Diaconi permanenti Formazione? Sì, ma...

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18 Diaconi permanenti he la formazione sia importante lo sanno bene i candidati e aspiranti alle prese con gli studi teologici, con esami, con incontri sul triplice servizio (Parola, liturgia e carità) e con l’impegno a conciliare famiglia, lavoro e studio. E dopo l’ordinazione ... riposo? San Paolo risponderebbe: «Ti ricordo di ravvivare il dono di Dio che è in te» (2Tm 1,6). La preghiera di ordinazione, poi, rincara la dose. Ecco, allora, le motivazioni: •    l’amore  a  Cristo  spinge  all’i- mitazione e tende a conforma- re alla vocazione al ministero; •    lo  Spirito  deve  trovare  un  ter - reno fecondo nel diacono che è chiamato a coltivare quelle virtù che gli Apostoli hanno cercato e trovato nei primi sette diaconi della Chiesa primitiva; •    la formazione rinnova il dono  ricevuto e il «Sì, lo voglio» espresso nell’Ordinazione. La formazione è diritto-dovere non delegabile, ma affidato alla responsabilità personale. La formazione supera l’aggiornamento e com- prende tutte le dimensioni della vita e del ministero: umana, spirituale, intellettuale, pastorale. Su questa linea si collocano gli incontri zonali e collegiali tra diaconi, i momenti di spiritualità, il pellegrinaggio annuale e gli esercizi spirituali. In questi preziosi momenti si sperimenta tutta la ric- chezza della formazione: l’incontro con la Parola, la preghiera comune, l’intimità con il Signore, l’appro- fondimento tematico, l’amicizia, la fratellanza, l’ap- proccio con gli orientamenti della Chiesa universale e diocesana, il dialogo, lo scambio di esperienze, il sostegno reciproco. L’incontrarsi è, quindi, fondante e fondamentale per la vita ed il ministero del diacono: formarsi sem- pre di più per servire sempre meglio. Nella formazione entra in gioco il senso di respon- sabilità del diacono (primo soggetto) che lo spinge a ricercare (anche con letture, corsi di aggiornamento, ecc.) l’adeguatezza alle sempre nuove sfide in campo culturale, etico, socio-politico, teologico e pastorale. La profezia del diaconato ha, quindi, come parola d’ordine la “formazione”. E le mogli? Accanto ai diaconi sposati c’è il loro prezioso apporto. Anche per loro la formazione per- manente è importante per la fede e la spiritualità, per la condivisione e la collaborazione al ministero del marito. Formazione? Sì, ma permanente di Mario Cabras C

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Diaconi permanenti

he la formazione sia importante lo sanno bene i candidati e aspiranti alle prese con gli studi teologici, con esami, con incontri sul triplice

servizio (Parola, liturgia e carità) e con l’impegno a conciliare famiglia, lavoro e studio.

E dopo l’ordinazione ... riposo?San Paolo risponderebbe: «Ti ricordo di ravvivare

il dono di Dio che è in te» (2Tm 1,6). La preghiera di ordinazione, poi, rincara la dose. Ecco, allora, le motivazioni:•   l’amore  a  Cristo  spinge  all’i-

mitazione e tende a conforma-re alla vocazione al ministero;

•   lo  Spirito  deve  trovare  un  ter-reno fecondo nel diacono che è chiamato a coltivare quelle virtù che gli Apostoli hanno cercato e trovato nei primi sette diaconi della Chiesa primitiva;

•   la formazione rinnova il dono ricevuto e il «Sì, lo voglio» espresso nell’Ordinazione.La formazione è diritto-dovere

non delegabile, ma affidato alla responsabilità personale.

La formazione supera l’aggiornamento e com-prende tutte le dimensioni della vita e del ministero: umana, spirituale, intellettuale, pastorale.

Su questa linea si collocano gli incontri zonali e collegiali tra diaconi, i momenti di spiritualità, il pellegrinaggio annuale e gli esercizi spirituali. In questi preziosi momenti si sperimenta tutta la ric-chezza della formazione: l’incontro con la Parola, la preghiera comune, l’intimità con il Signore, l’appro-fondimento tematico, l’amicizia, la fratellanza, l’ap-

proccio con gli orientamenti della Chiesa universale e diocesana, il dialogo, lo scambio di esperienze, il sostegno reciproco.

L’incontrarsi è, quindi, fondante e fondamentale per la vita ed il ministero del diacono: formarsi sem-pre di più per servire sempre meglio.

Nella formazione entra in gioco il senso di respon-sabilità del diacono (primo soggetto) che lo spinge a

ricercare (anche con letture, corsi di aggiornamento, ecc.) l’adeguatezza alle sempre nuove sfide in campo culturale, etico, socio-politico, teologico e pastorale.

La profezia del diaconato ha, quindi, come parola d’ordine la “formazione”.

E le mogli? Accanto ai diaconi sposati c’è il loro prezioso apporto. Anche per loro la formazione per-manente è importante per la fede e la spiritualità, per la condivisione e la collaborazione al ministero del marito.

Formazione?Sì, ma permanentedi Mario Cabras

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