente più elevato laddove si sia verificato un diradamento della coperturavegetale (causa incendi o disboscamenti), e sia che la piena si verifica anticipatamentein condizioni di perturbazioni (infrastrutture lineari di trasporto) che modificano lamorfologia naturale del bacino.

6. Conclusioni

Lo studio degli eventi meteorologici estremi ad impatto catastrofico riveste unaparticolare importanza per due principali ragioni. La prima è che, benchè relativamentedi bassa frequenza, tali fenomeni sono causa di distribuzioni spaziali talvolta imponenticon danni economici insostenibili; la seconda è che essi si verificano allorquando leforze che sottostanno al loro accadere si dispiegano in tutta la loro interezza e potenza.

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Si è visto che i nubifragi non sono una triste novità dei tempi moderni e che anche neisecoli passati si notavano gravi danni al sistema territoriale. La causa principale dellecalamità naturali occorse in epoca preenergetica fu dovuta, molto probabilmente, ad uninasprimento delle condizioni climatiche su vasta scala. Il sistema climatico –ambientale moderno, invece, non potendo esser convenientemente protetto dallavegetazione (boschi, siepi e macchie di campo) particolarmente diffusa nelle zoneappenniniche d’Italia nei secoli passati, ed assoggettato a crescenti carichi ecologici(inquinamento atmosferico, urbanizzazione indiscriminata del territorio…), ha subito, inquest’ultimo secolo, una progressiva degenerazione qualitativa. Ciò significa che ilproblema non può esser ricondotto genericamente alle sole tempeste, ma ad un effettocombinato di pressioni antropiche esercitate sul territorio in numero sempre maggiore econ sinergismi sempre più forti. L’analisi, dunque, induce a sostenere che, quantunquealcuni secoli (XI, XV, XVIII, XIX e XX) costituiscano un periodo singolare dianomalie climatico-ambientali o di cambiamenti all’interno dell’ultramillenario periodoIX–XX secolo, è bene tener presente che le vicende parallele tra maltempo e calamitàdevono essere sempre istituite e ricercate nell’azione congiunta tra uomo e sistemaclimatico terrestre, quale struttura dinamica del paesaggio degli eventi nella storia. Diversi fattori ambientali (naturali e antropici) potrebbero quindi aver mitigato idisastri in alcuni periodi ed averli esaltati in altri. Negli anni avvenire, gli ambienticollinari e montani, tipici dell’area campione oggetto del presente studio, sarannopotenzialmente i più vulnerabili agli impatti delle attività antropiche, non semprecompatibili con l’evoluzione morfologica del territorio, ed accompagnate da unpossibile riscaldamento climatico globale con implicazioni dei sistemi naturaliidrologici e di versante. Il campione esaminato prova l’esistenza di un interesse per quanto riguarda ifenomeni climatici, sia negli autori coevi, sia nei successivi, e restituisce probabilmenteun quadro storico della realtà poco alterato. Quantunque le informazioni qui riportatecostituiscono l’accorpamento di due distinte Banche Dati, si tratta di considerazioni, inogni caso, preliminari, che potranno essere confermate o rivoluzionate una volta cheverrà continuata la ricerca dei dati.

RingraziamentiQuesta ricerca è stata possibile grazie alla collaborazione della cara Annarita Onofrio,che mi ha assistito nell’interpretazione dei testi antichi. Sono grato, inoltre, a MarioBoscia, dell’Ente Provinciale per il Turismo di Benevento e al dott. Claudio Margottinidell’ENEA per i preziosi consigli e suggerimenti che hanno guidato la presente ricerca.Un sentito ringraziamento va, infine, al Personale della Biblioteca Provinciale diBenevento ed in particolare al suo Direttore Prof. Salvatore Basile, al dott. Pietro De Paolae alla dott.a Marisa Anzalone Vicedirettrice della Biblioteca Provinciale di Avellino.

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APPENDICEDocumentazione degli eventi, e delle fonti

Per le notizie non corredate dai testi originali si rimanda, là dove specificato, alla Banca Dati CNR - Enzi & Camuffo,1996; la restante mole di notizie rappresenta l’aggiornamento di una specifica parte della Banca Dati APPIA – Diodato

(in pubblicazione), alla quale si rinvia per la traduzione dei testi antichi e per le note di approfondimento.

A M G Notizie

894 - - (Inondazione del fiume Calore in Benevento; terremoto e invasione di cavallette nel Sannio e nella Puglia)Memorie delle chiese parrocchiali e moderne di Benevento, Biblioteca Capitolare di Benevento, to. 354 = IndexPacilli.Alla fine del IX secolo,... l’inondazione provocata dal Calore fu addirittura preceduta da terremoti che fecerotremare il Sannio e l’Apulia; da stormi di cavallette che devastarono i campi; da un incendio che distrusse laparte orientale dell’abitato di Benevento, cominciando dalla chiesa «di S. Renato presso la portelladell’Annunziata fino a Port’Aurea.

897 - - (Pioggia intensa a Benevento, inondazione dei fiumi Calore e Sabato) ANONIMO BENEVENTANO, n. VIII, in A. Di Meo,Annali critico-diplomatici del Regno di Napoli della mezzana età, t. V, Napoli, Stamperia Simoniana 1800, p. 73.Piogge continue, e tali, che i fiumi Sabbato, e Calore s’ingrossarono in modo, che le acque passavano per soprail ponte del Calore, cosa, di cui non vi era memoria ne’ tempi precedenti.

948/9 VII-I - (Pioggia continua, tempeste, mancato raccolto di frumento e di uva, impedimento della semina, seguìcarestia e pestilenza in tutto il Principato) ANNALISTA SALERNITANO, in A. Di Meo, Annali critico-diplomatici del Regno di Napoli della mezzana età, t. V, Napoli, Stamperia Simoniana 1800, pp. 308, 311.Dal primo di Luglio di quest’anno calamitoso, per sette continui mesi dirotte piogge, con tempeste grandi,cosicchè quasi tutta la messe, e la vendemmia si corruppe, ne si seminarono i campi in tutto il Principato.

977 XI - (Neve abbondante, moria di animali in tutto il Principato ed in Calabria) ANNALISTA SALERNITANO, in A. Di Meo,Annali critico-diplomatici del Regno di Napoli della mezzana età, t. VI, Napoli, Stamperia Simoniana 1801, p. 120.Nel Novembre [di quest’anno] cadde tanta neve, che quasi tutti gli animali, ed armenti morirono nel Principato nostro, edin Calabria.

990 - - (Primavera: siccità, seguì carestia; neve, poi pioggia continua, impedimento della semina nelle Provincie del Regno)Storia del Monastero di S. Lorenzo di Liegi, in A. Di Meo, Annali critico-diplomatici del Regno di Napoli della mezzanaetà, t. VI, Napoli Stamperia Simoniana 1801, p. 238.Una siccità grande di primavera impedì ogni seminazione, e piantagione primitiva, e ne seguì una grandissima carestia;cadde poi una neve eccedente; indi una pioggia continua negò in tutto ogni seminare autunnale. Fu ancora un tremuotostragrande (permaximus).

992 - - (Nubifragi, inondazioni, seguì carestia in Benevento e in tutto il Principato) ANNALISTA SALERNITANO, in A. Di Meo,Annali critico-diplomatici del Regno di Napoli della mezzana età, t. VI, Napoli, Stamperia Simoniana, 1801, p. 249.Per una grande inondazione di acque venne in quest’anno una gran carestia in tutto il nostro Principato, e in Benevento, inCapua, e nella Puglia.

1009 II - (Neve abbondante, moria di uccelli e pesci in Benevento) S. Enzi & D. Camuffo, Effetti del riscaldamento globale nelMezzogiorno: ricostruzione della storia ambientale nell’Optimum climatico medievale, in Atti del 4° Workshop ProgettoStrategico Clima Ambiente e Territorio nel Mezzogiorno, t. I, Editor A. Guerrini, CNR 1996, p. 33; O. Bertolini, AnnalesBeneventani, in «Bullettino dell’Istituto Storico Italiano» nr. 42, 1923, Roma, p. 130 A2..MVIIII. .VII. an. .XXVIII. domni Paldolfi et .XXII. an. Domni Landolfi filii eius. Magna nix cecidit ut morerentur aves, et inPantano pisces.

1018 VIII - (Luglio: stelle cadenti, cometa; Agosto: Tempeste, temporali forti, danni agli edifici in tutto il Principato) ANNALISTASALERNITANO, in A. Di Meo, Annali critico-diplomatici del Regno di Napoli della mezzana età, t. VII, Napoli, StamperiaSimoniana 1802, p. 59.Molte stelle si videro cader dal Cielo nel Luglio, e ne apparve una più grande crinita, e con coda nelle parti Australi.Procelle stragrandi, con folgori, e tuoni uccisero molti uomini e conquassarono diversi edifizj, e Chiese in tutto ilPrincipato nel mese di Agosto.

1029 - - (Inondazione dei fiumi Calore e Sabato in Benevento) O. Bertolini, Annales Beneventani, in «Bullettino dell’IstitutoStorico Italiano» nr. 42, 1923, Roma, p. 133 A2..MXXVIII. .XII. an. .XLII. domni Landolfi et .XVIII. an domni Paldolfi filii eius. Facta est inundatio fluminum Caloris etSabbati.

1031 - - (Inondazione del Sabato e moria di pesci in Benevento) O. Bertolini, Annales Beneventani, in «Bullettino dell’IstitutoStorico Italiano» nr. 42, 1923, Roma, p. 133 A2..MXXXI. .XIIII. an. .XLIIII. domni Landolfi et .XX. an. Domni Paldolfi filii eius. Flumen Sabbati inundavit et multi piscesmortui sunt.

1048 - - (Neve abbondante, seguì carestia per 5 anni in Benevento) O. Bertolini, Annales Beneventani, in «Bullettinodell’Istituto Storico Italiano» nr. 42, 1923, Roma, p. 136 A2.MXLVIII. .I. an. .XXXVII. domni Paldolfi et .XI. an. Domni Landolfi filii eius. Nix magna et fames quinquenna.

1060 V 31 (Tempesta di pioggia, danni alle campagne del beneventano e del Reame di Napoli) ANNALISTA SALERNITANO, in A.Di Meo, Annali critico-diplomatici del Regno di Napoli della mezzana età, t. VIII, Napoli, Stamperia Orsiniana 1798, p. 12.Fu un’orribile tempesta nell’ultimo giorno di Maggio, la qual cagionò immensi danni in Terra, e in mare, ove vicinoAgropoli restarono naufragati tre nostri Monaci, che tornavano da Reggio.

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1063 X 5 (Grandine eccezionale in Benevento) O. Bertolini, Annales Beneventani, in «Bullettino dell’Istituto StoricoItaliano» nr. 42, 1923, Roma, p. 142 A1..MLXIII. .I. .III. nona octobris fuerunt grandines magne sicut ova, post cenam.

1065 IX 13 (Grandine eccezionale?, distruzione di vigneti ed uliveti in tutto il Principato) ANNALISTA SALERNITANO, inA. Di Meo, Annali critico-diplomatici del Regno di Napoli della mezzana età, t. VIII, Napoli, StamperiaOrsiniana 1798, p. 54Una orribile grandinata a’ 13 di Settembre dissipò vigne, ed oliveti in tutto il Principato. (...).

1065 XI - (Pioggia di resina ? a Benevento) S. Enzi & D. Camuffo, Effetti del riscaldamento globale nel Mezzogiorno…cit, p. 34

1066 II / V - (Febbraio 3: Pioggia torrenziale?, oscuramento del sole; Maggio 17: cometa di Halley in Benevento) O.Bertolini, Annales Beneventani, in «Bullettino dell’Istituto Storico Italiano» nr. 42, 1923, Roma, p. 142 A1.MLXVI. .III. .XVI. Kalendas magii apparuit stella cometis. III°. Die stante mense februario facte sunt tenebrehora nona et permanserunt hora .III., postea subsecuta est pluvia turbida nimium.

1079 I - (Tempesta di neve in tutto il Principato; Gennaio 29: congelamento del fiume Calore in Benevento) A. DiMeo, Annali critico-diplomatici del Regno di Napoli della mezzana età, t. VIII, Napoli, Stamperia Orsiniana1798, p. 177; O. Bertolini, Annales Beneventani, in «Bullettino dell’Istituto Storico Italiano» nr. 42, 1923,Roma, p. 145 A1.MLXXVIIII. .II. .IIII°. Kalendas ianuarii gelavit flumen Caloris, ita ut desuper homines calciati transirent.

1081 II - (Pioggia di resina ? a Benevento) S. Enzi & D. Camuffo, Effetti del riscaldamento globale nel Mezzogiorno…,cit., p. 34

1085 - - (Tempeste grandi, carestia, pestilenza nel Regno di Napoli; Febbraio 6: eclisse totale di sole nel Regno)GOFFREDO MALATERRA & FRA CORRADO, in A. Di Meo, Annali critico-diplomatici del Regno di Napoli dellamezzana età, t. VIII, Napoli, Stamperia Orsiniana 1798, p. 240Fu ancora segnalato <quest’anno> per una eclisse singolare di Sole, per cui a’ 6. del Febbrajo, secondo ilMalaterra, e Fra Corrado, dall’ora 6. a tutta la 9. del giorno il Sole si oscurò <...>. Si distinse finalmente perfiere tempeste, per feral pestilenza desolatrice, e per orrida carestia, che renderono oltremodo infelici le nostreContrade.

1094?

- - (Tempesta di vento, terremoto in Benevento, seguì neve abbondante) ANONIMO CRONISTA DELLA CHIESA DIS. SOFIA, in V. Vari, I terremoti di Benevento e loro cause, Benevento, Cooperativa Tipografi - Chiostro di S.Sofia 1927, p. 9Benevento patì nuovamente per il terremoto del 14 e 18 gennaio 1094 e le scosse furon tali che alla cittàarrecarono estremi guasti. Al terremoto tenner dietro venti furiosissimi, che sollevarono in aria nubi di polveredegl’infranti edifizi, tanto da renderla come nebbiosa. Le case rimaste in piedi furon tutte lesionate e il ventoimpetuoso finì di rovinarle. Dopo il terremoto avvenne freddo eccessivo e fittissima caduta di neve, che in tantacopia mai era stata veduta.

1105 I-II - (Neve abbondante e inondazioni a Benevento) O. Bertolini, Annales Beneventani, in «Bullettino dell’IstitutoStorico Italiano» 1923, nr. 42, Roma, p. 152 A2; S. Enzi & D. Camuffo, Effetti del riscaldamento globale nelMezzogiorno…, cit., p. 35.MCV. .XIII. an. .VII. domni secundi Pascalis pape. nives et inundationes fluminum magne.

1117 PRI - (Gennaio 3: terremoto in Italia; Primavera?: neve, pioggia e grandine, distruzione di cose in Italia) D.V.Magnati, Notizie Istoriche dè terremoti, Napoli, Bulifon 1688, p. 79La Gentilità haveva dedicato a Minerva il giorno terzo di Gennaio,... Hor in questo giorno dell’anno 1117 dellanostra salute (...) bisognò pregare per tutti li fedeli, perché vi fù un terremoto così horribile per tutta l’Italia,(...), vi furono nevi intempestive, pioggie, e grandini tali, che finirono di consumare la suddetta Italia, (...)benche Ciacconio, Vittorello, Baronio né suoi Annali, Oldoini nella Vita del sudetto Pontefice, (...) riferiscono(...), l’altre cose occorse nel sudetto Pontificato, conforme lo scrive similmente Tritemio nelle Croniche delMonastero Hirsaugiense.

