Diabolus in Musica - Luglio

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PERIODICO INFORMATIVO SULLE ATTIVITÀ DELL’ASSOCIAZIONE E DEL TERRITORIO “A tutti gli uomini liberi e forti, che sentono alto il dovere di cooperare ai fini supremi della Nazione, senza pregiudizi né preconcetti, facciamo appello perché uniti insieme propugnino nella loro interezza gli ideali di giustizia, libertà e solidarietà”. ASSOCIAZIONE CULTURALE MUSICALE E DI VOLONTARIATO INARTE Anno I num. 1 Luglio Diabolus in Musica Così può iniziare l'appello che facciamo dal primo numero del giornalino ai cittadini di questa nostra città affinché si uniscano a noi per creare ed alimentare la passione per l'as- sociazionismo e per il confronto che di esso deve essere il fondamento. Crediamo ferma- mente nei princìpi iscritti nella nostra Costitu- zione, nella democrazia e nella centralità del cittadino e per questo vogliamo che tutti pos- sano sentirsi partecipi all'interno della vita della nostra associazione e della nostra città per cercare di creare cultura e sintesi fra idee differenti. Pensiamo che l'Associazione InArte abbia le potenzialità per fare questo, per far parlare i propri soci, farli confrontare fra loro e con chi ne sa più di loro, incentivare lo scam- bio di patrimoni culturali preziosi per la cre- scita individuale e collettiva. Siamo consape- voli del fatto che negli ultimi tempi si tenti in mille modi di limitare e frenare i momenti di confronto, lo vediamo anche all'interno della nostra associazione. La cultura e lo scambio di idee si sono appiattite e la formazione, di con- seguenza, ha perso il suo valore e la sua im- portanza fondamentali. La nostra associazio- ne si propone di unire cittadini, giovani, don- ne e uomini che credono nell'importanza del Sapere. Questo è il compito che spetta anche a noi, nel nostro piccolo, all'interno della nostra comunità: riunire chi ha a cuore l'associazio- nismo come strumento di proposte. Riaccen- dere, per quanto possibile, il dibattito su pro- getti concreti e non su macrosistemi e aria fritta. Il cammino è lungo, ma l'entusiasmo e la determinazione che molti hanno dimostrato in questi giorni ci fa ben sperare per il futuro. Eugenio Bognanni L’editoriale Mazzarino Direzione editoriale: Eugenio Bognanni - Direttore responsabile: Concetta Santagati - Redazione: via G. Marconi 6/8 , Mazzarino - Reg. Tribunale di Gela n° 1/2011 del 24 Giugno 2011 Imperversano le vandalo-bombolette: Mazzarino dove sei? Pag. 9 Giovanni Falcone e la nostra lotta alla mafia Pag.6 1 0 anni dalla nascita di uno stato: gli uomini che vollero l’Unità Pag.13 Il sanguigno Totò La Marca e il pacato Peppe Scambiato: esempio di carica etica e morale Intervista all‟autore del libro “Fatti di terra e pane” Pag. 10 “Dobbiamo essere noi quel cambiamento che vorremmo vedere realizzato nel mondo” Mahatma Gandhi Don Luigi Sturzo

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Periodico mensile sulle attività dell'associazione e del territorio

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Page 1: Diabolus in Musica - Luglio

PE R IO D IC O IN FO R M AT IV O SU L L E AT T IV IT À D E L L ’ A SS O C I AZ I O NE E D E L T E RR I T O R IO

“A tutti gli uomini liberi e forti, che sentono alto il dovere di cooperare ai fini supremi della Nazione, senza pregiudizi né preconcetti, facciamo appello perché uniti insieme

propugnino nella loro interezza gli ideali di giustizia, libertà e solidarietà”.

A S S O C I A Z I O N E C U L T U R A L E M U S I C A L E E D I V O L O N T A R I A T O INARTE

Anno I num. 1

Luglio

Diabolus in Musica

Così può iniziare l'appello che facciamo dal

primo numero del giornalino ai cittadini di

questa nostra città affinché si uniscano a noi

per creare ed alimentare la passione per l'as-

sociazionismo e per il confronto che di esso

deve essere il fondamento. Crediamo ferma-

mente nei princìpi iscritti nella nostra Costitu-

zione, nella democrazia e nella centralità del

cittadino e per questo vogliamo che tutti pos-

sano sentirsi partecipi all'interno della vita

della nostra associazione e della nostra città

per cercare di creare cultura e sintesi fra idee

differenti. Pensiamo che l'Associazione InArte

abbia le potenzialità per fare questo, per far

parlare i propri soci, farli confrontare fra loro

e con chi ne sa più di loro, incentivare lo scam-

bio di patrimoni culturali preziosi per la cre-

scita individuale e collettiva. Siamo consape-

voli del fatto che negli ultimi tempi si tenti in

mille modi di limitare e frenare i momenti di

confronto, lo vediamo anche all'interno della

nostra associazione. La cultura e lo scambio di

idee si sono appiattite e la formazione, di con-

seguenza, ha perso il suo valore e la sua im-

portanza fondamentali. La nostra associazio-

ne si propone di unire cittadini, giovani, don-

ne e uomini che credono nell'importanza del

Sapere. Questo è il compito che spetta anche a

noi, nel nostro piccolo, all'interno della nostra

comunità: riunire chi ha a cuore l'associazio-

nismo come strumento di proposte. Riaccen-

dere, per quanto possibile, il dibattito su pro-

getti concreti e non su macrosistemi e aria

fritta. Il cammino è lungo, ma l'entusiasmo e la

determinazione che molti hanno dimostrato in

questi giorni ci fa ben sperare per il futuro.

Eugenio Bognanni

L’editoriale

Mazzarino

Direzione editoriale: Eugenio Bognanni - Direttore responsabile: Concetta Santagati - Redazione: via G. Marconi 6/8 , Mazzarino - Reg. Tribunale di Gela n° 1/2011 del 24 Giugno 2011

Imperversano le vandalo-bombolette: Mazzarino dove sei? Pag. 9

Giovanni Falcone e la nostra lotta alla mafia Pag.6

111 000 anni dalla nascita di uno stato: gli

uomini che vollero l’Unità Pag.13

Il sanguigno Totò La Marca e il pacato Peppe Scambiato: esempio di carica etica e morale

Intervista all‟autore del libro

“Fatti di terra e pane” Pag. 10

“Dobbiamo essere noi quel cambiamento

che vorremmo vedere realizzato nel mondo”

Mahatma Gandhi

Don Luigi Sturzo

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Che cos’è il “Diabolus in musica”?

“Diabolus” si presenta...

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M i rivolgo direttamente a te, lettore tra-

felato e pensieroso, che osserverai svoglia-

tamente queste parole, probabilmente men-

tre t'incammini verso qualche meta. Stai già pensando

di accartocciare questo giornalino quando ti fermo con

questa frase, o almeno ci provo. Potresti perderti l'inizio

di un progetto speciale che forse vorresti condividere:

abbiamo appena creato questo giornale, un gruppo di

dialogo, siamo tanti, simpatici, belli (almeno alcuni).

