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Diana, la Contessa “ribelle” Nel tempo di Madame Bovary e Anna Karenina Seconda metà dell’800. Flaubert scrive il romanzo “Madame Bovary”, Tolstoi “Anna Karenina”e Ibsen il testo teatrale di “Casa di bambola”. Ma non sono i soli a prendere in esame il tema della richiesta di libertà e emancipazione del mondo femminile. La donna è sempre meno disponibile ad accettare ruoli che la vedano sottomessa al tradizionale potere esercitato su loro dagli uomini, siano essi padri, fratelli o mariti. Rivendicano una sostanziale parità di diritti con loro pur nelle funzioni che ne distinguono le differenze di genere. E’ la prima palmare fioritura del cosiddetto fenomeno del femminismo che nato in Francia con la Rivoluzione illuminista andrà a modificare – passo dopo passo e incontrando grandi resistenze – secolari equilibri, perlomeno in Occidente. Per parlare di Palazzo Bracci Pagani bisogna cominciare da lei, questa quasi “eroina letteraria” fanese che, per quel poco che se ne sa, a differenza di Emma Bovary e Anna Karenina non penserà neanche lontanamente a suicidarsi. Diana è la quarta di cinque figli (due maschi e tre femmine) del Conte Filippo Bracci e della Contessa Eleonora Castracane degli Antelminelli. I Bracci sono una vivace famiglia liberale legata per parentela a Luciano Bonaparte, fratello di Napoleone. Il padre di Diana (1800-1859), pur essendo nipote di due cardinali da parte di madre e del Comandante generale delle truppe pontificie per quella paterna, si guadagna la fama di sovversivo figurando tra i più ferventi patrioti marchigiani. Così lo ritrae, il 30 dicembre 1834, la polizia segreta del Santo Uffizio nel Registro delle persone, di Fano e suo distretto, pregiudicate per opinione politica: “ascritto alla setta dei carbonari qual’era, si mostrò sin da quei momenti sfacciato figlio, anzi propagatore di essa. Poco prima della rivoluzione del 1831 percosse con schiaffi e pugni pubblicamente un sacerdote, ed un tal atto lo rese più che mai esecrato dai buoni. Comparsa la rivolta negli Stati Pontifici, spiegò anche in tale circostanza quelle stesse massime settarie con inaudita sfrontatezza. Seguì poi nel suo contegno rivoluzionario col fare adunanze politiche ed intervertire alle altre, col giungere da lui esteri e statisti emissari della propaganda, col favoreggiare ed esaltare il partito rivoluzionario, e col manifestare sempre, come si mostra, vero e dichiarato nemico della religione e della monarchia”. Diana, nata nel 1846 a Fano, nel palazzo di famiglia in via Garibaldi, va sposa ancora ventunenne al nobile trentaquattrenne Luigi Amati di Terni. Il matrimonio viene celebrato civilmente il 26 gennaio 1868 alle ore otto della sera nel palazzo Bracci dell’attuale via Garibaldi, A lato, la contessa Diana Bracci in un ritratto fotografico dell’Ottocento. Sotto, le giovani sorelle Rosa e Maria Gori, fantesche della contessa Diana. 10/11

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Diana, la Contessa “ribelle”Nel tempo di Madame Bovary e Anna Karenina

Seconda metà dell’800. Flaubert scrive il romanzo “Madame Bovary”, Tolstoi “Anna Karenina”e Ibsen il testo teatrale di “Casa di bambola”. Ma non sono i soli a prendere in esame il tema della richiesta di libertà e emancipazione del mondo femminile. La donna è sempre meno disponibile ad accettare ruoli che la vedano sottomessa al tradizionale potere esercitato su loro dagli uomini, siano essi padri, fratelli o mariti. Rivendicano una sostanziale parità di diritti con loro pur nelle funzioni che ne distinguono le differenze di genere. E’ la prima palmare fioritura del cosiddetto fenomeno del femminismo che nato in Francia con la Rivoluzione illuminista andrà a modificare – passo dopo passo e incontrando grandi resistenze – secolari equilibri, perlomeno in Occidente.Per parlare di Palazzo Bracci Pagani bisogna cominciare da lei, questa quasi “eroina letteraria” fanese che, per quel poco che se ne sa, a differenza di Emma Bovary e Anna Karenina non penserà neanche lontanamente a suicidarsi.Diana è la quarta di cinque figli (due maschi e tre femmine) del Conte Filippo Bracci e della Contessa

