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Distribuito con il Corriere della Sera, non vendibile separatamente. Poste Italiane Sped. in A.P. D.L. 353/2003 conv. L.46/2004 art. 1, c1 DCB Milano LUXOTTICA DEL VECCHIO: PESO DI MENO CONTO DI PIÙ di Ferruccio de Bortoli 2 DOVE CONVIENE COMPRARE CASA E A QUALI PREZZI di Massimo Fracaro e Gino Pagliuca 44 Con Stefano Pessina ha creato la rete mondiale delle farmacie BARRA: IO E I MIEI 400 MILA DIPENDENTI di Massimo Sideri 6 PROTEZIONISMO LA NUOVA ERA E GLI ECONOMISTI 8 di Federico Fubini Francesco Giavazzi Lucrezia Reichlin Ornella Barra Walgreens Boots Alliance FOTO DI GIOVANNI MALGARINI Lunedì 13 Marzo 2017 Risparmio, Mercati, Imprese leconomia.corriere.it del

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LUXOTTICADEL VECCHIO:PESO DI MENOCONTO DI PIÙdi Ferruccio de Bortoli

2

DOVE CONVIENECOMPRARE CASAE A QUALI PREZZI

di Massimo Fracaroe Gino Pagliuca

44

Con Stefano Pessinaha creatola rete mondialedelle farmacie

BARRA:IO E I MIEI400 MILADIPENDENTIdi Massimo Sideri

6

PROTEZIONISMOLA NUOVA ERA

E GLI ECONOMISTI

8

di Federico FubiniFrancesco Giavazzi

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Lunedì 13 Marzo 2017 Risparmio, Mercati, Imprese leconomia.corriere.it

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N apoli, 1985. Luogo e data dellanascita dell’impero globaledella salute e del benessere:

Walgreens Boots Alliance. Un imperoche avrebbe potuto non esserci. O,perlomeno, avrebbe potuto essere di-verso se il primo incontro tra StefanoPessina, 75 anni, e Ornella Barra, 63, compagni nella vita e nel lavoro, fosseandato bene. E, invece, andò «male». «Accadde a Napoli in quello che allo-

ra era il mio ufficio. Ornella era venutaa trovarmi per vedere se potevamo fareun’alleanza e entrare nella sua azien-da. Direi che nel complesso fu un in-contro abbastanza freddino. Lei era ar-rivata con ore di ritardo e io avevo mol-te cose da fare» ricorda Pessina, oggiceo, executive vice chairman oltre chemaggiore azionista individuale (con il13,35%) della società che ha creato e, inpassato, comparso anche nelle classi-fiche come uno dei 100 uomini più ric-chi dell’Occidente. «Era il 1985» pun-tualizza Ornella Barra, Co-Chief opera-ting officer dell’azienda e oggi anche nel board delle Generali e Amerisour-ceBergen: «Io avevo fatto tre ore di au-tostrada a causa di un incidente. Alloranon c’erano i cellulari. Fu un incontrofreddino perché eravamo più giovani emolto più grintosi». Da quel freddinoè nato molto: vivono a Montecarlo in-sieme (non sono sposati). E hanno co-struito tutto insieme anche se sonoriusciti a rimanere lontani dai riflettorigrazie al loro stile sobrio in pubblico:non amano parlare di imperi, succes-si. Preferiscono parlare di lavoro, im-pegno, responsabilità. Non amanonemmeno parlare di soldi («Sono unbuy products — sintetizza Pessina, —non l’obiettivo»). Ma in effetti imperorimane il termine più adatto per de-scrivere una realtà quotata al Nasdaqcon 400mila dipendenti, 13.200 puntivendita, 390 centri di distribuzioneche consegnano ogni giorno a 230 mi-la farmacie e ospedali in 20 Paesi, 117,4miliardi di dollari di vendite nette.Wba è il più grande acquirente al mon-do di farmaci a prescrizione. Pessinaha anche incontrato personalmente ilnuovo presidente degli Stati Uniti, Do-nald Trump, e ne parla in maniera di-versa da come ne parla chi non lo haincontrato («è una persona che ascol-ta molto»). Tra noi e Trump, in questo momen-

