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De Donatis: guardare a minoranze e periferie DI MICHELA ALTOVITI a chiave migliore «per leggere la società odierna con l’obiettivo di operare per il bene comune è guardare alle minoranze e alle periferie, quelle che il Vangelo chiama “le pietre scartate”» poiché sono «l’evidenza di un sistema che deve rivedere le sue priorità ponendo al centro la persona». È questo il cuore della relazione che il cardinale Angelo De Donatis ha tenuto giovedì, nella Giornata della memoria per le vittime delle mafie, intervenendo all’incontro sul tema “Esigenze di legalità, valori morali ed etica pubblica: fondamenti per costruire il bene comune in una società solidale”, promosso dal Gruppo di presenza cattolica della Corte dei conti. L’evento, che ha visto il porporato in dialogo con il procuratore della Repubblica di Roma Giuseppe Pignatone, si è svolto nell’aula delle Sezioni riunite della Corte dei Conti, a viale Mazzini. «Nella costruzione del bene comune – ha detto De Donatis –, il riferimento unico e irrimediabile rimane la persona, immagine e somiglianza di Dio, con la sua dignità» e fondamentale è «il rispetto dei principi di sussidiarietà, partecipazione e solidarietà», laddove «una società solidale è quella in cui ci sono diritti e doveri che, solo se rispettati e garantiti entrambi, impediscono la frammentazione e il disorientamento dei cittadini». Il cardinale ha individuato nei più giovani e nelle donne «dei protagonisti imprescindibili nella società odierna», applaudendo all’impegno dei primi, «scesi in piazza, la scorsa settimana, per la difesa del clima: sono stati uno stimolo incoraggiante e ci hanno richiamato alle nostre responsabilità di adulti». Ancora, «troppo spesso, oggi, le donne non sono messe nella condizione di contribuire al bene comune apportando alla società civile il loro contributo di creatività, sensibilità e lungimiranza». Citando poi il brano evangelico della lavanda dei piedi, il porporato ha letto nel gesto di Gesù ai propri discepoli durante l’Ultima cena un paradigma: «Etica – ha affermato – è anche scendere dai propri scranni e togliersi qualche mantello di troppo per incontrare l’altro là dove soffre e lavora, anche in quei cittadini di diversa provenienza, cultura e religione, favorendo la riconciliazione». Anche Giuseppe Pignatone, procuratore della Repubblica di Roma, ha fatto riferimento all’Ultima cena per introdurre la sua riflessione sul tradimento che, «come accadde a Gesù, è spesso opera di chi più ci sta vicino e collabora con noi». In particolare il magistrato ha condannato «quei pubblici funzionari, politici e magistrati che, collaborando con la mafia, tradiscono la società civile» non tanto e non solo «per paura ma primariamente per un calcolo di convenienza personale: è questa la triste verità». Questo legame «va spezzato – ha asserito con forza Pignatone –, dobbiamo prendere atto, ciascuno per il proprio ruolo, delle nostre personali responsabilità e non accettarlo come normale né tanto meno esterno e lontano da noi». Accanto all’impegno dello Stato «c’è quello dell’individuo con le scelte che compie – ha concluso il procuratore della Repubblica di Roma –: come diceva don Pino Puglisi, se ognuno si mettesse in gioco e rifiutasse di essere semplice spettatore, tutto sarebbe diverso». L Alla Corte dei Conti anche l’omaggio ai giovani scesi in piazza per la difesa del clima. Pignatone: spezzare il legame tra pubblici poteri e mafia E DITORIALE CLIMA E GIOVANI , OCCORRE TORNARE A PENSARE AL FUTURO DI SILVIA ROSSETTI er il “Friday for Future” le strade della città sono state invase da una fiumana umana, costituita prevalentemente da giovani e adolescenti determinati e pieni di energia positiva. Le nuove generazioni rivendicano il proprio preciso diritto di avere la possibilità di abitare un pianeta sano e non compromesso dalle scelleratezze di chi li ha preceduti. Forte il richiamo alla comunità mondiale, alla politica, all’industria e a tutti coloro che compiono condotte illecite e criminose ai danni dell’ambiente. Ma la manifestazione è stata, e deve esserlo, anche un richiamo ai singoli individui, tesa quindi a riconsiderare alcuni nostri comportamenti quotidiani che incidono a minare in maniera irreversibile la salute del pianeta. Come non pensare alle parole di Francesco che, appena qualche anno fa, nella lettera enciclica “Laudato si’”, ricordava come fossero «inseparabili la preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l’impegno nella società e la pace interiore». Al richiamo della piazza, pertanto, si deve accompagnare la riflessione che «un vero approccio ecologico diventa sempre un approccio sociale». Secondo papa Francesco la cultura ecologica «dovrebbe essere uno sguardo diverso, un pensiero, una politica, un programma educativo, uno stile di vita e una spiritualità che diano forma ad una resistenza di fronte all’avanzare del paradigma tecnocratico». Occorre «una coraggiosa rivoluzione culturale», «una conversione ecologica» che trovi la forza di opporsi anche alla deriva consumistica del nostro tempo. Essa non è altro che «il riflesso soggettivo del paradigma tecno-economico» in base al quale tutti sono portati a confondere la libertà individuale con la «pretesa libertà di consumare». La grave crisi in cui versa il nostro pianeta dovrebbe tradursi per tutti in nuove abitudini, la sfida diventa educativa e parte proprio dai giovani. Severe anche le parole del patriarca Bartolomeo che avverte: «La conversione – come pentimento o “metanoia” – comporta un ritorno a una visione d’integrità nel modo in cui conduciamo la nostra vita. Non possono esserci due maniere di comportarsi. La nostra predicazione e la nostra condotta non possono essere disconnesse. Oggi conosciamo l’alto prezzo che l’intera creazione paga quando il discorso politico è in conflitto con la nostra orante intercessione e quando i nostri interessi spirituali sono in contrasto con i nostri investimenti societari». Ai giovani che sono scesi in piazza ricordiamo l’importanza che alle parole seguano i fatti: impegno sociale e impegno privato. Il cambiamento siamo noi e il nostro modo di fare. Occorre riconsiderare il valore della sobrietà e attribuire alla moderazione dei consumi una possibile via d’uscita all’empasse. Il problema ecologico può diventare lo stimolo per un rinnovamento globale e spirituale delle persone e anche per una genuina nuova ricerca di senso. I giovani non possono non fermarsi a valutare con spirito critico le proprie abitudini alimentari, l’uso sconsiderato della tecnologia, la spropositata produzione individuale di rifiuti e la tendenza generale a non attribuire alle cose il giusto valore. Occorre anche sollecitare la sensibilità dei giovani a contestualizzare eventi e comportamenti dei singoli all’interno di un sistema. Occorre, infine, riscoprire il senso della lungimiranza, ovvero la capacità di dare prospettiva (e anche retrospettiva) alle nostre azioni. Tornare a pensare, in sostanza, in termini di futuro e progettazione. P Il Papa in Campidoglio segno dell’amore per Roma l’evento. Martedì prossimo terrà un discorso nell’Aula Giulio Cesare DI ANDREA ACALI distanza di dieci anni esatti un Pontefice torna in Campidoglio. Papa Francesco si recherà martedì prossimo a Palazzo Senatorio per incontrare l’amministrazione capitolina guidata da Virginia Raggi, in un momento particolarmente delicato: prima, l’arresto, con l’accusa di corruzione, del presidente dell’assemblea, Marcello De Vito, che avrebbe dovuto tenere anche un discorso a nome dei consiglieri nell’Aula Giulio Cesare; poi, l’iscrizione nel registro degli indagati, con la stessa accusa, dell’assessore Frongia, che ha rimesso le deleghe. La visita del Santo Padre suggella in maniera plastica la grande attenzione che il Vescovo di Roma ha per la Città eterna. A sei anni dalla sua elezione è vivido il ricordo della prima apparizione di Francesco dalla loggia di San Pietro e del breve discorso intriso di “romanità” con cui si rivolse ai fedeli presenti in piazza. Non fu che la prima di tante circostanze in cui il Papa ha sottolineato non solo il legame con la comunità cristiana di Roma ma anche con il tessuto civile della Capitale. Al di là delle udienze concesse agli amministratori in occasione del tradizionale scambio di auguri di inizio anno, Francesco ha fatto spesso riferimento a situazioni concrete che riguardano la vita della città. In particolare, ha riservato spesso un ruolo di primissimo piano a Roma nell’omelia del Te Deum di fine anno e nell’atto di venerazione all’Immacolata Concezione dell’8 dicembre. Il 31 dicembre 2014, ad esempio, si soffermò sul «grande dono» e sulla «grande responsabilità» che rappresenta «il vivere a Roma». Erano di poche settimane prima gli arresti legati all’inchiesta “Mondo di mezzo”. «Senz’altro le gravi vicende di corruzione, emerse di recente, richiedono una seria e consapevole conversione dei cuori per una rinascita spirituale e morale – disse il Papa – come pure per un rinnovato impegno per costruire una città più giusta e solidale, dove i poveri, i deboli e gli emarginati siano al centro delle nostre preoccupazioni e del nostro agire quotidiano. È necessario un grande e quotidiano atteggiamento di libertà cristiana per avere il coraggio di proclamare, nella nostra città, che occorre difendere i poveri, e non difendersi dai poveri, che occorre servire i deboli e non servirsi dei deboli!». Parole rivolte a tutti, certamente, ma che rappresentano un faro A per chi è chiamato a occuparsi della “cosa pubblica”. Oppure l’ultimo omaggio alla Vergine in piazza di Spagna, lo scorso 8 dicembre, quando il Santo Padre disse, nella sua preghiera alla Madonna: «Penso anche a una grazia ordinaria che fai alla gente che vive a Roma: quella di affrontare con pazienza i disagi della vita quotidiana. Ma per questo ti chiediamo la forza di non rassegnarci, anzi, di fare ogni giorno ciascuno la propria parte per migliorare le cose, perché la cura di ognuno renda Roma più bella e vivibile per tutti; perché il dovere ben fatto da ognuno assicuri i diritti di tutti. E pensando al bene comune di questa città, ti preghiamo per coloro che rivestono ruoli di maggiore responsabilità: ottieni per loro saggezza, lungimiranza, spirito di servizio e di collaborazione». Tra i predecessori di Francesco, il primo a recarsi in Campidoglio dopo la fine del potere temporale dei Papi fu san Paolo VI, accolto dal sindaco Dc Amerigo Petrucci il 16 aprile 1966. L’ultimo Pontefice che vi aveva messo piede era stato, un secolo prima, il beato Pio IX ma in circostanze ben diverse, come ricordò lo stesso Montini, che ribadì come non ci fosse per il potere temporale «alcun rimpianto, né alcuna nostalgia, né tanto meno alcuna segreta velleità rivendicatrice». La visita di san Giovanni Paolo II avvenne il 15 gennaio 1998, sindaco Francesco Rutelli. Il Papa polacco, alla vigilia del Grande Giubileo del 2000, con commozione nell’Aula Giulio Cesare richiamò Roma ad essere «all’altezza del glorioso passato» e poi salutò i romani sulla piazza disegnata da Michelangelo. L’ultimo a recarsi a Palazzo Senatorio fu Benedetto XVI il 9 marzo 2009, quando era sindaco Gianni Alemanno. All’inizio della grande crisi innescata dal fallimento della Lehman Brothers, pochi mesi prima, il Pontefice invitò alla collaborazione per aiutare chi si era trovato in condizioni di povertà e invitò Roma a «riappropriarsi della sua anima più profonda, delle sue radici civili e cristiane, se vuole farsi promotrice di un nuovo umanesimo che ponga al centro la questione dell’uomo riconosciuto nella sua piena realtà». Il programma della visita l programma della visita del Santo Padre in Campidoglio prevede l’arrivo alle 10.30. Ad accoglierlo sarà il sindaco di Roma, Vir- ginia Raggi; con lei si affaccerà dal balcone sui Fori ed avrà un colloquio privato. Dopo gli incontri con assessori, dirigenti, presi- denti dei gruppi e dei Municipi e la firma del Libro d’Oro capitolino, il Papa sarà ac- colto alle 11.30 nell’Aula Giulio Cesare do- ve si terranno i discorsi ufficiali, il saluto dei consiglieri e lo scambio di doni. Nell’occasione Raggi annuncerà l’istituzio- ne di una borsa di studio e l’intitolazione della Sala della Piccola Protomoteca alla Laudato si’, l’enciclica di Francesco. Prima di congedarsi, il Papa si affaccerà dalla log- gia del Palazzo Senatorio per salutare i ro- mani presenti in piazza e incontrerà una rappresentanza dei dipendenti capitolini con le famiglie. (An.Aca.) I la scheda Francesco e il sindaco di Roma Virginia Raggi Il cardinale De Donatis Pagine a cura della Diocesi di Roma Coordinamento editoriale: Angelo Zema Coordinamento redazionale: Giulia Rocchi Piazza San Giovanni in Laterano 6 00184 Roma - tel. 06.69886150 Abbonamento annuale Avvenire domenicale con Roma Sette (a domicilio o coupon edicola) 62 Per abbonarsi: N. Verde 800 820084 / Direzione vendite sede di Roma [email protected] Tel. 06.68823250 Fax 06.68823209 / Pubblicità: tel. 02.6780583 [email protected] Avvenire - Redazione pagine diocesane Piazza Carbonari 3 - 20125 Milano Tel. 02.67801 - fax 02.6780483 www.avvenire.it e-mail: [email protected] In evidenza ive Cristo, esperanza nuestra»: è questo l’in- cipit dell’esortazione apostolica post–sino- dale ai giovani che firmerà domani a Loreto. Il frut- to dell’assemblea sinodale dei vescovi tenutasi nel- l’ottobre scorso che aveva per tema: “I giovani, la fe- de e il discernimento vocazionale”. Il Papa la firmerà nella solennità dell’ Annunciazione del Signore, nel- la cittadina marchigiana, dove intende offrire alla Vergine Maria il documento conclusivo del Sinodo che sarà poi pubblicato successivamente e presenta- to in Vaticano con le consuete modalità alla stampa. Fabio Dal Cin, arcivescovo prelato di Loreto, che do- mani accoglierà il Papa, parla di «un evento storico» a proposito della firma di un documento post–sino- dale fuori da Roma e dal Vaticano. «Non so quali sia- no i motivi per cui il Papa abbia scelto Loreto, ma pen- so che la ragione principale sia il fatto che qui viene conservata la reliquia della casa di Nazaret, dove Ma- ria è cresciuta e che ha visto crescere Gesù. Lì ci sono due giovani speciali – insieme a San Giuseppe – che sono il riferimento fondamentale per tutti i giovani del mondo, credenti e anche non credenti». Certa- mente un segno dell’importanza che il Papa attri- buisce al documento e all’impegno della Chiesa ac- canto ai giovani. (A. Z.) V « Il «frutto» del Sinodo, domani firma a Loreto Missionari martiri De Donatis: maestri verso il Risorto a pagina 3 www.romasette.it Inserto redazionale di facebook.com/romasette twitter.com/romasette [email protected] Anno XLVI – Numero 12 – Domenica 24 marzo 2019

