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Teoria di Claudio Negro Il trio vintage In questo articolo vengono esaminati tre amplificatori integrati del seco- lo scorso, con tanto di analisi strumentale e comparativa d’ascolto. Costruire Hi-Fi N. 167 30 Inutile nasconderlo: i vari articoli di amplifi- catori vintage che sono apparsi sulla nostra rivista, a firma di Diego Nardi, hanno riac- ceso in me antichi ricordi ma soprattutto la voglia di riascoltare macchine che hanno sul groppone più di trent’anni e, per quanto ho avuto modo di leggere su queste pagine (vedi CHF n.154-162), non sono il solo a essere stato contagiato dalla passione per questi nonni dell’alta fedeltà. L’articolo che vi propongo ha un’imposta- zione di lettura meno tecnica e più pratica, con accenni storici ai marchi presentati, con indicazioni su cosa conviene comprare e dove reperire informazioni utili prima e dopo l’acquisto, con una prova d’ascolto a descrivere il carattere sonoro dei Nostri. A tutto questo aggiungo una serie di misure sulle tre elettroniche oggetto di questo arti- colo, misure che vorrei vedere anche negli articoli di Diego, come gli avevo espresso in una mail apparsa nella posta di CHF. Quindi non aspettatevi disquisizioni sui cir- cuiti implementati negli amplificatori, ma solo indicazioni sui guasti tipici a cui potre- ste andare in contro. Dopo questa premes- sa, sorge spontanea la domanda: da quali apparecchi è composto il trio vintage? I pre- scelti sono visibili nella Figura 01, e sono due Kenwood, KA-6100 e KA-7100, e lo Yamaha CA-610. Un aspetto fondamentale per gli appassio- nati di apparecchi vintage, è il dove approv- vigionarsi: grazie a internet e alla globaliz- zazione, l’offerta è molto vasta e, con le dovute precauzioni, sicura. Se siamo diffi- denti dobbiamo cercare i prodotti tra i mer- catini cartacei e quelli presenti in rete (http://www.annunci.ebay.it, oppure se preferite http://www.subito.it) della nostra area geografica, come anche nei vari nego- zi di roba usata che sono sorti un po’ ovun- que. A dire il vero, in questi negozi non ho mai trovato oggetti interessanti, ma forse bisognerebbe farsi amico il proprietario, sì da essere avvisati quando arriva “la roba buona.” Un altro posto da tenere sott’oc- chio sono le recenti discariche ecologiche, dove il bravo cittadino si reca per buttare i prodotti elettronici e affini in suo possesso: anche qui non ho mai avuto fortuna, ma ogni tanto si legge sui forum di rinvenimen- ti straordinari! In questi luoghi non sempre è possibile prelevare apparecchi piuttosto che depositarli, e bisogna anche stare attenti a non farsi male mentre si spulcia tra tanti rottami anche arrugginiti. Personalmente il mio unico colpo di fortu- na, se così lo vogliamo chiamare, è stato incontrare davanti a un cassonetto un paio di casse ESB 75LD senza altoparlanti, i quali, a vedere le bruciature sul crossover, dovevano essere passati a miglior vita. Se invece siamo “impavidi”, il miglior posto per fare acquisti vintage è Ebay (non solo quello italiano) dove, con poche precauzio- ni, il rischio di perdere i soldi versati è mini- mo. Come regola generale, verificate sem- pre se il venditore è affidabile guardando i suoi feedback, e preferite il pagamento via Paypal in modo da salvaguardarvi nel caso dovessero sorgere dei problemi. Su Ebay Italia non è facile trovare apparecchi a prezzi onesti, forse perché in casa nostra si crede che l’età aumenti il valore delle cose; in Germania, invece, si riesce ad acquista- re a prezzi bassi, specialmente i Kenwood che sono disponibili in grandi numeri grazie al fatto che, negli anni ’70, la sede europea del marchio nipponico era proprio lì. I costi di spedizione dalla Germania sono accetta- bili, mentre salgono abbastanza dall’Inghilterra e dalla Francia; comunque sia, di solito conviene rimanere su Ebay europeo, sia per un discorso dei costi di spedizione che dei dazi doganali, i quali andrebbero a incidere sul prezzo finale. Inoltre gli apparecchi per il mercato USA- Giappone funzionano a tensioni diverse dalla nostra, e quasi sempre non hanno il cambia-tensione. Nel caso il venditore non specifichi se spedisce fuori dal suo paese, chiedeteglielo: quasi sempre lo fanno su richiesta. I pezzi più appetibili, per l’audio- costruttore, sono quelli difettosi, venduti per “non funzionanti”. Prima di buttarsi a spada tratta nell’acquisto, però, è bene verificare lo schema dell’elettronica per sapere la reperibilità e il costo dei componenti elettro- nici presenti nel circuito; per fare questo vi consiglio qualche sito dove è possibile sca- ricare schemi e manuali di servizio: l’ottimo Foto 01 - Il trio Vintage: Kenwood KA-7100 e KA-6100 in basso, Yamaha CA-610 in alto.

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Teoriadi Claudio Negro

Il trio vintageIn questo articolo vengono esaminati tre amplificatori integrati del seco-lo scorso, con tanto di analisi strumentale e comparativa d’ascolto.

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Inutile nasconderlo: i vari articoli di amplifi-catori vintage che sono apparsi sulla nostrarivista, a firma di Diego Nardi, hanno riac-ceso in me antichi ricordi ma soprattutto lavoglia di riascoltare macchine che hannosul groppone più di trent’anni e, per quantoho avuto modo di leggere su queste pagine(vedi CHF n.154-162), non sono il solo aessere stato contagiato dalla passione perquesti nonni dell’alta fedeltà.L’articolo che vi propongo ha un’imposta-zione di lettura meno tecnica e più pratica,con accenni storici ai marchi presentati,con indicazioni su cosa conviene compraree dove reperire informazioni utili prima edopo l’acquisto, con una prova d’ascolto adescrivere il carattere sonoro dei Nostri. Atutto questo aggiungo una serie di misuresulle tre elettroniche oggetto di questo arti-colo, misure che vorrei vedere anche negliarticoli di Diego, come gli avevo espressoin una mail apparsa nella posta di CHF.Quindi non aspettatevi disquisizioni sui cir-cuiti implementati negli amplificatori, masolo indicazioni sui guasti tipici a cui potre-ste andare in contro. Dopo questa premes-sa, sorge spontanea la domanda: da qualiapparecchi è composto il trio vintage? I pre-scelti sono visibili nella Figura 01, e sonodue Kenwood, KA-6100 e KA-7100, e loYamaha CA-610.Un aspetto fondamentale per gli appassio-nati di apparecchi vintage, è il dove approv-vigionarsi: grazie a internet e alla globaliz-

