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3 Direttore responsabile Paolo Panerai Direttore comitato di direzione Cristina Attuati Comitato di direzione Cristina Attuati Carmelo Benedetti Mauro Bossola Franco Casini Giuliano De Filippis Enrico Gavarini Valerio Poloni Lando Maria Sileoni Matteo Valenti Capo redattore Lodovico Antonini Collaboratori Sofia Cecconi consulente legale Fabi Costantino Cipolla ordinario di sociologia Università di Bologna Marco De Marco docente di Informatica generale Università Cattolica - Milano Giacomo Guerriero responsabile servizio di prevenzione ASL RMC Luciano Quaranta, direttore della Clinica oculistica Università degli Studi di Brescia Luca Riciputi esperto risorse umane e consulente aziendale Domenico Secondulfo docente di sociologia generale e di sociologia dei processi culturali Università di Verona Maddalena Sorrentino, docente di informatica generale, Università Cattolica - Milano Illustrazioni: Roberto Mangosi Editing: Mariapaola Diversi Grafica: ER Creativity Direzione, Redazione, Amministrazione 00198 Roma - Via Tevere 46 Telefoni: 06-84.15.751/2/3/4 Fax: 06-85.52.275 - 85.59.220 Stampa Elcograf, Beverate di Brivio (Lc) Sommario N .5- A NNO LVII LUGLIO 2006 Sileoni a pag.5 Bang a pag. 9 Solnik a pag. 18 www.fabi.it E-mail: [email protected] [email protected] Edizione web: www.fabi.it/pubblicazioni/voce.htm La Fabi su internet I nutile nascondere che l’attesa per la relazione annuale del nuovo governatore della Banca d’Italia fosse, quest’anno, assai più forte che non nel recente passato, sia per l’interesse di- mostrato dai media in seguito alle dimissioni di Fazio, sia per il momento particolarmente deli- cato che la nostra economia sta vivendo. Dra- ghi non ha deluso le attese della vigilia, illu- strando una relazione densa di contenuti prag- matici e di analisi finanziarie e prospettiche, sul- le quali si può concordare o dissentire, ma che nel loro complesso rappresentano un punto di grande novità, soprattutto per la totale assenza di retorica con cui sono state esposte. Finalmente – e lo di- ciamo non senza una punta di legittimo orgoglio da parte di chi ha, più volte, sottolineato l’obsolescenza e l’inutilità di un’autocompia- cente pomposità fino a pochi mesi fa di casa in via Nazionale dove, per certi versi e con risvolti spesso negativi, il tempo sembrava es- sersi fermato – finalmente, ribadiamo, anche qui sembra si sia en- trati definitivamente nell’età moderna. Basta con le analisi parzia- li, o meglio “di parte”, che più volte in passato, la relazione annua- le ha presentato, rivelandosi non tanto come la cartina di tornasole della situazione reale del paese, quanto una sorta di meta-messag- gio diretto alle forze politiche ed alle banche, un codice che prefe- riamo non definire, perché crediamo ancora nelle istituzioni di que- sto paese e riteniamo che la loro solidità vada ben oltre la credibi- lità personale di chi le regge. Insomma, il ruolo super partes della banca è stato – quanto meno – ribadito, e non solo nei modi. La re- lazione, nel suo complesso, offre sicuramente alcuni spunti interes- santi e condivisibili, come il risanamento ed il rilancio economico del paese, considerati a ragione dal governatore come un binomio inscindibile. La preoccupante fase di stagnazione che il nostro pae- se sta attraversando va superata con progetti concreti, con il con- corso costruttivo di tutte le forze sociali, in una prospettiva di nuo- ve forme di concertazione che tengano conto del legame esistente tra economia e società. La precarizzazione viene definita come fe- nomeno di corto sviluppo. L’obiettivo dev’essere la stabilità. Assai più preoccupante è, invece, il capitolo – peraltro inserito quasi in apertura – sulle pensioni. In verità, la relazione, su questo argo- mento, è un’eco di relazioni passate, con il solito ritornello del si- stema Italia, sfasato rispetto a quello degli USA o della Germania. Non possiamo concordare, in questo caso, con le parole del Gover- natore. Le pensioni sono un tema delicato che va affrontato, pro- prio a causa della sua natura, con maggiore precisione, creando – anche in questo caso – stabilità. Troppe riforme si sono succedute, generando instabilità e preoccupazione. Le lavoratrici, i lavorato- ri, hanno diritto a programmare il proprio futuro. Sulle banche, il pensiero di Draghi è positivo. Vi è anche un timido riferimento alla necessità di creare una più forte cultura etica nell’impresa del cre- dito. Corretta appare anche l’analisi sulla necessità di un coordi- namento fra banche centrali diverse, in virtù delle acquisizioni transnazionali. Meno positivo è, invece, il nostro giudizio sulle po- che righe destinate a commentare la legge sul risparmio che, in ve- rità, è ancora un ibrido poco definibile oltre che incompiuto, così come riteniamo affatto generico il capitolo dei controlli. Infine, un’ultima riflessione. Dopo le recenti vicende, occorreva senz’om- bra di dubbio respirare un’aria nuova. Quest’aria si è anche, a trat- ti, respirata nei saloni di Palazzo Koch. Al di là delle posizioni, che non in tutti i casi possono risultare convergenti, siamo certi che il clima di dialogo a cui si ispira il nuovo Governatore rappresenti di per sé un buon auspicio, così come il rigore – richiamato più volte – ed il rispetto delle regole.Il futuro ci dirà se queste prime sensa- zioni rappresentano davvero un segno della volontà di rinnova- mento dell’istituzione, e non solo una risposta alle pressioni dell’o- pinione pubblica. Editoriale di Cristina Attuati Parola d’ordine: stabilità Filo diretto Al sindacato spetta vigilare sulle ristrutturazioni 5 di Lando Sileoni Dossier Security in banca: è zoppa senza il sindacato 6 Sindacati Europei. Impa Imparare gli uni dagli altri 9 CNEL. Cinque proposte sull’assistenza 11 Focus la gestione degli investimenti tra arte e scienza di Bruno Solnik Sindacato e servizi Attualità. I giovani mettono sotto accusa lo stage 22 di Mariapaola Diversi indacato e Attualità. Le donne degli altri 23 Diritto del lavoro. Chi stabilisce le mansioni 24 di Sofia Cecconi Pensioni. È buio oltre la siepe 25 Caaf. Vademecum per chi mette in affitto 26 di Leonardo Comucci Non solo banca Agriturismo. Vacanze nei borghi antichi 30 di Monica Brini Consumi & simboli. I futuri flessibili dei nostri figli 32 di Domenico Secondulfo L’appuntamento. Festival del mare in Romagna 33 Altroturismo 34 di Arturo 18

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Direttore responsabilePaolo Panerai

Direttore comitato di direzioneCristina Attuati

Comitato di direzioneCristina AttuatiCarmelo BenedettiMauro BossolaFranco CasiniGiuliano De FilippisEnrico GavariniValerio PoloniLando Maria SileoniMatteo Valenti

Capo redattoreLodovico Antonini

CollaboratoriSofia Cecconiconsulente legale Fabi Costantino Cipollaordinario di sociologia Università diBolognaMarco De Marcodocente di Informatica generaleUniversità Cattolica - Milano Giacomo Guerrieroresponsabile servizio di prevenzioneASL RMC Luciano Quaranta, direttore della Clinica oculisticaUniversità degli Studi di Brescia Luca Riciputiesperto risorse umane e consulenteaziendaleDomenico Secondulfodocente di sociologia generale e di sociologia dei processi culturaliUniversità di Verona Maddalena Sorrentino, docente di informatica generale, UniversitàCattolica - Milano

Illustrazioni: Roberto MangosiEditing: Mariapaola DiversiGrafica: ER Creativity

Direzione, Redazione, Amministrazione00198 Roma - Via Tevere 46Telefoni: 06-84.15.751/2/3/4Fax: 06-85.52.275 - 85.59.220StampaElcograf, Beverate di Brivio (Lc)

Sommario

N . 5 - A N N O L V I I L U G L I O 2 0 0 6

Sileoni a pag.5

Bang a pag. 9

Solnik a pag. 18

www.fabi.it

E-mail: [email protected]@fabi.it

Edizione web:www.fabi.it/pubblicazioni/voce.htm

La Fabi su internet

Inutile nascondere che l’attesa per la relazioneannuale del nuovo governatore della Bancad’Italia fosse, quest’anno, assai più forte che

non nel recente passato, sia per l’interesse di-mostrato dai media in seguito alle dimissioni diFazio, sia per il momento particolarmente deli-cato che la nostra economia sta vivendo. Dra-ghi non ha deluso le attese della vigilia, illu-strando una relazione densa di contenuti prag-matici e di analisi finanziarie e prospettiche, sul-

le quali si può concordare o dissentire, ma che nel loro complessorappresentano un punto di grande novità, soprattutto per la totaleassenza di retorica con cui sono state esposte. Finalmente – e lo di-ciamo non senza una punta di legittimo orgoglio da parte di chi ha,più volte, sottolineato l’obsolescenza e l’inutilità di un’autocompia-cente pomposità fino a pochi mesi fa di casa in via Nazionale dove,per certi versi e con risvolti spesso negativi, il tempo sembrava es-sersi fermato – finalmente, ribadiamo, anche qui sembra si sia en-trati definitivamente nell’età moderna. Basta con le analisi parzia-li, o meglio “di parte”, che più volte in passato, la relazione annua-le ha presentato, rivelandosi non tanto come la cartina di tornasoledella situazione reale del paese, quanto una sorta di meta-messag-gio diretto alle forze politiche ed alle banche, un codice che prefe-riamo non definire, perché crediamo ancora nelle istituzioni di que-sto paese e riteniamo che la loro solidità vada ben oltre la credibi-lità personale di chi le regge. Insomma, il ruolo super partes dellabanca è stato – quanto meno – ribadito, e non solo nei modi. La re-lazione, nel suo complesso, offre sicuramente alcuni spunti interes-santi e condivisibili, come il risanamento ed il rilancio economicodel paese, considerati a ragione dal governatore come un binomioinscindibile. La preoccupante fase di stagnazione che il nostro pae-se sta attraversando va superata con progetti concreti, con il con-

corso costruttivo di tutte le forze sociali, in una prospettiva di nuo-ve forme di concertazione che tengano conto del legame esistentetra economia e società. La precarizzazione viene definita come fe-nomeno di corto sviluppo. L’obiettivo dev’essere la stabilità. Assaipiù preoccupante è, invece, il capitolo – peraltro inserito quasi inapertura – sulle pensioni. In verità, la relazione, su questo argo-mento, è un’eco di relazioni passate, con il solito ritornello del si-stema Italia, sfasato rispetto a quello degli USA o della Germania.Non possiamo concordare, in questo caso, con le parole del Gover-natore. Le pensioni sono un tema delicato che va affrontato, pro-prio a causa della sua natura, con maggiore precisione, creando –anche in questo caso – stabilità. Troppe riforme si sono succedute,generando instabilità e preoccupazione. Le lavoratrici, i lavorato-ri, hanno diritto a programmare il proprio futuro. Sulle banche, ilpensiero di Draghi è positivo. Vi è anche un timido riferimento allanecessità di creare una più forte cultura etica nell’impresa del cre-dito. Corretta appare anche l’analisi sulla necessità di un coordi-namento fra banche centrali diverse, in virtù delle acquisizionitransnazionali. Meno positivo è, invece, il nostro giudizio sulle po-che righe destinate a commentare la legge sul risparmio che, in ve-rità, è ancora un ibrido poco definibile oltre che incompiuto, cosìcome riteniamo affatto generico il capitolo dei controlli. Infine,un’ultima riflessione. Dopo le recenti vicende, occorreva senz’om-bra di dubbio respirare un’aria nuova. Quest’aria si è anche, a trat-ti, respirata nei saloni di Palazzo Koch. Al di là delle posizioni, chenon in tutti i casi possono risultare convergenti, siamo certi che ilclima di dialogo a cui si ispira il nuovo Governatore rappresenti diper sé un buon auspicio, così come il rigore – richiamato più volte– ed il rispetto delle regole.Il futuro ci dirà se queste prime sensa-zioni rappresentano davvero un segno della volontà di rinnova-mento dell’istituzione, e non solo una risposta alle pressioni dell’o-pinione pubblica.

Editoriale d i C r i s t i na A t tua t i

Parola d’ordine: stabilità

Filo diretto

Al sindacato spetta vigilaresulle ristrutturazioni 5di Lando Sileoni

Dossier

Security in banca: è zoppasenza il sindacato 6Sindacati Europei. ImpaImparare gli uni dagli altri 9CNEL. Cinque propostesull’assistenza 11

Focus

la gestione degli investimentitra arte e scienzadi Bruno Solnik

Sindacato e servizi

Attualità. I giovani mettonosotto accusa lo stage 22di Mariapaola Diversiindacato e

Attualità. Le donne degli altri 23Diritto del lavoro. Chistabilisce le mansioni 24di Sofia Cecconi

Pensioni. È buio oltrela siepe 25Caaf. Vademecumper chi mette in affitto 26di Leonardo Comucci

Non solo banca

Agriturismo. Vacanze nei borghi antichi 30di Monica Brini

Consumi & simboli. I futuriflessibili dei nostri figli 32di Domenico Secondulfo

L’appuntamento. Festivaldel mare in Romagna 33Altroturismo 34di Arturo

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Tira un vento nuovo perla nostra società. Il“barometro”, sinorafisso sulla tempesta,sembra volgere al va-riabile: non il tempo

meteorologico, ma il tempodegli eventi.Nell’ordine:Banca Italia, Ricucci & C.,Vanna Marchi e figlia, Fiora-ni, il calcio… Quello che nonè accaduto in 15 anni si è rea-lizzato a precipizio in pochimesi. Pare di assistere ad unasoap opera brasiliana: il bene,questa volta, ha qualche chan-ce di trionfare. Si va, fortuna-tamente, verso una società chelotta disperatamente per nonsoccombere davanti alle in-giustizie, ai furbetti, agli scia-calli. È come se si tentasse diripartire da zero, con la spe-ranza di un futuro più roseo.

L’imprenditoria italiana sten-ta a rinnovarsi, in ostaggio ditroppi “figli di papà”, rampol-li trentenni di famiglie ricche e socialmentericonosciute.Si sono laureati senza mai bril-lare, nemmeno sfiorando l’impegno ed il sa-crificio nell’attività di imprenditore. Entranodalla porta principale senza annusare, nean-che un po’, la gavetta. Non hanno orari e ge-rarchie da rispettare, non conoscono il rigoreprofessionale né il rispetto delle regole azien-dali. Quando possono, cercano lo scontro conil sindacato, non sapendosi proporre per co-struire. Alcuni emigrano, temporaneamente,in altre aziende su raccomandazione dei ri-spettivi paparini. Vengono accolti a dentistretti ed esercitano, riga alla mano, l’arte del-l’ignoranza: tagliano uffici, cancellano postidi lavoro e passano poi alla cassa per riscuo-tere il consenso del padrone.

Succede anche in banca, con quelle società diconsulenza che si inventano ipotetici rispar-mi nell’ottica di una migliore organizzazioneed ottimizzazione del lavoro, proponendo al-la proprietà tagli di personale e di esperienze.Questi giovani rampanti, senza autorevolez-

za, non sono certamente lospecchio della nuova genera-zione, di quei nostri giovaniumili e preparati che si affac-ciano, fra mille difficoltà, allabirinto del lavoro e della so-cietà.I “figli di papà” stanno dap-pertutto: nelle banche, nelleimprese, nella finanza, eredi-tando lussi, privilegi, cadeauxe poltrone. Subiscono il fasci-no della finanza creativa: en-trano nella parte e fingonod’ingegnarsi a progettare, svi-luppare, proporre. Poi, però, ilconto lo pagano gli utenti ed ilavoratori emarginati dalla“creatività” di quei babbei conla erre moscia, che giocano acapitani d’industria.Troppi lavoratori appena cin-quantenni sono a spasso, pre-pensionati o addirittura licen-ziati grazie alle belle invenzio-ni di certi giovanotti viziati. Leleggi, nate per le aziende incrisi (la 223 del 23/07/1991) e

principalmente utilizzate in altri settori pro-duttivi, sono violentate e adattate da sedicen-ti manager al loro personale tornaconto. E il risultato finale? Riorganizzazioni fanta-sma, rivendicate dalle banche esclusivamen-te per giustificare l’utilizzo della citata leggedello stato. Le conseguenze sono sotto gli oc-chi di tutti: enormi tagli di personale, cadutadei livelli del servizio alla clientela e – ciò cheè più grave – lavoratori calpestati nella lorodignità umana e professionale, costretti a ri-volgersi alla Magistratura per ottenere giusti-zia e ragione.Più volte i migliori quotidiani economici han-no sottolineato che il ricambio generazionalenelle imprese italiane è molto lento. Sono glistessi padri a nutrire ben poca fiducia nella lo-ro prole e per questo cercano di liberarsene,raccomandando i figli ad altre aziende. C’è dadomandarsi perché li abbiano cresciuti a ca-viale e champagne, se poi sono i primi a nonconsiderarli all’altezza e a non riconoscernele capacità per prendere in mano le redini del-le imprese di famiglia. Il vecchio scirocco,

umido e con un lezzo di guasto, diventa sem-pre più insopportabile per coloro che devonolottare ogni giorno, patire umiliazioni e sof-frire, per dimostrare quanto valgono e farsi unpo’ di spazio.