Troppe volte penso che in una giornata ci sono dei mo-

menti in cui non si riesce a far nulla, un po' come una

pausa lavorativa, quella in cui non ti pagano e sei co-

stretto a non pensare a niente, speri solo che ci sia un

amico accanto a te per poter scambiare due chiacchiere.

Proviamo, insieme, a “riempire” quei momenti di dibat-

titi. Vogliamo ascoltare, capire, dialogare, progettare e

perché no, informarci l'un l'altro e informare. Non but-

tare via queste pagine, mettile momentaneamente in

borsa, nello zaino, in qualunque altro luogo da cui potrai

tirarle fuori, spiegazzate o stropicciate, purché leggibili.

Gli articoli, i temi trattati, o semplicemente il modo di

scriverli, sono il nostro biglietto da visita personale. Con-

siderale come un foglietto su cui hai appena appuntato il

numero di una persona speciale che hai appena cono-

sciuto. Noi speriamo che le nostre idee stimolino la tua

critica, o il tuo consenso, non l'indifferenza!

Nella teoria musicale il tritono è l'intervallo di quarta ecce-

dente: vuol dire che tra una nota e l'altra c'è una distanza di

tre toni; questo intervallo è una delle maggio-

ri dissonanze (insieme di suoni aspro e stridente) del-

la scala musicale. Durante il Medioevo era chiamato ap-

punto diabolus in musica, per le difficoltà che si incontra-

vano nel tentativo di riuscire ad intonarlo, a renderlo meno

aspro. Oggi tuttavia, se perfettamente intonato, il diabolus

dona un colore per nulla spiacevole a ciò che si sta ascol-

tando.

Perché “Diabolus in musica”?

Abbiamo scelto una “figura” musicale che descri-

vesse il nostro scopo, che descrivesse ciò che il no-

stro giornalino vuole rappresentare: da una parte

una dissonanza, una voce fuori dal coro, una voce

pungente, stonata e discordante di fronte a tutto ciò

che non va, dall’altra una voce intonata, una voce

che sia in accordo con ciò che di bello e buono esi-

ste nelle nostre realtà. Ecco perché.

In Redazione:

Direttore Editoriale: Eugenio Bognanni

Direttore Responsabile: Concetta Santagati

Guendalina Calandra

Flavia Cosentino

Carmelo Di Vara

Serena Fazi

Anna Lisa Ferrigno

Luigi Galati

Giovanni Gotadoro

Debora Marino

Matteo Quattrocchi

Gaetano Scebba

Giuseppe Siciliano

Scrivici : [email protected]

Tipografia Litografia Sergio Vinci

Grafica computerizzata - Stampa digitale Via Roma n.63, 93013 Riesi - Tel. 0934/928387 Cell. 339 1015033

E-mail: [email protected] - Sito web: www.tipografiavinci.com

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Attività dell’ LL’Associazione VIVA LA BANDA

L‟Associazione InArte vide i suoi albori il 23 maggio

del 2006. Chi la pensò, aveva già in mente gli scopi di

una realtà sociale dalle mille e svariate sfaccettature:

InArte, infatti, è un’Associazione Culturale, Musica-

le e di Volontariato.

Perché culturale?

L‟Associazione InArte vuole rappresentare una porzio-

ne di società in cui poter stare assieme CREANDO. Al

giorno d‟oggi, in cui regna sovrana la superficialità,

soprattutto dei rapporti umani, stare insieme può es-

sere più che semplice. Tutti, più o meno, hanno la ca-

pacità di stare a contatto con altre persone (riuscivano

a farlo pure i lontani uomini della Preistoria). Tuttavia

non risulta facile stare insieme e CREARE. Cosa

CREARE? Creare rapporti sociali grazie ai quali possa-

no trovare spazio: la PAROLA, il CONFRONTO, il

RAPPORTO CON GLI ALTRI. Bene, potrete chiedervi:

cosa c‟entra tutto questo con la cultura? Cos‟è la cultu-

ra se non la nascita di una parola, che diventa discorso,

che diventa idea, che diventa idea da confrontare con

gli altri, che una volta confrontata, spulciata, sconvol-

ta, a volte distrutta, ma poi ricostruita, sempre più for-

te e sicura, esce fuori come riassunto di un lavoro co-

mune? Un lavoro svolto da quella porzione di società,

di cui all‟inizio si parlava, che vuole rappresentare una

„cellula‟ nuova, rigenerante, in un „organismo‟ sociale,

spesso e volentieri, malato.

Perché musicale?

Chi ha concepito e partorito quest‟Associazione è stato

sempre un amante della musica. Musica, dalla defini-

zione che ne dà lo Zanichelli, è: arte di combinare più

suoni in base a regole definite. Bene, chi ha pensato

l‟Associazione ha voluto completare tale definizione,

senza alcuna presunzione o peccato di arroganza: la

Musica è l‟arte di combinare più suoni in base a regole

definite, le quali regole, da sole, in un territorio come

Mazzarino, non sono sufficienti, di per sé, a concludere

nulla. L‟Associazione “InArte”, infatti, ha assunto la

Musica anche, e soprattutto, come strumento di EDU-

CAZIONE E DISCIPLINA SOCIALE. La Musica è una

buona Maestra: insegna a leggere, permette di espri-

mere e di tirar fuori ciò che di più profondo si ha, aiuta

a star a contatto con gli altri, impone ordine e discipli-

na, insegna a cadere e risalire.

Perché di volontariato?

Operando socialmente, L‟Associazione InArte porta alta la

voce del volontariato. Il motto e l‟urlo dei soci, sensibili e

tenaci, è: VIETATO NON FARE NIENTE PER NIENTE.

Oggi, più che mai, si sente parlare di persone che si spen-

dono a 360°. A questa affermazione InArte risponde: NOI

PURE E NESSUNO CI FERMA. Attenzione però: il vo-

lontariato va sostenuto; volontariato significa, in soldoni,

agire senza aspettarsi compenso o alcuna retribuzione.

L‟Associazione non si aspetta nulla, ma come agisce? A

buon intenditor, poche parole...

L‟Associazione InArte, dunque, dall’anno della sua fonda-

zione non ha perso tempo nell‟allargare le vedute e nell‟e-

spandere gli orizzonti. Racchiude al suo interno diverse

realtà che interagiscono fra loro e che, volendo, si comple-

tano pure. Questa sezione del giornale, dunque, vuole oc-

cuparsi, numero per numero, di una, volta per volta diver-

sa, situazione associativa.

Pilastro fondamentale dell‟Associazione, presieduta dal

prof. Eugenio Bognanni (altri componenti del Consiglio

d‟Amministrazione: Matteo Quattrocchi, vice-presidente;

Davide Farruggia, segretario; M°Paolo Bongiovanni, teso-

riere; Filippo D‟Alberti, consigliere), è il Corpo bandistico

S. Cecilia, su cui ci si soffermerà a parlare. Il Corpo bandi-

stico di Mazzarino, dedicato a S. Cecilia, protettrice della

musica e dei musicisti, seppur di recente costituzione, può

considerarsi una rifondazione della Banda Musicale già

a cura di Matteo Quattrocchi

Viaggio alla scoperta di una MICROSOCIETA’.

