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IL DALMATA LIBERO Taxe perque Italy Spedizione in a.p. art. 2 20/C legge 622/96 filiale di Trieste c.p.o. via Brigata Casale in caso di mancato recapito, inviare all’Ufficio Trieste-CPO per la restituzione al mittente, che si impegna a corrispondere il diritto fisso dovuto. Continua a pag. 2 Elisabetta de Dominis N°. 84 anno XVIII delle pubblicazioni dei Dalmati di Trieste n° 2 - agosto 2014 IL GIORNALE È UN CONTENITORE DI IDEE E NOTIZIE DIVERSE, ANCHE SCOMODE E DOLENTI Qualcuno diffonde ad arte la tesi alquanto curiosa, che i giornali siano la causa dei dolori che intristiscono l’Italia e, nel nostro piccolo, gli esuli dalmati. Niente di più sbagliato. Sono i fatti, spesso indecenti, che accadono in Italia e perno nel nostro piccolo Libero Comune, che rendono tristi tutti noi, e non i giornali che li pubblicano. Il tentativo di togliere illegittimamente a Trieste la Redazione de Il Dalmata al ne di impedire la diffusione delle brutte notizie, non risolve il problema. Le “porcherie” vanno denunciate e superate, per riportare in Italia ed anche nel nostro piccolo ambiente la serenità che tutti noi vogliamo, senza dover chiudere gli occhi, le orecchie, la bocca e turarci il naso. La Redazione PENOSA “RIUNIONE INFORMALE” FEDERESULI: INDECENTI PATTI SEGRETI AI DANNI DEGLI ESULI RADUNO DEI DALMATI JESOLO 4-5 OTTOBRE 2014 Pressati dai Dalmati di Trieste e da vari dirigenti di altre associazioni, si è svolta una “riunione informale” della FederEsuli. Al tavolo: Paolo Radivo Libero Comune di Pola, estraneo ai fatti perché entrato nella Federazione da pochi mesi, Bruno Liessi Comunità istriane, Renzo Codarin responsabile FederEsuli, Antonio Ballarin Presidente Anvgd eletto solo lo scorso anno, e Guido Brazzoduro Libero Comune di Fiume. Estromessi i Dalmati di Padova. Abbiamo riportato nello scor- so numero la decisa contesta- zione dell’Associazione Na- zionale Dalmata nei confronti del Sindaco di Roma Ignazio Marino che ha cancellato le gite d’istruzione alla Foiba di Basovizza delle scuole della Capitale. Non è bastato un ar- ticolo di fuoco del Presidente della più antica Associazio- ne degli esuli adriatici Guido Cace, pubblicata in prima pa- gina de Il Tempo di Roma per modicare la decisione assun- ta proprio nell’anno in cui cade il centenario della battaglia vinta in Italia dagli interventi- sti e dagli irredentisti adriatici e dopo che il Vice Sindaco del- la capitale aveva denito gli esuli e gli infoibati “fascisti” che, nel linguaggio marxista, signica il peggio del peggio. La forte contestazione della giovane giornalista dalmata Carla Cace e del Comitato 10 febbraio di Roma era il prelu- dio dell’indecorosa manovra che mette la Capitale tra le città che cancellano uno dei signicati maggiori della Pri- ma guerra mondiale combattu- ta in nome di Trento, Trieste, dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia. A conferma di ciò, leggiamo la decisa critica resa pubblica da Marino Micich che denun- cia la mostra allestita all’Al- tare della Patria sulla Prima guerra mondiale, dove ci sono pochi accenni a Trento e Trie- INVECE DI PORTARE VERITÀ AI “RIMASTI”, SPOSIAMO LE TESI DELL’OZNA L’ITALIA RICORDA LA I° GUERRA MONDIALE MA IGNORA LA DALMAZIA, FIUME E L’ISTRIA Nella Mostra all’Altare della Patria assente l’Irredentismo. All’Expò Boscovich diventa croato. Pescara cancella d’Annunzio. Ronchi dei Legionari diverrà Ronchi dei Partigiani? ste e nessuno alla Dalmazia, all’Istria ed a Fiume che pure erano stati l’oggetto principale dei Patti di Londra che indus- sero Vittorio Emanuele III a dichiarare guerra alla Lega dei Quattro Imperatori e ad alle- arsi con Francia ed Inghilterra che poi, tradirono bellamente i Patti di Londra da loro sot- toscritti. La perdita della Dal- mazia promessaci fece parlare d’Annunzio di “Vittoria muti- lata”. Ma anche nel resto d’Italia non tira l’aria migliore. Il nuo- vo Sindaco, guarda un po’ di sinistra, di Pescara, Alessan- drini, recentemente eletto, ha cancellato nel logo del Comu- ne di Pescara la scritta “Città di Gabriele d’Annunzio”, di- sponendo di buttare al mace- ro un ingente quantitativo di carta intestata, lettere, moduli che portavano questa dicitura. Per noi Dalmati, è un dolore, perché il Poeta fece ricono- scere all’Italietta di Giolitti l’esistenza, la storia, la cultura ed il patriottismo degli Italiani di Dalmazia. Giordano Bruno Guerri ha dedicato un articolo di fuoco contro il Sindaco di Pescara su Il Giornale, acco- stando anche l’elenco dei più feroci dittatori del secolo scor- so che continuano ad avere in tutta l’Italia vie e piazze inte- state a Stalin, Mao Tse Tung,

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IL DALMATALIBERO

N. 84 Anno XVIII delle pubblicazionidei Dalmati di Triesten° 1 - agosto 2014

Taxe perque Italy Spedizione in a.p. art. 2 20/C legge 622/96 fi liale di Trieste c.p.o. via Brigata Casale

in caso di mancato recapito, inviare all’Uffi cio Trieste-CPO per la restituzioneal mittente, che si impegna a corrispondere il diritto fi sso dovuto.

Continua a pag. 2Elisabetta de Dominis

N°. 84 anno XVIII delle pubblicazioni dei Dalmati di Triesten° 2 - agosto 2014

IL GIORNALE È UN CONTENITORE DI IDEE E NOTIZIE DIVERSE, ANCHE SCOMODE E DOLENTI

Qualcuno diffonde ad arte la tesi alquanto curiosa, che i giornali siano la causa dei dolori che intristiscono l’Italia e, nel nostro piccolo, gli esuli dalmati. Niente di più sbagliato. Sono i fatti, spesso indecenti, che accadono in Italia e perfi no nel nostro piccolo Libero Comune, che rendono tristi tutti noi, e non i giornali che li pubblicano. Il tentativo di togliere illegittimamente a Trieste la Redazione de Il Dalmata al fi ne di impedire la diffusione delle brutte notizie, non risolve il problema. Le “porcherie” vanno denunciate e superate, per riportare in Italia ed anche nel nostro piccolo ambiente la serenità che tutti noi vogliamo, senza dover chiudere gli occhi, le orecchie, la bocca e turarci il naso.

La Redazione

PENOSA “RIUNIONE INFORMALE” FEDERESULI: INDECENTI PATTI SEGRETI AI DANNI DEGLI ESULI

RADUNO DEI DALMATIJESOLO 4-5 OTTOBRE 2014

Pressati dai Dalmati di Trieste e da vari dirigenti di altre associazioni, si è svolta una “riunione informale” della FederEsuli. Al tavolo: Paolo Radivo Libero Comune di Pola, estraneo ai fatti perché entrato nella Federazione da pochi mesi, Bruno Liessi Comunità istriane, Renzo Codarin responsabile FederEsuli, Antonio Ballarin Presidente Anvgd eletto solo lo scorso anno, e Guido Brazzoduro Libero Comune di Fiume. Estromessi i Dalmati di Padova.

Abbiamo riportato nello scor-so numero la decisa contesta-zione dell’Associazione Na-zionale Dalmata nei confronti del Sindaco di Roma Ignazio Marino che ha cancellato le gite d’istruzione alla Foiba di Basovizza delle scuole della Capitale. Non è bastato un ar-ticolo di fuoco del Presidente della più antica Associazio-ne degli esuli adriatici Guido Cace, pubblicata in prima pa-gina de Il Tempo di Roma per modifi care la decisione assun-ta proprio nell’anno in cui cade il centenario della battaglia vinta in Italia dagli interventi-sti e dagli irredentisti adriatici e dopo che il Vice Sindaco del-la capitale aveva defi nito gli esuli e gli infoibati “fascisti” che, nel linguaggio marxista, signifi ca il peggio del peggio. La forte contestazione della giovane giornalista dalmata Carla Cace e del Comitato 10 febbraio di Roma era il prelu-dio dell’indecorosa manovra che mette la Capitale tra le città che cancellano uno dei signifi cati maggiori della Pri-ma guerra mondiale combattu-ta in nome di Trento, Trieste, dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia. A conferma di ciò, leggiamo la decisa critica resa pubblica da Marino Micich che denun-cia la mostra allestita all’Al-tare della Patria sulla Prima guerra mondiale, dove ci sono pochi accenni a Trento e Trie-

INVECE DI PORTARE VERITÀ AI “RIMASTI”, SPOSIAMO LE TESI DELL’OZNA

L’ITALIA RICORDA LA I° GUERRA MONDIALE MA IGNORA LA DALMAZIA, FIUME E L’ISTRIANella Mostra all’Altare della Patria assente l’Irredentismo. All’Expò Boscovich diventa croato. Pescara cancella d’Annunzio. Ronchi dei Legionari diverrà Ronchi dei Partigiani?

ste e nessuno alla Dalmazia, all’Istria ed a Fiume che pure erano stati l’oggetto principale dei Patti di Londra che indus-sero Vittorio Emanuele III a dichiarare guerra alla Lega dei Quattro Imperatori e ad alle-arsi con Francia ed Inghilterra che poi, tradirono bellamente i Patti di Londra da loro sot-toscritti. La perdita della Dal-mazia promessaci fece parlare d’Annunzio di “Vittoria muti-lata”. Ma anche nel resto d’Italia non tira l’aria migliore. Il nuo-vo Sindaco, guarda un po’ di sinistra, di Pescara, Alessan-drini, recentemente eletto, ha cancellato nel logo del Comu-ne di Pescara la scritta “Città di Gabriele d’Annunzio”, di-sponendo di buttare al mace-ro un ingente quantitativo di carta intestata, lettere, moduli che portavano questa dicitura. Per noi Dalmati, è un dolore, perché il Poeta fece ricono-scere all’Italietta di Giolitti l’esistenza, la storia, la cultura ed il patriottismo degli Italiani di Dalmazia. Giordano Bruno Guerri ha dedicato un articolo di fuoco contro il Sindaco di Pescara su Il Giornale, acco-stando anche l’elenco dei più feroci dittatori del secolo scor-so che continuano ad avere in tutta l’Italia vie e piazze inte-state a Stalin, Mao Tse Tung,

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Lenin, e così via. Sempre su Il Giornale di Sallusti, il trie-stino Fausto Biloslavo rende nota la richiesta di cambiare il nome di Ronchi dei Legiona-ri (la località da cui partirono 2.800 Granatieri di Sardegna per appoggiare la Reggenza del Carnaro in “Ronchi dei

Partigiani”). Fortunatamente pare che il Sindaco del Pd non l’abbia presa bene, ma monta la richiesta da parte di alcune associazioni di partigiani. Infi ne, il Governo italiano ha accolto la richiesta del Gover-no croato di dare risalto allo scienziato Ruggiero Bosco-vich nel padiglione croato dell’Expò, quando tutti sanno

