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COVER STORY di Mario Villani La CRAVATTA Storia, tradizione e curiosità dell’accessorio che come pochi altri rappresenta un elemento di distinzione per l’uomo 8

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Page 1: di Mario Villani · volta l'idea da quello indossato dai mercenari croati durante la guerra dei “Trent'anni”. La cravatta, così come la conosciamo oggi, è quasi sicuramente

COVER STORYdi Mario Villani

LaCRAVATTA

Storia, tradizione e curiosità dell’accessorio che come pochi altri rappresenta un elemento

di distinzione per l’uomo8

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CCome la camicia, che da indumento

"intimo" com’era considerato nei tempi

antichi, è diventata con il trascorrere de-

gli anni sempre più importante fino a di-

ventare vero e proprio segno distintivo

di eleganza e raffinatezza; anche la cra-

vatta, nata inizialmente come semplice

fazzoletto, ha conquistato ben presto

un posto di rilievo nell’abbigliamento del-

l’uomo. Ornamento indispensabile all'ele-

ganza maschile, qualche volta adottata

anche dalle donne, esprime in modo

chiaro ed inequivocabile la personalità

e il gusto di chi la indossa.

L’uso della cravatta si può far risalire al-

l’epoca della Roma antica quando i solda-

ti delle legioni portavano legato intorno

al collo, un fazzoletto di stoffa per motivi

igienici o climatici, con il nome di " foca-

le". A onor del vero già gli antichi Egizi

erano soliti annodare un fazzoletto di

stoffa intorno al collo dei defunti per

proteggerli nell’aldilà. Molti secoli

dopo i francesi adottarono questo

" fazzoletto", mutuando a loro

volta l'idea da quello indossato

dai mercenari croati durante

la guerra dei “Trent'anni”.

La cravatta, così come

la conosciamo oggi,

è quasi sicuramente

un'invenzione del

popolo croato. La parola stessa "cravat-

ta" riporta la nazionalità di provenienza.

Rappresentava una sorta di “prova di fe-

deltà”, legato al collo dalle fidanzate

e dalle mogli ai loro promessi sposi

e ai loro mariti al momento del saluto pri-

ma della partenza degli amati per una

delle numerose guerre.

In modo simbolico, sigillava la promessa

di fedeltà di un uomo verso una donna.

Verso la prima metà del XVII secolo, i sol-

dati croati ebbero grande successo nelle

guerre e la cavalleria divenne famosa in

tutta Europa con il suo caratteristico ac-

cessorio, che divenne così un simbolo

i cultura ed eleganza tra la borghesia.

L'uso di quest’accessorio si diffonde

poco per volta anche nella vezzosa corte

di Versailles, seppur con le debite corre-

zioni di stile.

Nel ‘700 presso le corti, questo nuovo ac-

cessorio apprezzato anni prima dal Re

Sole, oltre ai merletti si arricchisce pro-

gressivamente di fiocchi blu e gialli.

Il primo è un colore diffusissimo fra i no-

bili, il secondo è invece destinato a rap-

presentare il potere.

Nel1661 Luigi XIV istituisce la carica

di "cravattaio" del re, gentiluomo cui era

assegnato il compito di aiutare il sovrano

ad abbellire e annodare la cravatta. Carlo

II importò successivamente in Inghilterra

quest’ultimo vezzo della moda. Solo dieci

anni più tardi, il nuovo accessorio con-

quistò tutta l’Europa, oltre alla maggior

parte delle colonie, compreso il nuovo

continente e proprio qui nel 1925, il cra-

vattaio americano Jesse Langdorsf brevet-

tò una cravatta lunga, meno sgualcita

e più stabile: nacque così la cravatta

come la conosciamo ora, confezionata

con tre segmenti di tessuto e tagliata

di sbieco. Generalmente la lunghezza

della cravatta si attesta intorno ai 150

cm, ma può arrivare sino a 165 cm. Tale

lunghezza è determinata da due elemen-

ti: l'altezza della persona che la indossa

e il tipo di nodo utilizzato. Il primo ele-

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mento influisce molto sulla lunghezza

della cravatta per permettere che, dopo

averla annodata, arrivi comunque all'al-

tezza della cintura dei pantaloni. Il secon-

do fattore influisce ancora di più, perché

un nodo complicato e con più “passaggi”

rispetto a uno semplice, richiederà più

parte della cravatta nel nodo stesso, ren-

dendola se troppo corta assolutamente

inelegante.

Il nodo, cardine e punto focale della cra-

vatta, è frutto di una creazione persona-

le, di un gesto quotidiano che, seppur

compiuto attenendosi a un preciso sche-

ma, da origine a una cravatta ogni volta

unica e identica solo a se stessa. Attra-

verso il modo di annodare la cravatta,

l’uomo esprime celatamente e maliziosa-

mente, la sua personalità. Ogni nodo ha

il proprio nome e la propria storia.

Durante il secolo scorso il nodo della cra-

vatta divenne molto importante, tanto

che furono addirittura pubblicati dei trat-

tati sui vari modi di annodare la cravatta.

Il gesto di annodare personalmente la

cravatta fu tenuto fin dall'inizio in grande

considerazione. Il nodo riveste un’impor-

tanza notevole per valorizzare la cravat-

ta; due cravatte identiche e annodate in

modo diverso possono apparire total-

mente differenti a seconda di come sono

sistemate in relazione al collo e agli altri

capi di abbigliamento. Per questo motivo

esistono molti modi di annodare la cra-

vatta. Alla fine degli anni novanta del se-

colo scorso, due ricercatori, Thomas Fink

e Yong Mao del Laboratorio Cavendish

dell'Università di Cambridge, hanno di-

mostrato attraverso modelli matematici

che una cravatta convenzionale ha esatta-

mente ottantacinque nodi possibili.

