Difesa Tesi Dottorale - Revisione
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8/19/2019 Difesa Tesi Dottorale - Revisione
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DIFESA TESI DOTTORALE
Titolo, La Famiglia come corpo: Storia, teoria e attualità di un’analogia.
Applicazione alla bioetica famigliare.
Tutori, Prof. Dr. Maurizio Pietro Faggioni, O.F.M. y Prof. Dr. Antonio Gerardo
Fidalgo, C.Ss.R.
Data, Roma, 24 febbraio 2016.
Nella Tesi si inizia con una domanda, ché [Massimili1]è la famiglia? Questa domanda hadue idee nella sua formulazione: la mancanza di costrutti teorici che parlino sull'essenza
[Massimili2]della famiglia e la vasta tradizione cattolica sul tema. La risposta sta
[Massimili3]imbevuta in questa doppia formulazione. Da un lato, questa è una novità teorica e
dall’altro, è uno sviluppo e continuità del pensiero cattolico. Per questo motivo, nella Tesi,
la famiglia assomiglia analogamente a un corpo organico, nella sua costituzione, struttura e
organizzazione. Questa dimensione costitutiva comporta il passaggio dalla teoria alla pratica,
passare dal[Massimili4] imperativo debbi [Massimili5]essere al vocativo, sii quello che debbi
[Massimili6]essere, cioè, un luogo dove si vive e promuove la comunione tra le persone. Questo
passo apre la dimensione etica della famiglia, giacché, questa chiamata a essere un corpo,
garantisce l'esperienza di questa comunione personale tra i suoi membri, fondata sul valore
dell'amore.
Per la realizzazione si sono usati due strumenti metodologici. Da un lato, si è
utilizzato il pensiero analogico come strumento di conoscenza e di percezione, per mezzo del
quale mettiamo in rapporto il corpo e la famiglia come due realtà che sono in parte somiglianti
e in parte diverse e dall’altro, ci si è basati sulla teoria sistemica, la quale, in modo
ermeneutico ci offre gli strumenti metodologici necessari per comprendere la realtà come
una “relazione di relazioni”, nella quale la famiglia si inserisce come parte di questa ampia
rete di relazioni che conformano tuta la realtà.
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La Tesi è divisa in cinque capitoli, che ha modo di un viaggio [Massimili7] introduce
nel[Massimili8] essere della famiglia. Questo viaggio è conformato per [Massimili9]tre momenti: a)
Un primo momento descrittivo, in cui analizzeremo i dati forniti dalla storia, dall’
antropologia culturale e dalla sociologia sulla questione dell'origine e configurazione della
famiglia; b) Un secondo momento relazionale, in cui confrontiamo questi dati con gli
elementi offerti dalla teoria dei sistemi, come modello ermeneutico per verificare se la
famiglia può [Massimili10]essere paragonata a un corpo vivente e in quale modo; c) Un terzo
momento etico, in cui presenteremo una tabella decisionale che ci aiuterà a discernere la
liceità o illiceità di un atto famigliare in relazione a questa conformazione organica centrata
in quello che noi chiamiamo l'amore ordinato.
Analizzando la storia delle diverse forme familiari, si è imparato che non esiste un
unico modello di famiglia, bensì diversi modelli familiari, i quali sono una risposta strutturale
e organizzativa di questo gruppo umano, per mantenere e realizzare nel tempo le sue funzioni
di base, come la generazione e la socializzazione, essendo per quello luogo di trasmissione e
maturazione degli affetti e di protezione delle persone. Perciò si può affermare che esiste
un'interdipendenza tra i modelli familiari, storici e culturali e la società in cui è inserito un
certo tipo di famiglia, il quale [Massimili11]risponde alle aspettative e esigenze che tanto la
società quanto l'umanità necessitano per la loro esistenza.[Massimili12]
Dall’antropologia culturale si può affermare, da una parte, che la famiglia assomiglia
più a un puzzle che a un oggetto preciso e differenziato e, dall’altra parte, che questa realtà
culturale e sociale accompagna l'uomo, in diversi livelli, dalle sue origini. La famiglia è
direttamente correlata alla cultura e alla società alla quale appartiene e subisce dei
cambiamenti nella misura in cui la cultura e la società cambiano, giacché si tratta di un
essere organico necessario e utile all’uomo e alla società.
Una parte importante di questo puzzle familiare è il contributo fatto dalla sociologia.
