Delibera di C.P. - Provincia di Lecco · Adeguamento del PTCP alla L.R. 12/2005 2 L’adeguamento...

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Delibera di C.P.n. 7 del 23 e 24.03.2009

PROVINCIA DI LECCO

PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE

Adeguamento alla L.R. 12/2005

GLI OBIETTIVI DEL PTCP

E LA SUA DIMENSIONE STRATEGICA

Adeguamento del PTCP alla L.R. 12/2005

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L’adeguamento del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale alla L.R. 12/2005 è stato redatto a cura del Settore Territorio Trasporti – Assessorato al Territorio della Provincia di Lecco: Assessore: Emanuele Panzeri Dirigente: Ernesto Crimella

Ufficio di Piano: Alessia Casartelli Chiara Orio Monica Santambrogio Davide Spiller Sandra Zappella Gianluca Beltrame Franco Benetti Antonella Cassinelli

con la consulenza di:

CAIRE Urbanistica:

Ugo Baldini Giampiero Lupatelli Paolo Rigamonti Contardo Crotti Norberto Invernici Omar Tondelli Silvia Alborghetti Stefano Botti Antonella Borghi

AMBIENTEITALIA:

Maria Berrini Michele Merola Barbara Monzani Giuseppe Dodaro Anna Bombonato Corrado Battisti Elisabetta Volpato

Gli obiettivi del PTCP e la sua dimensione strategica

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S O M M A R I O

L’ADEGUAMENTO DEL PTCP DI LECCO ALLA L.R. 12/2005. NUOVI CONTENUTI ED AGGIORNAMENTO DELLA RELAZIONE ILLUSTRATIVA............................ 5

GLI OBIETTIVI STRATEGICI DEL PTCP ..................................................... 9

PUNTI DI FORZA E DI DEBOLEZZA OPPORTUNITA’ E MINACCE PER I SISTEMI TERRITORIALI DELLA PROVINCIA DI LECCO ........................................... 19

• Strategico e strutturale • Territorio, società, governance • SWOT territoriale – Valsassina • SWOT territoriale – Lario Orientale • SWOT territoriale – Lecchese • SWOT territoriale – Brianza Lecchese

ALLEGATO 1 - I SISTEMI LOCALI DEL LAVORO........................................ 39

ALLEGATO 2 – INDICATORI SOCIO ECONOMICI ...................................... 43

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Gli obiettivi del PTCP e la sua dimensione strategica

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L’ADEGUAMENTO DEL PTCP DI LECCO ALLA L.R. 12/2005. NUOVI CONTENUTI ED AGGIORNAMENTO DELLA RELAZIONE ILLUSTRATIVA

Sin dal marzo 2004 la Provincia di Lecco ha approvato il proprio Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) che rappresenta lo strumento attraverso il quale la Provincia garantisce una importante funzione di governo del territorio provinciale; una funzione che si esercita in modo particolare attraverso una azione di coordinamento della pianificazione urbanistica comunale, tanto più necessaria e rilevante in un territorio quale è quello lecchese che vede una forte frammentazione del quadro amministrativo comunale.

Già nella impostazione del PTCP vigente la Provincia di Lecco, ben consapevole della vastità dell’impegno da affrontare e della necessaria processualità della azione di pianificazione, da precisare e mettere a punto sulla base di una esperienza che si sarebbe via via venuta accumulando, aveva messo in conto una azione di “manutenzione programmata” del proprio Piano che, con successivi approfondimenti, integrazioni e revisioni, avrebbe dovuto allargare il tiro della propria azione e migliorare l’efficacia del proprio contributo allo sviluppo di politiche territoriali sostenibili.

Mentre questa attività (la c.d. “seconda fase”, prevista anche normativamente dal PTCP 2004) era in campo è intervenuta la importante novità della Legge Regionale sul Governo del Territorio L.R. 12/2005 che ha introdotto nuove coordinate per l’azione di pianificazione provinciale e per il suo rapporto con una strumentazione urbanistica comunale che la stessa legge regionale veniva nel frattempo rivoluzionando profondamente nella struttura e nei contenuti.

In particolare la documentazione che costituisce la variante di adeguamento del PTCP è composta (oltre che dalla nuova stesura delle cartografie del Quadro Strutturale del PTCP, ora articolate in tre serie di tavole al 25.000, in luogo delle due serie del Piano attualmente vigente, e dal nuovo testo dell’articolato normativo, presentato da una sintetica relazione che illustra il significato e la novità della manovra messa in campo) da cinque monografie che hanno il compito di integrare ed aggiornare la relazione illustrativa del PTCP avendo riguardo ai temi ed agli aspetti approfonditi nella attività di adeguamento.

Si tratta in particolare di 6 monografie che riguardano rispettivamente:

A. Gli obiettivi del PTCP e la sua dimensione strategica;

B. Rassegna delle esperienze di cooperazione intercomunale;

C. Rassegna della pianificazione territoriale regionale, provinciale e di settore;

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D. Le politiche insediative;

E. Ambiti ed aree agricole;

F. La rete ecologica.

La Monografia A, in particolare, rappresenta un nuovo contributo che si inserisce a valle dei capitoli 1 e 2 della relazione illustrativa del PTCP vigente (che verranno accorpati nella stesura finale) e presenta il sistema degli obiettivi del Piano anche alla luce di valutazioni condotte con una analisi SWOT (acronimo dalle iniziali dell’inglese “Strength”, “Weakness”, “Opportunities” e “Treaths”) sui punti di forza e di debolezza del territorio provinciale e delle sue più significative articolazioni e sulle opportunità e minacce che per esse si delineano nello scenario di prospettiva; la monografia è corredata da un essenziale set di indicatori per i diversi ambiti territoriali presi in considerazione (in particolare i tre macro-ambiti, i circondari e l’articolazione delle Comunità Montane) posti in relazione con i benchmark rappresentati dall’aggregato regionale e provinciale.

L’esplicitazione del sistema degli obiettivi articolato ed argomentato serve una più esplicita considerazione che il PTCP adeguato vuole avere della dimensione strategica della pianificazione ed in particolare della nuova attenzione alla promozione sul territorio di percorsi di cooperazione intercomunale che, poggiando proprio su un approccio strategico, sappiano far avanzare ed evolvere l’attuazione delle politiche territoriali del PTCP. A supporto di questa strategia, la Monografia B, raccoglie, illustra e commenta le esperienze (numerose e significative) di cooperazione intercomunale già oggi presenti nel territorio provinciale, ancorché con una geografia articolata e asimmetrica; esperienze che costituiscono la premessa più significativa ad un successo delle politiche di un nuovo PTCP che, come si potrà constatare dalla lettura del testo normativo o anche solo della sua sintesi illustrativa, molto scommette sulla capacità dei comuni (tanto più in quanto sostenuta da un adeguato supporto logistico della Provincia) di costruire politiche territoriali capaci di coniugare positivamente la risposta alle domande espresse dalle comunità locali con le esigenze di cogliere e sostenere le opportunità di sviluppo che si presentano al sistema lecchese e, non di meno, a garantire quelle condizioni di sostenibilità ambientale e di vivibilità rappresentate con sempre maggiore convinzione ed energia tanto nella sensibilità della popolazione che nella articolazione del quadro legislativo regionale, nazionale e comunitario. Questa monografia si configura, dunque, come un nuovo capitolo della relazione illustrativa.

Sempre in termini di innovazione dell’apparato conoscitivo su cui poggia l’azione del PTCP adeguato deve essere considerata la Monografia C che presenta lo stato dell’arte della pianificazione di livello regionale e provinciale. Si discute in quest’ambito, in particolare, delle novità contenute nei documenti del Piano

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Territoriale Regionale, in corso di formazione, letti dalla specifica visuale del territorio lecchese; al PTR si affianca la considerazione dei contenuti della Pianificazione Territoriale Provinciale operante nei territori limitrofi alla provincia di Lecco e, quindi, presenti nei PTCP di Sondrio, Bergamo, Milano e Como, analizzati per ciò che riguarda le specifiche “politiche di confine” ma anche per operare un confronto sulle diverse politiche e strategie normative messe in campo dai diversi piani su temi di interesse comune, dai temi dello sprawl e del consumo di suolo a quelli delle tutele paesistiche. Il panorama della pianificazione vigente è inoltre completato dall’esame dei Piani di Settore a vario titolo operanti nel territorio provinciale.

La Monografia D aggiorna invece quello che può essere individuato come il cuore tematico del PTCP vigente rappresentato dalle politiche insediative e dalla considerazione delle componenti endogena ed esogena della domanda generata da famiglie e imprese presenti nel territorio provinciale o, invece, attratte dalle sue peculiari condizioni d’ambiente. Questa monografia aggiorna (e quindi sostituisce) i capitoli 3 e 4 della Relazione Illustrativa del PTCP 2004 sul versante delle dinamiche demografiche e insediative, in particolare residenziali, e – inoltre - propone una nuova visione dei temi relativi all’assetto degli insediamenti produttivi ed alle loro esigenze di consolidamento, innovazione e riqualificazione, con una forte attenzione ai temi della sostenibilità, rappresentando così una radicale integrazione dei contenuti del capitolo 7 della stessa Relazione Illustrativa che anch’esso è integralmente aggiornato e sostituito dai nuovi contenuti.

La Monografia E propone una rinnovata attenzione ai temi del sistema agroforestale, già trattati dal capitolo 9 della Relazione Illustrativa del PTCP 2004, ora riconsiderati alla luce delle nuove valenze attribuite dalla L.R. 12/2005 alla pianificazione provinciale proprio in relazione alla individuazione ed alla disciplina di ambiti e aree agricole. Così la considerazione della articolazione territoriale e paesistica del territorio provinciale, già sviluppata nella precedente stesura di Piano, si arricchisce oggi di una puntuale disamina dei fattori caratterizzanti l’utilizzazione agricola del territorio, tanto sotto il profilo fisico ambientale che in relazione alle caratteristiche economiche delle aziende operanti, per proporre un bilancio territoriale della presenza agricola che costituisce lo sfondo per impostare una politica fortemente orientata alla conservazione del suolo agricolo, contrastando le dinamiche erosive (e di abbandono) a cui esso è stato esposto con particolare intensità nel corso degli ultimi decenni.

La Monografia F, infine, propone un approfondimento del tema della rete ecologica trattato nel PTCP vigente al paragrafo 8.2.

