Didattica della musica: tra presente e futuro

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7/28/2019 Didattica della musica: tra presente e futuro http://slidepdf.com/reader/full/didattica-della-musica-tra-presente-e-futuro 1/4 Educazione musicale PREM ESSA Con l’a.s. 1992-93 il corso straordinario di D idattica della musica nei conservatori è diventato vera e propria “Scuola”, superando quindi una situazione di precarietà che durava dal 1966, anno della prima attivazione pres- so i conservatori di Bari, Bologna e Milano del corso libero di D idattica dell’educazione musicale. 1 In tutti questi anni il Corso di Didattica ha attraversato momenti più o meno felici, tra buone intenzioni e, di fatto, intenti emarginativi. Nei primi anni ‘80, su iniziati- va dei docenti di vari conservatori, si sono moltiplicati incontri, seminari, dibattiti finalizzati a un riordinamen- to dei corsi stessi e alla richiesta di una loro trasforma- zione in “Scuole di Conservatorio”. Nel 1990 si è costituito il “Coordinamento nazionale dei docenti di D idattica della musica”, in ragione anche del fatto che tali docenti erano stati esclusi dal concorso per titoli per l’immissione in ruolo. In due anni il Coordinamento ha smosso l’I spettorato Istruzione Artistica, politici, sindacalisti, opinione pubblica (e anche qualche collega “ri lassato”) , tanto che vengono proposti anche due disegni di legge per l’istituzione della Scuola di didattica. Finalmente col 1992 si compie un sogno: governo e ministero approvano la costituzio- ne di nuove Scuole, tra cui D idattica della musica, ria- prendo anche i termini per l’immissione in ruolo, trami- te concorso per titoli, dei rispettivi docenti. Viene data così anche maggior stabilità alla ‘continuità didattica’, messa in discussione negli anni precedenti dall’andiri- vieni dei supplenti annuali, costretti spesso a peregrina- re da un conservatorio all’altro a secondo degli ‘umori’ politici, culturali o ideologici di direttori e commissioni. Si arriva quindi al presente: in quest’anno scolastico 93- 94 la Scuola di didattica della musica è attiva in oltre 40 Conservatori. L’ORDINAMENTO Come per tutti i sogni, anche per il nostro l’avverarsi nella realtà ha comportato qualche ridimensionamento. Il nuovo ordinamento della Scuola di didattica ha di fatto mantenuto la struttura del precedente corso in cin- que insegnamenti, portando però gli anni di studio da tre a quattro. Una specifica commissione ministeriale, composta da Riccardo Allorto, Enrico Anselmi, Leonardo Calì e Agostino Ziino ha elaborato il pro- gramma d’esame e gli orientamenti didattici, utilizzando anche numerose documentazioni che diversi docenti avevano fatto pervenire alla commi ssione stessa. Il testo del nuovo ordinamento, in ordine agli orientamenti didattici e alle prove d’esame, è stato accolto con qual- che perplessità (per usare un eufemi smo) dai docenti delle Scuole di didattica. M a forse la commissione mini- steriale che ha steso il testo, nei pochi giorni che aveva a disposizione per questo lavoro, non poteva fare di meglio. M a esaminiamo per ora la struttura della Scuola, riman- dando più avanti considerazioni e commenti. Per ogni Scuola sono previsti cinque insegnamenti (con rispettivi docenti) : - Pedagogia musicale, - Elementi di composizione per la didattica, - D irezione di coro e repertorio corale, - Storia della musica per la didattica, - Pratica della lettura vocale e pianistica. La Scuola di didattica non è suddivisa in periodi ( infe- riore, medio e superiore) come le altre scuole di Conservatorio. Si caratterizza perciò più come scuola superiore o di specializzazione, tanto è vero che per l’amm iss io ne, che avviene per esami ( prova pratica e colloquio) , sono richiesti i seguenti titoli: Diploma di conservatorio; oppure Ammissione al nono anno di una scuola decennale del conservatorio; oppure D iploma di maturità artistica ad indirizzo musicale con- seguito presso un conservatorio. Si potrebbe quindi dire che la Scuola di didattica della musica si colloca in quella “Fascia superiore” degli studi musicali prefigurata in tutti i progetti di riforma elabora- ti da più parti negli ultimi anni. Una fascia superiore che, tra i vari indirizzi ( produzione, composizione, musicologico, tecnologico, ecc.) , prevede anche quello “didattico”, finalizzato alla preparazione dei docenti di musica nei vari ordini scolastici. Vediamo come, nel testo ministeriale, sono esplicitati gli obiettivi per i di vers i insegnamenti. Pedagogia musicale L’insegnamento intende fornire all’alunno le fondamen- tali conoscenze di psicologia, pedagogia, didattica generale nonché della didattica dell’educazione musica- le nella scuola primaria e secondaria al fine di far acquisire la padronanza di contenuti, metodi, tecniche, sussidi, strumenti di verifica, ecc. Condizione principale è la chiara coscienza delle funzioni e dell’uso della musica in sede educativa; sono altresì indispensabili 29 D idattica della musica: tra presente e futuro Mario Piatti 