Continua dalla prima pagina

IL DALMATALIBERO

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Autorizzazione del Tribunale diTrieste n. 1276 del 9/06/2014

Editore e DirettoreRenzo de’Vidovich

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Redazione Elisabetta de’Dominis, Daria Garbin, Maria Sole de’Vidovich, Antonella

Tommaseo, Marino Maracich, Laura Tommaseo Paglia, Enrico Focardi,

Simone Bais, Alberto Rutter, Gianna Duda Marinelli,

SegreteriaDaria Garbin

ImmagineMaria Sole de’Vidovich

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ex L. 191/2009

INVECE DI ESPORTARE LA VERITÀ IN CROAZIA IMPORTIAMO I FALSI FABBRICATI DA TITO

che il grande scienziato, fon-datore dell’Osservatorio astro-nomico di Brera a Milano era nato nella millenaria Repub-blica di Ragusa nel 1711 quan-do nessuno poteva neppure immaginare che il nome della città sarebbe stato cancellato dalle carte geografi che e dalla storia e trasformato nel moder-nissimo “Dubrovnik”, senza

tener conto che nella Repub-blica di Ragusa si scriveva e parlava allora quasi esclusi-vamente in lingua italiana ed i suoi studenti venivano inviati a studiare a Siena, in contrap-posizione alla veneta Padova. Inoltre Ruggiero lasciò la Dal-mazia giovanissimo senza mai ritornarvi e tanto meno mostrò alcun interesse per la cultura serbo-croata, allora ancora in nuce. Come si vede, viene vanifi cato lo sforzo dei Dalmati di Trieste di riportare verità e cultura in Dalmazia con alcuni successi scarsamente considerati dai quattro padovani che si sono illegittimamente impossessati della testata stampata per di-ciotto anni a Trieste e del po-tere della nostra Associazione. Siamo, in buona sostanza, so-verchiati dall’ondata di ritorno delle tesi che l’Ozna di Tito aveva inoculato nelle scuole dei “rimasti” nelle terre cedute e che oggi vengono riproposte nelle mostre, nella politica e nella stampa italiana, perfi -no quando tratta della Prima

guerra mondiale. Non sappia-mo se i dalmati padovani e le associazioni della FederEsuli si siano accorte del mortale pericolo che corre la cultura dell’esilio in Italia, sommer-sa dallo tsunami delle falsità titine che i marxisti nostrani hanno accoppiato insieme fi n dal 1944, la FederEsuli corre il rischio che vengano ferma-ti i 6 milioni e 500 mila euro stanziati in precedenza dal Go-verno ed ancora da spartire. Merita correre il rischio di perdere buoni e reali fi nanzia-menti in danaro sonante per dire due “sempiate” culturali che accontentano gli esuli di Trieste e quattro vecchi patrio-ti dalmati sparsi nel mondo, da rottamare velocemente perché non si decidono a crepare no-nostante l’età avanzata?

EdDMonumento a Ronchi dei Legionari nel piazzale dell’adunata dei dannunziani

Una copia del monumento a Ruggiero Boscovich di Ivan Mestrovic a Zagabria sarebbe collocata all’ingresso del padiglione croato all’Expò di Milano

Una targa a Lucca dedicata allo scienziato dalmata, nominato Patrizio della città toscana sua “seconda Patria”.

IL DALMATA LIBERO agosto 2014 pag.3

Nelle celebrazioni in ricordo del più grande Imperatore che Roma abbia mai visto, Cesare Ottaviano Augusto, non abbia-mo mai reperito alcun cenno al suo rapporto con le popo-lazioni illiriche del sud, alla sua partecipazione alle Guerre illirico-dalmatiche e alla sua grande opera di conciliazione che determinò la nascita della Provincia romana denomina-ta Dalmazia, e l’entrata degli Illiri nella civiltà romana alla quale daranno soldati fede-li, cittadini esemplari e molti imperatori, tra i quali Diocle-ziano. Per secoli si è tentato di cancellare il nome della Dalmazia e l’ultimo tentativo risale al primo Presidente del-la Croazia democratica Franjo Tuđman. Il nome della nostra terra sopravvive da due mila anni nonostante tutto e tutti. Le varie tribù che componeva-no l’Illyricum sacrum e i vari regni illirici avevano già avuto rapporti di alleanza con Roma,

Morì 2000 anni or sono CESARE OTTAVIANO AUGUSTO PADRE DELLA PATRIA DALMATAIstituì la Provincia imperiale che chiamò Dalmazia, comprendente i territori dell’interno tra la Drina e la Sava e sulla costa Tersatto (Fiume), l’Istria orientale con Fianona e Albona e l’Albania del Nord

fi n dai tempi di Demetrio di Pharos (Lesina, III sec. a.C.) dei Liburni che parteciparono con le loro navi, le prime ad es-sere dotate di timone rudimen-tale e, quindi, particolarmente maneggevoli nella battaglia di Azio del 31 a.C., (con Ottavia-no e contro la fl otta di Antonio e Cleopatra). Eppure solo tre anni prima, nel 34 a.C., l’Im-peratore era rimasto ferito in una delle più importanti guerre contro gli Illiri della Dalmazia a Setovia, oggi Signa, presso Spalato. Nel 29 a.C. Ottaviano celebra a Roma il Trionfo sui Dalmati e con la preda belli-ca in oro ed argento fi nanzia la costruzione nell’Urbe di un Portico e di una Biblioteca che chiama, in onore di sua sorella, “Ottaviana”, come scrive Daria Garbin nel suo Salona negli scavi di France-sco Carrara edito dal Crcd - Spalato. Sarà, come abbiamo già sottolineato, Cesare Otta-viano Augusto che chiamerà

Cartina geografi ca della Pro-vincia romana di Dalmazia ri-costruita dal geologo e storico Giotto Dainelli (1878 – 1968) che è stata ritrovata dallo stori-co e collaboratore della Fonda-zione Rustia Traine Mario Das-sovich. È stata pubblicata insie-me a tutte le altre cartine della Dalmazia storica fi no ai nostri giorni nel libro Regno di Dalma-zia e la Nazione dalmata di Ren-zo de’Vidovich, ed. Fondazione Rustia Traine Trieste 2007. Evi-denziati in rosso i confi ni della Dalmazia illirico-romana dal 76 a.C. al 297 d.C.. Pochi sanno che le cittadine dell’odierna Istria, Fianona ed Albona (si noti l’assonanza con altre città illirico-dalmatiche come Salona, Narona, Scardo-na, Aenona, ecc.) mantengo-no ancor’oggi i nomi che non sono mai esistiti nella X Regio Histria, la cui popolazione era, peraltro, di stirpe illirica, come i Dalmati.

le terre dell’Adriatico orientale con il nome di Dalmazia, includendole nell’11 a.C. tra le Pro-vincie Imperiali. La Provincia romana era composta da un notevole numero di tribù illiriche, tra le quali le più im-portanti erano i Li-burni, i Giapidi ed i Dalmati, quest’ulti-mi stanziati al tempo nel centro della Dal-mazia, intorno a Salona (Spalato) e Delminum (oggi Bosnia Erze-govina).

La statua del grande Impera-tore è pervenuta intatta ai nostri giorni. Gli arche-ologi hanno potu-to ricostruire titoli onorifi ci e avveni-menti storici dai sim-boli sulla corazza di Ottaviano.

di Antonella Tommaseo

IL DALMATA LIBEROagosto 2014pag.4

Continua a pag. 5

LUNEDÌ 26 LUGLIO 2014 LUMERCOLEDÌ 30 LUGLIO 2014

RENZO DÈ VIDOVICH

IL DALMATA LIBERO agosto 2014 pag.5

Continua da pag. 4

Per un’oretta si è cercato di nascondere che i soldi della Fondazione del Mercimonio sarebbero dovuti venire dai fondi riservati agli inden-nizzi dei beni “abbandonati” dell’Accordo di Osimo, e che la FederEsuli chiedeva ben 60 milioni di euro (rivelazione Brazzoduro!), per consenti-re che il resto fosse introitato dallo Stato. Non c’è stato un solo intervento dei numero-si presenti a favore di questa ignobile proposta. Nonostante la confessione di Lucio Toth, Codarin ha cercato di smentire fatti ormai resi pubblici gra-zie all’edizione di Trieste de Il Dalmata che è stata punita con il noto scippo di Luxardo e Varisco per insabbiare tutto. Ci pare doveroso, invece, pub-blicare le foto e la sintesi degli interventi, nonché ribadire la dichiarazione del rappresen-tante nell’Esecutivo della Fe-derEsuli del Libero Comune di Pola in Esilio, Paolo Radivo che, alla fi ne, è sbottato, rive-lando che si litigava sul niente, perché Slovenia e Croazia non avevano certo i soldi da versa-re al Governo italiano e il Go-verno italiano non era disposto

ISOLATI I MERCANTI DELLA FEDERESULI DI CODARIN, SILURATA A TRIESTE

L’ORGOGLIO DALMATA RISVEGLIAANCHE GLI ISTRIANI ED I FIUMANINella riunione “informale” di Trieste dell’11 luglio l’esecutivo della FederEsuli, isolato e sbertucciato, è costretto a far marcia indietro per cancellare il silenzio e le malefatte

a dare una lira all’indecente Fondazione. Applausi di tutti per un intervento fi nalmente sincero! Riportiamo la mo-zione, illustrata in quell’occa-sione da Carlo Alberto Pizzi, leader storico delle Comunità istriane, presentata al Diret-tivo della sua Associazione e che ha costretto, insieme alle nostre denunce, la FederEsuli di cercare di tappare i buchi ormai non più occultabili: Al Presidente dell’Associa-zione delle Comunità istria-ne si chiede:1. Se corrisponde al vero - la

richiesta della Federesu-li al Governo italiano, di essere destinataria delle quote dell’indennizzo del-le Repubbliche di Croazia e Slovenia per i Beni degli Esuli istriani, contemplati nell’accordo di Roma del 18 febbraio 1983, relativo ai beni nell’ex Zona B del Territorio Libero di Trie-ste.

2. Se sì! chi eventualmente abbia esercitato e quando questo mandato, non es-sendo stato mai discusso nell’ambito del Consiglio Direttivo (delle Comuni-tà istriane, n.d.r), che di conseguenza non è stato neppure mai convocato con all’ordine del giorno questo tema, che pertanto non poteva aver espresso nessun mandato nel meri-to.