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GLI OBIETTIVI STRATEGICI DEL PTCP

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Il Sistema degli Obiettivi del PTCP

Anche in relazione a quanto disposto dall’art. 2 4° comma della L.R. 12/2005 il PTCP definisce gli obiettivi generali relativi all’assetto e alla tutela del territorio connessi ad interessi di rango provinciale o sovracomunale oppure costituenti attuazione della pianificazione regionale avendo particolare riguardo all’esigenza di fornire risposta alla domanda insediativa espressa dalle comunità locali entro un quadro di piena sostenibilità.

Il PTCP, in relazione alla sua natura di atto di indirizzo della programmazione della provincia, integra gli obiettivi di tutela e assetto con gli obiettivi di sviluppo economico e qualità sociale che ne consentano la migliore traduzione in politiche efficaci.

Il PTCP della Provincia di Lecco individua e codifica nelle sue Norme di Attuazione gli obiettivi generali, come di seguito indicato:

1. Valorizzare le qualità paesistiche e culturali del territorio provinciale e la collocazione metropolitana della Città dei Monti e dei Laghi Lecchesi – componente primaria dei Sistemi Territoriali Pedemontano e dei Laghi individuati dal Piano Territoriale Regionale (PTR) - come vettore di riconoscimento dell’identità locale e come opportunità di sviluppo sostenibile del territorio;

2. Confermare la vocazione manifatturiera della provincia di Lecco e sostenere i processi di innovazione (e di rinnovo) dell’apparato manifatturiero;

3. Migliorare l’integrazione di Lecco e della Brianza nella rete urbana e infrastrutturale dell’area metropolitana;

4. Favorire lo sviluppo di una mobilità integrata e più sostenibile;

5. Migliorare la funzionalità del sistema viabilistico, specializzandone i ruoli in relazione alle diverse funzioni insediative servite (produzione, residenza, fruizione);

6. Tutelare il paesaggio come fattore di valorizzazione del territorio e come vettore di riconoscimento e rafforzamento dell’identità locale;

7. Conservare gli spazi aperti e il paesaggio agrario, qualificando il ruolo della impresa agricola multifunzionale e minimizzando il consumo di suolo nella sua dimensione quantitativa ma anche per i fattori di forma;

8. Contrastare la tendenza ad un progressivo impoverimento della bio-diversità e alla riduzione del patrimonio di aree verdi;

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9. Qualificare i tessuti edilizi incentivando lo sviluppo di nuove tecnologie bio-compatibili e per il risparmio energetico;

10. Migliorare le condizioni di vivibilità del territorio;

11. Garantire la sicurezza del territorio con particolare riferimento alla montagna;

12. Promuovere i processi di cooperazione intercomunale e la capacità di auto-rappresentazione e proposta dei Sistemi Locali.

Questi obiettivi sono coerenti e compatibili con gli obiettivi di sostenibilità individuati nel percorso di Valutazione Ambientale Strategica del PTCP.

La articolazione del sistema degli obiettivi generali in obiettivi operativi, politiche e strategie è contenuta nel presente Documento degli Obiettivi, che costituisce parte integrante del PTCP.

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1. Valorizzare le qualità paesistiche e culturali del territorio provinciale e la collocazione metropolitana della Città dei Monti e dei Laghi Lecchesi – come componente primaria dei Sistemi Territoriali Pedemontano e dei Laghi individuati dal Piano Territoriale Regionale (PTR) - come vettore di riconoscimento dell’identità locale e come opportunità di sviluppo sostenibile del territorio, operando per:

• promuovere lo sviluppo strategico di progetti coordinati e azioni di marketing territoriale;

• promuovere modelli di fruizione del territorio improntati a maggiori livelli di consapevolezza ambientale e sostenuti da percorsi di valorizzazione storico culturale a partire dal progetto di Eco-Museo;

• concorrere al successo del sistema dei laghi lombardi come sistema turistico di rilievo internazionale;

• sviluppare la cooperazione interprovinciale per la valorizzazione del sistema lariano e di quello pedemontano attraverso processi di confronto interprovinciali;

• sostenere i processi di riqualificazione della ricettività alberghiera ed extraalberghiera in tutti i contesti territoriali (montagna, lago, Brianza) con particolare attenzioni alle nuove correnti della domanda di turismo culturale e di turismo in ambiente rurale.

2. Confermare la vocazione manifatturiera della provincia di Lecco e

sostenere i processi di innovazione (e di rinnovo) dell’apparato manifatturiero, operando per:

• salvaguardare la consolidata vocazione industriale del territorio provinciale e la possibilità di sviluppo, razionalizzazione e ammodernamento dell’apparato industriale e produttivo in genere, affinché ne sia preservata e migliorata nel tempo la capacità di competere sui mercati internazionali;

• ricercare le migliori condizioni di compatibilità delle attività produttive, esistenti e di nuovo impianto, con le altre attività e funzioni presenti nel territorio e con l’ambiente e il paesaggio;

• favorire la cooperazione intercomunale nell’allestimento di nuove opportunità insediative per la produzione manifatturiera e per i servizi avanzati alla stessa anche nella forma delle Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate;

• favorire la cooperazione tra Università e Associazioni imprenditoriali, al fine di sviluppare una continua azione di ricerca di innovazione sia di processi, che di prodotti;

• favorire il mantenimento delle attività produttive artigianali non moleste e di servizio nei centri storici.

3. Migliorare l’integrazione di Lecco e della Brianza nella rete urbana e infrastrutturale dell’area metropolitana, operando per:

• potenziare il sistema delle connessioni metropolitane potenziando il ruolo e rafforzando l’integrazione del servizio ferroviario sub-urbano metropolitano e

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regionale come vettore portante della mobilità sostenibile a scala regionale e come importante occasione di innovazione urbana dei suoi nodi;

• realizzare il sistema di connessione autostradale pedemontano ricercando le condizioni più efficaci e più sostenibili per la sua integrazione con la rete infrastrutturale di adduzione avendo specifica attenzione alle politiche di piano per la specializzazione funzionale e la gerarchizzazione della rete stessa;

• migliorare le condizioni di sicurezza e lo scambio con il territorio della rete stradale di grande comunicazione;

• sostenere i processi di innovazione e rafforzamento delle funzioni di eccellenza e dei ruoli urbani della Città di Lecco e nel sistema insediativo diffuso della Brianza.

4. Favorire lo sviluppo di una mobilità integrata e più sostenibile, operando per:

• sostenere l’innovazione infrastrutturale ed organizzativa del Servizio Ferroviario Regionale, migliorando le condizioni dell’interscambio e qualificandone i luoghi;

• promuovere azioni di investimento infrastrutturale e di innovazione tecnologica ed organizzativa delle componenti di mobilità rappresentate dal Trasporto Pubblico Locale e dalla mobilità ciclo-pedonale;

• sostenere le azioni di mobility management e l’innovazione rappresentata dalla introduzione di modalità innovative di trasporto collettivo (car sharing, car pooling);

• promuovere la realizzazione e la predisposizione di Piani della Mobilità di livello intercomunale e integrare le politiche per la mobilità sostenibile entro ogni decisione di natura infrastrutturale o insediativa affidata alle azione di strumenti di concertazione intercomunale;

• realizzare un sistema integrato di piste ciclabili esteso all’intero territorio provinciale e integrato con le indicazioni del Piano per la realizzazione delle rete ecologica;

• realizzare un modello insediativo che favorisca l’utilizzazione del trasporto pubblico, concentrando le nuove previsioni di sviluppo entro ambiti di accessibilità sostenibile;

• individuare gli spazi che presentano le migliori condizioni di accessibilità al trasporto pubblico e al tempo stesso hanno buona accessibilità al mezzo individuale, a medio e lungo raggio, destinandoli prioritariamente ad accogliere insediamenti per attività e funzioni che richiamano un numero elevato di persone, provenienti da un bacino di livello sovracomunale.

5. Migliorare la funzionalità del sistema viabilistico, specializzandone i ruoli in relazione alle diverse funzioni insediative servite (produzione, residenza, fruizione), operando per:

• garantire per le diverse tipologie di viabilità di rilievo territoriale la possibilità di definire correttamente e/o di migliorare tecnicamente e funzionalmente nel tempo il tracciato, la piattaforma stradale, le intersezioni e i raccordi, ai fini

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della fluidità e sicurezza del traffico nonché una fascia di ambientazione e riqualificazione paesistica opportunamente individuata in relazione al contesto;

• assicurare la tutela degli insediamenti, del paesaggio e dell’ambiente rispetto alla presenza del manufatto stradale nonché all’inquinamento acustico e atmosferico e ai rischi d’incidente derivanti dalla presenza di veicoli in movimento;

• migliorare nelle sue condizioni di sicurezza e comfort la viabilità di grande comunicazione e di transito, evitare gli attraversamenti a raso di persone e veicoli e le immissioni non controllate né canalizzate e mantenere la distanza dall’edificazione entro valori compatibili con i livelli sonori stabiliti dalla normativa in materia di inquinamento acustico per le diverse funzioni;

• garantire condizioni di buona integrazione della viabilità a servizio degli insediamenti produttivi con la viabilità di grande comunicazione e scorrimento, contrastando i processi di edificazione (residenziale e produttiva) lato strada;

• preservare, per quanto possibile, la commistione della viabilità a prevalente servizio di insediamenti residenziali con traffici operativi generati da insediamenti produttivi, mantenendo tali strade il più possibile libere dal traffico pesante e dal traffico di transito; allestire adeguate condizioni di sicurezza e di percorribilità, in particolare per le componenti deboli della domanda; favorire la realizzazione sulle strade provinciali di autonomi percorsi ciclabili;

• mantenere le valenze paesistiche e ambientali della viabilità a prevalente vocazione di fruizione paesistica e ambientale, e promuovere l’integrazione a rete di tali strade al fine di creare ampi circuiti di fruizione turistica e ricreativa.

6. Tutelare il paesaggio come fattore di valorizzazione del territorio e come vettore di riconoscimento e rafforzamento dell’identità locale, operando per:

• tutelare il paesaggio nelle sue componenti naturali e culturali e favorendo i processi di riconoscimento identitario delle comunità locali;

• mantenere le pause o intervalli nell’edificazione esistente lungo le strade di rilevanza territoriale;

• interpretare la presenza dei corridoi tecnologici quale occasione di integrazione e razionalizzazione del sistema delle reti tecnologiche e delle telecomunicazioni.

