di fatti nuovi e antichi. pubblici, tragedie private, carica di … · 2019-05-28 · “Aldo Rossi...

2
Mostra a cura di: Fondazione Aldo Rossi; Cinzia Simioni e Alessandro Tognon (Associazione Culturale Di Architettura) Progetto di allestimento: Associazione Culturale Di Architettura Progetto grafico di allestimento: Andrea Achiluzzi (Associazione Culturale Di Architettura) Prestatori: ASAC, Biennale di Venezia; Bruno Longoni Atelier d’Arredamento, DAM – Deutsches Architektur Museum, Francoforte; Dipartimento di architettura Università di Bologna; Francesco Saverio Fera, MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo Roma; Università Iuav, Venezia; Archivio Longoni, Cantù; Museo Alessi, Crusinallo; Museo Molteni, Giussano, Collezione Raimondo Garau, e i collezionisti privati che hanno preferito rimanere anonimi. PALAZZO DELLA RAGIONE PADOVA E LA RAGIONE ARCHITETTURE 1967-1997 ORARI 09.00 - 19.00 chiusura biglietteria 18.30 LUNEDÌ CHIUSO INFO E PRENOTAZIONI +39 049 2010010 BIGLIETTI intero 10 ridotto 8 over 65, gruppi di almeno 10 unità, giovani dai 18 ai 25 anni ridotto speciale 6 ragazzi dai 6 ai 17 anni, scuole ridotto Padovacard 4 ingresso gratuito bambini fino a 5 anni, persone con disabilità e loro accompagnatore, giornalisti e guide turistiche con patentino WWW.ALDOROSSIELARAGIONE.IT PROMOSSA DA IN COLLABORAZIONE CON REALIZZATA DA CON IL CONTRIBUTO DI 1 GIUGNO - 29 SETTEMBRE 2019 Immagine in copertina: composizione con cimitero di Modena e santo, 1979 Tutte le immagini: © Eredi Aldo Rossi, courtesy Fondazione Aldo Rossi CON IL SOSTEGNO DI SPONSOR TECNICI L’architettura è la scena fissa delle vicende dell’uomo, carica di sentimenti, di generazioni, di eventi pubblici, tragedie private, di fatti nuovi e antichi. Aldo Rossi, L'architettura della città, 1966 La rassegna comprende trentasei progetti, di cui quattro approfonditi in altrettante sale dedicate lungo il percorso espositivo. IL PERCORSO ESPOSITIVO I QUATTRO GRANDI PROGETTI IN MOSTRA Cimitero di San Cataldo MODENA, 1971-1978 Aldo Rossi, Gianni Braghieri È il progetto vincitore del concorso nazionale del 1971, che aveva come tema l’ampliamento del vecchio cimitero neoclassico progettato da Cesare Costa: incentrato sui concetti di memoria e di oblio, interpreta il cimitero come una città dove il rapporto privato con la morte torna a essere rapporto civile con l’istituzione. L’opera - di stampo razionalistico e con una forte eco dechirichiana e metafisica - comprende una serie di manufatti: i lunghi porticati costituiti da colombari ospitano i loculi e disegnano sia il perimetro del cimitero sia le costruzioni centrali. Nel fulcro dell’area, oggi, spicca il grande monolite rosso, un edificio che ricorda con le sue finestre regolari la struttura di una casa senza piani e senza copertura, le finestre sono senza serramenti e tagli nel muro. Essa è la casa dei morti, in architettura è un’abitazione incompiuta e quindi abbandonata. Scriveva infatti Rossi “Il concetto centrale di questo progetto era forse quello di aver visto che le cose, gli oggetti, le costruzioni dei morti non sono differenti da quelle dei vivi”. Complesso alberghiero e ristorante Il Palazzo FUKUOKA, 1987-1989 Aldo Rossi, Morris Adjmi, Toyota Horiguchi, Shigeru Uchida L’aspetto più importante di questo complesso è soprattutto la sua collocazione. L’edificio, infatti, collega la parte commerciale della città con un’area di ricreazione e svago, e segna l’inizio dello sviluppo di questa parte di città. Il progetto dell’albergo potrebbe, con la sua architettura, dare un’immagine diversa al piano generale proprio per la sua posizione cardine e per il suo rapporto con il fiume. L’opera supera concettualmente i confini fra edificio e spazio esterno: l’entrata principale dell'albergo avviene dalla piazza, che, come in molte città italiane, è