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esistente in paese fin dagli anni „40.

A ricoprire il ruolo di Direttore artistico del

Complesso bandistico è il Maestro Rosario Pal-

meri, diplomato in tromba, coadiuvato dal Ca-

pobanda, Maestro Paolo Bongiovanni, diplo-

mato in trombone. Tale fruttuoso sodalizio ha

prodotto un vigoroso accrescimento dei com-

ponenti della banda musicale, suscitando inte-

resse soprattutto fra bambini e ragazzi, affasci-

nati dalla musica e dall‟arte in generale.

Che cos’è la banda?

Spesso per mancanza di dovute conoscenze si

chiede ad un violinista: perché non suoni nella

banda? Caro lettore, Diabolus in Musica vi

consiglia di non fare mai una domanda del ge-

nere ad una persona che suona il violino, po-

trebbe pure arrabbiarsi e prendervi per igno-

rantelli, ATTENZIONE! Una banda è un com-

plesso musicale formato ESCLUSIVAMENTE

da strumenti a fiato e percussioni, ecco perché

non troverete mai un violino: il violino fa parte

non della famiglia dei fiati, né tanto meno delle

percussioni, ma della famiglia degli archi. Gli

strumenti a fiato si distinguono

in legni e ottoni (per intenderci:

fa parte dei legni il clarinetto, fa

parte degli ottoni la tromba).

L‟accrescimento dell‟organico

della banda, con l‟introduzione

di strumenti che, seppur a

fiato, sono più usati in

orchestra sinfonica (per

intenderci: l‟orchestra

sinfonica comprende

oltre a strumenti a

fiato e a percussione,

anche quelli ad arco),

la propensione verso un

certo tipo di repertorio,

trasforma la banda in

un‟orchestra di fiati

(talvolta con l’introduzio-

ne di strumenti ad arco quale il contrabbasso).

Cosa suona la banda?

La MARCIA è la composizione che da sempre

rende nota la banda. Marce militari, brillanti,

festose, ecc. sono quelle che un complesso ban-

distico esegue durante le sfilate. Per capire me-

glio cos‟è una marcia, caro lettore, prova a cam-

minare, partendo col piede sinistra e

pronunciando “un, due, un

due” (ovviamente l‟alternanza dei nu-

meri corrisponderà all‟alternanza dei

passi, sinistro=uno, destro=due). Ri-

prova poi questo esperimento quando

ci sentirai suonare una marcia, capirai

molto meglio. Accanto alle marce mi-

litari, brillanti, c‟è la marcia sinfonica.

Diverso come discorso perché su una

marcia sinfonica non si può marciare:

cambia il tempo e anche il ritmo. La

marcia sinfonica si distingue da quella

militare per il carattere più melodico

che ritmico.

La banda, come ben vi siete accorti, si esibisce pure in

concerti, durante i quali non vengono eseguite marce,

piuttosto si predilige un repertorio che abbraccia la musi-

ca clas- sica, ma anche quella leggera. Bisogna rende-

re noto che, comunque, le nuove

composizioni per banda cerca-

no di marcare e di

valorizzare le

potenzialità che

gli strumenti a fiato

hanno. Oggi, infatti,

le bande preferisco-

no affidarsi a un re-

pertorio volto alla

musica cosiddetta

originale per fiati.

Come lavora la

banda?

Una banda ha biso-

gno di una costante

preparazione. Ha pro-

prio bisogno di studia-

re: ogni elemento della

banda ha il compito di

studiare la propria par-

te da solo e poi di studiarla

insieme agli altri. Oltre allo

studio che ogni bandista fa a casa, infatti, c‟è poi quello

fatto in sala-prova con il direttore, che provvederà ad uni-

re ogni singola parte alle altre, facendole dialogare e

amalgamare. Il Corpo bandistico S. Cecilia è impegnato

tutti i giorni della settimana in questo lavoro. Quattro

giorni della settimana sono dedicate allo studio di gruppo

o, per meglio dire, di classe o di sezione, che dir si voglia

M° Rosario Palmeri M° Paolo Bongiovanni

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(esempio: un giorno della settimana è dedicato alla sezione dei clarinetti, un altro alla

sezione dei flauti, ecc.). Due giorni alle settimana sono dedicate, invece, alla prova

generale o la prova d‟insieme, in cui tutte le sezioni di strumento suoneranno e stu-

dieranno insieme.

Chi può entrare a far parte della banda?

Il Corpo bandistico S.Cecilia, come del resto tutte le altre bande, è una realtà sociale

che non fa alcuna discriminazione. Nemmeno l‟età risulta essere un problema (è

chiaro che bisogna avere delle competenze elementari, quali quella della lettura). Si

accede alla banda, come del resto all‟Associazione, compilando un apposito modulo

d‟iscrizione, a seguito del quale si prenderà a far parte delle lezioni, tenute dal M°

Palmeri. Si inizia con delle lezioni di teoria e solfeggio, in cui si apprendono i primi

elementi musicali fondamentali che permettono di iniziare a leggere la musica: come

bisogna conoscere l‟alfabeto, quindi le lettere per poter leggere, così bisogna appren-

dere l‟abc della musica per poter leggere e, quindi, suonare. Avendo raggiunto una

buona lettura musicale, si provvederà allo studio dello strumento, che ogni allievo

potrà scegliere, sotto la guida del Maestro.

Associazione InArte. Ebbene sì, un bi-

nomio perfetto. Sì, perché è proprio

questo che vuole intendere il termine:

adesione, simbiosi, fratellanza. Sinoni-

mi che esprimono qualcosa di grande,

di intenso. E poi InArte. Non potevano

che scegliere un nome più azzeccato, un

termine all‟apparenza semplice ma che

cela qualcosa di straordinario. L‟arte

con le sue mille sfaccettature prende

corpo all‟interno dell'associazione.