7. Conservare gli spazi aperti e il paesaggio agrario, qualificando il ruolo della impresa agricola multifunzionale e minimizzando il consumo di suolo nella sua dimensione quantitativa ma anche per i fattori di forma, operando per:

• qualificare e valorizzare prioritariamente il ruolo della impresa agricola multifunzionale anche come soggetto della manutenzione territoriale e della offerta di servizi di qualità ambientale (biodiversità, paesaggio agrario, educazione ambientale);

• conservare gli ambiti agricoli della pianura e della collina briantea come spazi aperti di valore paesaggistico ed ambientale, anche oltre il loro significato

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economico produttivo, per il loro significato strutturale nell’organizzazione del modello insediativo brianteo prevedendo l’insediamento di funzioni fruitive, ricreative, sociali e culturali a condizione che queste concorrano significativamente alla manutenzione dei luoghi nel loro carattere di spazi aperti e rappresentino una occasione di potenziamento delle dotazioni ecologiche del territorio;

• privilegiare il recupero e la riconversione di strutture dismesse o sottoutilizzate e mediante interventi di completamento entro i margini dei tessuti urbani consolidati nell’apprestare la nuova offerta insediativa corrispondente alla domanda attesa;

• contrastare l’utilizzazione indiscriminata delle aree agricole per utilizzazioni a fini di insediamento residenziale e produttivo.

8. Contrastare la tendenza ad un progressivo impoverimento della bio-diversità e alla riduzione del patrimonio di aree verdi, operando per

• contrastare i processi di frammentazione ambientale dei sistemi naturali e semi-naturali, riducendo e mitigando le discontinuità indotte dalle infrastrutture e dai sistemi urbani;

• assicurare che nel territorio rurale vengano salvaguardati gli spazi naturali e seminaturali, favorendone la funzionalità ecologica, la permeabilità biologica, la funzionalità agronomica, e promuovendone gli usi compatibili anche con finalità turistico-ricreative;

• mantenere e promuovere un sistema ambientale che interconnetta i principali spazi naturali o semi-naturali esistenti, in particolare rafforzando la funzione di corridoio ecologico svolta dai corsi d'acqua.

9. Qualificare i tessuti edilizi incentivando lo sviluppo di nuove tecnologie bio-compatibili e per il risparmio energetico, operando per:

• promuovere la adozione di nuovi regolamenti edilizi orientati a sostenere l’introduzione di nuove tecnologie (bio-architettura) e a promuovere una sostanziale riqualificazione energetica del patrimonio edilizio;

• promuovere l’adozione degli standard energetici più elevati per la limitata quota di previsioni insediative che deroghino dalle indicazioni localizzative (accessibilità sostenibile) del PTCP;

• sostenere i processi di innovazione delle pratiche costruttive e di progettazione edilizia ed impiantistica con adeguate azioni formative, informative e di animazione culturale.

10. Migliorare le condizioni di vivibilità del territorio, operando per:

• promuovere il consolidamento di una rete di servizi formativi, sociali, ricreativi e di cura di elevata qualità, distribuiti in modo equilibrato sul territorio provinciale ed organizzati in relazione alle esigenze di una domanda, di norma, di livello sovracomunale;

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• favorire la cooperazione intercomunale nella innovazione e gestione della rete di servizi locali, in particolare in tema di servizi scolastici anche in relazione al significato comunitario che questi esprimono;

• promuovere il concorso del settore commerciale nelle sue diverse componenti (dalla grande distribuzione agli esercizi di vicinato, dal commercio su aree pubbliche ai pubblici esercizi) alle politiche di riqualificazione urbana e, più in generale, alle condizioni di vivibilità ed animazione dei tessuti urbani;

• garantire il permanere del commercio di vicinato come essenziale servizio di prossimità nelle aree a bassa densità insediativa, minacciate da rischi di desertificazione commerciale;

• favorire l’insorgere di una positiva tensione concorrenziale tra diverse tipologie distributive e tra diversi gruppi aziendali come elemento di efficienza del sistema e come contributo del settore commerciale alle condizioni di benessere generale;

• migliorare le performance ambientali legate al ciclo dei rifiuti, anche considerando le caratteristiche di attrattività della provincia.

11. Garantire la sicurezza del territorio con particolare riferimento alla montagna, operando per:

• promuovere un’attività permanente di manutenzione territoriale ricercando nuove condizioni per la sua fattibilità finanziaria;

• perfezionare il livello di conoscenza e di consapevolezza sociale sulle condizioni di pericolosità e di rischio degli insediamenti, costruendo in accordo con i Comuni e le Comunità Montane un inventario dei dissesti di versante e assicurandone l’aggiornamento e il monitoraggio;

• migliorare le condizioni di sicurezza del territorio, promuovendo la realizzazione di interventi volti contemporaneamente al superamento dei dissesti, al contenimento dei rischi e al recupero conseguente del territorio bonificato;

• difendere gli insediamenti dalle condizioni di rischio idraulico assumendo le necessarie limitazioni entro gli ambiti individuati a rischio dal PAI e dal PTCP, in tutti i casi in cui le analisi di pericolosità e rischio dimostrino l’inadeguatezza dell’alveo a contenere le portate liquide e solide per gli eventi eccezionali di simulazione (TR 200 anni), predisponendo adeguati progetti di difesa delle aree insediate con un approccio integrato ai temi della qualità delle acque e del territorio, in particolare in relazione al ruolo ecologico svolto dai corsi d’acqua nell’ambito della rete ecologica;

• tutelare le acque sotterranee, promuovendo il miglioramento delle conoscenze disponibili, aree di protezione integrale della falda, da adibire a riserva idrogeologica, possibilmente in aree a forte ricarica alpina;

• garantire la funzionalità dei conoidi attivi approfondendo la conoscenza sulle condizioni di pericolosità degli stessi, organizzando le ricerche secondo l’ordine di priorità basato sul valore sociale complessivo dei bersagli interessati;

• ridurre e mitigare gli effetti dell’impermeabilizzazione dovuta ai nuovi insediamenti prevedendo misure per la realizzazione di sistemi di raccolta delle acque piovane al fine di rallentare il deflusso delle acque meteoriche ai corsi d’acqua superficiali.

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12. Promuovere i processi di cooperazione intercomunale e la capacità di auto- rappresentazione e proposta dei Sistemi Locali, operando per:

• favorire il coordinamento tra le pianificazioni dei comuni;

• promuovere il coordinamento tra tutti i soggetti portatori di competenze sui corpi idrici favorendo processi di ascolto e di partecipazione anche nella forma dei contratti di fiume e di lago.

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PUNTI DI FORZA E DI DEBOLEZZA OPPORTUNITA’ E MINACCE PER I SISTEMI TERRITORIALI DELLA

PROVINCIA DI LECCO

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Strategico e strutturale

Al volgere del nuovo millennio, nei processi di pianificazione territoriale si è affermata una impronta sempre più marcatamente strategica che ha comportato una forte trasformazione degli stili decisionali.

Si è cosi registrata una progressiva ridislocazione delle attenzioni verso approcci di policies, allontanandosi da una tradizione urbanistica che si era costruita essenzialmente intorno alla applicazione di dispositivi di natura giuridico-amministrativa.

Questa trasformazione ha portato con se anche una evoluzione del bagaglio strumentale del piano: lo strategic planning che si viene – non senza fatiche, incertezze ed ambiguità - affermando negli anni più recenti tra gli urbanisti e i pianificatori territoriali - ha mutuato dalla pratica strategica di matrice aziendalista nuovi quadri concettuali e nuovi apparati analitici, come quelli rappresentati dall'analisi SWOT1.

Quadri fortemente orientati a rappresentare e interpretare la realtà sulla quale si interviene cogliendola per i suoi tratti essenziali e per i suoi punti "critici" nel percorso di trasformazione che il piano vuole interpretare e impersonare, misurandosi piuttosto per la profondità dell'applicazione che non attraverso l'ampiezza, la completezza e l'articolazione del quadro conoscitivo che viene messo in campo - talvolta un po' ritualmente - nell'occasione del piano.

Condividere il giudizio sui punti di forza e di debolezza che caratterizzano la specifica natura di un sistema territoriale, rappresentare con efficacia le opportunità e le minacce con cui questo sistema si trova a doversi confrontare in un contesto di relazioni economiche (ma anche culturali) sempre più marcatamente competitivo, viene cosi a rappresentare uno dei più delicati snodi argomentativi dell'azione di pianificazione.

Un passaggio necessario e inevitabile per una organizzazione complessa (e dalla missione non ancora compitamente definita e riconosciuta dall’ordinamento) come è la Provincia (e tanto più una Provincia nuova come quella di Lecco), che la si voglia intendere nella sua dimensione istituzionale non meno che la si voglia rappresentare in una (più incerta) proiezione comunitaria o ancora la si voglia ancorare ad una essenziale funzione di governance che consenta ai protagonismi dei sistemi locali, sempre meno

1 acronimo dalle iniziali dell’inglese “Strength” (punti di forza) “Weakness” (punti di debolezza),

”Opportunities” (opportunità) and “Treaths” (minacce)

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riconducibili all’interno dei confini comunali, di trovare un ambiente favorevole e fertile per potersi rappresentare ed esercitare.

Un passaggio tanto più inevitabile dunque se si vuole consentire alla Provincia di mettere in campo con la necessaria consapevolezza un sistema di azioni in grado di cogliere queste opportunità e sventare queste minacce e di realizzare così il successo della coalizione di interessi che in essa si riconosce.

Ovviamente la trasposizione del modello da un ambiente aziendale (quindi da un sistema che presenta livelli di finalizzazione estremamente più elevati e -viceversa - una articolazione di interessi e di soggetti estremamente più contenuta) ad un sistema territoriale articolato e complesso come quello regionale richiede cautele di non poco conto ed anche una certa capacità creativa per riadattare al nuovo contesto nozioni e glossari di diversa provenienza.

Territorio, società, governance

Di qualche utilità può essere al riguardo il tentativo di articolare il giudizio sugli SWOT di un dato sistema territoriale riferendoli alle sue diverse componenti (o forse, per meglio dire, alle sue differenti dimensioni), ognuna delle quali rappresenta uno specifico (per quanto non autonomo) livello di integrazione dei problemi e dei giudizi sulle possibili soluzioni.

Per questa articolazione sono state via via proposte svariate declinazioni, nella esperienza ormai non più pionieristica di costruzione di SWOT "territoriali" che è venuta maturando nell'esperienza di pianificazione dell'ultimo decennio e che la pratica della programmazione comunitaria ha cominciato a consolidare come routine amministrativa.

L’analisi SWOT Territoriale per la Provincia di Lecco è stata condotta a partire da quella proposta dai materiali per il PTR della Regione Lombardia che è articolata per sei sistemi territoriali, quattro dei quali (Area Metropolitana, Sistema Pedemontano, Ambito dei Laghi e Montagna) interessano il territorio della provincia di Lecco.

