«Desidero una Chiesa con il volto di mamma»

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CONTIENE IP settimanale cattolico d’informazione Nuova Serie - ANNO LXX - Esce il venerdì - Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 nº 46) art. 1, comma 1, NE/VR - Giornale locale ROC DOMENICA 15 NOVEMBRE 2015 - Numero 43 - € 1,20 - www.veronafedele.it L’ENERGIA A PORTATA DI MANO www.agsm.it Abbiamo trovato le soluzioni ai problemi di sicurezza di molti Clienti, se ci chiami cercheremo di risolvere anche i tuoi. Sopralluoghi e preventivi gratuiti. SISTEMI DI ALLARME PER INTERNO ED ESTERNO SISTEMI DI VIDEOSORVEGLIANZA NOVITÀ SISTEMA NEBBIOGENO Via Pietro Vassanelli, 7/A - 37012 Bussolengo (Vr) Tel. 045.6717753 - Fax 045.6718698 [email protected] - www.lalleanzacoop.it SEGUE A PAGINA 2 Provincia Le mega-opere rimaste sulla carta I l Sud ovest veronese sembrava destinato ad un grande futuro: l’autostrada Ti-Bre, la Grezzanella, la Mediana, autodromi e centri logistici... Ad oggi non rimane quasi nulla, se non una superstrada rimasta a metà I SANTI DELLA SETTIMANA DOMENICA XXXIII del Tempo Ordinario 15 NOV. LUNEDÌ S. Margherita di Scozia 16 NOV. MARTEDÌ S. Elisabetta d’Ungheria 17 NOV. MERCOLEDÌ Ded. Basiliche Ss. Pietro e Paolo 18 NOV. GIOVEDÌ S. Abdia Profeta 19 NOV. VENERDÌ S. Teonesto Martire 20 NOV. SABATO Presentazione B.V. Maria 21 NOV. A PAGINA 8 A PAGINA 11 A PAGINA 20 A PAGINA 3 Economia Il grande risiko della finanza F ondazione Cariverona cambia i vertici e, forse, strategie; il Banco Popolare ora risanato è tirato dalla giacchetta un po’ da tutti; Cattolica guarda a Vicenza per capire il destino della locale Popolare... Calcio «L ’Hellas deve dare di più» I l portiere brasiliano dell’Hellas, Rafael, commenta la difficile situazione che sta attraversando la squadra gialloblù: «Tante parole non servono, occorre lavorare sodo e allenarsi con maggiore intensità» Vatileaks «Un’occasione di rinnovamento» I ntervista allo storico della Chiesa, don Daniele Cottini: «Il Vaticano II è stato una grande opera di rinnovamento che ha attraversato la teologia, ora è il momento che siano rinnovate radicalmente le istituzioni» VISITA E REGISTRATI SUL NUOVO SITO INTERNET: WWW.VERONAFEDELE.IT F irenze ha risposto in un mo- do sorprendente al quinto Convegno ecclesiale nazionale. Entusiasmo nei partecipanti, entusiasmo nei fiorentini. Con la visita e le parole mai scontate di Papa Francesco a impreziosi- re il tutto. Non era facile la riuscita di questo convegno, troppo schiac- ciato tra un sinodo dal tema im- pegnativo e l’imminente giubi- leo della misericordia. Non era facile per la città scel- ta, per ragioni storiche e contin- genti. Eppure a sorprenderci an- cora una volta nella città culla dell’umanesimo e del rinasci- mento, la gioia dell’incontro e la passione per l’uomo, per la sua ragione e il suo sentimento. Dunque il diario di queste giornate è infarcito di cose belle, forti e impreviste. Innanzitutto la voglia di esser- ci e di partecipare negli oltre duemila delegati delle diocesi di tutt’Italia: facce belle, sorriso pronto, mille accenti, borse pie- ne di quaderni e appunti. Sorrisi e pacche sulle spalle dal barista all’edicolante fino al poveretto bloccato dal traffico speciale per la fila di vescovi e convegnisti che attraversano la strada amabilmente conversan- do. Un sindaco e un arcivescovo che all’apertura dei lavori, nei loro saluti alle chiese italiane qui rappresentate, hanno dimo- strato come sia possibile un dia- logo fecondo ed efficace tra il campanile della basilica e la tor- re comunale. Due istituzioni che hanno fatto del bene comu- ne un terreno fecondo su cui confrontarsi e incontrarsi. L’atmosfera di impegno e di disponibilità emersa nei molti momenti e nei tavoli di confron- to e discussione del convegno. La spinta irrefrenabile della folla che ha riempito lo stadio Artemio Franchi e tutte le strade della città nella giornata vissuta con il Santo Padre. La spinta RENZO BEGHINI Da Firenze un abbraccio che riscalda Centro Sportivo Italiano all’interno l’inserto «Desidero una Chiesa con il volto di mamma...» Le “linee programmatiche” del Papa al Convegno di Firenze ALLE PAGINE 4-5

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CONTIENE IP

settimanale cattolico d’informazioneNuova Serie - ANNO LXX - Esce il venerdì - Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale

D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 nº 46) art. 1, comma 1, NE/VR - Giornale locale ROC

DOMENICA 15 NOVEMBRE 2015 - Numero 43 - € 1,20 - www.veronafedele.it

L’ENERGIA A PORTATA DI MANO

www.agsm.it

Abbiamo trovato le soluzioni ai problemi di sicurezza di molti Clienti,

se ci chiami cercheremo di risolvere anche i tuoi.Sopralluoghi e preventivi gratuiti.