La sociologia della famiglia ha una storia che inizia nel XIX secolo e continua fino ad oggi,mostra, nel suo sviluppo, il rapporto della famiglia con l'umano [Massimili13]e la società. Per i
sociologi del XIX secolo, il Santo Graal consisteva nell'individuazione di una teoria
evoluzionistica unilaterale sui cambiamenti storici delle forme familiari. Il risultato è stato
l'abbandono dell'idea di famiglia come istituzione naturale, afferrando [Massimili14]invece l'idea
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di famiglia come una costruzione sociale, artificiale e funzionale alla società e all'uomo ed
essendo la famiglia monogama, l'ultimo anello nell'evoluzione familiare.
Come ha spiegato l'etnologo e antropologo francese Claude Lévi-Strauss (1908-
2009), la presenza di un’orda primitiva non si è verificata, dal momento che il tabù
dell'incesto «è il movimento fondamentale grazie al quale, per il quale, ma soprattutto nel
quale, se realizza il passaggio dalla natura alla cultura»1, come regola della donazione per
eccellenza2.
Ci sono due teorie, che senza lasciare un'idea evolutiva della famiglia, segnano la
sociologia della famiglia moderna. La prima è la teoria della famiglia come compagnia di
amicizia, companionship family, dal sociologo canadese Ernest W. Burgess (1886-1966) 3 e
il modello di status-ruolo del sociologo Talcott Parsons (1902-1979). Entrambe le teorie
segnano il passaggio nella sociologia, dalla ricerca delle origini alla ricerca delle strutture
familiari. Questo cambiamento segna l'inizio delle teorie comunicative, della psicologia e
della terapia familiare.
La teoria sistemica, rappresenta nelle scienze dure una svolta copernicana, perché
impulsa a pensare la realtà come relazione, contesto, struttura, organizzazione e infine, a
pensare nella totalità. Il vecchio desiderio di creare una scienza generale del tutto è stato
raggiunto [Massimili15]non attraverso la formulazione di un teorema matematico, ma attraverso
la comprensione ermeneutica della realtà, intesa come un sistema organizzato in diversi
livelli gerarchici autorelazionati l'uno nell'altro. La teoria generale dei sistemi fornisce un
quadro teorico sulla comprensione della realtà come un tutto unitario. È Karl Ludwig von
Bertalanffy (1901-1972) biologo e filosofo austriaco, il teorico di questa disciplina
scientifica. Nelle parole di Bertalanffy la teoria sistemica si può definire come:
1 LEVI-STRAUSS, Claude, Las estructuras elementales del parentesco, Marie Therèse Cevasco (trad.), =PaidósBásica 3, Paidós, Barcelona 1998, 58-59.
2 «La prohibición del incesto es menos una regla que prohíbe casarse con la madre, la hermana o la hija, queuna regla que obliga a entregar a la madre, la hermana o la hija a otra persona. Es la regla de la donación
por excelencia, y es precisamente ese aspecto, a menudo demasiado ignorado, el que permite comprendersu carácter: todos los errores de interpretación de la prohibición del incesto provienen de una tendencia aver en el matrimonio un proceso discontinuo, que extrae de sí mismo, en cada caso individual, sus propioslímites y posibilidades», Ibídem. 558.
3 Cf. BURGESS, Ernest W., - LOCKE, Harvey J, The family. From institution to companionship, American BookCo., New York 1960, XIV, 729.
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[Massimili20]Quando un sistema perde energia al suo interno si chiama entropìa, passando da
uno stato iniziale di ordine ad uno di caos continuo, mente che al rovescio [Massimili21]quando
un sistema passa da un caos iniziale ad un ordine progressivo si chiama neguentropia. Para
che la [Massimili22]vita esista è necessario un equilibrio tra le esigenze interne e quelle esterne e
questo si chiama equifinalità cioè la condizione finale di equilibrio che raggiunge un sistema
vivo da uno stato diverso al equilibrio[Massimili23].
Dalla teoria generale dei sistemi nascono diverse prospettive teoriche tra le quali: la
terapia familiare sistemica, che è l’applicazione terapeutica della teoria generale dei sistemi
all'analisi psicologica della famiglia, intendendo come famiglia, un insieme organizzato e
interdipendente di persone in costante interazione, regolato per norme e per funzioni
dinamiche esistenti tra loro e con l'esterno; il ciclo di vita familiare, e la teoria autopoietica.
I cibernetici cileni Humberto Maturana (1928) e Francisco Varela (1946-2001), negli
anni '70, sulla base della teoria generale dei sistemi, proposero una formulazione teorica detta
teoria autopoietica. Questa teor ia voleva essere una risposta alla domanda “che cosa succede
quando nasce la vita?” Affermando che, ciò che accade, è una rete di produzione di
componenti che costituiscono in questa produzione la sua identità, come un sistema chiuso
in sé stesso caratterizzato da questa produzione. L'autopoiesi è intesa come una vera e propria
teoria interpretativa che spiega non solo la composizione e l'origine delle cose viventi, ma
tutto ciò che ha a che fare con la vita, cioè, le loro relazioni, il loro adattamento, l’evoluzione,
le relazioni sociali, la nascita della società, il linguaggio e il concetto di autocoscienza.
