Diddi, Cristiano_Sul problema delle traduzioni dal Latino in Paleoslavo (Annotazioni in margine)

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    EUROPA ORIENTALIS 26 (2007)

    SUL PROBLEMA DELLE TRADUZIONI DAL LATINO IN PALEOSLAVO

    (ANNOTAZIONI IN MARGINE)*

    Cristiano Diddi

    trascorso poco pi di un secolo da quando Aleksej Sobolevskij, sullepagine delle Izvestija Otdelenija russkogo jazyka i slovesnosti, dava allestampeun nutrito dossieragiografico in versione slavo-ecclesiastica, com-prendente, tra gli altri testi, i Martyriadei ss. Anastasia, Apollinare e Vi-to, e la Vitadi s. Benedetto.1Lantichit della lingua, il soggetto agiogra-fico occidentale e la presunta dipendenza da modellilatiniloindusseroa

    postularepertuttequeste traduzioniunadatazione molto alta, intornoal X-XI sec. (pure a dispetto delle testimonianze relativamente tarde, nonprima del XV-XVI sec.), e un luogo di origine dove, nel periodo slavoan-tico, pi fortemente si era esercitato linflusso culturale della Chiesa diRoma. Allidentikitsi prestavano quasi naturalmente i territori boemi, cheentro lXI secolo erano stati in effetti teatro di una fioritura letteraria tut-taltro che trascurabile, sia in latino chein slavo-ecclesiastico.

    Nonostante uncertoscetticismoiniziale,2daalloraquestacongetturasi fatta largo negli studi, tanto da essere ripresa, in tempi non remoti, nella

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    *

    Con leccezione delle note, il testo riproduce inalterato lintervento letto nel maggio2005 allUniversit di Roma Tre nellambito del seminario su Agiografia e liturgia traRoma e Costantinopoli.

    1Cfr. A. I. Sobolevskij, Mu!enie sv. Vita v drevnem cerkovnoslavjanskom perevode,Izvestija ORJaS, 8/1 (1903), pp. 278-96; Id., Mu!enie sv. Apollinarija Ravenskogo porusskomuspisku XVI veka, ivi, 8/2 (1903), pp. 103-20; Id.,"itie prep. Benedikta Nursijsko-go po serbskomu spisku XIV veka, ivi, 8/2 (1903), pp. 121-37; Id., Mu!enie svv. AnastasiiRimljanki i Chrisogona po russkomu spisku XVI veka, ivi, 8/4 (1903), pp. 320-27. Nel dos-sier figuravano anche altre Vite(p. es.: s. Giorgio, Stefano I papa ecc.), su cui vd. infra.

    2Si vedano p. es. le perplessit espresse da Jagi!in merito alla localizzazione di alcunitesti occidentali (tra cui la Vitadi benedetto, il Vangelo di Nicodemo, ecc.) nella recen-

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    nota antologia di testi slavo-ecclesiastici di origine occidentale (ceca)curata da Mare", dove le Vitein questione, per lo pi riprodotte senza al-cun intervento dalledizione di Sobolevskij, trovano spazio accanto a unaseriedioperediprovenienzaslavo-occidentale.3Gliisolatitentatividiap-profondimento che hanno cercato di riesaminare questo schema4non sonovalsi a confermare (n smentire) la tesi dellorigine antico-ceca e la dipen-denza da modelli latini, che continua a trovare sostenitori in diversi auto-revoli esperti di letteratura slavo-ecclesiastica.5

    Data lincertezza dei tanti elementi che, come vedremo, compongonolaquestione,lobiettivodelleconsiderazionicheseguono non tanto quel-lo di rovesciare teorie consolidate, n di proporre soluzioni alternative,quanto di saggiare i criteri e i risultati concreti delle analisi sinquicondot-te,cercando di tenere presente il pi ampio sfondo delle versioni dal grecoe dal latino in et slavoantica e i problemi connessi con la loro interpreta-zione.6 Sorvoler dunque su aspetti di dettaglio e ridurr al minimo gliesempi, per concentrarmi su alcune e pi generali questioni metodologi-

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    sione a A. Sobolevskij, Cerkovnoslavjanskie teksty moravskogo proischo#denija, Var"ava,1900, in Archiv fr slavische Philologie, 24 (1902), pp. 263-68.

    3F.V. Mare", AnAnthology of Church Slavonic Texts of Western (Czech) Origin,Mnchen, 1979, pp. 135-68, 178-91.