■ SISTEMI DI ALLARME PER INTERNO ED ESTERNO

■ SISTEMI DI VIDEOSORVEGLIANZA

■ NOVITÀ SISTEMA NEBBIOGENO

Via Pietro Vassanelli, 7/A - 37012 Bussolengo (Vr)Tel. 045.6717753 - Fax 045.6718698

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SEGUE A PAGINA 2

ProvinciaLe mega-opererimaste sulla carta

Il Sud ovest veronese sembravadestinato ad un grande futuro:

l’autostrada Ti-Bre, la Grezzanella,la Mediana, autodromi e centrilogistici... Ad oggi non rimanequasi nulla, se non unasuperstrada rimasta a metà

I SANTI DELLASETTIMANA

DOMENICAXXXIII del TempoOrdinario

15NOV.

LUNEDÌS. Margheritadi Scozia

16NOV.

MARTEDÌS. Elisabettad’Ungheria

17NOV.

MERCOLEDÌDed. BasilicheSs. Pietro e Paolo

18NOV.

GIOVEDÌS. AbdiaProfeta

19NOV.

VENERDÌS. TeonestoMartire

20NOV.

SABATOPresentazioneB.V. Maria

21NOV.

A PAGINA 8 A PAGINA 11 A PAGINA 20A PAGINA 3

EconomiaIl grande risikodella finanza

Fondazione Cariverona cambiai vertici e, forse, strategie; il

Banco Popolare ora risanato ètirato dalla giacchetta un po’ datutti; Cattolica guarda a Vicenzaper capire il destino della localePopolare...

Calcio«L’Hellas devedare di più»

Il portiere brasiliano dell’Hellas,Rafael, commenta la difficile

situazione che sta attraversando lasquadra gialloblù: «Tante parolenon servono, occorre lavoraresodo e allenarsi con maggioreintensità»

Vatileaks«Un’occasionedi rinnovamento»

Intervista allo storico dellaChiesa, don Daniele Cottini: «Il

Vaticano II è stato una grandeopera di rinnovamento che haattraversato la teologia, ora è ilmomento che siano rinnovateradicalmente le istituzioni»

VISITA E REGISTRATI SUL NUOVO SITO INTERNET: WWW.VERONAFEDELE.IT

F irenze ha risposto in un mo-do sorprendente al quinto

Convegno ecclesiale nazionale.Entusiasmo nei partecipanti,entusiasmo nei fiorentini. Conla visita e le parole mai scontatedi Papa Francesco a impreziosi-re il tutto.

Non era facile la riuscita diquesto convegno, troppo schiac-ciato tra un sinodo dal tema im-pegnativo e l’imminente giubi-leo della misericordia.

Non era facile per la città scel-ta, per ragioni storiche e contin-genti. Eppure a sorprenderci an-cora una volta nella città culladell’umanesimo e del rinasci-mento, la gioia dell’incontro e lapassione per l’uomo, per la suaragione e il suo sentimento.

Dunque il diario di questegiornate è infarcito di cose belle,forti e impreviste.

Innanzitutto la voglia di esser-ci e di partecipare negli oltreduemila delegati delle diocesi ditutt’Italia: facce belle, sorrisopronto, mille accenti, borse pie-ne di quaderni e appunti.

Sorrisi e pacche sulle spalledal barista all’edicolante fino alpoveretto bloccato dal trafficospeciale per la fila di vescovi econvegnisti che attraversano lastrada amabilmente conversan-do.

Un sindaco e un arcivescovoche all’apertura dei lavori, neiloro saluti alle chiese italianequi rappresentate, hanno dimo-strato come sia possibile un dia-logo fecondo ed efficace tra ilcampanile della basilica e la tor-re comunale. Due istituzioniche hanno fatto del bene comu-ne un terreno fecondo su cuiconfrontarsi e incontrarsi.

L’atmosfera di impegno e didisponibilità emersa nei moltimomenti e nei tavoli di confron-to e discussione del convegno.

La spinta irrefrenabile dellafolla che ha riempito lo stadioArtemio Franchi e tutte le stradedella città nella giornata vissutacon il Santo Padre. La spinta

RENZO BEGHINI

Da Firenzeun abbraccioche riscalda

Centro Sportivo Italiano

all’interno l’inserto

«Desidero una Chiesacon il volto di mamma...»Le “linee programmatiche” del Papa al Convegno di Firenze

ALLE PAGINE 4-5

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15 NOVEMBRE 2015 |2 OPINIONI

di DOMENICO CONSOLINI *

N ei giorni scorsi ha fat-to notizia quanto av-

venuto nella scuola secon-daria di primo grado, exscuola media, Mario Costadi San Francesco al Campodi Torno, dove 22 ragazzi eragazze di seconda e terzasono stati puniti con diver-se sanzioni, alcuni anche lasospensione per un giorno,per uso improprio del cel-lulare in classe. Gli studen-ti, infatti, durante le lezionifotografavano o filmavanose stessi o i compagni o gliinsegnanti senza autorizza-zione, e poi facevano circo-lare foto e video su What-sApp. Scoperta la cosa, ladirigente dell’Istituto è in-tervenuta con diverse san-zioni, sanzioni giudicate damolti genitori appropriate,ma da alcuni invece ecces-sive.