Ma ora, pare che il tempo stia per cambia-re, portando aria nuova nella nostra societàmalata. Per guardare al nostro orizzonte la-vorativo e sindacale, è ora che la maggio-ranza silenziosa delle persone per bene fac-cia sentire la sua voce, il suo dissenso, sti-molando il sindacato a riappropriarsi deisuoi spazi per rappresentare al meglio le esi-genze e le istanze degli onesti. Così si stimola il cambiamento, si acceleranoi processi di rinnovamento, si gettano le pre-messe di un mondo migliore. Il movimentoproduce movimento, le idee produconoidee… E allora, come dicono i romani, co-raggio: “in alto i cuori e fuori la voce!”. Il ven-to nuovo soffia forte e non si può fermare.

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Filo

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Attualità Al sindacato spetta vigilare

sulle ristrutturazioni avventurose

di Lando SileoniSegretario Nazionale

FABI

Troppilavoratoricinquantennisono statipensionati olicenziatigrazie alleinvenzioni di giovanottiviziati

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Filo diretto

Nell’industria, ma anche nella banca, si moltiplicano i casi di imprenditori econsulenti che puntano unicamente a tagliare posti di lavoro, senza alcunaidea di svluppo o esperienza gestionale: sono i cosiddetti “figli di papà”

Lando Sileoni

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a cura della Segreteria Nazionale FABI

Nel corso della riunione del 13 aprile2006 de l l a Commiss ioneNazionale Salute e Sicurezza,l’ABI ha presentato un protocolloper la prevenzione della criminalitàin banca, approvato dal Comitato

Esecutivo del 15 marzo.Tale documento si inscrive nel filone delleproposte ABI, che hanno già visto lasottoscrizione di protocolli d’intesa con

alcune Prefetture, anche controfirmati, inalcuni casi, da organizzazioni sindacali alivello locale.Pure se l’articolato, fin dalla premessa ecosì come richiesto dalle organizzazionisindacali, prevede il coinvolgimento delsindacato, è necessario ribadire (cfr.ns.circ.1590/06) che tale testo non è statoconcordato con le Segreterie Nazionali edeve quindi essere inteso esclusivamentecome proposta da ridiscutere presso lesingole Prefetture interessate.

Infatti, gli argomenti trattati sono solamentetratteggiati, senza introdurre sostanzialinovità nel settore, se non quelle diriepilogare alcuni comportamenti di buonsenso (segnalazioni alle Forze dell’Ordinedi riferimenti logistici ed organizzativi e disituazioni di particolare rischio nei puntioperativi) e di impegnarsi a dotare i puntioperativi di alcuni sistemi di sicurezzaminimi, in gran parte già presenti per motividi copertura assicurativa.Questa impostazione non cambia, però,sostanzialmente, le situazioni già in essere.L’ indicazione che, oltre ai quattrodeterrenti scelti da una specifica lista, “ognibanca si impegna a selezionare siaquantitativamente sia qualitativamente isistemi di difesa più opportuni in funzionedella valutazione del rischio di ogni singoladipendenza”, r imane una sempl iceaffermazione priva di specifici vincoli,slegata da ogni forma d’accordo con le partiindicate nel protocollo.Sarebbe, quindi, importante che le struttureperiferiche ed aziendali che dovesseroessere interessate ad un confronto, siponessero l’obiettivo di un’adeguataimplementazione di queste misure, tenendoanche conto degli accordi migliorativiesistenti.È utile ricordare che i fenomeni criminosidevono essere compresi tra i rischi daconsiderare nel corso della specificavalutazione del rischio nel credito, tanto chenel Contratto Nazionale dei bancari è statainserita una specifica clausola nella qualesi precisa “che le imprese bancarie

Dossier

Dos

sier

Dos

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Il rischio rapina può essere ridimensionato solo con lafattiva collaborazione dei dipendenti in termini di culturadella sicurezza. La recente proposta dell’ABI è insufficiente

Security in banca:zoppa senzail sindacato

La prevenzione della criminalità secondo l’ABI

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Fabi 06-10 DOSSIER_DP.qxd 23-06-2006 16:02 Pagina 6

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Dossier

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La Prefettura, l’ABI, le banche e le organizzazioni sindacali di categoriafirmatarie del Protocollo d’intesa per la prevenzione della criminalità inbanca (di seguito “Protocollo”),

CONSIDERATO

• che il crescente aumento della domanda di sicurezza investe il settorebancario, esposto agli attacchi della criminalità comune e organizzata;

• che alle Forze dell’ordine spetta istituzionalmente la difesa del cittadino;

• che la necessità di proteggere le dipendenze bancarie è un preciso impegnodelle banche nei confronti dei dipendenti e della clientela e rispondeall’esigenza di consentire l’operatività in condizioni di sicurezza;

PRESO ATTO

•della proficua collaborazione avviata in molte province italiane traPrefetture, Forze dell’ordine, ABI, banche e organizzazioni sindacali dicategoria per contrastare rapine e furti alle dipendenze bancarie;

CONVENGONO QUANTO SEGUE

Art. 1 – Informazioni di carattere generaleLe banche firmatarie del Protocollo si impegnano a segnalare alle Forzedell’ordine:

• il nome e il numero telefonico del responsabile al quale è possibilerivolgersi per le problematiche di sicurezza di carattere generale;

• il nome e il numero telefonico di un referente per le problematicheconcernenti le singole dipendenze o, in alternativa al secondo, un recapitotelefonico facente capo ad una centrale operativa della banca a cui farriferimento nelle 24 ore;

• l’elenco delle dipendenze e i relativi indirizzi e numeri telefonici;

• l’orario di apertura al pubblico antimeridiana e pomeridiana, dal lunedì alvenerdì, e di apertura eventuale nelle giornate di sabato e domenica.

Art. 2 – Segnalazione disituazioni di rischioLe banche firmatarie delProtocollo si impegnano asegnalare alle Forzedell’ordine ai numeritelefonici indicati nell’unitoprospetto:

• carenze gravi e imprevedi-bili delle misure disicurezza (es. guasto deisistemi relativi al controllodegli accessi);

•movimenti sospetti di persone all’interno e all’esterno delle dipendenzebancarie;

•eccezionali aggravamenti del rischio (es. aumento anomalo giacenze dicassa);

• lavori da svolgere durante l’orario di apertura della dipendenza che inficinol’efficacia delle misure di sicurezza (es. sostituzione di un sistemad’allarme);

•altre situazioni particolari di rischio in cui versano le dipendenze bancarie.

Art. 3 – Valutazione dei rischiLa probabilità di accadimento dell’evento rapina (e la conseguente valutazio-ne del rischio delle dipendenze) può essere quantificato solo in misuralimitata, in quanto condizionata da molteplici fattori che, da un lato, esulanodallo spazio d’intervento delle banche (fattori esogeni), dall’altro seguonodinamiche non prevedibili e non riconducibili a modelli revisionali definiti.Ciò nonostante, le banche firmatarie del Protocollo si impegnano a valutare ilrischio rapina di ciascuna dipendenza e ad aggiornare periodicamente dettavalutazione, in relazione all’evoluzione del fenomeno criminoso ed alleeventuali informazioni fornite dalle Forze dell’ordine.

Art. 4 – Misure di sicurezzaLe banche firmatarie del Protocollo si impegnano a dotare ciascunadipendenza – entro tre mesi dalla data di sottoscrizione – di almeno 4 sistemidi sicurezza (con l’obbligo dei sistemi per la ricostruzione video degli eventi,cfr. punto 6) tra quelli di seguito elencati:

1. bussola2. metal detector3. rilevatore biometrico4. vigilanza5. videocollegamento/videosorveglianza6. videoregistrazione7. allarme antirapina8. sistema di protezione perimetrale attiva/passiva9. bancone blindato/area blindata ad alta sicurezza10. dispositivo di custodia valori ad apertura ritardata11. dispositivo di erogazione temporizzata del denaro12. sistema di macchiatura delle banconote13. sistema di tracciabilità delle banconote.

Ferme restando le misure minime concordate, ogni banca si impegna aselezionare, sia quantitativamente sia qualitativamente, i sistemi di difesa piùopportuni in funzione della valutazione del rischio della singola dipendenza.

Art. 5 – Esigenze di privacyPer quanto riguarda i sistemi di videoregistrazione, i trattamenti di datipersonali dovranno essere effettuati rispettando le misure e gli accorgimenti

Il testo approvato dal Comitato esecutivo dell’ABInella seduta del 15 marzo 2006

Le banchefirmatarie delprotocollo siimpegnano adotare ciascunadipendenza,entro 4 mesidalla firma, dialmeno 4 sistemidi sicurezza, conl’obbligo per laricostruzionevideo deglieventi

Protocollo d’intesa per la prevenzionedella criminalità in banca

Fabi 06-10 DOSSIER_DP.qxd 23-06-2006 16:03 Pagina 7

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Dossier

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LA VOCE DEI Bancari

considereranno il rischio rapina ai fini deldocumento di valutazione di cui all’Art.4del D.Lgs. n. 626 del 1994”. La valutazioneda parte delle banche è, quindi, un obbligoimprescindibile e, proprio per questo,dovuto, indipendentemente dalla firma delprotocollo.La deresponsabilizzazione delle banche,così come sostanzialmente contenuta nelprotocollo ABI rispetto al rischio rapina,non solo è contraria al buon senso, ma anchealla legislazione corrente ed alla relativagiurisprudenza ed è, quindi, da ritenersiinaccettabile. Per tali ragioni, risulta imprescindibile chele strutture sindacali ad ogni livello siadoperino per eliminare o modificare inprofondità le previsioni contenute all’art.3

del protocollo ABI.In quanto all’azione delle OrganizzazioniSindacali di Settore, è evidente che il lororuolo non potrà mai ridursi al semplice“fornire contributi che costituiranno oggettodi analisi” previsto dal protocollo.Il confronto con il sindacato, per esserecostruttivo, deve entrare nel merito dellacostruzione del processo di valutazione delrischio rapina, dell’individuazione disinergie ottimali per fronteggiare lesituazioni a rischio, dei piani specifici diformazione sia in tema di security, sia pergli aspetti di disturbi traumatici post rapina.Solo così sarà possibile ipotizzare ladi f fusione di quel la “cul tura del lasicurezza” a cui si fa riferimento nelprotocollo come valore da favorire: la

cultura della sicurezza in azienda, per essereconcretamente promossa da tutte le partisociali, deve essere condivisa, e i lavoratoriorganizzati devono poter essere partecipi diquesto processo.In sintesi, si può quindi valutare l’ipotesi diprotocol lo come unaproposta, noncondivisa con le OO.SS., ut i le perpromuovere il coordinamento tra Forzedell’Ordine e Parti Sociali sulla base di unmiglioramento del flusso informativo edella previsione di misure minime disicurezza (i quattro sistemi di sicurezza e larelativa manutenzione), anche se taledocumento non può essere sufficiente perla costruzione di un sistema condivisonell’ambito della prevenzione del rischio daeventi criminosi nel settore.

Le banche siimpegnano adintensificare,

nei confronti deiloro dipendenti,

le attività diinformazione

inerenti lasicurezza

anticrimine,anche tramite

specificanormativa, per

individuarestandard di

comportamentoadeguati

prescritti dal Garante per la protezione dei dati personali (“Il decalogo delleregole per non violare la privacy– 29 novembre 2000”, “Provvedimentogenerale sulla videosorveglianza – 29 aprile 2004”).Dovrà essere, altresì, assicurata l’osservanza delle prescrizioni emanate dalGarante, nel Provvedimento del 27 ottobre 2005, in caso di ricorso aldispositivo del rilevatore biometrico.L’utilizzo dei sistemi di videoregistrazione, inoltre, dovrà tener conto delleindicazioni contenute nella circolare del Ministero dell’Internon.558/1/1421.2/70/456 datata 8 febbraio 2005.

Art. 6 – Manutenzione delle misure di sicurezzaLe banche si impegnano ad attuare, almeno su base annua e per tutti idispositivi di sicurezza che lo richiedano, le attività di verifica e/o manuten-zione preventiva atte a consentirne il miglior funzionamento.Le banche si impegnano, altresì, ad assicurare in tempi brevi il ripristino diimpianti di sicurezza che hanno subito guasti.

Art. 7 – InformazioneLe banche si impegnano ad intensificare, nei confronti dei propri dipendenti,le attività di informazione inerenti la sicurezza anticrimine, anche tramitespecifica normativa (ad es. la Guida ABI sull’antirapina per il personale disportello), al fine di individuare standard comportamentali adeguati allespecifiche circostanze.

Art. 8 - FormazioneLe banche si impegnano ad intensificare, nei confronti dei propri dipendenti,le attività di formazione inerenti la sicurezza anticrimine, anche tramite leiniziative di ABI Formazione e OS.SI.F., l’Osservatorio dell’ABI sullaSicurezza Fisica.

Art. 9 – Ruolo delle Forze dell’ordineLe Forze dell’ordine si impegnano nei confronti delle banche a:

• segnalare, anche per il tramite dell’ABI, eventuali elementi che possanoindicare criticità specifiche per numero e tipologia di crimini commessi;

• intervenire, su richiesta delle banche e a fronte di reali stati di necessità, aspecifici incontri con le banche stesse per fornire informazioni in materiadi sicurezza anticrimine.

Art. 10 – Ruolo della PrefetturaLa Prefettura s’impegna a convocare Riunioni Tecniche di Coordinamentoe/o il Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica a richiestadell’ABI – che si farà interprete delle istanze delle banche – e delle Organiz-zazioni Sindacali di categoria firmatarie del Protocollo.

Art. 11 – Ruolo dell’ABIL’ABI, nell’ambito delle Riunioni Tecniche di Coordinamento e/o delComitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica di cui all’art.10,potrà fornire una sintesi dei dati contenuti nel proprio Osservatorio sullasicurezza fisica (OS.SI.F.).

Art. 12 – Ruolo delle Organizzazioni Sindacali di categoriaLe Organizzazioni Sindacali di categoria, nell’ambito delle RiunioniTecniche di Coordinamento e/o del Comitato Provinciale per l’Ordine e laSicurezza Pubblica di cui all’art.10, potranno fornire propri contributi checostituiranno oggetto di analisi.

Art. 13 – Cultura della sicurezzaI firmatari del Protocollo si impegnano a favorire la diffusione della culturadella sicurezza nelle forme ritenute più opportune, anche attraverso l’utilizzodi BANCAFORTE, la rivista dell’ABI sulla sicurezza, le tecnologie el’innovazione, che ha tra i destinatari i direttori generali delle banche, iresponsabili di tutte le dipendenze, nonché Prefetture, Questure, Comandiprovinciali dei Carabinieri e della Guardia di Finanza.

Art. 14 – DurataIl Protocollo che le parti sottoscrivono, ciascuna per quanto di competenza,in relazione agli impegni espressamente indicati, avrà la durata di 24(ventiquattro) mesi a decorrere dalla data odierna e sarà tacitamenterinnovato a scadenza salvo diverse intese tra le parti.

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Con 50 mila iscritti, l’85% dei dipendenti del settore,l’organizzazione danese è un laboratorio di esperienze

“Sindacati europei, impararegli uni dagli altri”

Parla Allan Bang, Presidente di Finansforbundet DK e di UNI Europa Finance

di Angelo di Cristo

Fabi: Allan, puoi illustrarci il settorebancario danese? Per esempio, quantiaddetti vi lavorano, quali e quanti sonoi livelli di contrattazione, quali sono igruppi bancari più importanti, seesistono banche straniere nel settore e

se le banche danesi hanno incorporatobanche straniere. Ed infine, quanti associatiha Finansforbundet?

