Dialogo di un palombaro e un surfista

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Fenomenologia dei barbari nuovo modo di intendere realt à esperienz a Due culture a confronto palomba ri surfis ti Spazi di dialogo Ermeneutica costruttivista Teoria della complessità real incomplet a la conoscenza è profondi superfic ie costruzione condivisa Multidimension alità Incertez za Modellizzazi one Rifiuto causalità Didatti ca 1

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Da una nuova concezione della realtà ad una nuova didattica alla luce dell'ermeneutica, del costruttivismo e della teoria della complessità.

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Fenomenologia dei barbari nuovo modo di intendererealtà

esperienza

Due culture a confronto

palombari

surfisti

Spazi di dialogoErmeneutica costruttivista

Teoria della complessità

realtà

incompleta

la conoscenza è

profondità

superficie

costruzione condivisa

Multidimensionalità Incertezza Modellizzazione Rifiuto causalità

Didattica

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Le menti si differenziano l’una dall’altra in modo significativo a seconda che siano sviluppate

• in una cultura pre-alfabetizzata, • in una cultura classica o

moderna in cui il testo è fondamentale,

• in una cultura post-moderna dove l’alfabetizzazione riguarda una varietà di segni che operano congiuntamente, talora in sinergia, talaltra in caotica mescolanza.

Howard Gardner 2

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• I nostri studenti sono cambiati radicalmente. Gli studenti di oggi non sono più quelli per cui il nostro sistema educativo è stato progettato.

• Essi sono la prima generazione cresciuta con le nuove tecnologie. Sono nativi digitali.

I cervelli dei nativi digitali sono probabilmente fisicamente

differenti, effetto dell’input digitale che hanno ricevuto crescendo.

Marc Prensky3

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È cambiato il modo di interazione con la “realtà”, il modo in cui si fanno “esperienze”.

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• Tutti percepiamo che ovunque stanno avvenendo cambiamenti così profondi da sembrare irreversibili, antropologici, quasi “mutazioni”. Li rintracciamo ovunque, nello sport, nella tecnologia, nella morale, nelle abitudini, nella politica, ecc.

• Dal nostro punto di osservazione privilegiato, la scuola, misuriamo nel silenzio dei nostri allievi la forza della mutazione.

• È cambiato il modo di interazione con la “realtà”, il modo in cui si fanno “esperienze”.

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Per secoli, l'esperienza, nel suo senso più alto, era legata alla capacità di accostarsi intimamente alle cose, spesso era un lavoro di pazienza, di studio.

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• Per secoli, l'esperienza, nel suo senso più alto, era legata alla capacità di accostarsi intimamente alle cose, spesso era un lavoro di pazienza, di studio.

• L'idea che capire e sapere significhino entrare in profondità in ciò che studiamo, fino raggiungerne l'essenza, è una bella idea che sta morendo: la sostituisce l'istintiva convinzione che l'essenza delle cose non sia nascosta in profondità ma dispersa in superficie, non dimori dentro le cose, ma si snodi fuori da esse.

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Superficie al posto di profondità, viaggi al posto di immersioni, gioco al posto di sofferenza.

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• In un paesaggio del genere, il gesto conoscere dev'essere qualcosa di affine al solcare velocemente idee, o fatti, o persone. Fare surfing. Superficie al posto di profondità, viaggi al posto di immersioni, gioco al posto di sofferenza.

• La profondità per i giovani è ormai un'ingiustificata perdita di tempo, un'inutile impasse. Lo fanno allegramente perché non è lì, nella profondità, che trovano il senso: è nel movimento.

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I barbari non si muovono in direzione di una meta, perché la meta è il movimento.

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• Sembra che la scintilla dell'esperienza scocchi nel veloce passaggio tra cose differenti. Così fare esperienza delle cose diventa passare in esse per il tempo necessario a trarne una spinta sufficiente a finire altrove. E questo lo tiene inevitabilmente lontano dalla profondità, che per lui è ormai un'ingiustificata perdita di tempo, un'inutile sosta che spezza la fluidità del movimento.