Eleonora Castracane degli Antelminelli. I Bracci sono una vivace famiglia liberale legata per parentela a Luciano Bonaparte, fratello di Napoleone.Il padre di Diana (1800-1859), pur essendo nipote di due cardinali da parte di madre e del Comandante generale delle truppe pontificie per

quella paterna, si guadagna la fama di sovversivo figurando tra i più ferventi patrioti marchigiani. Così lo ritrae, il 30 dicembre 1834, la polizia segreta del Santo Uffizio nel Registro delle persone, di Fano e suo distretto, pregiudicate per opinione politica: “ascritto alla setta dei carbonari qual’era, si mostrò sin da quei momenti sfacciato figlio, anzi propagatore di essa. Poco prima della rivoluzione del 1831 percosse con schiaffi e pugni pubblicamente un sacerdote, ed un tal atto lo rese più che mai esecrato dai buoni. Comparsa la rivolta negli Stati Pontifici, spiegò anche in tale circostanza quelle stesse massime settarie con inaudita sfrontatezza. Seguì poi nel suo contegno rivoluzionario col fare adunanze politiche ed intervertire alle altre, col giungere da lui esteri e statisti emissari della propaganda, col favoreggiare ed esaltare il partito rivoluzionario, e col manifestare sempre, come si mostra, vero e dichiarato nemicodella religione edella monarchia”.Diana, nata nel 1846 a Fano, nel palazzo di famiglia in via Garibaldi, va sposa ancora ventunenne al nobile trentaquattrenne Luigi Amati di Terni. Il matrimonio viene celebrato civilmente il 26 gennaio 1868 alle ore otto della sera nel palazzo Bracci dell’attuale via Garibaldi,

A lato, la contessa Diana Bracci in un ritratto fotografico dell’Ottocento.

Sotto, le giovani sorelle Rosa e Maria Gori, fantesche della contessa Diana.

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dall’Assessore Atanasio Pasqualucci delegato dal Sindaco Giuliano Bracci (fratello di Diana) ai compiti di Ufficiale di Stato civile del Comune di Fano. Perché in casa? Diana non sta bene, non può recarsi nella Residenza comunale, lo attesta un certificato del dottore Ercole Zavagli, medico primario condotto della città. Cos’ha? Non è specificato nell’atto di matrimonio. Naturalmente non può esserci il “sovversivo”padre di lei Filippo, scomparso nel ‘59, ma la famiglia è ben rappresentata dall’altro fratello Giuseppe Oddo Bracci, garibaldino a Bezzecca, suo testimone. Letti agli sposi gli articoli 130, 131, 132 del Codice Civile e ottenuto il loro consenso, in nome della legge, vengono dichiarati marito e moglie.Diana si trasferisce a Terni ma qualcosa, anche qui non è dato di sapere cosa, non funziona.

A lato, il Conte Filippo Bracci (1800/1859), padre di Diana, in un bel ritratto di Giusto Cespi. Il quadro fa parte della serie dei Presidenti della Cassa di Risparmio di Fano, ora di proprietà dell’omonima Fondazione. Filippo fu fondatore della Cassa ma non potè esserne il primo Presidente in quanto incompatile con la carica di Gonfaloniere di Fano che al momento ricopriva. Lo divenne come secondo.

Sotto, gli atti del primo e secondo matrimonio di Diana conservati nel Comune di Fano.