1120 V - (Inondazione del fiume Calore in Benevento) Falcone Beneventano, Chronicon, in G. Del Re, Cronisti escrittori sincroni editi ed inediti, vol. I, Napoli 1845-1868 (rist. an., A. Forni Ed., Bologna 1976), p. 180Anno 1120. Dom. Incarnat. Et secundo anno Pontificatus Domini Callisti II. Summi Pontificis, et universalisPapae mense Martio XIII. Indictionis. Hoc anno mense Majo, tertio dic aute festivitatem Sancti Eustachiimagna fluminis Caloris venit inundatio, quam nemo viventium tempore ipso potuerit recordari.

1138 X 1 (Tempeste di pioggia in Benevento) A. Di Meo, Annali critico-diplomatici del Regno di Napoli della mezzanaetà, t. X, Napoli Stamperia Simoniana 1801, p. 86Nel mentre per osservare le mire, Rainolfo si accampava vicino ad Alife, il Re marciò sopra Melfi: matrovandosi della resistenza, e sapendo che Rainolfo era giunto ne’ contorni di Ariano; tolto improvvisamente ilcampo, si rivolse contra il Castel Tocco, che dopo otto giorni di resistenza, a forze di m acchine e di spavento,fu preso a’ 28 di Settembre. Indi per esser il tempo all’estremo piovoso, andò ad accamparsi vicino Benevento,ed egli dimorò nella Chiesa di S. Pietro Apostolo <...>. Si fermò tutto l’esercito per tre giorni infra Civitatem diBenevento: tempus enim terribile pluviarum, & valde periculosum inerat <...> e quivi l’esercito non poteaforaggiar per lo vitto.

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1182 - - (Tempesta con vento, morte di molte persone, distruzione dei raccolti e di alberi in tutta Italia; seguì percinque anni carestia e caro prezzo di frumento in tutta Italia) Annales Casinenses, in Monumenta GermaniaeHistorica Scriptores, t. XIX, Hannoverae, Ed. Pertz 1844 pp. 312-313Tribus diebus infra octavam epiphaniae tam maxima venti procella desaevit per totam Italiam, quod homines plures etbestias interfecit, arbores exaruit, et herbas ad radices destruxit. A quinque annis et infra fames fuit tam valida peruniversam Italiam, quod diversis in partibus psauma tritici pro auri uncia non poterat inveniri; et omnium frugumterrae sterilitas maxima, et plures homines prae nimia fame herbas comedentes agrestes deperierunt.

1202 I 30 (Tempesta di vento, disruzione di case e danneggiamenti alle campagne d’Italia; carestia, caro prezzo digrano in Campania, nella Tuscia, in Puglia e in Lombardia) Annales Ceccanenses in Monumenta GermaniaeHistorica Scriptores, t. XIX, Hannoverae, Ed. Pertz, 1844 p. 296.Ind. 5. Hoc anno 3. Kal. Ianuarii fuit nimia tempestas ventorum, quae arbores eradicavit innumeras, aedificia diruit,domos evertit, atque eversione domorum et allisione sua plurimas interemit. Ic annus ab omnibus dictus est annusfamis. Mensura grani de Ceccano assidue vendebatur pro 16 solidis proveniensium, et haec inopia frumenti fuit ertotam Lombardiam et Thusciam Romaniam et Campaniam, per Regnum Apuliae et Terrae Laboris.

1346 - - (Piogge intense, mancato raccolto, carestia in quasi tutta Italia) GIORGIO STELLA, Annali Genovesi, in L. A.Muratori, Annali d’Italia dal principio dell’Era Volgare sino all’anno 1749, t. VIII, Napoli, G. Ponzelli 1754,pp. 201-202Fu in quest’anno un’ estrema carestia per quasi tutta l’Italia, e maggiormente questa inasprì nell’annoseguente, per essere andati a male i raccolti a cagion delle dirotte piogge.

1374 - - (Piogge continue, mancato raccolto delle biade e del fieno, carestia in quasi tutta Italia) L. A. Muratori,Annali d’Italia dal principio dell’Era Volgare sino all’anno 1749, t. VIII, Napoli, G. Ponzelli 1754, pp. 299-300.Nel dì 26. d’Aprile l’esercito della Chiesa e di Niccolò Marchese d’Este passo su quel di Parma e Piacenza a’danni di que’ paesi, e vi stette a bottinare sino al dì 3 di giugno. <...> Nel ritorno diede il guasto intorno alleCastella de’ Fogliani di Reggio <...>. Ciò che impedì altre militari imprese, fu la pioggia continuata per piùsettimane, che guastò le biade in erba, né lasciò fare la raccolta de’ fieni. Succedette perciò una gravissimacarestia per quasi tutta l’Italia.

1417 EST - (Tempeste di vento con neve e grandine, distruzione dei raccolti, carestia e peste in quasi tutta l’Italia;terremoti ed eclisse di sole in Italia e in Europa) CIACCONIO ET AL., in D.V. Magnati, Notizie Istoriche dè terremoti,Napoli, Bulifon 1688, pp. 90-91.Vi furono grandissimi terremoti, che furono causa della totale rovina d’infiniti edifici, vi fù un’eclisse tale, cheil sole si oscurò dalla mattina fino a’ mezzo giorno, e talmente s’oscurò l’aria, che pareva esser mezza notte,tanto havevan le tenebre coverta la terra. Succedevano in tanto infinite tempeste di mare, e di terra, ventiimpetuosissimi, grandini, e neve intempestiva, che essendo vicino alla raccolta, fù inditio della fame, e peste,che vi sopragiunse, che fù appunto nelli anni del Signore 1417. Che si vidde l’Italia quasi tutta consumata, &essendosi fatte molte preghiere al Cielo, non cessava l’ira di Dio.(...), così lo riferiscono Ciacconio, Oldoini, eGiovanni Gebellino con altri nella vita del sudetto Pontefice Martino Quinto,...

1457 X-XII - (Periodo piovoso durato 50 giorni, impedimento della semina; Dicembre 5: terremoto a Benevento;Autunno molto piovoso nell’Italia del Sud) ENEA SILVIO PICCOLOMINI, Epistola 120a, in V. Vari, I terremotidi Benevento e loro cause, Benevento, Cooperativa Tipografi 1927, p. 13; S. Enzi & D. Camuffo, Effetti delriscaldamento globale nel Mezzogiorno… cit, p. 45.Ai 5 dicembre a dunque, dalle ore 10 alle ore 11 la notte precedente la Domenica, dopo un periodo diabbondanti pioggie, durato ben 50 giorni, tanto che non si era potuto seminare, avvenne in Benevento l’orribileterremoto che rase al suolo 500 edifici.

1457 XI - (Cometa di Halley, neve nel napoletano, nel casertano e nel beneventano) S. Enzi & D. Camuffo, Effetti delriscaldamento globale nel Mezzogiorno… cit, p. 46

1462 VIII 8 (Particelle sospese in atmosfera, pioggia nel Regno di Napoli) S. Enzi & D. Camuffo, Effetti delriscaldamento globale nel Mezzogiorno… cit, p. 47

14631464

- - (Estate piovosa, autunno poco piovoso, inverno e primavera rigidi in Italia del Sud) S. Enzi & D. Camuffo,Effetti del riscaldamento globale nel Mezzogiorno… cit, pp. 47-48

1464 XII (Pestilenza, pioggia, neve nel Regno di Napoli) S. Enzi & D. Camuffo, Effetti del riscaldamento globale nelMezzogiorno… cit, p. 48

1465 II 26 (Terremoto, inverno lungo e freddo con piogge e nevi, estate fredda nel Regno di Napoli) S. Enzi & D.Camuffo, Effetti del riscaldamento globale nel Mezzogiorno… cit, pp. 48-49

1466 - - (Estate e autunno miti, inverno senza neve, temporali; terremoti; neve da febbraio nel Regno di Napoli) S.Enzi & D. Camuffo, Effetti del riscaldamento globale nel Mezzogiorno… cit, pp. 49-50

1469 X - (Comete; inverno piovoso, ventoso e nevoso; gelate e sereno nel Regno di Napoli) S. Enzi & D. Camuffo,Effetti del riscaldamento globale nel Mezzogiorno… cit, pp. 50-51

1469 V - (Tempeste di pioggia, grandine, tromba d’aria nel Regno di Napoli) S. Enzi & D. Camuffo, Effetti delriscaldamento globale nel Mezzogiorno… cit, pp. 51

1476 - - (Carestia per autunno piovoso; 25 Dicembre inizia neve, che resta fino a gennaio; gennaio: brina e gelate;febbraio: neve, pioggia, venti gelidi, marzo: venti gelidi; aprile e maggio: pioggia nel Regno di Napoli) S.Enzi & D. Camuffo, Effetti del riscaldamento globale nel Mezzogiorno… cit, pp. 51-52

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1501 X 11 (Inondazione del Calore, danni al ponte sul fiume medesimo in Benevento) MARINUS DE MAURELLIS,Cronaca in margine ad atti notarili, prot. a. 1501, f. 230, in C. Salvati, L’archivio notarile di Benevento (1401-1860), Roma, Quaderni della «Rassegna degli Archivi di Stato 33», 1964, pp. 48-49.Die vero undecima mensis octobris quinte indictiones. Noscant omnes posteri quod predicta die hora secundanoctis successive usque ad horam quartam noctis inclusive, magnum beneventane civitatis decus, pons Calorisfluvii, ruit propter magnam ipsius fluminis inundationem quam nemo nostri temporis recordatur.

1504 II - (Inondazione del fiume Sabato, danni al ponte Leproso in Benevento) MARINUS DE MAURELLIS, Cronaca inmargine ad atti notarili, prot. a. 1501, in C. Salvati, L’archivio notarile di Benevento (1401-1860), Roma, Quadernidella «Rassegna degli Archivi di Stato 33» 1964, p. 49.Die ultima supradicti mensis februarii (1504) in nocte intrante mense martii propter magnum fluminis impetumet aquarum inundationem cecidit arcus pontis Leprosi Samnitum manu opibuscque constructi.

1511 - - (Grande inverno, neve abbondante in Italia) L. A. Muratori, Annali d’Italia dal principio dell’Era Volgaresino all’anno 1749, t. X, Napoli, G. Ponzelli 1755, p. 56.Fu quel verno uno de’ più rigorosi, che mai provasse l’Italia. Per più giorni nevicò; tutto era neve e ghiaccio, efrequente un’ asprissimo vento.

1527 - - (Nubifragi, inondazioni di fiumi, allagamenti di campagne, scarsissimo raccolto, carestia, poverimoribondi in tutta Italia) L. A. Muratori, Annali d’Italia dal principio dell’Era Volgare sino all’anno 1749, t.X, Napoli, G. Ponzelli 1755, p. 178.Perciocchè oltre a i suddetti mali la peste infierì in Napoli, Roma, Firenze, ed altri luoghi. I fiumi usciti per le copiosepioggie da i lor letti inondarono le campagne; e queste, anche senz’ essere oppresse da’ fiumi, per le suddette soverchiepioggie, o per altre naturali cagioni, diedero un miserabil raccolto universalmente per l’Italia. Il perché, secondol’attestato dell’ Anonimo Padovano, mancavano di vita i poveri, per non aver di che vivere, e per non trovar chi loro nedesse. Per tutte le Città, dic’ egli, Castella, e Ville, si vedeano infiniti poveri con tutte le lor famiglie andar mendicando egridando misercordia e sovvenimento. Più non si potea andar per le Chiese, piazze e strade: tanto era il numero de’ povericon volti macilenti, squallidi, o tali, che avrebbono mossi a pietà le pietre. E la notte per le strade s’udivano sì orrende vocied urli che spaventavano ogni persona. E intanto nulla mancava a tante ciurme di soldati, desolatori delle contradeItaliane; e l’immenso danaro di Roma andava ad ingrassare soldati Eretici, o gente piena d’ogni vizio, e priva di Religione.

1570,1585

- - (Carestia, morte di molte persone nel Regno di Napoli) P. di Cicco, Le istituzioni annonarie nel Regno diNapoli, in AA. VV., Gli Archivi per la Storia dell’Alimentazione, Atti del convegno, Potenza - Matera, 5-8settembre 1988, Roma, Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, Ufficio Centrale per i Beni Archivistici1995, pp. 535-536.Si verificavano quindi paurose carestie, che gli amministratori dell’annona e i governanti cercavanoaffannosamente di contenere e che spesso facevano migliaia di vittime fra i meno abbienti. E costanteincombeva l’incubo della rivolta della fame. Una carestia straordinaria si ebbe nel 1551 ma anche i successivifurono anni di penuria, e lo furono pure il 1560, il 1565 ed ancor più il 1570. Nel 1580 e nel 1585 ladistribuzione del pane venne razionata mediante bollette.Nota: (a) La carestia del 1570 è segnalata anche in alcune regioni italiane più settentrionali, come nel caso dellaToscana, dove il cronista BERNARDINO CAMPI racconta del periodo particolarmente freddo (1560-1600): «stantela gran penuria e carestia, accompagnata da copiosa neve, pioggia e mortali infermità, è ottenuta la condotta oestrazione di grano» (cfr., M. Ratti, Dalla piccola era glaciale all’optimum climatico, in Il Corriere Apuano,sabato 11 luglio 1992, p. 3). (b) La carestia del 1585, infine, viene descritta anche dal cronista abruzzeseANTINORI, che la fa sopraggiungere, in quelle terre, alle intemperie climatiche degli anni precedenti: «La pauradei Turchi teneva in continuo allarme e le intemperanze del tempo rovinarono i raccolti sia nel 1583 che nel1584 il che produsse carestia nei due anni seguenti» (cfr. N. Palma, Sunto della storia di Teramo con la tracciadella storia ecclesiastica e civile della regione più settentrionale del Regno di Napoli, a cura di G. Miroballo,Teramo, Consorzio Aprutino Patrimonio Storico Artistico, 1832-1836, p. 177).

1581 X 1 (Tempesta, danneggiamenti a cose e persone in Campania, nubifragio, flagello di campagne e morte dimolte persone nella zona dell’alifano, e del Titerno in Benevento) G.A. Summonte, Dell’Historia della Cittàe del Regno di Napoli, t. IV, lib. XII, Napoli, Per Giacomo Gaffaro 1643, p. 427.In quest’anno 81. nô occorse altro di notabile in Napoli, salvo che una subitanea, e fiera tempesta di vèto il primoOttobre à mezzo giorno, che spaventò le persone, e se ben dentro Napoli non sé danno grave, non di meno intorno diessa spiantò incredibil numero di alberi, e nel Territorio di Piedimonte d’Alife non solo sé il simile, ma calando ungrandissimo torrente da una montagna, inondò per quel contorno molte miglia di paese, ove morirono da 400.persone, e quelli che restarono vivi stavano tanto spaventati, che quasi erano mezzi morti, facendo ogni giornoprocessioni, prediche, orationi, e digiuni, acciò non soccedette peggio, sé anche danno notabile à San Severino,all’Acqua della Mela, che ne buttò molti edifici, & in Salerno, e Castiglione sé anche danno grandissimo.