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• Nella loro ricerca di senso, di esperienza, i barbari amano qualsiasi spazio che generi un'accelerazione. Non si muovono in direzione di una meta, perché la meta è il movimento.

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Il multitasking incarna bene la nuova idea di esperienza

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• Il multitasking incarna bene una certa idea, nascente, di esperienza. Abitare più zone possibili con un'attenzione abbastanza bassa è quello che evidentemente i mutanti intendono per esperienza.

• È il fenomeno per cui mia figlia fa i compiti mentre chatta al computer, sente l'iPod, manda sms, cerca in Google l'indirizzo di una pizzeria e palleggia con una pallina di gomma.

• Le università americane sono piene di studiosi che stanno cercando di capire se sono dei geni o dei fessi che si stanno bruciando il cervello. Non sono ancora arrivati a una risposta precisa.

• Il modo di viaggiare e i musei moderni sono esempi di surfing.

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Nella storia dell’Occidente già sono avvenuti dei cambiamenti radicali.

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• Nella storia dell’Occidente già sono avvenuti dei cambiamenti così radicali nel modo di intendere la realtà, di fare esperienza, di conoscere.

• Basti pensare al passaggio dall’Ancien Regime al liberalismo, all’irrompere del Romanticismo e della Borghesia. Agli occhi di un aristocratico di inizio Ottocento il cambiamento epocale forse generava le nostre stesse angosce.

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Arroccarci in difesa della nostra visione della realtà pensando di difendere la cittadella della cultura è perdente.

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• Il processo è irreversibile e noi non possiamo dire quale delle due idee di realtà, quella del palombaro e quella del surfista, sia più autentica.

• Arroccarci in difesa della nostra visione della realtà pensando di difendere la cittadella della cultura è perdente. I barbari vanno oltre, ci ignorano, non ci assediano neanche. Ci fanno morire di solitudine, d’abbandono.

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Ma è possibile trovare uno spazio comune?

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• Noi docenti viviamo quotidianamente questa frattura che non è solo generazionale ma epocale, il nostro compito quotidiano è di far dialogare questi due modi di intendere la realtà, senza ridurre l’uno all’altro.

• Ma è possibile trovare uno spazio comune?• È possibile una feconda continuità nel passaggio

da un concetto di realtà ad un altro?• Cosa possiamo noi trasbordare in questo nuovo

mondo che sia utile, funzionale, adatto? E come possiamo farlo diventare esperienza?

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La nostra stessa cultura ha generato questo nuovo mondo.

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• La nostra stessa cultura ha generato questo nuovo mondo. I barbari non sono venuti da fuori, ci sono cresciuti dentro e per certi versi anche noi palombari ne assumiamo abitudini, stili di vita, gusti, valutazioni.

• All’interno nostra stessa cultura dobbiamo trovare i riferimenti teorici che ci consentono un consapevole passaggio al nuovo mondo.

• La nostra stessa cultura ha elaborato nuovi modi di intendere la realtà.

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Tra soggetto ed oggetto esistono forme di solidarietà più profonda.

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Nella seconda metà del Novecento l'idea di un mondo, esterno, oggettivo, misurabile viene messa in discussione; si fa più diffusa l'idea che il mondo sia una costruzione derivata dalla nostra esperienza.

Al polo positivista, che sostiene l’esistenza di una realtà esterna stabile, oggettiva e decontestualizzata, si è sostituito

Il polo ermeneutico/costruttivista si fonda sulla convinzione che vi siano realtà molteplici, costruite socialmente, la cui conoscenza risulta complessa, contestualizzata.