    4Per brevit si ricordi qui solo R. Ve#erka, Problematika staroslov$nskho psemni-ctv v p%emyslovsk&ch 'echch, Slavia, 39 (1970), pp. 223-37; F. Thomson,A Survey ofthe Vitae Allegedly Translated from Latin into Slavonic in Bohemia in the Tenth and Ele-

    venth Centuries, inAtti dellVIII Congresso internazionale di studi sullalto medioevo (3-6novembre 1981), Spoleto, 1983, pp. 331-48. Per studi pi specifici sui singoli testi, infra.

    5Vd. p. es. A. Turilov, B. Florja, Christianskaja literatura u slavjan v seredine X-sere-dine XI v., in Christianstvo v stranach Vosto!noj, jugo-vosto!noj i Centralnoj Evropy naporoge vtorogo tysja!eletija, Otv. red. B. N. Florja, Moskva, 2002, pp. 430-31. Oltre a da-re per scontata lorigine boema delle traduzioni, Turilov avanza addirittura una datazioneprecisa: X sec. Vangelo di Nicodemo, Martirio dei ss. Vito, Anastasia, Apollinare, Cle-mente e Stefano papa, e una serie di altri [testi]; XI sec. Vita di Benedetto, Vita estesadi Venceslao e Omelie di Gregorio Magno. Tutti i testi vengono ricondotti, in forma nonmeno apodittica, allo scrittorio del cenobio di Szava.

    6 In una direzione per certi versi simile al contenuto di queste pagine si muove lostudio pubblicato nel frattempo da M. Jov#eva, Svjatoj Vit v drevneslavjanskoj kni#nosti,Drevnjaja Rus, n. 4 (26) (2006), pp. 10-19.

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    che. E a proposito di metodo, per sgombrare preventivamente il campo daequivoci,debbosubitoprecisarechelascelta di trattare le versioni sui san-ti italici come un corpusomogeneo e a s stante del tutto convenziona-le e giustificabile solo alla luce della tradizione degli studi, basata comsu criteri in buona parte esterni ai testi e su premesse (origine boema, di-pendenza da matrici latine) tuttaltro che assodate. Direi anzi checiascunadiquesteagiografiepurgenericamenteaccomunatedallatematica occi-dentale fa storia a s, avendo unorigine, per quanto ne sappiamo, indi-pendente dalle altre e una vicenda tradizionale affatto particolare.

    I l q u a d r o g e n e r a l e

    A dispetto della notevole messe di studi prodotti tra Otto e Novecento, so-no tuttora molti i punti oscuri sulla cultura scritta, sui centri di produzionee sulle modalit della tradizione dei testi in et slavoantica. Ci vale inmodo particolare per larea ceca, dove tuttaltro che agevole ricostruire

    lesatta consistenza del patrimonio letterario dei primi secoli (non soloquello agiografico), del quale possiamo solo dire che doveva essere benpi ricco del magro repertorio a noi pervenuto.

    A subire le perdite pi gravi, per effetto della latinizzazione crescentefra X e XI secolo, fu senza dubbio la produzione in slavo-ecclesiastico,tanto che di diverse opere si conservata oggi solo la redazione latina, afronte di probabili (o talvolta solo supposti) filoni slavi, nel frattempo es-tinti. A questo proposito sono ben note le ipotesi intorno al ciclo in onoredi s. Ludmila, per la quale, dietro la breve Vita(slava) inserita nel sinassa-rio,si indovina una pi antica Vitaestesa, mentre di poco pi tarda potreb-be essere una presunta agiografia slava in onore di s. Procopio, composta

    forse nel cenobio di Szava subito dopo la morte dellabate.7

    Nei casi pi_________________

    7Cfr. R. Jakobson, The Kernel of Comparative Slavic Literature, in Selected WritingsVI:Early Slavic Paths and Crossroads. Part One: Comparative Slavic Studies, Berlin-NewYork-Amsterdam, 1985, pp. 1-64, alle pp. 40-41; V. Chaloupeck$, B. Ryba, St%edov$k le-gendy prokopsk. Jejch historick&rozbor a texty, Praha, 1953. Va osservato che lipotesidi una agiografia slava in onore di Procopio poggia su una doppia congettura: secondo al-cuni, infatti, poco probabile che il monastero di Szava non abbia glorificato il suo abatecon una Vitaslava (!?); inoltre, lestensore della Vitalatina a noi pervenuta afferma, in unruvido latino medievale, di aver tradotto il suo testo da una non meglio precisata fonte sla-

