Di generazione in generazione ma per via materna · 2011-11-15 · il corriere vinicolo n. 45 q u e...

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Q U E S T I O N I D I F A M I G L I A IL CORRIERE VINICOLO N. 45 14 Novembre 2011 36 Alla scomparsa di Angelini, nel 1964, il figlio Igino prosegue le attività nel campo farmaceutico e la figlia Fernanda prende le redini dell’azienda vitivinicola. Con lei inizia la genealogia femminile, che oggi già si proietta nella quinta generazione. Intervista con Chiara Giannotti Da sinistra: Chiara Giannotti, Maria Luisa Sparaco, Barbara e Luca Giannotti Una delle chiavi di successo dell’azienda è stata l’intuizione di creare un “vestito” subito riconoscibile. Ed è così nata la famosa bottiglia ad anfora divenuta simbolo del Verdicchio dei Castelli di Jesi L a storia della Fazi Battaglia si intreccia ben presto con la famiglia che ha come capostipite Francesco Angelini, uomo di grande vitalità e carisma. Sindaco della ricostruzione di Ancona, industriale farmaceutico, nel 1949 acquisisce la Fazi Battaglia, fondata qualche anno prima a Cupramontana da Fernando Fazi e Vittorio Battaglia. L’obiettivo di Angelini era quello di produrre verdicchio di qualità, un vitigno autoctono a quei tempi pressoché sconosciuto. Una delle chiavi del successo dell’azienda è stata certamente l’intuizione di creare un “vestito” subito riconoscibile. Nel 1953 con un apposito concorso, vinto dall’architetto Antonio Maiocchi, nasce la famosa bottiglia ad anfora che diventa il simbolo stesso del verdicchio di Jesi. La bottiglia era ispirata agli antichi contenitori etruschi per il vino e il richiamo alle antiche origini del vitigno era ribadito anche dall’etichetta disegnata dall’artista Bruno da Osimo. Una scelta davvero fortunata e visionaria che contribuì a far diventare la Fazi Battaglia famosa in tutto il mondo. Nel 1956 l’azienda si trasferisce a Castelplanio, avviando un programma di acquisto di terreni selezionati che vengono trasformati in vigneti, fino ad arrivare all’estensione attuale di 250 ettari. Alla morte di Angelini, nel 1964, il figlio Igino prosegue le attività nel campo farmaceutico e la figlia Fernanda prende le redini dell’azienda vitivinicola. Con lei inizia la genealogia femminile, che oggi già si proietta nella quinta generazione. Fernanda lega il suo nome alla prima, e lungimirante, acquisizione: la casa vinicola nei Colli Senesi, Fassati. Ancora una volta un vino, il Nobile di Montepulciano, di antiche origini rimasto offuscato dal Chianti e dal Brunello, il cui rilancio inizia proprio negli anni Sessanta. Alla fine degli anni Ottanta è la figlia Maria Luisa Sparaco a condurre l’azienda, proseguendo nella politica della qualità a partire dalla cura e dallo studio dei vigneti. è Maria Luisa che dà una vera svolta al femminile all’azienda, creando uno stile di impresa particolare. Il suo entusiasmo e la sua dedizione contagiano le due figlie, Chiara e Barbara, e il figlio Luca che da poco prima dell’inizio del nuovo secolo hanno affiancato la madre, oggi presidente della società. è Chiara, consigliera Agivi e marketing director dell’azienda, che ci racconta le evoluzioni della