La risonanza avuta da talifatti, di cui si è scritto sututti i giornali, fa capire co-me ormai il possesso e l’usodel cellulare siano conside-rati diritti fondamentali pertutti, anche per i più picco-li, senza rendersi conto del-la necessità di educare adun uso corretto di telefonoe internet.

Anzitutto è necessarioaiutare i ragazzi a rispettarele regole, che chiaramentedicono che a scuola non bi-sogna usare il telefono cel-lulare. Si tratta di aiutarli acapire la motivazione chesta dietro ad un tale regola-mento e l’importanza di co-struire rapporti reali e nonvirtuali, di essere attenti al-

le persone, di dialogare conamici in carne ed ossa, divivere la realtà.

Inoltre, se è vero che glistudenti nel passarsi le im-magini deridevano i docen-ti, il fatto acquista un’ulte-riore gravità, perché diven-ta una mancanza di rispettonei confronti degli educato-ri, che in tal modo vengonodelegittimati nel loro com-pito educativo. In questi ca-si è fondamentale la sinto-nia tra tutti quelli che han-no responsabilità educanti,e quindi il fatto che alcunigenitori abbiano pubblica-mente manifestato di nonessere d’accordo con la san-zione della dirigente, accre-sce il divario tra scuola e fa-miglia, rendendole incapacidi essere efficaci nel favori-re la maturità dei giovani.Secondo questi genitori adaver sbagliato non sono sta-ti gli studenti ma i docentiche hanno violato la priva-

cy dei ragazzi obbligandolia far vedere loro le foto delcellulare.

In questo caso dobbiamochiederci se ha più valore lamitizzazione della privacydi soggetti ancora in cresci-ta, e quindi non ancora ingrado di essere pienamenteconsapevoli dei loro dirittie doveri, o se invece biso-gna aiutare i giovani a capi-re cosa sia bene e male, cosasia diritto e cosa sia dovere,cosa sia giusto tutelare e co-sa no.

Non tutte le età e non tut-to ha lo stesso diritto, percui l’intervento disciplinaredella dirigente, che ha pre-visto per la maggior partedegli studenti coinvolti al-cune ore di formazionesull’uso corretto del cellu-lare e solo per alcuni la so-spensione di un giorno dascuola, non sia stato più po-sitivo di una difesa di dirittiche rischia di diventare unagiustificazione equivoca.

Proprio per la difficoltà acreare un comune fronteeducativo nella pluralità divisioni antropologiche edetiche dei nostri tempi nelleIndicazioni nazionali per ilcurricolo del Primo ciclod’istruzione si afferma:“L’intesa tra adulti non èpiù scontata e implica la fa-ticosa costruzione di un’in-terazione tra le famiglie e lascuola, cui tocca, ciascunocon il proprio ruolo, espli-citare e condividere i comu-ni intenti educativi”.

Al di là quindi di quantocompiuto dai ragazzi con ilcellulare, tale fatto ha ma-nifestato una divisione tragenitori ed insegnanti, eproprio questo rende ineffi-cace l’intervento educativo,sia della famiglia come del-la scuola.

Speriamo quindi che siriesca a ristabilire il con-senso sui valori, perché so-lo così non verrà meno ilcompito educativo degli in-segnanti nell’aiutare i ra-gazzi a diventare uomini edonne liberi e responsabili.

*direttore Ufficio Scuola

di MAURIZIO CALIPARI

Tecnologia e anziani, al-leati… ma non troppo!

Le previsioni demograficheparlano chiaro: entro il 2050,abiteranno il nostro pianetaben 2 miliardi di persone ul-tra 65enni. È ovvio che un da-to così macroscopico nonsfugga al mondo della tec-nologia e del business ad essocollegato. Ecco “una verdeprateria” in cui l’innovazionetecnologica e il mercato cheessa muove possono ampia-mente recarsi “al pascolo”.Qualche volta – bisogna ri-conoscerlo – anche inmaniera davvero utile per lepersone anziane, qualche al-tra un po’ meno.Qualche esempio. “Breezie”,un’app per tablet chedovrebbe semplificare la vitadomestica e comunicativadegli utenti anziani. Con essaè possibile rimanere in con-tinuo contatto con i propricari, in modo più veloce ed e-conomico che con un tele-fono o con una lettera. Èmolto facile anche effettuarevideo-chiamate, fare e condi-videre foto. Ma è anche possi-bile guardare la tv, leggere lib-ri e giornali, ascoltare musica,fare shopping on line, svagar-si coi giochi, ricercare il pro-prio albero genealogico e oc-cuparsi di vari aspetti dellapropria salute. Insomma, èun po’ “tenere il mondo inmano”, o almeno averne l’il-lusione. Un’app sicuramenteamichevole, ma resta qualchedubbio sulla reale capacità diutilizzarla da parte di tantianziani.Passiamo poi a qualcosa ditecnologicamente più “spin-to”. Romeo, il robot u-manoide della Aldebaran Ro-botics (Francia) che può svol-gere compiti di assistenzapersonale o anche semplice-mente “fare compagnia”(beh, si fa per dire). Il proget-to è in fase avanzata e i primiprototipi in sperimentazione.Romeo è un tipo davvero sim-patico. Con le dimensioni diun individuo adulto, il suo“faccino” nasconde grandi

