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1 DIOCESI DI Livorno Bollettino ufficiale n. 2 anno 2009

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DIOCESI DI Livorno Bollettino ufficiale n. 2 anno 2009

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BOLLETTINO DELLA DIOCESI DI LIVORNO N.2 2009 Responsabile: Chiara Domenici

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LE OMELIE

DEL VESCOVO

MONSIGNOR SIMONE GIUSTI

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Mercoledì Santo – 8 aprile 2009

Come viviamo, così insegniamo

Leggiamo nel Sacramentario leonino: “ Degnati, Signore, di infondere nei nostri sensi [il tuo Spirito], perché eleviamo i nostri occhi verso le realtà celesti senza essere prigionieri degli affetti terreni; perché possiamo rivolgere le nostre menti là dove è asceso il Signore senza essere gravati dalle passioni umane; perché non ci allontaniamo dalla comunione con Cristo seguendo le suggestioni del demonio”.1 «Natalis Chrismatis» Tutta la chiesa livornese è rappresentata, raccolta a celebrare nel «Natalis Chrismatis» la Cena del Signore, l'atto costitutivo della Chiesa e del nostro sacerdozio. Non si tratta di una assemblea coreografica, nè ci raduna insieme un vago sentimento sociologico, la suggestione emozionale di un ricordo, e tanto meno la velleità di un gesto pubblicitario di fedeltà. Ben sappiamo che tutto in noi è valido per una autenticità interiore e sacramentale, per un segno indelebile che ci configura al Cristo morto e risuscitato. È Gesù che ci ha scelti e consacrati, Gesù che ci ha convocato quest’oggi nella Chiesa-madre. L'amore di Cristo verso di noi è amore geloso, e una gelosia di amore verso il Signore fa della nostra cattedrale un cenacolo: «Fate questo in memoria di Me». «La nostra gioia di essere preti non riposa sopra una migliore definizione del sacerdozio, ma sopra la confidenza totale che noi mettiamo nel Signore, che ci ha chiamati nella nostra debolezza a partecipare al suo ministero. Noi affermiamo con san Paolo: io so in chi ho riposto la mia fede, ciascuno di noi può ripetere queste parole rivivendo un istante, istanti, un giorno, giorni, anni di tensione spirituale. Ricorda d'essere stato chiamato per nome, d'aver consentito sino a divenire tutto di Cristo nel giorno della sua consacrazione sacerdotale. Siamo di Cristo, apparteniamo a Cristo. A Cristo in Cristo dobbiamo testimoniare la nostra fedeltà. E noi non siamo soli a testimoniarla, vi sono anche i fedeli, è tutto il popolo di Dio, responsabile, corresponsabile del sacerdozio del Signore. «Voi preti, è un laico, Paul Claudel, che parla così, voi preti non siete sacerdoti per noi un solo istante. La vostra preghiera non è un'onda d'incenso che si perde a tutti i venti. Voi siete, voi dovete essere preghiera - voi stessi, voi siete la giuntura e il cimento - voi non siete che una sola cosa con Dio, voi siete una sola cosa con noi,. Voi comandate a Dio, che vi permette di incarnarlo sacramentalmente e di mettersi a nostra disposizione. Noi vi teniamo, voi ci tenete, e tutto tiene in una sola Chiesa. Voi siete l'Ordine per eccellenza nel quale tutto il corpo si organizza. E tutto non fa che una sola offerta consacratoria , tutto non fa che un solo valore e un solo sacrificio, quando voi vestiti d'oro e di lino all'altare vi rivolgete a noi vostri fratelli, - prendendo il popolo oscuro con voi e offrendolo nelle vostre braccia aperte»2. 1 Liber sacramentorum , 9, 5 (PL 55, 38) 2 da «La Messe la-bas»», di Paul Claudel

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Esistono misteriosi legami tra vescovi, presbiteri, fedeli. Ci reggiamo gli uni gli altri. Forse non riflettiamo abbastanza che nel popolo di Dio, che è popolo sacerdotale, vi è un intimo rapporto di solidarietà nel bene e anche nel male. L'infedeltà di servizio di uno si ripercuote nell'altro. È quasi sempre per un prete che Dio suscita un altro prete, e che spesso per la defezione di un sacerdote la Chiesa perde altri sacerdoti. I fedeli hanno bisogno di noi, ma anche noi abbiamo bisogno di fedeli, e tutti, tutti siamo responsabili per una ontologica, anche se graduale per carismi diversi, configurazione al Cristo supremo ed unico sacerdote. Per questo siamo qui con l'impegno di un'esemplarità apostolica che faceva ripetere a Paolo: «Siate imitatori di me, come io lo sono di Cristo»». L'unione con Dio, la conformità a Cristo fa il nostro sacerdozio. Unione e conformità che ha nella Messa la sua ragione di essere e di operare. Quando venga meno questa vitale, personale, sociale presenza e convivenza di noi in Cristo e di Cristo in noi, la spiritualità si dissolve. « Come viviamo così insegniamo » affermava sant'Ambrogio a testimoniare la nostra condizione sacramentale di «segni» che debbono vivere quello che significano, ed attuare quello che per loro mandato insegnano. Ci si rifugia all'esterno, nella misura che si è vuoti interiormente, sacramentalmente. E si vive sacramentalmente solo rivivendo in noi il mistero pasquale, il mistero della passione e della resurrezione. Amore e dolore, ascesi e contemplazione, azione e preghiera sono aspetti inscindibili della vita cristiana e sacerdotale. Non vi è una mistica senza ascesi, come una ascesi senza mistica è incomprensibile. L'uomo vecchio che è in noi deve rinnovarsi nell'imitazione del Cristo sofferente perchè viviamo in novità di vita. Senza partecipare ai dolori del venerdì santo, non possiamo godere la gioia pasquale. Per risorgere bisogna prima morire. È vero che noi siamo figli e testimoni della resurrezione, ma senza dissociare la resurrezione dalla passione che non è fine a se stessa ma strumento di liberazione. Nelle stesse apparizioni il Cristo glorioso reca visibili, verificabili le stigmate della passione: l'apertura del costato, i fori nelle mani e nei piedi. Il «Natalis Chrismatis» ci richiama a questa realtà. Leggiamo nel libro dell'Esodo: «Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore; di generazione in generazione lo celebrerete come un rito perpetuo». Giorno di sangue per l'agnello svenato, segno della liberazione dalla schiavitù dell'Egitto. La profezia si compie: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue»», dirà san Paolo ai Corinti, continuando il rito che aveva ricevuto dal Signore. Segnati dal sangue anche noi per il battesimo, dispensatori del sangue per l'imposizione delle mani, non ci è consentito, senza tradire la nostra missione sacerdotale, disperdere il calice di benedizione. Non è forse morto il Signore per noi? Non sprechiamo i frutti della sua redenzione. Non è forse risorto per sempre il terzo giorno? Non vanifichiamo la sua resurrezione. Non comportiamoci come se Cristo non fosse morto e non fosse risorto. Allontaniamo da noi i fermenti della malizia per divenire azzimi di sincerità. Riconosciamo Dio Padre nostro creatore, il Figlio di Dio nostro redentore, lo Spirito del Padre e del Figlio nostro santificatore. Sembrano verità elementari, ma sono il credo della nostra salvezza. Nella Famiglia Trinitaria ha la Chiesa il suo fondamento. Siamo veramente dimora dei Tre?

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La Trinità è vita, e dell'Amore uno e trino, dell'Amore Incarnato noi dobbiamo essere efficace rivelazione, di un Dio vivo, di un Dio che respira nel nostro respiro, che opera nelle nostre opere. Il Signore che noi adoriamo e serviamo è l'Essere infinito, non astratto e impassibile, è il Dio vi-vente, misericordioso samaritano sulle vie del mondo. Qualcuno nel quale noi siamo felici di ritrovare la nostra rassomiglianza, sicuri di perfezionare all'infinito tutte le nostre esigenze («Siate santi come sono santo lo, ci ripete; siate perfetti come è perfetto il Padre vostro che è nei cieli»»). È un Dio che attende il nostro amore, un consenso mai interrotto e fedele all'alleanza sa-cerdotale ch'Egli ha stabilito con noi. Ci chiama ancora per nome, e chiede come a Simone di Giovanni: "Mi ami tu? “. Non si può ritardare una risposta. Bisogna rispondere ad ogni costo. Amarlo, ricambiarlo d'amore significa consentire a Lui con tutto il nostro essere, parteciparlo «in fractione panis»» a tutti gli uomini nessuno eccettuato; significa donargli tutto il nostro cuore, tutta la nostra intelligenza, tutte le nostre energie; significa amarci gli uni gli altri come Lui ci ha amato. Non gli basta una sola richiesta, più volte (quante volte nel segreto della nostra coscienza freme la sua domanda) ci interroga: "Mi ami tu?”, «Mi ami tu più di costoro?». Non resti chiuso l'orecchio al Creatore, al Redentore Amore fedele che si rende mendicante per un atto di amicizia e di fedeltà. Non meritiamo il rimprovero: «Hanno gli occhi e non vedono, gli orecchi e non ascoltano». «Non potete vegliare un'ora con me?». L'agonia del Cristo, l'agonia della Chiesa è perchè i nostri occhi sono distratti o gravati dal sonno, perchè non viviamo a contatto con Lui nella preghiera, nell'offerta della nostra vita («Non sia fatta la mia, ma la tua volontà), consapevoli che «è terribile cadere tra le mani del Dio vivente» 3, quando il sangue della redenzione dissecca sulla nostra fronte, e diveniamo simili a cisterne screpolate che più non sanno contenere l'acqua della sorgente. Nostra sorgente è il Cristo, l'apertura del suo cuore. La lancia è appena affondata nel costato del Salvatore, che tenebre ricoprono cielo e terra e s'alza il grido del Centurione: «Era veramente Figlio di Dio». Anche noi presso l'altare, come intorno alla Croce sul mistico calvario della Chiesa, a rinnovare le promesse del nostro sacerdozio. Tenebre avvolgono valori umani e divini, la luce della fede. Si richiede da noi che abbiamo familiarità col Verbo della vita, da noi che il Signore ha voluto suoi collaboratori nell'opera della salvezza, di uscire dall'inerzia, dalla mediocrità. Si attende che ogni giorno discendiamo dall'altare testimoni della resurrezione. Il mondo è stanco, disilluso di chi ha le chiavi del regno e non vi entra e spesso impedisce agli altri di entrarvi, di testimoni che non testimoniano, del servizio disamorato di chi è custode ma non fedele dispensatore dei misteri di Dio. Il rinnovo delle promesse e dell'impegno sacerdotale sia per tutti noi l'occasione solenne per ripetere con Pietro: «Signore, tu sai che ti amo, che ti voglio bene». Diciamolo con pienezza d'amore e “si faccia luminosa in noi, Signore, la conoscenza di te, affinché possiamo comprendere l'ampiezza dei tuoi benefici, l'estensione delle tue promesse, la sublimità della tua maestà, e la profondità dei tuoi giudizi “4 Ci soccorra la protezione di Maria, Madre nella passione, primogenita della resurrezione.