società e il passaggio di testimone da madre in figlia. Come sei entrata nell’azienda di famiglia? Era già tutto stabilito? In un primo tempo mi sono iscritta ad Architettura che era la mia passione, ma il richiamo dell’azienda è stato troppo forte. Così ho cambiato indirizzo, mi sono laureata in Lingue e letteratura straniera. Mia sorella maggiore, laureata in economia, invece in azienda è entrata subito. Anche mio fratello Luca, che prima ha fatto un’esperienza in un’altra azienda di olio del gruppo, si è presto spostato nel mondo del vino. Siamo tutti e tre molto coinvolti, sentiamo la responsabilità di avere in mano un gioiello creato ad arte. Dedichiamo ogni nostra energia, non ci sono orari né fatica che tenga. Tutto viene spontaneo per riconoscenza verso chi ci ha preceduto. E abbiamo anche voglia di metterci del nostro per continuare a crescere e a investire. Come sono i rapporti tra voi fratelli in azienda? Vi siete suddivisi i compiti? I ruoli sono distinti e sono legati agli studi e alle propensioni personali: Barbara segue l’amministrazione, Luca si occupa del settore commerciale nazionale e io del marketing e dell’export. Anche se ognuno ha il suo ruolo preciso in azienda, lavoriamo molto in gruppo. Discutiamo le scelte aziendali anche scontrandoci, ma poi arriviamo sempre a una mediazione e per fortuna siamo in tre. Mia madre, che è stata eccezionale nel condurre l’azienda, è molto presente nelle decisioni. Noi affettuosamente la chiamiamo il boss. Ma allo stesso tempo ci dà molta libertà e spazio di azione. Si capisce la sua soddisfazione di vederci crescere e camminare con le nostre gambe. Noi cerchiamo di ricambiare questa sua fiducia portando tutto ciò che di innovativo propone la nostra epoca. Per esempio, siamo stati tra i primi produttori di vino a fare e-commerce e ad aver creato un profilo sui social network. Altri cambiamenti che avete intrapreso? Abbiamo riportato il quartier generale dell’azienda a Castelplanio. La nonna, che aveva sposato un romano, aveva trasferito gli uffici a Roma. Due anni fa abbiamo deciso il ritorno per essere dove abbiamo i vigneti e la cantina. è molto stimolante e le Marche sono una regione molto bella tutta da scoprire. Anche la qualità della vita ne ha tratto vantaggio. La mamma è stata contenta, lei non ce lo avrebbe mai proposto. Ma la soddisfazione più grande è stata la creazione e produzione di nuovi vini, nuove linee di prodotto da affiancare al famoso Verdicchio. UMBRIA - ORVIETO 9 / 12 LUGLIO 2011 66 BIOTECNOLOGICAL USE OF NATURE Tel. 0763 316115 r.a. Fax 0763 349560 www.crc-enologia-it [email protected] B i o n a t u r a E r g o c e l l ecoframmenti legnosi stabilizzanti P o l i c e l l ecoframmenti stabilizzanti e di affinamento P o l i a c t i v e ecoframmenti di affinamento tempi brevi di contatto e basso dosaggio E c o c u b i di affinamento tempi brevi di contatto e basso dosaggio E c o d o g h e per la stabilizzazione e l’affinamento LINEA n.1 In collaborazione con AGIVI Di generazione in generazione ma per via materna FAZI BATTAGLIA pagine a cura di LETIZIA OLIVARI 37 Q U E S T I O N I D I F A M I G L I A IL CORRIERE VINICOLO N. 45 14 Novembre 2011