“La musica esprime ciò che non può

essere detto e su cui è impossibile ri-

manere in silenzio”. Cosa avrebbe volu-

to dire Hugo con questa frase? Sicura-

mente, quanto importante possa essere

la musica e ciò che essa riesce a tra-

smettere. Sarà mai vero? L‟associazione

comprende un corpo bandistico, che va

sotto il nome della protettrice dei musi-

cisti Santa Cecilia, il quale si impegna

ad animare tutte le feste cittadine non

solo a Mazzarino ma anche in altri pae-

si, e si rende partecipe di altre iniziative

quali concorsi musicali e raduni bandi-

stici. A questo segue la Corale Polifoni-

ca Santa Cecilia, la cui formazione risa-

le a un anno fa. Quella della corale

è stata una delle iniziative che mi

ha coinvolto maggiormente. In

precedenza, avevo già dato il mio

sostegno all‟interno del corpo ban-

distico con uno strumento a per-

cussione. Ma visto che una delle

mie più grandi passione è quella

del canto, quando venne fuori l‟i-

dea di creare questa corale, ne fui

davvero entusiasta. Per il futuro si

progettano anche dei piccoli “tour”

per la corale, progetti che saranno

sicuramente realizzati visto che

l‟impegno e la costanza sono i no-

stri punti di forza. Ovviamente,

questi erano dei punti sui quali

volevo soffermarmi ma su un ar-

gomento vorrei porre la mia e la

vostra attenzione. La banda musi-

cale, la corale, le diverse iniziative

sono solo aspetti materiali dell‟as-

sociazione. Con la mia personale

esperienza ho capito che sono altre

le cose importanti. La sintonia,

l‟aiuto, il bene dell‟altro sono, in-

vece, aspetti sui quali è importante

soffermarsi. Sono rimasta stupita

di come lì dentro, ci si possa sentire

a proprio agio, sentirsi a casa pro-

pria in un certo senso, come si pos-

sano trovare delle persone vere con

le quali instaurare rapporti speciali

e soprattutto nei momenti di biso-

gno, sai che lì dentro troverai qual-

cuno. Alla fine di tutto sono sicura

di una cosa: non rimpiango nulla di

quello che finora ho fatto, anzi sarei

felice se un giorno i membri dell‟as-

sociazione aumentassero e si riu-

scisse a fare più di quanto non si sta

facendo. Io ci sarò sempre.

Io che vivo l’Associazione di Anna Lisa Ferrigno

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Sono passati diciannove anni dal 23 maggio del 1992,

giorno in cui Cosa Nostra attentò alla vita del giudice

Giovanni Falcone, morto insieme alla moglie, France-

sca Morvillo, e ai suoi tre uomini della scorta, Vito

Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro. Sono pas-

sati diciannove anni d‟allora ma il ricordo del magi-

strato è ancora vivo. Giovanni Falcone era prima di

tutto un uomo; un “errore” del sistema destinato a

divenire mito. Un uomo ben saldo nelle proprie idee,

nei propri valori, primi fra tutti onestà e legalità. Sì,

perché Falcone ci credeva fortemente in un Paese

realmente migliore; credeva fortemente in uno Stato

in grado di tutelare i propri cittadini, i loro diritti e le

loro libertà; sosteneva la necessità che ognuno di noi

dovesse adempiere al proprio dovere. E lui il suo lo ha

onorato fino alla fine, nonostante le derisioni e l‟isola-

mento, pagandolo con il sacrificio estremo della vita.

Un uomo, non un eroe immune alla paura, sempre

spinto “soltanto dallo spirito del servizio” nella sua

lotta alla mafia, un istinto insito e primario, e accom-

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“(…) ed io per questo cerco di non dimenticare.”

pagnato dalla confortante convinzione che la popola-

zione facesse “il tifo” per lui e per l‟amico e collega

Paolo Borsellino: non un semplice appoggio morale

per il lavoro svolto ma un tifo che suonava come un

incoraggiamento e un grido di speranza nato dal biso-

gno di un effettivo cambiamento, speranza che era

anche del giudice che vedeva e continuava a sperare

che il suo lavoro smuovesse le coscienze. La mafia-

diceva - è un fatto umano e come tale ha un inizio e

deve avere una fine. La strage di Capaci, la sua morte,

non ha posto fine a questa speranza: le idee di Giovan-

ni Falcone, la sua speranza nel cambiamento, nel ri-

scatto morale di questa terra, “bellissima e disgrazia-

ta” avrebbe detto Borsellino, adesso sono le nostre.

Non rimane che ricordare il 23 maggio solo come il

giorno che tolse la vita al magistrato e non relegare a

questa data il ricordo immenso di un eroe del nostro

tempo che fu sempre un uomo prima di tutto.

Giovanni Falcone e la nostra lotta alla mafia. di Flavia Cosentino

Page 7: Diabolus in Musica - Luglio

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La sovranità dei Mass Media:

disinformazione e manipolazione

La nostra vita quotidiana è, or-

mai, bombardata da informazioni,

da messaggi, da pubblicità di ogni

tipo. Il mezzo di comunicazione di

massa più diffuso è la televisione.

Nei tempi passati, essa rappresen-

tava un vero e proprio privilegio,

adesso, invece, si presenta come

il mezzo di comunicazione di

massa più diffuso, come un sem-

plice “aggeggio” dal sogghigno

crudele che ha acquisito il potere

di manipolare le nostre menti e i

nostri pensieri. Il compito di ma-

novrare la trasmissione di infor-

mazioni viene affidato al telegior-

nale. È giusto parlare di informa-

zione quando i dati e le notizie

sulle guerre non vengono appro-

fondite o quando variano e si di-

versificano da Paese a Paese? È giusto parlare di sana e

corretta informazione quando si tende ad isolare gli

avvenimenti dal contesto entro il quale si sono svilup-

pati? È giusto creare dei servizi giornalistici artefatti,

artificiali, con lo scopo di occultare alcune notizie? For-

se, non è più corretto parlare di informazione, bensì di

disinformazione. I telegiornali non parlano mai delle

regole e delle procedure della Banca Mondiale, del Fon-

do Monetario Internazionale, organismi causa di molti

problemi legati a diversi Paesi del Sud del Mondo. Nes-

sun telegiornale parla delle condizioni reali in cui versano

moltissimi somali, etiopi e nessuno ha espressamente

chiarito le reali cause della fame nel mondo. I servizi gior-

nalistici mettono in evidenza notizie che possono toccare

la sensibilità degli spettatori, cercando di suscitare emo-

zioni e commozione presso chi passivamente assiste ad un

vero e proprio decadimento dei puri valori informativi. Ci

si concentra su alcune notizie, trasmesse per mesi e mesi,

per distogliere lo sguardo sui reali problemi, creando la

cosiddetta “sovrinfomazione”. Si colpevolizzano quei Paesi

definiti “nemici” solo perché deciso dagli Stati Uniti o da

un‟altra potenza mondiale. Ma perché questa manipolazio-

ne? Forse perché l‟opinione pubblica influisce sulla stabili-

tà di un sistema, una stabilità ormai ottenuta grazie al

bombardamento mediatico. I telegiornali sono ambigui,

confusi e assumono più le forme di un vero sistema televi-

sivo che lascia trapelare informazioni orientate allo spetta-

colo, ai gossip, alle mediocrità, elementi di una realtà che

non può più appartenerci. Apriamo gli occhi, evitiamo di

inghiottire tutto ciò che passa attraverso i mass media,

assumiamo un approccio critico che permette di ritrovare

la nostra identità, sempre più strumentalizzata e gestita

dall‟alto.

di Guendalina Calandra

Page 8: Diabolus in Musica - Luglio

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Dalla musica all'emozione

Sono diversi gli aspetti della mu-

sica che ci portano a sentire un'e-

mozione. Prima di tutto la strut-

tura del brano musicale. Esiste

infatti una relazione tra l'intensi-

tà delle emozioni provate e la

struttura del brano musicale.