to, c’è un solo grado di separazione.«È una persona — racconta Pessina —

con una forte personalità, un impren-ditore a cui non piace essere imbriglia-to troppo dalle regole, ma che ha vera-mente il desiderio di rafforzare l’Ame-rica. Io devo dire che l’ho trovato sim-patico, cordiale, attento a quello chegli dicevamo e anche ricettivo. Biso-gna distinguere quello che è un atteg-giamento esterno, teatrale e quella cheè la sostanza. Trump è molto concen-trato. Certo, sugli Stati Uniti. Ma è ilsuo lavoro». Avete iniziato con pochi dipendenti

oltre 30 anni fa. Lei con 8 persone nella sua prima farmacia, quella diChiavari. Oggi ha tra le sue deleghequelle del personale di Wba che con-ta oltre 400 mila dipendenti. Una ta-le responsabilità non vi porta mai unpo’ di ansia? Barra «No. È un fatto insito in noi: sia

il fatto di avere sempre un numeromaggiore di persone ogni anno a ogniciclo di fusione e acquisizione, siaquello di dare attenzione a queste per-sone. Se possibile è un effetto oppo-sto: ci dà soddisfazione. Chiaramentec’è la coscienza della responsabilitàma non diventa un incubo». Pessina «A parte che io non ho ansia e

non so cosa sia lo stress. Ma poi se que-ste persone non subiscono ansia danoi evidentemente non diamo l’im-pressione di mettere loro a rischio». Uno dei grandi dibattiti odierni è lasostituzione del capitale umano conquello tecnologico. I robot e l’intelli-genza artificiale sono nemici del-l’occupazione? Qual è il giudizio? P. «Certamente l’automazione avrà

sempre più importanza e se mi do-manda se la tecnologia riuscirà a sosti-tuire l’uomo la risposta è: probabil-mente sì. Ma non l’anno venturo. È unoscenario abbastanza lontano e quandoquesto avverrà chissà cosa succederàpoi. Probabilmente ci saranno un po’meno di posti di lavoro e lavoro menospecializzato, ma per creare gli automici vorranno persone che quantomenoli pensino: aumenterà l’occupazioneintellettuale. Dovremmo preoccuparcimolto di più della mondializzazione: ci sono enormi masse di persone chenon hanno un lavoro e che potrannocreare degli squilibri. Le tensioni so-ciali si vedono già con la Brexit e ciòche è successo negli Usa. Ci sono cosepiù pressanti di cui tenere conto». Barra «La vedo molto lontana, penso

che il valore aggiunto dell’essere uma-no è veramente difficile da sostituire

nella sua genialità e fantasia». Pessina «Una volta i processi logistici

erano tutti manuali, ora i magazzini sono automatizzati. Eppure non occu-piamo meno persone di un tempo an-che guardando in termini equivalenti.Laddove occupiamo di meno è perchésono state fatte altre scelte». Come in Italia... c’è un po’ un rap-

porto di amore e odio con il Paese? Pessina «Non è un rapporto di amore

e odio, ma razionale, di valutazione diquello che il Paese è. Se noi ragionia-mo come manager dobbiamo fare lecose che hanno senso. Questo è il mo-tivo per cui anni fa abbiamo decisivo dideconsolidare l’Italia. Il problema è ildebito inteso come capitale circolanteche in Italia è alto perché i farmacistipagano in ritardo. È vero che si posso-no scontare le ricevute ed è anche veroche il capitale lo danno le banche. Ma

Affari di FamigliaIL COLOSSO DELLA DISTRIBUZIONE FARMACEUTICA

Non volevamo il debito e l’Italia è rimasta lì Liberalizzazioni? Nel frattempo gli investimenti sono andati in Messico e Russia