La grande lezione che ci lascia la teoria generale dei sistemi e delle sue prospettive,
in particolare la teoria autopoietica, è che la realtà, compresa in essa la configurazione
sociale, la lingua e la autocoscienza di sé, è una relazione di relazioni che generano il suo
essere in questa rete di produzione continua e permanente. È in questa rete di produzione che
si differenziano i sistemi autopoietici di primo ordine, definiti come quelli in cui l’essere e
l’agire coincidono, dai sistemi autopoietici di secondo ordine o metacellulari, definitidall'unione di due sistemi autopoietici di primo ordine, da quelli autopoietici di terzo ordine,
che non sono, propriamente, sistemi autopoietici, giacchè integrano nella loro configurazione
sistemi autopoietici di secondo ordine conformando le famiglie, gruppi di affinità, le società,
etc.
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È in questo contesto in cui si comprende perfettamente il detto di Christian von
Ehrenfels, per il quale «il tutto è più grande della somma delle sue parti», in quanto le parti
sono una forma cognitiva di rappresentare un certo livello di relazione all'interno del set di
relazioni continue e permanenti che si sviluppano in un sistema vivente.
Sebbene la teoria generale dei sistemi e la teoria dell'autopoiesi cerchino di
abbandonare una visione meccanicista per assumerne una sistemica della realtà, esse tuttavia
considerano la realtà in modo utilitaristico orientato ai fini. Queste teorie non considerano
elementi come la responsabilità, il dono o la libertà nei loro teoremi. Prova di questo è la
differenza che si evidenzia tra i sistemi autopoietici di primo ordine e quelli autopoietici di
terzo ordine. Nei primi, gli organismi unicellulari hanno un'autonomia minima, giacché il
loro essere è legato e condizionato dal tutto, limitando in tal modo la creatività individuale
all'esistere le parti per il tutto.[Massimili24] Nei sistemi autopoietici come le famiglie o la società,
si potenzia la libertà e la creatività dei componenti, giacché i sistemi esistono in funzione
delle parti e non viceversa. Questa è la differenza fondamentale che aiuterà a comprendere
la famiglia come un organismo vivente, in cui il bene comune è determinato dal bene
individuale di ogni singolo membro del gruppo famiglia e viceversa.
Come abbiamo visto, la famiglia è una realtà polisemica, complessa e naturale alla
storia dell'umanità[Massimili25]. Per illuminare aspetti poco considerati di questa realtà familiare
utilizzeremo il modello analogico e suggestivo per, dalla teoria generale dei sistemi,
comprendere la famiglia come una realtà non meccanicista ma piuttosto organica. Tanto
l'organicismo5 quanto la teoria generale dei sistemi e l'autopoiesi presentano le cellule, gli
esseri viventi, gli uomini, le famiglie e le società come una relazione di relazioni.
5 Este tipo de pensamiento llamado organicismo se define como una metáfora para comprender el cuerpo político dentro de la sociedad. La idea orgánica de cuerpo en la historia del pensamiento occidental presentauna doble acepción. Para autores como Aristóteles, Cicerón, Agustín, Tomás de Aquino, Marsilio de Padua y
Nicolás Maquiavelo, el Estado es comparable a un cuerpo natural, ya que sus funciones y su constituciónequivalen realmente a un cuerpo vivo, mientras que para los autores modernos como Thomas Hobbes, Jean-Jacques Rousseau (1712-1778), Cesare Becarria (1738-1794) y Emmanuel-Joseph Sieyès (1748-1836), elEstado se comprende como un cuerpo artificial: «El Estado también es artificial, porque a diferencia del hombrenatural, que es hecho por Dios, el Estado es un hombre artificial hecho por hombres. En este Estado artificial,fundado a partir del pacto, las leyes artificiales adquieren su poder constrictivo de una sanción pública de unsistema autorizado de penalidades. Sin sanción las leyes artificiales serían inefectivas, por eso necesitan de unsistema penal que las sancione», en Raphael, David, «Hobbes on Justice», en Perspectives on Thomas Hobbes,G. A. Rogers – Alan Rayan (eds.), Oxford University Press, Oxford 1990, 155-157; Aranda Fraga, Fernando,«La teoría de la justicia en el estado natural y en el estado político, según Hobbes», en Pensamiento 61/229
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Si è cominciato affermando che la famiglia è più simile a un puzzle che a un oggetto
preciso; giunti al termine del nostro lavoro si può affermare che questo puzzle, composto da
varie parti diverse e distinte, forma un'immagine della famiglia sotto forma di un corpo.
