dicembre 2016 - Pro Loco Fontanafredda · I giocatori francesi ancora in campo, molti in lacrime...

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n. 50 dimensione Pro loco Fontanafredda Associazione Pro Fontanafredda Via Grigoletti, 11 33074 Fontanafredda (PN) Tel. e Fax. 0434 998532 [email protected] www.prolocofontanafredda.com orario ufficio: lun. gio. 15:00/19:00 mar. mer. ven. 9:00/13:00 Direttore responsabile: Cristina Turchet Direttore: Antonio Zilli Comitato di redazione: Nicoletta Talon, Lidia Sfreddo Cusin, Edi Della Flora. Registrazione Tribunale di Pordenone n. 517 del 10.09.2004 Stampato presso la tipografia Rapini di Pordenone Affiliata a: Consorzio Pro Loco Meduna-Livenza Periodico d’informazione e cultura rivolto ai soci. dicembre 2016 Editoriale Nell’ultimo scorcio d’estate si sono svolte le manifestazioni legate al tema “Le Giornate dell’Acqua”, profonda- mente riviste, con connotazioni esclu- sivamente culturali a partire dall'edi- zione 2015. Non più “Sapori dell’Acqua” nell’area del Quartiere PEEP con il contorno enogastronomico e il noto, conseguente afflusso di visitatori. Quindi un convegno tecnico sul te- ma dell’acquacoltura, magistralmente condotto dal direttore nazionale dell’API (Associazione Piscicoltori Italiani) dr. Andrea Fabris, l'ormai consolidato e affollato giro in bicicletta tra le risorgive del territorio comunale fino alle sponde del Livenza e comple- tato, novità assoluta, da un concerto rock. Il pensiero rivolto ai giovani, abbiamo organizzato l’evento con un complesso di grande livello e l’unanime positivo riscontro ci ha non poco confortato nell’iniziativa. Il programma si è poi dipanato con il “Contest fotografico” sul tema “Ri- fletti sull’Acqua” e il Concorso di Poe- sia “La canzone dell’Acqua”. Nate come contorno alle Giornate dell’Acqua, queste due iniziative hanno preso quota, incrementando in manie- ra significativa quantità e qualità dei lavori presentati, guadagnandosi un lusinghiero spazio culturale. Che è poi quello per cui lavoriamo. Certo i convegni tecnici vantano spesso esigue partecipazioni di pubbli- co, ma si sa la pianta della cultura è di difficile attecchimento e sviluppo. Personalmente credo che la compo- nente enogastronomica abbia un suo Papaveri rossi nel buio della sera In questo lungo periodo le quoti- diane atrocità rendono il nostro sguardo tristemente appannato su immagini terribili, agghiaccianti che i media presentano. Si sa, il loro compito è l’informazione e niente più dell’immagine, nella sua crudele obiettività, tratteggia la fisionomia di questo mondo malato. Non riescono a far sorridere il cuore neanche il cielo così meravigliosamen- te terso come smaltato e l’aria traspa- rente di questa incredibile terza decade di agosto. Questa cupa foschia in cui mi sento fasciata mi porta a cercare nei riposti- gli della memoria un’immagine che continua ad illuminarmi il cuore. Che strano! Viene dal mondo dello sport proprio a me che sono così tifosa da assistere interamente ad una partita intera (non sempre) quando c’è in campo la Nazionale. Quella sera non era la Nazionale, ma la finale dei campionati europei di calcio: Francia-Portogallo. La bella partita, nella mia più che modesta competenza mi aveva resa ansiosa del risultato finale: mi sono sorbita anche i supplementari. Tifavo per il Portogallo: lo vedevo più psicologicamente avvantaggiato da un eventuale successo. Non mi soffermo sul goal decisivo, ma su quanto è avvenuto negli attimi successivi. I vincitori sciamavano dal campo accompagnati da tecnici, giornalisti, tifosi e da quei deliziosi ragazzini che li

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n. 50

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dimensione Pro loco Fontanafredda

Associazione Pro Fontanafredda Via Grigoletti, 11 33074 Fontanafredda (PN) Tel. e Fax. 0434 998532 [email protected]

www.prolocofontanafredda.com

orario ufficio: lun. gio. 15:00/19:00 mar. mer. ven. 9:00/13:00

Direttore responsabile: Cristina Turchet

Direttore: Antonio Zilli

Comitato di redazione: Nicoletta Talon, Lidia Sfreddo Cusin, Edi Della Flora. Registrazione Tribunale di Pordenone n. 517 del 10.09.2004 Stampato presso la tipografia Rapini di Pordenone

Affiliata a:

Consorzio Pro Loco Meduna-Livenza

Periodico d’informazione e cultura rivolto ai soci.

dic

em

bre

2016

Editoriale Nell’ultimo scorcio d’estate si sono

svolte le manifestazioni legate al tema “Le Giornate dell’Acqua”, profonda-mente riviste, con connotazioni esclu-sivamente culturali a partire dall'edi-zione 2015. Non più “Sapori dell’Acqua” nell’area del Quartiere PEEP con il contorno enogastronomico e il noto, conseguente afflusso di visitatori.

Quindi un convegno tecnico sul te-ma dell’acquacoltura, magistralmente condotto dal direttore nazionale dell’API (Associazione Piscicoltori Italiani) dr. Andrea Fabris, l'ormai consolidato e affollato giro in bicicletta tra le risorgive del territorio comunale fino alle sponde del Livenza e comple-tato, novità assoluta, da un concerto rock. Il pensiero rivolto ai giovani, abbiamo organizzato l’evento con un complesso di grande livello e l’unanime positivo riscontro ci ha non poco confortato nell’iniziativa.

Il programma si è poi dipanato con il “Contest fotografico” sul tema “Ri-fletti sull’Acqua” e il Concorso di Poe-sia “La canzone dell’Acqua”. Nate come contorno alle Giornate dell’Acqua, queste due iniziative hanno preso quota, incrementando in manie-ra significativa quantità e qualità dei lavori presentati, guadagnandosi un lusinghiero spazio culturale. Che è poi quello per cui lavoriamo.

Certo i convegni tecnici vantano spesso esigue partecipazioni di pubbli-co, ma si sa la pianta della cultura è di difficile attecchimento e sviluppo. Personalmente credo che la compo-nente enogastronomica abbia un suo

Papaveri rossi nel buio della sera

In questo lungo periodo le quoti-

diane atrocità rendono il nostro sguardo tristemente appannato su immagini terribili, agghiaccianti che i media presentano.

Si sa, il loro compito è l’informazione e niente più dell’immagine, nella sua crudele obiettività, tratteggia la fisionomia di questo mondo malato. Non riescono a far sorridere il cuore neanche il cielo così meravigliosamen-te terso come smaltato e l’aria traspa-rente di questa incredibile terza decade di agosto.

Questa cupa foschia in cui mi sento fasciata mi porta a cercare nei riposti-gli della memoria un’immagine che continua ad illuminarmi il cuore.

Che strano! Viene dal mondo dello sport proprio a me che sono così tifosa da assistere interamente ad una partita intera (non sempre) quando c’è in campo la Nazionale.

Quella sera non era la Nazionale, ma la finale dei campionati europei di calcio: Francia-Portogallo.

La bella partita, nella mia più che modesta competenza mi aveva resa ansiosa del risultato finale: mi sono sorbita anche i supplementari.

Tifavo per il Portogallo: lo vedevo più psicologicamente avvantaggiato da un eventuale successo. Non mi soffermo sul goal decisivo, ma su quanto è avvenuto negli attimi successivi.

I vincitori sciamavano dal campo accompagnati da tecnici, giornalisti, tifosi e da quei deliziosi ragazzini che li

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valore, perché – se ben condotta e gestita – da un lato promuove il territorio e dall’altro assicura un plafond di recettori ai quali in un modo o nell’altro arriva il segnale legato al tema della manifestazione di cui si tratta. Persone che in ogni caso non parteciperebbero ai convegni, ma che ricevono almeno un’impollinazione.

Ma siamo sereni su questa impostazione d’intesa con l’Amministrazione Comunale, con cui focalizziamo l’attenzione sul tema Acqua. Fontanafredda è un nome, un toponimo impe-gnativo e dovrebbe davvero diventare un leitmo-tiv, il Comune paladino della difesa e salvaguardia del bene acqua. Fontanafredda ha un prezioso patrimonio paesaggistico legato all'acqua, in primis le Fontane e il verde adiacente che po-trebbero divenire un sito di grande fruibilità e un valore aggiunto per il paese. Un patrimonio che inoltre rende fattibili le attività legate all'acqua-coltura che tutti conosciamo.

Il viaggio in Polonia è stato un successo. Pro-gramma intenso ma molto ricco, ha confermato la bontà dell'iniziativa e anche la nostra buona immagine per la qualità dei viaggi che ci sforzia-mo di proporre.

L'uscita sul Carso a Redipuglia e Monte san Michele, preceduta da una serata di preparazione in Ca' Anselmi, è stata molto interessante. Storia pura e voglio citare la nostra guida Marco Pascoli di Ragogna che ha saputo trasmetterci una gran-de mole di informazioni, notizie, eventi sulla grande tragedia che è stata la prima guerra mon-diale, con freschezza, senza mai annoiarci, coin-volgendoci in ogni momento. Questo programma sul centenario del primo conflitto mondiale, proseguirà l'anno venturo con un'uscita a Capo-retto e nel 2018 nel teatro del Piave.

Il 17 dicembre Concerto di Natale nella nostra chiesa di San Giorgio Martire. Troviamoci per un augurio e una stretta di mano nella più bella festa dell'anno. Quest'anno abbiamo pensato ad una più stretta collaborazione con una associazione culturale di Fontanafredda con la quale da tempo abbiamo dei punti di contatto, affidando al Circo-lo Musicale G. Verdi l'organizzazione del concer-to. Ci pare giusto che la Pro Loco e il Circolo Verdi abbiano comunità di intenti che possano confluire nella realizzazione di eventi in cui la musica ha un ruolo prevalente.

Ma, prima, il 9 dicembre vi aspettiamo alla ce-na di Natale, al Cial de Brent. E' importante per noi sentire vicina la comunità per cui ci impegna-mo durante tutto l'anno: è la nostra ricompensa, il miglior regalo.

Il Presidente Anto Zilli

avevano accompagnati in campo con la fierezza composta di chi si sente responsabile del risul-tato. Tutti insieme sono un campo costellato di papaveri raggianti nella notte che sta calando.

I giocatori francesi ancora in campo, molti in lacrime cercano conforto nel contatto fisico con abbracci contenuti, mani sulle spalle. Uno che si era messo in luce per destrezza e tempestività isolato dal suo pianto da quanto avveniva intorno a lui, stava da solo seduto su un rialzo.

L’occhiata di sbieco di un ragazzino porto-ghese lo focalizza, si ferma, torna sui suoi passi e senza alcun indugio abbraccia il giocatore disperato con un calore percettibile. Per un attimo questi resta impassibile: pensa ad un formale abbraccio consolatore. Ma qualcosa gli comunica che non è così.

Solleva la testa, apre gli occhi, scatta in piedi per un prolungato abbraccio al ragazzino. Comunicano solo con lo sguardo, probabilmen-te nessuno dei due sapeva una parola della lingua dell’altro, ma lo sguardo del piccolo consolatore era espressivo come una pagina di prosa manzoniana.

-Dai, siete stati bravissimi anche voi, noi siamo stati solo più fortunati, la prossima volta lo sarete voi; e poi è un gioco, la vita è un’altra cosa!-

E via di corsa a raggiungere i suoi che si al-lontanano festanti tendendo le braccia verso il cielo luminoso di luna piena, quasi a volerlo afferrare.

Lidia Sfreddo

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In questo numero

Cosa abbiamo fatto

Biciclettando a Fontanafredda .......................................................................................... 4

Viaggio culturale in Polonia .............................................................................................. 4

6° Concorso di poesia “Le Giornate dell’Acqua” ............................................................... 6

2° Contest Fotografico “Le Giornate dell’Acqua” .............................................................. 8

A Redipuglia ...................................................................................................................... 9

Lucciolata 2016 ............................................................................................................... 11

Camminando insieme, con la luce tra le mani ................................................................ 11

Programmi futuri

Cena di Natale ................................................................................................................. 12

Concerto di Natale ........................................................................................................... 13

Presepe in Pro Loco! ........................................................................................................ 15

Alla scoperta di Mantova ................................................................................................ 16

Viaggio culturale in Grecia .............................................................................................. 17

Attualità

Intesa fra Fondazione CRUP e Pro Loco FVG ................................................................... 19

Un caro saluto a Don Luigi Stefanutto ............................................................................ 19

Il consiglio del medico

Malattie rare, quale futuro? ........................................................................................... 19

Fontanafreddesi nel mondo

Fontana Freda in Brasile ................................................................................................. 20

Pollice verde

Alberi = Investimento ...................................................................................................... 21

La mia Africa

Due file parallele di secoli ................................................................................................ 22

Riflessioni

Caro libro ti scrivo… ......................................................................................................... 24

Amici dall’adolescenza…o semplicemente amici? .......................................................... 24

Il Natale che vorrei .......................................................................................................... 25

Cinematografo

La letteratura fa l’occhiolino al cineart ........................................................................... 26

Ricordi di chi non c’è più

L’amico Lino Manfé ......................................................................................................... 28

Guida ed amica Giovanna ............................................................................................... 28

Dalle associazioni

Attività 2016 della Corale Julia........................................................................................ 29

L’Avis…si mette in Marcia ............................................................................................... 30

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Cosa abbiamo fatto

Biciclettando a Fontanafredda Desideriamo ringraziare i sigg. Luigi Fedrigo e Mario Modolo per la grande accoglienza presso le

loro proprietà lungo le sponde del Livenza in occasione della biciclettata del 3 settembre 2016

La cordialità e disponibilità nell’illustrarci le caratteristiche dei luoghi hanno grandemente arric-chito la giornata.

Anto Zilli

Viaggio culturale in Polonia

Sei andata in gita in Polonia? Tu che sei nata e cresciuta lì? Mi hanno chiesto. Si, ho fatto la turista nel mio paese. Cosa vede chi arriva da fuori? Cosa apprezza e cosa no della mia terra? Ero curiosa. Sicuramente adesso so che zurek, una delle minestre tipiche, non piace a tutti.