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De Donatis: guardare a minoranze e periferieDI MICHELA ALTOVITI

a chiave migliore «per leggere la societàodierna con l’obiettivo di operare per ilbene comune è guardare alle minoranze e

alle periferie, quelle che il Vangelo chiama “lepietre scartate”» poiché sono «l’evidenza di unsistema che deve rivedere le sue priorità ponendoal centro la persona». È questo il cuore dellarelazione che il cardinale Angelo De Donatis hatenuto giovedì, nella Giornata della memoria perle vittime delle mafie, intervenendo all’incontrosul tema “Esigenze di legalità, valori morali edetica pubblica: fondamenti per costruire il benecomune in una società solidale”, promosso dalGruppo di presenza cattolica della Corte deiconti. L’evento, che ha visto il porporato indialogo con il procuratore della Repubblica diRoma Giuseppe Pignatone, si è svolto nell’auladelle Sezioni riunite della Corte dei Conti, a vialeMazzini. «Nella costruzione del bene comune –ha detto De Donatis –, il riferimento unico eirrimediabile rimane la persona, immagine esomiglianza di Dio, con la sua dignità» e

fondamentale è «il rispetto dei principi disussidiarietà, partecipazione e solidarietà»,laddove «una società solidale è quella in cui cisono diritti e doveri che, solo se rispettati egarantiti entrambi, impediscono laframmentazione e il disorientamento deicittadini». Il cardinale ha individuato nei piùgiovani e nelle donne «dei protagonistiimprescindibili nella società odierna»,applaudendo all’impegno dei primi, «scesi inpiazza, la scorsa settimana, per la difesa delclima: sono stati uno stimolo incoraggiante e cihanno richiamato alle nostre responsabilità diadulti». Ancora, «troppo spesso, oggi, le donnenon sono messe nella condizione di contribuireal bene comune apportando alla società civile illoro contributo di creatività, sensibilità elungimiranza». Citando poi il brano evangelicodella lavanda dei piedi, il porporato ha letto nelgesto di Gesù ai propri discepoli durantel’Ultima cena un paradigma: «Etica – haaffermato – è anche scendere dai propri scranni etogliersi qualche mantello di troppo perincontrare l’altro là dove soffre e lavora, anche in

quei cittadini di diversa provenienza, cultura ereligione, favorendo la riconciliazione». AncheGiuseppe Pignatone, procuratore dellaRepubblica di Roma, ha fatto riferimentoall’Ultima cena per introdurre la sua riflessionesul tradimento che, «come accadde a Gesù, èspesso opera di chi più ci sta vicino e collaboracon noi». In particolare il magistrato hacondannato «quei pubblici funzionari, politici emagistrati che, collaborando con la mafia,tradiscono la società civile» non tanto e non solo«per paura ma primariamente per un calcolo diconvenienza personale: è questa la triste verità».Questo legame «va spezzato – ha asserito conforza Pignatone –, dobbiamo prendere atto,ciascuno per il proprio ruolo, delle nostrepersonali responsabilità e non accettarlo comenormale né tanto meno esterno e lontano danoi». Accanto all’impegno dello Stato «c’è quellodell’individuo con le scelte che compie – haconcluso il procuratore della Repubblica diRoma –: come diceva don Pino Puglisi, seognuno si mettesse in gioco e rifiutasse di esseresemplice spettatore, tutto sarebbe diverso».

L

Alla Corte dei Conti anche l’omaggioai giovani scesi in piazza per la difesadel clima. Pignatone: spezzare il legame tra pubblici poteri e mafia

E D I T O R I A L E

CLIMA E GIOVANI,OCCORRE TORNARE

A PENSARE AL FUTURO

DI SILVIA ROSSETTI

er il “Friday for Future” le stradedella città sono state invase dauna fiumana umana, costituita

prevalentemente da giovani eadolescenti determinati e pieni dienergia positiva. Le nuovegenerazioni rivendicano il propriopreciso diritto di avere la possibilitàdi abitare un pianeta sano e noncompromesso dalle scelleratezze dichi li ha preceduti. Forte il richiamoalla comunità mondiale, alla politica,all’industria e a tutti coloro checompiono condotte illecite ecriminose ai danni dell’ambiente. Mala manifestazione è stata, e deveesserlo, anche un richiamo ai singoliindividui, tesa quindi a riconsiderarealcuni nostri comportamentiquotidiani che incidono a minare inmaniera irreversibile la salute delpianeta. Come non pensare alleparole di Francesco che, appenaqualche anno fa, nella letteraenciclica “Laudato si’”, ricordavacome fossero «inseparabili lapreoccupazione per la natura, lagiustizia verso i poveri, l’impegnonella società e la pace interiore». Alrichiamo della piazza, pertanto, sideve accompagnare la riflessione che«un vero approccio ecologico diventasempre un approccio sociale».Secondo papa Francesco la culturaecologica «dovrebbe essere unosguardo diverso, un pensiero, unapolitica, un programma educativo,uno stile di vita e una spiritualità chediano forma ad una resistenza difronte all’avanzare del paradigmatecnocratico». Occorre «unacoraggiosa rivoluzione culturale»,«una conversione ecologica» che trovila forza di opporsi anche alla derivaconsumistica del nostro tempo. Essanon è altro che «il riflesso soggettivodel paradigma tecno-economico» inbase al quale tutti sono portati aconfondere la libertà individuale conla «pretesa libertà di consumare». Lagrave crisi in cui versa il nostropianeta dovrebbe tradursi per tutti innuove abitudini, la sfida diventaeducativa e parte proprio dai giovani.Severe anche le parole del patriarcaBartolomeo che avverte: «Laconversione – come pentimento o“metanoia” – comporta un ritorno auna visione d’integrità nel modo incui conduciamo la nostra vita. Nonpossono esserci due maniere dicomportarsi. La nostra predicazione ela nostra condotta non possonoessere disconnesse. Oggi conosciamol’alto prezzo che l’intera creazionepaga quando il discorso politico è inconflitto con la nostra oranteintercessione e quando i nostriinteressi spirituali sono in contrastocon i nostri investimenti societari». Aigiovani che sono scesi in piazzaricordiamo l’importanza che alleparole seguano i fatti: impegnosociale e impegno privato. Ilcambiamento siamo noi e il nostromodo di fare. Occorre riconsiderare ilvalore della sobrietà e attribuire allamoderazione dei consumi unapossibile via d’uscita all’empasse. Ilproblema ecologico può diventare lostimolo per un rinnovamento globalee spirituale delle persone e anche peruna genuina nuova ricerca di senso. Igiovani non possono non fermarsi avalutare con spirito critico le proprieabitudini alimentari, l’usosconsiderato della tecnologia, laspropositata produzione individualedi rifiuti e la tendenza generale a nonattribuire alle cose il giusto valore.Occorre anche sollecitare lasensibilità dei giovani acontestualizzare eventi ecomportamenti dei singoli all’internodi un sistema. Occorre, infine,riscoprire il senso della lungimiranza,ovvero la capacità di dare prospettiva(e anche retrospettiva) alle nostreazioni. Tornare a pensare, in sostanza,in termini di futuro e progettazione.

