Diagnosi di laboratorio delle infezioni virali
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Diagnosi di laboratorio
delle infezioni virali
G. Di Bonaventura, PhDUniversità “G. D’Annunzio”, Chieti-Pescara
Diagnosi di laboratorio delle
infezioni virali
Presuppone un’adeguata diagnosi clinica: corretto inquadramento differenziale sul piano clinico per restringere
lo spettro delle indagini da eseguire
Buona conoscenza della patogenesi delle infezioni sospette corretto prelievo ed invio di un adeguato campione clinico
Diagnosi di laboratorio indispensabile quando: sia prospettabile uno specifico intervento profilattico o terapeutico
il quadro clinico può essere sostenuto da più virus non correlati (forme esantematiche, forme enteriche acute, infezioni respiratorie)
sia necessario seguire “particolari” categorie di pazienti (ad esempio, immunodepressi)
si predisponga il controllo di preparazioni commerciali di emoderivati
si ricerchi l’agente eziologico di nuove o gravi patologie
si eseguano indagini a carattere epidemiologico su una determinata popolazione
Diagnosi di laboratorio delle infezioni
virali
La diagnosi di laboratorio di una infezione virale può essere eseguita seguendo due approcci differenti: approccio DIRETTO, a cui è riconducibile una ricerca di tipo
virologico, si avvale di tecniche atte ad identificare il virus direttamente nel campione clinico: Isolamento virale (coltivazione)
Ricerca di particelle virali (microscopia)
Ricerca di antigeni virus-specifici (immunoenzimatica, immunofluorescenza)
Ricerca di acidi nucleici virali (biologia molecolare)
approccio INDIRETTO, a cui è riconducibile una diagnosi di tipo sierologico, si avvale di tecniche in grado di rilevare nel siero dei pazienti la presenza di anticorpi contro specifici antigeni virali: Ricerca di anticorpi vs antigeni virus-specifici
Isolamento e crescita viraleColtivazione dei virus
E’ il GOLD STANDARD delle metodiche di diagnosi virologica.
I virus sono patogeni “intracellulari obbligati”,
quindi:
richiedono l’inoculazione in ospiti viventi adeguati (cioè: sensibili e permissivi)
Fagi (batteriofagi o virus batterici)
Batteri
Virus animali
Animale
Uova embrionate
Coltura cellulare animale
Virus vegetali
Pianta
Coltura cellulare vegetale
Isolamento virale: pro e contro
Permette di isolare, tipizzare e conservare il virus
Consente di isolare anche virus non sospettabili o non conosciuti al momento dell’isolamento
Importante per HIV (diagnosi precoce in bambini nati da madri sieropositive) e CMV (diagnosi in bambini da madri con infezione in atto od immunodeficenti)
TUTTAVIA:
Richiede lunghi tempi di esecuzione
Non è applicabile a tutti i virus (HPV, EBV, HBV, HCV, rotavirus)
Poco sensibile (soprattutto in caso di infezioni paucivirali) e specifico
Coltivazione di batteriofagi
Batteri seminati su agar
colture, in brodo o agar, di batteri in fase esponenziale
Aggiunta di batteriofagi
l’infezione si manifesterà con:
formazione di “placche” (zone chiare sulla piastra) osservate in colture cresciute su agar
riduzione della torbidità, in colture in brodo
Coltivazione di virus animali
Colture cellulari Monostrati di cellule animali
Tecnica maggiormente usata per la coltivazione virale formazione di placche (aree localizzate di lisi e distruzione
cellulare)
comparsa di caratteristici effetti citopatici (CPE)
Animale Topo, coniglio, maiale
Embrione di pollo (uova embrionate) Ancora usata per la produzione di vaccini (influenzali)
Coltivazione di virus animali Colture
cellulari
Colture cellulari “primarie” digestione enzimatica (tripsina, collagenasi) di organi/tessuti
crescono in monostrato (cellule epiteliali) od in sospensione (linfociti)
vita limitata (colture a termine)
esempi: rene di scimmia (paramyxovirus, enterovirus, adenovirus)
Linee cellulari diploidi o semicontinue colture di singolo tipo cellulare
derivano dall’embrione umano
stabili (non si differenziano) fino a 100 generazioni
esempi: fibroblasti fetali umani (HSV, VZV, CMV, adenovirus)
Linee cellulari “continue” (a vita illimitata) cellule “trasformate” (cellule tumorali aneuploidi)
possono essere mantenute indefinitamente
esempi: cellule HeLa○ Henrietta Lax, 1951 (cancro cervice uterina)
Metodica di isolamento virale
Monostrato cellulare
(esposto all’azione virale)
Effetto citopatico
(CPE o placca)
Rilevazione di antigeni virali
(virus a crescita lenta, virus CPE-negativi)
CPE in vitro ed in vivo: sincizio
virus del morbillo su carcinoma
gastrico umano (A549)
Sincizio prodotto dal virus del morbillo.