Domenica 6 settembre ci si incontra sotto il campanile, noi veterani di gite in Pro, sempre pronti a partire. Sorrisi e calorosi saluti testimo-niano che la compagnia ama viaggiare insieme. Alle 11.00, puntualissimi come sempre, accom-pagnati dal nostro angelo custode Claudia, par-tiamo per l'aeroporto di Treviso. Da qui il volo di Ryanair ci porta a Breslavia, nella zona della Silesia, molto bella ma poco conosciuta dai turisti italiani. Quaranta minuti di volo e già ci troviamo a mille km dall' Italia. Davanti all'aeroporto ci aspetta la corriera, con una deliziosa ragazza, Carolina, che ci farà da autista. Con abilità inca-stra a puzzle le nostre valigie: si parte! La città è detta delle cento chiese e dei cento ponti, co-struita sugli isolotti del fiume Order, si compone di innumerevoli chiese gotiche. La piazza princi-pale ci incanta con il maestoso municipio, ovvia-mente gotico. Splendide merlature e graziose case colorate. Dopo cena (il nostro albergo è a due passi dal centro storico), tutti torniamo sulla

piazza per immergerci nella sua magica atmosfe-ra. La mattina dopo ci attende un'altra meraviglia "Panorama Raclawicka". E' un gigantesco dipinto circolare che letteralmente ti avvolge, portandoti nel bel mezzo di un campo di battaglia. Increduli ammiriamo la maestria dei pittori, il 3D non è un'invenzione poi tanto recente! Non riusciamo a capire dove finisca la tela e dove cominci la realtà! Tutti rimaniamo senza parole! Fuori dilu-via ma si parte in direzione Cracovia passando per Auschwitz. La nostra spensieratezza rimane fuori dal famoso cancello con la scritta beffarda "Il lavoro rende liberi". Tre ore di storia, sofferenza e morte, gente colpevole solo di esistere, di amare la propria patria o di non condividere le idee naziste. Ad Auschwitz il tempo passato è presen-te. Ognuno di noi lo sente in maniera diversa, propria. E' un'esperienza che non si può condivi-dere.

Verso sera arriviamo all'albergo delle Miniere di sale di Wieliczka. Riposiamo comodissimi e immersi nel verde. Adesso ci attende Cracovia, l'antica capitale della Polonia. Passiamo il ponte sulla Vistola e saliamo sulla collina di Wawel per ammirare il castello reale e rendere omaggio ai re polacchi sepolti nella Cattedrale. La guida ci porta nel piccolo quartiere ebraico dove sono state

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girate anche alcune scene del film di Spielberg "Schindler list", dove sono nati alcuni personaggi che sicuramente tutte le signore conoscono: Helena Rubinstein o Maksymilian Faktorowicz, fondatore dell’azienda cosmetica Max Factor. Verso mezzogiorno arriviamo alla piazza del Mercato dei Tessuti, ascoltiamo il "richiamo alla raccolta" suonato dal trombettista ad ogni ora, dalla torre della Basilica della Beatissima Vergine Maria. Facciamo un giro della piazza e ormai molti si sono già innamorati di questa città.

La lasciamo dopo un ottimo pranzo per dedi-care il pomeriggio alle famose Miniere di sale di Wieliczka. E' una miniera quindi scendiamo sotto terra con ripide scale, sempre più giù, più giù. Nel pozzo si sente il respiro della miniera. Finalmente arriviamo al terzo livello (in tutto sono 10), quello turistico. In gruppo attraversiamo ampie camere, scavate a testimonianza delle tonnellate di sale portate sulle spalle dai minatori fino in superfice. L’aria è purissima, si respira benissimo! Alla fine del percorso ci stupisce la magnifica cappella di santa Kinga, dimostrazione che i minatori erano spesso anche abili scultori. Stanchi dei chilometri percorsi, torniamo nel mondo emerso, questa volta con un moderno ascensore però. La miniera accoglie ogni giorno fino a 8 mila turisti, assistiti nei percorsi da oltre 400 guide in varie lingue. Impressionante vero?

La mattina dopo, tutti riposati e con qualche chilo di sale nelle valigie, partiamo verso Czesto-chowa. Durante il tragitto di circa due ore la guida ci racconta la storia recente della Polonia, la storia di un paese vissuto "dietro la cortina di ferro". Arrivati a Czestochowa saliamo sulla montagna luminosa, dove sorge il monastero che custodisce il miracoloso quadro della Madonna Nera, patrona della Polonia. Verso mezzo giorno, dopo aver visitato il monastero guidati da suor Teresita, una guida piuttosto "particolare", ci dirigiamo verso la Cappella dove assistiamo alla solenne copertura del miracoloso quadro. In questi istanti siamo tutti presi da fortissima commozione, nessuno escluso. Nutrito lo spirito passiamo al corpo: al ristorante italiano Mare e Monti. La birra però era polacca! Prossima tappa del nostro viaggio Varsavia. A destra e a sinistra ci sono sterminati boschi.

Ci viene servita la cena dopo tre ore di viaggio, tutto questo verde fa venire fame! Chi non si sente troppo stanco decide di dare una prima occhiata alla capitale. Una Varsavia by night accompagnati dagli autisti dei taxi che sfrecciano nel centro, ci fanno un po' da ciceroni. La città è piena di luci, rumori di una grande metropoli che fa fatica a prendere sonno.

Il giorno dopo, la guida ci conduce a vedere i posti più significativi di Varsavia, illuminata da uno splendido sole. Una città moderna, simboli-camente rappresentata da quello che la gente di

qui chiama "il mostro": un palazzone di trenta piani che un tempo dominava la città. Fu un regalo del popolo sovietico ai polacchi, sede di varie istituzioni, cinema e teatri, sede stabile per concerti. Classico punto panoramico, meta di tutte le scolaresche (compresa la mia ai tempi). Adesso "il mostro " si è quasi perso fra i moderni grattaceli.

Passeggiando per vie del centro arriviamo allo splendido parco Lazienki, residenza estiva dei re polacchi e location di concerti estivi, in onore di Chopin. Ci dirigiamo a piedi verso la città vecchia dove vediamo un breve documentario che mo-stra la distruzione della capitale durante la se-conda guerra mondiale. Tutti rimangono stupiti: Varsavia è una fenice risorta dalle proprie rovine. Passiamo la giornata tra le antiche vie, giungendo infine al monumento del soldato ignoto, dove il cambio della guardia attira sempre tanti turisti. Stanchi salutiamo la guida e ci trasferiamo all’aeroporto per prendere il volo serale per Danzica. Le nostre valigie sono già a Danzica, arrivate con l'autobus di Carolina.

Atterrati, arriviamo nell' albergo di Malbork, dove l'indomani visiteremo il grandioso castello dei cavalieri teutonici: unico nel suo genere. Per strada troviamo tante code, sembra Milano! L'autostrada è ancora in costruzione. La mattina del giorno dopo sono tutti di buon umore, curiosi di fare nuove esperienze. Una mattinata intera da dedicare al castello dove possenti mura raccon-tano storie, di battaglie, di vita quotidiana, di monaci-cavalieri. I piedi cominciano a fare male: il castello è davvero grande!

Ci riprendiamo un po' in corriera andando a Danzica. Pranziamo al Filcharmonia, la vista sulla vecchia città dell'Ambra incanta. La passeggiata successiva ci fa innamorare della città, del suo porto e delle piccole botteghe che vendono resine preziose e gioielli. Qualcuno non ha resisti-to a farsi un bel regalo luccicante.

Si fa sera, rientriamo increduli: davvero do-mani si torna a casa? Il tempo è volato. L'ultimo giorno lo dedichiamo a Torun. Circondata da antiche mura e dalle azzurre correnti della Visto-la, è la città natale di Copernico. Ci fermiamo sotto casa sua, impossibile resistere ai famosi biscotti di pan pepato, preparati secondo una ricetta antica e segreta. Buonissimi!

Durante il viaggio verso l'aeroporto di Varsa-via, per tornare a casa, pensavo ai giorni trascor-si. La Polonia, la mia Polonia: l'ho trovata molto bella ma molto diversa. Mi sono concessa di vederla con gli occhi di un turista: ne ho apprez-zato le meraviglie. Sono rimasti tutti contenti, tornati a casa con tante foto e il pensiero di una pizza per condividere i ricordi, per rivivere il viaggio tra immagini e racconti.

Lidia Liniewicz

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6° Concorso di poesia “Le Giornate dell’Acqua”

“La canzone dell’acqua”

Il 24 settembre si è svolta in Ca’Anselmi, alla presenza di un folto pubblico, la cerimonia di premiazione dei concorsi indetti dalla Pro Fontanafredda sul tema dell’acqua: il Concorso di Poesia, giunto alla sesta edizione, ed il Contest Fotografico, alla sua seconda edizione. La proclamazione dei vincitori, la lettura dei testi poetici (con le voci di Diego Alberto Biancolin e Giovanni Vettorello) e la visione delle immagini foto-grafiche (sapientemente introdotte dal fotografo Maurizio Micatovich) sono state accompagnate dai brani musicali interpretati dalle pianiste Daniela Polese e Monica Trevisan, del Circolo Musicale G. Verdi di Fon-tanafredda, che hanno saputo riverberare con la musica le emozioni suggerite dalle opere vincitrici. Per il concorso di poesia, sul tema “La canzone dell’acqua”, sono risultati vincitori: Sezione Adulti: 1° premio ex aequo: Onde (di Nunzio Industria – Napoli) e Gioia Condivisa ( di Lidia Sfreddo Cusin – Fonta-nafredda). Segnalazione: L’acquasantiera (di Nunzio Industria – Napoli). Sezione Junior: 1° premio ex aequo: Il battito dell’acqua di (Edoardo Conventi - Concordia Sagittaria) e L’acqua è (della classe 4°A –attuale 5°- della scuola G. Marconi, istituto comprensivo R. Montalcini di Fontanafredda).

Onde

Una vela — m’inarco tra un soffio e un sospiro nel vento della sera. Sconfino lidi di nostalgia — strido! Un riflesso argenteo, un lieve sciabordìo. Onde di pace. Sussurrando un cantico mi lambisce. Una poesia. Dondola l’antica culla, vecchio bambino lesto m’addormento, l’animo imbrattato di malinconia.

Nunzio Industria

Gioia Condivisa

A valle il ruscello si crogiola al sole con un sorriso beato sotto la trapunta morbida da neonato. Vi tuffa le mani la bambina: così guantate di ermellino sono mani da regina. Compiaciuta se le guarda contro il sole; le accosta l’una all’altra: sono un ventaglio giapponese e lei una geisha biricchina. Tuffa un braccio più in fondo. Ne esce un bastoncino: i bioccoli bianchi sulla corteccia scura si aprono curiosi come fiori di biancospino alle novità di prima-vera. Danzerellando si allontana la bambina, scorre ridendo il ruscelletto felice di regalare un gioco che la farà tornare.

Lidia Cusin

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Il battito dell’acqua

Alzo il viso. Tic. Tic. Tic. Gocce d’oro blu. Aprono il sipario, sinfonia ancestrale. Ballano. Danzano eleganti, armoniose la loro coreografia. Odo il ritmo della loro memoria e la voce del loro lungo viaggio… Voce, che porta dentro di sé la notte dei tempi stanca di portare il cuore del mondo: Vita. Gocce rissose. Impeto di rabbia. Atto di violenza e di rivolta verso coloro Che non amano. Tic. Tic. Tic. Pace! Gocce malate, gocce avvelenate, gocce stanche. Risorgono dalle ceneri come una fenice, lottano per darsi al mondo senza chiedere nulla in cambio. Al loro dolce bacio, vita ti svegli. Al loro abbraccio ti riscaldi. Tic. Tic. Tic. Gocce, ballate sul mio viso, baciate le mie gote ristorate il mio cuore. Ascolto la disperazione nel vostro canto, l’implorazione di aiuto dal cielo. E con lo spuntare di un arcobaleno, patto di pace con l’universo, sento di fondermi con l’ignoto. Tic!

Edoardo Conventi

L’acqua è…

L’acqua scorre, scorre e mai si stanca, mi siedo e la osservo dalla panca. Mi rilassa, mi piace contemplarla, chiudo gli occhi e resto ad ascoltarla. La immagino gorgogliare alla sorgente, dove tra i sassi inizia il suo cammino. Passando dà vita a ogni essere vivente e invita al gioco qualsiasi bambino. Splash, ciaf ciaf, pluff Nella valle è un guerriero che non si arrende: leviga le pietre, spezza i rami e li trascina via. Nella cascata schizza, risuona e ti sorprende. Se la fermi ti dimostra tutta la sua energia. Swwoosh, clomp, scrossshsc In pianura poi si adagia nel suo letto. Avanza lenta e osservarla mi rinfresca la men-te, come una pioggia leggera di gocce saltellanti che picchiettano e risuonano nel tetto, cadono ovunque e fan bene all’ambiente. Tichi tichi, tic tic, tichitichitic Diventa immensa quando arriva il mare. Le onde sembrano delfini che invitano a entra-re. L’acqua è un gioco divertente nella calda esta-te: ti fai un dono e ti tuffi allungando le braccia. L’acqua ti accoglie, l’acqua ti abbraccia.

Classe 4° A Istituto Comprensivo Rita Levi

Montalcini di Fontanafredda

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2° Contest Fotografico “Le Giornate dell’Acqua”

“Rifletti sull’acqua”

Vincitori contest fotografico 1° classificata la foto “Riflessi mattutini” di Elisabetta Magrini (Caneva) scattata presso lago di Landro BZ 2° classificata la foto “Thriatlon 1995” di Libiana Guzzo (Fontanafredda) scattata presso piscina comunale di Fontanafredda 3° classificata la foto “Olio su tela” di Franco Moret (Fontanafredda) scattata presso il fiume Livenza a Sacile Menzioni di merito assegnate alle foto: “Natura riflessa” di Francesca Codogno (Pordenone) scattata presso il parco del seminario di Pordenone “Boccata d’ossigeno” di Luigino Sacilotto (Porcia) scattata presso lo zoo di Lignano “L’acqua per irrigare i campi” di Luisella Gubitta (Pordenone) scattata presso entroterra di Bibione Le foto selezionate per la mostra che si è svolta in ottobre sono state: “Magiche atmosfere” e “Gocce d’acqua…perle preziose” di Elia Molinaro “Acqua setosa” di Stefania Brunetta “Poesia…in una pozzanghera” di Silvia Tortora “Giocare in riva al mare” e “Un fiume in piena” di Luisella Gubitta “La preghiera della sete” e“Acqua specchio del tempo” di Michela Pizzol Giacomini “Riflessi sul lago” di Franco Moret “Riflessi d’acqua” di Luigino Sacilotto “La pietra e i suoi segreti” di Chiara Maggio “Riflessi di attività umane” di Elisabetta Magrini

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A Redipuglia

Per continuare il nostro percorso di approfon-dimento sulla grande guerra, il 9 ottobre siamo stati a Redipuglia e sul monte S. Michele.