Le considerazioni proposte dai documenti regionali sono state ri-articolate e integrate seguendo uno schema che individua tre grandi partizioni tematiche o, per meglio dire, dimensioni dell’analisi che sono riferite rispettivamente:

a. alla struttura territoriale, cioè al sistema di condizioni fisico geografiche che connotano il territorio provinciale ed alle trasformazioni che – per dinamiche di origine naturale o antropiche – si proiettano sul suo futuro;

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b. al sistema socio-economico, vale a dire alla struttura delle relazioni sociali che, prodotte dalla sedimentazione storica e dai processi contemporanei di evoluzione della società, si stabiliscono tra gli attori locali e tra questi e i processi di globalizzazione in corso;

c. al modello di governance, espressione degli assetti istituzionali presenti nell’area considerati non solo per il loro portato normativo ma, più concretamente, anche per il loro effettivo manifestarsi nella concreta dinamica degli attori e in relazione agli equilibri e ai rapporti di forza che tra questi si stabiliscono.

L’analisi è stata condotta in prima battuta prendendo in considerazione l’intero territorio provinciale e ridiscutendo per questo i temi proposti dai documenti regionali.

Man mano che la riflessione si è fatta più pregnante è emersa con tutta evidenza la necessità di articolare le valutazioni, specificandole per i diversi sistemi territoriali che caratterizzano l’ambito provinciale; in questa operazione di riarticolazione che si è confrontata con quella regionale cui si è fatto prima cenno ma con la quale si può registrare una sovrapposizione solo parziale, è parso opportuno limitarsi ad un quadro di grandi aggregazioni e dunque operare ad un primo livello di risoluzione.

A questo livello, e scontando comunque una qualche reciproca parziale sovrapposizione, sono riconoscibili in provincia di Lecco quattro sistemi territoriali principali: quello montano, quello lariano, quello del capoluogo e, infine, quello della Brianza. Va da se infatti che ambito lariano e ambito urbano del capoluogo presentano una sovrapposizione significativa e che, ugualmente, tra ambito lariano ed ambito della montagna le relazioni sono assai rilevanti.

Gli obiettivi del PTCP e la sua dimensione strategica

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SWOT TERRITORIALE SWOT TERRITORIALE SWOT TERRITORIALE SWOT TERRITORIALE ---- VALSASSINA VALSASSINA VALSASSINA VALSASSINA

1) Struttura territoriale

PUNTI DI FORZA

• Varietà e qualità dei paesaggi di elevata attrazione per la residenza e il turismo

• Presenza di paesaggi montani di grande accessibilità e valore escursionistico (Grigne)

• Presenza del lago come fattore di forte caratterizzazione del paesaggio e come risorsa per l’industria turistica

• Presenza di importanti itinerari di interesse regionale (con la Valtellina) • Ricchezza del patrimonio forestale

PUNTI DI DEBOLEZZA

• Scarsa presenza ed inadeguatezza di infrastrutture per il turismo invernale • Modesta consistenza della ricettività, in particolare alberghiera • Bassa qualità degli insediamenti e dell’edificazione recente dal punto di

vista formale • Insufficiente attenzione alla tutela del paesaggio e tendenza alla tutela del

singolo bene • Fragilità idrogeologica e fenomeni importanti di dissesto nel territorio

montano • Forte sensibilità paesistica dei territori montani • Deterioramento del patrimonio architettonico tradizionale

OPPORTUNITÀ

• Valorizzazione turistica di aree di pregio naturalistico, paesistico-culturale • Miglioramento della sostenibilità in relazione alla diffusione di tecnologie a

risparmio energetico e da fonti rinnovabili • Potenzialità turistiche per la pratica escursionistica e alpinistica, il turismo

termale e per la pratica degli sport invernali MINACCE

• Amplificazione dei possibili impatti paesistici per effetto dell’elevata intervisibilità dei luoghi

Adeguamento del PTCP alla L.R. 12/2005

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• Riduzione della biodiversità e banalizzazione del paesaggio in corrispondenza della riduzione della componente antropica dei territori marginali (pascoli)

• Rischio idraulico (in assenza di politiche di rinaturalizzazione dei corsi d’acqua)

• Realizzazione di un continuum edificato tra gli insediamenti di fondovalle • Aumento delle varie forme di inquinamento nei fondovalle • Criticità e carenze nella manutenzione territoriale

2) Sistema socio-economico

PUNTI DI FORZA

• Appartenenza ad un sistema regionale di elevato potenziale economico • Sostanziale equilibrio demografico • Popolazione relativamente giovane e con un buon livello di scolarizzazione

superiore • Elevati tassi di attività • Elevato livello di sviluppo socio-economico • Forte identità storico-culturale e sociale delle popolazioni locali PUNTI DI DEBOLEZZA

• Dipendenza occupazionale dalle aree pedemontane • Elevata frammentazione delle unità produttive industriali ed artigianali • Offerta ricettiva limitata e prevalentemente imperniata sull’apporto delle

seconde case • Limitato rilievo delle economie agricole anche come fattore di governo del

territorio (S.A.U. minoritaria e in forte regresso) OPPORTUNITÀ

• Sviluppo di una ricettività turistica attenta alla sostenibilità, ma che sappia accogliere le nuove correnti di domanda

• Valorizzazione del ruolo della azienda agricola multifunzionale come fattore di sviluppo e come elemento di presidio

• Valorizzazione delle produzioni tipiche e dell’agricoltura biologica

MINACCE

• Impoverimento dell’offerta di servizi pubblici e privati nelle aree montane

Gli obiettivi del PTCP e la sua dimensione strategica

25

• difficoltà di gestione del patrimonio immobiliare delle seconde case 3) Modello di Governance PUNTI DI FORZA • Consolidato ruolo di promozione di politiche e di governance

sovracomunale delle Comunità Montane • “Nuova” Provincia come occasione e garanzia di governance per l’area

vasta PUNTI DI DEBOLEZZA • Elevata frammentazione amministrativa e piccola dimensione dei comuni OPPORTUNITÀ • Consolidamento di pratiche strategiche partecipate di governo del territorio

a scala intercomunale (Agende strategiche locali) MINACCE • Diminuzione delle risorse finanziarie dei Comuni

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SWOT TERRITORIALE SWOT TERRITORIALE SWOT TERRITORIALE SWOT TERRITORIALE ---- LARIO ORIENTALE LARIO ORIENTALE LARIO ORIENTALE LARIO ORIENTALE

1) Struttura territoriale

PUNTI DI FORZA

• Appartenenza ad un sistema regionale di elevata accessibilità e a forte integrazione

• Appartenenza ad un sistema regionale di grande immagine territoriale (Laghi Lombardi)

• Dotazione di una rete ferroviaria locale/regionale significativa • Attrattività per la residenza • Varietà e qualità dei paesaggi di elevata attrazione per la residenza e il

turismo • Presenza di paesaggi montani di grande accessibilità e valore

escursionistico • Presenza del lago come fattore di forte caratterizzazione del paesaggio e

come risorsa per l’industria turistica • Presenza di beni culturali prestigiosi (residenze e ville) caratteristici del

sistema lacuale • Valenza strategica della riserva di acque dolci

PUNTI DI DEBOLEZZA

• Mancanza di una strategia complessiva di pianificazione urbanistica • Criticità ambientali negli ambienti lacuali e perilacuali • Forte sensibilità paesistica dei territori perilacuali • Bassa accessibilità del sistema lacuale • Difficile fruizione delle sponde lacuali • Relativa marginalità del trasporto lacuale • Spostamenti fondati per lo più sul trasporto su gomma • Elevata congestione da traffico veicolare • Fragilità idrogeologica dei territori, spesso insediati, di conoide • Forte sensibilità paesistica dei territori perilacuali

OPPORTUNITÀ

• Riqualificazione urbana anche attraverso l’efficiente riutilizzo delle aree dismesse

Gli obiettivi del PTCP e la sua dimensione strategica

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• Possibile ruolo cerniera tra area metropolitana ed aree montane per lo sviluppo del sistema turistico

• Valorizzazione turistica di aree di pregio naturalistico, paesistico-culturale • Miglioramento della sostenibilità in relazione alla diffusione di tecnologie a

risparmio energetico e da fonti rinnovabili MINACCE

• Crescita ulteriore del modello di mobilità automobilistica-privata e dei suoi effetti in termini di sprawl

• Riduzione dell’accessibilità in assenza di interventi di riqualificazione infrastrutturale

• Eccesso di pressione antropica • Banalizzazione del paesaggio • Amplificazione dei possibili impatti paesistici per effetto dell’elevata

intervisibilità dei luoghi • Crisi ambientali per debolezza delle politiche di sostenibilità • Riduzione della qualità delle acque per effetto del mancato completamento

degli interventi di riqualificazione • Pressione insediativa esogena • Carenze nella manutenzione territoriale • Artificializzazione delle sponde • Interventi edilizi al di sopra del margine storico degli insediamenti

rivieraschi

2) Sistema socio-economico

PUNTI DI FORZA

• Presenza di episodi industriali importanti (Guzzi a Mandello) anche come occasione di diversificazione produttiva

• Presenza di forza lavoro qualificata • Presenza del lago come risorsa per l’industria turistica

PUNTI DI DEBOLEZZA

• Offerta ricettiva limitata e sistema turistico frammentato • Limitato rilievo delle economie agricole anche come fattore di governo del

territorio (S.A.U. minoritaria e in forte regresso)

Adeguamento del PTCP alla L.R. 12/2005

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OPPORTUNITÀ

• Attrazione di funzioni qualificate attratte dalla qualità dei luoghi • Sviluppo di una ricettività turistica attenta alla sostenibilità, ma che sappia

accogliere le nuove correnti di domanda • Crescita di funzioni di residenza assistita per anziani anche come

opportunità di riconversione di patrimonio ricettivo scarsamente utilizzato • Valorizzazione delle produzioni tipiche e dell’agricoltura biologica in stretta

relazione all’offerta turistica e in una logica di filiere corte MINACCE

• Crisi dell’immagine internazionale del sistema metropolitano lombardo • Criticità territoriali (congestione, riduzione dell’accessibilità) che

determinino l’abbandono di investitori e organizzazioni qualificate e difficoltà ad attrarne di nuovi

• Impoverimento dell’offerta di servizi pubblici e privati (commercio) nei piccoli centri

