Decisioni morali cristiane – fondamenti giovannei · (l’etica = la scienza sistematica che ha...

150
Prof. Andrzej Wodka CSsR Accademia Alfonsiana Corso M150-07A Decisioni morali cristiane – fondamenti giovannei Tracce delle lezioni www.awodka.net Roma, 2007

Transcript of Decisioni morali cristiane – fondamenti giovannei · (l’etica = la scienza sistematica che ha...

Prof. Andrzej Wodka CSsRAccademia Alfonsiana

Corso M150-07A

Decisioni morali cristiane fondamenti giovannei

Tracce delle lezioni

www.awodka.net

Roma, 2007

Prof. Andrzej Wodka CSSR Corso M150-07A: Decisioni morali cristiane fondamenti giovannei Accademia Alfonsiana Semestre I 2007-2008

Tracce delle lezioni 1 2 ___________________________

Questioni introduttive al corso

1. Lintento del corso

Nel corso si intende studiare il Quarto Vangelo per delineare biblicamente lo spazio morale della risposta dei credenti in termini di presa di posizione decisiva davanti allopera della salvezza, rivelata nel Logos incarnato. Dopo un inquadramento generale sulla morale del QV (riduzioni giovannee), seguir lanalisi dei testi pi significativi per la visione giovannea dellesistenza cristiana come escatologia gi realizzata e concretizzantesi nellora di Ges, introiettata nella vita della comunit. Si tratteranno infine alcuni temi sintetizzanti sulla risposta e il suo farsi decisione di sequela nella vita morale del credente. Per concludere, si offriranno spunti applicativi sullintreccio decisionesalvezza in Giovanni, con aperture ermeneutiche di attualizzazione morale pratica. Bibliografia base: DORADO, G., Moral y existencia cristianas en el IV Evangelio, ISCM, Madrid

1989. DE LA POTTERIE, I., Studi di cristologia giovannea, Marietti, Genova 31992. SEGALLA, G., Volont di Dio e delluomo in Giovanni, Paideia, Brescia 1974. SMITH, D.M, La teologia del Vangelo di Giovanni, Paideia, Brescia 1998. 2. Alcune precisazioni introduttive sulla teologia morale biblica

2.1. Indicazioni bibliografiche per la fondazione biblica della Teologia morale

BASTIANEL, S. DI PINTO, L., eds, Per una fondazione biblica delletica,, in: Corso di morale, I: Vita nuova in Cristo, T. GOFFI - G. PIANA (edd.), Queriniana, Brescia 1989, 75-173.

DI PINTO, L., Fondamenti biblici della teologia morale. Ricerche recenti, bilancio e prospettive, Rassegna di teologia 14 (1973) 32-61.

2 Prof. Andrzej Wodka CSSR Corso M150-07A: Decisioni morali cristiane fondamenti giovannei Accademia Alfonsiana Semestre I 2007-2008

2.2. Etica biblica o Teologia morale biblica?

Lindole dellAccademia Alfonsiana

Ordo, 2 (il fine): Investigare la teologia morale alla luce del mistero di Cristo, dal quale tutto stato creato e riconciliato; approfondirne la ricerca secondo levoluzione del tempo e le necessit del popolo di Dio alla luce del mistero di Cristo

sub luce Mysterii Christi

Ordo, 4 (principi generali): necessario che il metodo in teologia morale tenda a far s che la sua esposizione fondata sulla Sacra Scrittura illustri, in modo veramente scientifico, alla luce del mistero di Cristo, la grandezza della vocazione dei fedeli in Cristo e il loro obbligo di portare frutto nella carit per la vita del mondo (Optatam totius n. 16) Ordo, 15 (struttura):

1. parte metodologica che tratta di una ermeneutica, nello Spirito di Cristo, del senso e del significato morale sia dei fatti e documenti del passato sia dellepoca contemporanea stessa, per quanto protesa al futuro;

2. Parte biblica che presenta i principi e i grandi temi della vita morale, per quanto si possano enucleare a partire dallAntico e dal Nuovo Testamento. Qualche definizione e distinzione epistemologica in uso presso vari studiosi delletica