Nonostante Redipuglia potesse sembrare una meta conosciuta e un po’ scontata, abbiamo avuto modo di scoprire un sacco di aspetti attuali e storici di grande rilevanza. Tutto questo grazie soprattutto alla nostra guida Marco Pascoli che già nella serata del 30 settembre ci aveva esposto in parte l’argomento.

Nel Museo della Grande Guerra, all’interno dell’ex casa della III Armata, abbiamo potuto osservare, oltre ad informazioni molto detta-gliate, le foto-grafie che documentano la vita in trin-cea e numerosi reperti autenti-ci: alcune divise dei soldati, una completa collezione di armi usate dai combattenti, la postazione di una mitraglia-trice pesante, ma anche le baionette, i pugnali, le granate, le mazze ferrate, inoltre gli oggetti usati dai soldati come gli elmetti, le cesoie e le tagliole per i fili spinati, i telefoni, le maschere antigas di diverso tipo, le ciotole per il rancio, le attrezzatu-re mediche e tanto altro ancora.

Si è capito che proprio sul fronte orientale dell’Isonzo ci sono state le dodici battaglie più dure e sanguinose del conflitto mondiale. Lì sono state convogliate numerosissime truppe di soldati perché, su quelle colline carsiche, entrambi gli eserciti speravano di far arretrare il nemico fino alla pianura in modo da poterlo affrontare e sconfiggere più facilmente.

La passeggiata sul Colle Sant’Elia, una sorta di museo all’aperto che fu il primo cimitero di guerra della III Armata, ci ha fatto osservare i grandi cannoni dell’epoca e i cippi in pietra carsi-ca con riproduzioni di cimeli ed epigrafi che adornavano le tombe di quel primo sacrario.

È stato interessante capire poi la vera essenza della monumentale scalinata che ci trovavamo di fronte: un ossario che raccoglie le salme di oltre 100.000 caduti che alla fine della grande guerra,

erano sepolte ovunque su quei monti e nelle doline circostanti. Si era reso necessario liberare quei territori dai cadaveri per poter continuare a viverci, inoltre si voleva dare la possibilità alle famiglie di poter trovare più facilmente il luogo di sepoltura dei propri cari.

Si tratta del più grande Sacrario Militare Italia-no. È stato realizzato sulle pendici del monte Sei Busi, cima aspramente contesa nella prima fase della guerra ed è stato inaugurato il 18 settembre 1938.

Nelle 22 gradinate con la scritta PRESENTE che si sussegue in un avvilente continuum, si trovano le spoglie dei 39.857 soldati identificati; inoltre sulla sommità, ai lati della cappella, ci sono due grandi tombe che conservano ciascuna 30.000 soldati ignoti.

Più toccante è stato riper-correre dei tratti di trincee e la visita alla

dolina dei bersaglieri, dove si trovano ancora i ruderi del piccolo ospedale militare, con incisi sulla parete i nomi di alcuni dottori che vi opera-vano e la fossa comune dove sono stati trovati i corpi di cinquecento caduti, in seguito tumulati nel vicino sacrario.

La comitiva avanzava pacatamente, spesso si-lenziosa, non c’era il solito parlottare e le usuali battute scherzose delle comitive in gita, si ascol-tavano le spiegazioni della guida e si rifletteva sul loro triste significato.

Nel pomeriggio abbiamo raggiunto Monte S Michele che fu fortemente conteso tra italiani e austroungarici per la sua importantissima posi-zione dominante sull’intera zona carsica del conflitto. Proprio 100 anni fa, nel 1916 il monte fu conquistato dal nostro esercito con la sesta battaglia dell’Isonzo, dopo aver subito in giugno quello che fu il primo attacco con l’uso dei gas asfissianti sul fronte italiano.

Dal piazzale antistante al museo abbiamo rag-giunto la sommità del monte che è stata restau-rata e dichiarata zona monumentale ed è consi-

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derata luogo sacro anche dagli ungheresi. È stato impressionante vedere quali ingenti opere difen-sive e allo stesso tempo di attacco avessero costruito gli eserciti: percorsi sotterranei, gallerie cannoniere ecc.

La passeggiata era piacevole in quel bell’ambiente naturale ma la visita volgeva al termine e il pullman ci aspettava.

Durante la giornata Marco Pascoli aveva det-to: - … vedete voi, per me non ci sono problemi, potrei continuare fino a mezzanotte.

Poteva sembrare una battuta o una minaccia, invece non era né questa né quella, ma la pura verità. Infatti, la giornata insieme è terminata perché lo diceva l’orologio, non perché lui non avesse più niente da dirci o perché noi ci fossimo stancati di ascoltarlo.

Fernanda Vendrame

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Lucciolata 2016

Lo scorso 21 ottobre, si è svolta la quarta edizione della “Lucciolata” pro Via di Natale. E’ stata un suc-cesso: 200 partecipanti e 1.500 euro raccolti, un’inversione di tendenza dalle scorse edizioni.

Una corale partecipazione di tutti, l’Amministrazione Comunale con il sindaco Claudio Peruch, gli asses-sori Sonia Chiarotto, Franco Anese e Vanni Zandonà, l’AVIS con la sua presidente Sabrina Squin, il Gruppo Alpini di Fontanafredda con il capogruppo Edoardo Pezzutti, il parroco Don Luigi e naturalmente la presi-dente della Via di Natale, Carmen Gallini.

Li ho voluti nominare tutti perché questo non è un social, ma puntuale cronaca. Hanno battuto le strade del territorio comunale, muniti di auto e altoparlante, Giorgio Bevilacqua e Aldo

Ceolin. Hanno recapitato 600 lettere di invito, i messaggeri postini della Pro. Hanno cucinato 40 kg di castagne, Cimolai Orfeo e Del Tedesco Basilio. Hanno preparato un paiolo di vin brulè, Gioacchino Fracas e Mario Ballarin. Hanno accompagnato e messo in sicurezza i partecipanti, i Vigili Urbani, i Nonni Vigili la Protezione Civi-

le. Ha fornito un meteo perfetto il buon Dio.

Grazie a tutti. Anto Zilli

Camminando insieme, con la luce tra le mani

Amo molto l'immagine dell'uomo che cammi-na sul filo, è la mia immagine guida quando sembra che l'equilibrio già instabile di questa nostra dimensione umana stia per essere com-promesso da un evento grave, come un gran colpo di vento che entra e scompiglia l'agenda delle nostre sicurezze.

Allora è necessario procedere con concentra-zione, cercando d'ignorare il vuoto che ci circon-da e tenendo presente solo la possibillità di arrivare.

Negli sguardi e soprattutto nei silenzi che si affacciavano tra le parole delle persone che, insieme a me, hanno compiuto il percorso della "Lucciolata" il 21 ottobre scorso, ho scorto questa consapevolezza raggiunta da ciascuno a suo modo, dopo aver vissuto l'esperienza della malat-tia tumorale; chi da protagonista, chi avendo subito la sofferenza o la perdita del genitore, del compagno di vita, dell'amico o addirittura del figlio.

Ogni gesto può assumere un significato pre-zioso, quando ci si confronta con la realtà di una battaglia da condurre contro un nemico subdolo, perchè ancora in parte misterioso nella sua strategia. Così, l'aver contribuito con l'appendere lo striscione o le locandine che reclamizzavano l'evento, coinvolto col passaparola più gente possibile, recapitato l'invito di persona od aver collaborato per il momento conviviale conclusivo a base di castagne e brulè, è stato senza dubbio un modo per esorcizzare i ricordi più dolorosi e dimostrare di credere in una forma di riscatto.

Non si è trattato di una semplice raccolta di denaro utile ad uno scopo nobile, com’è senz'al-tro il sostegno alla Via di Natale del CRO di Avia-no, ma un'occasione per condividere una convin-zione.

Quella che, se abbiamo stretto per l'ultima volta la mano di chi credeva di potercela fare ed invece siamo rimasti soli con la nostra tragedia, eravamo lì a testimoniare che qualcun altro ce la potrà fare.

Se sostenere lo sguardo di un bambino che ha perso la madre a causa del cancro può essere una prova estrema, se è umanamente comprensibile maledire la sorte perchè non ha riservato a noi quello che, invece, sta capitando a nostro figlio, se si conosce perfettamente il dilemma crudele dei controlli, la severità delle cure, la stanchezza fisica e mentale che si riflette sulla quotidianità, sappiamo anche che ci sono migliaia di scienziati al lavoro, molti giovanissimi, che con la loro dedizione, le loro analisi, i loro interrogativi stanno realizzando la materia prima della ricerca. E che solo con la giusta base scientifica che regge al metodo sperimentale, si può approdare ad un risultato certo.

Questo il senso prevalente di quella piccola grande processione laica, animata comunque da una preghiera recitata in modo chiaro e forte, come un filo conduttore su cui camminare senza il dominio della paura.

Maria Rosa Da Pieve

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Programmi futuri

Cena di Natale

venerdì 9 dicembre 2016 – ore 20.00

Ristorante “Cial de Brent” Polcenigo

Menù

Aperitivo del benvenuto con calice di Prosecco e analcolico con verdure dorate in tempura, olive ascolane, mozzarelline impanate

Manzo affumicato in letto di rucola e insalatina di funghi champignon e scaglie di grana

Flan di zucca in specchio di montasio e amaretti croccanti

Risotto radicchio, noci e taleggio

Gnocchi rustici al San Daniele

Sgroppino al limone

Guanciale al Barolo con polenta taragna e piopparelli spadellati all’alloro

Diplomatica con crema chantilly e scaglie di cioccolata

Acqua minerale Cabernet Sauvignon e Sauvignon Blanc Caffè Digestivo

Quota di partecipazione: € 33,00

Iscrizioni preferibilmente entro il 30 novembre, presso: sede Pro Loco

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Concerto di Natale

sabato 17 dicembre 2016

ore 21:00

Chiesa San Giorgio Martire

Si esibiranno:

Arno Barzan - pianoforte

Valentina Maria - flauto traverso

Claudio Mucin - violino

Valter Spadotto - organo

Un concerto che unisce l’interpretazione di brani sacri

e brani contemporanei della tradizione natalizia.

Non mancate!

Ingresso libero

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L’usanza dei doni del periodo natalizio

Babbo Natale viene di notte Babbo Natale viene di notte, viene in silenzio a mezzanotte.

Dormono tutti i bimbi buoni e nei lettini sognano i doni. Babbo Natale vien fra la neve, porta i suoi doni là dove deve.

Non sbaglia certo: conosce i nomi di tutti quanti i bimbi buoni. Anonimo

La festa cristiana del Natale si può approssi-mativamente collegare alle antiche feste del solstizio d’inverno, la notte più lunga dell’anno, nelle quali si celebrava la luce. L’illuminazione che rischiara le case, l’albero di Natale, i doni e i festeggiamenti celebrano il ritorno della luce, perché dalla notte del solstizio d’inverno le gior-nate tornano ad allungarsi.

Lo scambio dei doni risale agli antichi romani. Nella Roma antica, dal 17 al 24 dicembre si cele-bravano i Saturnali in cui ogni ingiustizia sociale era abolita e regnavano soltanto amore e fratel-lanza. Le cerimonie avevano inizio nel tempio posto ai piedi del Campidoglio e da quel momen-to cominciavano le feste private. Nelle case i padroni servivano a tavola i loro schiavi e invita-vano a mangiare chiunque si presentasse alla porta. Al termine dei banchetti, iniziava la ceri-monia delle “strenea” (strenne regali propiziatori di buona sorte), il cui nome deriva da Strenia, divinità di origine sabina. Le strenne scambiate, erano soprattutto rametti di alloro, di vischio, di quercia, di pino che tutt’oggi vengono raccolti per decorare le nostre case durante le festività natali-zie. Altri doni erano piccole figurine fatte di vari materiali, che raffiguravano la persona che li donava, frutti esotici, soprattutto datteri, calici da brindisi, monili luccicanti ma di poco valore. Ai fornitori e commercianti, veniva donata una moneta in più del dovuto, da qui hanno avuto origine le “mance” che in questo festoso periodo vengono offerte a fattorini, portinai e postini.

Nel diciannovesimo secolo, i regali venivano scambiati a Capodanno, ma vista l’importanza assunta del Natale l’usanza venne cambiata. I doni erano per lo più dei pensierini: frutta, dolci, noci, oggettini fatti a mano che venivano appesi all’albero di Natale. Con il passare del tempo, però, i regali acquisirono sempre più importanza ed ebbe inizio l’usanza di acquistarli nei negozi, incartarli e porli sotto l’albero. Il giorno dell’apertura dei doni cambiava a seconda delle usanze della famiglia, alcuni li aprivano la sera della vigilia, altri il giorno di Natale e il momento della giornata poteva essere prima o dopo cola-zione, dopo la santa messa, o dopo il pranzo. Ci si riuniva tutti attorno all’albero con le candele

accese e il capofamiglia dava inizio all’apertura dei doni.

Un discorso a parte riguarda i doni per i bam-bini. Se guardiamo alle tradizioni delle varie regioni italiane, senza voler andare all’estero, vediamo che le usanze cambiano da Nord a Sud. Esistono figure mitiche che hanno questo compi-to e i primi due personaggi che dispensano doni nel mese di dicembre sono San Nicola e Santa Lucia.

San Nicola, vescovo in un paese dell’Asia Minore ai tempi di Diocleziano (300 D.C.) è conosciuto in tutto il mondo, e lo si ricorda con diverse tradizioni e festeggia-menti. In Italia è anche il patrono di Bari, dove però è

festeggiato a maggio, non a dicembre, giorno in cui le sue reliquie arrivarono in città. Nicola è famoso soprattutto per i miracoli che ha fatto in favore dei bambini.

Una delle tante leggende racconta che per sfamare i bambini di una città, fece caricare su una barca del grano, della frutta e della verdura e che poi salpò alla volta di questa città. Una volta arrivato bussò alle porte delle case dove abitava-no i bambini poveri e lasciò a ognuno di loro del cibo. Da allora San Nicola ritorna ogni anno e passa nelle case tra la notte del 5 e 6 dicembre per portare le strenne a chi si è comportato bene ed è stato buono. Talvolta questo vecchio dalla lunga barba grigia vestito da vescovo, lascia i regali ai piedi del caminetto e altre volte fuori dalla porta, dove i bambini, la sera precedente il suo arrivo, lasciano dei vecchi stivali da riempire con doni.

Queste sono le zone d’Italia in cui il culto di San Nicola, o San Nicolò (o Niccolò) come porta-tore di regali, è più diffuso: l'Alto Adige, Trieste,

Bari, il Friuli, nel Bellune-se e nella Sinistra Piave.