zazione, l’offerta è molto vasta e, con ledovute precauzioni, sicura. Se siamo diffi-denti dobbiamo cercare i prodotti tra i mer-catini cartacei e quelli presenti in rete(http://www.annunci.ebay.it, oppure sepreferite http://www.subito.it) della nostraarea geografica, come anche nei vari nego-zi di roba usata che sono sorti un po’ ovun-que. A dire il vero, in questi negozi non homai trovato oggetti interessanti, ma forsebisognerebbe farsi amico il proprietario, sìda essere avvisati quando arriva “la robabuona.” Un altro posto da tenere sott’oc-chio sono le recenti discariche ecologiche,dove il bravo cittadino si reca per buttare iprodotti elettronici e affini in suo possesso:anche qui non ho mai avuto fortuna, maogni tanto si legge sui forum di rinvenimen-ti straordinari! In questi luoghi non sempreè possibile prelevare apparecchi piuttostoche depositarli, e bisogna anche stareattenti a non farsi male mentre si spulcia tratanti rottami anche arrugginiti. Personalmente il mio unico colpo di fortu-na, se così lo vogliamo chiamare, è statoincontrare davanti a un cassonetto un paiodi casse ESB 75LD senza altoparlanti, iquali, a vedere le bruciature sul crossover,dovevano essere passati a miglior vita.Se invece siamo “impavidi”, il miglior postoper fare acquisti vintage è Ebay (non soloquello italiano) dove, con poche precauzio-ni, il rischio di perdere i soldi versati è mini-mo. Come regola generale, verificate sem-

pre se il venditore è affidabile guardando isuoi feedback, e preferite il pagamento viaPaypal in modo da salvaguardarvi nel casodovessero sorgere dei problemi. Su EbayItalia non è facile trovare apparecchi aprezzi onesti, forse perché in casa nostra sicrede che l’età aumenti il valore delle cose;in Germania, invece, si riesce ad acquista-re a prezzi bassi, specialmente i Kenwoodche sono disponibili in grandi numeri grazieal fatto che, negli anni ’70, la sede europeadel marchio nipponico era proprio lì. I costidi spedizione dalla Germania sono accetta-bili, mentre salgono abbastanzadall’Inghilterra e dalla Francia; comunquesia, di solito conviene rimanere su Ebayeuropeo, sia per un discorso dei costi dispedizione che dei dazi doganali, i qualiandrebbero a incidere sul prezzo finale.Inoltre gli apparecchi per il mercato USA-Giappone funzionano a tensioni diversedalla nostra, e quasi sempre non hanno ilcambia-tensione. Nel caso il venditore nonspecifichi se spedisce fuori dal suo paese,chiedeteglielo: quasi sempre lo fanno surichiesta. I pezzi più appetibili, per l’audio-costruttore, sono quelli difettosi, venduti per“non funzionanti”. Prima di buttarsi a spadatratta nell’acquisto, però, è bene verificarelo schema dell’elettronica per sapere lareperibilità e il costo dei componenti elettro-nici presenti nel circuito; per fare questo viconsiglio qualche sito dove è possibile sca-ricare schemi e manuali di servizio: l’ottimo

Foto 01 - Il trio Vintage: Kenwood KA-7100 e KA-6100 in basso, Yamaha CA-610 in alto.

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http://www.hifiengine.com, il ricchissimohttp://www.audiocircuit.com/Home-Audio, eper finire http://www.audio-circuit.dk.Appurate se nello schema ci siano circuitiintegrati proprietari, o transistor di potenzaintrovabili, perché a meno di non canniba-lizzare un altro apparecchio simile, la ripa-razione risulterebbe estremamente compli-cata. Nella mia esperienza, vi posso direche i power pack dei Kenwood x300 sonorarissimi, mentre la serie x01 ha degliswitch la cui levetta è molto incline a spez-zarsi; i Sansui fine anni ’70 hanno la collache fissa i condensatori che si è trasforma-ta in un materiale corrosivo, tanto che icomponenti che ne sono venuti a contattosono quasi inutilizzabili. Rimanendo in casaSansui, un negozio virtuale sia di compo-nenti elettronici NOS (utili anche per altrimarchi) che di apparecchi revisionati èhttp://sansui-parts-shop.com, che ha sedein Olanda.Per conoscere pregi e difetti dei modelli chevi interessano, vi consiglio di visitare sia ilforum della nostra rivista, che ha una sezio-ne dedicata al vintage, sia l’americano

http://www.audiokarma.org/forums/, chedispone anche di un’area di download permanuali d’uso e di servizio. Per reperireinformazioni, specifiche tecniche e foto diapparecchi vintage, di sicuro interessesono http://www.thevintageknob.org ehttp://audio-database.com, quest’ultimocon il marchio Kenwood/Trio presente solonella versione in giapponese del sito. Unavolta annotato i modelli papabili, andate suEbay e cercate il valore storico d’ognuno,spuntando la casella “inserzioni scadute”(beendete in tedesco, completed in ingle-se). Ora che sapete cosa e a quanto com-prare, cominciate la vostra caccia all’ogget-to del desiderio, ricordandovi che bisognaavere pazienza. Se siete nuovi agli acquistivia asta al rialzo, cercate di non farvi pren-dere dalla foga di voler vincere a tutti i costi:rischiate che all’euforia iniziale segua unconto salato da pagare.

LA FAMIGLIA KENWOODNata in ambito famigliare nel secondodopoguerra con il nome Kasuga Radio Co.Ltd., solo nel 1960 cambiò il proprio nome

in quello, a noi più noto, di Trio. Espanse lapropria produzione in vari mercati: da quel-lo della telecomunicazione a quello dellastrumentazione di misura, da quello audio(home e car) a quello della distribuzionediscografica. Nei primi anni ’60 crea unadivisione negli Stati Uniti che prende ilnome di Kenwood, nome che verrà asso-ciato a tutti i prodotti destinati oltre i confinidell’isola, mentre i prodotti per il mercatogiapponese rimangono con il marchio Trio.Questa differenziazione nel nome del mar-chio ha creato modelli uguali ma con sigledifferenti, come anche modelli che nonhanno mai visto i nostri territori in quantodestinati al solo mercato interno (per esem-pio il KA9300, simile ma non identico alModel 600). Grazie anche al boom econo-mico di quegl’anni, la Kenwood si espandeanche in Europa, tanto che nel 1968 creauna filiale in Belgio, poi trasferita inGermania nel 1973, e una in Francia nel1975; sul suolo italico entra in società conl’allora distributore del marchio, la LinearItaliana, per poi divenire, nel 1988, socio dimaggioranza e fondere i due marchi in

Foto 02 - Interno amplificatori Kenwood KA7004 (1974), KA7100 (1977), KA701 (1979), KA900 (1980).

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Kenwood Linear. Da ricordare, negli anni’70, la partnership con la tedesca Heco perla produzione della propria linea di diffusoriacustici. La storia del marchio continua connuove fusioni fino ai giorni nostri, quandodue marchi storici del Sol Levante hannodeciso di unire le proprie forze: JVC (Victor)e Kenwood (Trio).La produzione nel campo audio per casa,vede il suo massimo splendore nel decen-nio che parte da metà degli anni ’70, alme-no secondo il mio modesto parere. Seandiamo a leggere i cataloghi dell’epoca,possiamo notare che ogni anno laKenwood usciva con una nuova serie diamplificatori integrati, tanto che solopochissimi modelli rimasero a listino per 2 oal massimo 3 anni. Per dare dei numeri,nella sola categoria degli amplificatori inte-grati, tra il 1976 e il 1980 furono prodottiuna trentina di modelli di amplificatore: sipartiva dai 25 watt per arrivare ai 150 W,ossia c’era una ampia scelta per l’acquiren-te intenzionato a portarsi a casa un prodot-to della casa nipponica. Questa rapidacapacità di rinnovare la linea, era anchegrazie a una attenta e produttiva ingegne-rizzazione del layout: per capire cosa inten-do dire, diamo un’occhiata a quanto cimostra la Foto 02. Ho fatto un collage degliinterni di quattro amplificatori, dello stessolivello ma prodotti in anni successivi, acreare un excursus storico. Si parte dal KA-7004 (1974) per passare al KA-7100(1977), poi al KA-701 (1979) e per finirecon il KA-900 (1980). Dall’aspetto legger-mente caotico del modello più datato, sipassa a un layout molto ben pensato cheaccomuna il KA-7100 e il KA-701: notate la