parte dell’architettura dell’edificio. L’albergo si innalza, infatti, su un basamento che delimita e conforma la piazza antistante, ideata come se fosse un plateatico, aperto alla città e ai cittadini: da qui si apre la vista verso l’edificio o verso le rive del fiume. In questo modo, l’architettura, come nei tempi antichi, diventa non solo elemento funzionale ma, soprattutto, punto di riferimento urbano. Teatro del Mondo VENEZIA, 1979 Aldo Rossi Frutto di un lavoro di ricerca sul tema della pura rappresentazione, indifferente quindi al luogo o allo spazio, il Teatro del Mondo è un’opera dalle molteplici stratificazioni concettuali, emblema della Biennale del 1979 che commissionò questo progetto ad Aldo Rossi. Tre gli elementi chiave per interpretarlo: essere uno spazio fruibile, definito ma non precisato, essere un volume secondo la forma dei monumenti veneziani e l’essere sull’acqua come tratto distintivo. Ed è l’elemento fluido a dettare le regole di quest’opera: la sua struttura non può che essere in legno, proprio come tanti elementi iconici del mare e di Venezia (imbarcazioni, gondole, le costruzioni marinare). Ma la fluidità è segno anche della sua funzione e della sua vocazione: il teatro è luogo in continuo movimento, spaziale e temporale, un edificio effimero che conserva la sua funzione di oggetto architettonico creato per essere lo spazio dove spettatori e attori siglano il loro patto narrativo. Progetto di concorso per Deutsches Historisches Museum BERLINO, 1988 Aldo Rossi, Giovanni da Pozzo, Francesco Saverio Fera, Ivana Invernizzi, Daniele Nava, Massimo Scheurer Il luogo del museo, senz’altro uno dei più belli di Berlino, e la sua impostazione con il grande edificio, luogo di riferimento urbano, lo collocano nella tradizione del grande Museo illuministico o almeno del museo che, nato dalla cultura illuministica, dispone la storia secondo un criterio di continuità. Il progetto si presenta come una cattedrale o un enorme hangar tagliato dalle absidi o da costruzioni aggiunte. L’edificio mostra due facciate, diverse per ispirazione: lungo la Sprea, il progetto ricorda i grandi porti fluviali; verso la città, invece, riprende gli stilemi dell’urbanistica di tradizione medioevale, con la caratteristica serie di edifici affiancati l’uno all’altro. L’estetica di questo progetto è legata ai materiali: il mattone della vecchia Berlino con le sue fasce di maiolica blu e gialla, la pietra bianca del colonnato di Schinkel, tipica di tutto il classicismo della cultura tedesca. E l’uso del vetro come elemento parete, che nasce proprio dall’intuizione di Mies van der Rohe nella sua mediazione della tradizione classica tedesca. Il gioco della morte, 1973 Fukuoka, 1987 Fantasia con Deutsches Historisches Museum "Berlin", 1988 fonte testi Aldo Rossi a cura di G.Braghieri, Zanichelli, Bologna 1981 Il teatro del Mondo con cabine, 1981-87 Il progetto di allestimento della mostra si posiziona lungo la spina longitudinale del nobile spazio della grande sala pensile del Palazzo della Ragione. Il percorso che inizia al lato opposto del grande modello ligneo equestre, scorre cronologicamente lungo un trentennio di carriera professionale che dai primi progetti degli anni ’60 procede verso i progetti di livello internazionale degli anni ’90 sino a giungere all’emblematica sezione disegnata a colori del progetto per la ricostruzione del Teatro La Fenice, distrutto da un incendio nel 1996. Oltre ai 140 disegni e ai 12 modelli , prestati dalla Fondazione Aldo Rossi, dal MAXXI. Museo nazionale delle arti del XXI secolo, dal DAM di Francoforte e da alcuni privati, lungo il percorso si incontrano vari oggetti di design che Rossi disegnò per Alessi, Molteni, Unifor e Longoni. I progetti presenti in mostra sono 36. Tra questi, quattro progetti (il Cimitero San Cataldo di Modena, il