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q u e s t i o n i d i f a m i g l i ail corriere vinicolo n. 4514 Novembre 201136

Alla scomparsa di Angelini, nel 1964, il figlio Igino prosegue le attività nel campo farmaceutico e la figlia Fernanda prende le redini dell’azienda

vitivinicola. Con lei inizia la genealogia femminile, che oggi già si proietta nella quinta generazione. Intervista con Chiara Giannotti

Da sinistra:Chiara Giannotti,

Maria Luisa Sparaco, Barbara e Luca

Giannotti

Una delle chiavidi successo dell’aziendaè stata l’intuizionedi creare un “vestito”subito riconoscibile.Ed è così nata la famosa bottiglia ad anfora divenutasimbolo del Verdicchiodei Castelli di Jesi

L a storia della Fazi Battaglia si intreccia ben presto con la famiglia che ha come capostipite Francesco Angelini, uomo di grande vitalità e carisma.

Sindaco della ricostruzione di Ancona, industriale farmaceutico, nel 1949 acquisisce la Fazi Battaglia, fondata qualche anno prima a Cupramontana da Fernando Fazi e Vittorio Battaglia. L’obiettivo di Angelini era quello di produrre verdicchio di qualità, un vitigno autoctono a quei tempi pressoché sconosciuto. Una delle chiavi del successo dell’azienda è stata certamente l’intuizione di creare un “vestito” subito riconoscibile. Nel 1953 con un apposito concorso, vinto dall’architetto Antonio Maiocchi, nasce la famosa bottiglia ad anfora che diventa il simbolo stesso del verdicchio di Jesi.La bottiglia era ispirata agli antichi contenitori etruschi per il vino e il richiamo alle antiche origini del vitigno era ribadito anche dall’etichetta disegnata dall’artista Bruno da Osimo. Una scelta davvero fortunata e visionaria che contribuì a far diventare la Fazi Battaglia famosa in tutto il mondo. Nel 1956 l’azienda si trasferisce a Castelplanio, avviando un programma di acquisto di terreni selezionati che vengono trasformati in vigneti, fino ad arrivare all’estensione attuale di 250 ettari. Alla morte di Angelini, nel 1964, il figlio Igino prosegue le attività nel campo farmaceutico e la figlia Fernanda prende le redini dell’azienda vitivinicola. Con lei inizia la genealogia femminile, che oggi già si proietta nella quinta generazione. Fernanda lega il suo nome alla prima, e lungimirante, acquisizione: la casa vinicola nei Colli Senesi, Fassati. Ancora una volta un vino, il Nobile di Montepulciano, di antiche origini rimasto offuscato dal Chianti e dal Brunello, il cui rilancio inizia proprio negli anni Sessanta.Alla fine degli anni Ottanta è la figlia maria luisa sparaco a condurre l’azienda, proseguendo nella politica della qualità a partire dalla cura e dallo studio dei vigneti. è Maria Luisa che dà una vera svolta al femminile all’azienda, creando uno stile di impresa particolare. Il suo entusiasmo e la sua dedizione contagiano le due figlie, chiara e Barbara, e il figlio luca che da poco prima dell’inizio del nuovo secolo hanno affiancato la madre, oggi presidente della società.è Chiara, consigliera Agivi e marketing director dell’azienda, che ci racconta le evoluzioni della società e il passaggio di testimone da madre in figlia.

come sei entrata nell’azienda di famiglia?era già tutto stabilito?In un primo tempo mi sono iscritta ad Architettura che era la mia passione, ma il richiamo dell’azienda è stato troppo forte. Così ho cambiato indirizzo, mi sono laureata in Lingue e letteratura straniera. Mia sorella maggiore, laureata in economia, invece in azienda è entrata subito. Anche mio fratello Luca, che prima ha fatto un’esperienza in un’altra azienda di olio del gruppo, si è presto spostato nel mondo del vino. Siamo tutti e tre molto coinvolti, sentiamo la responsabilità di avere in mano un gioiello creato ad arte. Dedichiamo ogni nostra energia, non ci sono orari né fatica che tenga. Tutto viene spontaneo per riconoscenza verso chi ci ha preceduto. E abbiamo anche voglia di metterci del nostro per continuare a crescere e a investire.

come sono i rapporti tra voi fratelli in azienda?vi siete suddivisi i compiti?I ruoli sono distinti e sono legati agli studi e alle propensioni personali: Barbara segue l’amministrazione, Luca si occupa del settore commerciale nazionale e io del marketing e dell’export. Anche se ognuno ha il suo ruolo preciso in azienda, lavoriamo molto in gruppo. Discutiamo le scelte aziendali anche scontrandoci, ma poi arriviamo sempre a una mediazione e per fortuna siamo in tre. Mia madre, che è stata eccezionale nel condurre l’azienda, è molto presente nelle decisioni. Noi affettuosamente la chiamiamo il boss. Ma allo stesso tempo ci dà molta libertà e spazio di azione. Si capisce la sua soddisfazione di vederci crescere e camminare con le nostre gambe. Noi cerchiamo di ricambiare questa sua fiducia portando tutto ciò che di innovativo propone la nostra epoca. Per esempio, siamo stati tra i primi produttori di vino a fare e-commerce e ad aver creato un profilo sui social network.