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Educazione musicale

PREM ESSA

Con l’a.s. 1992-93 i l corso straordinario di D idatticadella musica nei conservatori è diventato vera e propria“Scuola”, superando quindi una situazione di precarietàche durava dal 1966, anno della prima attivazione pres-

so i conservatori di Bari , B ologna e M ilano del corsolibero di D idattica dell’educazione musicale.1

In tutti questi anni il Corso di D idattica ha attraversatomomenti più o meno felici, tra buone intenzioni e, difatto, intenti emarginativi. Nei primi anni ‘80, su iniziati-va dei docenti di vari conservatori, si sono moltiplicatiincontri, seminari, dibattiti finalizzati a un riordinamen-to dei corsi stessi e alla richiesta di una loro trasforma-zione in “Scuole di Conservatorio”.Nel 1990 si è costituito il “Coordinamento nazionale deidocenti di D idattica della musica”, in ragione anche delfatto che tali docenti erano stati esclusi dal concorsoper titoli per l’immissione in ruolo. In due anni il

Coordi namento ha smo sso l’I spettorato IstruzioneArtistica, politici, sindacalisti, opinione pubblica (eanche qualche collega “ri lassato” ) , tanto che vengonoproposti anche due disegni di legge per l’istituzionedella Scuola di didattica. Finalmente col 1992 si compieun sogno: governo e ministero approvano la costituzio-ne di nuove Scuole, tra cui D idattica della musica, ria-prendo anche i termini per l’immissione in ruolo, trami-te concorso per titoli, dei rispettivi docenti. Viene datacosì anche maggior stabilità alla ‘continuità didattica’,messa in discussione negli anni precedenti dall’andiri-vieni dei supplenti annuali, costretti spesso a peregrina-re da un conservatorio all’altro a secondo degli ‘umori’

politici, culturali o ideologici di direttori e commissioni.Si arriva quindi al presente: in quest’anno scolastico 93-94 la Scuola di didattica della musica è attiva in oltre 40Conservatori.

L ’ORDINAMENTOCome per tutti i sogni, anche per il nostro l’avverarsinella realtà ha comportato qualche ridimensionamento.Il nuovo ordinamento della Scuola di didattica ha difatto mantenuto la struttura del precedente corso in cin-que insegnamenti, portando però gli anni di studio datre a quattro. Una specifica commissione ministeriale,comp osta da Ri ccardo A llorto, Enrico A nselmi,

Leonardo Calì e Agostino Ziino ha elaborato il pro-gramma d’esame e gli orientamenti didattici, utilizzandoanche numerose documentazioni che diversi docentiavevano fatto pervenire alla commi ssione stessa. I l testo

del nuovo ordinamento, in ordine agli orientamentididattici e alle prove d’esame, è stato accolto con qual-che perplessità (per usare un eufemi smo) dai docentidelle Scuole di didattica. M a forse la commissione mini-steriale che ha steso il testo, nei pochi giorni che avevaa disposizione per questo lavoro, non poteva fare di

meglio.M a esaminiamo per ora la struttura della Scuola, riman-dando più avanti considerazioni e commenti.Per ogni Scuola sono previsti cinque insegnamenti ( conrispettivi docenti) :- Pedagogia musicale,- Elementi di composizione per la didattica,- D irezione di coro e repertorio corale,- Storia della musica per la didattica,- Pratica della lettura vocale e pianistica.