Cellula gigante multinucleata (freccia) in
sezione istologica di campione bioptico di
polmone prelevato da adolescente
immunocompromesso con polmonite.
Sincizi: cellule giganti multinucleate formate dalla fusione, indotta
da virus, di singole cellule.
Prodotti da: Paramyxovirus, Herpesvirus, HIV
CPE: corpi di inclusione
Corpi di inclusione: cambiamenti
istopatologici delle cellule infettate
causati direttamente all’azione di
componenti virali o modificazioni
delle strutture cellulari in seguito
all’infezione.
Corpi del Negri (rhabdovirus)
Inclusioni di Cowdry di tipo A
(herpesvirus, varicella-zoster)
Inclusioni ad “occhio di gufo”
(CMV)
CMV: inclusioni ad “occhio di gufo”
CPE in vitro (placca): vaiolo su rene di scimmia (BSC40)
Bassa molteplicità di infezione (MOI)
Placca singolaAlta MOI, 48 hr
Fields Virology, 4th ed, Knipe & Howley, eds, Lippincott Williams & Wilkins, 2001, Fig. 2-4
Indagini virologiche: ricerca DIRETTAMetodi rapidi
La ricerca e l’identificazione diretta del virus direttamente nel campione clinico prevede l’utilizzo di metodiche rapide, in grado di fornire una risposta al quesito diagnostico in poche ore oppure, al più, in giornata
Microscopia elettronica La tecnica della colorazione negativa è quella più frequentemente
utilizzata: assorbimento virale su retino, quindi colorazione con un sale metallico
pesante elettron-denso (acetato di uranile, acido fosfotungstico) colorazione del fondo ma non delle particelle virali (contrasto negativo)
diagnosi rapida (15 min) e specifica sulla base di caratteri morfologici (forma, dimensioni, organizzazione)
scarsa sensibilità: 106-107 virioni/ml; necessità di arricchire il campione prima di osservarlo (tranne che per campioni fecali o lesioni da HSV, in cui si hanno 1011 virioni/ml)
aumentata sensibilità mediante utilizzo di anticorpi (immunoelettron-microscopia)
elevati costi di gestione, richiesta di elevata expertise e scarsa sensibilità ne limitano l’impiego routinario
Indagini virologiche: ricerca DIRETTAMetodi rapidi: microscopia elettronica
SARS
HIV Ebola virus
HBV
Conteggio diretto delle particelle virali
mediante microscopia elettronica
La sospensione virale è posta su un retino per ME e colorato.
L’inclusione di una quantità conosciuta di sfere di latex
permette una stima quantitativa del virus
Non è una tecnica standard
Richiede un sufficiente numero di particelle
virali. Adatto per diagnosi di infezioni con
massiva eliminazione virale (Rotavirus)
Aggiunta di anticorpi specifici per aumentare
la sensibilità (immunoelettromicroscopia)
Sovrastima del titolo
Microfotografia di una goccia contenente 15 microsfere in
lattice e 14 unità di virus vaccinico (Poxvirus) (leggermente
più piccoli, forma a “mattone”).