3. Di essere messo a cono-scenza della data della ulti-ma convocazione e riunio-ne della Federesuli, e chi per conto dell’Associazio-ne delle Comunità Istriane era presente. Altresì chiedo: di essere messo a conoscen-za dell’eventuale testo del verbale stillato in questa riunione, (che se esiste?)

mi risulta a tutt’oggi es-sere rimasto ignoto ai più.

la sua esperienza di riunioni politiche non ha mai visto un caso analogo. In realtà, nes-suno ha mai visto neanche il Verbale del Consiglio federale e dell’Esecutivo della FederE-suli e nessuno sapeva niente della proposta della Fondazio-ne del Mercimonio fi no a po-chi giorni fa. Particolarmente inteso ed emotivo l’intervento della sig.ra Carla Pocecco che ha vo-luto sottolineare con forza il rifi uto di suo padre alla rinun-cia alla proprietà della casa di famiglia in Istria, respingendo l’elemosina di 5 milioni di lire di indennizzo perché riteneva

Continua a pag. 6

CARLO ALBERTO PIZZI Segretario delle Comunità di Verteneglio e Villanova dl QuietoTrieste, giovedì 2 luglio 2014

Come si vede, il Consiglio ge-nerale della FederEsuli è stato tenuto segreto a tutti i dirigenti di tutte le associazioni e non solo ai Dalmati, alla sua Giun-ta, al Consiglio comunale ed a tutti i giornali dell’associazio-ne, compreso Il Dalmata che però denunciò la segretezza inammissibile di questa riu-nione (soprattutto le decisioni che in essa sono state assunte). L’intervento di Carlo Alberto Pizzi ha messo visibilmente in imbarazzo i presenti al ta-volo della riunione informale che non hanno saputo spiegare il perché, per circa due anni si sono occultate addirittura le sedute del Consiglio fe-derale e dell’Esecutivo della FederEsuli e si è negata con forza perfi no l’esistenza della Fondazione del Mercimonio che, invece, era stata proposta.Giorgio Tessarolo, istriano ed alto dirigente della Regione Friuli Venezia Giulia, si è det-to altamente sorpreso del fatto che manchi il Verbale della riunione tra l’Esecutivo della FederEsuli e la Vice Ministro agli Esteri del Governo Letta Marta Dassù, dicendo che nel-

che la casa fosse l’unico modo per tramandare la continuità della tradizione della sua fami-glia, che può avvenire solo se fi gli e nipoti potranno vedere ed abitare nelle case degli avi. Critica con forza l’idea che la FederEsuli, in gran segreto, abbia trattato alle spalle degli esuli per ottenere somme di denaro in cambio dell’acquie-scenza del Governo italiano alla cessione delle case degli

IL DALMATA LIBEROagosto 2014pag.6

SILURATA DEFINITIVAMENTE A TRIESTE LA FONDAZIONE DEL MERCIMONIO

Si è svolta alla Camera dei Deputati la commemorazione della strage di Vergareolla che gli esuli avevano fi nora defi ni-to uno strumento dell’Ozna per costringere i polesani all’eso-do. Ma se si vuole che ben due Vice Presidenti della Camera del Pd ricordino il triste avve-nimento, è suffi ciente che in un libretto di Gaetano Dato vi sia una paginetta nella quale si ipotizzi vagamente che pos-sono essere stati i monarco-fascisti a provocare la strage (l’Ozna parlava di clerico-monarco-fascisti), ma siccome i Vice Presidenti della Came-ra sono del Pd dove vi è una presenza clericale, si è pensa-to bene di aggiustare il tiro. Quando venne resa nota la notizia, appena nel 2008 delle indagini dei Carabinieri che avevano tempestivamente in-dividuato per nome gli agenti dell’Ozna responsabili dell’ec-cidio, il Governo consociativo Dc-Pci aveva tenuto segreta la scomoda notizia. Il Dalmata n. 54 del marzo 2008 (di Trie-ste), dedicò la prima pagina e de’Vidovich fi rmò un intero paginone su altro giornale per dennunciare l’avvenimento. È bastato che Gaetano Dato scrivesse che vi fosse una lon-tana ipotesi di responsabilità monarco-fascista per aprire la

PER RICORDARE VERGAROLLA SI SCAGIONA L’OZNA, PER I BOMBARDAMENTI DI ZARA SI ASSOLVE TITO, PER LA VITA DI CRISTO CHIARIRE SE MORÌ DI FREDDO

esuli in Croazia e Slovenia, incassando quanto previsto dall’Accordo di Osimo.Breve ed effi cace l’interven-to del nostro Direttore che ha rivendicato a Il Dalmata,

Continua da pag. 5 edizione di Trieste, il merito di aver scoperchiato le pen-tole del mercimonio, inter-rotto dal Presidente Codarin che – non sapendo cosa dire – ha fatto presente che “non era elegante attribuirsi dei

meriti”. Pronta la risposta di de’Vidovich: “Non so e non mi interessa se sia elegante. Certo è che, grazie al giorna-le allora non ancora bloccato dalla censura della FederEsuli un’operazione così indecente

è venuta alla luce e la Fonda-zione del Mercimonio sia sta-ta proprio qui, in questa sede, defi nitivamente silurata”.

Cronaca e foto di Daria Garbin

Documentiamo con queste foto e quella in prima pagina l’esistenza della riunione informale della FederEsuli che si tenta di occultare. È stata, infatti, ignorata da Il Dalmata di Padova, nonostante fossero presenti Varisco e segretaria, La Voce di Fiume, la Difesa Adriatica e perfi no La Nuova Voce Giuliana nonostante la riunione abbia avuto luogo nella sua sede di via Belpoggio. Ha fatto eccezione l’Arena di Pola del Libero Comune di Pola in Esilio diretta da Paolo Radivo che ha dedicato un ampia e corretta cronaca dell’avvenimento e naturalmente, l’edizione di Trieste de Il Dalmata.

porta della Camera. Tra l’in-dignazione dei vecchi polesa-ni guidati dall’intramontabile Lino Vivoda, Sindaco emerito del Libero Comune di Pola.

***Siamo venuti in possesso, con ritardo, del discorso pronun-ciato solo in croato da Ferdi-nand Perinović, nel quale ave-va sostenuto -contrariamente a quanto aveva documentato Oddone Talpo nel libro Venne-ro dal cielo (che la dirigenza del Libero Comune ha messo nel dimenticatoio), secondo il quale i bombardamenti di Zara non erano richiesti da Tito per allontanare gli italiani dalla città, ma facevano par-te della strategia terroristica anglo-americana. La presenza dell’assessore Walter Matulich che conosce il croato e non ha reagito e di vari altri assessori, con al seguito alcuni pellegrini che ignorano il croato, presen-ti come turchi alla predica, ha fatto intendere agli zaratini, compresi quelli della nostra Comunità, che avevamo ab-bandonato la tesi di Oddone Talpo e assunto quella della Dica Kalelarge. Spetterà, come sempre, a noi da Trieste il compito di rista-bilire in loco la verità. Insomma, secondo la Fede-rEsuli, tutto è da ridiscutere e

se tanto mi da tanto, pensia-mo che presto verrà riaperta un’indagine nuova su un libro che sostiene che Cristo morì di freddo. Se si deve appurare, dunque, non solo chi sono gli assassini di Vergarolla, se Tito chiese agli Alleati di bombar-

dare Zara, c’è una legittima speranza che si faccia fi nal-mente luce anche sulla morte di Gesù Cristo, che potrebbe benissimo essere morto di freddo, tenuto conto delle va-riazioni climatiche avvenute in due mila anni in Palestina.

Abbiamo preferito riportare anche la cronaca de Il Pic-colo sulla imbarazzante riu-nione “informale” perché il cav. Renzo Codarin è sceso da cavallo ed ha avuto il co-raggio di appioppare a Renzo de’Vidovich l’accusa di essere “falso e bugiardo” che costi-tuiscono ormai un simpatico e ridanciano ritornello che i Dalmati hanno sentito dalla bocca dell’impiegato di Coda-rin Giorgio Varisco ripetere, anzi urlare, in due sedute di Giunta, nella riunione della Redazione de Il Dalmata di Trieste a Mestre (dov’è stato letteralmente sbertucciato dai presenti!) e, infi ne, nel Consi-glio comunale del 14 giugno scorso. E questo nonostante le notizie anticipate da Il Dalma-ta di Trieste sulla Fondazione del Mercimonio ed altro sia-no risultate purtroppo vere e

DELLA RIUNIONE DI TRIESTE SI VERGOGNANO TUTTI

confermate da Lucio Toth! In questo numero del giornale, per ripagare pan per focac-cia, abbiamo assegnato ai due responsabili dalmati dell’ope-razione indecente e segreta nomignoli da educande tratti da Pinocchio di Carlo Collo-di. Siamo certi che coloro che non hanno alzato un sopraci-glio quando sono state rivolte a de’Vidovich offese pesanti ed infamanti, troveranno da ridire sui nomignoli dati ad un abile venditore di superalcoli-ci di un prodotto di nicchia a noi tanto caro ed un venditore di scarpe, forse non altrettan-to abile, se è vero che la sua società è andata in fallimento. Sui precedenti di de’Vidovich, invece, rimandiamo alle bio-grafi e pubblicate nelle edizio-ni della Camera dei Deputati, del giornalismo italiano e in quelle sulla Dalmazia.

IL DALMATA LIBERO agosto 2014 pag.7

Dopo la scioccante lettura del-la lettera con cui Lucio Toth ammette che la FederEsuli ha proposto al Governo italiano di incassare i soldi destina-ti agli esuli dall’Accordo di Osimo per gli indennizzi, in cambio di un fi nanziamento

INTERVENTI AL CONSIGLIO COMUNALE DI PAOLO SARDOS ALBERTINI LA RESTITUZIONE DEI BENI ESPROPRIATI SAREBBE OSTA-COLATA DALLA FONDAZIONE DEL MERCIMONIO. NESSUNA FRETTA NELLA DISCUSSIONE SU IL DALMATA, RINVIATA AL 4 OTTOBRE P.V.I princìpi della FederEsuli, fi n da quando fu da lui fondata e presieduta, non hanno mai derogato dalla richiesta di restituzione dei beni “abbandonati” o di un equo indennizzo

di 60 milioni di € ad una fan-tomatica Fondazione, di cui è ancora nascosto lo Statuto predisposto dello studio legale dell’avv. De Vergottini, l’avv. Paolo Sardos Albertini è in-

tervenuto facendo presente che fi n dalla fondazione della Fe-derazione, di cui è stato anche co-fondatore (insieme a Renzo de’Vidovich in rappresentanza dei Dalmati) nonché il primo Presidente, mai la FederEsuli ha approvato uffi cialmente e pubblicamente una linea po-litica diversa che inciderebbe profondamente sulle cause che gli esuli hanno intentato allo Stato croato e sloveno ed a quelle che ancora possono es-sere poste in essere. In verità, però, la FederEsuli non ha più insistito su questo argomento, benché si fosse quasi giunti ad una soluzione positiva per noi grazie al Ministro agli Esteri Susanna Agnelli, salvo poi lasciar perdere tutto con il noto intervento del Vice Mi-nistro agli Esteri on. Fassino. Afferma inoltre che “in base a varie sentenze abbiamo dirit-to alla restituzione dei nostri beni e che l’ultima sentenza

della Corte di Cassazione non pregiudica alcunché. Ci si può rivolgere alla Corte europea, in quanto il problema riguarda diritti personali intangibili ed è evidente che attualmente si vuol solo elargire un’elemosi-na agli esuli. In buona sostanza, aderire alla richiesta di incasso di quan-to depositato dalla Slovenia, signifi cherebbe abdicare ad ogni possibilità di messa in discussione degli accordi con-seguenti ad Osimo ed avallare così le tesi da sempre soste-nute da Lubiana e Zagabria. Signifi cherebbe sconfessare la linea da sempre perseguita dagli Esuli e fatta propria dal Governo italiano (dai tempi di de Michelis in poi) proprio con il rifi uto di accedere a quei dollari.Se il Governo di Roma inten-de ora farlo se ne assuma la responsabilità giuridica, poli-tica e morale. Non cerchi, non

trovi vergognose coperture politiche nell’assenso della FederEsuli. L’ipotetica “Fon-dazione” sarebbe il classico “piatto di lenticchie” a cui è doveroso opporre un rifi uto. Volete confermare Osimo? Fa-telo, ma senza di noi!”Tutto ciò appare nel Verba-le del Consiglio, bellamente ignorato dall’edizione pado-vana de Il Dalmata, ma che noi invece rendiamo noto. Nell’intervento fi nale, Paolo Sardos Albertini propone che la questione de Il Dalmata non sia risolta in sede di Giun-ta, ma a livello del Consiglio comunale, che potrà anche di-scutere la linea editoriale del giornale. Ha sottolineato che “la presa di posizione di Ren-zo nei confronti della FederE-suli ha una rilevanza nella vita dell’Associazione e non può essere risolta frettolosamente in chiusura di seduta. Propone, quindi, che il dibattito sull’ar-gomento sia portato in sede di Raduno nella riunione plena-ria del Consiglio comunale, che è dotato dell’autorevolez-za necessaria per affrontare i problemi di fondo, depurati dalle motivazioni personali e per proporre situazioni eque e condivise. Ricorda che sia-mo stati uniti anche in batta-glie perdute e che ci si deve confrontare in questo spirito, chiudendo la discussione in questa sede. Propone di la-sciare momentaneamente tutto invariato sia su Il Dalmata e il suo nuovo Direttore, che farà altri numeri, sia su Il Dalma-ta libero di Renzo che ne farà altri. Dunque, consiglia di so-prassedere ad ogni decisione sull’argomento. La proposta di Sardos è approvata a mag-gioranza e quindi se ne parlerà compiutamente nel Consiglio comunale del 4-5 ottobre p.v..