grande somiglianza, ovvero il dissipatoreche divide orizzontalmente in due lo chas-sis, con l’alimentazione nella parte alta e lasezione pre-linea e di controllo in quellabassa; il pre-phono è montato a ridossodegli ingressi, schermato da un lamierino;le aste di rimando riducono al minimo icablaggi rendendo l’aspetto di questi ampli-ficatori molto pulito. La situazione peggioracon il modello più recente, il KA-900, proba-bilmente a causa dell’uso di un dissipatoreheat-pipe che obbliga a certe dislocazioni.Visti i numerosi modelli disponibili, laKenwood ha avuto la saggia idea di diffe-renziare tre linee di amplificatori, in mododa facilitare il marketing e il potenzialeacquirente che, sfogliando il catalogo, pote-va rimanere disorientato. La sigla inizialeper tutti gli integrati del marchio giappone-se cominciava con KA, abbreviazione diKenwood Amplifier. Abbiamo quindi, neldecennio che stiamo trattando, la serieeconomica (x500, x700, x05, x0) caratteriz-zata da potenze che andavano dai 25 ai 55watt, e da una sezione di alimentazioneunica per i due canali; in alcuni modelli sifaceva uso di circuiti integrati nella sezionedi preamplificazione (linea o phono), e ladisposizione interna delle varie PCB ricalcaquanto visto nei modelli di categoria supe-riore.La successiva linea (x100, x01, x00) eraquella che faceva i numeri nelle vendite, edè quella che più da vicino ci interessa. Lapeculiarità comune nei modelli di questaserie (a eccezione del KA501 e KA800) èl’adozione di una alimentazione separata,che nei cataloghi della casa era pubbliciz-zata come “la fine della distorsione di cros-

stalk”, ovvero migliorava la diafonia tra icanali. Sicuramente in Kenwood davanomolta importanza a questa scelta proget-tuale, tanto che sul pannello frontale di que-sti amplificatori è serigrafato “Dual PowerSupply”. Nei modelli superiori i progettistinipponici avevano previsto un trasformato-re per canale, mentre nei modelli inferiori iltrasformatore è unico ma con due seconda-ri; la sezione di raddrizzamento e filtraggioè separata per i due canali in tutti i modelli.Va notato, comunque, che l’alimentazioneseparata si riferisce al solo blocco di poten-za, mentre la sezione di preamplificazioneha un alimentatore stabilizzato in comuneai due canali.La serie top era denominata Supreme(model 500 e 600) fino al 1978, per poidivenire serie L (L-01A, L-02A, L-03A).Questi modelli implementavano tutti i ritro-vati tecnologici che il reparto ricerche dellaTrio aveva inventato, e che in parte veniva-no utilizzati anche nei modelli della serieinferiore. È curioso far notare come nel1980 il marchio giapponese desse moltorisalto alla distorsione magnetica, tanto cheL-01A, come anche la serie KA-x00, avevaun telaio amagnetico (poche parti ferrose emolta plastica), per poi ritornare al vile cabi-net metallico nei modelli successivi, comese la distorsione magnetica fosse svanitanel nulla: sicuramente c’era lo zampino del-l’ufficio marketing!A queste tre linee, per un breve periodo sene aggiunse un’altra: sto parlando dellaserie x300, la quale comprendeva tremodelli accomunati dall’uso, per la sezionefinale, di un power pack, ovvero di un inte-grato di potenza marchiato Trio. Per la cro-

Tabella 01 - Lista dei modelli di amplificatore integrato della Kenwood negli anni 1976-1981.

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naca, questo stesso tipo di integrato lo ritro-viamo anche nel top di gamma KA9100. Ilmodello che maggiormente riscosse suc-cesso fu il KA7300, che rimase a listino perdue stagioni, molto apprezzato per la suasezione preamplificatrice (su questo ampli-ficatore ci sono i connettori RCA che sepa-rano il pre dal finale). Ed è interessanteosservare che l’alimentatore della tantoapprezzata sezione preamplificatrice delKA7300 è fatto con il più semplice dei rego-latori di tensione: una resistenza e un diodozener.Ci sono degli altri modelli da aggiungerealla lunga lista finora descritta: gli audioclub (x150, x750, x011, x055). Di primoacchito si potrebbe pensare a dei prodottitipo quelli che nel mercato odierno vengonoetichettati come special edition (SE), ossiauna versione più raffinata, a livello di com-ponentistica, rispetto a quella di serie. Negliaudio club della Kenwood non succedenulla di tutto questo, ma quello che cambiaè solo il colore del pannello frontale, che

assume un colore grigio scuro. Altra singo-larità che vi segnalo è quella che nel cata-logo Kenwood esistevano degli optional, dinatura estetica, acquistabili a parte, cosanon comune ai tempi e men che menoadesso: sicuramente l’offrire più vesti este-tiche è stata una bella mossa di marketinge immagine. In particolare, gli optionaldisponibili per le serie x100, x300, x500,x700, x01 (quindi fino a circa il 1980) eranoil cabinet in legno, i fianchetti laterali inlegno e i maniglioni tipo rack.Esteticamente i Kenwood con il cabinet inlegno sono bruttini, lontani anni luce dallaleggiadria degli Yamaha CA, che nasceva-no con il case in legno e forse per questohanno una linea molto più intrigante. Piùcarini i fianchetti laterali, mentre i maniglio-ni frontali appesantiscono il frontale (seb-bene io li abbia visti solo in foto, magari dalvivo rendono meglio).Per meglio inquadrare la produzione delmarchio nipponico, ho stilato la Tabella 01che racchiude i vari modelli negli anni di

nostro interesse, includendo le caratteristi-che salienti. Una nota di ringraziamento vaa due persone che mi hanno aiutato nelreperire i prezzi di listino dei modelli riporta-ti: Quirino Cieri e Carlo Capitta. Il primo èun personaggio storico della KenwoodItalia, lavorandoci dal 1991, e vi segnaloche dal suo sito personale si possono sca-ricare innumerevoli manuali, cataloghi equant’altro che riguardano l’audio vintage(http://www.cieri.net). Carlo Capitta hacreato, nel 2009, un annuario on-line di pro-dotti hi-fi e hi-end, con una sezione riserva-ta al vintage; in questa sezione, di sicurointeresse sono le prove di apparecchi vinta-ge apparse in passato su riviste qualiStereoplay, Audiovisione e Stereoguida,cioè pubblicazioni non più esistenti. InveceSuono sembra non abbia gradito la pubbli-cazione on-line di vecchie prove, di fattoprecludendo agli appassionati una impor-tante fonte di notizie d’epoca: peccato, misarei aspettato una maggior apertura daparte della “più autorevole rivista Hi-Fi ita-

Foto 03 - Interno amplificatori Yamaha CA700 (1973), CA800 (1974), CA610 (1977), A760 (1980).

