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Volume 21 - Numero 12 DIcembre 2008 ISSN 0394-9303 Potenziamento della rete INFLUNET per la sorveglianza virologica dell'influenza DIsturbi mentali gravi: un'indagine nella popolazione di una zona montana del Trentino Trapianti e sport, nasce un progetto per aiutare i pazienti Poste italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale - 70% - DCB Roma dell’ I stituto Superiore di Sanità dell’ I stituto Superiore di Sanità Inserto BEN Bollettino Epidemiologico Nazionale Studio osservazionale "OKkio alla SALUTE", 2008 Obesità severa del bambino e fattori correlati Il punto sui bimbi che "saltano" la prima colazione www.iss w w.i iss ww s.it

Transcript of dell’dell’IIstituto stituto SSuperiore di uperiore di ...old.iss.it/binary/publ/cont/ON...

Volume 21 - Numero 12DIcembre 2008

ISSN 0394-9303

Potenziamento della rete INFLUNET per la sorveglianza virologica dell'infl uenza

DIsturbi mentali gravi:

un'indagine nella popolazione

di una zona montana del Trentino

Trapianti e sport,

nasce un progetto per aiutare i pazienti

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Bollettino Epidemiologico Nazionale

Studio osservazionale "OKkio alla SALUTE", 2008

Obesità severa del bambino e fattori correlati

Il punto sui bimbi che "saltano" la prima colazione

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SOMMARIOGli articoliPotenziamento della rete INFLUNET

per la sorveglianza virologica dell'influenza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3

Disturbi mentali gravi: un'indagine nella popolazione

di una zona montana del Trentino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11

Le rubricheNello specchio della stampa. Medicina ad hoc per la salute della donna . 10

News. Trapianti e sport, nasce un progetto per aiutare i pazienti . . . . . . . 16

Visto... si stampi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17

Bollettino Epidemiologico Nazionale (Inserto BEN) Studio osservazionale "OKkio alla SALUTE", 2008Obesità severa del bambino e fattori correlati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . i

Il punto sui bimbi che "saltano" la prima colazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . iii

L’Istituto Superiore di Sanità è il principale ente di ricerca italiano per la tutela della salute pubblica.

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© Istituto Superiore di Sanità 2008

Numero chiuso in redazione il 31 dicembre 2008 Stampa: Tipografia Facciotti s.r.l. Roma

Obiettivo del progetto

è quello di rafforzare la rete INFLUNET

affinché possa svolgere un ruolo attivo

anche in caso di emergenza

pandemica influenzale

pag. 3

pag. 11

pag. 16

Il progetto "Trapianto... e adesso sport"

intende incentivare la ricerca

sui benefici dell'attività sportiva

per i trapiantati

Sono presentati i risultati

di un'indagine sulla frequenza

di disturbi psichiatrici gravi mediante

la tecnica degli informatori chiave

Simona Puzelli1, Livia Di Trani2 e Isabella Donatelli11Dipartimento di Malattie Infettive, Parassitarie ed Immunomediate, ISS2Dipartimento di Sanità Pubblica Veterinaria e Sicurezza Alimentare, ISS

POTENZIAMENTO DELLA RETE INFLUNET

PER LA SORVEGLIANZA VIROLOGICA

DELL'INFLUENZA

RIASSUNTO - Il Centro Nazionale OMS per l’Influenza, istituito presso l'Istituto Superiore di Sanità, si avvale della colla-borazione di una rete di 15 laboratori periferici. In periodo interpandemico, l’attività di sorveglianza virologica è prio-ritariamente finalizzata all’aggiornamento della composizione vaccinale attraverso un'approfondita caratterizzazione antigenica e molecolare delle varianti virali circolanti nella stagione epidemica. In caso di emergenza pandemica risulta di primaria importanza l’identificazione tempestiva dei primi casi di influenza sul territorio nazionale, allo scopo di cir-coscrivere o rallentare la diffusione del virus nella popolazione. A tal fine, occorre far ricorso a metodiche di diagnosi rapida, poco utilizzate nella sorveglianza dell’influenza stagionale. Obiettivo del progetto è quello di procedere a un rafforzamento dell’attuale sistema di sorveglianza laboratoristica, attraverso l’implementazione di metodiche di diagno-stica avanzata e l’accreditamento dei laboratori partecipanti.Parole chiave: influenza, sorveglianza, pandemia

SUMMARY (Reinforcement of the influenza surveillance laboratory network (INFLUNET) - In Italy, a network of 15 peripheral laboratories cooperates with the National WHO Influenza Centre, established at the Italian National Institute of Health, in the surveillance activities. During the inter-pandemic period, the main purpose of this network is the antigenic and molecular characterization of any new virus variant for the annual influenza vaccine update. In a pandemic emergency, the major task of the network will be the rapid detection of the first cases of pandemic influenza in the country, in order to delay the virus spread in the population. In this case, the rapid molecular methodologies for influenza laboratory diag-nosis, less useful during the seasonal surveillance activities, become essential. The main objective of the present project is the reinforcement of the current influenza surveillance laboratory network through the implementation of diagnostic methodologies and laboratories validation. Key words: influenza, surveillance, pandemic [email protected]

L’influenza, malattia respiratoria acuta alta-mente contagiosa, costituisce ancora oggi una delle infezioni più diffuse su scala mondiale,

in grado di provocare nell’uomo manifestazioni mor-bose di diversa intensità, dalle ricorrenti epidemie alle ben più gravi, anche se rare, pandemie influenzali. L’importanza di questa patologia per la sanità pubblica è da ricondurre principalmente all'ubiquità dell’agen-te eziologico virale, all'elevata capacità di trasmissio-ne, all’esistenza di serbatoi naturali (rappresentati da numerose specie animali) e alle possibili gravi com-plicanze che può causare, soprattutto in categorie di persone considerate “a rischio”.

Alla base dell’epidemiologia dell’influenza vi è la capacità dei virus influenzali di variare, cioè di acquisire cambiamenti nelle proteine di superficie che permet-

tono di superare la barriera immunitaria presente nella popolazione che ha contratto l’infezione negli anni precedenti. Questa marcata instabilità genetica impone una costante sorveglianza sanitaria e una ripetuta vac-cinoprofilassi, basata su antigeni virali continuamen-te rinnovati e correlati ai nuovi ceppi emergenti in natura. Per questo motivo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha attivato, fin dagli anni ’40, un programma mondiale di sorveglianza, a cui partecipa una rete di oltre 110 laboratori nazionali dislocati in tutto il mondo, coordinati da 4 centri di riferimento internazionali. L’Italia partecipa a questo programma attraverso il Centro Nazionale Influenza-NIC (istituito presso il Dipartimento di Malattie Infettive, Parassitarie ed Immunomediate dell'Istituto Superiore di Sanità, ISS), avvalendosi, a sua volta, di una rete di 15 labo-

Not Ist Super Sanità 2008;21(12):3-9 3

ratori periferici, principalmente collegati a strutture accademiche (rete INFLUNET) e distribuiti sul terri-torio nazionale. Questa rete è in grado di raccogliere e caratterizzare i ceppi influenzali circolanti nelle Regioni monitorate, fornendo le informazioni necessarie per l’aggiornamento annuale del vaccino utilizzabile in ambito nazionale ed europeo.

L’attuale Piano Nazionale di preparazione e risposta a una Pandemia Influenzale (PPN) pre-vede, tra le azioni chiave da mettere in campo per limitare e/o ritardare la diffusione di un’infezione sostenuta da un nuovo ceppo virale, l’ampliamento e il rafforzamento dell’esistente rete di laboratori INFLUNET. Tale sistema, infatti, è sempre stato in grado di soddisfare i bisogni della sorveglianza dell’influenza in periodo interpandemico, priorita-riamente finalizzata all'identificazione e alla caratte-rizzazione delle nuove varianti antigeniche e al con-seguente aggiornamento della composizione vacci-nale, ma non risulta sufficientemente elastico per garantire una diagnosi molecolare rapida, associata a una situazione di emergenza pandemica. Infatti, in caso di pandemia, la missione della rete non è più soltanto l'individuazione delle varianti antigeniche ai fini vaccinali, ma la rapida ed efficiente diagnosi di laboratorio dell’influenza, al fine di circoscrivere i primi casi di influenza e di rallentarne la diffusione nella popolazione. Ulteriori carenze dell’attuale rete, in riferimento all’emergenza pandemica, riguardano la quasi totale assenza di strutture ospedaliere e la distribuzione geografica, ancora marcatamente ete-rogenea, degli attuali 15 laboratori.

Obiettivo principale del presente progetto è, quin-di, quello di rendere l’attuale sistema di sorveglianza virologica in grado di svolgere un ruolo attivo anche in caso di emergenza pandemica. Gli obiettivi specifici sono di seguito dettagliatamente elencati:• ampliamento della copertura geografica dell’attua-

le rete INFLUNET;• arruolamento di strutture ospedaliere, con parti-

colare riferimento a quelle dotate di unità di isola-mento per i casi pandemici e di adeguate strutture laboratoristiche di contenimento virologico (BSL3 certificate);

• potenziamento delle capacità diagnostiche dei laboratori afferenti alla rete e di quelli di nuova identificazione, attraverso l’implementazione di metodiche molecolari di diagnosi rapida, in grado di ridurre a 3 ore il tempo di risposta diagnostica.Per il raggiungimento di tali obiettivi, il progetto è

stato articolato nelle seguenti 4 fasi:1. identificazione di nuovi laboratori potenzialmente

arruolabili, su segnalazione delle Regioni;2. accreditamento dei laboratori già afferenti alla

rete e dei nuovi, attraverso un controllo di qualità (QCA), per verificarne le capacità diagnostiche;

3. formazione e addestramento tecnico/laboratoristi-co per l’armonizzazione e/o implementazione delle metodiche di diagnosi rapida (Real-time RT-PCR, Polymerase Chain Reaction);

4. classificazione e identificazione del potenziale ruolo dei laboratori nei diversi scenari epidemici e/o pandemici, così come specificati nel PPN e nelle linee guida dell’OMS.

Metodi

Controllo di Qualità (QCA)

Per lo svolgimento del QCA, previa distribuzione di un questionario finalizzato alla conoscenza delle tecni-che e dei reagenti impiegati per la diagnosi dell’influenza da ognuno dei 15 laboratori già afferenti alla rete, è stato distribuito a ciascuno di essi un pannello di campioni cli-nici simulati, contenenti miscele di cellule non infettate (da usare come controllo negativo) e di cellule infettate con diverse concentrazioni di virus appartenenti a tipi e sottotipi diversi di virus influenzali (Tabella 1). Oltre ai virus influenzali epidemici, il pannello conteneva virus inattivato dell’influenza aviaria H5N1, per verificare le capacità diagnostiche verso nuovi sottotipi.

S. Puzelli, L. Di Trani, I. Donatelli

4

A ciascun laboratorio è stato richiesto di inviare al NIC i risultati preliminari delle prove entro 7 giorni e quelli definitivi entro 28 giorni. La valutazione della performance di ogni singolo laboratorio è stata effettuata mediante attribuzione di 2 tipi diversi di punteggio: • punteggio “globale” (corretta identificazione del

campione negativo/positivo e dell’eventuale tipo/sottotipo virale);

• punteggio di “identificazione” (capacità di identi-ficare la variante antigenica).Nell’attribuzione del punteggio, è stato assegnato

a ciascun errore un determinato valore, che è stato poi sottratto al valore di 100, considerato come punteggio massimo.

Formazione e addestramento tecnico/scientifico

Sulla base dei risultati del QCA, tra ottobre e dicembre 2007 è stato organizzato un Programma di formazione tecnico/laboratoristico articolato in 4 giornate secondo un calendario concordato con tutti i laboratori dell’attuale rete. Per raggiungere tale obiettivo, è stato necessario organizzare i corsi in un periodo di 8 settimane ospitando, ogni set-timana, rappresentanti di 2 laboratori. Il corso di formazione prevedeva esercitazioni relative a tutte le tecniche tradizionali e molecolari utilizzabili per

la diagnosi dei virus influen-zali e per la valutazione delle caratteristiche antigeniche dei virus circolanti (isola-mento virale in colture cel-lulari e in uova embrionate di pollo, titolazione e tipiz-zazione virale con metodi sierologici standard e immu-nofluorescenza). Particolare attenzione è stata dedicata alle metodiche di diagnosi molecolare rapida (RT-PCR e Real-time PCR).

