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BIBLIOTECACOMMENTARIO PAIDEIA

8.2

Dizionario Teologico degli scritti diQumran

2b”h – ‹ajil

PAIDEIA EDITRICE

del

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DIZIONARIO TEOLOGICODEGLI SCRITTI DI

QUMRANa cura di

Heinz-Josef Fabrye

Ulrich DahmenEdizione italiana

a cura di

Francesco Zanella

vol. 2

b”h – ‹ajil

PAIDEIA EDITRICE

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codici cce : cbd ; hrcg ; hrj

scheda bibliografica cip

Dizionario Teologico degli scritti di Qumran / a cura di Heinz-Josef Fabrye Ulrich Dahmen ; edizione italiana a cura di Francesco Zanella

Vol. 2: b”h - ‹ajilTorino : Paideia, 2020

530 p. – 22 cm (Biblioteca del Commentario Paideia ; 8.2)

Indici

isbn 978-88-394-0955-3

1. Bibbia – Dizionari 2. Lingua ebraica biblica 3. Teologia biblica

220.3 (ed. 22) – Bibbia. Enciclopedie e dizionari speciali230.041 (ed. 22) – Teologia biblica

isbn 978 88 394 0955 3

Theologisches Wörterbuch zu den Qumrantexten

herausgegeben vonHeinz-Josef Fabry und Ulrich Dahmen

Traduzione italiana di Margherita Farina, Gianfranco Forza, Stefano Franchinie Patrizio Missere

Revisione di Francesco Zanella

© Verlag W. Kohlhammer, Stuttgart 2011© Claudiana srl, Torino 2020

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mizie rispettive siano state offerte neltempio.

11QT 38,4 par. 4Q365a 2 i 1 sitrova alla #ne di una sezione che il-lustra il cortile interno del tempio ela sua conformazione architettoni-ca. In aggiunta ai precetti preceden-ti, si descrive il luogo in cui mangia-no i sacerdoti. La sequenza dei cibimenzionati nomina le offerte tipi-che: oltre alla triade di grano, mostoe olio, sono menzionati legna, uccel-li, tortore e colombe.

In 4QMMT due attestazioni (4Q394 3-7 i 6.8) si trovano in contesticorrotti. Un nesso con l'offerta delleprimizie può essere solo ipotizzato.La l. 6 richiama la purità del grano;la l. 8 proibisce di mangiare il granodei popoli stranieri tantomeno diportarlo (come offerta) al tempio.Evidentemente qui si dibatte la que-stione della purità del cibo straniero(cf. DJD x 148), con esito negativo.

iv. 11QT 60 par. 4Q524 6-13 ar-monizza l'incongruenza nella toràfra il modello deuteronomista (Deut.14) e quello levitico (Num. 18) circala decima. Conformemente al mo-dello alla base di Deut. 14 il testo di-scute anzitutto della parte spettanteai sacerdoti, poi di quella spettanteai leviti. Per 4Q524 6-13,6 i sacer-doti ricevono "le primizie del grano,del mosto e dell'olio». La formula-zione decisiva (11QT 60,6 par. 4Q524 6-13,10) assegna ai leviti la de-cima: "… e ai leviti la decima delgrano e del vino e dell'olio, che essiprima hanno consacrato a me».

v. Una sola occorrenza di dgn #-gura tra norme giuridiche senza tut-tavia trovarsi nel contesto dell'offer-ta delle primizie. 4Q513 1-2 i 4 sta-bilisce che "l'efa del grano è il batdel vino». Questa norma stabilisceche la misura di un liquido (bat) devecorrispondere come volume alla mi-sura di un solido (efa; cf. Ez. 45,11).

vi. L'unica attestazione aramaica(4Q531 2 + 3,5) del sost. dgn è men-zionata nel contesto di un elenco piùgenerale di piante e animali. dgn, quitermine generico per altri tipi di fru-mento, è parte della creazione cheviene sfruttata dagli angeli (cf. il cap.1 del Libro dei Giganti in aramaicodi orientamento manicheo).

Barbara Schlenke

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i. Distribuzione e sguardo d'insieme. –ii. Uso. – 1. David e l'escatologia. –2. David come uomo esemplare. – 3. Da-vid in 11QPsa. – iii. Riepilogo.

Bibl.: GLAT ii 180-194 (A. Carlson - H.Ringgren); x 503 s. (bibl.). – NBL i 390-396 (A.R. Müller). – EncDSS 178-180(P.W. Flint).

G. Boccaccini, La #gura di Davide neigiudaismi di età ellenistico-romana: Ricer-che Storico Bibliche 7 (1995) 175-185. –J.J. Collins, The Scepter and the Star, NewYork 1995. – C. Coulot, David à Qum-rân, in L. Desrousseaux - J. Vermeylen(ed.), Figures de David à travers la Bible(Lectio Divina 177), 1999, 315-343. – C.A.

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Evans, David in the Dead Sea Scrolls, inS.E. Porter - C.A. Evans (ed.), The Scrollsand the Scriptures (JSP.S 26), 1997, 183-197. – P.W. Flint, The Dead Sea PsalmsScrolls and the Book of Psalms (STDJ17), 1997. – E. Jucci, Davide a Qumran:Ricerche Storico Bibliche 7 (1995) 157-173. – M. Kleer, "Der liebliche Sängerder Psalmen Israels» (BBB 108), 1996. –J.L. Kugel, David the Prophet, in Id. (ed.),Poetry and Prophecy, the Beginnings of aLiterary Tradition, New York 1991, 45-55. – E. Mroczek, Moses, David, andScribal Revelation. Preservation and Re-newal in Second Temple Jewish TextualTraditions, in G.J. Brooke e al. (ed.), TheSigni#cance of Sinai: ThBN 12 (2008) 91-115. – K.E. Pomykala, The Davidic Dyn-asty Tradition in Early Judaism. Its His-tory and Signi#cance for Messianism (SBLEarly Judaism and Its Literature 7), Atlan-ta 1995. – J.C.R. De Roo, David's Deedsin the Dead Sea Scrolls: DSD 6 (1999) 44-65. – W.M. Schniedewind, The DavidicDynasty and Biblical Interpretation inQumran Literature, in L.H. Schiffman eal. (ed.), The Dead Sea Scrolls. Fifty YearsAfter Their Discovery 1947-1997 (Pro-ceedings of the Jerusalem Congress, July20-25, 1997), Jerusalem 2000, 82-91. –J.C. VanderKam, Studies on "David'sCompositions» (11QPsa 27:2-11) (FrankMoore Cross Volume): EI 26 (1999) 212*-220*. – B.Z. Wacholder, David's Eschato-logical Psalter (HUCA 59), 1988, 23-72.

i. Nei testi non biblici di Qumranil lessema dwjd è attestato 31×. 6 diqueste attestazioni sono parti di ci-tazioni di testi biblici (Am. 9,11 inCD 5,16; 4QFlor 1-2 i 12.13; Sal.11,1 in 4Q177 5-6,7; Sal. 122,1.5 in4Q522 22-25,1.4); altre 3 #guranoin sezioni che introducono citazioni

bibliche (2 Sam. 7,11 in 4QFlor 1-2i 7; Sal. 6,2 in 4Q177,12-13 i 2; Sal.82,1 in 11QMelch 2,10). Un'attesta-zione si trova nella soprascritta di unsalmo apocrifo (11QPsApa 5,4). Inun caso dwjd è patronimico di Salo-mone (4QMMTc 11-13,1). 3 attesta-zioni sono su frammenti e risultaquindi impossibile trarre conclusio-ni sul contesto delle occorrenze (4Q479 1,4.5; 6Q9 22,4).

Le altre attestazioni sono legate adiverse tematiche: anzitutto è docu-mentata a più riprese la locuzione"germoglio di David» (‡m‹ dwjd)(4QpIsaa 8-10,17; 4QFlor 1-2 i 11;4Q252 5,4; 4Q285 7,3; forse anche11Q14 1 i 7, se la ricostruzione [‡m‹d]wjd viene recepita). Si trovano poivarie menzioni di David o dell'alle-anza davidica in contesti messianicioppure escatologici (cenno a Davide Golia in 1QM 11,1 s.; menzionedel trono eterno di David [ks' ldwjd]in 4Q252 5,2; lode a Dio per averestabilito l'alleanza con David, il pa-store e principe che siederà per sem-pre sul trono di Israele, in 4Q504[DibHama] 1-2 iv 6; come anche lafrase "David si rallegrò di riportareindietro» [Ðm‹ dwjd lhšjb] nella de-scrizione della battaglia di Dio nel-l'inno escatologico di 4Q457b 2,2).Negli altri passi in cui è attestato,David è lodato per la vita e le opere:in 4QMMTc 14-17 ii 1 viene desi-gnato come "uomo di pietà ('jš ‹s-djm)». CD 5,5 ricorda che le operedi David saranno esaltate (wj ”lw m”-Ðj dwjd) – a eccezione dell'uccisionedi Uria, che peraltro gli è stata per-

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donata. CD 5,2 giusti#ca il suo sti-le di vita poligamo osservando che"David non aveva letto il libro sigil-lato della legge (bspr htwrh h‹-twm)». Potrebbe rientrare in questaultima tipologia di testi anche 11QPsa 27 (composizione davidica), do-ve David è lodato come saggio pio ecome poeta che ha composto salmi ecanti liturgici – esattamente come11QPsa 28 (Sal. 151), dove si esalta-no la musica e l'unzione di David.

David è menzionato inoltre nel te-sto ricostruito di 4QMMTb – in unasezione che si richiama a una raccol-ta di testi sacri divisi in tre parti,comprendenti il libro di Mosè, i pro-feti e David (bspr mwšh wsprj hnbj-'jm wbdwjd). La ricostruzione deltesto è stata tuttavia più volte ogget-to di discussione. Anche se 4Q522 9ii 3-4 non contiene il nome di David,vi allude con il "#glio di Iesse, checaccerà i nemici e preparerà la co-struzione del tempio».