Santa Lucia, nella not-te tra il 12 e 13 dicembre, con il suo asinello e il suono di un dolce cam-

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panellino, porta i doni ai bambini che hanno fatto i bravi durante l’anno. I bambini scrivono la letterina con le richieste e la sera del 12 prepara-no un piatto con dei biscotti e un bicchiere di vin santo per Lucia e una manciata di paglia e una carota per l’asino che deve trasportare le classi-che gerle stracolme di pacchetti.

La Santa nacque a Siracusa nel 283 d.C. in una famiglia ricca e nobile; è la Santa della luce e infatti la tradizione vuole che la si festeggi in quella che dovrebbe essere la notte più lunga e più fredda dell’anno (in realtà il 13 dicembre non corrisponde più al giorno del solstizio d’inverno) ed è la protettrice delle malattie degli occhi.

La Santa porta i doni ai bambini del Nord Ita-lia: Veneto, Trentino Alto Adige, Lombardia, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna.

Il personaggio che ha

influenzato maggior-mente i festeggiamenti di Natale in tutto il mondo è Babbo Natale che è nientemeno che San Nicola. Viene dal

Polo Nord è un vecchio dalla barba bianca, che la notte di Natale, dopo aver solcato il cielo su una scampanellante slitta piena di regali, trainata da renne volanti, entra nelle case di tutti i bambini e deposita i giocattoli sotto l'albero di Natale. In alcune zone, invece è proprio Gesù Bambino a lasciare piccoli doni ai piedi dei lettini dei bimbi.

Altro simbolo

delle festività nata-lizie è rappresenta-to dalla Befana, una vecchietta dal naso aquilino che, volan-do a cavallo di una

scopa, la notte del cinque gennaio, porta doni ai bambini. Indossa uno scialle e abiti strappati e sporchi di fuliggine, perché per entrare nelle case,

quando i bambini dormono, si cala giù dal camino e riempie la calza, preparata dai piccoli la sera prima, di libri, giochi e dolciumi. Per chi è stato disubbidiente, la vecchina lascia del carbone o della cenere.

Una delle leggende della Befana è nata quan-do i Re Magi partirono con i loro doni (oro, incen-so e mirra) per andare a Betlemme ad adorare Gesù Bambino. Attraversarono molti paesi guidati dalla stella cometa e, in ogni luogo in cui passa-vano, gli abitanti accorrevano per conoscerli e unirsi a loro. Ci fu soltanto una vecchietta che in un primo tempo voleva seguirli, ma all’ultimo momento cambiò idea. Il giorno dopo ravveduta-si, cercò di raggiungere i tre sapienti venuti dall’oriente, per andare con loro a rendere omaggio a Gesù ma ormai erano troppo lontani e non riuscì a trovarli. Perciò ebbe un’idea: si fermò in tutte le case, lasciando un dono a ogni bambi-no, nella speranza che uno di loro fosse Gesù. E così da allora ha continuato, anno dopo anno, a portare i suoi doni a tutti i bambini nella notte tra il 5 e il 6 gennaio.

La Befana è una figura tipica di alcune terre appenniniche del centro Italia in particolare del Lazio e della Campania.

Ma quali e quante occasioni nel corso dell’anno hanno i nostri bambini al giorno d’oggi per ricevere doni oltre al giorno di Natale? Pen-sando solo alla generazione dei nostri nonni, ma anche dei nostri genitori, tutta questa corsa al regalo non c’era. Ricordate? Mandarini, noccioli-ne, qualche dolce e un gioco, massimo due, desideratissimi per tutto l’anno, perché Natale era quasi l’unica occasione di ricevere qualcosa di speciale. Poi il boom economico ha permesso a sempre più famiglie di fare regali, anche costosi, e magari poco apprezzati e poco utilizzati dai nostri bambini.

Maria Antonia Guadagnin

Presepe in Pro Loco!

Inaugurazione domenica 18 dicembre ore 17:00 Anche quest’anno, in sede Proloco, in prossimità delle festività natalizie, verrà allestito il presepe. Ormai siamo giunti alla nona edizione e gli appassionati di quest’arte, perché, checché se ne dica, è

un’arte, aspettano con curiosità la nuova realizzazione. Ogni anno i visitatori sono sempre più numerosi, molti sono i fontanafreddesi, molti anche quelli provenienti dai paesi limitrofi e non. Il gruppo “Amici del presepe” è al lavoro da tempo per apportare delle novità che, come ogni anno, non mancheranno.

La Proloco rinnova l’invito a visitare il presepe che verrà inaugurato domenica 18 dicembre alle ore 17.00 e sarà visitabile fino a domenica 8 gennaio 2017.

Nello stesso periodo si potranno visitare anche i presepi della parrocchia S. Giorgio Martire (in chiesa), di Vigonovo (in chiesa, dove inoltre si terrà la rappresentazione vivente la sera del 24 dicembre), di Ceolini (Chiesa della Beata Vergine della Salute) e sempre a Ceolini un’installazione presepiale all’aperto dell’artista Stefano Jus composta da sagome illuminate in Via Giotto, 32.

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Alla scoperta di Mantova

sabato 18 febbraio 2017

Una delle più belle città della Lombardia, ricche di arte e cultura, è Mantova. Situata nella Bassa Padana, Mantova sorge sulla sponda del fiume Mincio, nel punto in cui le sue acque

formano una profonda ansa, che abbraccia la città e crea il lago Superiore, il lago di Mezzo e il lago Inferio-re. Fu con Luigi Gonzaga, signore di Mantova dal 1328, che ebbe inizio un periodo di fioritura culturale e artistica. Il nome dei Gonzaga è rimasto legato alle sorti della città e del ducato fino al 1860 quando Manto-va capitolò dopo l’assedio degli austriaci.

Fra le prime cose da vedere ci sono Palazzo Ducale e le sue 500 sale affrescate e decorate da artisti co-me Mantegna. Con i numerosi edifici collegati da corridoi e gallerie, i cortili e i giardini, questo bellissimo luogo assomiglia a una vera e propria città-palazzo che si estende su circa 35 mila metri quadrati.

Nella zona orientale sorge il grandioso Palazzo Te, tra i luoghi più belli di Mantova, immerso nel verde e concepito come luogo di ozio e di mondanità per il principe Federico II Gonzaga.

La basilica concattedrale di Sant'Andrea è la più grande chiesa di Mantova. Opera di Leon Battista Alber-ti nello sviluppo dell'architettura rinascimentale, venne completata molti anni dopo la morte dell'architetto, con modi non sempre conformi ai progetti originali. Ha la dignità di basilica minore.[1] Nella cripta si conservano due reliquiari con terra intrisa di sangue di Cristo, che avrebbe portato il soldato romano Longino.

(fonte: http://www.italia.it/it/idee-di-viaggio/citta-darte/mantova.html)

Cosa visiteremo:

Palazzo Ducale: Corte Vecchia, Camera de-

gli Sposi, Castello di San Giorgio

Basilica di Sant’Andrea

Palazzo Te

Programma:

Partenza dalla Piazza Saint Jean di Fontana-

fredda (affianco al Campanile): ore 6:00

Arrivo a Mantova, visita Palazzo Ducale e

Basilica Sant’Andrea

Pranzo libero in centro città

Nel pomeriggio visita a Palazzo Te

Partenza da Mantova ore 18:00 circa

Costo: € 50,00

La quota di partecipazione comprende: viaggio in

pullman; le guide; biglietti di ingresso ai vari

luoghi di visita.

Iscrizioni:

Le iscrizioni sono aperte fino ad esaurimento

posti e tassativamente entro il 16 gennaio 2017

presso sede Pro Loco con versamento quota.

Ci riserviamo di annullare la visita, qualora non si

raggiunga il numero minimo di 40 partecipanti.

Una volta iscritti, in caso di rinuncia al viaggio, la

quota non sarà restituita a meno che l’interessato

non trovi un sostituto per occupare il posto

lasciato vuoto.

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Viaggio culturale in Grecia

VEN 05mag2017 – Fontanafredda, volo Venezia/ATENE Convocazione dei partecipanti ore 05h00 piazzetta St. Jean Fontanafredda e prosegui-mento con bus riservato gran turismo alla volta dell’aeroporto di Venezia. Formalità d’imbarco e partenza con volo Volotea alle 8h00 destinazione Atene ed arrivo alle 11h15 (ora locale). Arrivo in città e pranzo in ristorante. Un primo giro panoramico di Atene, tra le città più antiche del mondo, culla della civiltà occidentale, luogo cui la storia affida la nascita della democrazia. Tour panoramico della città: il Parlamento, la Tomba del Milite Ignoto, il cambio della Guardia, il Palazzo Reale, il tempio di Giove Olimpico, l’Arco di Adriano, l’Accademia, l’Università, Piazza Sintagma e piazza Omonia, la Plaka. Rientro serale in hotel, cena e pernottamento. In serata sistemazione in hotel, cena e pernottamento.

SAB 06mag2017 – ISOLE del golfo di SARONICO: Aegina, Poros, Hydra Prima colazione in hotel e pranzo in ristorante. Raggiungiamo il porto del Pireo e da qui un’escursione nelle isole del golfo di Saronico: Aegina, Poros e Hydra, gruppo di isole di origine vulcanica, situate di fronte al porto del Pireo. Quasi tutti i cittadini della capitale greca nelle isole possiedono una seconda casa, dove poter trascorre-re piacevoli momenti di villeggiatura. Le isole offrono un piacevole contrasto con la frenesia ed il rumore del capitale e ciascuna possiede un proprio carattere. Egina è luogo di vacanza principale degli ateniesi e l'isola è famosa per le sue belle cerami-che, per il suggestivo porticciolo e per le tante testimonianze lasciate dalla storia. Si trova a soli 50 km da Atene, raggiungibile in circa un’ora e mezza di tragitto. L'isola di Salamina è la più grande isola del golfo Saronico, vicinissima alla terraferma (soli 2 km). Il nome rimanda alla mitologia greca, alla ninfa Salamini, nonostante sia più conosciuta per la Grande Battaglia di Salamina, del 480 a.C., indicata come la più grande battaglia del mondo antico. L'isola di Poros è un'isola affascinante e caratte-ristica, situata ad una breve distanza dal Peloponneso. Si caratterizza per il piccolo porticciolo di pescatori, a Galatas, per le spiagge sabbiose, il monastero di Zoodo-

hou Pigis ed una foresta di alberi di limone. Splendida occasione di relax e pace. Idra svetta sulle altre isole del Saronico per la caratteristica architettura, perfettamente armonizzata con l’ambiente naturale: rinomata per i suoi deliziosi dolci di mandorle è frequentata da artisti ellenici. Nel tardo pomeriggio rientro al Pireo e quindi in hotel. Cena e pernottamento.

DOM 07mag2017 – ATENE, Micene Prima colazione in hotel e pranzo in ristorante. Visitiamo il complesso dell’Acropoli, il più grande comples-so architettonico ed artistico lasciato dalla civiltà greca a tutto il mondo: è una rocca, spianata nella parte superiore, che si eleva di 156 metri sul livello del mare sopra la città di Atene. Il pianoro è largo 140 m e lungo quasi 280 m. Vi sorgono il Partenone (il tempio greco più

famoso e simbolo di tutta l’arte ellenistica), l’Eretteo (santuario dedicato alla dea Atena), i Propilei (l’ingresso monumentale dell’Acropoli), il Tempio di Atena Nike (uno dei principali monumenti dell’Acropoli), l’Odeon di Erode Attico (piccolo teatro in pietra situato sul pendio meridionale dell’Acropoli di Atene) ed il Teatro di Dioniso, il più antico teatro stabile di tutto il mondo classico, utilizzato dai più importanti autori di teatro greci (Eschilo, Sofocle ed Euripide per la tragedia, Aristofane e Menandro per la commedia), che mettevano in scena i loro testi in occasione delle festività dedicate a Dioniso, dio del teatro. A seguire il Museo Archeologico Nazionale, raccolta di valore unico della civiltà e dell’arte greca antica. Nel pomeriggio lasciamo Atene per raggiungere l’Argolide, Peloponneso nordorientale, durante l’età elladica e micenea (2° millennio a.C.), la regione più fiorente e popolata della Grecia ed uno dei principali paesaggi storici della Grecia a cui sono collegati gran parte dei miti greci. Sosta al Canale di Corinto ed arrivo a Micene, culla della civiltà micenea e magnifica nelle sue rovine: visita ai resti della cittadella con la Porta dei Leoni, le Mura Ciclopiche, il Tesoro di Atreo, le tombe reali e la tomba di Agamennone. In serata sistemazione in hotel nei dintorni di Nauplia, cena e pernottamento.

7 GIORNI dal 05 al 11 maggio 2017

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LUN 08mag2017 – Nauplia, OLIMPIA Prima colazione in hotel e pranzo in ristorante. Partenza alla volta di Olimpia, l’antica città nel Peloponneso sede dei primi Giochi Olimpici, che si sono svolti ogni 4 anni a partire dal 776 a. C.: qui si riunivano atleti e pellegrini provenienti da tutta la Grecia, ed è qui che oggi viene accesa la fiamma olimpica che viene portata attraverso i tedofori nella città prescelta all’organizzazione dei Giochi. Oltre a riunire tutti i greci, i giochi avevano infatti un significato sacro, perché venivano celebrati in nome degli Dei. Per questo, durante i giochi si sos pendevano tutte le guerre: era il periodo della "pace divina". Chiamata anche la Valle degli Dei, Olimpia già nel X secolo a. C. divenne il centro del culto di Zeus e i resti di antichi templi, teatri e monumenti ne sottolineano l’importanza. Il più famoso tempio di Olimpia è proprio quello eretto in onore di Zeus dove si trovava la statua del dio realizzata da Fidia, lo scultore che diede vita anche al Partenone di Atene, e appartenente alle sette meraviglie del mondo. Il Museo archeologico di Olimpia ospita una delle collezioni più belle della Grecia, accanto a quelle dei musei di Atene e Delfi. In serata sistemazione in hotel, cena e pernottamento.

