Diario di un canoista di Fabrizio Russo

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"Diario di un canoista" racconta con stile realistico le avventure, ormai lontane nel tempo ma sempre vive nella mente dell'autore, dei due raid del 1981 e 1987. Nel primo la navigazione in solitaria lungo la costa da Porto Caleri in Veneto a Porto Recanati nelle Marche. Nel secondo la discesa del fiume Po da Torino alle foci fino a raggiungere Venezia tramite canali e laguna. Scheda libro: http://bit.ly/1E5daNv

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Diario di un canoista

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DIARIOdi un canoista

Fabrizio Russo

RUNA EDITRICE

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Titolo: Diario di un canoista

Autore: Fabrizio Russo

La riproduzione, anche parziale e con qualsiasi mezzo, non è consentitasenza la preventiva autorizzazione scritta della Casa Editrice.

© 2012 Runa Editrice via Misurina 4, 35035 Mestrino (PD) www.runaeditrice.it - [email protected]

ISBN 978-88-97674-05-4

PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATACopyright 2012 RUNA EDITRICE

Stampato per conto di Runa Editrice nel mese di settembre 2012da Projectimage, Mestrino (PD)

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300 chilometri in solitariocon il kayak Adventure

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Prologo

Inizio questo mio diario nella giornata di venerdì 17 luglio 1981. Domani mattina partirò per un viaggio con il mio kajak “ ADVENTURE “ che mi porterà per trecento km da Porto Caleri a Porto Recanati.

Nel pomeriggio, ascoltando le previsioni del tempo, apprendo con preoccupazione che nei prossimi giorni l’Italia sarà interessata da un afflusso di aria fredda che provocherà estesi temporali.Dentro di me penso che, come al solito, grazie alla mia grande fortuna, come minimo incontrerò mare forza cinque e pioggia a catinelle proprio nella prima parte del viaggio.Con la fantasia mi vedo con l’Adventure in mezzo al mare agitato che mi spinge indietro nonostante i miei sforzi; mi vedo anche mentre monto fradicio di pioggia la tenda su un isolotto sperduto del delta del Po.Nonostante ciò, venerdì sera tutti i preparativi sono terminati e vado a dormire sperando nel bel tempo.

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SABATO 18 luglio 1981

Appena sveglio, la prima cosa che faccio guardare fuori dalla finestra; rientro nella mia camera non molto soddisfatto dal colore grigio del cielo; sembra impossibile di essere in piena estate!Questa notte ha piovuto molto ma io voglio partire ugualmente perché spero che il mare non sia troppo mosso.Proprio mentre la macchina esce dal garage ricomincia a piovere: accidenti!Fuori città ci fermiamo ad una edicola per comprare il giornale; voglio vedere se è stato pubblicato l’articolo sulla mia impresa.I miei genitori cercano di convincermi a tornare indietro, resisto per un po’ ma, quando leggo che i mari sono molto mossi, rinuncio a malincuore e torniamo a casa sotto la pioggia battente ed un cielo bigio. Provo una gran rabbia e mi consolo un po’ solo rileggendo il libro di una traversata atlantica in solitario dove il protagonista dovette rimandare la partenza per vari imprevisti.L’articolo sulla mia impresa è lì nella pagina sportiva e la cosa mi fa molto piacere; finalmente sono io il protagonista e non come al solito lo spettatore! Corro subito a comprare altre copie del giornale che darò

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ai miei nonni per ricordo; intanto continua a piovere.Più tardi squilla il telefono; è il mio amico Paolo che vuol sapere se sono partito e mi dice che anche lui ha saputo che il mare è molto mosso; il resto della giornata passa con estrema monotonia, non so cosa fare e provo una grande delusione; il tempo non accenna a migliorare e ormai non spero più di partire neanche domani!

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DOMENICA 19 luglio 1981

Finalmente il sole! Il risveglio la mattina è allegro, penso che finalmente potrò partire lunedì ma invece, dopo poco, la situazione cambia ed ecco di nuovo la pioggia ed il vento a raffiche!Alla televisione dicono che il maltempo continua e questo certo non mi rallegra; la giornata trascorre lenta e monotona tra televisione e giri in bicicletta; sono proprio stanco di questo maledetto tempaccio! Proprio adesso che devo partire ci si mette anche lui a guastare i programmi!La sera vado a dormire mentre fuori gli alberi sono scossi e frusciano per il vento, il cielo sembra si sia schiarito, forse sta per tornare il bel tempo e sarebbe anche ora!