3) Modello di Governance PUNTI DI FORZA

• “Nuova” Provincia come occasione e garanzia di governance per l’area vasta

• Rilevanza delle esperienze di cooperazione intercomunale in corso PUNTI DI DEBOLEZZA

• Assenza di uno strumento di governo del bacino lacuale • Difficoltà di “fare rete” fra le principali polarità del sistema metropolitano • Insufficiente coinvolgimento del capoluogo nelle reti di cooperazione locali • Elevata frammentazione amministrativa OPPORTUNITÀ

• Diffusione di pratiche partecipate e di cooperazione interistituzionale per gli ambienti lacuali e fluviali

• Consolidamento di pratiche strategiche partecipate di governo del territorio a scala intercomunale (Agende strategiche locali)

• Sviluppo di pratiche di perequazione territoriale come strumenti di governo del territorio

Gli obiettivi del PTCP e la sua dimensione strategica

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MINACCE • Diminuzione delle risorse finanziarie dei Comuni

Adeguamento del PTCP alla L.R. 12/2005

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SWOT TERRITORIALE LECCHESE SWOT TERRITORIALE LECCHESE SWOT TERRITORIALE LECCHESE SWOT TERRITORIALE LECCHESE

1) Struttura territoriale

PUNTI DI FORZA

• Appartenenza ad un sistema regionale di elevata accessibilità e a forte integrazione

• Dotazione di una rete ferroviaria locale/regionale significativa • Varietà e qualità dei paesaggi di elevata attrazione per la residenza e il

turismo • Presenza di paesaggi montani di grande accessibilità e valore

escursionistico • Presenza del lago come fattore di forte caratterizzazione del paesaggio e

come risorsa per l’industria turistica • Rilevanza letteraria dei luoghi (Manzoni, Parini)

PUNTI DI DEBOLEZZA

• Debole interconnessione tra i poli del sistema pedemontano • Relativa marginalità rispetto ai flussi di connessione internazionale • Bassa accessibilità al sistema aeroportuale • Elevata congestione da traffico veicolare • Spostamenti fondati per lo più sul trasporto su gomma • Bassa qualità degli insediamenti e dell’edificazione recente dal punto di

vista formale • Elevati livelli di inquinamento • Presenza di impianti industriali a rischio di incidente rilevante • Scarsa attenzione alla tutela del paesaggio e tendenza alla tutela del

singolo bene • Carenza nelle dotazioni a verde di mitigazione e transizione per centri

commerciali e complessi produttivi • Fragilità idrogeologica del territorio • Forte sensibilità paesistica dei territori perilacuali e montani

OPPORTUNITÀ

• Potenziamento del Sistema Ferroviario Regionale • Realizzazione del Corridoio V

Gli obiettivi del PTCP e la sua dimensione strategica

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• Realizzazione del sistema infrastrutturale pedemontano • Sviluppo del policentrismo regionale • Riqualificazione urbana anche attraverso l’efficiente riutilizzo delle aree

dismesse • Possibile ruolo cerniera tra area metropolitana ed aree montane per lo

sviluppo del sistema turistico • Miglioramento della sostenibilità in relazione alla diffusione di tecnologie a

risparmio energetico e da fonti rinnovabili

MINACCE

• Caratterizzazione periferica rispetto al cuore del sistema metropolitano • Generazione di processi diffusivi (sprawl e consumo di suolo) in relazione a

processi non controllati di delocalizzazione produttiva • Crescita ulteriore del modello di mobilità automobilistica-privata e dei suoi

effetti in termini di sprawl • Amplificazione dei possibili impatti paesistici per effetto dell’elevata

intervisibilità dei luoghi • Crisi ambientali per debolezza delle politiche di sostenibilità • Rischio idraulico (in assenza di politiche di rinaturalizzazione dei corsi

d’acqua) • Riduzione della qualità delle acque per effetto del mancato completamento

degli interventi di riqualificazione • Sviluppo urbanistico carente di aree verdi di mitigazione e transizione • Eccesso di pressione antropica

2) Sistema socio-economico

PUNTI DI FORZA

• Elevata propensione all’imprenditorialità • Tradizione e cultura industriale • Offerta ospedaliera (e sanitaria) di qualità • Sistema scolastico complessivamente buono anche in termini di diffusione

sul territorio • Presenza dell’Università e del CNR • Presenza sede territoriale Regione Lombardia

PUNTI DI DEBOLEZZA

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• Piccola dimensione delle imprese industriali • Modesto livello di terziarizzazione • Offerta ricettiva limitata e sistema turistico frammentato • Scomparsa delle economie agricole anche come fattore di governo del

territorio (S.A.U. minoritaria e in forte regresso) OPPORTUNITÀ

• Ristrutturazione di settori produttivi tradizionali, internazionaliz-zando le produzioni ma mantenendo sul territorio le funzioni direzionali e innovative

• Rafforzamento del legame fra mondo della ricerca e delle imprese • Attrazione di flussi economici capaci di attivare processi di innovazione,

anche in relazione alla presenza di autonomie funzionali radicate • Attrazione di funzioni qualificate grazie alla qualità dei luoghi • Contributo della ricerca alla sostenibilità • Sviluppo di una ricettività turistica attenta alla sostenibilità, ma che sappia

accogliere le nuove correnti di domanda

MINACCE

• Perdita di competitività del sistema metropolitano lombardo nel contesto continentale

• Crisi dell’immagine internazionale del sistema metropolitano lombardo • Criticità territoriali (congestione, riduzione dell’accessibilità) che

determinino l’abbandono di investitori e organizzazioni qualificate e difficoltà ad attrarne di nuovi

• Problemi di integrazione della nuova immigrazione • Processi di deindustrializzazione • Difficoltà di gestire con politiche di scala adeguata (sovracomunale)

l’elevata e crescente integrazione intercomunale nel mercato del lavoro

3) Modello di Governance

PUNTI DI FORZA

• Tradizione urbana • “Nuova” Provincia come occasione e garanzia di governance per l’area

vasta PUNTI DI DEBOLEZZA

• Difficoltà di “fare rete” fra le principali polarità del sistema metropolitano

Gli obiettivi del PTCP e la sua dimensione strategica

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• Insufficiente coinvolgimento del capoluogo nelle reti di cooperazione locali • Deficit decisionale e difficoltà di coordinamento per la gestione degli

impianti (e degli insediamenti) di scala sovracomunale

OPPORTUNITÀ

• Crescente cooperazione tra sistemi metropolitani a scala europea e interregionale

• Consolidamento di pratiche strategiche partecipate di governo del territorio a scala intercomunale (Agende strategiche locali)

• Sviluppo di pratiche di perequazione territoriale come strumenti di governo del territorio

MINACCE

• Riduzione dell’autonomia rispetto al core dell’area metropolitana • Diminuzione delle risorse finanziarie dei Comuni

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SWOT TERRITORIALE SWOT TERRITORIALE SWOT TERRITORIALE SWOT TERRITORIALE ---- BRIANZA LECCHESE BRIANZA LECCHESE BRIANZA LECCHESE BRIANZA LECCHESE

1) Struttura territoriale

PUNTI DI FORZA

• Appartenenza ad un sistema regionale di elevata accessibilità e a forte integrazione

• Dotazione di una rete ferroviaria locale/regionale significativa • Originalità del modello insediativo (integrazione produzione/ residenza,

presenza di ampi spazi aperti da tutelare) • Attrattività per la residenza • Importante presenza di parchi naturali • Abbondanza di risorse idriche • Rilevanza letteraria dei luoghi (Parini) PUNTI DI DEBOLEZZA

• Inadeguatezza delle infrastrutture per la mobilità rispetto ad una domanda sempre più crescente

• Elevata congestione da traffico veicolare • Spostamenti fondati per lo più sul trasporto su gomma • Elevato consumo di suolo dovuto alla forte dispersione degli insediamenti

anche produttivi • Bassa qualità degli insediamenti e dell’edificazione recente dal punto di

vista formale • Elevati livelli di inquinamento • Presenza di impianti industriali a rischio di incidente rilevante • Scarsa attenzione alla tutela del paesaggio e tendenza alla tutela del

singolo bene • Carenza nelle dotazioni a verde di mitigazione e transizione per centri

commerciali e complessi produttivi • Frammentazione delle aree di naturalità

OPPORTUNITÀ

• Potenziamento del Sistema Ferroviario Regionale • Realizzazione del Corridoio V • Realizzazione del sistema infrastrutturale pedemontano

Gli obiettivi del PTCP e la sua dimensione strategica

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• Riqualificazione urbana anche attraverso l’efficiente riutilizzo delle aree dismesse

• Integrazione offerta culturale attraverso l’eco museo • Valorizzazione turistica di aree di pregio naturalistico, paesistico-culturale • Miglioramento della sostenibilità in relazione alla diffusione di tecnologie a

risparmio energetico e da fonti rinnovabili

MINACCE

• Caratterizzazione periferica del sistema • Ulteriore diffusione dello sprawl e consumo di suolo anche in relazione a

processi non controllati di delocalizzazione produttiva • Crescita ulteriore del modello di mobilità automobilistica-privata e dei suoi

effetti in termini di sprawl • Riduzione dell’accessibilità in assenza di interventi di riqualificazione

infrastrutturale • Eccesso di pressione antropica • Banalizzazione del paesaggio • Riduzione della biodiversità • Ulteriore frammentazione degli ecosistemi dovuto alle nuove infrastrutture • Crisi ambientali per debolezza delle politiche di sostenibilità • Rischio idraulico (in assenza di politiche di rinaturalizzazione dei corsi

d’acqua) • Carenze nella manutenzione territoriale

2) Sistema socio-economico

PUNTI DI FORZA

• Apparato produttivo diversificato, diffuso e talvolta avanzato • Presenza di forza lavoro qualificata • Elevata propensione all’imprenditorialità • Tradizione e cultura industriale • Sistema scolastico complessivamente buono anche in termini di diffusione

sul territorio

PUNTI DI DEBOLEZZA

- Piccola dimensione delle imprese industriali

- Modesto livello di terziarizzazione

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- Limitato rilievo delle economie agricole anche come fattore di governo del territorio (S.A.U. minoritaria e in forte regresso)

OPPORTUNITÀ

• Ristrutturazione di settori produttivi tradizionali, internazionaliz-zando le produzioni ma mantenendo sul territorio le funzioni direzionali e innovative

• Rafforzamento del legame fra mondo della ricerca e delle imprese • Attrazione di flussi economici capaci di attivare processi di innovazione,

anche in relazione alla presenza di autonomie funzionali radicate • Contributo della ricerca alla sostenibilità • Insediamento di funzioni di servizio ricreativo, sportivo, sociale di matrice

metropolitana come opportunità di governo di spazi aperti e/o di recupero di patrimonio storico culturale