MAR 09mag2017 – Olimpia, DELFI (230 km) Prima colazione in hotel e pranzo in ristorante. Partenza alla volta di Delfi (220 km), nota fin dai tempi di Omero, sede di una delle più importanti zone archeologiche del mondo, la sede dell'Omphalos, "l'ombelico del mondo", un masso bianco avente forma di semicono; di fatti il mito racconta che Zeus, volendo accertare quale fosse il centro della terra, fece partire contemporaneamente due aquile (o due cigni) dai suoi limiti estremi e i due volatili si incontrarono a Delfi. Delfi fu il più importante centro religioso dell'antichità, nessuna decisione importante, sia di carattere personale che di interesse generale, veniva presa senza consultare il

dio profetico Apollo; questi parlava per bocca della sua sacerdotessa, la famosa Pizia, la quale, con una foglia di alloro in bocca e un ramoscello in mano, seduta sul sacro tripode, cadeva in estasi, quindi compiva movimenti ed emetteva suoni che i sacerdoti interpretavano seguendo i canoni della propria dottrina, traducendoli in forma comprensibile e mettendoli per iscritto in prosa o versi (esametri), indicando in tal modo a quale dio dovessero farsi sacrifici affinché un'impresa fosse coronata dal successo. L'impe-ratore Teodosio, nell'anno 393 d.C., con un editto decretò la fine dei giochi di Olimpia e l'anno dopo, nel 394 d.C., la chiusura del santuario di Delfi. In serata sistemazione in hotel, cena e pernottamento.

MER 10mag17 – Delfi, Monasteri delle METEORE (230 km) Prima colazione in hotel e pranzo in ristorante. Proseguimento in direzione nord alla volta di Kalambaka, sul bordo nordoccidentale della pianura della Tessaglia, importante centro della chiesa ortodossa, la seconda area monastica e di pellegrinaggio in Grecia dopo il Monte Athos: visitiamo il complesso delle Meteore, enormi rocce di colore scuro da cui si innalzano solenni e arditi complessi monastici, creando un quadro grandioso e selvaggio, uno spettacolo inimmaginabile, imponente per la sua grandezza e le sue forme. I monasteri di Varlaam, della Trasfigurazione e di S. Nicola Anapafsa sembrano i fedeli guardiani

della tradizione cristiana, tre sopravvivenze di un modo di vita monastica che raggiunse il suo apogeo nelle Meteore 500 anni fa. La loro esistenza si perde nella notte dei tempi: i primi monaci si rifugiarono su queste alture nell’XI secolo e da allora diversi monaste-ri sono stati costruiti di cui oggi solo sei strutture sopravvivono delle 20 originarie. In serata sistemazione in hotel, cena e pernot-tamento.

GIO 11mag17 – Salonicco (220 km) e volo Salonicco/Bergamo Prima colazione in hotel e pranzo libero. Partenza alla volta di Salonicco, la più estesa città della Grecia dopo Atene, capitale della Macedonia del Nord, piacevolmente situata sul mare, importante sede universitaria, centro nevralgico della predicazione di San Paolo, in età bizantina seconda città d’Oriente dopo Costantinopoli: dominata dai crociati nel XIII° e invasa dai turchi nel XV°, importantissimo centro di cultura ebraica, di cui ancor’oggi trova qui sede un’importante comunità. Un primo giro orientativo: dalla fortezza medioevale in cima alla città una vista magnifica e sotto la fortezza la città antica con vie tortuose e case piccole e graziose con i tradizionali balconi in legno. Poco distante la maestosa chiesa ortodossa di Agios Dimitrios, ricostruita dopo l’incendio del 1917, una delle chiese più grandi della Grecia. Raggiungiamo il lungomare dominato dalla Torre Bianca, antica fortezza, oggi simbolo della città: poco distante la Rotonda di Salonicco (Patrimonio Unesco) costruita dai romani come tempio di Zeus, poi Chiesa di San Giorgio con Teodosio il Grande, quindi moschea con i turchi. A pochi passi l’Arco di Galerio, costruito dall’imperatore romano nel 300 d.C. per celebrare la vittoria sui Persiani. Nel tardo pomeriggio il trasferimento in aeroporto: formalità d’imbarco e partenza alle 18h40 con destinazione Bergamo ed arrivo alle 19h55. Da qui trasferimento ai luoghi di provenienza.

QUOTA € 1.080,00 (minimo 40 partecipanti) – Supplemento singola € 140,00 Bambini fino a 15 anni non compiuti € 680,00

ISCRIZIONI entro il 13/01/2016 presso Associazione Pro Fontanafredda con versamento acconto di € 350,00 e saldo entro il 10/04/2017

Via Grigoletti, 11 - 33074 Fontanafredda (Pn) Tel. 0434 998532

(lun-giov 15:00-19:00, mar-mer-ven 9:00-13:00)

LA QUOTA COMPRENDE: trasferimento in bus privato gran turismo a\r all’aeroporto di partenza – volo di linea Volotea Vene-zia/Atene (andata) e Salonicco/Bergamo (ritorno) con franchigia bagaglio 15 kg e 10 kg bagaglio a mano – sistemazione in hotels *3 e *4 stelle – trattamento di pensione completa, dalla cena del primo giorno alla colazione dell’ultimo giorno con acqua minerale inclusa ai pasti - INGRESSI: complesso Meteore (due monasteri), area archeologica di Delfi, area archeologico di Olimpia e Micene, Museo Archeologico Nazionale di Atene – assistenza di accompagnatrice e guida Lira Viaggi nel corso delle visite – assicurazioni di viaggio navale AMI ASSISTANCE (medico non stop). NON COMPRENDE: quanto non menzionato alla voce ‘la quota comprende’. NOTE: a) Orari volo soggetti a riconferma b) Gli ingressi inclusi sono solo quelli specificati alla voce ‘la quota comprende.

Organizzazione Tecnica: LIRA VIAGGI Portogruaro tel 0421 71932 fax 0421 584517 mob 349 5715108 [email protected] - Assicurazione RC UNIPOL SAI nr. 6675.100909127 Aut. Reg. prov. VE n.41488

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Attualità

Intesa fra Fondazione CRUP e Pro Loco FVG

E’ stato siglato nei giorni scorsi un accordo di collaborazione tra Fondazione CRUP e il Comitato Regiona-le FVG delle Pro Loco che in regione rappresenta 234 organizzazioni territoriali con 22.000 soci. Il documen-to è stato sottoscritto dal presidente della Fondazione, Lionello D’Agostini, e il presidente delle Pro Loco FVG, Valter Pezzarini.

La rinnovata collaborazione sarà già operativa per gli eventi di Natale in Villa, che debutteranno il 7 di-cembre in Villa Manin di Passariano con la Rassegna Presepi.

Valter Pezzarini ha sottolineato la passione e competenza delle 234 Pro Loco aderenti e dei loro 22.000 volontari, che con i loro eventi organizzati lungo tutto il corso dell’anno sono custodi della tradizioni del Friuli Venezia Giulia, nonché motore di conoscenza, trasmissione del sapere e promozione turistica. Dal canto suo il presidente della Fondazione D’Agostini ha ribadito come le Pro Loco siano indispensabili per comprendere, riscoprire e valorizzare le tradizioni tipiche e diversificate del Paese. Valorizzarle significa valorizzare questo patrimonio e l’eredità storica del nostro Friuli, senza scordare di pari passo il valore fondamentale della formazione delle nuovo generazioni.

Anto Zilli

Un caro saluto a Don Luigi Stefanutto

Per me classe 1949, don Luigi era il parroco dopo una vita con don Paolo, che mi aveva battezzato, inse-gnato catechismo, fatto la prima comunione e che avevo servito come chierichetto.

Don Luigi Stefanutto è arrivato qui in punta di piedi il 28 novembre 1981. E si è subito inserito nel tessu-to sociale di Fontanafredda, attento alle problematiche della comunità, fino alle singole situazioni.

Ha provveduto a un imponente restauro delle chiesa parrocchiale e del suo campanile, a quella del cimi-tero e all’ampliamento dell’asilo e strutture adiacenti. Attento e disponibile ad una collaborazione con la Pro Fontanafredda, nel mettere a disposizione i locali della sala riunioni, nell’allestimento dei concerti natalizi e nella presenza alle principali attività del sodalizio.

Se ne va adesso con un garbato e dignitosissimo “obbedisco”, in quel di Vigonovo, certo non lontano, lo vedremo ancora, ma avremmo preferito rimanesse tra noi.

E con questa speranza, don Luigi, un abbraccio dalla pro Fontanafredda. Anto Zilli

Il consiglio del medico

Malattie rare, quale futuro?

Una malattia si definisce rara quando la sua prevalenza non supera una soglia stabilita. In Europa la soglia è fissata allo 0.05% della popola-zione, ossia 5 casi ogni 10.000 persone.

Il numero delle malattie rare oscilla tra le 7.000 e le 8.000, ma è una cifra che cresce con l'avanzare della scienza ed in particolare quella genetica.

Dunque si parla di milioni di persone in Italia e

decine di milioni in tutta Europa. Secondo gli osservatori sanitari di questo set-

tore in Italia sono 2 milioni di persone affette da malattie rare e il 70% sono bambini.

L'istituto superiore della sanità ha individuato 583 patologie esenti ticket.

Essendo l'argomento ultraspecialistico mi sembra adeguato prendere in considerazione una patologia di particolare interesse, visto il suo

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impatto sulla capacità visiva, argomento molto caro a quelle persone che ne sono affette.

Deficit di tessuto limbare corneale (deficit di

cellule staminali). I sintomi di questa malattia sono legati all'in-

fiammazione corneale e sono rappresentati da fotofobia, lacrimazione, rossore; tuttavia la sintomatologia può differire sensibilmente in funzione della causa scatenante.

La diagnosi si conferma attraverso l'esame ci-tologico. Nello specifico sulla superficie corneale si trovano alcune cellule che contengono epitelio congiuntivale ( che non dovrebbe esserci).

Nel caso di deficit parziale, è sufficiente ri-muovere il panno corneale per migliorare il quadro clinico. Nelle forme di deficit totale, la terapia è il trapianto di limbus associato o meno a successivi interventi.

Il trapianto può essere autologo, se il tessuto proviene dall'occhio sano controlaterale, o etero-logo se proviene da parente o da cadavere; la

differenza fondamentale è nel rischio di rigetto (virtualmente assente nel primo, elevato nel secondo).

Nei pazienti affetti da deficit di cellule stami-nali da moderato a grave provocato da ustioni oculari è disponibile il trattamento contenente cellule staminali, denominato holoclar, è rappre-sentato da cellule staminali epiteliali, che una volta attecchite, rigenerano in modo permanente l'epitelio corneale, consentendo così il recupero della capacità visiva.

Considerando quanto detto in precedenza sul-la prevalenza delle malattie rare, proprio nel nostro comune, ed in particolare fra i miei assisti-ti vi sono tre persone affette da questa malattia, di cui due sono stati sottoposti ad intervento di trapianto di cellule staminali e una a trapianto di cornea, con successo. Dunque la prevalenza è di circa 2 ogni 1.000 persone.

Dott. Khalil Bishara

Fontanafreddesi nel mondo

Fontana Freda in Brasile

Nel precedente numero di settembre vi avevo parlato, in generale, del fenomeno migratorio verso il Brasile di cui, alla fine del secolo XIX, furo-no protagonisti molti nostri corregionali di Veneto e Friuli.

Come promesso, questa volta mi soffermerò sulla storia di Fontana Freda, fondata a fine 1800 dai nostri compaesani nel comune di Jaguari, all’estremo sud del Paese, nello stato “Rio Grande do Sul”, a circa 350 Km da Rio de Janeiro.

Il nome di Fontana Freda, diverso da quello del nostro capoluogo solo perché formato da sostanti-vo più aggettivo senza doppia - differenze proba-bilmente non percepite dai protagonisti di allora - ben esprime l’attaccamento e la nostalgia che gli stessi, approdati in Brasile più di 120 anni fa, pro-vavano per i nomi ed luoghi del Paese natio.

Potrò raccontarne l’attualità e come Fontana Freda ha avuto origine avvalendomi delle informa-zioni trasmessemi direttamente da un giovane brasiliano, Valdemar Della Flora Wesz Junior, discendente di quinta generazione dei primi coloni partiti da Ronche, che è riuscito a ricostruirne il percorso storico attraverso i ricordi rimasti nella memoria delle persone più anziane.

La nascita del comune di Jaguari, destinatario di gran parte degli immigrati provenienti dalle nostre zone, risale a fine 1888. Ad ogni famiglia venne assegnato un lotto di terreno agricolo pari a 25

ettari. Il conferimento era gratuito, ma l’opera di bonifica per renderlo coltivabile e l’apertura delle strade atte a raggiungere il podere rimaneva a carico dei neo proprietari.

Quelli che immediatamente seguirono furono anni durissimi. Pur fra difficoltà di ogni genere, dando prova di straordinaria tenacia e spirito di iniziativa, gradualmente seppero organizzare le proprietà agricole dove piantarono il necessario per vivere. Fin dall’inizio si dedicarono alla coltiva-zione dei prodotti necessari per nutrirsi quali riso, mais, frumento, patate, fagioli. Sorsero le prime piantagioni di vigneti, frutteti, agrumeti. Si inco-minciò ad allevare animali, principalmente bovini, ma anche cavalli, maiali, pollame. In contempora-nea si dette inizio alla costruzione delle prima case.

C’era anche bisogno di qualche forma di vita so-ciale. Per favorire relazioni e rapporti fra coloni che parlavano la stessa lingua ed avevano le medesime abitudini e tradizioni, all’interno dell’ampio conte-sto cittadino di Jaguari furono create le Comunità, omogenee dal punto di vista della provenienza dagli stessi luoghi di origine. Una sorta di grande quartiere che, oltre alle case di abitazione, si carat-terizzava per la presenza di ampi spazi di socializza-zione e di alcune strutture pubbliche

Numerose furono le Comunità costituite nella città di Jaguari i cui abitanti, per oltre il 70%, erano di origine italiana. Fra queste Fontana Freda è stata

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una delle più grandi e organizzate. Tra le famiglie fondatrici spiccano i nomi di: Ceolin, Cipolat, Dal Cin, Dall’Agnese, Da Pieve, Della Flora, De Nardi, Donadel, Limana, Moro, Perin, Pes, Pillon, Rosset-ti, Serafin, Sfreddo.

Un elenco di cognomi che, da solo, documenta quanto diffusa fosse allora la povertà nel paese natale e dà misura delle tante famiglie che decisero di espatriare nella speranza di una vita migliore.

Oltre alle proprietà familiari, tuttora nella Co-munità di Fontana Freda è presente una chiesa, completamente ricostruita nel 1961, con a fianco il cimitero le cui origini risalgono al 1905. Dedicata a Nostra Signora di Lourdes, in piena campagna si trova un luogo di culto all’interno di una grotta naturale, opportunamente riadattata sin da quan-do gli immigrati arrivarono nella città, con al centro una statua della Madonna. Questa ricorrenza viene commemorata ogni anno con una grande festa popolare. Importante luogo di ritrovo è anche la sede del club “Bela Vista” fondato nel 1960 ove gli abitanti si incontrano per giocare a bocce, a treset-te, alla mora e a tombola.