Teatro del Mondo, il complesso alberghiero e ristorante Il Palazzo e il progetto di concorso per il Deutsches Historisches Museum) vengono approfonditi con una quantità maggiore di disegni, modelli, video, fotografie ed alcuni scritti di Rossi . Questi progetti caratterizzano quattro stanze, evocando alcune figure che li riguardano, come ad esempio un rettangolo allungato per il Cimitero di Modena e la forma ottagonale della stanza che ospita le opere del Teatro del Mondo, della stessa misura del tamburo della macchina veneziana che da Venezia navigò le acque istriane con i suoi spettacoli interni. Anche alcune pubblicazioni, espressioni del grande contributo teorico di Aldo Rossi che ancor oggi si rivela di grande interesse, accompagnano il “viaggio temporale” del visitatore. Der weg zur Schule, 1979 LA MOSTRA «In tutte le città d’Europa esistono dei grandi palazzi, o dei complessi edilizi, o degli aggregati che costituiscono dei veri pezzi di città e la cui funzione è difficilmente quella originaria. Io ho presente ora il Palazzo della Ragione di Padova. Quando si visita un monumento di questo tipo si resta sorpresi da una serie di questioni che ad esso sono intimamente legate; e soprattutto si resta colpiti dalla pluralità di funzioni che un palazzo di questo tipo può contenere e come queste funzioni siano per così dire del tutto indipendenti dalla sua forma e che però è proprio questa forma che ci resta impressa, che viviamo e percorriamo e che a sua volta struttura la città». Fragments, 1987 La mostra “Aldo Rossi e la Ragione. Architetture 1967-1997”, curata da Cinzia Simioni e Alessandro Tognon con la Fondazione Aldo Rossi, presenta una selezione di architetture progettate e costruite dall’architetto milanese che costituisce ancora oggi un riferimento imprescindibile per la ricerca e lo studio della scienza urbana . Allestita nel magnifico Salone di Palazzo della Ragione , uno degli archetipi architettonici di Rossi, l’esposizione si sviluppa cronologicamente dagli anni Sessanta agli anni Novanta, attraverso oltre centocinquanta opere originali tra studi, dipinti, disegni e modelli: dal Monumento ai Partigiani di Segrate (1965-1967) alla Scuola elementare “Salvatore Orrù” di Fagnano Olona (1972-1976), dal Municipio di Borgoricco (1983-1988) alla ricostruzione del Teatro La Fenice di Venezia (1996). L’estesa cronologia progettuale presenta 34 architetture diverse e si arricchisce di alcuni oggetti di design, degli scritti e dei documenti fotografici e filmici. Al suo interno, quattro progetti sono sviluppati in altrettante sale e presentati attraverso gli studi, i disegni, i modelli, i reperti e i documenti video. Le quattro architetture emblematicamente conducono il visitatore dagli esordi di Rossi, con il Cimitero di San Cataldo a Modena (1971-1978), all’affermazione della sua iconicità, con il Teatro del Mondo a Venezia (1979), fino all’internazionalizzazione con il Complesso alberghiero e ristorante Il Palazzo a Fukuoka (1987-1989) e il progetto di concorso per il Deutsches Historisches Museum di Berlino (1988). Un doppio tributo alla ragione “Aldo Rossi e la Ragione” è un tributo a quella “ragione” tanto ricercata da Aldo Rossi , in grado di determinare la funzione degli spazi e delle forme nel progetto architettonico, sviluppando quei criteri che ne rendono possibile una relazione profonda con il contesto, anche in chiave futura. Il titolo della mostra è anche un omaggio al monumento di Padova che ha saputo reinventarsi nei secoli pur mantenendo intatta la sua identità formale, diventando esempio eccellente di architettura urbana . L’opportunità di ospitare l’esposizione negli spazi del Palazzo della Ragione è anche coerente con la visione umanistica, ancor prima che architettonica, di Rossi, che nel suo libro L’architettura della città scrisse:

