Diario di viaggio in Oman Tra cultura e natura nel paese ... di Viaggio in Oman - Tra... · Tra...

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Diario di viaggio in Oman Tra cultura e natura nel paese delle “mille e una notte!” Dicono che il Sultanato dell’Oman, valorizzando sempre la cultura araba, sia passato dal Medioevo alla modernità nello spazio di un ventennio soprattutto per l’abile e accorta gestione del sultano Qaboos Bin Said, il quale, pur detenendo un potere di stampo assolutistico, è molto amato dal suo popolo che approva il suo operato, visti sia lo sviluppo del sistema economico sia la graduale apertura verso la democrazia.

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Diario di viaggio in OmanTra cultura e natura nel paese delle “mille e una notte!”

Dicono che il Sultanato dell’Oman,valorizzando sempre la culturaaraba, sia passato dal Medioevo allamodernità nello spazio di unventennio soprattutto per l’abile eaccorta gestione del sultano QaboosBin Said, il quale, pur detenendo unpotere di stampo assolutistico, èmolto amato dal suo popolo cheapprova il suo operato, visti sia losviluppo del sistema economico siala graduale apertura verso lademocrazia.

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Ma più che la realtà economica, nelle mie aspettative è predominante e viva la malia di un paese legato a “Simbad il marinaio” e quindi a miraggi e ricordi narrativi che portano sempre a fantasticare con ciò che troverò, una realtà legata non solo a mura, torri, antiche città immutate da secoli, ma anche ad una natura legata al fascino del deserto, alla bellezza delle coste vergini dove i pescatori trascinano reti piene di pesci..

Via allora a scoprire che cosa mi riserverà questo nuovo viaggio avventura…

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Inserita in un piccolo gruppo di viaggiatori, sono arrivata a Muscat dopo un’interagiornata di viaggio stancante, ma senza alcun intoppo e subito la città, che mi diconosia una delle più vecchie del Medio Oriente, mi è apparsa ricca, ordinata, luminosa,moderna..

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..eppure era conosciuta e anche famosa già nel II secolo, quando enormi quantitativi diincenso venivano trasportati, ogni anno, per nave, dall’Arabia Meridionale, fino alla Grecia,a Roma e in tutto il Mediterraneo. Il centro del commercio era un luogo chiamato KhourRouri, che i Greci chiavano appunto “Muscat”.

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Prima di avventurarci a sud delpaese abbiamo voluto, in una mezzamattinata, (al ritorno avremmomeglio approfondito la visita delluogo) andare nel vecchio portodella città con i famosi FortiGemelli Portoghesi.

Infatti bisogna ricordare che laprima presenza straniera a Muscatfu proprio quella del portogheseVasco De Gama che sbarcò inquesta città prima di salpare perl’India. In seguito tornò nel 1507e occupò l’Oman in nome deiPortoghesi..

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...il Forte di Jalabi è un chiaroesempio di monumentalefortificazione portoghesecostruita non solo per difenderela città dalle incursioni nemichequanto soprattutto perproteggere il porto, legato alricco commercio delle spezie.

Poi nel 1649 – 50 l’Imam SultanoBin Saif sconfisse i conquistatori,e dopo una lunga lotta, li cacciò dal paese… da allora iniziò losplendore dell’impero omanita.

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Mentre osservavo con ammirazione le monumentali fortificazioni portoghesi, nella lucedel sole, vedevo l’acqua del porto scintillare come un miliardo di diamanti e anche ilcielo sembrava brillare sopra la città: era uno spettacolo molto bello, carico di forza edi magia…

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...e proprio sotto quel caldo sole e l’azzurro del cielo, più tardi siamo partiti in jeepalla volta di O’ Sur, verso la costa sud dell’Oman.

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Subito il panorama è cambiato ed abbiamo iniziato ad attraversare zone brulle,costeggianti a tratti il mare che spuntava in lontananza...

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...abbiamo percorso uadiimpraticabili, strade sterrate,dove spesso era impossibileprocedere per cui dovevamocambiare direzione… ma ilpanorama arido e selvaggio checi circondava era talmentesuggestivo e carico di forza che non ci importava percorreretragitti più lunghi.