Qui si nota una certa preponderanza verso letica biblica e verso letica teologica. Il rischio che la teologia (morale) si riduca ad un aggettivo soltanto, rimanendo sostanzialmente unetica Per rimanere teologia, essa deve studiare qualcosa di pi che soltanto lethos, i comportamenti o fenomeni etici. Semmai si tratta dellagire umano come visto dal punto di vista del progetto di Dio sulluomo, allinterno dellevento redentivo di Cristo. Per meglio garantire laspetto scientifico, invece, gli studiosi preferiscono affrontare le dimensioni etiche nelle loro documentazioni culturali in qualche modo misurabili e verificabili per sottoporli ad una serie di metodologie tendenzialmente vicine a quelle empiriche. Seguono esempi di questo approccio, al livello delle definizioni. Etica: la scienza che ha per oggetto il giudizio di valore riguardo alla distinzione del bene e

del male linsieme delle prescrizioni ammesse in unepoca o societ la scienza (descrittiva) che ha per oggetto il comportamento umano, prescindendo dal

giudizio morale (Levy-Bruhl, Spencer)

3 Prof. Andrzej Wodka CSSR Corso M150-07A: Decisioni morali cristiane fondamenti giovannei Accademia Alfonsiana Semestre I 2007-2008

la scienza che assume come oggetto immediato i giudizi di valore sugli atti qualificati

buoni i cattivi Morale Una morale = linsieme di regole di condotta ammesse in una determinata epoca da

un gruppo sociale La morale = linsieme delle regole di condotta considerate incondizionatamente vere Teoria razionale del bene e del male (= etica) uguale alloggetto = il comportamento concreto delluomo e il suo progetto di vita.

(letica = la scienza sistematica che ha per oggetto linsieme delle regole di condotta considerate sempre vere - C.A. Viano, Etica, Milano 1975, 11-13).

Ethos (il sostantivo dal quale trae origine etica) la struttura personale della comprensione dei valori, variabile nelle persone e nelle

culture, mentre i valori permangono (uguale al costume)

Etica del Nuovo Testamento Oggetto: la condotta del cristiano azioni morali (libere e responsabili) e le loro

norme Compito: presentare in forma organica la condotta cristiana rispondente alla

esistenza della fede, contenuta nel Nuovo Testamento Non scienza sistematica, ma critica ed interpretativa delle indicazioni etiche del

Nuovo Testamento. studia i comportamenti di Ges, Paolo, delle comunit (= modelli etici) studia i giudizi morali su azioni e comportamenti (unetica assiologico-normativa del

NT) Del suo carattere teologico decide lo stretto legame con il kerygma Per essere sistematica e globale per il Nuovo Testamento, deve basarsi su una

dimostrabile e sostanziale unit etica nei diversi scritti Pu essere descrittiva o narrativa del comportamento di Ges e della comunit

cristiana delle origini verso un modello normativo Pu essere costruita come una dottrina per orientare i comportamenti e le azioni

umane affinch corrispondano al vangelo e al kerygma di Ges una presentazione sistematica che ha a fondamento le affermazioni etiche del

Nuovo Testamento, storicamente situate (G. Segalla).

Etica teologica Compito: configurare in modo normativo la condotta cristiana in risposta alla esistenza della fede, contenuta nel Nuovo Testamento, organicamente presentata dalletica del NT

Etica filosofica Oggetto: il giudizio di valore sugli atti umani, qualificati buoni o cattivi EF definisce in modo critico il soggetto etico, loggetto delletica e la loro strutturazione

4 Prof. Andrzej Wodka CSSR Corso M150-07A: Decisioni morali cristiane fondamenti giovannei Accademia Alfonsiana Semestre I 2007-2008

Etica biblica del NT Viene chiamata biblica a causa del valore teologico della rivelazione contenuta nella

Bibbia. Laggettivo biblica deve ricordare la completezza (AT + NT). Il quadro unitario viene garantito dal compimento nella persona di Ges

Fa parte della Teologia Biblica del NT Raggiunge il suo fine teologico quando viene assunta e attualizzata nellET