Questa relazione ci permette di

spiegare come un brano che all'i-

nizio ci dà una sensazione di cal-

ma divenga poi gioioso, per finire

con un tono malinconico.

Fra i diversi fattori strutturali che

giocano un ruolo nell' espressio-

ne dell'emozione in musica, il

tempo sembra avere un ruolo

privilegiato. Non a caso alcune

delle indicazioni usate dai com-

positori per segnalare a che tem-

po una determinata opera debba

essere eseguita hanno una con-

notazione emozionale (ad es. al-

legro, vivace). Anche il modo

( sistema organizzato di intervalli

che definisce rapporti gerarchici

tra i vari gradi della scala) ha un

ruolo importante, e questo era

noto fin dall'antichità. I Greci

infatti utilizzavano diversi modi

e ognuno prendeva il nome da un

popolo ( lidio, dorico, frigio) e a

seconda del popolo prendeva una

connotazione caratteriale ben

definita. Nel sistema tonale occi-

dentale i modi maggiori e minori

hanno un'importante influenza

sulla dimensione della valenza,

con il modo maggiore a connota-

zione positiva e il minore negati-

va.

Un altro fattore importante sem-

bra essere il timbro degli stru-

menti, che è ovviamente legato

al registro( acuto-medio-grave)

nel quale essi suonano. Anche la

complessità armonica e ritmica

di un brano gioca un ruolo im-

portante. Non a caso musiche

troppo dissonanti o con ritmi non

regolari, come è spesso il caso della

musica contemporanea, hanno una

connotazione negativa e sgradevole.

Se fino ad ora abbiamo parlato di

emozioni come proprietà intrinse-

che alla musica, quindi indipenden-

ti dalla nostra coscienza, una parte

importante dell' emozione in musi-

ca è invece influenzata dall' esterno,

ossia dall'esperienza e dalla cono-

scenza. Una certa musica si può

legare ad un evento importante nel-

la nostra vita come l'incontro con

una persona cara; altre volte l'asso-

ciazione sarà fatta con un film o

con una pubblicità; o spesso la mu-

sica viene associata ad

ideali diversi, e utilizza-

ta spesso proprio per-

ché si crei un legame

emozionale forte tra chi

ascolta e l'ideale che si

vuole mettere in risalto

( basti pensare ai canti

partigiani o agli inni

nazionali).

Hoffmann diceva: “La

musica dischiude all‟uomo un regno

sconosciuto; un mondo che non ha

nulla in comune con il mondo sensi-

bile esterno che lo circonda e in cui

egli si lascia alle spalle tutti i senti-

menti definiti da concetti per affi-

darsi all‟indicibile”

Per spiegare con meno difficoltà

questo concetto ci addentriamo in

un episodio della vita di un grande

compositore. Chopin innamorato di

Maria Wodzinska scrive il Valzer

Op. 69 n. 1 a lei dedicato quando,

dopo un periodo abbastanza lungo

ed intenso trascorso insieme, si de-

di Debora Marino

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Imperversano le vandalo-bombolette:

Mazzarino dove sei?

“Se il pericolo c‟è, è rappresentato

dall‟uomo che può agire contro se

stesso”. Quando sentii queste parole,

l‟argomento di cui si parlava era affe-

rente a un campo completamente

diverso ma l‟affermazione è sicura-

mente generalizzabile. In generale,

appunto, tale pericolo c‟è ma dire “in

generale” ingloba il fatto che possano

presentarsi eccezioni significative: e,

parlando di pericoli, le eccezioni so-

no sempre ben accette. Ma non a

Mazzarino. Qui il pericolo rappresen-

tato dall‟uomo non è un fatto genera-

le ma una realtà universale che non

viene mai smentita in alcuna occasio-

ne. Risse notturne, lavoro in nero,

omicidi, rapine, racket, politica,

niente di tutto ciò, cari lettori. Non è

la solita minestra riscaldata anzi,

inspiegabilmente, è una minestra che

nessuno (se non l‟azione di qualche

gruppo politico che ha messo in rete

un illuminante reportage fotografico)

ancora ha pensato di offrire alla sen-

sibilità pubblica, alla pubblica re-

sponsabilità. Entro nel merito: la

chiesa San Francesco di Paola,

all‟ombra del monumento simbo-

lo della città (per cui non può non

essere notata da visitatori), “u

Cannuni”, una delle chiese più

antiche del paese (secolo XIII), le

cui pareti sono diventate punto su

cui poter disegnare, con bombo-

lette spray, scritte variopinte in-

comprensibili, pesci, cani dei car-

toni animati e stilizzati organi

genitali maschili. L‟opera di pittu-

ra delle vandalo-bombolette è

cominciata anche sulle pareti del

Castello e della Basilica della pa-

trona. Tanti sono gli interrogativi

che nascono dalla visione di un

tale scempio. Come possono veri-

ficarsi cose del genere in una città

d‟arte? Come si può sporcare una

chiesa, per giunta con disegni del

genere, in un paese abitato da

persone, solitamente, molto

“timorate di Dio”? Ma cose ben

più gravi vanno sottolineate. Per-

ché non ne parla nessuno? Perché

nessuno denuncia tale scempio,

perché non si riesce a scovare

questi colpevoli che spesso usa-

no “pseudonimi” a firma di que-

sti “capolavori”, per fargli pagare

tutti questi orrori e sbatterli al

fresco per danneggiamento ag-

gravato ai beni culturali? Dov‟è

finito l‟orgoglio per il nostro pa-

trimonio? Dove sono tutti quelli

che parlano di incrementare il

turismo senza poi né affrontare

né conseguentemente risolvere

gravissimi problemi come que-

sto? Problemi, catastrofe! Una

catastrofe e tanto, troppo silen-

zio di noi cittadini che in questo

modo distruggiamo quello per

cui un giorno un turista visiterà

la nostra città, distruggiamo la

nostra fama di città d‟arte, la

nostra ottima reputazione, senza

in fondo averla mai avuta, ahi-

mè, forse mai voluta.

vono separare e giunge il momento

di salutarsi. Fryderyk avverte un‟in-

spiegabile angoscia; inspiegabile

perché sa che il tempo della separa-

zione sarà breve, inoltre Maria è ad-

dolorata per la sua partenza, gli do-

na persino una rosa che vuole sia

conservata per tutta la vita. Mentre

Maria lo guarda senza parlare lui si

siede al pianoforte e le “dice addio” a

suo modo, componendo il Valzer che

lei chiamerà il Valzer dell‟addio.

Ascoltando il brano si può immagi-

nare il loro addio, si può rivivere un

“proprio personale addio” o, se non

si conosce il contesto dell‟opera si

può ricordare un episodio struggente

della propria vita.

A questo punto ci si potrebbe chiede-

re: “Perché la musica ha un cosi alto

impatto emotivo?”