Ancora oggi il 92% dei nuclei familiari di Fonta-na Freda è di origine italiana. Il territorio è piutto-

sto irregolare e si caratterizza per essere zona di relativamente piccole proprietà rurali, in maggio-ranza non superiori ai 10 ettari. La principale risor-sa economica delle famiglie risiede nelle attività agricole ove predomina la coltivazione del tabacco e della canna da zucchero. A queste si affiancano piantagioni di mais e soia. Frequente è la presenza di vigneti.

La lingua più parlata è il “talian” e la cucina mantiene un forte vincolo con le tradizioni italiane. Nelle feste il piatto tradizionale è il risotto. Non mancano carni bovine, di maiale e pollame, sempre accompagnati da formaggi e polenta. Normalmen-te si beve vino e birra.

Nelle proprietà rurali, di fronte all’abitazione è comune la presenza di un giardino con prato verde, piante ornamentali e molti fiori. Dietro casa c’è sempre un grande orto ove si coltiva ogni tipo di verdura: dai pomodori ai cetrioli, dai piselli alle patate, dall’insalata al radicchio. Non manca il frutteto familiare con arance, bergamotto, pesche, pere, banane, avocado e uva.

Edi Della Flora

Pollice verde

Alberi = Investimento

A ulteriore conferma di precedenti articoli circa la utilità del verde nel tessuto urbano, riporto uno scritto apparso su “Il Floricultore” di settembre.

Un recente rapporto dell’U.S. Forest Service’s Pacific Southwest Research Station ha calcolato i benefici offerti alla collettività dalle alberature. Il titolo del più aggiornato e completo inventario delle alberature stradali californiane, “Struttura, funzione e valore delle alberature stradali in Cali-fornia”, pubblicato nello scorso giugno, illustra il lavoro dei ricercatori che sono stati in grado di elencare non solo il numero di piante presenti, ma anche la loro specie, le dimensioni, la posizione e i benefici ad esse associati.

Sono stati contati 9,1 milioni di alberi, circa 1 ogni 4 abitanti. Secondo lo studio potrebbero essere messi a dimora altri 16 milioni di esemplari. “Siamo soliti pensare solo alla funzione ornamenta-le degli alberi lungo le strade cittadine” afferma il principale autore della ricerca Greg McPherson “il nostro studio dimostra invece che il patrimonio arboreo apporta un reale beneficio economico alla municipalità e ai loro residenti”.

Alle innumerevoli funzioni svolte dalle piante è stato attribuito un valore specifico:

10.320.000 dollari per la cattura di CO2. 18.150.000 per l’abbattimento di inquinanti

atmosferici. 41,5 milioni per l’intercettazione delle preci-

pitazioni. 101.150.000 per il risparmio energetico.

I viali alberati della California hanno inoltre raf-forzato i valori delle proprietà prospicienti per una somma stimata in 838.940.000 dollari. Più di un miliardo di dollari in totale!

Si è calcolato che per ogni dollaro speso nella messa a dimora o nel mantenimento di un albero di strada, quello stesso albero restituisce in media benefici per un valore pari a 5,82 dollari.

“I tecnici comunali e forestali possono utilizzare i dati di questo studio per sollecitare l’allocazione di maggiori risorse destinate alla piantumazione e alla diversità delle specie, la potatura, la manuten-zione e i controlli fitosanitari”.

Anche se è uno studio calato in una realtà molto lontana, il concetto rimane valido ovunque. L’arredamento urbano realizzato con il “verde” è certamente una caratteristica imprescindibile di un vivere migliore.

Anto Zilli

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La mia Africa

Due file parallele di secoli

Era marzo, quasi la fine del mese, la stagione delle grandi piogge.

Come ogni giorno mi alzai verso le sette, indossai i miei spessi sandali marroni e attraversai il cortile a ferro di cavallo della grande casa dei volontari espatriati, per recarmi a fare colazione. Oramai conoscevo quel cielo, che si stagliava minaccioso sopra di me, grigio e denso già dal mattino. Avrebbe piovuto di lì a poco, già lo sapevo. Una poggia gonfia ed incessante, che in pochi minuti avrebbe disegnato fiumi e rigagnoli in quel vasto terreno rosso d'argilla. I 300 m di strada che avrei dovuto attraversare per scendere all'ospedale si sarebbero trasformati in fango. Perfettamente incurante di ciò che sarebbe successo, quel giorno avrebbe piovuto tutta la mattina, con una breve pausa verso ora di pranzo, per poi riprendere nel pomeriggio fino a sera. Infine, con un pizzico di fortuna, se la pioggia fosse stata molto abbondante e, dopo il tramonto, il cielo si fosse rischiarato in fretta, avrebbero fatto capolino le stelle. In quello, come in ogni altro giorno di quella stagione, il sipario delle piogge si sarebbe aperto e richiuso con metodicità, puntuale, come un manovale avrebbe svolto meticolosamente il suo compito per poi ritirarsi la sera.

Valentina aveva già preparato il caffè, quando entrai a fare colazione, mentre le ragazze del Servizio Civile, arrivate da poco, dormivano ancora. Quel giorno sulla tavola troneggiava un barattolo di Nutella. Il bene prezioso che le ragazze avevano appena portato dall'Italia e che, incontrastato, bastava a rendere la giornata straordinaria! Pane e Nutella! Wow, era da Natale che non assaporavamo il piacere della cioccolata!!

Fantastico!! Di buon umore sotto quel cielo pesante, scesi in ospedale, prima dell'arrivo della pioggia. Come ogni mattina passai per ogni reparto a salutare i dipendenti, approfittando per gettare uno sguardo qua e là e verificare quali nuovi problemi fossero sorti con il sole. Via così, a passo spedito nei corridoi aperti dell'ospedale, scambiando due chiacchiere in accettazione, due battute in farmacia, una lode per il medico e un controllo al laboratorio. Poi giù nei reparti a salutare le infermiere, fino ad arrivare da Medface, l'amministratore con il quale si discutevano le difficoltà, si prendevano decisioni, si organizzava la settimana e si meditavano strategie. Così, mentre fuori la pioggia cominciava a scrosciare, la giornata impazziva. C'era da completare il report per l'Italia, da controllare la contabilità, il latte in polvere per i bambini non bastava, la batteria dell'ambulanza si

era scaricata, i farmaci in magazzino erano quasi finiti e bisognava organizzare una missione in città, la diocesi premeva per avere i documenti per il rinnovo delle pratiche, i pannelli solari non funzionavano e le donne delle pulizie richiedevano una divisa nuova per il lavoro in ospedale.

Ecco trascorrere le mie giornate, tra le verifiche contabili, le discussioni con il personale, i viaggi in città, l'organizzazione del lavoro, l'auto che rimaneva bloccata nel pantano di quelle strade distrutte, la pianificazione delle spese, le contrattazioni con la diocesi e il governo, la lotta contro internet che non voleva saperne di connettersi sotto gli scrosci incessanti delle intemperie, la mancanza di fondi, le difficoltà di comprensione con la sede centrale in Italia, la coda dei pazienti che aspettavano le cure, i farmaci che terminavano, l'ambulanza che si rompeva, la pioggia che ogni sera cessava e che, se eravamo fortunati lasciava fiorire sopra di noi un cielo immenso, ricoperto di stelle.

Iringa, la città distava 120 Km dal mio villaggio. Più volte mi ritrovavo a rincorrere quei chilometri trascinata dai miei mille doveri. Attraversavo per ore quelle immense distese di savana, che ci separavano dal groviglio di negozi di Iringa, il più delle volte schiacciata contro il vetro del finestrino di un dala dala, un pulmino stracarico di persone. Mentre ad ogni buca saltavo sul sedile senza potermi muovere, guardavo fuori da quel vetro la gente camminare sotto la pioggia, le timide case che si affacciavano ai bordi della strada in prossimità dei villaggi, i commercianti che spingevano le loro bici sommerse di sacchi di carbone verso la città. Vedevo quella striscia dritta di asfalto rovinato perdersi su e giù tra le colline, attraversare strade di fango e argilla, villaggi con case dai tetti di paglia e la pubblicità della Coca Cola sui muri, baracche di legno per la vendita di oggetti di qualsiasi tipo, bambini che pascolavano le vacche, donne che trasportavano legna sulla testa. Il tempo si era già portato via lo stupore per questi scenari e la loro familiarità cominciava a penetrarmi.

Così, come succede per le cose a noi care, cominciai a volerle capire e iniziai a chiedermi perché... oppure ma perché è così?

Pensavo alle donne che per cucinare appoggiavano le pentole su tre grosse pietre sotto le quali accendevano un fuoco, agli uomini che aravano a mano, ai bambini che a scuola imparavano a malapena a parlare e scrivere lo swahili. E intanto la mia fantasia volava ai miei libri di storia, a quando alle elementari mi avevano

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insegnato l'evoluzione dell'uomo e della civiltà. Pensavo ai popoli primitivi, a come vivevano, come mangiavano e poi risalii nel tempo fino a giungere alle civiltà del nostro Mediterraneo. Ripassavo lo sviluppo del pensiero, i filosofi greci fino ad arrivare all'Impero Romano e alla sua magnificenza. Pensavo Roma con il suo Colosseo, poi distrutta e sovrastata dalle invasioni barbariche. Ricordavo il Medioevo, con i castelli, le armature e le battaglie, per poi lasciare spazio all'Umanesimo e al Rinascimento, ai viaggi di esplorazione, all'Illuminismo, alle grandi scoperte fino alla Rivoluzione Industriale. Il mio pensiero ormai correva al ritmo delle evoluzioni tecnologiche, sui palazzi, i mezzi di trasporto e di comunicazione fino ai giorni d'oggi e di dopo domani. Sul finestrino di quel dala dala, scorrevano decine di volti, immagini, nomi illustri, avvenimenti, date, scoperte che avevano fatto per secoli ed ere la storia dell'Europa... ...ma in tutto quel tempo là fuori, cos'era successo? Dov'erano state quelle immense pianure, quei baobab giganteschi, quelle popolazioni, nel corso di quei millenni? Possibile che tutto fosse rimasto pressoché immobile?

Un giorno per cercare una risposta a queste domande comprai il libro di storia della prima e seconda classe superiore tanzaniana, per capire che cosa veniva insegnato a quei ragazzi riguardo alla storia del loro paese. Confesso che non finii mai di leggerli, ma una frase mi si impresse nella memoria: “In Tanzania la preistoria è terminata nell'anno 1000 d.C.”. Rimasi senza parole, mentre la mia fantasia ripercorreva la linea del tempo dai filosofi greci fino al “1000 non più 1000”, quando la povera gente, i signori dei grandi castelli e i luminari del clero sotto i loro grandi mantelli tremavano al pensiero della fine del mondo. In quello stesso momento in Tanzania era nata la scrittura. Forse davvero il mondo si era fermato.

Da lì in poi la storia di queste terre racconta di tribù, di lotte per la conquista dei territori, di grandi capi, di popoli agricoltori e sedentari che venivano sottomessi da clan allevatori e nomadi. Organizzazioni tribali, ma in verità vere strutture sociali, i cui capi organizzavano gerarchie, sistemi di potere, caste sociali e non esitavano a vendere prigionieri e nemici ai ricchi sultani dell'Oman, che ne impiegavano i servigi nelle proprie piantagioni in oriente come schiavi. Più di dieci secoli di tratta si sono contati sulle coste della Tanzania, con un picco di 50.000 schiavi all'anno giunti nel solo mercato di Zanzibar, senza contare gli 80.000 che ogni anno morivano lungo il percorso. Agli arabi interessavano i commerci, ma questa terra ricca e impervia destò presto l'attenzione di altre popolazioni altrettanto sanguinolente e crudeli. Tra la metà del 1800 e del 1900, fecero capolino belgi, portoghesi, tedeschi ed inglesi, tutti desiderosi di fare parte della partita. Nonostante le pressioni

dell'esploratore inglese David Livingstone indussero il sultano dell'Oman a vietare formalmente la tratta degli schiavi nel 1876, questa continuò fino alla prima metà del '900. Gli imperi coloniali che susseguirono, non si dimostrarono poi molto più clementi. Le popolazioni locali venivano sottomesse e costrette al lavoro dei campi, con condizioni talmente dure da indurre spesso a rivolte ed insurrezioni.

Tra una buca e l'altra, le gocce di pioggia scorrevano sia all'esterno che all'interno del finestrino di quel dala dala. Nessuno intorno a me fiatava, nonostante fossimo in viaggio già da un paio d'ore, compressi in posizioni picassiane. Guardavo quelle facce che non esprimevano sentimenti e mi chiedevo cosa stessero pensando. Io avevo ripercorso millenni, imperi e reami nel susseguirsi di tutti quei chilometri e loro con che pensieri avevano affrontato quel viaggio? Riguardai fuori, ci separavano i secoli. Con altre vesti e i colori di altre bandiere, ancora oggi questa storia continua. Il commercio degli esseri umani oggi si compie attraverso il mediterraneo. La mappa delle zone di guerra coincide tragicamente con quella delle zone più ricche del pianeta.

Vidi un Land Cruiser dell'OMS sfrecciare sull'asfalto bagnato, sorpassandoci a tutta velocità e di colpo mi resi conto che quei secoli erano passati. Cosa trasportava quel Land Rover? Forse medicinali, chi lo sa, di certo molte promesse e gli obiettivi di ridurre la soglia della povertà entro il 2000 e qualcosa. Aveva certo fretta quel Land Cruiser, doveva portare le sue speranze ben lontano per vederle realizzare e, intanto, sfrecciava davanti a quelle case di fango e paglia, dove i cartelli e le bottiglie della Coca Cola erano già arrivati da tempo. Sorrisi. No, quel Land Cruiser che rincorreva i secoli, cercando di colmare il divario della povertà, non sarebbe mai arrivato dov'era arrivata la Coca Cola. Il celebre baffo bianco e il rosso di Babbo Natale avevano superato d'un balzo l'abisso temporale, inserendosi proprio lì dove quelle due file parallele di secoli si incontravano, penetrando poi fino all'ultima casa dell'ultimo villaggio della Tanzania.

Riguardai le gocce, che scorrevano dentro e fuori dal finestrino. Scendevano giù a stento, unendosi all'altezza della guarnizione macerata in un unico rigagnolo, che scorreva poi giù, lungo la parete rivestita di carta da parati del dala dala, fino al pavimento. Oramai anche le nostre storie si univano. Certo, pensai, osservando le cose con chiarezza è ormai chiaro a tutti, che dall'oro ai mercati emergenti, dai diamanti ai minerali per la tecnologia elettronica, dal rame al gas naturale, dal sole al legname fino persino all'acqua, il mondo intero si regge oggi su questo continente.