+ Simone Giusti, Vescovo di Livorno

3 Ebr. 10, 31 4 S. Francesco d'Assisi

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Giovedì Santo – 9 aprile 2009

Cuore che batte in croce

La Tua presenza viva Tu sei, mio Signore, nella Santa Eucaristia. Sei qui, a un metro da me, in questo tabernacolo! Il Tuo corpo, la Tua anima, la Tua umanità, la Tua divinità, tutto il Tuo essere è qui, nella sua duplice natura. Come sei vicino mio Dio, mio Salvatore, mio Gesù, mio Fratello, mio Sposo, mio Amato! Per i nove mesi che la Santa Vergine ti portò nel suo seno, non eri più vicino a Lei che a me quando vieni sulla mia lingua nella Comunione! Non eri più vicino a Maria e a san Giuseppe nella grotta di Betlemme, nella casa di Nazareth, nella fuga in Egitto, in ogni attimo di quella divina vita di famiglia, di quanto sei vicino a me in questo momento, e così spesso, in questo tabernacolo! Santa Maddalena, seduta ai Tuoi piedi a Betania, non era più vicina a Te di quanto ti sto vicino io ai piedi di quest' altare! Quando eri seduto in mezzo ai Tuoi apostoli, non eri più vicino a loro di quanto sei vicino a me adesso, mio Dio! Quanto sono felice! (..) Dovunque c'è l'Ostia Santa, c'è il Dio vivente, c'è il Tuo Salvatore così realmente come quando viveva e parlava in Galilea e in Giudea, è così realmente com' è adesso in Cielo... Non perdere mai una comunione per colpa tua: una comunione è più della vita, più di tutti i beni del mondo, più dell'intero universo, è Dio stesso, sono io, Gesù. Puoi preferirmi qualcosa ? Puoi, se mi ami anche solo un po', perdere volontariamente la grazia che ti faccio di entrare cosi in te? Amami con tutte le possibilità e tutta la semplicità del tuo cuore. 5(…) L'Eucarestia è il cuore che batte in croce La circolazione e la vita d'amore si diffondono e operano nella Chiesa dalle arterie aperte del cuore di Cristo. L'Eucarestia è il cuore che batte in croce e versa sangue, è il sacramento della nostra vita mistica, sacramento delle nostre relazioni intime con la divinità, sacramento d'amore. Liberato dai chiodi della croce, l'Amore rimane prigioniero delle apparenze del pane: Dio con noi. L'Eucarestia è il compimento di quanto l'uomo desidera nell'ordine del cuore. L'Amante, prima di partire, lascia all'amato un ricordo di sé. L'Amore crocifisso che aveva in sé incoronato tutti gli ideali e le aspirazioni del cuore umano, prendendo ardimento dall'amore, volle nella sua morte sorpassarli. Prenderà un segno, un divino ricordo, dove si è tutto chiuso, e lo introdurrà nelle profondità del nostro essere. L'amore reale è una continua immolazione di sé sull'altare dell'amato. L'Eucarestia è Amore che si immola e si dona, è Amore vittima posseduta e goduta. Chi raccogliesse tutti i sentimenti del cuore umano, e li unisse e li fondesse insième, avrebbe questo sacramento d'amore. L'Amante divino li esaurisce in questo mistero della permanenza eterna con l’amato nella realtà

5 Charles de Foucauld

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di quel corpo che fu amato nel tempo della sua mortalità. La presenza è diversa: fisica nella vita mortale, sacramentale nella vita mistica, ma lo scopo è raggiunto: l'Amore non si allontana più dalla terra. Per l'Eucarestia i fedeli non si amano prima in Cristo e poi costituiscono la Chiesa, ma obbediscono alla legge di questo organismo spirituale, che è legge di amore, formando una sola Chiesa in Cristo. L'Eucarestia stringe insieme e vivifica tutti i fedeli della Chiesa come il cuore unisce e vivifica nel sangue tutte le membra del corpo, suggella cioè e completa l'unione reale del Figlio di Dio con tutti gli uomini, incorporandoli in lui nella maniera più intima e più reale con la partecipazione della sua stessa vita. (..) L'Eucarestia è la seconda creazione che l'Amore rinnova nel suo corpo. L'Amore divino nel farsi servo s'era scelto e formato la sua umanità, cioè un corpo vivente come strumento per compiere il sacrificio richiesto dalla giustizia; lo stesso Amore nel farsi sposo si sceglie e si forma l'umanità credente cioè il corpo mistico per ripetere e applicare il sacrificio richiesto dalla misericordia. Il sacrificio che l'Amore servo aveva una volta cruentemente offerto sul Calvario, l'Amore sposo offre incruentemente nella Chiesa al Padre suo. Il corpo mistico viene così innalzato a tale identità col Cristo da poter offrire di nuovo, per l'eternità, il medesimo sacrificio che Cristo stesso aveva offerto un giorno sul Teschio. Il sacrificio dello sposo diventa sacrificio della sposa, il sacrificio del Cristo fisico, diventa sacrificio del Cristo mistico. Sulla croce Gesù offriva se stesso e con sé l'intera umanità, sull'altare la Chiesa intera si offre con Cristo con quella stessa oblazione che fu la sua e che diviene realmente nostra. L'Eucarestia crea il corpo mistico nella sua unità reale e attuale, è il «Cristo totale» come asserisce Sant'Agostino. Un sacrificio affidato al corpo mistico in partecipazione attiva, non poteva essere che un sacrificio sotto forma nuova, un sacrificio sacramentale. L'Amore l'istituisce nel cenacolo quando offre se stesso ai discepoli nel pane e nel vino. 6 Ogni vita organica ha bisogno per non perire, di un cibo omogeneo. Il corpo mistico, organismo soprannaturale, che è e che vive nel Cristo, aveva bisogno di un cibo soprannaturale, non diverso dal Cristo: «Se non mangiate la carne del Figlio dell'Uomo e non bevete il sangue, non avrete la vita in voi» (Giov. 6, 54). Vita e cibo sono coordinati reciprocamente: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna. La mia carne è veramente cibo e il mio sangue è veramente bevanda» (Giov. 6, 55). La vita, frutto di questo cibo eucaristico, è la vita in Cristo e di Cristo in noi: « Egli rimane in me e io in lui » (Giov. 5,57). L'Eucarestia è dunque fonte di vita e di forza vitale per lo sviluppo in Cristo. Il battesimo stabilisce l'appartenenza al corpo mistico, sacramento dell'incorporazione in Cristo; l'Eucarestia la compie perchè offre ai fedeli tutto quanto il Cristo. Il corpo eucaristico di Cristo si presenta come il solo pane che tutti mangiano e opera in modo che tutti formino un corpo mistico nella comunione dell'unico Cristo. Il pane è fatto dalla moltitudine dei grani che la farina mescola e il fuoco unisce; il vino dalla moltitudine degli acini che il tino raccoglie e la cui fermentazione non ne forma più che una cosa sola. La doppia comunione col corpo mistico di Cristo, prima dei membri con Cristo, poi dei membri fra loro in Cristo, si realizza compiutamente: «Non siamo che un solo pane noi tutti che partecipiamo allo stesso pane e allo stesso calice» (I Co1.10, 17). L'unione più intima che si possa immaginare fra due vite naturalmente separate da abissi,(quella di Dio e quella dell’uomo) che il peccato rese più larghi e profondi, si realizza.

6 Lc. 23, 19; 1Cor. 11, 24-26

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Gesù Cristo si unisce a noi nel modo più reale per darci la forza di divenire figli di Dio . L'Amore incarnandosi prende un corpo individuale, comunicandosi prende la carne di tutti noi e se l'appropria: si fa uomo per noi. La comunione crea una unità incomparabile del corpo col Cristo, unità che, a sua volta, produce unità incomparabile di vita col Cristo. (..) Scrive S. Francesco di Sales:7 "Non è per la grandezza delle nostre azioni che piacciamo a Dio... è l'amore che dà perfezione alle nostre opere. Vi dico ben di più: ecco, una persona che soffre il martirio con un'oncia di amore merita molto, dato che non si potrebbe donare più che la propria vita; ma un'altra persona che non soffrirà che una graffiatura con due once d'amore avrà merito molto maggiore perché sono la carità e l'amore che danno valore alle nostre opere". L’Eucarestia, cuore che batte in croce.

+ Simone Giusti Vescovo di Livorno

7 S. Francesco di Sales in "Trattenimento ultimo"

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Venerdì santo - liturgia della Passione

Li amò sino alla fine

Le parole di Gesù sulla Croce Dio mio...Dio mio .....( Ps 22 ) Padre a te affido il mio Spirito... Dio non risponde. Ma si badi bene il silenzio di Dio non è assenza di Dio perché segno nella Bibbia della presenza di Dio è la nube, sul Calvario il sole si oscurò, la nube sul Calvario, è il segno della presenza di Dio. Gesù rimane in Croce. La sua preghiera non toglie dalla croce ma da la forza di rimanere sulla croce e di sopportare la croce. Gesù in croce non sente niente ma ormai ogni Parola è detta. Il criterio di efficienza di preghiera non è quello che io sento, bensì l'obbedienza alla Parola di Dio che la Chiesa ci annuncia e ci dona Gesù in croce non prega solo per sé. Prega per coloro che lo uccidono, prega per Disma, prega per Maria, prega per Giovanni . La preghiera di Gesù nel suo spogliamento chiama Maria a vivere anche lei la spoliazione . Maria è chiamata a rinunciare al Figlio di Dio per accudire l'uomo. Rinunciare al Signore per il servo. La preghiera di Gesù in croce è la preghiera di colui che sa fidarsi di Dio anche nella notte del dolore, del silenzio di Dio, della tentazione (se sei il Figlio di Dio scendi dalla croce e ti crederemo) e della morte. “Anche a pentirci insegnaci, Dio! È il più difficile evento tra tutti: pensare bene di te veramente e accettare intera la colpa. Non sacrifici, ma amore tu vuoi tale che faccia dell'uomo un'offerta; non un amore che duri un mattino, rugiada appena, che all'alba è già sciolta”.8 La libertà di Cristo e la via Crucis. Perché Gesù di Nazareth dinanzi al rifiuto del suo popolo non ci ha lasciato sparendo su un carro di fuoco come Elia? Poteva farlo ma per l’uomo non ci sarebbe salvezza. La vita dell’uomo sarebbe senza senso in un Universo immensamente grande e totalmente freddo e indifferente a lui. Poteva farlo ma lo avrebbbe lasciato in balia di creature perverse terrene e celesti. L’uomo che già si perde nel tempo di questa vita si perderebbe nell’eternità del tempo. Ma Gesù non è venuto per lasciare le cose come stanno. Non può forzare le coscienze ma provocarle con il suo folle amore, questo sì. L’uomo è creato per amare e l’amore esige la libertà Solo l’amore convince ad amare.