Sappiamo che la musica non ha un

referente semantico preciso, non vi è

alcuna relazione definita tra un bra-

no musicale e la realtà non musicale.

Allo stesso tempo una delle caratteri-

stiche dell'uomo è cercare sempre di

attribuire un senso alle cose. Quando

si ascolta la musica è quindi pos-

sibile che il senso che si presta

più facilmente a legarsi a essa sia

un senso emozionale. La musica

è in questo senso un contenitore

di rappresentazioni non definite,

chi ascolta ha la possibilità di

riempirlo con le emozioni del

momento , e queste si fissano in

quanto diventano parte del senso

di quella determinata musica.

a cura di Giovanni Gotadoro Attività dell’ Il Territorio

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La seconda metà del „900 mazzarinese è stata

“scritta” da uomini che con la forza della parola e l‟e-

nergia dei fatti hanno dato dignità al popolo di Maz-

zarino, da secoli vessato dal feudalesimo. Salvatore

La Marca (deputato parlamentare nel 1948 e nel

1972, e poi sindaco dal 1954 agli inizi anni 60 e dal 75

al 79) e il “sindaco contadino” Giuseppe Scambiato

(primo cittadino dal 1969 al 1975 e poi consigliere

provinciale) furono tra coloro che seppero travolgere

questo stato di cose. Il loro ricordo e la trasmissione

del loro operato appaiono indispensabili a quanti og-

gi hanno responsabilità politiche e sociali, a quanti

subiscono il peso greve della crisi, dell‟ingiustizia,

perché dal ricordo scaturisca la speranza che il cam-

biamento è possibile, basta crederci, basta individua-

re le persone giuste. Salvatore La Marca e Giuseppe

Scambiato furono le persone giuste al momento giu-

sto, entrambi amministratori di Mazzarino, hanno

segnato, con le lotte contadine per la conquista del

diritto alla terra, una svolta democratica per il paese e

la provincia di Caltanissetta.

Per un maggiore approfondimento consiglio di acco-

starvi alla lettura di due testi del sommatinese Filippo

Falcone: “Fame di Terra e pane” (edizioni Novagraf,

prefazione di Francesco Renda) e “Il sindaco contadi-

no e le lotte bracciantili in Sicilia” (edizioni Paruzzo).

Sono documenti dai quali si traccia chiaramente il

percorso politico sociale avviato da un gruppo

di “intellettuali”, con e senza titolo, tra cui il

prof Filippo Siciliano.

Ed è allo scrittore Filippo Falcone che ho ri-

volto alcune domande per un giudizio più

approfondito su queste due personalità.

Salvatore La Marca e Giuseppe Scam-

biato, cosa li accomuna e cosa li sepa-

ra ? Filippo Falcone: Furono due perso-

naggi che, nel particolare contesto storico

della Sicilia del secondo dopoguerra, seppur

con modi differenti, lottarono per il miglio-

ramento delle classi più deboli; a Mazzarino

rappresentati, soprattutto, da braccianti

poveri e contadini. Lo fecero, certo, in modi e

con impostazioni diverse. Da un lato il san-

guigno La Marca, assurto nelle alte cariche parla-

mentari, dall‟altro il pacato Scambiato, “sindaco-

contadino”. Ma si trattò, comunque, di due ricche

personalità; risorse importanti del movimento

democratico siciliano di quegli anni.

Cosa rappresentarono in quegli anni per

Mazzarino e per la Sicilia ?Sicuramente due

guide autorevoli e generose della sinistra mazzari-

nese e più in generale del movimento popolare

isolano, al quale diedero un contributo assai gene-

roso; come d‟altronde, costume comune - in quella

classe politica e sindacale del tempo - fu quella

carica etica e morale che manca fortemente all‟I-

talia e alla Sicilia di oggi. Il loro esempio di vita e

di impegno - nonostante le epoche differenti - sono

convinto, potrebbero insegnarci molto ancora og-

gi.

Quali altri personaggi della seconda metà

del 900 politico mazzarinese sarebbe dove-

roso ricordare? Mi vengono in mente Luigi Car-

damone, primo segretario della federazione pro-

vinciale comunista e poi insigne matematico e do-

cente all‟Università di Pisa. Antonietta Marino,

guida del movimento delle donne e dirigente

dell‟UDI (Unione Donne Italiane) in Sicilia; non-

ché moglie dello storico e senatore Francesco Ren-

Attività dell’ Intervista a... di Concetta Santagati

Il sanguigno Totò La Marca e il pacato Peppe Scambiato: esempio di carica etica e morale

Il sindaco Salvatore La Marca

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da. Su queste figure già mi sono occupato in al-

cuni articoli, ma le loro storie andrebbero appro-

fondite. Altra figura importante è quella del Prof.

Filippo Siciliano che ha curato la postfazione e la

prefazione dei libri su La Marca e Scambiato, e

che mi onora della sua amicizia.

Sta lavorando o pensa di lavorare ad altre

figure politiche locali? C‟è in itinere una mia

collaborazione su un bel libro fotografico, che

ripercorre la storia di Mazzarino nel „900, frutto

della ricca e pregiata collezione della famiglia

Roncati. Anche la testimonianza fotografica è, in

parte, studio di una comunità, di un territorio o

di un popolo. Il sottoscritto, in merito, ha infatti

pubblicato, nel 2007, “Lotte e conquiste del lavo-

ro”, che è un percorso fotografico sulle lotte nella

nostra provincia, con in copertina proprio una

foto di donna, con il proprio figlio in braccio,

scattata nelle campagne di Mazzarino negli anni

‟50.

Per dovere di cronaca si ricorda che il libro su

Scambiato in autunno sarà presentato anche a

Cinisello Balsamo, grosso comune lombardo, ge-

mellato con Mazzarino, dove vive una folta comu-

nità mazzarinese. Il gemellaggio tra le due cittadi-

ne fu voluto proprio dall‟allora sindaco Scambia-

to, molto attento alle problematiche migratorie.

Il presidente dell‟associazione culturale “u cannuni” di Ci-

nisello, Giuseppe Seggio, fornirà maggiori dettagli sulle

origini del gemellaggio.

Mazzarino - Cinisello Balsamo. Un “binomio” che i

mazzarinesi solitamente associano ad esperienze

di emigrazione e di lavoro.

Giuseppe Seggio: Si le due comunità sono strette da un

patto di amicizia che dura 40 anni, basta ricordare che da

una ricerca effettuata con l'ausilio dell'ufficio anagrafe,

emerge che a Cinisello sono residenti circa 7.000 siciliani

e che la nostra comunità é la più numerosa superando le

5.000 unità, precisamente 1.580 famiglie nate a Mazzari-

no e residenti a Cinisello. Dal giorno che sono arrivato qui

mi sono sempre chiesto il perché i mazzarinesi hanno scel-

to Cinisello e chi fu il primo "anello della catena". Ebbene,

dopo tante ricerche posso confermare che il primo mazza-

rinese che arrivò in terra cinisellese fu Domenico Foresta

durante la seconda guerra mondiale, mentre è stata una

donna a trasferire la prima residenza a Cinisello, Maria

Stella La Manna nel febbraio 1950.

