Digital humanities e archeologia del sapere: quale dialogo · Reports from Interdisciplinarity»...

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1/5 Digital humanities e archeologia del sapere: quale dialogo ? Milano, 9 Novembre 2017 Nel corso degli ultimi anni le digital humanities hanno visto uno sviluppo notevole, con la creazione di centri di ricerca e di numerose equipe multidisciplinari, all’interno delle quali informatici e specialisti in scienze umane e sociali (storici, archeologi, linguisti, storici dell’arte, ecc.) lavorano fianco a fianco a progetti ambiziosi. Grazie al costante sviluppo delle tecnologie digitali, i digital humanists dispongono di software sempre più sofisticati e performanti, che contribuiscono alla creazione di archivi fondamentali per la ricerca. Tuttavia, parallelamente a questo sviluppo tecnico senza precedenti, si rende sempre più necessario interpretare gli “output” degli algoritmi. Per far ciò, c’è bisogno di una teoria “computazionale” che descriva il funzionamento dei software, ma anche di una teoria interpretativa che permetta di spiegare i resultati, collocandoli all’interno di quadri teorici più ampi. Quando si produce una “network analysis” con il software Gephi non si tratta semplicemente di spiegare come funzioni l’algoritmo, ma anche d’interpretare la mappa (si tratta di una rappresentazione della mentalità di un’epoca o della struttura socio-epistemica di una comunità?) e di domandarsi quale sia il suo contributo alla teoria generale della cultura (fa essa riferimento a delle dinamiche inaccessibili ai metodi tradizionali o ci conferisce invece un’immagine più classica della filosofia?). L’obiettivo di questa giornata di studio è di proseguire questa riflessione teorica, mettendo in dialogo le digital humanities con la teoria e la metodologia proposte da Michel Foucault ne L’archeologia del sapere (1969). In questo testo Foucault sviluppa gli strumenti concettuali necessari per un’analisi del discorso che rigetta le categorie d’autore e di opera, le periodizzazioni tradizionali nonché le partizioni prestabilite tra i differenti campi scientifici. I concetti foucaultiani di enunciato, archivio, episteme e formazione discorsiva, possono contribuire allo sviluppo teorico delle digital humanities. Discutere la possibile riformulazione della storiografia delle scienze umane e della filosofia a partire da queste nozioni ci permetterà, tra l’altro, di attualizzare e rendere sempre più operativa la riflessione foucaultiana. ORGANISATION Eugenio Petrovich / [email protected] Matteo Vagelli / [email protected] Il workshop è realizzato grazie al sostegno della Scuola di Dottorato in Filosofia e Scienze dell’Uomo dell’Università di Milano, dell’Institut Français et dell’Ambasciata di Francia a Roma.

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Digital humanities e archeologia del sapere: quale dialogo ? Milano, 9 Novembre 2017

Nel corso degli ultimi anni le digital humanities hanno visto uno sviluppo notevole, con la creazione di centri di ricerca e di numerose equipe multidisciplinari, all’interno delle quali informatici e specialisti in scienze umane e sociali (storici, archeologi, linguisti, storici dell’arte, ecc.) lavorano fianco a fianco a progetti ambiziosi. Grazie al costante sviluppo delle tecnologie digitali, i digital humanists dispongono di software sempre più sofisticati e performanti, che contribuiscono alla creazione di archivi fondamentali per la ricerca.

Tuttavia, parallelamente a questo sviluppo tecnico senza precedenti, si rende sempre più necessario interpretare gli “output” degli algoritmi. Per far ciò, c’è bisogno di una teoria “computazionale” che descriva il funzionamento dei software, ma anche di una teoria interpretativa che permetta di spiegare i resultati, collocandoli all’interno di quadri teorici più ampi. Quando si produce una “network analysis” con il software Gephi non si tratta semplicemente di spiegare come funzioni l’algoritmo, ma anche d’interpretare la mappa (si tratta di una rappresentazione della mentalità di un’epoca o della struttura socio-epistemica di una comunità?) e di domandarsi quale sia il suo contributo alla teoria generale della cultura (fa essa riferimento a delle dinamiche inaccessibili ai metodi tradizionali o ci conferisce invece un’immagine più classica della filosofia?).

