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Rimini non è solo un romanzo, ma un luogo che identifica gli anni Ottanta, metten- do in scena la Riviera Romagnola come se fosse lo specchio su cui si riflettono i sogni e i desideri dell’Italia del “nazional-popolare”. Tondelli attraverso il romanzo compie un’operazione che lo porta a tentare la stra- da della narrazione “tout-court” proprio per essere in linea con questo carattere che ritrova nella forte simbologia del luogo: una Rimini che è una città-giocattolo, un grande Luna Park estivo, vissuta dentro gli eccessi e in quella dimensione dell’im- maginario collettivo che la trasforma radicalmente per tutta una stagione, destrut- turandone l’identità e amplificando quei caratteri della finzione ad uso del turismo di massa. Tondelli ha ben presente questa dicotomia e l’ha raccontata in molte pagine dello Weekend postmoderno, nella sezione Rimini come Hollywood. Cerca di renderla evidente anche a livello di struttura romanzesca, contrapponendo i piani dell’ecces- so e quelli della riflessione, dando ampio spazio alla solitudine notturna e conclu- dendo con un angoscioso interrogativo, rappresentato dall’annuncio di una ipotetica Apocalisse che può travolgere la finzione di questo mondo provvisorio e irreale, che si presenta come un luogo preciso, ma che in realtà è un “non-luogo”, creato appun- to dalla necessità di accondiscendere ad un immaginario nazional-popolare. Come il modello e il mito stesso di Rimini si configuri nell’ambito del “parco dei divertimenti”, lo dimostra anche l’interesse che Tondelli ha, nei suoi reportage gior- nalistici da Rimini, nei confronti di “spazi” dichiaratamente “kitsch”, creati proprio ad uso e consumo del turismo di massa: “Italia in Miniatura”, “Fiabilandia”, ma anche il modello “discoteca” come “architettura della finzione”, come è esemplare il ritorno al passato (l’impero romano) che caratterizza la location della “Baia Imperiale”. Tondelli attraversa, osserva e ricostruisce questa sua Rimini come se fosse “il fumetto postmoderno” non tanto di una città reale, ma di una città continuamente inventata dalle sue stesse “icone” popolari. È un fumetto caratterizzato da molti stili (noir e investigazione, rosa, fantascientifico, new romantic e pop), in cui le categorie di rappresentazione si confondono, attinggendo non solo a riferimenti letterari ben precisi, ma anche a una colonna sonora totalmente anni Ottanta e a una ricerca d’immagine che predilige nuova pittura e nuovo fumetto italiano. L’immagine che riesce a restituire della città è assolutamente nuova e non media- ta, per esempio, dal “grottesco” felliniano. Quello che adotta Tondelli è un iperreali- smo ironico, che ingloba stilemi di chiara matrice cinematografica e televisiva. La visione che costruisce è quella di una grande città dell’immaginario vista attraverso un grande schermo che non riesce a restituire l’immagine globale, se non attraver- so altrettanti piccoli schermi, ognuno dei quali trasmette un differente videoclip, idea- ti anche stilisticamente in modo differente, come già evidenziato. La Rimini di Tondelli è anche la visione simbolica di un decennio. E i primi vent’an- ni dalla pubblicazione del libro cadono in un momento assai particolare, dove all’estate calda del benessere e del disimpegno, si sostituisce un’estate resa incer- ta dalle ombre di una malcelata crisi economica, ma proprio in virtù di queste incer- tezze l’immaginario giovanile ritorna, con una strana nostalgia, a rimpiangere gli 133 RIMINI VINTAGE di Fulvio Panzeri

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Rimini non è solo un romanzo, ma un luogo che identifica gli anni Ottanta, metten-do in scena la Riviera Romagnola come se fosse lo specchio su cui si riflettono isogni e i desideri dell’Italia del “nazional-popolare”.

Tondelli attraverso il romanzo compie un’operazione che lo porta a tentare la stra-da della narrazione “tout-court” proprio per essere in linea con questo carattere cheritrova nella forte simbologia del luogo: una Rimini che è una città-giocattolo, ungrande Luna Park estivo, vissuta dentro gli eccessi e in quella dimensione dell’im-maginario collettivo che la trasforma radicalmente per tutta una stagione, destrut-turandone l’identità e amplificando quei caratteri della finzione ad uso del turismodi massa.

Tondelli ha ben presente questa dicotomia e l’ha raccontata in molte pagine delloWeekend postmoderno, nella sezione Rimini come Hollywood. Cerca di renderlaevidente anche a livello di struttura romanzesca, contrapponendo i piani dell’ecces-so e quelli della riflessione, dando ampio spazio alla solitudine notturna e conclu-dendo con un angoscioso interrogativo, rappresentato dall’annuncio di una ipoteticaApocalisse che può travolgere la finzione di questo mondo provvisorio e irreale, chesi presenta come un luogo preciso, ma che in realtà è un “non-luogo”, creato appun-to dalla necessità di accondiscendere ad un immaginario nazional-popolare.

Come il modello e il mito stesso di Rimini si configuri nell’ambito del “parco deidivertimenti”, lo dimostra anche l’interesse che Tondelli ha, nei suoi reportage gior-nalistici da Rimini, nei confronti di “spazi” dichiaratamente “kitsch”, creati proprio aduso e consumo del turismo di massa: “Italia in Miniatura”, “Fiabilandia”, ma anche ilmodello “discoteca” come “architettura della finzione”, come è esemplare il ritorno alpassato (l’impero romano) che caratterizza la location della “Baia Imperiale”.