GLI ILLUSTRI PROBIVIRI REGOLARMENTEELETTI DAL CONSIGLIO COMUNALE, MA NON GRADITI DA PADOVA

Il vegliotto dott. Gianfranco Giorgolo, già Ambasciatore d’Italia ad Amman, abita a Roma, ma si è cercato di inva-lidare l’elezione dei Probiviri, accusato di essere addirittura un triestino, cioè il peggio del peggio.È intervenuto in varie manife-stazioni dalmatiche a Roma e nel nostro Raduno con grande equilibrio e serenità.

La dott. Elisabetta de Domi-nis, dei conti d’Arbe, il cui avo l’Arcivescovo Marc’Antonio fu un grande teologo al cen-tro di uno scontro tra papi. È una giornalista professionista, collabora con varie riviste del-la Diaspora, come Capital, Il Giornale, America Oggi e La Voce di New York. Risiede a Gorizia, troppo vicina a Trie-ste per non essere contestata.

Il dott. Simone Bais, la cui fami-glia è originaria di Sabbioncello e di Curzola, è un prezioso ri-cercatore nel settore scientifi co, storico e musicale della Fonda-zione Rustia Traine e collabo-ratore dell’edizione di Trieste de Il Dalmata per le ricerche e le notizie sulla Dalmazia centro-meridionale. Risiede a Gorizia, città infetta dal terribile virus triestino.

IL DALMATA LIBEROagosto 2014pag.8

Dopo anni di bilanci fatti in famiglia, letti frettolosamente in Consiglio e non consegnati in forma scritta il Consiglio comunale ha dato un sonoro schiaffo a Luxardo, Varisco & C. ed ha annullato la nomi-na che la Giunta aveva fatto dei Probiviri, senza averne i poteri ed usurpando quelli del Consiglio comunale. Sul taroccamento del Verbale da parte di Grigillo e Ivanov, vi rimandiamo alla protesta del Vice Presidente dell’Assem-blea Guido Cace, il cui nome è stato illegalmente apposto in calce al Verbale, nonostan-te avesse dichiarato di non volerlo fi rmare per non con-validare omissioni e decisioni fasulle. Il Consiglio comuna-le ha inoltre votato i Revisori dei Conti, riconoscendo così che i bilanci di quattro anni erano nulli, perché nessun fi ccanaso aveva potuto ve-dere come erano compilati e soprattutto la regolarità delle fatture e delle ricevute ed i nomi dei benefi ciari. C’è un dirigente che si auto gratifi -ca? In compenso, si sono ga-rantiti che i Revisori dei Conti provenissero da un’altra as-sociazione, cosa mai vista in nessuna associazione al mon-do e siamo curiosi di leggere le relazioni che faranno sui quattro bilanci e sulle rispo-ste che daranno al Consiglio comunale. Ma la pantomima andata in scena sui soldi degli esuli dirottati alla Fondazione del Mercimonio è stata pro-prio divertente. Franco Lu-xardo, Cuor di Leone, non ha avuto il coraggio di assumersi le proprie responsabilità ed ha incluso nella propria relazio-ne un appunto di Lucio Toth, come se questo diminuisse le sue responsabilità. Ma non basta. Ha fatto leggere il testo di Toth incluso nella propria relazione da altra persona, Salghetti Drioli, non si capi-sce bene in quale veste: un

SONORO SCHIAFFO DEL CONSIGLIO COMUNALE A SINDACO E GIUNTA COL

ANNULLATE LE NOMINE DI LUXARDO DEI PROBIVIRI SILENZIO SU € 10 MILIONI ITALIANI ALL’UI DEI RIMASL’Assemblea resta impietrita quando Luxardo ammette di voler dirottare i fondi degli esuli pree indecenti annullerebbe la libertà di stampa e porterebbe alla chiusura de Il Dalmata. L’As

fi ne dicitore? un corresponsa-bile della porcata? Insomma, tutto da ridere. Alla fi ne, però, Toth ha detto pappale, pappa-le che la proposta di spartire i fondi spettanti agli esuli tra lo Stato italiano e la Fonda-zione del Mercimonio c’era e confermava quanto avevamo scritto su Il Dalmata, edi-zione di Trieste. I consiglieri comunali che avevano quasi creduto che le accuse di Ren-zo de’Vidovich fossero “false e bugiarde” o, quanto meno esagerate, sono rimasti impie-triti. Il Presidente del Consi-glio Grigillo è rimasto lette-ralmente a bocca aperta! Più tardi si scuserà pubblicamen-te con i suoi amici per tanta ingenuità, precisando “io non ne sapevo niente”. Questi ed altri segreti indecenti hanno fatto infuriare il Gatto e la Volpe, al punto di scippare la nostra testata nel vano tentati-vo di silenziare queste e tutte le altre porcate che vengono fatte in nome del Libero Co-mune incuranti del fatto che i Rime, Luigi Ziliotto, Calbia-ni, Talpo, Duro, Missoni ed altri che hanno messo il loro massimo impegno per far so-pravvivere il ricordo di Zara

Adriana Ivanov, la verbalizzante contestata, il Presidente Gianni Grigillo ed il Vice Presidente Guido Cace che non ha voluto fi rmare il Verbale perché conteneva omissioni e decisioni fasulle. Dietro il tabello-ne bianco il nostro Labaro dove manca la scritta “Dalmati italiani nel Mondo”, benché sia l’unica usata dal Sindaco. Il Labaro è mancato al funerale del Sindaco onorario Ottavio Missoni ed al Raduno Nazio-nale di Trieste, il più massiccio di tutti

L’intervento dell’avv. Mario Sardos Albertini, accolto dalla Presidenza, è stato cancellato dal Verbale. Ben gli sta! Così impara a dissentire dalla Banda dei 4 di Padova!

Roberto Predolin, la maggior personalità dei Dalmati di Mila-no, ha messo in crisi il Gatto e la Volpe. I Triestini non dovevano essere appestati, frustati e isola-ti da tutti?

Il giovane assessore del nostro Comune, Enrico Focardi ha difeso con vigore l’autonomia garantita dallo Statuto, le tesi e le attività dei Dalmati di Trieste occultate dal Gatto e dalla Volpe.

Francesco Rismondo tenta da paciere sperando che si tratti di uno scontro personale e non di una profonda divergenza sul signifi cato dell’esodo.

Continua a pag. 9

Quello che si vede del Labaro dietro un tabellonevuoto

IL DALMATA LIBERO agosto 2014 pag.9

OLPEVOLI DI USURPARE I SUOI POTERI DA DILETTANTI ALLO SBARAGLIO

RI E RINVIATI I PROVVEDIMENTI CONTRO IL DALMATAASTI E SUI € 2.300.000 RIPARTITI TRA LE ASSOCIAZIONI previsti da Osimo a favore della Fondazione del Mercimonio. La censura delle notizie scomode

L’Associazione comincerà a morire quando inizierà a dubitare degli ideali dei suoi fondatori

italiana ed il Sacrifi cio degli italiani di Dalmazia si rivol-tassero nelle tombe. Erano persone piene di spirito, alta-mente motivate e che spesso hanno speso tempo e danaro per la Causa, pur essendo ben piantati nella realtà, a comin-ciare da Calbiani, Ammini-stratore delegato e Direttore generale della Dalmine, allo-ra la più grande industria si-derurgica italiana, al grande Ottavio, fondatore dell’impe-ro economico della Missoni. A dimostrazione che una forte spinta ideale che oggi in gran parte si è molto affi evolita in Italia (molto meno a Trieste dove i dalmati sono ancora in trincea) non è in confl itto con le capacità imprenditoriali ed un sano realismo economico, culturale e politico.

Continua da pag. 8

Se un’elezione approvata dal Consiglio comunale non gar-ba al Gatto ed alla Volpe, che problema c’è? Si tarocca un verbale. E se ci sono due in-terventi che dimostrano il con-trario? Nessun problema: si cancellano!Vi par possibile continuare con questo andazzo? Riprodu-ciamo la ferma lettera di Gui-do Cace (di Roma, non di Trie-ste!) che l’edizione di Padova de Il Dalmata ha ignorato e che la segretaria Orietta Po-liteo non ha spedito come era suo dovere insieme, o con let-tera a parte a tutti i consiglieri.