Le occorrenze nei testi non bibli-ci presentano tutte la scriptio plenadwjd. Unica eccezione è CD 7,16(scriptio defectiva), citazione di Am.9,11 (plene nel T.M.), che è attesta-ta anche in 4Q174 1-2 i 12 (qui inscriptio plena).

L'immagine di David che emergedai testi di Qumran presenta i se-guenti tratti fondamentali: David èuna #gura escatologica, al contem-po uomo esemplare e anche perso-naggio legato ai Salmi e alla liturgia.Questi punti fondamentali dei testidi Qumran non sono unici ma rien-trano nella tradizione giudaica più

generale. La loro presenza nei cosid-detti testi interni alla comunità è se-gno che David era di grande impor-tanza per la comunità di Qumran.

ii.1. Le tradizioni relative all'alle-anza eterna con David o alla sua di-scendenza svolgono un ruolo impor-tante nell'ambito delle discussionisul messianismo e sull'escatologia.Le attestazioni riguardanti il "ger-moglio di David» (‡m‹ dwjd) allu-dono a Ger. 23,5; 33,15 e a Sal. 132,17, dove è anticipato il giorno in cuisorgerà un nuovo re davidico. Se-condo 4QFlor il germoglio di Davidsorgerà alla #ne dei giorni insiemecon "colui che spiegherà la torà»(4QFlor 1 i 11 s.); nel seguito il testocita Am. 9,11: "e io rialzerò la ca-panna di David che sta cadendo». InAtti 15,14-18 questa immagine staper la riunione delle genti. Lo stessoversetto viene citato in CD 7,14-21,dove è parte di una complessa tramadi interpretazioni in cui s'intreccia-no un gioco di parole con Am. 5,26s., una lettura messianica della stellae dello scettro di Num. 24,17 e an-che un racconto sulle origini dellacomunità che si ritirò a "Damasco»:

"Come egli ha detto (Am. 5,26 s.): ”Iotrascino via i sikkut del tuo re e il ki-jjun delle tue immagini dalla mia ten-da a Damasco'… I libri della torà so-no le sukkot del re, come egli ha detto(Am. 9,11): ”E io rialzerò la capannadi David che sta cadendo'… Il re è lacomunità e il kijjun delle immaginisono i libri dei profeti, le cui paroleIsraele ha disprezzato… E la stella è

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l'interprete della torà che viene a Da-masco, come sta scritto (Num. 24,17):”Una stella spunta da Giacobbe e unoscettro sorge da Israele'. Lo scettro è ilprincipe di tutta la comunità; quandosorge, egli distrugge i #gli di Set» (CD7,14-21).

Le parole di Balaam in Num. 24,17vengono intese come profezia riferi-ta a David. 4Q252 5,2-5 interpretain maniera analoga l'annuncio dello"scettro» in Gen. 49,10: "Non si al-lontana da Giuda lo scettro»: "Nes-suno verrà meno sul trono di David… #n quando non arriva l'unto del-la giustizia, il germoglio di David(‡m‹ dwjd), poiché a lui e ai suoi di-scendenti è data l'alleanza del regnoper il suo popolo per le generazioniin eterno, perché egli ha custodito…la torà con gli uomini della comuni-tà». Questa interpretazione escato-logica di testi scritturistici viene ar-ricchita di glosse messianiche davi-diche esplicite, le quali associano leattese davidiche e la sorte della co-munità dissenziente.

Il nome David viene menzionato apiù riprese nel contesto della batta-glia escatologica. In 1QM 11,1 s. ilcombattimento di David con Goliaassume tratti paradigmatici secondocui Dio ha messo il nemico nelle ma-ni di un eroe impari, ma fedele – efarà lo stesso alla #ne dei giorni neiriguardi dei #gli della luce. Due altriframmenti, che appartengono in re-altà alla tradizione attinente al Ro-tolo della Guerra, legano la designa-zione "germoglio di David» alla bat-taglia escatologica (4Q285 7,3; 11Q

14 1 i 7). In 4Q457b 2,2 si dice in#-ne che "David si rallegrò di riporta-re indietro»: quantunque il contestoframmentario non consenta di co-gliere facilmente elementi più preci-si, è da pensare a una battaglia incui sono coinvolti Dio e i suoi santi.Forse anche qui David o il ricordodi lui si trova nel contesto della guer-ra che avrà luogo alla #ne dei giorni.

Un ultimo testo (4Q522), anche senon mostra un orientamento escato-logico o messianico esplicito, guar-da tuttavia in avanti, a un tempo incui "gli amati di Jhwh dimorano alsicuro», e contiene il testo di Sal.122. La seconda colonna viene inte-sa come profezia del dominio di Da-vid, sebbene i frammenti conservatinon contengano il suo nome; ma neltesto immediatamente precedente sidice che da Iesse nascerà un #glio checaccerà gli amorrei e metterà a di-sposizione oro, argento, cipressi ecedri per la costruzione del tempio,mentre il #glio più giovane edi#che-rà il tempio. Questo testo fa pensa-re che la tradizione conservata in 1Cron. 22, che attribuisce a David ipreparativi per la costruzione deltempio, a quel tempo era molto dif-fusa. Questo è il più esteso raccon-to extrabiblico inerente al regno diDavid.

2. In due testi chiave provenientidall'ambito della letteratura comu-nitaria (CD e 4QMMT) David vienemesso in risalto come #gura esem-plare e ideale. Particolare risalto vie-ne dato alla sua pietà e si cerca discagionarlo dai peccati (analogo era

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già l'orientamento del primo librodelle Cronache). CD nega la possibi-lità di risposarsi e si richiama perquesto alla legge per il re di Deut.17,17: "Non deve prendere moltemogli». Questa disposizione valevanaturalmente anche per David, maegli non aveva ancora avuto la pos-sibilità di "leggere il libro sigillatodella torà che era nell'arca» (CD 5,2). La poligamia di David si giusti#-ca perciò con l'ignoranza. Egli nonera informato della norma, poiché il"libro sigillato della torà» non erapiù stato aperto dal giorno in cui eramorto Eleazaro, ma era rimasto na-scosto #no all'entrata in carica di Sa-doq (ll. 3-5). L'autore aveva grandeinteresse a riabilitare e scagionareDavid: "Le opere di David erano su-blimi, tranne l'assassinio di Uria, maDio lo ha perdonato». Similmente4QMMT C 25 s. (4Q398 14-17 ii 1s.) ordina all'uditorio di ricordareDavid come uomo "che era un uo-mo di pietà, che era stato salvato danumerose tentazioni (cf. 1 Sam. 17,37) e al quale era stato perdonato».

Questo tentativo di discolpare Da-vid dai suoi peccati è uno sviluppoulteriore, coerente con le tendenzedel Cronista, nella ricezione di 1-2Sam. e di 1-2 Re. Anche dalla tradi-zione del Siracide Qumran conosce-va David come peccatore riconcilia-to: "Jhwh gli perdonò il peccato estabilì la sua potenza per sempre»(Sir. 47,11). In seguito le tradizionirabbiniche proseguirono su questadirezione quando, ad es. in mMeg.4,10.1; tMeg. 3,38,4, si afferma che

la vicenda di David, Betsabea e Urial'Hittita non deve essere tradotta némenzionata nella liturgia. Come inCD, anche qui l'uccisione di Uriaviene nominata come unica eccezio-ne alla pietà esemplare di David (ades. tKil. 5,6.2)

3. Il testo di 11QPsa 27 (composi-zione davidica), che è quali#cato indiversi modi o come colophon o in-terpolazione in prosa o come Salmo,è forse uno degli esempi più interes-santi dello sviluppo della tradizionedavidica negli scritti di Qumran. Iltesto esalta David nel modo seguen-te: "Egli era saggio e splendeva comela luce del sole, uno scrittore e assen-nato e retto in tutte le sue vie davan-ti a Dio e agli uomini» e fu ispirato"per mezzo della profezia» (bnbw'h)a comporre 4 050 Salmi e canti litur-gici. In questo testo l'esaltazione diDavid raggiunge l'apice, e ciò inte-ressa anche per la tradizione di Da-vid come profeta e autore biblico.

In 11QPsa segue una sezione di te-sto che è in@uenzata dalle "ultimeparole di David» (2 Sam. 23): comequeste "ultime parole», 11QPsa 27inizia con la formula introduttiva ti-pica della narrazione "e avvenneche David, il #glio di Iesse, era sag-gio» (l. 2). L'altra rappresentazionedi David "splendente come la lucedel sole» ricorda 2 Sam. 23,4, doveDavid è paragonato alla luce del so-le che sorge. "Lo spirito assennatoe illuminato» (rw‹ nbwnh w'wrh,11QPsa 27,4) di David ricorda laprofezia secondo cui da Iesse usciràun germoglio "sul quale riposerà lo

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spirito di Jhwh, uno spirito di sa-pienza e di intelligenza» (rw‹ jhwhrw‹ ‹kmh wbjnh; cf. Is. 11,2). Ladescrizione della sua sapienza e ispi-razione come autore allude all'elo-gio dello scriba in Sir. 39. L'attivitàletteraria di David è legata al fattodi avere organizzato la liturgia deisacri#ci secondo il calendario solaredi 364 giorni. Questa innovazionedel calendario solare è connessa colruolo di David fondatore della li-turgia a cui alludono sia il Cronistasia Ben Sira. Quest'ultimo raccontadi David che "abbellì i giorni festi-vi nel corso dell'anno» (Sir. 47,9).L'istituzione del calendario è peral-tro attribuita anche a un altro sag-gio, Enoc, il quale allo stesso modomise per iscritto e stabilì la succes-sione dei mesi e delle stagioni (cf.Iub. 4,17-19 e anche Eccl. 12,9 perl'attività letteraria di raccogliere eordinare [tqn] i proverbi). Il testopresenta David come grande autori-tà in ambito liturgico, come fonda-tore del calendario di 364 giorni, dicui si riconosce erede la comunità diQumran, la quale segue questa pras-si ed esalta David come fondatoredella liturgia della comunità. Questoaspetto del testo è stato impiegatocome argomento principale per pro-vare l'origine comunitaria del testo.La probabilità tuttavia che il calen-dario sia stato favorito da diversigruppi giudaici lascia nuovamentel'argomento in sospeso.