• Ruolo della azienda agricola multifunzionale come fattore di sviluppo e come elemento di presidio

MINACCE

• Perdita di competitività del sistema metropolitano lombardo nel contesto continentale

• Crisi dell’immagine internazionale del sistema metropolitano lombardo • Criticità territoriali (congestione, riduzione dell’accessibilità) che

determinino l’abbandono di investitori e organizzazioni qualificate e difficoltà ad attrarne di nuovi

• Problemi di integrazione della nuova immigrazione • Difficoltà di gestire con politiche di scala adeguata l’elevata integrazione

intercomunale nel mercato del lavoro 3) Modello di Governance PUNTI DI FORZA

• Sistema delle rappresentanze fortemente integrato e radicato con le amministrazioni comunali

• “Nuova” Provincia come occasione e garanzia di governance per l’area vasta

• Rilevanza delle esperienze di cooperazione intercomunale in corso PUNTI DI DEBOLEZZA

Gli obiettivi del PTCP e la sua dimensione strategica

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• Difficoltà di “fare rete” fra le principali polarità del sistema metropolitano • Deficit decisionale e difficoltà di coordinamento per la gestione degli

impianti (e degli insediamenti) di scala sovracomunale • Elevata frammentazione amministrativa OPPORTUNITÀ

• Crescente cooperazione tra sistemi metropolitani a scala europea e interregionale

• Consolidamento di pratiche strategiche partecipate di governo del territorio a scala intercomunale (Protocolli di Intesa, Accordi Territoriali, Agende strategiche locali)

• Sviluppo di pratiche di perequazione territoriale come strumenti di governo del territorio

MINACCE

• Riduzione dell’autonomia rispetto al core dell’area metropolitana • Diminuzione delle risorse finanziarie dei Comuni • Competizione tra comuni per l’acquisizione di risorse territoriali

(insediamenti industriali e commerciali) anche in relazione ai loro effetti fiscali

Adeguamento del PTCP alla L.R. 12/2005

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Gli obiettivi del PTCP e la sua dimensione strategica

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ALLEGATO 1 - I SISTEMI LOCALI DEL LAVORO

Adeguamento del PTCP alla L.R. 12/2005

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Gli obiettivi del PTCP e la sua dimensione strategica

41

L’analisi dei sistemi locali del lavoro fornisce un importante strumento per descrivere il mutare delle relazioni funzionali che si determinano in un territorio. La prima ricostruzione dei sistemi locali del lavoro effettuata dall’Istat utilizzando i dati del censimento 1981, vedeva in provincia di Lecco la presenza di 8 sistemi locali del lavoro, che accoglievano 130 comuni, occupando una superficie di 1.136 kmq, ove risiedeva una popolazione di più di 490.000 abitanti e vi operavano 190.735 addetti.

La Lombardia, come d’altronde l’intero paese, nel decennio successivo ha assistito ad una riduzione del numero di sistemi locali del lavoro per effetto della perdita di autonomia di alcuni sistemi e dal loro conseguente assorbimento da parte di altri. È questo il caso soprattutto dei sistemi locali di alcuni comuni di grandi dimensioni: Milano, Bergamo, Busto Arsizio, Pavia, Cremona, Lodi, Sondrio e Lecco che vede passare il proprio sistema locale del lavoro dai 18 comuni del 1981 ai 74 del 1991.

Il fenomeno dell’unione di sistemi locali del lavoro, porta, tra il 1981 e il 1991, il numero di quelli presenti in provincia di Lecco a ridursi drasticamente, passando da 8 a 4 e assorben-do circa il 17% del totale del calo registrato a livello regionale (-47 sistemi locali), che a sua volta rappresenta più di un quinto della variazione nazionale (-171 sistemi locali). Seguendo il trend regionale, che ha visto passare il numero medio di comuni per sistema locale dai 13 dell’81 ai 22 del 1991 e la dimensione media da 204 a 341 kmq, in provincia di Lecco il numero medio di comuni per sistema locale del lavoro passa da 16 a 31 mentre la superficie da 142 a 360 kmq.

La riduzione della numerosità dei sistemi locali lecchesi è accompagnata da un aumento della loro estensione, che tra il 1981 e il 1991 passa da 1.136 kmq a 1.438 kmq.

La popolazione residente subisce invece una riduzione di 130.000 unità circa, raggiungendo i 360.010 abitanti, mentre gli addetti alle unità locali si riducono di più di 52.000 unità, raggiungendo i 138.206 addetti.

I SISTEMI LOCALI DEL LAVORO:

Variazioni 1981 - 1991

SLL 1981

SLL 1991

Adeguamento del PTCP alla L.R. 12/2005

42

Nell’ultimo decennio a fronte di una ulteriore riduzione della numerosità dei sistemi locali del lavoro a livello nazionale e regionale in provincia di Lecco si registra un aumento del numero dei sistemi locali del lavoro che passano da 4 a 5 e un aumento dei comuni che passano da 127 a 167. In realtà tale fenomeno nasconde una duplice tendenza.

Da un lato si è assistito ad una accorpamento dei sistemi locali che nei decenni precedenti interessavano la provincia in un unico sistema locale del lavoro provinciale e, dall’altro un effetto di consolidamento delle realtà produttive confinanti con il territorio lecchese che ha portato ad inglobare comuni del territorio provinciale lecchese all’interno di tali sistemi locali del lavoro.

Al 2001 infatti permangono in provincia i soli sistemi locali del lavoro di Lecco e Premana, mentre si modificano quelli di Seregno, di Morbegno e Bellagio.

L’aumento della numerosità dei sistemi locali del lavoro, ferme restando le puntualizzazioni testé fatte, ha comportato un aumento del numero medio di comuni e della dimensione media dei sistemi locali del lavoro che interessano la provincia, i quali sono rispettivamente passati dai 31 comuni del 1991 ai 33 comuni del 2001, mentre la superficie è passata da 1.438 kmq ai 1.697 kmq. La popolazione raggiunge gli 849.600 abitanti e circa 315.148 addetti.

Ciò che è dunque avvenuto nel trentennio in esame è stato un generalizzato aumento delle dimensioni medie dei Sistemi Locali del Lavoro. Il numero medio di comuni per sistema locale del lavoro è infatti passato dai 16 del 1981, ai 31 del ’91 per raggiungere i 33 del 2001. La popolazione media residente è infine passata da 61.000 dell’81 ai 90.000 del ’91 per poi raggiungere quasi le 170.000 unità del 2001.

L’evoluzione degli addetti ha seguito la dinamica demografica passando da una dimensione media di circa 24.000 addetti per sistema locale del 1981 ai 34.500 del ’91 per arrivare ai 63.000 del 2001.

I SISTEMI LOCALI DEL LAVORO:

Variazioni 1991 - 2001

SLL 1981

SLL 1991

Gli obiettivi del PTCP e la sua dimensione strategica

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ALLEGATO 2 – INDICATORI SOCIO ECONOMICI

Adeguamento del PTCP alla L.R. 12/2005

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Gli obiettivi del PTCP e la sua dimensione strategica

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LA PROVINCIA DI LECCO NEL CONTESTO REGIONALE

1. Inquadramento geografico e territoriale

La provincia di Lecco con i suoi 90 comuni, una superficie di 816 kmq e 325.000 abitanti rappresenta rispettivamente il 5,8% del numero totale delle amministrazioni comunali della regione, il 3,4% della popolazione residente e lo 0,1% della superficie totale.

Il territorio provinciale presenta una densità abitativa di poco superiore alla media regionale (394 ab./kmq. rispetto ai 393 ab./kmq. della regione), e una porzione di popolazione sparsa di poco inferiore (3,3% rispetto al 3,7% regionale).

Dal punto di vista geografico, la provincia di Lecco ha una conformazione territoriale prevalentemente montuosa, ove il 60% della superficie ha altitudine superiore ai 400 metri rispetto al 38% della media regionale, e poco orientata all’agricoltura rispetto alla media regionale. Qui infatti circa il 14% della superficie totale è superficie agricola utilizzabile rispetto ad una media del 38%. Anche dal punto di vista delle aree protette la provincia risulta sottodimensionata rispetto alla media regionale ove circa l’11% della superficie è tutelato da parchi rispetto ad un dato medio provinciale pari al 2,9%.

Quanto all’evoluzione dell’uso del territorio, nel periodo intercensuale, in Provincia di Lecco, si è registrato una riduzione della SAU maggiore che nel resto della Lombardia. Quanto alla produzione edilizia la variazione del numero delle abitazioni registrata a Lecco risulta in linea seppur di poco inferiore al dato medio regionale (+9% rispetto al +10% medio regionale).

2. La dinamica sociale e demografica

La provincia di Lecco rappresenta in termini di popolazione residente il 3,4% della popolazione regionale e il 2,5% se si considera la popolazione straniera.

I tratti salienti della popolazione lecchese analizzati attraverso una serie di indicatori demografici mostrano una situazione provinciale il linea con la media regionale. Ciò che caratterizza la provincia rispetto alla media regionale è una popolazione di poco più giovane di quella media regionale (qui circa il 17,5% dei residenti hanno più di 64 anni, rispetto al 18,2 della Lombardia, e l’indice di vecchiaia è pari a 1,24, rispetto all’1,38 della media regionale) e una composizione familiare con una quota relativamente minore di famiglie con un unico componente (25% rispetto al 26% medio regionale) e un

Adeguamento del PTCP alla L.R. 12/2005

46

numero di componenti medio superiore a quello medio regionale (2,54 rispetto al 2,42 della media regionale.

Ciò che caratterizza la provincia di Lecco dalla media regionale è il differente sviluppo demografico. Dall’analisi dei dati dei censimenti è innanzitutto possibile osservare che in Lombardia fino al 1971 si è assistito ad un espansione demografica a doppia cifra, tra il ’71 e l’81 tale espansione è rallentata presentando un tasso di crescita dell’ordine del 4%, nel decennio successivo si è poi registrata una contrazione della popolazione dell’ordine di mezzo punto percentuale e una ripresa tra il ’91 e il 2001 con un aumento del 2%.

In Provincia di Lecco, invece, pure registrandosi fino al ’71 tassi di crescita della popolazione dello stesso ordine di grandezza seppure inferiori a quelli medi regionali, nel periodo successivo si sono registrati tassi di crescita doppi a quelli medi regionali.