Roma, 3 agosto 2014Caro Gianni (Grigillo),ho ricevuto via e-mail da parte di amici il Verbale del Consi-glio Comunale del 14 giugno 2014 inviato dalla rag. Oriet-ta Politeo che si conclude con la sottoscrizione di tutti e tre i nominativi dell’Uffi cio di Presidenza, tra i quali il mio che, invece - come ti ho ben chiarito con la e-mail del 22 luglio 2014 - non intendevo fi rmare il verbale se“a pag. 8 non fossero stati cassati quattro capoversi, dal-le parole “per il momento” a “n. 18 voti contrari” e sostitu-iti con il seguente testo:la proposta non viene ac-colta e il presidente pone ai voti i nominativi proposti da Enrico Focardi e cioè: l’am-basciatore dott. Gianfranco Giorgolo di Veglia, membro dei probiviri del Circolo del Ministero agli Esteri, la dott. Elisabetta de Dominis di Arbe, giornalista professio-

IL V. PRESIDENTE DEL CONSIGLIO COMUNALE PROTESTA:

GUIDO CACE NON FIRMA IL VERBALE TAROCCATOCancellati gli interventi dei cons. Mario Sardos Albertini e Roberto Predolin per annullare la regolare elezione dei Probiviri

nista ed il dott. Simone Bais la cui famiglia è originaria di Curzola e Sabbioncello, ricer-catore. Il presidente prende atto che vi sono 11 voti a fa-vore dei tre candidati e chiede se, in mancanza di altre liste, si debba chiedere se vi sono voti contrari.Mario Sardos Albertini, avvo-cato, fa presente che in caso di presentazione di nominati-vi per elezioni ad un incarico, qualora manchino nominativi o liste contrarie, vengono elet-ti gli unici candidati proposti, anche se avessero un solo voto. Roberto Predolin fa presente “che si è fatto sempre così an-che nel Consiglio comunale di Milano”.Il presidente Grigillo non pone in votazione null’altro

sull’argomento, per cui i tre candidati risultano regolar-mente eletti.”.Pertanto, ti confermo che non intendo apporre la fi rma sul verbale spedito dalla rag. Orietta Politeo anche a mio nome perché contiene errori sostanziali e ti invito pertanto a disporre che la rag. Orietta Po-liteo aggiunga questo mio dis-senso in calce al verbale. Il dis-senso va inviato, in aggiunta al verbale già spedito a tutti i con-siglieri per evitare che risulti monco del dissenso del Vice Pre-sidente del Consiglio comunale.Mi spiace tanto dover insistere su tale punto, ma Verità vuole che io non possa esimermi da questo passo.Con amari saluti dalmatici,

Guido Cace

Un insolito malumore si è re-gistrato alla cena della Scuo-la dalmata dei SS. Giorgio e Trifone a Venezia quando è stato dato in omaggio un libro di Giacomo Scotti “Dalmazia regione europea”, il cui titolo è quasi uguale al libro “Dal-mazia regione d’Europa”, edito dalla Delegazione di Trieste con il quale vent’anni fa de’Vidovich poneva le basi della nuova politica dei dalma-ti, oggi accolta anche dalle al-tre associazioni. Solo i triestini sono, infatti, a conoscenza che Giacomo Scotti, napoletano che fece parte del controeso-do con gli operai comunisti di Monfalcone, accorsi nella Jugoslavia di Tito a sostituire i

LE CONSORELLE INGENUEDEI CONFRATELLI SCALTRI

lavoratori italiani di Fiume che erano andati in esilio ed aveva-no lasciato un vuoto nei can-tieri e nel Silurifi cio fi umani. Da buoni stalinisti rifi utarono la svolta di Tito e fi nirono per essere rieducati a bastonate a Goli Otok. Giacomo Scotti è stato candidato qualche anno fa per Rifondazione comunista a Trieste ed è stato al centro di una pirandelliana disputa con l’on. Menia che gli contestò il diritto alla pensione italiana, perché era residente a Trieste solo di nome. Consideriamo la riabilitazione dello Scotti e l’esproprio del titolo di un nostro libro un infortunio nel lungo e benemerito percorso della Scuola veneziana.

IL DALMATA LIBEROagosto 2014pag.10

“Per quanto mi riguarda sul Dalmata edito a Padova ci sono delle imprecisioni nel testo della “Relazione del sin-daco” e non vorrei che la UI interpretasse male: la maestra che ha pagato l’ADIM da set-tembre a dicembre 2013 era una terza maestra, italiana, di madrelingua italiana: Maria Odette Piccirilli, che non ho potuto assumere regolarmente perché non in possesso del ti-tolo di studio croato richiesto per insegnare negli asili, era pagata a contratto (ho man-dato le relative ricevute ban-carie). A gennaio 2014 non le abbiamo stipulato il contratto per mancanza di mezzi. Le

2 maestre sono state pagate dall’UI da settembre a dicem-bre e poi da gennaio dal Co-mune di Zara. I 20.000 € avuti in prestito dall’UI sono serviti per l’arredamento dell’asilo e non per altre esigenze. Il saldo della Regione Veneto 12.000 € li abbiamo già spesi per gli stipendi di giugno e dobbiamo ancora pagare lo stipendio di luglio... Perché non vi infor-mate da noi prima di scrivere? e poi perché scrivere che ab-biamo preso 30.000 € a fondo perduto quando fatturiamo fi no all’ultimo centesimo? e poi non sapete che riceviamo la metà dello stanziamento e dobbiamo prima spendere

l’intero importo e solo poi ri-cevere il saldo? Tra l’altro la UI ci ha tolto anche 10.000 € perché le maestre le paga il Comune.I lettori (de Il Dalmata di Pa-dova, n.d.r.) capiranno che andiamo a gonfi e vele, ma questo non è vero, non ci sono solo gli stipendi di 7 persone da pagare; con le rette dei genitori si pagano le spese della mensa e poche altri pic-coli costi; poi ci sono tutte le altre spese. Non abbiamo as-sicurazione da nessuno che i soldi arrivino, solo il Comune croato (di Zara n.d.r.) ha fatto con noi un contratto per le 2 maestre e nessun altro. Quin-

di ogni mese dobbiamo ele-mosinare alla UI. Ovviamen-te non parlerò della comunità che sta andando alla deriva con piccole attività fatte in casa perché tutto va per l’asi-lo. Spero di aver spiegato bene la situazione.Aspetto una risposta da voi tutti

Rina Villani, Presidente della Comunità

degli Italiani di ZaraCorrispondente consolare a Zara” - e-mail dirette a Fa-bio Ricciardi, Giorgio Vari-

sco e Franco Luxardo inter-cettate da Il Dalmata libero

TUTTO VA BEN, MADAMA LA MARCHESA! QUANTA IPOCRISIA COPRE L’UI!

LA C.I. DI ZARA CONTESTA: DISINFORMAZIONI SULL’ASILO NEL DISCORSO DI LUXARDO Nessun trionfalismo, ma la vita stentata dell’Asilo, perché privato e non pubblico, come quelli d’Istria e Fiume. L’Ui dei “rimasti” e la FederEsuli ignorano l’Accordo Dini-Granić

La Presidente della Comu-nità degli zaratini italiani fa chiarezza tra chi, come il no-stro giornale, ha pubblicato la notizia dei tagli effettuati da Tremul all’asilo e la lotta quotidiana che la Presidente di Zara deve combattere per pagare le spese di Pinocchio e chi come Il Dalmata scippato dai padovani scrive articoli di lode a Tremul e presenta una realtà surreale che non esiste.Uno dei problemi che ci ha messo la Delegazione di Trie-ste e conseguentemente Il Dal-mata fi nché è stato pubblicato dalla Delegazione triestina, in rotta di collisione con Tremul e l’UI, riguarda un problema di fondo che, per la verità non interessa solo Zara ma tuta la Dalmazia, cioè l’applicazione dell’Accordo Dini – Granić che la Cupola dei “rimasti” e quella della FederEsuli ri-fi utano di chiedere l’applica-zione al Governo croato ed a quello italiano. Per chi non ha letto gli articoli pubblicati contro la Cupola dei “rimasti” e non certo contro gli italia-ni residenti in Istria, Fiume e Dalmazia (che sono stati

riabilitati proprio dagli orga-ni triestini dell’Associazione e dalla Fondazione Rustia Traine) ricordiamo che con lettera del 20 settembre 2012 il Centro Ricerche Culturali Dalmate di Spalato ha chie-sto uffi cialmente al Governo italiano ed al Governo croato l’applicazione dell’Accordo Dini – Granić stipulato a Za-gabria il 5 novembre 1996 trovando nella Cupola dei “rimasti” e quella della Fe-derEsuli un muro di gomma. Cosa prevede l’Accordo Dini – Granić? L’Art. 3 dispone che “La Repubblica di Croazia si impegna a concedere, al più elevato livello raggiunto, l’uniformità di trattamento nel suo ordinamento giuridi-co della minoranza italiana all’interno del suo territorio; tale uniformità può essere realizzata attraverso la gra-duale estensione del tratta-mento concesso alla mino-ranza italiana nell’ex-Zona B nelle aree della Repubblica di Croazia tradizionalmente abi-tate della minoranza italiana e dai suoi membri”. Quindi, l’accordo prevede che in tutta

la Dalmazia si possano aprire scuole e asili italiani pubbli-ci, cioè a carico dello Stato croato che quindi non hanno bisogno, come l’asilo privato di Zara di cercare ogni giorno il piccolo fi nanziamento, la donazione di qualche esule, il contributo di qualche regione per sopravvivere. Ci siamo domandati per quale ragione ci sia questo atteggiamento così smaccatamente antitetico da parte dell’Ui e della FederE-suli. Non abbiamo prove e le risposte che ci sono state for-nite ci sembrano così alluci-nanti che stentiamo a credere. Gli italiani in Dalmazia, come voleva Tito, non debbono esi-stere perché potrebbero creare problemi come avvenne negli anni ’20 dello scorso secolo. E, quindi, le nostre Comunità devono essere poche, ineffi -cienti e ad esaurimento. Ap-prendiamo dalla stampa che l’Unione italiana e le associa-zioni delle altre minoranze in Croazia hanno avuto garanzia che le scuole delle minoran-ze continueranno ad esistere anche quando in una classe ci sarà un solo allievo. Eppu-

re, una dozzina di genitori di allievi che frequentano l’asilo privato di Zara hanno chiesto informazioni sulla possibili-tà che i loro fi gli proseguano gli studi in lingua italiana in una scuola elementare italo-croata ed un numero analogo si registra anche a Spalato con i genitori degli allievi che frequentano il Liceo linguisti-co -informatico Leonardo da Vinci e che chiedono per i fi gli minori se possono frequentare le scuole elementari con la lin-gua d’insegnamento italiana. Poiché risulta che in Croazia ci sia più di una classe appar-tenente ad una minoranza con un solo allievo, ci domandia-mo perché non possano esserci scuole elementari pubbliche di lingua italiana a carico dello Stato croato anche in Dalma-zia. Questo è uno scontro che abbiamo con l’Unione italia-na, la FederEsuli e la dirigenza dalmatica che nulla ha di per-sonale e che riguarda la possi-bilità di sviluppo della cultura italiana in parecchie città ed isole della Dalmazia.

IL DALMATA LIBERO agosto 2014 pag.11

Nel febbraio scorso venti stu-denti del Liceo linguistico – informatico Leonardo da Vinci di Spalato hanno par-tecipato al concorso europeo Euroscola, vincendo una visita al Parlamento Europeo di Stra-sburgo, dove sono diventati Europarlamentari per un gior-no. Il Liceo Leonardo da Vin-ci diventa così l’unico istituto privato di tutta la Dalmazia ad aver ottenuto questo presti-gioso premio. I liceali, seppur preparati a tenere un discorso in italiano, che è una delle lin-gue uffi ciali dell’Unione eu-

SUCCESSO DELLA SCUOLA IN DALMAZIA SPONSORIZZATA DAI TRIESTINIGLI STUDENTI DEL LICEO LEONARDO DA VINCI DI SPALATO EUROPARLAMENTARI PER UN GIORNO A STRASBURGO Non hanno potuto parlare in italiano al Parlamento europeo perché la nostra lingua non è riconosciuta ovunque. Soddisfazione del Sindaco di Spalato Baldasar d’origine italiana

ropea, hanno dovuto ripiegare sull’inglese, in quanto le rego-le prevedevano solo l’uso del-

la lingua inglese, francese o te-desca. Dopo i discorsi uffi ciali gli studenti hanno lavorato in

piccoli gruppi internazionali, parlando anche in italiano. Tra i temi affrontati dagli alunni quello sulle minoranze autoc-tone e sulla diffi cile situazione dei due marò detenuti in In-dia. Tutti i vincitori spalatini del concorso Euroscola sono stati ricevuti dal sindaco Ivo Baldasar di Spalato, e se n’è occupato ampiamente anche il quotidiano Slobodna Dal-macija.