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    fortunati la tradizione slava, estintasi nei territori boemi, si conserva pi omeno intatta in area croata e slavo-orientale (p. es. la Vitadi Venceslao);8altre volte, in assenza di testimonianze dirette, le eco dei testi perduti pos-sono invece riaffiorare in opere di altre tradizioni, come nel caso dellen-comio dellaprincipessaOlga,veicolatonellaCronacadiNestore(a.969)eforse ispirato allaHomilia in festo sanctae Ludmilae patronae Bohemo-rum(fine XI sec.), o piuttosto al suo presunto prototipo slavo-ecclesiasti-co, secondo le congetture di Jakobson.9

    In un quadro generale dai contorni cos incerti, molto opportunamenteVe#erkaosservache,dalpuntodivistadellaproduzioneletterariainpaleo-slavo, le nostre conoscenze della tradizione ceca nei due secoli della suaesistenzaappaionoassaimenochiaredeiduedecenni o poco pi in cui sisvilupp ed esaur la vicenda moravo-pannonica. E non casuale che pro-prio su questi vuoti di informazioni (riguardanti anche lattivit dei centripi conosciuti, come quello di Szava)10in passato si sia alimentato lac-ceso dibattito sulla continuit data per scontata da alcuni, messa in dub-

    bio da altri della tradizione morava (cirillo-metodiana) nella Boemia deiprimi P%emyslidi.11

    Nonostante le tante incertezze di fondo, qui evocate in estrema sintesi,allarea boema si comunque ritenuto di ricondurre diverse traduzioni an-tiche, e in primo luogo il succitato dossieragiografico di argomento occi-

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    va (Quamquam siquidem stilus simplex et omni ex parte nullius sit prerogative artis lit-teratorie, Deo tamen omniscio teste historia veridica, de slavonicis litteris in latinitatemtranslata[corsivo mio], cuius materiam succinte adoriar explicare): F. Mare",Anthology,cit., pp. 134-35.

    8Cfr. rispettivamente i frammenti dei breviari glagolitici, la versione del menologio ela c.d. variante di Vostokov in: F. Mare",Anthology, cit., pp. 104-23.

    9R. Jakobson, The Kernel of Comparative Slavic Literature, cit., pp. 41-42.10Si vedano le notizie raccolte in Szava, pamtnk staroslov$nsk kultury v 'echch,

    ed. K. Reichertov et al., Praha, 1988.11Per un sintetico inquadramento della questione si pu consultare R. Ve#erka, Veliko-

    moravskie istoki cerkovnoslavjanskoj pismennosti v 'e(skom knja#estve, inMagna Mora-via, Praha, 1965, pp. 493-524 e M. Kopeck$, Cyrilometod$jsk tradice v star( !esk lite-ratu%e, ivi, pp. 567-86; tra gli scettici si veda p. es. D. T %e"tk, Po!tky P%emyslovc),Praha, 1997, pp. 99-248 e la bibliografia ivi citata.

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    dentale (italico). E lo si fatto essenzialmente sulla base di tre criteri:1)unarelativaomogeneitlinguisticadiquestitesticonilcorpusdiopereinquadrabili tra il periodo moravo-pannonico e quello antico-ceco; 2) lapresunta dipendenza delle versioni slavedamatricilatine(si ricordi ilruo-lopreminente del latino in Boemia, anche per la composizione di opereoriginali); 3) alcuni dati extraletterari, ovvero estrinseci ai testi, che in vir-t dellanalogia hanno indotto quasi naturalmente a localizzare determina-te opere in area ceca piuttosto che ad altre latitudini del mondo slavo.

    Cerchiamo di esaminare schematicamente questi tre punti, partendodalla questione linguistica.

    I l p r o b l e m a d e l l a l i n g u a

    Il criterio linguistico, apparentemente il pi forte e decisivo, in questi casifornisce spesso risultati deludenti e contraddittori. Le difficolt di localiz-zare le traduzioni paleoslave, quasi mai tematicamente riconducibiliaun

    ambientedeterminato(comeinveceaccade, di solito,conleopereorigina-li: p. es. le agiografie di Venceslao, Boris e Gleb o Stefano Nemanja), so-no ben illustrate dai dibattiti sorti intorno a versioni antiche come la Cro-nacadi Giorgio Amartlo o il Syntagma XIV titulorum, per le quali, anco-ra in anni recenti, si discute sullorigine bulgara o kieviana. 12 E le cosenonvannomeglioperlaSlaviaoccidentale,doverestaincertalalocalizza-zione di testi come il Vangelo di Nicodemo, i Fogli di Kiev o i Monumen-tidiFreising,variamentecollegatiallareaceca,pannonico-slovenaocroa-ta,13o ancora il Canone di Venceslao, trdito nelle Menee liturgiche nov-gorodiane del 1095-1096, ma di volta in volta ricondotto alla Boemia, aiBalcani o alla Slavia orientale.14A complicare ulteriormente il quadro non

    mancano infine le affinit linguistiche fra documenti di aree pi distanti

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    12Peririferimenti elabibliografia aiduetesticfr. inbreve Kirilo-Metodievska enciklo-pedija, t. 1, Sofija, 1985, pp. 474-76; t. 2, Sofija, 1995, pp. 829-33.