PIl Papa in Campidogliosegno dell’amore per Roma

l’evento.Martedì prossimo terrà un discorso nell’Aula Giulio Cesare

DI ANDREA ACALI

distanza di dieci anni esatti unPontefice torna in Campidoglio. PapaFrancesco si recherà martedì prossimo

a Palazzo Senatorio per incontrarel’amministrazione capitolina guidata daVirginia Raggi, in un momentoparticolarmente delicato: prima, l’arresto,con l’accusa di corruzione, del presidentedell’assemblea, Marcello De Vito, cheavrebbe dovuto tenere anche un discorso anome dei consiglieri nell’Aula Giulio Cesare;poi, l’iscrizione nel registro degli indagati,con la stessa accusa, dell’assessore Frongia,che ha rimesso le deleghe. La visita del SantoPadre suggella in maniera plastica la grandeattenzione che il Vescovo di Roma ha per laCittà eterna. A sei anni dalla sua elezione èvivido il ricordo della prima apparizione diFrancesco dalla loggia di San Pietro e delbreve discorso intriso di “romanità” con cuisi rivolse ai fedeli presenti in piazza. Non fuche la prima di tante circostanze in cui ilPapa ha sottolineato non solo il legame conla comunità cristiana di Roma ma anche conil tessuto civile della Capitale. Al di là delleudienze concesse agli amministratori inoccasione del tradizionale scambio di auguridi inizio anno, Francesco ha fatto spessoriferimento a situazioni concrete cheriguardano la vita della città. In particolare,ha riservato spesso un ruolo di primissimopiano a Roma nell’omelia del Te Deum difine anno e nell’atto di venerazioneall’Immacolata Concezione dell’8 dicembre.Il 31 dicembre 2014, ad esempio, sisoffermò sul «grande dono» e sulla «granderesponsabilità» che rappresenta «il vivere aRoma». Erano di poche settimane prima gliarresti legati all’inchiesta “Mondo di mezzo”.«Senz’altro le gravi vicende di corruzione,emerse di recente, richiedono una seria econsapevole conversione dei cuori per unarinascita spirituale e morale – disse il Papa –come pure per un rinnovato impegno percostruire una città più giusta e solidale, dovei poveri, i deboli e gli emarginati siano alcentro delle nostre preoccupazioni e delnostro agire quotidiano. È necessario ungrande e quotidiano atteggiamento dilibertà cristiana per avere il coraggio diproclamare, nella nostra città, che occorredifendere i poveri, e non difendersi daipoveri, che occorre servire i deboli e nonservirsi dei deboli!». Parole rivolte a tutti,certamente, ma che rappresentano un faro

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per chi è chiamato a occuparsi della “cosapubblica”. Oppure l’ultimo omaggio allaVergine in piazza di Spagna, lo scorso 8dicembre, quando il Santo Padre disse, nellasua preghiera alla Madonna: «Penso anche auna grazia ordinaria che fai alla gente chevive a Roma: quella di affrontare conpazienza i disagi della vita quotidiana. Maper questo ti chiediamo la forza di nonrassegnarci, anzi, di fare ogni giornociascuno la propria parte per migliorare lecose, perché la cura di ognuno renda Romapiù bella e vivibile per tutti; perché il dovereben fatto da ognuno assicuri i diritti di tutti.E pensando al bene comune di questa città,ti preghiamo per coloro che rivestono ruolidi maggiore responsabilità: ottieni per lorosaggezza, lungimiranza, spirito di servizio edi collaborazione». Tra i predecessori diFrancesco, il primo a recarsi in Campidogliodopo la fine del potere temporale dei Papifu san Paolo VI, accolto dal sindaco DcAmerigo Petrucci il 16 aprile 1966. L’ultimoPontefice che vi aveva messo piede era stato,un secolo prima, il beato Pio IX ma in

circostanze ben diverse, come ricordò lostesso Montini, che ribadì come non ci fosseper il potere temporale «alcun rimpianto, néalcuna nostalgia, né tanto meno alcunasegreta velleità rivendicatrice». La visita disan Giovanni Paolo II avvenne il 15 gennaio1998, sindaco Francesco Rutelli. Il Papapolacco, alla vigilia del Grande Giubileo del2000, con commozione nell’Aula GiulioCesare richiamò Roma ad essere «all’altezzadel glorioso passato» e poi salutò i romanisulla piazza disegnata da Michelangelo.L’ultimo a recarsi a Palazzo Senatorio fuBenedetto XVI il 9 marzo 2009, quando erasindaco Gianni Alemanno. All’inizio dellagrande crisi innescata dal fallimento dellaLehman Brothers, pochi mesi prima, ilPontefice invitò alla collaborazione peraiutare chi si era trovato in condizioni dipovertà e invitò Roma a «riappropriarsi dellasua anima più profonda, delle sue radicicivili e cristiane, se vuole farsi promotrice diun nuovo umanesimo che ponga al centrola questione dell’uomo riconosciuto nellasua piena realtà».

Il programma della visital programma della visita del Santo Padrein Campidoglio prevede l’arrivo alle 10.30.

Ad accoglierlo sarà il sindaco di Roma, Vir-ginia Raggi; con lei si affaccerà dal balconesui Fori ed avrà un colloquio privato. Dopogli incontri con assessori, dirigenti, presi-denti dei gruppi e dei Municipi e la firmadel Libro d’Oro capitolino, il Papa sarà ac-colto alle 11.30 nell’Aula Giulio Cesare do-ve si terranno i discorsi ufficiali, il saluto deiconsiglieri e lo scambio di doni.Nell’occasione Raggi annuncerà l’istituzio-ne di una borsa di studio e l’intitolazionedella Sala della Piccola Protomoteca allaLaudato si’, l’enciclica di Francesco. Primadi congedarsi, il Papa si affaccerà dalla log-gia del Palazzo Senatorio per salutare i ro-mani presenti in piazza e incontrerà unarappresentanza dei dipendenti capitolinicon le famiglie. (An.Aca.)

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la scheda

Francesco e il sindaco di Roma Virginia Raggi

Il cardinale De Donatis

Pagine a cura della Diocesi di Roma Coordinamento editoriale: Angelo Zema Coordinamento redazionale: Giulia Rocchi Piazza San Giovanni in Laterano 6 00184 Roma - tel. 06.69886150

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In evidenza

ive Cristo, esperanza nuestra»: è questo l’in-cipit dell’esortazione apostolica post–sino-

dale ai giovani che firmerà domani a Loreto. Il frut-to dell’assemblea sinodale dei vescovi tenutasi nel-l’ottobre scorso che aveva per tema: “I giovani, la fe-de e il discernimento vocazionale”. Il Papa la firmerànella solennità dell’ Annunciazione del Signore, nel-la cittadina marchigiana, dove intende offrire allaVergine Maria il documento conclusivo del Sinodoche sarà poi pubblicato successivamente e presenta-to in Vaticano con le consuete modalità alla stampa.Fabio Dal Cin, arcivescovo prelato di Loreto, che do-mani accoglierà il Papa, parla di «un evento storico»a proposito della firma di un documento post–sino-dale fuori da Roma e dal Vaticano. «Non so quali sia-no i motivi per cui il Papa abbia scelto Loreto, ma pen-so che la ragione principale sia il fatto che qui vieneconservata la reliquia della casa di Nazaret, dove Ma-ria è cresciuta e che ha visto crescere Gesù. Lì ci sonodue giovani speciali – insieme a San Giuseppe – chesono il riferimento fondamentale per tutti i giovanidel mondo, credenti e anche non credenti». Certa-mente un segno dell’importanza che il Papa attri-buisce al documento e all’impegno della Chiesa ac-canto ai giovani. (A. Z.)

Il «frutto» del Sinodo,domani firma a Loreto

Missionari martiriDe Donatis: maestriverso il Risortoa pagina 3

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Anno XLVI – Numero 12 – Domenica 24 marzo 2019

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Il significato della “24 Ore per il Signore”, giuntaalla sesta edizione. Sarà aperta da papa Francescovenerdì 29 marzo alle 17 nella Basilica vaticanaNumerose le chiese aperte per le confessioni

to dispersivo – spiega la Caritas –,in cui le forme di carità vissuta a li-vello locale sono molte e in tantiambiti con istituti religiosi, confra-ternite, movimenti ecclesiali e as-sociazioni, sarebbe importante chein ogni parrocchia, espressione i-stituzionale della Chiesa locale, ve-nissero fatte conoscere tali formededicando uno spazio al terminedella Messa, attraverso una testi-monianza». Nei giorni seguenti, fi-no al 6 aprile, la Caritas proponedei percorsi esperienziali per far vi-vere a parrocchie, scuole e gruppi iluoghi della solidarietà nel proprioterritorio. Mense, comunità e altreopere segno promuoveranno degliincontri aperti alle comunità par-rocchiali e alle realtà del quartiere.Un invito molto libero nelle formeche ogni comunità riterrà più op-portune: incontri conviviali, espe-

omenica prossima, 31 mar-zo, la Diocesi di Roma vivràl’esperienza della Giornata

della carità. Si tratta di un’occasio-ne particolare, durante il tempo diQuaresima, in cui gli animatori par-rocchiali – operatori della carità, ca-techisti, educatori – sono invitati asensibilizzare le comunità con segniconcreti di condivisione. La Caritasdiocesana invita le parrocchie ad a-nimare le celebrazioni eucaristichecon due momenti significativi. An-zitutto una colletta con cui soste-nere le iniziative del progetto «Co-me in cielo così in strada» che vedeimpegnata la Diocesi di Roma nel-l’accoglienza straordinaria di 140senza dimora. Un’altra iniziativaproposta dall’organismo diocesanoè la presentazione di un’esperienzadi carità che si vive nel territorioparrocchiale. «In un contesto mol-

D rienze spirituali, servizi di volonta-riato, sostegno economico. Lunedì 1 aprile, alle ore 10, l’ap-puntamento è alla Cittadella dellacarità “Santa Giacinta” (via Casili-na Vecchia, 19). Il 3 aprile, alle 16,un incontro è in programma al cen-tro di accoglienza “Santa Bakhita”ad Acilia (via delle Case Basse, 48).Giovedì 4 aprile gli incontri si ter-ranno nel Poliambulatorio alla Sta-zione Termini alle ore 15 (via Mar-sala, 97); nel centro di prima acco-glienza minori alle ore 15.30 (viaVenafro, 30 – Metro B Santa Mariadel Soccorso); nella mensa “Ga-briele Castiglion” ad Ostia alle ore18 (Lungomare Toscanelli, 176). Il5 aprile, alle ore 20, alla Cittadelladella Carità si terrà la Via Crucis coni diaconi della Diocesi presiedutada Massimo Soraci, vicedirettoredella Caritas.

Suor Anna e la danza«davanti al Signore»

er noi la gioia della danza è un modoper esprimere la Parola, incarnandola

nei nostri movimenti. È dire, senza bisogno diparole, la buona notizia che Dio è Amore e hamandato il suo Figlio unigenito nel mondoperché noi avessimo la vita per mezzo suo».Parole di suor Anna Nobili nella parrocchia SanTommaso Moro, prima dell’esibizione “Danzaredavanti al Signore” con quattro allieve della“Holy dance”, la scuola di danza modernacristiana che ha aperto nel 2008 a Palestrina eche oggi ha sedi distaccate in diverse città. Èstato il primo appuntamento del ciclo di«annuncio pasquale» che la parrocchiapropone per la Quaresima. Suor Anna, cheappartiene all’ordine delle Suore operaie dellaSanta Casa di Nazareth, ha 49 anni e unpassato in cui si esibiva come cubista nellediscoteche più alla moda di Milano.Emozionante la lunga preghiera da lei recitatainginocchiata davanti alla scena dellacrocifissione realizzata dalle altredanzatrici.(M.A.)

P«Giornata della carità, segni concreti di condivisione

DI MICHELA ALTOVITI

rano davvero tanti i fedeli e inparticolar modo i papà, alcunianche con i loro figli, che martedì

scorso gremivano la piccola chiesa di SanGiuseppe dei Falegnami, ai piedi delCampidoglio, riaperta eccezionalmenteper l’intera giornata, a 7 mesi dal crollodi parte del soffitto, in occasione dellafesta del papà, nella solennità del santo acui è intitolata.«È bello vedere questa chiesa ancorapiena, seppure con le impalcature e inuna situazione precaria – ha detto ilvescovo Daniele Libanori, rettore dellaChiesa, introducendo la celebrazione –,proprio nel giorno della memorialiturgica del padre putativo di Gesù, incui, per tradizione, tanti romani sonosempre venuti qui a pregare. Speriamo diriportarla agli antichi splendori presto e

di riaprirla regolarmente tra qualchemese».La preghiera ha preso la forma di unaliturgia della Parola, presieduta dalcardinale titolare della chiesa FrancescoCoccopalmerio, presidente emerito delPontificio Consiglio per i testi legislativi,che nella sua omelia ha sottolineato«come il Signore sappia realizzaresempre cose belle anche dalle ferite,come quella del crollo di questo luogodi culto che oggi è ancora più conosciutoe più amato».Commentando il Vangelo di Matteo, ilporporato ha analizzato la figura di sanGiuseppe: «È stato per Gesù un veropapà, colui che gli ha donato ladiscendenza reale, lo ha difeso dallapersecuzione di Erode, lo ha nutrito conil suo lavoro e lo ha educato, avendoperfino problemi con lui quando,adolescente, rimase da solo al Tempio di

Gerusalemme». Soprattutto, «Giuseppeha introdotto Gesù alla fede – hacontinuato Coccopalmerio –,insegnandogli a mettere Dio al centro eal primo posto, per fare sempre la suavolontà» e anche oggi, quale «patronodella Chiesa universale, Giuseppe èpadre di tutti noi, specialmente dei papàe delle mamme impegnate a crescere ipropri figli; per questo chiediamo la suaintercessione affinché sia vero esempio emodello nell’azione educativa dellenuove generazioni». Quindi, dopo un momento di silenzio emeditazione e la recita della preghieradel Padre nostro, la speciale benedizionea tutti i papà presenti: «Signore dei tempi– ha pregato il cardinale –, dona lorofortezza nella responsabilità e saggezzanell’educazione affinché siano esempi digiustizia, fede e verità per i figli».Al termine della liturgia, animata da

alcuni elementi del Coro della Diocesi diRoma, alle porte della chiesa che sorgesopra al carcere mamertino sono statidistribuiti i tradizionali bignè di sanGiuseppe, donati da due pasticcerie dellacittà; le offerte raccolte per i dolcisaranno destinate in parte ad alcunipapà bisognosi e in parte ai lavori direstauro. A tutti i fedeli è stata inoltre consegnatauna cartolina con l’immagine dellestatue della Madonna e del Bambino delcassettonato della chiesa, ritrovate tra lemacerie, a fine agosto, in posizionefrontale: l’una guarda l’altro,sovrastandolo, quasi a sua protezione.Prima della celebrazione, invece,l’Orchestra Arcobaleno dell’Istitutocomprensivo via delle Carine avevaproposto un breve saggio intonando unamelodia siciliana di orazione allaMadonna e un valzer di Tchaikovsky.