L’obiettivo di questa giornata di studio è di proseguire questa riflessione teorica, mettendo in dialogo le digital humanities con la teoria e la metodologia proposte da Michel Foucault ne L’archeologia del sapere (1969). In questo testo Foucault sviluppa gli strumenti concettuali necessari per un’analisi del discorso che rigetta le categorie d’autore e di opera, le periodizzazioni tradizionali nonché le partizioni prestabilite tra i differenti campi scientifici. I concetti foucaultiani di enunciato, archivio, episteme e formazione discorsiva, possono contribuire allo sviluppo teorico delle digital humanities. Discutere la possibile riformulazione della storiografia delle scienze umane e della filosofia a partire da queste nozioni ci permetterà, tra l’altro, di attualizzare e rendere sempre più operativa la riflessione foucaultiana.

ORGANISATION

Eugenio Petrovich / [email protected] Matteo Vagelli / [email protected]

Il workshop è realizzato grazie al sostegno della Scuola di Dottorato in Filosofia e Scienze

dell’Uomo dell’Università di Milano, dell’Institut Français et dell’Ambasciata di Francia a Roma.

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Les humanités numériques face à L’archéologie du savoir:

quel dialogue? Milano, 9 Novembre 2017

Ces dernières années, les humanités numériques ont connu un développement considérable, avec la création de centres de recherche dédiés et de nombreuses équipes multidisciplinaires, au sein desquels informaticiens et spécialistes en SSH (historiens, archéologues, linguistes, historiens de l’art, etc.) travaillent ensemble sur projets ambitieux. Grace au constant développement des technologies numériques, les digital humanists disposent de logiciels toujours plus sophistiqués et performants, qui contribuent à la création d’archives fondamentales pour la recherche.

Toutefois, parallèlement à ce développement technique sans précédent, il est nécessaire d’interpréter les « output » des algorithmes. Pour cela, il faut une théorie «computationnelle» qui décrive le fonctionnement des logiciels, mais également une théorie interprétative qui permette de rendre compte du sens des résultats et de les replacer dans des cadres théoriques plus amples. Lorsqu’une « network analysis » est produite à partir du logiciel Gephi, il ne s’agit pas simplement de comprendre comment fonctionne l’algorithme mais également d’interpréter la mappe (est-elle une représentation de la mentalité d’une époque ou de la structure socio-épistémique d’une communauté ?) et de se demander quelle est sa contribution à la théorie générale de la culture (révèle-t-elle des dynamiques inaccessibles par les méthodes traditionnelles ou donne-t-elle une image plus classique de la philosophie?).

L’objectif de notre journée d’étude est de poursuivre cette réflexion théorique, en mettent en dialogue les humanités numériques avec la théorie et la méthodologie proposées par Michel Foucault dans L’archéologie du savoir (1969). Dans cet ouvrage Foucault développe les outils conceptuels nécessaires à une analyse du discours qui rejette les catégories d’auteur et d’œuvre, les périodisations traditionnelles ainsi que les partitions préétablies entre les différents champs scientifiques. Les concepts foucaldiens tels que énoncé, archive, épistémè et formation discursive, peuvent contribuer au développement théorique des humanités numériques. Discuter la possible refonte des l’historiographie des sciences humaines et de la philosophie à partir de ces notions nous permettra, entre outre, d’actualiser et de rendre de plus en plus opérationnelle la réflexion foucaldienne.

ORGANISATION

Eugenio Petrovich / [email protected] Matteo Vagelli / [email protected]

La journée est réalisée grâce au soutien de l’Ecole Doctorale en Philosophie et Sciences Humaines de l’Université de Milano, de l’Institut Français et de la Ambassade de France à Rome.