    13Una sintesi dei vari punti di vista su questi ultimi in: F. Zagiba, Das Geisteslebender Slaven im frhen Mittelalter, Wien-Kln-Graz, 1971, pp. 114-44.

    14Sulle diverse opinioni in merito vd. A. I. Rogov et al., Staroslov$nsk legendy !e-skho p)vodu. Nejstar( kapitoly z d$jin !esko-rusk&ch kulturnch vztah), Praha, 1976, pp.219-22.

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    fra loro, come evidenzia, ad esempio, il parziale confronto fra le XLHo-miliae in Evangeliadi Gregorio Magno (antico-ceche) e la lingua di Gio-vanni lEsarca.15

    Traimotividitantaincertezza,comnoto,sisegnalasoprattuttolano-

    tevole compattezza linguistico-stilistica dello slavo-ecclesiastico, specienelperiodoantico,acuisiaggiungelarelativauniformitchelastessa tec-nicaditraduzione tende a conferire ai testi: due aspetti, questi, peraltro na-turali se si pensa a quanto le fonti provenienti dalla Bulgaria condiziona-rono lincipiente attivit letteraria nella Rus e a come, analogamente,qualche decennio prima le versioni cirillo-metodiane modellarono la nor-ma linguistico-letteraria nei Balcani. Proprio per questi motivi, limitata-mente ai testi di origine occidentale del X-XI sec., con un eccesso di cau-tela forse, ma non senza ragione, Birnbaum proponeva di rinunciare a di-stinguere una redazione ceca da una croata, e di parlare solo di redazioneoccidentale, senza ulteriori suddivisioni (ne parlava a proposito dei Foglidi Kiev).16

    Un altro aspetto di disturbo allinterpretazione linguistica e alla loca-lizzazione dei testi , a mio modo di vedere, limmagine talvolta un pomonoliticachesihadelloslavo-ecclesiastico,ein particolare linsufficien-teattenzionealrapportodinamico esistente tra lingualetteraria(perdefini-zione: sopradialettale, normalizzata, artificiale) e patrimonio dialettaleereditatodaltardoslavo-comune,inlargamisuranoncodificatonellalin-gua scritta e solo occasionalmente fissato nei testi. Ci fa s che sia consi-derato moravismo, boemismo o preslavismo (nozioni gi di per sambigue e sfuggenti) quanto invece proprio anche di altri dialetti, mache passa inosservato perch relegato ai margini del sistema o addiritturanon rappresentato nelle declinazioni locali (recensioni, redazioni) della

    cosiddetta norma letteraria.17Lattivazione o la latenza di questo patri-

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    15E. Blhov, &. Ikonomova,Leksika Besed Grigorija Dvoeslova i leksika Ioanna Ek-zarcha, in Preslavska kni#ovna (kola, vol. 1, Sofija, 1995, pp. 283-89.

    16Cfr. H. Birnbaum,Issues in West Church Slavonic: 1. Czech and Croat Church Sla-vonic, in Aspects of the Slavic Middle Ages and Slavic Renaissance Culture, New York-Bern-Frankfurt a.M.-Paris, 1989, pp. 601-14.

    17Per fare un solo esempio, il termine p`stoun=maestro, presente nella leggenda di s.Vito e spesso considerato un boemismo, attestato anche nelle parlate bulgare, tanto che

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    monio linguistico nello slavo-ecclesiastico antico, diversa a seconda deiluoghi e delle tendenze letterarie, pu costituire una variabile non indiffe-renteperilcorrettoinquadramento dei testi e sollecitaaunamaggiore cau-tela nella definizione areale di singoli elementi linguistici.