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La liturgia di Coccopalmerionella chiesa colpita dal crolloLibanori: speriamo di riaprirla regolarmente tra qualche mese

Fisichella: «C’è semprebisogno di perdono»DI ANDREA ACALI

giunta alla sesta edizione la“24 Ore per il Signore”, la“maratona penitenziale” pro-

mossa dal Pontificio consiglio perla promozione della nuova evan-gelizzazione che sarà aperta da pa-pa Francesco venerdì 29 marzo al-le 17 nella Basilica vaticana.Saranno numerose le chiese a-perte per pregare e accostarsi al-la confessione, in prossimità del-la IV domenica di Quaresima,detta “laetare”.Al presidente del Pontificio Consi-glio, l’arcivescovo Rino Fisichella,chiediamo quanto bisogno c’è diperdono oggi.«Direi che c’èsempre bisognodi perdono per-ché il perdono èil segno dell’a-more. Una co-munità, una so-cietà dove non sivivesse il perdo-no, in qualchemodo avrebbedimenticato l’o-rizzonte dell’a-more. Dall’altra parte, questa man-canza potrebbe far pensare di es-sere in una condizione di perfe-zione. Invece – sottolinea il presu-le – non siamo perfetti, per cui ilnostro relazionarsi, tra noi e con glialtri, è segnato anche dal nostro li-mite, dalle nostre contraddizioni equindi dal nostro peccato. Ho let-to l’indagine appena fatta da Ipsosin cui si chiedeva qual è una dellecose più rare da trovare e credo checirca il 70% degli intervistati abbiarisposto l’amore. Il bisogno del per-dono si collega inevitabilmente dauna parte con la condizione per-sonale che ciascuno di noi vive, cheè quella del limite e del peccato, edall’altra con una ricerca, un biso-gno di amore che è capace di arri-vare anche al perdono». Di fronte agli scandali emersi direcente, non c’è il rischio di un

Ècrollo di fiducia nella Chiesa e diconseguenza nel sacramento del-la Riconciliazione?Che ci sia un crollo di fiducia pen-so sia inevitabile ma soprattuttoda parte di persone che ci cono-scono poco. Sono sempre piùconvinto che le persone vicine al-la comunità cristiana, che cono-scono direttamente i sacerdoti, vi-vono una reazione diversa. Que-sto però richiede una responsabi-lità ancora maggiore a noi sacer-doti e ai credenti in genere: avereuno stile di vita coerente e conse-quenziale con la vocazione rice-vuta. Forse per quelli che sono piùlontani e hanno più bisogno di e-

vangelizzazionelo scandalo di-venta veramen-te inciampoall’accoglienzadel Vangelo.Però qui ritornaancora di più iltema della puri-ficazione attra-verso cui laChiesa, con laparola profeticadi papa France-

sco, invita a una via di recupero,di credibilità determinata anchedalla testimonianza forte e dal ri-chiamo alla santità, che non puòmai mancare.L’anno scorso ci fu l’adesionedei cappellani delle carceri. Inquesta edizione sono previstenovità particolari? Non solo continua l’iniziativa nel-le carceri ma si estenderà agli o-spedali. Ad esempio, al San Gio-vanni ci sono già gli avvisi per la ce-lebrazione. L’iniziativa si estendesempre di più, quando si parla coni vescovi e i sacerdoti nel mondoc’è subito un’accoglienza positiva».Lei ha detto che i missionari del-la misericordia sono una conti-nuità concreta del messaggio del-l’anno giubilare. Quale sarà il lo-ro ruolo quest’anno nella “24 O-re per il Signore”?

Il missionario della misericordia èuna figura che deve essere capacedi accogliere, deve saper esprime-re in maniera molto coerente quel-lo che è il motto della 24 Ore diquest’anno, “Neppure io ti con-danno”. Posso dire che nella po-sta dei giorni scorsi ho trovato duerichieste di vescovi per altri mis-sionari: più gli ordinari prendonoconsapevolezza della loro impor-tanza e più ne richiedono. Que-st’anno in Italia sono stati invita-ti dall’Ispettorato generale a met-

tersi a disposizione per animarel’iniziativa nelle carceri. Prossi-mamente uscirà l’annuario deimissionari che sarà inviato a tuttii vescovi perché possano il piùpossibile servirsi di loro per ani-mare celebrazioni o predicare ri-tiri. È un ministero che continuain maniera proficua e posso an-che annunciare che quest’anno imissionari avranno degli incontridi riflessione a livello nazionale:in Italia dovrebbe avvenire tra set-tembre e ottobre».

L’iniziativa si allarga agliospedali. Ruolo confermatoper i missionari dellamisericordia. Il presule:richiesta una responsabilitàmaggiore ai sacerdotie ai credenti in genere

ondate a Roma dai santi edai grandi profeti dei se-coli scorsi, oggi le confra-

ternite sono chiamate ad at-tualizzare il carisma che le hagenerate. Il cardinale vicarioAngelo De Donatis venerdì 15marzo, presiedendo la liturgiapenitenziale delle confraterni-te nella rettoria di Sant’Antonioda Padova, ha offerto ai tantilaici appartenenti ai sodalizidiocesani una serie di suggeri-menti per tradurre nella Romadi oggi le proprie forme di ca-rità, di annuncio, di evange-lizzazione. Tanti i partecipan-ti, ognuno con indosso il pro-prio abito confraternale.Il cardinale vicario ha spiega-to loro che esistono numero-se e attualissime formule peresprimere il carisma originarioche ha generato le confrater-nite, nate nei secoli scorsi perassistere i pellegrini, i malati, imoribondi, per occuparsi del-le sepolture dei corpi. Perconformarsi alla società odier-na è tempo per le confraterni-te di «strutturare un itinerariodi riflessione sul carisma difondazione, per riconciliarsicon il loro passato, con le lo-ro radici, con il loro statuto difondazione», ha affermato ilporporato, rimarcando che an-che oggi a Roma ci sono pelle-grini, moribondi che soffronoda soli, salme che «vanno al ci-mitero senza una preghiera».È necessario, quindi, mettersial passo con i tempi, e alleconfraternite chiamate per vo-cazione ad assistere i malatiha consigliato di recuperare illoro carisma originario visi-tando gli ospedali. «Chi erachiamato ad assistere i mori-bondi – ha proseguito De Do-

natis – oggi può fare aposto-lato nelle anticamere delletante sale di rianimazione, do-ve i parenti si disperano e vi-vono la morte come una con-danna senza appello. Chi erachiamato a seppellire i mortipuò offrire il suo tempo per lacura pastorale delle celebra-zioni delle esequie nelle cap-pellanie dei cimiteri o nellechiese parrocchiali. Nella miaesperienza di ministero – hadichiarato – la celebrazione li-turgica dei funerali spesso è lapiù desolata delle celebrazio-ni, non ci sono cantori, né let-tori, né ministranti».Nella sua meditazione il vica-rio ha evidenziato che a Romale confraternite sono tuttora«una grande risorsa della co-munità diocesana perché e-sprimono una presenza evan-gelizzatrice che si affianca allapastorale ordinaria». Nelle par-rocchie di appartenenza i con-fratelli e le consorelle testimo-niano il proprio battesimo inmodo concreto, esplicito e vi-sibile attraverso l’abito che in-dossano. Proprio alla luce del-la vocazione battesimale il car-dinale ha voluto che l’incontrocon le confraternite avesse laforma di una celebrazione del-la misericordia di Dio.Per padre Giuseppe Midili, in-caricato diocesano per le con-fraternite, «è stato un bel mo-mento per ritrovarsi insieme.L’impegno profuso da ogniconfraternita nella propriaparrocchia di appartenenzava di pari passo con il lavoroavviato dalla diocesi, con laquale collaborano in modotrasversale».

Roberta Pumpo

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Confraternite, De Donatis:carisma al passo con i tempi

La festa con i papà a San Giuseppe dei Falegnami

2 Domenica24 marzo 2019

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La veglia a San Bartolomeo all’Isola. De Donatis:«Debitori nei confronti dei testimoni della fede»La commovente testimonianza del monacoscampato al sequestro e al massacro di Tibhirine

DI LAURA GALIMBERTI

n banchetto, sempre imbanditodi ricche vivande»: così don W-ladimiro Bogoni, guanelliano,

parroco dal 2010 di San Giuseppe al Trion-fale e prefetto della XXXII Prefettura, defi-nisce la sua comunità. Tante le proposte, apartire dall’attività educativa per bambinie ragazzi con la scuola, materna ed ele-mentare, e l’ oratorio ricco di iniziative for-mative, sportive, di accoglienza. Circa 70 ibambini accompagnati ogni anno alla pri-ma comunione, 35 i cresimati.Ed è la misericordia la chiave per com-

prendere il cammino comune: «Desideria-mo una carità capace di trasfigurare le si-tuazioni di disagio», spiega don Wladimi-ro, che sogna «una parrocchia samaritana,casa fra le case, in sinergia con le altre co-munità e la Caritas».Tre i progetti sperimentati dalla comunità,a cominciare dall’accoglienza e l’integra-zione delle profughe dal 2015 al 2018. «Dueall’anno le ragazze accolte – racconta Bo-goni –. Un percorso che ha permesso la lo-ro regolarizzazione dal punto di vista am-ministrativo e sanitario. Sostenute dai vo-lontari hanno ripreso a studiare l’italianoper il conseguimento della licenza mediae a frequentare corsi di cucina, taglio e cu-cito o di segreteria. Diverse erano laureate».Notevoli le difficoltà per la ricerca del po-sto di lavoro. «Molte hanno saputo adat-tarsi, recuperando autonomia e inserendosinel contesto sociale». «In poche parole horipreso a sognare», conferma Christine, pro-veniente dal Togo, a nome delle altre.