(da: Virology, 4th ed, Knipe & Howley, eds,, 2001)
Indagini virologiche: ricerca DIRETTAMetodi rapidi
Ricerca di antigeni virali E’ necessario che gli antigeni virali siano presenti nel campione e che si
disponga di sieri immuni (anticorpi anti-antigene) specifici A seconda del virus e, quindi, della tipologia del materiale da esaminare
(cellule, feci, sangue-siero) possono essere applicate le seguenti tecniche: Immunofluorescenza (IF): rivelazione “fluorescente” del complesso Ag-Ab
Diretta: l’antigene cellulare viene legato da un anticorpo coniugato con isotiocianato di fluorescina (o rodamina)
Indiretta: l’antigene cellulare viene legato da un anticorpo 1ario che, a sua volta, viene legato da un anticorpo 2ario coniugato (diretto verso Fc delle Ig della specie in cui è stato prodotto l’anticorpo 1ario)
Immunoperossidasi (IP): rivelazione “colorimetrica” del complesso Ag-Ab similare alla IF, sebbene la marcatura dell’anticorpo consiste nella perossidasi
di rafano che, in presenza di idoneo substrato, sviluppa una reazione colorimetrica
molto utile se effettuata su preparati colorati per l’istochimica Immunoenzimatica (ELISA, EIA): rivelazione “colorimetrica” complex Ag-Ab
“sandwich test”: anticorpo (specifico per un antigene) di cattura adsorbito ad una superficie plastica (pozzetto o biglia); legame con anticorpo di rilevazione direttamente marcato con un enzima o viene riconosciuto da un terzo anticorpo marcato in grado di legare Fc delle Ig
utilizzabile anche per antigeni “solubili” non è influenzata dalla qualità (prelievo, trasporto) del campione
Immunofluorescenza (IF):
diretta vs indiretta
Test con anticorpi fluorescenti per la ricerca e l’identificazione di antigeni virali. Nel test diretto, l’anticorpo
marcato con colorante fluorescente è applicato al campione contenente l’antigene, quindi l’anticorpo in
eccesso viene lavato e l’anticorpo rimasto legato viene visualizzato attraverso microscopio a fluorescenza.
Nel test indiretto, l’antigene è rilevato mediante aggiunta di un anticorpo non marcato e successivamente con
un anti-anticorpo marcato con una sostanza fluorescente, che amplifica il segnale (se il primo anticorpo è
umano, il secondo anticorpo sarà un anticorpo contro le Ig umane).
Utile per la ricerca di antigeni virali presenti
nelle cellule epiteliali di sfaldamento delle
vie respiratorie (adenovirus, coronavirus) o
di occhio e cute (HSV, VZV) o l’antigene
precoce pp65 di CMV nei leucociti infetti
IFA: CMV in
leucociti
IFA: Coronavirus
Indagini virologiche: ricerca DIRETTAMetodi rapidi: ricerca antigenica mediante IP
Ricerca di antigeni specifici
mediante ELISA
Ricerca immunoistochimica antigenica del
West Nile virus nel cervello di hamsters infetti.
Particolarmente utile se applicata a tessuti integri contromarcati con
coloranti istochimici (definizione delle relazioni spaziali tra antigene
virale e strutture cellulari)
Indagini virologiche: ricerca DIRETTAMetodi rapidi: ricerca antigenica per ELISA
Ricerca di antigeni specifici
mediante ELISA
Adatta per la ricerca di antigeni virali cellulo-associati, antigeni in fase fluida
(sangue, liquor, siero) od antigeni rilasciati nel surnatante delle colture infette).
Utile per la diagnosi rapida di virus respiratori (influenza, RSV), enterici
(rotavirus), epatitici (HBV) e HIV. E’ la metodica più frequentemente impiegata
nei laboratori di virologia.