11QPsa 27 è stato spesso utilizza-to come la più antica e più chiara at-testazione della paternità davidica

del Salterio. Non pare però che l'at-tribuzione di una raccolta ben preci-sa sia l'interesse primario dell'auto-re, poiché i 4 050 salmi e canti nonsi possono mettere in relazione a unaraccolta precisa. Essi servono piut-tosto a simbolizzare il fatto che Da-vid è stato ispirato da Dio (cf. il pa-rallelismo numerico con i 4 050 pro-verbi e canti di Salomone) e per illu-strare la liturgia dei sacri#ci comeeredità davidica, sebbene egli stessonon potesse eseguirla. La paternitàdavidica dei Salmi dovrebbe essereintesa nel contesto più generale dellacaratterizzazione della sua #gura co-me autore ispirato e saggio – e allostesso modo sono da intendersi Sira-cide e Libro dei Giubilei. David met-te per iscritto un sapere che gli è sta-to rivelato, gli dà ordine e lo custodi-sce (cf. nel Talmud Babilonese B.B.14b-15a, composto molto più tardi,in cui gli vengono attribuiti la stesu-ra del libro dei Salmi e le parole quicontenute di Adamo, Melchisedek,Abramo, Mosè, Aman, Iedutun,Asaf e dei #gli di Core). Il nome diDavid compare anche legato a unaraccolta di scritti che viene nomina-ta nel passo ricostruito di 4QMMTC 10 (4Q397 14-21,10): "nel librodi Mosè, nei libri dei Profeti e inDavid». Secondo E. Ulrich (CBQ 65[2003] 202-214) questa formula nonè da intendere come indicazione diuna tripartizione del canone.

Per quanto riguarda la condizionedi David come profeta, che in real-tà in 11QPsa 27 non viene chiama-to esplicitamente profeta, bisogna ri-

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farsi all'indicazione di 11QPsa 27,11, secondo cui David recepì i Salmi"per mezzo della profezia» (bnbw-'h). Questa rappresentazione indiret-ta è simile a quella di Ben Sira, il qua-le non quali#ca mai direttamente lesue parole come "profezia», ma pre-tende di versare le proprie parole co-me "parole di profeti» (Sir. 24,33).Una simile designazione indiretta siritrova in Filone (Her. 290), dovel'autore di Sal. 83 (che i LXX indivi-duano in un #glio di Core, non inDavid) viene designato come "uomoprofetico». Anche Giuseppe (Ant. 8,190 s.) attribuisce a David la condi-zione di profeta; la tradizione di Da-vid profeta è in#ne presente in scrittiprotocristiani (cf. Atti 2,29 s.; Barn.12,10; Atti 4,25 si richiama al fattoche la Scrittura è stata data "dalloSpirito santo per bocca del nostropadre David»).

11QPsa 28 offre la versione ebrai-ca di Sal. 151 che si è conservata neiLXX e nelle versioni siriache, manon nel T.M. Questo racconto, chedescrive in prima persona la vita diDavid come musicista e la sua un-zione a opera di Samuele e che nelframmento conclusivo (Sal. 151b)tratta della vittoria su Golia, si adat-ta bene allo sviluppo della tradizio-ne su David compositore di canti li-turgici e peccatore pentito che ha ot-tenuto il perdono.

iii. Questa coincidenza di aspettiescatologici, ideali e liturgici della #-gura di David nei testi di Qumranri@ette tradizioni di scritti più anti-

chi – per esempio 1-2 Samuele, 1-2Cronache, Siracide – e le sviluppaulteriormente. Tali aspetti riecheg-giano in testi protocristiani e rabbi-nici. È sorprendente che testi che mo-strano grande interesse per Davidcome #gura idealizzata ed escatolo-gica vengano considerati spesso spe-ci#ci della comunità. Dal momentoche il corpus degli scritti di Qumranè incompleto e frammentario e la suaripartizione in testi speci#ci e nonspeci#ci della comunità è in partecontroversa, è dif#cile fornire una"teologia davidica» completa. Ciònondimeno la tradizione di Davidoccupava nelle concezioni escatolo-giche e liturgiche di Qumran un po-sto di grande importanza.

Al contrario di altre grandi #gured'Israele, non s'incontra David in ri-visitazioni qumraniche della storiad'Israele. Quando lo si menziona, cisi interessa a David come #gura sim-bolica, che è ricordata in quanto mo-ralmente edi#cante e in relazione aconcezioni escatologiche. Egli eraun grande peccatore, anche se ricon-ciliato, cui venne impedito di edi#-care il tempio. Egli fu tuttavia inca-ricato di organizzare la liturgia deisacri#ci e #no alla #ne dei tempi vie-ne annoverato tra gli eletti di Dio.Forse questo lo rese un illustre ex-emplum per una comunità priva ditempio, desiderosa di conversionema con una vita liturgica molto svi-luppata.

Eva Mroczek

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dônag dônag 203

gnÂ/D dônag

i.1. Etimologia, signi#cato, A.T. –2. Occorrenze e loro distribuzione nel-l'ebraico di Qumran. – ii. Signi#cato euso. – 1. Generico. – 2. Antropologico. –3. Giudizio etico sulla trasgressione.

i.1. Il sost. dwng è da ricondurreper l'etimologia all'ar. danæ ("avan-zi dei favi»; cf. Ges18; KBL3 208) edesigna la "cera». Le occorrenze del-l'A.T. (Mich. 1,4; Sal. 22,15; 68,3;97,5; 117,12 LXX) utilizzano il les-sema in modo esclusivamente meta-forico in similitudini che descrivonola teofania di Jhwh (Mich. 1,4; Sal.97,5), il destino degli empi (Sal. 68,3) o lo stato d'animo dell'orante(Sal. 22,15; qui con lb "cuore»; v.sotto, 2 e ii) di fronte alle minaccedei nemici. Solo il paragone esplica-tivo in Sal. 117,12 LXX, "mi cir-condavano come le api il favo», èpiù naturale e realistico, ma alla lu-ce del contesto anch'esso appartienealla descrizione dei nemici.

2. Nei rotoli del Mar Morto il les-sema è documentato in tutto 6× (dicui una doppia attestazione). Tran-ne 1QpMi 1-5,4 (citazione di Mich.1,4; nessun pesher conservato; Mich.1,4 è documentato anche in Mur. xii

11,38) tutte le altre attestazioni pro-vengono dalle Hodajot e quindi dauno scritto interno alla comunità, ditipo poetico (1QH 12,34; 16,34; 22,33; 21,25 par. 4QHa 11,3 – dueCanti del Maestro e due Canti dellaComunità). L'attestazione in 1QH4,17, riportata nell'elenco di DSS

Conc, oggi viene letta in modo diver-so (cf. DJD xl 67). Come in ebrai-co biblico, dwng è usato soltanto insenso metaforico in similitudini cherappresentano l'orante che si trovain situazioni di crisi; soggetto dellasimilitudine sono il cuore (lb, 1QH12,34 [citazione pressoché letteraledi Sal. 22,15]; 22,33), la carne (bÐr,16,34) o l'orante come personaggio(21,25); il verbo corrispondente ècostantemente • mss ("sciogliere,fondere»).

ii. Rispetto all'utilizzo che ha nel-la Bibbia, nell'ebraico di Qumrandwng è in generale escluso dalle si-militudini che rappresentano nemicie trova luogo in altri contesti.

1. Solo in 1QH 16,34 è ancora ri-conoscibile sullo sfondo una situa-zione di minaccia da parte del nemi-co. In una serie di similitudini l'oran-te descrive la propria condizione diabbandono e di mancanza di rifugio(l. 28) di fronte a un ambiente ostilenel territorio dell'empietà e del nulla(cf. 11,26; 15,37). Mentre in 16,30-33 viene illustrato piuttosto lo statod'animo (cf. npšj, ll. 30.33), le ll. 33-35 tematizzano in dieci similitudini,legate per sindesi, il decadimento, ladebolezza e la dif#coltà di movimen-to #sici dell'orante, fra queste anche"e si scioglieva come cera (dwng) lamia carne» (bÐr, ll. 33 s.); egli è unuomo affranto, di fatto già nel girodella morte (cf. 2 Sam. 14,14). Leimmagini paiono largamente stan-dardizzate e intercambiabili (qui siscioglie la "carne», in 1QH 12,34;

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dônag dwq204

22,33 e nell'A.T. il "cuore»; mentrequi [l. 33] il cuore scorre come ac-qua [cf. 10,30; Gios. 7,5], questastessa immagine si trova in altri pas-si [cf. l. 35; 1QH 12,34 s.] riferitainvece alle ginocchia). L'unica cosache resta all'orante è la forza del di-scorso e della parola (ll. 36 s.) – que-sta è la prospettiva di speranza che èmessa in risalto come #gura di con-trasto a conclusione dell'unità te-stuale.

2. 1QH 21,24-26 riporta una dop-pia proposizione interrogativa (inentrambi i casi introdotta da 'jkh["come»]), che tematizza la condi-zione antropologica dell'uomo e ildestino della creatura; le immaginisono in parte note alle cosiddettedossologie di minorità: "come possoio, creatura di polvere, essere preser-vato dal decadimento e dal fonderecome cera (dwng) che si scioglie da-vanti al fuoco?» (l. 25). Il motivo bi-blico classico della "creatura di pol-vere» (• ”pr; cf. H. Lichtenberger[SUNT 15] 1980, 80 s.) qui vienecompletato / messo in parallelo conl'immagine della "cera che fonde» edell'"accumulo di cenere» (• 'pr, l.26) – le espressioni si mantengonosempre sulla stessa linea. In tale con-testo, nuovo e unico è il paragonecon "cera che fonde»; sarebbero an-cora da confrontare con quelle bibli-che le immagini dell'"essere versaticome acqua» (2 Sam. 14,14; Sal.22,15) o della "pula al vento» (Sal.1,4; 35,5; 83,14; cf. 1QH 15,26).