Fondazione la prassi cristiana come risposta al kerygma

Se dunque letica (ethik, da ethos, carattere, costume), elabora un insieme di principi o norme che regolano la condotta umana, e per estensione diventa lo studio di tali principi, denominato filosofia morale (dal latino mores, costumi), essa in definitiva cerca di rispondere a domande come: Quando unazione giusta?, Quando unazione sbagliata? e Qual la natura o la norma che decide del bene e del male?. Tradizionalmente considerata una scienza normativa, poich studia le regole della condotta umana distinguendosi dalle scienze formali, come la matematica e la logica, e dalle scienze empiriche, come la chimica e la fisica. Essa diventa teologica quando loggetto del suo studio viene allargato al kerygma (progetto di Dio sulluomo) in quanto normativo per la condotta cristiana.

La teologia morale si differenzia dalletica teologica, in quanto loggetto de suo studio pi largo: non si tratta soltanto delle attitudini umane in quanto tali, ma anche della visione dinsieme della morale in quanto risposta alla chiamata gratuita di Dio, resa storica in Cristo e attuabile nello Spirito, allinterno della koinonia delle coscienze.

Laspetto pi teologico messo in risalto nelle indicazioni del Vaticano II: Luce del dettato vincolante del Concilio Vaticano II

Decreto Optatam totius - AAS 58 (1966) 713-727.

OT 16: Con particolare diligenza si curi la formazione degli alunni con lo studio della sacra Scrittura, che deve essere come lanima di tutta la teologia1. Premessa una appropriata introduzione, essi vengano iniziati accuratamente al metodo dellesegesi, apprendano i massimi temi della divina Rivelazione e ricevano incitamento e nutrimento dalla quotidiana lettura e meditazione dei libri santi []. Infine, imparino a cercare la soluzione dei problemi umani alla luce della rivelazione2, ad applicare queste verit eterne alle mutevoli condizioni di questo mondo e comunicarle in modo appropriato agli uomini contemporanei []. Parimenti tutte le altre discipline teologiche vengano rinnovate per mezzo di un contatto pi vivo col mistero di

1 Sacrae Scripturae studio, quae universale theologiae anima esse debet, peculiari diligentia alumni

instituantur; congrua introductione praemissa, in exegeseos methodum accurate initientur, maxime divinae Revelationis tremata perspiciant et in sacris libris quotidie legendis et meditandis incitamentum et nutrimentum recipiant.

2 humanorum problematum solutiones sub Revelationis luce quaerere, eius aeternas veritates mutabili rerum humanarum condizioni applicare easque modo coaevis hominibus accommodato communicare discant.

5 Prof. Andrzej Wodka CSSR Corso M150-07A: Decisioni morali cristiane fondamenti giovannei Accademia Alfonsiana Semestre I 2007-2008

Cristo e con la storia della salvezza. Si ponga speciale cura nel perfezionare la teologia morale, in modo che la sua esposizione scientifica, pi nutrita della dottrina della sacra

Scrittura, illustri la grandezza della vocazione dei fedeli in Cristo e il loro obbligo di apportare frutto nella carit per la vita del mondo3. Costituzione Dei Verbum - AAS 58 (1966) 817-836.

DV 8: Questa Tradizione, che trae origine dagli apostoli, progredisce nella Chiesa sotto lassistenza dello Spirito Santo: cresce infatti la comprensione, tanto delle cose quanto delle parole trasmesse, sia con la contemplazione e lo studio dei credenti che le meditano in cuor loro (cf. Lc 2,19.51), sia con lintelligenza attinta dallesperienza profonda delle cose spirituali4, sia con la predicazione di coloro che, con la successione episcopale, hanno ricevuto un carisma certo di verit. La Chiesa, in altra parole, nel corso dei secoli tende incessantemente alla pienezza della verit divina, finch in essa giungano a compimento le parole di Dio.

