Sentieri del Giglio.pdf · 2012. 11. 14. · Libro II, Canto XIX, Stanza 1, di Matteo Maria Boiardo...

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1 ICUT LILIUM ASSOCIAZIONE CORALE in collaborazione con: PARROCCHIA DI BEINETTE MASSARI DELLA MADONNA DELLA PIEVE ASSOCIAZIONE SAN FIORENZO ONLUS INGRESSO LIBERO E GRATUITO VENERDÌ 31 AGOSTO, ORE 21.00 Chiesa della Madonna della Pieve - Beinette (CN) gruppo vocale ‘Ensemble del Giglio’ Classico & Neoclassico 2012 S entieri di SABATO 1 SETTEMBRE ORE 21.00 Chiesa di San Fiorenzo - Bastia Mondovì (CN) Stefano Pellegrino, violoncello Analogie e contrasti, riscoperte e citazioni musicali distanti quattrocento anni, dal Rinascimento al Novecento con il contributo di: FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI CUNEO COMUNE DI BEINETTE XII RASSEGNA «MADONNA DELLA PIEVE»

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    ICUT LILIUMA S S O C I A Z I O N E C O R A L E

    in collaborazione con:

    PARROCCHIA DI BEINETTE

    MASSARI DELLA MADONNA DELLA PIEVE

    ASSOCIAZIONE SAN FIORENZO ONLUS

    INGRESSO LIBERO E GRATUITO

    VENERDÌ 31 AGOSTO, ORE 21.00Chiesa della Madonna della Pieve - Beinette (CN)

    gruppo vocale ‘Ensemble del Giglio’

    Classico & Neoclassico

    2012Sentieridi

    SABATO 1 SETTEMBRE ORE 21.00Chiesa di San Fiorenzo - Bastia Mondovì (CN)

    Stefano Pellegrino, violoncello

    Analogie e contrasti, riscoperte e citazioni musicalidistanti quattrocento anni, dal Rinascimento al Novecento con il contributo di:

    FONDAZIONECASSA DI RISPARMIODI CUNEO

    COMUNE DI BEINETTE

    XII RASSEGNA«MADONNA DELLA PIEVE»

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    Classico & Neoclassicogruppo vocale ‘Ensemble del Giglio’

    Stefano Pellegrino, violoncello

    Orlando di Lasso (1530-1594) Poiché ‘l mio largo pianto, lauda

    Marc’Antonio Pordenon (XVI sec.) Già mi trovai di maggio, canzonettaTesto: “Orlando innamorato” (1495),Libro II, Canto XIX, Stanza 1,di Matteo Maria Boiardo (1441-1494)

    G. P. da Palestrina (1525-1594) O Jesu dolce, madrigale spirituale (1581)Testo: dalle Laude di Leonardo Giustiniani (1388-1466)

    Orazio Vecchi (1550-1605) Il bianco e dolce cignoda “Madrigali a Cinque Voci”, Libro Primo (1589) Testo: Giovanni Guidiccioni (1500-1541)

    Orazio Vecchi (1550-1605) Saltavan ninfe, da “Sei Canzonette” (1587)Testo di tradizione popolare, sec. XV

    Incerto (sec. XVI) I’ piansi un tempo, lauda

    INTERLUDIO DI VIOLONCELLO:

    JOHANN SEBASTIAN BACH (1685-1750)SUITE PER VIOLONCELLO SOLO N°5 (CA. 1720)

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    Bruno Bettinelli (1913-2004), «Tre espressioni madrigalistiche» (1939):

    Già mi trovai di maggio (Come una canzonetta)

    Testo: “Orlando innamorato” (1495),Libro II, Canto XIX, Stanza 1,di Matteo Maria Boiardo (1441-1494)

    O Jesu dolce (Come una lauda)Testo: dalle Laude di Leonardo Giustiniani (1388-1466)

    Il bianco e dolce cigno(Come un madrigale)Testo: Giovanni Guidiccioni (1500-1541)

    Pietro Clausetti (1904-1963), «Due canti a 5 voci» (1921):

    L’ombra dei boschi d’Aser(testo di trad. popolare, probabile ispirazione biblica)

    Saltavan ninfe (testo di trad. popolare, sec. XV)

    Sergio Sentinelli (1958) Riuscirà la nostra voce (2011)Testo: dalla raccolta di poesie «Bambole mute» (1999) di Antonella Mei