altri cambiamenti che avete intrapreso?Abbiamo riportato il quartier generale dell’azienda a Castelplanio. La nonna, che aveva sposato un romano, aveva trasferito gli uffici a Roma. Due anni fa abbiamo deciso il ritorno per essere dove abbiamo i vigneti e la cantina. è molto stimolante e le Marche sono una regione molto bella tutta da scoprire. Anche la qualità della vita ne ha tratto vantaggio. La mamma è stata contenta, lei non ce lo avrebbe mai proposto. Ma la soddisfazione più grande è stata la creazione e produzione di nuovi vini, nuove linee di prodotto da affiancare al famoso Verdicchio.

UMBRIA - ORVIETO9 / 12 LUGLIO 2011

66

BIOTECNOLOGICAL USE OF NATURETel. 0763 316115 r.a. • Fax 0763 349560 • www.crc-enologia-it • [email protected]

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Di generazionein generazione

ma per via materna

fazi battagliapagine a cura di letiZia olivari

37q u e s t i o n i d i f a m i g l i ail corriere vinicolo n. 45

14 Novembre 2011

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q u e s t i o n i d i f a m i g l i ail corriere vinicolo n. 4514 Novembre 2011

Consorzio Vini del trentinoVENDEMMia Da 1.200.000 Q E NUOVO StatUtO

Più qualità, meno quantità: in sintesi la vendemmia 2011 del Trentino. Ha raggiunto circa 1.200.000 q. Il dato, con altri, è stato diffuso dai vertici del Consorzio Vini del Trentino, realtà che rappresenta la quasi totalità della produzione della zona. Approvato anche il nuovo Statuto del Consorzio, “è stato determinato - ha spiegato il direttore Erman Bona (nella foto) - dal nuovo quadro normativo nazionale ed europeo. Al Consorzio sono attribuite nuove competenze anche con valore erga omnes”.

Enoteca italiana e MipaafViNO E giOVaNi aPPRODa iN abRUzzOContinua il tour del progetto Vino e Giovani, la campagna di educazione alimentare e comunicazione per le nuove generazioni di Enoteca Italiana e Ministero delle Politiche Agricole, in partnership con il progetto europeo “Wine in Moderation. Art de vivre” che da otto anni coinvolge le regioni italiane. Per questa nuova edizione è approdato in Abruzzo, 14° regione coinvolta.

Congresso Wine future, Hong KonggaJa E biSOl, UNiCi italiaNi tRa i 55 RElatORiHong Kong è stata la sede del congresso Wine Future 2011 che ha visto la partecipazione di 2.000 iscritti giunti da 40 Paesi per discutere sul futuro del settore. Sono intervenuti opinion leader quali Robert Parker, Jancis Robinson e Francis Ford Coppola. Due i rappresentanti dell’enologia italiana: Angelo Gaja (a sinistra), produttore piemontese, e Gianluca Bisol (a destra), che ha parlato del successo del Prosecco e del Cartizze, al dibattito sugli spumanti Sparkling Wines Now & Then.

Oggi il nostro portfolio è più completo e abbiamo ricevuto anche molti riconoscimenti per questi nostri sforzi. Abbiamo inoltre comprato,

il Greto delle Fate, una piccola azienda che produce Morellino di Scansano, che mi è stata affi data e questo mi ha permesso di diventare a tutti gli eff etti un’imprenditrice agricola.Anche la Fazi Battaglia è stata trasformata in impresa agricola. Un passaggio molto importante perché noi utilizziamo solo le uve dei nostri vigneti.

siete stati anche tentati di cambiarela celebre bottiglia ad anfora…Nel 2005 abbiamo fatto fare uno studio approfondito sulla bottiglia, simbolo del Verdicchio dei Castelli di Jesi. Volevamo capire se il nostro prodotto era ancora adatto ai tempi, se dovevamo cambiare la forma della bottiglia. C’è voluto del coraggio a mettere in discussione la bottiglia che ci ha reso famosi. Lo studio è stato decisivo perché ci ha fatto capire che era meglio non cambiare la forma, perché l’anfora era ancora molto amata e apprezzata tanto quanto il vino che c’è dentro. Abbiamo commissionato un restyling, che ha

permesso con cambiamenti impercettibili di avere uno stile più moderno. L’etichetta è stata cambiata totalmente nella grafi ca che ha recuperato le origini inserendo l’effi ge della dea Cupra in posizione dominante.