Verifica post-training

I risultati ottenuti durante la stagione influenzale 2007-08 sono stati utilizzati per verificare l’eventuale miglio-ramento dei dati ottenuti da ciascun laboratorio, con par-

ticolare riferimento alle metodiche non ancora in uso prima dei corsi e acquisite nell’ambito degli stessi.

Classificazione finale dei laboratori

dell’attuale rete INFLUNET

La classificazione dei laboratori ha seguito criteri che tengono conto, da una parte, delle capacità tec-niche e dei tempi di risposta diagnostica e, dall’altra, della disponibilità di strutture di contenimento bio-logico e/o della possibilità di attivare, sulla base di accordi regionali, una reperibilità su 7 giorni e per 24 ore (d7 h24). In base alle risultanti caratteristiche, cia-scun laboratorio è stato classificato in considerazione del potenziale ruolo che esso può svolgere nelle diverse fasi del PPN, previste dall’OMS.

Risultati

Attività svolte per il rafforzamento

dell’attuale rete INFLUNET

I risultati del QCA ottenuti da ciascun laboratorio sono riportati in Tabella 2. Per ogni laboratorio è stato usato un codice di identificazione. Per quanto riguarda il punteggio globale conteggiato, 7 laboratori hanno ottenuto 100, 4 laboratori un punteggio com-preso tra 90 e 100, 3 compreso tra 61,5 e 86 e 1

Sorveglianza virologica dell'influenza

5

Tabella 1 - Pannello di campioni clinici “simulati”

Campioni “simulati”

Tipo e sottotipo

di virus influenzale Ceppo virale Titolo virale (TCID50*/ml)

Negativo Cellule MDCK** Negativo A/H1N1 A/New Caledonia/20/99 100 A/H1N1 A/New Caledonia/20/99 10.000 A/H3N2 A/Panama/2007/99 100 A/H3N2 A/Panama/2007/99 10.000 A/H3N2 A/California/7/04 10 A/H3N2 A/California/7/04 1.000 B B/Shandong/7/97 10 B B/Shandong/7/97 1.000 B B/Jiangsu/10/2003 100 A/H5N1 A/Vietnam/1194/04 (inatt.) 10-5a

A/H5N1 A/Vietnam/1194/04 (inatt.) 10-3a

A/H1N1 A/New Caledonia/20/99 (inatt.) 10-6a

(*) Dosi infettanti colture di tessuto al 50%; (**) Madin Darby Canine Kidney - cellule di rene di cane; (a) diluizione di lavoro utilizzata, a partire da uno stock concentrato di virus inattivato in dotazione presso il Centro Nazionale OMS per l'Influenza

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solo inferiore a 50. Per quanto riguarda il punteggio di identificazione, 2 laboratori hanno identificato tutte le corrette varianti antigeniche incluse nel pannello, 4 laboratori hanno riportato un punteggio compreso tra 68 e 84, 1 solo laboratorio ha riportato un punteggio inferiore a 30 e 8 laboratori non hanno invece fornito al NIC alcun dato.

In Tabella 3 è riportata la valutazione delle compe-tenze tecnico/laboratoristiche di ciascun laboratorio, ottenuta secondo i metodi precedentemente descritti e tenendo in considerazione il potenziale ruolo che i diversi laboratori sono in grado di svolgere nelle diverse fasi del PPN, sulla base dei requisiti elencati in Tabella 4.

Tabella 2 - Risultati conseguiti dai laboratori dell’attuale rete INFLUNET nel QCA

Codice Punteggio Errori Punteggio Errori

laboratorio globale nel campione risultati forniti di identificazione nel campione risultati forniti

1 100 NA * Identificazioni non eseguite

2 100 76 H1/NewCal (inatt.) non caratterizz. H5/Vietn (inatt.) non caratterizz. H5/Vietn (inatt.) non caratterizz.

3 93 H1/NewCal H3 NA * Identificazioni non eseguite H1/NewCal H3

4 79 H3/Pan Neg NA * Identificazioni non eseguite H3/Calif Neg H1/NewCal (inatt.) Neg

5 96,5 H3/Calif non sottotipizz. 68 H5/Vietn (inatt.) non caratterizz. H3/Pan non caratterizz. H3/Calif non caratterizz. B/Jiangsu non caratterizz.

6 100 84 H5/Vietn (inatt.) non caratterizz. H5/Vietn (inatt.) non caratterizz.

7 61,5 H5/Vietn (inatt.) Neg NA * Identificazioni non eseguite H3/Calif Neg H1/NewCal (inatt.) Neg H5/Vietn Neg H3/Pan non sottotipizz. H3/Pan non sottotipizz. H3/Calif non sottotipizz.

8 100 100

9 100 76 H1/NewCal (inatt.) non caratterizz. H5/Vietn (inatt.) non caratterizz. H5/Vietn (inatt.) non caratterizz.

10 93 H1/NewCal (inatt.) Neg 28 Flu A non identificati

11 86 B/Shand: Neg NA * Identificazioni non eseguite H1/NewCal Neg

12 100 100

13 45 H3/Calif Neg NA * Identificazioni non eseguite H3/Calif Neg Mancano tipizzazioni

14 90 H3/Calif Neg NA * Identificazioni non eseguite

15 100 NA * Identificazioni non eseguite

(*) NA = non assegnato

S. Puzelli, L. Di Trani, I. Donatelli

Sorveglianza virologica dell'influenza

7

Tabella 3 - Classificazione finale dei laboratori e identificazione del loro potenziale ruolo nelle diverse fasi del PPN

Metodiche tradizionali Diagnosi molecolarre Fasi 3-6*

Laboratorio Isolamento Analisi PCR Real-time Tempi minimi Strutture di D7 Fasi Rif. Rif.

(codici) virale sierologiche PCR di diagnosi biocontenimento H24 1-2** regionale sopra-

regionale

1 sì sì sì sì 3 ore Bsl3 sì sì sì sì 2 sì sì sì sì 3 ore Bsl3 sì sì sì sì 5 sì sì sì sì 3 ore Bsl3 noa sì sìb sìb 6 sì sì sì sì 3 ore Bsl3 sì sì sì sì 8 sì sì sì sì 3 ore Bsl3 sì sì sì sì 9 sì sì sì sì 3 ore Bsl3 noa sì sib sib 11 sì sì sì sì 3 ore Bsl3 sì sì sì sì 4 sì sì sì no 8 ore Bsl2+ no sì no no 10 sì sì sì no 8 ore Bsl3 noa sì no no 12 sì sì sì noa 8 ore Bsl2+ sì sì no no 14 sì sì sì no 8 ore Bsl2+ no sì no no 15 si si si no 8 ore Bsl3 no sì no no 3 sìa no sì sì 3 ore Bsl3 sì no sì no 7 sì sì sì sì 3 ore Bsl2+ no noc no no 13 sì no no no 2-7giorni Bsl2+ sì no no no

(*) Periodo allerta pandemico/pandemia; (**) periodo interpandemico; (a) in via di attivazione; (b) subordinata ad attivazione d7 h24; (c) subordinata a invio di isolati virali al NIC

Tabella 4 - Classificazione dei laboratori in base ai requisiti strutturali/organizzativi richiesti

Requisiti per svolgere attività diagnostica in periodo inter-pandemico (Fasi 1-2 del PPN)

Requisiti minimi• • Disponibilità di strutture di contenimento biologico BSL2+• • Isolamento in substrati cellulari di virus influenzali (A/H1, A/H3 e B)• • Caratterizzazione antigenica dei virus con metodi sierologici (Test HI)• • Uso di tecniche RT-PCR per tipizzazione e sottotipizzazione di ceppi virali umani (A/H1, A/H3 e B) Ulteriori competenze• • RT-PCR per sottotipizzazione di virus A/H5• • Real Time RT-PCR• • Sequenziamento genomico• • Analisi filogenetiche delle sequenze genomiche

Requisiti per svolgere attività diagnostica in periodo di allerta pandemica e/o pandemia (Fasi 3-6 del PPN)

Livello di riferimento regionale• • Disponibilità di strutture di contenimento biologico BSL2+• • Real Time RT-PCR per tipizzazione e sottotipizzazione di ceppi umani, anche potenzialmente pandemici (A/H1, A/H3, A/H5 e B)• • Capacità di dare una risposta diagnostica entro 3 ore dal ricevimento del campione• • Disponibilità o possibilità di attivare una reperibilità d7 h24, sulla base di accordi regionali Livello di riferimento sopra-regionale• • Disponibilità di strutture di contenimento biologico BSL3• • Real Time RT-PCR per tipizzazione e sottotipizzazione di ceppi umani, anche potenzialmente pandemici (A/H1, A/H3, A/H5 e B)• • Capacità di dare una risposta diagnostica entro 3 ore • • Disponibilità o possibilità di attivare una reperibilità d7 h24, sulla base di accordi regionali• • Isolamento in substrati cellulari di virus influenzali (A/H1, A/H3, A/H5 e B)

Centro Nazionale Influenza (NIC)

Si intende un laboratorio che, su designazione del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, fa parte della rete mondiale dei laboratori coordinati dall’OMS per lo svolgimento delle attività di sorveglianza del Global Influenza Programme (GIP). Tutti i laboratori della rete vengono regolarmente validati attraverso lo svolgimento di External Quality Assessment Projects (WHO-EQAP), svolti semestralmente. Essi sono notificati e registrati presso il Centro Europeo di Controllo delle Malattie di Stoccolma.

Ampliamento della rete INFLUNET

L’identificazione di nuovi laboratori, potenzial-mente arruolabili nella rete INFLUNET, è avvenuta con la partecipazione delle Regioni, che hanno segna-lato la presenza sul territorio di strutture in grado di rispondere ai requisiti richiesti dal Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali e dall’ISS. Sono stati inizialmente segnalati 23 nuovi laboratori, a cui è stato inviato lo stesso questionario. Di questi,

solo 15 laboratori hanno compilato il questionario e, tra quest'ultimi, soltanto 14 hanno partecipato al QCA (Figura 1, Tabella 5).

Attività future

Lo svolgimento del QCA dei nuovi laboratori e la valutazione della loro performance sono state svolte con modalità analoghe al primo QCA. I risultati delle attività e la programmazione dell’eventuale attività

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G E

M I

BZ

T S

PR

F I

PG

RM

SI

SS

NA

TO

LE

PD

PA

G E

M I

BZ

T S

PR

F I

PG

RM

SI

SS

NA

TO

LE

PD

PA

NIC-ISS

NIC-ISS

Regioni prive di laboratori di riferimento

Attuale rete INFLUNET: 15 laboratori

• • ASL di Bolzano• • Università di Milano• • Ospedale “Amedeo di Savoia” di Torino• • Università di Genova• • Università di Padova• • Università di Trieste• • Università di Parma• • Università di Firenze• • Università di Siena • • Università di Perugia• • Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma• • Università di Napoli “Federico II”• • Università di Lecce• • Università di Palermo• • Università di Sassari

14 nuovi laboratori potenzialmente arruolabili

• • Azienda Ospedaliera "Maggiore della Carità“ di Novara • • Policlinico " San Matteo“ di Pavia• • Azienda Ospedaliera "L. Sacco“ di Milano• • Policlinico “Sant'Orsola Malpighi“ di Bologna• • Azienda Ospedaliera Università di Pisa• • Azienda Ospedaliera Università "Ospedali Riuniti“ di Ancona• • Ospedale "L. Spallanzani“ di Roma• • Presidio Ospedaliero Pescara• • Policlinico di Bari• • Azienda Ospedaliera "Cotugno“ di Napoli• • Azienda Ospedaliera "V. Monadi“ di Napoli• • Azienda Ospedaliera "Annunziata" di Cosenza• • Presidio Ospedaliero di Teramo• • Presidio Ospedaliero di Larino

Figura 1 - Potenziamento della rete INFLUNET

S. Puzelli, L. Di Trani, I. Donatelli

Sorveglianza virologica dell'influenza

9

formativa da intraprendere rappresentano la prossima fase di svolgimento del programma. Al termine di tutte le attività previste dal progetto, i risultati saranno discussi presso il Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali onde definire il potenziale ruolo di questi nuovi laboratori accreditati all’interno di cia-scuna Regione competente per il territorio.