    GASPAR CASSADÓ (1897-1966)SUITE PER VIOLONCELLO SOLO (1927)

    ENSEMBLE DEL GIGLIO

    Eleonora Briatore, Laura Dho, Sveva Martin - sopraniClaudia Cucchi, Clara Giordano, Annalisa Mazzoni - contralti

    Alessandro Baudino, Livio Cavallo - tenoriManuel Frontera, Silvestro Roatta - bassi

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    lassico e Neoclassico. Con que-

    Csto concerto intendiamo pro-porre i modelli originari cui il neoclassicismo si riferisce, la sensibilità cui vuol ritornare, ovvero il Rinascimen-to, periodo d’oro della musica vocale, con madrigali, laude, canzonette. La

    seconda parte del concerto sarà dedica-ta a composizioni nate e concepite con le intenzioni e nel periodo Neocalssico; esploreremo infine brani contempora-nei che si rifanno all’estetica neoclassica.Abbiamo scelto di condurre questo per-corso musicale con due criteri principali:

    e o c l a s s i c i s m o h a Nun’importanza talvolta sotto-valutata; il Novecento tutto è attraversato dallo sperimentalismo, dall’avanguardia, con esiti spesso, ed ine-vitabilmente, distanti dal pubblico; nel Novecento, ma già in pieno Romantici-smo, si pensi ad esempio a Liszt, il supe-ramento delle forme classiche è mezzo importante per emancipare la soggetti-v i t à c r e a t r i c e d e l l ’ a r t i s t a e dell’interprete; egli è depositario di una sensibilità unica, che non può, per sua natura, trovare un inquadramento cano-nico, ma deve poter fluire libera, come forza creatrice.Durante tutto il Novecento ci sono state correnti estetiche desiderose, al contra-rio, di forme classiche, le uniche che potessero ambire ad un “bello oggetti-vo”, un’armonia condivisibile che diven-tava il nuovo obiettivo della musica.

    L’oscillazione tra questi due opposti ha talvolta dato origine a forti attriti, ha por-tato negli anni Venti del Novecento ad una netta opposizione dei Neoclassici, che rifiutavano le tecniche seriali e le spe-rimentazioni atonali e dodecafoniche. Anche oltre quell’intenso decennio, il Neoclassicismo ha segnato un sentiero ben definito, percorso anche oggi da

    moltissimi compositori, pur con tecni-che compositive, mezzi espressivi e lin-guaggi musicali talvolta lontani dal Neo-classicismo propriamente detto.

    Il Neoclassicismo dunque mette al cen-tro la riproposizione, in chiave aggiorna-ta, di forme o sensibilità classiche.Al centro di quest’estetica stanno alcuni punti importanti (passo tratto da Wiki-pedia italiana): «il recupero della tradizio-ne e del rapporto col pubblico; il supera-mento delle ingerenze extra-musicali per un ritorno a una forma più pura, autono-ma, in cui la musica abbandoni le sue vellei-tà filosofiche o morali per tornare alla sua dimensione autosufficiente e indipendente rispetto ad altre arti o conoscenze, a farsi “gioco”, “intuizione”, “stile” o Art pour l’Art; un’esigenza di razionalità, oggettività, rigore espressivo, equilibrio della forma, tutte cose che la musica romantica aveva superato nella sua poetica fortemente sog-gettivizzante, nonché aperta a contamina-zioni provenienti da altri campi artistici come la letteratura o la pittura».

    Se il Neoclassicismo raggiunge piena affermazione negli anni Venti del Nove-cento, ha illustri precursori ottocente-schi, e seguaci contemporanei.

    Livio Cavallo

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    l’Italiano, come lingua e come riferimen-to cul tura le dei compositor i , e l’attenzione a temi poetico-esistenziali o spirituali.

    Italiano: per accrescere la profondità cui può giungere il messaggio musicale, per moltiplicare il coinvolgimento dello spet-tatore. Basti pensare al mondo prote-stante in cui la musica d’arte, anche in campo sacro, ha dato esiti altissimi ed ha ottenuto grande impatto e profonda comunicativa, grazie anche all’utilizzo della “lingua madre”, senza il filtro della lingua straniera, qual è il Latino; filtro lin-guistico che invece avvolge tradizional-mente il mondo cattolico. Si è resa necessaria qualche ricerca per indivi-duare infine brani sacri rinascimentali in Italiano; si tratta per lo più di laude pro-

    venienti dall’Oratorio di San Filippo Neri. I compositori sono tutti italiani o hanno avuto interessi, incarichi, forma-zione culturale del tutto italiani.