capacità. Innanzitutto unapercezione multisensoriale,sia ottica sia uditiva, che glipermette di “rendersi conto”dell’ambiente che lo circon-da, compresa l’eventuale pre-senza di persone. E poiRomeo ha anche una certa ca-pacità di “memorizzare” le n-uove esperienze, il che apre lastrada a una sua (parziale) ca-

pacità decisionale. Progettosicuramente affascinante, maalla fine, potrà essere davveroutile ad un anziano?E che dire di Robocoach(nazionalità: Singapore)?Magari non potrà combattereil crimine o svolgere funzionida maggiordomo, ma certa-mente Robocoach sta aiutan-do i cittadini più anziani diSingapore a mantenersi informa grazie a un regolare es-ercizio fisico. L’androide, in-fatti, dotato di braccia d’ac-ciaio e di uno schermo al pos-to della faccia, sta già dirigen-do delle sedute d’allenamentoed entro l’anno porterà i pro-pri servizi in cinque centrid’attività per anziani. Altra in-venzione entusiasmante, an-che se tanti anziani non pos-sono più permettersi un’attiv-ità fisica di questo genere.Sono solo alcuni esempi ditecnologia orientata al sup-porto delle persone anziane,ma l’elenco potrebbe contin-

uare a lungo. Eppure – puòapparire strano – non riusci-amo a gioire del tutto perqueste conquiste del progres-so che, nella loro finalità “uf-ficiale”, dovrebbero servire amigliorare la vita deglianziani, soprattutto se soli.Perché viene proprio dachiedersi se sia questa la stra-da più giusta per sostenerechi necessita di aiuto.Prescindendo dagli eventualicosti di questi ausili tecno-logici e da chi li dovrebbesostenere, forse così si potràrisolvere qualche problemapratico in più, legato alla quo-tidianità di queste persone.Ma il rischio – almeno inprospettiva – è quello di cir-condare le persone anziane esole di efficaci supporti mate-riali (per quanto “umanizza-ti”), finendo però per con-dannarle ad una solitudinesempre più marcata, perfinonel momento del bisogno.Accanto a loro fredde mac-chine, non persone con cuirelazionarsi. Ma la dimen-sione affettiva non era quellapiù importante per una per-sona? Anno 2092: un anzianosolo e un robot umanoidegiocano insieme a un video-gioco davanti alla tv: unatriste scena che preferiremmonon si avverasse mai.

In un mondo di anzianiarrivano i robot anti-solitudine

Dietro a un cellulare si spaccail fronte comune dell’educazione

Vignetta di Claudio Cadei

→ SEGUE DALLA PRIMA

altrettanto irrefrenabile delle parole di Francesco sullachiesa italiana e sul senso del suo pontificato.

Parole che nello stesso tempo rappresentano unabussola e un punto di non ritorno.

Di fronte a una chiesa che Francesco definisce«adulta, antica, solida e copiosa di frutti», ecco l’invitoa non fermarsi compiaciuta sulle proprie sicurezze maa ripartire dall’Ecce homo! Ritornare a contemplare «ilvolto di un Dio svuotato».

Il santo padre spinge a credere «al genio del cristia-nesimo italiano» rinnovando atteggiamenti e sceltesecondo lo spirito di umiltà, disinteresse e beatitudi-ne. Ribadendo così l’immagine di una chiesa-greggefatta di pecore e di pastori dallo stesso odore forte magenuino. Una chiesa che non costruisce muri o fron-tiere ma lieta e madre abita le mille piazze del nostroPaese.

Insomma da Firenze affiora una chiesa-popolo con-sapevole di essere una proposta umanizzante univer-sale perché l’uomo Gesù che ha incontrato e toccato hala stessa carne dell’umanità. Questo l’abbraccio che cisi porta a casa da Firenze.

Renzo Beghini

NO GH’È VERSO... di Roberto Puliero

Le motivassioniEl se ne impìpa, el Sindaco!,e, de la gente a gran dispeto,imperterrito el continuaa sostegnìr ’l progeto

de scrioltolàr i morti– ossi, tombe, fiori, bale –e dentro un gratacieloimpilonarli in verticale!

E l’ha sguinzaglià de novoi so amici giornalisti,parchè i sèita ’ncor iutàrloa intortàr i poricristi...

E così riva ogni giornosempre novi paginonipar poder dar sempre spassioa le so motivassioni...

La prima, sempre quela:

“Questi i paga qua, butèi!I ne dà fior de milioni,i ne fa ciuciàr più schèi!”

... Motivassione spaventosa!come a dir, pensa che pena!,se uno paga, el pol far tutto!,anca butàr zo l’Arena...

o anca fàrghe un bel parcheggio,o, zontando n’antro franco, pituràrla dentro e foraco na bela man de bianco!

Ma ghe n’è ’nca una de novepubblicàda l’altro giorno:un annuncio demensialeche te lassa ancora storno!

I ne conta che gh’è gentepronta a rìvar qua in corteo

pur de essar sepelìdacon Giulieta e con Romeo!...

che ne la cità qua de l’amoresempre i sogna de vegnìr!...e, spetando quel momento,no i vede l’ora de morìr!

(se l’è vèra che i esiste,partorì da qualche mama,ben, lassèmoghe che i vegna,ma fermemoli a Marsana!)