COSTRUTTIVISMO

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La conoscenza: • è costruzione attiva condivisa tra punti di vista,

sempre e comunque soggettivi.• ha carattere “situato”, ancorato nel contesto

concreto, • si svolge attraverso particolari forme di

collaborazione e negoziazione sociale. (Jonassen, 1994)

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Nel nostro lavoro abbiamo ormai da tempo attuato il passaggio da un approccio centrato sul contenuto da apprendere, ad uno centrato su chi apprende e sull’idea che ogni sapere è frutto della ricostruzione personale delle proprie esperienze.

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Infatti, nel nostro lavoro tendiamo sempre più a:- costruire a conoscenza e non riprodurla;- rappresentare la naturale complessità del mondo

reale;- presentare compiti autentici (contestualizzare

piuttosto che astrarre);- offrire ambienti di apprendimento assunti dal

mondo reale, basati su casi;- offrire rappresentazioni multiple della realtà;- favorire la costruzione cooperativa della

conoscenza.27

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La realtà è prodotto, costruzione, individuale e sociale di un sistema complesso.

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Alla base di questi cambiamenti sta una concezione della “realtà”.

La realtà è prodotto, costruzione, individuale e sociale di un sistema complesso. Dove complesso vuol dire che in ogni fenomeno troviamo una certa commistione di ordine e disordine, di semplicità e complessità. Pertanto la teoria della complessità non rifiuta affatto la chiarezza, l’ordine, il determinismo, li considera semplicemente insufficienti.

TEORIA DELLA COMPLESSITÀ

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Il pensiero complesso è animato da una tensione permanente tra

• l’aspirazione a un sapere non-settoriale, non-riduttivo, e

• il riconoscimento dell’incompiutezza e dell’incompletezza di ogni conoscenza.

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La coscienza della multidimensionalità ci porta all’idea che ogni prospettiva unidimensionale, ogni visione specialistica, è povera perché deve necessariamente essere collegata alle altre dimensioni.

Tutto è correlato e tutto è multidimensionale. Ma, proprio per questo, la coscienza della complessità ci fa capire che non potremo mai sfuggire all’incertezza e che non potremo mai avere un sapere totale: siamo condannati al pensiero incerto e incompleto.

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• L’idea di realtà come multidimensionalità e l’idea di incompletezza necessaria non possono non avere una rivoluzionaria ricaduta sulla didattica di tutte le discipline, a cominciare dalla abolizione del confine tra “materie”.

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1. Le prospettive da cui si descrive un fenomeno diventano prive di un centro, non esiste una prospettiva privilegiata, la multidisciplinarità diventa una necessità perché nessuno degli approcci disciplinari è risolutivo anche se è il più semplice.

2. Il tipo di legame tra i fenomeni non è più quello lineare causa-effetto, non esiste più un inizio e una fine di un processo reale. È riduttivo ricercare le cause, – perché, nella complessità della realtà, gli effetti

ritornano sulle cause e le esaltano, – perché una cosiddetta causa ha molti effetti

contraddittori, – perché quando gli elementi che interagiscono sono

più di due è impossibile distinguere cause ed effetti.36

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3. Una didattica che voglia rispettare la complessità dei fenomeni deve affrontare un lavoro continuo di connessione tra elementi multidisciplinari evitando da un lato di cadere nel caos e dall’altro di costruire uno schema descrittivo totalizzante che non lascia spazio al caso e all’incertezza.

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4. La didattica che accetta la complessità del reale dovrebbe inquadrare ogni problema-argomento all’interno di un modello con il compito di evidenziare gli elementi e le relazioni, multidimensionali, del problema.

5. La modellizzazione implica dunque una semplificazione ragionevole sempre da inventare, a seconda delle finalità didattiche e alle circostanze, senza mai avere la presunzione di essere esaustiva.

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La difficoltà nel dialogare con gli alunni e le difficoltà che sorgono dalla grande confusione di interventi legislativo-amministrativi che riguardano la scuola rendono il compito che ci attende una sorta di “mission impossible”: ma anche se non siamo Tom Cruise questa è una sfida da raccogliere, è un percorso da iniziare: sono in gioco il futuro della nostra nazione e la dignità del nostro lavoro.

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G R A Z I E