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Finalmente siamo riusciti adarrivare alla grandiosa oasi diMashara, fitta di alberi,incorniciata dalle montagne cheproprio per contrasto con il verdesottostante, apparivano ancorapiù brulle e prive di vita!

Anche questo paesaggio mipiaceva: i raggi obliqui del solesfioravano quell’impenetrabilepalmeto nel quale era adagiatoun grazioso villaggio, simile ad un piccolo presepe vivente e nonmolto più lontano proprio leimmagini delle montagnesembravano lievi e benevolifantasmi scuri, pronti aproteggere e preservare, fuori dal mondo, tutta la zona!

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Poi ci siamo spostati verso il mare per consumare un frugale picnic lungo la spiaggia,selvaggia, deserta, ma pulita ed invitante con le sue onde lunghe e regolari..

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...l’insenatura di sabbia e ciottoli dove ci eravamo fermati era racchiusa da una costaalta e frastagliata, a picco sulla bellezza di un mare blu cobalto…

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Consumato il breve e frugale pranzo sulla spiaggia ci siamo diretti in un luogo singolaredove, ci hanno detto, era caduto addirittura un meteorite (chissà se le dicerie eranoattendibili!) formando un’enorme pozza circolare di acqua tiepida salata, perché dalsottosuolo era penetrata l’acqua del mare. Devo dire che la pozza era molto invitantee infatti gruppetti di stranieri vi guazzavano felici, divertendosi un mondo!

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Ma la graziosissima cittadina di Tiwi posta su un pittoresco promontorio ci aspettava,perché da qui sarebbe partita la nostra escursione a piedi tra rovi, palme ed acquitrini,attraverso l’uadi di Elashabe.

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Lo stupendo canyon naturale con pareti alte centinaia di metri, dove il corso d’acqua, un tempo ricco, aveva creato laghi naturali, pozze verde smeraldo che spiccavano tra rocce ed alberi ci ha entusiasmato.

Il nome arabo di questo luogo è “Gola tra le rupi” e mi è apparso veramente azzeccato.. era bello camminare tra questo disordine naturale, in un silenzio riempito solo dalle nostre voci eccitate, per lo più di ammirazione..

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Riprendendo poi il viaggioverso O’ Sur abbiamoavvistato una piccolacostruzione isolata e solitariae subito abbiamo chiestospiegazioni: ebbene eravamoa Qalhat e quello era ilMausoleo della sfortunata BibiMarijan , una principessa chenon approvava l’atteggiamentomalvagio e crudele del padrenei confronti dei suoi sudditi..lei era diversa, buona edumana, per questo dopo averlottato invano cercando diconvincere il padre ad unagiustizia che non sentiva, si èlasciata morire..

Il Mausoleo celebra il luogodove è morta ed è ora ancheun richiamo per i pellegrinidell’Oman..

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Con nel cuore l’immagine romantica della triste principessa, siamo arrivati a Sur, unagraziosa cittadina sul mare, vivace e pulita che, proprio grazie alla sua bella cornicedi bianche costruzioni...

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...grazie ai due forti, di cui uno proteso pittorescamenteverso il mare, grazie alle vicine spiagge e soprattuttograzie alla tradizione cantieristica, dato che gli omaniti sono sempre stati degli abili navigatori, è tuttora un buon richiamoturistico.

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Abbiamo infatti visitato il vecchiocantiere diventato in parte MuseoNavale, ma che ancora sussisteattivo, tanto che proprio qui,vengono varati i più bei Dhow oSambuchi della penisola araba,delle barche in legno, affusolateed eleganti con una o più veletriangolari, chiamate vele latineche attestano non solo la maestriadegli artigiani locali, ma anche lanecessità di affrontare il mareper sopravvivere.

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Il mattino dopo, come tuttequelle avute fino ad ora, era una bella giornata con un cieloimmenso, aperto ed azzurro eci aspettava in un luogocaratteristico e particolare:Mukal Cave.. praticamente unagola frastagliata dove numerosepozze pittoresche di acqua dolcedi un intenso colore che variavadal blu al verde invitavano abagnarsi..