3. L'immagine del "cuore che sifonde» è legata 2× a espressioni com-

prendenti valutazioni etiche o il ri-conoscimento della propria colpa.In 1QH 12,34 s. vengono in parteriprese le stesse similitudini di 16,33-35 (v. sopra, 1) ("tutte le mie os-sa si rompevano, il mio cuore siscioglieva come cera [dwng] davantial fuoco e le mie ginocchia si muove-vano come acqua che precipita dalpendio» – l'intera serie di afferma-zioni è presa a prestito pressoché al-la lettera da Sal. 22,15), ma il moti-vo per cui l'orante si trova in questasituazione è la presa di coscienzadelle proprie colpe e la mancanza difedeltà dei suoi antenati, i quali ave-vano peccato contro l'alleanza diDio (l. 35). In questa situazione, difatto senza speranza, la prospettivadi speranza si dischiude grazie allari@essione sulla forza di Dio e sullapienezza della sua misericordia (ll.36 s.). Menziona un motivo simile1QH 22,33: "il mio cuore si scioglie-va come cera (dwng) a causa dellecolpe e del peccato», ma il contestoè largamente frammentario (cf. solol. 32: "il mio cuore era inquieto»).

Ulrich Dahmen

qwd dwq

i.1. Attestazioni. – 2. Morfologia. –3. Contesto lunare. – ii. Etimologia. –iii. Signi#cato profano. – 1. Luna nuo-va. – 2. Luna piena. – 3. Giorno succes-sivo alla notte in cui la luna piena iniziaa calare. – 4. Primo tramonto della luna,successivo al sorgere del sole il giorno

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dwq dwq 205

dopo la luna piena. – iv. Uso religioso. –1. Polemica antilunare. – 2. Interesse dinatura scienti#ca.

Bibl.: J. Ben-Dov, Head of All Years. As-tronomy and Calendars at Qumran inTheir Ancient Context (STDJ 78), 2008,spec. 197-243. – J. Ben-Dov - W. Horo-witz, The Babylonian Lunar Three in Ca-lendrical Scrolls from Qumran: ZA 95(2005) 104-120. – V. Gillet-Didier, Calen-drier lunaire, calendrier solaire et gardessacerdotales. Recherches sur 4Q321: RQu20 (2001-02) 171-205. – S. Talmon - I.Knohl, A Calendrical Scroll from a Qum-ran Cave. Mišmarot Ba, 4Q21, in D.P.Wright e al. (ed.), Pomegranates and Gol-den Bells. Studies in Biblical, Jewish, andNear Eastern Ritual, Law, and Literaturein Honor of Jacob Milgrom, Winona Lake1995, 267-301. – M.O. Wise, Observa-tions on New Calendrical Texts from Qum-ran, in Id. (ed.), Thunder in Gemini andOther Essays on the History, Language,and Literature of Second Temple Palestine(JSP.S 15), 1994, 222-239. – Id., SecondThoughts on dwq and the Qumran Syn-chronistic Calendars, in J.C. Reeves - J.Kampen (ed.), Pursuing the Text. Studiesin Honor of Ben Zion Wacholder on theOccasion of Seventieth Birthday (JSOT.S184), 1994, 98-120.

i.1. Nei rotoli del Mar Morto ilvocabolo dwq è attestato 25× (DJDxxi 249), ma di fatto soltanto in duemanoscritti calendariali (21× in 4Q321 [Calendrical Doc Ba / MišmarotA]; 4× in 4Q321a [Calendrical DocBb / Mišmarot B]). Al di fuori diquesti due manoscritti dwq è atte-stato solo 1× nel Rotolo di Rame(3Q15 7,11 ss.): "… a Doq, sottol'angolo orientale del terrazzo…».

Qui dwq rimanda probabilmentealla fortezza del deserto a nordovestdi Gerico, indicata in 1 Macc. 16,15come Dvk. Al di fuori dei rotoli delMar Morto il vocabolo dwq noncompare se non come termine tecni-co astronomico o riferito al calenda-rio in testimoni testuali ebraici o ara-maici, sia antichi sia recenti.

2. La forma assoluta era proba-bilmente daweq (cf. Wise, SecondThoughts, 100 n. 4), ma non è atte-stata così nei rotoli del Mar Morto.dwq viene sempre determinato dalsuff. pronom. h o w. Nei frammenticonservati di 4Q321 la forma dwqhè usata costantemente, ma in 4Q321a si trovano diverse forme: dw-qh (3,5), dwqw (4,8; 5,8) e anchedwqwh (5,5). Il suff. w (3a pers. sg.m.) si riferisce a luna (jr‹ [sost. m.]).Mentre perlopiù si suppone che laforma normale dwqh sia dwq con ilsuff. di 3a pers. sg. f. h, il quale si ri-ferisce alla forma f. lbnh ("luna»),Ben-Dov (215) pensa che qui sia usa-to h per rappresentare il morfemamaschile ô, il quale, in tal caso, si ri-ferisce a jr‹ (ma cf. Talmon-Knohl298 n. 51), e fa anche osservare chenessuno dei rotoli del Mar Mortocontiene il sinonimo femminile lbnh.Ben-Dov rileva anche la forma mistadwqwh in 4Q321a 5,5, la quale "at-testa che le diverse forme ortogra#-che si devono a metodi diversi di rap-presentazione del suf#sso maschile».L'ultima forma dwqwh compare pe-rò solo 1×, mentre 4Q321 utilizzasempre la forma dwqh e non c'è al-cun motivo aprioristico per suppor-

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dwq dwq206

re che si voglia intenzionalmente evi-tare di utilizzare lbnh. Quindi quiè più sensato seguire la maggioranzae intendere la forma dwqh riferita albnh e dwqw a jr‹.

3. Sulla base degli scritti calenda-riali 4Q321 e 4Q321a, sembra chia-ro che il termine dwq si riferisce alciclo lunare. Il termine enigmaticocompare in tutti i casi con un altrofenomeno lunare anonimo (indicatocon x nella letteratura specialistica),mentre in 4Q320 il fenomeno x com-pare anche in assenza di richiami adwq. Tanto in 4Q321 quanto in 4Q321a, riguardo al numero di giorniche intercorrono tra i due fenomenisi presenta un modello costante. Il fe-nomeno dwq compare 16 0 17 gior-ni dopo il fenomeno x, a secondache il mese lunare duri 29 o 30 gior-ni. Il numero costante di giorni tra ilfenomeno x e dwq mostra che dwqsi riferisce a un fenomeno lunare.

Ad esempio 4Q321 1,3-5: "Inizio delfenomeno lunare x il quinto (giornonella settimana del turno) di Immer, ilventitreesimo del decimo (mese). E ilsuo dwq appare il sesto (giorno nellasettimana del turno) di Ješebab, che èil decimo (giorno) che è in esso (cioè ildecimo mese). Inizio del fenomeno lu-nare x il sesto (giorno nella settimanadel turno) di Je‹ezqel, il ventiduesimo(giorno) nell'undicesimo mese. E ilsuo dwq appare il sabato (nella setti-mana del turno) di Peta‹ia, il nonogiorno in esso (cioè l'undicesimo me-se)» (cf. Ben-Dov 210).

Il testo descrive, anzitutto, i fenome-ni x e dwq riguardanti il ciclo delle

mišmarot ("quinto di Immer»; "se-sto di Ješebab», ecc.) e in secondoluogo la loro posizione all'internodei 364 giorni dell'anno ("il venti-treesimo del decimo [mese]», ecc.). Imesi lunari di 29/30 giorni sono piùbrevi dei mesi calendariali di 30/31giorni, così che i fenomeni lunarispostano in avanti di due o tre gior-ni ogni mese calendariale, e l'inter-vallo di tempo tra x e dwq rimanequindi invariato.

In aggiunta al conteggio "norma-le» di dwq, con le parole dwqh šnjtviene inoltre descritto un "secondodwq» (e si menziona anche un se-condo x), che compare il nono mesedel secondo anno del ciclo triennale(4Q321 2,4-6):

"x compare il sabato della settimanadi turno di Bilgah, che è il quattordi-cesimo giorno nel nono mese, e il suodwq compare il primo giorno nellasettimana del turno di ±uppah, che èil primo giorno del nono mese; e ilsuo dwq appare per la seconda voltail secondo giorno nella settimana delturno di ±ezir, che in esso (cioè il no-no mese) è il trentunesimo giorno» (cf.Ben-Dov 212).

Nel corso del ciclo sessennale, il no-no mese del quinto anno compare unaltro dwq, anche se in questo passola ricostruzione del testo è incerta(4Q321a 5,3 s.). L'effetto della se-conda menzione di dwq il nono me-se del secondo anno diventa chiaroa partire dal testo stesso. In 4Q321il fenomeno x viene nominato sem-pre prima di dwq, anche se non cor-

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dwq dwq 207

risponde alla successione reale diquesti fenomeni. Di conseguenzaogni mese dwq precede il fenomenox prima della seconda menzione didwq. Dopo la seconda menzione ilnono mese del secondo anno, dwq sisposta nella seconda metà del mesecalendariale e viene dopo il fenome-no x. Questo scambio nella succes-sione tra x e dwq nella prima e nellaseconda parte del ciclo triennale di-pende dall'aggiunta delle differenzedi durata tra i mesi lunari di 29/30giorni e i mesi calendariali di 30/31giorni nel corso del ciclo.

ii. Per dwq si sono avanzate duederivazioni etimologiche (per la di-scussione cf. M.O. Wise, Observa-tions, 225-228; Ben-Dov 216-219):da dwq ("esaminare, osservare») eda dqq ("stritolare, frantumare sot-tilmente, essere sottile o stretto»;Talmon; Gillet-Didier). Ma non c'èalcuna equivalenza di un certo pesocon altre lingue semitiche che possagettare luce sul signi#cato preciso didwq negli scritti ebraici di Qumran.L'origine etimologica resta quindipoco chiara e non può fornire alcuncontributo alla determinazione delsigni#cato preciso del termine dwq.