La Scuola di didattica non è suddivisa in periodi ( infe-rio re, medi o e superiore) come le altre scuole di

Conservatorio. Si caratterizza perciò più come scuolasuperiore o di specializzazione, tanto è vero che perl’ammissione, che avviene per esami (prova pratica ecolloquio) , sono richiesti i seguenti titoli :D iploma di conservatorio; oppureAmmissione al nono anno di una scuola decennale delconservatorio; oppureD iploma di maturità artistica ad indirizzo musicale con-seguito presso un conservatorio.Si potrebbe quindi dire che la Scuola di didattica dellamusica si colloca in quella “Fascia superiore” degli studimusicali prefigurata in tutti i progetti di riforma elabora-ti da più parti negli ultimi anni. Una fascia superiore

che, tra i vari indirizzi ( produzione, composizio ne,musicologico, tecnologico, ecc.) , prevede anche quello“didattico”, finalizzato alla preparazione dei docenti dimusica nei vari ordini scolastici. Vediamo come, neltesto ministeriale, sono esplicitati gli obiettivi per idiversi insegnamenti.

Pedagogia musica le L’insegnamento intende fornire all’alunno le fondamen-tali conoscenze di psicologia, pedagogia, didatticagenerale nonché della didattica dell’educazione musica-le nella scuola primaria e secondaria al fine di far

acquisire la padronanza di contenuti, metodi, tecniche,sussidi, strumenti di verifica, ecc. Condizione principaleè la chiara coscienza delle funzioni e dell’uso dellamusica in sede educativa; sono altresì indispensabili

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conoscenze degli impieghi sociali ed individuali dellamusica compatibilmente con gli obiettivi più generalidella scuola.

Elemen ti d i composiz ione per la di datti ca 

L’insegnamento tende a sviluppare nel discente capa-cità di competenza nella pratica della composizione,dell’analisi e della improvvisazione, al fine di realizzareopportuni repertori connessi con gli obiettivi didattico-educativi della scuola secondaria.

Di rezione di coro e repertori o coral e Q uesto insegnamento ha come fine principale quello dipotenziare le capacità educative dello studente attraver-so l’uso della voce, del canto e della gestualità. La prati -ca che ne deriva favorisce inoltre la formazionedell’orecchio, lo sviluppo del gusto, l’attività vocale col-lettiva, la ricerca di risorse foniche ed espressive.

Storia della musica per la di datti ca O biettivo di questo insegnamento è l’acquisizione di cri-teri metodologici e di contenuti che consentano di con-durre operativamente un percorso storico-musicale.

Pratica della lettur a vocale e pian istica L’insegnamento è destinato alla conoscenza pratica deivari repertori musicali tramite la voce e la trasposizioneal pianoforte ( suonare, cantare, trasportare, ridurre,adattare, arrangiare estemporaneamente ecc.) e tendealla acquisizione di una lettura funzionale e non soloriproduttiva, costantemente proiettata in sede di appli-cazione didattica agli scopi educativi che caratterizzanol’intero corso di didattica”.

D iverse cose si potrebbero dire in relazione al lessico ealla sintassi di tali enunciati. M a lasciamo all’ intelligentelettrice/lettore di questa rivista il compito di una analisilinguistico-semiologica, raccomandandole/gli di procu-rarsi il testo completo degli orientamenti.2