Questa affermazione implica attribuire alla famiglia alcune proprietà del corpo, che in essa
conformano il suo essere e ne delineano la struttura. Queste proprietà della famiglia in quanto
corpo sono: 1) La famiglia ha una struttura e un'organizzazione chiara; 2) La famiglia è intesa
come una realtà interrelazionata tra le sue componenti; 3) La famiglia nasce, cresce e muore;
4) La famiglia mantiene il suo essere e si adatta; 5) La famiglia si riproduce; 6) La famiglia
è una totalità organizzata.
Se l'analogia è una realtà a metà strada tra l'univoco e l'equivoco, confrontare le
operazioni della famiglia con le operazioni di un corpo è una realtà possibile e
viabile[Massimili26]. Nella famiglia, l’essere comunione di persone (FC 17) assomiglia al suo
agire, giacché nella famiglia, il rapporto tra i suoi componenti conforma la sua struttura e ne
determina l’organizzazione. Tale rapporto è, di per sé, una comunione tra le persone che
nasce dall'amore coniugale e invita gli altri da unirsi a questo amore, conformando una rete
di relazioni coniugali, parentali, filiali e fraterne, che hanno come missione formare l'essere
familiare nella misura che queste relazioni formano una rete di produzione continua e
permanente.
La teoria autopoiética risalta [Massimili27]il valore relazionale che ha l’organizzazione
familiare, poiché solo all'interno di questa organizzazione, la differenziazione e l'unità si
comprendono come due elementi di uno stesso processo. Quindi possiamo dire che la
famiglia è organizzata in vista di questa comunione personale e che, in questo modo proprio
di fare comunione tra le persone[Massimili28], la famiglia costituisce la sua struttura come un
rapporto distinto e diverso de altri all'interno del loro ambiente circostante[Massimili29].
Come abbiamo visto[Massimili30], la famiglia nasce con il matrimonio, cresce nella
misura in cui questa rete di produzione si conserva nel tempo e muore quando questa rete di produzione cessa di esistere, con la morte o la separazione dei suoi membri. A questo
processo dinamico lo abbiamo chiamato [Massimili31]il ciclo di vita della famiglia, descrive i
(2005) 106. Esta diferencia es importante ya que cambia la idea de cuerpo, de un cuerpo natural a un cuerpoartificial.
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cambiamenti regolari che sperimentano le famiglie nel corso del tempo, come cicli in un
modello prevedibile, che possono essere descritti in termini di fasi, transizioni o di crisi. In
questo ciclo vitale le famiglie sono una unità vivente nella misura in cui mantengono
l'interdipendenza tra i suoi membri, un sano equilibrio tra vita privata e vita pubblica, la
capacita di adattamento e un sano equilibrio tra le esigenze interne ed esterne. Ognuna di
queste condizioni aiuta a che [Massimili32]la famiglia, a modo di un corpo[Massimili33], mantenga
la sua omeostasi e promuova la sua morfogenesi.
Tanto nella diversità storica come [Massimili34]in quella culturale, due sono le note che
rimangono intatte nella famiglia e che caratterizzano il suo essere corporale. Queste note
sono la continuità e l'adattamento. Nella famiglia la continuità si comprende dal suo ruolo
nella storia come il luogo naturale in cui si realizza la comunione tra le persone, avendo come
funzioni la generazione e la cura di ciò che è generato, [Massimili35]oltre ad essere il luogo degli
affetti e della protezione, anche per il suo carattere socializzante, grazie al quale la famiglia
è il luogo privilegiato nel quale si trasmettono o riproducono i valori, le abitudini e la
religione, è il luogo in cui l'uomo continua la sua esistenza nei figli, i nipoti, ecc.
[Massimili36]Questo processo di continuità storica e culturale, permette non solo l'esistenza di un
tipo storico o di un modello culturale [Massimili37]di famiglia, bensì che la stessa famiglia si
riproduca, si conservi nel tempo e nella storia.