    Si presta bene allillustrazione del problema una delle tante coppie sinoni-miche della. sl. eccl., gostinica: gospoda('()*+,-.+)), conservata nellecopie pi antiche dei vangeli. Lattestazione di gospodain Sav (Lc 10,34)afronte di gostinicanegli altri testimoni ha infatti indotto a considera-re questa voce ora come un dialettalismo bulgaro,18ora in ragione dellasua circolazione anche in ceco, polacco e lusaziano un moravismo.19Sitratta, come si vede, di unalternativa apparentemente insolubile, e in findei conti male impostata. Per questo tornano utili le osservazioni, dettatedal buon senso, di S. Kulbakin, secondo cui en gnral, il faut tre trscirconspect en ce qui concerne les soi-disant pannonismes, moravismes ettouts mots de teinte occidentale: il fut un temps o lon prenait pour pan-nonisme un mot comme lokva, quon trouve dans le serbe; un archasmede vocabulaire comme misase trouve dans le parler actuel de Prilep [...];oc*t+est connu des parlers moraves, mais aussi de ceux du district de Sko-

    plje et des divers parlers macdoniens [] il nest pas licite de dfinir unmanuscrit daprs un seul mot, gospodaau lieu de gostinica; on ne sait passi ce mot appartient au copiste ou au traducteur; et qui nous garantit quilntait pas connu danciens parler purement slaves du Sud?20

    A tutto ci si deve poi aggiungere che fra i documenti pi antichi per-venuti la maggior parte va a comporre un quadro genologico assai limitato

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    prima di scomparire sifissa nella Vitadelmonaco atonita Pet/r e indiversi libri sottopostialla redazione atonita e tirnovese (XIII-XIV sec.), oltre che, in et antica, nelle rubriche di Assemanie Ostromir: cfr. Sreznevskij, Materialy, II, col. 1789; Slovar russkogo jazyka

    XI-XVII vv., vyp. 15, Moskva, 1979, p. 26. Un altro presunto pannono-boemismo za-kon=ordo e zakon;nik=sacerdos, che per ritroviamo anche in area croata (vd. i breviariglagolitici:zakoni!ski, ecc.) e in area serbo-bosniaca (vd. zakno(amonaco, sacerdote:Lexicon serbico-germanico-latinum, edidit Vuk Karadschitsch, Beograd, 1935, p. 185). Elelenco potrebbe continuare.

    18A. Davidov, Starob,lgarska leksikologija, Veliko T/rnovo, 1996, p. 112.19S pravo tazi duma se smjata za edin ot redkite leksikalni moravizmi v starob /lgar-

    skoto r/kopisno nasledstvo: I. Dobrev,Iz b,lgarska istori!eska leksikologija, B/lgarskiezik, 33 (1983) 2, p. 141.

    20S. Kulbakin,Du classement des textes vieux-slaves, Revue des tudes Slaves, 2(1922) 3-4, pp. 198, 201.

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    (Vangelo, Apostolo, Salterio), il quale pure determina per motivi temati-ci, oltre chestilisticiunasensibileselezionenellessico:21anche perque-sto,lapresenza pi o meno isolata e casuale di termini rari o di hapax le-gomena(come gospoda, ecc.) nondalcundirittodiconsiderarequeivoca-boliesclusividideterminate parlate. Da ultimo, non neppure da sottova-lutare il fatto che la stessa sfasatura temporale dei processi letterari elela-cunenelle diverse tradizioni regionali raramente consentono di avere unquadro linguistico-letterario sincronico ed esaustivo.

    Tutti i fattori sopra elencati, come evidente, hanno implicazioni po-tenzialmente non trascurabili su concetti come norma letteraria e reda-zione linguistica, e di conseguenza sulla possibilit di situare i testi neltempo e nello spazio. Implicazioni tanto pi gravide di conseguenze quan-to pi si va a ritroso nei secoli e quanto pi le nostre nozioni si affidano aedizioni che, per giunta, prescindono dallanalisi della tradizione mano-scritta dei singoli testi.22

    Quantoappenadettositrovabenriflessoinunodeirepertoripiauto-revoli e completi dellantico slavo-ecclesiastico, ilLexiconpraghese,23nelqualesonomolti i lemmi trasceltida testimoni tardi, di autorit incerta oconinnovazionilinguistichenon quantificabili oggettivamente. A tale pro-posito baster ricordare che dei circa 80 documenti alla base del diziona-rio,solo22codicirisalgonoalX-XI secolo,ossiaal periodo convenzional-mente definito slavo-ecclesiastico antico; tutti gli altri datano al XII-XIII(28 mss.) o addirittura al XIV-XVI (35 mss.). 24Ne risulta cos unaporia

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    21Sul diverso grado di influenza del sostrato dialettale sullo slavo-ecclesiastico a se-

    conda dei generi letterari crescente man mano che dallalto dellideale piramide genolo-gica (Bibbia, agiografia, omiletica) si scende verso il basso (letteratura odeporica, crono-grafia ecc.) si veda p. es. N. I. Tolstoj, K voprosu o drevneslavjanskom jazyke kak ob-(!em literaturnom jazyke ju#nych i vosto!nych slavjan, in Izbrannye trudy, t. II, Moskva,1998, pp. 66-89.