    Le tematiche scelte sono quelle in cui il Classico ed il Neoclassico posso espri-mere più diffusamente le loro caratteri-stiche e sono anche le tematiche più vici-ne alle nostre sensibilità.

    Abbiamo infine scelto una varietà di for-me. Accosteremo ad alcuni madrigali, brani dalle forme considerate più “alte”, brani di estrazione più “borghese” come le laude o le canzonette, insieme con altri di ispirazione popolare, per avere una panoramica ad ampio spettro delle potenzialità delle forme “classiche”.

    Ensemble del Giglio

    tefano Pellegrino, al violoncel-

    Slo, conduce analogo percorso dal Classico al Neoclassico. Un per-corso in un certo senso mediato dall’importante figura di Pau Casals, vio-loncellista, compositore e direttore d’orchestra catalano. Considerato il fon-datore della moderna tecnica violoncel-listica, contribuì alla fama delle Suites per violoncello solo di J. S. Bach, una delle quali sarà eseguita nella serata. Casals fu anche insegnante di Gaspar Cassadó, di cui Pellegrino eseguirà la celebre Suite per violoncello solo.

    La suite nel periodo barocco indica una forma di composizione intesa per l’ascolto (diremmo oggi, da concerto); costituisce un insieme di danze, unificate solitamente dalla medesima tonalità ed introdotte da un preludio. Bach ne com-pose sei; non ce n’è pervenuto il mano-

    scritto, ma generalmente si ritiene che fossero intese per l’esecuzione con il violoncello (eccetto la sesta suite, scritta per uno strumento a cinque corde, pro-babilmente il violoncello piccolo).

    Le suite per violoncello di J. S. Bach costituiscono una vera e propria sfida per ogni virtuoso del violoncello, irte come sono di responsabilità, scelte interpretative, difficoltà tecniche.

    Sul versante “neoclassico”, la suite di Cassadó consiste di tre movimenti di danza, come le suite barocche. Compo-sta negli anni Venti, il suo periodo più prolifico, in pieno Neoclassicismo, è ricca di citazioni ed omaggi ad altri com-positori coevi. Il primo movimento cita la Sonata per Violoncello solo Op. 8 di Zoltán Kodály ed il solo di flauto dal bal-letto “Dafne e Cloe” di Maurice Ravel.

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    Fu da giovanissimo, durante gli anni del Conservatorio, che Pietro Clausetti si dedicò al repertorio vocale scrivendo alcuni lavori a cinque voci. L’ombra dei boschi d’Aser e Saltavan ninfe sono entrambi ambientati tra i boschi; nel primo caso l’ombra verdeggiante è il luogo profumato in cui un innamorato attende la sua bella; mentre Saltavan ninfe ci riporta all’atmosfera leggera e fantastica di un mondo animato da creature silvane, con tanto di temi saltellanti e fiabeschi.

    L’ambientazione è nel territorio della tribù di Aser (uno dei dodici figli di Giacobbe) indicata nella Bibbia come una delle più fertili e benedette; nel testo, di tradizione popolare, probabil-mente già diffuso nel Rinascimento, l’incontro dei due amati è metafora della benedizione divina, suggellata dal profumo dell’incenso, simbolo sacerdo-tale del sacro. L’incontro degli amati come benedizione divina è una costante della tradizione ebraica e cristiana, tanto che l’Antico testamento contiene un intero libro su questo tema: il Cantico dei Cantici.

    Due esperimenti giovanili di Clausetti in cui emergono già evidenti i tratti stilistici di un compositore destinato a lavorare con le immagini: paesaggi viventi, dominati da un contrappunto semplice ed evocativo.