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Le stesse pozze si infiltravano, insinuandosi tra le rocce e poi, dopo averleabbandonate sfociavano in un calmo laghetto, circondato da romantici palmeti che si protendevano, specchiandosi quasi, nelle verdi acque.

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Ma il tempo volava e il deserto, il Wahiba Sand ci aspettava.. lì in un accampamentodi bungalow avremmo trascorso la notte, lontani dalla civiltà, nel silenzio e forseanche in meditazione?.. Il Washiba Sand è un deserto che muore nelle acquedell’Oceano Indiano, non è tanto grande però è esemplare perché nella suaestensione contempla tutta la bellezza e tutte le asperità di un grande deserto.

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Il mattino dopo infatti proprio ilpiccolo deserto ci ha chiamato, perfarci vivere qualche emozione piùforte.

Dovevamo salire con le jeepsulle ripide dune di sabbia rossa…salivamo e scendevamo, ma spesso la salita era troppo ripida e la jeepscivolava indietro e allora.. via inpicchiata in discesa per ritentarecon una folle rincorsa la salitagiusta.. era un gioco cheelettrizzava tutti fuorché lasottoscritta che, ad un certo punto,presa dal panico, ha detto: “scendo!”

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...ed ha arrancato, a piedi, con immensa fatica per arrivare in cima alla duna, insieme ad un’altra amica poco coraggiosa, sprofondando ad ogni passo in quella sabbia fine..

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..Ma al di là di queste lievi difficoltà lo spettacolo di quel mare color ocra è perme sempre affascinante.. arrivata finalmente in cima alla duna, mi sono sedutasulla fredda sabbia, mentre iniziavano lievi giochi di luce ed ombre, in attesa deltramonto del sole..

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Ognuno di noi ha sempre bisogno ditrovare la propria reale dimensione in questo mondo, ma qui, puravvertendo di essere solo un granellodi sabbia in mezzo all’universosconfinato, mi sono sentita felice edappagata, e ascoltando il silenzio delfirmamento che mi avvolgeva misembrava di essere in una atmosferadi irrealtà.

La voce del deserto era, in fondo, lavoce dell’infinito che non cambia mai,per questo le parole qui non avevanopeso, si guardava e basta ed anche un tramonto che non era deimigliori è diventato un paesaggio dacartolina, perché i nostri occhi hannovisto ciò che hanno voluto, e solo conil cuore.

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E la sera poi, nell’accampamento unpo’ beduino, cenando attorno alfuoco, raccontando o ascoltandodagli amici avventure di lontaniviaggi, si vive un momento magico di fraterna comunicazione.

Eravamo libere sotto un cielostellato favoloso con le sole nostrevoci che riempivano il silenzio dellanatura.. libere di essere e disognare quello che volevamo.. ed èallora che mi è venuta in mente miamadre che diceva : “il sogno, infondo non è altro che un viaggio, unpo’ particolare, ma sempre unviaggio, per cui chi sogna deveriuscire ad arrivare sano e salvodall’altra parte del mare delletenebre…”

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Il giorno dopo, dall’atmosfera di meditazione che ci aveva portato la sosta nel deserto, siamo ritornate alla realtà non del tutto poetica, infatti era la festa dell’Eid Mubarak, che ricorreva sempre per celebrare la fine del Ramadan.

Il rito principale di questa celebrazione richiama alla memoria la storia raccontata nella Bibbia in cui Abramo per mostrare la sua fede in Dio doveva uccidere il figlio Isacco.. ebbene invece di “esseri umani” qui, durante l’Eid, venivano sacrificati manzi e dato che il digiuno era finito ci si vestiva a festa e si banchettava con piacere in grandi falò all’aperto..

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Ci siamo fermati in un villaggio proprio per vedere da vicino quest’atmosfera di festa..indescrivibile perché siamo venuti a contato vivo con la gente, partecipi delle lorotradizioni, in sintonia con il loro stato di euforia..

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...originali gli uomini dalle bianche tuniche e le donne in costume, quelle più giovani,consapevoli della loro bellezza, con il viso scoperto, le altre, soprattutto le donneWahiba, velate con il Burqa, una strana ed originale maschera facciale nera.