Conclusioni

I risultati del QCA e le verifiche post-training, svolte nell’ambito delle attività di sorveglianza viro-logica stagionale, hanno messo in evidenza, per la quasi totalità dei laboratori afferenti alla rete, un palese miglioramento delle competenze tecnico/laboratoristiche, sia per quanto riguarda la sensibi-lità dei metodi utilizzati sia nell’implementazione delle metodiche di diagnostica molecolare rapida. Complessivamente, 7 laboratori hanno confermato la rispondenza a tutti i requisiti necessari allo svolgi-mento dell’attività diagnostica per l’influenza, oltre che in periodo interpandemico anche in periodo

di allerta pandemico e/o pandemia e sono pertanto identificabili come possibili laboratori di riferimento regionale e sopra-regionale.

Cinque laboratori hanno confermato di rispondere a tutti i requisiti necessari per poter svolgere attività di sorveglianza virologica in periodo interpandemico (Fasi 1 e 2 del PPN). La possibilità di essere identifi-cati anche quali laboratori di riferimento regionale e/o sopra-regionale rimane per ora subordinata al migliora-mento, peraltro già in fase di attivazione per la maggior parte di essi, di alcune definite capacità tecniche, prin-cipalmente per quanto riguarda la capacità di fornire il risultato diagnostico in tempi estremamente ristretti (≤ 3 ore). Inoltre, risulta essenziale che tutti i laboratori possano disporre di strutture di contenimento biologi-co adeguate e che siano in grado di attivare, sulla base di accordi regionali, una disponibilità d7 h24.

Ringraziamenti

Si ringraziano per la collaborazione: Marzia Facchini, Maria Interisano, Concetta Fabiani, Edoardo Vignolo, Renzo Di Pasquale, Marcella Nenci e Tiziana Grisetti.

Tabella 5 - Nuovi laboratori segnalati dalle Regioni come potenzialmente arruolabili

Regione Laboratori inizialmente segnalati Laboratori Laboratori

(hanno tutti ricevuto il questionario) che hanno restituito partecipanti

il questionario al QCA

Valle D’Aosta • • ASL della Valle D’Aosta no no Piemonte • • Azienda Ospedaliera “San Giovanni Battista” Molinette di Torino sì no • • Azienda Ospedaliera “Maggiore della Carità” di Novara sì sì Lombardia • • Ospedale "L. Sacco" di Milano sì sì • • Ospedale “San Raffaele” di Milano no no • • Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico Policlinico “San Matteo” di Pavia sì sì Emilia-Romagna • • Policlinico "Sant’Orsola Malpighi" di Bologna sì sì Toscana • • Università di Pisa sì sì Marche • • Azienda Ospedaliera “Ospedali Riuniti” di Ancona sì sì Lazio • • Azienda Ospedaliera "Lazzaro Spallanzani" di Roma sì sì Abruzzo • • Presidio Ospedaliero di Pescara; sì sì • • Presidio Ospedaliero di Teramo sì sì • • Presidio Ospedaliero dell’Aquila ritiratosi formalmente • • Presidio Ospedaliero di Avezzano no no Molise • • Presidio Ospedaliero “G. Vietri” di Larino (Campobasso) sì sì Puglia • • ASL BA/4 Policlinico di Bari sì sì • • Unità Operativa "Perrino” di Brindisi no no Campania • • Azienda Ospedaliera “Cotugno” di Napoli sì sì • • Unità Operativa “V. Monadi” di Napoli sì sì Calabria • • Azienda Ospedaliera “Annunziata” di Cosenza sì sì • • Azienda Ospedaliera “Mater Domini” di Catanzaro no no • • Azienda Ospedaliera “Pugliese Ciaccio” di Catanzaro no no • • Azienda Ospedaliera “Bianchi-Melacrino Morelli” no no di Reggio Calabria

Totale laboratori 23 15 14

Nello specchio della stampa

10 Not Ist Super Sanità 2008;21(12):10

Alla medicina di genere vanno 2,7 milioni

16 dicembre 2008

Un progetto strategico tutto orientato al femminile, per la prima volta in Italia. Si tratta dell’iniziativa “Salute della donna. La medicina di genere come obiettivo strategico per la Sanità pubblica” ed è finanziato con 2,7 milioni dal Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali.Presentato la scorsa settimana nel corso di un convegno all’Istituto Superiore di Sanità, il progetto coordinato da Stefano Vella (ISS) integra le conoscenze biomediche, in particolare sulle medicine metaboliche, sulla medicina del lavoro e sulle reazioni avverse ai farmaci, che sono più frequenti e gravi nella donna, con quelle sociali ed econo-miche, per arrivare ai programmi di prevenzione e a linee guida mirate.A chiedere un focus specifico sulla salute al femminile era del resto intervenuto, solo pochi giorni prima, il Comitato nazionale di bioetica con il parere “la sperimentazione farmacologica sulle donne”, in cui i saggi del CNB mettono in guardia contro il rischio di test che non tengano “in suf-ficiente considerazione la loro specificità e il cambiamento delle condizioni di salute femminile, con un conseguente aumento degli effetti collaterali”. Da qui l’invito a una speri-mentazione differenziata “anche se poco redditizia”, a “pro-muovere la partecipazione ai trial clinici” e a “sollecitare una formazione sanitaria attenta alla dimensione femmini-le nell’ambito dei test, oltre che della ricerca e della cura”.

Il progetto coordinato da Vella si articola in cinque unità di studio, distribuite sul territorio nazionale: “Malattie metabo-liche e salute della donna: studi patogenici e approcci tera-peutici innovativi” (ISS); “Ormoni sessuali come determinanti di genere nella risposta immune e nello sviluppo di malattie autoimmuni e metaboliche” (IRCCS IFO di Roma); “Interferenti endocrini negli ambienti di lavoro e salute della donna” (ISPESL); “malattie iatrogene e reazioni avverse ai farmaci” (Regione Sicilia); “Determinanti della salute della donna, medi-cina preventiva e qualità delle cure” (Regione Sardegna).Che le differenze di genere incidano profondamente sulla stessa longevità è ormai dimostrato: uno studio presentato nel corso di un convegno all’ISS rivela che le cellule delle donne sono più resistenti e meno suscettibili a malattie e processi degenerativi, mentre quelle maschili vanno più facilmente incontro a un processo di distruzione. “Gli studi - ha spiegato Valter Malorni, capo dell’équipe del Dipartimento del Farmaco dell’ISS che ha condotto la ricerca in collaborazione con il gruppo della farmacologa Flavia Franconi dell’Università di Sassari - mostrano che le cellule, una volta isolate dal corpo, conservano una sorta di “memoria sessuale” che influisce sulla loro suscettibi-lità a stress e quindi sul destino della apoptosi cellulare”. “Il genere maschile o femminile come determinante di malattia risulta dunque fondamentale - ha concluso Vella - e vanno considerate malattie di genere le patologie cardiovascolari e molte malattie del sistema immunitario e nervoso. Obiettivo futuro è dunque dare nuovo impulso a un approccio sanitario differenziato, puntando a farmaci specifici per uomo/donna”. Farmaci magari riconoscibili a colpo d’occhio, con bugiardini rosa per lei e azzurri per lui.

Nello specchio della stampa a cura di Franca Romani, Daniela De Vecchis e Gerolama Maria CiancioUfficio Stampa, ISS

Medicina ad hoc per la salute della donna

Un approccio specifico per la salute della donna. È que-sto il tema di un nuovo progetto dell’Istituto Superiore

di Sanità: “La medicina di genere come obiettivo strategico per la sanità pubblica: l‘appropriatezza della cura per la tutela della salute della donna”, che integra le conoscenze biomediche sulle malattie metaboliche, sulla medicina del lavoro e sulle reazioni avverse ai farmaci, che sono più frequenti e gravi nella donna, con quelle sociali ed econo-miche per arrivare a programmi di prevenzione e a linee guida genere-mirate. Secondo i dati ISTAT del 2007 le donne vivono più a lungo, ma si ammalano di più e usano di più i servizi sanitari (è il cosiddetto “paradosso donna”). Il 6% soffre di disabilità che investe le loro funzioni quotidiane (vista, udito, movimen-to) contro il 3% degli uomini. Di osteoporosi soffre il 9%

delle donne contro appena l’1% degli uomini; di depressio-ne il 7,4% contro il corrispettivo maschile del 3%. Sono sot-topeso il 5,8% delle donne contro lo 0,9% degli uomini.Il diabete mellito, malattia cronica che affligge il 5-6% della popolazione, colpisce nel nostro Paese soprattut-to le donne anziane (oltre i 75 anni) del Mezzogiorno (5,2%), seguite da quelle del Centro (4,5%) e del Nord (3,9%). Ci sono poi malattie autoimmuni che colpisco-no prevalentemente il sesso femminile: in Italia, ad esempio, 250.000 donne soffrono di artrite reumatoide; l’asma bronchiale, nella fascia di età 2-5 anni, è più fre-quente nei maschi (2:1 rispetto alle femmine) per avere un brusco cambio di tendenza dopo i 20 anni. Segno evidente che esistono differenze tra il sistema immuni-tario maschile e quello femminile.

Inserto BEN

OBESITÀ SEVERA DEL BAMBINO E FATTORI CORRELATI

Gianfranco Mazzarella1, Nancy Binkin2, Alberto Perra2, Gruppo di coordinamento nazionale OKkio alla SALUTE*1VI coorte Profea**

2Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute, Istituto Superiore di Sanità, Roma

L’obesità in età adulta è associata a diversi esiti sfavorevoli sulla sa-lute e tale rischio mostra un ulte-

riore sensibile aumento in caso di obe-sità severa, condizione identificata dalla presenza di un indice di massa corporea (IMC) ≥ 40 kg/m2 (1).

In età pediatrica non esiste un consen-so sul valore soglia di IMC che definisca il confine tra obesità e obesità severa (2). Le poche evidenze disponibili dimostrano che il numero di fattori di rischio meta-bolici e cardio-vascolari aumenta propor-zionalmente al grado di obesità. In parti-colare, bambini e adolescenti con IMC ≥ 99° centile, anche rispetto a coetanei con IMC ≥ 95° centile, hanno una probabilità sostanzialmente maggiore di manifestare co-morbidità a quest’età e di rimanere se-veramente obesi in età adulta (3).

"OKkio alla SALUTE", studio osservazio-nale condotto per la prima volta nel 2008 a livello nazionale come parte di un più ampio sistema di sorveglianza che ha in-teressato poco più di 50.000 alunni delle classi terze primarie, ci ha dato l’opportu-nità di approfondire le caratteristiche dei bambini con un livello particolarmente elevato di obesità. L’obiettivo del pre-sente lavoro è descrivere la prevalenza di

obesità severa nella suddetta popolazio-ne ed i fattori di rischio socio-demografici per questa condizione. Viene anche ripor-tato il livello di percezione dello stato nu-trizionale di questo gruppo di bambini da parte della madre.

La metodologia dell’indagine OKkio è stata già descritta in dettaglio (4). In sintesi, l’indagine nazionale si è svolta nel maggio 2008 su unità campionarie costituite dalle singole classi della terza primaria, individuate mediante un cam-pionamento a grappolo (cluster survey design). Dopo aver ottenuto il consenso dei genitori dei bambini delle classi se-lezionate, le informazioni ed i parametri auxologici sono stati raccolti mediante procedure accuratamente standardiz-zate, utilizzando identici strumenti di misura (bilance e stadiometri).