Le bale più balenghe’ntanto i conta ognor contenti...e sol na roba l’è sicura:che i ne crede deficienti!

SOMMARIO

Opinioni _______________________2Primo piano ___________________3Attualità ____________________4-8Nel Mondo _____________________9Città __________________________10Provincia__________________11-13Terra&Tavola _________________14Csi ___________________________I-IVVita Ecclesiale ________________16Azione Cattolica______________17Parrocchie ____________________18Missione ______________________19Sport__________________________20Cultura&Spettacoli___________21Appuntamenti _______________22Rubriche______________________237 Giorni in Tv _________________247 Giorni _______________________25Taccuino ______________________26Lettere ________________________27

Ma la dimensioneaffettiva data dai

rapporti umaninon era quellapiù importante

per una persona?

Ogni interventoeducativo di

famiglia e scuoladiventa vano se i valori non

vengono condivisi

Page 3: «Desidero una Chiesa con il volto di mamma»

15 NOVEMBRE 2015 |4 ATTUALITÀ

Il Vangelo unica viadi promozionedell’uomoLa prolusione di mons. Cesare Nosigliaal Convegno della Chiesa italiana di Firenze

La sinodalità come stiledella comunità cristiana,

l’attenzione alle persone nellasituazione in cui si trovano,la consapevolezza di vivereuna fase di cambiamentoepocale ma nella rinnovataconvinzione che l’annunciodi Gesù Cristo, il Vangelo e ilcristianesimo sono ancoraoggi vie di libertà per la pro-mozione integrale dell’uomo,in grado di rimetterlo in piedie di rilanciare la speranza. Maanche la sfida posta dal-l’emergenza educativa; l’ur-genza di scelte pastorali con-crete ed essenziali negli am-biti prioritari della famiglia,dei giovani, dei poveri; lacentralità di quell’ecologiaumana delineata nell’encicli-ca Laudato si’. Questi gli sno-di fondamentali della prolu-sione di mons. Cesare Nosi-glia, arcivescovo di Torino epresidente del Comitato pre-paratorio, che lunedì scorsoha dato il via ai lavori del 5°Convegno ecclesiale di Fi-renze.

Lo stiledella sinodalità

San Giovanni Crisostomoscriveva che “la Chiesa è si-nodo”. Quindi «sarebbe giàun grande risultato se da Fi-renze la sinodalità divenisselo stile di ogni comunità ec-clesiale», di una Chiesa capa-ce «di slanciarsi con forza ecoraggio verso il futuro», ri-scoprendo «in Gesù di Naza-reth quell’“umanesimo vero”,quell’“umanesimo semprenuovo”, che deve ispirare lavita di ogni credente». «Il gri-do dell’umanità ferita che anoi giunge dalle tante “peri-ferie esistenziali”» (le frontie-re dell’immigrazione, dellepovertà causate dalla crisieconomica e occupazionale,dell’emergenza educativa...)«chiedono che cammino difede e cammino ecclesiale di-ventino vie o almeno sentieridi umanizzazione non da de-clinare in prospettiva intellet-tuale, bensì esistenziale».

Uno sguardoamorevole sull’uomo

Da qui l’auspicio di assu-mere uno «sguardo amorevo-le sulla realtà e sugli uominidel nostro tempo, fatto di ri-conoscenza e di gratitudine,che scaccia ogni timore e cipermette di leggere i segnidei tempi e parlare il linguag-gio dell’amore». Guardandocon realismo all’Italia, «un

Paese che sta sempre più in-vecchiando, in cui la gente èsfiduciata e ripiegata su sestessa, dove le diseguaglianzesociali e le povertà non solomateriali ma etiche e spiri-tuali stanno crescendo» e nelquale quasi un terzo della po-polazione vive da solo. Tutta-via «è possibile e doverosoindividuare all’interno dei fe-nomeni anche più complessie negativi del nostro tempo,quei varchi entro cui faremergere l’annuncio del Van-gelo o che comunque appel-lano a un “di più” di senso edi verità che trova solo in Diola piena risposta».

Il Vangelovia di libertà

Se «niente di ciò che èumano è estraneo alla fedecristiana», il primo compito

della Chiesa «è l’annuncio diGesù Cristo» per tutti gli uo-mini. L’attuale travaglio cul-turale che esprime un cam-biamento epocale, mette incrisi i valori fondamentali,«eppure noi crediamo ferma-mente alla luce della rivela-zione di Dio che la verità, ilbello, il buono e il giusto so-no aspirazioni profonda-mente radicate nel cuore del-la persona». Pertanto «ilVangelo e la vicinanza dellacomunità e dei cristiani pos-sono risultare decisivi per lavera e integrale promozionedella persona, e per vivereinsieme in una terra abitabilee materna per tutti i suoi fi-gli».