Allan: Il settore bancario danese consistedi circa 200 banche, per un totale di circa2000 filiali che impiegano quasi 39.000addetti a tempo pieno. Danske Bank e Nor-dea sono i maggiori conglomerati a pre-valenza bancaria (supermercati finanziari)in Danimarca. Insieme, impiegano quasila metà della forza lavoro del settore ban-cario. La popolarità della carta dei paga-menti “Dankort”, del “BetalingsService”– la procedura di addebito diretto – non-ché dell’importante servizio di homebanking, sta a significare che il numero diservizi elettronici è in crescita, mentre quel-lo delle filiali è in lenta diminuzione. InDanimarca, le banche straniere hanno una

quota di mercato, in termini di assetti to-tali, che si aggira sul 30%. Paragonata al-la media del 20% dell’UE, la quota di mer-cato delle banche straniere in Danimarcaè piuttosto alta. In altre parole, ciò signi-fica che il settore bancario danese sta ef-fettivamente affrontando la realtà della glo-balizzazione. Finansforbundetrappresen-ta circa 50.000 iscritti, impiegati in istitu-ti creditizi, finanziari e di erogazione mu-tui, nonché agenti assicurativi. La forza la-voro da noi organizzata copre circa l’85%dell’industria finanziaria.La contrattazione collettiva nel settore fi-nanziario danese si articola su due livelli:dapprima a livello industriale e successi-vamente a livello societario.Il contratto del comparto industria/setto-riale è frutto di negoziazione tra Finan-sforbundet e l’Associazione dei Datori diLavoro del Settore Finanziario danesi. Ilcontratto del comparto industria regola ilrapporto generale tra le parti ed il conte-sto per il trattamento delle controversie.Disposizioni su salari, orari di lavoro, pen-sioni, congedi di maternità o parentali edaltre condizioni dell’impiego sono nego-ziate all’interno del contratto del compar-

to industria. Il contratto attuale copre unperiodo di tre anni e sarà negoziato nuo-vamente nel 2008. Gli accordi societari supplementano il con-tratto del comparto industria adeguandoloalle circostanze locali.

Fabi: Finansforbundet è giunta quest’an-no alla sua conferenza: puoi dirci quali so-no stati i problemi maggiori che il sinda-cato ed i lavoratori hanno dovuto affron-tare nel settore bancario danese negli ulti-mi due anni?

Allan: Lo stress correlato al lavoro è inaumento nel settore della finanza danese.I confini tra orario di lavoro e tempo li-bero sono sempre più confusi, e questo ren-de difficile ai lavoratori rilassarsi quando

“La popolarità della carta deipagamenti Dankort, delBetalingsService – la procedura diaddebito diretto – nonchédell’importante servizio di homebanking, sta a significare che ilnumero di servizi elettronici è increscita, mentre quello delle filiali è in lenta diminuzione”

Allan Bang é il presidente delFinansforbundet che rappresentacirca l’85% dei dipendenti nelle 200 banche della Danimarca

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LA VOCE DEI Bancari

non sono in servizio. Molti sono emotivamente spossati, e al-cuni hanno disturbi del sonno: stiamo par-lando di un gruppo di lavoratori a rischiodi logoramento.Purtroppo, ho la sensazione che questa siauna tendenza complessiva in un settore che,anno per anno, registra profitti da record.Perciò, dovremmo unire le forze al fine diimpegnare i datori di lavoro in un dialogocostruttivo su questa materia, sia esso al-l’interno del dialogo sociale europeo o at-traverso i consigli di fabbrica europei oglobali.

Fabi: A proposito del sistema bancarioprima dell’internazionalizzazione, ci sonostati problemi relativi all’off-shoring/out-sourcing in Danimarca e, se sì, quali sonostate le conseguenze per i lavoratori, e chetipo di accordi il sindacato ha raggiuntocon le società?

Allan: Stiamo fronteggiando problemi congrandi multinazionali come IBM, che cer-ca di eludere il nostro contratto colletti-vo. Numerose banche decentrano su IBMincarichi e lavori d’information techno-logy. In prima battuta, abbiamo negozia-to un buon accordo per i lavoratori del-l’information technology che erano statidecentrati su IBM. Ma IBM sta lentamentetentando di scardinare il modello danesedi accordo collettivo, sostituendo gli im-piegati con consulenti esterni o impiega-ti IBM non coperti da contratto colletti-vo. Questo è anche il motivo per cui uncongresso unanime ha spedito questo me-se una lettera aperta al management IBMin Danimarca, che biasima la sua man-canza di rispetto per l’accordo collettivoe richiede adeguate condizioni di lavoroper i nostri 1.000 iscritti impiegati all’IBM.

Fabi: Puoi spiegarci i cambiamenti cheFinansforbundet ha approvato in occasionedell’ultima Conferenza di Aalborg? A qua-li problemi il sindacato deve far frontenel settore nel prossimo futuro?

Allan: Innanzitutto, sono veramente mol-to soddisfatto che il Congresso abbia da-to un forte sostegno alla cooperazione esolidarietà sindacale internazionale. Mol-ti delegati, persino dalle banche più pic-

cole, hanno sottolineato l’esigenza di es-sere coinvolti a livello internazionale. For-temente apprezzata è stata anche la retesindacale cross-border che abbiamo crea-to con l’appoggio di UNI Finance. Il Congresso ha anche sottoscritto una di-chiarazione in favore dell’integrazione diun numero maggiore d’immigrati nel mer-cato del lavoro danese, come pure una di-chiarazione su riforme del welfare che in-cludano l’esigenza di rafforzare le politi-che sostenibili di ritenzione per i lavora-tori più anziani. Attualmente, siamo di fronte a vere sfidedemografiche nella società in generale, maanche nel settore finanziario in particola-re. Abbiamo, infatti, molti posti vacantinelle banche, e il rovescio della medagliaè l’aumento dei livelli di stress. Gli im-piegati vanno più veloci e devono coniu-gare una maggiore esigenza di produtti-vità con l’accresciuta responsabilità chespesso è loro imposta. Posso dire di credere che Finansforbun-det sia stata molto innovativa e pionieri-stica? Abbiamo sviluppato una normati-va sulla governance sindacale che il con-gresso ha approvato. La governance sin-dacale è ciò che vogliamo far corrispon-dere alla governance d’impresa. Signifi-ca che noi, in quanto organizzazione po-litica con opinioni e valori, vogliamo pra-ticare l’apertura e la trasparenza. Non dobbiamo lasciar fare alle società ma,al contrario, per quanto riguarda la buo-na governance, dovremmo prendere il co-mando e dare l’esempio. I principi di go-vernance sindacale che abbiamo appenaadottato non sono specifici di Finansfor-bundet. Crediamo, infatti, che tali princi-pi siano universali per tutte le organizza-zioni sindacali, ed è nostra speranza chealtri sindacati vi trovino ispirazione.

Fabi: Il 22 maggio 2006 si è tenuta laConferenza di UNI Europa Finance e tusei stato eletto alla presidenza. Qual è iltuo punto di vista riguardo al settore inEuropa e, secondo te, cosa si dovrebbefare per migliorare – per esempio – il dia-logo sociale nel settore bancario del no-stro continente, alla luce dell’allarga-mento dell’Unione Europea?

Allan: Sono un Europeo, ma sono anche

un lavoratore del settore finanziario e unsindacalista in un mondo globalizzato.L’Europa possiede istituzioni fortementeradicate e leggi forti che sono già tran-snazionali. L’Europa è la regione più gran-de all’interno dell’UNI. Ritengo che l’Eu-ropa debba usare la sua forza a mutuo be-neficio dei lavoratori di ogni luogo. Ab-biamo bisogno di costruire ponti tra il norde il sud, tra l’est e l’ovest. Dobbiamo ab-bracciare tutte le nazioni e i continenti,poiché il nostro settore è diventato dav-vero globale. Il dialogo sociale ed il coinvolgimento deilavoratori sono valori universali, che stan-no al centro anche del modello sociale eu-ropeo.Il dialogo sociale nel settore bancario stalentamente facendo progressi, anche se lastrada è ardua e in salita. Voglio eviden-ziare i risultati della formazione perma-nente nel settore bancario come partico-larmente utili. Almeno, nel settore finan-ziario danese ci siamo fortemente ispira-ti alle linee guida europee sulla forma-zione permanente, in occasione della ne-goziazione sullo sviluppo di competenze.Inoltre, per quanto riguarda l’allarga-mento dell’Unione Europea, credo che ildialogo sociale abbia dimostrato il suo va-lore. Tuttavia, è ovvio che possiamo e dob-biamo migliorare il dialogo sociale, af-finché divenga più attuale per i nostri as-sociati. Abbiamo già adottato una strate-gia sul dialogo sociale europeo, che defi-nisce i nostri ruoli e metodi di lavoro.Adesso dobbiamo implementarlo nella pra-tica. A tale scopo, è decisivo che tutti sia-no a bordo. Organizzarsi nei nuovi stati membri del-l’UE è un’assoluta priorità per UNI-Eu-ropa Finance. Perciò, sono estremamentegrato al lavoro che i sindacati dell’areamediterranea stanno compiendo nei Bal-cani, in Ungheria e nella Repubblica Ce-ca. I sindacati della finanza nordica stan-no cercando di organizzasi nelle regionibaltiche. Possiamo imparare gli uni dagli altri, edovremmo diffondere il buon esempio delnostro lavoro. Per me, questo è ciò cheUNI-Europa Finance sta facendo.

(traduzione di M. Diversi)

“Attualmente, siamo di fronte a veresfide demografiche nella società ingenerale, ma anche nel settorefinanziario in particolare. Abbiamo,infatti, molti posti vacanti nellebanche, e il rovescio della medaglia èl’aumento dei livelli di stress. Gliimpiegati vanno più veloci e devonoconiugare più produttività conmaggiori responsabilità”

“Stiamo fronteggiando problemi con grandi

multinazionali come IBM, che cerca

di eludere il nostro contratto collettivo.

Numerose banche decentrano su IBM

incarichi e lavori d’information technology”

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PREMESSA

Il CNEL ritiene che le crescenti diffi-coltà incontrate dalle famiglie, sia dinatura economica sia di conciliazio-ne del lavoro con i carichi di educa-zione e cura, nonché il processo d’in-vecchiamento della società, richie-

dono nuove azioni a sostegno delle per-sone e dei nuclei familiari, al fine di pre-venire e contrastare l’esclusione socia-le, così come già indicato nei principidella Legge 328/2000.È necessario partire dalla consapevo-lezza del superamento, da parte del si-stema di welfare, della funzione preva-lentemente riparatrice a favore di unafunzione di elemento fondante di unnuovo modello di sviluppo sostenibile;

si deve altresì ripartire dalle funzioni edalle responsabilità che i comuni hannoassunto nella tutela della qualità della vi-ta dei cittadini, attraverso la costruzio-ne di un’articolata rete di servizi socio-assistenziali dedicati all’educazione, al-la protezione, all’assistenza dell’infan-zia e delle famiglie, dei soggetti fragilie svantaggiati. Per questo, il CNELesprime forte preoccupazione riguardoalla mancata definizione dei Livelli es-senziali delle prestazioni sociali (LI-VEAS) da parte dello Stato, che impe-disce l’individuazione e la garanzia deidiritti sociali costitutivi la cittadinanza.

OSSERVAZIONI

a) L’ individuazione dei LIVEASA livello nazionale, devono essere defi-niti i Livelli essenziali delle prestazionisociali (LIVEAS). Si tratta di una defi-nizione, peraltro, già parzialmente av-viata dal legislatore. La legge 328/2000indica, infatti, gli interventi che costi-tuiscono i Livelli essenziali. Una loro piùstringente definizione ed il relativo ade-guato finanziamento sono atti indispen-sabili per avviare un processo che ga-rantisca un livello di prestazioni assi-stenziali, e quindi di cittadinanza socia-

le, uniforme in tutto il paese, superandoi gravi squilibri territoriali che penaliz-zano, in particolare, i cittadini che vivo-no nel Mezzogiorno.In particolare, nella predisposizione deiLIVEAS va previsto uno specifico ser-vizio di pronto intervento sociale, fina-lizzato a garantire risposte tempestive adun evento, anche improvviso, che deter-mini la perdita di autonomia. Tale de-terminazione, ad avviso del CNEL, de-ve essere il risultato di un processo diconfronto e d’intesa istituzionale da par-te dello Stato con le Regioni e le Auto-nomie Locali, alle quali compete diga-

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“Vi è la necessaitàdi adeguare lerisorse nazionali,attualmentesottodimensionate,agli standardeuropei in relazioneal Prodotto lordo”

Cinque proposte del Cnel sui livelli essenziali d’assistenza

ai non autosufficientiSi tratta della costituzione di un fondo nazionale e di un segretariato sociale, del potenziamento esviluppo dell’assistenza domiciliare e delleconvenzioni con le case di riposo e di ricovero

Un documento della Commissione per le politiche sociali e ambientali

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LA VOCE DEI Bancari

rantire prestazioni e servizi compresi neilivelli. Il sistema integrato che si fondaanche sul principio di sussidiarietà oriz-zontale oltre che verticale richiede che iLIVEAS siano definiti con la partecipa-zione ed il consenso delle forze sociali.Spesso, infatti, il CNEL sottolinea cheil mantenimento dei servizi ha compor-tato una compressione dei costi ed un in-sufficiente rigore nei criteri di accredi-tamento delle strutture preposte alla ge-stione, con conseguenze negative diret-te sulla qualità dei servizi, sui livelli pro-fessionali dei lavoratori e sul rispetto deidiritti contrattuali.

b) Le risorseLa definizione dei LIVEAS non può es-sere subordinata alle risorse attualmen-te disponibili e richiede una valutazionedell’impatto economico complessivonazionale, regionale e comunale e la con-seguente ripartizione dei costi della spe-sa sociale tra le diverse istituzioni coin-volte (Stato, Regioni, Comuni), che ten-ga conto della necessità di perequazio-ne tra aree territoriali. In questo quadro,vi è la necessità di adeguare le risorsenazionali, attualmente sottodimensiona-te, agli standard europei in rapporto alPIL, visto che con la dotazione del Fon-do nazionale si garantiscono soltanto al-cuni diritti soggettivi e si sostengono al-cuni interventi che non rappresentanocerto livelli essenziali.

c) L’integrazione socio-sanitaria Il CNEL osserva che l'integrazione frale politiche sociali, sanitarie, educative,formative e del lavoro, coordinate con le

politiche tariffarie e della casa, è alla ba-se di un’azione efficace, ma anche effi-ciente, di promozione e dì inclusione so-ciale. L’asimmetria istituzionale tra lecompetenze nei diversi settori, distri-buite tra Comuni, Regioni e Province ela carenza di coordinamento orizzonta-le tra responsabili all'interno della stes-sa amministrazione, vanno a discapitodella qualità della programmazione edella progettazione degli interventi edell’utilizzo delle risorse.I LIVEAS vanno raccordati con la ride-finizione dei LEA (Livelli essenzialid’assistenza) sanitari, come elementonecessario al raggiungimento del massi-mo livello d’integrazione socio-sanita-ria, ma anche per ampliare e qualificarel’offerta. L’integrazione va estesa agliaspetti educativi, formativi e lavorativi,per affrontare in una visione unitaria ilbenessere delle persone e delle famiglie.In tal ambito, va sottolineato che le stes-se normative sanitarie (art. 3 d.lgs.502/0) assumono per le prestazioni sa-nitarie, anche di lungo periodo, il pro-getto personalizzato d’intervento.La mancata integrazione programmati-ca, organizzativa e gestionale compor-ta, inoltre, un rallentamento dei neces-sari processi di evoluzione della pubbli-ca amministrazione nell’erogazione enel governo dei servizi d’inclusione del-le persone emarginate o a rischio diemarginazione, in particolare: gli anzia-ni, i disabili, i disoccupati di lunga du-rata, i giovani, gli immigrati, le donnesole con figli. È opportuno, quindi,rafforzare l’integrazione ed il coordina-mento tra i servizi socio-assistenziali, le

funzioni preposte all’inclusione sociale,le azioni ed i servizi per l’integrazionelavorativa.

b) Le professioni socialiTra le azioni a sostegno delle politichedi welfare, il CNEL ritiene che, in pri-mo luogo, vadano potenziati interventie servizi a favore della domiciliarità.I Livelli essenziali richiedono, dunque,un quadro di riferimento nazionale perquanto concerne le professioni sociali.Contestualmente all’avvio del processodei LIVEAS, va assunto l’impegno daparte dei soggetti istituzionali, in accor-do con le parti sociali, ad attivare il si-stema informativo sociale quale base co-noscitiva indispensabile della rete deiservizi, della domanda sociale, delle ri-sorse in campo, per una programmazio-ne partecipata più coerente con la realtàe per la correzione delle disfunzioni.Uno dei problemi aperti riguarda, oggiin particolare, il fenomeno delle “assi-stenti familiari” comunemente denomi-nate “badanti”. Il problema richiede unintervento strutturale con la definizionedi parametri professionali certi e validiper tutto il territorio nazionale e di stru-menti uniformi. A tale scopo, occorrechesia previsto un intervento economi-co finalizzato a ridurre l’onere total-mente a carico della famiglia, vincolan-dolo alla regolarizzazione contrattuale eprevidenziale ed a percorsi di aggiorna-mento professionali.L’insufficienza dei servizi pubblici previ-sti per l’assistenza domiciliare ai non au-tosufficienti vede il costante incrementodella domanda di assistenti familiari a cui

L’insufficienza deiservizi pubbliciprevisti perl’assistenzadomicilare ai nonautosufficienti

vede il costanteaumento delladomanda diassistenza

familiare

L’integrazionesocio-sanitaria vaestesa agli aspetti

educativi, formativie lavorativi per

affrontare ilbenessere dellepersone e dellefamiglie in una

visione unitaria

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LA VOCE DEI Bancari

non corrisponde un’adeguata disponibilità,stanti le attuali limitazioni relative alle quo-te d’ingresso contrattuale. Tra le presta-zioni sulle quali i LIVEAS sono chiamatia dare risposte certe si considerano, quin-di, di particolare rilevanza le prestazioni le-gate all’assistenza domiciliare integrata e,di conseguenza, correlate alla condizioneanziana ed alla non autosufficienza.Il lavoro di cura svolto a livello familia-re, oltre a rappresentare un forte valoresociale, consente un notevolissimo ri-sparmio economico per gli oneri diver-samente a carico dei servizi pubblici, fi-nora mai quantificato.Per queste ragioni, si propone il ricono-scimento del lavoro di cura attraverso lacopertura previdenziale dei periodi de-dicati a questa funzione.Tale riconoscimento richiede un percor-so di programmazione e verifica da par-te dei servizi pubblici.Ai familiari che si prendono cura dellepersone non autonome per lunghi o bre-vi periodi, vanno riconosciuti il soste-gno economico e la copertura previden-ziale. Sostegno e riconoscimento ancheal lavoro informale delle famiglie, at-traverso servizi di sollievo ed agevola-zioni tariffarie.È necessaria, inoltre, una corretta valu-tazione non solo delle condizioni perso-nali, ma anche dei contesti familiari. IlCNEL ritiene, pertanto, che vada defi-nito compiutamente anche il sistema uni-voco di valutazione delle condizioni eco-nomiche (l’ISEE, già considerato stru-mento finalizzato a produrre equità nel-la fruizione dei servizi, necessita del-l’individuazione a livello nazionale di

criteri uniformi), garantendo maggioretutela del reddito da lavoro dipendentee da pensione e prevedendo un coordi-namento nazionale.