LEADERSHIP AL FEMMINILE SCOMMESSA ANCORA TUTTA DA FARE

S econdo l’Osservatorio delle aziende familia-ri, realizzato annual-

mente dalla Cattedra di Stra-tegie per le aziende familiari dell’Università Bocconi per AIdAF e UniCredit, “la presen-za di donne nel CdA sembra assicurare risultati migliori in termini di redditività e cresci-ta, mostrando invece perfor-mance inferiori delle aziende con cda maschili e la presenza di almeno una donna nel caso

di leadership collegiale appare di benefi cio per la redditività”.Secondo altri studi la maggior parte delle donne che succedo-no a un parente nella guida del business lo fa principalmen-te per garantire la continuità del business familiare, sembra quindi che prevalga un senso del dovere familiare, quando presumibilmente non ci sia un uomo a prendersi l’inca-rico. Esattamente il contrario della motivazione che spinge

le nuove imprenditrici, dettata dal desiderio di autonomia e di autorealizzazione. Non è l’unica diff erenza tra le due tipologie: per esempio le imprenditrici di famiglia devono conquistare il riconoscimento della propria autorità all’interno dell’azien-da, soprattutto se il business è lontano da quegli ambiti consi-derati adatti a una donna. Una ricerca del Cna Impresa Donna Lombardia (2008) ha elencato le principali problematiche,

tra le quali aff rontare l’identifi cazione del ruolo imprenditoriale con il ruolo produttivo e superare l’autoesclu-sione delle donne da business tipicamente “a conduzione maschi-le”. Le imprenditrici devono anche fare i conti con la minore familiarità e consa-pevolezza del ruolo di leadership

quanto conta la storia della vostra famiglianell’impegno che state mettendo in azienda?La nonna era una donna in gamba e tenace con una personalità molto forte, ha dato uno spunto notevole all’azienda acquistando la Fassati. Anche il nonno, che l’ha aiutata molto nella conduzione dell’azienda pur avendo un altro lavoro, era un grande personaggio e ci ha insegnato soprattutto a formarci delle idee chiare e una volta presa una decisione ad andare avanti con convinzione. Lui non vacillava mai. Quando mia madre è entrata in azienda ha avuto un bel daff are, divisa tra casa e lavoro, ma con il suo carattere forte ce l’ha fatta. è riuscita anche a essere una vera mamma. E’ molto esigente e riesce sempre a farti fare ciò che vuole senza neppure che tu te renda conto. Ci ha aiutato a sviluppare la voglia di darci da fare.

credi ci siano delle qualità specifi chedelle donne nel fare impresa?Le donne tendono a vedere sfumature e priorità in maniera diversa dagli uomini. Sono più attente ai particolari e riescono di solito a fare molte più cose allo stesso tempo, e anche ad essere più eclettiche. Al contrario degli uomini perdono però a volte la visione di insieme o la fermezza in certe situazioni o la capacità di aff rontare alcune problematiche più delicate.Ho l’impressione che sappiano scendere meglio a compromessi, che vadano più in profondità e che sappiano mettersi anche in discussione con più facilità. Questo ha creato nella nostra azienda più facilità al lavoro di squadra, ma non penso possa essere una regola. Inoltre, una donna in gamba tende a spiccare nel mondo del lavoro con più determinazione e si porta dietro un grande rispetto.

e nel confronto con luca emergono diff erenze?Luca è circondato da donne, ma la sua presenza costituisce un pilastro della nostra azienda, riesce a rappresentare un giusto compromesso spesso utile.