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liana”. Comunque sia, ecco l’indirizzo inter-net della home page di Carlo:http://www.annuarioaudio.it.In chiusura di capitolo, sorge spontanea ladomanda: che fine ha fatto la Kenwood?L’attuale catalogo del marchio del sollevante continua a interessarsi al mondoaudio, ma più che altro a quello car e hometheater, come anche a quello dei ricetra-smettitori. Purtroppo, oggi come oggi pos-siamo solo guardare al passato di questoimportante produttore di bellissimi e bensuonanti apparecchi audio.

LA FAMIGLIA YAMAHAQuando si parla di Yamaha bisogna pensa-re in grande. Mentre scrivevo questo artico-lo, mi sono fermato un istante a pensarecosa ho posseduto del marchio dei tre dia-pason, e mi sono tornati alla mente leimmagini di una chitarra elettrica, di unamotocicletta, di un amplificatore HI-FI e diun registratore multitraccia: mi mancanosolo le mazze da golf e ho fatto l’en plein!Se pensiamo che la fondazione dell’impre-sa giapponese è avvenuta nel 1897 (que-st’anno festeggiano il 125 compleanno) conla produzione di pianoforti verticali, bisognalevare tanto di cappello al managementdella Yamaha per essere stata capace diimporsi in cotanti mercati, ma specialmentein quello che a noi più interessa, quellodella musica. Ed è un impegno a 360 gradi:la casa nipponica fornisce gli strumenti percomporre e suonare la musica, le macchineper registrare la musica, i componenti perriprodurre la musica in casa, le scuole perimparare a suonare la musica. Non si puònegare che solo una grande passione è riu-scita a trasformare una piccola azienda di

pianoforti in quel colosso che è, da diversidecenni, la Yamaha. E parlando di colossi,come non ricordare il richiamo che il pro-duttore giapponese ha fatto, alla fine del2010, per otto amplificatori (delle serie A, Me B) prodotti per il mercato europeo tra il1980 e il 1982, cioè tre decadi fa: quando sidice che il nome è una garanzia!Gli amplificatori integrati che ci interessanopiù da vicino rientrano nella decade a parti-re dal 1974, e fanno parte della linea CA-x00 e x10 e, dal 1980, della A-x60. Nonaspettatevi quel cambio di modelli annualeche abbiamo visto in casa Kenwood: sipotrebbe affermare che in Yamaha aveva-no una politica più conservatrice.Esteticamente molto bella, la serie CA eracaratterizzata dal mobile in legno e dai vu-meter, forse un po’ piccolini come dimen-sioni: personalmente preferisco quelli delKA6100, che comunque non arrivano allabellezza dei vari NAD 60-90-200. Con lasuccessiva serie A lo styling cambia versola modernità, che taluni potrebbero chiama-re freddezza, perdendo legno e lancette,cosa del resto comune a molti marchi diquel periodo.Come avevamo fatto in precedenza per laKenwood, guardiamo il layout di quattroamplificatori della Yamaha, a scrutare le dif-ferenze di costruzione tra le varie serie chesi sono susseguite in quegl’anni (Foto 03).Di certo non si può dire che gli interni sianomolto puliti, quanto a cablaggi, e una com-parazione tra i due marchi nipponici depo-ne a favore della Kenwood, almeno perrazionalità di costruzione. Osservate comenonostante l’identica disposizione del dissi-patore nel CA610 e KA7100, i progettistidei due marchi abbiano ottenuto risultati

differenti. Nei modelli più datati si nota unamaggior cura nella schermatura dei circuiti,cura che sembra andata persa negli anniper rimanere appannaggio dei modelli topcome l’A-1 (a listino dal 1978 al 1981).Questi è un amplificatore integrato moltoben costruito, che fa uso di due trasforma-tori di alimentazione connessi in parallelo,piuttosto che adoperati per alimentareseparatamente i due canali. In effetti incasa Yamaha, al contrario della Kenwood odella Sansui, non hanno mai dato grandeimportanza all’alimentazione separata(dual mono).Se apriamo il catalogo odierno dellaYamaha, troviamo un bel numero di ampli-ficatori integrati, 5 per la precisione, conuna estetica ripetitiva ben lontana dai “fasti”degli anni ’70-80; unica consolazione visivasono i due modelli top, ai quali hannoaggiunto dei fianchetti in legno quasi aricordare, in economia, la serie CA.

KENWOOD KA-6100Prodotto nel 1978, sebbene sia il più picco-lo della serie x100 è comunque capace dierogare 50 watt a canale su 8 ohm, e adot-ta una circuitazione pseudo dual-monocome il fratello maggiore; uno sguardoall’interno (Foto 04) denota una decisasomiglianza con il KA7100, rispetto al qualeperde la schermatura della PCB phono aridosso degli ingressi ma guadagna due beivu-meter analogici.Acquistato su Ebay come difettoso, l’inte-grato si accendeva e il relay si eccitava, madue dei cinque fusibili presenti sulla scheda(Fm 2-4) risultavano interrotti. Questi duefusibili alimentano sia la sezione finale delcanale destro sia il circuito stabilizzatore divoltaggio che alimenta la sezione di pream-plificazione di ambo i canali, indi per cui dalcanale sinistro, che veniva correttamentealimentato, non poteva uscire nessunsegnale applicato all’ingresso del KA6100.Per capire quale sezione fosse la causadell’elevato assorbimento, ho smontato itransistor finali (Qm 24-26) e i relativi dri-vers (Qm 20-22), installato dei fusibili inte-gri e acceso l’amplificatore: i fusibili hannoretto, e una rapida misurazione del voltag-gio in uscita dal regolatore (± 25V) confer-mava che la sezione di alimentazione nonera difettosa (vedi Fig. 01). Adesso dovevoconfermare il fermo dei quattro imputati cheavevo tra le mani, e tramite multimetro edatasheet ho trovato il colpevole: il transi-stor Qm20 (2SC1567). Vi segnalo uno stru-mento molto utile per testare i transistor, ilPeak Atlas DCA. Con un costo non esorbi-tante, permette di conoscere i principaliparametri e la piedinatura di transistor,diodi, Mosfet, Triac, segnalando di formaFoto 04 - Kenwood KA-6100, vista interno.