PROPOSTE

Sulla base di quanto indicato, il CNELritiene che le prossime politiche del wel-fare possano essere orientate al rag-giungimento di alcuni prioritari obietti-vi. Essi sono:

a) Costituzione dello specificoFondo nazionaleIl CNEL ribadisce che il Fondo nazio-nale per le politiche sociali previsto dal-la 328/2000 è attualmente lo strumentoinsostituibile per il finanziamento dellepolitiche sociali nella loro interezza eche, quindi, i Livelli essenziali devonoessere garantiti a partire dalle risorse ivicontenute e che il Fondo, dimezzato dal-le due ultime leggi finanziarie, va inve-ce accresciuto come richiesto sia dalleregioni e dagli enti locali, sia dai sinda-cati e dal terzo settore.A tale proposito, appare condivisibile in-tegralmente la richiesta avanzata dallaConferenza delle Regioni al Governo insede di discussione della Legge Finan-ziaria 2006. Il finanziamento dei Livel-li richiede un aumento della spesa so-ciale nazionale ed un suo coordinamen-to con le risorse già destinate allo stes-so scopo dalle Regioni e dagli Enti lo-cali. Naturalmente, il CNEL considerache tale obiettivo debba sapersi coordi-nare con esigenze macroeconomiche distabilità. Pertanto, si sottolinea che essopossa essere definito anche in rapportoalla necessità di perequazione tra le areee raggiunto con una gradualità territo-riale.Nell’ambito del sistema integrato d’in-terventi e servizi previsto dalla legge328/2000, per incrementare interventi diprevenzione, assistenza e cura per le per-sone non autosufficienti, il CNEL ri-chiede l’istituzione di uno specifico Fon-do nazionale sulla non autosufficienza.

b) Istituzione sia del Segretariatosociale che del Servizio socialeprofessionale

Il CNEL ribadisce l’importanza di un’ef-

ficace integrazione fra le politiche so-ciali, sanitarie, educative, formative edel lavoro, coordinate con le politichetariffarie e della casa. Ciò, in particola-re, deve rafforzare lo sforzo per un’a-zione efficace, ma anche efficiente, dipromozione e d’inclusione sociale. L’a-simmetria istituzionale tra le competen-ze nei diversi settori, distribuite tra Co-muni, Regioni e Province e la carenza dicoordinamento orizzontale tra respon-sabili all’interno della stessa ammini-strazione vanno a discapito della qualitàdella programmazione e della progetta-zione degli interventi e dell’utilizzo del-le risorse. Per questo, il CNEL proponel’istituzione di un Segretariato sociale,nonché di un servizio sociale professio-nale, con l’obiettivo di coordinare e mi-gliorare l’azione sociale su tutto il terri-torio nazionale.

c) Potenziameto e sviluppo deiservizi di assistenza domicilia-re integrata

d) Individuazione di linee guidaper l’accreditamento dei sog-getti a cui sono affidati i servi-zi sociali

L’individuazione di tali linee guida, adavviso del CNEL, deve essere concerta-ta tra Stato, Regioni ed Enti Locali e sog-getti sociali.Tra questi, rivestono pri-maria importanza le organizzazioni delterzo settore.Va, inoltre, garantita l’eliminazione dellapratica dell’affido dei servizi con il meto-do al massimo ribasso, in ottemperanza alDpcm 30 marzo 2001 “Atto di indirizzo ecoordinamento sui sistemi di affidamentodei servizi alla persona ai sensi dell’art. 5della legge 8 novembre 2000 n° 328”.

e) Intervento sulle strutture di ri-covero e, in particolare, le strut-ture per anziani

Il CNEL ritiene che i LIVEAS devonointervenire per definire in modo certo leprestazioni erogate in quelle struttureche ancora non hanno una cornice legi-slativa nazionale (case di riposo, caseprotette), così come vanno definiti inmodo certo gli interventi di carattere so-ciale nelle strutture a forte integrazionetra sociale e sanitario, le RSA.

È importante l’integrazione

fra le politiche sociali, sanitarie,

educative, formative e del lavorocoordinate con le politiche

tariffarie e della casa

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Definizioni ◆ Tempo pieno: lavoro con orario definito dalla

legge e dai contratti;◆ tempo parziale: lavoro con orario inferiore di

norma compreso fra 15 e 32,30 ore settimanali;◆ orizzontale: prestazione lavorativa con orario

ridotto su base giornaliera;◆ verticale: prestazione ad orario pieno per alcu-

ni giorni della settimana, alcune settimane nelmese, alcuni mesi all’anno;

◆ misto: l’insieme dell’orizzontale e del verti-cale;

◆ tempo determinato: per un periodo prestabili-to, con possibilità o meno di rinnovo;

◆ tempo indeterminato: senza scadenza, ma conpossibilità di rientro a tempo pieno.

Riferimenti ◆ CCNL 11 luglio 1999, art. 26;◆ nuovo CCNL 12 febbraio 2005, art. 16;◆ accordi aziendali.

Contenuto e forma Il contratto di lavoro a part-time:◆ deve avere forma scritta ad probationem;◆ deve indicare la durata e la collocazione temporale

dell’orario di lavoro;◆ contenere eventuali clausole di variabilità.

Lavoro supplementare È così definita la prestazione lavorativa oltre il pro-prio orario di lavoro, ma entro il limite del tempopieno:◆ consentito nel part-time di tipo orizzontale;

◆ nei part-time di tipo verticale è la prestazione ef-fettuata nei giorni non lavorati entro il limite del-l’orario settimanale;

◆ nei part-time di tipo misto, è il lavoro prestatonelle giornate ad orario ridotto;

◆ è retribuito come lavoro ordinario e prevede ilconsenso salvo accordi collettivi/aziendali;

◆ il massimo previsto dal CCNL è di 2 ore al gior-no per un massimo di 50 ore annue.

Lavoro straordinario È così definita la prestazione lavorativa oltre l’o-rario giornaliero/settimanale:◆ ammesso nei part-time di tipo verticale o misto;◆ possibile se si è raggiunto l’orario pieno setti-

manale;◆ disciplinato dalle regole vigenti per il tempo

pieno;◆ è necessario il consenso.

Clausole di variabilità FLESSIBILITÁ:◆ possibilità di variare l’orario nell’arco della

giornata/settimana/mese/anno;◆ ammessa in tutte le forme 0di part-time.

ELASTICITÁ:◆ possibilità di aumentare la durata della presta-

zione lavorativa;◆ ammessa nei part-time di tipo verticale o misto.

Le clausole di variabilità devono essere riportatenel contratto. Non è previsto il diritto di ripensa-mento. In caso di rifiuto c'è il divieto di licenzia-mento e sono sufficienti 2 giorni di preavviso.

Trattamento economico/normativo/retributivoIl contratto a tempo parziale non può avere un trat-tamento meno favorevole di quello a tempo pienocomparabile, in particolare:

◆ stesso trattamento economico sulla retribuzio-ne oraria, malattia, congedo di maternità;

◆ il calcolo della maturazione delle ferie, il perio-do di congedo di maternità e congedo parenta-le, il comporto di malattia e infortunio;

◆ i criteri di calcolo delle competenze dirette edindirette;

◆ i diritti sindacali;◆ la formazione professionale;◆ ai fini pensionistici l’anzianità relativa ai perio-

di di lavoro a tempo pieno si computa per inte-ro e proporzionalmente ai periodi di lavoro atempo parziale

Obbligo di trasformazionedel rapporto a part-timeIl lavoratore affetto da patologie oncologiche hail diritto di trasformare il rapporto di lavoro dafull-time a part-time e il datore di lavoro non puòrifiutarsi.È necessario che una commissione medica, terri-torialmente competente presso l’ASL, accerti cheil lavoratore si trovi in situazione di ridotta capa-cità lavorativa, anche a causa degli effetti invali-danti di terapie salvavita. Il rapporto di lavoro a part-time deve essere tra-sformato nuovamente a tempo pieno qualora lo ri-chieda il lavoratore.

Dossier

Dos

sier

Dos

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Le principali norme sulla disciplina del rapporto di lavoro

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Solo questo è il vero part time

Il contratto atempoparziale nonpuò avere untrattamentomenofavorevole diquello atempo pienocomparabile

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Focus

di Bruno Solnik

Le certezze finiscono spes-so per vacillare davanti al-la scelta dell'investimen-to da fare. I dati di profit-to di Google a gennaiohanno fatto registrare un

incremento dell'82% negli utilitrimestrali ma in sole cinquesettimane le azioni hanno per-

so quasi un terzo del valore per-ché gli analisti si aspettavano ri-sultati migliori. L'indice azio-nario mondiale ha perso circa il40% tra gennaio 2000 e dicem-bre 2002 dopo la forte crescitaalla fine degli anni 90. Le stes-se obbligazioni possono subiregravi perdite se i tassi di inte-resse crescono all'improvviso egli hedge fund, spesso presen-

tati come investimenti sicuri ead alto rendimento, si sono di-mostrati uno strumento a dir po-co “fiacco” nel 2005.Gli esempi citati mostrano chei risultati passati non servono apredire il futuro e che è moltorischioso concentrarsi su un sin-golo investimento o su una clas-se di investimenti anche se es-si hanno ottenuto un rendimen-

LA VOCE DEI Bancari

Bruno Solnik,autore di questo

articolo ripreso daWealth

Management, larivista del gruppoUBS, è professore

di finanza allaÈcole des Hautes

Ètudes Commercialdi Parigi e

collaboratore dellaStanford Graduate

School Business

La gestione degliinvestimenti tra

arte e scienza

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Focus

to eccezionale nel breve perio-do. La soluzione è invece pen-sare a una strategia che consi-deri il portafoglio nel suo com-plesso e che tenti di gestirloequilibrando desideri e paure,sogni e realtà, speranze e rischi.Il rischio può essere definitocome una significativa perditadi valore o come oscillazionedel valore nel breve periodo. Irischi sono per loro stessa na-tura imprevedibili. Per questodovrebbero essere diversificatie gestiti all'interno di un por-tafoglio con stili e classi di in-vestimento differenti. La diver-sificazione consente di assorbi-re l'impatto di fattori specificisul singolo investimento ed èresa possibile dal fatto che lequotazioni degli investimentinon sono pienamente correlate,cioè non si muovono in sinto-nia. Nella strutturazione di unportafoglio occorre non la-sciarsi distrarre dalle prospetti-ve del singolo investimento mapuntare l'attenzione sulla valu-tazione complessiva.

La moderna teoria dellagestione del portafoglio L'obiettivo della gestione delportafoglio è di generare il mag-gior rendimento possibile assu-mendo il minimo rischio possi-bile. Se è vero che non esisterendimento senza rischio è purvero che si può mirare a elimi-nare i rischi indesiderabili e aperseguire una strategia di di-versificazione e di gestione delrischio globale del portafoglio.Per strutturare un portafoglio inquesto modo occorre elaborareuna quantità incredibile diinformazioni. Gli strumentiquantitativi di elaborazione deidati poggiano sulle teorie svi-luppate negli anni 60 dagli eco-nomisti americani e premi No-bel Harry Markowitz e BillSharpe. Negli ultimi decenni, l'evolu-zione di questi modelli ha tra-sformato la gestione professio-nale del portafoglio in una ve-ra e propria scienza. La crea-zione del portafoglio avviene (odovrebbe avvenire) secondo unprocesso disciplinato. Occorrestilare ipotesi in merito ai ren-dimenti e ai rischi attesi dai sin-goli investimenti e dai mercati,procedere alla stima del gradodi correlazione tra i vari tipi dirischio considerati, valutarel'efficienza del portafoglio perl'investitore, cioè la capacità digenerare il massimo rendimen-to con il minor rischio possibi-le, premesso che il livello di ri-schio accettabile per un inve-stitore è sempre soggettivo, e

controllare la performance.Per farlo si applicano tecnichestatistiche quantitative ma è laqualità dei dati su cui si basa-no le decisioni a essere deter-minante. Per esempio, se si de-vono stilare previsioni di ren-dimento non è sufficiente leg-gere il giornale tutte le matti-ne: i fattori che influenzano ilvalore di un investimento sonosempre più complessi e globa-li ed è necessario assimilareun'enorme quantità di dati perpoter formulare previsioni ef-ficaci. Anche gli strumenti di-sponibili per la creazione delportafoglio o quelli di valuta-zione e di gestione del rischiodiventano sempre più com-plessi. È comunque fondamen-tale che il portafoglio sia cor-rettamente strutturato affinchérispecchi gli obiettivi e la pro-pensione al rischio dell'investi-tore ed è indispensabile valuta-re e controllare regolarmente laperformance, per individuarecon tempestività eventuali pro-blemi.

La componente umanaL'approccio basato sull'elabo-razione quantitativa dei dati haperò i propri limiti. Uno di que-sti è che qualsiasi previsioneviene estrapolata dai risultatidel passato e che i modelli ba-sati su dati storici non sono ingrado di rilevare i segnali pre-coci di un mutamento in atto.Un computer può analizzare ilpassato, ma la sfida nei con-fronti degli investitori consistenel dimostrarsi abili ex ante. Igestori di portafoglio produco-

no rendimenti solo se prendo-no le decisioni giuste con latempestività adeguata. Le deci-sioni in merito agli investimen-ti vengono prese da esseri uma-ni in base alla loro competenzaed esperienza. In questo senso,un portfolio manager è un arti-sta, sebbene utilizzi la tecnolo-gia più avanzata per gestire econtrollare i rischi.I gestori di portafoglio non ten-dono tanto a eliminare i rischi,quanto a selezionare i rischi ole scommesse “funzionali”,mantenendo il livello di rischiodel portafoglio nel suo com-plesso entro limiti ben definiti.Il portafoglio efficiente è quel-lo che bilancia al meglio le pre-visioni di rendimento e di ri-schio.