La coppia guida di un vero e proprio impero Walgreens Boots Alliance ha 400 mila

dipendenti, un fatturato di 117 miliardi, è quotata al Nasdaq e vende in 20 Paesi

Dal primo incontro a Napoli nel 1985 allo shopping continuo

ORNELLABARRA

STEFANOPESSINA

Nonostante quello che si dice più le aziende sono grandi più c’è concorrenza E migliore è l’equilibrio del sistema

Una poltrona per dueAl timone del colosso Walgreens Boots Alliance, la più grande catena di negozi di medicinali del mondo, ci sono Ornella Barra e Stefano Pessina, collaboratori sul lavoro e compagni nella vita, da oltre trent’anni Gli inizi in RivieraBarra è nata in una famiglia di imprenditori liguri. Dopo gli studi in farmacologia a Genova ha diretto e poi acquistato la più grande farmacia di Chiavari. In seguito ha aperto e diretto un centro di smistamento farmaci a Lavagna L’incontro partenopeoA Napoli l’incontro con un imprenditore di Pescara che dirige un’azienda per la distribuzione dei farmaci: è Stefano Pessina. Così comincia la collaborazione

di Massimo Sideri

6CORRIERE DELLA SERA LUNEDÌ 13.03.2017

nei bilanci questo capitale circolante èconsiderato come debito e dunquequel denaro può essere usato per altrecose. Non volevamo il debito italianoed è per questo che l’Italia l’abbiamolasciata lì, in attesa di vedere cosa suc-cede. Detto questo per investire in Ita-lia il nostro gruppo ha bisogno di ve-dere qual è il ritorno. Siamo un’azien-da Usa, quotata». In passato era emersa una vostra di-

sponibilità a investire a patto chefosse passata la liberalizzazione del-le farmacie. Si era parlato di un mi-liardo. In questi giorni il governo hadetto di voler accelerare sul decreto.Sempre disponibili? Pessina «Nessuna azienda può tenere

ferme grosse cifre per troppo tempo. Ildenaro è stato investito. Siamo recen-temente entrati in Messico e in Russia.Detto ciò valuteremo quando ci saran-no delle novità. Da tanto tempo sentoparlare del decreto sulle liberalizza-zioni. Ogni tanto viene, ogni tanto va».Siete noti per il rigore con cui lavo-

rate. Vi considerate stakanovisti ocalvinisti? Pessina «Mi sento una persona che

ha un grande entusiasmo per quelloche fa e ha un grande desiderio di tra-mutare in realtà la nostra visione. Sia-mo dei workaholic, lavoriamo tanto».Quanto?Pessina «Sempre, gestendo una

azienda del nostro livello e che conti-nua a espandersi a ritmi sostenuti c’èsempre qualcosa che succede da qual-che parte nel mondo che richiede ilnostro intervento. Da noi il lavoro nonè considerato come fatica: certo mistanco come si stancano tutti, ma loconsidero come una cosa piacevole.Cerchiamo di non essere un’azienda biecamente capitalista: proprio il con-trario. Cerchiamo di motivare le per-sone, di farle stare bene». Barra «Lavoriamo in maniera rigoro-

sa ma con agilità e semplicità. Se unolavora con passione non sente né la fa-tica, né lo stress e automaticamentediventa un privilegiato»Da quando ha fondato la sua prima

azienda nel ‘77 non ha fatto che cre-scere. Ha firmato più di 1.500 fusionie acquisizioni. La distribuzione far-maceutica è un oligopolio? Pessina «No, anzi. Nonostante tutto

ciò che si dice meno sono le aziende epiù è viva la concorrenza perché leaziende grandi possono permettersi laconcorrenza grazie a economie di sca-la diverse. È sempre stato chiarissimoper me. Quando ho cominciato 40 an-ni fa con Alleanza Farmaceutica i di-stributori europei avevano una mediasui margini lordi del 14,5% e guada-gnavano 1-2% dopo le imposte. In 40 anni di consolidamento i margini lor-di sono diminuiti drammaticamenteall’8-9%, dunque alla collettività il ser-vizio costa sempre di meno, pero l’uti-le di base è lo stesso. La concentrazio-ne ha funzionato. Certo, qualcuno èsopravvissuto come noi e qualcuno èmorto o è stato assorbito».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