Indagini virologiche: ricerca DIRETTAMetodi rapidi
Ricerca di acidi nucleici Permettono la rilevazione di quantità infinitesimali di acidi nucleici virali Tecnica rapida ed altamente sensibile (sensibilità teorica: 1 virione) Trovano particolare applicazione nella ricerca di virus:
difficili o impossibili da coltivare (HPV, HIV, poliomavirus) a lenta crescita (CMV, VZV) ad elevata (enterovirus) o scarsa variabilità antigenica
Non influenzata dalla qualità del campione e dalla sua vitalità Differenti tipologie di saggi molecolari:
Tecniche che amplificano la sequenza bersaglio (PCR, TMA) Polymerase Chain Reaction (PCR): amplificazione di DNA target e
rivelazione elettroforetica Transcription Mediated Amplification (TMA): amplificazione isotermica che
impiega una transcrittasi inversa e T7 RNA polimerasi (maggiore efficienza di amplificazione vs PCR)
Tecniche che amplificano il segnale di rilevazione (bDNA, HC): bDNA: rilevazione in chemioluminescenza (sonde marcate con fosfatasi
alcalina complementari alla molecola di bDNA) Hybrid capture (HC): ibridazione in fase liquida del DNA target denaturato
con sonda a RNA specifica per la sequenza in esame
Misurazione della concentrazione
delle unità infettanti (virali)
Titolo virale (ufp/ml) Concentrazione di unità infettanti in grado di indurre la
formazione di placche (ufp) in cellule animali in coltura
Dose di coltura tessutale (TVD) Numero di virus che causa effetto citopatico in coltura cellulare
Dose letale 50 (LD50) Numero di virus che uccide il 50% di un gruppo di cavie
Dose infettante (ID50) Numero di virus che dà inizio a sintomi rivelabili, o risposta
anticorpale, nel 50% di un gruppo di animali da esperimento
1:100
1:10 1:101:101:101:10
10-2 10-3 10-4 10-5 10-6 10-7
virus
serial dilution
plate 1 ml
plaques (n) 100 10 11.000100.000 10.000
Titolo = 1 x 107 ufp (unità formanti placca) / ml
Misurazione delle unità infettantiMetodo diretto: Plaque assay
Plaque assay
da: Fields Virology, 4th ed, Knipe & Howley, eds, Lippincott Williams & Wilkins, 2001, Fig. 2-5
da: Davis, Duylbecco, Eisen, Ginsberg “Microbiology” 4th ed, J.B. Lippincott 1990, Fig. 48-1
Misurazione delle unità infettantiMetodo indiretto: inoculazione di uova embrionate
Formazione di “pock” indotte da cowpox
virus sulla membrana corion-allantoidea
(CAM) di embrioni di pollo.
CAM di embrioni sani di pollo (11 giorni)
vengono inoculate con cowpox e le uova
incubate per 3 gg a 37.5°C. La CAM
viene quindi rimossa dall’uovo e
fotografata.
Le immagini evidenziano la formazione di
pocks emorragici.
(da: Fields Virology, 4th ed, Knipe &
Howley, eds, Lippincott Williams &
Wilkins, 2001, Fig. 2-1)
Misurazione delle unità infettantiMetodo indiretto: inoculazione di uova embrionate
Misurazione della concentrazione
delle unità infettanti (virali)
Titolo virale (ufp/ml) Concentrazione di unità infettanti in grado di indurre la
formazione di placche in cellule animali in coltura
Dose di coltura tessutale (TVD50) Numero di virus che causa effetto citopatico in coltura cellulare
Dose letale 50 (LD50) Numero (titolo) di virus che uccide il 50% di un gruppo di cavie
Dose infettante (ID50) Numero di virus che dà inizio a sintomi rivelabili, o risposta
anticorpale, nel 50% di un gruppo di animali da esperimento
Emoagglutinazione
aggiungere 0.1 ml PBS a 0.1 ml di campione
allestire diluizioni seriali tipo “2-fold”
(1/2, 1/4, 1\8, …)
aggiungere 0.05 ml 1% RBC animali (maiale,
pollo)
incubare a +4°C per 1-2 h
Titolo = 32 unità HA/ml (max diluizione virale che causa emoagglutinazione)
Test di emoagglutinazione1:8
1:2 1:21:21:21:2
8 16 32 64 128 256
virus
serial dilution
mix with red
blood cells
side view
top view
Saggio di emoagglutinazione. Sette differenti tipi di influenzavirus, numerati da 1 a 7, sono stati diluiti
serialmente come indicato nella prima riga, esposti ad eritrociti di pollo (RBC), ed incubati in ghiaccio per