Dal momento che i valori soglia di IMC per sovrappeso ed obesità dell’Interna-tional Obesity Task Force (IOTF), prece-dentemente utilizzati per altre analisi dei dati di OKkio, non forniscono valori al di sopra del 97° centile, per questa analisi sono stati impiegati i valori so-glia di IMC per età e sesso dell’OMS: so-vrappeso, obesità e obesità severa cor-rispondevano, rispettivamente, a valori

di IMC ≥ 85°, ≥ 95° e ≥ 99° centile (5). La definizione delle aree geografiche defi-nite Nord, Centro e Sud hanno seguito la classificazione ISTAT, con accorpamento della Sardegna e della Sicilia rispettiva-mente al Centro e al Sud.

L’analisi statistica è stata eseguita utilizzando le funzioni per campioni complessi dei software Epi-Info (ver-sione 3.5.1) e STATA. Sono stati inclusi nella presente analisi i bambini con età tra 96 e 120 mesi (8-9 anni) e con IMC compreso tra 11 e 43 Kg/m2. I risultati relativi alle variabili socio-demografiche ricavate dal questionario dei genitori so-no riferiti solo ai bambini il cui genitore rispondente era la madre.

L’analisi dei dati ha riguardato il 91% dei 50.197 alunni e dei relativi genitori, delle 2.610 classi coinvolte; solo il 3% dei genitori ha rifiutato la partecipazione del proprio figlio, il 6% degli alunni era as-sente ed in circa l’1% dei casi l’età o l’IMC era fuori dagli intervalli considerati come criteri di inclusione nello studio o i que-stionari presentavano dati mancanti.

La popolazione studiata dai 45.530 bambini iniziali si è così ridotta a 44.811 di cui il 52% era di sesso maschile e aveva un’età media pari a 8 anni e 10 mesi.

Inserto BENBollettino Epidemiologico Nazionale

STUDIO OSSERVAZIONALE "OKkio ALLA SALUTE", 2008

Not Ist Super Sanità 2008;21(12):i-iii i

(*) Gruppo OKkio alla SALUTE: Angela Spinelli, Giovanni Baglio, Nancy Binkin, Mauro Bucciarelli, Chiara Cattaneo, Gabriele Fontana, Anna Lamberti, Alberto Perra (coordinamento, Istituto Superiore di Sanità); Daniela Galeone (Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali); Maria Teresa Silani, Edvige Mastantuono, Silvana Teti (Ufficio Scolastico Regionale per il Lazio); Laura Censi, Dina D’Addesa, Amleto D’Amicis (INRAN), Antonio Ciglia e Manuela Di Giacomo (Regione Abruzzo), Gabriella Cauzillo e Gerardina Sorrentino (Regione Basilicata), Giuseppina Fersini e Giuseppe Perri (Regione Calabria), Giuseppina De Lorenzo (Regione Campania), Paola Angelini e Emanuela Di Martino (Regione Emilia-Romagna), Claudia Carletti e Rossana Rincorosi (Regione Friuli-Venezia Giulia), Giulia Cairella e Esmeralda Castronuovo (Regione Lazio), Federica Pascali e Paola Oreste (Regione Liguria), Giordano Giostra e Giuliano Tagliavento (Regione Marche), Teresa Manfredi Selvaggi (Regione Molise), Marcello Caputo (Regione Piemonte), Savino Anelli e Vincenzo Pomo (Regione Puglia), Pina Arras e Grazia Cattina (Regione Sardegna), Achille Cernigliaro e Simonetta Rizzo (Regione Sicilia), Mariano Giacchi e Giacomo Lazzeri (Regione Toscana), Marco Cristofori e Mariadonata Giaimo (Regione Umbria), Anna Maria Covarino e Giovanni D’Alessandro (Regione Valle D’Aosta), Galesso Riccardo e Mary Elizabeth Tamang (Regione Veneto), Silvano Piffer (Provincia Autonoma di Trento)

(**) VI Coorte Profea: Amedeo Baldi, Maria Teresa Balducci, Stefano Bilei, Olivia Callipari, Amalia De Luca, Maria Di Fabio, Antonio Marrone, Gianfranco Mazzarella, Annarita Silvestri

Inserto BEN

Risiedeva nel Nord, Centro e Sud del Pae-se rispettivamente nel 31%, 25% e 44% dei casi. Nell’87% dei casi il questionario rivolto ai genitori è stato compilato dalla madre, tra le quali il titolo di studio era nessuno/elementare/media inferiore nel 39% dei casi, superiore nel 47% e laurea nel 14%. Relativamente all’occupazione, il 38% delle madri non lavorava fuori ca-sa, il 31% faceva un part-time e il 31% lavorava a tempo pieno. Non c’era dif-ferenza nella distribuzione del sesso del bambino tra le diverse aree geografiche, tra le diverse categorie di lavoro e titolo di studio della madre.

In accordo con i valori soglia proposti dall’OMS e utilizzati nel presente lavoro, i bambini con obesità severa rappresen-tavano il 5,4% (95% IC 5,1-5,7) di tutta la popolazione studiata ed un quarto (25%) di tutti quelli con IMC ≥ 95° cen-tile, ovvero con IMC ≥ 19,3 per i maschi e ≥ 20,1 per le femmine. I bambini con obesità severa mostravano un IMC me-dio pari a 26,8 (95% IC 26,7-26,9) e un valore mediano pari a 26,4.

L’analisi bivariata dimostra che la pre-senza di obesità severa è chiaramente associata all’area geografica di residen-za, al titolo di studio della madre e, so-prattutto, al sesso del bambino (più che tripla nei maschi rispetto alle femmine). L’analisi multivariata ha permesso poi di verificare che la prevalenza di obesità se-vera è maggiore per i maschi (OR 3,2; IC 95% 2,8-3,7), per i bambini con madre di bassa istruzione (OR 2,8; IC 95% 2,2-3,6) e per i residenti nelle regioni del Sud (OR 2,7; IC 95% 2,2-3,2), anche dopo aver eli-minato l’effetto confondente esercitato dalle altre variabili in studio (Tabella).

La madre di un bambino con obesità severa, indipendentemente dall’area geografica di residenza e dal proprio ti-tolo di studio, ha spesso una percezione inadeguata della gravità dello stato nu-trizionale del proprio figlio; tra queste, il 7% ritiene che il figlio sia “normopeso”, il 69% dichiara che è solo “un po’ in sovrap-peso”, mentre soltanto il 24% riconosce che il proprio figlio è realmente “molto in sovrappeso”. Quest’ultimo dato varia a

seconda del sesso: si riduce ulteriormen-te al 21% se il figlio è maschio e aumenta al 29% se invece è femmina.

I valori soglia utilizzati per la definizio-ne delle categorie dello stato nutrizionale influenzano sia la prevalenza dell’obesità che i relativi fattori di rischio. Applicando la soglia di IMC del 99° centile dell'OMS ai dati di OKkio, vengono restituite preva-lenze di sovrappeso e obesità superiori ri-spetto a quanto accadrebbe se usassimo i valori soglia IOTF. Utilizzando invece i valori soglia di IMC ≥ 99° centile secondo le curve CDC del 2000 (6), al fine di po-ter confrontare i nostri dati con quelli di altre realtà che adoperano tali standard, la prevalenza dell’ obesità severa sarebbe risultata essere pari a 1,4% (95% IC 1,2-1,6), mentre l’associazione con i fattori di rischio mostrerebbe una relazione più forte con l’essere residenti nel Sud Italia e con il basso titolo di studio della ma-dre, pur rimanendo il sesso maschile un fattore di rischio rilevante per l’obesità severa (OR aggiustato = 1,9; 95% IC 1,5-2,4). Relativamente alla percezione che le

ii

Inserto BEN

Tabella - Fattori di rischio socio-demografici per obesità severa (n. 37.330)

Fattori di rischio Prevalenza obesità severaa (%) Severamente obesi vs non severamente obesi

ORb grezzo (95% IC) ORb aggiustato (95% IC)

Area geografica di residenza Nord 3,0 rif. rif. Centro 4,2 1,2 1,4 (1,1-1,4) (1,1-1,8) Sud 7,8 2,7 2,7 (2,4-3,0) (2,2-3,2) Titolo di studio della madre Laurea 2,5 rif. rif. Superiore 4,6 1,6 1,8 (1,3-2,0) (1,4-2,4) Nessuno/elementare/media inferiore 7,3 2,7 2,8 (2,.2-3,2) (2,2-3,6) Occupazione della madre Non lavora 6,6 1,4 1,1 (1,3-1,6) (0,9-1,3) Lavoro part-time 4,3 rif. rif. Lavoro tempo pieno 5,2 1,1 1,4 (1,0-1,2) (1,1-1,6) Sesso del bambino F 2,6 rif. rif. M 3,3 3.2 8,0 (3,0-3,7) (2,8-3,7) Età del bambino (media espressa in mesi) 106,1 1,01c 1,02d

(1,00-1,02) (1,01-1,04)

(a) Dato relativo a tutto il campione (n. 44.811); (b) OR: odds ratio; (c) p = non significativo; (d) p < 0,005

Inserto BEN

La prima colazione rappresenta per i bambini il pasto più importante del-la giornata (1). Se consumata in ma-

niera adeguata, vale a dire con la giusta quantità di proteine e carboidrati, fornisce l’apporto calorico necessario per affron-tare nel modo migliore le ore di appren-dimento scolastico e, come componente essenziale di uno stile di vita salutare, influisce positivamente sul benessere ge-nerale del bambino (1, 2). Inoltre, diversi studi hanno dimostrato che nei bambini l’abitudine a non fare la prima colazione è più frequentemente associata ad un indi-ce di massa corporea (IMC) più alto (2-4).

Lo studio “OKkio alla SALUTE" (5) ha interessato, come già visto nel preceden-te articolo, i bambini delle terze classi primarie, con lo scopo di stimare la pre-valenza del sovrappeso/obesità, delle abitudini alimentari, dell’attività fisica e della sedentarietà, nonché di definire i determinanti dell’attività fisica e dell'ali-mentazione nell’ambiente scolastico.

Per la metodologia utilizzata (6) si ri-manda al precedente articolo.

Le informazioni sulle abitudini com-portamentali ed alimentari dei bambini sono state raccolte utilizzando due que-stionari standardizzati: uno somministra-to in classe ai bambini il giorno dell’in-dagine, l’altro inviato a casa ai genitori. Il dato sull’abitudine a fare o non fare la colazione al mattino è stato ricavato dal questionario compilato dai bambini e si riferisce alla mattina dell’indagine.

Utilizzando i dati forniti da "OKkio alla SALUTE" 2008, nel presente lavoro ab-biamo descritto la proporzione di bam-bini che hanno riferito di aver "saltato" la colazione la mattina dell’indagine ed abbiamo evidenziato le eventuali asso-ciazioni fra varie caratteristiche socio-demografiche e il non fare colazione.

Per l’analisi dei dati sono stati utilizzati i software Epi Info versione 3.5.1 e STATA, prendendo in considerazione il metodo di campionamento a cluster. L’analisi è

stata limitata ai bambini per cui era di-sponibile il questionario compilato dai genitori. Sono state prese in esame le variabili: sesso, zona geografica, IMC, ti-tolo di studio e condizione lavorativa del genitore. Con l’analisi bivariata, è stata valutata la loro eventuale associazione con l’abitudine a fare o non fare colazio-ne. Infine, è stata fatta un’analisi multiva-riata per valutare l’effetto indipendente delle 5 variabili prese in considerazione.

Dei 45.530 bambini partecipanti alla raccolta dati di "OKkio alla SALUTE" 2008 in 18 regioni italiane (solo 3% di rifiuti), l’analisi qui riportata è stata eseguita sui 37.222 bambini che hanno restituito il questionario compilato da un genitore che nell' 87% del totale era la madre.