13,35%La quota

in Walgreens Boots Alliance del fondatore e ad Stefano Pessina:

è il primo azionista individuale della società

13.200I punti vendita di Wba Il gruppo ha 390 centri

di distribuzione. È il maggiore acquirente al mondo

di farmaci a prescrizione

1.500Tra fusioni e acquisizioni

Sono quelle firmate da Pessina da 40 anni a oggi. È del 1985

l’incontro con Ornella Barra, che è anche nel board di Generali

I numeri

PERSONAGGI

Da Andreotti a Caforiogli altri italiani al comando

VoltiDall’alto: Lamberto Andreotti, figlio del noto politico democristiano Giulio morto nel 2013, ha guidato per cinque anni il colosso farmaceutico Bristol Myers Squibb per cedere il testimone a gennaio 2015 a Giovanni Caforio (nella foto sotto) rimanendo presidente

Q uella di Ornella Barra e Stefano Pes-sina non è l’unica storia «made inItaly» di successo nel mondo della

farmaceutica. Sempre oltreoceano (e sem-pre negli Stati Uniti) ci sono altri due italianiche hanno visto il proprio nome arrivare aivertici del settore. Loro sono Lamberto An-dreotti e Giovanni Caforio, rispettivamentepresidente esecutivo e amministratore dele-gato di Bristol- Meyer Squibb, colosso ameri-cano della farmaceutica, con un giro d’affariche sfiora i 16 miliardi, al centro delle crona-che qualche settimana fa per le voci che lodavano prossimo a una cessione. Tra i due c’èstato, nel 2015, un vero e proprio passaggiodi testimone che ha visto Caforio, laureato inmedicina all’Università di Roma, prendere ilposto di Andreotti, in Bristol-Myers Squibbdal 1998. Anche il curriculum di Caforio vedeuna lunga permanenza in Bms, dove è arriva-to nel 2000 come vicepresidente e general manager per l’Italia, fino a diventare chief fi-nancial officer e chief operating officer. Oltreche membro del Senior management teamdal 2011 e del Board of directors dal 2014.Quella di Lamberto Andreotti è invece una

storia più manageriale che medica. Lui stes-so ha raccontato di aver imparato le primenozioni di farmacologia sui manuali per in-fermieri, dato che la sua laurea in ingegneria

non gli aveva, verosimilmente, fornito le basinecessarie per capire un mondo (quello del-la farmaceutica) in cui era entrato negli Anni90, prima nell’italiana Recordati, poi in Far-mitalia-Carlo Erba, in Pharmacia & UpJohn,fino alla Bristol-Myers Squibb. Vicepresi-dente senior e presidente internazionale delWorldwide Medicines Group, poi vicepresi-dente esecutivo e chief operating officer del-l’azienda. Fino alla carica, nel 2010, di ammi-nistratore delegato. Le storie di Barra, Pessina, Andreotti e Cafo-

rio sono le punte di diamante di un settore,quello del pharma, che un po’ sottotraccia ri-spetto ad altri, traina l’economia italiana. Ba-sti pensare che negli ultimi cinque anni afronte di una perdita della produzione mani-fatturiera del 7%, il giro d’affari della farma-ceutica è cresciuto del 15%, per un valorecomplessivo di 30 miliardi, cifra che collocail mercato italiano al secondo posto in Euro-pa dopo la Germania. Le realtà sono molte,una trentina, da Menarini e Recordati, a Bracco e Chiesi, per citarne alcuni. Societàche hanno visto il loro fatturato crescere del10% nell’ultimo anno. La maggior parte pro-duce in casa ed esporta, in media, l’80% deisuoi prodotti.

Maria Elena Zanini© RIPRODUZIONE RISERVATA

«NOI, L’IMPRESA E LA SPINTA DI TRUMP»

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