8 David Maria Turoldo

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Solo un amore totale di Cristo poteva convincere ad amarlo e a salvarsi. Solo il rifiuto dell’amore, il peccato conduce oggi e domani all’Inferno. L’Inferno è in definitiva l’esperienza del peccato, è la sua maturazione nella persona del peccatore, la cristallizzazione irreversibile della sua opposizione a Dio, tutto ciò è un inferno ovverro è la totale e dolorosa assenza dell’amore. Gesù non vuole che tu ti perda e ti ama immensamente Amalo. Amore che dai la vita, vivificami e restaura tutto ciò che in me è spento di fronte al tuo amore. Dio, amore che mi hai creato, creami ancora nel tuo amore. Amore che mi hai riscattato: supplisci e riscatta in me tutto ciò che ho perduto del tuo amore per negligenza. Dio che mi hai comprato per te nel sangue del tuo Cristo, santificami nella verità. Dio, amore che mi hai adottato: fammi crescere secondo il tuo cuore. Dio, amore che mi hai scelta per te solo: fa che sia unito interamente a te. Dio, amore che mi hai amato gratuitamente: concedimi di amarti con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze. Dio, amore infinitamente potente, confermami nel tuo amore. Dio, amore infinitamente sapiente, concedimi di amarti nella saggezza. Dio, amore infinitamente caro, donami di vivere solo per te. Dio, amore infinitamente fedele, aiutami in ogni tribolazione. Amore infinitamente buono, agisci in ogni mia azione. Amore infinitamente forte, donami di perseverare in te sino alla fine. Amore infinitamente dolce, non abbandonarmi mai. Nell'ora della morte ricevimi tu, e chiamami.9

+ Simone Giusti Vescovo di Livorno

9 S.Gertrude d'Helfta (XIII secolo)

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Venerdì Santo – 10 aprile 2009

È finita

È finita Quest'ora in cui tutto sembra perduto è l'ora della fede, e di essa sola. La fede è la dolce fidanzata di Dio. Egli la guarda con tenerezza, come la sposa del Cantico, come l'unica prova d'amore che noi possiamo offrirgli. E appunto questa che è venuto a cercare sulla terra. E che temette un giorno, contemplando Gerusalemme, di non ritrovare quando sarebbe tornato. Essa lo attende con uguale pazienza. Veglia in mezzo ai soldati addormentati. Davanti al sepolcro, dove è stato deposto il tuo corpo, Signore. Nulla la turba e nulla la spaventa, Essa si è fatta come alleati tutto ciò che forma l'angoscia o la disperazione degli uomini increduli, la sofferenza, che la rende simile a Te, il tempo, questo viaggio dell' eternità in un universo che non è il suo. Essa ama, il resto che le importa? Per essa, questa tomba stretta e nuova, ove tu riposi, Signore, E l'arca della nuova alleanza, ma non è più la Legge ch'essa contiene, E la Santità, il principio della Chiesa e dei compimenti futuri. Essa sa che il terzo giorno tu risorgerai. Signore, nascosto in questo mondo ancora più profondamente che nel sepolcro. Tu che i nostri peccati crocifiggono. Tu che abbiamo seppellito nei nostri cuori. Spezza in noi la pietra che abbiamo sigillato su di Te. Te lo chiede la nostra povera fede. Nel suo lutto del Venerdì Santo qualcosa in essa già canta a mezza voce. Perché questa notte che l'avvolge non è per essa che l'inizio di un giorno. E il giorno sei Tu. O Cristo!

+ Simone Giusti Vescovo di Livorno

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Pasqua di Resurrezione – 12 aprile 2009

Vinta è la morte

1. Il kerigma di Pasqua È risorto! È questo il grido di Maria Maddalena che provoca l’incredulità degli apostoli riuniti in una nascosta casa di Gerusalemme. È questo il grido che anima i due discepoli che nella notte risalgono con il cuore colmo di gioia, la salita di Gerusalemme. È questo il grido di Pietro, di Giacomo , di Giovanni , dell’incredulo Tommaso quando mette le sue mani nel costato del Signore , nelle ferite del Signore. È questo il grido di Pietro il giorno di Pentecoste. È questo il grido che si diffonde per tutta la Terra: dalle Indie alla Spagna , dalla Gallia all’Etiopia, ovunque si grida un’unica cosa : Gesù di Nazareth, il Cristo è risorto! È questo il grido che anima e origina la nostra fede.

“Quel Gesù che voi avete crocifisso , Dio lo ha risuscitato e noi ne siamo testimoni“10 È questa la prima professione di fede, il primo simbolo, il primo credo che anima la Chiesa Apostolica . È intorno a questa realtà grandiosa che si coagula tutto il messaggio dei Vangeli. È alla luce del mattino di Pasqua che vanno capite tutte le parole e i gesti di Gesù di Nazareth .

“Se Cristo non fosse risorto, vana sarebbe la nostra fede“ 11 Queste parole di S. Paolo ai Corinzi ci danno la centralità della Resurrezione di Cristo nella nostra fede: senza di essa cadrebbe , sarebbe privata del suo intimo e profondo significato. Il cristianesimo da Parola di Vita si ridurrebbe a più o meno utopica filosofia, il Vangelo ad una bella storia ricca di buoni consigli, il singolo cristiano ad uno stoico fuori tempo, Gesù di Nazareth ad uno dei tanti filosofi della storia e probabilmente sarebbe valutato un impostore perché durante tutta la sua vita ha affermato di essere il Figlio di Dio venuto a salvare ogni uomo, signore della vita e della morte. Pietro il testimone oculare afferma: «…Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi avevate ucciso appendendolo alla croce. Dio lo ha innalzato con la sua destra facendolo capo e salvatore, per dare a Israele la grazia della conversione e il perdono dei peccati. E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a coloro che si sottomettono a lui».12 2. Cristo è risorto, anche noi risorgeremo: ma cosa significa ? Alcune domande si pongono Una premessa: dove sta la specificità della vita dell'uomo ? La dimensione materiale l'accomuna al resto degli esseri viventi, La dimensione spirituale la distingue dagli altri mammiferi .

10 ( Att.2,32 ) 11 1 Cor. 12 Atti 5, 30 - 32

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Vinta è la morte: ma cos'è la morte dell'uomo ? Da un punto di vista puramente materiale essa non esiste. E' solo un mutamento biologico ma non un cambiamento sostanziale. La materia si trasforma in nuovi aggregati biologiche ma non muore. Scrive un poeta indiano: “Se volete scorgere lo spirito della morte spalancate il vostro cuore al corpo della vita. Giacché la vita e la morte sono una cosa sola come il fiume e il mare. Che cos'è morire se non stare denudati nel vento e disciogliersi nel sole? E dare l'ultimo respiro che cos'è se non liberare il corpo affinché possa involarsi e spaziare verso Dio? Soltanto quando berrete al fiume del silenzio voi canterete davvero. Quando avrete raggiunto la vetta del monte, allora comincerete a salire. E quando la terra chiederà le vostre ossa, allora danzerete veramente.13” La morte è quindi un evento eminentemente spirituale, relazionale, comunicativo. La morte è un evento naturale e al contempo drammatico per l'uomo. La morte è un evento in se naturale come il nascere. Ma occorre domandarsi perchè se essa è un evento biologicamente naturale viene vissuto dall'uomo come un dramma ? Perché per una nascita si festeggia e per una morte si piange? Chi è dunque l'uomo ? È solo un animale ? È solo una specie particolare di mammifero come il pensiero laico asserisce? Ma gli animali non vivono la morte semplicemente la subiscano. Chi dunque l'uomo ? Mangia ed ama. È materia e spirito. È materia informata dal sentimento o meglio dall’amore . È materialità che vive per l’amore; nell’uomo i valori spirituali sono dominanti sulla materia. Una persona cade in depressione non per una gastrite ma per un grande dolore, ovvero per una sofferenza spirituale. Rinasce grazie all’amore, all’amore di un bimbo, al sorriso di una donna di uomo che ti ama. L’uomo è un essere eminentemente spirituale che vive di valori spirituali siano essi religiosi o ideologici, per essi lotta, piange, gioisce. L’uomo è materia informata dallo Spirito d'amore. Ma Dio è Amore. L'uomo è materia informata dall’amore, da Dio, Vinta è la morte, cosa significa allora ? La materia non muore. L'amore non muore. Lo spirito dell'uomo non muore, non muore nel ricordo delle persone amate, l’amore fra persone amanti continua ad essere al di là del giorno del trapasso . Ma allora cosa muore? Cambia la relazione, non si riesce più a comunicare nelle modalità precedenti. Si avverte una presenza ma non si come comunicare se non nell’intimo silenzio d’amore del cuore. Si comunica nel cuore che continua ad amare. Cristo è risorto La sua materia si è trasformata.

13 Gibran Kahlil Gibran

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Il suo corpo ha i segni della crocifissione ma non più ne l’immobilizzo ne lo sfacelo della morte. È il crocifisso ma ha vinto la morte ed ora egli è e sarà per sempre. Come ha vinto ? Ha vinto essendo amore, soltanto amore. Anche nel momento estremo dell’ingiusto dolore, come nell’iniquo processo, nonché nella scarnificante flagellazione, nell’abbandono degli amici più cari, nel tradimento dei potenti, nello straziante incontro con la mamma, nella trascinata via dolorosa, nella carne trafitta da i chiodi, nella tremenda solitudine delle ore da crocifisso quando il respiro sempre più gli mancava ed ogni fiato era uno strappo nel cuore, sempre è stato amore. “Padre perdonali perché non sanno quello che fanno”. “Disma, oggi sarai con me in paradiso”. Soltanto amore anche verso coloro che lo sbeffeggiavano, “se sei il Messia scendi giù dalla croce”. Sempre amore. Amore che si svela e apre i cuori. La prima professione di fede che riconosce Gesù come il Cristo, come Messia, è infatti sul Golgota, il venerdì santo, quando il centurione, un italiano, grida sconvolto: “Egli era veramente il Figlio di Dio”. 3. L’amore è e non sopporta per sua natura limiti ne temporali ne fisici. “Ti amerò per sempre dice l’innamorato al suo amore”. L’amato ama anche quando la persona che ama è lontana o addirittura non è più. Una mamma ama il suo bimbo sempre e il tempo può lenire il dolore ma non cancellare l’amore. Quanti ottuagenari ho sentito bisbigliare nell’ultimo respiro: ”mamma eccomi”. L’amore è e sarà per sempre perché l’amore è Dio. Al principio di tutto il cosmo non c’è una materia fredda e nemica né un calcolo causistico, perché la materia, è scoperta recente, altro non è che energia, energia, vitale e potentissima. Quale energia conoscete più travolgente dell’amore! Al principio come alla fine c’è soltanto Amore. Alfa e Omega è l’Amore.