O ltre agli obiettivi indicati, gli “orientamenti” fornisconoindicazioni, a volte anche dettagliate, relative a conte-nuti e a percorsi metodologici generali. Non ci sonoinvece indicazioni di tempi e di articolazioni per i quat-tro anni di studio.È prevista una “V alutazi one di conferma espressa

annualmente da una commissione presieduta dal diret-tore e composta dai cinque docenti dell’allievo”.Il programma degli esami di diploma prevede dueprove scritte ( un tema e una composizione) e unaprova orale-pratica, articolata in più momenti, finalizza-ta alla verifica di capacità e conoscenze relative a con-tenuti pedagogici e storici, alla direzione corale, all’ana-lisi musicale, alle metodologie didattiche, all’uso delpianoforte.Per quanto riguarda altre questioni relative alfunzionamento della Scuola, occorre riferirsi al normaleordinamento dei conservatori, salvo quanto indicatonella circolare del settembre ‘92 che indica in 25 ilnumero massimo degli allievi.

PRIME REAZIO NICon l’attivazione della nuova Scuola di didattica dellamusica è apparso subito necessario affrontare i non

pochi problemi sul tappeto. Per questo il“C oordinamento nazionale D idattica della musica”, indue assemblee tenutesi a Bologna il 27-28 marzo e aRoma il 27-28 ottobre 1993, ha formulato una serie diproposte di modifica sia dell’ordinamento che degli

orientamenti didattici.Sul piano normativo le proposte mirano: 1) a far sì cheil D iploma di didattica della musica diventi unico titolovali do per l’accesso ai concorsi per l’i nsegnamento didiscipli ne musi cali nelle scuole di altro ordine; 2) arichiedere, per l’ammissione, oltre ai titoli musicalianche un diploma di scuola secondaria superiore; 3) adattivare in modo più preciso il tirocinio diretto nei variordini di scuola; 4) a ridefinire l’articolazione degli i nse-gnamenti e degli esami annuali e di diploma; 5) a rifor-mulare in modo più coerente gli orientamenti didattici;6) a rivedere altre questioni di carattere tecnico e orga-nizzativo.

Le proposte del “Coordinamento” sono già state inoltra-te al ministero. Nel frattempo, in riunioni di settore, idocenti delle diverse materie stanno discutendo ed ela-borando nuovi programmi di studio, confrontandosisulle proprie esperienze e su nuove prospettive in ordi-ne ai bisogni della realtà sociale, culturale e scolasticacontemporanea. Non manca chi ( e io sono fortementetra questi ) sostiene anche la necessi tà di precisaremeglio le competenze dei docenti dei cinque insegna-menti, provvedendo, se sarà il caso, anche ad un( auto) aggiornamento dei docenti stessi sugli aspettipedagogici e didattici, in un’ottica di scambio, di ricercainterdisciplinare, di confronto costruttivo dei paradigmidi riferimento e dei fondamenti epistemologici.3

COMMEN T I

Cin que in u no Per quanto riguarda il contenuto degli orientamentididattici, sarebbe troppo lungo qui analizzare nel detta-glio il testo relativo ai cinque insegnamenti. Chi è inte-ressato può trovare puntuali e precise osservazioni nellospeciale “Insegnare ad insegnare: la scuola di didatticadella musica”, nel n.87 di M usica D omani. 4 Mi limitopertanto a fare qualche considerazione generale.Va intanto sottolineato il fatto che, a di fferenza delle

altre Scuole di conservatorio, non esiste qui una mate-ria principale e altre complementari. I cinque insegna-menti sono posti allo stesso livello. Varie e contrastantipossono essere le interpretazioni di questa scelta.5 M aproprio per questa ragione di parità, si sarebbe dovutotener maggiormente conto delle possibilità di interazio-ne-integrazione, sia in ordine alle metodologie che aicontenuti. In realtà gli estensori degli orientamentidevono aver fatto più un lavoro di collage, recuperan-do spezzoni di documenti vari, non evitando così ripe-tizioni e prolissità che rendono il testo confuso, malearticolato e, in più punti, impreciso in ordine alle fina-lità e alle metodologie sia dei singoli insegnamenti che

della Scuola nel suo complesso. Inoltre, come giusta-mente rileva Spaccazocchi nel suo i ntervento su M usicaD omani, “. ..Pedagogia musicale” sembra avere il compi-to di dare risposta al ‘perchè’, al ‘come’ e al ‘quando’