La ricerca dell’efficienzaCome possono fare gli investi-tori a orientarsi nella ricercadella soluzione efficienteà Ge-neralmente, prima si decide di

ripartire il proprio patrimoniotra varie valute e classi di inve-stimento (cioè di definire la pro-porzione di titoli azionari titolia reddito fisso, titoli immobi-liari, commodity, investi mentialternativi ecc. all'interno delportafoglio). L'allocazione delpatrimonio in un portafoglio ef-ficiente dovrebbe essere deter-minata in funzione della pro-pensione al rischio dell'investi-tore: più è elevata, più consen-te di introdurre nel portafoglioinvestimenti più rischiosi maanche con migliori prospettivedi rendimento.Dopo aver definito la propor-zione delle classi di investi-mento nel portafoglio (asset al-location), occorre decidere co-me investire all'interno dellesingole classi. Nella sola cate-goria dei titoli azionari, l'inve-stitore si troverà a scegliere trauna molteplicità di regioni,settori e stili di investimento.La componente azionaria de-

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La volatilità, o il rischio, dell'intero portafoglio è molto inferiore al rischio medio di ognunodegli investimenti che lo compongono. Supponiamo che un investitore stia considerandodue investimenti, uno con un rendimento annuo atteso del 15% e con una volatilità del20%, l'altro con un rendimento atteso inferiore, pari al 14%, ma con la stessa volatilità,che rappresenta la stima statistica delle oscillazioni del rendimento di un investimento o diun portafoglio. Si potrebbe consigliare all'investitore di trasferire tutto il patrimonio nel pri-mo investimento, perché la previsione di rendimento è più elevata a fronte di un profilo di ri-schio analogo. Ma sarebbe un consiglio miope. Ipotizzando una correlazione del 30% tra idue investimenti, cioè supponendo che le quotazioni di entrambi gli investimenti di muova-no verso l'alto o verso il basso ma che la loro sintonia sarà tutt'altro che perfetta, è proba-bile che il secondo investimento accresca il proprio valore quando il primo subisce una per-dita. Consideriamo ora un portafoglio equamente distribuito tra i due investimenti. Secondola teoria del portafoglio il rendimento atteso del portafoglio corrisponde tout court al rendi-mento medio atteso dei due investimenti, cioè al 14,5%. Ma il rischio è inferiore al rischiomedio del 20%, infatti è parisoltanto al 16%. Dunque, ilrendimento atteso per il por-tafoglio è leggermente infe-riore a quello del primo inve-stimento (14,5% contro il15%) ma il grado di rischio èsignificativamente inferiore(16% contro il 20%).

Alla base c’è questa teoria “il portfoliomanager è unartista,sebbene utilizzi latecnologia più avanzataper gestire e controllare i rischi”

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Focus

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LA VOCE DEI Bancari

ve di per sé essere ben diversi-ficata per evitare che eventi im-previsti si ripercuotano negati-vamente sull'intero portafo-glio. L'investitore potrebbe uti-lizzare strumenti derivati percreare un'esposizione a titoliazionari specifici e garantirsi alcontempo una copertura controi rischi del mercato locale. Peresempio, se si è attratti da de-terminate azioni giapponesi masi teme che il mercato giappo-nese nel suo complesso siaprossimo a una crisi, I'investi-tore può acquistare azioni del-le società interessanti e copri-re il rischio del mercato azio-nario giapponese tramite con-trat t i der ivat i sul l ' indiceNikkei.Anche la strutturazione dellacomponente a reddito fisso al-l'interno di un portafoglio glo-bale è complessa: occorre deci-dere in merito alla valuta non-ché scegliere tra un ampio ven-taglio di possibilità in terminidi emittenti e di scadenze. Imercati attivi dei corporatebond offrono svariate valuteforti e i credit spreadrispettoai titoli di stato possono essereinteressanti, considerando cheoggi i rendimenti obbligazio-nari sono generalmente bassi.

Allo stesso tempo il differen-ziale di rendimento offerto daicorporate bond riflette il loromaggior rischio di credito,un'altra componente di rischioche occorre misurare e gestire. Investimenti alternativi quali lecommodity e gli hedge fundvengono spesso elogiati per illoro favorevole rapporto ri-schio/rendimento e per la lorobassa correlazione con altreclassi di investimento. Ma i ren-dimenti storici nel breve perio-do possono essere ingannevolie i costi e le commissioni pos-sono essere ingenti. I gestoriprofessionali devono prenderein considerazione tutti questifattori quando inseriscono inve-stimenti alternativi in un por-tafoglio.Un portafoglio efficiente puòcertamente investire in tutto ilmondo, ma in tal caso si do-vranno gestire anche le esposi-zioni valutarie riducendo selet-tivamente gli investimenti azio-nari e obbligazionari in paesispecifici o, più conveniente-mente, utilizzando contratti dicopertura a termine della valu-ta e contratti di opzione.Inoltre, è fondamentale garanti-re che il portafoglio non sia ec-cessivamente esposto a una fon-

te specifica di rischio. A volte,infatti, i portafogli si rivelanomeno diversificati di quantodebbano essere. Per esempio, lacrisi russa del 1998 ha spinto gliinvestitori di tutto il mondo a ri-fugiarsi in investi menti a ele-vato rating. I mercati di tutto ilmondo si sono mossi di conse-guenza, penalizzando ovunquegli investimenti di minor qua-lità. I gestori dovrebbero rico-noscere ed evitare questi rischidi correlazione globali.

Le regole di basevalgono per tuttiFin qui abbiamo considerato lagestione del portafoglio princi-palmente dalla prospettiva delportfolio manager professiona-le. E l'investitore privato? In ef-fetti, le regole di una buona ge-stione del portafoglio sono lestesse per tutti, ma gli investi-tori privati si distinguono dagliinvestitori istituzionali per di-versi aspetti, tra i quali la vo-glia di rischiare, la valuta loca-le, la situazione fiscale. Mentregli investitori istituzionali si fo-calizzano sul raggiungimentodi una performance in relazio-ne al benchmark, gli investito-ri privati sono generalmentepiù attenti ai rendimenti in ter-

mini assoluti.Un'altra differenza è natural-mente data dalla dimensione delportafoglio. Un investitore sin-golo con un patrimonio di qual-che centinaia di migliaia o an-che di qualche milione di dol-lari farebbe fatica a creare unportafoglio globale con un gra-do soddisfacente di diversifica-zione e se volesse tentare, si tro-verebbe a sostenere spese ele-vate senza poter eliminare co-munque alcuni seri limiti cheostacolano le opportunità di di-versificazione. Il fatto positivoè che la competenza e gli stru-menti, un tempo prerogativa deisoli investitori istituzionali sistanno diffondendo sempre piùanche tra i privati: sia per quan-to riguarda le singole classi diinvestimento che compongonoil portafoglio, come i fondi co-muni e i prodotti strutturati, siaper i servizi discrezionali, checonsentono all'investitore pri-vato di delegare il compito dicomporre e gestire un portafo-glio a un professionista. A que-sto punto, la sfida è trovare unpartner professionale con le ri-sorse e il know-how necessari aoffrire all'investitore una solu-zione a misura delle sue esi-genze e aspettative.

Inoltre, è

fondamentale

garantire che il

portafoglio non

sia troppo

esposto a una

fonte specifica

di rischio. A

volte, infatti, i

portafogli si

rivelano meno

diversificati di

quanto

debbano essere

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d i Mar iapao la D i ve rs i

Precarietà: è una parola che rimbomba nel-le teste dei ventenni e trentenni di oggi,creando ansia, scompiglio, incertezze. “Ècosì in tutta Europa”, “in Inghilterra ci con-vivono da sempre e sono ricchi e felici”,oppure – la più attuale – “dobbiamo con-

trastare il basso costo della mano d’opera cine-se”: queste le spiegazioni che ci sono date dalpolitico di turno. Ma non bastano i contratti pre-cari a rendere la vita difficile: ci si mettono anchegli stipendi bassi e l’euro che raddoppia il costodella vita. Oggi, alla domanda “qualè il tuo so-gno?”, il 25% degli under 25 risponde: “un postodi lavoro sicuro”. Altro che velleità di carriera o diriuscire a fare il lavoro dei sogni... Ancora oggi, ilmito resta il posto fisso. Gli ultimi 10 anni sonostati determinanti per la legislazione sul lavoro,che ha visto introdurre radicali modifiche ai siste-mi contrattuali. Cambiamenti – secondo molti –necessari, per adeguare il mercato del lavoro al-le nuove esigenze della società. Ma siamo sicuriche le scelte fatte siano le migliori possibili?

La legge sullo stageCon la legge Treu del 1997 ed il successivodecreto n.142 del Ministero del Lavoro, vienedato pieno slancio allo stage. In cosa dovrebbeconsistere, secondo la legge? Se si dovessedefinire lo stage in base alle opinioni che diquesto hanno gli ex stagisti, dovremmo defi-nire i tirocini in tutt’altro modo. Attualmentesembra che questi siano più utili alle aziendeche ai giovani. Le prime hanno garantita ma-no d’opera gratuita a volontà, mentre i secondi

spesso sonore le-gati a ruoli lavora-tivi molto bassi, incui nulla hanno daimparare su l lestrategie azienda-li, svolgendo man-sioni di data entry,segreteria. La legi-slazione stessa la-scia troppi vuoti,oppure stabilisceregole che avvan-taggiano solo le imprese: ad esempio, la leg-ge dice che gli stage possono avere una du-rata che varia da 4 a 12 mesi e non pone, in-vece, vincoli sul numero di tirocini che unapersona può svolgere; inoltre, non riconosceneanche un contributo minimo, un rimborsospese che sarebbe giusto garantire ad ognistagista.

I correttiviCome si fa a pensare che si possa lavorare gra-tis per un’azienda durante un anno? Un tiroci-nio non dovrebbe poter durare più di 3 mesi, al-trimenti si viene a configurare una condizione disfruttamento. Alle aziende dovrebbe essere im-posto di garantire un minimo di rimborso spese(ad esempio i buoni pasto), e queste in sede dicolloquio dovrebbero essere molto chiare sullapossibilità concreta di inserimento del giovanedopo il periodo di tirocinio, elemento quest'ul-timo su cui a volte le aziende giocano sporcodando false illusioni. Luca P.: “avendo effettua-to uno stage in azienda, posso confermare che

è un totale sfruttamento dello stu-dente; in più, per le aziende non èsolo manodopera gratuita, ma an-che un guadagno doppio, visto chele aziende che accettano stagistipercepiscono dei contributi statalioltre alle ore di lavoro che non pa-gano agli stagisti. Frequento un isti-tuto superiore per ragionieri e nelle6 settimane lavorative di stage nonho imparato niente (...); nelle ultime10 ore ho dovuto spostare qualchequintale di documenti dall’archivioad un furgone aziendale che por-terà le scartoffie chissà dove”.

L’opinione dei giovani In una recente inchiesta, è statochiesto ai giovani cosa pensano del-lo stage, e se sono convinti o nodell’utilità di questo strumento pertrovare lavoro. Su 1200 intervista-

ti, il 21% conferma che è un ottimo strumen-to per trovare lavoro; il 46%, pur ritenendoloutile, sostiene che se ne stia abusando, men-tre il 31% non vede nello stage alcuna utilitàe lo considera solo un mezzo per fornire alleaziende lavoratori a costo zero. Ma la delu-sione che può nascere da uno stage è solo laprima di una lunga serie che ai giovani riserval’attuale mondo del lavoro. Se il giovane do-vesse trovare un’occupazione, infatti, è mol-to probabile che il contratto proposto sia uncontratto “flessibile”. Cosa significa? Il temadella flessibilità riguarda sia la forma del con-tratto di lavoro, sia la retribuzione, sia l’utiliz-zo della manodopera. Dal ‘92 ad oggi, in Italia i contratti flessibili sonoaumentati del 45% e nel ‘99 hanno segnato il57,7% dei nuovi posti di lavoro. Contratti a pro-getto, a tempo determinato, di formazione la-voro, contratti di inserimento ed interinali sonoi contratti dell’esercito dei precari. Il risultato delprecariato? La depressione, la sfiducia nelmondo del lavoro, la stanchezza di cercare...L’inchiesta cui accennavamo prima ha anchechiesto agli intervistati quale tipo di contrattoavessero: solo il 25% ha un contratto a tempoindeterminato. Il 22% ha un contratto a tempodeterminato, il 24% a progetto, il 4% di forma-zione lavoro, il 7% interinale, un altro 4% di con-sulenza, mentre l’11% ha risposto “altro”.

Cosa chiedono al governoLe cose devono necessariamente cambiare.Solo il 18% degli interpellati, infatti, è con-tento della linea politica fin qui seguita e del-le riforme apportate dalla cosiddetta LeggeBiagi. Il 21% chiede dei correttivi che dianopiù garanzie anche ai precari; il 20% vor-rebbe abolire la legge sugli stage; il 23%chiede stipendi minimi più alti, e il 7% sgra-vi fiscali per i neoassunti. Il costo del lavo-ro è considerato un problema secondario,tant’è che a questa risposta hanno dato laloro preferenza solo il 3% degli intervistati.L'11% “chiederebbe altro”.

I giovani mettono sotto accusa lo stage istituito nel 1997 dalla leggeTreu: solo il 21% di un campione di 1200 lo considera una buonaoccasione per entrare nel mondo del lavoro. E gli altri chiedono...

Lavoratori low costS

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ttualità

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Più che lavoratori precari, gli stagisti sono lavoratori invisibili. Lo stage non èlavoro, è un’appendice della scuola, secondo le regole della legge Treu cheistituì questa figura otto anni fa. Le imprese accolgono il giovane laureato olaureando, gli affiancano un tutor e gli insegnano i segreti del mestiere. Lui, in cambio, offre un lavoro non retribuito. L’associazione nazionale deidirettori del personale segnala che, alla fine dello stage, uno su due ottieneun contratto di lavoro, ma che almeno un 15 per cento delle imprese usa glistagisti come “rincalzi gratuiti”. Ben 4 imprese su 10 non danno un bel nul-la. Negli altri casi, un buono pasto, mentre quando c'è una retribuzione, bi-sogna stare in guardia che non si tratti di stipendio da fame, senza pagare al-cuna tassa. Il 24 ottobre scorso, poi, a tre anni dal varo della riforma del la-voro (legge 30) e a due dall’entrata in vigore del decreto per la sua applica-zione, è scaduta l’ultima proroga concessa alla figura del co.co.co. Nell’ulti-mo trimestre 2004, l’Istat ne contava 407mila, la Cgil oltre 1 milione e 100mi-la. A tre anni dalla legge 30, l’effetto stabilizzazione non c’è stato, se solo il6,5 per cento ha un contratto a tempo indeterminato.

Scheda

Lo stage, anticamera del precariato

Cosa pensi dello stage? E’ uno strumento che aiuta igiovani a trovare un lavoro?

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d i MPD

In campagna elettorale era stato tutto un cor-teggiamento alle donne,con tanto di pro-messe d’eterno amore, come si convienequandosi cerca di conquistarle. Ma, una vol-ta ottenuto ciò che volevano, cioè il voto, la-politica ed i partiti le hanno tradite ancora

una volta. Il governo Prodi ha solo 6 ministri don-ne delle 8 promesse incampagna elettorale. Diqueste, 5 sono a capo di ministeri senza por-tafoglio: LindaLanzillotta (Affari Regionali e Au-tonomie Locali), Emma Bonino (Commercio In-ternazionale e Politiche Europee), Barbara Pol-lastrini (Diritti e Pari Opportunità), Giovanna Me-landri (Politiche Giovanili e Attività Sportive) eRosy Bindi (Politiche per la Famiglia). Su 72 sot-tosegretari, la quota rosa è di appena 15 don-ne, per unapercentuale che supera di poco il20%, per la precisione 20,8%. I nomi sono: Pa-trizia Sentinelli agli “Esteri”, Graziella Lucidiall’“Interno”, Daniela Melchiorre alla “Giustizia”,Casula Antonangelo all’“Economia”, Rosa Ri-naldi al “Lavoro”, Letizia De Torre all’“Istruzio-ne” insieme a Mariangela Bastico, Franca Do-naggio e Cristina De Luca alla “Solidarietà So-ciale”, Elena Montecchi e Danielle Mazonis alla“Cultura”, Laura Marchetti all’“Ambiente”, Bea-

triceMagnolfi alle “Riforme ed innovazione nel-la pubblicaamministrazione”, Donatella Lingui-ti alle“Pari Opportunità” e, infine, Chiara Accia-rinialla “Famiglia”. L’unica in prima classe è Li-via Turco, al Ministero della Salute. Questa vol-ta la delusione e la protesta è stata unanime ebipartisan. L’impressione è quella di un’oppor-tunità mancatadi affida-re ruoli significativi e pe-santi, oltre che pensan-ti, alle donne. È vero che6 su 25 (e 15 su 72) so-no un piccolo passoavanti. Tuttavia, rimanesempre lontano da quel30% promesso in cam-pagna elettorale. Pur-troppo, continuiamo amantenere una distanza politica siderale dapaesi anche a noi molto vicini, come la Spagnao la Scandinavia. È mancato il coraggio di pun-tare su una donna, o più donne, perruoli chiavee l’hanno spuntata i partiti e i loro segretari. Al-la faccia delle competenze… Per sgombrare il campo dai dubbi, non stiamocerto reclamando spazio alle donne solo inquanto donne. Di signore che militano in politi-ca da diverso tempo e con una certa prepara-

zione ce ne sono. E quelle che sono entrate me-ritavano probabilmente qualcosa in più di un mi-nistero senza portafoglio. Nella foto ricordo delgiuramento del governo Prodi abbiamo nota-toanche poche facce giovani. Una fotografia conmolti capelli grigi. Intanto, ai giovani ci penseràGiovanna Melandri, con il suo ministero rigoro-samente senza portafoglio. Il neo premier Prodiaveva promesso“più felicità” e forse ha davveromantenutola promessa: per accontentare tuttiha dispensato pillole di felicità... Salvo poi di-chiarare che la felicità non è di questo mondo.