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Anche le bambine, agghindate a festacome le sorelle più grandi o le mamme,si pavoneggiavano, in lustrini, visitruccati e tacchi alti.

Guardando queste persone mi sonopersa in un sottile gioco.. quello diinventare le loro vite, guardavo i lorocomportamenti e cercavo di ricostruireil loro pensiero, sbirciavo dalle finestredelle case e immaginavo il loro mondo.

Intorno a noi c’erano migliaia di verevite che ridevano, che si divertivano,che soffrivano, che simulavanosentimenti.. questa gente che stavamanifestando idee, consuetudini chenon condividevo del tutto.. misorrideva complice per farmipartecipare alla loro festosa allegria.

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Ci siamo anche soffermati al mercato che, soprattutto nel periodo di festa, diventasempre un luogo d’incontro, di acquisti e di contrattazioni.

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Poi ci siamo spostati ad Ibra un vecchio paese famoso un tempo per il fiorente commerciodei manzi e delle spezie.. infatti abbiamo visitato una monumentale piazza del mercato conbei porticati anche se ormai in rovina.. Ibra mi è apparsa però quasi abbandonata, unaspecie di città fantasma: strade sterrate, piccole case in pietra ormai sgretolate, palmeche alzavano i loro stecchiti rami al cielo, quasi per lamentarsi, un arco diroccato chepareva dirci: “un tempo ero bello e importante!”.

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Il tutto dunque mi è apparso, nonostante la luminosità del cielo, un po’ troppo grigiotanto che avrebbe avuto bisogno di una risciacquata di pioggia.. la polvere aveva peròin sé una sfumatura dorata e mi sembrava lasciasse una leggera patina vellutata sututto ciò che si posava.

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Ma l’Oman è anche famoso per i suoi forti, architetture possenti ed essenziali, guardiani del nulla del deserto, cinte murarie di pietre e argilla che affascinano ed emanano un senso di antica potenza.. la vecchia città di Balhat, per esempio, è ricordata soprattutto per il suo maestoso forte che, quando siamo arrivati, già in lontananza spiccava tra tutte le costruzioni per la sua solida architettura militare..

Non abbiamo potuto visitarlo data la festa dell’Eid, ma lo abbiamo ammirato in tutta la sua imponenza all’esterno con le sue mura di cinta di ben 12 Km..

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Originali anche i paesini, piccole macchie colorate di verde, arroccati sul pendio dellebrulle montagne.. ne abbiamo visitati due Misfat e Al Hamra, due gioielli a pochi km didistanza l’uno dall’altro, quasi gemelli nelle caratteristiche eppure diversi e originali..

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A Misfat, villaggio che si arrampica sul fianco di una parete rocciosa, abbiamocamminato attraverso uno stretto sentiero tra il verde delle palme ed abbiamoammirato i canali a cielo aperto, una grande ed efficiente opera di canalizzazioneper l’irrigazione.

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Misfat è anche un paese diantiche tradizioni con angolicaratteristici e pittoreschipurtroppo un po’ in rovina.. untempo era un importante centrodi traffici con l’India e l’Africa,ora buona parte degli abitantigiovani l’hanno abbandonato perandare a vivere in case piùmoderne.

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Eppure.. nei cortili fatiscentile rovine erano vivacizzate daenormi falò dove sarebberostati arrostiti i manzi per ilbanchetto serale.. seduti negliangoli o per terra tra lapolvere gli omaniti davanosfogo alla loro allegria concanti e musica che risuonavanonell’aria.

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Dopo Misfat siamo passati al villaggio gemello di Al Hamra, un altro esempio dellapassata architettura d’epoca..

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...purtroppo anche qui abbiamoammirato pietre mescolate adaltre pietre, eppure mentreattraversavamo gli stretti vicolici siamo tutti quanti sentitisopraffare dalla severità edall’imponenza delle vecchiecostruzioni.