L'adattamento familiare si comprende [Massimili38]come parte necessaria di questo
processo di perpetuazione non solo di carattere storico, ma come modello culturale. La
famiglia come gruppo sociale deve rispondere tanto alle esigenze interne, prodotte dalle
dinamiche della organizzazione familiare, quanto alle esigenze esterni [Massimili39], prodotte
dalle dinamiche sociali. Per rispondere adeguatamente a queste esigenze, la famiglia deve
adattarsi continuamente alla cultura in cui si inserisce e alle esigenze personali dei suoi
membri. Perciò possiamo affermare che la diversità di modelli familiari risponde all'essere
organico della famiglia, [Massimili40]giacchè questa cambia e si sviluppa in vista a rispondere,in modo migliore, [Massimili41]sia alle esigenze interne, sia a quelle esterne.
Tanto la continuità come l'adattamento sono condizioni proprie della famiglia che
abbiamo affrontato ampiamente nei primi due capitoli della nostra tesi. [Massimili42]Ma anche
la continuità e l'adattamento sono le condizioni proprie di ogni essere vivente, giacché come
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afferma Spinoza, ogni cosa per quanto è in essa si sforza di conservare e perseverare nel suo
essere e l'essere degli altri, attraverso la generosità6. [Massimili43]Se si considera la famiglia
come un corpo che si adatta e che mantiene il suo essere, si può spiegare non solo la sua
polisemia, ma anche capire il suo sviluppo nel corso della storia. La famiglia è, nella storia,
un organismo che cerca, attraverso la comunione delle persone, da una parte, di modellare e
abbracciare l'umano e dall'altra, prepara e offre quest’umanità alla società; questo sì da, per
esempio, nella misura in cui sono i figli di una famiglia quelli che partecipano in una società
e non viceversa.[Massimili44] La famiglia come un organismo vivente è nella storia dell'umanità
la fonte e semenzaio [Massimili45]della vita sociale7.
L'idea di concepire ogni essere come una totalità immersa in una relazionalità con un
tutto maggiore, forma parte delle idee di diverse culture e religioni. Per Plotino, gli esseri
viventi come unità distinte, formano parte di un qualcosa più grande, complesso e armonico,
al quale appartengono e dal quale ricevono il loro essere. Per i buddisti, tutti gli esseri viventi
sono legati gli uni agli altri attraverso la dottrina della reincarnazione. Per la cultura giudeo-
cristiana tutta la creazione viene dalle mani di Dio, in effetti, "In Lui viviamo, ci muoviamo
ed esistiamo" ( At 17, 28). Ognuna di queste formulazioni esprime ciò che sappiamo oggi,
grazie alle scoperte della fisica quantistica e dei principi della teoria dei sistemi: ciò che
definisce la realtà non è materia, ma le relazioni. Ora affinchè queste relazioni esistano, si
presuppone l’ esistenza delle unità che possano entrare in relazione tra loro, unità che
ricevono il nome di diversi livelli di organizzazione gerarchica della realtà. Se la realtà è
una relazione di relazioni tra le unità che mantengono una rete di produzione continua e
permanente, la famiglia, con ragione, può essere considerata una rete di produzione, perché
la sua struttura conforma il suo essere come una comunione personale e la sua organizzazione
6 Pues por firmeza entiendo el deseo con el que cada uno se esfuerza en conservar su ser en virtud del solodictamen de la razón. Por generosidad, en cambio, entiendo el deseo por el que cada uno se esfuerza, en virtuddel solo dictamen de la razón, en ayudar a los demás hombres y unirlos a sí mismo por la amistad. De ahí quelas acciones que sólo buscan la utilidad del agente, las refiero a la firmeza de ánimo; y la que buscan también1a. utilidad de otro, las refiero a la generosidad en SPINOZA, Baruch, Ética demostrada según el orden geométrico, Proposición 59, 168.
7 «Reduce a un estrecho punto la sociedad universal de todos los hombres. Porque como sea propio de todoslos animales el deseo de multiplicarse, la primera sociedad está en el matrimonio, la segunda en los hijos, deque se forma una casa y un todo común, y este es el principio de las ciudades y como semillero de la república»,CICERONE, «I doveri», 613.
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risponde a questo essere, espresso nei loro scopi specifici, quali la generazione, la protezione,
l'affetto e la socializzazione. La famiglia è in questa rete di relazioni un corpo vivente che
nutre e sostiene i suoi membri, proteggendoli dal medio ambiente ed invitandoli, una volta
preparati, a formare le proprie famiglie. Come un'aquila che veglia la sua nidiata, che vola
sopra i suoi nati ( Dt 32, 11).
La famiglia forma una unità organizzata, come si è detto, perché i membri che la
com pongono, possono essere soltanto compresi all’ interno di questa totalità familiare. Il
marito si comprende come marito in relazione a sua moglie; il padre in relazione con i suoi
figli; i fratelli in relazione ai fratelli, ecc. Questo porta l'identità e la differenziazione.