Negli studi pare che si prenda inconsiderazione la derivazione dadwq in quanto riferimento all'os-servazione di un fenomeno lunare,che perlopiù si riconosce come lunanuova o luce nuova, come l'appari-re della prima falce dopo la lunanuova. M.O. Wise (Observations,228-30; Second Thoughts, 101. 109.

118) considera tuttavia questo feno-meno come luna piena. Talmon-Knohl (298) e DJD xxi 68 suppon-gono invece una derivazione da dqqin quanto riferimento alla notte suc-cessiva alla luna piena, quando lafalce inizia nuovamente a rimpic-ciolirsi, mentre Gillet-Didier (182 s.)intende il vocabolo come allusionealla luna nuova.

Ben-Dov (219) postula inoltre cheil signi#cato di dwq (da dqq) nei te-sti di Qumran sia equivalente al ra-ro vocabolo accadico maššartu (današºru ["diminuire, calare, ridur-si»]) che compare nell'En¯ma AnuEnlil in contesto astronomico, ilquale si occupa di una successionedi intervalli in cui si rende visibilela luna; qui esso compare il giornosuccessivo alla luna piena. A pre-scindere da un possibile nesso con-cettuale, non è tuttavia possibile sta-bilire alcuna equivalenza lessicale frala terminologia accadica e la termi-nologia ebraica.

Poiché il signi#cato di dwq nonpuò essere determinato dalla sua ori-gine etimologica, deve essere il con-testo letterario degli scritti calenda-riali di Qumran, anche se frammen-tario e circoscritto, a fungere da uni-ca base su cui decidere. Ciò signi#cache per l'interpretazione di dwq èfondamentale comprendere la con-cezione di fondo dei testi calendaria-li di Qumran. La decisione in meritoa quale fenomeno lunare si riferiscadwq dipende poi dal modo di inten-dere il fenomeno anonimo x, che asua volta dipende da un altro testo

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dwq dwq208

calendariale, 4Q320, in particolareil prologo letterario che nomina laprima data di x nel ciclo (1 i 3 s.).

iii.1. Intendere dwq come lunanuova, secondo l'opinione dellamaggioranza, suppone che il feno-meno x indichi la luna piena, e ciò sibasa a sua volta sull'interpretazionedel prologo letterario di 4Q320 1 i1-5. Dalla luna piena #no alla #nedella lunazione passano 14 o 15giorni, quando ne trascorrono altridue prima che la luna sia visibile.Questo rappresenta l'intervallo esat-to della durata di 16 0 17 giorni trax come luna piena e dwq come lunanuova. L'intervallo tra la luna nuo-va e la luna piena è rispettivamentedi 13 giorni.

In tal senso il prologo di 4Q320alluderebbe al fatto che il primogiorno della creazione, che a Qum-ran corrispondeva al quarto giornodella settimana di Gamul secondo ilciclo delle mišmarot, sarebbe statacreata la luna come luna piena. Inproposito una delle conseguenze sa-rebbe che il mese inizierebbe con laluna piena non con la nuova, comeera consuetudine nel Vicino Orien-te. Contro quest'interpretazione delprologo letterario di 4Q320, Tal-mon (DJD xxi 46) ha argomentatoche qui ci si riferisce al sole. Per par-te sua Ben-Dov (239-241) mettecompletamente in discussione l'in-terpretazione lunare, ma appoggiaaltrettanto meno quella solare. Eglimette altresì del tutto in discussionel'utilità del prologo per l'elenco ca-

lendariale e le sue date (cf. ancheWise, Second Thoughts, 102 n. 14).Ma se l'interpretazione della crea-zione della luna come luna piena fos-se plausibile, ciò avvalorerebbe l'in-terpretazione di dwq riferito alla lu-na nuova.

2. M.O. Wise (Observations; Sec-ond Thoughts) propende per inten-dere dwq come luna piena, dal mo-mento che le attestazioni di 4Q320sono da considerare non risolutive.Altri testi calendariali di Qumrancollocherebbero inoltre all'inizio delmese la luna nuova al posto dellapiena, così che la sua ricostruzionedel ciclo lunare in 4Q317 corrispon-derebbe con quella di 4Q321 per ilfatto che in entrambi gli elenchi dwqsorge a una data ben precisa.

3. Al posto di luna piena o lunanuova Talmon-Knohl (297 s.) avan-zano l'ipotesi di "vedere in dwqh ladesignazione del giorno al centro delmese lunare, che è preceduto dallanotte in cui la luna piena inizia a ca-lare». Talmon afferma che la con-trapposizione tra i fenomeni x e dwqin 4Q321 e 4Q321a "non può esse-re costruita come tentativo sistema-tico di coordinare l'effemeride luna-re di 354 giorni con il sistema solaredi 364 giorni» (DJD xxi 14). Dalmomento che dwq si riferisce allafase lunare a metà del ciclo, quandola luna inizia a decrescere, e x al-l'eclissi totale della luna alla #ne delciclo, Talmon intende invece il cal-colo di fase "oscura» della luna co-me sorta di mappa oraria che men-silmente deve mettere in guardia da

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dwq dwq 209

tutti i giorni nefasti della luna. Dalgiorno della totale assenza di visibi-lità (x) passano 16/17 giorni #no alsorgere del dwq, vale a dire il giornosuccessivo alla luna piena, in cui laluna inizia nuovamente a essere ca-lante. Passano poi tredici giorni dal-l'inizio della fase calante della luna#no alla sua eclissi totale.

4. Ben-Dov - Horowitz e Ben-Dov(STDJ 78) seguono l'ipotesi di Tal-mon-Knohl e la arricchiscono di do-cumentazioni comparative ripreseda testi astronomici, in particolare ilcosiddetto Lunar Three. In tal mododwq con il signi#cato di primo tra-monto della luna dopo il sorgere delsole il primo giorno successivo allaluna piena corrisponde al NA babi-lonese nei testi astronomici non ma-tematici di Babilonia, mentre il fe-nomeno x corrisponde al KUR babi-lonese, che descrive l'ultima visibili-tà della luna la mattina, intorno alla#ne del suo ciclo prima della lunanuova. Al posto del tipico schemaidealizzato com'è rappresentato nel-la tav. 14 dell'En¯ma Anu Enlil, do-ve la luna piena compare sempre ilgiorno 14/15 e l'ultima visibilità il28/29 (conformemente a una ripar-tizione simmetrica che suddivide ilmese in due parti di 15 o 14 giorniciascuna; cf. anche MUL.APIN se-zione 1), Ben-Dov - Horowitz pre-sentano anche una tavola tardoba-bilonese (BM 32327), che mostrapiuttosto intervalli equivalenti agliintervalli di tempo asimmetrici di4Q321 e 4Q321a. NA e KUR ap-partengono entrambi alla seconda

metà della lunazione, esattamentecome, secondo tale ipotesi, dwq e x.Tra NA e KUR passano 13/14 gior-ni, mentre tra KUR e NA 16/17giorni (cf. tra x e dwq: 16/17 giorni;tra dwq e x: 13 giorni). Basandosisu questa equivalenza numerica e inconsiderazione del fatto che si trattadi un fenomeno della seconda metàdel ciclo lunare, Ben-Dov e Horo-witz propongono di mettere dwqsullo stesso piano di NA come cala-re della luna il giorno successivo allaluna piena.

iv.1. Gillet-Dieder sottolinea chele due parti di cui consta 4Q321, unaprima che elenca i fenomeni x e dwqin ogni mese, e una seconda che met-te in relazione le date delle festivitàbibliche con il ciclo qumranico dellemišmarot, devono essere considera-te nel loro insieme. Gillet-Dieder faemergere come secondo l'elenco del-la prima parte non c'è alcun giornofestivo in cui dwq compaia. Gillet-Dieder suppone che questo non siaun caso e che quindi al giorno in cuiavviene il fenomeno dwq non sia sta-to attribuito volutamente alcun si-gni#cato religioso, sottolineando intal modo la polemica antilunare deitesti calendariali di Qumran. Ponen-do x, che Gillet-Didier interpreta co-me luna piena, prima di dwq comeluna nuova, 4Q321 mostra ancheche quest'ultimo è di importanza se-condaria.

2. Ben-Dov (242 s.) contesta l'in-terpretazione di Gillet-Didier, dalmomento che "i testi calendariali ri-

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dwq dwr210

spettano un grande silenzio a riguar-do dell'attribuzione di qualsiasi va-lore religioso – positivo o negativoche si voglia – sia alla luna in gene-rale sia alla fase lunare in particola-re». Dietro gli elenchi calendarialiBen-Dov non scorge signi#cati reli-giosi contenuti nelle date di x e dwq,ma semplicemente un interesse di ti-po scienti#co relativo alla documen-tazione di fenomeni lunari nella se-conda metà del ciclo lunare, che siavvia con dwq come inizio del cala-re della luna il giorno successivo allaluna piena e termina con x come ul-tima visibilità della luna il mattinoalla #ne del ciclo lunare, conforme-mente ai babilonesi NA e KUR deiLunar Three.