    22Per esempio, le Vitelatine qui prese in esame sono note in edizioni basate su testi-moni singoli; cos, nulla sappiamo della loro tradizione, n di varianti potenzialmente utilia determinarne la storia pi antica.

    23Slovnk jazyka staroslov$nskho, ed. J. Kurz et al., I-IV, Praha, 1966-1997.24Cfr. ivi lelenco delle fonti alle pp. LXII-LXX, LXXI-LXXIII. Si noter che fra que-

    sti documenti figura anche la Vitadi Benedetto, nota in un codex unicusdel XIV secolo.

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    di fondo, tale per cui chi lavora sui testi giudica e data questi ultimi in ba-se ai repertori come appunto ilLexicon,mentredaltraparteirepertoriso-nodestituitidiautoritnelmomento in cui si affidano a testimonianze tar-dive e prive di una storia testuale definita, o a edizioni nelle quali non chiaro quanto va messo a testo e quanto in apparato. Vista da questa ango-latura, e visti i limiti della documentazione, una pi precisa definizione cronologica e areale di alcuni testi destinata a rimanere incerta.

    Un aspetto particolare, ma altrettanto importante per lanalisi del pro-blema non meno dei dialettalismi sopra evocati infine la corretta in-terpretazione dei latinismi presenti nello slavo-ecclesiastico antico, quitanto pi interessanti dato che le agiografie che ci apprestiamo ad esami-nare vengono ricondotte proprio a modelli latini.

    Ora, anche tralasciando la complessa questione dei latinismi passati inslavo-occidentale per la mediazione germanica (cui si devono aggiungerei germanismi penetrati sotto forma di prestiti e calchi),25 da escludere

    che molti dei termini latini attestati nei documenti del X-XI secolo sianoesclusivi del contesto moravo-pannonico (o boemo), essendo noti ancheallarea dialettale macedone e serbo-croata e spesso ascendenti a una ter-minologia religiosa o civile di et pre-cirillometodiana.26In particolare re-sta tuttora poco chiaro quanto risalga alla diretta influenza latina (nellIlli-rico tardoantico come nella Slavia occidentale dellVIII-IX sec.) e quanto invece filtrato per il tramite di altre tradizioni linguistiche (il medio-gre-

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    25Vd. p. es. R. Auty, The Western Lexical Elements in the Kiev Missal, in Slawisch-Deutsche Wechselbeziehungen in Sprache, Literatur und Kultur, hrg. W. Krauss, Z. Stie-

    ber, Berlin, 1963, pp. 3-6; Id., Lateinisches und Althochdeutsches im altkirchenslavischenWortschatz, Slovo, 25-26 (1976), pp. 169-74.

    26Una parte non trascurabile (ma neppure quantificabile) della terminologia cristianalatina in paleoslavo risale certamente alla mediazione delle missioni bavaresi, organizza-te in epoca carolingia per evangelizzare gli slavi. Su questo importante aspetto che, siadetto incidentalmente, indebolisce in parte gli argomenti a sostegno della continuit dellatradizione cirillo-metodiana in Boemia vd. p. es. R. Olesch, Zur christlichen Terminolo-gie im Dravnopolabischen, Zeitschrift fr slavische Philologie, 39 (1976), pp. 10-31, inparte ripreso in A. de Vincenz, West Slavic Elements in the Literary Language of KievanRus, Harvard Ukrainian Studies, 12-13 (1988-1989), pp. 262-75. Vd. inoltre sopra leosservazioni di Kulbakin.