Le prioritànell’Italia di oggi

Nosiglia ha quindi passa-

to in rassegna diverse prio-rità: l’emergenza educativa,la famiglia, i giovani per iquali occorre riattivare «unpatto educativo e sociale dicorresponsabilità tra le ge-nerazioni»; l’impegno adoperare nella scuola enell’università «come cre-denti e portatori di un si-stema educativo e culturalericco di valori»; il lavoro,diritto umano fondamenta-le, che «esige un modelloeconomico non organizza-

to solo in funzione del ca-pitale, ma della persona edel bene comune»; l’ecolo-gia umana come cura per la“casa di tutti” e contrasto,superamento della culturadello scarto «che si fondasull’idolatria del denaro,sulla corruzione tanto dif-fusa che appare un com-portamento normale, sullaillegalità, le mafie, le tan-genti e l’inequità, che gene-rano ingiustizie, discrimi-nazioni e violenze verso i

poveri. (…) Non ci stan-cheremo di denunciare po-tentati politici ed economi-co-finanziari che perseguo-no propri interessi perso-nali o di cordata, a scapitodel bene comune e di ogniregola etica di equità e soli-darietà». L’arcivescovo haconcluso con una icasticacitazione del Crisostomo:“Non ci sarebbero più pa-gani se ci comportassimoda veri cristiani”.

Alberto Margoni

S e le parole di papa Francescohanno aperto e segnato la

strada, le relazioni introduttive dimercoledì scorso al Convegno ec-clesiale di Firenze hanno fornitole coordinate, indicando le pistedi riflessione per lo svolgimentodel lavoro dei delegati nei gruppi.

Sulla necessità di un nuovoumanesimo della concretezza si èsoffermato Mauro Magatti, ordi-nario di Sociologia all’UniversitàCattolica di Milano. Dopo aver ri-cordato che l’umanesimo è «figliodella cristianità», ha osservatoche tra tante nubi che si addensa-no all’orizzonte, il rischio è di ri-manere intrappolati tra due poli:quello della disumanità, espressodalla cultura dello scarto, e quel-lo della transumanità che punta aforzare il limite, verso un essereumano potenziato in tutte le suefacoltà. «Ma nel trans-umano –ha osservato il sociologo – nonc’è più “mondo” perché tutto èprodotto e, pertanto, manipolabi-le» e dunque ci si ritrova in uncontesto «dove sembra prevalerela logica della potenza, dell’effi-cienza, dell’impersonalità». Al-l’individualismo e alla frammen-tazione si aggiunge «la pretesa diliberarsi dalle identità culturali ereligiose», portando ad un mon-

do piatto, indifferente alle do-mande di senso, nel quale è nega-to persino il posto di Dio. Tutta-via nella realtà italiana si osservauna resilienza, una risposta crea-tiva «ad un destino di astrazionee frammentazione», insieme al ri-fiuto di «richiudersi nel particu-lare o di accettare retoriche privedi presa sulla realtà». Permaneuna domanda di senso, un’in-quietudine, un’apertura. Inoltrequesta resilienza dice che il voltodegli altri quando diventa relazio-ne è in grado di aprire il cuore di

molti. Da qui l’esigenza di «unnuovo umanesimo della concre-tezza che, guardando a Gesù Cri-sto, torni a essere capace di quellapostura relazionale, aperta, dina-mica, affettiva verso cui ci sospin-ge continuamente papa France-sco». Una concretezza aperta allavita, responsabile, vicina al parti-colare senza perdere di vistal’universale, attenta alle persone.Uno «sguardo relazionale intrisodi affezione e aperto all’ulterioritàche costituisce il tratto più tipicodel nostro essere italiani». Il con-

tributo della Chiesa, popolo checammina insieme (sinodo) edesce (esodo), alla società italianapotrà consistere nel custodire latrascendenza (trasfigurare), nel-l’inabitare il silenzio (ascoltare),nell’esprimere «una parola caldae piena di misericordia» (annun-ciare), nel farsi prossima al voltodell’altro (uscire). «La società ita-liana ha bisogno di una Chiesa vi-va, conquistata dallo Spirito, lietanell’abbandonare gli eccessi dispecializzazione e burocratizza-zione, per diventare sempre piùcapace di trasfigurazione e inuscita. Maestra di umanità perchécapace di parresia (franchezza,ndr) e ricca della misericordia delPadre».

Sulla categoria biblica di allean-za quale «paradigma del “nuovoumanesimo”, che ha da proporsicome tale a tutti e che coinvolge icredenti in Cristo nella vigilanzae nella custodia di fronte ad ognitentativo di infrangere le allean-ze, che possono assicurare una vi-ta degna di questo nome a chiun-que sia chiamato all’esistenza» siè soffermato mons. Giuseppe Lo-rizio, ordinario di Teologia fon-damentale alla Pontificia Univer-sità Lateranense. Egli ha passatoin rassegna l’alleanza tra uomo enatura, tra uomo e donna, fra ge-nerazioni, fra popoli, fra religio-ni, tra cittadino e istituzioni e traCristo e Chiesa, con cenni all’at-tualità. «Alleanze da custodire e,se infrante e tradite, da riconcilia-re, lette e interpretate a partiredalla Scrittura e dalla persona diCristo, paradigma del semprenuovo umanesimo».

A. Mar.

Un nuovo umanesimofondato sulla relazioneLe relazioni introduttive di Magatti e mons. Lorizio

Mauro Magatti

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| 15 NOVEMBRE 2015 5ATTUALITÀ

Ha raccomandato l’inclu-sione sociale dei poveri

e la capacità di incontro edialogo (che è cosa diversadal negoziato e include pureil conflitto) per favorirel’amicizia sociale in vista delbene comune. Così pure hadelineato l’umiltà, il disinte-resse e la beatitudine, senti-menti di Cristo, quali trattidell’umanesimo cristiano edi una Chiesa che, lungidall’essere ossessionata dal“potere”, anche quando si ri-velasse utile e funzionale al-la propria immagine sociale,«sa riconoscere l’azione delSignore nel mondo, nellacultura, nella vita quotidia-na della gente». Individuan-

do, tra le tante, due tentazio-ni da superare, ovvero quellapelagiana che «porta ad ave-re fiducia nelle strutture,nelle organizzazioni, nellepianificazioni perfette per-ché astratte» e quella gnosti-ca che «porta a confidare nelragionamento logico e chia-ro, il quale però perde la te-nerezza della carne del fra-tello».