1590 - - (Carestia, dovuta probabilmente ad intemperie idrometeorologcihe, caro prezzo di grano in Cerretosannita, pessime condizioni climatiche in Italia) MARIO CAPPELLA, Memoria in margine ad atti notarili, prot.a. 1592 f. 55, in R. Pescitelli, Scias Lector... I notai di Cerreto Sannita e loro memorie sec.XIV-XIX, in«Archivio Storico del Sannio» nr.i 1-2 (estratto), Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane 1991, p. 260.Sappi lettore che Iddio per li peccati nostri ci ha castigato già due anni con grandissima carestia, già chel’anno passato 90 e 91 ha valuto il grano insino a 30 carlini il tumulo, et questo presente anno ha valuto alsimile prezzo, et vale, et questo gennaro passato la nostra Università n’ha fatto compra a 32 carlini il tumulo.Questo anno 92 alle scogne valeva carlini 12 et nel mese di dicembre si è pagato sino al 32 carlini il tumulo,che sono tre anni di carestia.Nota: Il Pescitelli (Op. cit., p. 259), attingendo da J. Delumeau (Vita economica e sociale di Roma nelCinquescento, Firenze 1979, pp. 141-142), tiene a precisare che la suddetta «carestia fu conseguenza delle«pessime condizioni climatiche» del 1585 e 1590 che determinarono una scarsezza di prodotti agricoli non solonel territorio romano, ma nell’intera penisola».

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1597 XI 14 (Inondazione del fiume Sabato e impedimento dell’attività molitoria lungo il suo corso in Benevento)Lettera dei Consoli di Benevento del 7 dic. 1597, in Copialettere diverse scritte dai Consoli dal marzo 1597 al 4marzo 1631, t. I cc. 99 r. e 100 v., Museo del Sannio, Archivio Storico Comunale di Benevento 2.IX.5.L’acqua che viene a queste molina per macinare le farine per comodo della Città et vattigali forestieri checonvengono a questa Dogana, si conduce a forza di una palificata la quale essendo rotta i giorni addietro perl’inondazione dell’acqua <del Sabato>, ne viene per questo a patire la Città...

1599 VI - (Pioggia abbondante, impedimento della trebbiatura del grano, seguì siccità per 4 mesi in Cerreto Sannitae in Terra di Lavoro) MARIO CAPPELLA, Memoria in margine ad atti notarili, prot. a. 1599 ff. 10 e 134, in R.Pescitelli, Scias Lector... I notai di Cerreto Sannita e loro memorie sec.XIV-XIX, in «Archivio Storico delSannio» nr.i 1-2 (estratto), Napoli Edizioni Scientifiche Italiane 1991, p. 261.In questo anno a tempo di metere è stata gran pioggia et per tutto si è patito a tempo della ricolta, perché non si potevascognare di modo che li grani alle casarcine erano anguigliate, e sono stati tristi grani massimamente in Terra di Lavoro.Dopo è stata una secca non più simile ai tempi nostri non avendo mai piovuto insino alli 4 di novembre, di modo che libalcatori hanno fatto gran perdenza, et il balcaturo di Telese guadagno grande grande et insolito.

1599 XI/XII

- (Novembre 5/Dicembre 31: pioggia continua e abbondante in Cerreto e nel Sannio, allagamenti deipascoli, moria di animali, inondazione del fiume in Telese) MARIO CAPPELLA, Memoria in margine ad attinotarili, prot. a. 1599 ff. 10 e 134, in R. Pescitelli, Scias Lector... I notai di Cerreto Sannita e loro memoriesec.XIV-XIX, in «Archivio Storico del Sannio» nr.i 1-2 (estratto), Napoli Edizioni Scientifiche Italiane 1991, p.261Lector, attende, dopo che cominciato a piovere come stà notato a fol. X a tergo ha tanto seguitato la pioggia, et continuata,che insino ad hogi ultimo di dicembre quasi mai ha cessato, et sempre è stato maltempo et la pioggia grande quanto siamai stata et non solo in queste parti ma per tutto et in particolare in terra de Otranto sono state tante le pioggie che moltepecore de cittadini di Cerreto et di altre terre sono affogati nelli pascoli, et pianure et non alli fiumi. Il fiume di Thelese ètanto cresciuto che non si ricorda mai simile inondazione.

1610 I / II - (Nevicate continue e abbondanti per 30 giorni, moria di animali domestici, crollo di molte case nella ValFortore) DIARIO PETRONE, Ms LXXVI del XVII sec., in A. Zazo, Colle Sannita dal 1590 al 1644, in«Samnium» a. XXV, 1952, nr. 4, Napoli, pp. 193-194.1610: Dallo ‘ 29 di gennaro per tutto lo mese di febbraro vi fu un’altissima neve: havendo coperto la terra et imontoni di neve a similitudine di terri. Ha nevicato giorni continui et notti trenta per detta neve li animaliviventi morsero quasi tutti; li capri selvaggi uscirono fora dalla neve et pochissimi ne restarono vivi. (...) Laneve più bascia fu di palmi otto. Cascarono molte case. (...) Furono fatte continue processioni alla Maestàdivina che ci levasse et admonesse da simile tribulatione...

1627 IX 6 (Luglio 30: terremoto; Agosto 8: terremoto; Agosto 24: terremoto; Settembre 6: tempesta di pioggia,grandine eccezionale, distruzione di alberi e case in Capitanata; Settembre 6: terremoto nel Sannio) FRAGERONIMO DI NAPOLI, Lettera, in V. Vari, I terremoti di Benevento e loro cause, Benevento, CooperativaTipografi - Chiostro di S. Sofia 1927, p. 17.<Queste ultime scosse> furono precedute da orribile tempesta di tuoni, fulmini e pioggia, con grandinegrossissima e numerosissima, che dicesi per vera relatione esser pesato un grano undeci in dodici oncie, rovinòquello che di nuovo havevano cominciato le genti a riparare... Le piante né luoghi devastati dalla grandinefurono per tal modo lacerate che per molti anni non diedero più frutti. Il mare Adriatico, presso la foce delFortore e presso S. Nicandro si ritirò per due miglia, ed indi uscì altrettanto da’ suoi confini.

1631 XII 31 (Temporali continui, pioggia di cenere vesuviana, invocazione della Madonna in Benevento) P. G. Terone,Santa Maria delle Grazie in Benevento. Cronistoria del Tempio e del Convento dalle origini ai nostri giorni,Benevento, Soc. A.B.E.T.E. 1954, p. 35.I Beneventani, atterriti per 15 giorni dalla pioggia di cenere vesuviana, accompagnata da continui lampi, tuoni,e boati, portano processionalmente per la città la Statua di Maria SS. Delle Grazie e torna il sereno.

1684 XII 9 (Temporale forte, fulmini, rovina di alcuni edifici in Sassinoro) F. Cirelli, Il Regno delle due Sicilie descritto eillustrato, Molise - fasc. 1, Tip. Pansini, Napoli.

1695 II 2 (Tempesta, invocazione della Madonna in Benevento) P. G. Terone, Santa Maria delle Grazie in Benevento.Cronistoria del Tempio e del Convento dalle origini ai nostri giorni, Benevento, Soc. A.B.E.T.E. 1954, p. 38.Per impetrare la fuga di tempeste e la serenità dell’aria, l’Arcivescovo fa portare in processione sino allaCattedrale la Statua della Madonna delle Grazie, collocandola tra lumi e fiori sull’Altare Maggiore. Dopoquattro giorni, la Statua prodigiosa ritorna alla Sua Chiesa, accompagnata dal Cardinale Arciv., dal Capitolo,dai preti urbani e da moltissimo popolo.

1696 XII - (8/10: temporali forti e continui nella valle Telesina; 11: piena del fiume Calore presso Solopaca) R.Pescitelli, Il Monastero delle Clarisse nella vecchia e nuova Cerreto, Napoli, Tip. Laurenziana 1988, p. 53.L’ 8 dicembre del 1696 le suore iniziarono il viaggio di ritorno, sotto un violento temporale <...>. Il viaggio,comunque, tra paura e pioggia, proseguì e la sera il corteo sostò a Solopaca dove le suore furono ospitate nelpalazzo ducale per restarvi tre giorni. <...> A Solopaca furono raggiunte dal vescovo, per proseguire nelviaggio di ritorno accompagnate sempre da una pioggia torrenziale a causa della quale la carrozza di mons.Gambaro slittò, con grave pericolo della sua vita. Il Calore, per la violenza delle sue acque, fu attraversato“sulla scafa” in ben sei ore!

1707 X 21 (Tempesta, grande inondazione dei fiumi Sabato e Calore, morti, distruzione di alcuni mulini e dei pontiLeproso e Valentino nel territorio beneventano) N. M. LERCARI, Lettera, Archivio di Stato di Roma, BuonGoverno, b. 474, in A. Zazo, L’inondazione del 1707 in due inedite relazioni dei Governatori di Benevento, in«Samnium» a. XXXIV, nr.i 3-4, Napoli 1961, pp. 242-243.L’escrescenza delle acque del fiume Sabato cagionò la notte delli 21 ottobre pp. Danno non ordinario in questa

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Città, non solo colla sommersione di molti huomini e quantità di animali ma anche coll’inondazione dellecampagne vicine e col diroccamento di tre molini spettanti a persone particolari e dell’antico e forte Pontedetto Leproso, posto sopra detto fiume, restato sempre illeso sì dalle ruine dei seguiti terremoti, come dalle altreingiurie del tempo di molti secoli...

1723 IV 16 (Pioggia intensa e continua, grandine, distruzione dei raccolti?, 19: invocazione della Madonna inBenevento) F. Cusani, Effemeride di quanto è accaduto nella S. Chiesa Metropolitana di Benevento per lacelebre coronazione della Beatissima Vergine delle Grazie e del suo Divino Figliuolo, Benevento, Stamp.Arcivescovile 1723, p. 67.Debbo finalmente rimembrar, che a 16. Di Aprile, essendosi per così dire aperte le cataratte del Cielo, cominciòa diluiar notte, e giorno, anche con qualche tempesta di gragnuole. Quindi si temeva indubitatamente dannonotabile, ed alle campagne, ed alle vigne se fosse continuata la piova. Pertanto i Signori del Maestrato nelLunedì 19. Fecero esporre il Venerabile, e la Statua coronata alla venerazione del Popolo: e nel dì seguente sirasserenò l’aria, e cessò affatto la pioggia.

1728 IX 26 (Inondazione dei torrenti Rivo e Paterno a Piedimonte Matese in provincia di Caserta) D.B. Marrocco,Piedimonte Matese: storia e attualità, Ed. A.S.M.V., Piedimonte Matese, 1980, pp. 176, 177

1732 - - (Carestia, causata probabilmente da intemperie idrometeorologiche, a Guardia Sanframondi) A. DeBlasio, Guardia Sanframondi - Appunti su Limata, Napoli, Tip. Gentile 1961, p. 91.Altre gravi carestie si ebbero nel 1732 e nel 1758-1759. Di quest’ultima, che si verificò in tutto il regno, nefurono temperati gli effetti per le cure di Carlo III e della moglie, i quali si preoccuparono di far venire dallaSicilia, a bassissimo prezzo, settecentocinquantamila tomoli di frumento che furono distribuiti ai vari paesicompresa Guardia.Nota: Della carestia del 1732 ne parla anche padre Pierro:« La carestia più terribile fu quella del 1732 allorchèl’agro <di Cercemaggiore in provincia di Campobasso> fu funestato da una terribile grandine, che distrusse tuttoil raccolto. Circa cento persone morirono di malattie causate dalla scarsissima vittitazione» (p. G. Pierro, Storiadi Cercemaggiore (Benevento), Valle di Pompei, Tip. Sicignano & F. 1924, p. 212). Gli effetti della fame dellasuddetta carestia si dovettero probabilmente far sentire su buona parte della provincia di Benevento, in quanto aFoglianise, tra il 1730 e il 1732, si registra un lieve calo degli abitanti (cfr. D. E. Tirone, Foglianise, San Salvo(CH), Grafiche Di Rico 1988, p. 238).

1740 XI 27 (Piogge continue, scioglimento delle nevi, inondazione del Calore e del Sabato, danni alle campagne edistruzione di ponti nel territorio beneventano) ANONIMO CRONISTA, Libro di memorie di cose accadute inquesta Città ecc., dal 1724 al 1740, Archivio Arcivescovile, in A. Zazo, Lo straripamento del fiume Calore inBenevento nel 1740 e nel 1770, in «Samnium» a. XXII nr.i 3-4, Benevento 1949, p. 212.Per la continua piova a scirocco, per la quale si spense gran neve sui monti e altrove, si osservarono nella mattinadella domenica 28, questi due fiumi, Calore e Sabato, rappresentare due bracci di mare. E’ primieramente parlandodel fiume Calore, questo, per quanto si vide dalle mura della città cagionò un danno notabilissimo <...> nel luogodetto S. Marco da Fuori <...>: di avere arenati alcuni orti nel luogo detto sotto le Gradelle, e alzando l’acqua finosotto le lammie degli archi del ponte Calore e spargendosi la medesima sino alla chiesola di S. Onofrio, danneggiòtutto il terreno detto il Tammarito <...> Secondariamente, parlando del fiume Sabato, da questo altresì fu danneggiatoil territorio <...> fra il ponte e S. Maria degli Angeli con spiantagli diversi alberi, come pure quello <...>, di sotto losuddetto ponte, con aver fatto altro letto lo suddetto fiume, e spiantati anche diversi pioppi grossi, con evidentepericolo peranche di danneggiare i molini della R.ma Mensa Arcivescovile e Sofiana, poco mancando di non unirsi losuddetto foime coi formali di detti molini. Tanto si riferisce per li suddetti danni, che si son potuti osservare, senza farmenzione di altri maggiori.

1743 V (Tempesta di grandine, flagello delle campagne in Guardia Sanframondi) CARLANTONIO DI CESARE,Manoscritto del XVIII sec., in G. Giordano, Riti di penitenza e di propiziazione, Benevento, Edizioni CentroCulturale Sannita 1981, pp. 22-23, 54.Ver erat; et solitis nectebat floribus agros, / laetae crescebant fruges, ramique virebant: / lilia veris onosmagnus violaeque rosaeque / ornavant foecunde jam viridantia rura. / Maxima fundebant omnes pueriquesenesque / gaudia; foecundas messes namque esse videbant. / Sed subito infelices! pectore debuit omnis / pellerelaetitias, atque indulgere dolori; / ber etenim in brumalem hyenem sebertere coepit. / Protinus incipiunt adversiturbineventi / Decertare, Notus, boreas, et turbidus auster. / Paecipitat coelo concretus grandinis imber; /jamque cadunt omnes omni jam ex arbore flores, / albescunt saevo cereales frigore fruges; / vera alimentavirum; et scantur gramina ventis.

1748 X 2223

(Tempeste di pioggia e vento in continua successione, grande piena del fiume Calore in Vitulano) ANGELOANTONIO SEVERINO, Atto pubbico scritto il 3 nov. 1748, in V. Mazzacca, Fiumi. Le piene nel Sannio, fauna ittica,pesca, inquinamenti, Benevento, A.G.M. 1992, pp. 67-68.<A questo proposito, Sebastiano Riola di Vitulano, trovandosi in una cappella rurale sita vicina alla Taverna del feudodi S. Stefano, allora provincia di Montefuscoli (Montefusco), raccontò> qualmente <egli> coll’occasione di trovarsi aesercitare l’ufficio di guardiano del Feodo di S. Stefano, sa benissimo che il giorno di martedì 22 del prossimo passatomese di ottobre verso le ore 22 circa, ritornando <dal convento di> S. Maria della Strada da circa miglia 2 distante dadetto Feodo, passato il fime con la scafa vecchia, tutto in un tempo si mosse un tempestoso vento che minacciavarovina con acqua (...) Il giorno dopo, Giovanni Ferrara, compagno scafato, dopo che la notte intieramente avevaseguitato a tirar venti, e continuamente piovuto, veduto da detta Taverna del Feodo di S. Stefano che al fiume eraarrivata un gran piena (...) Ma la gran piena, sopraggiunta la notte se l’aveva portata <la scafa nuova>. GiovanniFerrara, ritornatosene alla Taverna <di S. Stefano>, ivi trovò lì altri, con altro numero di persone vaticali (carrettieri) edi altra sorte forastieri viandanti, che stavano ritirati dentro detta Taverna per la continuazione dell’acqua e strepitosiventi.