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    co e lantico alto-tedesco); altro punto da chiarire meglio la distinzionetra quanto viene recepito gi nelle prime traduzioni (cirillo-metodiane) equantoinvecedaimodellilatiniimpiegatiperle versioni pi tarde (non so-lo moravo-pannoniche). Finch non disporremo di una stratificazione cro-nologica, areale e tipologica di questo patrimonio linguistico, in vista del-laquale sarebbero indispensabili dizionari latino-slavi e greco-slavi basatisu un ampiocorpusditesti,27difficilmentesipotrpensarediapprodareaipotesiattendibili.28

    Tenuto conto di queste premesse pi generali, per quanto riguarda leVitedi Benedetto, Anastasia, Apollinare e Vito, in nessuna di esse datoriscontrare elementi che possano sostanziare con qualche fondatezza la pi-sta antico-boema. Un tratto comune ai testi anzi il carattere neutro dellalingua e lassenza di quella coloritura locale ceca che invece apprezzabi-le in versioni come le gi ricordateXLHomiliae in Evangeliadi GregorioMagno.29 I dati linguistici confermano solo lantichit delle traduzioni, e

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    27Per una impostazione del problema vd. E. Blhov, Die Bedeutung des griechisch-altkirchenslavischen Index fr die Erforschung des altkirchenslavischen Wortschatzes,Wiener Slavistisches Jahrbuch, 38 (1992), pp. 287-306.

    28A margine di queste considerazioni sparse va detto che i tentativi per determinare laprovenienza dei testi si sono finora concentrati sulla fonologia e soprattutto sul lessico.Moltomeno praticata statalindagine nel campo della morfologia, che con una classifica-zione ben mirata (p. es. nella formazione nominale: suffissi sostantivali, aggettivali ecc.)potrebbe rivelarsi di grande ausilio per circoscrivere larea di provenienza dei testi antichi.In questo senso utile partire da H. Birnbaum, J. Schaeken,Das altkirchenslavische Wort:Bildung Bedeutung Herleitung, Mnchen, 1997, anche se lo strumento migliore rima-

    ne, a mio avviso, il IV volume della Grammaire compare des langue slaves. La formationdes nomsdi Andr Vaillant (Paris, 1974). Una pi concreta proposta di analisi in questosenso costituita dalla serie di lavori pubblicati, tra gli anni 70 e 80, da H. Keipert, a co-minciare dalla monografia Die Adjektive auf -tel-n.. Studien zu einem kirchenslavischenWortbildungstyp. I. Teil, Wiesbaden, 1977; II. Teil, Wrterverzeichnis, Berlin, 1985.

    29Per la collocazione del documento nella letteratura antico-ceca (in passato da moltiritenuta dubbia: p. es. Jagi!, Weingart, Hamm) vd. F. V. Mare", 'esk redakce crkevnslovan(tiny v sv$tle Bes$d /eho%e Velikho (Dvojeslova), Slavia, 32 (1963), pp. 417-51;J. Reinhart,Methodisches zu den lexikalischen Bohemismen im Tschechisch-Kirchenslavi-schen am Beispiel der Homilien Gregors des Groen, Wiener Slavistisches Jahrbuch,26 (1980), pp. 46-102.

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    nulla pi. Quanto ai latinismi osservati (lo vedremo tra poco), a parte lov-via constatazione che la componente latina ben presente nel paleoslavo(e che nella fattispecie si tratta, appunto, di presunte traduzioni dal latino),non vi sono neppure elementi per circoscrivere questi ultimi allarea occi-dentale (moravo-boema). Niente di specifico ci dice infine la tecnica dellatraduzione, che d testi qualitativamente modesti e con frequenti frainten-dimenti degli originali (con lunica eccezione della Vitadi Apollinare, pilibera e sicura).

    Ci sono poi grecismi fonetici, lessicali e sintattici, che vanno natural-mente interpretati caso per caso, a seconda della tipologia e dei contesti:grecismi che, per altro, non sembra vadano oltremodo enfatizzati, cometalvolta avviene, almeno finch rimangono confinati alla sfera strettamen-te linguistica.30E infatti, la tendenza ellenizzante che si incontra in vitaci-smi come trivun= tribunus, vniant= Bonifacius (VitaApoll) e liveriiLiberius (VitaBen), o anche una certa terminologia greca della sfera ec-clesiastica (trape!a, klirik=, igoumen= [< 01+23-)+4, in VitBenper il lat.abbas] ecc.) hanno di per s uno scarso valore diagnostico, poich affat-to comuni in paleoslavo e dunque senzaltro riferibili alla lingua del tra-duttore, o in subordine a qualche copista posteriore. La presenza di questogenere di prestiti dal greco, anche nelle traduzioni dal latino, ci dice solodel tipo di formazione dei letterati e della loro dimestichezza con i testidella tradizione slavo-ecclesiastica, ma non vale certo a definire la linguadel modello utilizzato.31

    Allo stesso modo, sarebbe fuorviante dare un peso eccessivo alla gra-fia latinizzante di alcuni nomi, la quale in ogni caso nonpu servire dacriterio per ipotizzare matrici latine, e tanto meno per localizzare una tra-duzione. Sar sufficiente limitarsi qui al nome di Benedetto, che nella Vita

    delsantosemprelatinamente Benedikt, mai Venedikt(allagreca):

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    30Sulla conoscenza della lingua greca nella Boemia del X-XI secolo sappiamo ben po-co, ma si deve presumere che non fosse pi diffusa che nel resto dellEuropa continentale,dove per tutta lEt di mezzo rimase marginale, per non dire uneccezione: su ci si ve-da p. es. W. Berschin,Medioevo greco-latino, Napoli, 1989.