DV 24: La sacra teologia si basa come su un fondamento perenne sulla parola di Dio scritta, insieme con la sacra tradizione, e in essa vigorosamente si consolida e si ringiovanisce sempre, scrutando alla luce della fede ogni verit racchiusa nel mistero di Cristo. Le sacre Scritture contengono la parola di Dio e, perch ispirate, sono veramente parola di Dio, lo studio della sacra pagina sia dunque come lanima della sacra teologia5. Anche il ministero della parola, cio la predicazione pastorale, la catechesi e ogni tipo di istruzione cristiana, nella quale lomelia liturgica deve avere un posto privilegiato, trova in questa stessa parola della Scrittura un sano nutrimento e un santo vigore.

Costituzione Gaudium et Spes - AAS 58 (1966) 1025-1115.

GS 46: Dopo aver esposto di quale dignit insignita la persona delluomo e quale compito, individuale e sociale, egli chiamato ad adempiere in tutto il mondo, il concilio, alla luce del vangelo e dellesperienza umana6, attira ora lattenzione di tutti su alcuni problemi contemporanei particolarmente urgenti che toccano in modo specialissimo il genere umano. Tra le numerose questioni che oggi destano la sollecitudine di tutti, queste meritano particolare menzione il matrimonio e la famiglia, la cultura umana, la vita economico-sociale, la vita politica, la solidariet

3 Item ceterae theologicae disciplinae ex vividiore cum Mysterio Christi et historia salutis contactu

instaurentur. Specialis cura impendatur Theologiae morali perficiendae, cuius scientifica expositio, doctrina S. Scripturae magis nutrita, celsitudinem vocationis fidelium in Christo illustret eorumque obligationem in caritate pro mundi vita fructum ferendi (OT 16)

4 Haec quae est ab Apostolis Tritio sub assistentia Spiritus Sancti in Ecclesia proficit: crescit enim tam rerum quam verborum traditorum percepito, tum ex contemplatione et studio credentium, qui ea conferunt in corde suo (cf. Lc 2,19.51), tum ex intima spiritualium rerum quam experiuntur intelligentia, tum ex praeconio (DV 8).

5 Sacra Teologia in verbo Dei scripto, una cum Sacra Traditione, tamquam in perenni fondamento innititur, in eoque ipsa firmissime roboratur semperque iuvenescit, omnem veritatem in mysterio Christi conditam sub lumine fidei perscrutando. Sacrae autem Scripturae verbum Dei continent et, quia, inspiratae, vere verbum Dei sunt; ideoque Sacrae Paginae studium sit veluti anima Sacrae Theologiae (DV 24).

6 Concilium, postquam exposuit cuiusnam dignitatis sit persona hominis necnon ad quodnam munus, sive individuale sive sociale, in universo mundo adimplendum sit vocata, sub luce Evangelii et humanae experientiae omnium nunc animos ad quasdam urgentiores huius temporis necessitates convertit, quae maxime genus humanum afficiunt.

6 Prof. Andrzej Wodka CSSR Corso M150-07A: Decisioni morali cristiane fondamenti giovannei Accademia Alfonsiana Semestre I 2007-2008

tra le nazioni e la pace. Sopra ciascuna di esse risplendano i principi e la luce che provengono da Cristo; cos i cristiani avranno una guida e tutti gli uomini potranno essere illuminati nella ricerca delle soluzioni di problemi tanto numerosi e complessi. 2.3. Un corso sulla Scrittura e Teologia Qualche osservazione epistemologica su Theo-logia e Scrittura. La scrittura come unapertura, tramite la quale noi guardiamo Dio e il suo progetto su di noi. Ma pi il suo sguardo su di noi Ogni lettura che si fa della Bibbia, per essere fedele alla natura dialogica interpersonale della Rivelazione deve possedere diverse qualit:

a) La Bibbia non riducibile a pura funzione informativa

La Parola di Dio, che si assimila interamente al linguaggio umano, continua ad avere la tre funzione fondamentali della parola cio quella informativa, quella espressiva e quella appellativa; non legittimo quindi ridurre la Parola di Dio alla sola funzione informativa, ed estirpare tutti gli elementi emozionali e tutto quello che fa appello alla nostra risposta. Quello che possiamo e dobbiamo fare di fronte ad una unit di linguaggio distinguere il suo carattere di:

SIMBOLO (informazione - rappresentazione), SINTOMO (espressione dellinteriorit) SEGNALE (appello ad un altro).