+ Simone Giusti Vescovo di Livorno

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S. Giuseppe lavoratore – 1 maggio 2009

Primo maggio: al centro l’uomo

1. S.Giuseppe lavoratore Un grande santo toscano, S. Bernardino da Siena, parlando di S. Giuseppe afferma : “Egli è l'uomo eletto e singolare per mezzo del quale e sotto il quale Cristo fu introdotto nel mondo in modo ordinato e giusto. Se dunque la Chiesa è debitrice alla Vergine Madre, perché fu stimata degna di ricevere Cristo per mezzo di lei, così deve a Giuseppe una speciale riconoscenza e riverenza”. Di questo personaggio così importante nel compiersi della Redenzione non abbiamo discorsi ma molti fatti e atti quotidiani. Abbiamo il suo agire, abbiamo la sua vita quotidiana segnata, come per ogni persona, dal lavoro. Lasciamoci guidare dall’esempio luminoso e semplice, silenzioso e al contempo loquace del falegname di Nazareth. 2. La visione biblica del lavoro Meditando le Sacre Scritture cogliamo il lavoro quale espressione della personalità . Il lavoro è un ambito di crescita della propria umanità. Nostro Signore Gesù Cristo ha lavorato da falegname gran parte della sua vita. Il tempo del lavoro è un tempo della vita. Non è distaccato da essa e da essa non può essere estirpato. Dio Creatore ha voluto che l’uomo provvedesse al proprio sostentamento attraverso il lavoro e la fatica che esso comporta. Gesù Salvatore l’ha riscattato facendone il cespite dell’umanizzazione della vita e dell’uomo stesso. Il tempo del lavoro si intreccia con quello della famiglia, del tempo libero, degli affetti, delle amicizie e con essi si armonizza, arricchendo le persone di conoscenze tecniche, di incontri, di scambio reciproco. Il lavoro costruisce la famiglia, contribuisce all’educazione dei figli, anima la società civile. Il lavoro è fatica, ma è anche fonte di crescita, della propria umanità e di quella degli altri. Per tutte queste ragioni esso è un diritto inalienabile. Ed i problemi che talora scaturiscono dal determinarsi di situazioni critiche coinvolgono di fatto tutta la sfera dell’umano, diventando risolvibili solo se affrontati in una prospettiva integrale della persona. Dietro ogni posto di lavoro non c’è una persona sola, ma molte. C’è dapprima la famiglia di origine (i genitori, i fratelli più piccoli, e magari i nonni), poi la famiglia che vorrebbe nascere e invece è rinviata nel tempo (con i fidanzati in attesa di un po’ di sicurezza per potersi sposare), quindi la famiglia del lavoratore (il cui consorte non sempre a sua volta lavora, i figli reali e quelli rinviati in attesa di condizioni migliori). L’uomo, è l’insegnamento emergente dalle prime pagine della Bibbia, è chiamato attraverso il lavoro a trasformare la realtà che lo circonda, a manipolarla e dominarla attraverso le potenzialità sempre più grandi che la scienza e la tecnica mettono a sua disposizione. Per questo, le ragioni sorgive della dignità del lavoro si devono ricercare in particolare nella dimensione soggettiva: il lavoro è per l’uomo, il lavoro è per l’affermazione della dignità di ogni essere umano. Dimenticare la dimensione soggettiva del lavoro porta inevitabilmente ad una riduzione di tipo materialistico ed economicistico a cui la Chiesa si è contrapposta fin dall'inizio dell'èra industriale. Il lavoratore non è semplicemente la forza lavoro, è persona intera e non può essere

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trattato come mezzo, come merce, che si prende e si lascia a seconda del bisogno immediato. Il lavoro deve cioè essere ricondotto alla dimensione etica, per servire all'incremento della persona e della vita sociale in cui essa è inserita: ciò vuol dire che il primo fondamento del valore del lavoro è l'uomo stesso. Il lavoro è “per l'uomo”, e non l'uomo “per il lavoro”. Se le cose poggiano su questi principi, si perviene alla soluzione dei problemi economici rispettando certo le compatibilità ma onorando nel contempo la priorità della persona e la sua dignità. Se si vogliono risolvere i problemi sociali trascurando il fattore umano ci si illude di guadagnare un assetto stabile, mentre cresce l’instabilità generale e deperiscono le condizioni del futuro. Ovvio che l’equilibrio economico e lo stesso profitto aziendale sono elementi ineliminabili perché un’impresa viva, ma il fattore basilare e in ogni fase irrinunciabile è il lavoro dell’uomo, il rispetto della sua dignità. Non ci possono essere strategie industriali degne di questo tempo e in grado di affrontare il futuro se non si coinvolge in esse il lavoratore, se non lo si considera componente integrante l’azienda. Specie se l’azienda è legata allo Stato, e ha dunque dei doveri di responsabilità e di esemplarità nei confronti della collettività. Il fine non è solo il guadagnare di più, ma il guadagnare proporzionatamente tutti e tutti vivere dignitosamente. 3. La dimensione internazionale dei problemi sociali Ormai le dinamiche del lavoro,− e il caso della raffineria ENI non fa certo eccezione − non possono più essere valutate semplicemente secondo una prospettiva autoreferenziale, quando le implicazioni sono di ordine generale, e si inquadrano in scenari progressivamente più ampi. È il fenomeno della globalizzazione, che negli ultimi decenni ha dispiegato le sue magie, senza tuttavia eliminare del tutto le ambiguità di cui è gravido. La crisi economica internazionale sta infliggendo agli Stati, agli Organismi di controllo internazionale e ai grandi come ai piccoli gruppi economici una lezione che sarebbe ben sciocco a questo punto ignorare. L’uomo non è una variabile qualunque, l’uomo con la concretezza del suo lavoro resta la chiave di volta per un’interpretazione realistica dell’economia come della finanza. Solo una visione morale, che riesca ad impostare i problemi non semplicemente da un punto di vista descrittivo, ma alla luce di valori che sono universali, risulta in grado di aprire una prospettiva di speranza e di giustizia per tutti gli abitanti della terra, a qualunque continente appartengano.

4. IL SENSO DI RESPONSABILITÀ Tutti sono richiamati al senso di responsabilità: moderazione da parte dei lavoratori, cooperazione da parte delle forze politiche, chiarezza da parte delle aziende circa i piani industriali e impegno quindi sui livelli occupazionali. Ed è questo senso di responsabilità che oggi qui – in questa piazza – vogliamo affermare davanti a Dio e davanti al prossimo. Responsabilità! Responsabilità! Responsabilità! È necessario un «codice etico comune», le cui norme non abbiano solo un carattere convenzionale, ma siano radicate questa volta sì nella legge naturale inscritta dal Creatore nella coscienza di ogni persona. (cfr Rm 2,14-15). S. Giuseppe illumini e guidi il lavoro di tutti.

+ Simone Giusti Vescovo di Livorno

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Santa Giulia Martire – 22 maggio 2009

Quando l’amore ad una persona

si fa amore per la verità, ad ogni costo anche a prezzo della propria vita

In questo anno giubilare paolino lasciamoci aiutare da S. Paolo nella comprensione del martirio di S. Giulia. Ci domandiamo : - sino a che punto giunge l’amore per accettare di morire per amore della verità? - sin dove arriva la speranza nella vita eterna per essere disposti a morire? In S. Paolo abbiamo pagine autobiografiche dove egli narra il suo personale martirio a volte fisico a volte incruento ma non per questo meno doloroso e costoso. Noi cattolici italiani non stiamo soffrendo nessun martirio cruento ma ormai viviamo in un contesto culturale sempre più aprioristicamente ostile, alcuni già invocano norme a tutela della minoranza cristiana, noi non vogliamo arrivare a tanto ma esortare, questo si, tutti i cattolici a non essere tiepidi nell’amore alla Verità del Vangelo e a non lasciarsi intimorire da correnti culturali che sovente con la menzogna, costruiscono deliberatamente campagne anticattoliche. Noi cattolici livornesi, amando tutti e non avendo mai, per principio, alcun nemico vogliamo lasciarci guidare da S. Paolo nell’imitazione di S. Giulia donna libera e forte, amante così appassionata da morire per amore. Nei capitoli I-II della Lettera ai Galati, Paolo racconta tre pagine importanti della sua esperienza di vita. La prima si collega alla città di Damasco verso cui stava andando, quando fu investito dall'incontro con la luce della grazia del Signore Gesù e fu trasformato in apostolo. Poi c'è Gerusalemme, il luogo del confronto con gli apostoli della Chiesa madre, per essere confermato nella specifica missione di annunciare il vangelo ai pagani. Quindi viene Antiochia, città dell'incontro/scontro con Pietro, dove emerge il carattere forte e deciso di Paolo, che lascia trasparire tutta la sua passione per la verità e ricerca di coerenza negli atteggiamenti e nello stile di vita. Proprio in forza di quanto Dio gli ha ispirato e della grazia da cui si è sentito circondato, egli dimostra di credere e aderire così tanto al valore della verità da essere disposto a mettersi in gioco totalmente fino a rischiare le relazioni più importanti , è pronto per la verità a lottare contro i compromessi: - «Ad essi (i falsi fratelli intrusi) non cedemmo neppure un istante, affinché la verità del vangelo rimanesse salda in mezzo a voi» (2,5); Le conseguenze della sua presa di posizione sono molto concrete: - perde Barnaba, il primo compagno fedele nei viaggi missionari, il confidente delle gioie apostoliche e delle profonde sofferenze che dimoravano nel cuore di Paolo;

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- prova un senso di fallimento lui che già ha dovuto faticare tanto per farsi accogliere dalla comunità, che guardava alla sua conversione con diffidenza; - vive la solitudine e il dolore, solitudine inevitabile quando si sceglie la libertà di fare verità; - rischia di perdere la stima, l'affetto e la buona reputazione, bisogni tutti importanti, ma che Paolo non ha paura di minare per la verità del vangelo. In tutto questo travaglio interiore, Paolo non molla! Accetta lo smacco, passa dentro al dolore senza mai cedere ad esso, pur di servire fino in fondo la verità del vangelo. È ben consapevole e crede profondamente nel fatto che non si può annunciare qualcosa di diverso rispetto a quello che si fa. Si si e no no. O sei di Cristo o non lo sei. Questa è la nostra coerenza. Questa è la nostra fede. Questa è la scelta coraggiosa che ha fatto Santa Giulia e che le è costata la vita. Ma la coerenza dell’impegno vale per tutti. Credenti e non credenti. Laici e cattolici. E a maggior ragione per chi si occupa del bene comune a cui tutti - comunque - siamo richiamati. E parlo in particolare a coloro che si sono candidati per la guida delle nostre città, della nostra provincia, per ricordare loro che quello che hanno deciso di assumersi è un impegno totale, pieno, e gratuito. Un impegno per il bene comune non per il bene dei propri sostenitori. Motivato solo dalla volontà di dare lavoro e benessere a tutti, equità sociale e vivibilità al nostro territorio. Un impegno costoso per loro e i loro familiari, in ultima analisi, un impegno d’amore! E amare nonostante tutto non è facile, comporta dei sacrifici, non sempre porta la gloria - perlomeno non quella terrena – ma la ricompensa è sicura. La consapevolezza di agire per il bene di tutti è sempre – prima o poi – garanzia di serenità e di pace. I cristiani soprattutto, perché il loro non è solo un agire di uomini, ma di uomini di Cristo, di battezzati, che seguono la verità del Vangelo. Paolo comprende che la lotta per la verità è occasione di partecipazione e condivisione della sofferenza redentrice del Cristo La sofferenza del Cristo era amore per Paolo («vivo la vita nella fede del Figlio di Dio, che mi amò e diede se stesso per me», scrive in 2,20) e ora il battersi di Paolo per la verità esprime la sua risposta d'amore per Cristo e i fratelli. Scrive S. Francesco di Sales in "Trattenimento ultimo" : "Non è per la grandezza delle nostre azioni che piacciamo a Dio... è l'amore che dà perfezione alle nostre opere. Vi dico ben di più: ecco, una persona che soffre il martirio con un'oncia di amore merita molto, dato che non si potrebbe donare più che la propria vita; ma un'altra persona che non soffrirà che una graffiatura con due once d'amore avrà merito molto maggiore perché sono la carità e l'amore che danno valore alle nostre opere" La lotta per la verità è una lotta d'amore, perché sempre trionfi l'amore Anche noi oggi possiamo correre il rischio di lasciarci indurre alla simulazione, possiamo, ad esempio, svendere o sacrificare la verità e i valori di fondo della fede cristiana per vergogna, superficialità, per paura di perdere la stima, per stare alla moda o anche per pigrizia.