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dell’educazione musicale, mentre tutte le altre quattromaterie dovrebbero colmare questo progetto ri spon-dendo principalmente al ‘che cosa fare’. Q uesta noncondivisibile posizione, che scinde discipline di metododa discipline di contenuto o di repertorio, oltre a non

corrispondere alla inevitabile globalità dell’educare,crea non pochi problemi alla realizzazione di quel pro-gettare interdisciplinare che la stessa introduzione diquesti programmi invita a svolgere”.M a non è solo un problema di i nterdisciplinarità. Èl’organizzazione didattica della scuola nel suo comples-so che viene messa in discussione. Sarebbe un contro-senso che una Scuola che si definisce di “didattica” nonattui al suo interno tutti quei procedimenti metodologiciche si ritengono fondamentali per una progettazione euna programmazione “a misura dei discenti”: su qualiparadigmi pedagogici e musicologici si fondano i cin-que insegnamenti, e quindi quali paradigmi per questi

studi musicali?

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Come rendere trasparente ed esemplarenel nostro insegnamento ciò che andiamo insegnando?Come giustamente sottolinea Roberto Neulichedl, ilproblema è quello “... della formazione di chi dovrebbeinsegnare ad insegnare. ( .. .) Un primo punto di rifles-sione, il più importante credo, riguarda la natura auto-referenziale del corso di Pedagogia musicale edell’insieme dei corsi della Scuola di D idattica dellamusica. Possiamo, ad es., proporre un modello cultura-le di svi luppo del sapere (musicale e non) basato sulprincipio di ‘complessità’, senza chiederci quanto que-sto modello stia alla base della stessa organizzazionedella Scuola di D idattica?”7

Sarebbe pertanto estremamente grave e contradditorio,ad es., fare affermazioni di principio sulla necessità el’efficacia di particolari metodi didattici e poi contraddi-re con la pratica (o la non pratica) tali metodi all’ inter-no della Scuola stessa.

Formazi one per qua le professione? Spesso si sente dire, e si trova scritto anche in qualchearticolo, che “D idattica della musica” ha la finalità diformare gli insegnanti di “Educazione musicale” per lascuola media.T ale posizione può essere avvalorata dalfatto che nel programma degli esami di diploma si faripetutamente riferimento alla “scuola primaria e secon-daria” (per il tema scritto, per la prova di composizione

e per la discussione delle metodologie di indagine sto-rico-musicale) . M a non essendo specificato, penso chesi potrebbe intendere anche “secondaria superiore”,tenendo conto anche del fatto che ‘M usica’ è presenteanche nei nuovi programmi del biennio e del triennio.Non si capisce però allora perchè l’“esecuzione al pia-noforte, concertazione e direzione corale della compo-sizione oggetto della I I prova scritta” debba avvenirecon “coro di bambini in età dell’obbligo scolastico”,anche perchè negli orientamenti per “Elementi di com-posizione per la didattica” si fa ri ferimento solo agli“obiettivi didattico-educativi della scuola secondaria”.Si potrebbe comunque supporre che la commissione

ministeriale pensasse in particolare agli insegnanti di“educazione musicale” nella scuola media, e a futuri( ipotetici) insegnanti di musica nelle elementari. Q ua elà però traspare anche qualche cenno alle scuole medie

a indirizzo musicale e alle scuole di musica, come ades. in alcuni passi degli orientamenti di “pedagogiamusicale”: “L’allievo si eserciterà nell’acquisire la padro-nanza di contenuti, metodi, tecniche, sussidi, strumentidi verifica, in merito alle varie forme dell’attività musi-

cale scolastica o extra scolastica... Conoscenza criticadei vari orientamenti metodologici dell’insegnamentostrumentale, in particolare riferito allo strumento princi-pale dell’allievo stesso, e in generale alla pratica collet-tiva nella scuola dell’obbligo... Conoscenza e pratica diun vario repertorio di musiche d’insieme per i livellipri mari dello studio musicale” ( anche in questo caso,come si vede, l’i mprecisione non è poca) .In definitiva, anche se prevale la dizione “scuola prima-ria e secondaria” , la formazi one data dalla Scuola dididattica sembra aprirsi anche ad altri ambiti e settori:insegnanti per corsi “propedeutici”, attività musicali dibase, insegnanti di strumento, direttori di coro, ecc.