Nel recente periodo si è verificato inoltre un differente andamento nel saldo naturale per mille abitanti, che tra il 2001 e il 2005 in provincia di Lecco è risultato quasi doppio di quello medio regionale (0,67 rispetto a 0,36). Il saldo migratorio per mille abitanti risulta invece di poco inferiore a quello medio regionale (9‰ rispetto al 10‰).

Quanto all’evoluzione della struttura della popolazione, in entrambi i territori tra gli ultimi due censimenti si è registrato un aumento della popolazione anziana (> 64 anni), catturata dal confronto dell’indice di vecchiaia calcolato alla data dei due censimenti. Tale incremento è risultato - anche se di poco - maggiore in Lombardia che in provincia di Lecco.

Tra il ’91 e il 2001 anche il numero medio di componenti per famiglia si è ridotto maggiormente sia in Lombardia che in provincia di Lecco.

3. La struttura economica

La provincia di Lecco rappresenta circa il 3,2% dell’economia regionale se si considerano le unità locali e il numero di addetti. Dal punto di vista della ricettività turistica calcolata come numero di posti letto alberghieri Lecco pesa per il 2,2% sul totale regionale.

Lecco risulta relativamente meno attiva dal punto di vista economico rispetto alla media regionale. In provincia, infatti, sono 40 gli addetti ogni 100 residenti rispetto ai 43 medi.

Quanto alle caratteristiche della sua struttura economica dai dati censuari è possibile osservare che Lecco ha una vocazione maggiormente industriale e meno rivolta al terziario e al settore primario rispetto alla media regionale. Qui sono poco più della metà gli addetti impiegati nell’industria rispetto al

Gli obiettivi del PTCP e la sua dimensione strategica

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40% medio. Dall’altro lato il 48% degli addetti contro il 56% medio regionale sono impiegati in attività terziarie e l’1,4% contro al 2,4% medio quelli occupati in agricoltura. Tale maggiore industrializzazione dell’area viene catturata anche dal numero di addetti al manifatturiero per 100 residenti: 17 in provincia di Lecco rispetto ai 13 del dato medio regionale. Quanto alla dinamica economica dell’ultimo decennio, la provincia di Lecco, come la Lombardia hanno visto aumentare il proprio numero di addetti dell’8%. Tuttavia mentre in regione tra il ’91 e il 2001 si è assistito ad un calo degli addetti all’industria pari a circa il –8% e dunque l’aumento è attribuibile in larga misura al processo di terziarizzazione, in provincia di Lecco il numero degli addetti all’industria nel periodo è aumentato lievemente (+0,1%).

GLI AMBITI DELLA PROVINCIA DI LECCO

1. Inquadramento geografico e territoriale

Con i suoi 42 comuni (46% del totale) la Brianza è l’ambito territoriale più rilevante della provincia di Lecco, segue l’ambito Valsassina e Lario – 29 comuni (32%) – e il Lecchese, 19 (21%).

Dal punto di vista della dimensione territoriale la Valsassina con i suoi 384 kmq rappresenta il 47% della superficie territoriale provinciale, il Lecchese il 28% (231 kmq) e la Brianza il restante 25%. La Brianza è infine l’ambito con la densità abitativa più elevata 787 abitanti per kmq segue il Lecchese 563 ab/kmq e la Valsassina e Lario.

Gli ambiti della Valsassina e Lario e quello del Lecchese sono prevalentemente montuosi con rispettivamente l’82% e il 63% della superficie territoriale superiore ai 400 metri.

Brianza e Valsassina e Lario sono infine gli ambiti a maggiore vocazione agricola con rispettivamente il 29% e il 13% della propria superficie dedicata all’agricoltura, rispetto al 5% del Lecchese.

La Brianza detiene inoltre il maggior numero di aree protette, pari a circa l’8% della superficie, il Lecchese circa il 3% mentre la Valsassina nessuna.

Quanto alla dinamica demografica, la Brianza e la Valsassina e Lario sono stati gli ambiti che hanno subito il maggior incremento demografico degli ultimi dieci anni, + 8,4% il primo e+5,5% il secondo rispetto ad un aumento dell’1,6% del Lecchese.

Quanto all’uso del suolo, il Lecchese pare essere l’ambito che maggiormente ha subito trasformazioni nell’ultimo decennio, qui infatti il numero delle

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abitazioni è cresciuto di circa il 7% e la SAU si è ridotta del 53%. Anche la Brianza ha subito un sviluppo simile con un aumento del 14% del numero delle abitazioni e una riduzione del 7% della SAU. Infine la Valsassina e Lario ha visto un aumento del 5% del numero delle abitazioni e una riduzione del 7,5% della SAU.

2. La dinamica sociale e demografica

La Brianza con i suoi 159.514 abitanti raccoglie circa il 50% della popolazione provinciale, il Lecchese (131.133 abitanti) il 40% e il restante 10% (34.392 abitanti) nella Valsassina e Lario. La presenza straniera si attesta in media sul 4% con una maggiore presenza in Brianza (4,7%), poi il Lecchese (4,6%) e la Valsassina e Lario (4%).

Quanto alla struttura della popolazione, in media la popolazione anziana si attesta sul 19%, con una maggiore presenza in Brianza (22%), mente la Valsassina e Lario e il Lecchese si attestano sul (18,9%).

La Brianza è l’ambito che maggiormente ha sperimentato l’aumento demografico negli ultimi 30 anni, con incrementi dell’ordine del 13% negli anni ’70 e dell’8% negli anni ’80 e ‘90. La Valsassina ha invece avuto un recente sviluppo demografico con un aumento del 5% nell’ultimo periodo intercensuario e il Lecchese è quello che è cresciuto meno intensamente negli ultimi 30 anni (+4% negli anni ’70, - 0,9% negli anni ’80 e +1,6% nell’ultimo decennio).

Il numero di componenti medi per famiglia è calato in tutti gli ambiti di circa 2 decimi di punto. Anche l’indice di vecchiaia è aumentato di circa 3 decimi di punto in tutti gli ambiti.

3. La struttura economica

La Brianza raccoglie circa il 45% delle unità locali e il 47% degli addetti provinciali, il Lecchese il 42% delle unità locali e il 43% degli addetti il restante è ubicato nella Valsassina. Questa risulta l’ambito a maggiore vocazione turistica, raccoglie circa il 50% dei posti letto, mentre il 37% è presente nel Lecchese e il restante in Brianza.

Quanto alla composizione percentuale degli addetti l’ambito maggiormente terziarizzato è il Lecchese (50,7% degli addetti nei servizi)anche la Valsassina grazie al turismo detiene il 48,2% degli addetti occupati nei servizi e il 2,7% in agricoltura, mentre la Brianza risulta essere l’ambito maggiormente industrializzato (52,6%). Quanto alla importanza economica degli ambiti il Lecchese è la regione con un numero maggiore di addetti per 100 residenti (43), segue la Brianza (39) e poi la Valsassina (32).

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L’ambito con il mercato del lavoro più dinamico è tuttavia la Brianza (54% il tasso di attività e 3,2% quello di disoccupazione, segue poi il Lecchese con il 51% di tasso di attività e il 3,6% di disoccupazione, infine la Valsassina (50,9% quello di attività e 4,2% quello di disoccupazione).

Quanto alla dinamica economica, la Brianza ha fatto registrare i saggi di crescita più rilevanti: gli addetti sono cresciuti dell’11% e del 5% quelli all’industria, mentre il tasso di attività è aumentato di 10 punti percentuale nell’ultimo decennio. Grazie alla spinta del terziario la seconda regione più florida è stata il Lecchese che ha visto aumentare il proprio numero di addetti del 5,5% (il numero degli addetti all’industria è infatti calato del 6,6%) e il tasso di attività di circa 8 punti.

La Valsassina è risultata la regione meno dinamica : +2,2% gli addetti e +7% il tasso di attività.

I CIRCONDARI DELLA PROVINCIA DI LECCO.

1. Inquadramento geografico e territoriale

I 90 comuni della provincia di Lecco risultano abbastanza equamente delimitati dal punto di vista del numero di comuni: da un minimo di 9 della Valle S. Martino al massimo di 17 del Merate: 15 comuni la Valsassina, 13 Oggiono e il Lario Orientale, 12 Casatenovo, 11 Lecco.

La Valsassina è il circondario con la superficie maggiore (215 kmq) ma la meno densamente abitata (70 ab/kmq), segue Lecco con 191 kmq ma con una densità di 495 ab/kmq, e il Lario Orientale con 156 kmq e una densità di 121 residenti per kmq. Gli altri circondari hanno superficie compresa tra gli 82 kmq del Merate ai 53kmq di Valle San Martino. All’interno di tali valori si ritrovano Oggiono (59 kmq), Casatenovo (57 kmq), qui si ritrova la densità abitativa più rilevanti con 880 abitanti per kmq. Il secondo circondario più densamente abitato è il Merate, 838 ab/kmq, segue quello della Valle San Martino (665 ab/kmq), Oggiono (626 ab/kmq).

I circondari con una percentuale maggiore al 50% di superficie con altitudine superiore ai 400 metri sono quello della Valsassina (100%), Lecco (66%), Valle S. Martino (61%), Lario Orientale (56%). Quelli con una porzione inferiore al 50% di superficie con altitudine superiore ai 400 metri sono Oggiono (20%), Merate (10,6%), Casatenovo (10,3%).

Le aree protette si concentrano nel circondario del Merate (13,9% della superficie), Casatenovo (9,8%) e Lecco (3,2%).

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I maggiormente spopolati sono Oggiono (9,8% della popolazione sparsa), Casatenovo (8,3%), il Merate (7,3%), la Valsassina (6,3%), seguono il Lario Orientale (4,9%), la Valle S. Martino (3,3%)e Lecco (1%).

Quanto all’uso del suolo dai dati si evince che è stato il circondario di Merate ad avere la maggiore trasformazione del territorio con la dinamica edilizia più rilevante negli ultimi 10 anni (+15%), e con una riduzione del 3% della SAU, segue Oggiono (+14% il numero di case e – 6,2% la SAU), il Lario Orientale (+8,3% le abitazioni e –13% la SAU), la Valle S. Martino (+8% le abitazioni e – 50% la SAU), Lecco (+6,5% le abitazioni e –52% la SAU), per ultimo la Valsassina con un aumento del 2% delle abitazioni e –5% la SAU.