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In simili circostanze ci viene in aiuto la verità del vangelo, cioè il confronto con la persona di Gesù e il suo stile di vita. Non si tratta di imitare o seguire un'ideologia, ma è una scelta più profonda che trasforma il nostro essere: si tratta di permettere davvero a Cristo di prendere forma in noi, come Paolo stesso ci suggerisce in Galati 4,19. È l’amore a Cristo a trasformarci in amanti fedeli, è solo il vivere e il gustare la pienezza d’amore a renderci impossibile il rinunziarvi anche a costo della propria vita. Come l’amante non può più vivere senza l’amato così Giulia non poteva rinunziare al suo amore anche a costo della stessa vita perché l’esistenza perso l’amore diventa vuota e senza significato.

+ Simone Giusti

Vescovo di Livorno

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Ss. Pietro e Paolo - 29 giugno 2009 Indizione dell’anno dedicato al sacerdozio

L'identità sacerdotale

1. Al cuore del sacerdozio : l'essere prete come conformazione a Cristo Chi s'appresta a ricevere la sacra Ordinazione si prostra con tutto il corpo e poggia la fronte sul pavimento del tempio, manifestando con ciò la sua completa disponibilità ad intraprendere il ministero che gli viene affidato come Gesù nell’orto degli ulivi quando nella sua passione ha vissuto storicamente il sacrificio salvifico, vissuto con Lui da ciascuno di noi sacramentalmente nel sacrificio eucaristico . La figura del prete deve essere vista partendo dal ruolo che svolge all'interno della celebrazione liturgica. Di tale precedenza ne è prova lo stesso Concilio dal momento che pone le basi dell'aggiornamento ecclesiale partendo dalla Costituzione sulla Liturgia per poi trame delle conseguenze sul piano pastorale. Il Concilio trattando della natura del sacerdozio sottolinea questi aspetti: "la correlatività tra il sacerdozio e il mistero pasquale rinnovato nell'Eucarestia; la sacramentalità del sacerdozio ; la comunione o più ancora la collegialità tra i partecipi del sacerdozio nel corpo vivente della Chiesa. Non si può rinunciare a quella che è la costituzione ontologica del prete, alla sua configurazione a Cristo-Sacerdote. Si tratta quindi di ricomporre, per quanto è possibile, la spiritualità sacerdotale legata all'ambito morale e a quello misterico. Ciò che è specifico della spiritualità sacerdotale è la conformazione a Cristo Sacerdote; questa caratterizzazione ha la sua origine nella consacrazione dello Spirito Santo, Spirito di Cristo e della Chiesa. Non c'è un'altra fonte per la spiritualità sacerdotale che vivere la dimensione cristica; ciò significa sperimentare pienamente l'unione personale con Cristo, attraverso la grazia, in virtù della realtà sacramentale: il mistero pasquale della morte e della resurrezione del Signore determina l'indole e la natura cristocentrica del sacerdozio. L'altare è al centro della vita del sacerdote; il sacerdote non deve esser visto tanto nella linea carismatico-profetica o solo in quella, quanto sotto l'aspetto gerarchico-sacerdotale che si rivela nella celebrazione eucaristica. È nell'azione liturgica che si esprime l'essere del sacerdote in relazione all'assemblea adunata e convocata da Dio-Trinità: "La Trinità è vita, e dell'Amore uno e trino, dell'Amore incarnato noi dobbiamo essere efficace rivelazione, di un Dio vivo, di un Dio che respira il nostro respiro, che opera nelle nostre opere. Il Signore che noi adoriamo e serviamo è l'Essere infinito non astratto e impassibile, è il Dio vivente, misericordioso samaritano sulle vie del mondo". La vita trinitaria si manifesta nella celebrazione eucaristica in cui ci rivolgiamo al Padre nel sacrifico del Figlio, per l’azione dello Spirito. E’ proprio del sacerdote tramite la celebrazione eucaristica edificare la Chiesa, corpo mistico di Cristo! Per far penetrare sempre di più la sua vita dall'Eucarestia, il sacerdote deve dedicarsi alla preghiera perché: "Pregare è ricordarsi continuamente di Dio, renderlo presente in noi, convivere con la Famiglia Trinitaria. Per tutti, ma per il sacerdote in particolare, la preghiera non è astrazione dalla vita ma percezione del senso più profondo per poi agire.

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La vita del sacerdote è vista come espansione della liturgia eucaristica in cui risalta evidente la mediazione per il popolo. Il sacerdote è per vocazione, l'uomo della Parola di Dio e l'uomo per gli altri che cosciente della propria debolezza la offre a Dio, rendendosi conto della grandezza della chiamata e della pochezza del suo essere. 2. La spiritualità sacerdotale si fonda sulla consapevolezza di quel dono sacro ricevuto nel sacramento ed è attuazione della grazia che quello comporta. La vita spirituale del sacerdote è culto rivolto a Dio. Il sacerdote è di fatto chiamato a vivere ed operare secondo quell'amore che le Beatitudini esprimono in maniera incomparabile; un amore che trascende il tempo, che diventa operante in colui che ha una buona coscienza e disponibilità al servizio!. Per un sacerdote l'unico modo per operare fruttuosamente nella Chiesa è quello di iniziare dalla conversione personale. Anche riguardo alla figura del sacerdote si deve cercare di risolvere le antinomie postconciliari: libertà-legge, dialogo-comunità, persona-comunità, chiesa-mondo, corpo mistico di Cristo-popolo di Dio. Ad una riforma auspicata dal Vaticano II nell'aspetto contemplativo, teocentrico e cristocentrico si è sostituito una comprensione del sacerdozio a livello sociale. L'efficacia del sacerdozio va recuperata nel rapporto tra vescovo e preti in una più forte fratemità sacerdotale. Far trasparire la gioia della Resurrezione: è questo in ultima analisi il senso dell'esser prete. La vita sacerdotale è essenzialmente vita di preghiera perché c'è un rapporto profondo tra contemplazione ed azione. Queste due attitudini si collegano strettamente alla solitudine del sacerdote che rivive in sé la solitudine di Cristo nel Getsemani, colmando questo vuoto con la preghiera e la donazione di sé. La realtà trinitaria è l'ancoraggio sicuro per superare il senso di solitudine: "Se riuscissimo a comprendere il valore di una spiritualità che pone la Trinità al centro della propria vita, riusciremmo a superare quella crisi sacerdotale che nasce dalla solitudine"; una presenza divina interiore così come è affermato in Gv. 14,23. L'Incarnazione, d'altra parte, richiede una conformazione all' abbassamento che Cristo compie, incarnandosi; in tal senso è richiesto al sacerdote di rifuggire dalle sicurezze umane o quantomeno di relativizzarle. La fede è la condizione fondamentale dell'essere sacerdote ed assieme alla preghiera è premessa per attuare la vita sacramentale. 3. Attraverso il ministero sacerdotale, la presenza di Cristo non deve essere dimostrata ma mostrata; la vita del sacerdote è infatti finalizzata ad essere segno della presenza di Dio. È Cristo stesso nella preghiera sacerdotale a far capire quale sia il rapporto analogico tra sacerdozio e realtà trinitaria: "Per un cristiano, tanto più per un sacerdote, non è ammessa separazione, opposizione, ma distinzione e distinzione nell'amore. Non è capace di distinzione se non chi vive nell’unità. La fraternità sacerdotale, missione che deve costituirsi come apertura di dialogo e di mediazione tra Dio e gli uomini in una molteplicità di aspetti: “ Non siamo sacerdoti solamente per parlare agli uomini di Dio, ma soprattutto per parlare a Dio degli uomini. Parliamo sempre agli uomini di Dio? E a Dio degli uomini ? Vorrei terminare con alcune parole di San Francesco d’Assisi: "L'uomo dovrebbe tremare, la terra dovrebbe vibrare, il cielo intero dovrebbe commuoversi profondamente, quando il Figlio di Dio si rende presente sugli altari nelle mani del sacerdote".

+ Simone Giusti Vescovo di Livorno

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LETTERE E COMUNICAZIONI

ALLA DIOCESI

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Livorno, 2 aprile 2009

Ai sacerdoti Ai diaconi Alle Comunità Religiose

Carissimi confratelli,

la Pasqua di Risurrezione ci invita ad assumere stili di vita nuova, che possano comunicare la forza e la gioia del Signore Risorto, attraverso la quotidianità.

Credo che un comportamento fondamentale per ogni battezzato sia la solidarietà. La Congregazione per le Chiese Orientali, ci invita pertanto, in questo particolare

tempo di preghiera e di incontro con il Signore, in attesa della Sua Risurrezione, a solidarizzare con i cristiani di Terra Santa.

E’ un gesto che ci aiuta a vivere ancora più intensamente il mistero della Sua Morte e Risurrezione, sostenendo coloro che oggi abitano la Sua terra e aspirano, da lungo tempo, alla pace.

Come sappiamo la pace si costruisce con il contributo di tutti, ecco quindi il senso della “Colletta Pro Terra Sancta” del Venerdì Santo.

Le collette degli ultimi due anni hanno permesso il sostegno a diversi progetti, quali: l’Università di Betlemme, la Facoltà di Scienze Bibliche e di Archeologia di Gerusalemme e altre Scuole Cattoliche di ogni ordine e grado, aperte a studenti di diverse culture e religioni; attività per famiglie e giovani; costruzioni di case per persone indigenti e giovani coppie; oltre ad importanti opere culturali, con interventi in Siria e Libano in occasione del Giubileo Paolino, in particolare a Damasco dove si ricorda la conversione di San Paolo.

Sono questi motivi di gioia per come la solidarietà contribuisce alla pace ed alla convivialità.

Sono certo che l’intero Popolo di Dio è custode della Terra Santa, e responsabile del suo futuro.

È questo il senso con cui vi invito a promuovere, nelle comunità a voi affidate, la “Colletta Pro Terra Sancta” nella giornata del Venerdì Santo.

Possa il Signore, attraverso il ricordo della sua passione, crocifissione e morte donarci la forza della speranza.

La speranza sia sempre il sostengo per credere che la pace, nella Sua terra, è possibile.

Certo della vostra collaborazione e preghiera per la Terra Santa, grazie e Buona Settimana Santa.

Vi benedico,

+ Simone, Vescovo

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Livorno, 7 aprile 2009

Ai Presbiteri Ai Diaconi Alle Comunità Religiose

Carissimi,

in queste ore stiamo vivendo la tragedia del popolo abruzzese colpito duramente dal terremoto. Le notizie che si susseguono, come ben sapete, ci informano della vastità e gravità del fenomeno.