1-2 hs. I pozzetti dell’ultima riga non contengono virus (ctrl negativo). Il Titolo (indicato nell’ultima colonna)
è l’ultima diluizione in grado di causare emoagglutinazione completa. (da: Fields Virology, 4th ed, Knipe &
Howley, eds, Lippincott Williams & Wilkins, 2001, Fig. 2-8)
Test di Emoagglutinazione: virus influenzale
Tecnica Quantità (per ml)
Conta al microscopio elettronico 1010 particelle EM
Saggio in uova embrioate 109 egg ID50
Saggio di formazione di placca 108 ufp
Saggio di emoagglutinazione 103 unità HA
Diagnosi infezione viraleComparazione sensibilità metodiche quantitative
Fields Virology, 4th ed, Knipe & Howley, eds, Lippincott Williams & Wilkins, 2001, Table 2-4
Meccanismi di difesa immunitariRisposta umorale (produzione anticorpale)
Tutte le proteine virali sono immunogene. Nel corso dell’infezione virale vengono prodotte tutte le tipologie anticorpali:
IgM, che si manifestano precocemente (indice di infezione in atto/recente) e solo nella “prima infezione” di soggetto non immune
IgG, che si presentano più tardivamente e sono prontamente mobilizzate a seguito dei possibili successivi contatti con l’antigene. “Controllo” virale a livello sierico. Più efficaci delle IgM
IgA secretorie mucosali, che svolgono un importante ruolo di “barriera” alla penetrazione virale delle mucose
Gli anticorpi non hanno tutti funzione protettiva:
La migliore risposta anticorpale è quella sviluppata nei confronti degli antirecettori (capsidici o di peplos)
Diagnosi sierologica
La prevalente componente proteica della struttura virale rende il virione altamente immunogeno
La diagnosi sierologica si basa essenzialmente sulla ricerca di IgM (indice di infezione in atto o recente)
Alternativamente: Sieroconversione (comparsa di Ab specifici): indice di
infezione (primaria) in atto
Aumento del titolo anticorpale (fase acuta vs convalescenza): indice di infezione (riattivazione o reinfezione) in atto
Diagnosi sierologica
Tecniche sierologiche SAGGI FUNZIONALI: evidenziazione di specifiche
attività derivanti dalla formazione dell’immunocomplex○ Saggio di neutralizzazione: Abs specifici neutralizzano un
caratteristico effetto citopatico. Rappresenta il “gold standard”, sebbene richieda elevati costi e tempi di esecuzione
○ Reazione di inibizione dell’emoagglutinazione: Abs specifici in grado di inibire l’attività emoagglutinante di alcuni virus (influenza, parainfluenza, morbillo)
○ Reazione di fissazione del Complemento: in presenza di Abs specifici si forma un immunocomplesso che lega il Complemento. In queste condizioni, il Complemento non può lisare gli eritrociti (sistema di rilevazione della formazione dell’immunocomplesso: Ag + eritrociti)
Titolo anticorpale: la più alta diluizione in grado di inibire …
Saggio di inibizione della
emoagglutinazioneSerumdilution
1/20
1/40
1/80
1/160
1/320
1/640
1/1280
-ve control
1 wk8 wksVirus
HA
Diagnosi sierologica
Tecniche sierologiche SAGGIO SU MEMBRANA (Western blot):
identificazione di Abs diretti verso singole e specifiche proteine virali○ separazione degli Ags virali (da cellule infette) mediante
elettroforesi
○ trasferimento Ags su membrana
○ esposizione al siero in esame
○ sistema di rilevazione colorimetrica dell’immunocomplex: Abs anti-Ig umane marcati con enzima
○ aggiunta del substrato per l’enzima
○ rilevazione segnale (colorimetrico, chemiluminescenza)
Diagnosi sierologica
Tecniche sierologiche SAGGI DI LEGAME (immunoenzimatico e
radiometrico): ○ adsorbimento Ags su supporto solido (pozzetto o biglie di
polistirene)
○ aggiunta del siero in esame
○ rilevazione immunocomplex mediante aggiunta Ab 2ario anti-IgG umane marcato con:
EIA (saggio immunoenzimatico): enzima in grado di reagire con idonei substrati (reazione colorimetrica, misurata allo spettrotometro)
RIA (saggio immunoradiometrico): isotopo radioattivo (125I), segnale misurato con un contatore di raggi gamma
Il saggio EIA viene comunemente preferito perchè automatizzabile,
versatile, standardizzabile