Daniela Vendrame

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Riflessioni

Caro libro ti scrivo…

Caro Libro, ho deciso di scriverti questa lettera a pochi giorni dall'inizio di un evento molto speciale interamente dedicato a te.

Dalla Terraferma mi è giunta voce infatti che una città chiamata Pordenone si stanno vestendo a festa per celebrarti come meriti.

Ti scrivo perché vorrei raccon-tarti cosa significhi per me. Innan-zitutto mi presento: sono una giovane Sirenetta che la vita ha inchiodato ad uno scoglio in riva al mare.

Sai, pur adorando il panorama che mi circon-da, spesso soffro per il mio immobilismo forzato; mi capita soprattutto quando gli Uomini e le Donne con cui, nel tempo, ho stretto rapporti di forte amicizia, sono chiamati a tornare sulla Terraferma e a lasciarmi sola sul mio scoglio.

A volte, lo confesso, il senso di solitudine è talmente forte ed il nodo che mi stringe la gola decisamente troppo grosso, che non mi resta altra possibilità se non quella di lasciare che le mie lacrime di sale si mescolino con le gocce di mare.

Molto più spesso, fortunatamente, prima del nodo alla gola, arrivi tu che allieti la mia esisten-za, immergendomi in un mare di emozioni rigene-ranti.

Ancora oggi, a distanza di molti anni, ringrazio

tutti coloro che mi hanno fatto conoscere te, quando ancora ero una bambina.

Devo confessarti però che il mio amore per te si è rafforzato in questi ultimi anni.

Anni in cui mi è accaduto di sentirmi letteralmente inchiodata al mio scoglio e dove tu eri l'unico vascello in grado di portarmi lontano.

Scusami, ma per farti capire co-sa sei tu davvero per me, ho dovu-to rubare un'immagine ad una

donna che, in un epoca lontana, ti scrisse davve-ro. Sicuramente ti ricorderai di Emily Dickinson.

Parlai anche di lei quel pomeriggio d'estate fra gli scaffali di quel luogo a noi caro dove lui mi portò e da dove, per godere della vostra compa-gnia (la sua e la tua) non sarei mai voluta uscire, persa com'ero fra le vostre parole.

Ed invece, ahimé, non solo dovetti uscire dal tuo Regno, ma troppo presto mi resi conto che tutto doveva finire con te, così come tutto fra noi, per mezzo di te, era iniziato.

L'unica consolazione possibile in questa situa-zione è sapere che sia tu che lui, nonostante tutto, continuate ad essere con me, nei pensieri e nel cuore.

Loretta Del Tedesco

Amici dall’adolescenza…o semplicemente amici?

A fare fisioterapia in piscina siamo in gruppetti di tre seguite da una (un) fisioterapista. Ad una delle mie due compagne, l’età sembra aver aggiunto fascino ad una gran bella persona, per intenderci fisico e viso di un’anziana attrice.

Un giorno ci troviamo in attesa l’una accanto all’altra dal parrucchiere. Mi propone un caffè all’uscita. Sono costretta a rifiutare: mio marito mi sta aspettando al parcheggio Marcolin: non voglio approfittare.

Mi guarda, mi prende una mano e mi fa una confidenza così intimamente personale e di una gravità che mi sconvolge. Quando parlo non riconosco più la mia voce: è come se qualcun altro esprimesse i miei pensieri al posto mio: “Guarda è così difficile, alla nostra età così prodi-

ga di guai, convivere con il presente, per poterlo fare dovremmo riuscire a far tacere il passato, volendoci in compenso un po’ di bene, conce-dendoci qualcosa che ci gratifichi, magari un capriccio.”

Mi interrompo a prender fiato. La mia interlo-cutrice continua ad elencarmi le sue ragioni, i comportamenti ipocriti imposti anche dai tempi, la sua acredine. “E tu parli di volersi bene, ma come?” “Per incominciare andando a Roma.”

In piscina mi aveva raccontato che l’avevano invitata alcune amiche, prima di tutto attirate da Papa Francesco, ma anche da un inconfessato bisogno di evasione.

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Aveva rifiutato: suo marito aveva subito anni prima un infarto e non si sentiva di lasciarlo solo. Ci chiamano ai lavelli e non se ne parla più. Le due volte successive in piscina non c’è. Capita a tutte di fare qualche assenza.

La ritrovo invece dal parrucchiere: “Sai, sono stata a Roma, in Vaticano, ma anche in via Condotti e guarda cosa mi sono comprata.” Ha in grembo una borsa che mi fa strabuzzare gli occhi di meraviglia.

“Ma adesso dove vado con questa gran bor-sa?” “Ma qui a far schiattare d’invidia tutte noi clien-ti.” E’quello che succede a me in questo momen-to.

Ride e mi abbraccia. Direi che ora siamo pro-prio amiche: prendiamo il caffè in piscina, ci telefoniamo, parliamo di vestiti e di promozioni vantaggiose: si deve pur vivere!

Sono così contenta di aver sfatato l’affermazione che da un po’ di tempo mi sento ripetere come un mantra: “Le vere amicizie sono quelle dell’adolescenza, del tempo della scuola”.

Mi faceva sentire sminuita.

La mia migliore amica delle elementari, bella e piccolina, una testa di boccoli che ora sarebbe anacronistica, simpatica e molto corteggiata, pur di non continuare la scuola che odiava, a dicias-sette anni aveva sposato un soldato americano ed è sempre vissuta in Texas. Un’altra non c’è più. La terza che mi ha seguita fino al diploma e poi accanto a me come testimone quando mi sono sposata, ha sposato il conte di un castello roma-no. Ci siamo viste alcune volte, ma i nostri am-bienti erano troppo lontani e l’amicizia una forza-tura.

Questa attuale “amicizia” è un bocciolo tardi-vo in un’età in cui le caselle della socialità, secon-do l’opinione comune, sono sistemate ai loro posti: dimostra che nuovi incontri amicali posso-no nascere da un’empatia inaspettata, da una conversazione arguta, da un’opinione condivisa.

Ne spero altri dietro l’angolo: gli amici sono il filo che ci lega al passato, la traccia del nostro passaggio. Vorrei che fossero una luce dell’ignoto futuro.

Lidia Sfreddo

Il Natale che vorrei Il Natale che vorrei O meglio, le feste che vorrei. Il Natale non è più come l'ho sempre vissuto fin da bambina. Ricco di racconti di persone e povero di rumori di sottofondo. Ora tutto è quotidianità che mi appare grigia perché vissuta in solitudine. Mentre fuori la gente continua a festeggiare. Vorrei farlo anch'io riempiendo di amici e persone care un luogo dove non sono mai stata e dove i racconti della vita s'intrecciano gli uni con gli altri senza bisogno di altro; senza bisogno di luci e regali perché le luci e i regali sono i racconti di vita.

Loretta Del Tedesco

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Cinematografo

La letteratura fa l’occhiolino al cineart

Odissea Hamlet Tolstoj D. Chisciotte Cosette Moby Dick Il Gattopardo

Abbiamo sempre ammirato principalmente la creatività nell’arte e nella cultura e, quindi, anche nella filmografia. Nell’apprestarci a raccontare, le migliori pellicole, i migliori registi e i migliori attori che hanno preso spunto dai romanzieri più impor-tanti e dalle immortali opere da questi espresse (diciamo alcuni classici), non possiamo però non rilevare in primis gli artisti i cui film resteranno nella storia per la loro genialità e fantasia ovvero derivanti da soggetti e trame della mente, dell’animo e del sogno. Tra questi, pur in una visione molto sintetica, in cima alla piramide, ci ripetiamo con Chaplin e Fellini, poi lo svedese Bergman con i notevoli Il Settimo Sigillo e Il posto delle Fragole, F. Lang con Metropolis e dr. Mabuse, S. Kubrick con Odissea 2001 nello spazio e Arancia Meccanica, A. Hitchcock con La finestra sul cortile e Notorious, O. Welles con Quarto potere e altri.

Ora veniamo al tema odierno del resto impor-tantissimo, ma anche complesso poiché in esso, le qualità letterarie da premio Nobel, s’intarsiano anche a fatti storici veri e propri unitamente ad artisti del massimo livello. OMERO - l’Iliade e l’Odissea

Si era incerti se addentrarci nel passato remoto, poi ci siamo buttati. Omero: era un semplice canto-re? Era un sublime poeta? Era entrambi poiché l’uno non esclude l’altro! Tra realtà e mitologia espresse i poemi che sono i cardini della cultura e letteratura. Le scuole di ogni dove l’anno posto al centro dell’insegnamento letterario greco, occiden-tale e medio orientale. Molti eminenti studiosi pongono in discussione sia o meno esistito, altri non fosse cieco e altri ancora non sia lui l’autore delle opere. Infatti, si parla ancora della “Questio-ne Omerica”. Dilemmi che non intaccano gli eccelsi poemi conosciuti. Le pellicole da citare sono poche. Possiamo ricordare il recente colossal Troy, con Brad Pitt ( 4 ore, di grande effetto scenico, dove primeggia il mito di Achille) e L’Ulisse del 1954 con

Kirk Douglas - padre dell’attuale e Michael Douglas - Anthony Quinn e la nostra bellissima e brava Silvana Mangano nella parte di Penelope. Quest’ultima, attrice di rango che ha recitato magistralmente anche nel famoso Processo di Verona, nella parte di Edda Ciano e figlia del Dux. Vi è anche una trasposizione televisiva italiana del 1967. L’Odissea infine fu spunto anche per canzoni di Guccini e Dalla. SHAKESPEARE - Amleto

Al sommo permettendo? (È il padre della nostra lingua! Andiamoci, quindi piano, poi su Dante non vi sono teatro e filmografia da inserirlo nel tema odierno, così dicasi per Virgilio, Petrarca, Leopardi e altri), si dice che il numero uno dei lettera-ti/commediografi di ogni tempo sia Ser William Shakespeare le cui opere sono ritenute di attualità. Giulietta e Romeo, Otello, Amleto, Re Lear, Il Mer-cante di Venezia, Macbeth, Sogno di una notte di mezza estate, sono indubbiamente tra le più im-portanti opere drammaturgiche di ogni tempo a distinguo zero. Nella commedia teatrale e nella settima arte, Il binomio Amleto-Laurence Olivier è talmente fedele e profondo da non temere a oggi paragoni (1948 con 4 Oscar di cui 2 al Baronetto). Tra i diversi remake da citare vi è quello con la regia di Franco Zeffirelli, l’attore Mel Gibson e le musiche di Morricone. TOLSTOJ - Guerra e Pace

Il Nobel Thomas Mann, autore de I Budden-brook e Morte a Venezia (da quest’ultimo altissimo componimento uscì il film/capolavoro del regista L. Visconti con l’interpretazione di Dirk Bogarde), disse di Tolstoj: "Lo spirito omerico, lo spirito eterno epico, era forte in Tolstoj come forse in nessun altro

artista al mondo”. Resurrezione, Guerra e Pace, Anna Karenina i romanzi più importanti. Ci soffermiamo su Guerra e Pace. Opera in ben 6 volumi che dipinge l’invasione Napoleonica della Russia con l’incendio di Mosca.

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Nel dramma filmico di King Vidor, s’intrecciano le storie di una famiglia aristocratica russa con attori formidabili quali Henry Fonda, Audrey Hepburn, Mel Ferrer, Vittorio Gassman, unitamente alla musica di Nino Rota. Più che un film può conside-rarsi un’immagine letteraria, storica e filmografica al disopra del tempo. Il premio Oscar fu, diversa-mente, assegnato alla seconda edizione del regista Sergej Bondarchuk altrettanto valida. A Lev, altri-menti da altri letterati minori, il Nobel non fu assegnato per divergenze con la chiesa (la più grande gaffe dell’Accademia Svedese). CERVANTES - Don Chisciotte della Mancia

Uno romanzo epico tra i più celebrati della let-teratura mondiale. Ne sono state fatte centinaia trasposizioni teatrali, filmografiche, musicali, balletti, opere liriche. De Cervantes lo scrisse quando la tremenda inquisizione spagnola lo perseguitava. Disse: “La penna è la lingua dell’anima”. Del genere piratesco, Don Chisciotte è immortalato come il cavaliere errante in cerca di gloria. Un cavaliere senza macchia e senza paura a difesa del giusto nella sua ideologia sognante e tanto utopica da apparire amaramente patetica. Non per nulla vi è il detto: “Vuoi andare contro i mulini a vento”. Il film che lo ricorda è L’Uomo della Mancia con interpreti di livello quali Peter O’Toole e Sofia Loren. Nella musica la citabilità spetta al balletto di musica classica del coreografo Petipa e del musicista Minkus, ballato dalla Pavlov-na, dalla Fonteyn poi da Nureyev nei templi del Bol šoj, del Kirov e del Covent Garden. Fa ancora parte e, forse per sempre, dei cartelloni di tutti i grandi teatri del mondo. MELVILLE - Moby Dick

Negli anni della scuola, da una vecchia antolo-gia, abbiamo iniziato a conoscere l’avventuroso dramma di Melville: Moby Dick. Allora ci appariva un racconto per adolescenti, ma con il passar del tempo abbiamo capito che trattavisi di un in poe-ma letterario d’indubbio spessore. La storia del capitano Achab è coinvolgente ed esprime tutte le sfaccettature del conflitto primordiale dell’uomo contro la natura e i suoi elementi, sino a raggiunge-re l’atto estremo dell’ultimo sangue (quando si vuol vincere l’equilibrio insito nella vita, alla fine ci si sbatte il grugno). La pellicola di John Huston pone all’attenzione l’eccelsa arte interpretativa di Gregory Peck (di Peck da vedere anche: il celebre Il buio oltre la siepe dal romanzo di Harper Lee – 3 Oscar - e L’uomo dal vestito grigio, tratto dal best seller di Sloan Wilson). VICTOR - I Miserabili

Letterato, romanziere, poeta, politico dell’800. Padre del romanticismo francese, fautore dei diritti umani, scrisse moltissimo. Le opere più importanti: Notre Dame de Paris, Cromwell, Maria di Tudor, Lucrezia Borgia. I Miserabili ebbe un successo enorme, ne fecero oltre un centinaio di versioni cinematografiche, teatrali, musicali e televisive. Il romanzo spazia dal post rivoluzione francese, alla caduta di Napoleone e alla monarchia in una visio-ne drammatica e poverissima della vita francese di quel periodo. Tra i filmati scegliamo quelli del 1958 con Jean Gabin e Bernard Blier. Del 2013 un rema-ke degno di nota, con il cast: Russel Crowe, Hugh Jackman e Anne Hathaway (3 Oscar oltre a decine d’importanti riconoscimenti). Il nostro Giovanni Pascoli dedicò a Hugo alcune liriche. TOMASI DI LAMPEDUSA - Il Gattopardo