La preghiera e la solidarietà sono gesti e segni della comunità cristiana che sempre deve avere verso l’altro, ed ora siamo fortemente sollecitati a questo.

Vi chiedo di prendere visione dei comunicati della Caritas Italiana e della Presidenza della Cei, di ricordare nella preghiera delle Celebrazioni della Settimana Santa e di Domenica di Pasqua i nostri fratelli e sorelle dell’Abruzzo, oltre ad unirvi alla colletta nazionale di domenica 19 aprile, promuovendo, la stessa, nelle comunità parrocchiali.

Come segno di unità e di comunione, credo che sarà bello poter pregare, tutti insieme, con la stessa preghiera:

affidiamo al Signore le vittime e la popolazione abruzzese provata dal

terremoto, perché nella Sua immensa bontà accolga il dramma di molti, e doni forza a trovare la strada per riprendere il cammino; il mistero di Fede che in questi giorni ri-viviamo possa aiutare i nostri fratelli e sorelle ad accogliere la prova alla quale sono chiamati.

Certo della vostra partecipazione e collaborazione, ringraziandovi, un caro

augurio, unitamente alle vostre comunità parrocchiali, di Santa Pasqua, nella gioia del Risorto che ci invita a vita nuova.

Grazie di cuore per quanto farete.

Vi benedico,

Simone, Vescovo

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Livorno, 8 aprile 2009

Al Popolo di Dio della Chiesa di Livorno

LUNEDI’ 29 GIUGNO ALLE 21.00 IN CATTEDRALE APERTURA DELL’ANNO SACERDOTALE Carissimi, desidero rendervi partecipi, in occasione dell' apertura in Diocesi, dell'Anno

sacerdotale, della lettera, inviata alla nostra Chiesa da parte del Cardinale Giovanni Battista Re, Prefetto della Congregazione per i Vescovi, in risposta alla Relazione sullo stato della Chiesa di Livorno, presentata in occasione della Visita ad Limina dei Vescovi toscani al Santo Padre, nell'aprile 2007.

Auguro che la lettera possa essere occasione di Lode al Signore per quanto, con la Sua grazia, siamo riusciti a fare, e per il lavoro al quale siamo chiamati in futuro, in particolar modo il sentirsi tutti corresponsabili nel favorire le diverse vocazioni, senza timore, certi che il Signore ci dona il Suo Spirito per continuare la trasmissione della fede, nella chiesa e nel mondo, così come le prime comunità cristiane.

Possa la Sua Parola essere il primato per ognuno di noi sul quale orientare le nostre scelte di vita. Grazie per l'impegno di tutti.

Nel ricordo reciproco nella preghiera V i benedico, + Simone, il vostro Vescovo

CONGREGAZIONE PER I VESCOVI

Eccellenza, In risposta alla Relazione quinquennale presentata nella scorsa visita ad limina dal suo Predecessore, l'Ecc.mo Mons. Diego Coletti, desidero far giungere a Vostra Eccellenza e alla diocesi di Livorno la vicinanza e la sollecitudine del Santo Padre. La Relazione è stata di aiuto al Santo Padre e ai Dicasteri della Curia Romana per comprendere la realtà di codesta Chiesa locale. La visita pastorale, l'elaborazione di un piano pastorale, la preparazione del convegno ecclesiale di Verona, sono stati gli eventi che hanno maggiormente caratterizzato il cammino degli ultimi anni. Anche le lettere pastorali hanno accompagnato un rinnovato impegno nella catechesi, nella conoscenza della Sacra Scrittura, nelle celebrazione eucaristica. L'attenzione culturale rivolta alla sulla qualità della vita nella città degli uomini ha visto il coinvolgimento di un gruppo qualificato di laici. C'è stato inoltre lo sforzo di ammodernare alcune importanti opere diocesane: seminario, biblioteca e archivio, servizi ai poveri, amministrazione, costruzione di un nuovo centro parrocchiale in un quartiere periferico molto popoloso. Lo sguardo al cammino compiuto è motivo di sincera gratitudine al Signore e a quanti hanno prestato e continuano a prestare il loro servizio per la crescita del popolo di Dio. Vostra Eccellenza da poco più di un anno ha raccolto questo vissuto ed è chiamato a guidare la diocesi affidataLe con prudenza pastorale, innestando gradualmente spunti nuovi nel già esistente e nelle istituzioni del passato e guardando avanti per affrontare, con fondata speranza, il compito della nuova evangelizzazione. Ciò comporta uno sforzo per riportare l'attenzione missionaria della comunità ecclesiale e di ogni azione pastorale al suo nucleo fondamentale che è Gesù Cristo, centro e cuore dell'evangelizzazione. Non sono delle idee, delle ipotesi, delle invenzioni, per quanto geniali possano essere, che si devono annunciare. Si tratta invece di proporre, con un'appassionata adesione e con grande amore, la persona viva del Signore Gesù, intimamente congiunto alla Chiesa.

I primi a condividere col Vescovo tali persuasioni e la conseguente missione evangelizzatrice della Chiesa sono i sacerdoti. Livorno può generalmente contare su presbiteri fedeli e generosi.

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A fronte però di un'inarrestabile diffusione della mentalità secolarizzata della gente, di un progressivo aumento dell'età e di nuove fatiche pastorali, talora non mancano segni di stanchezza, di sfiducia e di isolamento. Incoraggio, pertanto, ogni sforzo per far sentire a ciascun presbitero e diacono la presenza paterna del Pastore, attento e sensibile alle loro necessità, capace di infondere fiducia e di tessere un rapporto personale e costruttivo, sempre teso a promuovere un alto livello di vita spirituale nel clero. Nella misura in cui il presbiterio e ogni singolo prete saprà offrire una testimonianza di autentico slancio interiore, di zelo apostolico, di comunione e di corresponsabilità ci sarà un influsso benefico ed efficace su tutta la pastorale e soprattutto quella vocazionale. È questo un ambito che merita particolare attenzione. Si tratta però di promuovere una maggior riflessione su tale questione e proporre anche iniziative mirate che, in collaborazione con la pastorale giovanile e familiare, promuovano una coscienza vocazionale della vita e l'annuncio esplicito di tutte le vocazioni, soprattutto al sacerdozio e alla vita consacrata. In questa prospettiva, acquista particolare rilievo la speciale preoccupazione del Vescovo e della Chiesa locale per il proprio Seminario, dal quale dipende in qualche modo la vivacità e il futuro dell'esperienza ecclesiale in codesto territorio. Incoraggio pertanto ogni impegno teso a garantire una seria preparazione dei candidati al diaconato e al presbiterato, come pure ad offrire agli adolescenti e pre-adolescenti il prezioso servizio dell' accompagnamento vocazionale. Nell'impresa della nuova evangelizzazione anche i fedeli laici sono chiamati a partecipare alla missione della Chiesa. Siamo, infatti, ben consapevoli che è molto importante, da questo punto di vista, che i movimenti e le associazioni ecclesiali, in primis l'Azione Cattolica, diano il loro specifico contributo per favorire l'inserimento dei fedeli laici nell'attività parrocchiale e la loro introduzione ad una sana e ricca vita liturgica. Questo comune impegno è quanto mai proficuo per educare i fedeli ad una fiera appartenenza ecclesiale. Su tale prospettiva, dalla quale deriva la forza di ogni apostolato e Della testimonianza nel mondo, Vostra Eccellenza non mancherà di insistere con ciascuna componente della comunità ecclesiale. La Relazione presenta anche la situazione sociale delle famiglie e del rispetto della vita. La preoccupante situazione, purtroppo condivisa dalla situazione regionale e nazionale, deve però spingere a difendere senza timore e con chiarezza la famiglia e la dignità di ogni vita umana in ogni fase della sua esistenza, dal concepimento fino alla morte naturale. Incoraggio, pertanto, a proseguire quanto si sta facendo per far fronte a tali sfide, promuovendo con coraggio la bellezza e la ragionevolezza del disegno creaturale di Dio. Auspico che, sull'esempio di San Paolo, tutti - sacerdoti e fedeli riscoprano con entusiasmo e generosità il compito urgente di educare alla fede esplicita in Gesù Cristo, unico salvatore di tutti e di educare alla vita di grazia ricevuta nel battesimo. La esorto a continuare il suo ministero con generosità e speranza, nel solco della tradizione di codesta Chiesa locale. Anche se il lavoro è molto, non Le verranno meno il coraggio e la fiducia nel Signore!

L'accompagni nella Sua missione l'intercessione potente di Maria, Madre della Chiesa e Regina degli Apostoli. Sua Santità imparte di cuore la Benedizione Apostolica a Vostra Eccellenza, ai sacerdoti, ai diaconi, ai seminaristi, alle religiose, ai consacrati e ai fedeli della Chiesa di Dio che è in Livorno. Ben volentieri mi unisco anch'io all'apprezzamento del Santo Padre e Le porgo i miei cordiali e fraterni saluti, mentre mi confermo

Vostra Eccellenza rev.mo nel Signore Card. Re

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Livorno, 23 aprile 2009 Ai membri dell’Assemblea diocesana

Assemblea Diocesana di verifica sull’applicazione degli Orientamenti pastorali 2008 – 2011 “Annunciare Gesù vero volto di Dio”

Carissimo/a,

così come già comunicato nella scorsa assemblea del 9 novembre e nel calendario diocesano, ricordo che

domenica 17 maggio, alle ore 15 nella Chiesa di S. Lucia - Antignano

è convocata la TERZA ASSEMBLEA DELLA DIOCESI DI LIVORNO

I relatori dell’Assemblea saremo tutti noi: la Chiesa di Livorno. Insieme, verificherà l’attuazione di alcuni punti degli Orientamenti Pastorali, in

particolare quelli trattati durante la mia visita pastorale nei Vicariati:

generare e sostenere famiglie cristiane, catechesi dell’iniziazione connessa con la Pastorale Giovanile e Familiare, formazione delle nuove generazioni.

Pertanto, vi chiedo di prendere visione dell’allegata scheda, che ci presenta e ci guida i

lavori assembleari: essa dovrà essere oggetto di attenta valutazione da parte dei Consigli pastorali parrocchiali, i delegati parrocchiali riferiranno, durante i lavori assembleari, le riflessioni emerse. L’Assemblea si aprirà con l’invocazione allo Spirito Santo, seguirà la meditazione del Vescovo, dopodichè, i delegati si divideranno per vicariati, e, lì, esporranno le loro considerazione, al termine i Vicari foranei renderanno partecipe tutta l’Assemblea del lavoro svolto.

Ti aspetto, la presenza di ognuno sarà molto importante per arricchire la conoscenza, l’incontro e lo scambio.

In attesa di incontrarti, certo del reciproco ricordo nella preghiera, saluti fraterni.

Simone, Vescovo

P.S.: Chiedo ai Parroci di inoltrare, la presente convocazione, ai delegati parrocchiali all’Assemblea diocesana.