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Magari è lo stesso “malessere” che l’ha costretta agli sponsali casalinghi. Si separa dopo brevissimo tempo. Torna a Fano e qui, in un momento indeterminato, rapita da un’attrazione sorta prima o dopo il matrimonio, investe tutto il suo capitale d’amore inappagato convivendoci per lunghi anni, su Arnolfo Pagani (1852-1916), un agronomo più giovane di lei di sei anni. Potrà infine sposarlo, una volta deceduto il primo marito, solo il 24 luglio del 1914. E per far questo sceglieranno il solo rito civile ma solennizzato, senza alcun certificato medico visto che stavolta lei sta proprio bene, nella sede del Comune, e, curioso, sempre nelle ore serali, esattamente alle sette e quaranta, davanti all’Assessore anziano Guglielmo Mauri Paolini nella funzione di Sindaco e Ufficiale di Stato civile. Per quanto riguarda la fuga dal primo coniuge e il lungo connubio adulterino col secondo, è del tutto scontato come per la Fano del tempo, ancora per gran parte adeguata ad una mentalità bigotta, il comportamento della nobildonna costituisse motivo di pubblico scandalo oltre che causa di allentamento dei rapporti quantomeno formali con il resto della famiglia pur essendo questa tutt’altro che prossima al convenzionalismo moraleggiante.Per la contessa Diana, non solo il padre ma anche suo fratello maggiore Giuliano, che aveva sposato la figlia di Maria Bonaparte nipote di Napoleone, costituivano modelli di riferimento all’educazione liberale, laica ed anticonformista. Giuliano, proprio per il suo matrimonio, era in continuo contatto con rappresentanti di quella società internazionale, specialmente francese nata dalla rivoluzione (per inciso proprio a Fano, ospite in casa Bracci, finirà i suoi giorni Luigi Luciano Bonaparte), permeata dagli ideali di uguaglianza, di progresso, di modernità che portavano ad un modo di intendere e condurre la vita spesso al di là e al di sopra dei canoni di spiccia morale cui bisognava obbligatoriamente attenersi in

Sopra, Luigi Luciano Bonaparte, famoso linguista francese, figlio di Luciano fratello di Napoleone I, inventore del Valerianato di chinino, deputato in Francia all’Assemblea Costituente del 1848, Senatore dell’Impero, propugnatore dell’unità d’Italia, morì a Fano nel 1891, ospite in casa del nipote Giuliano Bracci.Telegrafarono le loro condoglianze alla famiglia Bracci la Regina Vittoria, la Duchessa d’Aosta, l’Imperatrice Eugenia…(da “L’Opinione” del 14-11-1891).

A lato, una moderna elaborazione grafica dell’immagine di Diana Bracci ricavata dalla foto dello Studio G. Brogi, probabile modello anche per lo scultore del suo bassorilievo, nelle pagine a seguire.

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A lato, Diana Bracci ritratta in età avanzata nella foto e, sotto, nel tondo in bassorilievo posto sul suo monumento sepolcrale al Cimitero di Fano.

particolare nelle piccole comunità municipali. E dunque Diana non si piegherà ad alcun compromesso, vivrà in comunione d’interessi e affetti col suo uomo fintanto che, dopo averlo amato e sostenuto con i mezzi di cui disponeva, non glielo rapirà d’angina pectoris, nel 1916, l’angelo della morte.Lei gli sopravviverà fino al 18 ottobre 1924.A riprova della sua imperitura dedizione e in omaggio alla passione per l’agricoltura di Arnolfo, non essendole venuti figli dalla loro unione, vorrà lasciare ogni suo bene alla Congregazione di Carità di Fano con l’obbligo di costituire una Scuola pratica di Agraria, denominata Bracci Pagani, nella“Tenuta Diana”di San Cesareo.Comandò si scrivesse sul proprio sepolcro, spoglio di ogni croce: Diana dei Conti Bracci, nata il 12 aprile 1846, d’un cuor solo con l’adorato consorte sconsolata lo pianse finché il 18 ottobre 1924 si ricongiunse a lui, sollecita di eternare la memoria della sua opera rinnovatrice ad incremento dell’agricoltura, istituendo come egli volle, coi beni donati alla Congregazione di Carità, la Scuola Agraria Bracci-Pagani.

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