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ABSTRACT

Utopia archeologica e Digital Humanities : verso una storia materiale delle idee? Luca PALTRINIERI (Université de Rennes 1) L'Archeologia del sapere di Michel Foucault rappresenta molto di più che una semplice messa a punto metodologica. Questo libro ancora in gran parte incompreso contiene l'utopia di una descrizione pura del discorso filosofico capace di sbarazzarsi di una serie di sintesi precostituite che sono spesso interpretate come pure evidenze nella storia della filosofia (l'autore, l'opera, il concetto, etc). Per ciò fare Foucault invertiva radicalmente la prospettiva ermeneutica: invece de partire dal visibile per rivelare il non detto, partire dalla dispersione enunciativa dell'archivio per ricostruire le regole del discorso. Tuttavia, più che a un'incoerenza filosofica, questo progetto si urtava a un'impossibilità materiale : come ricostruire la totalità dell'archivio come "sistema di enunciati"? L'impresa è al di là dell'umano, ma forse non delle Digital Humanities. Il caso del progetto di digitalizzazione e archiviazione delle note di lettura di Foucault, La bibliothèque foucaldienne, ci servirà come una guida per cercare di rispondere a questa domanda. Penser la matérialité du travail intellectuel avec Foucault Jean-François BERT (Université de Lausanne) Si l’œuvre publiée de Michel Foucault nous donne de quoi repenser la question des savoirs, en particulier des savoirs savants, avec L’archéologie du savoir qui déssine un programme de recherche novateur, les archives de son travail quotidien constituent une source inédite et indéniable de réfléxion sur le sujet. Elles donnent en effet de quoi penser certaines pratiques savantes, qu’il s’agisse de la lecture ou de la mise en fiche, du compte-rendu des envois ou des dédicaces. Ces archives nous poussent à explorer l’activité savante comme un travail régi par des normes et une ergonomie, qui prend place dans des lieux particuliers et qui nécéssite l’usage d’instruments et de supports, de savoir-faire spécifiques. Observer ainsi le travail savant – au ras des pratiques – offre la possibilité d’un décentrement appréciable. En en se contentant jamais des proclamations des auteurs, comme Foucault, qui disent ce qu’ils font, il s’agit de réfléchir à la matérialité de tout travail intellectuel.

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Per una critica genealogica della ragione computazionale nelle digital humanities Teresa NUMERICO (Università di Roma Tre) In questo intervento cercherò di spiegare in primo luogo il ruolo genealogico della logica e della cibernetica nella costruzione del campo di ricerca delle digital humanities. Successivamente affronterò il problema dei metodi e del ruolo delle infrastrutture e discuterò come essi rischino di essere strumenti addomesticati dai meccanismi di produzione e riproduzione di categorie neoliberali, in particolare per quanto riguarda i processi di datificazione nell’ambito delle humanities. È molto difficile ostacolare il processo di datificazione in sé. Come suggerisce Stiegler (2015, 2015a), le tecniche di esternalizzazione della memoria non sono nate con la costruzione degli algoritmi, la storia dell’umanità è segnata dall’evoluzione tecnologica. Tuttavia – e qui sta il punto da discutere se non vogliamo ricadere in un paradigma deterministico – la scelta di quali adottare per esternalizzare la memoria e del significato da attribuire loro è e resta una scelta politica. Una scelta di politica della conoscenza. L’intervento propone un’analisi critica della cultura applicata alle digital humanities, con una riflessione teorica che si può definire come un’investigazione sul loro statuto epistemologico e quindi anche sul loro ruolo politico.