Transcript of di fatti nuovi e antichi. pubblici, tragedie private, carica di … · 2019-05-28 · “Aldo Rossi...

Page 1: di fatti nuovi e antichi. pubblici, tragedie private, carica di … · 2019-05-28 · “Aldo Rossi e la Ragione” è un tributo a quella “ragione” tanto ricercata da Aldo Rossi,

Mostra a cura di: Fondazione Aldo Rossi; Cinzia Simioni e Alessandro Tognon (Associazione Culturale Di Architettura)

Progetto di allestimento: Associazione Culturale Di Architettura

Progetto grafico di allestimento: Andrea Achiluzzi (Associazione Culturale Di Architettura)

Prestatori: ASAC, Biennale di Venezia; Bruno Longoni Atelier d’Arredamento, DAM – Deutsches Architektur Museum, Francoforte; Dipartimento di architettura Università di Bologna; Francesco Saverio Fera, MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo Roma; Università Iuav, Venezia; Archivio Longoni, Cantù; Museo Alessi, Crusinallo; Museo Molteni, Giussano, Collezione Raimondo Garau, e i collezionisti privati che hanno preferito rimanere anonimi.

PA L A Z Z O D E L L A R A GI O NE

PA D O VA

E L A R A GI O NE

A R C H I T E T T U R E 1 9 6 7 - 1 9 9 7

O R A R I0 9 . 0 0 - 1 9 . 0 0 chiusura biglietteria 18.30

L U NE D Ì C HIU S O

INFO E PRENOTAZIONI+ 3 9 0 4 9 2 0 1 0 0 1 0

BIGLIETTIintero 10€r idot to 8€ over 65, gruppi di almeno 10 unità, giovanidai 18 ai 25 annir idot to speciale 6€ ragazzi dai 6 ai 17 anni, scuoler idot to Padovacard 4€ingresso gratui tobambini fino a 5 anni, persone con disabilità e loro accompagnatore, giornalisti e guide turistiche con patentino

WWW.ALDOROSSIELARAGIONE. IT

PROMOSSA DA

IN COLLABORAZIONE CON

REALIZZATA DA

CON IL CONTRIBUTO DI

1 GIUGNO - 29 SETTEMBRE 2019

Immagine in copertina:composizione con cimitero di Modena e santo, 1979Tutte le immagini: © Eredi Aldo Rossi, courtesy Fondazione Aldo Rossi

CON IL SOSTEGNO DI

SPONSOR TECNICI

L’architettura è la scena fissa delle vicende dell’uomo, carica di sentimenti, di generazioni, di eventi pubblici, tragedie private, di fatti nuovi e antichi.

Aldo Rossi, L'architettura della città, 1966

La rassegna comprende trentasei progetti, di cui quattro approfonditi in altrettante sale dedicate lungo il percorso espositivo.

IL PERCORSO ESPOSITIVOI QUATTRO GRANDI PROGETTI IN MOSTRA

Cimitero di San CataldoMODENA, 1971-1978 Aldo Rossi, Gianni Braghieri

È il progetto vincitore del concorso nazionale del 1971, che aveva come tema l’ampliamento del vecchio cimitero neoclassico progettato da Cesare Costa: incentrato sui concetti di memoria e di oblio, interpreta il cimitero come una città dove il rapporto privato con la morte torna a essere rapporto civile con l’istituzione. L’opera - di stampo razionalistico e con una forte eco dechirichiana e metafisica - comprende una serie di manufatti: i lunghi porticati costituiti da colombari ospitano i loculi e disegnano sia il perimetro del cimitero sia le costruzioni centrali. Nel fulcro dell’area, oggi, spicca il grande monolite rosso, un edificio che ricorda con le sue finestre regolari la struttura di una casa senza piani e senza copertura, le finestre sono senza serramenti e tagli nel muro. Essa è la casa dei morti, in architettura è un’abitazione incompiuta e quindi abbandonata. Scriveva infatti Rossi “Il concetto centrale di questo progetto era forse quello di aver visto che le cose, gli oggetti, le costruzioni dei morti non sono differenti da quelle dei vivi”.

Complesso alberghiero e ristorante Il PalazzoFUKUOKA, 1987-1989Aldo Rossi, Morris Adjmi, Toyota Horiguchi, Shigeru Uchida

L’aspetto più importante di questo complesso è soprattutto la sua collocazione. L’edificio, infatti, collega la parte commerciale della città con un’area di ricreazione e svago, e segna l’inizio dello sviluppo di questa parte di città. Il progetto dell’albergo potrebbe, con la sua architettura, dare un’immagine diversa al piano generale proprio per la sua posizione cardine e per il suo rapporto con il fiume. L’opera supera concettualmente i confini fra edificio e spazio esterno: l’entrata principale dell'albergo avviene dalla piazza, che, come in molte città italiane, è parte dell’architettura dell’edificio.L’albergo si innalza, infatti, su un basamento che delimita e conforma la piazza antistante, ideata come se fosse un plateatico, aperto alla città e ai cittadini: da qui si apre la vista verso l’edificio o verso le rive del fiume. In questo modo, l’architettura, come nei tempi antichi, diventa non solo elemento funzionale ma, soprattutto, punto di riferimento urbano.