L’età media dei bambini è stata di 8 anni e 10 mesi, e 51% erano maschi. Un bam-bino su 4 frequentava la scuola ubicata in un centro abitato con meno di 10.000 abitanti. Delle madri che hanno risposto al questionario il 41% aveva la licenza

IL PUNTO SUI BIMBI CHE "SALTANO" LA PRIMA COLAZIONE

Amalia De Luca1, Antonio Marrone1, Nancy Binkin2, Alberto Perra2, Gruppo di coordinamento nazionale OKkio alla SALUTE* 1VI coorte Profea**

2Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute, Istituto Superiore di Sanità, Roma

Not Ist Super Sanità 2008;21(12):iii-iv iii

Inserto BEN

madri hanno dell’obesità severa del pro-prio figlio, utilizzando gli standard CDC, essa migliora sensibilmente passando dal 24% al 42%, come ci si attendeva, visto che tali standard selezionano un minor numero di bambini ma con più alto gra-do di obesità.

Sebbene non abbia ancora raggiunto livelli elevati come quelli descritti in altri Paesi, l’obesità severa in Italia rappresenta certamente un problema di salute pub-blica importante. Applicando la preva-lenza pari al 5,4% ai 2.744.029 bambini italiani di età 6-10 anni (scuola primaria), ci si attende che in Italia vi siano attual-mente circa 150.000 bambini con obesità severa; tra questi il 57% risiede nel Sud, di cui il 30% nella sola Campania, regione densamente popolata e gravata dalla più alta prevalenza di obesità del Paese.

Tali risultati sono limitati dal non aver tenuto conto, in fase di analisi, di altri ben noti fattori di rischio per l’obesità, quali lo stato nutrizionale dei genitori, l’allatta-mento al seno e il peso alla nascita, fattori

potenzialmente associati anche alle carat-teristiche socio-anagrafiche della madre. Relativamente alla relazione tra obesità severa e sesso del bambino, ancora poco riconosciuta in letteratura, riteniamo in-vece che la non trascurabile associazione emersa dalla presente analisi meriti mag-giore attenzione (7). L’alta concentrazione di bambini con obesità severa nelle regio-ni meridionali, già note per i disagi relati-vi alle condizioni socio-economiche e di salute, delinea uno scenario allarmante, soprattutto per le gravi co-morbidità che l’obesità severa porta con sé (1, 3).

Riferimenti bibliografici

1. Kuczmarski RJ, Flegal KM. Criteria for definition of overweight in transition: background and recommendations for the United States. Am J Clin Nutr 2000;72:1074-81.

2. Xanthakos SA, Inge TH. Extreme pe-diatric obesity: weighing the health dangers. J Pediatr 2007;150:3-5.

3. Freedman DS, Mei Z, Srinivasan SR, et al. Cardiovascular risk factors and excess adiposity among overweight children and adolescents: the Bogalusa Heart Study. J Pediatr 2007;150:12-7.

4. Spinelli A, Baglio G, Cattaneo C, et al. OKkio alla SALUTE: promozione della salute e crescita sana nei bambini della scuola primaria. Ann Ig 2008;20:337-44.

5. de Onis M, Onyango AW, Borghi E, et al. Development of WHO growth reference for school-aged children and adolescents. Bulletin of the World Health Organization 2007;85:660-7.

6. National Center for Health Statistics, National Health and Nutrition Exa-mination Survey, 2000 CDC Growth Charts: United States, 2000 (www.cdc.gov/GrowthCharts/).

7. Kipping RR, Jago R, Lawlor DA. Obe-sity in children. Part 1: Epidemiology, measurement, risk factors, and scree-ning. BMJ 2008;337:a1824.

(*) Gruppo OKkio alla SALUTE: cfr p. i; (**) VI Coorte Profea: cfr p. i.

media o un titolo più basso, il 46% aveva completato la scuola superiore e il 13% aveva una laurea. Il 39% non aveva un la-voro fuori casa, mentre il 29% lavorava a tempo pieno e il 32% part-time.

L’11% dei bambini ha riferito di non aver fatto colazione la mattina dell’inda-gine. Non sono emerse differenze stati-sticamente significative per sesso ed età rispetto al fare o non fare colazione (Tabella). Un gradiente statisticamente significativo è stato invece osservato per area geografica (con il rischio più gran-de di non fare colazione nelle regioni del Sud Italia) e per livello di educazio-ne materna (con il rischio più alto per i figli di madri con nessun titolo di studio o licenza elementare o media inferiore). I bambini la cui mamma non era occupa-ta avevano maggiori probabilità di non fare colazione. Inoltre, si è rilevato un gradiente anche per stato nutrizionale, con i bambini obesi che mostravano una probabilità più che doppia di non fare colazione rispetto ai bambini normope-so. All’analisi multivariata, tutte queste variabili hanno confermato l’associa-zione con l’assunzione della colazione, salvo la situazione occupazionale della madre.

Le ragioni che giustificano la più alta prevalenza del non fare colazione tra i bambini del Sud e del Centro rispetto a quelli del Nord non sono chiare e non esiste letteratura a riguardo.

La maggiore prevalenza di bambini che “saltano” la colazione osservata tra i figli di genitori con scolarità bassa, già descritta in letteratura (2), conferma che l’ambiente familiare può influenzare le abitudini alimentari dei bambini. Anche tra i bambini sovrappeso/obesi del no-stro campione si è osservata una mag-giore prevalenza a non fare la colazione, rispetto ai bambini normopeso. Tuttavia, trattandosi di uno studio trasversale, non è possibile stabilire con chiarezza se il sovrappeso/obesità sia la causa del salto della colazione o piuttosto il contrario, cioè che i bambini sovrappe-so/obesi abbiano la tendenza a saltare la colazione.

Nonostante le incertezze sulla cau-salità del "saltare" la colazione sul so-vrappeso/obesità, molti autori concor-dano (1, 4) sul fatto che in ogni caso la colazione vada raccomandata a tutti i bambini e che interventi in tal senso vengano promossi anche all’interno delle scuole.

Riferimenti bibliografici

1. Rampersaud GC, Pereira MA, Girard BL, et al. Breakfast habits, nutritional status, body weight, and academic per-formance in children and adolescents. J Am Diet Assoc 2005;105(5):743-60.

2. Vanelli M, Iovane B, Bernardini A, et al. Breakfast habits of 1,202 Northern Italian children admitted to a summer

sport school. Breakfast skipping is as-sociated with overweight and obesity. Acta Biomed 2005;76:79-85.

3. Lazzeri G, Giallombardo D, Guidoni C, et al. Nutritional surveillance in Tu-scany: eating habits at breakfast, mid-morning and afternoon snacks among 8-9 y-old children. J Prev Med Hyg 2006;47(3):91-9.

4. Utter J, Scragg R, Mhurchu CN, et al. At-home breakfast consumption among New Zealand children: associa-tions with body mass index and related nutrition behaviors. J Am Diet Assoc 2007;107(4):570-6.

5. www.epicentro.iss.it/okkioallasalute/default.asp

6. Spinelli A, Baglio G, Cattaneo C, et al. OKkio alla SALUTE: promozione della salute e crescita sana nei bambini della scuola primaria. Ann Ig 2008;20:337-44.

Nota

La realizzazione dello studio "OKkio alla SA-LUTE" è stata possibile grazie al finanziamen-to del Centro di Prevenzione e Controllo delle Malattie.

Comitato editoriale BEN

Nancy Binkin, Paola De Castro,

Carla Faralli, Marina Maggini,

Stefania Salmaso

e-mail: [email protected]

iv

Inserto BEN

Tabella - Fattori di rischio socio-demografici per il “salto della colazione”, OKkio 2008

Prevalenza no colazione Odds ratio grezzo IC 95% Odds ratio aggiustato IC 95% Caratteristica % (IC 95%)

Sesso F 11,2 (10,4-11,9) 1,0 (0,95-1,1) 1,1 (0,97-1,2) M 10,7 (10,0-11,4) rif. rif. Zona geografica Nord 7,1 (6,4-7,8) rif. rif. Centro 9,3 (8,2-10,3) 1,4 (1,2-1,6) 1,3 (1,1-1,5) Sud 14,5 (13,5–15,5) 2,2 (1,9-2,5) 1,9 (1,7-2,2) Indice di Massa Corporea Normopeso 8,7 (8,1-9,2) rif. rif. Sovrappeso 13,2 (12,2-14,2) 1,6 (1,4-1,7) 1,5 (1,4-1,6) Obeso 18,4 (16,7-20,1) 2,4 (2,1-2,7) 2,0 (1,8-2,3) Titolo di studio della madre Nessuno/elementare/media inferiore 13,6 (12,7-14,5) 2,3 (1,9-2,7) 2,0 (1,7-2,4) Superiore 10,0 (9,3-10,6) 1,6 (1,4-1,9) 1,6 (1,3-1,8) Laurea 6,2 (5,3-7,1) rif. rif. Stato occupazione della madre Non lavora 12,8 (11,9-13,6) 1,3 (1,2-1,5) 1,0 (0,9-1,1) Lavora part-time/tempo pieno 9,9 (9,34-10,5) rif. rif.

Gabriella Palumbo1, Marta Mattarei2, Monica Vichi1, Lucia Salvaterra2, Martina Tomasi2, Luciano Leoncini1, Angelo Mercurio3 e Pierluigi Morosini1*

1Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute, ISS2Centro Salute Mentale di Cles (Trento)

3Unità Operativa n. 1 di Psichiatria della Provincia di Trento

DISTURBI MENTALI GRAVI:

UN'INDAGINE NELLA POPOLAZIONE

DI UNA ZONA MONTANA DEL TRENTINO

RIASSUNTO - È stata effettuata un'indagine nella popolazione di una zona montana del Trentino sulla frequenza dei disturbi psichiatrici gravi, mediante l’uso della tecnica degli informatori chiave, per ottenere: a) la stima della prevalenza dei disturbi psichiatrici come segnalato dagli informatori chiave; b) la stima della "penetrazione" del servizio e della sua capacità di rispondere ai bisogni; c) un quadro degli atteggiamenti degli informatori chiave nei confronti dell'attività svolta dal Servizio di Salute Mentale (SSM). La ricerca potrà servire come modello in altre zone analoghe e le informazioni raccolte potranno essere utilizzate a fini di verifica della qualità del servizio e della definizione dei piani di sviluppo.Parole chiave: disturbi mentali; servizi di salute mentale; tecnica degli informatori chiave

SUMMARY (Severe mental health problems: a survey in an Italian mountain area) - This article describes a key informant survey in the general population of a mountain district in Trentino (an Italian Region) to obtain: a) prevalence of severe mental disorders as indicated by the key informant; b) mental health services utilization and capacity to meet population needs; c) key informant satisfaction with mental health services. The research can be used as a model for other similar districts and data can be used to assess mental health service quality improvement and planning community-based interventions. Key words: mental disorders; mental health services; key informant approach [email protected]

Secondo recenti proiezioni dell’OMS, i disturbi mentali sono destinati a divenire nel prossimo decennio una delle principali fonti di disabilità

e sofferenza (1).Gli unici dati disponibili in Italia sull'incidenza e

prevalenza dei disturbi mentali gravi derivano dalle rilevazioni dei pazienti in carico ai Servizi di Salute Mentale (SSM), che ovviamente non comprendono coloro che non ricorrono o non hanno fatto ancora ricorso ai servizi stessi. Non sorprende quindi che ci sia un’ampia variabilità (2).

Importanti studi hanno evidenziato che rilevazioni e trattamento precoci dei disturbi psichiatrici potreb-bero facilitare la riduzione della gravità del disturbo e

prevenire l’esordio di disturbi secondari (3). Numerosi studi, inoltre, hanno mostrato che, a fronte della loro frequenza elevata, i disturbi psicopatologici spesso (nel 50% o più dei pazienti) non vengono riconosciuti in vari e diversi ambiti clinici non psichiatrici (4, 5).

Un interessante approccio per aggirare il problema del numero elevato di persone da intervistare è quel-lo degli informatori chiave, che è stato largamente utilizzato nelle indagini condotte nei Paesi in via di sviluppo (5-10).