Non è sempliceper una fi gliaprendereil postodel padrealla guidadell’impresa.Resistonoancora molti pregiudiziche formanoil cosiddetto “tetto dicristallo”. Ma più di una ricerca mette in luce chela leadership femminilepuò fare beneai bilanci

FAZI BATTAGLIA

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Le donne tendono a vedere sfumature e prioritàin maniera diversadagli uomini. Sono piùattente ai particolari

PaRla l’ESPERtOlUCiO CaSSia, UNiVERSitÀ Di bERgaMO E DiREttORE DEl CYfE

Lucio Cassia,direttore del Cyfe

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ed esercizio del potere anche all’interno del business fami-liare. Certo è che la presenza di donne in consiglio di ammi-nistrazione, aiuta altre donne in azienda a ricoprire ruoli di responsabilità. lucio cassia, professore dell’Università di Bergamo e direttore del Cyfe (Center for Young and Family Enterprise), ha svolto insieme ad Alfredo De Massis e Federica Giudici uno studio su un caso di successione padre-fi glia. Un tema scarsamente analizzato soprattutto dal punto di vista della relazione tra predecessore e successore.

Professore cosa emergedal caso che avete analizzato?Abbiamo avuto la conferma di alcuni elementi tipici della cultura italiana che hanno in-fl uenzato il processo successo-rio e lo sviluppo del family bu-siness. In primo luogo, non solo il fondatore dell’impresa, ma tutta la sua famiglia è spesso signifi cativamente coinvolta nel family business, tanto che la fi gura paterna risulta di fatto sovrapposta a quella dell’im-presa stessa. Inoltre, i rapporti familiari sembrano essere su-bordinati alle prerogative con-nesse all’attività dell’impresa familiare, che pare detenere una sorta di primato infl uen-zando le relazioni. Tale predo-minanza dell’impresa sugli individui emerge ad esempio nel caso specifi co studiato, nel quale l’imprenditrice ab-bandonò le proprie legittime aspirazioni di carriera, poten-zialmente esterne all’impresa, per supportare i familiari nella gestione della stessa. La funzio-ne cruciale dell’impresa nella vita degli individui potrebbe in apparenza scontrarsi con il ruolo centrale della famiglia tradizionalmente riconosciu-to dalla cultura italiana; tale contraddittorietà viene, però, superata se si considera che probabilmente è proprio la na-tura familiare dell’azienda che ne legittima e ne determina la predominanza nella vita degli individui del nucleo familiare.

questa stretta unione tra famiglia e impresa sta alla base delle scelte delle donne a impegnarsi nell’aziendadi famiglia?Garantire la continuità azien-dale e familiare rappresenta una motivazione preponderan-te e decisiva per i successori; in particolare, tale necessità è prioritaria e facilita il succes-sore nel suo insediamento al timone dell’azienda anche nel caso in cui si tratti di una donna che deve operare all’interno di un settore tradizionalmente ri-

servato al genere maschile. Non è un caso, infatti, che spesso il passaggio al femminile avvenga a seguito di un evento indeside-rato, come l’assenza di eredi ma-schi o la morte improvvisa della persona alla guida dell’azienda.

nelle storie delle imprese familiari, conta spessola condivisione di un sogno imprenditoriale che viene tramandato ancora prima dell’impresa. esiste una diff erenza tra fi gli maschie femmine?L’assunzione della leadership da parte di una donna è ritenu-ta maggiormente critica anche in virtù della propensione dei genitori a educare diversamen-te i fi gli di sesso maschile e fem-minile. L’erede maschio viene cresciuto con l’obiettivo di svi-luppare capacità e competenze atte a succedere al padre nella guida dell’impresa, mentre le fi glie vengono generalmente coinvolte nel business in ruoli di secondo piano. Per esempio, nel caso specifi co analizzato, è stata l’assenza di altri eredi maschi a determinare l’assun-zione della leadership, peraltro di notevole successo, da parte di una donna. Visti gli aspetti emersi nel corso dell’analisi, si potrebbe aff ermare che nel-la cultura italiana sia diff usa l’idea che esistano attività e settori produttivi più adatti a uno o all’altro sesso, così come la convinzione che le modalità di approccio al business, lo stile di leadership e le capacità mo-strate da una persona dipenda-no non solo dalla propria indi-vidualità ma anche, e in modo rilevante, dal sesso.