Nell’ideale della famiglia, intesa come corpo, i membri sono amati e apprezzati per la loro
differenza e per questa differenza, partecipano all'identità familiare. È questa la realtà
profonda dell'essere famiglia, in cui l'io, unico e irripetibile, è amato per la sua propria
condizione, e perciò, la sua unicità diventa un dono per le altre unicità, con le quali condivide
e conforma il suo essere in quanto comunione personale, di unità diverse che vogliono
condividere liberamente queste individualità in un unico essere personale, cioè, l'essere
famiglia. Questo è un punto complesso del discorso, quando la famiglia, non è più come una
realtà corporea, ma come una realtà personale, chiede e esige un processo di animazione. Per
il corpo familiare l'amore ordinato sarà l'anima che anima il suo essere relazionale
ordinatamente.
Il passo della teorizzazione all'etica, nella nostra formulazione, è un passo naturale,
dal momento che ciò che è un corpo deve agire come tale: questo lo abbiamo chiamato il
passo dall'imperativo al vocativo, vale a dire, la famiglia come essere corporale dovrebbe
essere quello che è, cioè, un luogo in cui si vive e promuove la comunione tra le persone. Per
ottenere tutto ciò, abbiamo presentato un tavolo decisionale che aiuta a discernere la liceità
o illiceità di un atto familiare orientato in vista dell'ordo amoris come valore fondamentale
della famiglia in quanto corpo. Questo ordo amoris è nella famiglia un ideale da raggiungere,un traguardo da seguire, giacché l'ordine nell'amore è il desiderio nel quale la famiglia aspira
ad ottenerne la realizzazione.
Affinché questo valore dell'amore ordinato si realizzi all'interno della famiglia come
corpo, è necessario che si realizzino due principi orientativi: il principio di responsabilità e il
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principio di totalità. Il principio della responsabilità, in quanto conseguenza dell'ordo amoris,
si fonda nel [Massimili46]dono reciproco degli sposi e il loro essere relazionale, il quale
[Massimili47]afferma l'esistenza di una duplice responsabilità all'interno della famiglia: una di
tipo personale, che afferma[Massimili48] libertà e autonomia dei membri della famiglia e l'altra,
di tipo comune, che afferma[Massimili49] il valore delle azioni o delle disposizioni del sistema
in relazione ai suoi membri o ad altri sistemi[Massimili50]. Entrambe le responsabilità aiutano il
sistema familiare a sviluppare nuove abilità o funzioni che consentono al sistema di evolversi
e adattarsi a nuove situazioni ed esigenze.
Il principio di totalità afferma l'esistenza all’interno della famiglia come
corpo[Massimili51], da un lato, un bene individuale, cioè il bene di tutta la persona, assicurandone
la sua libertà e dall'altro, un bene comune inteso come il bene della famiglia nella sua unità
organica, il quale[Massimili52] garantisce unità e conservazione. La funzione del principio di
totalità è di comporre questi beni integrandoli nella unità del corpo familiare, giacché come
abbiamo [Massimili53]detto "nella famiglia come totalità, il mio bene si realizza insieme con il
bene altrui; ancora di più, il mio bene dipende e si relaziona con il bene dell’ insieme
famigliare"
Il principio di totalità, per la sua applicazione, richiede che tanto la norma
deontologica quanto il correttivo teleologico vengano applicati. La norma deontologica
afferma che all’ interno della famiglia si deve [Massimili54]agire in modo da rispettare e amare i
membri, lavorando in vista di questo amore per il bene della famiglia, mentre il correttivo
teleologico afferma che al’l interno della famiglia si deve [Massimili55]agire in vista di questo
amore, per amore di ciascuno e per il bene della famiglia.
Una corretta valutazione di un atto morale familiare dovrà considerare entrambi i
momenti nel suo [Massimili56]analisi, non come contrapposti, ma come un processo continuo,
giacché, nell'etica della famiglia in quanto corpo, la realizzazione della norma deontologica
implica, di per sé, la realizzazione della norma teleologica e viceversa. Non c'è una lotta trai beni, ma una relazione reciproca. Il principio di totalità garantisce questa rapporto armonico
tra il bene individuale e il bene della famiglia come due momenti del stesso movimento.