Documenti e monumenti. Qualche esperienza personale nel campo delle digital humanities Guido BONINO (Università di Torino) La contrapposizione tradizionale tra documento e monumento svolge un ruolo importante nel progetto foucaultiano di un’archeologia del sapere, che comporterebbe – tra l’altro – una certa “monumentalizzazione” dei documenti. Tale contrapposizione appare però – sia nella sua storia piuttosto intricata, sia nella presentazione di Foucault – tutt’altro che lineare: a seconda dei contesti e delle circostanze, monumenti e documenti possono addirittura scambiare i propri ruoli. Proprio questa flessibilità permette alla coppia concettuale in questione di sollecitare numerose riflessioni intorno al lavoro dei cosiddetti digital humanists. Mi propongo di discutere alcune questioni che si sono presentate all’attenzione nel corso di lavori (in collaborazione con Paolo Tripodi) di storia della filosofia, condotti – seppure un po’ artigianalmente – secondo i metodi del distant reading. In particolare mi soffermerò sul tema dei corpora testuali e della loro costituzione, sul trattamento “documentale” o “monumentale” di diversi generi di testi, sulla connessione di questi problemi con la distinzione tra una storia interna e una storia esterna della filosofia. Sono certo, un po’ egoisticamente, di riuscire a ricavare utili suggerimenti dal dialogo con studiosi molto più di me esperti in cose foucaultiane.

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SPEAKERS

Jean-François BERT Maitre d’enseignement et de recherche en histoire des théories et des méthodes en sciences des religions à l’Université de Lausanne. Ses domaines de spécialisation sont l’histoire des sciences humaines et sociales et l’épistémologie des sciences et des pratiques savantes. Parmi ses publications : «Foucault au travail» dans Pendant et après Foucault (ENSA-NAINA 2017) ; Une histoire de la fiche érudite (ENSSIB 2017) ; Introduction à Michel Foucault (La découverte 2016) ; «Qu’est ce qu’une archive d’un auteur ? (Open Editions 2014) ; «Archives d’un lecteur philosophe. Le traitement numérique des notes de lecture de Michel Foucault» (Codicology and Paleography in the Digital Age 2010). Site web : http://aprasa.hypotheses.org/. Guido BONINO

Maitre de conférences en philosophie et théories des langages à l’Université de Turin. Il s’occupe de l’histoire de la philosophie britannique du XIX siècle, des origines de la philosophie analytique, Wittgenstein, Russell, néopositivisme logique et ontologie analytique. Il s’intéresse à l’application du numérique à l’histoire de la philosophie analytique et fait partie du réseau DR2 Distant Reading and Data Driven Research in the History of Philosophy. Parmi ses publications : Anatomia del realismo. Saggio su Gustav Bergmann (il Mulino 2009), The Arrow and the Point. Russell and Wittgenstein’s Tractatus (Frankfurt am Main, Ontos Verlag, 2008).

Teresa NUMERICO Maitre de conférences en logique et philosophie des sciences à l’Université de Roma Tre. Ses recherches portent sur l’histoire et la théorie de l’informatique, sur l’intelligence artificielle, les humanités numériques et sur l’éthique e la politique de la technologie de la communication web. Parmi ses publications : « The New Humanist Project. Reports from Interdisciplinarity» (Humanities 2014), L’umanista digitale (Il Mulino 2010), Web Dragons. Inside the Myths of Search Engine Technology (Morgan Kaufmann, 2007), Informatica per le scienze umanistiche (Il Mulino 2003). Luca PALTRINIERI

Maitre de conférences en philosophie politique, philosophie des sciences humaines et sociales à l’Université de Rennes 1. Domaines de recherche : histoire et l’épistémologie des savoirs et des politiques démographiques (XVIIIe-XIXe siècles), philosophie contemporaine, avec une spécialisation sur Foucault et ses contemporains, l’épistémologie historique de langue anglaise et française. Il a participé au projet La bibliothèque foucaldienne. Michel Foucault au travail (ANR 2007-2010) et il fait actuellement partie de l’équipe du projet Foucault Fiches de Lecture (ANR 2017-2010). Parmi ses publications : «L’archive comme objet. Quelle modèle d’histoire pour l’archéologie du savoir?» (Les études philosophiques 2015); L’expérience du concept. Foucault entre épistémologie et histoire, Paris, Publications de la Sorbonne, 2012.