Teatro del MondoVENEZIA, 1979Aldo Rossi

Frutto di un lavoro di ricerca sul tema della pura rappresentazione, indifferente quindi al luogo o allo spazio, il Teatro del Mondo è un’opera dalle molteplici stratificazioni concettuali, emblema della Biennale del 1979 che commissionò questo progetto ad Aldo Rossi. Tre gli elementi chiave per interpretarlo: essere uno spazio fruibile, definito ma non precisato, essere un volume secondo la forma dei monumenti veneziani e l’essere sull’acqua come tratto distintivo. Ed è l’elemento fluido a dettare le regole di quest’opera: la sua struttura non può che essere in legno, proprio come tanti elementi iconici del mare e di Venezia (imbarcazioni, gondole, le costruzioni marinare). Ma la fluidità è segno anche della sua funzione e della sua vocazione: il teatro è luogo in continuo movimento, spaziale e temporale, un edificio effimero che conserva la sua funzione di oggetto architettonico creato per essere lo spazio dove spettatori e attori siglano il loro patto narrativo.

Progetto di concorso per Deutsches Historisches MuseumBERLINO, 1988Aldo Rossi, Giovanni da Pozzo, Francesco Saverio Fera, Ivana Invernizzi, Daniele Nava, Massimo Scheurer

Il luogo del museo, senz’altro uno dei più belli di Berlino, e la sua impostazione con il grande edificio, luogo di riferimento urbano, lo collocano nella tradizione del grande Museo illuministico o almeno del museo che, nato dalla cultura illuministica, dispone la storia secondo un criterio di continuità.Il progetto si presenta come una cattedrale o un enorme hangar tagliato dalle absidi o da costruzioni aggiunte. L’edificio mostra due facciate, diverse per ispirazione: lungo la Sprea, il progetto ricorda i grandi porti fluviali; verso la città, invece, riprende gli stilemi dell’urbanistica di tradizione medioevale, con la caratteristica serie di edifici affiancati l’uno all’altro. L’estetica di questo progetto è legata ai materiali: il mattone della vecchia Berlino con le sue fasce di maiolica blu e gialla, la pietra bianca del colonnato di Schinkel, tipica di tutto il classicismo della cultura tedesca. E l’uso del vetro come elemento parete, che nasce proprio dall’intuizione di Mies van der Rohe nella sua mediazione della tradizione classica tedesca.

Il gioco della morte, 1973

Fukuoka, 1987

Fantasia con Deutsches Historisches Museum "Berlin", 1988

fonte testi Aldo Rossi a cura di G.Braghieri, Zanichelli, Bologna 1981

Il teatro del Mondo con cabine, 1981-87

Il progetto di allestimento della mostra si posiziona lungo la spina longitudinale del nobile spazio della grande sala pensile del Palazzo della Ragione. Il percorso che inizia al lato opposto del grande modello ligneo equestre, scorre cronologicamente lungo un trentennio di carriera professionale che dai primi progetti degli anni ’60 procede verso i progetti di livello internazionale degli anni ’90 sino a giungere all’emblematica sezione disegnata a colori del progetto per la ricostruzione del Teatro La Fenice, distrutto da un incendio nel 1996.Oltre ai 140 disegni e ai 12 modelli, prestati dalla Fondazione Aldo Rossi, dal MAXXI. Museo nazionale delle arti del XXI secolo, dal DAM di Francoforte e da alcuni privati, lungo il percorso si incontrano vari oggetti di design che Rossi disegnò per Alessi, Molteni, Unifor e Longoni.

I progetti presenti in mostra sono 36.Tra questi, quattro progetti (il Cimitero San Cataldo di Modena, il Teatro del Mondo, il complesso alberghiero e ristorante Il Palazzo e il progetto di concorso per il Deutsches Historisches Museum) vengono approfonditi con una quantità maggiore di disegni, modelli, video, fotografie ed alcuni scritti di Rossi. Questi progetti caratterizzano quattro stanze, evocando alcune figure che li riguardano, come ad esempio un rettangolo allungato per il Cimitero di Modena e la forma ottagonale della stanza che ospita le opere del Teatro del Mondo, della stessa misura del tamburo della macchina veneziana che da Venezia navigò le acque istriane con i suoi spettacoli interni. Anche alcune pubblicazioni, espressioni del grande contributo teorico di Aldo Rossi che ancor oggi si rivela di grande interesse, accompagnano il “viaggio temporale” del visitatore.