Quando fu siglato il gemellaggio? Il 15 Aprile 1971 si

gemellarono con Cinisello due città siciliane: Mazzarino e

Piana degli Albanesi, la prima per la numerosa presenza

dei suoi cittadini e la seconda in onore e memoria dei la-

voratori e dei martiri uccisi nel 1947. La richiesta partì

dalle comunità locali di immigrati perché l'anno prima vi

fu un massiccio afflusso di famiglie di lavoratori immi-

g r a t i p r o v e n i e n t i d a l s u d .

I protagonisti principali di questa azione comune sicura-

mente furono il sindaco di Cinisello Enea Cerquetti e il

sindaco di Mazzarino Giuseppe Scambiato.

In quell’occasione fu donato un quadro del castello

“u cannuni” di Italo Zoda, che si trova nella sua

stanza presso il comune di Cinisello. E’ così? Il qua-

dro simbolo del gemellaggio é sempre stato posto nei loca-

li dell'ufficio anagrafe ben visibile a tutti i cittadini. Qual-

che anno addietro, gli uffici vennero ristrutturati e il qua-

dro fu posto nell'ufficio del nostro concittadino Maurizio

Anzaldi, allora funzionario degli uffici affari generali,

oggi distaccato nell'Azienda multiservizi e Farmacie rico-

prendo l'importante incarico di Direttore.

Il quadro oggi si trova ben custodito nel mio ufficio grazie

alla segnalazione del carissimo amico Prof. Filippo Sici-

liano che mi parlò del quadro simbolo del gemellaggio.

Un ricordo di Scambiato. Non conoscevo Scambiato

perché ero troppo giovane ma a casa ne parlava sempre

mio zio Domenico Bevilacqua allora responsabile della

Camera del lavoro e quindi molto amico del "Sindaco

Contadino".

Attività dell’ Intervista a...

Page 12: Diabolus in Musica - Luglio

I regimi dittatoriali in Tunisia e in Egitto che

cadono in meno di un mese; l'onda della li-

bertà e il desiderio di partecipazione dei cit-

tadini che attraversano il mondo arabo; mi-

gliaia di cittadini a Tunisi e in altre città del

Nord Africa che si radunano nelle strade per

celebrare le dimissioni di Mubarak.... Tutte

queste sono manifestazioni dei profondi e rapidi

cambiamenti che stanno avendo luogo nel mondo

arabo, trasformazioni non previste dagli “analisti

ufficiali” delle potenze internazionali. Proprio come

non erano state previste la caduta dell'Unione Sovie-

tica o la recente crisi economica. In questi eventi

possiamo chiaramente vedere una volta di più la

vera forza delle persone e la loro capacità di trasfor-

mazione, che in breve tempo può produrre cambia-

menti impensabili senza l'uso della violenza.

La cosa più importante successa in queste settimane

non è stato l'allontanamento dei Presidenti Ben Ali e

Hosni Mubarak, la cosa più importante è stata l'u-

nione di queste persone in una protesta nonviolenta,

la cosa più importante è stata la resistenza alla vio-

lenza degli agenti provocatori, la resistenza alla vio-

lenza della polizia. Gli eserciti egiziani e tunisini non

sono stati sconfitti da armi o battaglie, ma piuttosto

da abbracci e mani tese. I soldati, quelli inviati, sono

alla fin fine degli esseri umani e per quante armi

possano avere, in nessun modo sono in grado di

sconfiggere attraverso la violenza un popolo che re-

siste e dimostra fermamente, chiedendo il rispetto

dei propri diritti in modo pacifico. Il popolo può es-

sere represso per un po', ma questo screditerebbe ancora

di più i repressori e accrescerebbe la posizione morale delle

persone disarmate.

Tutto ciò ricorda le battaglie di Gandhi e Martin Luther

King. Il popolo egiziano si è liberato da un dittatore con la

nonviolenza proprio come l'India si era liberata dagli in-

glesi. La differenza con quella battaglia è che l'India poteva

contare su di un leader, Gandhi, mentre in questa occasio-

ne non era stata identificata alcuna guida, il protagonista

assoluto è stato il popolo.

Questo tremito di nonviolenza, di richiesta di trasforma-

zione sociale in modo pacifico, di preoccupazione per la

libertà e partecipazione democratica è solo all'inizio. Sulla

stessa strada ci sono la Libia, lo Yemen, l'Algeria e il Ma-

rocco. Cosa succederà negli Emirati Arabi? Cosa succederà

in Cina dove questo intero fenomeno di libertà viene cen-

surato? I popoli egiziani e tunisini hanno dato al mondo

una lezione di nonviolenza e di pacifismo. Hanno tenuto al

resto del mondo un corso di perfezionamento sulla rivolu-

zione nonviolenta. Ci hanno dato una prova, un'efficacia

dimostrativa che avrà conseguenze e ripercussioni. E alla

fine è doveroso evidenziare che i protagonisti sono stati

principalmente i giovani. Tutti i popoli, nei loro momenti

migliori, hanno contribuito al processo umano. Ringrazia-

mo e celebriamo queste rivoluzioni nonviolente perché

aprono il futuro all'intera umanità.

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La rivoluzione della nonviolenza

Focus a cura di Eugenio Bognanni

Page 13: Diabolus in Musica - Luglio

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Nel Risorgimento italiano: Clara Maffei e Carlo Tenca. La cultura per la

costruzione della coscienza nazionale

L a Contessa, così veniva chiamata a Milano Clara

Carrara Spinelli, moglie del poeta Andrea Maf-

fei, fu una grande donna del Risorgimento ita-

liano.

Era il 1834 quando nella sua abitazione in Via Monte Pietà

nacque il salotto letterario più celebre di tutta Italia che

per mezzo secolo fu centro di riunione di patrioti, letterati

e artisti italiani.

Colta e raffinata, Clara non era forse quella che comune-

mente si può definire una mente eccelsa ma, come scrisse

Raffaello Barbiera, il più noto dei suoi biografi: “la sua po-

tenza consisteva nell‟arte di ricevere bene(…)” sembrava

nata per ricevere, per guidare una conversazione eletta”. Il

suo salotto, frequentato da uomini di cultura del calibro di

Manzoni, D‟Azeglio, Hayez e Balzac, uscì ben presto

dall‟ambito provinciale e divenne noto in tutta Europa.

Carlo Tenca, mazziniano e giornalista di modesta condi-

zione sociale, negli anni Quaranta dell‟Ottocento si era

affermato con

il suo ingegno

negli ambienti

culturali colla-

borando con

vari giornali.