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immediata l’integrità del componente (seb-bene misuri a basse tensioni, quindi conqualche limitazione). Visto che il mio com-pleanno si avvicina, so già cosa metterenella lista dei desideri.Ma torniamo al 2SC1567: essendo un dri-ver, ho sostituito anche la sua controparte,Qm22. Mi sono messo alla ricerca dei duetransistor, e ho trovato una buona fonte dicomponenti difficili da reperire nellaUtsource (http://www.utsource.net), azien-da orientale che ha il vantaggio di offrire uncosto di spedizione basso e un minimod’ordine di soli 10 dollari. Mentre attendevol’arrivo dei transistor, ho approfittato dellostand-by per pulire i vari potenziometri einterruttori, impiegando dello spray puliscicontatti rigorosamente senza olio, come ilNardi insegna. In seguito a un controllo visi-vo della PCB del KA6100, ho notato chealcune resistenze erano un po’ annerite: sitrattava di quelle vicino ai transistor delregolatore (Qm 29-30), che ho prontamen-te sostituito. Guardando lo schema, potetenotare come la massima tensione suppor-tata dai condensatori elettrolitici sia dipochissimo inferiore alla tensione presenteai loro terminali; se poi consideriamo chequesti amplificatori erano predisposti peruna tensione di rete di 220 volt, mentreattualmente lo standard è di 230 V, possia-mo affermare che la maggior parte dei con-densatori del KA6100 lavorano al limite, senon oltre. Ciò nonostante, non ho trovatocondensatori difettosi, ma per sicurezza hosostituito quelli più a rischio di rottura: son

pur sempre componenti anzianotti, ed ègiunto il momento di mandarli in pensione!Altri componenti che mostravano i segnidell’età erano i condensatori ceramici, spe-cie quelli del ponte di raddrizzamento, cheho prontamente sostituito con degli X7R,ottimo compromesso tra qualità e costo. Virammento che i ceramici quando si rompo-no vanno in corto, quindi meglio esserecauti. Anche la lampadina dei vu-meter, da8 V e 0,3 A, era fuori uso, cosa del restoabbastanza normale visto le ore d’uso a cuiè stata sottoposta durante tutti questi anni.Sulla baia potete trovare un venditore tede-sco che dispone della maggior parte di lam-padine per apparecchi vintage, ma nonaspettatevi di spendere meno di 10 euro

per comprare quanto vi occorre. In alterna-tiva riuscite a procurarvi quello che vi serveadattandovi a quanto il vostro fornitore dimateriale elettronico offre: io sono riuscito atrovare, per meno di un euro, una lampadi-na da 12 V-400 mA con lo stesso attaccodell’originale, e nonostante i differenti valo-ri di targa, l’illuminazione risultante ha pas-sato a pieni voti il test visivo.Terminati i lavori di svecchiamento, ho sal-dato i due transistor driver che nel frattem-po erano giunti a destinazione, e senzainstallare i due finali ho acceso l’amplifica-tore per essere sicuro del lavoro fatto.Superata con successo questa fase, hoinstallato i transistor finali, non prima diaver eliminato la vecchia pasta termica e

Figura 01 - Kenwood KA-6100, schema alimentatore, circuito di protezione e amplificazione di potenza.

Grafico 01 - KA6100, THD vs Potenza in uscita, carico 4 ohm (curva rossa) e 8 ohm (curva nera).

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verificato l’integrità delle miche isolanti.Dopo una rapida accensione per assicurar-mi che i fusibili non saltassero, ho misuratol’eventuale presenza di CC sui terminalid’uscita del KA6100 e poi ho agito sui trim-mer VRm 5-6 per leggere 20 mV senzacarico, con l’accortezza di azzerare il volu-me, cortocircuitare l’ingresso e fatto riscal-dare l’amplificatore. Altra regolazioneriguarda il vu-meter: basta iniettare un tonoda 1k Hz in ingresso, e regolare il volumeper leggere sul voltmetro, collegato in usci-ta a un carico di 8 ohm, 20 VAC; poi si agi-sce sui due trimmer VRm 7-8 per leggere50 W sul vu-meter. Semplice, no?Armato della fedele Clio, ho iniziato a faredelle misure per valutare gli aggiusti fatti everificare l’integrato nipponico rispetto allespecifiche fornite dal costruttore, le qualisono riportate qui di seguito:

Potenza su 8/4 ohm: 50/70 wattTHD da 0,25 a 50 watt, 8 ohm: <0,03%Risposta in frequenza: da 5 a 30000 HzControllo dei toni bassi: ± 7,5 dB a 100 HzControllo dei toni alti: ± 7,5 dB a 10000 HzFiltro subsonico: 18 Hz, 6 dB di ottavaRisp. in frequenza phono RIAA: ± 0,3 dBDamping factor su 8 ohm: 50

Guardiamo il Grafico 01, relativo alla distor-sione armonica totale (THD) rispetto allapotenza in uscita, con un carico di 4 ohm(curva rossa) e 8 ohm (curva nera). I marca-tori della Clio ci dicono che il KA6100 supe-ra le nostre aspettative, riuscendo a fornire67 e 83 watt rispettivamente su un carico di8 e 4 ohm, prima che la THD inizi a salireverticalmente (peraltro con un andamentonon molto deciso). Sotto i 50 W, con il caricomaggiore, la distorsione non supera lo0,04%, e senza stare a fare i certosini pos-siamo affermare che i dati di targa sonorispettati. Se il carico scende a 4 ohm, l’an-damento della THD è parallelo a quelloappena osservato, ma superiore di un ordi-ne di grandezza; nonostante ciò, la distorsio-ne misurata non supera lo 0,1% fino 83 watt.Analizziamo adesso come si comporta laTHD rispetto alla frequenza (Grafico 02),con un carico di 8 ohm e con tre potenze diuscita (1-10-60 W). Alle basse potenze lecurve sono costanti lungo tutto lo spettro,mentre si innalza un pochino alle alte fre-quenze quando chiediamo il massimoall’integrato giapponese. È un risultatomolto buono, senza ombra di dubbio, con letre curve quasi sovrapponibili a confermadella bontà della circuitazione usata.Dal Grafico 03 (impedenza d’uscita) siamoin grado di calcolare il fattore di smorza-mento del KA6100, che si attesta al valoredi 57 a 1k Hz-8 ohm, in pieno rispetto a

Grafico 02 - KA6100, THD vs Frequenza, carico 8 ohm: 1 W (verde), 10W (blue), 60 W (rossa).

Grafico 03 - KA6100, impedenza d’uscita.

Grafico 04 - KA6100, risposta in frequenza carico, Volume MAX (rossa) e a ore 9 (blue), econ filtro subsonico inserito (verde).

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quanto dichiarato. Notate l’andamentomolto lineare, sia del modulo che dell’argo-mento. Concentriamoci ora sulla risposta infrequenza dell’amplificatore, e lo facciamoosservando il Grafico 04, dove ho raggrup-pato tre curve: quella rossa e quella blusono con il controllo dei toni escluso e con ilvolume regolato in due posizioni, mentre lacurva verde si riferisce alla risposta con il fil-tro subsonico inserito. Si vede chiaramenteche la risposta non risente, alle alte fre-quenze, della posizione della manopola delvolume, grazie a un accurato studio tra leimpedenze delle sezioni pre e finale. Labanda audio è lineare entro 0,3 dB, e que-sto dato non è comparabile con quello forni-to dalla Kenwood in quanto non hanno spe-cificato il range di misura. La discesa in altafrequenza è molto blanda, e il punto a -3dBassume un valore a 5 zeri, mentre il limite inbasso si attesta a -1dB a 10 Hz. Il filtro sub-sonico fa il suo lavoro, anche se con unapendenza minore di quella prevista.Sul banco delle misure ora tocca a un testclassico, almeno negli anni che furono,ovvero quando esistevano ancora le mano-pole dei controlli di tono a riempire il fronta-le degli amplificatori. È interessante notarecome negli anni si sia eliminato un acces-sorio che, secondo me, male non fa: all’ini-zio non esistevano amplificatori senza icontrolli di tono, con i modelli top che per-mettevano di scegliere tra due frequenze diintervento! Poi apparve il tasto ToneDefeat, invero utile in quanto bypassa il cir-cuito dei toni e quindi ne esclude le suemalefiche influenze (malefiche se mal pro-gettato). Infine, e siamo arrivati ai giorninostri, si è tagliato la testa al toro e con ilproclama che “meno c’è meglio è”, le tantocarine manopoline dei toni sono diventatemerce rarissima. Dico io: se con un devia-tore si può disinserire il circuito del control-lo dei toni, perché non lasciare all’acquiren-te la facoltà di adoperare o meno detta fea-ture? In fin dei conti sono fatti miei se pre-ferisco il suono in un modo o nell’altro!Vabbé, guardiamoci il Grafico 05, e notia-mo come le variazioni dei toni rientrinonelle specifiche della Kenwood, con unandamento a campana alle basse chesegue quello con le manopole dei toni set-tate a 0. E qui si vede chiaramente come larisposta con i toni a 0 sia più tagliata inbasso, rispetto a quella ottenuta con i tonidisinseriti: i 10Hz sono a -6dB, e la cosanon va tanto bene.Un altro pezzo che è andato via via scom-parendo negli integrati moderni, è la sche-da phono, che logicamente non potevamancare nelle elettroniche dell’era precompact disk. Il circuito phono del KA6100usa un JFET Toshiba a basso rumore, il