Tondelli attraversa, osserva e ricostruisce questa sua Rimini come se fosse “ilfumetto postmoderno” non tanto di una città reale, ma di una città continuamenteinventata dalle sue stesse “icone” popolari. È un fumetto caratterizzato da molti stili(noir e investigazione, rosa, fantascientifico, new romantic e pop), in cui le categoriedi rappresentazione si confondono, attinggendo non solo a riferimenti letterari benprecisi, ma anche a una colonna sonora totalmente anni Ottanta e a una ricercad’immagine che predilige nuova pittura e nuovo fumetto italiano.

L’immagine che riesce a restituire della città è assolutamente nuova e non media-ta, per esempio, dal “grottesco” felliniano. Quello che adotta Tondelli è un iperreali-smo ironico, che ingloba stilemi di chiara matrice cinematografica e televisiva. Lavisione che costruisce è quella di una grande città dell’immaginario vista attraversoun grande schermo che non riesce a restituire l’immagine globale, se non attraver-so altrettanti piccoli schermi, ognuno dei quali trasmette un differente videoclip, idea-ti anche stilisticamente in modo differente, come già evidenziato.

La Rimini di Tondelli è anche la visione simbolica di un decennio. E i primi vent’an-ni dalla pubblicazione del libro cadono in un momento assai particolare, doveall’estate calda del benessere e del disimpegno, si sostituisce un’estate resa incer-ta dalle ombre di una malcelata crisi economica, ma proprio in virtù di queste incer-tezze l’immaginario giovanile ritorna, con una strana nostalgia, a rimpiangere gli 133

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anni di un sogno celebrato come pura teoria dell’immaginazione, il videoclip di unaimpossibile felicità disimpegnata di cui Rimini diventa l’effigie.

Il romanzo di Tondelli ritorna per essere rivisto non come “remake”, ma nell’otticadi un vero e proprio “vintage”, che gli restituisce la possibilità di fare tendenza emoda, di essere ancora una volta “il videoclip” di un’estate che non ha ancora scel-to le sue hit, ma che vede la regina di quegli anni, la Loredana Bertè di In alto maree del Mare d’inverno, ritornare al Festivalbar e una giovane e aggressiva ragazzasalentina come Dolcenera rinverdire i fasti dell’intramontabile Sei bellissima e i ven-tenni che scoprono l’Amore disperato di una Nada postmoderna, ma anche JimmiSommerville, Morrisey e i Depeche Mode, tornati anche loro irresistibilmente dimoda con tutta la colonna sonora che accompagna questi esterni riminesi diTondelli.

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Ecco quindi la riproposta del romanzo di Tondelli, che recupera anche il contestodell’immaginario su Rimini, attraverso le fotografie di “maestri” quali DavideMinghini, Marco Pesaresi, Federico Compatangelo che hanno disegnato con il loroobiettivo vari “momenti” della città e ai quali Tondelli aveva guardato con curiosità,nel momento della presentazione “televisiva”, poi cancellata del romanzo. Ma nonsolo, cerca di restituire il clima di quell’estate di vent’anni fa, un’estate in cui Riminisembra l’Africa e ci si crogiola al sole tra “cocktail d’amore” e feste, mentre si impo-ne lo stile ironico e irriverente di un cult tivù qual è la trasmissione di Arbore, “Quellidella notte”.

In questa sezione noi seguiamo la cronaca di mesi bollenti che, mentre ilFestivalbar consacra “L’estate sta finendo” dei Righeira, vedono in testa alle classi-fiche dei best-seller, proprio il romanzo di Tondelli, accanto ai calibri americani (solo

in termini di copie vendute) della letteratura di consu-mo, come Robbins e la Collins, che fanno da controcan-to al successo televisivo di serie come “Dinasty” e“Dallas”, che spianano il terreno a “Beautiful” che arri-verà qualche anno più tardi.

Riportiamo alcuni scritti “rari” di Tondelli, riguardanti lastesura del libro, pubblicati su giornali e mai più rieditiin volume, per documentare il lavoro di preparazione.C’è anche tutto il contesto della fortuna critica delromanzo, con “collage” dei ritagli stampa da quell’esta-te, in cui i giornalisti, a proposito di Rimini, titolano: “Tuttia Rimini quest’estate” o “I “nipotini” dei vitelloni vanno acaccia di successo”. E ancora: “Tutti a Gomorra-Beach”e “Rimini domestica e forsennata”, “L’acchiappastoriedell’Adriatico” e “A Rimini come in un film”, “Rimini belsuol d’amore” e “Vacanze a Rimini come a Sodoma”,“Cara Rimini concentrato d’Italia” e “Rimini, una torridaestate”.

Non potevano mancare le cronache di un “eventomancato”, la cancellazione della presentazione televisi-va del romanzo a “Domenica in” e di uno rimasto “miti-co” come la festa totalmente nuova al Grand Hotel.

Riportiamo anche alcune tra le molte interviste rila-sciate da Tondelli in occasione dell’uscita del libro e unarassegna “grafica” delle copertine che il romanzo haavuto nelle edizioni italiane e straniere, dal 1985 adoggi.

Una parte importante è anche quella relativa al rap-porto tra il romanzo e la versione cinematografica a cuiTondelli ha lavorato per molto tempo con il registaLuciano Manuzzi.

E non poteva mancare la “track list” di quelle estati, lasua colonna sonora, scelta direttamente dallo scrittoreemiliano e qui ripresa attraverso le copertine deglialbum da cui sono stati tratti i brani e da alcune brevinote su artisti e canzoni, un compendio per un ipoteticoCD musicale, una “Rimini Compilation” da accompa-gnare a questa edizione “vintage” di un cult book cheresiste a dispetto del tempo che passa.

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