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Qui nella casa meglio conservata,Bait al Safah, è stato allestitoanche un museo sugli usi etradizioni locali, ma lo spettacolopiù bello è stato il panorama delvillaggio quasi abbandonato, con le sue case color terra, di pagliae fango, che si è potuto ammiraredal terrazzo della casa- museo.

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Spostandoci verso l’interno numerosi sono stati i vecchi villaggi, allacciati ai monti,abbarbicati alla roccia, immersi e quasi soffocati dalle oasi che li circondavano..

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...un panorama suggestivo fino all’esteso e pittoresco villaggio di Birkat Al Manz con lesue belle rovine che gridavano vendetta, per essere state purtroppo abbandonateall'incuria del tempo. Birkat è anche chiamato “ vasca delle banane” ma non ho capitobene perché, dato che non abbiamo visto intorno a noi neanche una banana!

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Anche qui abbiamo camminatocalpestando viottoli polverosi,arrancando su scalinate senza piùgradini, attraversando portali daiquali si intravedevano resti dipassata bellezza… le nostre scarpesi infilavano tra ciottoli aguzzi,inciampando nelle pietre, ma ognitanto riuscivamo ad alzare losguardo al cielo azzurro e luminosoche pareva quasi consolarci di tantotriste abbandono.

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Lasciati i villaggi desolati edeserti siamo andati a visitareil forte Jabrin, un palazzo,completamente restaurato,costruito dal sultano Bilarab Bin nella II metà del XVIIsecolo, più che come abitazione,soprattutto per scopo difensivo,dato che in quel periodo eranofrequenti le faide tribali.

Mi è apparso imponente, linearee pulito, con bei terrazzamentiesterni da cui si godeva la vistadi un paesaggio così aperto dariuscire a malapena a vederne ilimiti.. l’interno invece un po’semplice e spoglio mi èsembrato restaurato in modotroppo spartano..

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Dal Forte siamo passati allemontagne vere e proprie, primatappa è stata la Jebel Shan, “lamontagna del sole” con il suospettacolare canyon che dicono sia il secondo più profondo del mondo…di una bellezza indescrivibile.

E qui in questo luogo sperduto, aiconfini del nostro mondo, ho avutol’immagine di una natura sovrana:essa ha corroso, scavato, sgretolatoroccia su roccia, ha creato voraginie dirupi che suscitano sempre untimore reverenziale.

Qui con tutto il nostro sapere, lanostra presunzione nel ritenercigrandi, davanti all’asprezza di quellanatura che oscillava tra l’orrido e lospettacolare, ci siamo sentiti invecetanto impotenti e fragili.

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Il percorso tra le montagne dell’Oman ci ha portato allo Jebel Haat, con le sue golesuggestive non solo per la bellezza ma anche per l’asperità del percorso che abbiamoaffrontato con molto entusiasmo.

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Eravamo circondati da panorami mozzafiato, belli da morire che invitavano adestendere lo sguardo ovunque..

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...dalla jeep ad ogni curva di unascenografica pista sterrata,coglievamo le aspre montagne daivariegati colori, i villaggi di pietraincastrati negli angoli più remotidi un’oasi nascosta, vicino a pozzed’acqua, oppure ci apparivanoall’improvviso scene di vitaquotidiana, donne che lavavano ipanni attorniate dalla numerosaprole..

...il tutto era estremamentesuggestivo proprio perché ci sisentiva sperduti infossati in unagola, sovrastati dalla maestositàdei monti.

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Curva dopo curva siamo arrivati al paese di Balad Said inserito in un’oasi di montagnacon terrazzamenti coltivati ed irrigati da una rete idrica che ci hanno detto avesseorigini molto antiche. Anche qui, pur passeggiando in lungo ed in largo, il paesino, purricco e fertile, ci è apparso quasi deserto.. forse la festa serale dell’Eid con banchettoluculliano aveva portato la gente a riposarsi tutto il pomeriggio?

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Proseguendo ancora il nostro percorso verso nord siamo poi arrivati a Rustaq, l’anticacapitale dell’Oman e poco prima della cittadina vera e propria ci siamo stupiti dellamassiccia e imponente fortezza, sede dell’Imam fino a quando la dinastia Al Bu Said hacambiato residenza.