M anca comunque una scelta chiara, anche in ordi nealle competenze educative, come giustamente sottoli-nea Spaccazocchi nel suo contri buto già ci tato: “ Laquantità di figure professionali musicali che sembranoapparire fra le righe (compositore, critico, storico, diret-tore di coro, pianista, cantante, insegnante, educatore) ,unite alle innumerevoli discipline che si mettono inmoto per questo progetto (psicologie, pedagogie, didat-tiche generali e musicali, linguistica, semiologia, storia,composizione, anatomia e fisiologia, organologia, ecc.) ,tradiscono palesemente una non scelta, una non presadi posizione proprio nei confronti dell’obiettivo prima-rio dell’intero Corso: la formazione di educatori inmusica e con la musica”.Personalmente sono favorevole a una finalità “larga”,non riservata cioè ai docenti di musica nelle scuolesecondarie (e primarie) . I n tal modo si dà la possibi li tàalle singole Scuole dei diversi conservatori di calibrareautonomamente i curricoli, in funzione anche (e direi,soprattutto) delle esigenze e dei desideri degli allievi edei contesti socio-culturali, più che di contenuti musi-cologici, storici, compositivi ecc.8

Nell’esperienza ormai decennale condotta con i Colleghinel conservatorio di Castelfranco Veneto abbiamoriscontrato interessi e motivazioni diverse tra allieve eallievi che hanno frequentato il corso di didattica: da chilo ha usato come formazione e aggiornamento in servi-

zio, ad altri che lo hanno considerato come occasioneper approfondire la propria “cultura musicale”, ad altriancora che hanno frequentato il corso per imparare afar meglio il proprio lavoro di insegnanti di strumento odi teoria e solfeggio in scuole di musica di vario genere,o anche come occasione di studio e di formazione invista dei concorsi per l’insegnamento nelle scuolesecondarie. Tutti comunque hanno riconosciuto che ilcorso è riuscito a dar loro una nuova visione della musi-ca e dell’esperienza musicale, ad arricchire il propriobagaglio culturale, a crescere anche dal punto di vistaumano e sociale. Per questo credo che sarebbe un mor-tificare le potenzialità del corso se dovesse essere ristret-

to alla formazione dei futuri docenti delle scuole secon-darie ( altra cosa è ragionare sul valore “giuridico” deltitolo di studio, anche in relazione alle prospettive che siaprono con la riforma degli ordinamenti didattici univer-

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sitari e l’istituzione delle scuole di specializzazione perla formazione degli insegnanti delle scuole secondarie) .9

PRO SPETT IV ENon so cosa succederà in un prossimo futuro in merito

alla riforma e alla ristrutturazione dei Conservatori. Afine marzo ’94 si terranno le elezioni politiche, e forsementre mi state leggendo c’è già un nuovo parlamento(mi auguro meno inquisito, meno corporativo e menosordo ai problemi della scuola) che dovrebbe riprenderein mano anche la riforma sulla base di nuovi disegni dilegge (visto che quelli di Zoso e N occhi sembrano inconciliabili e insufficienti, come ha giustamente sottoli-neato Salvetti nell’editoriale del n. 6 di questa rivista);disegni di legge che spero abbandonino l’antiquata eillogica distinzione tra istruzione ed educazione10 e cheassumano con coraggio il compito di fondare ex novo“Istituti superiori di studi musicali”, attivando, per il per-sonale docente, nuovi ruoli ai quali accedere per con-corso, salvaguardando i diritti economici e giuridiciacqui siti dagli attuali docenti ( inquadrati eventualmentein ruoli ad esaurimento).Per quanto riguarda la Scuola di D idattica della musicami auguro che maturi al suo interno la voglia di rigene-rarsi, costituendosi e organizzandosi sempre più comespazio di sperimentazione e di ricerca nel campo dellaeducazione / istruzione / formazione musicale; cometerritorio di confine tra conservatorio e università, peruno scambio che rivitalizzi le discipline dell’uno edell’altra; come occasione di incontro tra operatori deidiversi ordini di scuola, così che le concrete esperienzetestimonino la validità o meno dei modelli teorici; come