b) Il primato dellascolto

Lascolto la prima attitudine del dialogo: anche nel dialogo misterioso di Dio con gli uomini ci viene richiesto di essere innanzitutto uditori attenti; unattenzione non solo al messaggio, ma a chi pronuncia il messaggio. Questo perch la Rivelazione essendo Parola personale di Dio che interpella, va innanzitutto ascoltata (Shema Israel...).

c) Lettura sapienziale

Lo scopo della lettura della Bibbia non tanto quello, come abbiamo gi detto, di unistruzione a livello informativo, una conoscenza intellettuale ma una conoscenza vitale che gusta la dolcezza del rapporto con Dio; questo rapporto scaturisce dalla fede obbediente e porta alla comunione intima (non intimistica) di cuore, di progetti, di intenti, di vita: ecco perch parliamo di conoscenza vitale, perch coinvolge la persona nella sua dimensione pi intima.

d) Il Magistero della Chiesa a servizio della Parola di Dio

Il Concilio Vaticano II ha riaffermato la permanente trascendenza della Parola di Dio sul Magistero della Chiesa: Il Magistero della Chiesa non superiore alla Parola di Dio ma ad essa serve (DV 10). La Chiesa continua ad essere discepola della Parola di Dio. I dogmi della fede, pur nella loro globalit, non riproducono mai per intero la Parola di Dio che inesauribile, mai totalmente sondabile, proprio perch Parola vivente e personale di Dio. Le espressioni del Magistero sono interpretazione e non fondazione della Rivelazione. Esse non fanno altro che rimandare a qualcosa che diverso da quello che sono, che le sovrasta essenzialmente ed collocato sul piano della Rivelazione divina (von Balthasar).

Prof. Andrzej Wodka CSSR Corso M150-07A: Decisioni morali cristiane fondamenti giovannei Accademia Alfonsiana Semestre I 2007-2008

Tracce delle lezioni 3 4 ___________________________

Questioni introduttive al QV

IL VANGELO SECONDO GIOVANNI (QV)

Un quadro introduttivo 1) Scopo e destinatari del QV

Il fine remoto per cui un apostolo scrive un vangelo quello di custodire la tradizione e offrirne uninterpretazione. Si mette per iscritto la predicazione quando ormai maturata lidea che il mondo non sta per finire da un giorno allaltro e di conseguenza si sente la necessit di testi che conservino la tradizione orale. Queste opere scritte ovviamente comprendono i contenuti che interessano di pi la comunit cristiana, cio i testi che servono per formare i credenti e difendere la comunit, e anche per annunciare la fede a chi ancora non la conosce.

Questi tre scopi formativo, apologetico e missionario non sono dunque alternativi e non si escludono a vicenda. Possono benissimo stare insieme; la stessa pagina pu essere usata con finalit missionaria, se luditorio non credente, o con finalit formativa, se luditorio credente. Inoltre avendo una lunga storia di composizione, seriamente ipotizzabile una presenza di fini diversi a seconda degli stadi diversi della composizione.

Alla fine del racconto di Giovanni, per, troviamo una dichiarazione esplicita dellevangelista:

Molti altri segni fece Ges in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. Questi sono stati scritti, perch crediate che Ges il Cristo, il Figlio di Dio e perch, credendo, abbiate la vita nel suo nome (20,30-31). Il fine principale della stesura scritta del vangelo, dunque, la fede dei

destinatari. E loggetto di questa fede Ges Cristo, Figlio di Dio, esattamente come si esprime Marco allinizio del suo vangelo (Mc 1,1). Ma decisivo per Giovanni il rapporto fede-vita: infatti, solo attraverso ladesione completa al Cristo possibile ottenere la vita in pienezza. Lobiettivo ultimo a cui tendere la vita, ma la strada per giungervi la fede nel Figlio di Dio. Un problema testuale, per, evidenzia una possibile sfumatura di intenti. Negli antichi testi greci la formula perch crediate riportata in due modi: nella forma pisteute

8 Prof. Andrzej Wodka CSSR Corso M150-07A: Decisioni morali cristiane fondamenti giovannei Accademia Alfonsiana Semestre I 2007-2008

e in quella pisteuste. Nel primo caso si tratta di un presente, che indica continuit dellazione, e quindi significa continuare a credere: lintento, dunque, sarebbe quello di incoraggiare la fede di chi ha gi aderito al Signore Ges. Nel secondo caso, invece, si tratta di un aoristo, che in greco esprime piuttosto una sfumatura di evento puntuale e ingressivo, per cui il significato dellintento sarebbe quello di iniziare a credere.