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LUNEDÌ 20 luglio 1981

Oggi finalmente è una bella giornata, fuori splende il sole anche se il cielo non è completamente sgombro di nubi. Anche le previsioni meteo sono ottime; ormai è certo, domani mattina si salpa!La sera non mi rendo bene conto di cosa sto per intraprendere ma scommetto che domani il mare mi farà entrare nel giusto ordine di idee. Chiudo la cronaca di questa giornata quando sono le ore ventiquattro e dieci; spero proprio di riuscire a dormire nonostante la grande agitazione!

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MARTEDÌ 21 luglio 1981

Non ci sono più dubbi, oggi si parte veramente e devo ammettere che il pensiero di tutto ciò che mi aspetta mi spaventa un po’!Tutto è pronto per il lungo viaggio; saluto calorosamente mia madre che non mi accompagna perché non vuole vedermi partire e salgo in macchina con mio padre per andare a Porto Caleri; durante il tragitto non parlo, sono troppo emozionato e sento un pizzicorio fastidioso alle mani come agli esami di maturità.Quando arriviamo a Porto Caleri ecco la prima sorpresa della giornata!Io mi aspettavo di trovare un paesino sul mare ed invece vedo due baracche per la vendita delle cozze in riva ad una fetida laguna infestata dalle zanzare!Decido di imbarcarmi nella laguna perché tornare indietro e prendere il mare a Rosolina sfalserebbe tutti i miei programmi.Mi faccio fotografare in assetto di partenza e vado per mettere in acqua l’Adventure quando sprofondo con una gamba nella melma puzzolente imbrattandomi di fango nero: cominciamo proprio bene!Quando sono in acqua, saluto mio padre che vedo teso ed emozionato, poi mi allontano lentamente verso il mare e dopo un po’ non lo vedo più!

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Dentro di me penso: “ecco Fabrizio, ora è venuto il momento di dimostrare quanto vali, hai trecento chilometri da percorrere a forza di braccia e devi farcela a tutti i costi”.Faccio una gran fatica ad andare avanti nell’acqua bassa con il kajak così carico e mi areno diverse volte; finalmente entro in un canale con acqua profonda dove posso pagaiare sul serio anche se sento la canoa tutta sbilanciata all’indietro. Decido di fermarmi per sistemare meglio il carico ma avvicinandomi alla riva vedo dei grossi cartelli con su scritto: ATTENZIONE FONDALI PERICOLOSI; la cosa mi fa cambiare idea, mi fermerò quando troverò una spiaggia più accogliente!Sbocco in mare, alla mia destra c’è l’isola di Albarella; tra le onde veleggiano parecchi windsurf anche se l’acqua di color marrone scuro non è molto invitante. Lascio alle spalle l’isola pagaiando a ritmo sostenuto verso il delta del Po; proseguendo, incontro delle strane onde che, invece di andare verso la riva, procedono nella direzione opposta! L’Adventure comincia a sobbalzare e capisco di essere ormai arrivato alla foce del Po di Levante, il ramo più a nord del delta.La costa è bassa, deserta e ricoperta di cespugli giallastri; non si capisce bene dove finiscono le acque ed iniziano le terre!I fondali devono essere molto bassi perché le onde frangono a molta distanza dalla riva; spesso incontro delle famigliole di gabbiani che galleggiano tranquillamente senza mostrare il minimo spavento per la mia vicinanza.

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Dietro la linea di costa vedo muoversi fra i canneti una nave mercantile; fa uno strano effetto perché sembra che cammini sulla terra ed invece sta navigando nel fiume forse diretta a Porto Levante.Durante la navigazione non penso a niente, sono felice di essere finalmente in viaggio e voglio liberarmi dai recenti ricordi e tensioni degli esami di maturità!Passano alcune ore, arrivo in un posto chiamato BOCCASETTE dove mi fermo per mangiare; a terra c’è qualche persona che prende il sole; quando dico loro che voglio arrivare con il kajak alla foce del Po della Pila per questa notte, mi consigliano di tornare indietro dicendomi che ci sono pericolosissime correnti! Non mi scoraggio, so benissimo che il viaggio presenta dei rischi ma sono deciso a continuare ugualmente. Mi siedo al riparo di alcune frasche e mangio con molto appetito la carne in scatola ed altra roba portata da casa anche se, ormai, dopo tutte queste ore in mare, il cibo è diventato caldo. Ora che sono a posto con lo stomaco, guardo la cartina geografica per individuare meglio la mia posizione e vedere quanta strada manca al Po della Pila; la strada è molta e non c’è un minuto da perdere se voglio arrivare prima di notte.Riprendo la navigazione sotto un sole infuocato, sulla costa selvaggia non si vede anima viva ed anche il mare è completamente deserto; avvisto il faro della Pila dopo moltissimo tempo; è ancora lontanissimo ma è da quelle parti che dovrò trascorrere la notte. Mi sento a disagio, non sono abituato a questa solitudine ed a questi orizzonti sterminati; per fortuna a volte ci