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1762 IX-X - (Piogge torrenziali continue, seguì pessima raccolta nell’agosto 1763 in Circello) N. M. ALDERISIO,Archivio di Stato di Benevento, fondo notarile, prot. n. 9530 vol. 1, f.n.n.<...> come quella <fame> appunto in cui in questo anno 1764 l’Universo tutto si vede per l’infertilissima raccolta sortita neltrapassato agosto 1763, dirivata dalla copiosità de grandi pioggie cadute nel mese di settembre ed ottobre del 1762 tempo diseminar grano, che si pensava esser venuto il diluvio universale…

1763 XI 20 (Neve abbondante in Benevento, abitazioni sommerse dalla neve nell’Alto Tammaro e nel Fortore; moriadi animali per le abbondanti nevicate in Puglia) G. DE NUNZIO, Archivio di Stato di Benevento, fondo notarile,prot. N. 8092, f.n.n.; A. De Rienzo, La carestia e l’epidemia del 1764 in Benevento, “Atti della Società Storica delSannio” a. II, fasc. II, 1924, Benevento, p. 8.<...> Nel mese di 9bre. Le maggesi metà restate da sementare, fuvvi grandine nelli 25 del detto mese dinovembre 63 e vi fu una neve cosa mai veduta, da circa palmi sei di neve in queste parti ma nelle montagneColle, Circello e Santo Marco paesi vicini sono entrate nelle casi per le fenestre per la tanto neve considerate lafame sono ridotte le genti a mangiar carne di cavallo. <...>

1764 IV - (Aprile: mese incostante con bruschi passaggi dal caldo al freddo accompagnati da pioggia e grandineabbondanti, gelate, con danno ai frutti in Benevento) ANONIMO, Cronaca beneventana dell’anno 1764, in A. DeRienzo, La carestia e l’epidemia del 1764 in Benevento, “Atti della Società Storica del Sannio” a. II, fasc. II, 1924,Benevento, p. 61Il detto mese di Aprile si è portato tutto differente dè sopraddetti, mentre egli è stato piovoso e freddo e perché in tuttoil detto mese è tirato ancor la luna di Marzo per essere stata la Pasqua a 22 di detto, perciò è stato incostante or caldoor freddo, or con sole, ed in mediatamente con acqua, e fra l’altro vi sono stati quantità di venti freddi comemoltissime gelate, acqua e grandeni, a tal motivo i frutti hanno patiyo molto, e fra l’altro le ciregge e le pera.

1770 XI 20 (Pioggia continua, tempesta di vento con temporali, inondazione del Calore in Benevento) DOMINGOGERIG, Farnesiane, busta 1490, Archivio di Stato di Napoli, in A. Zazo, Lo straripamento del fiume Calore inBenevento nel 1740 e nel 1770, in «Samnium» a. XXII, nr.i 3-4, Benevento 1949, pp. 212-213.Per atto di mia dovuta obbligazione, mi do la gloria di partecipare V.E.,come le acque in gran copia cadute nella notte del 20del corr. In cui seguì un orribile temporale di vento e pioggia, sormontando da un lato il ponte del fiume Calore, di questa città,fra l’altro si portarono via tutti i materiali di legname e tavoloni e pietre lavorate che si trovavano a manite e poste vicino il dettofiume per la riattazione del suddetto ponte, che deve farsi a spese del Fisco. Essendosi dal marchese Pedicini, uno dei deputati ditale opera, saputo che il suddetto legname era stato trasportato dalle acque in alcuni territori, non molto lontano da questa città,ne ha ricuperato, e fatti riporre per maggior sicurezza in un magazzeno...

1773 - - (Carestia, dovuta probabilmente ad intemperie idrometeorologiche in Guardia Sanframondi) A. DeBlasio, Rilievi medioevali nella settennale processione di penitenza che si celebra a Guardia Sanframondi, in«Samnium» a. VI nr.i 1-2, Benevento 1933, p. 50.«Il 30 agosto di quell’anno (1773) si stabilì di fare la processione di penitenza, allo scopo di disporre il buontempo e far cessare la carestia».Nota: Questa crisi agro-alimentare è, probabilmente, da ricondurre a una stagione estivo-primaverile molto avversa per ilfreddo intempestivo che interessò l’Italia in quel periodo, e che si può meglio cogliere dalla cronaca lucchese di GIOVANNISTEFANO CONTI, datata 4 luglio 1773: «Sulle nostre campagne si deve essere molto vicini alla congelazione e di fatti si sache nei giorni scorsi è venuta della vera neve (non grandine o nevischio) a S. Pellegrino e contorni alti. Questo è un freddotale per la stagione che è cosa eccessiva» (Comunicazione personale di M. Ratti, 1997).

1778 XI 20 (Inondazione dei torrenti Rivo e Vallone, allagamenti di case, smottamenti a Piedimonte Matese e ad Alifein provincia di Caserta) D.B. Marrocco, Piedimonte Matese: storia e attualità, Ed. A.S.M.V., Piedimonte Matese,1980, p. 176, 177

1788 XII - (Neve abbondante, 31: freddo intenso in Ariano Irpino) GIOVANNI ZERELLA, Quadro statistico sulla forma eproduttività del suolo, in A. Zazo, Ariano Irpino in un “quadro statistico sulla forma e produttività del suolo”, in«Samnium», a. XXXVIII, nn. 1-2, p. 86.In tempo di neve o forti geli, (il termometro di Reaumur) è disceso sino ai 3 gradi sotto allo zero ed anche più. Manell’inverno del 1788, a 31 dicembre, la mattina, trovandoci noi coverti di neve, lo trovai disceso agradi undici sotto lozero. Questo è ilmaggior freddo di Ariano che io ho potuto osservare dacchè faccio uso di termometro e di barometro.

1803 X - (Inondazione del torrente Paterno a Piedimonte Matese in provincia di Caserta) D.B. Marrocco, PiedimonteMatese: storia e attualità, Ed. A.S.M.V., Piedimonte Matese, 1980, p. 147

1808 INV - (Neve abbondante, Febbraio: freddo intenso in Ariano Irpino) GIOVANNI ZERELLA, Quadro statistico sullaforma e produttività del suolo, in A. Zazo, Ariano Irpino in un “quadro statistico sulla forma e produttività del suolo”,in «Samnium», a. XXXVIII, nn. 1-2, p. 86.Non dissimile dal 1788 fu l’inverno del 1808 in cui fummo egualmente coverti di neve e il freddo fu intensoassai nel mese di febbraio, tanto che nel dì 18 quanto nel dì 27, e nelle ore della mattina, trovai disceso ilmercurio (termometro di Reaumur) a gradi 7.

1808 VII 24 (Allagamenti ripariali lungo il corso del fiume Calore presso Solopaca nella valle Telesina) DIARIO DEIROMANELLI, Archivio privato di Cosimo Formichella di Solopaca, in V. Mazzacca, Fiumi. Le piene nel Sannio,fauna ittica, pesca, inquinamenti, Benevento, A.G.M. 1992, pp. 69-70.<Il 24 luglio, alle ore 10, venne> un accrescimento di fiume in modo che lo stesso intor-bidatosi nella maggior maniera alle ore 15cacciò fuori il lido nel tenimento di Solopaca ...

1808 XII - (Neve e gelo forti in Ariano Irpino) GIOVANNI ZERELLA, Quadro statistico sulla forma e produttività del suolo, inA. Zazo, Ariano Irpino in un “quadro statistico sulla forma e produttività del suolo”, in «Samnium», a. XXXVIII, nn. 1-2, p. 86.Il seguente dicembre di detto anno 1808 fu freddissimo ancora con nevi e geli e nel dì 11 dello stesso mese,ilmercurio (termometro di Reaumur) si trovò disceso la sera a gradi 9.

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1809 XI 20 (Pioggia intensa e continua, slavine di fango, inondazione del fiume Calore presso Solopaca nella valleTelesina) DIARIO DEI ROMANELLI, Archivio privato di Cosimo Formichella di Solopaca, in V. Mazzacca, Fiumi.Le piene nel Sannio, fauna ittica, pesca, inquinamenti, Benevento, A.G.M. 1992, p. 70.A dì 20 novembre 1809 vi fù una gran pioggia tanto continua da principio a circa quattr’ore a mattino e durò sino alleore 4 in circa di notte, di modo che fece una fiumana la più grande che mai si è veduta nei tempi passati, lo stessofiume giunse sino alla masseria di Zotto, si portò la pagliaia degli scafari sita sulla ripa dei sette suddetti fratelli, lelave che calavano dalla montagna per mezzo il paese facevano grande orrore per lo strepito dei sassi che secotrascinavano, il fiume <Calore> ruppe l’arco del ponte fino a che si portò la scafa e funicello dei sette suddetti fratelli,ed allagò tutti i terreni convicini in modo estraordinario e non credibile dai posteri. Si portò circa venti palmi di dettaripa, tutto il confine del fiume non ostante che vi era una massa di rudini.

1811 IX 21 (Nubifragio, masserie allagate, distruzioni di ponti, inondazione del Calore presso Solopaca nella valleTelesina; inondazioni, distruzione di alcuni mulini, strade e ponti in S. Croce del Sannio) DIARIO DEIROMANELLI, Archivio privato di Cosimo Formichella di Solopaca, in V. Mazzacca, Fiumi. Le piene nel Sannio,fauna ittica, pesca, inquinamenti, Benevento, A.G.M. 1992, pp. 70-71; DOMENICANTONIO D’UVA , Perizia tecnicapresentata al Consiglio Comunale di S. Croce, Archivio Comunale di S. Croce del Sannio, cartella: Aggiusti MuliniComunali a causa alluvioni 1811 e 1813A dì 21 settembre 1811 si vidde il nostro fiume (Calore) gonfiare in modo estraordinario per le acque che fatte aveano nelli paesidi sopra, si osservarono in esse bovi, bufale, ed altri animali morti che andavano a galla sulle onde, nel dì seguente si seppe cheun tal tempesta era partita nelle parti di sopra, ma non so il luogo preciso, con moltissima strage di persone annegate, masserieaffogate con perdite di carri, muli, garzoni, ponti rotti, ed altro, che non tutto si è potuto appurare, né in Solopaca fece grandeacqua, ma il tutto sortì verso il levante.

1812 VIII 15 (Tromba d’aria, tempesta di vento con pioggia intensa e grandine in Morcone, grandine anche nelle zonedel Titerno e nell’alta valle del Biferno) p. TITO NEGRI, memoria, in V. Mazzacane, Il fenomeno elettrico diMorcone del 1812, Cerresto Sannita (BN), Tip. Telesina F. R. Biondi 1907, pp. 1-11.Il famoso fenomeno apparve il 15 agosto 1812, presso la siepe di Costanzo Di Nunzio che sovrasta a largo lafontana del Canale ove era radunata una calca di cittadini e avventori per il consueto mercato. Il cielo era buioe nuvoloso. Una nuvola nera, più bassa delle altre, si sospese allo zenit (...). A un tratto si intese uno scrosciospaventevole, uno scoppiettio simile alla scarica di mille pistole. Il torrente elettrico dopo aver descritto unaperpendicolare chinò all’est e volo lungo la siepe dell’orto di cui transe e annerì virgulti, tracciando in seguitolinee irregolarissime ora curve, ora rette, ora obique, ora spirali; per lo più spirali. Dal punto est ripiegò versonord-est, e incontrato un piccolo graggio di capre lo sollevò in aria all’altezza di circa palmi sette e nella lineaorizzontale di passi venti, sino alla casina del canonico Prozzillo, ove lo abbandono alla legge di gravità. Piegòposcia indietro sopra i caprai, e gettò in alto Andrea Fusco e Francesco Mastrantuono (...).Il suolo fu scossotutto, e la superficie rimase come graffiata da un erpice. Nel momento in cui il torrente invadeva questo fondo,scoppiò repentinamente una scarica di gragnuola, grossa quanto un’avellana, prima asciutta, indi mista ad undiluvio di acqua e accompagnata da una tramontana vorticosa, ferocissima. La gragnuola col vento si estesemomentaneamente ad una periferia di otto in dodici miglia geografiche: Ferrazzano, Riccia, Gambatesa, SanLorenzo Maggiore, Cerreto. Appena cessò, il cielo tornò tranquilissimo, e i raggi benefici del sole adornarono icampi, e compensarono l’uomo dei terrorifici mali sofferti. un cipresso. Poscia infuriò sopra un piccolo uliveto.Sbarbico quattro ulivi, diramò un pero ed una ficaia. Invase quindi la vigna di Nicola Calabrese, strozzò le viti,svelse dalla radice dodici grossi ed alti ulivi e li elevò a passi cento.

1813 XI (Inondazioni, distruzione del mulino di Mezzo e del ponte in S. Croce del Sannio) GIUSEPPE D’UVA , Periziatecnica presentata al Consiglio Comunale di S. Croce in data 28 Novembre 1813, Archivio Comunale di S.Croce del Sannio, cartella: Aggiusti Mulini Comunali a causa alluvioni 1811 e 1813.< ... > Il Sig. Intendente di Molise, comunicatagli con sua lettera dei 26 del corrente Mese, 1a divisione n° 5205relativamente alla riattazione dei Molini e del ponte di d.° Comune, patiti cogli alluvioni seguiti in d.° corrente Mese,mi sono conferito sopra luogo, ed avendo esaminato le riattazioni, che debbono necessariamente farsi per rendere dinuovo macinante il molino di Mezzo, ho trovato di essersi interamente rovinato lo scarto di questo Molino, in modoche l’acqua, che prima lo animava, si è dispersa nel vallone al med.° contiguo; percui ho stimato di doversinuovamente farsi d.° scarto, onde rendere l’acqua nel suo corpo verso il sud.° molino; < ... >.

1814 PRI (Inondazione, danni alla filanda Egg a Piedimonte Matese in provincia di Caserta) D.B. Marrocco,Piedimonte Matese: storia e attualità, Ed. A.S.M.V., Piedimonte Matese, 1980, p. 147

1815 AUT - (Inondazione del fiume Calore, distruzione del ponte M. Cristina sul fiume medesimo presso Solopaca) A.Romano, La nostra terra. Storia di Solopaca, Napoli, Laurenziana 1977, p. 160.Dopo un altro vano tentativo nel 1812, si riuscì, nel 1815, a carico della provincia di Terra di Lavoro e delfisco, ad alzare finalmente il secondo pilone in mezzo al fiume, sino all’altezza di 20 palmi, dal pelo delle acque,ma un travolgente alluvione sopraggiunto in quell’autunno, lo distrusse quasi tutto, dalle fondamenta.