Da dicembre la comunità è coinvolta nelprogetto emergenza freddo. «Ogni anno lacittà improvvisa una risposta per 8 milasenza fissa dimora – denuncia Bogoni –.Abbiamo voluto nel nostro piccolo fare unpasso in più». Così la parrocchia ha messoa disposizione alcuni locali e la Caritas dio-cesana ha fornito letti e materiale necessa-rio. La comunità si è attivata per la puliziadella biancheria, reperire il materiale perl’igiene personale, fornire la colazione almattino e, spesso, per la cena. «Un’espe-rienza – spiega Mario, uno dei volontari –che ha permesso di integrarli nella comu-nità, condividendone le storie, conoscen-done i problemi. Ad aprile i nostri 4 amiciinizieranno a lavorare in alcune imprese epotranno affittare una stanza».In cantiere infine il progetto “Quartieri so-lidali”, partito già in 6 parrocchie. «Unquartiere come villaggio e non come ag-gregato di individui anonimi», sottolinea.Assistenza domiciliare leggera, compagnia,

aiuto nelle pratiche burocratiche, tele–soc-corso, fino agli over 65 promotori di la-boratori in parrocchia. Il servizio sarà at-tivo tutto l’anno.Un’attenzione al territorio e ai servizi do-miciliari che fu dello stesso Don Guanel-la agli inizi delle sue opere, attraverso isuoi religiosi e religiose. Fu lui, incorag-giato da San Pio X, a desiderare forte-mente, in quella borgata dimenticata datutti, la nascita della parrocchia, costruitatra il 1908 e il 1912.Nella stessa direzione oggi continua l’ope-ra della comunità, che ha festeggiato neigiorni scorsi la solennità del patrono sanGiuseppe. «Vogliamo aiutare gli uomini ariscoprire sempre più la figura del Padremisericordioso», conclude Bogoni. Negliultimi anni è nato anche il gruppo “DeusPater”. Oltre 60 le persone che ne fannoparte. Due incontri al mese «per tornare acustodire e stare accanto all’altro con at-tenzione d’amore».

Martiri,maestriche indicanoil Risorto

Nella comunità dei guanellianiaccoglienza e integrazione delleprofughe, aiuto ai senza dimora,il progetto “Quartieri solidali”

Al Trionfale il sogno di una «parrocchia samaritana»

L’arrivo del santo il 28 settembresarà il momento culminantedelle celebrazioni per i 40 annidella parrocchia a lui intitolata

DI MICHELA ALTOVITI

rriva al termine di due mesi diriflessione comunitaria sulla storiadella parrocchia la visita pastorale

di questa mattina del cardinale vicarioAngelo De Donatis alla comunità di SanGiuseppe da Copertino, nel quartieredella Cecchignola. «In vista deifesteggiamenti di ottobre per i 40 annidalla fondazione – spiega il parroco donPaolo Pizzuti –, in questi primi mesi del2019 abbiamo cominciato a prepararcifacendo memoria della nostra storia,

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invitando i sacerdoti che fin dall’iniziohanno guidato questa comunità». Ilprogramma dei festeggiamenti è in via didefinizione ma un momento già stabilitoe «davvero importante – prosegue ilparroco – sarà quello dal 28 settembre al13 ottobre, quando la salma del nostropatrono giungerà da Osimo, nelleMarche, dove san Giuseppe morì nel1663 e sarà nella nostra chiesa per lavenerazione dei fedeli». Questa mattina,prima di celebrare la Messa delle 10.30, ilcardinale De Donatis, che sarà accoltodalla banda parrocchiale, incontrerà ibambini e i ragazzi del catechismo che sistanno preparando a ricevere ilsacramento della comunione e dellaconfermazione nonché quelli dei gruppidel post–cresima. Quella giovanile è«una bella realtà su cui investiamo molto– racconta don Pizzuti –: il cammino difede non si interrompe con i sacramenti

ma i ragazzi sono chiamati ad attività diservizio in parrocchia, chi nel coro, chicome ministrante, chi come animatoreed educatore dei più piccoli,specialmente nel tempo estivo con ilGrest». Anche Edoardo, da 5 anniresponsabile con la moglie Elisabetta delgruppo delle famiglie, sottolinea quantosia «importante far sentire i nostri figliprotagonisti e non solo utenti», facendovivere loro la parrocchia «come luogodomestico e abituale». La pastoralefamiliare è curata dal parroco e prevedeappuntamenti mensili per la lettura e ilcommento di alcuni testi del Magistero,come l’esortazione apostolica AmorisLaetitia di Papa Francesco. Non mancanoi momenti di fraternità tra i quali «lafesta della famiglia di metà febbraio: èl’occasione – continua Edoardo – peraprirsi a tutte le famiglie del nostroterritorio che magari vediamo a Messa

settimanalmente ma conle quali non è semprepossibile instaurare unavera relazione». L’aperturaall’altro è un trattodistintivo di questaparrocchia che «ha unaforte sensibilità caritativa –dice Mario, referente deglioperatori della Caritasparrocchiale –: il nostroCentro di ascolto è apertodue giorni a settimana e cerchiamo didare il nostro aiuto lavorando in rete coni Servizi sociali del comune». Oltre alladistribuzione di pacchi–viveri e vestiarioe la consulenza per la gestione dipratiche burocratiche, alcuniparrocchiani «avvocati, piscologi emedici – aggiunge il volontario –,mettono gratuitamente a disposizione leloro competenze». La parrocchia ha

Il corpo di Giuseppe da Copertino alla Cecchignola

anche adottato a distanza 150 bambinicon un progetto legato alle missionibrasiliane dei Frati minori conventualicui la parrocchia è stata inizialmenteaffidata per 25 anni. C’è per questo lapresenza di una fraternità francescanaoltre a quella dei carismatici di GesùRisorto e degli Apostoli di Gesù e Maria.Tre i cori parrocchiali tra cui quello deibambini, i “Cantori della gioia”.

DI ROBERTA PUMPO

martiri del nostro tempo sono «testimonidella nuova Gerusalemme». Uomini e don-ne, religiosi e laici, cristiani di tutte le con-

fessioni che, trovando forza solo nella preghiera,aderendo radicalmente alle beatitudini evan-geliche, hanno dedicato la propria vita alla ca-rità e al dialogo per la pace diventando «pietred’inciampo» di chi vuole ferire i più fragili.Così il cardinale vicario Angelo De Donatis inuna gremita basilica di San Bartolomeo all’Isola,santuario dei nuovi martiri, dove giovedì seraha guidato la veglia di preghiera in memoriadei martiri missionari dei nostri tempi.Accanto a lui i vescovi ausiliari Ruzza,Lojudice e Ricciardi. Una iniziativa organizzata alla vigilia del-la Giornata per i missionari martiri – chela Chiesa celebra oggi – dalla diocesi di Ro-ma, attraverso Caritas, Centro per la coo-perazione missionaria tra le Chiese e Uf-ficio Migrantes, insieme alla Comunità diSant’Egidio (rappresentata dal presidenteImpagliazzo e dal fondatore Riccardi). Laliturgia è stata preceduta da un pellegri-naggio partito dalla basilica di Sant’Ana-stasia, vicina ai luoghi in cui «le prime ge-nerazioni cristiane hanno sofferto».Oltre 300 i fedeli che hanno partecipatoalla processione, tra i quali un nutritogruppo di suore cinesi provenienti dalnord della Cina che vivono a Roma daquattro anni per motivi di studio e svolgonola loro missione in varie parrocchie della Ca-pitale, insieme a rappresentanti delle diverseconfessioni cristiane. L’ascolto della Parola diDio, la lettura di alcune meditazioni e la re-cita del Rosario missionario hanno accom-pagnato i pellegrini fino alla basilica sull’iso-la Tiberina, nella quale il parroco di Santa Ma-ria in Trastevere, monsignor Marco Gnavi, e

il rettore di San Bartolomeo, don Angelo Ro-mano, hanno scandito i nomi di quanti, inquesti ultimi anni, hanno offerto la propriavita per il Vangelo in America Latina, in Afri-ca, in Medio Oriente, negli altri territori del-l’Asia, in Oceania e in Europa.Nel 2018 nel mondo sono stati uccisi 40 mis-sionari, 35 dei quali sacerdoti, quasi il doppiorispetto ai 23 del 2017. Le vittime più recentisono don Clement Rapuluchukwu Ugwu, uc-ciso in Nigeria, e padre Toussaint Zoumaldé, as-sassinato in Camerun, i cui corpi sono stati tro-vati il 20 marzo. Per ogni nome è stata accesauna candela mentre quattro crocifissi sono sta-

ti portati in processione all’altare, in rappre-sentanza dei quattro continenti. All’inizio della veglia è stata trasmessa la vi-deo–testimonianza di frère Jean Pierre Schu-macher, unico sopravvissuto dei due scampatial sequestro e poi al massacro di Tibhirine, inAlgeria, raccolta in Marocco da don Stefano Ca-scio, parroco di San Bonaventura a Torre Spac-cata. La notte tra il 26 e il 27 marzo 1996 set-

te monaci trappisti furono sequestrati dal loromonastero e uccisi il 21 maggio seguente. I re-ligiosi, insieme al vescovo Piérre Claverie e adaltri 11 testimoni della fede, sono stati beatifi-cati l’8 dicembre del 2018 ad Algeri.Al centro della testimonianza dell’anziano mo-naco, la decisione – con l’altro confratello scam-pato padre Amédée, scomparso nel 2008 – dirimanere «sempre insieme, qualsiasi cosa fos-se accaduta, determinati a portare avanti la no-stra vocazione di presenza con i musulmani,proseguendo con lo stesso spirito di Tibhiri-ne». Nell’intervista rilasciata il 28 febbraio aMidelt il monaco ha ricordato la notte del se-

questro, notte in cui «il tronco è stato de-capitato». Parlando del perdono ha ag-giunto che «c’è un perdono molto diffici-le tra cristiani e musulmani, da entrambele parti un perdono rispetto al male».Una testimonianza «commovente», l’hadefinita il cardinale vicario, perché han-no dimostrato «un immenso amore per ilpopolo, fino ad arrivare ad amare il ne-mico», come testimonia nel suo testa-mento padre Christian de Chergé, il prio-re dell’abbazia. Per il porporato, «abbiamo un debito neiconfronti dei testimoni della fede» i qua-li, «nell’umiltà e generosità della loro vi-ta e della loro morte, ci richiamano al mi-stero della passione, morte e risurrezionedi Cristo in un tempo lacerato dalle divi-sioni, ferito da violenze e conflitti».

In questa Quaresima il cardinale vicario ha in-vitato a guardare loro come «maestri, com-pagni di strada verso la risurrezione dell’u-manità che ritrova in loro la somiglianza conDio. Abbiamo ascoltato la voce dei martiricontemporanei, ripartiamo da qui e il primosegno è la pace che viene da Dio per annun-ciare al mondo intero che il male può esserevinto dal bene».

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La chiesa di San Giuseppe al Trionfale

Sopra e in basso due momenti della veglia a San Bartolomeo. Nella foto piccola la processione verso la basilica

La chiesa di San Giuseppe da Copertino

3Domenica24 marzo 2019

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l 19 marzo 1869, in una piccola stanzadi via delle Zoccolette, furono accolte e

curate quattro bambine malate, le primepiccole pazienti dell’ospedale Bambino Ge-sù che martedì ha compiuto 150 anni. “Ilfuturo è una storia di bambini” lo sloganscelto per festeggiare l’anniversariodell’«ospedale del Papa», le cui celebra-zioni si sono aperte il 19 marzo alla pre-senza del presidente della Repubblica Ser-gio Mattarella, del segretario di Stato vati-cano Pietro Parolin, del presidente dellaRegione Lazio Nicola Zingaretti e del sin-daco di Roma Virginia Raggi.