In Italia è stata effettuata, nel 1988, un'indagine nella popolazione del comprensorio della Valle di Sole (Trentino) sulla frequenza dei disturbi psichiatrici gravi con l’utilizzo di informatori chiave (11).

Not Ist Super Sanità 2008;21(12):11-15 11

(*) In Memoriam

Obiettivi

Con questo studio ci si è proposti di ripetere l’in-dagine suddetta per ottenere:• • la stima aggiornata della prevalenza dei disturbi

psichiatrici come segnalato dagli informatori chia-ve;

• • la stima aggiornata della “penetrazione” del-l'SSM;

• • il quadro dell’opinione degli informatori chiave e quindi, indirettamente, della popolazione nei confronti dell’attività svolta dal Servizio.

Metodologia

Lo studio è stato effettuato nel 2005 nel com-prensorio della Valle di Sole, un’area montana della Provincia di Trento, che al momento della rilevazio-ne aveva una popolazione di 15.235 residenti (dati ISTAT). La distribuzione per età e sesso della popo-lazione è risultata simile a quella della popolazione italiana al 1° gennaio 2005 (12). Nello stesso anno l'SSM aveva in carico 263 casi residenti nel compren-sorio.

Sono stati interpellati come informatori chiave il medico responsabile del servizio territoriale, i medici di medicina generale, i sindaci, i parroci, gli infermieri e le assistenti sociali del distretto.

È stato predisposto un questionario che indaga la conoscenza da parte del testimone di persone residenti nel comprensorio che avessero sofferto negli ultimi 12 mesi di mania, depressione, sindrome schizofreni-

ca, anoressia e bulimia, disturbo fobico od ossessivo invalidante o che avessero avuto un disturbo mentale associato con consumo eccessivo di alcol o droghe. Il questionario dà una breve descrizione in linguaggio semplice delle principali caratteristiche dei vari distur-bi senza menzionare la diagnosi. Contiene inoltre 4 domande sull’opinione nei confronti dell'SSM che riguardano: efficacia degli interventi, loro tempesti-vità, gentilezza, cortesia e disponibilità del personale e, per quanto riguarda i medici generali, qualità della collaborazione.

Prima di procedere all’intervista, il questionario è stato testato in un focus group costituito da 2 assistenti sociali e 4 infermiere del distretto, per accertarne chia-rezza, comprensibilità e pertinenza. Il focus group ha portato a modificare le garanzie di riservatezza offerte e ad alcuni cambiamenti di descrizione dei disturbi, in particolare per il disturbo ossessivo compulsivo. Tutti i partecipanti hanno comunque mostrato interesse e disponibilità a collaborare.

Le interviste sono state fatte da 2 operatrici del-l'SSM. A ciascuno degli informatori chiave sono state illustrate in dettaglio e con linguaggio semplice non tecnico, le finalità della ricerca. Per evitare di contat-tare più volte la stessa persona, segnalata da più di un informatore chiave, e poter fare il collegamento tra le persone segnalate e il registro degli utenti dell'SSM, era necessario che gli informatori chiave fornissero anche i nomi delle persone corrispondenti alle descri-zioni del questionario. Poiché le operatrici/intervi-statrici hanno dichiarato che erano tenute al segreto professionale, è stato da loro fornito il recapito di uno degli autori del presente articolo, Marta Mattarei, psichiatra conosciuta nella zona, a cui l’informatore avrebbe potuto rivolgersi per avere una conferma prima di accettare l’intervista.

Per ogni caso segnalato è stata quindi compilata una scheda con i seguenti dati: attuale o passato uten-te del Servizio; data dell’ultimo incontro con un ope-ratore; motivo dell’eventuale dimissione o abbando-no; diagnosi; eventuali segnalazioni dirette al Servizio. Queste informazioni sono state ricavate consultando tutte le cartelle cliniche dell'SSM relative ai residenti nel comprensorio della Valle di Sole.

Il Centro di Salute Mentale di Cles, garante della riservatezza dei dati, ha provveduto a sosti-tuire i dati nominativi con un codice numerico anonimo.

G. Palumbo, M. Mattarei, M. Vichi et al.

12

Nel presente lavoro vengono riportati i primi risultati dell’indagine relativamente a due aspetti distinti:• • le opinioni e le richieste nei confronti del-

l'SSM;• • la/le fonte/i che hanno segnalato la/le persona/e

persone con problemi di salute mentale, il tipo di problema/i segnalato/i e i suoi eventuali rapporti con il Servizio.L’analisi, di tipo descrittivo, è stata effettuata con il

software SPSS 11.0.

Risultati

Hanno partecipato alla ricerca: il medico responsa-bile del servizio territoriale; tutti i medici di medicina generale 12 su 12 (32% degli informatori); 12 sindaci su 14 (32% degli informatori); 6 parroci su 13 (16% degli informatori); 4 infermieri di distretto su 7 (10% degli informatori) e 4 assistenti sociali o altri operatori su 5 (10% degli informatori).

In totale, hanno collaborato 38 informatori chiave su 51 (75%). Le segnalazioni sono state in totale 256, corrispondenti a 207 persone. Ciascun informatore ha segnalato in media 6,7 persone.

Delle 207 persone segnalate, il 55% erano donne. L’80% dei soggetti è stato segnalato da un solo infor-matore (medico 68%, sindaco 12%, parroco 9%, assistente sociale 9%, infermiere 2%), il restante 20% da più informatori.

Dei 207 soggetti segnalati, circa la metà, 100 persone (48%) sono risultate in carico al Servizio. Dei restanti 107 soggetti, 52 (25%) lo erano stati in

passato, 55 persone (27%) non erano entrate in con-tatto con il Servizio o non erano state prese in carico (Figura 1).

Il disturbo segnalato più di frequente è stato la depressione, seguito da mania, psicosi e diagnosi doppie. I disturbi meno frequenti sono risultati quelli ossessivo compulsivi (Tabella).

I tassi di segnalazione, ossia il numero di segna-lazioni rispetto alla popolazione di riferimento, hanno mostrato due picchi differenti per donne e uomini. Per le donne c’è un picco tra i 40-44 anni e per gli uomini tra i 60-64 anni (Figura 2, 3). Questo dato potrebbe rispecchiare la situazione di problematica psicologica in cui le donne vengono a trovarsi dopo i quaranta anni, problematica che invece per gli uomini affiora nell’età in cui si avvi-cina il pensionamento.

Disturbi mentali gravi

13

Figura 1 - Pazienti segnalati secondo la presa in carico da parte del Servizio di Salute Mentale

48%27%

25%

Attualmente In passato Mai

Tabella - Disturbi indicati dagli informatori chiave in base al sesso (percentuali sul totale di ciascun genere)

Uomo Donna Totale

Disturbi mentali % % %*

Depressione 50,5 61,1 56,5

Mania 26,9 21,2 23,7

Psicosi 31,2 15,0 22,2

Disturbo alimentare 0,0 9,7 5,3

Attacchi di panico 4,3 10,6 7,7

Disturbo ossessivo compulsivo 2,2 4,4 3,4

Diagnosi doppia 23,7 6,2 14,0

Altri disturbi 8,6 7,1 7,7

(*) La somma dei valori percentuali supera 100 poiché per alcune persone è stato segnalato più di un disturbo

Per quanto riguarda il giudizio degli informatori sul Servizio, il 92% di essi ha dichiarato che il personale è “sempre” gentile e cortese; il 57% che, in caso di biso-gno, il servizio interviene “sempre” con tempestività e il 32% che ciò si verifica “spesso”; solo per l’11% la rapidità di intervento è insufficiente. Il 38% giudicava gli interventi efficaci “sempre” e il 60% li giudicava tali “spesso”. Il 91% dei medici generali riteneva che i rap-porti di collaborazione con il Servizio fossero buoni.

Per quanto riguarda i suggerimenti per migliorare il Servizio, tutti gli informatori hanno raccomandato una maggiore collaborazione tra i medici generali e

gli operatori del Servizio. I sindaci hanno chiesto una maggiore visibilità del Servizio, un maggiore inter-vento nelle scuole e un maggior numero di operatori e di strutture.

Conclusioni

La ricerca potrà servire come modello in altre zone analoghe ed essere utile per incrementare l’identifica-zione dei pazienti con probabile disturbo psichico e riconoscimento dei bisogni di salute mentale. Le segna-lazioni riflettono le percezioni degli informatori chiave

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Figura 2 - Soggetti segnalati per classe di età. Donne (numero e tassi per 1.000 abitanti)

G. Palumbo, M. Mattarei, M. Vichi et al.

classi d’età

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Figura 3 - Soggetti segnalati per classe di età. Uomini (numero e tassi per 1.000 abitanti)

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sull’esistenza di problemi come quelli descritti con chia-rezza nel questionario e anche se non corrispondono a diagnosi psichiatriche, bisognerebbe comunque tenerne conto, perché potrebbe occorrere molto tempo prima che il soggetto giunga autonomamente all’attenzione di uno psichiatra. Tenendo conto anche dei costi ridotti, potrebbe essere largamente utilizzata a fini di verifica della qualità dell'SSM e della definizione dei piani di sviluppo. Inoltre, i risultati dell’elaborazione in corso sulla concordanza tra diagnosi fatta dal Servizio e quella degli informatori chiave consentiranno di valutare la fattibilità di studi di prevalenza mediante l’uso degli informatori chiave.

Ringraziamenti

Siamo immensamente grati al Prof. Pierluigi Morosini per la sua incomparabile competenza, creatività e onestà intellet-tuale (In Memoriam).

Riferimenti bibliografici

1. Murray CJ, Lopez AD. Alternative projections of mortali-ty and disability by cause 1990-2020: Global burden of disease study. Lancet 1997;349:1498-504.

2. Biondi M, Picardi A, Cascavilla I, et al. Mutamenti nel tempo nella frequenza dei disturbi psicopatologici: un’in-dagine conoscitiva su un gruppo di psichiatri italiani. Rivista di Pischiatria 2007;42(3):170-5.

3. Kessler RC, Angermeyer M, Anthony JC, et al. Lifetime pre-valence and age-of-onset distributions of mental disorders in the World Health Organization’s World Mental Health Survey Initiative. World Psychiatry 2007;6(3):168-76.

4. Wancata J, Windhaber J, Bach M, et al. Recognition of psychiatric disorders in nonpsychiatric hospital wards. Psychosom Res 2000;48(2):149-55.

5. Kelly R, Zatzick D, Anders T. The detection and treatment of psychiatric disorders and substance use among pre-gnant women cared for in obstetrics. Am J Psychiatry 2001;158(2):213-9.

6. Shibre T, Kebede D, Alem A, et al. An evaluation of two screening methods to identify cases with schizophrenia and affective disorders in a community survey in rural Ethiopia. Int J Soc psychiatry 2002;48(3):200-8.

7. Morrissey JP, Ridgely MS, Goldman HH, et al. Assessments of community mental health support systems: a key informant approach. Community Mental Health J 1994;30(6):565-79.

8. Slater MD, Edwards RW, Plested BA, et al. Using community readiness key informant assessments in a randomized group prevention trial: impact of a participatory communi-ty-media intervention. Community Health 2005;30(1):39-53.

9. Patel V, Simbine AP, Soares IC, et al. Prevalence of seve-re mental and neurological disorders in Mozambique: a population-based survey. Lancet 2007;370(9592):1055-60.

10. Muga FA, Junkins R. Public perceptions, explanatory models and service utilisation regarding mental illness and mental health care in Kenya. Soc Psychiatr Epidemiol 2008;43(6):469-76.

11. Mattarei M, Morosini P, De Stefani R. Valutazione del-l’accesso ai servizi di pazienti psichiatrici gravi: uso della tecnica dei testimoni chiave. Riv Sper Freniatr 1992;4:725-35.