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Il forte è una strutturacircolare, veramentespettacolare anche sericostruita varie volte, postasu tre livelli.. con quattrotorrioni, terrazzamenti, saloniper i soldati, cortili.. guardandotutto ciò che mi circondava hogiocato di immaginazione, comeuna bambina avrebbe giocatocon i luoghi delle fiabe.. e alloraquel luogo, cintato di mura diimmenso spessore e altezza, èdiventato vivo, affollato dicavalieri e donzelle chespaziavano magari lo sguardoproprio da quelle terrazze, come stavo facendo io, verso lependici delle montagne.

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E i camminamenti, le torretteerano sorvegliate dai soldatidell’Imam.. e poi battaglie,battaglie.. questo luogo era statoun cruento teatro di battaglie equasi sentivo l’odore del carbonedi legna che ardeva nelle fornaci udivo il suono dei metalli, dellescimitarre che dovevano essereforgiate. Cannoni e macchine daguerra e il forte veniva distrutto,che tristezza immaginare similieventi.. eppure era storia viva evissuta!

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Accanto al forte si vedeva unapittoresca moschea dalla cupolablu e dal Minareto svettante alcielo.. e mi è parsa molto piùrassicurante essendo in teoria un luogo di preghiera e di pace.

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Rustaq è anche una zona di acque termali, mi hanno detto che alcune vasche arrivano a 45°, quindi ottime per curare reumatismi e anche le malattie della pelle dato che contengono zolfo.

Ovviamente siamo in un paese musulmano, per cui abbiamo notato la separazione dei bagni termali per gli uomini e quelli per le donne.. anche solo per fare dei pediluvi… però, grande concessione, le donne potevano accedere alle terrazze e ben coperte nel loro sobrio e castigato abito nero, potevano guardare.. chi si immergeva nella vasca!

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Lasciato Rustaq , ci siamo fermati, per una breve sosta, davanti all'antico forte diAl Hazm, costruito nel 1608 dal sultano Bin Saf. Purtroppo abbiamo potuto soloammirarlo, in tutta la sua imponenza e bellezza, solo dall'esterno, essendo in via direstauro.

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Abbiamo poi proseguito versonord, e per raggiungere lapenisola di Musandam, ciaspettava l’attraversamentodegli Emirati Arabi.. un percorsoarido, piatto e desolato.. l’ariapoi era talmente calda eimmobile che si sarebberopotute accendere delle candelee neppure una si sarebbespenta! L’unica sosta interessante èstata quella alla piccola, magraziosa Moschea di Al Bidya,dove ho potuto entrare avvoltain una palandrana di tessutonero.. qui ci ha accolto l’Imamcon la figlia e ci ha mostrato isuoi libri di preghiera e la suaabitazione…

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Oltrepassati gli Emirati che nonci hanno assolutamenteinteressato, siamo arrivati in unparadiso suggestivo, a Khasab,una piccola cittadina incastonatasulle montagne, la puntaestrema della penisola diMusandam.Ci siamo trovati subito a nostroagio in quel luogo tranquillo, dalbalcone del nostro albergo poi lavista sulla costa eraspettacolare.. ma megliol’avremmo ammirata con lacrociera in programma il giornodopo.

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Molto interessante è stata anche la visita serale al forte portoghese con tre torriquadrate ed una rotonda.. qui non ho avvertito aria di battaglie anche se ce ne sarannostate, ma solo un’atmosfera di calma e raggiunta serenità!

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Il mattino successivo, come previsto, abbiamo effettuato una interessantissimaescursione sul dhow, la caratteristica imbarcazione locale, per navigare tra i fiordiinsieme ai delfini ed a molti altri pesci..

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...sotto un caldo sole ed un lieve vento siamo entrati nel fiordo di Khor Shamspettacolare, lungo ben 16 Km, con le sue rocce monumentali, alte e frastagliate..

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...ogni tanto spuntavano paesini caratteristici di poche anime e raggiungibili solo dal mare...

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....e affioravano a pel d’acqua anche i delfini.. in massa, venivano a corteggiarci, apparivano e scomparivano divertendosi un mondo.. sembrava volessero addirittura giocare con noi!