18151816

- - (Scarsezza di raccolti dovuta ad intemperie idrometeorologiche, carestia, peste nel Reame di Napoli) P.Colletta, Storia del Reame di Napoli, a cura di A. Bravo, Lib. VIII, Torino, UTET, 1975, p. 712.Nell’anno istesso magrezza di ricolto fu a’ poveri cagion di fame, costando il grano ducati venti al cantaio. (...) Ilmonopolio aggravò la penuria; il Governo non seppe disnodarlo; e le gravi somme che profuse andarono contro isuoi disegni o a vuoto. Durata due anni la fame, sparita al terzo per copiosi ricolti, molto vecchio grano era ancora inserbo; parecchi negozianti fallirono; l’avidità fu punita. Compagne della fame furono le febbri, che, apprese alleprigioni e avventatesi al popolo, divennero mortali e contagiose. La plebe, sempremenata da ignoranza esuperstizioni, credeva quella peste, quel foco, la penuria, la febbre segni di collera divina e castigo a’ peccati delPizzo, sì che al Governo derivava odio, non giusto, ma vero.

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1817 - - (Penuria di grano in Lucito in provincia di Campobasso e in tutto il Regno di Napoli causata probabilmente daintemperie idrometeorologiche, fame per l’intero anno, morte di molte persone a Lucito in provincia di Campobasso) G.Piedimonte, Notizie civili e religiose di Lucito, Campobass, Tip. G. e N. Colitti, o 1899, pp. 94-95In tali circostanze, e con tutti li suddetti ajuti non passava giorni che non morivano più individui di pura fame, cosicchè dalprimo gennaro fino alla nuova raccolta, che qui non la fissò per tutto il giugno, secondo il solito, ma perché la stagione è statafredda e tutte le raccolte sono state tardive, così la fisso per tutto luglio, e in questo frattempo ne sono morti numero 150. Sisperava, che essendo la nuova raccolta avesse dovuto cessare la mortalità, come accadde nell’anno 1764,(...), per cui da primoagosto per tutto il corrente dicembre ne sono morti n. 135, che uniti alli primi fanno 293,... Di questi non può dirsi che tutti sianomorti di fame per la penuria, ma pochissimi di morte naturale, quantunque di questi alcuni siano morti per il miasma di sopraaccennato. Tutta questa deplorabile catastrofe è provenuta dalla scarsezza del grano (scarsezza per altro genere non solo perLucito, ma anche per tutto il Regno e forse per tutta l’Europa) ecc.Nota: Alcuni riferimenti sugli sconcerti climatici di quel periodo si rinvengono nell’Archivio di Stato di Teramo, Intendenzaborbonica, Stato delle Campagne dell’Abruzzo Ultra 1°, pacco 139, f.n.n.: «Il carattere dell’anno non è stato molto favorevolealla vegetazione ed alla vita degli Animali per i frequenti passaggi bruschi da una temperatura ad un’altra»; al pacco 206 f.n.n.si legge, invece: «Le grandini cadute per due anni consecutivi hanno ridotto in gran miseria quasi tutti gli abitanti delContado». (cfr. A. Iampieri, La carestia del 1817 nelle vallate della Vibrata e del Salinello, Masciano Sant’Angelo (TE), Tip.Duemila 1983, p. 14).

1822 VI - (Tempesta fortissima, grandine eccezionale, devastazione di campagne in Castelfranco in Miscano) F. Cirelli, Il Regnodelle due Sicilie descritto e illustrato, Capitanata - fasc. 1, Tip. Pansini, Napoli, p. 28.Si ha rimembranza di una specie di uragano che in giungo 1822 fu foriero di una gragnuola spaventosa, che cò suoi voluminosi projettilisfondò le tettoje di varie case rurali, ferì uomini ed armenti, e fece il maggior male che potè nella campagna.

1822 X - (Temporali con morte di alcune persone, pioggia di cenere in Campania, eruzione del Vesuvio) P. Colletta, Storia delReame di Napoli, to. IV, Capolago, Tip. Elvetica, 1838, p. 250.Alle descritti civili calamità si aggiunsero le naturali: turbini per i quali restarono devastate smisurate terre, ed uomini feriti educcisi; fulmini che in un giorno istesso, ad ore e varii luoghi spensero sei persone; la città del Pizzo (...) restò più ore sottomessadalle onde marine per furioso vento sollevate, tre uomini vi furono morti, la città ingombra di sassi e d’alga; il Vesuvio; da lungotempo innocente; eruttò più volte fiamma ceneri e lava; la maggior volta in ottobre, e benchè coprisse di sé molta terra, fu dannoleggero a confronto dell’altro che derivò dalle piogge di ceneri e lapilli, che, addensate per acqua in dura materia, insterilironovasti e fertili campi.

1835 - - (Nubifragio, frane diffuse e danni alle campagne in Ginestra degli Schiavoni) F. Cirelli, Il Regno delle due Sicilie descritto eillustrato, Capitanata - fasc. 1, Tip. Pansini, Napoli, p. 30.Alla copiosa pioggia annua annunziata dallo scopoio della folgore, succede talvolta la gragnuola sterminatrice delle speranzedegl’infelici agricoltori. Serbasi memoria di una terribile tempesta avvenuta nell’anno 1835, per la quale quasi tutte lecampagne del tenimento rimasero franate, e quasi sterilite dagli effetti dell’orribile uragano.

1836 VI 24 (Nubifragio in S. Bartolomeo in Galdo) V. Del Re, S. Bartolomeo in Galdo, II ed. Tip. Auxiliatrix, Benevento, p. 28.Le piogge sono pittosto abbondanti in tutte le stagioni… Assai frequente è la grandine che colpisce generalmente i vigneti ecompromette seriamente il raccolto del grano… Il 24 giugno 1836 la grandine cadde mista ad una violentissima pioggia su tuttoil territorio, mentre nell’estate del 1844 toccò solo poche contrade e recò lievi danni.

1837 IX 21 (Inondazione del Tammaro, distruzione del ponte sul fiume medesimo, rovina di campagne e di mulini, morte di alcunepersone e animali in Campolattaro) p. GIOSUÈ TEDESCHI, Manoscritto cartaceo, f. 6 r, pubblicato a cura di A. Laudato, Unlibro di memorie, Campolattaro, Centro culturale per lo studio della civiltà contadina nel Sannio, 1989, p. 25.Nel 1836. Fu fatto il ponte di legno sul fiume Tammaro, esso è ben forte per essere ligato con catene di ferro, e forti legni. Nel 1837 fuportato via dall’alluvione di S. Matteo, che portò via anco molti animali, devastati molini, e rovinate campagne; morte molte persone, etrovato un uomo appeso, e inceppato ai rami di una quercia, denudato, e morto, dopo cessata l’alluvione...

1840 IX 15 (Tempesta di vento e pioggia, grandine eccezionale, distruzione di campi e tetti di case con conseguenti allagamenti,alberi defogliati e diramati, morte di uomini e animali a Campolattaro, Pontelandolfo, S. Lupo, Casalduni, GuardiaSanframondi, Solopaca e Campobasso) p. GIOSUÈ TEDESCHI, Manoscritto cartaceo, ff. 10 r. e v., 11 r., pubblicato a curadi A. Laudato, Un libro di memorie, Campolattaro Centro Culturale per lo Studio della Civiltà Contadina nel Sannio 1989,p. 30; D. Perugini, Monografia di Pontelandolfo, Campobasso Stab. Tipografico e Cart. Del Progresso 1878, pp. 77-78,ristampa di Gennaro Ricolo Editore, Benevento 1982.Nell’anno 1840 nel dì 15 settembre di tale anno alle ore 20 succedette una gran tempesta con grandini e vento impetuoso,che devastò vigneti, oliveti, frutta e quanto esisteva con mandare in aria tetti, e rompere vetrate e mandare tutto in ruina.Nel nostro comune <Campolattaro> morirono pecore, capre, polli, ma nel tenimento di Pontelandolfo, e Casaldunimorirono uomini, donne, e fanciulli. La tempesta venne dalla parte di Terra di Lavoro, con danno maggiore da quellecontrade, avendo buttato a terra quesrce, olive, tanto che nella strada consolare s’impedì il passagio alle carrozze, ed inGuardia dove successe più il danno morirono quattordici persone circa. Era orribile vedere un turbine di vento con tuoni,che alzando gran quantità di polvere in aria si oscurò e tutto mostrava lutto e spavento. Trovammo molte quantità di uccellimorti, e nella tenuta nostra ai Toppi soffrimmo molto danno, non esistendo né uva, né ulive anzi tutto appariva come ilmese di gennaio senza fronde gli laberi, e le viti senza pampini. Orribile vista. Le abitazioni sconquassate nei tetti venivanoinondate da gran quantità di acqua, sembrando il diluvio universale, e non si sentiva altro per le abitazioni che pianto, egemito di donne, che piangevano i loro figli, e parenti assenti, e sparsi per la campagna. Nei comuni di S. Lupo, Casaldunie Pontelandolfo morirono otto persone, e questi paesi della nostra provicia di Campobasso furono più subbissati. In Terradi Lavoro poi Guardia fu distrutta nel generale, non che Solipaca. In Guardia morirono cinque o sei persone, e in Solipacadue o tre, ed essendo caduto un tiglio in mezzo della piazza ammazzò una vecchia, che stava sotto le croci ivi apposte.Grandi querceti ed olivi spiantati con danno e perdita grave dei proprietari. Cosa mai sofferta.

1841 I - (Neve abbondante per 10 giorni, forti gelate in Campolattaro) p. GIOSUÈ TEDESCHI, Manoscritto cartaceo, pubblicato acura di A. Laudato, Un libro di memorie, Campolattaro Centro Culturale per lo Studio della Civiltà Contadina nel Sannio1989, p. 50.Nel 1841. Nel di 21 Gennaio fece una gran quantità di neve per 10 giorni e forti geli non ancora verificati, sicchè l’invernofu assai rigido.

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1841 III 17 (Neve abbondante con tempeste nel Sannio) A. Perrella, Effemeride della Provincia di Molise, Isernia, Stab. Tip. F. DeMatteis 1890, p. 184.1841 – Gran copia di neve ed uragani nelle Provincie di Campobasso, Avellino, Capitanata e Potenza. Gravi sono i danni.

1841 IX 25 ? (Pioggia intensa sui monti del Matese, inondazione del Tammaro presso Campolattaro, distruzione divigneti e campi di granturco, morte di uomini in Morcone) p. GIOSUÈ TEDESCHI, Manoscritto cartaceo,pubblicato a cura di A. Laudato, Un libro di memorie, Campolattaro, Centro Culturale per lo Studio dellaCiviltà Contadina nel Sannio 1989, p. 48.Nel dì 25 7bre 1841. Vi fu un diluvio di acque sulle Montagne del Matese, che portò un gonfiamento al nostroTammaro, il quale sboccò nelle campagne contique e recò un danno esorbitante. La piena avanzò 12 palmi al disopra del ponte di legno che lo portò via senza saperne dove avesse depositato gli avvanzi dei legni trasportati.Oltre il danno delle vigni, granoni e delli stessi terreni, vi successero molte morti. In Morcone ne morirono da40 persone circa. Si trovò un povero giovane ligato da cespugli sopra una quercia e un altro nel limo nel nostrotenimento. Un altro si salvò sopra un pioppo. Un nostro paesano si salvò salito sopra un muro del molino diFragneto l’Abate e portato via e diroccato dalla piena, un altro suo compagno molinaro di S. Croce dall’acquecadendo il muro dove si era situato aper salvarsi.

1842 XI - (Tempeste di vento, inondazione, danneggiamenti a fabbriche e ad abitazioni in S. Lorenzello) N. Vigliotti,San Lorenzello e la valle del Titerno. Storia, tradizione, arte, folklore, Napoli, Libreria Editrice Redenzione1968, p. 113 n.Il 1842 fu un anno tempestoso. Ne è documento una lettera dell’Arc. Bartolomeo Fraenza al Sindaco LuigiFusco in data 20.11.1842 « Signor Sindaco, le tempeste, gli aquiloni, ed i venti impetuosi che si levarono neigiorni passati hanno rovinato e infranto le vitrate, sconvolto il tetto e spaccata la tela della soffitta... (Arch.Com.) L’alluvione danneggiò il ponte e diverse abitazioni.

18421843

AUTINV

- (1842-43 Autunno/Inverno: piogge continue, parziale impedimento della semina in Principato Ultra)Intendente di Avellino G. LOTTI, lettera al Ministro degli Interni, in A. Zazo, Calamità e miseria nel PrincipatoUltra nel 1843, «Samnium» aa. XVI-XVIII, 1945, nr.i 3-4, Napoli, p. 204.Per le insolite e continue acque che caddero nel presente anno [1842] al finir della state e durarono nelsuccessivo autunno e nell’inverno, il grano fu seminato tardi e male; ed anche alcuni campi rimasero incolti.Nel mezzo della primavera dell’anno che or volge, il cielo si dispose ad una siccità similmente diuturna, senzache alcuna stilla insino al cader di settembre, avesse ristorata la terra, la quale dopo le recenti piogge ancoranon è sufficientemente temperata. Da tali malignosi cagioni è derivata la scarsezza di tutte le biade, onde già lablebe comincia a sentire il bisogno che nei succedenti mesi diverrà più stringente e si dilaterà agli altri ordinidi persone. Che se magro è stato il ricolto del grano, anche quello del granone, eccetto la poca quantitàcoltivata nei campi irrigui, è venuto meno. Le patate, per difetto di umore, piccolissime; i legumi e meno chescarsi; poche e magagnate le nocciuole, già fonte di ricchezza in queste contrade; e le castagne che sole,ultimamente davano pure qualche poco di speranza, si sono per la più parte perdute.

1843 IX 28 (Tempesta, abbattimento di alberi in Principato Ultra) Intendente di Avellino G. LOTTI, lettera al Ministrodegli Interni, in A. Zazo, Calamità e miseria nel Principato Ultra nel 1843, «Samnium» aa. XVI-XVIII, 1945,nr.i 3-4, Napoli, p. 204.Perocchè la impetuosa bufera del 28 di settembre ha abbattuto immatura la frutta, schiantati i rami e diveltialberi robusti, ed in sì gran numero che in alcune selve pochi e rari ne sono rimasti in piedi e scampati perprodigio a tanta rovina. In mezzo delle quali calamità, lamentabile molto è la condizione degli abitatori dellaprovincia. (...) Non in pochi comuni ma in tutti di questa provincia, la miseria si sente....

1851 XI - (1/20: pioggia intensa e continua, nubifragio, impedimento della semina nel Sannio beneventano e zonelimitrofe; 21: case danneggiate e morte di alcune persone in Pontelandolfo, inondazione del fiume Calore,danni ingenti al ponte Maria Cristina presso Solopaca nella valle Telesina) p. GIOSUÈ TEDESCHI,Manoscritto cartaceo, pubblicato a cura di A. Laudato, Un libro di memorie, Campolattaro, Centro Culturaleper lo Studio della Civiltà Contadina nel Sannio 1989, p. 50.Nel dì 20 - di 9bre 1851 - fu fatto nella nostra chiesa un triduo coll’esposizione del SS. mo per implorare lacalma di un temporale cattivo di circa giorni 20 di continua dirotta pioggia di giorno e notte, che portò variealluvioni alle campagne e impedimento alla semina del grano; e questo fu praticato in Napoli, in Benevento e intutti i paesi convicini. Varii danni s’intesero, tra quali anche in Pontelandolfo cadde una casa di campagna e vimorirono cinque individui; il ponte di ferro in Solopaca rotto dall’inondazione del fiume, etc..