Oggi l’ospedale è una struttura al serviziodei bambini e degli adolescenti di tutto ilmondo grazie a missioni internazionali epresto si arricchirà «di un nuovo prontosoccorso al Gianicolo e di un Centro per lacura dei tumori e i trapianti a VillaPamphilj», come annunciato dal sindacoRaggi, oltre che di un Centro per le cure pal-liative pediatriche a Palidoro, come affer-mato dalla presidente del Bambino GesùMariella Enoc.Un «punto di riferimento» per Roma, l’I-talia e diversi Paesi del mondo, l’ha defi-nito il presidente Mattarella, che ha visi-tato l’interno della sede di San Paolo Fuo-ri le Mura e l’area dei laboratori di ricer-ca, in particolare quello di genomica. U-na struttura «all’avanguardia e di grandepregio» dove è percepibile «l’entusiasmodei giovani ricercatori», ha aggiunto il pre-sidente della Repubblica ringraziandopersonale medico, infermieristico e tutti

coloro che a vario titolo lavorano nell’o-spedale.Portando il saluto e la benedizione di Pa-pa Francesco il cardinale Pietro Parolin haposto l’accento sul fatto che l’ospedale Pe-diatrico Bambino Gesù «si distingue per es-sere solidale con chi soffre e per essere ef-ficace nel soccorso prestato», evidenzian-do che la tutela e la promozione della vi-ta passano dal curare tutti «ricchi o pove-ri, giovani o adulti».La Chiesa, ha proseguito, rivolgerà semprela sua attenzione ai malati tutelando e met-tendo al centro gli ultimi e in questo con-testo il Bambino Gesù è «espressione del-la Chiesa cattolica, il cui orizzonte è, perdefinizione, universale. Se il nostro sguar-do non fosse indirizzato verso le periferiedel mondo, non risponderemmo alla no-stra vocazione».Dal porporato l’invito a rispettare la di-gnità del malato e a «coniugare l’azione

del “curare” la malattia con quella di “pren-dersi cura” di tutto il paziente, della suapersona e del suo mondo affettivo, rela-zionale, psicologico e anche spirituale». Ilsegretario di Stato ha ricordato inoltre chenegli anni l’ospedale pediatrico ha offerto«il suo contributo alla crescita della sanitàitaliana» e oggi rappresenta «una delle ec-cellenze a livello europeo e mondiale».Un servizio di cura, quello offerto dal Bam-bino Gesù, che va di pari passo con la ri-cerca, ha spiegato Mariella Enoc, ricor-dando i 400 progetti di ricerca, le 250 spe-rimentazioni, i 13mila pazienti “rari” se-guiti e le 16 nuove malattie identificatenell’ultimo anno. Per festeggiare anchequesti successi in campo medico la ceri-monia si è svolta nella sede dei laboratoridedicati alle indagini genetiche e cellula-ri: un «centro di ricerca pediatrica tra i piùgrandi a livello europeo».

Roberta Pumpo

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L’Opera romana pellegrinaggi apre al Libano

eremo di Sant’Antonio e il mona-stero di Saint Charbel, la città feni-cia di Byblos e quelle bibliche di Si-

done e Tiro. L’Opera romana pellegrinaggiha inserito il Libano nei cataloghi del 2019e per inaugurare il nuovo itinerario ha por-tato nei giorni scorsi nel Paese dei Cedri ungruppo di giornalisti, operatori della co-municazione e responsabili di pellegrinaggidi altre diocesi italiane.Guidato da monsignor Remo Chiavarini,amministratore delegato dell’Orp, e dadon Walter Insero, direttore dell’Ufficiocomunicazioni sociali del Vicariato, delgruppo fa parte il direttore dell’Ufficio Cei

per la pastorale del tempo libero, del tu-rismo e dello sport don Gionatan De Mar-co. La conclusione del viaggio è stata se-gnata dall’incontro con il patriarca maro-nita Bechara Rai.«Conoscere la storia di un Paese significacomprenderne meglio la realtà», sottolineamonsignor Chiavarini, spiegando che «fa-re un pellegrinaggio non è tanto fare turi-smo religioso, ma costruire ponti». Soprat-tutto in un Paese dove, ricorda il sacerdo-te, «convivono pacificamente persone di 18diverse fedi religiose, di cui 12 cristiane».Occasione del viaggio è anche la parteci-pazione del gruppo all’inaugurazione del-la prima chiesa di rito latino di tutto il Li-bano, all’interno del Settore Ovest della Ba-se Unifil di Shama, a guida italiana. La chie-sa, intitolata a Maria Decor Carmeli e SanGiovanni XXIII, è stata dedicata lunedì conuna Messa presieduta dall’ordinario mili-tare per l’Italia Santo Marcianò.La nuova chiesa sarà «una casa tra le case

della gente che vuole aiutare questa na-zione – sottolinea Marcianò nell’omelia –, terra di grande bellezza e apertura acco-gliente, ad essere casa nella quale regni lapace». Millecento i soldati italiani a Shama,a cui sono affidati, rimarca l’ordinario, «ilmonitoraggio e il controllo della cessazio-ne delle ostilità, l’assistenza alla popola-zione locale, il supporto alle Forze armatelibanesi, progetti di cooperazione civile emilitare».Con una superficie grande due volte quel-la della Liguria e una popolazione di circaquattro milioni di abitanti, il Libano ospi-ta oltre un milione e mezzo di rifugiati, pa-lestinesi e, per la maggioranza, siriani. Ilnunzio apostolico Jospeh Spiteri riflette sul-la situazione con i giornalisti italiani: «De-sideriamo tutti un rientro organizzatoreben fatto per i siriani nella loro terra», e as-sicura che «certamente Papa Francesco èmolto vicino al popolo libanese».Nel Paese convivono drusi e maroniti, sun-

niti e sciiti. I ristoranti e gli hotel prendo-no il posto delle case bombardate duranteil recente conflitto con Israele. Giovani don-ne dal capo velato vanno a pregare sullatomba di Saint Charbel, il più grande san-to libanese. Nei centri storici delle città, lamoschea sorge a due passi dalla chiesa or-todossa e da quella maronita, mentre il pro-fumo di spezie si diffonde dai bistrot e dal-le caffetterie.C’è voglia di ricominciare, anche rilan-ciando il turismo. Il presidente della Re-pubblica, il generale Michel Aoun, riceve ilgruppo italiano. Stringe la mano a tutti.A Chiavarini dice: «Vi ringraziamo per a-ver visitato il Libano. Avete visto che il Li-bano è in pace, ed è un Paese molto ospi-tale». Davvero questa nazione «sta trovan-do strade di convivenza che sono di e-sempio per il mondo intero», osserva donRemo, «ed è un esempio da cui tutti a-vremmo da imparare».

Giulia Rocchi

’L

Ruzza: lavoro degno e più umano

L’ex premier ospite allaCittadella della Caritasper un dialogo con i giovanisulla politica organizzatoda Azione cattolica e Acliin occasione dellapresentazione del suo libro«La nostra crisi è dentroil mondo occidentale, cheè stato il centro del mondo»e ora ha il problemadi «come porsi». Riflessionesul ruolo dell’Italia

obbiamo ragionare sugli scenari delmondo dei prossimi decenni e su qua-

le scelta fare. Abbiamo davanti due strade. I sin-goli Paesi europei possono essere da soli nelmondo e decidere se stare più con gli ameri-cani o più con i cinesi, perché le dinamiche de-mografiche ed economiche lo imporranno. Op-pure, facendo un’Europa unita e forte sui va-lori, essere in grado di esercitare una “opzio-ne europea” sapendo che è completamente di-versa se non opposta al modo di vivere e allefilosofie americana e cinese».Lo ha detto l’ex presidente del Consiglio En-rico Letta in un dialogo con i giovani sulla po-litica tra Italia ed Europa, tra passato e futu-ro, organizzato da Azione cattolica e Acli e o-spitato venerdì 15 marzo dalla Cittadella del-la Carità Santa Giacinta in occasione dellapresentazione del suo libro “Ho imparato”(Ed. Il Mulino).Un incontro introdotto dal vescovo Gianrico

D« Ruzza e segnato inevitabilmente da due even-ti contrapposti avvenuti nella stessa giornata:le manifestazioni dei giovani in tutto il mon-do contro i cambiamenti climatici e la stragenelle moschee in Nuova Zelanda.«Entrambi – ha ricordato Letta – hanno avutocome protagonisti personaggi bianchi e occi-dentali». Eventi che «raccontano in fondo chela nostra crisi è tutta dentro il mondo biancooccidentale, che è stato il centro del mondo»e ora si affaccia a «un mondo diverso, nuovo»e ha il problema di «come porsi».Il ruolo dell’Italia, secondo Letta, rischia peròdi essere marginale dopo le prossime elezioni:«I partiti al governo si posizioneranno nella mi-noranza, che nel Parlamento di Strasburgo difatto ha solo diritto di tribuna, perché la mag-gioranza resterà ai partiti pro–Europa nei qua-li la presenza italiana rischia di essere debo-lissima».

Andrea Acali

DI ROBERTA PUMPO

giovani, il lavoro necessario e il dono delcreato: questi i temi al centro della vegliadi preghiera diocesana per il mondo del la-

voro celebrata lunedì scorso al Centro servi-zi dell’Acea, in un ambiente “laico”, per met-tere in risalto che la Chiesa «vuole andare fuo-ri, dove c’è la quotidianità». Parole del vesco-vo ausiliare Gianrico Ruzza, che ha presiedu-to la celebrazione sul tema “Per dare speran-za” davanti alle rappresentanze dell’associa-zionismo impegnato nel settore. La liturgia ha dato il via alla seconda edizio-ne del cantiere “Generiamo lavoro”, percor-so formativo completamente gratuito ideato

per i giovani dai 18 ai 30 anni, il cui primoincontro formativo è fissato per lunedì 8 a-prile. Un’iniziativa è promossa dall’Ufficioper la pastorale sociale della diocesi di Romae dalle Acli di Roma, in collaborazione conAzione cattolica diocesana, Cisl di Roma eRieti, Confcooperative Roma, Ucid Roma, M-lac, Mcl e Centro Elis, con il sostegno della Re-gione Lazio e del ministero del Lavoro. Tra ipresenti alla veglia, oltre a numerosi giovani,i rappresentanti dei vertici e dei dipendenti diAcea. Durante la sua meditazione, Ruzza si èsoffermato sulla dignità dellavoro, sulla sua umanizza-zione e sull’armonia con ilcreato. Riprendendo le paro-le di Papa Francesco, il ve-scovo ha rimarcato che «unasocietà che non produce la-voro non dà spazio alla di-gnità delle persone» e ha spie-gato che è compito dei cri-stiani rivolgere questo «ri-chiamo a tutti i responsabilidella vita politica perché ci siapiù lavoro per tutti, soprat-tutto per i giovani». La man-canza di prospettive per il fu-turo infatti crea, in modo par-ticolare tra le giovani genera-zioni, una «depressione stri-sciante» che non può lasciareindifferenti. I cristiani devonoinoltre impegnarsi per far sìche il lavoro sia umano, non

Isottragga troppo tempo alla famiglia e che irapporti negli ambienti lavorativi siano ispi-rati al rispetto e alla stima reciproca. «Il lavo-ro deve essere sopportabile e umano – ha det-to ancora Ruzza –. Non bisogna recarsi sul po-sto di lavoro con l’angoscia ma con la consa-pevolezza di fare qualcosa di utile». Infinel’invito a fare il possibile per preservare il crea-to. Il lavoro, ha spiegato il presule, è l’ele-mento centrale «per poter aprire un dialogofra istituzioni per la tutela dell’ambiente».Non è più possibile «procrastinare le deci-sioni per far tornare il creato alla sua armo-nia originaria. I danni fatti nel passato sonoirreversibili, possiamo evitare di farne ulte-riori», ha concluso ricordando la grande mo-bilitazione mondiale per il “Global strike forfuture”. Don Francesco Pesce, incaricato dio-cesano per la pastorale sociale, ha evidenzia-to che i ragazzi oggi hanno bisogno di spe-ranza e «abbiamo il dovere di non spegnere iloro sogni. La gioventù ha bisogno di essereaccolta, stimolata e non giudicata». E questoè uno degli obiettivi di “Generiamo lavoro”,che, come ha ricordato Lidia Borzì, presiden-te delle Acli di Roma, è «una scuola perma-nente che vuole aiutare i giovani a far emer-gere i propri talenti». Come accaduto a Gio-vanna, che ha partecipato alla prima edizio-ne del percorso formativo e ha fatto del suohobby un lavoro a tutti gli effetti. Tirando lesomme sulla prima edizione, Borzì si dice«molto soddisfatta». Sono stati raggiunti «ot-timi risultati e i partecipanti ora hanno un’oc-cupazione». Il progetto, «divenuto un impe-gno» grazie ad una rete di associazioni chevede in prima fila la Chiesa di Roma, si arti-cola in dieci incontri suddivisi in un ciclo dilaboratori. Si terranno ogni lunedì a partiredall’8 aprile nella Sala di via della Madonnadei Monti 41, dalle 16.30.