    Il giovane Bruno Bettinelli compose “Tre Espressioni Madrigalistiche” per coro misto a cappella nel 1939, basandosi su liriche antiche. Gli autori risultano così indicati: Matteo Maria Boiardo (Già mi trovai di maggio, XV secolo), Leonardo Giustinian (O Jesu dolce, XIV secolo) e L. Guidiccioni (Il bianco e dolce cigno, X V I s e c o l o ) . L’ a t t r i b u z i o n e d i quest’ultimo testo è dubbia ma pare più probabile sia stato composto da Giovanni Guidiccioni (1500-1541); questi versi furono infatti resi celebri da Jaques Arcadelt già nel 1539 con il suo «Primo libro dei madrigali», quando Laura Guidiccioni (1550-1597) pare non fosse ancora nata. Ognuna delle tre composi-zioni riprende antiche forme poetico-musicali rispettivamente, la Canzonetta, la Lauda, il Madrigale. In queste composizioni il giovane Bettinelli si inserisce pienamente nella tendenza musicale, italiana ed europea, che vede in quegli anni la riscoperta delle antiche forme della musica vocale a cappella. In queste tre brev i compos iz ion i , Bettinelli, in uno stile che potremmo definire neomodale, alterna diatonismo e cromatismo, come colori armonici usati in senso espressivo, e ricorre frequentemente al madrigalismo, senza mai dimenticarsi della tecnica e del rigore stilistico-formale, come egli stesso afferma in una tarda intervista: «un continuo variare degli elementi proposti all’inizio e, successivamente,

    scomposti, rielaborati per germinazione spontanea, rovesciati, riesposti nelle figurazioni cellulari più svariate, derivate dalla speculazione contrappuntistica dei fiamminghi».

    Sergio Sentinelli, formatosi a Roma come compositore a direttore i coro, è l’autore di Riuscirà la nostra voce, una sorta di moderno mottetto omoritmico, su una lirica di grande intensità, tratta dalla raccolta “Bambole mute” (1999) di Antonella Mei. Nella parte originale è assente qualunque indicazione dinamica o agogica, il tempo musicale fluisce come in una declamazione; del tutto assente l’imitazione tra le parti e “piana” la melodia, ad eccezione di un breve slancio del soprano primo. Nondimeno l’intensità del brano emerge immediata, espressa con altri mezzi. Sentinelli dipinge le frasi e le parole del testo con cangianti velature armoniche, ora con scurimenti al grave, ora con addensa-

    menti interni, ora, in una sola occasione, con un lucente slancio del soprano all’acuto (f inché le notti d’estate continueranno a udire il canto). Il finale è un atipico «da capo», essenzialmente una ripresa delle armonie e della scansione ritmica iniziali, che sigilla il brano in una sensazione di circolarità, quasi a voler collocare il testo, ansiman-te ed inquieto nel suo lacerante interrogativo, in una dimensione onirica, ove ogni realizzazione appaia possibile, piuttosto che in una dimensione storica inevitabilmente condannata al realismo.

    L’Ensemble del Giglio ha eseguito questo brano in Prima assoluta nel gennaio 2012; lo stesso brano è stato selezionato da Gary Graden per il festival internazionale «Europa Cantat», quest’anno tenuto a Torino, quale rappresentante del fiorire in Italia di un «Rinascimento della composizione corale, con echi ed esecuzioni in tutto il mondo».

    L.C.

    ANALOGIE E CONTRASTI, RISCOPERTE E CITAZIONI MUSICALIDISTANTI QUATTROCENTO ANNI, DAL RINASCIMENTO AL NOVECENTO

    i brani vocali neoclassici

  • O Jesu dolce, o infinito amore,

    inestimabil dono.

    Misero me, chi sono,

    che da Te fuggo e Tu mi segui ognora;

    per qual mio merto Signor mio benigno

    o per qual mia bontà

    sì largamente nel mio cor maligno

    spandi la tua pietà?

    L’anima mia che sempre offesa t’ha

    sì dolcemente chiami.

    Or mi par ben che m’ami come buon padre

    e non come Signore.

    O Jesu dolceTesto: dalle Laude di Leonardo Giustiniani (1388-1466)

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    Già me trovai di maggio una matina

    Intro un bel prato adorno de fiore,

    Sopra ad un colle, a lato alla marina

    Che tutta tremolava de splendore;

    E tra le rose de una verde spina

    Una donzella cantava de amore,

    Movendo sì soave la sua bocca

    Che tal dolcezza ancor nel cor mi tocca.