1853/1855

INV - (1853: raccolto scarso nel Regno di Napoli, dovuto alle pessime condizioni climatiche di tre inverni in tuttaeuropa; 1854/1855: epidemia, carestia nel Regno di Napoli) GIORNALE DELLE DUE SICILIE, 1853 N. 148, inA. De Blasio, Guardia Sanframondi - Appunti su Limata, Napoli Tip. Gentile 1961, p. 91.Nel 1853 si ebbe, per lo scarso raccolto e per la penuria di cereali, in tutto il regno una carestia che perduròfino alla fine del 1855. L’ 11 luglio 1853, Ferdinando II fu indotto a proibire l’esportazione all’estero dei grani,delle avene e degli orzi.(...) Altre epidemie, di cui non abbiamo notizie precise, si ebbero nei primi anni del 700e nel 1854, epidemia consecutiva alla carestia del 1854 sopra accennata.Nota: Le calamità che si avvicendarono nel triennio sopraricordato vanno inquadrate in un periodo climaticoeccezionalmente sfavorevole che seguitò ad imperversare in Europa. In particolar modo, secondo la cronaca diFlammarion, all’inverno 1853-54, che fu molto rigido, si aggiunse quello più lungo del 1854-55: «Il gelocominciò in ottobre nell’est della Francia e prolungossi fino al 25 aprile nella medesima regione». Nel quadrodelle temperature più basse osservate in Europa, Torino, il 24 gennaio, segnava -16,5 °C (cfr. C. Flammarion,L’atmosfera..., cit., lib. III, pp. 199-200).

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1857 IX 13 (Tempesta, inondazione del fiume Titerno, campagne e strade devastate, costruzioni abbattute in Faicchio, S.Lorenzello, Cerreto Sannita, Cusano Mutri e Pietraroia; pioggia intensa, inondazione del torrente Resicco,allagamenti di campagne in Pontelandolfo) F. Viti, Dell’azione amministrativa nella calamità dell’alluvione del 13Settembre 1857, Napoli Stamperia e Cartiere del Fibreno 1858, p. 27-29; D. Perugini, Monografia di Pontelandolfo,Campobasso, Stab. Tip. e Cart. Del Progresso 1878, pp. 73-75, ristampa di Gennaro Ricolo Editore, Benevento 1982.Se la tempesta del 13 settembre pricipalmente infuriò su di Piedimonte, di S. Angelo e di Raviscanina non minori idanni produsse ne’ Comuni siti nella parte orientale del Distretto. Le strade rurali di Gioja soffersero in modo dadoversi spendere vistose somme affine di rendere agevole l’accesso nei fondi laterali a tacere delle altre campagnedalle acque sommerse e devastate. Faicchio non ne rimase illeso, ed agl’ immensi danni de’ campi ebbe a deplorarequelli gravissimi dell’antico ponte di Massa, che per tradizione vuolsi avvanzo e monumento della Romana grandezza.Sono nello impegno di rinvenire i fondi per restaurare, e mantenere siffatta opera, mercè un ratizzo tra i Comunicointeressati, non essendo le finanze di Faicchio atte ad una tanta impresa. S. Lorenzello, oltre i gravissimi dannisofferti al molino comunale ebbe a deplorare l’abbattimento del ponte a tre archi sull’imponente Titerno, messoall’estremo dell’abitato. A memoria di uomo niuno ricordava quel torrente sì gonfio che all’impeto delle onde unitosiil valido urto di maestosa quercia svelta dalla forza di quelle, venne quel ponte abbattuto, ed in meno che nol diconelle acque rovesciato, e travolto. (...) Cerreto, Cusano, Civitella e Pietraroja ebbero eziandio a deplorare nonordinarì disastri tra per l’abbondanza delle acque e tra per la violenza dell’istesso Titerno, che quelle campagneserpeggiando maestosamente le domina. Macchine idrauliche interrate, conquassate e sconvolte. Molini quasiabbattuti, terre denudate e degradate in quanto alla coltura. La strada da Cerreto a Cusano per circa mille palmi futotalmente distrutta, di modo che si dovè dare al cammino altra direzione provvisoria, secondo fecesi a proporrel’Ingegnere provinciale sig. Eugenio Scarpati superiormente delegato a percorrere quella campagna.

1868 II 12 (Nubifragio in S. Marco dei Cavoti) Delibera Comunale di S. Marco dei Cavoti, in A. Fuschetto, Fortoresconosciuto, Frosinone, Editrice Abbazia di Casamari 1977, p. 79La Giunta Municipale inviava successivamente una delibera al Sottoprefetto in quanto la fontana «Conca» era statagravemente danneggiata dall’alluvione del 12-2-1868, per la quale era necessaria un’urgente riparazione.

1868 VI 26 (Tempesta e temporali intensi, inondazioni nei paesi di Cantalupo, Boiano in provincia di Campobasso eterritori circostanti, inondazione del fiume Biferno, distruzione di cose e morte di persone lungo le sue zoneripariali) A. Perrella, Effemeride della Provincia di Molise, Campobasso, Stab. Tip. F. De Matteis 1890, p. 404.Grande alluvione con fulmini e grandine né Mandamenti di Cantalupo, di Bojano, e paesi circonvicini. Le Campagnerestano distrutte, diroccano varii molini, e sonvi alcuni morti, travolti dalle acque del fiume Biferno. L’uragano duròdalle 10 antimeridiane alle 4 pomeridiane.Nota: Si tratta di un’estate piuttosto turbolenta in varie regioni d’Italia; dalla cronaca rinvenuta nell’ArchivioParrocchiale della chiesa di S. Cristina di Pontremoli si può, difatti, leggere quanto scrisse don LUIGI MARSILI perl’anno 1868: «Dopo un’estate piovosa, grandi piogge anche in settembre, fino al terribile diluvio di San Matteo (21settembre), quando il fiume portò via il ponte di Nostra Donna...» (cfr. M. Ratti, Meteore e clima nella Pontremolidell’Ottocento, in «Studi Lunigianesi» a. XIX-XX-XXI (Estratto), Villafranca Lunigiana (MC), AssociazioneManfredo Giuliani per le Ricerche Storiche e Etnografiche della Lunigiana, p. 110).

1874 V - (Piogge continue, gelo, caro prezzo di grano e granone, fame in Guardia Sanframondi e paesi vicini) DIONIGI DICESARE, Registro di tutte le notizie necessarie, utili e curiose, non escluse quelle relative alla propria Famiglia, f.n.n.,Archivio Fam. De Cesare, Roma, in G. Giordano, Riti di penitenza e di propiziazione, Benevento, Edizione CentroCulturale Sannita 1981, pp. 114-115Le continuate piogge con geli che in Maggio del 1874 cadevano fecero concepire il triste timore a tutti, perchénocevoli alla ricolta di tutti i prodotti che si manifestava ubertosa. La popolazione mossa da spavento, anche per lacarenza del vivere in cui si trovava, mentre il prezzo del grano era risalito fino a duc. 4,50 il tomolo, e quello delgranone a duc. 3,90 il tomolo, vedendosi perciò il pane di grano a grana otto il rotolo, si determinò di voler ricorrerecon le solite penitenze alla Vergine Assunta in Cielo,... Il giorno otto Giugno ebbe luogo la processione del RioneCroce.... Il giorno nove procedè alla processione il Rione Portella.... Nel giorno 10 procedè alla processione ilRioneFontanella... Il giorno 11 procedè alla processione il Rione Piazza... Il giorno 12 ebbe luogo la processione de’Fratelli delle due Congreche, e nel giorno 13 quella de’ Sacerdoti... Nel giorno 14 si procedè alla processionegenerale con la Vergine che fu fittata per ducati 23,53, ed in detta processione vi accorse moltissima gente de’ limitrofipaesi, e tutti con dirotto pianto chiedevano alla Vergine la grazia della buona ricolta, stante la loro fame.

1875 X 24 (Nubifragio, temporali con grandine, danneggiamenti a fabbriche, morte di qualche persona ad AltavillaIripina in provincia di Avellino) M. Severini, Altavilla Irpina. Monografia storica, Avellino, Tipo-Litografia Pergola1907, pp. 156-157.L’anno 1875 è rimasto memorabile per la grande alluvione, che, il 24 ottobre, funestò il nostro paese. Una pioggiatorrenziale allagò tutto il paese e molte case. Il corso S. Pietro e le altre strade non si vedevano più: tutto l’abitatosembrava ergersi su di un immenso lago torbido e minaccioso. Quando il volume d’acqua poi si fu riversato giù per ipunti più bassi del paese, formando enormi pantani, si videro nelle vie massi di melma e pietre, come nel letto asciuttodi un impetuoso torrente. Rombi sinistri, folgori, gragnuola e pioggia: uno spettacolo nuovo e terrificante, checosternò tutta la popolazione! Il Vellola crebbe tanto, da oltrepassare il livello della srtada presso il ponte del molinoSeverini. I molini del Fisco rimasero sommersi. Un fulmine caduto sul campanile della chiesa madre, trapassandol’organo, andò a colpire e uccise un contadino di Terranova. Meno male che la raccolta era quasi tutta terminata;quindi pochi furono i danni alle campagne.

1878 I, III (Nevicate eccezionali, alberi diramati nella zona del Tammaro) Perugini D., Monografia di Pontelandolfo, Campobasso,Stab. Tipografico e Cart. Del Progresso 1878, pp. 75-76, ristampa di Gennaro Ricolo Editore, Benevento 1982.La quantità strabocchevole poi della neve caduta in gennaio del 1878 superò le precedenti. Atterrò moltissimi alberispecialmente di ulivi, e frutti, e gli altri furono diramati e durò circa quindici giorni: poi cadde altra quantità fino al 25 marzo.

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1878 - - (Inondazione del torrente Vellola ad Altavilla Irpina in provincia di Avellino) M. Severini, Altavilla Irpina.Monografia storica, Avellino, Tipo-Litografia Pergola 1907, p. 157.Un’altra forte alluvione si ebbe nel 1878 e si ricorda che allora le acque si elevarono fino a tre metri di altezzasopra le torri dei molini del Fisco. Però non si ebbero a deplorare vittime umane, né daani rilevanti come nel1875.

1885 XII 1213

(Neve abbondante, comunicazioni interrotte, alcuni danni agli edifici nel Fortore beneventano e in tutto iltratto Appenninico centro-meridionale; alberi danneggiati in Montevergine) ANNUARIO METEOROLOGICOITALIANO, pubbl. a cura del Consiglio Direttivo della Società Meteorologica Italiana, a. I, 1886, Torino, Roma eFirenze, pp. 159-162; REGISTRO METEOROLOGICO GIORNALIERO dell’Osservatorio del Santuario diMontevergine.

1887 XII 15/31

(20: tempeste con temporale e danno alle piante, atterrite o con rami spezzati in S. Bartolomeo in Galdo;21: temporale con pioggia, grandine grossa e neve nei dintorni in Benevento; 22-31: pioggia e nevecontinue e abbondanti in Benevento, Morcone, S. Bartolomeo in G. e S. Agata dei Goti)Rivista Meteorico - Agraria, Ufficio Centrale di Meteorologia e Geodinamica, Roma, a. VIII, pp. 561, 576.Dicembre 2a Decade: S. Bartolomeo in Galdo – Cinque giorni con pioggia (mm 33). Un sol giorno sereno; cicloneSW nella notee del 15, ripetuto con temporale in quella successiva del 20. Il ciclone della notte del 19 al 20 recò moltodanno agli alberi e specialmente agli ulivi atterrandoli o spezzandone i rami; Benevento – Nella notte del 19 al 20tempesta da SW con neve ai monti; in quella del 20 al 21 violentissimo W e temporali con lampi, tuoni, pioggia,grandine grossa e neve alle vicinanze. Diversi danni sono rimarcati. 3a Decade: Benevento – La decade fu moltoavversa alla campagna in causa delle continue pioggie e del vento violento. Lavori agricoli interrotti. Morcone –Cinque giorni con pioggia (mm 169), tre con neve (fusa mm 30). Pioggia, nebbia e cielo coperto per quasi tutta ladecade, eccetto il giorno 21, che fu sereno. I terreni soverchiamente umidi impediscono che i lavori campestriprocedano alacremente. S. Bartolomeo in Galdo – Cinque giorni con pioggia (mm 42), cinque con neve, un sologiorno sereno. Dominò il vento SW, che il 23 fu violento. Nessun lavoro in campagna; tutto è coperto di neve.

1889 IX 6 (1-5: Caligine in Benevento; 6: temporali in continua successione per 8 ore, accompagnati da pioggiaforte, fulmini diffusi e grandine eccezionale devastatrice in Benevento, Buonalbergo, e Campolattaro; inMorcone vi furono vittime causa fulmini) Rivista Meteorico - Agraria, Ufficio Centrale di Meteorologia eGeodinamica, Roma, a. X, p. 403.Settembre 1a Decade: Benevento – In questa decade si sono avuti fenomeni estremamente eccezionali. Dopouna continua caligine della 1a pentade, il 6 si volse a continue scariche elettriche dalle 6 antim. Alle 2,30 pom.I temporali si succedevano senza interruzione l’uno dopo l’altro, arrecando pioggia dirotta, caddero fulminisugli alberi e sui fabbricati. Grandine devastatrice non mai veduta, della grandezza di grossi noci; di formasferica, prismatica ecc. Danni rilevanti. La stessa sorte toccò a Buonalbergo ed a Campolattaro. A Morcone vifurono vittime umane per fulmini ed incendi di varie biche di paglia.

1889 XI 26/28

(Pioggia continua, inondazione dei fiumi con allagamenti delle campagne e danni ai seminati in Benevento e inMorcone) Rivista Meteorico - Agraria, Ufficio Centrale di Meteorologia e Geodinamica, Roma, a. X, p. 531.Novembre 3a Decade: Benevento – Dopo tanti bellissimi giorni, seguirono piovosi il 26-28, i quali produsserostraripamento dei fiumi ed allagamento alle campagne con danno ai seminati; Morcone – La dirotta e copiosa pioggiadel 28 ha recato grave danno alle campagne per lo straripamento dei fiumi e dei torrenti; Avellino – La pioggiatorrenziale (mm 94,6) del mattino del 28 ha danneggiato i seminati in pendio. Neve al monte nella notte del 29.

1890 III 16/21

(Piogge continue, straripamento dei fiumi, impedimento dei lavori campestri in Benevento e in Morcone; frane esospensione dei lavori campestri in Avellino) Rivista Meteorico - Agraria, Ufficio Centrale di Meteorologia eGeodinamica, Roma, a. XI, p. 125.Marzo 2a Decade: Benevento – La pioggia, sebbene non aabia arrecato danno positivo alla campagna tranne qualchestraripamento dei fiumi…; Morcone – Cinque giorni con pioggia (mm 171,7). Il 20 spesso gresile e neve fra i monti.Pel pessimo tempo sono stati sospesi tutti i lavori campestri; Avellino – Piogge continue dal 16 a tutto il 21 […] Lepiogge danneggiarono i terreni che si smuovono e franano in più luoghi.

1890 - - (Novembre 26-30: piogge continue; Dicembre 2: pioggia continua ed intensa, inondazione dei fiumi, danni aiponti e ai seminati in Benevento; allagamenti diffusi nella piana di Morcone) Rivista Meteorico - Agraria, UfficioCentrale di Meteorologia e Geodinamica, Roma, a. XI, p. 541.Novembre 3a Decade: La semina del frumento, non ancora terminata, viene interrotta ancora dalle continue piogge.Dicembre 1a Decade: Benevento – Nel 2 si ebbero 91 mm di acqua in 22 ore di seguito, in causa della qualeavvennero le inondazioni che produssero danni rilevanti ai ponti e ai seminati nella valle del Calore; Morcone –Quattro giorni con pioggia (mm 212). […] Per le continue pioggie si è allagato qualche tratto del piano.