Per esempio?Le donne sembrano mostrare una maggiore attenzione agli

aspetti relazionali e un’accen-tuata propensione al ricorso alla delega; al contrario, gli uo-mini sono caratterizzati da uno stile di leadership maggior-mente accentratore e autori-tario. Spesso, inoltre, la donna-imprenditrice non si riconosce completamente in questo ruolo o non si sente del tutto adegua-ta a svolgerlo in modo autono-mo; da ciò potrebbe, quindi, essere originata la propensione femminile alla delega e alla ne-cessità di essere affi ancata da un’altra fi gura nella gestione dell’impresa.

sembra però che nell’ambito delle aziende familiari la discriminazione venga più facilmente accettata, rispetto a realtà esterne. come se parlando di famiglia sia scontata una certa gerarchia?è certamente nel confronto con l’esterno, fornitori, clienti, ban-che che le imprenditrici misu-rano di più la discriminazione di genere. Molto spesso si ri-scontrano immotivate diffi den-ze, se non ostilità, nei confronti di una donna, priva di una pre-cedente esperienza imprendi-toriale che si è trovata a sosti-tuire un parente maschio. Nel caso analizzato, alcuni clienti sono arrivati persino a prospet-tare l’interruzione dei rapporti con l’impresa, poiché non cre-devano nella capacità di una donna di gestire un business tipicamente maschile. I fatti e i risultati dell’impresa hanno poi dimostrato che si trattava di evidenti pregiudizi, non privi di elementi di maschilismo. Acca-de però talvolta che all’interno della famiglia è la donna me-desima che, ipotizzando scarse possibilità di crescita in azien-da, si autoesclude e ricopre al più ruoli marginali. L.O.

Caratteristica distintiva del Center for Young and Family Enterprise,che opera all’interno dell’Università degli Studi di Bergamo, è l’approccio multidisciplinare nella ricerca sul fenomeno imprenditoriale, intrinsecamente di ampio respiro e non solo di rilevanza economico-organizzativa, ma anche psicologica, sociale e politica.Il gruppo di ricerca del Cyfe è costituito da studiosi con ampio curriculum scientifi co sui temi dell’imprenditorialità e del family business, nell’ambito economico, ingegneristico, psicologico, antropologico e sociologico. Il Centro collabora attivamente con imprese, enti pubblici e parchi scientifi ci e tecnologici; promuove processi di internazionalizzazione con università e centri di ricerca e organizza conferenze in ambito internazionale.www.cyfe.unibg.it

COS’È il CYfE

CENTER FOR YOUNG AND FAMILY ENTERPRISE

faMilY bUSiNESS

SUCCESSiONE PaDRE E figlia“Elementi tipici della cultura italiana infl uenzano il processodi successione e lo sviluppo di family business. Per esempio,

la propensione a educare diversamente i fi gli: l’erede maschiocon l’obiettivo di sviluppare competenze per succedere

al padre alla guida dell’impresa, mentre le fi glie sono generalmente coinvolte nel business in ruoli di secondo piano”

LEADERSHIP AL FEMMINILE

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Cantine ferrari: aspettando il NataleViSitE E aCQUiSti POSSibili aNCHE Di DOMENiCaLe Cantine Ferrari si affacciano, alle porte di Trento, proprio sulla via dei vacanzieri dello sci e dei mercatini di Natale ed è proprio per venire incontro alle esigenze di questi visitatori che, eccezionalmente, da domenica 27 novembre e sino al 19 dicembre le visite alla cantina in cui nascono le bollicine italiane per eccellenza, saranno possibili ogni giorno, quindi anche nelle festività. Basta prenotarsi: o telefonando allo 0461 972416 o con una e-mail inviata a [email protected].