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Questa zona di fiordi, pittoresca al massimo è anche chiamata “la Norvegia d’Arabia”data la bellezza delle coste, delle numerose isole e isolette bagnate da un marecristallino dove non era difficile osservare, anche solo dalla barca, la fauna ittica.

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Tra un cielo azzurro sopra di noi e un mare blu sotto di noi,abbiamo trascorso una giornataindimenticabile e quando poi cisiamo imbarcate su un piccoloaereo per fare ritorno aMuscat, lo abbiamo fatto conmolta malinconia.. la grandecittà ci ha però accolto con lasua magnificenza e subito lavisita ci ha interessato.

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Siamo infatti andati a vedere il Palazzo del Sultano, una costruzione megagalattica inuna posizione panoramica sul mare!

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Il tutto in un’atmosfera di ordine e pulizia assoluta, persino il pavimento dei giardiniesterni era in marmo dove quasi ci si poteva specchiare.. inoltre dal piazzale antistanteil palazzo la vista scorreva sulle montagne e i Forti che sembravano incorniciare il tutto.

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Non poteva mancare in un paese arabo anche la visita alla Grande Moschea che si dicesia, per estensione, la più grande tra i paesi arabi.

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Anche in quel luogo ordine epulizia regnavano sovrani,con pavimenti tirati a specchio e si respirava unaparticolare atmosfera dipace e serenità.

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Dopo una breve sosta a Qurm, uno splendido quartiere residenziale sul mare di Muscat,ho voluto anche qui toccare, con un ultimo saluto, l’acqua del Golfo dell’Oman e sonoandata sulla spiaggia dove la bassa marea mi ha dato la possibilità di passeggiare trasabbia e palme..

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...poi via, al mercato del pesce, al coperto… abbiamo visto arrivare barche stracolmedi ogni tipo di pesce.. una massa incalcolabile così come la puzza intorno a noi..

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...e poi urla, schiamazzigente che comprava egente che vendeva, iltraffico era indescrivibile,per cui ad un certo puntoabbiamo preferito uscireall’aperto

Diario di viaggio in OmanTra cultura e natura nel paese delle “mille e una notte!

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...e costeggiare il vecchio porto con i palazzi coloniali, i suoi scorci panoramici sul mare,sui forti che facevano da sempre la guardia a questa insenatura della città.

Diario di viaggio in OmanTra cultura e natura nel paese delle “mille e una notte!

L’ultimo giorno in Oman è stato alquanto folcloristico, infatti si svolgeva il “MuscatFestival” una specie di fiera dove si cantavano canzoni popolari delle varie etnie, siballava al suono di particolari strumenti...

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...si mangiavano cibi particolari, si potevano ammirare tradizioni, lavori artigianali, usi ecostumi delle varie regioni ..

Diario di viaggio in OmanTra cultura e natura nel paese delle “mille e una notte!

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...c’era addirittura una ricostruzione di un vecchio campo nomade con i cammelli…

Diario di viaggio in OmanTra cultura e natura nel paese delle “mille e una notte!

Comunque al di là di questo finale un po’ turistico, devo dire che questo viaggio, come tuttii bei viaggi che ho fatto, mi ha lasciato ricordi, immagini e sensazioni che ha espressomolto meglio di me Hermann Hesse.. e anche per trasmettere, in questo diario, una“poesia del turismo” voglio presentare questa “canzone di viaggio” come un pensiero belloe condiviso:

Diario di viaggio in OmanTra cultura e natura nel paese delle “mille e una notte!

O sole, entrami luminoso nel cuore,o vento disperdi con il tuo soffio pene e malanni!

Non conosco sulla terra gioia più profondadell’essere in viaggio in paesi lontani,verso la pianura dirigo i miei passi:

il sole deve bruciarmi, il mare rinfrescarmi.Per partecipare alla vita della nostra terra,dischiudo festosamente tutti i miei sensi.

E così ogni giorno novellodeve indicarmi nuovi amici, nuovi fratelli,

finché senza pena possa mettere in luce ogni energia,essere amico ed ospite di tutte le stelle!