2. La dinamica sociale e demografica

Il circondario maggiormente popolato è quello di Lecco che con i suoi 90.400 abitanti rappresenta circa il 30% della popolazione provinciale, segue quello del Merate che con i suoi 70.503 abitanti rappresenta il 21% della provincia di Lecco. Il circondario di Casatenovo – 51.000 residenti circa – rappresenta il 15%, mentre quelli di Oggiono e Valle San Martino circa 35.000 abitanti entrambi pesano per circa il 10% sulla popolazione provinciale. Infine il Lario Orientale e la Valsassina pesano entrambi per circa il 5% (rispettivamente 17.000 e 15.000 abitanti).

Il peso della popolazione straniera nei vari circondari è pressoché identica e si aggira intorno ai 4 stranieri ogni 100 residenti, da tale valore si discostano il circondario del Merate (5 ogni 100 residenti) e, dall’altro lato quello del Lario Orientale che ne conta meno di 4 ogni 100 residenti.

I circondari che negli ultimi trent’anni hanno subito la maggiore espansione demografica sono quelli del Merate (+9% tra il ‘91 e il 2001), Oggiono (+8,1% nell’ultimo censimento) e della Valsassina (+8% tra il 1991 e il 2001), quelli che hanno subito espansioni di più limitate dimensioni sono Lecco (+1,6% nell’ultimo decennio), e il Lario Orientale (+3%). Ad incidere all’espansione demografia provinciale in particolare è stata la componente migratoria, che tranne in alcuni casi ha fatto registrare valori del saldo migratorio anche superiori ai 10 per mille abitanti. I circondari maggiormente interessati da tale fenomeno sono quelli del Merate 12 ‰, il Lario Orientale 11‰, Casatenovo 10‰, poi la Valsassina (8,9‰), Lecco (7,7‰), Oggiono (7,4‰) ed infine la Valle San Martino (4,5‰). Quanto alla dinamica naturale la migliore performance si registra ad Oggiono (+2,6‰), la peggiore nel Lario Orientale (-2,6%).

Quanto all’evoluzione della struttura della popolazione le dinamiche che hanno avuto luogo nel periodo intercensuario hanno portato ad una aumento della

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popolazione anziana. L’indice di vecchiaia è aumentato di circa tre decimi di punto, unica eccezione il Lario Orientale dove è diminuito di circa 4 decimi di punto.

Nel periodo intercensuario in tutti i circondari si è infine assistito ad una riduzione del numero medio di componenti famigliari ha subito ad una riduzione dell’ordine di 2 punti.

3. La struttura economica

Il circondario più rilevante dal punto di vista economico è quello di Lecco che con le sue 9.312 unità locali e 43.483 addetti pesa rispettivamente per il 33% delle unità locali provinciali e il 34% degli addetti. Il secondo è quello di Merate (5.652 unità locali e 25.386 addetti pari al 20% dei totali provinciali), seguono Oggiono (3.125 unità locali e 18.429 addetti per circa l’11% delle unità provinciali e il 14% degli addetti), Casatenovo (3.903 unità locali e 16.541 addetti – 14% delle unità locali provinciali e 12% degli addetti), la Valle S.martino (2.553 unità locali e 12.210 addetti – pari al 9% delle unità locali e degli addetti provinciali). Il meno rilevante dal punto di vista economico la Valsassina che rappresenta il 5% delle unità locali e il 3% degli addetti.

Dal punto di vista della vocazione produttiva, il Lario Orientale (879 posti letto alberghieri), Lecco (868) e la Valsassina sono circondari a maggiore vocazione turistica. I primi due risultano essere quelli maggiormente terziarizzati con più della metà degli addetti occupata nei servizi. L’ultimo solo il 40% poiché sconta una forte presenza di addetti nell’industria (55%). Oltre a quello della Valsassina i circondari a maggiore industrializzazione sono poi quello di Oggiono (60% degli addetti), quello della Valle S. Martino (56%) e Casatenovo (52%).

Per quanto riguarda infine la dinamica economica dell’ultimo decennio, dai dati si evince che i circondari a maggiore sviluppo sono stati quello del Merate (+13,5% il numero di addetti e un tasso di attività che è passato dal 44% al 53%), quello di Oggiono (+13% gli addetti e da 44% al 54% il tasso di attività) e quello di Casatenovo (+7,8% gli addetti e da 44% a 54% il tasso di attività). Questi sono anche i circondari a minore disoccupazione 3,4% il primo, 3% il secondo e 3,3% il terzo.

Gli altri circondari hanno sperimentato un periodo espansivo, ma di più ridotte dimensioni. Lecco è cresciuto così del 5,8% dal punto di vista degli addetti e ha fatto passare il tasso di attività dal 42% del ’91 al 50% del 2001, la Valle S. Martino ha visto aumentare il proprio numero di addetti del 4,5% e il tasso di attività è passato dal 45% al 53%, la Valsassina è cresciuta del 3,7% dal punto di vista degli addetti e aumentato il proprio tasso di attività di più di 8

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punti percentuale (dal 46% al 54%). La peggiore performance economica si è invece registrata nel Lario Orientale dove il numero di addetti è aumentato dell’1,2% e il tasso di attività di soli 7 punti, da 41% al 48% e con il maggiore tasso di disoccupazione tra quelli analizzati (4,6%).

LE COMUNITÀ MONTANE DELLA PROVINCIA DI LECCO

1. Inquadramento geografico e territoriale

La principale Comunità Montana della provincia di Lecco è quella della Valsassina. Questa raccoglie 28 comuni, pari a circa il 30% del numero totale di amministrazioni comunali della provincia, e una popolazione di 32.290 abitanti (10% della popolazione provinciale) ed una superficie territoriale di 373 kmq. La seconda per numero di comuni è quella del Lario Orientale che ne raccoglie 17 per una popolazione di circa 70.000 persone e una superficie di 176 kmq. Infine la Comunità Montana della Valle San Martino formata da 6 comuni ove risiedono 23.010 residenti su una superficie di 37 kmq. Quest’ultima è infatti la comunità montana più densamente abitata (614 ab/kmq), segue quella del Lario Orientale (395 ab/kmq) e la Valsassina (86 ab/kmq). La maggiormente montagnosa risulta essere proprio la Valsassina con il suo 90% circa di superficie superiore a 400 metri, segue poi la valle S.Martino (76%) e il Lario Orientale (59%).

La maggiormente orientata all’agricoltura risulta essere di nuovo la Comunità Montana della Valsassina con il 13% della propria superficie dedicata all’agricoltura, la Valle S. Martino ha invece l’8,6% di superficie a SAU, il Lario Orientale il 5%: Quanto alle aree di tutela ambientale solo quest’ultima possiede il 3,5% della superficie ad area protette.

Ciononostante nell’ultimo decennio la comunità montana del Lario Orientale è quella che ha subito le trasformazioni del proprio territorio di maggiore intensità, il numero di abitazioni è infatti aumentato più che in ogni altra comunità (+8,6%), mentre la SAU è diminuita del 55%, il valore relativamente maggiore. La seconda comunità montana più colpita dalle trasformazioni del territorio è quella della Valle S. Martino che ha visto aumentare il numero di abitazioni del 6% e ridurre la SAU del 48%. Infine la Valsassina che ha registrato un aumento del 5% circa delle costruzioni e una riduzione del 26% della SAU.

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2. La dinamica sociale e demografica

Come precedentemente osservato la comunità più popolata è quella del Lario con i suoi 70.000 abitanti, segue quella della Valsassina (32.300 circa) e della Valle S. Martino 23.010. Le comunità con maggiore presenza di popolazione straniera sono quella della Valle S. Martino (4,3%) e del Lario Orientale (4,27%), mentre quella della Valsassina si attiene su valori inferiori (3,9%). La presenza di popolazione straniera per lo più immigrata favorisce la presenza di popolazione relativamente più giovane. Così infatti i valori più elevati dell’indice di vecchiaia si ritrovano proprio dove tale popolazione è meno rappresentata: Valsassina (1,41 l’indice di vecchiaia), poi il Lario Orientale (1,15) ed infine quella della Valle San Martino. La presenza di popolazione immigrata influisce anche sulla composizione dei nuclei famigliari. Specularmente la Valle S. Martino detiene il maggior numero di componenti medio per famiglia (2,67), segue quella del Lario Orientale (2,57) ed infine la Valsassina (2,34).

La comunità che maggiormente ha subito un espansione demografica è quella del Lario Orientale dove nell’ultimo decennio la popolazione residente è aumentata del 5% grazie principalmente alla componente migratoria (6,3‰ il saldo migratorio medio degli ultimi 5 anni) e a un saldo naturale leggermente positivo (0,9‰). La seconda comunità più dinamica è stata quella della Valsassina (+4,6%), che ha attratto popolazione immigrata in misura sufficiente (+10,1‰ il saldo migratorio) da controbilanciare la caduta del saldo naturale (-0,9‰). La Valle S.Martino ha invece subito l’espansione demografica più modesta (+0,6%) presentando valori di saldo naturale e migratorio entrambi positivi (rispettivamente pari a 0,5‰ e 3,6‰).

Grazie ai flussi migratori l’indice di vecchiaia nell’ultimo decennio è calato indistintamente nelle tre comunità nell’ordine di tre decimi di punto. Anche il numero medio di componenti si è tuttavia ridotto di due decimi di punto percentuale.

3. La struttura economica

La comunità montana maggiormente dotata dal punto di vista economico è quella del Lario Orientale che raccoglie 5.259 unità locali e 23.183 addetti pari a 34 addetti ogni 100 residenti, segue la Valsassina (3.045 unità locali e 10.343 addetti pari a 33 addetti ogni 100 residenti), infine quella della Valle S. Martino (1.616 unità locali per 7.043 addetti pari a 31 addetti ogni 100 residenti).

La comunità maggiormente orientata al turismo è quella della Valsassina con 1.669 posti letto alberghieri e il 48% degli addetti nel terziario. La seconda è quella del Lario Orientale con 635 posti letto alberghieri e il 46,5% degli

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addetti nei servizi, infine quella della Valle S. Martino con 254 posti letto e il 43% degli addetti nel terziario.

La comunità montana che dal punto di vista economico si è sviluppata di più nell’ultimo decennio è quella della Valle S. Martino che ha visto aumentare il numero degli addetti del 6,8% e il tasso di attività di circa 8 punti percentuale. La seconda migliore performance è quella fatta registrare dalla Valsassina (+2,5% il numero degli addetti e +7% il tasso di attività), infine il Lario Orientale (+1,3% il numero degli addetti e + 8,7% il tasso di attività).

Nella Valle S. Martino si ritrova infine il più basso tasso di disoccupazione (3,2%) segue il Lario Orientale (3,3%) e la Valsassina (4,3%).

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