Sono alcuni dei passaggisalienti del discorso che pa-pa Francesco ha rivolto allaChiesa italiana martedì scor-so nella Cattedrale di Firen-ze incontrando i 2.200 par-tecipanti al Convegno eccle-siale nazionale, in rappre-sentanza delle 227 diocesidel nostro Paese. Un inter-vento molto intenso e senti-to, quello di Bergoglio, inter-rotto da 25 applausi, nelquale sono risuonate le pa-role, i temi, le attenzioni alui tanto care. Con citazioniinconsuete per un Papa, co-me quella del don Camillo diGuareschi, emblema delbuon parroco che prega ed èvicino alle persone della suacomunità. «Vicinanza allagente e preghiera sono lachiave per vivere un umane-simo cristiano popolare,umile, generoso, lieto. Seperdiamo questo contattocon il popolo fedele di Dioperdiamo in umanità e nonandiamo da nessuna parte»,ha evidenziato il Pontefice.

In particolare nell’attualecambiamento epocale è ne-cessario «vivere i problemicome sfide e non come osta-coli», nella certezza che «ilSignore è attivo e all’operanel mondo». Da qui l’esorta-zione ad uscire per le stradeper chiamare tutti, per ac-compagnare chi è rimasto aimargini. «Dovunque voi sia-te – ha esortato il Papa – noncostruite mai muri né fron-tiere, ma piazze e ospedali da

campo». E subito dopo: «Mipiace una Chiesa italiana in-quieta, sempre più vicinaagli abbandonati, ai dimenti-cati, agli imperfetti. Desiderouna Chiesa col volto dimamma, che comprende, ac-compagna, accarezza. So-gnate anche voi questa Chie-sa, credete in essa, innovatecon libertà». In precedenzaaveva chiesto a Dio di pro-teggerla «da ogni surrogatodi potere, d’immagine, di de-naro. La povertà evangelica ècreativa, accoglie, sostieneed è ricca di speranza».

Non è mancato l’invito aivescovi «ad essere pastori,non di più: pastori; sia que-sta la vostra gioia. Sarà lagente, il vostro gregge a so-stenervi», come quel vesco-vo che viaggiando in metròall’ora di punta non trovaval’appiglio per sorreggersi e,spinto da ogni parte, «si ap-poggiava alle persone pernon cadere». Quindi ai gio-vani ad essere forti, a «supe-rare l’apatia», ad essere «co-struttori dell’Italia», metten-dosi al lavoro per un Paesemigliore. «Per favore – è sta-to l’appello di papa Bergo-glio –, non guardate dal bal-cone la vita, ma impegnate-vi, immergetevi nell’ampiodialogo sociale e politico»per edificare «una città co-struita su rapporti in cuil’amore di Dio è il fonda-mento».

«La società italiana – ha af-fermato il Santo Padre – sicostruisce quando le sue di-verse ricchezze culturali»,ovvero quella popolare, ac-cademica, giovanile, artisti-ca, tecnologica, economica,politica, massmediale, «pos-sono dialogare in modo co-struttivo. La Chiesa sia fer-mento di dialogo, di incon-tro, di unità». Infine ha invi-tato ad avviare, nella realtàecclesiale in tutte le sue arti-

colazioni, «in modo sinoda-le, un approfondimento del-la Evangelii gaudium (l’esor-tazione apostolica che costi-tuisce il manifesto program-matico del pontificato diBergoglio, ndr), per trarre daessa criteri pratici e per at-tuare le sue disposizioni».

Anche durante l’omeliadella Messa presieduta nelpomeriggio allo stadio “Ar-temio Franchi”, papa Fran-cesco ha messo in luce che laChiesa, come Gesù, «vive inmezzo alla gente e per lagente». Un discepolo che siisola dalla comunità, assu-mendo un atteggiamento di-staccato, «inizia a giudicarela gente secondo i propripensieri e le proprie convin-zioni. Mantenere un sanocontatto con la realtà, conciò che la gente vive, con lesue lacrime e le sue gioie, èl’unico modo di poterla aiu-tare, formare e comunicare.È l’unico modo per parlare aicuori delle persone toccan-do la loro esperienza quoti-diana: il lavoro, la famiglia, iproblemi di salute, il traffi-co, la scuola, i servizi sanita-ri… È l’unico modo per apri-re il loro cuore all’ascolto diDio».

La gioia della comunitàdei credenti risiede nellacondivisione della fede inCristo, nel saper andare con-trocorrente superando l’opi-nione diffusa che «non rie-sce a vedere in Gesù più cheun profeta o un maestro»,nel «riconoscere in Lui lapresenza di Dio». Una veritàche scandalizza, quella dellafede cristiana, «perché chie-de di credere in Gesù, il qua-le, pur essendo Dio, si èsvuotato, si è abbassato allacondizione di servo, fino allamorte di croce, e per questoDio lo ha fatto Signore del-l’universo».