Ivana Galasso, Presidente per la Dalmazia del Centro

Ricerche CulturaliDalmate - Spalato

Il Liceo linguistico infor-matico Leonardo Da Vinci di Spalato con sede nella centralissima via Sinjska 5, è stato fondato con l’ap-poggio del Centro Ricerche Culturali Dalmate di Spa-lato e della Fondazione Ru-stia Traine di Trieste e della Regione Veneto. L’attività del Crcd si può leggere anche sul sito http://crcd-spalato.com/.

Gli studenti spalatini del da Vinci premiati a Strasburgo

Il prof. Matteo Jukich durante una lezione d’informatica Uno scorcio di un’aula durante le lezioni di italiano

Gli studenti spalatini ricevuti in forma solenne dal Sindaco Ivo Baldasar nella casa comunale

IL DALMATA LIBEROagosto 2014pag.12

Gli esuli italiani non lo devono sapere, ma la Croazia continua a risarcire i proprietari di beni che sono stati requisiti dal Go-verno di Tito e dati in gestione ai Comuni, alle Contee, allo Stato, alla Lega dei comunisti jugoslavi ed a singoli alti diri-genti del partito del regime co-munista titino. Anche gli stra-nieri e, quindi, anche gli italia-ni, sono passibili di restituzio-ne, ma per gli italiani la cosa si presenta più diffi cile, perché come è stato documentato dal padre Flaminio Rocchi, il Go-verno allora gestito in conso-ciazione, tra Dc e Pci ha com-pensato con i soldi spettanti agli esuli e previsti dal Tratta-to di Pace il debito che l’Italia aveva con la Jugoslava per i danni di guerra dovuti ad una aggressione italiana che non c’è mai stata perché si vuole dimenticare che il Regno di Jugoslavia fi rmò con l’Italia e con la Germania di Hitler il trattato del Belvedere a Vien-na il 25 marzo 1941. Il Regno di Jugoslavia entrò a far par-te del Patto d’Acciaio Roma-Berlino-Tokio. In buona so-stanza, i soldi non arrivarono agli esuli se non in minima parte e noi pagammo i danni di guerra dovuti da tutta l’Ita-lia. Con il tacito silenzio delle due associazioni di esuli allora esistenti, l’Anvgd e le Comu-nità istriane di Trieste guidate da due deputati democristiani. Poi venne l’accordo di Osimo, ma la Jugoslavia si sciolse pri-ma che fosse pagato quanto pattuito per i beni degli esuli ed oggi, a distanza di decenni, qualcuno al governo pensa di prendersi questi soldi e darli

allo Stato anziché agli esuli. La FederEsuli di Codarin, con il tacito assenso della nostra Associazione ben tenuto se-greto da Luxardo e Varisco, si è detta d’accordo di fregare gli esuli, ma ha chiesto una tan-gente di 60 milioni da versare alla Fondazione del Mercimo-nio, gestita da alcuni dirigenti. Il tutto doveva rimanere segre-to se Il Dalmata di Trieste non avesse spifferato l’indecente proposta e non avesse costret-to la Federazione ad indire una riunione informale presso le Comunità istriane, di cui solo il nostro Dalmata libero ripor-ta in prima pagina la foto dei relatori e a pagina 5, 6 e 7, le foto la cronaca della surrea-le riunione triestina ignorata totalmente dai giornali degli esuli, ad eccezione de L’Arena di Pola e da Il Dalmata libero e da Il Piccolo di cui riportia-mo la cronaca della riunione informale e le precisazioni di Renzo de’Vidovich. Insomma, tutta Trieste che leg-ge Il Piccolo sa queste cose, mentre tutti gli altri le appren-deranno solo con questo nu-mero e ciò spiega la diversa sensibilità dei triestini, infor-mati da più parti di tutto e di quella degli altri Dalmati spar-si nel mondo che sanno solo quello che Il Dalmata scippato da Padova consente loro di sa-pere. Sulla riunione informale di Trieste neanche un rigo. Particolarmente benemerita La Voce del Popolo dei “ri-masti” che ha dedicato il tito-lo a tutta pagina della prima e della quarta pagina dove vengono dati numeri assai importanti, che gli esuli non

debbono sapere perché ri-schiano di infuriarsi come i tori. “La Croazia ha risarcito fi nora 22.516 persone, i cui sostanziosi indennizzi dei beni confi scati da Tito sulla base di 10.138 sentenze dei Tribunali croati diventate defi nitive con una spesa di 1 miliardo e 777 milioni di kune”. Oltre alle somme stanziate dal Bilancio croato, il Governo ha lanciato un “obbligazione totale” di ol-tre 50 milioni di euro, per far fronte alle prossime sentenze dei Tribunali croati che riguar-dano anche i cittadini stranieri.

E gli italiani? Gli accordi italo-jugoslavi tra il Governo di Tito ed il Governo consociativo Dc-Pci che hanno svenuto i beni degli esuli ma, da quando la Croazia è entrata nell’Unione europea sono passibili di rico-noscimento da parte delle Cor-ti di giustizia europee, come ha detto nel suo intervento al Consiglio comunale del 14 giugno nel suo intervento Pa-olo Sardos Albertini, ovvia-mente saltato da Il Dalmata epurato a Padova, ma che noi riportiamo a pag. 7.

Da alcuni giorni la dott. Maja Medić, Corrispondente con-solare di Spalato dall’aprile scorso, dispone fi nalmente di un proprio locale situato nel-lo stesso palazzo che ospitava l’ampio e funzionale Consola-to di Spalato. Così, dopo die-ci mesi ritorna a Spalato una nostra presenza consolare in attesa che venga nominato un Console onorario. Si è detta dispiaciuta a dover ancor oggi spiegare a molti italiani di “non aver competenza di rin-novare i documenti scaduti”.

RIAPERTA FINALMENTELA SEDE CONSOLARE A SPALATO

La Voce del Popolo di Fiume del 21/07/2014

Come sempre, il nostro giornale èonsultabile, insieme alle altre 83 pubblicazioni del-la Delegazione di Trieste sul sito www.dalmaziaeu.it che pubblica anche alcuni pezzi di cronaca apparsi su L’Arena di Pola che i lettori non trovano on-line. Gli amici che vogliono ricevere notizie aggiuntive on-line, sono pregati di comunicarci il loro indirizzo di posta elettronica alla nostra e-mail:[email protected].

IL DALMATA LIBERO agosto 2014 pag.13

Incontro ad Anacapri con Staf-fan de’Mistura nominato dal-lo Stato svedese Console del Regno di Svezia e Sovrinten-dente della Fondazione Axel Munthe. La casa, il parco, il museo, tutto in un oasi di pace e di bellezza sono territorio svedese in terra italiana. La visita del museo e del bellis-simo parco si è conclusa sul-la terrazza con un frizzantino guardando il meraviglioso pa-norama caprese. Negli stessi giorni il “nostro Console” è stato nominato anche rappre-sentante Onu per la Siria e gli facciamo le nostre più sentite congratulazioni.

Villa San Michele è un luogo di chi desidera, sogna e cerca risposte. Un luogo dove in-contri internazionali e il dia-logo tra persone di ogni parte del mondo può avvenire nella pace e bellezza dei suoi magi-ci scenari. Così dice Staffan e così è stato: una grande ed af-fettuosa accoglienza.

Chiara Motka

GENEVIENNE E STAFFAN de’ MISTURA AD ANACAPRI CONSOLI SVEDESI DELLA TENUTA DI AXEL MUNTHE

STATUA DI BUDINICH DELLO SCULTORE CORRADINI OFFERTA ALLA SISSA

La Fondazione Rustia Traine di Trieste e la Delegazione dei Dalmati di Trieste hanno proposto la fusione in bronzo e la posa della statua che riproduce Paolo Budinich alla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste. La Sissa è stata tenacemente voluta e fondata dal lussignano e grande scienziato di fama internazionale Paolo Budinich che è stato, tra l’altro, un valoroso uffi ciale pluridecorato della Marina militare italiana. Dopo il siluramento della sua nave, rimase naufrago in mare per ore dopo la battaglia navale di Capo Matapan del 28-29 marzo 1941, durante la quale furono affondati gli incrociatori pesanti Zara, Fiume e Pola, quasi un presagio della fi ne che avrebbero fatto queste tre città. Il noto scultore Pino Corradini ha offerto il calco gratuitamente, benché le sue opere abbiano sul mercato una quotazione di tutto riguardo.

I marchesi Genevienne e Staffan de’ Mistura insieme alla Vice Presidente della Fondazione Rustia Traine e dei Dalmati di Trieste Chiara Motka in visita alla villa San Michele

UN DALMATA IN PIÙ A TRIESTE

Enrico Focardi con la moglie Martina De Vecchi e il piccolo Edo-ardo Vittorio, la cui nascita ha avuto luogo il 17 luglio scorso (in coincidenza con il compleanno del papà), preannunciata dal nostro giornale e vivamente attesa dalla Comunità dalmatica di Trieste.

NOZZE DALMATICHE NEL VENETO

Il 14 giugno scorso, in Villa Valmarana a Noventa Padovana, si sono sposati Caterina Bicciato e Wladimiro de’Vidovich. La fi glioletta Mia di due anni e mezzo è riuscita, nonostante la tenera età, nell’impresa di portare le fedi a mamma e papà.

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LETTERE AL DIRETTORE CHE NON C’ÈHa portato una ventata d’ilarità la mozione presen-tata al Consiglio comunale di Padova del 14 giugno scorso che invitava Renzo de’Vido-vich a scrivere una lettera al Direttore dell’edizione de Il Dalmata scippato da Padova, per due ragioni: perché nella nuova testata non c’è il Di-rettore, ma solo un Direttore responsabile il che - per chi si intende di giornali – signi-fi ca ricoprire una carica da parte di un collega iscritto all’Albo dei Giornalisti che si presta a dare il suo nome per consentire l’uscita del giornale di cui risponde solo sul piano giuridico ma non culturale e politico. Infatti, nel n. 84 del luglio scorso, il Direttore responsabile de Il Dalmata di Padova non ha scritto neanche un rigo. La seconda ragione d’ilarità è che non si è mai visto un Consiglio comunale che in-vita un consigliere a scrivere una lettera che poi non viene neppure pubblicata, perché il testo era diverso da quel-lo che speravano i fi rmatari della mozione. Perché non scrivere direttamente il testo della lettera che dovrà essere fi rmata da de’Vidovich, come si faceva ai bei tempi dei com-pagni Tito, Stalin e Mao? Insomma, il giornale che ha rappresentato i Dalmati per diciotto anni, Il Dalmata re-datto a Trieste, è caduto in mano a debuttanti allo sba-raglio che hanno il solo com-pito di allontanare i lettori dal giornale e far morire una voce che fi nora è stata au-torevole, imitata dagli altri giornali e soprattutto seria.