Romano Prodi non ha mantenuto la promessa del30% di quote rosa nel governo fatta in campagnaelettorale. Ben diversa la situazione in Europa

Lo scorso 13 aprile, la prima sezione civile della Corte di Cassazione hadettato un nuovo principio che va a completare la giurisprudenza in ma-teria di assegno di mantenimento dei figli e che fa i conti con la chiusu-ra del mercato del lavoro. Non è possibile fissare un termine a partire dalquale i genitori possono smettere di mantenere i figli e la causa primasono “le note difficoltà di inserimento dei giovani nel mondo del lavoro”.

Perciò, d'ora in poi, non solo i maggiorenni vanno aiutati perché “non trova-no un’occupazione adeguata alla loro condizione sociale”, ma soprattuttoperché faticano a farsi assumere. La Cassazione aveva già stabilito alcuni irrinunciabili principi. A partire dallasentenza del 1998 con cui fu stabilito che “il raggiungimento della maggioreetà non è di per sé causa di cessazione dell’onere di mantenimento”. In seguito, la prima sezione civile, nel 2002, aveva approfondito la questionee sancito che “il figlio che abbia raggiunto la maggiore età e che sia laureato,ha diritto ad ottenere l’assegno del mantenimento finché non trovi un’occu-pazione adeguata alla sua condizione sociale, purché si attivi a reperirla e nonvi sia una sua inoperosità”. Con la sentenza del 13 aprile scorso, i giudici hanno fatto un passo avanti, te-nendo conto anche delle indagini sociologiche e statistiche. Hanno introdot-to il principio che non è possibile stabilire la data in cui ci si può dimettere dagenitori perché è sempre più difficile per i giovani trovare un lavoro.

Per i giudici i figliso’ piezz’e core

Le malattie mentali devono essere considerate una vera e propria patologiaed è necessario rivedere la normativa sui manicomi. È questa, in sintesi, laposizione dell’Osservatorio sociale, secondo il quale “appare di tutta evi-denza che non ha senso continuare ad intendere la malattia mentale comeuna condizione sociale da accettare, ma come una vera e propria patolo-gia. Siccome le malattie mentali esistono e non possono essere cancella-

te per legge, è opportuno che il governo riveda la normativa, magari istituendo untavolo di concertazione con tutti i rappresentanti delle categorie interessate”.“Dopo 28 anni”, prosegue la nota dell’Osservatorio sociale, “è necessario e ur-gente riflettere sull'attuale situazione, che esige un reale sostegno alle famiglie(peraltro mai citate nella legge 180/78) non solo di tipo economico, ma anche so-cio-assistenziale e terapeutico. Tantissimi, infatti, sono i casi ormai noti di fratellie familiari di malati mentali, che diventano a loro volta pazienti”. I dati riportati dal-l’Osservatorio sociale, infatti, parlano di circa 250mila persone che presentanoun disturbo di tipo schizofrenico; di circa 2 milioni e 200mila persone che lamen-tano soggettivamente un disturbo psichico, con grande incremento della de-pressione, dei disturbi d’ansia e dei disturbi alimentari psicogeni. L’Osservatorio,inoltre, ricorda che secondo alcune indagini, negli anni compresi tra il 2000 e il2002 vi sono stati in media 180 delitti familiari ufficialmente denunciati, mentre,da un’analisi dei dati della ricerca, è emerso che il 70% di questi delitti è consu-mato da soggetti squilibrati.

Il governo aggiorni la legge Basaglia

Attualità

La Cassazione sul mantenimento dei figli Osservatorio sociale

Giovanna Melandri e, a sinistra, Livia Turco,ministre dei Giovani e Sport e della Salute.

Le donne degli altri

23 ATTUALITA+DONNE_RO 23-06-2006 11:13 Pagina 23

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di importanti indi-cazioni in ordineall’inquadramentoed alle mansioniprecedentementesvolte dal richie-dente, non è pos-sibile offrire una ri-sposta, potendosemmai il lavora-tore ricavarla au-tonomamente inbase a quantosopra evidenzia-to.Con riferimento,tuttavia, all’utilizzodell’autovetturapersonale non pa-re che ciò rientri neidoveri del dipen-dente bancario, ilquale è certamen-

te tenuto ad offrire una collaborazioneattiva ed intensa nei confronti dell’isti-tuto di credito (art. 32 CCNL ABI 2005),ma non certo a mettere a disposizionedell’azienda la sua autovettura, salvo checiò non sia espressamente pattuito nelcontratto individuale di lavoro. Laddo-ve, dunque, il dipendente non sia a ciòobbligato, lo stesso può opporre il suorifiuto all’utilizzo della sua autovettura,adoperando per l’espletamento dell’at-tività – ove possibile – i mezzi pubblicio, in alternativa, chiedendo al datore dilavoro di potere avere la disponibilità del-l’auto aziendale.

Sindacato & Servizi

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LA VOCE DEI Bancari

L’avv

ocato

ris

ponde

Sono un dipendente bancario emi occupo normalmente dell’at-tività di “retrosportello”. Da alcu-ni mesi vengo incaricato dal miosuperiore di svolgere numeroseattività non del tutto compatibilicon i miei incarichi (come adesempio: predisposizione di fo-tocopie ed altro), nonché attivitàall’esterno del luogo di lavoro (co-me ad esempio quello della con-segna di documentazione pressouffici, ufficiali giudiziari, o pressoclienti), che includono oltretuttol’utilizzo della mia vettura. Vorreisapere se tali richieste aziendalisono legittime e, in caso contra-rio, se posso rifiutarmi.

Lettera firmata

DomandaDomanda

Il quesito posto dall’iscrittodella F.A.B.I., sebbene nelsuo complesso sia un po’generico, offre tuttavia lo

spunto per alcune riflessioni in temadi assegnazione di mansioni al lavo-ratore e di modifica delle stesse (jusvariandi) da parte del datore di lavo-ro. La legge, in proposito, appare chia-ra, giacché prevede che il “...presta-tore di lavoro deve essere adibito allemansioni per le quali è stato assuntoo a quelle corrispondenti alla catego-ria superiore che abbia successiva-mente acquisito ovvero a mansioniequivalenti alle ultime effettivamentesvolte” (art. 2103, 1°comma, c.c.). Nel-la pratica, tuttavia, si incontrano nu-merosi problemi nell’individuazione ef-fettiva delle mansioni, in quanto i con-tratti di assunzione dei lavoratori rin-viano normalmente ad un generico in-quadramento determinato dai contratticollettivi e, pertanto, non specificanoil contenuto effettivo delle mansioni; il

concetto di categoria superiore e/o diequivalenza, inoltre, non è sempre age-vole da individuare in concreto.La giurisprudenza ha tentato di risol-vere le questioni più discusse in ma-teria di assegnazione di mansioni edella loro modifica, individuando al-cuni aspetti qualificanti in relazione al-le stesse. Anzitutto, il datore di lavo-ro deve assegnare al lavoratore man-sioni compatibili con l’inquadramento(categoria e livello) indicato nel con-tratto; per far questo, può ricorrere al-le eventuali esemplificazioni mansio-nistiche individuate dal contratto col-

lettivo di riferimento, oppure agli usiaziendali. In secondo luogo, nella mo-difica delle mansioni, il datore di la-voro deve tenere conto del back-ground attitudinale e conoscitivo con-nesso all’esperienza lavorativa effet-tuata dal dipendente nel corso dellapropria attività, nonché, ovviamente,della qualifica attualmente rivestitadallo stesso. È ammessa anche l’adi-bizione a mansioni c.d. inferiori, qua-lora vi sia “accessorietà” delle stesserispetto alle mansioni principali (Cass.,sez. lav., 10-06-2004, n. 11045).Venendo al caso di specie, in carenza

Che cosa fare enon fare se l’attività

è di retrosportellod i So f ia Ceccon i

Consulente legale Fabi nazionale

Rispostaisposta

Mansioni: chipuò stabilirle

Fac simile richiesta pareri legali

La sentenza di cui alla massima in epi-grafe viene segnalata per l’interessan-te principio di diritto espresso a pro-

posito del singolare caso di un licenzia-mento c.d. “ingiurioso”. Nella specie, siera verificato che ad un dipendente erastato richiesto dall’azienda di effettuarelavoro straordinario oltre a quello dovutoper contratto; a fronte del suo rifiuto, l’a-zienda aveva applicato al dipendente pertre volte consecutive la sanzione discipli-nare della sospensione e, successiva-mente, poiché il lavoratore non avevadesistito, lo aveva licenziato; nel periodo

Novità giurisprudenziali

Spett.leLa Voce dei BancariMensile di FABI – Federazione Autonoma Bancari ItalianiVia Tevere n. 46 – 00198 Roma

Data ……………………..

Il/La sig./sig.ra .…………………………, iscritto/a alla FABI (n. tessera .…………),pone un quesito sul seguente argomento inerente al proprio rapporto di lavoro:

Allega copia della normativa convenzionale di riferimento.

Firma del lavoratore

Informativa e richiesta di consenso a norma del d.lgs. 196 del 2003 (codice in materiadi protezione dei dati personali). I dati della presente scheda saranno oggetto ditrattamento informatico e manuale da parte della rivista “La Voce dei Bancari” per leseguenti finalità: a) analisi giuridico-legale; b) risposta al quesito; c) pubblicazione informa anonima sulla rivista “La Voce dei Bancari” del quesito e della risposta.Titolare del trattamento dei dati è la rivista “La Voce dei Bancari” ed il Responsabileè il Direttore della Rivista, Paolo Panerai. Le chiediamo di prestare il consenso per iltrattamento dei dati anche sensibili contenuti nella presente scheda e nell’allegatopromemoria per finalità editoriali relativamente alla pubblicazione di quesiti e dirisposte su “La Voce dei Bancari”.

Firma del lavoratore

N.B. Si informano i lettori che la Redazione si riserva di rispondere e di pubblicare soloi quesiti e le risposte di interesse generale.

cenziamento del lavo-ratore suddetto, evi-denziando che egli “or-mai da troppo temponon si adeguava all’o-rario aziendale” e pro-spettando anche l’ipo-tesi che egli avesse unaltro lavoro. Il Tribunale,oltre ad avere dichiara-

to illegittimo il licenziamento del lavorato-re, ha inoltre condannato la datrice di la-voro al risarcimento del danno per ilcomportamento tenuto in tutta la vicen-

La sentenzaCassazione del 16 maggio 2006

n. 11432

Il licenziamento ingiurioso è quelloche viene propalato – senza plau-sibile ragione – anche nel conte-

sto lavorativo e fra i colleghi con ca-ratteristiche di denigrazione tali dadeterminare una concreta diminu-zione del “valore” del dipendente.

da. Questa decisione è stata confermatasia dalla Corte di Appello sia dalla Cassa-zione, che ha confermato la portata in-giuriosa del licenziamento, giacché nellecomunicazioni aziendali si dipingeva so-stanzialmente il lavoratore licenziato co-me persona contraria all’azienda e scor-retta, con conseguente lesione della re-putazione del medesimo.

precedente al licenzia-mento la datrice di lavoroaveva affisso nella ba-checa aziendale comu-nicati nei quali si ridicoliz-zavano le richieste avan-zate dal dipendente inmateria di orario di lavoroe di igiene e sicurezza,qualificandole come “mi-natorie” ed invitandolo “ad andare al ma-re o in montagna in quanto il lavoro nonfaceva per lui”. Successivamente, l’azien-da aveva dato notizia ai dipendenti del li-

Sul risarcimento del danno incaso di licenziamento ingiurioso

Fabi 24 AVVOCATO_RO 23-06-2006 11:02 Pagina 24

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Sindacato & Servizi

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Si chiama cuneo fiscale erappresenta il divario tra ilcosto del lavoro a caricodelle imprese e la retribu-zione netta in busta pagapercepita dal lavoratore di-

pendente. Questo differenziale ècostituito dal prelievo fiscale, daicontributi previdenziali e sociali acarico del lavoratore e dell’impre-sa: in Europa è piuttosto ampio ecolpisce soprattutto i single. Infatti,dagli ultimi dati diffusi dall’Ocse re-lativi al cuneo fiscale nel 2004 per i30 stati membri, si rileva una situa-

Pensi

oni &

pre

videnza

Nel 2004 il gap tra costo del lavoro e reddito nettopercepito è cresciuto in 30 paesi, secondo l’Ocse

I requisiti per l’ottenimento si sono gradualmenteinnalzati negli ultimi 15 anni. E la revisione del2004 penalizza soprattutto i giovani

Pensioni, è buiooltre la siepe

Le svariate riforme delle pensioni, a partire dal-la riforma Amato del 1993 sino alla riformaBerlusconi del 2004, inevitabilmente si riper-cuotono sulle aspettative dei giovani e stan-no condizionando un gran numero di lavora-tori, i quali assistono scoraggiati al costante

allontanamento del sospirato traguardo. Durantequesti 15 anni, i requisiti per l’ottenimento dellapensione si sono gradualmente e subdolamenteinnalzati, tanto che un lavoratore che nel 1992 sti-mava di poter andare in pensione – ipotizziamo –nel 2010 con 35 anni di contributi indipendente-mente dall’età, già a gennaio 1993 ha dovuto co-minciare a modificare i suoi progetti, per arrivare adabbandonare definitivamente le sue speranze nel

2004. Se prima, infatti, la legge garantiva la pensio-ne di vecchiaia a 60 anni, anche con soli 15 anni dicontributi o la pensione di anzianità a qualunqueetà con 35 anni di contributi, calcolata sulle retribu-zioni degli ultimi 5 anni di lavoro, la riforma Amato –varata il 1° gennaio 1993 – ha modificato il sistemadi calcolo della pensione, che viene divisa in 2 par-ti (D.L. 503/92):• quota A: raggruppa i contributi versati dal primogiorno di lavoro al 31 dicembre 1992 e viene calco-lata sullo stipendio medio lordo degli ultimi 5 anni;• quota B: raggruppa i contributi versati dal 1° gen-naio 1993 alla data del pensionamento e viene cal-colata sugli ultimi 10 anni di contributi. Questo au-mento da 5 a 10 anni è, però, graduale: ogni due

anni la base di calcolo sale di un anno, esi stabilizza dopo 10 anni. Questo alloscopo di alleggerire gli importi delle ren-dite. La pensione d’anzianità non vienetoccata: la si può continuare ad averecon 35 anni di contributi e a qualunqueetà. Ma, anche qui, il sistema di calcoloviene modificato per mettere in paga-mento pensioni d’importo inferiore.La pensione di vecchiaia (cui si aveva di-ritto a 60 anni di età anche con soli 15anni di contributi), si allontana: ora ser-vono almeno 65 anni d’età per gli uomi-ni e 60 per le donne e 20 anni di contri-buti. In sostanza, il tetto sia contributivo

sia anagrafico viene innalzato di 5 anni, 1 anno ognibiennio, ma la riforma Berlusconi del 1994 assotti-glia la gradualità e stabilisce che l’aumento di unanno non scatti più ogni due anni, ma ogni anno emezzo, allo scopo di accelerare l’entrata in vigoredei requisiti minimi.Il cambiamento decisivo arriva con la riforma Dinidel 1995. Ora, anche la pensione d’anzianità, comequella di vecchiaia, viene legata ad un’età: 52 anni,con un incremento ogni uno-due anni per arrivare a57 anni nel 2009. Altra novità di questa riforma èl’introduzione delle “finestre”: anche se in posses-so di tutti i requisiti, si devono attendere da 3 a 6mesi per ottenere la maturazione del requisito pen-sionistico, così da diluire i pagamenti.La legge Dini n° 335/95 introduce un altro cambia-mento: la pensione contributiva, per la quale basta-no 57 anni d’età, 5 anni di contributi ed un importodi pensione non inferiore all’assegno sociale INPSmaggiorato del 20%. Si tratta di una legge che, perla prima volta, equipara uomini e donne, eliminan-do differenze d’età minima per la pensione. Nonpassano neanche 2 anni, e anche il governo Prodimette mano alle pensioni, nel 1997, e il momentodel pensionamento viene ulteriormente posticipa-to. Con la legge 449/96, il Parlamento decide chegià nel 2007 si possa andare in pensione solo a 57anni, oppure, senza tener conto dell’età, con 37 an-ni di contributi fino al 2003 e poi con aumenti gra-duali per arrivare ai 40 anni dal 1° gennaio 2008.L’ultima tappa – per ora – è costituita dalla riformaBerlusconi del 2004 (con proiezione al 2008). I re-quisiti sono innalzati considerevolmente: l’età mini-ma per la pensione d’anzianità salirà da 57 a 60 an-ni nella notte del 31 dicembre 2007; inoltre, i 60 an-ni varranno solo per il biennio 2008-09, perché dal2010 si passerà a 61 anni e dal 2014 a 62. Per le donne, l’età minima per la pensione d’anzia-nità è confermata – solo fino al 2015 – a 57 anni,ma... la pensione sarà calcolata con il sistema con-tributivo, con conseguente riduzione della renditadi circa il 10-20% rispetto a quella garantita dal si-stema retributivo (in realtà, la scelta è della lavora-trice, che può anche optare per il mantenimentodel sistema retributivo, con le stesse scadenze pre-viste per i colleghi maschi). Quindi, tempi duri siprospettano per i lavoratori, soprattutto per quellipiù giovani, il cui futuro – pensionisticamente par-lando – appare alquanto buio già da adesso.