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Livorno, 23 aprile 2009

Ai Presbiteri Ai Diaconi Alle Comunità Religiose Al Collegio dei Consultori Al Consiglio Presbiterale Ai Direttori Uffici Pastorali Alle Aggregazioni laicali Al Consiglio Pastorale Diocesano Al Consiglio Diocesano Affari Economici Ai Dipendenti, collaboratori, volontari Curia diocesana

Carissimi,

nel corso dei lavori dell’odierno Consiglio Presbiterale, ho provveduto a

comunicare la nomina del nuovo Vicario generale della Diocesi.

Il nuovo Vicario generale è: monsignor Ezio Morosi, accogliendo le

indicazioni, pressoché unanimi, del clero.

Vi benedico,

Simone, Vescovo

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Livorno, 5 maggio 2009 Ai Presbiteri

Carissimi,

domenica 10 maggio ricorderemo la Giornata Nazionale “donazione e

trapianto di organi”, occasione di riflessione e del farsi prossimo anche attraverso

la disponibilità ad offrire i propri organi, come gesto di carità fraterna, di

trasmissione della vita nella gratuità di quanto il Signore ci dona.

Ad oggi oltre 9000 italiani sono in lista di attesa, e forse aspettano anche

ognuno di noi…

I Vescovi italiani sono stati interpellati dal Coordinamento nazionale, delle

Associazioni che si occupano di donazione di organi, a divulgare nelle loro Diocesi,

l’evento, che avrà il suo culmine a Roma: 40 famiglie di trapiantati, e, una decina

di famiglie di donatori, saranno ricevute dal Presidente della Repubblica e dal

Santo Padre.

Vi chiedo di essere solidali con questo evento ricordando la Giornata nelle

Celebrazioni Eucaristiche di domenica prossima, tenendo conto anche della traccia

di animazione liturgica, che trovate in allegato.

Certo della vostra collaborazione e preghiera, ringraziando per il servizio da

voi offerto, saluti fraterni con l’augurio di sereno e gioioso proseguimento del

Tempo Pasquale.

Vi benedico,

Simone, Vescovo

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Livorno, 6 maggio 2009

Ai Presbiteri Ai Diaconi Alle Comunità Religiose Ai Direttori Uffici Pastorali Alle Aggregazioni laicali Al Consiglio Pastorale Diocesano All’Assemblea diocesana

Venerdì 22 maggio 2009

Festa di S. Giulia, Patrona della diocesi e città di Livorno

momento di incontro e festa per trovare, insieme, nuove strade di speranza per la città e l’intera popolazione locale.

Certo del desiderio di ognuno di offrire, nella diversità, il proprio contributo, vi invito a partecipare ai festeggiamenti della nostra Patrona.

Programma delle iniziative:

o ore 17.30 solenne Celebrazione Eucaristica in Cattedrale; o ore 18.30 processione con le reliquie della Santa, dalla Cattedrale a

piazza della Repubblica: benedizione della città, del “cencio” con preghiera del palio, delle attività remiere, dichiarazione di apertura della Coppa S. Giulia;

o ore 19.15 ritorno della processione in Cattedrale; o ore 19.45 conclusione sul sagrato della Cattedrale con saluto del Sindaco.

Ringraziando per l’attenzione e la presenza, un reciproco ricordo nella

preghiera, e buon proseguimento di sereno e gioioso Tempo Pasquale.

Vi benedico, + Simone, Vescovo

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Livorno, 14 maggio 2009 Ai Presbiteri

Carissimi,

è giunta lettera dal Cardinale Ivan Dias, Prefetto della Congregazione per

l’Evangelizzazione dei Popoli, in cui ricorda che il 24 maggio, su indicazione del

Santo Padre, è la Giornata di preghiera per la Chiesa in Cina, giorno dedicato alla

memoria liturgica della beata Vergine Maria, Aiuto dei Cristiani, che è venerata nel

santuario mariano di Sheshan a Shangai.

Secondo le intenzioni di Papa Benedetto XVI la Giornata riguarda i cattolici

della Cina, oltre ai cattolici del mondo, perché il Signore effondi su tutti il dono

della perseveranza nella testimonianza.

I cattolici cinesi, pur nelle difficoltà del momento, organizzano iniziative di

preghiera durante tutto il mese di maggio.

Chiedo anche a voi, ed alle comunità parrocchiali a voi affidate, di unirvi

alla preghiera della Chiesa cinese, domenica 24 maggio, ricordando nelle

Celebrazioni Eucaristiche la Chiesa ed il Popolo cinese.

Sarà un modo di unione, conoscenza e solidarietà fra chiese, con fratelli e

sorelle uniti dal Battesimo e chiamati alla trasmissione della fede, nonostante le

difficoltà.

Sono certo del vostro ricordo e sostegno alla Giornata e di questo vi

ringrazio.

In attesa di incontrarvi domenica 17 maggio all’assemblea diocesana, nel

reciproco ricordo nella preghiera, saluti fraterni e buon proseguo del Tempo

Pasquale.

Vi benedico,

Simone, Vescovo

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Livorno, 18 maggio 2009 Ai Presbiteri

Carissimi, la Conferenza episcopale italiana ha indetto per domenica 31 maggio, Festa di Pentecoste, una colletta nazionale per la costituzione di un fondo della speranza per famiglie in difficoltà. Si tratta, così come potete vedere dall’allegato, di un fondo a garanzia per prestiti che, gli Istituti di credito, che aderiscono all’iniziativa, concederanno a famiglie con particolari disagi socio-economici che gli impediscono, in preciso momento temporale, di vivere con serenità la famiglia. L’adesione al fondo della speranza, è una novità: non è la solita raccolta a favore di…, bensì è un nuovo modo di pensare l’economia, un contributo per ri-donare dignità a coloro che per motivi, spesso indipendenti da loro, si trovano in situazioni di difficoltà economica. È un modo per dare spazio ad un uso responsabile del denaro, finalizzato alla creazione di un ben-essere diffuso, non inteso con il possedere quantità di beni e di ricchezze, bensì avere la possibilità di usare, sempre, il denaro per la crescita globale dell’uomo e della donna. Il fondo non sarà un qualcosa dove si attinge, bensì uno strumento a favore di molti che attraverso i prestiti si ri-genenera, in modo che altri possano avere, nel momento del bisogno, l’adeguato sostegno.

Chiedo di aderire e diffondere nelle vostre comunità parrocchiali l’iniziativa PRESTITO DELLA SPERANZA

e promuovere DOMENICA 31 MAGGIO la colletta.

In questo periodo di grossa crisi economica dovuta al profitto sconsiderato di pochi, questa è una risposta perché ognuno possa essere comunicatore fedele della Buona Novella, annunciando con un gesto la compartecipazione alle difficoltà dell’altro, per rendere visibile il Suo Amore, la Sua passione per l’umanità. A tutti noi ci viene data questa opportunità, non perdiamola! Vivremo così la Festa di Pentecoste veramente come un grande incontro con l’altro nella diversità di esperienza del quotidiano, nella gioia del dono del Suo Spirito che ci guida per donare la nostra vita a servizio della Sua Vigna. Sono certo della vostra collaborazione per la riuscita della proposta, e di questo vi ringrazio, nel reciproco ricordo nella preghiera, vi saluto in Cristo e vi attendo, numerosi, insieme alle vostre comunità, in Cattedrale per la festa di S. Giulia.

Vi benedico, Simone, Vescovo

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Livorno, 9 giugno 2009

Ai diaconi e p.c. Ai presbiteri Ai religiosi

Rinnovo Commissione Diocesana per il Diaconato Permanente e nuovo delegato

Carissimi, al termine degli incontro personali che ho avuto con ciascuno di voi, sono a scrivervi per

domandarvi consiglio in merito al rinnovo della Commissione Diocesana per il Diaconato Permanente e all’individuazione del nuovo delegato. Nel ringraziare di tutto cuore il diacono Valfredo Zolesi, sono a chiedervi di indicarmi una rosa di tre nomi.

Essi formeranno con il sacerdote che indicherò, la nuova Commissione; fra i nomi che mi indicherete sceglierò il nuovo delegato. Vi chiedo di farmi pervenire le vostre indicazioni entro il prossimo 29 giugno, in busta chiusa, indirizzata personalmente al sottoscritto.

Primo compito della nuova Commissione sarà quello di stendere un calendario di incontri della Comunità Diaconale con il Vescovo affinché facendo una programmazione annuale per tempo, possa essere più presente in mezzo a voi.

Inoltre dovremo quanto prima arrivare a promulgare in forma definitiva il Direttorio per il Diaconato.

Nel porgere a voi e ai vostri familiari, un cordiale ringraziamento, vi saluto.

+ Simone, Vescovo

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NOMINE E DECRETI VESCOVILI

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Il Vescovo ha nominato, in data 7 aprile 2009

* don Piotr Kownacki, presbitero della Chiesa che è in Livorno, direttore del Centro di

Documentazione del Movimento Ecumenico Italiano in Livorno

24 aprile 2009

* mons. Ezio Morosi, presbitero della Chiesa che è in Livorno, vicario generale della diocesi di

Livorno e moderatore della curia vescovile

4 maggio 2009

* don Jorge Antonio Splendido, presbitero della Chiesa che è in Livorno, amministratore

parrocchiale della parrocchia San Ranieri in Guasticce

6 maggio 2009

* mons. Ezio Morosi, presbitero della Chiesa che è in Livorno, rappresentante legale delle

parrocchie di: S. Benedetto; Sacra Famiglia; S. Lucia; S. Teresa del Bambin Gesù a Rosignano

Solvay; S. Michele arcangelo al Gabbro; S. Giusto in Parrana S. Giusto; S. Martino in Parrana S.