centro di aggiornamento e di ri cerca educativa a cuianche gli I RRSAE do vrebbero dare maggior credito;infine, anche come coscienza critica dell’andamentodidattico dei conservatori stessi, convinto come sonoche “la didattica (e quindi la pedagogia) non può esse-re un argomento circoscritto alla Scuola di didattica:investe tutti i corsi, gli insegnamenti, le scuole dei con-servatori”.11

Si tratta di fare in modo che accanto a una riforma cherischia di calare dall’alto sulla testa di allievi, docenti,personale non docente, imposta da politici o da sinda-calisti in vena di crociate cultural-musicali, si facciavalere il ruolo, la funzione, la competenza della “base”:

i Collegi dei D ocenti hanno il di ritto-dovere di farsicarico della “didattica” e delle strutture gestionali eamministrative che, opportunamente rinnovate, dovreb-bero sempre più garantire di poter svolgere in modoadeguato la propria funzione docente. Purtroppo nonmi pare che la “base” si renda conto delle potenzialità edei rischi di questo momento critico. M i auguro che le“Scuole di didattica della musica” ri escano a dare ilbuon esempio.

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Note1 Un a puntuale ricostruzione della stori a del Corso si pu ò trovare in:ROBERTO G IULIANI , “Per una storia dei corsi di didattica della musica nei con-servatori italiani”, in Musica Doman i , n. 79, giugno 1991, pp. 6-12.

2 O ltre che negli originali del M ini stero, lo si può trovare su vari bollettinisindacali e nel n.36 della rivista Musicascuola ed. Nicola Mi lano, Bologna —da non confondersi con la quasi omoni ma “M usica e scuola”.

3 Per quanto riguarda la “Pedagogia musicale” un recente tentativo in questosenso può essere considerato i l vo lume, da me curato, Pedagogia d ella musica: un panorama , CLUEB, Bologna 1994, con contributi di Roberto

A lbarea, M auro Carboni, Claudio D alla Ri va, D uccio D emetrio, M aurizioD isoteo, Franca Ferrari, M aria Cecilia Jorquera, Roberto Neulichedl, SilvanoSansuini , M aurizio Spaccazocchi, G ino Stefani.

4 Cfr. Musica Doman i n. 87, giugno 1993, pp. 33-39; interventi di M AURIZ IO

SPACC AZO CCH I , “La falsa democrazia di chi non vuole scegliere”; FRANC ESCO

V I L L A , “Ritrovare il senso dell’attività compositiva”; SI L V A N A C H I E S A ,“M olteplicità e apertura di vedute: vantaggio o limite”; D AV IDE ZAM BELLI , “Segli i nsegnanti di conservatorio entrassero in una scuola media.. .” ; FR A NCA

FE R R A R E S E, “Affiancare l’esperienza pratica all’insegnamento teorico”. Cfr.anche il ‘Commento’ di M aurizio D ella Casa sul n. 86 della stessa rivi sta, pp.3-4.

5 Silvano Sansuini, ad es., ritiene che, invece di una Scuola di didattica dellamusica che “...continua a prevedere la ‘Pedagogia musicale’ come una dellecinque materie d’insegnamento, come se la finalità della Scuola fosse la pre-parazione didattica di musicisti, integrata da nozioni di pedagogia dellamusica”, sarebbe stato più opportuno “... prevedere una ‘Scuola per educa-

tori musicali’ . Q uesta è, del resto, la sua finalità. Un educatore musicale,oltre alla preparazione specifica nelle discipline musicali che si pone comeprerequisito d’ingresso, deve possedere una solida formazione di pedagogiadella musica. Q uesta è la struttura portante della sua professionali tà, la stan-za dei bottoni del suo agire, giacchè egli, ancor prima di essere un musici-sta, è un educatore. La pedagogia della musica è il momento strategico delledecisioni operative, la sede dove il docente decide come essere educatore,come utilizzare le sue competenze di cultura generale, di psicopedagogia, dimetodologia, di didattica e la sua preparazione musicale per fini educativispecifici. La didattica è soltanto un aspetto, un momento fra i tanti che costi-tuiscono la strategia pedagogica, sebbene di grande rilevanza”; in: M .P I ATT I

(a cura di), Pedagogia della musica : un panorama , cit.