    Già mi trovai di MaggioTesto: “Orlando innamorato” (pubbl. postumo 1495), Libro II, Canto XIX, Stanza 1,

    di Matteo Maria Boiardo (1441-1494)

    Poiché ‘l mio largo pianto, Vergin, ti piace tanto,asciutti mai quest’occhi, non vedrai

    sin che non mandi fore, ohimè, per gli occh’ il core.

    Poiché ‘l mio largo piantodalle «Nuove laudi ariose della Beat.ma vergine a quattro voci»

    di Giovanni Arascione (1600)

    Il bianco e dolce cigno cantando more,

    ed io piangendo, giung’ al fin del viver mio.

    Stran’ e diversa sorte, ch’ei more sconsolato,

    Ed io moro beato.

    Morte che nel morire

    M’empie di gioia tutt’ e di desire;

    Se nel morir’ altro dolor non sento,

    Di mille mort’ il di sarei contendo.

    Il bianco e dolce cignoTesto di attribuzione incerta:

    Alfonso d’Avalos d’Aquino, IV Marchese di Pescara e del Vasto (1502-1546),ovvero Laura Guidiccioni (1550-1597), o meglio Giovanni Giudiccioni (1500-1541)

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    L’ombra dei boschi d’Aser è tutta profumata.Chi è colui che viene pel verde cammino?

    E’ l’amato che aspetta l’amata?E’ giovine, è dolce.

    Ei sale dal deserto come il fumo da l’incensiere.

    L’ombra dei boschi d’AserTesto di tradizione popolare, di probabile ispirazione biblica

    Saltava ninfe, satiri e pastorifra gli odorosi fiori,e cantando dicean:

    viva l’amoreche in un momento impiaga

    e sana il core.

    Saltavan ninfeTesto di tradizione popolare (sec. XV)

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    I’ piansi un tempo e femmi ‘l pianto amarodolce quel foco, onde divin amore

    il cor m’accese alor cantai mentr’arsi.Oh, felici sospir a l’aura sparsi.

    Or più non piango e lagrime non trovo,né pur sospiro e gemo e mi lamento,

    ma sol desio il mio tenor mutarsi.

    Oh, me infelice! Oh, sventurati giorni!Come son vivo? E come or mi toglie

    sua luce il cielo, almen per vendicarsi?

    Tu Vergin madre, ond’ha mia vita ‘l corso,che co ‘l tuo pianto a lagrimar m’inviti,

    fendimi ‘l cor, poi che son gli occhi scarsi.

    Deh, rompi ‘l marmo e quel che più l’indura,aspro diamante in smisurato cornod’alto desir, da cui non sa ritrarsi,

    ch’ergesi spesso e vol ancor scusarsi.

    I’ piansi un tempoda «Nuove laudi ariose della Beat.ma vergine a quattro voci» di Giovanni Arascione (1600)

    Riuscirà la nostra vocea coprire gli echi di tormenti lontani?

    Riusciranno i nostri sorrisia specchiarsi in altri sorrisi

    e la nostra vita a gioire di nuova vita?Non potranno.

    Finché sarà il sangue la linfa dei fiori,gli uccelli d’acciaio gli abitanti del cielo.

    Finché le notti d’estate continueranno a udireil canto spietato degli spari,quando la luce delle fiamme

    sarà la sola a illuminare i nostri passi.

    Riuscirà la nostra vocedalla raccolta di poesie «Bambole mute» (1999) di Antonella Mei

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    t e f a n o Pe l l e g r i n o ,

    Sd i p l o m a t o p r e s s o i l Conservatorio di Cuneo con il massimo dei voti sotto la guida di Paola Mosca, è attivo in diverse orchestre tra cui la “B. Bruni” di Cuneo.Nel 2007 ha eseguito, come solista, il concerto per violoncello di Saint-S a ë n s c o n l ’ O r c h e s t r a d e l “Ghedini” di Cuneo. Fa parte del Trio “MIR”, insieme con il violinista Alessandro Chiapello e la pianista

    Alessandra Rosso, con la quale collabora stabilmente anche in Duo. Svo lge a l t res ì a t t i v i t à cameristica con l’arpista Giovanni Selvaggi e la pianista Irina Rissling. Nel 2008 ha seguito i corsi di perfezionamento del prestigioso “Trio Debussy”. Si è distinto tra i finalisti del “Premio delle Arti 2009” che si è tenuto in Marzo a Verona.Suona un violoncello Aloisius Lanaro (1975) appartenuto al Maestro Renzo Brancaleon.