Fra i due, il primo sembra pi attendibile, perch corrisponde meglio al tono generale dellopera giovannea e rispetta alcuni indizi che orientano in questa direzione. Infatti Giovanni insiste sulla necessit di rimanere attaccati e fedeli (cf. 8,31; 15,17), nonch di conservare (cf. 8,51.52; 14,15.23.24) la parola e linsegnamento che sono stati trasmessi. Difficilmente questi discorsi sono rivolti a principianti. Inoltre fondamentale la visione di una escatologia realizzata, secondo la quale la comunit cristiana vive gi adesso i beni escatologici della salvezza ( giunta lora ed questa..); infine, decisiva la ricchissima presenza di segni sacramentali, con chiaro riferimento a quegli elementi con cui il credente vive nel tempo lesperienza di Ges Cristo, come pure linsistenza sullo Spirito Santo, i cui doni la comunit sperimenta nella vita quotidiana.

Si pu, dunque, affermare con buona sicurezza che lo scopo principale di Giovanni sia quello di formare i credenti, cio persone gi avanzate nella fede; lautore vuole radicare pi profondamente nella fede coloro che gi credono. Non si tratta, dunque, di un testo di primo annuncio, destinato alla prima evangelizzazione, ma piuttosto di uno strumento di formazione e di maturazione. Nella tradizione patristica si era teorizzata una distinzione dei quattro vangeli secondo il cammino del credente: se Marco il vangelo delliniziazione cristiana, rivolto soprattutto ai catecumeni, Matteo e Luca costituiscono i testi di formazione per comunit cristiane gi configurate ma in crisi; invece Giovanni rappresenta il vertice del cammino, il vangelo della perfezione e della contemplazione, rivolto a cristiani maturi, desiderosi di approfondimento.

2) Data e luogo di composizione

I manoscritti riguardanti il quarto vangelo, che il pi testimoniato fra tutti i

libri biblici (circa 17 papiri), ci obbligano a risalire al primo secolo per la sua composizione. I pi importanti sono P52, P66 e P75.

a) P52: conservato a Manchester nella biblioteca Rylands ed edito nel 1935, contiene solo cinque versetti (Gv 18, 31-33 parole di Pilato + 18,37s). Secondo gli esperti appartiene alla prima met del 2 secolo (circa 130 d.C.) e forse anche alla fine del 1 e quindi anteriore a qualsiasi altro manoscritto. Se ammettiamo la necessit di una generazione perch il nostro vangelo sia potuto passare da Efeso in Egitto, se ne deve supporre la stesura non dopo il 90-95 della nostra era.

9 Prof. Andrzej Wodka CSSR Corso M150-07A: Decisioni morali cristiane fondamenti giovannei Accademia Alfonsiana Semestre I 2007-2008

b) P66 o papiro Bodmer II, edito nel 1956 (ora nella Biblioteca di Cologny in

Svizzera), contiene la maggior parte di Giovanni (cc. 1-14); si fa risalire a circa il 200 d.C., per cui anteriore di circa 150 anni ai codici Vaticano e Sinaitico. Si tratta quindi di un manoscritto assai utile per la ricostruzione del testo; anche in esso manca la pericope delladultera.

c) P75 o Bodmer XV, edito nel 1961, risale allo stesso periodo del precedente, ma molto meno esteso (cc. 1-4; 8-9 e frammenti dei capp. 5-7 e 10-13). Anche in questo papiro manca lepisodio delladultera. La testimonianza dei papiri rende oggi pi sicuro il testo originale del quarto vangelo, che non pu essere in alcun modo ritenuto posteriore al 1 secolo.