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sono i gabbiani a farmi compagnia!Le ore trascorrono navigando e cantando fino a quando entro in una zona di acqua calma e calda, di colore giallo chiaro, popolatissima di enormi gabbiani stridenti e di pesci che saltano da tutte le parti; questa è la foce del Po della Pila o Po Grande, il ramo centrale e più maestoso del fiume. Mi trovo nella punta del triangolo deltizio, da qui in poi la costa piega verso sud-ovest; questa zona è in continua trasformazione, ogni anno il fiume trasporta tonnellate di detriti creando nuovi isolotti e modificando i fondali; infatti, al largo è pieno di secche dove riposano le bande di gabbiani.Decido di pernottare sull’isolotto che sulla cartina è segnato come “BONELLO DELLO SCIROCCO”; attraverso il grande fiume senza alcuna difficoltà; non c’è la minima corrente. Pagaio ancora un po’, verso le cinque del pomeriggio decido di fermarmi per prepararmi alla notte. Avvicinandomi alla riva mi sembra di vedere delle figure umane, invece, sono tronchi contorti trasportati dalle tempeste sulla spiaggia e la solitudine è totale!Appena sceso dal kajak vado a fare una perlustrazione; l’isolotto è delimitato su un lato dal mare e sull’altro da paludi estese a perdita d’occhio!La sabbia è cosparsa di conchiglie e legname secco.Decido di piantare la tenda a poca distanza dal mare perché più in là il terreno mi sembra troppo melmoso e cedevole; finito di montare la tenda scatto anche delle fotografie; mi sembra di essere Robinson Crusoe!Sposto un tronco per ripulire la zona intorno alla tenda, sotto è pieno di scorpioni, devo stare molto attento !

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Assisto affascinato al tramonto del sole dietro i canneti delle paludi e poi mi chiudo in tenda per evitare le zanzare che da queste parti sono particolarmente fameliche!Al calar delle tenebre si accende la potente luce del faro; la mia tenda viene illuminata ad intervalli regolari, l’atmosfera è irreale e provo delle sensazioni irripetibili!Poi crollo per la stanchezza e mi addormento. Durante la notte si alza un forte vento che agita i teli con violenza, sento il rumore del mare a due passi e temo che le onde possano invadere la tenda.La notte, la prima notte di viaggio, passa così in un continuo dormiveglia!

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MERCOLEDÌ 22 luglio 1981

Mi sveglio alle cinque del mattino, il faro ormai è spento; esco dalla tenda con la macchina fotografica mentre il sole livido disegna in mare una striscia argentea; spero che la foto sia venuta bene perché l’immagine è molto bella. Intorno alla tenda è pieno di impronte di topi e gabbiani, ecco perché di notte sentivo spesso degli squittii. Il mare è completamente deserto come ieri; vado a fare una corsa in spiaggia, provo un gran senso di libertà come non mi è mai successo prima!La bassa marea ha scoperto larghi tratti di fondale ricoperto di molluschi, anche al largo si vedono delle secche ove si infrangono le onde. Se non fosse per lo sciacquio del mare il silenzio sarebbe totale, perfino i gabbiani sono spariti non si sa dove!Accendo un fuocherello con del legname secco raccolto vicino alla tenda e mi siedo a mangiare su un tronco bianco e levigato dall’acqua; per colazione metto del latte condensato in un panino, è proprio buono ma preferirei bere qualche cosa di caldo.La provvista di acqua è quasi terminata, speriamo non faccia troppo caldo durante la giornata.Ormai è ora di partire, spengo il fuoco con la sabbia e trascino l’Adventure fino al mare; devo camminare a piedi