2SK117, un ottimo componente largamenteutilizzato in quegli anni e superato in silen-ziosità solo dal fratellino 2SK170 (peraltro ascapito di una maggior capacità d’ingres-so). Tre bipolari e una manciata di compo-nenti passivi, incluso un elettrolitico sulsegnale in uscita, andavano a completarela lista della sezione phono. Resistenzeall’1% e condensatori in mylar (5% di tolle-ranza) nella rete di equalizzazione, assicu-ravano uno scarto entro ± 0,3% rispettoalla curva RIAA di riferimento: sarà vero?Per saperlo diamo un’occhiata al Grafico06, che ci conferma che gli ingegneri dellaKenwood sapevano il fatto loro. La differen-za tra i canali si attesta a un insignificante0,05 dB, mentre la massima accettazionedell’ingresso phono è di 260 mV (1k Hz,THD <1%), valore ben superiore allamedia.

KENWOOD KA7100Guardando le foto del catalogo Kenwood sinota subito l’estetica differente del KA7100rispetto agli altri modelli della famiglia x100,e devo dire che mi ha sempre molto colpitoper questa sua particolarità. Il comando delvolume con la scala graduata in plastica insecondo piano, la disposizione oculata deicomandi di selezione e filtraggio, le rotondi-tà delle manopole in contrasto con la squa-dratura delle levette, rendono questo ampli-ficatore sobrio e moderno al tempo stesso.Prodotto nel 1977, vanta 10W in più rispet-to al KA6100 e la stessa configurazionepseudo dual mono, che si traduce in unlayout identico tra i due (Foto 05). Nellabrochure del KA7100 si possono leggeretutte le prerogative di questo integrato, chepotrebbe essere visto come un piccoloKA8100 dal quale si differenzia per la man-

Grafico 05 - KA6100, risposta in frequenza con toni inseriti, a 0 e al minimo e massimo.

Grafico 06 - KA6100, risposta pre phono rispetto alla curva di riferimento RIAA.

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canza del doppio trasformatore, ma chemantiene le peculiarità della sezione diamplificazione di potenza in DC. Certo cheleggere le 6 pagine della brochure, ricche dispiegazioni tecniche e grafici, di un amplifi-catore di livello medio nella scala Kenwood,lascia un certo senso di vuoto se rapporta-to agli attuali opuscoli offerti, quando cisono, nelle varie fiere del settore!Leggendo i grafici presenti nella brochure,ho molto apprezzato la dovizia di particola-ri nel descrivere il setup di misura utilizzato,come anche notare il limite inferiore delGrafico della THD (< 0,005%), valore note-volissimo in quegli anni: che io ricordi,neanche le prove IAF pubblicate su Suono(di quel periodo, naturalmente) arrivavanoa tale risoluzione.L’integrato giapponese mi è arrivato comefunzionante, e una volta aperto tutto sem-brava originale, a parte una grande quanti-tà di polvere che ho rimosso prima con ilcompressore e poi con un pennellino.All’accensione, il KA7100 suonava, mac’erano due problemi: ruotando la manopo-la del volume il suono spariva a tratti, einserendo il controllo dei toni un canale siammutoliva. A nulla sono valse le spruzza-te di pulisci contatti negli interruttori e nelpotenziometro, sicché li ho dissaldati eaperti per una pulizia più accurata (in effet-ti i contatti erano belli che anneriti). Bisognaprestare attenzione alle linguette di ritegnodi queste parti meccaniche, che vista l’etàpotrebbero non reggere interventi di forza.Rimontati gli interruttori e il potenziometrodel volume, tutto ha ripreso a funzionarecome da manuale. Sicuramente questo è iltallone di Achille del KA7100, come anchedegli altri modelli della serie visto che con-dividono gli stessi interruttori, ma con unpo’ di pazienza e delicatezza si riesce arisolvere senza spese di sorta. La parte piùdifficile è stata quella di smontare la mano-pola del volume: ci sono due piccoli perniche fanno perdere un sacco di tempo perazzeccare il foro con la chiave esagonale.Ho verificato i contatti del relay di protezio-ne, ma sembravano nuovi e quindi mi sonolimitato a dargli una pulita veloce; nel casoil relay sia arrivato alla pensione, un candi-dato alla successione è l’Omron MY4-02-DC24. Un’attenzione particolare bisognariservare proprio al circuito di protezione(Figura 02), ovvero quando avvertiamoche il relay si diseccita o all’accensione odopo un certo tempo che l’integrato è rima-sto acceso. I principali imputati dell’eve-nienza sono i 3 condensatori elettrolitici (dicui uno non polarizzato), il diodo De27(sostituibile con un classico 1N4004), iltransistor Qe34 (possibile sostitutoNTE289A, KSD1616); e già che ci siete

Foto 05 - Kenwood KA-7100, vista interno.

Figura 02 - Kenwood KA-7100, schema circuito di protezione.

Grafico 07 - KA7100, THD vs Potenza in uscita, carico 4 ohm (curva rossa) e 8 ohm (curva nera).

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potreste sostituire anche Qe33 con un NTE199 o KSC1845, se non trovate di meglio.Io consiglio di sostituire questi componentia prescindere, per dormire sonni tranquilli evisto che il KA7100 è già bello che apertosul tavolo di lavoro. Dato che anche su que-sto modello, come avevamo visto sulKA6100, i condensatori lavorano al limitedelle loro caratteristiche, prima di azionarel’interruttore d’accensione è necessarioverificarne lo stato di salute ed eventual-mente sostituirli. Una volta terminate le verifiche e gli avvi-cendamenti, le regolazioni da farsi sonodue per ciascun canale: prima si colleganoi terminali del voltmetro all’uscita altopar-lanti, e con il volume al minimo si regolanoi trimmer Vre1-2 per leggere 0 volt; poi sicollegano i puntali a becco nei punti dellaPCB contrassegnati con le lettere CP, e siregolano i trimmer Vre 3-4 per leggere 20mV sul display del multimetro.Prima di iniziare a vedere come il KA7100si è comportato al banco di misura, diamoun’occhiata alle specifiche dichiarate dallacasa madre:

Potenza su 8/4 ohm: 60/80 wattTHD a 60 watt, 8 ohm: <0,02%Risposta in frequenza: da 5 a 45.000 HzControllo dei toni bassi: – 7,5 dB a 100 HzControllo dei toni alti:± 7,5 dB a 10000 HzFiltro subsonico: 20 Hz, 6 dB di ottavaRisp. in frequenza phono RIAA: ± 0,2 dBDamping factor su 8 ohm: 50

Dal Grafico 07 possiamo notare che lasaturazione avviene a 64W su 8 ohm e78W su 4 ohm, valori dentro le specifichesia per potenza che per distorsione; dasegnalare come il fratellino KA6100 abbiamostrato una maggior potenza nonostantefosse dichiarato con 10 watt in meno rispet-to al KA7100. La THD nello spettro di fre-quenza (Grafico 08) è bassa, e in questocaso una comparazione con il piccolino dicasa Kenwood depone a favore delKA7100. L’impedenza d’uscita, che confer-ma il valore dichiarato del damping factor(peraltro 50 era abbastanza comune in tuttigli amplificatori dell’epoca), è lineare esenza indugi, come mostra il Grafico 09.Guardiamo ora come si comporta l’amplifi-catore nella risposta in frequenza (Grafico10): ottima estensione in frequenza, sia conil volume al massimo che non, con un leg-gero calo alle basse (i 20 Hz sono a -0,5dB); corretto il filtro subsonico, anche secon una pendenza non accentuata, simile aquella già vista nel KA6100. Ricordo ai piùgiovani che il filtro subsonico viene utilizza-to principalmente quando si ascoltano gliLP, per diminuire movimenti indesiderati del

Grafico 08 - KA7100, THD vs Frequenza, carico 8 ohm: 1 W (verde), 60 W (rossa).

Grafico 09 - KA7100, impedenza d’uscita.

Grafico 10 - KA7100, risposta in frequenza carico, Volume MAX (rossa) e a ore 9 (blue), econ filtro subsonico inserito (verde).

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woofer. Abilitiamo i controlli di tono con l’ap-posito switch, e andiamo a osservare cosasuccede: il Grafico 11 ci fa vedere unrange dei toni come dichiarato, mentredesta qualche dubbio la risposta con lemanopole dei toni settate a 0. Infatti si puòconstatare un maggior calo agli estremi dibanda, rispetto al Grafico 10, con una lieveesaltazione a centro banda. E passiamo alpreamplificatore phono del KA7100.Cambia la configurazione rispetto al fratelli-no, e viene usato un Jfet a basso rumoredella Nec (2SK68A), che in pratica è identi-co al 2SK117 della Toshiba, tanto che il Necè indicato come possibile sostituto nelmanuale di servizio del KA6100. La reteRIAA fa uso di resistenze a film metallico abassa tolleranza e condensatori in polistire-ne al 5%, per ottenere uno scarto dallacurva di riferimento entro ± 0,2 dB, valore

confermato dal Grafico 12 se escludiamouna piccola incertezza nell’intorno dei 20Hz. Interessante notare che su Stereoplayil KA7100 fu oggetto di prova, e la sezionephono ne uscì malconcia, poiché fece regi-strare una devianza di ± 1 dB: forse tuttiquesti anni hanno rodato a dovere i compo-nenti e la tolleranza è rientrata nelle speci-fiche! Ottima la differenza tra i canali chesegna 0,09 dB, mentre la massima accetta-zione dell’ingresso phono è di 300 mV (1kHz, THD <1%), il miglior valore tra i treamplificatori qui resocontati.

YAMAHA CA610Sebbene sia il modello più piccolo dellaserie CA, questo amplificatore ha un lookmolto simile ai modelli superiori, e forse perquesto genera un certo fascino nonostantenon sia un mostro di potenza con i suoi 40

watt. A catalogo dal 1977, possiede uninterno è ben organizzato (Foto 6), con iltrasformatore non incapsulato come neiKenwood, ma con una più economica bellyband; aste di rimando diminuiscono lacablatura, facilitando le operazioni di manu-tenzione. Una pecca, riscontrabile anchenei modelli maggiori, è la mancanza dinomenclatura sulla PCB lato componenti, ilche fa perdere tempo nella ricerca dei gua-sti; in compenso le varie sezioni del circuitosono evidenziate e delimitate. Sfogliando labrochure del CA610, non ho potuto fare ameno di notare la pagina dedicata allaAdvanced Equalizer Design (il pre-phono),con tanto di schema e spiegazione del cir-cuito a componenti discreti. La cosa mi halasciato perplesso perché il CA610 adope-ra un circuito integrato in questa sezione (eanche nel pre-linea); indagando ulterior-mente, vado a scoprire che lo schema pub-blicato altri non è che lo schema dell’inte-grato stesso. Il non dichiarare esplicitamen-te l’utilizzo di un IC è, a mio parere, unaposizione in controtendenza da parte diYamaha, specialmente se pensiamo che inquel periodo storico tutti gli altri produttorigiapponesi facevano sfoggio di usare cir-cuiti integrati nelle loro apparecchiature.Veniamo all’apparecchio che mi era giuntocome guasto, nel senso che si illuminava laspia di accensione, ma le casse rimaneva-no zitte; inoltre le lampadine dei vu-metererano bruciate. La prima cosa che ho nota-to era che l’unico relay presente non sieccitava, indicando un problema nel circui-to di protezione o una tensione in continuasulle uscite. Guardiamo insieme lo schemadi Figura 03. Il circuito di protezione è ali-mentato attraverso il secondario di servizio(14V), che alimenta anche le lampadine deivu-meter e il LED d’accensione, non primadi essere stato raddrizzato e filtrato; la ten-sione prima di giungere al circuito passaper una resistenza fusibile (FR403), un tipodi protezione molto usato in quegli anni eabbastanza efficace in caso di sovraccari-co. Per capire se il circuito era alimentatocorrettamente, ho misurato la tensione pre-sente prima e dopo la resistenza fusibile,appurando così che detto componente erapassato a miglior vita. La semplice sostitu-zione di FR403 non garantiva che tutto tor-nasse a funzionare, poiché bisognavavedere se non si ripresentasse l’assorbi-mento anomalo che aveva bruciato la resi-stenza: ho quindi controllato i componentiche formano il circuito di protezione senzaperò trovare guasti, indi per cui ho associa-to la rottura di FR403 a una défaillancedello stesso. Sostituito il componente, l’am-plificatore ha ripreso a funzionare ma dal-l’analisi della risposta in frequenza avevo

Grafico 11 - KA7100, risposta in frequenza con toni inseriti, a 0 e al minimo e massimo.

Grafico 12 - KA7100, risposta pre phono rispetto alla curva di riferimento RIAA.