La celebrazione segna l’avviodel cantiere “Generiamo lavoro”per gli under 30 promossada pastorale sociale e AcliCiclo di laboratori dall’8 aprileOttimi risultati dalla I edizione

La veglia di preghiera all’Acea con le realtàdell’associazionismo. Il vescovo invoca misureper l’occupazione, soprattutto per i giovaniLa Chiesa? «Andare fuori, nella quotidianità»

«Serve un’Europa unita e forte nei valori», il monito di Letta

La «Bibbia dell’amicizia»brei e cristiani insieme per commentare la Scrittura.È quanto accaduto con “La Bibbia dell’Amicizia.

Brani della Torah–Pentateuco commentati da ebrei ecristiani” (Ed. San Paolo), presentata lunedì al PontificioIstituto Biblico. L’amore per la Parola di Dio e l’amiciziatra ebrei e cristiani sono le due spinte che hanno datovita al progetto, come spiegano i due coautori, MarcoCassuto Morselli, presidente della Fondazione Amiciziaebraico–cristiana, e padre Giulio Michelini, presidedell’Istituto Teologico di Assisi. L’opera, composta daintroduzioni di carattere generale e ad ognuno dei primicinque libri della Bibbia e da 35 commenti esegetici dipassi scelti, dà voce a diverse tendenze interpretative,sia in ambito ebraico che cristiano, grazie all’apporto distudiosi ebrei di più tradizioni, religiosi e laici, e cristianidi varie confessioni. (R. C.)

E

dialogo

Varata la nuova propostaChiavarini: «Costruire ponti»Inaugurata la prima chiesadi rito latino nel Paese dei cedri

Il capo dello Stato ospiteall’apertura delle celebrazioniper i 150 anni del nososcomiocon Parolin, Raggi, Zingaretti

Mattarella: Bambino Gesù ospedale all’avanguardia

I resti di Byblos

5Domenica24 marzo 2019

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Page 6: DI ILVIA segno dell’amore per Roma · a chiave migliore «per leggere la società odierna con l’obiettivo di operare per il bene comune è guardare alle minoranze e alle periferie,

6 Domenica24 marzo 2019facebook.com/diocesiroma twitter.com/diocesidiroma instagram.com/diocesidiroma

celebrazioniMESSA IN MEMORIA DI PADRE MARIANODA TORINO. Mercoledì 27 marzo, alleore 18, monsignor Gianrico Ruzza,vescovo ausiliare per il settore Centroe segretario generale del Vicariato,presiederà la solenne celebrazione inoccasione del 47° anniversario deltransito del venerabile padre Marianoda Torino. La liturgia si terrà nellachiesa dell’Immacolata Concezione(via Veneto 27). La liturgia saràanimata dai giovani post–novizicappuccini dell’Italia Centrale.

A SANTA DOROTEA LA “24 ORE PER ILSIGNORE”. Venerdì 29 marzo, con lacelebrazione eucaristica presieduta damonsignor Gianrico Ruzza, vescovoausiliare e segretario generale delVicariato, si aprirà alle ore 21, nellaparrocchia di Santa Dorotea (via diSanta Dorotea 23), la liturgia delle “24Ore per il Signore”. Tema sceltoquest’anno “Neppure io ti condanno”.Dalle ore 22 è in programmal’adorazione eucaristica durante laquale i fedeli avranno la possibilità diconfessarsi. L’evangelizzazione distrada sarà animata dalla comunità“Gesù Ama”. Sabato 30 dalle ore 8 alleore 17.30 è prevista l’Adorazioneeucaristica animata dalla confraternitadi Sant’Antonio di Padova. Alle ore 18si terrà la Messa conclusiva presideutadal parroco di Santa Dorotea, fraUmberto Fanfarillo.

MESSA IN SUFFRAGIO DEL VESCOVOCLEMENTE RIVA. A 20 anni dalla mortedi monsignor Clemente Riva, vescovoausiliare di Roma, rosminiano, padreVito Nardin, preposito generaledell’istituto della carità, sabato 30marzo alle ore 18.30, presiederà unaMessa nella chiesa di San Carlo alCorso.

incontriAL PARCO DI VIA DELLA MISTICA LA FESTADELLA PRIMAVERA. Oggi dalle 10.30alle 16.30 domenica all’insegna deldivertimento, del movimento e delmangiare bene al parco Tutti Insiemedi via della Mistica. La giornatadedicata in particolar modo ai piùpiccoli, è stata organizzata incollaborazione con la NazionaleItaliana Cantanti, Rrg Italia, Acli Romae Us Acli Roma, Spqr Grillers BbqTeam, Mozao – Street Food &Banqueting.

A GESÙ DIVIN MAESTRO SI RIPERCORRELA STORIA DELLA CHIESA. Da domani, eper cinque lunedì, dalle 18.30 alle20.30, lo storico Pier Luigi Guiducci,relazionerà sulla storia della Chiesa inepoca moderna. L’iniziativa promossadal Centro di teologia per laici si terràpresso la parrocchia Gesù DivinMaestro (via Vittorio Montiglio, 18).

ACSE, A SANT’IGNAZIO LOJUDICE,ZANOTELLI E LUCANO. L’Associazionecomboniana servizio emigranti eprofughi (Acse) promuove l’incontro“Accoglienza che rigenera” che si terràlunedì 25 alle 19 a Sant’Ignazio diLoyola. Interverranno monsignorPaolo Lojudice, vescovo ausiliare diRoma padre Alex Zanotelli,missionario comboniano, eDomenico Lucano, sindaco di Riace.Modera padre Venanzio Milani,presidente dell’Acse.

I “RITRATTI DI SANTI” A SANTA MARIADELLA VITTORIA. Tornano a Roma i“Ritratti di santi”, tre letture, spunto dimeditazione prima della Pasqua,dedicate alla santità e affidate alla vocedi attori. Nella prima lettura, lunedì25 marzo, alle ore 21, il regista e attoreGiulio Base legge la vita di don OresteBenzi, il sacerdote di Rimini sempre inprima linea nella battaglia contro laprostituzione e la tratta delle schiave efondatore della Comunità PapaGiovanni XXIII. La lettura dellemeditazioni, basate su testi di padreAntonio Maria Sicari, sarà intervallatadalle musiche di Katia Catarci.

SEMINARIO CLINICO SUI DISTURBIDELL’ALIMENTAZIONE E DELLANUTRIZIONE. Martedì 26 marzo alleore 10 nell’auditorium Giovanni PaoloII dell’Università europea di Roma (viadegli Aldobrandeschi 190), si terrà ilseminario “Coloriamo l’Italia di lilla2019” sui disturbi dell’alimentazione edella nutrizione.

INAUGURAZIONE CORO LIGNEORESTAURATO DELLA BASILICA DI SANMARCO. Dopo tre mesi di lavori, adopera di un’equipe di ebanisti erestauratori di opere lignee, torna alsuo splendore il coro ligneo dellabasilica di San Marco. L’inaugurazionesi terrà martedì 26 marzo alle 18.30alla presenza del cardinale vicarioAngelo De Donatis, titolare di SanMarco in Campidoglio. I lavori direstauro sono stati seguiti dall’altasorveglianza della Soprintendenzaspeciale archeologica Belle Arti epaesaggio di Roma.

MEDITAZIONE CRISTIANA, «ILDISCERNIMENTO PER UN CAMMINO DILIBERTÀ». Secondo incontro diQuaresima dedicato alla formazionebiblica su «Modelli di discernimentoper le scelte di oggi». Al Centro diformazione alla meditazione cristiana(Cfmc) di via della Tribuna di SanCarlo, 9, giovedì 28 marzo, dalle 18monsignor Gianrico Ruzza, vescovoausiliare e segretario generale delVicariato, parlerà de «Il discernimentoper un cammino di libertà». Per info:[email protected].

culturaAL CINEFORUM PER I SACERDOTI IL FILM“SEGNI. I MIRACOLIEUCARISTICI”.Lunedì 25 marzo alle ore20, nel teatro del Seminario RomanoMaggiore, sarà proiettato “Segni”, undocumentario di Matteo Ceccarelli suimiracoli eucaristici realizzato sottol’egida del Dicastero per laComunicazione della Santa Sede. Neldocumentario si parla anche delmiracolo avvenuto a Buenos Airesquando Bergoglio era vescovo dellacittà.

PRESENTAZIONE LIBRI/1: “ASCOLTO, VIAAL DIALOGO”. Martedì 26 marzo alleore 21, nella sala “Andrea Pozzo” dellachiesa di Sant’Ignazio di Loyola, saràpresentato il libro “Ascolto, la via aldialogo” del magistrato Adriano Patti.Oltre all’autore interverranno ilgesuita padre Francesco Pecori Giraldie l’avvocato Antonella Anselmo.

PRESENTAZIONE LIBRI/2: “IL BAMBINOGESÙ UN UNICUM NEL PANORAMA DELLASANITÀ”. Mercoledì 27 marzo alle17.30 nella Sala Marconi di PalazzoPio (Piazza Pia, 3) la Libreria EditriceVaticana, Dicastero per laComunicazione della Santa Sede,presenta il volume di RossanaRuggiero “Il Bambino Gesù ununicum nel panorama della sanità. Lanatura giuridica dell’ospedale”.Intervengono fra Giulio Cesareo,responsabile editoriale della LibreriaEditrice Vaticana; Mariella Enoc,presidente del Bambino Gesù;monsignor Giorgio Corbellini,presidente dell’Ufficio del Lavoro dellaSede Apostolica; monsignor JuanIgnacio Arrieta Ochoa de Chinchetru,segretario del Pontificio Consiglio peri Testi Legislativi; Gian Piero Milano,promotore di Giustizia del Tribunaledello Stato della Città del Vaticano.Modera il giornalista Ignazio Ingrao.

PRESENTAZIONE LIBRI/3: “FRANCESCO DIPAOLA UN EREMITA NEL MONDO”.Venerdì 29 marzo alle ore 19 nellabasilica di Sant’Andrea delle Fratte saràpresentato il libro del giornalista di LaRepubblica Paolo Rodari “Francesco diPaola, un eremita nel mondo”(Rubbettino Editore) con laprefazione di padre FrancescoMarinelli. Oltre all’autore sarannopresenti all’incontro padre FrancescoTrebisonda, parroco di Sant’Andreadelle Fratte, e padre Giacomo d’Orta,assistente generale dei Minimi.Moderatrice della serata AnnamariaTerremoto, giornalista Rai.

A SAN GIOVANNI BATTISTA DE ROSSI“L’EDUCAZIONE PASSA DAL NOI”. La XIXprefettura e il gruppo editoriale CittàNuova promuovono l’incontro“L’educazione passa dal noi. Relazioniin famiglia, tra generazioni, nellacomunità ecclesiale. In rete per lacittà” che si svolgerà venerdì 29 marzoalle ore 19 nel teatro della parrocchiaSan Giovanni Battista de Rossi in viaCesare Baronio, 127. Il saluto inizialeè affidato al parroco e prefetto dellaXIX Prefettura, don Mario Pecchielan.Sara Fornaro, caporedattrice diCittanuova.it, modereràl’appuntamento.

I MUSEI VATICANI ESPONGONO IL “SANGIROLAMO NEL DESERTO”. In occasionedelle celebrazioni organizzate per iciquecento anni dalla morte diLeonardo Da Vinci (1452–1519), ilGovernatorato dello Stato della Cittàdel Vaticano e la direzione dei MuseiVaticani offrono al grande pubblico lapossibilità di ammirare il “SanGirolamo nel deserto”, unica operadell’artista presente nelle CollezioniPontificie, all’interno di uno spazioesclusivamente dedicato e con accessogratuito. Fino al 22 giugno 2019, ilcelebre dipinto, solitamente custoditonella Pinacoteca Vaticana, saràospitato nel Braccio di Carlo Magno dipiazza San Pietro per essere adisposizione di pellegrini, turisti ecultori dell’arte. Potrà essere ammiratolunedì, martedì, giovedì, venerdì esabato dalle ore 10 alle ore 18 (ultimoingresso alle ore 17.30), il mercoledìdalle 13,30 alle 18 (ultimo ingressoalle ore 17.30). La domenica e durantele festività religiose l’esposizionerimarrà chiusa. L’allestimento è statoideato per favorire il contatto direttocon il capolavoro di Leonardo fuoridai ritmi frenetici dei circuiti turistici.Per maggiorni informazioniwww.museivaticani.va

Giacomo Ballaa Palazzo Merulana

alazzo Merulana pre-senta «Giacomo Balla.