Der

weg

zur

Sch

ule,

197

9

L A M O S T R A

«In tut te le c i t tà d’Europa esistono dei grandi palazzi, o dei complessi edi l iz i, o degl i aggregat i che cost i tu iscono dei ver i pezzi d i c i t tà e la cui funzione è di f f ic i lmente quel la or ig inar ia. Io ho presente ora i l Palazzo del la Ragione di Padova. Quando si v is i ta un monumento di questo t ipo s i resta sorpresi da una ser ie di quest ioni che ad esso sono int imamente legate; e soprat tut to s i resta colpi t i dal la plural i tà di funzioni che un palazzo di questo t ipo può contenere e come queste funzioni s iano per così dire del tut to indipendent i dal la sua forma e che però è propr io questa forma che ci resta impressa, che viv iamo e percorr iamo e che a sua volta struttura la cit tà».

Fragments, 1987

La mostra “Aldo Rossi e la Ragione. Architetture 1967-1997”, curata da Cinzia Simioni e Alessandro Tognon con la Fondazione Aldo Rossi, presenta una selezione di archi tet ture progettate e costrui te dall ’archi tet to milanese che cost i tu isce ancora oggi un r i fer imento imprescindibile per la r icerca e lo studio della scienza urbana .

Allest i ta nel magnif ico Salone di Palazzo della Ragione , uno degl i archet ip i archi tet tonic i d i Rossi, l ’esposiz ione si sviluppa cronologicamente dagl i anni Sessanta agl i anni Novanta, at t raverso ol t re centocinquanta opere or ig inal i t ra studi, d ip int i, d isegni e modell i: dal Monumento ai Part ig iani d i Segrate (1965-1967) alla Scuola elementare “Salvatore Orrù” di Fagnano Olona (1972-1976), dal Municipio di Borgor icco (1983-1988) alla r icostruzione del Teatro La Fenice di Venezia (1996).

L’estesa cronologia progettuale presenta 34 architetture diverse e si arr icchisce di alcuni oggett i di design, degl i scri t t i e dei documenti fotografici e f ilmici. Al suo interno, quattro progett i sono sviluppat i in al t ret tante sale e presentat i at t raverso gl i studi, i d isegni, i modell i, i repert i e i document i v ideo. Le quattro archi tet ture emblemat icamente conducono il v is i tatore dagl i esordi d i Rossi, con il Cimitero di San Cataldo a Modena (1971-1978), a ll ’af fermazione della sua iconic i tà, con il Teatro del Mondo a Venezia (1979), f ino all ’ internazional izzazione con il Complesso alberghiero e r istorante Il Palazzo a Fukuoka (1987-1989) e il progetto di concorso per il Deutsches Histor isches Museum di Ber l ino (1988).

Un doppio tr ibuto alla ragione“Aldo Rossi e la Ragione” è un tr ibuto a quella “ragione” tanto ricercata da Aldo Rossi , in grado di determinare la funzione degl i spazi e delle forme nel progetto archi tet tonico, sviluppando quei cr i ter i che ne rendono possibile una relazione profonda con il contesto, anche in chiave futura. Il t i to lo della mostra è anche un omaggio al monumento di Padova che ha saputo reinventarsi nei secol i pur mantenendo intat ta la sua ident i tà formale, d iventando esempio eccellente di architettura urbana .

L’opportuni tà di ospi tare l ’esposiz ione negl i spazi del Palazzo della Ragione è anche coerente con la v is ione umanist ica, ancor pr ima che archi tet tonica, di Rossi, che nel suo l ibro L’archi tet tura del la c i t tà scr isse:

Page 2: di fatti nuovi e antichi. pubblici, tragedie private, carica di … · 2019-05-28 · “Aldo Rossi e la Ragione” è un tributo a quella “ragione” tanto ricercata da Aldo Rossi,

ROSSIE L A R A GI O NE

A R C HI T E T T UR E 1 9 6 7 - 1 9 9 7

A L D O1 G IU G N O - 2 9 S E T T E M B R E 2 0 1 9

PA L A Z Z O D E L L A R A GI O NEPA D O VA

Fukuoka, Senza titolo, 1987