In questo modo sono anche stati scoperti

dei nuovi nodi, uno dei quali è stato ri-

battezzato "nodo Fink".

Questi sono alcuni dei nodi più usati:

Windsor, Americano, Inglese, Scapino,

Churchill, Bluff, Classico, Diagonale.

Parlando di nodi di cravatte non si può

non ricordare il nodo Oscar Wilde che

nella sua commedia ambientata alla fine

dell’800 "L'Importanza di Chiamarsi Erne-

sto" fa affermare a un suo personaggio

che "Una cravatta bene annodata è il pri-

mo passo serio nella vita."

Le cravatte possono essere realizzate in

due modi: il primo prevede la lavorazio-

ne in modo totalmente artigianale nella

quale vengono impiegati tessuti e mate-

riali pregiati per un prodotto di alta quali-

tà, il secondo attraverso lavorazioni mec-

canizzate e il cui risultato è un prodotto

standardizzato e molto commerciale.

La cravatta sartoriale di alto livello quali-

tativo è assolutamente e immediatamen-

te riconoscibile ed è frutto di un accurato

lavoro selettivo di materiali e tessuto

pregiato.

Strutturalmente la cravatta è composta

di tre parti principali: quella anteriore

detta 'pala' che è la parte più in vista; il

tassello ovvero la parte centrale e il codi-

no, che rappresenta la parte finale.

Il taglio del tessuto deve avvenire a

45°per evitare cedimenti delle trame del

tessuto stesso. Esistono vari tipi di taglio

secondo il modello prescelto; i modelli

più utilizzati sono comunque due: il tipo

lineare, dove i due lati scorrono equidi-

stanti per tutta la lunghezza della cravat-

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ta e il tipo a bottiglia dove i lati della cra-

vatta salgono paralleli e si raccordano

fino ad assottigliarsi proprio sotto il

nodo. Tecnicamente questa realizzazio-

ne, che riproduce la sagoma di una botti-

glia, permette di fare il nodo più stretto

e di mantenere una buona larghezza del-

la gamba grande, con un effetto armoni-

co. Le tre parti, pala, tassello e codino,

vengono unite tra loro attraverso un ac-

curato lavoro di cucitura; una volta unite

le tre sezioni, si sistema al centro della

pala e del codino una fodera e viene inse-

rita l'anima interna e cucita meccanica-

mente o manualmente per le cravatte sar-

toriali più pregiate Successivamente si

applicano le eventuali etichette o un pas-

sante costituito dallo stesso materiale

della cravatta. L'anima interna è un’in-

venzione relativamente recente, poiché si

è rilevata la necessità di poter usare tes-

suti più leggeri; come lana, viscosa po-

liestere e misti. I tessuti più usati per la

produzione di cravatte sono il “Brocca-

to”, tessuto di seta di grande pregio ese-

guito con telaio jacquard; i motivi del di-

segno risultano essere in leggero rilievo

sul fondo e sono ottenuti con l'impiego

in trama di filati in oro e argento, “Can-

giante”, tessuto di seta ad armatura taf-

fetà tinto in filo. Ordito e trama sono di

diverso colore e la prevalenza dell'uno o

dell'altro secondo la posizione produce

l'effetto cangiante. “Crèpe de Chine”, ca-

ratterizzato da una superficie increspata

ottenuta con un ordito di seta grezza

senza torsione. “Jacquard”, nome con

cui si disegnano tutti i tessuti operati

eseguiti con telaio munito di macchina

jacquard. Sono lavorati a jacquard tutti

i tessuti da cravatta decorate con motivi

in leggero rilievo. “Reps”, tessuti a coste,

in genere longitudinali di seta. “Twill”,

tessuto classico di seta eseguito a telaio

con filati grezzi, quindi tinto in pezza

e stampato successivamente.

Oggi l'Italia, si pone come paese leader

per la produzione di quest’accessorio,

soprattutto per quanto riguarda la fascia

medio-alta. Tutti i grandi stilisti “firmano”

le cravatte” ma consentitemi di citare un

nome per tutti: Marinella. Da Napoli al

collo degli uomini più importanti di tutto

il mondo. Dall’inaugurazione del negozio

avvenuta il 26 giugno 1914, due guerre

micidiali; tre sistemi di governo: liberale,

dittatoriale e democratico, tutto cambiato

e sconvolto, ma Marinella rimane al solito

posto per trasmettere il suo messaggio

di bon ton. le cravatte Marinella non te-

mono la moda, ma la fanno.

Nonostante i molteplici tentativi per farla

scomparire, la cravatta riesce a essere

sempre attuale poiché rappresenta uno

dei pochissimi elementi di distinzione

per un uomo, quel dettaglio che consen-

te di esprimere la propria personalità

e contemporaneamente soddisfare un

vezzoso bisogno di vanità e protagoni-

smo pur nella discrezione di indossare

un accessorio semplice. Il gesto quotidia-

no dell'annodarsi la cravatta assume un

significato simbolico e quasi magico.

Nell'immaginario maschile il nodo rap-

presenta l'unione, il matrimonio, la fedel-

tà, la fertilità e quindi la continuazione

della vita stessa vissuta sempre all’inse-

gna dell’eleganza.

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