    31Sitenganopresentiatalepropositoancheleosservazioni di I. Paclov, K otzce lexi-klnch grecism)v staroslov$nsk&ch pamtkch s latinskou p%edlohou, in Studia palaeo-slovenica, Praha, 1971, pp. 277-84.

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    una variante che si rivela inutile per circoscrivere lorigine del testo (comeinvece riteneva Sobolevskij), giacch si ritrova anche in una serie di fontislavo-ecclesiastiche estranee alla tradizione latina e provenienti dallareabalcanica e russa.32

    Tornando ai latinismi lessicali, altrettanto inservibili, mi sembra, sonoespressioni spesso evocate negli studi a sostegno dellorigine latina come v;semogyi, rab= bo'iiecc., le quali, del tutto comuni in paleoslavo,possono tradurre tanto il lat. omnipotense servus Deiquanto il greco'()-5+*6)(3+4 e !"#7 $#%', come testimoniano innumerevoli versionidal greco eseguite nei Balcani nei secc. X-XI. E sempre parlando di latini-smi, occorreinfinenotarecheanche la presenza di prestiti particolarmenteconnotati o calchi non ha un valore assolutoeva interpretata di volta involta nella sua specificit. Estremamente istruttiva al riguardo la versio-ne paleoslava dei Dialogorum libri IV di Gregorio Magno (Bulgaria, Xsec.),che com noto nondipende dalloriginale latino (593-594), ma dal-laversione greca di papa Zaccaria (741-752).33Il fatto che molti dei latini-

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    32La forma Benedikt=ricorre, p. es., nella Cronaca galiziana(Ipat. let., s.a. 1205-6),che in questo caso riprende il Commento allApocalisse di Andrea di Cesarea, tradotto inBulgaria (Slovar kni#nikov i kni#nosti Drevnej Rusi, XI-pervaja pol. XIV v., Leningrad,1987, p. 451). Altre occorrenze si registrano nel Nomokanon di Rjazan (1282), nel Van-gelo di T(rnovo, negli affreschi di Spas-Neredica e in altri documenti serbi, bulgari e russi:cfr. A. Naumow, Kult svetog Benedikta Nursijskog kod pravoslavnih Slovena, Crkvenestudije, 1 (2004), p. 103 e n. 38 [versione aggiornata di Id., Il culto di san Benedetto daNorcia presso gli slavi ortodossi, in Atti dellVIII Congresso internazionale di studi sul-lalto medioevo, cit., p. 223, n. 33].

    33Valelapenaricordarecheanche iDialogi, prima di essere definitivamente inquadra-

    ti, sulla base della lingua e della tecnica di traduzione, nella letteratura antico-bulgara (cfr.Paterik Rimskij. Dialogi Grigorija Velikogo v drevneslavjanskom perevode, Izd. podgot.K. Diddi, Moskva, 2001, alle pp. VII-XXI), hanno a lungo figurato nel corpusdi presuntaorigine moravo-pannonica. E nonostante che lorigine preslaviana della traduzione sia or-mai generalmente accettata (vd. p. es. L. Taseva, Chr. Voss, Altkirchenslavische ber-setzungen aus dem Griechischen, Incontri linguistici, 28 (2005), pp. 101-18) e confer-mata daricerche indipendenti (vd. p. es. O.S. Sapo8nikova,NeizvestnyjperevodizDia-logovGrigorija Velikogo v konvoe k Bogosloviju Ioanna Damaskina, in Ot Sredneveko-vja k Novomu vremeni, sbornik statej v !est O. A. Belobrovoj, Moskva, 2006, pp. 187-202, secondo cui iDialogifurono tradotti dopola versione della Teologiadel Damascenorealizzata dallEsarca), la tesi tradizionale dellorigine morava, cara a Sobolevskij e a

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    smicontenutiinquestatraduzionecorrispondano a termini rimasti non tra-dotti gi nella versione greca (p. es. av=dekat=: 9*:+;)?@A< lat. defensor, iloustrii : BCC+D?5AE+4