Non ha vinto il Nobel, né l’Oscar, ma la binomia letteratura e 7^ arte si configurano ad hoc tra i lavori più riusciti, di grande effetto e d’importanza storica dell’Unità d’Italia. Se aggiungiamo la straor-dinaria regia di Luchino Visconti e il cast interpreta-tivo di primo piano: Burt Lancaster, Claudia Cardi-nale, Alain Delon, Paolo Stoppa, Romolo Valli, ne esce un affresco siciliano e italiano degno di essere inserito in questa rassegna. Siamo nel 1860 e Garibaldi consegna ai Savoia la Sicilia. I contadini dicono di aver combattuto per essere passati semplicemente da un Re ad altro Re. Il Principe Salina (magistrale B. Lancaster, tra gli altri, nell’interpretazione dell’Uomo di Alcatraz forse si supera) rifiuta la nomina di Senatore e afferma: “Noi fummo i leoni, i gattopardi: chi ci sostituirà saranno gli sciacalli, le iene”. Concetto difficile da interpretare allora, ma se si pensa che la mafia prosperò poco dopo, aveva ragione il Principe Salina? Inizialmente Mondadori ed Einaudi ne rifiutarono la pubblicazione poiché ritenuto anti italiano. La stessa avvenne da parte di Feltrinelli dopo la scomparsa dello scrittore diven-tando un best seller internazionale. Unitamente al gran valzer di Verdi e alle altre musiche di Rota s’incastonò nel mito. Con l’evento dell’informatica ormai imperante, nel mondo culturale sono ovunque in atto dibattiti circa l’importanza della pagina scritta (ben vengano le rassegne quali PN Legge) rispetto allo schermo visivo. Noi crediamo che, se le opere sono buone, il loro connubio e comparazione, rappresentino ricchezza e fascino. Il tema odierno è evidentemente da completare. Se interessa ancora alla prossima.

Luigi Pandini

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Ricordi di chi non c’è più

L’amico Lino Manfé

Capitava spesso di vederli assieme, Lino ed Elena: in genere in bicicletta, uno dietro l’altra. Li sapevamo entrambi impegnati all’A.I.F.A., lei vicepresidente, lui revisore di conti per vent’anni.

Vivevano con entusiasmo anche l’associazione Pro Loco, soci da sempre, pre-senti all’assemblea annuale. La festa dei fiori, li vedeva passeggiare mattina e pomeriggio lungo viale Grigoletti. Ancora insieme, una di quelle coppie che con-notano positivamente il paese.

Una volta Lino si è detto stupito che io conoscessi così bene la vita contadina dei tempi lontani. Gli ho risposto che tale era la mia famiglia e lui, ridendo perfino con le rughe degli occhi:”Lo so ma io l’ho vista sempre e solo maestra.” Non sapevo che fosse malato di una grave malattia professionale: contaminazio-ne da amianto.

Aveva sempre fatto il muratore; gli ultimi vent’anni della sua vita lavorativa, dipendente dell’impresa edile Zanussi S.p.a. Quando i lugubri rintocchi funebri hanno annunciato la sua morte, tutti noi fontanafreddesi siamo rimasti un po’ più poveri. Domenica 9 ottobre, in occasione della 66 Giornata Nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro, è stato consegnato alla moglie Elena Pivetta il Distintivo d’Onore.

Lidia Sfreddo

Guida ed amica Giovanna

Sabato 1°ottobre, nella Messa serale è stata ricordata la guida Giovanna. Grazie di cuore a don Luigi che pur non avendola conosciuta di persona, ma solo tramite la presentazione di qualcuno di noi che tanto la rimpiange, ha saputo pronunciare parole di profonda partecipazione affettiva rischiarate alla luce della fede. Il fratello di Giovanna ed il titolare dell’agenzia per la quale lavorava, profondamente credenti, ne sono rimasti colpiti e commossi.

In questa sede salutiamo con il cuore l’amica Giovanna: era tale per molti di noi che hanno condiviso la gioia e lo spirito di aggregazione di alcuni nostri viaggi. Una massa di capelli biondi allegramente scarmigliati ad incorniciare un volto simpaticamente comunicativo, uno sguardo di smeraldo che era un abbraccio, mani volitive che aggiungevano valore e vigore alle sue spiegazioni.

A tratti il pullman diventava un’aula didattica: dovevamo cominciare ad ammirare quello che avremo vi-sto. Le spiegazioni si interrompevano non appena il paesaggio regalava qualche suggestione. Le sue parole aggiungevano tonalità ai colori, freschezza all’acqua di laghi e fiumi, dolcezza a pendii collinari, incanto a cime non ancora innevate.

Competente ed attenta alle esigenze di ognuno, sembrava leggere desideri e situazioni di disagio con la stessa immediatezza. S’illuminava del nostro entusiasmo. L’ultima volta, salutandomi mi ha sussurrato:” Quando prendete accordi con Massimo (il titolare dell’agenzia) dite che gradireste avere me come guida, sto così bene con voi, con il vostro gruppo.” L’ho abbracciata, sento ancora il calore di quell’abbraccio.

Lidia Sfreddo

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Dalle associazioni

Attività 2016 della Corale Julia

Il 2016 si è aperto con un cambiamento di

grande importanza per la Corale. Dopo un periodo incerto, con varie difficoltà, la assemblea dei soci di inizio anno ha affidato la direzione del coro alla maestra Amabile Manieri.

Con il nuovo direttore, abbiamo lavorato in-tensamente per rivedere il repertorio dal punto di vista interpretativo. Nel frattempo ci sono stati avvicendamenti nell’organico dei coristi, che a fine anno possiamo definire stabile. I nuovi entrati, e la nuova direzione, hanno porta-to gioventù e rinnovato entusiasmo fra i coristi storici. Abbiamo anche partecipato ad alcuni eventi, e nonostante fosse in corso la ricerca della migliore coesione con il nuovo direttore, abbiamo avuto anche pregevoli risultati.

Ma il lavoro più impegnativo è stata la prepa-razione del concerto programmato ad Edolo (Brescia) l’ultimo sabato del mese di agosto, in occasione dell’anniversario dei Battaglioni alpini Edolo, Tirano, Morbegno. Con l’occasione abbiamo potuto programmare anche la visita alla centrale idroelettrica di Edolo, una delle tre nel nord Italia adibita anche al ripompaggio dell’acqua nei bacini a monte, nel caso di eccesso di energia in rete. Per la prima volta, per la serata musicale abbiamo preparato un programma di ben venti canti, programma eseguito nella bellissima chiesetta di S.Giovanni, in centro storico a Edolo, gremita in ogni ordine di posti. Il coro non era al completo, causa difficoltà di vario genere per alcuni coristi, ma il concerto è stato molto riuscito ed apprezzato dai presenti, con nostra grande soddisfazione.

Soprattutto è stata una dimostrazione che non è necessario essere in moltissimi per cantare bene, quando si è preparati a dovere.

Data la posizione geografica di Edolo, abbiamo profittato per fare un giro col trenino rosso del Bernina. La domenica, una giornata magnifica ci ha ac-compagnato durante il tragitto in pullman fino a St Moritz, con una sosta e qualche foto sul passo del Bernina. Abbiamo consumato un frugale e tipico pranzo in un bellissimo ristorante in riva al lago, con qual-che canto improvvisato.

Rapidamente siamo scesi col trenino, patri-monio dell’Unesco, fino a Tirano, gustando tutta la magnificenza del percorso a scartamento ridotto, nelle valli alpine, percorso tormentato fra strapiombi, gallerie artificiali, paraneve e piccolis-sime stazioncine di servizio ai valligiani. Archiviata questa bella esperienza, già si prospet-tava la preparazione della nostra 31° Rassegna di canto corale “Cantiamo Insieme” quest’anno ritornata nella sede storica delle scuole Medie I.Svevo, dopo la ristrutturazione antisismica.

Anche per questo appuntamento la prepara-zione e’ stata intensa, con grande impegno di direttore e coristi. La serata ha avuto grande seguito, con esecuzioni apprezzate per la originalità dei gruppi ospiti. Per quanto ci riguarda, possiamo essere molto contenti della nostra esibizione, sul palco rinno-vato. Poi tutto il coro è stato impegnato nella acco-glienza dei gruppi ospiti, per la serata e per la cena successiva, nella sala parrocchiale gentil-mente resa disponibile da Don Luigi. Per

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l’occasione, ancora una volta, erano presenti gli alpini di Fontanafredda per la distribuzione della cena di chiusura della serata. A loro e a quanti hanno collaborato, vanno i nostri sentiti ringraziamenti.

E per l’anno in corso ci sono altri appuntamen-ti che ci aspettano..

Il Presidente Ernesto Tomasella

L’Avis…si mette in Marcia

Sta per concludersi un altro anno di immutata attività solidale per noi volontari di Avis Fontanafredda, un anno che ha visto l'attuarsi della donazione su appuntamento anche per il sangue intero. Il nostro Consiglio Direttivo si è battuto fin dall'inizio per prendersi in carico le chiamate ai propri Soci, come già avveniva per le plasmaferesi. Purtroppo ciò non è stato possibile ed è stato creato l'Ufficio di chiamata a livello provinciale composto da volontari che contattano i donatori dal lunedì al venerdì dalle 17.30 alle 20.30 chiedendo la disponibilità ad effettuare una donazione. Il progetto si propone di regolare l'afflusso dei donatori durante tutti i giorni della settimana per ottimizzare le risorse e avere un'adeguata scorta sempre fresca delle sacche di sangue. Sappiamo che alcuni dei nostri donatori hanno già avuto modo di “testare” la programmazione e, a parte qualche piccolo intoppo come può succedere all'inizio di ogni progetto, la loro esperienza è stata positiva, soprattutto in termini di tempo risparmiato. Da parte nostra comunque non è diminuito l'impegno per la diffusione del messaggio di solidarietà e la disponibilità verso i nostri donatori, eseguendo noi stessi la prenotazione

quando ci viene richiesto. Contattateci al 3452601739 (Sabrina) o all'indirizzo mail [email protected] per qualsiasi dubbio.

Nello scorso numero di Dimensione Pro Loco Fontanafredda vi abbiamo parlato della Festa del Donatore svoltasi a luglio. Oltre ad essere un momento per ringraziare i nostri Soci per il loro gesto silenzioso, abbiamo festeggiato i 45 anni di gemellaggio con gli amici avisini di Vigonovo di Venezia. La partecipazione purtroppo non è stata quella sperata durante i mesi di organizzazione, nonostante gli sforzi per renderla un interessante momento di aggregazione e aggiornamento. La nostra Associazione, si sa, ha tra i suoi principi cardini la solidarietà e ha voluto ampliare il concetto della donazione, generalmente a noi riferita in termini di sangue o plasma...e così durante i discorsi ufficiali di questa festa è stata esposta la decisione di effettuare una donazione in favore della Via di Natale e della loro nobile causa. L'emozionante incontro con la Signora Gallini è stato effettuato lunedì 19 settembre. Durante la giornata del Quarantacinquesimo è stato anche presentato il gruppo “Marciatori Avisini Fontanafredda”, persone a cui piace

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camminare/correre con l'obiettivo di partecipare alle varie marcie del Triveneto ed essere testimonial diretti dell'importante gesto della donazione con la maglietta creata appositamente con lo slogan “Corri...a donare”. Le iscrizioni si sono avute fin da subito, e la nostra idea è piaciuta talmente tanto che anche gli amici di Vigonovo l'hanno riproposta nella loro Comunale, inaugurando il gruppo il 13 ottobre!

Nonostante sia passato così poco tempo, abbiamo già più di 30 iscritti! Il nostro scopo non è quello di gareggiare, ma è quello di ritrovarci alla partenza per una foto, passare qualche ora all'aria aperta, scambiare quattro chiacchiere così da rendere più piacevoli i km, e di sostare nei punti di ristoro! In luglio per la 1^ volta siamo stati presenti anche al Grest dell’Oratorio di Vigonovo. Un ringraziamento va a Don Giacomo Santarossa e a tutto lo staff che segue il Grest, che hanno fortemente voluto un incontro con tutti i bambini. E’ stata una prova anche per il Direttivo in quanto armati di sola buona volontà, abbiamo dato il nostro meglio cogliendo l’attenzione e la curiosità di circa 120 bambini. Rimanendo nell'ambito delle attività aggregative, si è svolta il 31 luglio per il settimo anno consecutivo la Cicloturistica S. Candido – Lienz con ben 163 partecipanti! L'allegria del gruppo si è sentita fin dalla partenza e non è diminuita nemmeno quando il tempo ci ha messo lo

zampino...piovendo per tutto il giorno. Quasi tutti sono partiti ugualmente, qualcuno si è fermato alla Loacker, i più temerari invece sono arrivati fino a Lienz dove, quasi a premiarli, è spuntato il sole.

L'ultimo punto che vogliamo toccare in quest'articolo è un cambio che avverrà il prossimo anno. A febbraio infatti, durante l'Assemblea annuale, si svolgeranno anche le elezioni per il nuovo Consiglio. Ebbene si, sono già passati i 4 anni del nostro mandato e alcuni di noi avrebbero piacere di passare il testimone. Lo stesso Presidente per statuto deve essere sostituito.

Non servono doti particolari ma persone con un po' di tempo disponibile che prendano a cuore la missione dell'Associazione, che comprendano il valore del Consiglio Direttivo, che abbiano piacere a confrontarsi, mettersi in gioco e lavorare in gruppo.

Non temete...tutti abbiamo da imparare! Fatevi avanti...l'Associazione ha bisogno di voi! E per rimanere aggiornati sulle nostre attività cercate su facebook “Avis Comunale di Fontanafredda”. Per quanto riguarda il sito internet, invece, è in fase di rifacimento look! :-) Il Natale è alle porte, vai a donare! Regalati e dona l'emozione di una donazione…

Sabrina Squin

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Concerto di Natale

sabato 17 dicembre 2016

ore 21:00

Chiesa San Giorgio Martire

Si esibiranno:

Arno Barzan - pianoforte

Valentina Maria - flauto traverso

Claudio Mucin - violino

Valter Spadotto - organo

Ingresso libero

A tutti voi e alle vostre famiglie i migliori auguri di Buon Natale e sereno Anno Nuovo!

Pro Fontanafredda