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nudi sul fondale melmoso per un bel pezzo perchè l’acqua è troppo bassa e imbarcandomi resterei incagliato. Lascio a malincuore l’isola dello Scirocco, chissà se un giorno potrò tornare in questi luoghi così affascinanti!Il mare oggi è mosso e di color marrone chiaro, dopo circa un’ora di navigazione solitaria avvisto sulla riva stepposa due tende; scendo a terra per chiedere un po’ di acqua e trovo delle persone simpaticissime che, oltre a riempirmi la borraccia di acqua minerale, mi offrono anche del the e vogliono assolutamente regalarmi del cibo. Riparto superando i frangenti e salutando quella brava gente; le ore passano costeggiando luoghi a dir poco solitari; penso che in Italia non ci siano posti così selvaggi come il delta del Po; qui si può apprezzare veramente la vita avventurosa che ho sempre sognato. Supero altre bocche minori del fiume, il mare è sempre deserto.Dopo non so quanti chilometri vedo un gruppo di case in legno, strano, sulla cartina non è segnato nulla! Mi avvicino e vedo anche alcune persone che fanno il bagno in mare, c’è anche una trattoria e la spiaggia si chiama della “BARRICATA”; siamo alla foce del Po di Tolle. Approfitto per gustarmi un piatto di sogliole e anguille e riposarmi al riparo dal sole che adesso scotta molto; se ci fosse un telefono chiamerei i miei per tranquillizzarli ma i bagnanti mi dicono che il primo telefono è a Scardovari!Mi imbarco nelle acque del Po di Tolle e quando sbocco in mare incontro molta corrente; piego subito a dritta verso riva e cerco un punto per scendere. A terra è tutto un intrico di ramaglie accumulate dalle onde; scendo sulla spiaggia, scavalco un alto argine e finalmente parlo

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con i miei dal telefono del ristorante di Scardovari. Erano molto preoccupati e aspettavano con ansia mie notizie; li tranquillizzo e prometto di ritelefonare prima possibile; spedisco anche alcune cartoline del luogo e poi riparto con rotta verso il faro del Po di Goro che riesco appena a scorgere all’orizzonte. Il paesaggio mi sembra diverso, gli isolotti sono sempre bassi e stepposi ma con più vegetazione; a dritta si estende una enorme distesa d’acqua; è la sacca di Scardovari, molto famosa perché ricchissima di pesce. Il mare è veramente mosso, non posso distrarmi molto perché ogni tanto qualche onda giallastra ricopre la coda dell’Adventure. La traversata della sacca è interminabile ed il mare diventa sempre più minaccioso; improvvisamente vedo di fronte a me delle onde strane, molto più alte delle altre e come appuntite; dovrei essere alla foce del Po della Donzella e, come al solito, mi dirigo un poco verso il largo per sicurezza. Invece, senza accorgermene, la corrente mi trascina fra onde altissime che spuntano da tutte le direzioni! L’Adventure sembra imbizzarrita e salta in aria come un fuscello sbandando su tutti i lati; non riesco più ad andare avanti e ormai cerco solo disperatamente di non farmi rovesciare dalla furia delle onde! Sono molto distante da riva e la corrente continua a spingermi al largo; sono conscio che sto rischiando la pelle ed a ogni manovra sudo freddo per la tensione! Dopo molto tempo e rischiando mille volte di finire nelle acque giallastre, finalmente esco dalla zona turbolenta.Mi fermo un po’ perché sono troppo scosso; mai mi

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sono trovato in kajak in una situazione così critica e devo ringraziare l’eccezionale manovrabilità dell’Adventure ed il mio sangue freddo se me la sono cavata! Riprendo la navigazione; sono vicino al faro ma non appena passo in prossimità della foce del Po di Goro mi trovo di nuovo in grande difficoltà! Mi accorgo di urlare al vento parole come: “basta, non ne posso più!” ma tanto non c’è nessuno che possa sentirmi!Questa volta decido di pagaiare contro la corrente del fiume e, inaspettatamente, le manovre sono più semplici anche se il kajak precipita continuamente in vuoti d’acqua che si aprono sotto lo scafo per la turbolenza delle correnti! Mi infilo nella foce del fiume e sbarco in un isolotto a dritta; mi sento in salvo solo quando appoggio i piedi sulla riva sabbiosa.Sono arrivato sull’ISOLA DEI GABBIANI che si trova proprio alla foce del Po di Goro; sul posto incontro due famiglie in vacanza; insistono per offrirmi la cena e alla fine accetto volentieri; è gente veramente ospitale e simpatica e ovviamente sono curiosi di sapere i dettagli del mio strano viaggio compresi gli scampati pericoli! Mi dicono che, proprio nella zona in cui mi sono trovato in difficoltà, sono recentemente annegati due bambini uno dei quali è stato ritrovato solo dopo una settimana e a molti km di distanza!Sull’isola, ormeggiata in una lanca, c’è una strana casa galleggiante con funzione di bar per i rari turisti di passaggio; mi si offre un posto letto all’interno che accetto volentieri così sarò al riparo dai topi e per una volta non

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dovrò montare e smontare la tenda.E’ notte; nell’oscurità vedo passare nel fiume una flottiglia di pescherecci che vanno al largo nonostante il mare mosso; le loro luci di posizione scompaiono pian piano come inghiottite dal mare e con questa immagine mi ritiro nella casa galleggiante per passare questa seconda notte di viaggio.

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