Infine, tornando sul temadel Convegno ecclesiale “InGesù Cristo il nuovo uma-nesimo”, papa Francesco haricordato che «l’umanesimo,di cui Firenze è stata testi-mone nei suoi momenti piùcreativi, ha avuto sempre ilvolto della carità». Un’eredi-tà feconda che non deve ve-nire meno.

A. Mar.

«Non costruite mai muri e frontierema piazze e ospedali da campo»Le parole di papa Francesco in Duomo e allo stadio Franchi

La Chiesa in uno sguardoIl vescovo Zenti: «Dal Papa un testo programmatico»

Èun momento, un attimo ap-pena, ma racchiude in sé

tutto il senso dell’incontro delPapa con la città di Firenze e ilconvegno ecclesiale nazionale.Papa Francesco entra nella Cat-tedrale di Santa Maria del Fiore esposta lo sguardo prima in alto,poi in basso, e infine davanti asé, senza paura: raccontando co-sì di una relazione con Dio, conla storia, con i fratelli. Dritto alpunto e senza fronzoli, come ènel suo stile. La parola di Francesco èpiombata sull’assemblea anticipata in mo-do simbolico e forse profetico da gesti: unosguardo silenzioso verso la cupola affresca-ta del Brunelleschi, un’occhiata paternaverso il popolo, un lampo sul volto che in-crocia la luce che entra dalla piazza. Il Pon-tefice ha indicato alla chiesa italiana la di-rezione da seguire. Parole chiave: semplici-tà, prossimità, speranza e una sana inquie-tudine. Punto e basta. E l’impatto è statofortissimo.

«Il discorso del Papa è un testo program-matico per i prossimi 15 anni di vita dellaChiesa italiana» sottolinea il vescovo diVerona mons. Giuseppe Zenti. «Questa èla bussola per il nostro cammino; c’è den-tro tutto, non c’è bisogno di altro. Il Papaha descritto il ministero del vescovo e delsuo presbiterio come il servizio di coloroche stanno in mezzo alla gente, perchéascoltano, sanno intercettare e farsi caricodelle necessità spirituali e sociali della pro-pria gente. I pastori insomma devono odo-rare di pecora».

Angela Monachese, membro del Comi-tato organizzatore: «Bisogna avere il corag-gio di scardinare le sicurezze generatedall’osservanza di usi e costumi tradiziona-li. Il Papa ci ha trasmesso che testimoniarel’amore di Cristo significa diffondere lagioia con chi ci è prossimo nella quotidia-nità. Così potremo testimoniare la letiziadella vita e la maternità della Chiesa»

«Francesco mostra che la Chiesa nonviene riformata a partire da proclami ma dapratiche, da uno stile di vita che raccontala comunità cristiana al cui centro c’è ilVangelo» commenta suor Maria GraziaCaprini, delegata diocesana, «l’obiettivo èuna Chiesa decentrata e non autoreferen-ziale. Solo attraverso lo svuotamento, il di-sinteresse e la beatitudine è possibile an-nunciare Gesù Cristo. La sinodalità è

l’obiettivo, ma anche il percorso che papaFrancesco ha tracciato per la chiesa italia-na».

Giovanni Bresadola, delegato diocesa-no: «Ho trovato molto interessante il pas-saggio in cui papa Francesco ha chiesto al-la Chiesa italiana di superare un approcciofondamentalista, fatto di “uno stile di con-trollo, di durezza e di normatività”. La dot-trina cristiana non è un sistema chiuso enon ha volto rigido, per questo il Ponteficeha richiamato tutti alla capacità di dialogoe di incontro, perché Gesù Cristo è un av-venimento e la Chiesa deve essere testimo-ne di questo avvenimento. Davvero profe-tico, poi, l’invito a non avere paura delconflitto, a gestirlo con intelligenza e mise-ricordia, secondo la logica dell’Ecce Homodi Gesù, che “non recrimina, ma accoglie esalva”».

«Mi ha colpito molto il fatto che il Pon-tefice abbia dato alle diocesi l’indicazioneconcreta di lavorare in modo sinodale sullaEvangelii Gaudium, l’esortazione apostolicapubblicata già da due anni», sottolinea An-drea Tornielli, vaticanista de La Stampa.«È evidente che per il Papa la Chiesa italia-na non ha lavorato a sufficienza su questo.Il rischio vero è quello di pensare che sipossa addomesticare il pensiero di France-sco inserendo qualche citazione qua e là.Infatti, oggi ci sono molti tentativi riduzio-nistici di fronte alle parole del Papa. Ma co-sì non si fanno passi avanti. Bisogna supe-rare la tentazione di considerare la chiesaitaliana come una Chiesa trainante per tut-to il mondo, che non ha da imparare e hasempre da insegnare. Occorre lasciarsi feri-re dalla realtà e non ridurre tutto ai proprischemi e precomprensioni».

Da Firenze insomma esce una Chiesaumile che si sporca le mani e senza pauradel futuro. Grazie Francesco.

I delegati veronesi

«Mi piace unaChiesa italiana

inquieta, semprepiù vicina agliabbandonati,

agli imperfetti»

«Voi giovani non guardate dal

balcone la vitama immergetevi

nell’ampio dialogosociale e politico»

La delegazione veronese al Convegno

Il Papa pranza con i poveri della mensa San Francesco Poverino