Nell'analisi dei casi etici abbiamo imparato che due sono le attitudini che vanno
contro l'etica della famiglia come corpo, ovvero, il considerare le persone come dei mezzi
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La famiglia come istituzione naturale, che nasce e partecipa alla natura umana, è
anche il luogo proprio di tutta l'umanità, intesa come il luogo in cui il maschile e il femminile
si uniscono per formare l'umanità nella unione di queste differenze. La famiglia si presenta
come una struttura privilegiata per lo sviluppo e l'esistenza dell'umanità, nella quale la vita è
vissuta come comunione, dono e affidamento. La famiglia è anche il luogo che custodisce
teneramente la nudità umana proteggendola da ciò che la danneggia o ne espone le debolezze.
Questa realtà ideale è, nella nostra vita concreta, un traguardo da raggiungere. Suonano
perciò con forza le parole di Giovanni Paolo II: Famiglia, «diventa» ciò che «sei» (FC 17).
Il passaggio dall'ideale alla realtà richiede, esige, negli uomini che vivano o vogliano
vivere in famiglia, una condizione etica: convertirsi alla famiglia: conversus familiae et
aversus semetipso, cioè, abbandonarsi per incontrarsi nel noi familiare. Questo movimento
implica riconoscere l'importanza della comunione personale e che in questa comunione
personale trova il mondo di oggi la cura all'individualismo e all'edonismo.
La famiglia come istituzione naturale è per l'uomo la sua casa, il suo rifugio, la sua
scuola e la sua missione e l'uomo è per la famiglia, la sua origine, il suo contenuto, il suo
scopo e la sua ragion d'essere.
b) La famiglia come luogo che accoglie l’umano
Si è detto che la famiglia come organismo vivente è nella storia il focolaio esemenzaio [Massimili58]della vita sociale. Questa dimensione dà alla famiglia un posto di rilievo
nella storia dell'umanità. Il testo della Genesi, in un linguaggio mitologico, lo esprime come
un atto originale e amato da Dio formando una caro, cioè, un'unità di due persone in un solo
corpo. Un corpo familiare che accoglie l'umano, Che cosa si intende con questo?
La famiglia è un luogo, giacché per l'esistenza della famiglia, come realtà organica, è
necessario uno spazio concreto. Nelle parole di Aristotele, si può dire che essa ha bisogno di
una proprietà sua. Proprietà intesa come possessione e come ciò che permette di vivere bene.
La famiglia è il luogo in cui vivo, cresco e mi sviluppo. Luogo degli affetti, delle frustrazioni,
desideri, passioni, ecc. Il luogo dell'esistenza dell'uomo. In quanto luogo che accoglie l'essere
umano, la famiglia non può essere una possessione, un luogo di mia proprietà come proprietà
privata. Questo fa male, ferisce, oscura la naturalezza familiare e uccide, perché la
costituzione familiare dovrebbe essere un atto libero della volontà, non un obbligo, non una
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proprietà privata, ma proprietà nostra. Quando la famiglia diventa proprietà privata, le
persone perdono la loro libertà e diventano mezzi che servono ad uno scopo specifico.
La famiglia accoglie. La famiglia non è né una proprietaria né l'origine dell’umanità.
L'umanità come condizione di essere umano, è anteriore all'origine della famiglia, per questa
ragione la famiglia accoglie l'umano; ma allo stesso modo di un anello di retroazione, nella
misura in cui la famiglia accoglie l'umano, creandola e conformandola, in un processo di
accoglienza dell'umanità, umanizzando alla propria famiglia[Massimili59]. L'atto di accogliere
l'essere umano si traduce nel corpo familiare come rifugio, albergo e riparo. Nella famiglia
l'essere umano trova rifugio non solo dai pericoli materiali, ma anche dai pericoli morali della
vita; nella famiglia l'essere umano trova riparo, una struttura adeguata al suo sviluppo e alla
sua esistenza, dove non solo l'essere umano cresce, bensì trova se stesso, condivide, forma
comunione, ecc.; nella famiglia l'essere umano trova rifugio nel suo duplice significato: nel
coprire e nel difendere. La famiglia copre l'umanità con la sua tenerezza e la sua nudità, ma
come madre ammaestra e la protegge da tutto quello che ferisce l'umanità interna o
esternamente.