1891 I - (16-22: neve abbondante e continua, freddo straordinario, danni alle campagne e moria del bestiame inBenevento; 22: tempeste di neve nel Tammaro e nel Fortore, danni alla campagne, moria di animali in Morconee qualche vittima a Castelfranco in Miscano) Rivista Meteorico - Agraria, Ufficio Centrale di Meteorologia eGeodinamica, Roma, a. XII, pp. 29, 45.Gennaio 2a Decade: Benevento – Sei giorni con neve (cm 64). Nessun giorno sereno. Forti nevicate il 16 e il 19.L’impetuoso turbine del 17 si rese talmente molesto che faceva soffocare i viandanti. Temperatura fortementeabbassata tanto da far sstupire i vecchi, i quali non ricordano averla una volta registrata nel valle del Calore.Continua la mortalità del bestiame. La campagna soffre. 3a Decade: A castelfranco in Miscano si ebbero due mortisoffocati nella neve; Morcone – In questa decade non si potè fare alcun lavoro nei campi perché coperti da neve. Laneve ghiacciata ha danneggiato molto le ortaglie. Grande mortalità di agnelli per la mancanza di pascolo e ingenerale l’armentizia va male; S. Bartolomeo in Galdo – Un forte ciclone il 22 con neve e vento di N violentissimo.Niuna operazione fu possibile per la molta neve caduta.

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1892 IX 11 (Pioggia abbondante in Benevento; pioggia intensa, inondazione in Cervinara) Rivista Meteorico - Agraria,Ufficio Centrale di Meteorologia e Geodinamica, Roma, a. XIII, p. 413.Settembre 2a Decade: Benevento – Si ebbe pioggia copiosa con qualche temporale l’11 e il 13; Avellino –Pioggia dirotta al pomeriggio dell’11. Alluvione a Cervinara.

1895 I 5/10 (Temporali con piogge abbondanti e grandine, scioglimento delle nevi; 9: temporale, inondazione nellecampagne di Benevento nonché frane e qualche vittima umana; 4/9: temporali, pioggia, grandine e neve inGuardia S., straripamenti del fiume Calore) Rivista Meteorico-Agraria, Ufficio Centrale di Meteorologia eGeodinamica, Roma, a. XVI – n. 1, p. 10.Gennaio 1a Decade: Benevento – Decade eccezionale. Il 1° vi fu pioggia nella notte antecedente; il 2 e 3 brinae gelo, il 4 brina, gelo e nevicata, il 5 temporale con pioggia, massima temperatura al mattino, il 6 temporalecon pioggia e grandine, il 7 temporale con pioggia, l’8 temporale con pioggia e grandine, la notte dell’8 al 9varii temporali con pioggia dirotta e grandine. Nella medesima notte vi fu grane inondazione nell’agro diBenevento per effetto delle nevi sciolte nonché delle franature, con qualche vittima umana; GuardiaSanframondi – Il 4-10 pioggia (mm 153,5). Il 5-7, 9 e 10 neve; in media cm 40; il 5, 6 e 8 temporali congrandine…Il fiume Calore, stante le acue copiose, ha straripato senza fare però molti danni; la piena è giuntaalla stazione di Telese.

1895 XII - (13, 14, 16, 17, 19 e 20: pioggia intensa in Benevento; 19: temporali, allagamenti nelle pianure, danni aiseminati nella media Valle del Calore beneventano; piogge abbondanti in Guardia S., in Morcone e inAvellino) Rivista Meteorico-Agraria, Ufficio Centrale di Meteorologia e Geodinamica, Roma, a. XVI – n. 35,pp. 417-418.Dicembre 2a Decade: Benevento – Pioggia minuta l’11, 12, 16 e 20, forte il 13, 14, 16, 17, 19 e 20. Temporalicon grandine il 13 e il 19. In quest’ultimo alla notte vi fu allagamento nei piani con danno ai seminati.

1896 VII 14 (Temporali con grandine, nubifragi in Morcone) Rivista Meteorico-Agraria, Ufficio Centrale di Meteorologiae Geodinamica, Roma, a. XVII – n. 20, p. 239.Luglio 2a Decade: Morcone – La pioggia ha giovato alla campagna; però in alcuni locali ha cagionato varidanni per le alluvioni prodotte. La grandine del giorno 14 ha prodotto danno specialmente alla vite quantunquesia stata parziale. Si miete il grano.

1896 XI 1518

(Temporali, pioggia torrenziale con allagamenti in Buonalbergo) Rivista Meteorico-Agraria, UfficioCentrale di Meteorologia e Geodinamica, Roma, a. XVII – n. 29, p. 347.Ottobre 2a Decade: Buonalbergo – Temperatura minima 7,1; massima 15,3. Cinque giorni con pioggia (mm55,5). Un sol giorno sereno, cinque coperti e tre misti, con vento dominante W sentito. Il 15 e 18 temporali conpioggie torrenziali e allagamenti. (…).

1897 I 22/24

(Tempesta di vento e pioggia, temporali, straripamenti dei fiumi nella media Valle del Calorebeneventano; piogge continue e abbondanti, frane in S. Agata dei Goti; abbondanti piogge in Morcone)Rivista Meteorico-Agraria, Ufficio Centrale di Meteorologia e Geodinamica, Roma, a. XVIII – n. 3, pp. 34-35.Gennaio 3a Decade: Benevento – Decade quasi sempre coperta e piovosa, nessun giorno sereno. Il 25 e 30 vi fuuna piccola nevicata; vento sentito e forte del terzo e quarto quadrante; nebbia il 21; il 22-24 furono tempestosicon alluvione e straripamento dei fiumi. Si sono sospesi i lavori campestri stante le continue piogge; Morcone –Cinque giorni con pioggia (mm 165). Si desidera il freddo asciutto. I seminati soffrono per la soverchiaumidità; i prati quantunque rigogliosi vengono danneggiati per le frequenti piogge; S. Agata dei Goti – Seigiorni misti, e cinque coperti; neve sui monti il 24-25 ed il 28-31; neve in città, la mattina del 26 (cm 1).Temporali il 22, 23, 25 e 31; grandine mista a pioggia la sera del 23. Continuansi a potare le viti e a vangare iterreni. Le continue ed abbondanti piogge sono cause di molte frane.

1899 V - (19: temporali con grandine e nubifragi in Benevento; 19/20: piogge intense, danni alle campagne; 20:nubifragio in Buonalbergo) Rivista Meteorico-Agraria, Ufficio Centrale di Meteorologia e Geodinamica,Roma, a. XX – n. 14, p. 277.Maggio 2a Decade: Benevento – Cielo misto in tutta la decade. Pioggia leggiera il 19 e 20. Nebbia il 13, 14 e17. Temporale con grandine ed alluvione a pochi chilometri dalla stazione il 19. Si teme un raccoltoscarsissimo poiché, ove la nebbia, ove la grandine e vento forte, il frumento ha molto sofferto; Buonalbergo –La campagna, promettente in certo modo, è stata in maggior parte devastata dalle pioggie alluvionali del 19 e20, le quali hanno in alcune località rovinato tutto. Il frumento ha già messo la spiga; il maiz seminato è statointeramente distrutto, tanto che lo si deve nuovamente piantare. Si raccolgono le fave, che sono scarse. La vitepromettente, è stata pure danneggiata dal nubifragio del 20.

1899 X 7/8 (Nubifragio, inondazione del vallone Riofreddo e di altri torrenti, sconvolgimento di campagne edanneggiamenti a ponti, case e mulini in S. Croce del Sannio, disastri anche in provincia di Salerno;pioggia continua, straripamento dei fiumi, allagamento dei campi, danno al bestiame, qualche vittimaumana nella media Valle del Calore beneventano; pioggia intensa, allagamenti in Morcone; nubifragio,danni in Sepino) Memoria del p. ANGELO CAPOZZELLI, in Archivio Parrocchiale di S. Croce del Sannio, f.unico s. n.; Rivista Meteorico-Agraria, Ufficio Centrale di Meteorologia e Geodinamica, Roma, a. XX – n. 28,pp. 562-564.Disastri immensi prodotti dall’orribile alluvione del 7 ottobre 1899 alle ore 11 ½ di notte vigilia di S.Sebastiano M. non si ricorda mai ne si può descrivere il terribile disastro verificato nella Provincia di Salerno eper queste contrade che cambiarono l’aspetto per la rovina prodotta nella campagna, torrenti, ponti e d’alberi,molini e case rurali. Faceva orrore e raccapriccio. D’ognuno che fu spettatore per tanti disastri mai non visti.Un’ira di Dio manifestata nei suoi elementi indice del maledetto peccato specie della bestemmia e lavori difesta; ignoro ancora le calamità che non finiranno finchè non cessa il maledetto peccato. A voi millantati spiritifatti innanzi alla divina Onnipotenza.

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1899 XII - (12/13: piogge intense e continue, straripamento dei fiumi in Benevento; 12, 13/17: pioggie abbondanti econtinue in S. Agata dei Goti; piogge abbondanti in Avellino e in Campobasso) Rivista Meteorico-Agraria,Ufficio Centrale di Meteorologia e Geodinamica, Roma, a. XX – n. 35, pp. 703-705.Dicembre 2a Decade: Benevento – Piovosi i giorni 12-15 e 20; nebbioso il 18; misti gli altri. SW forte nelpomeriggio e sera del 12 e 15; nel resto della decade dominarono venti deboli e debolissimi del terzoquadrante. Il 13 straripamento de’ fiumi e minima temperatura alla sera. I lavori campestri sono interrotti,causa le continue pioggie; S. Agata dei Goti – Pioggia i giorni 12-17 e 20 (mm 165,8). Coperti 5, misti 5, brinal’11 e il 18. Neve ai monti il 12 e 17. Ghiaccio l’11. Temporali in varie ore del giorno il 12.

1900 I - (28: temporale con grandine; 29/31: pioggia abbondante, straripamento dei fiumi con inondazione dellecampagne in Benevento; pioggia abbondante, frane in Ariano Irpino; precipitazioni abbondanti, franediffuse, torrenti in piena in Zungoli) Rivista Meteorico-Agraria, Ufficio Centrale di Meteorologia eGeodinamica, Roma, a. XXI – n. 3, pp. 55-57.Gennaio 3a Decade: Benevento – Piovosi i giorni 25, 28-31; interamente coperti il 21 e 28-31; misti gli altri.Dominò il vento del primo quadrante, che fu forte il 22 e 27. Il 28 nevicata sui monti vicini; temporale con SWfortissimo ed alle 15,15 grandine. Il 30 vi fu minima temperatura alla sera. Causa le abbondanti pioggie vi èstato straripamento dei fiumi con inondazione delle campagne. Tutti lavori agricoli sono stati sospesi; ArianoIrpino – Giorni con pioggia sei (mm 145,8). A causa delle nevi e della pioggia cadute nelle decade, sonoavvenuti molti franamenti di terreno; Zungoli – Giorni con pioggia sei (mm 102,1). Frane per ogni dove,torrenti impraticabili.

1903 INV - (Bufere di neve per circa sette giorni, blocco delle strade in Sassinoro) D. Iamiceli, Sassinoro di ieri di oggi,Kissimmee (Fl.), Tip. Osceola Press 1996, pp. 79-80Le bufere di neve cadono una volta ogni 10 o 15 anni, non portano danni e non durano a lungo. Le più lunghesi ricordano che durarono circa sette giorni e si ebbero nel 1903 e l’altra il 24 febbraio 1956. L’accumulazionedi neve che si ebbe il 24 febbraio del 1956 non superò quella caduta nel 1903. Gli anziani mi raccontavano chela neve caduta in quell’anno era così alta tanto che in alcuni punti del paese non avendo dove porla, scavarononella neve piccole gallerie per poter stare in comunicazione con i relativi ed amici. In più, si ricorda che lastrada rotabile restò chius per un paio di settimane.

1904 VII - (Inondazione del fiume Titerno, danneggiamenti al mulino sito lungo il suo corso in S. Lorenzello) N.Vigliotti, San Lorenzello e la valle del Titerno. Storia, tradizione, arte, folklore, Napoli, Libreria EditriceRedenzione 1968, p. 114.Il mulino fu semidistrutto dall’alluvione del luglio 1904 e di nuovo ricostruito.

1905 II - (23/28: neve sulle colline intorno Benevento; 24/25: neve in Benevento; 26: pioggia mista a grandine,nubifragio, qualche frana in Benevento; nevi e piogge abbondanti in Montefalcone Valfortore; pioggeabbondanti in Avellino; piena notevole del fiume Tappino nel Fortore molisano; neve abbondante inCampobasso) Rivista Meteorico-Agraria, Ufficio Centrale di Meteorologia e Geodinamica, Roma, a. XXVI –n. 6, pp. 129-132.Febbraio 3a Decade: Benevento – Cielo coperto e piovoso dal 21 al 28. Vento forte del primo quadrante il 21,22 e 26-28; del terzo quadrante il 24 e 25. Nevicata sulle colline il 23 e 28; sulla stazione il 24 e 25. Grandinemista a pioggia il 26. Nessun lavoro si è potuto eseguire in questa decade a motivo delle piogge. Esse hannocausato alluvioni e qualche frana; Montefalcone Val Fortore – Con pioggia il 21-25, 27 e 28 (mm144,9). Ventiprovenienti da SW tutti i giorni. Temporali il 22 e 24. Nebbia il 25-28. Decade di cui non si è mai vista l’uguale;copiosa di pioggia, neve, grandine e temporali, sicchè nessunlavoro di campagna si potè eseguire; Gambatesa –Giorni con pioggia sei (mm 76). Vento di SW il 25, 26 e 28. (…) Il fiume Toppino s’è ingrossato più d’ogni altravolta per le continue piogge e nevi cadute.

1915 I 2 (Inondazione del fiume Volturno e del Fosso Torano nella piana alifana) Progeto AVI 1998 - Catalogo delleInformazioni sulle Località Italiane Colpite da Frane e Inondazioni (a cura di Cardinali M., Cipolla F., Guzzetti F., LolliO., Pagliacci S., Reichenbach P., Sebastiani C. & Tonelli G.), Vol. II, CNR – GNDCI n. 1799, pp. 37-40

1929 II 1314

(Tempeste di neve nel beneventano, comunicazioni interrotte sulle zone appenniniche e preappenniniche delSannio) E. Guerrieri, Il freddo straordinario dell’inverno 1928-29, “Riv. Fis., Mat. e Sci. Nat.”, S. II, a. IV, f. 6-7,Napoli 1930, pp. 14-19

1935 III 1 (Inondazione in S. Martino Valle Caudina; frana in Apollosa; inondazione del Volturno a Cancello,Castelvolturno e Grazzanise) G. Benevento, Le aree storicamente alluvionate, in Valutazione delle piene inCampania (a cura di F. Rossi & P. Villani), CNR – GNDCI, Salerno, 1996, pp. 60-74; Progeto AVI 1998 - Catalogodelle Informazioni sulle Località Italiane Colpite da Frane e Inondazioni (a cura di Cardinali M., Cipolla F., Guzzetti F.,Lolli O., Pagliacci S., Reichenbach P., Sebastiani C. & Tonelli G.), Vol. II, CNR – GNDCI n. 1799, pp. 37-40

1938 II - (Pioggia continua, scioglimento delle nevi sui monti, inondazione del fiume Calore in Apice e in Benevento;inondazione del fiume Sabato, danni alle campagne e morti in Benevento; frana in Benevento eRoccabascerana) N. Doretti, L’Osservatorio Meteorologico di Benevento nel suo Ottantennio, in «Samnium» a.XXIII, 1950, nr. 1, Benevento, p. 37. Progeto AVI 1998 - Catalogo delle Informazioni sulle Località Italiane Colpite daFrane e Inondazioni (a cura di Cardinali M., Cipolla F., Guzzetti F., Lolli O., Pagliacci S., Reichenbach P., SebastianiC. & Tonelli G.), Vol. II, CNR – GNDCI n. 1799, pp. 37-40.Non si chiede molto quindi se il nostro Osservatorio Meteorologico si attrezzi pure di una radio ricevente etrasmittente per una più vasta azione regionale. Si dovrà studiare l’andamento pluviometrico in relazioneall’ingrossamento delle acque dei fiumi Calore e Sabato; ed ugualmente studiare l’altezza della caduta delle nevi inBenevento e zone circostanti che alimentano i detti fiumi con l’immediato quasi, dissolvimento per effetto della pioggialieve ed ininterrotta come avvenne nel febbraio del 1938 che ugualmente portò il lutto in alcune famiglie di Pantano.