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notato che su un canale c’era una cadutaalle basse frequenze non in linea con lespecifiche, e quindi era d’uopo un’ulterioreindagine. In questi casi il primo componen-te da verificare è il condensatore d’ingressodella sezione linea, il quale risultava aver

perso la capacità dichiarata; una rapidasostituzione del componente in ambo icanali, ha riportato la risposta in frequenzaa valori normali.Per testare i condensatori, la misura dellaESR è un valido alleato, e per farlo vi

segnalo due strumenti: Atlas ESR70 eRadiodevices ESR micro V4.0s.Dopo i soliti controlli e pulizie di routine perapparecchi di una certa età, ho verificato eregolato la corrente di riposo dei finali perleggere 11 mV sui terminali TP presentisulla PCB; l’indicatore a lancette non pre-vede regolazioni, al contrario di quantoaccadeva con il KA6100. Prima di metteresotto torchio il piccolo giapponese, leggia-mone i dati dichiarati:

Potenza su 8/4 ohm: 40/50 wattTHD a 40 watt, 8 ohm: <0,05%Risposta in frequenza: +0,2/-0,3 dB da 20 a20.000 HzControllo dei toni bassi:± 12 dB a 50 HzControllo dei toni alti:± 10 dB a 10000 HzFiltro subsonico: -3 dB a 25 HzDamping factor su 8 ohm 1k Hz: > 50Risp.in frequenza phono RIAA: ± 0,3 dBAccettazione phono: 150 mV, a 1k Hz conuna THD dello 0,1%

Ricolleghiamo la Clio al banco di misura evediamo quanti watt riusciamo a tirar fuoridal CA610 prima della saturazione(Grafico 13): 33 W e 49 W rispettivamentecon un carico di 8 e 4 ohm, valori un po’sotto le aspettative. Il valore dichiarato

Foto 06 - Yamaha CA-610, vista interno.

Figura 03 - Yamaha CA-610, schema alimentatore, circuito di protezione.

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della THD a 40 W/8 ohm è confermato(anzi è anche minore), e l’inclinazionedella curva dopo la saturazione, indicedella quantità di feedback applicato, èleggermente minore rispetto ai Kenwood.Il Grafico 14 fa vedere che la distorsionetotale è abbastanza lineare nello spettroaudio, con una piccola gobba sui 200Hz eun incremento, probabilmente dovuto alrumore, alla potenza di test minore (1watt). L’impedenza d’uscita non è linearee bassa come ci avevano abituati iKenwood, con una strana risalita alle bas-sissime, sia nel modulo che nell’argomen-to, seguita da un avvallamento alle mediefrequenze (Grafico 15); il fattore di smor-zamento risultante è inferiore a quellodichiarato. La risposta in frequenza chepossiamo osservare dal Grafico 16, cidice che il CA610 ha una enfasi alle bas-sissime e un calo alle alte a seconda dellaposizione del controllo del volume, macomunque i valori di targa sono conferma-ti; il filtro subsonico rispetta le aspettative,e ha una pendenza più accentuata rispet-to ai fratelli Kenwood. Andiamo a guarda-re come si comportano i controlli di tono(Grafico 17), e dobbiamo rilevare unriscontro in linea con i dati forniti dallaYamaha; con i controlli a zero, la rispostaalle basse frequenze risulta più calanterispetto a quanto visto con i toni disinseri-ti, con una variazione che arriva a supera-re i -0,6 dB. L’ultima misura che vi vogliomostrare (Grafico 18), riguarda la rispo-sta dello stadio phono, nel quale viene uti-lizzato un integrato TA7136P: ottimalinearità dai 100Hz fino al limite di bandasuperiore; sotto i 100 Hz le cose peròvanno maluccio, raggiungendo uno sco-stamento dalla curva di riferimento RIAAche sfiora i 0,8 dB. Piuttosto alta la diffe-renza tra i canali, 0,4 dB, mentre la mas-sima accettazione dell’ingresso phono èdi 180 mV (1k Hz, THD <1%): di certo nonstiamo al cospetto di un pre-phono da pri-mato.

COMPARATIVA D’ASCOLTO E CONCLUSIONIAscoltare tre differenti amplificatori pertrarne le qualità sonore, non è cosa dapoco e richiede tempo e metodo per nonincorrere in errori di valutazione. Bisognaessere coscienti che la mente umana cipuò trarre in inganno molto facilmente,basti pensare che il semplice colore delLed d’accensione potrebbe causareinfluenze calde o fredde sul suono ascol-tato. E ancora, fare paragoni tra due elet-troniche ascoltate in tempi e luoghi diver-si ha ben poca valenza, e il motivo èabbastanza logico. Quindi per comparare

Grafico 13 - CA610, THD Potenza in uscita, carico 4 ohm (curva rossa) e 8 ohm (curva nera).

Grafico 14 - CA610, THD vs Frequenza, carico 8 ohm: 1 W (verde), 10W (blue), 30 W (rossa).

Grafico 15 - CA610, impedenza d’uscita.

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Teoria

Costruire Hi-Fi N. 16743

due prodotti bisogna seguire un metodo,ovvero usare la stessa catena audio; assi-curarsi che il livello d’uscita dei due ampli-ficatori sia sempre uguale; non conoscerequale apparecchio stia suonando, magarinascondendo alla vista i vari contendenti;annotare su un foglio di carta le principalicaratteristiche sonore che si voglionoanalizzare, e dare un punteggio a ogniascolto effettuato. Appare ovvio che ameno di non costruirsi/comprare una cen-tralina di smistamento, è necessaria lapresenza di un operatore oltre all’ascolta-tore. Personalmente effettuo gli ascolti almassimo per due ore, intervallate condelle sospensioni di 5 minuti a ogni cam-bio brano; faccio sempre randomizzarel’ordine di esecuzione tra gli amplificatori;nel caso ci siano più ascoltatori, non sonoammessi scambi d’opinione durante tuttala seduta d’ascolto.Vediamo brevemente come si sono com-portati i tre integrati qui trattati. LoYamaha è birichino, e di primo acchito sifa piacere subito con un suono dolce enon affaticante. Dopo il primo assaggio, siiniziano a notare alcuni limiti, con il palcoche si allarga oltremisura e risulta un po’basso; continuando si nota una certa neb-bia che offusca il dettaglio degli strumen-ti, con le note basse in evidenza. Alzandoil volume le cose non cambiano, pur neilimiti di potenza del CA610.Il Kenwood KA6100 suona molto bene, lascena è corretta e gli strumenti non risul-tano impastati anche nei passaggi piùcomplessi; la caratteristica comune ai dueKenwood è un suono neutro e trasparen-te, che magari non si fa apprezzare alprimo ascolto ma che rivela le sue dotidopo un po’; il limite primo di questoamplificatore è un irrigidimento agli altivolumi, ma se non gli si tira il collo il risul-tato è degno di nota.Dei tre quello che mi ha convinto di più èil KA7100: ottima presenza, strumenti bendefiniti e posizionati alle giuste altezze,buona dinamica e suono mai stridenteanche ad alto volume. Il livello di ricostru-zione dei dettagli e la pulizia sono eccel-lenti, senza il minimo senso di affatica-mento anche dopo parecchie ore di ascol-to. Rispetto al KA6100 è più raffinato, conuna maggior capacità di mettere a fuocogli strumenti.Concludendo, spero con questo articolodi aver fornito consigli utili a chiunquevoglia dare fiducia a delle vecchie glorie,che per rivivere appieno abbisognanodelle cure del bravo audiocostruttorePer eventuali comunicazioni relative alpresente articolo, potete contattarmi alsolito indirizzo, [email protected].

Grafico 17 - CA610, risposta in frequenza con toni inseriti, a 0 e al minimo e massimo.

Grafico 18 - CA610, risposta pre phono rispetto alla curva di riferimento RIAA.

Grafico 16 - CA610, risposta in frequenza carico, Volume MAX (rossa) e a ore 9 (blue), e confiltro subsonico inserito (verde).