Martino; Ss. Pietro e Paolo in Colognole

20 maggio 2009

* don Luca Bernardo Giustarini, presbitero della congregazione religiosa Benedettina

Vallombrosana vicario foraneo del quarto vicariato per un quinquennio

27 maggio 2009

* sig. Gianluca Spadoni membro del consiglio di Amministrazione del Pio Istituto Santa Maria

Maddalena

* don donato Mollica, presbitero della congregazione religiosa Benedettina Cassinese, maestro

delle cerimonie episcopali

8 giugno 2009

* don Piotr Grajper, presbitero della congregazione religiosa dell’Ordine dei Frati Minori

Conventuali, amministratore parrocchiale della parrocchia di S. Luca evangelista in Stagno a

decorrere dal 29 giugno

* don Abraham Ngouama, presbitero della Chiesa che è in Brazzaville nella Repubblica del

Congo, amministratore parrocchiale della parrocchia San Martino in Parrana San Martino a

decorrere dal 1 luglio

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* don Abraham Ngouama, presbitero della Chiesa che è in Brazzaville nella Repubblica del

Congo, vicario parrocchiale della parrocchia dei Santi Cosma e Damiano in Nugola a decorrere

dal 1 luglio

* don Giuseppe Ferrari, presbitero della Chiesa che è in Livorno, parroco della parrocchia San

Giusto in Parrana San Giusto a decorrere dal 6 luglio

* don Jorge Antonio Splendido, presbitero della Chiesa che è in Livorno, parroco della

parrocchia San Ranieri in Guasticce a decorrere dal 1 luglio

* don Fabio Menicagli, presbitero della Chiesa che è in Livorno, parroco della parrocchia San

Giovanni battista e Ilario in Rosignano Marittimo a decorrere dal 1 luglio

* don Donato Mollica, presbitero della congregazione religiosa Benedettina Cassinese, parroco

della parrocchia Santa Caterina in Livorno a decorrere dal 6 luglio

* don Valerio Barbieri, presbitero della Chiesa che è in Livorno, vicario parrocchiale della

parrocchia Santa Maria del Soccorso in Livorno, a decorrere dal 1 luglio

* don Ernest Malonga, presbitero della Chiesa che è in Livorno, vicario parrocchiale della

parrocchia Santa Maria del Soccorso a decorrere dal 1 luglio

* don Federico Locatelli, presbitero della Chiesa che è in Livorno, vicario parrocchiale delle

parrocchie Santa Croce in Rosignano Solvay, Santa Teresa del Bambin Gesù e San Leopoldo in

Vada a decorrere dal 1 luglio

12 giugno 2009

* don Flavio Rosa, presbitero della Chiesa che è in Bergamo, vice direttore dell’ufficio

diocesano per la pastorale giovanile per un quinquennio

* don Francesco Fiordaliso, presbitero della Chiesa che è in Livorno, pro-direttore dell’ufficio

diocesano per la pastorale familiare per un quinquennio

* diacono Franco Caccavale, diacono permanente della Chiesa che è in Livorno, direttore della

scuola di Teologia diocesana

* prof.ssa Rosaria Bruno, direttore dell’ufficio diocesano per la pastorale scolastica per un

quinquennio

* dott. Nicola Sangiacomo, responsabile del servizio diocesano per il Progetto culturale per un

quinquennio

* dott.ssa Chiara Domenici, direttore dell’ufficio comunicazioni sociali della diocesi per un

quinquennio

* diacono Enrico Sassano, diacono permanente della Chiesa che è in Livorno, direttore

dell’ufficio diocesano per la pastorale della carità per un quinquennio

* diacono Enrico Sassano, diacono permanente della Chiesa che è in Livorno, presidente della

Fondazione Asili di Carità per un quinquennio

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15 giugno 2009

* diacono Luigi Diddi, diacono permanente della Chiesa che è in Livorno, responsabile per il

servizio diocesano del catecumenato per un quinquennio

* diacono Antonio Domenici, diacono permanente della Chiesa che è in Livorno, vice direttore

dell’ufficio diocesano per la pastorale del tempo libero, sport, turismo e spettacolo

* don Piotr Grajper, presbitero della congregazione religiosa dell’Ordine dei Frati Minori

Conventuali, direttore dell’ufficio diocesano per la pastorale liturgica per un quinquennio

* diacono Renato Rossi, diacono permanente della Chiesa che è in Livorno, vice direttore

dell’Opera diocesana pellegrinaggi per un quinquennio

* diacono Renato Rossi, diacono permanente della Chiesa che è in Livorno, coordinatore

diocesano della pastorale per le case di riposo per un quinquennio

* dott.ssa Enrica Talà direttore dell’ufficio diocesano per la scuola per un quinquennio

* diacono Giulio Galletti, diacono permanente della Chiesa che è in Livorno, vice direttore

dell’ufficio diocesano per la pastorale sociale e del lavoro per un quinquennio

* don Federico Locatelli, presbitero della Chiesa che è in Livorno, direttore dell’ufficio

diocesano per la pastorale giovanile

* don Francesco Fiordaliso, presbitero della Chiesa che è in Livorno, direttore del centro

pastorale per l’evangelizzazione e la catechesi

* don Andrea Brutto, presbitero della Chiesa che è in Livorno, direttore del centro pastorale per

la formazione permanente, il culto e la liturgia

* don Alberto Vanzi, presbitero della Chiesa che è in Livorno, direttore del centro pastorale per

il territorio

* mons. Mauro Peccioli, presbitero della Chiesa che è in Livorno, direttore della casa di

spiritualità diocesana “Villa del Seminario”.

24 giugno 2009

* diacono Maurizio Carotti, diacono permanente della Chiesa che è in Livorno, delegato della

diocesi presso il SAIS Servizio Assistenza e Informazione Sanitaria

* diacono Sergio Gozzoli, diacono permanente della Chiesa che è in Livorno, collaboratore

pastorale della parrocchia S. Giovanni Battista e Ilario in Rosignano Marittimo a decorrere dal 1

luglio

* diacono Enrico Sassano, diacono permanente della Chiesa che è in Livorno, collaboratore

pastorale della parrocchia dei Santi Cosma e Damiano in Nugola a decorrere dal 1 luglio

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* diacono Riccardo Domenici, diacono permanente della Chiesa che è in Livorno, collaboratore

pastorale della parrocchia dei Ss. Pietro e Paolo in Livorno e della chiesa cattedrale a decorrere

dal 1 luglio

* diacono Antonio Domenici, diacono permanente della Chiesa che è in Livorno, collaboratore

pastorale della parrocchia di S. Lucia in Livorno e della chiesa cattedrale a decorrere dal 1 luglio

* diacono Valfredo Zolesi, diacono permanente della Chiesa che è in Livorno, collaboratore

pastorale della parrocchia di S. Giuseppe in Nibbiaia e parrocchia S. Giovanni Gualberto alla

Valle Benedetta a decorrere dal 1 luglio

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DECRETI

Prot. N°2517/09/VD Vista la lettera del Presidente del Consiglio di Amministrazione dell'Istituto Diocesano Sostentamento del Clero di Livorno, prot. 6832/LDB del 15 settembre 2008, per mezzo della quale si comunica che nello Statuto dell'Istituto non è previsto e quindi non è disciplinato il Collegio dei Revisori dei conti; considerato che dal controllo dei Nostri uffici competenti, effettivamente nello statuto dell'Istituto Diocesano Sostentamento del Clero di Livorno, non è previsto e quindi non è disciplinato il Collegio dei Revisori dei conti; visto il Decreto Vescovile prot. 1006/69 del l0 ottobre 1985 per mezzo del quale è stato eretto l'Istituto Diocesano Sostentamento del Clero della Diocesi di Livorno ed approvato lo Statuto; visto il decreto del Ministero dell'Interno in data 20 dicembre 1985, pubblicato nel supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale del 7 gennaio 1986, che ha conferito all'Istituto stesso la qualifica di Ente Ecclesiastico civilmente riconosciuto; visto lo schema-tipo degli statuti degli Istituti Diocesani Sostentamento del Clero approvato con decreto del Presidente della CEI in data 20 luglio 1985, schemi che hanno anche avuto la recognitio della Santa Sede il5 agosto 1985 (cfr. NCEI 1985 12/407-415); visto il can. 96 § 1 del C.J.C., INTEGRIAMO LO STATUTO DEL SOPRA DETTO ISTITUTO CON I SEGUENTI ARTICOLI Art. 18 COLLEGIO DEI REVISORI DEI CONTI La vigilanza sull'osservanza delle norme di legge, di quelle statutarie e di quelle del regolamento nell'amministrazione dell'Istituto, sulla regolare tenuta della contabilità e sulla corrispondenza del bilancio alle risultanze dei libri contabili, è di spettanza del Collegio dei Revisori dei Conti. Questo organo si compone di tre membri, chierici o laici, di cui almeno uno, se possibile, iscritto nell'albo dei revisori ufficiali dei conti, nominati dal Vescovo diocesano. La designazione di uno di detti membri è riservata al Consiglio Presbiterale locale (o al clero diocesano). La presidenza del Collegio spetta al membro all'uopo designato dal Vescovo. Il loro mandato ha la durata di cinque anni ed è rinnovabile. Art. 19 OBBLIGHI DEL COLLEGIO DEI REVISORI Il Collegio dei Revisori deve riunirsi, su convocazione scritta del suo Presidente, almeno una volta al trimestre per l'effettuazione della sorveglianza demandatagli. I Revisori del Conti sono invitati ad assistere alle adunanze del Consiglio di Amministrazione. L'ingiustificata assenza a tre adunanze successive del Consiglio di Amministrazione o quella a tre successive riunioni trimestrali del Collegio comporta l'automatica decadenza dalla carica. Al termine di ciascun esercizio il Collegio dei Revisori è tenuto a redigere la relazione sul bilancia e a presentarla, non oltre il 15 marzo di ciascun anno, al Consiglio di Amministrazione dell'Istituto, il quale provvede a trasmetterne copia al Vescovo diocesano. Art. 20 VACANZO DI SEGGI NEL COLLEGIO DEI REVISORI Nei casi di morte, di dimissioni, di decadenza, di revoca o di permanente incapacità all'esercizio delle funzioni di un componente del Collegio, il Vescovo diocesano provvede senza indugio a nominare il suo successore, il quale resta in carica per la residua parte del mandato del predecessore. Diamo mandato alla Cancelleria di compiere tutti gli adempimenti civili e canonici necessari per portare ad esecuzione questo Nostro Decreto. Il presente atto annulla e sostituisce ogni altro decreto emanato in precedenza. Livorno, dal Palazzo Vescovile 20 aprile 2009 IL VESCOVO - Monsignor Simone Giusti

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Prot. N° 2522/09/VD Veduta la lettera in data 27 ottobre 2008 della Venerabile Arciconfraternita della Purificazione di Maria Vergine e dei Catecumeni a firma del suo GOVERNATORE DOTI. PAOLO LUGETTI, con la quale chiede di poter modificare lo Statuto di detta Arciconfraternita. con il presente decreto

AUTORIZZO la modifica richiesta, in modo particolare l'articolo 15 dello Statuto della predetta Venerabile Arciconfraternita della Purificazione di Maria Vergine e dei Catecumeni con sede in Livorno. Certo del positivo contributo che la variazione statutaria porterà all'Arciconfraternita stessa, ringrazio per quanto viene fatto per la Chiesa livornese e benedico tutti nel nome del Signore. Livorno, dal Palazzo Vescovile 24 aprile 2009 IL VESCOVO MONS. SIMONE GIUSTI

Prot. N° 2539/09/VD Veduta la lettera protocollo 6/2009 in data 2 aprile 2008 a firma del presidente della FONDAZIONE CARITAS LIVORNO - SIG. MAURO NOBILI, con la quale chiede di poter modificare lo Statuto della Fondazione Caritas Livorno o.n.l.u.s.; vedute le modifiche apportate al suddetto Statuto, approvate nel Consiglio della Fondazione svoltosi in data 24 marzo c.a., in particolare l'art. 1 - punto 1.1 - con la quale viene variata la denominazione, passando da: "Fondazione Caritas Livorno o.n.l.u.s," a “Fondazione Diocesana Don Giovanni Battista Quilici o.n.l.u.s.”. con il presente decreto

AUTORIZZO tutte le modifica richieste riguardanti gli articoli 1.1, 1.2, 8.3, 9.1, 9.2, 10.1, 10.2, 11.3. Certo del positivo contributo che la variazione statutaria porterà alla Fondazione stessa, ringrazio per quanto viene fatto per la Chiesa livornese e benedico tutti nel nome del Signore. Livorno, dal Palazzo Vescovile 12 maggio 2009 IL VESCOVO MONS. SIMONE GIUSTI