L‟incontro tra Il

giovane patrio-

ta e la Maffei

avvenne nel

‟44, tra i due

nacque un pro-

fondo legame

che ben presto

si rivelò essere altro

che una semplice amicizia. Alcuni anni dopo in-

fatti, la contessa prese la decisione di separarsi

dal marito che da sempre la trascurava e di legarsi

a Tenca, con il quale iniziò una storia d‟amore

nutrita di stima reciproca e collaborazione. Du-

rante l‟insurrezione del Quarantotto dal salotto

Maffei si organizzarono soccorsi e si distribuirono

aiuti ai caduti e fu proprio nei giorni immediata-

mente successivi alla rivolta che gli indirizzi di

quel circolo di eletti divennero più spiccatamente

politici. Quel luogo divenne punto di incontro dei

redattori della rivista culturale patriottica Il Cre-

puscolo, fondata e diretta da Tenca nel 1850. Il

giornale durò quasi un decennio e durante quegli

anni il suo direttore si impegnò nella promozione

di una coscienza culturale nazionale. Per Tenca

non esisteva letteratura slegata dall‟impegno civi-

le dunque, partendo da questa idea, si prodigò

per la diffusione di una cultura popolare a cui tut-

ti i cittadini dei diversi strati sociali potessero

accedere, con lo scopo di coinvolgerli direttamen-

te nel processo di unificazione nazionale. Dopo il

fallimento dell‟insurrezione del „53 e la caduta

dell‟astro Mazzini, il salotto cominciò a seguire

linee politiche più moderate, ma continuò ad es-

sere importante centro di discussione politica ed

intellettuale, da cui si irradiarono in tutta la Peni-

sola quelle idee patriottiche elaborate da scrittori

e uomini di cultura che, sfidando carceri e patibo-

li, infusero a poco a poco nelle masse il sentimen-

to della patria.

150 anni dalla nascita di uno Stato… storie di italiani

che vollero l’Unità a cura di Serena Fazi

Clara Carrara Spinelli

Carlo Tenca

Page 14: Diabolus in Musica - Luglio

Perché si forma l’arcobaleno?

Come fa un cantante a rompere i bicchieri?

Cosa sono i fulmini?

Un fenomeno un po' meno rassicurante

dell'arcobaleno, ma, comunque, affascinante,

è il fulmine. Si tratta di una scarica elettrica,

la stessa che fa funzionare i nostri elettrodo-

mestici a casa. Una scarica elettrica viene ge-

nerata quando vengono a trovarsi vicine delle

zone a diverso contenuto di energia. All'inter-

no delle nuvole ci sono miliardi di particelle

che in ogni secondo si urtano e ognuno di

questi urti fa crescere il valore di energia, così

da creare una situazione di instabilità tra le

nuvole e la terra. Quando la differenza di

energia tra le nuvole e la terra è abbastanza

grande, la scarica elettrica parte, ristabilendo

l'equilibrio.

Avete mai visto almeno nei film il soprano che intonando una nota riesce a rompere

un bicchiere? Beh, non è fantascienza, né un trucco cinematografico, si tratta di una

conseguenza di un fenomeno fisico chiamato risonanza. La materia è formata da tan-

te piccole particelle, gli atomi, animate da un continuo e incessante movimento di

oscillazione, detto agitazione termica. Il suono, prodotto dalle corde vocali del sopra-

no, crea un'onda sonora che aumenta l'oscillazione delle particelle di vetro fino al

punto di rottura dei legami che le tengono unite, così da causare la rottura del bic-

chiere.

L'arcobaleno è uno degli avvenimenti che fin da

bambini ha sempre suscitato in noi stupore e cu-

riosità. Questa meraviglia della natura non è altro

che un fenomeno di rifrazione della luce. Imma-

giniamo la luce come una corda attorcigliata su se

stessa, in cui ogni filamento di essa è un colore,

ed essendo attorcigliata, non riusciamo a vederne

i filamenti. Quando la luce colpisce le goccioline

d'acqua ogni filamento della corda viene srotolato

in una particolare direzione, così da permetterci

di distinguere ogni filamento e, quindi, ogni co-

lore.

Sai Perché….? Pagina 14

a cura di Gaetano Scebba

Page 15: Diabolus in Musica - Luglio

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StuzzicaMente

Frase: 3 , 7 , 10.

Rebus 1

Le otto persone indicate dalle lettere pronunciano contempora-

neamente, ma non nell'ordine, le seguenti frasi:

1. Perfetto! - 2. Prego, signori!... Il guardaroba è da questa parte

- 3. Consiglierò loro un vino d'annata, molto caro - 4. È il no-

stro miglior tavolo - 5. Io vorrei del pâté... - 6. Va bene qui,

cara? - 7. Che cosa desiderate? - 8. Niente affatto, Ugo! Ricor-

dati che sei ancora a dieta.

Sapreste assegnare a ciascuna persona la rispettiva

frase?

(Associate lettera e numero e seguite l'ordine alfabetico)

5 Enigma

Sudoku 2

3 Tre musicisti

I tre batteristi del complesso musicale suonano, in que-

sto momento, contemporaneamente i loro strumenti.

Tra quanti secondi li suoneranno di nuovo con-

temporaneamente per la prima volta, sapendo

che il primo musicista batte la sua batteria ogni 2 secon-

di, il secondo ogni 3 secondi e il terzo ogni 4 secondi?

4 Tre sorelle

Tre sorelle hanno un‟età complessiva pari a 75 anni. La

maggiore delle tre ha un‟età pari ai tre mezzi dell‟età

della minore delle tre. La sorella di mezzo ha cinque

anni in meno della sorella maggiore. Quanti anni ha la

sorella maggiore?

a cura di Giuseppe Siciliano

Page 16: Diabolus in Musica - Luglio

Associazione Culturale Musicale e di Volontariato “InArte” Corpo Bandistico “Santa Cecilia”

via Tripoli, 14 – 93013, Mazzarino (CL) tel: 320/6203069 - fax: 0934/383810

C.F: 90017800856 - P.IVA: 01773320856 sito web: www.bandamazzarino.it

e-mail: [email protected]

Fettuccine all’agrigentina

Ingredienti per 4 persone:

Fettuccine: 450 gr.

Mandorle (tritate): 200 gr.

Pancetta: 250 gr.

Pomodorini: 200 gr.

Olio extravergine d‟oliva: q.b.

Cipolla: q.b.

Sale: q.b.

Prezzemolo: q.b.

Noce moscata: q.b.

Vino bianco

PROCEDIMENTO

1) Fate soffriggere la cipolla con olio extravergine d‟oliva;

2) Aggiungete la pancetta, tagliata a listarelle e le mandorle tritate;

3) Fate rosolare il tutto e sfumate con del vino bianco;

4) Aggiungete i pomodorini tagliati a pezzi;

5) Sale e pepe in giuste quantità;

6) Cuocere a fuoco basso e, dopo dieci minuti circa, aggiungete del prezzemolo tritato e un pizzico di noce moscata;

7) Buttate la pasta in acqua bollente e salata e scolate al dente;

8) Fate saltare la pasta insieme alla salsa per due minuti, poggiatela sul piatto e decorate con le mandorle

rimanenti.

BUON APPETITO!!!

La ricetta dello Chef... a cura di Luigi Galati