Mladen Popovi7

rwd dwr

r/dmÉ mºdôr, rdm mdr, hr:D: dºrºh

i.1. Etimologia e Antico Testamento. –2. Distribuzione, signi#cato e camposemantico nell'ebraico di Qumran. –ii. Uso. – 1. Verbo. – 2. Sostantivo. –iii. Aramaico drh.

i.1. Secondo KBL3 208-209. 1690;Ges18 246, dwr ("abitare, dimora-re»), con i suoi derivati, risale a unaradice indipendente, anche se questae il sost. • dôr hanno un'origine co-mune, come portano a pensare l'uga-ritico e il fenicio (cf. DNWSI i 258s.; ATTM 547 s.). Anche in aramai-co da una parte dwr ("abitare»), drh

("corte»; v. sotto, iii), djr ("recinto,stalla»; cf. 4Q204 4,6.8 [1 Hen. 89,34 s.]; 4Q207 1,3 [1 Hen. 86,2]) emdr ("luogo di soggiorno, dimora»),e dall'altra dr ("generazione») e tdjr("durevole») si sono differenziatil'uno dall'altro in misura alquan-to evidente (H. Gzella). Il deriva-to nominale dell'ebraico biblico dwr("abitazione, dimora») non è docu-mentato nell'ebraico di Qumran,mentre il nome qumranico mdwrnon ricorre in ebraico biblico, ma inaramaico biblico (Dan. 2,11; 4,22,ecc.) e nell'aramaico giudaico, men-tre in medioebraico è ormai un ter-mine corrente.

In ebraico e in aramaico biblico ilsigni#cato rimane molto sul generi-co ("abitante della terra»), ma si puòrestringere anche al luogo in cui di-morano o si rifugiano gli animali egli uccelli fra gli alberi (Dan. 4,9.18). Il più concreto risulta Sal. 84,11 ("dimorare nelle tende degli em-pi»), che rappresenta al contempo ilparallelo più vicino al passo contro-verso di Is. 38,13 ("la mia capannao dimora si abbatte sopra di me»;par. a 'hl "tenda»).

2. Nei testi ebraici di Qumran ilverbo è attestato 4× e il sost. mdwr7× (una attestazione doppia); la di-stribuzione all'interno di tipologietestuali speci#che è del tutto irrile-vante. Nei testi aramaici il verbo èdocumentato 1× e il sostantivo 4×(2× mdwr, 2× mdr). Nei testi diQumran l'uso del vocabolo, rispettoall'ebraico biblico, si fa per certi ver-si più concreto e più specializzato; i

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dwr dwr 211

lessemi sono impiegati soprattutto insenso metaforico.

L'estensione della fascia semanti-ca viene indicata anzitutto dall'equi-valente aram. mdr, che nel targumdi Giobbe è utilizzato per tradurrethwnh ("luogo» in cui Dio risiede;11QtgJob 7A,4 [Giob. 23,3]) e mškn("dimora»; di animali, 11QtgJob32,5 [Giob. 39,6]). Solo qui si trovain realtà un rapporto con il camposemantico (jšb, škn, ecc.); in paralle-lo con dwr o nel suo contesto noncompare nessuno di questi lessemi.

ii. Le poche attestazioni chiare sipossono dif#cilmente classi#care co-me signi#cative. Sovente tuttavia èproprio delle attestazioni verbalil'aspetto della durata: "abitare» haun aspetto durevole che si protraeanche per generazioni e indica in talmodo stabilità e sicurezza; questoaspetto si potrebbe applicare al so-stantivo: mdwr ("abitazione, dimo-ra») è (al contrario della tenda) unarealtà #ssa, stabile e durevole.

1. Riprendendo Gen. 6,3, 4Q2521,2 presenta una forma della radicedwr (cf. LXX) al posto dell'hap. leg.dwn, nelle versioni antiche reso con"restare; permanere»: "il mio spiri-to non abiterà per sempre nell'uo-mo»; ciò coglie in modo alquantopreciso l'idea e il signi#cato del pas-so, anche se nel seguito non si trovaun pesher concreto su quanto si è af-fermato.

Le due attestazioni 4Q418 148 ii 2 e176,2 "(tutti) coloro che vi (in esso, in

essa) abitano» sono prive di contestoe dif#cili da interpretare, tanto più chenon si è più in grado di cogliere la re-altà cui bh si riferisce.

In una delle affermazioni attinenti altempo futuro, l'Apostrofe a Sion siserve di un gioco di parole allitte-rante con il motivo delle generazio-ni: "generazioni su generazioni (dwrwdwr) abiteranno (jdwrw) in te(Sion-Gerusalemme), e generazioni(dwrwt) di asidei saranno il tuo van-to» (11QPsa 22,3). Questa speranzaè fondata sulla pace (ll. 2 s.) e conciò anche sulla durata (del ripopola-mento di Gerusalemme e anche del-l'integrità degli abitanti).

In Enastr 77,1 (4Q209 23,3 s.),nella caratterizzazione dei punti car-dinali il sud riceve la quali#ca dispazio in cui abita "il Grande» (rbh;in 4Q201 1 i 5 [1 Hen. 1,3] si dice"il grande santo» [qdjšh rbh]; v. sot-to, 2).

2. Alla dimora di Dio o di esseriultraterreni alludono alcune attesta-zioni del sostantivo. In 1 Hen. 1,3(4Q201 1 i 5) "il grande santo (qdj-šh rbh) abbandona la sua dimora,sul Sinai il Dio eterno mette piedesulla terra». In connessione con 4Q209 23,3 s., qui si prende spuntodalla tradizione biblica su Jhwh chein origine non è "quello» che viene"dal Sinai», ma da molto più lonta-no, dal sud, e il Sinai è solo il porto-ne d'ingresso nel mondo terreno.

Che la dimora di Dio sia nel cielo loattesta anche 4Q299 [Mysta] 53,9(senza contesto); e 4Q386 1 iii 4 chia-

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ma (ampiamente senza contesto) l'esi-lio in Babilonia dimora dei demoni(mdwr šdjm).

La lamentazione di 4Q179 1 ii 7 rap-presenta in modo simile le condizio-ni di Gerusalemme dopo la distru-zione della città e del tempio: "im-mondizia è la dimora della loro casa(oppure: dove essi trascorrono lanotte)» (bt viene inteso come verbo;cf. M.P. Horgan: JSS 18 [1973] 233;per il contenuto cf. Lam. 4,5b).

In 4QpNah 3-4 i 1, in#ne, si leggein assenza di contesto "dimore pergli empi dei popoli» a conclusione diun pesher forse riferito a Naum 2,12a, in cui si tematizza la "tana deileoni e il luogo dove venivano nutri-ti i leoncelli» e che è attualizzato inriferimento al presente – nel seguito(l. 2 nell'interpretazione di Naum 2,12b) il leone verrà identi#cato con ilseleucide Demetrio iii.

Altre due attestazioni si trovanonel contesto della terminologia diminorità. Secondo 1QS 11,21 par.4QSj 9 l'uomo è una "#gura di pol-vere (cf. 1QH 5,32; 7,34; 18,6 s.; 20,28 [v. sotto], ecc.) e cibo per i vermiè la sua dimora»; nell'ultima imma-gine si può senz'altro vedere la tom-ba, dove l'aspetto della dimora du-revole come metafora viene radica-lizzato. Appare molto simile l'affer-mazione fondamentale di carattereantropologico in 1QH 20,28: "unmucchietto di polvere, impastatocon acqua», ma che alle ll. 28 ss. vie-ne completata e ampliata dalla ca-ratterizzazione di tipo etico "abita-

zione delle tenebre» (mdwr ‹wšq; cf.anche 4Q511 28-29,4 che è simile).

L'elemento della "dimora» #ssa èanche proprio di tutte queste attesta-zioni.

iii. In tale contesto è anche da te-nere presente il sost. drh ("cortile in-terno») come termine architettoni-co, in quanto il signi#cato usualedella radice rimanda al concetto dicerchio e designa in generale una su-per#cie circolare che è circondata daedi#ci, ed è quindi da collegare piùfacilmente come etimologia a dwr.Nel corpus dei testi di Qumran drh èdocumentato 6× e più volte in con-tratti di compravendita, 4× riferitoalla corte del re (4Q318 8,7; 4Q5506 + 6a-c,6.7; 7 + 7a,4) e 2× nei fram-menti di Tobia a denotare il cortileinterno di una casa privata (4Q19614 ii 6 par. 4Q197 4 iii 3 – abbelli-mento narrativo di Tob. 7,1 s., l'ar-rivo di Tobia a Ecbatana presso i pa-renti).

Nella documentazione dei testi delDeserto di Giuda si trovano altre at-testazioni in tre contratti di compra-vendita, databili intorno al 134-135d.C. e provenienti forse da Na‹al±ever. Qui drh indica o descrive, ol-tre ad altri immobili ("casa, porto-ni»), la proprietà per la quale è statosteso il contratto (X±ev/Se 7 [Deedof Sale A ar] 4; X±ev/Se 8 [papDeedof Sale B ar and heb] 2-4 [4×]; X±ev/Se 8a [papDeed of Sale C ar] 4-10[4×] – indicazioni di C. Martone).

Ulrich Dahmen

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r/D dôr

rD: dºr

i. Signi#cato. – ii. Testi biblici di Qum-ran. – iii. Testi non biblici di Qumran. –1. Attestazioni e distribuzione. – 2. CD –3. Uso generico. – 4. Tempo nel passato.– 5. Uso escatologico. – 6. L'"ultima ge-nerazione». – iv. Altri luoghi di ritrova-mento nel Deserto di Giuda.

Bibl.: GLAT ii 194-209 (D.N. Freed-man - J. Lundbom); x 351 (bibl.) – DTATi 384-386 (G. Gerleman).

A.L.A. Hogeterp, Eschatological Iden-tities in the Damascus Document, in F.García Martínez - M. Popovi7 (ed.), De#n-ing Identities. We, You, and the Other inthe Dead Sea Scrolls [STDJ 70], 2007,111-130.

i. Nel suo senso fondamentale, neitesti di Qumran come nella Bibbiaebraica, dwr indica un "intervallotemporale», più concretamente l'in-tervallo che abbraccia la vita di unuomo o di una famiglia. dwr puòquindi designare generazioni o ladurata della vita dell'uomo nel pas-sato o nel futuro; esso caratterizzad'altra parte anche l'uomo che vivein una determinata epoca o in unadata era (per la discussione dell'ideafondamentale, speci#ca della comu-nità, di "ultima generazione» v. sot-to). L'idea di considerare un gruppodi uomini nei suoi legami di relazio-ni particolari è fortemente accentua-ta nei testi interni alla comunità.

ii. Nei testi biblici provenienti dalDeserto di Giuda si trovano 63 oc-

correnze del termine dwr in 40 peri-copi. Nella maggior parte dei casinon è possibile stabilire alcuna diver-genza signi#cativa rispetto al T.M.,ma per le circostanze indicate sottosono opportune alcune osservazioni.