12. Disponibile all’indirizzo: http://demo.istat.it

Disturbi mentali gravi

16 Not Ist Super Sanità 2008;21(12):16

Nasce dalla collaborazione tra diverse realtà un nuovo progetto per incentivare la ricerca sui bene-fici dell’attività sportiva per i trapiantati.

L’iniziativa è stata presentata alla stampa in occasione del primo incontro di lavoro del gruppo “Trapianto… e adesso sport” tenutosi il 24 novembre 2008 presso la sede dell’Isoki-netic di Bologna. Tra i presenti, i promotori del progetto: Ales-sandro Nanni Costa per il Centro Nazionale Trapianti (CNT) e in rappresentanza del Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), Giorgio Cimurri della Giorgio Cimurri Impresa e Sport, Stefano Della Villa del Centro Studi Isokinetic di Bologna, Sergio Stefoni, Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Bologna, Anna Maria Bernasconi, Presiden-te dell’Associazione Nazionale Emodializzati (ANED). Erano presenti, inoltre, quali testimonial sportivi Fabrizio Ravanelli e Renato Villalta. Assente, invece, perché all’estero, Luigi Fon-tana, ricercatore presso il Dipartimento di Sanità Alimentare ed Animale dell’ISS e negli USA, coinvolto nel progetto per i suoi autorevoli studi sulla nutrizione.

Il progetto, ha detto nell’introduzione Nanni Costa, mette insieme l’approccio clinico-scien-tifico della riabilitazione post-trapianto con quello della promozione dell’attività sportiva, riconosciuta come contributo terapeutico. Ta-le iniziativa rientra, continua il direttore, “in un percorso che il CNT ha intrapreso negli ultimi due anni, con la promozione di vari eventi fra cui due edizioni del Convegno “Sport e Trapian-ti”, organizzato a Corvara in occasione della gara ciclistica “Maratona dles Dolomites”, a cui partecipa ogni anno un folto gruppo di ciclisti trapiantati”.

Anche Della Villa, ricordando la validissima esperienza di Isokinetic nella riabilitazione de-gli sportivi, peraltro testimoniata da Ravanelli e Villalta, ha sottolineato l’importanza di conside-rare lo sport “come un farmaco” utile alla ripresa psico-fisica del paziente.

Ad approfondire questo aspetto sono intervenuti Stefoni e Mosconi dell’Università di Bologna, spiegando che la qua-lità degli interventi di trapianto e la sopravvivenza a lungo termine dei pazienti ha fatto spostare, da qualche tempo, l’attenzione dei ricercatori sui problemi clinici/cronici post-trapianto. Tra questi, l’insorgenza di disturbi o di eventi acu-ti di tipo cardiovascolare costituisce oggi la più frequente causa di morbilità e di mortalità dei pazienti trapiantati. In questo tipo di pazienti è infatti frequente riscontrare alte-razioni del metabolismo glucidico e lipidico, sovrappeso, ipertensione arteriosa e osteoporosi, che richiedono spe-cifiche terapie. In questo contesto, l’attività fisica può svol-gere un ruolo terapeutico di primo piano, permettendo un miglior controllo della glicemia (aumento della sensibilità all’insulina), migliorando le alterazioni del metabolismo li-pidico, contribuendo a ridurre i valori pressori, potenziare

i meccanismi che contrastano l’osteoporosi, rimodellare positivamente l’apparato cardiaco. Non trascurabile è, in questi casi, il contributo che può dare l’aumento dell’auto-stima e il miglioramento della qualità di vita.

Nel corso della conferenza stampa è stato fatto il nome di veri e propri testimonial dei benefici dello sport per i pazienti trapiantati: Jonah Lomu, giocatore di rugby negli All Black, Alonso Mourning, giocatore di basket nell’NBA, e Ivan Klasnic, calciatore nazionale della Croazia, che hanno continuato la loro attività dopo un trapianto di rene. Sono state inoltre ricordate le imprese più eclatanti dei pazienti trapiantati che fanno sport, tra queste la scalata di una delle vette del Kilimanjaro e dei seimila metri del monte Sajama, in Bolivia. Buoni esempi per chi comincia.

Una cosa che molti non sanno è che per i pazienti trapian-tati vengono organizzati annualmente campionati naziona-li, europei e mondiali di varie specialità sportive (ciclismo, sci, tennis, ecc.) con risultati di assoluto rilievo tecnico.

Nonostante ciò, in letteratura scientifica internazionale sono riportate solo sporadiche segnalazioni di per-formance di pazienti trapiantati e mancano la-vori organici che permettano di stabilire le reali capacità di recupero di un paziente trapianta-to. Sotto questo aspetto, il progetto trapianti e sport presenta molteplici possibilità: verificare il grado di recupero psico-fisico del paziente do-po il trapianto, stimolare la cultura dell’attività fisica quale approccio terapeutico, migliorare la qualità di vita dei pazienti trapiantati, stimolare i pazienti ad accettare le indicazioni “terapeuti-che”, verificare i limiti di indicazioni per ciascun individuo in rapporto alle caratteristiche clini-che personali. Il tutto inserito in un contesto di stile di vita che l’attività sportiva a qualunque livello richiede.

Il prossimo appuntamento sportivo per i trapiantati è fissato dal 25 gennaio al 1° febbraio 2009 a Chiesa Valmalenco: si tratta dell'XI trofeo internazionale di sci per dializzati e trapiantati.

Riappropriarsi della funzionalità del proprio corpo dopo un trapianto d’organo rappresenta una tappa fondamen-tale e praticare un’attività fisica e sportiva contribuisce notevolmente a raggiungere questo obiettivo. Il progetto “Trapianto… e adesso sport” nasce dalla collaborazione con esperti e professionisti del mondo della medicina ria-bilitativa e sportiva, esperti dei trapianti, medici chirurghi, testimonial sportivi e le importantissime associazioni di settore che condividono lo stesso obiettivo: aprire il varco allo sport come medicina o, meglio ancora, in sostituzione (anche parziale) del farmaco ù.

Per ulteriori informazioni:Ufficio Comunicazione, Centro Nazionale [email protected]

TRAPIANTI E SPORT,

NASCE UN PROGETTO PER AIUTARE I PAZIENTIDaniela Storani, Manuela Trerotola e Alessandro Nanni Costa

Centro Nazionale Trapianti, ISSNEW

S

News

Not Ist Super Sanità 2008;21(12):17-19 17

Visto... si stampia cura di Paola De CastroSettore Attività Editoriali, ISS

Presentiamo qui le più recenti pubblicazioni edite da questo Istituto, disponibili online in full-text e su supporto cartaceo. Per essere direttamente informati, comunicate il vostro indirizzo e-mail a: pubblicazioni @iss.it.

Le rubriche del Notiziario

Valutazione di accessibilità dei siti web: il processo operativo dell’Istituto Superiore di Sanità.C. Faralli, M. Ferrari, S. Guderzo, S. Deodati, M. Didomenicantonio, E. Attaianese, M. Boscarol,

C. Di Benedetto, E. Morassi. 2008, 51 p.

L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) è stato iscritto nell’elenco pubblico dei valutatori di accessibilità, sulla base del DPR 75/2005. Diventare valutatori di accessibilità di siti web significa che l’ISS ha la struttura organizzativa e tecnologica per poter valutare se siti web di strutture terze rispondano ai requisiti di usabilità e accessibilità previsti dalla vigente normativa (Legge 4/2004). Nel presente rapporto viene descritto il processo operativo che si intende attuare per la valutazione di accessibilità tecnica e soggettiva. La valutazione di accessibilità di un sito web, infatti, prevede due livelli: una valutazione tecnica, cioè la verifica della rispondenza a 22 requisiti tecnici e la verifica soggettiva, basata, grazie all’intervento di un gruppo di valutazione composto da utenti disabili, sulla verifica dell’effettiva fruibilità dei servizi e delle informazioni veicolate da un sito web. [email protected]

Rapporti ISTISAN 08/32Area tematica

Tecnologie

e salute

Valutazione microtomografica dell’area di possibile contatto osseo di sei tipologie diverse di impianti dentali.

R. Bedini, R. Pecci, F. Di Carlo, A. Quaranta, F. Rizzo, M. Quaranta. 2008, 39 p.

Lo scopo di questo lavoro è stato la valutazione comparativa, tramite microtomografia computerizzata, della quantità di area potenzialmente disponibile all’osteointegrazione tra sei impianti dentali aventi differenti dise-gni implantari e dimensioni, come la lunghezza e il diametro, alcuni inferiori a quelle dei dispositivi comune-mente utilizzati. La tecnica di microtomografia, tramite strumentazione Skyscan 1072, permette ricostruzioni 3D del campione e osservazioni strumentali senza nessun trattamento particolare del campione oppure alte-razioni o danneggiamenti dello stesso. Dai risultati ottenuti emerge che gli impianti corti con specifico design possono essere considerati come valide alternative agli impianti standard in condizioni cliniche particolari. Tra i vari impianti corti disponibili in commercio, quelli con diametro maggiore e design delle spire quadrate potrebbero mostrarsi più indicati dal punto di vista biomeccanico. [email protected]

Sicurezza stradale: gli effetti della comunicazione intimidatoria sulla prevenzione degli incidenti.S. Cedri, C. Cedri. 2008, 22 p.

Le comunicazioni tramite fear appeal sono tuttora ampiamente utilizzate, anche se la ricerca in questo campo non ha portato a conclusioni chiare e definitive sulla loro efficacia. Molti degli studi condotti hanno preso in conside-razione le più diverse tematiche di prevenzione, mentre il presente lavoro si focalizza sugli effetti dei messaggi intimidatori per la prevenzione degli incidenti stradali. Oltre alla paura, tali messaggi suscitano ansia, disgusto, depressione, senso di colpa. E potrebbero essere proprio questi stati d’animo a causare il cosiddetto "effetto boomerang". La maggior parte dei lavori considerati dimostrano poi un effetto positivo in relazione agli atteggia-menti, per cui ad un maggior livello di paura corrisponde un cambiamento di atteggiamento nei confronti degli incidenti stradali. Esistono invece pochi studi che hanno analizzato l’efficacia di tali messaggi sui comportamenti, e tali studi presentano risultati discordanti. Il presente lavoro dimostra quindi una certa efficacia dei fear appeal sulla prevenzione degli incidenti stradali, quantomeno nel cambiamento di atteggiamento, anche se ci sono da considerare alcuni fattori limitanti che fanno riflettere sulla necessità di condurre studi focalizzati, ad esempio, sulle diverse componenti del messaggio intimidatorio. [email protected]

Rapporti ISTISAN 08/31Area tematica

Formazione

e informazione

Rapporti ISTISAN 08/33Area tematica

Ambiente e salute

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Guida agli indicatori biologici dei corsi d’acqua della provincia di Viterbo.A cura di L. Mancini e P. Andreani. 2008, ii, 117 p.

La normativa europea ha riconosciuto agli indicatori biologici un ruolo centrale fra gli strumenti per la valutazione dello stato ecologico delle acque correnti continentali (Direttiva Europea in Materia di Acque 2000/60/CE). L’analisi delle comunità delle diverse componenti biologiche, quali Diatomee, Macrofite, Macroinvertebrati e Pesci, può garantire l’approccio ecosistemico necessario alla corretta lettura delle condi-zioni di un corso d’acqua. Diventa quindi importante mettere a disposizione degli strumenti utili per il rico-noscimento tassonomico degli organismi. La provincia di Viterbo ha da molto tempo fatto proprio il compito di rispondere a questa necessità, con l’organizzazione di numerosi eventi mirati alla divulgazione e corsi di formazione. Con questo lavoro, sia pur preliminare, viene reso disponibile a tutti i portatori di interesse uno schema di atlante degli indicatori biologici dei corsi d’acqua, che può rappresentare un punto di partenza per la futura elaborazione di guide a livello nazionale. [email protected]

Rapporti ISTISAN 08/34Area tematica

Ambiente e salute

Rapporti ISTISAN 08/35Area tematica

Epidemiologia

e sanità pubblica

Registro nazionale dell’ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder): primo anno di attività (2007-2008).P. Panei, A. Addis, R. Arcieri, F. Chiarotti, A.L. Knellwolf, C. Panci, F. Rocchi, S. Vella. 2008, 31 p.