LA BANDA DEI QUATTRO DI PADOVA VUOL CHIU-DERE TRIESTEIn barba allo Statuto che ne ga-rantisce l’autonomia e a 25 anni di attività a Trieste ed in Dal-mazia, apprendiamo dalla re-lazione letta frettolosamente al Consiglio comunale da Franco Luxardo che, in un momento di

delirio di onnipotenza “solleva de Vidovich dalla presidenza della nostra Delegazione di Trieste, e sospende provviso-riamente l’operatività della stessa e chiede ai suoi aderenti di comunicare alla Giunta una terna di nomi fra cui scegliere il nuovo presidente”. Premesso che la Delegazione di Trieste non è un’emanazione del Libe-ro Comune, ma è un organismo autonomo statutariamente rico-nosciuto e tutelato, al pari del Sindaco e della Giunta, Trieste precisa che tali decisioni non le sono mai state comunicate per-ché, se avesse ricevuto una rac-comandata con queste ingiun-zioni, sarebbe stata costretta ad impugnarle davanti alla Magistratura ordinaria. Cosa che faremo davanti al prossimo Consiglio comunale che a Pa-dova non ha avuto il tempo di esaminare la complessa vicen-da. Infatti, la relazione non è stata presentata in forma scritta (e quindi, nessuno l’ha potuta esaminare compiutamente) e non c’è stato il tempo neanche per iniziare la discussione su questo e su altri temi affron-tati. Infatti, furbescamente, è stato perso tempo prima con l’elenco di attività ordinarie, relegando in pochissimi mi-nuti i problemi veri. Compresi quelli connessi al tentativo di chiudere l’unico organismo del Comune che abbia una sede, un telefono, un gruppo consi-stente di collaboratori, un suo bilancio e che è fi nora l’unico a marcare la presenza degli esu-li dalmati in Dalmazia. Trieste precisa, infi ne, che è una novi-tà assoluta che la Delegazione di Trieste invii una terna di nomi tra i quali la Giunta sce-glierebbe il Presidente, cosa mai avvenuta ed assolutamen-te illegale. La Delegazione di Trieste da 25 anni elegge ogni

4 anni il proprio Presidente secondo un Regolamento in vigore fi n dalla sua fondazione.

REVISORI PRESTATI DALL’ANVGD, DIETRO I 4 DI PADOVA C’È IL VUOTODalla presentazione dei cin-que Revisori dei Conti da parte della Giunta abbiamo appreso che uno solo era di origine dalmata, ancorché non frequenti le nostre riu-nioni e ben quattro sono stati prestati da un’altra associa-zione di esuli. Questa scelta stravagante ha fatto gettare la maschera ai quattro di Pa-dova, dietro ai quali non c’è nessuno, neanche fi gli, coniu-gi o parenti. Dopo quest’os-servazione fatta al Consiglio comunale, la mansueta verba-lizzante ha tolto via dal Ver-bale la qualifi ca di dirigenti dell’Anvgd con i quali erano stati trionfalmente presentati, come se questo fosse un trofeo da esibire e non una prova di estrema debolezza da celare. Nel Verbale uffi ciale la quali-fi ca di dirigenti dell’Anvgd è stata sollecitamente elimina-ta. Resta, però, la prova che una politica affaristica che non trova appoggi, consensi e collaboratori, mentre quella idealistica del Rime, continua-ta della Delegazione di Trieste accoglie consensi ed adesioni. Come è dimostrato dal fatto che tutti e sei i candidati pro-posti da Trieste non solo sono tutti dalmati, ma anche perso-ne di prestigio, di livello e so-prattutto patrioti. Quattro su sei sono giovani!

L’INFORMATORE DISIN-FORMATO L’addetto padovano alla Dalmazia, Elio Ricciardi ha denunciato pubblicamente e con forza il fatto che tra gli esuli dalmati nessuno si inte-ressava minimamente della Dalmazia di oggi. Il ram-marico sarebbe stato vero e fondato se avesse precisato che parlava solo dei dalma-ti di Padova ed escludeva i dalmati di Roma, Mila-no e soprattutto di Trieste.

Quest’ultimi solo in questo scorcio di anno hanno pub-blicato una Guida di Cattaro in italiano ed in lingua mon-tenegrina, l’hanno presenta-ta a Venezia, Trieste, e Cat-taro. Inoltre, hanno sorretto il Liceo linguistico – infor-matico di Spalato, più volte

citato nel corso di questi cin-que anni di vita nell’edizio-ne triestina del giornale del quale riportiamo un articolo anche in questo numero. Si ignora anche l’azione politi-ca sorretta solo dai dalmati di Trieste per ottenere l’Asi-lo italiano di Zara, ancorché divenuto solo privato e non pubblico a causa delle fur-bizie dell’Unione italiana di Tremul con la tacita acquie-scenza del Sindaco e della Giunta di Padova. Si dimen-ticano inoltre i pluriennali corsi di lingua italiana tenu-tisi anche quest’anno in tutta la Dalmazia, ed il pagamento delle tasse annuali necessa-rie al salvataggio delle tom-be italiane di Cattaro. Tutto questo ed altro è stato fatto solo dai “maledetti triestini” e, quindi, è come se non fosse stato fatto. Incredibile!

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L’ultima trovata è di ridurre ad una disputa personale tra due galletti la cui età si aggi-ra intorno agli ottant’anni le gravi decisioni del proprieta-rio unico del Libero Comune che mettono a rischio la so-pravvivenza degli esuli e degli italiani residenti in Dalmazia. Niente di più inverosimile!Il fatto che in Dalmazia non si possano aprire scuole ed asi-li a carico dello Stato croato, come avviene regolarmente in Istria ed a Fiume, perché l’Unione italiana e la FederE-suli non vogliono richiedere l’applicazione dell’Accordo Dini-Granić del 5 novembre 1996 non ha proprio niente di personale, semmai è legato alla sopravvivenza politica di Tremul e Codarin i cui legami abbiamo spiegato ne Il Dal-mata libero del giugno 2014 a pag. 10.La disperata lettera della Pre-sidente della Comunità di Zara, Rina Villani, che abbia-mo intercettato e pubblichia-mo a pag. 10 è la riprova che eravamo fi n troppo speranzo-si quando prevedevamo che l’Asilo di Zara sarebbe dura-to un paio d’anni. Invece, già quest’anno potrebbe subire ri-tardi d’apertura ed interruzio-ni a causa della mancanza di regolari fi nanziamenti, perché l’Asilo è alla mercé dell’Unio-ne italiana di Tremul ed alla buona volontà fi nanziaria del-la Regione Veneto, del Comu-ne croato di Zara, ecc..Cosa ci sia di personale tra chi scrive e il nostro Proprietario non si riesce proprio a capire, anche perché bisognerebbe spiegare le ragioni per le qua-li Luxardo e Giunta abbiano costantemente avversato l’Ac-cordo Dini-Granić. Stufo di at-tendere e di pungolare, l’appli-cazione è stata richiesta uffi -cialmente da me con il Centro Ricerche Culturali Dalmate di Spalato, formato dalla Fonda-zione Rustia Traine di Trieste e dalle Comunità italiane di Dalmazia, riconosciute dall’Ui

Il “proprietario” del Libero Comune svende gli indennizzi degli esuli, censura le notizie indecenti, scippa Il Dalmata, silenzia le proteste dell’Asilo di Zara, tace sul voto dei “rimasti” nella Regione Fvg, sui 10 milioni di € dei beni dello Stato italiano intestati all’UI,…

e non. Tra le non riconosciute ricorderemo quella di Lesina, il boicottaggio per Ragusa e la Comunità di Cattaro e del Montenegro, respinta perché non fa parte della Repubblica di Croazia.Come sono stati spesi i fi -nanziamenti che solo nei tre anni scorsi prevedevano uno stanziamento di 2.300.000 € all’anno, cioè 4 miliardi e 600 mila delle vecchie lirette ogni santo anno, di cui sono a cono-scenza solo i due geni dell’al-ta politica Luxardo e Varisco, mentre tutti gli altri membri della Giunta e del Consiglio comunale sono tenuti all’oscu-ro? Insomma, si tratta di mi-lioni di euro, cioè di miliardi di vecchie lire che non sono bruscolini ed Il Dalmata si è limitato di chiedere di sapere come siano stati spesi e con quali risultati che poi, per la verità, nessuno di noi ha visto. Risposta: scippano Il Dalma-ta, per tapparci la bocca.Per evitare che queste rivela-zioni turbassero i nostri Ra-duni, ho abbandonato a metà il Raduno di Parma, non ho partecipato per protesta al Ra-duno di Abano ed ho chiesto la convocazione di un Consi-glio comunale straordinario su questi argomenti che, invece, sono stati accantonati e sosti-tuiti da una noiosa elencazio-ne di fatti ordinari, oltretutto sballati e si è dibattuto uno solo dei punti: la Fondazione del Mercimonio con poche e stentate notizie. Per saperne di più, abbiamo dovuto provoca-re una riunione informale del-la Federazione a Trieste di cui documentiamo l’esistenza con fotografi e in 1° pagina ed nelle pagg. 5-6, accompagnandole con le notizie più importanti, per farla fi nita con le accuse di essere “falso” e “bugiar-do” ripetute quattro volte nei nostri organismi interni e con mirabile faccia di bronzo, da Codarin, dopo che tutti ormai avevano ammesso il misfatto. Anche qui non c’è niente di

personale da parte mia. Non so se c’è qualcosa di personale per Luxardo, perché nessuno sa niente dello Statuto della Fondazione del Mercimonio e, quindi, se tra gli amministra-tori fossero presenti Luxardo e Varisco per gestire i 60 milioni di euro (120 miliardi di lire!), che la Fondazione credeva di avere nel sacco e che, invece, costituivano solo una pia illu-sione di alcuni mercanti, che credevano di essere dei politici sopraffi ni. Ma la ragione per la quale il “Proprietario” ha creato que-sto malessere sottraendo Il Dalmata dalla libera dispo-nibilità di tutti e limitandolo alla pubblicazione di notizie spesso pasticciate e taroccate, è legato alla proprietà dei beni immobili, intestato all’Ui, il cui ultimo acquisto è l’Asilo di Zara. Tutti questi beni sono stati pagati con soldi esclusivi dello Stato italiano, ma inte-stati a due società private. Il valore all’atto dell’acquisto di questi immobili era di ol-tre 10 milioni di euro, ma il valore reale ammonta circa a 30 milioni di euro, cioè 60 mi-liardi di lire. La nostra rivolta ideale e morale è cominciata quando ho ricevuto l’ordine da Luxardo di non pubblica-re i due articoli apparsi sul n. 80 a pagg. 4-5 ed ho risposto che, se riteneva opportuno di-fendere l’operato illegale della Cupola fi nanziaria che dirige le Unioni italiane di Fiume e di Capodistria (la gente nor-male in Istria, a Fiume ed in Dalmazia non ne sa niente) aveva tutto lo spazio per far-lo, ma rifi utavo, come sempre, censure oltretutto incompren-sibili. Sarei curioso di sapere cosa ci sia da parte mia di per-sonale in tutto ciò! È diffi cile dire, anche perché dopo aver rappresentato i Dalmati nella FederEsuli dalla sua fondazio-ne fi no a quando son arrivati i soldi, senza aver mai intascato una lira, è diffi cile sostenere che io abbia interessi personali

in materia. Tutte queste notizie sono state scritte, semmai, con un eccesso di moderazione al punto che non tutti le hanno capite, nell’edizione triestina de Il Dalmata, di cui ho fat-to il Direttore per diciott’an-ni senza aver mai preso una lira. Inoltre, la Delegazione di Trieste ha accumulato qualche debito per aver usufruito per vent’anni di luce, acqua, gas da riscaldamento, pulizie, si-stema di raffreddamento con annessi computer ed attrezza-ture informatiche di proprietà della Fondazione, rimandando il pagamento a momenti mi-gliori. Anche in questo caso, in qualità di Presidente, non solo ho sacrifi cato 5-6 ore di ogni santo giorno garantendo una presenza continuativa per or-ganizzare tutto quello che era necessario, soprattutto in Dal-mazia, senza guadagnare una sola lira, ma, anzi rimettendo-ci qualche soldarello, pagando inoltre tutte le spese di viaggio di tasca mia, per non parlare delle spese del cellulare, del telefono personale, dell’e-mail e dei lavori del computer fatti a casa mia.Nell’ultimo Consiglio comu-nale, dove si sarebbe potuto discutere tutte queste cose, senza turbare l’atmosfera dei radunisti che ignorano in gran parte questi non edifi canti pro-blemi, pur pesanti, perfi no la discussione su Il Dalmata è stata rinviata a Jesolo! Infatti, anziché affrontare il discorso sulla libertà di scrivere tutto quello che i Dalmati vogliono e debbono sapere, si è voluto ridurre il problema della li-bertà di stampa alla proprietà del giornale che è stata per diciott’anni della Delegazione di Trieste che l’ha pubblicato e che oggi viene consegnato ai censori di tutte quelle notizie sulla vita futura dei Dalmati italiani in Italia, nel mondo ed in particolare in Dalmazia. Si tratta di persone che non hanno speso dieci minuti per

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pensare a questi argomenti ma che pretendono di indirizzare la nostra Associazione secon-do quanto ha deciso la cupola politica che consiglia Codarin e Tremul, senza che nessuno sappia niente e senza che nes-suno possa, quindi, interve-nire. Il Consiglio comunale a Jesolo verrà chiamato ad assu-mere queste decisioni, per cui

invito i consiglieri e gli altri amici ad essere tutti presenti, per conoscere le verità nasco-ste ed esprimere un parere.