Anche Ignazio di Antiochia, pur non citandolo espressamente, sembra riferirsi al quarto vangelo quando, ad esempio, dice che leucarestia la carne di Cristo (Gv 1,14; cap. 6). Nella sua lettera a quei di Filadelfia (7,11) parla dello Spirito che non si sa donde viene e dove vada (Gv 3,9); in quella ai Magnesi (8,2) chiama il Figlio di Dio sua parola (Logos), uscita dal silenzio, che piacque in ogni cosa a colui che laveva mandato (Gv 1,1; 8,29; 7,28). Siccome il vescovo di Antiochia mor verso il 107 o 112 ne deriva che il vangelo di Giovanni deve essere anteriore alla fine del 1 secolo. Alcuni dati corrisponderebbero meglio allultimo decennio del 1 secolo. In Gv 9,34 il decreto di espulsione dalla sinagoga ad opera del capo (aposynaggos) sarebbe un anacronismo al tempo di Ges, ma si spiegherebbe meglio con la decisione presa al sinodo di Jamnia di espellere dalla comunit ebraica tutti i giudeo-cristiani. Anche la posizione dei Giudei nei confronti di Ges, e dei Farisei (non sempre ben definiti) o di altri capi riprodurrebbero la situazione di contrasto con la chiesa esistente in quel periodo.

Tutte queste informazioni collocherebbero la data di composizione del quarto vangelo negli anni 90 del primo secolo, ma lo studioso F. Lamar Cribbs ha avanzato lipotesi che esso possa addirittura essere stato scritto anche molto prima di tale data e cio tra il 50 ed il 60, comunque prima della distruzione di Gerusalemme del 70. Egli arriva a questa conclusione esaminando alcune evidenze interne del QV. Egli, ad esempio, osserva che Ges non presentato come figlio di Davide o di Maria, ma pi semplicemente come figlio di Giuseppe (Gv 1,45; 6,42). Ges un giudeo leale (Gv 4,9) che insegna nelle sinagoghe e nel tempio (Gv 18,20), che tiene Mos e la legge in sommo onore (Gv 1,17, 5,45-47; 7,22-23; Gv 7,19.49-51; 8,13.56; 19,7, ecc.) ed afferma che la salvezza viene dai Giudei (Gv 4,22). La chiesa allinizio si riteneva come il vero Israele e la sua continuazione; i romani la consideravano un movimento interno al giudaismo (55-60 d.C. - At 18,14s; 24,14.22; 25,18s). difficile pensare che tali espressioni si siano conservate dopo il 70, quando la separazione dal giudaismo si era ormai attuata in modo definitivo. Non vi si parla della chiesa, del popolo di Dio o del corpo di Cristo, come si legge invece in Paolo.

Ges presentato come il Messia, titolo caratteristico per la chiesa di Gerusalemme. Essa non cessava di predicare Ges come il Cristo (At 5,42); tale era il messaggio di Paolo ai Giudei di Damasco, Tessalonica e Corinto (At 9,22;

10 Prof. Andrzej Wodka CSSR Corso M150-07A: Decisioni morali cristiane fondamenti giovannei Accademia Alfonsiana Semestre I 2007-2008

17, 3;18, 5;28). Nelle citt dei Gentili Ges presentato invece come il Signore (At 10,36; 11,20; 16,31; 20,21). Il nome Messia non ricorre in Paolo; tale nome, tradotto per con Cristo, vi appare soltanto nei passi relativi allambiente giudaico. I nomi Ges e Ges di Nazaret (At 2,22; 3,6; 4,10; 2,28; 26,9, ecc.) ricorrono frequentemente presso le chiese palestinesi. Anche il termine segni ricorre 10 volte negli Atti e sempre in contesto giudaico (eccetto 14,3); sono infatti i Giudei che chiedono i segni (1 Cor 1,22). Anche lespressione profeta come Mos e la messianicit di Ges ricorre in un contesto palestinese. I nomi di persone giudaiche: Giovanni il Battista; il cieco nato, Marta, Lazzaro, Giuseppe dArimatea e specialmente Nicodemo (Gv 3,1-2; 7,50s; 19,39-42) sembrano voler presentare dei testimoni ben noti ai Giudei. Il vangelo di Giovanni che quindi giudaico, vuole contenere un appello alla prima chiesa perch realizzi un dialogo missionario con i Giudei. Il che sarebbe strano dopo il 70, quando la separazione tra chiesa e giudaismo si era gi compiuta. Con Nerone i cristiani furono considerati distinti dai Giudei, e con la fuga dei cristiani a Pella, questi furono ritenuti dei rinnegati da parte del giudaismo.