6 Su alcune prospettive di ri nnovamento cfr.: M . P I ATT I , G. STEFAN i (a curadi), Oriz zonti dell’educazi one musicale , PCC, Assisi 1987; M . P I ATT I ( a curadi), L’educa zion e musicale tra accad emi smo scolastico e cultu re popolari ,PCC, A ssisi 1989; G . ST E F A N I ( a cura di) , Studi mu sicali: v erso un nuovo paradigma , PCC, Assisi 1990; M . P I ATT I (a cura di), Educazione musicale in 

una società mu lti etni ca , PCC, A ssisi 1992. Cfr. anche contributi vari nellapubblicazione semestrale Progetto Uomo-Musica. Educazi one / An imazion e / Terapia / Ricerca , Edizioni M usicali Pro Ci vitate Christiana, Assisi.

7 Cfr. ROBERTO NEULICHEDL, “Pedagogia della musica e pensiero complesso.Un approccio teorico per una prospettiva ‘antropologica’”, in: M . P I ATT I ( acura di) , Pedagogia della musica : un panorama , cit.

8 A questo punto andrebbe posta una domanda di fondo: a quale progettodi formazione vogli amo che faccia riferimento la struttura della Scuola diD idattica? M a qui i l discorso ci porterebbe lontano... e potrebbe farsi anchepolemico; anche perchè, mentre in campo musicale-musicologico vienerichiesta, giustamente, una competenza musicale e musicologica, tutti sem-brano avere un “dono di natura” in merito ai problemi dell’ “educazione /formazione / istruzione”, e, quindi, tutti si sentono autorizzati a legiferare, asentenziare, a dare consigli su come elaborare, organizzare, realizzare, verifi-care e valutare un progetto formativo come quello di una “Scuola di didatti-ca della musica”.

9 Ho trattato questo problema in: M . P I ATT I , “La formazione degli insegnantidi musica nei nuovi corsi di laurea”, in Progetto Uomo-Musica , n. 2, luglio1992, PCC , A ssisi, pp. 23-28, e in M . P I A T T I , Progettar e l ’educazi one musicale , Cappelli, Bologna 1993, pp. 99-109.

10 Cfr. ad es. il testo del disegno di legge n. 529, del 31.7.1992, d’iniziativadei senatori Nocchi, Alberici, Chiarante e al., che parla di “educazione” perla formazione musicale della scuola dell’obbligo, e di “istruzione” per la for-mazione musicale nei conservatori. Capisco che tale terminologia affonda lesue radici i n testi di autori il lustri, quali M ascagni, Al lorto, D elfrati, ecc.Posso anche consentire che ciascuno è libero di usare le parole come crede,purchè dal contesto si capisca cosa si vuole dire. M a forse, dovendo farediscorsi pedagogici, sarebbe il caso di usare terminologie più pertinenti. Sulrapporto educazione-istruzione mi permetto di suggerire agli eccellenti sena-tori ( se saranno rieletti) , e ai loro eventuali consigli eri, di leggere R. M ASSA,Edu care o istru ir e? La fin e della pedagogia n ella cultu ra contemporanea ,U nicopli, M ilano 1987, e anche i l più recente G. M A RT IN O LI , Istrui re non basta. Per un r ecupero della fu nzi one educa tiva , Censis-F.A ngeli, M ilano1992. Cfr. anche l’ “Introduzione” del mio libro Con l a mu sica si può , V aloreScuola, Roma 1993.

11 Cfr. M . P I ATT I, “Conservatori di musica: che cosa riformare”, in M u s i c a Domani , n. 88, settembre 1993, pp. 8-10.

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