Il peso del cuneo (dati in %)Belgio 54,2Svezia 48,0Francia 47,4Ungheria 45,8Italia 45,7Austria 44,9Finlandia 43,8Repubblica Ceca 43,6Paesi Bassi 43,6Polonia 43,1Turchia 42,7Slovacchia 42,0Danimarca 41,5Spagna 38,0Norvegia 36,9Media Ocse 36,5Grecia 34,9Portogallo 32,6Canada 32,3Lussemburgo 31,9Regno Unito 31,2Islanda 29,7Stati Uniti 29,6Svizzera 28,8Australia 28,6Giappone 26,6Irlanda 23,8Nuova Zelanda 20,7Corea 16,6Fonte: OECD, elaboraz. CSSPD, maggio 06

zione in cui tale divario risulta increscita nel corso degli ultimi an-ni.Lo studio Ocse, prendendo co-me riferimento 100 quale costo dellavoro totale sostenuto dall’impre-sa (cifra che, ovviamente, varia ne-gli stati europei da un valore mediodi 29.000 dollari PPA – parità di po-tere d’acquisto – della Spagna ai46.000 del Belgio), determina aquanto ammonta, in percentuale, iltotale delle trattenute che vanno adincidere sul reddito netto del dipen-dente. Nello studio si suddividono ilavoratori in tre principali categorie:

i single, le famiglie monoredditocon due figli e le famiglie biredditocon due figli. L’Italia, in questa clas-sifica, risulta tra i paesi in cui il cu-neo fiscale è più alto e, quindi, piùridotto è il reddito netto del dipen-dente rispetto al suo costo effetti-vo. Nella tabella allegata, si eviden-ziano i dati Ocse riferiti ai single mo-noreddito. Tra i trenta paesi presi inconsiderazione, l’Italia occupa laquinta posizione, evidenziando unforte divario tra costo reale del di-pendente e reddito effettivo perce-pito.

Cuneo fiscale: Italia in testa

Fabi 25 PENSIONI_RO 23-06-2006 11:06 Pagina 25

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di Leonardo Comucciconsulente Caaf Fabi nazionale

Reddito dei fabbricati locatiL’ammontare complessivo del canone annuo in-dicato sul contratto di locazione costituisce, peril proprietario, reddito da fabbricati e concorre aformare il suo reddito complessivo, sul quale saràcalcolata l’imposta da pagare secondo le aliquo-te degli scaglioni progressivi. Più precisamente,per chi concede in affitto una casa (ele relativepertinenze), costituisce reddito da assoggettare atassazione il maggiore tra i seguenti due importi:• rendita catastale dell’abitazione, rivalutata

del 5%;• canone annuale, ridotto forfetariamente

del 15%.La determinazione del reddito segue una proce-dura particolare per gli immobili di interesse sto-rico e/o artistico, a cui il fisco concede uno scon-to se riconosciuti di valore in base alla legge 1 giu-gno 1939, n.1089 (così come modificato ed inte-grato dal decreto legislativo 22 gennaio 2004,n.42). Il loro reddito potrà essere determinato ap-plicando la più bassa fra le tariffe d’estimo previ-ste per le abitazioni della zona censuaria in cui èsituato l’immobile, a prescindere dall’eventuale lo-cazione del bene ad un canone inferiore.

Il caso dell’inquilino moroso In questa particolare e malaugurata situazione,il legislatore fiscale ha sancito un principio se-condo il quale il canone di locazione va sem-pre dichiarato, anche se non è stato effettiva-mente percepito. La legge prevede, però, chei redditi derivanti da contratti di locazione di im-mobili ad uso abitativo, se non percepiti, nonconcorrano a formare il reddito dal momentodella conclusione del procedimento giurisdizio-nale di convalida dello sfratto per morosità delconduttore. Nel caso in cui il giudice confermila morosità dell’affittuario anche per i periodiprecedenti, è riconosciuto un credito d’impo-sta di ammontare pari alle imposte versate suicanoni scaduti e non percepiti.

Nei comuni ad alta “tensione” I comuni definiti ad alta “tensione abitativa”so-no quelli ricompresi in un elenco, facilmentereperibile anche su Internet (Delibera CIPE n.87del 13/11/2003 pubblicata sulla G.U. n.40 del18 febbraio 2004), che viene aggiornato pe-riodicamente e che comprende, comunque, tut-ti i comuni capoluogo di provincia. A favoredei proprietari che concedono in locazione l’a-bitazione a canone concordato (in questo ca-so il canone viene pattuito in base ad alcunicriteri stabiliti in accordi stipulati tra le orga-nizzazioni degli inquilini e quelle dei proprieta-ri) in uno dei Comuni ricompresi nell’elenco deicomuni ad alta tensione abitativa, alla riduzio-

ne forfetaria del reddito (pari al canone) del 15per cento, si aggiunge un’ulteriore riduzionedel 30 per cento (da calcolare sull’importo giàridotto), consentendo quindi di poter indicare,nella dichiarazione dei redditi, un canone ri-dotto del 40,5 per cento. Come sempre conun esempio, proviamo a spiegarci ancora me-glio: se il canone di locazione annuo è di 15.000euro, che ridotto del 15 per cento è pari a12.750 euro, nella dichiarazione sarà possibi-le indicare l’importo di solo 8.925 euro, otte-nuto applicando l’ulteriore riduzione del 30 percento sul canone ridotto di 12.750 euro. Perusufruire di questa ulteriore riduzione del 30per cento del reddito è necessario riportarenella dichiarazione dei redditi gli estremi di re-gistrazione del contratto di locazione, l’anno dipresentazione della denuncia dell’immobileaper rt applicazione dell’Ici ed il Comune in cuil’immobile è situato.

Le agevolazioni per gli inquilini Anche gli inquilini, in presenza di determinatecondizioni, possono usufruire di benefici fisca-li sotto forma di detrazioni dall’Irpef per i ca-noni di locazione pagati. Sono previste, infatti,delle detrazioni per i titolari di contratti di loca-zione a “canone concordato” e per i lavoratoridipendenti che trasferiscono la residenza permotivi di lavoro (in questo caso a prescinderedal tipo di contratto stipulato).Vediamo singolarmente le agevolazioni previ-ste: gli inquilini per i quali l’immobile preso inaffitto costituisce l’abitazione principale e a con-dizione che il contratto di locazione sia a “ca-none concordato”, hanno diritto alle seguentidetrazioni dall’Irpef:• 495,80 euro se il reddito complessivo non su-

pera 15.493,71 euro;• 247,90 euro se il reddito complessivo è su-

periore a 15.493,71 euro ma non superiore a30.987,41 euro.

• se il reddito è superiore a quest’ultimo im-porto, la detrazione non spetta.

La detrazione va rapportata al numero dei gior-ni dell’anno durante il quale la casa è stata ef-fettivamente utilizzata come abitazione princi-pale e va ripartita tra i contraenti, in caso dicontestazione del contratto di locazione.Il lavoratore dipendente che stipuli un qualsia-si contratto di locazione di abitazione principa-le, a seguito di trasferimento della sua residenzanel Comune di lavoro (o in un comune limitrofo),può usufruire, per i primi 3 anni, della seguen-te detrazione dall’Irpef:- 991,60 euro se il suo reddito complessivo non

supera 15.493,71 euro- 495,80 euro se il suo reddito complessivo è

superiore a 15.493,71 euro ma non superio-re a 30.987,41 euro.

- anche in questo caso, se il reddito è su-

periore a quest’ultimo importo, non spettaalcuna detrazione.Questa particolare agevolazione compete a con-dizione che il nuovo Comune si trovi ad alme-no 100 chilometri di distanza dal precedente e,comunque, al di fuori della propria regione eche la residenza nel nuovo Comune sia statatrasferita da non più di tre anni dalla richiestadella detrazione. Infine, la detrazione non spet-ta ai possessori di redditi assimilati a quelli dilavoro dipendente e va sempre rapportata alnumero dei giorni dell’anno durante il quale lacasa è stata effettivamente utilizzata come abi-tazione principale. Nel caso di intestazione delcontratto di locazione a più soggetti, la detra-zione va divisa tra i soli intestatari del contrat-to in possesso della qualifica di lavoratori di-pendenti, nella misura spettante a ciascuno inrelazione al proprio reddito.

Le novità in essere dal 2005Per contrastare il fenomeno della registrazionedi contratti di locazione per un importo inferio-re a quello realmente pattuito, è stato previstoche gli uffici dell’Amministrazione Finanziaria nonpossano procedere ad accertamenti nei con-fronti dei contribuenti che, ai fini dell’imposta diregistro, dichiarino un canone almeno pari al 10per cento del valore catastale dell’immobile.Il valore catastale di un immobile va determi-nato applicando alla rendita catastale il molti-plicatore di 120. Una previsione analoga è sta-ta introdotta anche per quanto riguarda l’ac-certamento dell’Irpef dovuta sui redditi dei fab-bricati. In particolare, ai fini Irpef, gli uffici fi-nanziari non potranno rettificare il reddito deri-vante da immobili locati quando si dichiara l’im-porto maggiore tra:• il canone di locazione risultante dal contrat-

to, ridotto del 15%;• il 10% del valore catastale dell’immobile.Il valore dell’immobile dovrà essere determina-to applicando alla rendita catastale i moltipli-catori previsti ai fini dell’imposta di registro, ri-valutati del 20%.La Finanziaria 2005 ha infine introdotto apposi-te disposizioni, sempre al fine di contrastare ilfenomeno delle locazioni sommerse, che com-portano che l’omessa registrazione del contrat-to di locazione di immobili, oltre alle sanzioni perla mancata registrazione, dia origine alla pre-sunzione di esistenza, salva documentata provacontraria, del rapporto di locazione anche per iprimi quattro periodi di imposta antecedenti quel-lo nel corso del quale è accertato il rapporto stes-so.Tale presunzione opera solo in ambito fisca-le, non essendoci invece nessun effetto in am-bito civilistico. Queste disposizioni non si appli-cano per i contratti di locazione di immobili aduso abitativo a “canone concordato”, cioè quel-li stipulati o rinnovati ai sensi della legge 431/98.

Ecco la seconda parte del vademecum iniziato sul numero scorso

Locazioni e fisco: tuttoquanto conviene sapere prima

Sindacato & ServiziLA VOCE DEI Bancari

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di Monica BriniFoto di Adriano Bacchella

Dimore storiche trasformate inrelais, vecchie stalle che of-frono i lussi delle prestigioseSpa, antiche masserie e mona-steri che offrono ogni tipo dicomfort: Case&Country ha

selezionato alcuni tra gli agriturismoe relais più suggestivi. La Puglia è laregione adatta per poter trascorrereuna vacanza all’ombra degli ulivi eall’insegna della tranquillità. Immer-si nella Valle d’Itria, nella profumatamacchia mediterranea, a pochi chilo-metri dal Mar Adriatico e da Ostuni,si trova Acquarossa(080/4444093)il piccolo e antico villaggio di trulli,immerso tra gli ulivi. Un villaggio ac-cogliente, trasformato negli ultimi

anni in un bed and breakfast, dove re-gna un’atmosfera familiare e infor-male. Un piccolo borgo di 20 trulli,una singolare costruzione in pietra,l’aia, a disposizione degli ospiti chepotranno assaporare i sapori tipici diquesta terra: frise con il pomodoro,formaggi artigianali, la stracciatella ele scamorze, pucce, biscotti e tortefatte in casa, taralli e monachine. Il

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In questa pagina (in alto), l’anticoborgo di Acquarossa, in Puglia,

trasformato in un bed andbreakfast e, qui sopra l’ingresso

della masseria Montelauro, un exmonastero. Le proposte di queste

pagine sono a cura di Case &Country, un mensile

di Class Editori

In relax nel borgoanticoTrulli e masserie ristrutturati in Puglia, residenze storiche e architetturemedievali in Maremma, grotte preistoriche e agriturismo di epoca romana: l’ospitalità diventa un nuovo modo di fare vacanza

Fabi 30-31 Agri_RO 23-06-2006 9:50 Pagina 30

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Non solo banca

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borgo offre ospitalità per un massimodi 23 persone, con soluzioni varie:dall’intimo trullo singolo, ideale perle coppie, all’appartamento nato dal-la fusione di più trulli, adatto per seipersone. Rimanendo in zona, tra Ostuni e

In alto, la veduta esterna diTornano, un borgo toscano del Xsecolo, e, sotto, la pergola con lazona relax della masseriaMontelauro. Qui sopra una grandestanza dell’agriturismo Pieve diCaminino in Maremma

Montalbano, si trova il Relais Mas-seria Montalbano(0831/359945) ri-salente al XVI secolo, una delle piùantiche esistenti nella zona. Circon-dato da vecchie mura storiche, il re-lais si presenta come un vero e propriovillaggio, conservato in tutti i suoiparticolari: la dimora del Signore, lestalle, le scuderie, il frantoio, gli al-loggi dei coloni e la chiesa della Bea-ta Vergine del Rosario. Più a sud, inprovincia di Lecce, nell’entroterra sa-lentino, a pochi passi dal mare e daOtranto, immersa nel verde dellacampagna, si trova la Masseria Mon-telauro (0836 /806203). Costruita nel1878 e ristrutturata dagli attuali pro-prietari tenendo conto della naturaoriginaria dell’edificio, la Masseria

offre 27 camere, unasuite e una junior sui-te ricavate nell’anticastruttura di un mona-stero. La masseria of-fre corsi di cucina e taichi, ma anche la pos-sibilità di passare lagiornata sul bordodella piscina o inspiaggia, comoda daraggiungere anche acavallo. In Sicilia, in-vece, in una posizionefavorevole che per-mette di raggiungere

in breve tempo la necropoli di Panta-lica, Siracusa, l’Oasi naturalistica diVendicari e Caltagirone, si trova l’a-griturismo la Casa dello Scirocco. Co-struzione di epoca romana, realizzataall’interno di una grotta preistorica, èun esempio antesignano di casa bio-termica, dotata di terme e di un siste-ma di circolazione dell’acqua capacedi mantenere la costruzione fresca an-che in estate. Le camere sono state co-struite all’interno di grotte preistori-che, senza rinunciare a nessuncomfort. Si respira un’atmosfera mistica inMaremma, nella residenza storica diPieve di Caminino (0564/569736),nel comune di Roccastrada, una strut-tura unica, situata in un piccolo paese

di origine medievale incastonato sudi uno sperone di roccia, Roccate-derighi: quattro romantiche suites etre confortevoli appartamenti, il pia-cevole calore degli antichi camini inpietra, gli arredi esclusivi, mobili equadri antichi di famiglia. Una va-canza alle Pieve di Caminino offre ilmassimo comfort e relax: pigri po-meriggi assolati al bordo della pi-scina panoramica, suggestive archi-tetture medievali da visitare, le ter-me per rigenerare il corpo e lo spiri-to, passeggiate lungo la selvaggiaspiaggia di Castiglione della Pe-scaia. Sempre in Toscana, nel Ca-stello di Tornano (0577/7460677),a Gaiole in Chianti, si possono gu-stare sapori mediterranei in una cor-nice storica medievale. Il borgo, ri-salente al X secolo, è stato recente-mente ristrutturato e offre ospitalitàin eleganti camere e suites nel ca-stello. Inoltre, all’interno della colo-nica, si possono anche affittare spa-ziosi appartamenti adatti per le fa-miglie. Un soggiorno piacevole al-lietato da sapori tipici chiantigiani:nell’antica prigione si degustano ilChianti Classico Docg, grappe, Vinsanto, gelatine e prodotti artigianali.Sulla costa marchigiana, a due pas-si dall’antico borgo di Bargni di Ser-rungarina, la famiglia Baldelli aprela por te d i Vi l la Feder i c i(0721/891510). Cinque piccole ca-mere, massimo comfort nel rispettodell’atmosfera rilassata che da sem-pre accompagna gli ospiti di questaantica struttura ma, soprattutto, unaparticolare menzione alla cucina ca-ratterizzata dalla genuinità dei pro-dotti e dalla creatività della cuoca. Per chi cerca, invece, un angolo dipace, la location perfetta è rappre-sentata da Casa Caponetti(0761-435792) nel cuore della Riserva na-turale di Tuscania. Le camere sonosolamente sei, tutte arredate con sti-le e vista panoramica sulla Tuscania.La cucina di Laura, padrona di casa,è colta, semplice, gustosa, ma leg-gera, e si basa sui prodotti dell’a-zienda biologica.