In relazione alla produzione di un-guenti per il tabernacolo, l'arca del-l'alleanza e altri apparati, la formu-la conclusiva "sarà l'olio per l'un-zione sacra» (Es. 30,25) in 2QExa 9,4 è completata con "per la vostra ge-nerazione» (ldwrwjkm); questa le-zione singolare (assente in T.M.,LXX e Samaritano) vuole forse qua-li#care la prescrizione come perma-nente.

In Sal. 102,29, "i #gli dei tuoi ser-vi avranno una dimora (sicura), re-sterà salda davanti a te la loro di-scendenza», 11QPsa fr. C ii 11 com-pleta con "(di generazione) in gene-razione»; una lezione che corrispon-de per il senso (ma non per sintassi esemantica) a eëw tòn aëÌna dei LXX,pone un importante accento sulla #-ne del salmo e sottolinea l'aspettodella continuità eterna della promes-sa (cf. U. Dahmen [STDJ 49], 2003,106 con n. 26).

iii.1. Nei testi non biblici dwr èattestato 108× in ebraico e 28× inaramaico (dr). Le diverse forme sin-tattiche nei testi ebraici sono distri-buite come segue: 50× al sg. (di cui12× nell'espressione [l]dwr wdwr);31× al pl. dwrwt; 14× pl. st. cs. conpron. suff. dwrwt; 1× pl. st. ass. dw-rjm (4Q176 [Tan‹] 8-11,1); 2 pl. cs.dwrj (1QH 5,7 ; 4Q Hb 17, 2). Dalle

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date si può abbozzare un modellocronologico, basato su elementi pa-leogra#ci, che dalla prima metà delii secolo a.C. (4QJuba; 4Q504 [DibHama]) si estende #no alla primametà del i d.C. (4Qps-Juba; 4Q254a[CommGen D]; 4QDe; 11QTb), conun evidente fulcro nei testi speci#cidella comunità.

2. In CD si trovano 7 occorrenze(cui si aggiungono un'attestazionedoppia in 4QDa 2 i 16 e 3 ulterioriin 4QDe 2 ii 21 e 4QDh 1,1). dwrpuò riferirsi alle generazioni passate(2,8) o a quelle presenti (1,12). In 1,12 si tratta inoltre dell'"ultima ge-nerazione» (v. sotto, 6). All'internodi una citazione biblica (Es. 20,6;Deut. 7,9) sviluppata in modo crea-tivo ed esclusivo (nessun'altra tradi-zione testuale ha conservato questobrano), 7,6 (cf. 19,1 s.) tratta delle"mille generazioni» (l 'lp dwr) allequali spetta il favore di Dio e per lequali è stabilita la sua alleanza. Cosìin questi casi il signi#cato del termi-ne è lo stesso del testo biblico: "perla durata di mille generazioni».

3. L'uso di dwr nei testi di Qum-ran non si allontana generalmenteda quello biblico. Alla luce della pro-spettiva escatologica della comunitàqumranica non sorprende che neitesti interni alla comunità si trovi unuso più frequente della nota espres-sione biblica (ad es. Deut. 32,7; Sal.72,5; 102,25; 145,4.13; Gl. 2,2; 4,20) per la designazione di una sor-ta di futuro escatologico, che verrà"generazione dopo generazione»([l]dwr wdwr): 1QH 9,19; 1Q34bis

2 + 1,4; 4QDe 2 ii 21; 4Q397 14-21,11; 4Q398 14-17 i 3 (ricostr.);4Q413 1-2,4; 4Q418 68,1; 4Q4361 i 3; 4Q509 3,8; 4Q524 25,4 (ri-costr.); 11QPsa 22,3 [Apostrofe aSion]; 26,9 [Inno al Creatore].

Nell'Apostrofe (11QPsa 22,1-15),ad esempio, l'autore si rivolge a Sioncon le parole "generazione dopogenerazione (dwr wdwr) vivranno(jdwrw) in te, e generazioni di pii(wdwrwt ‹sjdjm) ti onoreranno». Ilgioco di parole con le radici omoni-me è ben riconoscibile; stile e lin-guaggio sono fortemente in@uenzatida Is. 66. Il poeta inoltre si serve quidel termine dwr nel senso di un grup-po di persone riunite dall'apparte-nenza alla comunità, le "generazionidi fedeli» (dwrwt ‹sjdjm), che al dilà dell'immagine biblica, in un con-testo escatologico, sono da indivi-duarsi nella comunità di Qumran.

4. In 4QMMT, testo interno allacomunità, il lemma è usato nel po-scritto (MMT C), per rinviare a untempo passato, i cui scritti il destina-tario della lettera deve interrogare,per comprendere la prospettiva teo-logica del gruppo che si esprime con"noi»: "noi abbiamo scritto af#nchétu comprenda il libro di Mosè, i libridei profeti e David e le azioni dellegenerazioni (bm”Ðj dwr wdwr, 4Q397 14-21,10 s.; cf. 4Q398 14-17 i3). 4QDe2 ii 21 (bhbjnkm bm”Ðj dwrwdwr) è da interpretarsi allo stessomodo. Per sottolineare questo con-cetto, B.Z. Wacholder [STDJ 56],2007, 74) integra con ragione la la-cuna immediatamente seguente "e

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quando tu conosci le vicende di cia-scuna generazione (tu comprenderaile azioni di Dio…)».

4Q436 [BarkiNafshic] parla delpotere di Dio di dare la conoscenzaa tutti i suoi fedeli. Dio concede acoloro che ha eletto di raggiungerela conoscenza delle sue azioni, cheegli ha compiuto "negli anni antichi,anni di generazioni e generazioni»(4Q436 1 i 3: bšnj qdm šnj dwrwdwr), frase che senza dubbio si ri-fà a Sal. 77,6 e Gl. 2,2.

5. La natura escatologica della no-zione di dwr nei testi di Qumran di-viene ancor più evidente in 1QS.Qui dwr ricorre esclusivamente nel-le cornici esteriori della cosiddetta"Dottrina dei due spiriti» (1QS 3,13-4,26). Essa è rivolta al "MaÐkil,af#nché istruisca e renda edotti tuttii #gli della luce sulla storia di tutti i#gli dell'uomo, riguardo a tutte leclassi dei loro spiriti, secondo i lorosegni, riguardo alle loro opere nelleloro generazioni (lm”Ðjhm bdwrw-tm, 3,13 s.)». E alla #ne del fram-mento (1QS 4,13-15) si dice: "E tut-ti i tempi delle loro generazioni pas-seranno nel pianto aspro e negliamari mali negli abissi delle tenebre#no alla loro distruzione, #no a chevi sia un resto o un superstite fra diloro. In questi (due spiriti) è la storiadi tutti gli uomini; nelle loro partihanno la loro eredità tutti i loro eser-citi, lungo le loro generazioni (ldw-rwtm)». Le generazioni rappresen-tano metaforicamente la storia inte-ra dell'umanità, che è il teatro dellacontinua lotta tra la parte dei #gli

della luce e la parte dei #gli della te-nebra, ossia tra la comunità di Qum-ran e il resto dell'umanità.

La stessa metafora si incontra in1QM, altro grande testo interno al-la comunità. Qui si afferma che leistruzioni di Dio per la battagliaescatologica tra i #gli della luce e i#gli della tenebra sono date "#n dal-l'antichità per le nostre generazioni»(ldwrwtjnw, 1QM 10,2), così comela grazia di Dio durante il dominiodi Belial (nuovamente ldwrwtjnw,1QM 14,9). In altre parole: il succe-dersi delle generazioni della comuni-tà attraverso la storia dell'umanitàè inteso come immagine dell'interastoria umana da un punto di vistapuramente interno alla comunità.

6. L'uso più tipico dell'idea espres-sa dal sintagma "l'ultima generazio-ne» (hdwr h'‹rwn) è posto nell'otti-ca dell'interesse di matrice escatolo-gica nei testi interni alla comunità diQumran (CD 1,12 par. 4QDa 2 i 16;1QpHab 2,7; 7,2; 1QpMic 17-19,5;4Q177 9,8; 4Q254a 3,4).

Il Maestro di Giustizia, fondatoree capo della comunità qumranica,"fece conoscere alle ultime genera-zioni ciò che avrebbe fatto all'ultimagenerazione, la congregazione deitraditori, che sono quelli che devia-no dalla via» (CD 1,12 s.). Da que-sto testo si deduce che l'origine del-la comunità di Qumran era stret-tamente connessa a una profondaaspettativa escatologica; si veda daquesta prospettiva 1QpHab 7,1-5:"E disse Dio ad Abacuc che scrives-se ciò che doveva succedere alla ge-

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nerazione ultima, ma la #ne dell'epo-ca non gliela fece conoscere. E quan-do dice ”perché corra chi lo legge'(Ab. 2,3) la sua interpretazione si ri-ferisce al Maestro di Giustizia, a cuiDio ha fatto conoscere tutti i misteridelle parole dei suoi servi i profeti».L'interpretazione della Scrittura daparte del Maestro riguarda ciò che iprofeti stessi ne conobbero, ciò checostoro dissero o scrissero. Questainterpretazione è infatti rivelazionediretta di Dio, che consente al Mae-stro di leggere la parola della Scrit-tura "senza fatica». Il testo mostrain ogni caso che il contenuto dellarivelazione al Maestro di Giustiziatratta dell'era escatologica, che lacomunità ritiene già cominciata; cf.1QpHab 2,5-10: "si riferisce ai tra-ditori nei giorni ultimi. Essi sarannoquelli che violano il patto, che noncrederanno quando sentiranno tuttociò che verrà alla generazione ulti-ma dalla bocca del sacerdote che Dioha posto in mezzo alla comunità perspiegare tutte le parole dei suoi servii profeti, per mezzo dei quali Dio haannunciato tutto ciò che avverrà alsuo popolo Israele».