La famiglia è conforme alla natura umana. Questa condizione caratterizza la famiglia
come una realtà orientata al sociale e all'umano, con un piede in ogni realtà. Questa
distinzione viene eseguita per scopi didattici, mostrando la famiglia come un sistema aperto
in relazione ad altri sottosistemi. L'umanità presente nella famiglia ci mostra la sua impotenza
ed il bisogno di protezione, non solo da parte delle autorità civili, ma di tutti. Questa umanità
della famiglia espone anche la sua condizione relazionale e culturale. La famiglia è una realtà
contestualizzata, storica. È famiglia mia, tua, nostra. Questa condizione di umanità della
famiglia descrive anche la sua grandezza. Dio ha voluto nascere in una famiglia! come luogo
che accogliesse la divinità in tutta la sua gloria.
c) La fecondità performativa di questa ermeneutica
L'ultimo passo della conclusione è considerare la fecondità performativa di questa
ermeneutica. La fecondità performativa aiuta a capire i diversi campi dell'applicazione che
ha la comprensione teorica, giacché, nel dire che la famiglia è un corpo, non solo si descrive
un fatto, ma allo stesso tempo la sua descrizione realizza ciò che viene descritto. Auto-
comprendere la famiglia in quanto corpo aiuta a interpretare la realtà familiare in un modo
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nuovo, in cui la differenza e unità acquistano un valore relazionale, all'interno di una rete di
produzione continua e permanente, vale a dire, passare da una dualità ermeneutica o
interpretativa verso un’integrità relazionale.
Da questa nuova comprensione, certe discipline, come la terapia familiare, possono
includere nel loro processo terapeutico non solo l'analisi personale e di gruppo, ma anche
l'analisi etico o normativo che la famiglia come corpo deve realizzare in vista della soddisfare
il [Massimili60] bene comune e il bene individuale dentro la sua rete di produzione, aiutando a
guarire il corpo quando la famiglia sia ammala. In materia di istruzione, la famiglia può essere
un alleato importante per la socializzazione dei bambini, promuovendo in loro tanto la loro
individualità quanto il loro rapporto di appartenenza ad un gruppo in vista della propria
responsabilità sociale. Nella catechesi familiare, comprendere la famiglia come corpo può
aiutare nella formazione e cammino spirituale che la famiglia come un corpo deve fare in
vista di raggiungere questo ordine nell'amore attraverso il principio di responsabilità e il
principio di totalità; e infine, nella risoluzione di casi clinici concepire la famiglia come corpo
può aiutare a prendere decisioni non solo volte a salvare la salute dell'individuo malato, ma
a capire che tanto la malattia come la medicina implicano una relazione sistemica intorno al
corpo familiare, che soffre con la malattia di un membro e desidera collaborare, non solo per
la sua salute, ma anche per il bene integrale del membro che soffre.
La performatività della famiglia come corpo può essere utile all'interno della
rinnovata usanza pastorale inaugurata da Papa Francesco: Un nuovo modo di fare pastorale
che implica l'abbandono delle categorie giuridiche del diritto canonico, utilizzato nella
predicazione e nella prassi pastorale, categorie comprensibili ed esistenziali. In questa
prospettiva di novità nella proclamazione del Vangelo della famiglia, l'immagine corporea
diventa una categoria valida. Con la figura del corpo possiamo comprendere due importanti
realtà della famiglia attuale: la sua forza e la sua impotenza. La famiglia è forte quando
diventa comunione personale, giacché in essa l'uomo può rispondere alle sue aspirazioni ealle aspettative più profonde. È nella famiglia - come ricorda la Assemblea Generale
Ordinaria XIV del Sinodo dei Vescovi - dove l'uomo trova l'antidoto all'individualismo e
all'edonismo. Ma insieme a questa fortezza, la famiglia come un tesoro in vasi di creta, è
debole, giacché la comunione oggi non è né una realtà utile né funzionale al mondo virtuale
in cui viviamo, un mondo dove [Massimili61]i termini indissolubile e fedele scompaiono. Un
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mondo in cui le relazioni sono intense, ma brevi; dove gli affetti sono limitati, in cui le
differenze (sessuali o culturali) e le metastorie sono un segno del passato e quasi tutto si
riduce ad una politica mercantile. È in questo mondo, in cui comprendere la famiglia come
un corpo, che ha bisogno di spazio, di tempo e di nutrizione, può aiutare come categoria
simbolica o analogica a esporre, in una nuova forma, una teologia classica che da sempre ha
annunciato il Vangelo della famiglia in un mondo bisognoso di unità e di misericordia.
In breve, la famiglia è nel mondo di oggi come un sacramento nella sua definizione
scolastica del signum sacrae rei, giacché è un segno visibile di umanità e divinità. Un segno
visibile che rivela un'umanità che diventa totalità nell'unione del maschile e del femminile,
un'umanità che grida libertà e rispetto, che richiede responsabilità e dono, e che in ultima
analisi è un sacramento dell’ amore. La famiglia come sacramento è anche un segno visibile
della Divinità che rivela nella famiglia la comunione personale esistente nella comunione
delle tre persone divine (Cf. Mc 1,10-11), che invita a testimoniare e a vivere questa
comunione partecipando a quella.[Massimili62]