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1949 X 2 (Violenti temporali, inondazione del Calore, allagate molte campagne e la parte bassa della città diBenevento, moria di animali domestici e di alcune persone) A. Aulita, Ore tragiche dell’alluvione diBenevento, Benevento, Pro Figli degli Alluvionati del Sannio Assisititi dal Patronato Scolastico di Beneventos.d., pp. 1-15.Piove, piove con insistenza da qualche giorno: è una pioggia irregolare, opprimente, che mette nell’animo un sensopresago di malinconia. Ogni tanto nel cielo in sinistro bagliore della folgore si avvista e illumina di un colorerossiccio uomini e cose, mentre paurosi boati par che scuotino la terra. La vita sembra avere un arresto. <...> E’ lanotte del 1° ottobre <…> Le pioggie torrenziali di questi giorni hanno ingrossato i fiumi della regione, il cui massimoesponente è il Calore che bagna principalmente la nostra Città. <...> Il fiume Sabato ha assunto proporzionispaventose: una immenza pianura di acque minacciose si osserva con raccapriccio; è una visione indescrvibile; gliarchi del ponte S. Maria degli Angeli sono letteralmente coperti e la corrente impetuosa preme su tutta la muratura,imprimendo ad essa un ben percettibile tremore... <...> L’acqua ancora aumenta. Dall’altro lato della città, versola zona industriale, la tragedia si è svolta fulminea. L’acqua ha superato ogni limite prevedibile: ha copertototalmente il letto, ha superato gli argini e furiosamente si riversa in tutta la parte bassa della città. <...> Alberi,masserizie, merci macchinari, autocarri, massi grandissimi di pietrame, legnami, bestiame, e quanto la fantasia dellettore può immaginare vi è trasportato dalla corrente impetuosa, la cui velocità è stata -da esperti- calcolata allaspaventosa media di circa ottanta chilometro orari.

1951 X 25 (Inondazione in Ponte e S. Agata dè Goti; 27: frana in Apollosa) Progeto AVI 1998 - Catalogo delleInformazioni sulle Località Italiane Colpite da Frane e Inondazioni (a cura di Cardinali M., Cipolla F., GuzzettiF., Lolli O., Pagliacci S., Reichenbach P., Sebastiani C. & Tonelli G.), Vol I (pp. 91-95), Vol. II (pp. 37-40)CNR – GNDCI n. 1799,.

1952 XII 15 (Inondazione in Benevento, Apice e S. Giorgio La Molara; inondazione del fiume Sabato in Avellino)Progeto AVI 1998 - Catalogo delle Informazioni sulle Località Italiane Colpite da Frane e Inondazioni (a cura diCardinali M., Cipolla F., Guzzetti F., Lolli O., Pagliacci S., Reichenbach P., Sebastiani C. & Tonelli G.), Vol. II,CNR – GNDCI n. 1799, pp. 37-40

1955 IX 1 (Inondazione del fiume Calore in Benevento, Frasso Telesino, S. Giorgio del S., S. Martino S., S. NicolaManfredi e Telese Terme) Progeto AVI 1998 - Catalogo delle Informazioni sulle Località Italiane Colpite daFrane e Inondazioni (a cura di Cardinali M., Cipolla F., Guzzetti F., Lolli O., Pagliacci S., Reichenbach P.,Sebastiani C. & Tonelli G.), Vol. II, CNR – GNDCI n. 1799, pp. 37-40

1955 X - (24: inondazione dei fiumi Calore e Sabato in Benevento; 31: inondazione in Melizzano, Solopaca e TeleseTerme) Progeto AVI 1998 - Catalogo delle Informazioni sulle Località Italiane Colpite da Frane e Inondazioni(a cura di Cardinali M., Cipolla F., Guzzetti F., Lolli O., Pagliacci S., Reichenbach P., Sebastiani C. & Tonelli G.),Vol. II, CNR – GNDCI n. 1799, pp. 37-40

1956 III-IV - (Neve abbondante, periodo d’innevamento di 40 giorni, collegamenti viari interrotti, danni all’agricolturanel Sannio) N. Diodato, Paesaggi d’inverno. Aspetti naturalistici e climatologici delle nevicate sulla Campaniainterna, Benevento, Edizioni «La Provincia Sannita» 1997, pp. 46-47; Pasquale Cristofaro, Lettera del Sindacodi S. Croce al Prefetto di Benevento, in Archivio Comunale di S. Croce del Sannio, Cartella cat. X, Opere Pubbliche,a. 1956

1956 XI 21 (Straripamenti dei fiumi in Benevento, Airola, Arpaia, Montesarchio e Foiano Val Fortore) Progeto AVI 1998 -Catalogo delle Informazioni sulle Località Italiane Colpite da Frane e Inondazioni (a cura di Cardinali M., Cipolla F.,Guzzetti F., Lolli O., Pagliacci S., Reichenbach P., Sebastiani C. & Tonelli G.), Vol. II, CNR – GNDCI n. 1799, pp. 37-40

1957 I 14 (Straripamenti dei fiumi in Benevento, Castelvetere V.F., Moiano, Montefalcone Val Fortore e S. Bartolomeo inGaldo) Progeto AVI 1998 - Catalogo delle Informazioni sulle Località Italiane Colpite da Frane e Inondazioni (a cura diCardinali M., Cipolla F., Guzzetti F., Lolli O., Pagliacci S., Reichenbach P., Sebastiani C. & Tonelli G.), Vol. II, CNR –GNDCI n. 1799, pp. 37-40

1961 X 1819

(Nubifragio su tutta la provincia di Benevento, inondazione dell’intero tratto del fiume Sabato, allagamenti di stabiliin Benevento; frana lungo la linea ferroviaria BN-NA; piogge straordinarie in provincia di Avellino) G. Benevento,Le aree storicamente alluvionate, in Rossi F. & Villani P. (a cura di), Valutazione delle piene in Campania, CNR – GNDCIUnità Operativa 1.9 del Dipartimento di Ingegneria Civile, Università di Salerno, Salerno, 1994, pp. 60-74

1962 XII 12 (Inondazione in Benevento, Foiano Val Fortore, Puglianello) Progeto AVI 1998 - Catalogo delle Informazioni sulleLocalità Italiane Colpite da Frane e Inondazioni (a cura di Cardinali M., Cipolla F., Guzzetti F., Lolli O., Pagliacci S.,Reichenbach P., Sebastiani C. & Tonelli G.), Vol. II, CNR – GNDCI n. 1799, pp. 37-40

19621963

INV - (Piogge continue; 1963 Febbraio 22-23: temporale forte, pioggia continua, frana, danneggiamenti a case evegetazione in Cusano Mutri) V. Maturo, La contrada S. Antonino di Cusano Mutri, Napoli, Tip. Laurenziana 1984, pp.12-13.L’inverno 1962-63 fu particolarmente inclemente con piogge torrenziali ed ininterrotte, tali da causare effettidestabilizzanti. Il che fece precipitare una situazione già compromessa. […] Per le medesime cause e nell stesso periododanni notevoli si registrarono, tra l’altro, al sottostante “Colle della Zenghera” di S. Maria e precisamente alla zonacompresa tra il fosso “Don Pietro” e fontana “Gobbi”, dove si dovettero evacuare alcune abitazioni. Il fenomeno toccòl’apice della sua violenza distruttiva la notte del 22-23 febbraio. Durante un temporale torrentizio, la terra prese amuoversi con rilevante velocità, trascinando nella sua corsa quanto si trovava su di essa.(...) Per l’imperseverare dellapioggia solo qualcuno abbandonò la casa! Alle prime luci dell’alba, ancora sotto la pioggia, gli abitanti della contrada siresero conto che le loro proprietà, le loro abitazioni, e quant’altro era ancora in piedi s’erano spostati anche se lamancanza di punti di riferimento impediva la valutazione del fenomeno di scorrimento. […] I boschi e le colture furonosconvolte e rovesciate, in più punti sventrati quasi a dimostrazione delle immane forze in movimento…

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1963 II 18 (Inondazione in Campolattaro e in Pesco Sannita; frana sul M. Taburno, in S. Giorgio La Molara,Montefalcone V. F., Cusano Mutri e Pannarano) Progeto AVI 1998 - Catalogo delle Informazioni sulleLocalità Italiane Colpite da Frane e Inondazioni (a cura di Cardinali M., Cipolla F., Guzzetti F., Lolli O.,Pagliacci S., Reichenbach P., Sebastiani C. & Tonelli G.), Vol. II, CNR – GNDCI n. 1799, pp. 37-40

1966 X 25 (Inondazione in Benevento, nubifragio sui monti del Matese) Progetto AVI 1995 - Rapporto di sintesi per laCampania, a cura di O. Lolli & S. Pagliacci, CNR - Gruppo Nazionale per la Difesa delle CatastrofiIdrogeologiche

1968 XII 1819

(Tempesta di pioggia e vento nel Sannio, piena del Sabato, inondazione del Calore a Benevento) V.Mazzacca, Fiumi, le piene nel Sannio fauna ittica, pesca, inquinamenti, Benevento, A.G.M. 1992, p. 79.<...> un’ondata di maltempo imperversò per oltre quarantotto ore sull’intera provincia sannitica e non solo su di essa. Primapioggia, poi vento impetuoso e infine ancora pioggia insistente. Il 19 dicembre 1968 il Calore e il Sabato erano in pienaeccezionale. Il volume dell’acqua defluita fu superiore a quella del 2 ottobre 1949. Alle ore 18 l’ingente massa di acqua delCalore fu valutata intorno ai 3500 metri cubi al secondo, raggiungendo alle ore sedici l’altezza di sette metri a ponte Valentino ecirca otto metri a Benevento.

1971 XII 1-2 (Inondazione in Amorosi, Morcone, Paolisi) Progeto AVI 1998 - Catalogo delle Informazioni sulle LocalitàItaliane Colpite da Frane e Inondazioni (a cura di Cardinali M., Cipolla F., Guzzetti F., Lolli O., Pagliacci S.,Reichenbach P., Sebastiani C. & Tonelli G.), Vol. II, CNR – GNDCI n. 1799, pp. 37-40

1973 XII 2-7 (Neve abbondante e continua, danneggiamenti a fabbriche, collegamenti viari interrotti nel Sannio) N.Diodato, Paesaggi d’inverno. Aspetti naturalistici e climatologici delle nevicate sulla Campania interna,Benevento, Edizioni «La Provincia Sannita» 1997, p. 47

1980 I 2-10 (Nevicate eccezionali in Benevento e in tutto il medio Adriatico) N. Diodato, Paesaggi d’inverno. Aspettinaturalistici e climatologici delle nevicate sulla Campania interna, Benevento, Edizioni «La Provincia Sannita»1997, p. 47

1981 I 1-17 (Neve abbondante a Benevento, bufere di neve nel Tammaro e nel Fortore, paesi isolati nel Fortore) N.Diodato, Paesaggi d’inverno. Aspetti naturalistici e climatologici delle nevicate sulla Campania interna,Benevento, Edizioni «La Provincia Sannita» 1997, p. 49

1985 I 6-10 (Neve abbondante, seguì freddo polare, congelamenti di fontane e di condotte idrauliche, danni alleproduzioni agricole in tutti i comuni della Provincia di Benevento) N. Diodato, Paesaggi d’inverno. Aspettinaturalistici e climatologici delle nevicate sulla Campania interna, Benevento, Edizioni «La Provincia Sannita»1997, pp. 47-48

1985 XI - (16: nubifragio con grandine in Cerreto Sannita, Cusano Mutri, Faicchio, Pietraroja, Pontelandolfo, S.Lorenzello, S. Lupo, S. Salvatore Telesino; 18: frana in Benevento e in S. Giorgio del Sannio; inondazionedel Sabato in Avellino) Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, n. 235 del 09.10.1986;Progeto AVI 1998 - Catalogo delle Informazioni sulle Località Italiane Colpite da Frane e Inondazioni (a cura diCardinali M., Cipolla F., Guzzetti F., Lolli O., Pagliacci S., Reichenbach P., Sebastiani C. & Tonelli G.), Vol. II,CNR – GNDCI n. 1799, pp. 37-40

1988 V 28 (Nubifragio con grandine, danni alle produzioni agricole e alle strade interpoderali in Torrecuso,Buonalbergo, S. Arcangelo T., Pietrelcina, Paduli e Apice) Archivio del Servizio di Credito Agrario, LeggiSpeciali e Calamità dello S.T.A.P.A. - Centro Provinciale per l’ Informazione e la Consulenza in Agricoltura(Ce.P.I.C.A.) di Benevento

1993 XII 26 (Piogge alluvionali, danni alle produzioni, strutture aziendali e interaziendali, opere di bonifica in tutti icomuni della Provincia di Benevento; inondazione in Benevento, Solopaca, S. Agata dei Goti, Arpaia,Castelfranco in Miscano; frana in cautano e in S. Marco dei Cavoti) Gazzetta Ufficiale della RepubblicaItaliana, n. 178 del 01.08.1994; Progeto AVI 1998 - Catalogo delle Informazioni sulle Località Italiane Colpiteda Frane e Inondazioni (a cura di Cardinali M., Cipolla F., Guzzetti F., Lolli O., Pagliacci S., Reichenbach P.,Sebastiani C. & Tonelli G.), Vol. II, CNR – GNDCI n. 1799, pp. 37-40

1997 I 9-11 (Piogge persistenti ed intense, danni alle strade interpoderali con frane e smotta-menti diffusi presso leinfrastrutture della Provincia di Benevento) Archivio del Servizio di Credito Agrario, Leggi Speciali e Calamitàdello S.T.A.P.A. - Centro Provinciale per l’ Informazione e la Consulenza in Agricoltura (Ce.P.I.C.A.) di Benevento

1997 XI 13 (Forti temporali nel Sannio, nubifragio, inondazione del torrente Serretelle e dei suoi affluenti inBenevento, allagamenti in molte zone del Sannio) L’ Autore.Nella notte tra il 12 e il 13 novembre 1997 una forte ondata di maltempo investì l’intero Sannio. L’intensa pioggiaimperversò, per 4 ore circa, sui territori del beneventano, saturi d’acqua per le frequenti perturbazioni che avevanointeressato la zona precedentemente. Furono inondate le zone ripariali di tutti i torrenti e fiumiciattoli del beneventano.L’Ente Provincia di Benevento, a seguito dell’evento, chiese lo stato di calamità naturale.

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