Viene descritto il primo anno di attività del Registro italiano della sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD, Attention Deficit Hyperactivity Disorder). Le Regioni e le Province autonome hanno accreditato una rete di 125 Centri di riferimento per la diagnosi e la predisposizione dei piani terapeutici di cui 75 attivi. Sono stati sottoposti a trattamento multimodale 626 bambini e adolescenti. Tutti hanno ricevuto uno o più interventi psico-comportamentali. Inoltre, il 44% ha ricevuto metilfenidato e il 56% atomoxetina. Frequentemente all’ADHD si associano altre patologie psichiatriche tra cui il disturbo oppositivo provocatorio e il disturbo di apprendimento. L’accuratezza del processo diagnostico, previsto dal protocollo del Registro, ha permesso di limitare il ricorso ai farmaci ai casi più gravi non rispondenti al solo trattamento psicoterapico. [email protected]

Metodi microbiologici tradizionali e metodi molecolari per l’analisi degli integratori alimentari a base di o con probiotici per uso umano.

P. Aureli, A. Fiore, C. Scalfaro, G. Franciosa. 2008, ii, 63 p.

Il presente rapporto, indirizzato in particolare ai laboratori preposti al controllo ufficiale degli alimenti, descrive i metodi di analisi microbiologici e di biologia molecolare e i criteri per valutare la conformità degli integratori a base di o con probiotici, per uso umano. L’effetto benefico dovuto all’assunzione, in adeguate quantità, di microrganismi vivi denominati probiotici, ha portato al crescente aumento del consumo di preparazioni a base di o con probiotici; per questo motivo sta diventando sempre più importante garantirne la qualità numerando e tipizzando i microrganismi probiotici presenti in tali preparazioni. Fino ad oggi, la mancanza di metodi analitici per la numerazione differenziale dei probiotici negli integratori alimentari per uso umano ha solo raramente permesso ai laboratori del controllo ufficiale di verificarne la conformità alle Linee Guida 2005 del Ministero della Salute (Dipartimento di Sanità Pubblica Veterinaria, Nutrizione e Sicurezza Alimentare). [email protected]

Rapporti ISTISAN 08/36Area tematica

Formazione

e informazione

Rapporti ISTISAN 08/37Area tematica

Ambiente e salute

Disturbi da esposizione ad alcol in gravidanza: il problema che non c’era.A cura di R. Mancinelli e G. Laviola. 2008, iv, 155 p.

Cambiamenti significativi nello stile di consumo alcolico coinvolgono oggi in particolare la popolazione fem-minile, in cui il progressivo abbassamento dell’età di primo uso e l’aumento del consumo problematico creano nuovi motivi di allarme per la salute della donna e del bambino. Infatti, l’esposizione ad alcol in gravidanza può causare nel bambino danni molteplici e irreversibili globalmente definiti come FASD, dall’inglese Fetal Alcohol Spectrum Disorders (cioè l’insieme dei disturbi da fetopatia alcolica). Sulla base di queste considera-zioni e dell’esperienza maturata in campo alcologico, i curatori di questo volume hanno organizzato nel 2007 presso l’Istituto Superiore di Sanità il 1° Corso "Salute della donna e del bambino: aspetti clinici e sperimentali dell’esposizione all’alcol" che ha visto una seconda edizione e ancor più ampia ed entusiasta partecipazione nel 2008. Questo Corso è il primo e, ad oggi, l’unico in Italia per l’aggiornamento sulla ricerca clinica e speri-mentale dedicata allo studio degli effetti alcol-correlati nella donna e nella diade madre-bambino. Dal Corso, è emersa l’esigenza degli operatori di disporre di testi scientifici in italiano per cui è nata questa raccolta tema-tica multidisciplinare di contributi originali e versioni in italiano appositamente e ampiamente rielaborate da lavori in inglese, prodotti da esperti internazionali. [email protected]; [email protected]

Visto... si stampi

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Le rubriche del Notiziario

Il Notiziario ospita nel Supplemento di settembre 2008 il quinto numero “Malattie rare e farmaci orfani” e, nel Supplemento di novembre 2008, il sesto numero, a cura del Centro Nazionale Malattie Rare (CNMR) dell’Istitu-to Superiore di Sanità (ISS). Rivolto a medici di medicina generale, pediatri, responsabili socio-sanitari regionali e nazionali, pazienti e associazioni di pazienti e, più in generale, a tutti gli operatori impegnati nel settore, affronta le diverse tematiche legate alle malattie rare e ai farmaci orfani e ne illustra le novità scientifiche. [email protected]

Centro Nazionale Malattie Rare - Responsabile: Domenica Taruscio

Pubblicato il quinto e il sesto numero di "Malattie rare e farmaci orfani".Supplemento al Notiziario di settembre e novembre 2008disponibile online all’indirizzo: www.iss.it

Volume 21, n. 9 (Supplemento 1) - Volume 21, n. 11 (Supplemento 1). 2008

Volume 21 Numero 6 - Supplemento 1 - 2008

ISSN 0394-9303

dell’Istituto Superiore di Sanità

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a cura del Centro Nazionale Malattie Rare

dell’Istituto Superiore di Sanità

Editoriale

Focus: Convegno internazionale

"Malattie Rare e Farmaci Orfani"

Test genetici: controllo esterno di qualità

Terapia farmacologica delle sindromi progeroidi

Rete e Registro regionale MR dell'Emilia-Romagna

La voce delle Associazioni

Due storie dal database del CNMRPost

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Volume 21 Numero 9 - Supplemento 1 - 2008

ISSN 0394-9303

dell’Istituto Superiore di Sanità

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a cura del Centro Nazionale Malattie Rare

Editoriale

Focus: la medicina traslazionale

Il coordinamento nazionale dei registri delle MC

GENESKIN: un network europeo per le genodermatosi

L'esperienza della Regione Lazio

Due storie dal database del CNMR

dell’Istituto Superiore di Sanità

Inserto La voce delle Associazioni

Dispense per la scuola 08/2.

L’uso e l’abuso degli animali: spunti per un’azione didattica.A cura di C. Bedetti, M.C. Barbaro e A.M. Rossi. 2008, vii, 138 p.

La dispensa raccoglie i materiali didattici sviluppati nell’ambito dell’omonimo progetto, promosso dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS). Comprende le lezioni svolte durante un corso di aggiornamento per docenti sul tema del benessere degli animali insieme a schede che descrivono alcune esperienze significative di lavoro in classe su questo tema, elaborate con l’ausilio di metodologie didattiche attive. Gli spunti principali: la convivenza uomo-cane, i principi di base di etologia utili ai fini di un rapporto di reciproco rispetto, la pet therapy, l’igiene urbana veterinaria, le zoonosi, i metodi per valutare il benessere degli animali negli allevamenti intensivi, considerazioni scientifiche e riflessioni etiche sulla sperimentazione animale, il Sistema Informativo per la Bioetica In Linea (SIBIL) per il recupero in Internet della documentazione, il metodo didattico Problem-based Learning adattato a un contesto scolastico e, infine, esempi di itinerari didattici. [email protected]

I beni storico-scientifici dell'Istituto Superiore di Sanità, n. 3.

Convegno. Storie e memorie dell'Istituto Superiore di Sanità.

Roma, 4 febbraio 2008. Atti a cura di C. Bedetti, P. De Castro e S. Modigliani. 2008, 90 p.

Il Convegno ha avuto l’obiettivo di sensibilizzare chi opera nel campo della ricerca sull’importanza della conservazione degli oggetti, dei documenti e delle storie del passato che costituiscono il prezioso patrimonio storico e culturale del futuro. Oltre alle relazioni su temi specifici, nella Tavola Rotonda è stato dato ampio spazio per la discussione sul ruolo della memoria per la storia della sanità pubblica da diverse angolazioni. Sono state presentate alcune immagini e alcune

esperienze a supporto della valorizzazione del patrimonio storico culturale dell’ente. Infine due filmati relativi uno ad un’esperienza di recupero della storia di vita manicomiale di Siena, l’altro ad un’intervista a un soffiatore di vetro che ha lavorato in ISS sin dalla prima metà del secolo scorso. [email protected]

Convegno annuale. Network Italiano Promozione Acido Folico per la Prevenzione Primaria dei Difetti Congeniti. Istituto Superiore di Sanità.

Roma, 17 ottobre 2008. Riassunti.A cura di D. Taruscio e P. Carbone. 2008, vii, 50 p.

Le principali tematiche affrontate nel corso del Convegno di quest'anno fanno riferimento diretto al dibattito scientifico internazionale sul rapporto rischio-beneficio degli interventi di prevenzione dei difetti congeniti mediante Acido Folico. Gli argomenti della discussione europea ed internazionale vengono trasposti alla speci-fica realtà italiana, ove il Network sostiene ed integra numerose iniziative per ridurre il rischio di malformazioni congenite e per tutelare nel suo insieme il percorso nascita. [email protected]

ISTISAN Congressi08/C9

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Il ritorno della TBC; allarme in Europa9 giugno 2006, p. 14

...Ogni anno solo in Europa si hanno 450mila nuovi casi di contagio. Il dato più preoccupante si riferisce però ai paesi dell’Europa dell’est: negli ultimi 15 anni i soggetti colpiti da questa malattia sono infatti rad-doppiati (110 e non più solo 50 casi ogni 100mila abi-tanti). Lo ha sottolineato il rappresentante dell’OMS M. Ravaglione, durante il convegno organizzato dalla Croce Rossa Italiana, Amref Italia, la cooperazione allo sviluppo/MAE, il Ministero della Salute, Stop TB Italia e Stop TB partnership nella sede della CRI. E in Italia? Anche qui non c’è da stare tranquilli, ma, fortunata-mente il nostro resta “un paese a bassa prevalenza di TBC”, rassicura il direttore del Dipartimento Malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, Antonio Cassone. La fascia d’età più colpita rimane quella degli over 65, ma “la storia naturale di questa malattia - spiega Cassone - è cambiata negli ultimi anni”. Ovvero: cresce l’incidenza della tubercolosi nei giovani tra i 15 e i 24 anni “spesso immigrato - aggiunge Cassone - o infetto da HIV”. E i numeri lo dimostrano: in Italia, dal 1999 al 2004, nel 28% dei casi gli affetti da tubercolosi erano infatti immigrati. Lo scopo del convegno è di non abbassare mai la guardia. L’OMS infatti ha già preparato un piano globale 2006/2015: 50 milioni di pazienti da curare, 14 milioni di vite da salvare, un nuovo farmaco anti TBC entro il 2010 da produrre e un vaccino entro il 2015 su cui puntare...

Nei prossimi numeri:

Gestione del rischio nella fi liera delle acque per consumo umano

Terapie classiche e complementari dell'ADHD

Istituto Superiore di Sanità Presidente: Enrico Garaci

Viale Regina Elena, 299 - 00161 Roma Tel. +39-0649901 Fax +39-0649387118

a cura del Settore Attività Editoriali

Volume 21 - Numero 12DIcembre 2008ISSN 0394-9303

Potenziamento della rete INFLUNET

per la sorveglianza virologica dell'infl uenza

DIsturbi mentali gravi:

un'indagine nella popolazione

di una zona montana del Trentino

Trapianti e sport, nasce un progetto per aiutare i pazienti

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dell’Istituto Superiore di Sanità

dell’Istituto Superiore di Sanità

Inserto BENBollettino Epidemiologico Nazionale

Studio osservazionale "OKkio alla SALUTE", 2008

Obesità severa del bambino e fattori correlati

Il punto sui bimbi che "saltano" la prima colazione

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Potenziamento della rete INFLUNET

per la sorveglianza virologica dell'infl uenza

DIsturbi mentali gravi: un'indagine nella popolazione

di una zona montana del TrentinoTrapianti e sport, nasce un progetto per aiutare i pazienti

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Trapianti e sport,

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Obesità severa del bambino e fattori correlati

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