Fabi 30-31 Agri_RO 23-06-2006 9:51 Pagina 31

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Non solo bancaLA VOCE DEI Bancari

I futuri flessibili dei nostri figli

di Domen ico Secondu l foo rd i na r i o d i s oc i o l og i a gene ra l e

a l l ’ Un i ve r s i t à d i Ve r ona

Le vicende recentemente accadute in Francia, conla protesta di studenti e giovani contro la nuovalegge sull’assunzione, molto probabilmente nonva attribuita unicamente ai contenuti specifici diquesta legge che, con ogni probabilità, non è mol-to peggiore di tante altre, ma che ha il difetto –

semmai – di esserne la logica continuazione. Il malesse-re esploso è sicuramente da imputare all’accumularsidella tensione nelle nuove generazioni rispetto alle pro-spettive di futuro che l’attuale situazione sociale ed eco-nomica dell’Europa offre loro. Già da molti anni, i so-ciologi – e chiunque volesse guardare in faccia la realtà– avevano visto operare, nelle generazioni che via via siaffacciavano sul mercato del lavoro, un meccanismo adorologeria che avrebbe sicuramente portato, prima o poima non in un tempo infinito, all’acuirsi, nel pianeta gio-vani, di tensioni sociali e fermenti di ribellione ed oppo-

sizione. Si trattava, come spesso accade nei fenomenisociali, di diversi processi che, nella loro marcia paralle-la, tendevano inesorabilmente ad incontrarsi in un certopunto della storia sociale ed economica europea, deter-minando con il loro incontro un momento di manifesta-zione esplosiva delle contraddizioni, del malessere e deldisagio che questi processi recavano al proprio interno.Possiamo indicare alcune di queste “valanghe socio-economiche” in lenta ma inesorabile marcia verso il lo-ro punto d'incontro. In primo luogo, il meccanismo del cambiamento delmercato del lavoro, sia con il diradarsi dei posti di lavo-ro a tempo indeterminato, sia con il divaricarsi della for-

bice tra costo della vita e potere d’acquisto dei salari, inparticolare di quelli di primo ingresso, legati in altre pa-role a lavoratori al di fuori delle garanzie che l’evoluzio-ne storica precedente, con il suo patrimonio di lotte sin-dacali e sociali, aveva prodotto. In secondo luogo, la scomparsa progressiva di posti dilavoro a tempo indeterminato, con il conseguente drasti-co cambiamento di prospettiva di vita per coloro che, seprima – una volta ottenuto il lavoro – potevano pro-grammare la loro vita adulta sul lungo periodo, ora, an-che dopo aver ottenuto il lavoro restano, comunque, al-l’interno di una condizione di precarietà ed incertezza.Un’altra imponente valanga, in parallelo ma convergen-te movimento, era quella socio-demografica: le fami-glie, soprattutto del ceto medio, avevano accumulatograzie anche alle garanzie occupazionali ed alla ricchez-za degli anni passati, un certo patrimonio ed una certatranquillità di vita e di reddito, che avevano, natural-mente, investito per migliorare la qualità della vita so-prattutto dei loro figli, garantendo loro un’infanzia edun’adolescenza particolarmente curate, libere e proiet-

tate verso aspettative ancora migliori nel futuro. Unavolta che le nuove generazioni si sono trovate in un con-testo socio-economico completamente diverso, con unmercato del lavoro molto meno florido di quello che eratoccato in sorte ai loro genitori, è stato del tutto naturaleche le famiglie utilizzassero questo patrimonio accumu-lato per difendere il più possibile lo stile di vita acquisi-to e cercare di trasmetterlo ai loro figli, prolungando laloro permanenza in famiglia e ritardando l’ingresso nelmercato del lavoro, nella speranza di ottenere un inseri-mento tale da poter garantire nel futuro il livello di vitaattualmente sperimentato dai loro figli. Dal punto di vista dei figli, si è generata una difficoltà ad

abbandonare la condizione familiare per una vita maga-ri anche più autonoma, ma sicuramente ad un livello diconsumo e di status sociale inferiore a quello garantitodalla vita familiare. Questo è stato il processo che haportato i nostri giovani a restare nella famiglia d’originefino ad oltre 30-35 anni. In altre parole, le famiglie han-no finanziato con le risorse che avevano accumulato lamodifica del mercato del lavoro. Ad un certo punto,però, queste valanghe si sono incontrate. È risultatochiaro che la realtà era definitivamente cambiata e chel'attesa, la resistenza, non avrebbero mai permesso, agran parte dei giovani, di poter migliorare – ma spessoneppure mantenere – il tipo di vita, il tipo di prospettivadi vita, cui erano stati abituati durante la loro formazio-ne all’interno della famiglia d’origine. A questo dobbiamo aggiungere una terza valanga, cheha impattato sulle prime due, quella cioè che ha visto, inquesta fase di recessione economica e di neoliberismo,lo spostamento di qualche punto di prodotto interno lor-do da alcuni ceti sociali ad altri, e sono stati proprio queiceti sociali, che in precedenza avevano maggiormenteusufruito dello Stato del benessere – la famosa classemedia, motore primario dello sviluppo economico deglianni passati – a vedere depauperato il loro livello di vitae a soffrire l’impossibilità di poterlo trasmettere a figli enipoti. Per la prima volta dalla seconda guerra mondia-le, la generazione dei figli rischia di stare peggio di quel-la dei genitori, e questo non poteva restare senza con-traccolpi sociali. È piuttosto triste che quel disinteresseper la vita politica che le attuali generazioni manifestano– molto spesso non senza ragione – nelle indagini chesono loro rivolte, dovesse trovare nella crisi della spe-ranza il terreno per rifiorire, ma a quanto pare sta andan-do proprio così. L’ultima valanga che rende la situazione particolarmen-te grave è che sindacati e partiti politici, abituati ad un si-stema economico, politico e sociale molto diverso daquello attuale, non riescono ad incontrare questa do-manda, questo malessere, per darle una forma ed unosbocco politico, lasciandola all’interno della tensione tradepressione e ribellione. Quindi, nel momento in cui tutte queste forze si sono in-contrate, le reazioni sono a volte state anche sproporzio-nate all’evento che ne era diretta causa, perché sono sta-te il punto di esplosione di malesseri, tensioni, frustra-zioni che da tempo si muovevano come fiumi carsicidella nostra società. È molto triste che, dopo anni di co-struzione e di progresso, debbano comunque esserci unao due generazioni che patiscano un passo indietro, e lopatiscono con ancora più difficoltà, dal momento chenella gran parte della loro vita erano state abituate a benaltro, all’idea del progresso, del benessere e delle garan-zie sociali ed economiche. Spesso, questo mi viene alla mente quando vedo i mieistudenti, e non posso fare a meno di pensare a questaprova che è loro capitata in sorte con un misto di tene-rezza e comprensione: nel revival dei favolosi anni ‘60,a loro toccherà probabilmente pagare il conto.

Per la prima volta dopo la guerra, l’ultima generazione rischiadi stare peggio di quella dei genitori, a causa dello scontro di tre valanghe. Chi sta pagando è soprattutto la classe media

consu

mi &

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L’appunta

mento

Non solo banca

Dal 15 luglio al 16 agosto, i co-muni di Comacchio, Ravenna,Cervia, Cesenatico, San MauroPascoli, Belluria, Igea Marina,Riccione e Cattolica fanno dapalcoscenico ad un mese di mu-

sica, teatro, cinema, gastronomia, in-contri con i pescatori e uscite sulle bar-che storiche per valorizzare la “cultu-ra del mare” Il Festival del Mare faparte del progetto interregionale di svi-

luppo turistico Mare e Miniere di Ma-re - Incontri di Mare, finanziato anchedal Ministero delle Attività Produtti-ve, che vede la Regione Emilia-Ro-magna come capofila, insieme con Sar-degna, Sicilia e Molise. La finalità èdi promuovere e diffondere la “cultu-ra del mare” per creare uno stretto col-legamento fra il mondo dei pescatori– con i loro riti, le loro tradizioni, leloro storie – ed il turista. Il Festival è

articolato in diverse sezioni: SUONI, VISIONI, RACCONTI: tea-tro e musica curati da David Riondino.ALBE CLASSICHE: concerti all’al-ba sulla spiaggia. PERCORSI E VISIONI TRA MA-RE E CINEMA: proiezione di pelli-cole che parlano di storie, genti e mi-steri legati al mare, in chiave avven-turosa, fantastica ma anche docu-mentaria. CULTURA, AMBIENTE E GA-STRONOMIA: serie di eventi cultu-rali, ambientali e di cucina marinara VELE STORICHE: uscite in mareaperto a bordo di barche storiche.I DIARI DI BORDO DELLA "GEN-TE DI MARE": Mario Cobellini leg-ge i “diari di bordo” della letteratu-ra internazionale.L’inizio degli spettacoli, delle proie-zioni cinematografiche e degli in-contri è fissato alle ore 21.30. L’ini-zio dei concerti all’alba, è alle ore6.00. Tutti gli eventi sono ad ingressogratuito.Per informazioni www.incontridimare.it

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Reati e responsabitàIl testo (Reati e responsabilità degli enti,Giuffré Editore, Milano 2005, pagg. 723, Euro60,00) rappresenta un importante contributoai fini dell’analisi, comprensione edapplicazione pratica dei portati del Decretolegislativo 8 giugno 2001, n.231 (“Disciplinadella responsabilità amministrativa dellepersone giuridiche, delle società e delle

associazioni) esuccessiviaggiornamenti.Alle categorieimprenditoriali e aiquadri tecnici vengonocosì forniti gli elementiconoscitivi della nuova(per la nostra tradizione

giuridica, un tempo basata sul rassicuranteditterio societas delinquere non potest)disciplina sulla responsabilità amministrativadelle persone giuridiche, al fine di individuarei vari profili di rischio e per prevenire le ipotesidi responsabilità dell’ente, anche mediantel’individuazione ed adozione di appositi“modelli” organizzativi e gestionali. Siamoora davanti ad un complesso sistemaorganico, fatto di precetti sostanziali e didisposizioni processuali, alla stregua delquale anche società, enti e associazionipossono essere chiamati a rispondere – invia diretta – dei reati e comportamentidannosi posti in essere da propriamministratori, managers e dipendentinell’interesse del datore di lavoro.

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ta da un eccessivo pessimismo. Il tentativo estremo degliautori del sito è quello di invertire la tendenza perversa del-la cultura dello sconforto e dell'indignazione, cercando dicontrastare l’enorme quantità di cattive notizie che oggistanno occupando troppo spazio. Vogliono offrire un’op-portunità di scelta: il mondo non è poi così brutto e malva-gio... L’Associazione si propone di creare un’informazionesostenibile, che si accorge di ciò che non viene raccontato,con la professionalità di chi approfondisce la notizia.

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Questo sito nasce nell’ottobre 2001. Lo scopo degli auto-ri è quello di farlo diventare un vortal (portale verticale)dove trovare informazioni, appunti di viaggio, storie,

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AVVISO ai naviganti di Bruno Pastorelli

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Non solo bancaLA VOCE DEI Bancari

di Arturo

Calabria come patrimonio archeolo-gico. Il sito di Scolacium si trovanel territorio della più interna Squil-lace, la città moderna che ha ere-ditato il nome da quella antica. Del-l’abitato preromano di Skilletion ri-

mane poco; i resti visibili in località LaRoccelletta nel comune di Borgia mostra-no l’impianto della colonia romana con imonumenti più importanti. Gli scavi hanno avuto corso regolare dal1966 ad oggi: grazie a queste indagini, èstato messa in luce la grande piazza delForo (80 mt x 40 mt circa) circondata daportici e dominata, sopra una naturale ter-razza, dall'edificio del Capitolium di etàrepubblicana. Intorno al Foro si sviluppa-va anche una serie di edifici pubblici, trai quali la Basilica, le terme, la Curia, unedificio per il culto della famiglia impe-riale, che ha restituito statue di imperato-ri e dei loro familiari. Sulla piazza, attra-versata dalla larga strada principale dellacittà (il decumanus maximus), erano unafontana monumentale, basi per monu-menti, un sacello e forse anche una chie-sa cristiana. Poco lontano era il teatro, dietà cesariana, con scena ripresa in età traia-nea, appoggiato alla collina dietro la qua-le c’era l’anfiteatro non ancora scavato.Gli scavi hanno restituito poi statue e ri-tratti, epigrafi, ceramiche, monete, ogget-ti in bronzo, tutti reperti inediti apparte-nenti ai vari edifici dell’area archeologica.Ma la Calabria è anche punto di riferi-mento per l’arte contemporanea. In unacittà scomparsa tra Catanzaro e le spiaggeioniche, fino all’8 ottobre è possibile visi-tare un’interessantissima esposizione disculture realizzate dall’artista londinese An-tony Gormley. La carriera artistica diGormley è costellata di eventi e premi pre-stigiosi. Celebrato in Inghilterra, ha espo-sto in tutti i paesi del mondo e ha scelto ilParco di Scolacium come insolita quantosuggestiva cornice per le sue opere. TimeHorizon – questo il titolo dell’evento –comprende 100 sculture in ferro di189x53x29 centimetri, del peso di 650 chi-li ciascuna, che l’artista inglese ha creatopartendo dai calchi del suo corpo; le ope-re appaiono come una serie di varianti ri-

spetto al processo di respirazione. Le scul-ture occupano il Parco di Scolacium di-sponendosi sull’intera area sia nella zonaarcheologica del Foro, sia nell’immensouliveto circostante. Sono state collocate cia-scuna su una base differente alla stessa al-tezza, creando un’unica linea dell’orizzonte.“È la prima volta che posso utilizzare unluogo così affascinante e così ricco di ri-ferimenti alla memoria storica e alla realtàdel presente”, afferma Gormley. “Il mioprogetto si sviluppa su due assi, quello oriz-zontale della storia e quello verticale del-la natura e della terra”. Accanto alla com-plessa installazione che dà il titolo alla ras-segna, è proposta una mostra personale diGormley nei suggestivi ambienti del Mu-seo del Frantoio, all’interno del Parco diScolacium, con una selezione di opere chevanno dalla fine degli anni Ottanta sino adoggi, in grado di ripercorrere la ricerca lin-guistica e le innovazioni stilistiche del-l’artista. Il Museo del Frantoio è utilizza-to per la prima volta per un’esposizioned’arte contemporanea. In una cornice diarcheologia industriale formata da maci-ne, presse e mole degli anni Trenta per lalavorazione delle olive, sono state collo-cate alcune opere come Seeing and belie-ving del 1988, Sovereign State del 1989/90,

Transfuser III del 2002 e Concentrate I del2003, da cui risulta con chiarezza l’origi-nalità dell’indagine di Gormley che ha ri-vitalizzato la figura umana nella sculturacontemporanea attraverso una radicale in-dagine sul corpo, inteso come luogo di me-moria e di metamorfosi in una ricerca sul-l’individualità ma anche sul corpo collet-tivo e sulla relazione tra sé e gli altri. Nel-la piccola piazzetta che porta all’ingressodel Museo del Frantoio, lo spettatore sarà

accolto invece da Present Time del 2001,una grande scultura in ferro di tre metri d’al-tezza basata sulla sovrapposizione di duecalchi dell’artista divisi da una linea oriz-zontale, dove si crea una stretta relazionetra l’elemento fisico e quello spirituale, tralo spazio interno e quello esterno.Time Horizoncaratterizza la seconda edi-zione di Intersezioni, la rassegna nata nel2005 per sottolineare la relazione tra il pa-trimonio archeologico e l’esperienza deimaggiori scultori contemporanei. La ras-segna, curata da Alberto Fiz, è stata or-ganizzata dall’Assessorato alla Culturadella Provincia di Catanzaro con la colla-borazione dell’Assessorato alla Cultura del-la Regione Calabria e della Direzione Re-gionale per i Beni Culturali e Paesaggisti-ci della Calabria.

Archeologia & arte moderna

Intersezioni - Seconda edizioneTIME HORIZON. ANTONY GORMLEYAL PARCO ARCHEOLOGICO DISCOLACIUMRoccelletta di Borgia (Catanzaro).Dal 25 giugno all’8 ottobre 2006.Orario: tutti i giorni 10-21.30. Ingresso liberoInfo: 0961 391356-84342-741257

Singolare connubio in provincia di Catanzaro fino a ottobre

Altr

o turis

mo

� Antony Gormley, foto di Pete Moss.� Present Time. � Sovereign State, 1989-90; ottone,piombo, gesso, vetroresina, aria, tubodi gomma.� Transfuser III, 2002; anelli d’acciaiodolce, cm 211x67x47.� Time Horizon, 2006; 100 sculturecm 189x53x29 ciascuna.� Iron Baby, 1999; ferro.

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