Anche il passo danneggiato in 4Q254a 3,4 può indicare un'interpreta-zione escatologica della storia del di-luvio in un contesto interno alla co-munità: Noè lasciò l'arca nel mo-mento stabilito di giorno in giorno(l. 2); il corvo (cf. Gen. 8,7) "volòfuori e tornò indietro, per dare noti-zie alle ultime generazioni (ldwrwth'‹rwnjm) …». Secondo l'interpre-tazione della comunità di Qumran

l'"ultima generazione» è il contestostorico nel quale il gruppo vive e siritiene che essa rappresenti il puntodi riferimento per il messaggio pro-fetico. Da tutto ciò emerge che il les-sema dwr è usato dai qumranianisoprattutto in scritti interni alla co-munità, per de#nire se stessi come lagenerazione che vive alla #ne deitempi, che è stata eletta da Dio pervivere l'avvento dell'apocalisse.

iv. Al di fuori di 1Q-11Q il termi-ne dwr ricorre, ad esempio, in MasSir 8,21 (Sir. 44,14): "e il suo corpoè sepolto in pace, ma il suo nome vi-ve di generazione in generazione».Si tratta dell'equivalente del testogreco: tà sÊmata a@tÌn Àn eërúnŒÀtçfh kaì tò ônoma a@tÌn z¯ eëw ge-neçw; nei LXX geneç rende soventel'ebr. dwr.

Corrado Martone

ljd d‹l

lyjiDÒ de‹îl, hljd d‹lh

i. Occorrenze, campo semantico, reg-genze. – ii. Uso generico. – iii. La locu-zione "non temere!». – iv. Il participiopassivo. – v. Il sostantivo verbale.

Bibl.: S.P. Brock, A Palestinian TargumFeature in Syriac: JJSt 46 (1995) 271-282.– J.A. Fitzmyer, Tobit (CEJL) 2003. – Id.,The Genesis Apocryphon of Qumran Cave1 (1Q20). A Commentary (BietOr 18B),32004. – H.F. Fuhs, jºr®' (GLAT iii 1013-1043). – F. García Martínez, Qumran andApocalyptic (STDJ 9), 1992. – H. Gzella,Das Aramäische in den römischen Ostpro-

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d‹l d‹l 217

vinzen. Sprachsituationen in Arabien, Sy-rien und Mesopotamien zur Kaiserzeit (BiOr 63), 2006, 15-39. – J.T. Milik, TheBooks of Enoch. Aramaic Fragments ofQumrân Cave 4, Oxford 1976. – R. Sand-er, Furcht und Liebe im palästinischen Ju-dentum, Stuttgart 1935. – Chr. Stadel,Hebraismen in den aramäischen Textenvom Toten Meer, Heidelberg 2008. – S.J.de Vries, Note Concerning the Fear of Godin the Qumran Scrolls: RQu 5 (1964/66)233-237. – M.O. Wise, Thunder in Gem-ini. An Aramaic Brontologion (4Q318)from Qumran, in Id. (ed.), Thunder inGemini and Other Essays on the History,Language and Literature of Second Tem-ple Palestine (JSP.S 15), 1994, 13-50.

i. Il verbo d‹l (da un più antico*Œ‹l) col signi#cato base "temere,avere paura» è presente in tutte lelingue aramaiche e nei testi di Qum-ran è documentato con certezza in-torno alle 15×. Il part. pass. d‹jl("temuto, terribile, da far paura»)s'incontra inoltre 2× come attributoe il sostantivo verbale f. d‹lh ("timo-re») 4×. Un'occorrenza con radiceraddoppiata si trova probabilmentein 4Q545 7,2 col signi#cato di "spa-ventare» (wld‹lwtnj ["per spaven-tarmi»]; cf. DJD xxxi 346; ATTM2, 214; cf. anche Dan. 4,2 [non con-servato però a Qumran]).

Questo verbo viene usato sia insenso intransitivo sia in senso tran-sitivo (nonostante la vocale tematica*/i/ al "pf.»); nel secondo caso l'og-getto diretto animato viene introdot-to 1× con l-: whwsp lmd‹l l 'lh' ("eglicontinuò a temere Dio», 4Q198 1,1[Tob. 14,2]). Qualche volta la prep.

mjn segnala la causa del timore("avere timore di, temere per»), cosìin 4Q197 4 ii 9 (Tob. 6,15), dovel'aggiunta di mjn è abbastanza sicu-ra, e forse anche in 1QapGen 19,18(secondo Fitzmyer, Genesis Apoc-ryphon, 187; diversamente ATTM172). Per gli esseri divini si trova in-vece la preposizione composta mjnqdm (4Q205 2 ii 30; 4Q204 4,5 s. =1 Hen. 89,[31].34; cf. Dan. 6,27; inDan. 5,19 anche per il timore del re).Essa risale certamente allo stile bu-rocratico achemenide che di prefe-renza usava qdm nei discorsi enco-miastici (cf. ATTM 679 s.; cf. Brock271). La stessa reggenza si trova conla radice zw” ("tremare», cf. ATTM568), usata nelle altre lingue aramai-che in parte come sinonimo (ATTM568). Se nella lacuna all'inizio di 1QapGen 19,23 l'aggiunta di d‹lt ("el-la temette») è appropriata, allora èdocumentata anche una proposizio-ne oggettiva dopo dj l ' ("[temere]che…»; come il lat. timere ne). Il"pf.» esprime talvolta un'azione in-gressiva "essere colti da paura», adesempio d‹lt w”rqt "fui colto dapaura e mi diedi alla fuga» (4Q1962,2 [Tob. 1,19], combinazione fre-quente anche nel giudeo-palestinese;cf. DictJPA 143).

Se in 4Q530 2 ii + 6-12,2 (Librodei Giganti) è valida la lezione 'p‹d(con ATTM 2, 157: radice causativadel pf. alla 3a pers. sg. m. "egli spar-se il terrore»; così anche DSSStE1062 s.: radice dell'impf. alla 1a

pers. sg. "io avrò timore»), allora,oltre a d‹l, veniva pure usata con lo

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d‹l d‹l218

stesso signi#cato la radice p‹d, pre-sa in prestito dall'ebraico. É. Puech(DJD xxxi 28. 32) propone invece'p‹', ma in questo caso la traduzio-ne rimane incerta (cf. Stadel 97).

ii. Oggetto del timore sono, nellamaggior parte dei casi, i demoni(4Q197 4 ii 9 [Tob. 6,15]) o Dio, mapossono incutere timore anche i so-gni, come la visione notturna diAbramo in 1QapGen 19,18 o l'an-nuncio minaccioso dell'esecuzionecapitale (4Q196 2,2 [Tob. 1,19]).Avendo Dio per oggetto, "temere»signi#ca spesso "adorare con timorereverenziale» e serve per esprimerela devozione, la pietà (cf. Sander).Sembra che nei testi ebraici di Qum-ran questa tematica non abbia parti-colare importanza (cf. de Vries); ledue attestazioni aramaiche proven-gono da novelle della diaspora e siriferiscono all'adorazione da partedei giudei del Dio che è al di sopradi tutti: whwsjp lmd‹l l 'lh' ("ed eglicontinuò a temere Dio», 4Q198 1,1[Tob. 14,2]); ”lhj ' dj 'ntwn d‹ljnwpl‹jn ("l'Altissimo che voi temetee adorate», 4Q550 7 + 7a,1). I testipotrebbero essere ben più antichidei manoscritti rispettivi, redatti trail 50 a.C. e il 50 d.C. In alcune lin-gue aramaiche dell'epoca della Ro-ma imperiale compare d‹l 'lh' ("ti-morato di Dio») come equivalentedel greco e@sebúw "pio», soprattuttonelle traduzioni dei titoli di sovrani-tà ellenistici (Gzella 37).

L'espressione d‹lw kl gbrj ' ("tuttii giganti furono presi da timore»,

4Q530 2 ii + 6-12,20) prova che an-che esseri demoniaci possono esserepresi da timore, qui in seguito a unsogno; analogamente anche wkwlh-wn hww' d‹ljn ("e tutti erano presida timore»), nella visione degli ani-mali di Enoc (4Q205 2 ii 30 [1 Hen.9,31]; par. 4Q204 4,1).

Rimane poco chiaro il contesto cor-rotto di alcune altre occorrenze: 1QapGen 5,7; 4Q538 1-2,6; forse anche4Q545 7,2; 4Q550 8,3.

iii. Funge da corrispettivo delladiffusa locuzione ebr. 'al tîrº' ("nontemere!») l'espressione 'l td‹l (conl'"impf. apocopato» dopo 'l, all'epo-ca dell'aramaico postimperiale pro-duttivo solo a Qumran; ATTM 152),dove il motivo della #ducia si trovain parte subito dopo, in una propo-sizione causale. Per l'espressione inebraico cf. Fuhs 883-885. Anche 'lhd‹l s'incontra soprattutto in testiche sono in@uenzati dallo stile nar-rativo biblico, anche se è già docu-mentato nella letteratura dell'ara-maico d'impero (A‹iqar 54). Il librodi Tobia contiene alcune attestazio-ni dell'uso di questa frase retoricaper infondere coraggio ai timorosi:4Q197 4 ii 17 (Tob. 6,18); 5,8 (Tob.8,21); la variante f. 'l td‹lj ricorre in4 i 2.3 (Tob. 5,21). In quanto formu-la di rivelazione in teofanie e oraco-li di salvezza sulla scorta dei testiebraici, 'l td‹l compare in 1QapGen11,15 (apparizione divina a Noè se-condo Gen. 9,1) e 22,30 (promessacon benedizione divina ad Abramo.