***E che dire del fatto che 4.500 mila “rimasti” vengono a vo-tare nelle elezioni del Friuli Venezia Giulia, riuscendo ad essere determinanti nell’ele-zione del Presidente della Regione (la Serracchiani ha battuto Tondo per circa 1.300 voti), il Sindaco di Trieste, di

Muggia, di Duino-Aurisina, ecc. ed i Presidenti delle Pro-vincie di Gorizia e di Trieste? C’è qualcuno tra di noi che è disposto ad ammettere che i 4.500 “rimasti” possano inter-ferire nelle elezioni regionali e comunali in Italia pur non avendo mai risieduto nel Friuli Venezia Giulia? Il tutto men-tre nessun esule, che pure è risieduto nella sua città o isola d’origine, ha la possibilità di votare nei Comuni croati e nel-

le Contee di Dalmazia, Istria e Fiume. Il Dalmata di Trieste ha denunciato questi fatti che hanno lasciato tutti increduli ed a bocca aperta, perché nes-suno pensava che esistessero intrighi politici così assurdi, anche perché non esiste alcu-na legge che preveda tutto ciò, ma solo una Circolare dell’Ai-re che non può sostituire una legge in materia.

Dir

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AGOSTINI CLAUDIO, Albignasego (PD), per simpatia e amicizia, € 50BARONI GIORGIO, Duino Aurisina (TS), per Il Dalmata libero, in memo-ria dei miei vecchi Baroni e Festini, € 20BERNETTI LILIANA, Trieste, in memoria di Giovanni, Tina e Giulia-no, €15BONE GRAZIELLA, Trieste, per Il Dalmata libero, € 10CAPURSO LIDIA, Macerata, per Il Dalmata libero, in memoria di mia sorella Maria Capurso, € 30CARSTULOVICH GIAN DOMENI-CO, Milano, contributo, € 10CASSANELLI NICLA, Milano, per Il Dalmata libero, € 20CECCOLI ADA, Trieste, ha raccolto, fi no al giorno della sua scomparsa, per Il Dalmata libero i contributi degli amici del Dalmazia Club 1874 Trieste che ci sono stati recapitati dal marito Marcello Gabrielli, € 165COURIR LAURA, Venezia Lido, per Il Dalmata libero contributo annuale 2014, € 20CRNKOVICH GROZDANA, Bre-scia, contributo a favore dei dalmati a nome anche di Gianfranco Crnkovich, € 40DUICHIN MARCO, Roma, per Il Dalmata libero, € 10GAMBA ZAIRA, Dongo Como, in memoria della sorellina Novella, se-polta a Zara, € 15GHERDINI ANDREA, Firenze, € 40GUTTY GIANFRANCO, Sgonico (TS), per Il Dalmata libero, € 40INCHIOSTRI PAOLETTI LUISA, Trieste, per Il Dalmata libero, € 50KALMETTA LUISA, Chieti Scalo, € 20KALMETTA LUISA, Chieti Scalo, € 20 (secondo versamento)LIPARI CHIELLI PINA, Pisa, € 20MARINCOVICH MARIAGRAZIA, Roma, contributo 2014, € 50MAYERLE GIGLIOLA, Bologna, per ricordare la mia carissima amica Annamaria Biasutti Branchetta, € 30MILLICH FRANCESCO e AMA-LIA, La Wantzenau (Francia), € 100MODER PAVICICH ALICE, Pescara, per Il Dalmata libero, € 30

MORATTO GIORGINA, Trieste, sono un istriana, amo la Dalmazia e le notizie che la stampa delle mie as-sociazioni non pubblica e Il Dalmata libero sì, € 20PACINOTTI ANNA MARIA, Firen-ze, in ricordo di Sergio, Beppina e Lido, € 20PANELLA RFFAELLA, Assisi (PG), per Il Dalmata libero, 15QUADRIO ITALO, Conegliano (TV), contributo 2014, € 20RABAR rag. FLAVIO, Ferrara, con-tributo, € 20RAGGI KARUZ SECONDO, Ariccia (Roma), anno 2014, € 50RAMACCIOTTI WALTER, Lucca, contributo anno 2014, € 10RAMPINI MARIA, Venezia Mestre, € 10RANIERI GOSPODNETICH RAF-FAELLA, Lurago Marinone, sosteni-tore, € 50RIEDLING ADRIANA, S. Benedetto del Tronto, in ricordo di papà Brani-miro Riedling, mamma Luigia e Bru-no mio fratello – un caro ricordo di Ulisse Donati, € 20RIGATTI ORSINI MIRELLA, Trie-ste, in ricordo di Giorgio Orsini, € 20ROSSETTI ALVARO, Livorno, € 10ROZBOWSKY RODOLFO, Muggia, in memoria dei propri cari, € 50RUBINI OTTONE, Toronto, per Il Dalmata libero, € 50RUZZIER GIOVANNI, Rimini, pro periodico, € 10SALAMON GUIDO, Roma, per ri-cordare i genitori Miro e Teresita e la sorella Annamaria, € 50SARTORETTI LAURA, Udine, per Il Dalmata libero, € 20SCANO ANTONIO, Cagliari, in ri-cordo del papà Scano Domenico, € 20SCARIZZA ADRIANA, Duino, con-tributo 2014, € 10SCHIAROLI ELIO, Trani (BAT), contributo, € 10SCHIAVINA DANIELA, Bologna, per ricordare mia madre Anna Curko-vic e tutti i miei cari che non ci sono più, € 25SCIORTINO STEFANO, Volta Man-tovana (MN), supporto al periodico, € 10

SCRIVANICH ANTONIA, Port Ar-thur, Tasmania, Australia, tramite Western Union (preghiamo i lettori esteri ad inviare i loro contributi tramite bonifi co bancario al Iban segnata nello statino di p. 2), € 94,47 SERRENTINO CECCONI MELINA, Venezia, € 30SICCARDI SERGIO, Trieste, sono indignato e sorpreso che nessuno agisca affi nché quattro – cinque mila rimasti, scelti tra i comunisti, venga-no ad inquinare le elezioni per il Pre-sidente della Regione Friuli Venezia Giulia, per il Consiglio regionale, per i Sindaci e i consigli comunali di Trieste, Gorizia, Muggia, San Dorligo della Valle, ecc. senza aver mai risie-duto nelle città della nostra Regione in cui votano. Gli esuli che invece hanno risieduto nelle loro città non possono certo votare in Istria o in Quarnero, € 20SIGOVINI ALDO, Lido di Venezia, contributo al giornale, € 20SIMONE PICCIRILLO RAFFAEL-LA, Rapallo (GE), contributo perio-dico, € 35SOCCI LORENZO, Ancona, contri-buto e quota di adesione, € 25SPINELLI ARMANDO, Lucca, ricor-dando la cara Domiziana e suo fratello Egidio Spinelli, € 20SPINELLI FRANCO, Montefi ascone, € 20STEFANI BIRGA TINA, Firenze, contributo, € 25STIPANOVICH ESTER, Milano, per la mia terra che tanto amo, € 5STIPANOVICH ESTER, Rimini, contributo anno 2014 (in ricordo di Antonietta Stipanovich De France-schi), € 20STIPCEVICH VANDA e PAOLA, Bologna, in memoria di Pietro Stipce-vich, sorella, fratello, mamma e papà fam. Stipcevich, € 30STRAUS TULLIO, Monfumo, contri-buto, € 20SVIRCICH ANUSKA, Torino, contri-buto 2014 in ricordo di mamma Mitzi, madre coraggio, € 50TAMINO MARIA GRAZIA, Roma, per tutti i cari Tamino - Varisco, € 30TARABOCCHIA GIORGIO, Trieste, per Il Dalmata libero, € 15

TOKIC BRUNO, Brescia, per il Dal-mata libero, € 10TOMMASEO LAURA e MARINA, Trieste, in memoria di N.H. Giampie-tro Tommaseo Ponzetta, € 100TOMMASO COSOLO, Fogliano, in memoria di Laura Zorzi nata a Veglia, € 25TRAPPOLI SUSANNA, Fano (PU), per Il Dalmata libero, in memoria del-la nonna Elisabetta Vlatcovich dalla nipote, € 20TRELEANI MARIA, Cagliari, soste-gno periodico, € 40UNICH GIANNI, Roma, in memoria dei miei genitori Unich Matteo e Be-nevenia Demida, € 15VALLERY PAOLO, Albisola Supe-riore (SV), contributo e tanti cari salu-ti zaratini alla Redazione e Direzione, € 20VENUTI COMAR MARIA GRA-ZIA, Trieste, per il giornale, € 20VILLANI PINA e CLELIA, Trento, in memoria dei genitori e delle sorelle Anita, Elena e Ugo, € 30VLADOVICH ALBINO e RINA, Marina di Pisa (PI), contributo, € 20WACKERMANN ILSE, Appiano, contributo, € 15ZANGHI ANNA e VINCENZO, Por-denone, € 50ZERAUSCHEK LUCIANO e ALI-CE, Trieste, per ricordare i nostri cari Tania, Riccardo, Renato, Mari, € 50ZERAUSCHEK MARSAN EMMA, Fertilia (SS), per ricordare mia sorella Rina, perché la gaveva sempre Zara nel cuore, € 20ZERAUSCHEK MARSAN EMMA, Fertilia (SS), ricordando con nostal-gia Zara e per ricordare la memoria di Vanni Rolli, € 20ZETTI ANTONIO, Spinea (VE), per il periodico anno 2014, € 20ZILIOTTO LUIGI, Roma, per aiutar-vi a non dimenticare, € 25ZOHAR DI KASTERNEGG ELE-NA, Mestre, contributo anno 2014, € 10ZUZZI EDDA, Lucca, contributo al periodico, € 20ZUZZI EDDA, Lucca, contributo, € 20 (secondo versamento)