Dal Futurismo astratto alFuturismo iconico», unamostra incentrata sul fa-moso dipinto «Primo Car-nera» del 1933. Nell’espo-sizione si riuniscono, oltread alcuni dipinti più e-splicitamente futuristi e-seguiti negli stessi anni, leopere realizzate con la tec-nica a retinatura. Visitabi-le fino al 17 giugno.

P

arte

n inseguimento amoro-so della realtà, una for-

za compositiva che fa sfiorare ilsentire misterioso della vita»:questo e molto altro è la poesia,descritta da un poeta come Da-vide Rondoni, protagonista gio-vedì sera dell’evento “La poesiavede e riscalda il cuore”, pro-mosso in occasione della Gior-nata mondiale della poesia nel-la basilica di S. Maria in Ara Coe-li.Un’iniziativa del Servizio dioce-sano per la cultura e l’università,in collaborazione con l’Ufficio ca-techistico e col patrocinio del Mi-nistero dell’Istruzione, che hachiuso la seconda edizione di“Roma by night”.Una meditazione in poesia, in cuile riflessioni di monsignor An-drea Lonardo, direttore del Ser-

vizio Cultura, e di Rondoni han-no fatto eco ai versi di grandiclassici quali Dante, Petrarca eJacopone da Todi, ma anche dipoeti contemporanei come Un-garetti, Szymborska e Borges. Filo rosso della serata è stato l’a-more nelle sue molteplici sfac-cettature. «La riflessione sull’a-more genera la poesia», per Ron-doni; amore che non è «un sen-timento caramelloso», ma «unaforza che ci conquista e ci tra-sporta, nello squilibrio verso l’al-terità». «La poesia, come tuttal’arte, non è un surrogato dellafede», mette in guardia Rondoni.«Compito specifico del poeta –ha concluso Lonardo – è dar pa-role alla realtà, perché possiamovedere le cose come anche bel-le. Se manca la bellezza, la fedestessa è impoverita». (Rob. Car.)

«L’amore genera la poesia»Il dialogo Rondoni-Lonardo

libriGiornata del FaiI luoghi aperti

econdo atto, oggi, delleGiornate Fai di primavera

2019, con oltre 1.100 siti a-perti in 430 località d’Italia.L’occasione, spiegano dal Fai,per «guardare l’Italia comenon abbiamo mai fatto pri-ma e costruire un ideale pon-te tra culture che ci farà viag-giare in tutto il mondo». A Roma aperti Palazzo Firen-ze, sede della Società Dante A-lighieri; Palazzo Della Rovere,costruito a Borgo alla fine del‘400; l’Istituto Nazionale diStudi romani, con la visita alcomplesso dell’ex conventodei Santi Bonifacio e Alessioall’Aventino; Palazzo dellaConsulta, sede della Corte Co-stituzionale; la chiesa di SanSilvestro al Quirinale.

S i un grandeautoredovremmo

leggere tutto,compresi gliscartafacci. Se poi loscrittore si chiamaMalcolm Lowry, natonel 1909 aBirkenhead, di frontea Liverpool, e morto aRipe, nel Sussex, a soli

quarantotto anni, distrutto dall’alcool e daisonniferi, dopo una vita di viaggi edispersioni, allora tale proponimentoacquista significato ulteriore, visto che nelcaso in questione il non–finito, in sensomichelangiolesco, rappresenta un trattoespressivo dell’intera sua opera. In fondoanche Sotto il vulcano, uno dei vertici dellaletteratura novecentesca, corrisponde a unatensione irrisolta. I due scrittori diriferimento per Malcolm Lowry furono

Conrad e Melville: da una parte l’anelitoassoluto che nessun uomo potrà maivedere soddisfatto; dall’altra la balena chesalta inesausta sotto il cielo biblico. Sitrattava di una passione lirica rispetto allaquale ogni struttura chiusa si sarebberivelata inadeguata. Sin dall’inizio Lowryprodusse splendide rovine romanzesche,relitti narrativi: eppure negli esiti inapparenza fallimentari trovò, dentro ilrespiro descrittivo degli oceani, dei porti,dei mercantili, dei capitani, dei suoiuomini e delle sue donne alla costantericerca di una verità destinata a sfuggire, gliemblemi fantastici in grado di sostenere ilformidabile ritmo vitale da cui luiprendeva alimento. Per questa ragioneVerso il Mar Bianco (Feltrinelli, pp. 347, 25euro), tradotto e curato da Marco Rossari,non dovrebbe essere soltanto un regalodestinato a un ristretto novero diappassionati. Stiamo parlando delleggendario In Ballast to the White Sea,

romanzo giovanile per lungo tempoconsiderato perso nell’incendio delcapanno di Dollarton, nei pressi diVancouver, dove Lowry abitò con laseconda moglie Margerie. Recuperato inanni recenti grazie alla madre di JanGabrial, la prima moglie, che ne avevaconservato una copia carbone, ripristinatoin una versione filologica accettabile daPatrick A. McCarthy, è una specie dimagma in ebollizione la cui dimensionetematica appare, come spesso avviene inLowry, abbastanza nebulosa, quasi fosseuna cartapesta per legittimare la decisionedi prendere la parola. C’è un giovanestudente di Cambridge in partenza per laNorvegia dove vive il romanziere chesembra aver già composto il libro che luivorrebbe scrivere; una storia d’amoretravagliata; un fratello in crisi; e poco altro.Non serve sapere che Lowry trasse spuntodalle proprie vicende biografiche: ilrapporto difficile col padre, la vocazione

marinaresca che lo segnò nella giovinezza,il sogno della gloria letteraria. Contanoassai di più le sirene delle navi che entranoin porto, le bandiere sventolanti, il sibilodel vento, la nuvolaglia stracciata, igabbiani che celebrano chissà qualiaccadimenti, le scritte di vernice sullefiancate delle imbarcazioni: Direction Oslo.Fra i banchi di nebbia la cattedrale diLiverpool sembra un castello feudale, ma èproprio lì, nel frastuono del molo inperenne movimento, nel traffico intricatodelle prue, che il giovane protagonistadiretto verso il mitico nord, prendecoscienza della propria emozione: saràpure, secondo alcuni, inconcludente evana, una speculazione priva di senso,semplice fantasticheria, romanticume daspazzar via nella serietà professionale, maalla fine diventerà l’unica vera ragione divita, l’anima di tutte le cose. Così nasceuno scrittore.

Eraldo Affinati

D«Verso il Mar Bianco», il magma in ebollizione di Malcolm Lowry

Messa a San Carlo al Corso a vent’anni dalla morte di Riva - «Ritratti di santi» apre con don Oreste BenziCoro ligneo di San Marco, la presentazione del restauro - Acse, incontro con Lojudice, Zanotelli e Lucano

LUNEDÌ 25. Alle 12 al Santuario della Madonna del Divino Amore incontra iFigli e le Figlie della Madonna del Divino Amore in occasione del rinnovodell’oblazione.

MARTEDÌ 26. Sono sospese le udienze dei sacerdoti. – Alle 10 partecipa allavisita del Santo Padre al Campidoglio. – Alle 18.30 nella Basilica di San Marcoal Campidoglio inaugura il Coro ligneo restaurato.

MERCOLEDÌ 27. Alle 9.30 a Villa Campitelli a Frascati presiede i lavori dellaConferenza Episcopale Laziale.

GIOVEDÌ 28. Alle 9.45 al Santuario della Madonna del Divino Amore partecipaal convegno «La rivoluzione della tenerezza» promosso dalla Commissioneper l’Ecumenismo e il Dialogo della Conferenza Episcopale Laziale.

VENERDÌ 29. Dalle 16.30 alle 18.30 nella Basilica di San Giovanni in Lateranoamministra il Sacramento della Riconciliazione.

SABATO 30. Alle 12 visita la parrocchia di San Romano Martire. – Alle 18.30celebra la Messa nella parrocchia Santo Volto di Gesù.

DOMENICA 31. Alle 11 celebra la Messa nella parrocchia di San Giovanni XXIII.

L’AGENDA DEL CARDINALE VICARIO

Malcolm Lowry

Alleati dei ragazzia difesa del pianeta

osa ci resta a distanza di giorni, dello sciopero glo-bale dei ragazzi per il clima? Le manifestazioni si so-

no svolte in più di 2.000 città e in oltre 120 Paesi. In Ita-lia circa 235 le città coinvolte. Ragazzi che fino a questomomento avevamo considerato assenti, apatici, disinte-ressati alla politica e alle questioni sociali, come se vi-vessero in un mondo loro, sono invece emersi, e ci han-no comunicato in modo simpatico, ma anche deciso, leloro priorità e le loro preoccupazioni.Di fronte al tentennare e a volte all’indietreggiare dellapolitica, a livello sia nazionale, sia di accordi internazio-nali, ci hanno cantato e gridato che non abbiamo un pia-neta B, che bisognerebbe agire in fretta, hanno chiestoche i politici si facciano avanti. Al fenomeno è stato da-to un grande rilievo da parte della stampa, e non pote-va essere diversamente, data l’estensione e l’intensità de-gli eventi. In molti hanno colto l’invito ad una riflessio-ne più seria su questi temi.In Italia le reazioni sono state meno entusiastiche, e a trat-ti spregiative. La mia impressione è stata quella di vede-re adulti che reagiscono come bambini davanti a ragaz-zi che protestano come gli adulti, e per questo li spa-ventano. Per chi ha seguito questa rubrica nei mesi scor-si, ci eravamo occupati dei meccanismi di disimpegno mo-rale studiati dallo psicologo sociale Albert Bandura: in oc-casione del 15 marzo sono stati utilizzati quasi tutti.I comportamenti dei ragazzi sono stati etichettati in mo-do da sminuirli; la leader del movimento globale, la quin-dicenne Greta Thunberg ha ricevuto insulti non ripetibi-li, quasi come se non ci si stesse rivolgendo a una perso-na – deumanizzazione; i giovani sono stati colpevolizza-ti, definiti ipocriti e incoerenti. Il tutto per sentirsi a po-sto, per continuare tranquillamente a vivere come seniente fosse, per continuare a comportarsi male standobene con se stessi, utilizzando le parole di Bandura.Non sarà presente anche un po’ di invidia in queste rea-zioni? Quella di adulti che, non riuscendo a cambiare lostato attuale delle cose, si sono accomodati? Ora, è veroche, come recita un proverbio, tra il dire e il fare c’è dimezzo il mare, e che non è difficile osservare una seriedi incoerenze dei ragazzi, che magari partecipano alla ma-nifestazione e poi cercano catene di multinazionali benpoco rispettose dell’ambiente per andare a pranzo.Ma sono testimone anche di ragazzi che prima di pren-dere parte allo sciopero hanno stilato una serie di com-portamenti che avrebbero iniziato ad usare per cambia-re stili di vita. E allora un adulto generativo non può nonprendere sul serio questi ragazzi, non può non partire daquesta occasione per farsi loro alleato e iniziare a cam-minare con loro. Un vero adulto sa guardare oltre, sa par-tire dal positivo, sa farsi accanto, felice che i giovani di-mostrino più coraggio della propria generazione.Uno sguardo bello e positivo, la vicinanza, insieme ad u-na correzione benevola, sono le chiavi per far crescerepersone responsabili. E se fino a questo momento nonabbiamo fatto molto per cambiare passo e direzione neiconfronti dell’ambiente, possiamo almeno aiutare chi civuole provare.

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L’economia sostenibilea cura di

Alessandra Smerilli

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