    Livio Cavallo ha studiato pianoforte, Direzione di Coro e Canto. Ha frequentato i corsi di Musica e Canto Rinascimentale presso la Scuola di Alto Perfezionamento Musicale di Saluzzo ed ha approfondito i l repertorio contemporaneo con il Torino Vocalensemble, con tour europei in Germania, Svizzera, Inghilterra, Irlanda.Oltre al “Coro Sicut Lilium”, ha fondato e dirige l’ “Ensemble del G i g l i o ” , f o r m a z i o n e v o c a l e -strumentale. Ha ideato ed è direttore artistico della “Rassegna corale

    Madonna della Pieve”, nata nel 2001, e del festival “Sentieri di Musica”, nato nel 2004.Come tenore ha collaborato con formazioni coral i amatorial i e professionali, con concerti in Italia ed all’estero; ha cantato dal 2001 ad 2007 per il coro Filarmonico “R. Maghini”, collaborando tra gli altri con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI e con l’ “Academia Montis Regalis”.Per Glossa e Stradivarius ha inciso musiche di Dufay e Monteverdi.

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    NSEMBLE DEL G IGLIO è una Eformazione vocale ad organico variabile, a seconda del programma proposto e delle necessità artistiche; è nata in seno all’Associazione Sicut Lilium di Beinette. La formazione si è sin qui occupata di musica Rinascimentale, di musica del Novecento, fino alla musica Contemporanea.

    Ha inizialmente proposto programmi a cappella di musica sacra italiana ed europea nel Novecento.

    In seguito, con il titolo “Lamentatio”, ha riproposto in numerose occasioni, in forma di concerto, i Responsori della Settimana Santa, rievocando la suggestione dell’antica liturgia dell’Ufficio delle Tenebre, musicata dal genio del Rinascimento spagnolo Tomás Luis De Victoria, mirabile esempio dello speciale equilibrio raggiunto del De Victoria nell’utilizzo delle voci, tra il contrappunto e l’espressività omoritmica.

    L’Ensemble del Giglio ha inoltre affrontato dal punto di vista musicale e testuale il tema della figura femminile nella religione cristiana, con varie composizioni contem-poranee concertate. Ha commissionato ed eseguito “Annunciazione”, Oratorio sacro in Italiano per organo, violoncello, flauto, coro e soli, composto per l’Ensemble del Giglio dall’organista cuneese Bartolomeo Gallizio. Dello stesso autore ha eseguito la prima del madrigale “Cantico dei Cantici” per organo, tre trombe ed ensemble vocale.

    Ha inoltre eseguito in prima assoluta l’integrale della “Missa Sine Nomine”, composizione a cappella dell’organista peveragnese Mauro Maero.

    Nel corso del 2011 ha presentato in varie repl iche i l concerto “Romantico e Neoclassico”, un percorso fatto di legami e svolte tra l’Italia e l’Europa, sul crinale di questi due importanti periodi musicali. L’Ensemble del Giglio, per questo viaggio musicale, ha selezionato autori italiani talvolta ingiustamente dimenticati, oltre a due omaggi a C. Saint-Saëns e F. Liszt. L’omaggio a Liszt, nei duecento anni della nascita, ha stimolato l’accostamento al Duo Satie (Maurizio Baudino e Luca Squatrito), duo chitarristico attivo in Piemonte e in Emilia-Romagna, che ha presentato personali trascrizioni per chitarra delle Consolations di Liszt; un abbinamento riuscito per le comuni sensibilità artistiche e funzionale ad illustrare l’evoluzione del pensiero musicale dal Romanticismo al Neocalssicismo.

    L’organico si è andato stabilizzando, in particolare durante lo scorso anno, in occasione dell’ultimo progetto “Romantico e neoclassico”, per una esigenza di maggior intesa e di affinamento delle sensibilità musicali, richiesta dal prevalere del repertorio a cappella.

    I cantori hanno affrontato, in formazioni diverse, repertori molto differenziati, sia in veste di coristi che di solisti, sia in Italia che all’estero, in formazioni professionali ed amatoriali. Negli anni passati sono state numerose le esperienze comuni in formazioni cameristiche, che hanno permesso di acquisire un patrimonio condiviso di metodi di studio ed obiettivi musicali.