Il criterio delle evidenze interne ha indubbiamente un suo valore, ma non va eccessivamente sopravalutato. Ad esempio il fatto che il vangelo di Giovanni presenti una teologia molto sviluppata non determinante per stabilire una data tardiva di composizione. Anche le lettere di Paolo, pur essendo anteriori ai vangeli sinottici, contengono una teologia molto pi sviluppata e pi ricca di essi. Daltra parte, se vi sono alcune evidenze che possono farci pensare ad una data anteriore alla distruzione di Gerusalemme, ve ne sono altrettante che potrebbero invece farci pensare ad una data posteriore.

Un dato che emerge dal quarto evangelo quello concernente lescatologia realizzata. Ora laccentuazione posta da Giovanni sullescatologia realizzata lascia legittimamente supporre una data posteriore al 70, poich lescatologia realizzata va considerata come lautorevole risposta che levangelista d al problema della dilazione della parusia, problema molto avvertito dalle primitive comunit cristiane. Il problema della parusia prima del 70 trovava una risposta chiara ed immediata: il Signore torner presto, anche se non si pu indicare il tempo preciso della sua seconda venuta gloriosa. La 1 Pietro offre una chiara testimonianza dellattesa della parusia a breve scadenza. Se la 1 Pietro va datata prima del 70, bisogna concludere che laspettativa della parusia in un tempo assai prossimo caratterizzava latteggiamento dei credenti di quella comunit anteriormente alla caduta di Gerusalemme (anno 70). Dopo la caduta di Gerusalemme e alla luce di questo fatto si verificato un approfondimento o, se si preferisce, si avuta una valutazione pi adeguata del messaggio escatologico e dei dati evangelici concernenti la parusia. Si constatato con levidenza dei fatti che la caduta di Gerusalemme, la quale rappresentava per i credenti la fine del mondo giudaico, non ha coinciso con la fine del mondo, n coincisa con la venuta gloriosa di Cristo. In questo evento si potuto vedere il tramonto definitivo del giudaismo come economia di salvezza e, di conseguenza, in tale evento si

11 Prof. Andrzej Wodka CSSR Corso M150-07A: Decisioni morali cristiane fondamenti giovannei Accademia Alfonsiana Semestre I 2007-2008

posto il termine di unepoca. Tale contesto storico e religioso ha consentito di scoprire e di mettere in luce gli aspetti dellescatologia realizzata che consistono nellaffermare i valori ed i benefici della salvezza apportata da Cristo per i credenti fin da questa vita. Il messaggio escatologico fu visto in una dimensione pi vasta e pi adeguata allesistenza dei credenti; si continuato a credere nella parusia che si sarebbe realizzata in un tempo futuro che nessuno pu stabilire, ma si anche affermato che i beni della salvezza apportata da Cristo non sono da attendere alla sua seconda venuta, ma sono disponibili fin dora essendo il retaggio del credente gi fin da questa vita, anche se non ancora in forma piena e totale. La penetrazione del senso escatologico del messaggio nel senso dellescatologia realizzata (del gi e del non ancora) sollecitata dalla fine del giudaismo (distruzione di Gerusalemme - anno 70) e della valutazione che se ne data alla luce delle parole di Cristo sulla sua venuta gloriosa, ci inducono a porre la composizione del quarto vangelo in un epoca tardiva, posteriore allanno 70 e comunque verso la fine dellepoca apostolica.

Un altro elemento che caratterizza lo scritto giovanneo e serve a situarlo meglio cronologicamente la particolare dottrina che viene elaborata intorno al Paraclito ed al compito che esso ha nel ricordare agli apostoli tutti gli insegnamenti di Ges, anche quelli che al momento non erano alla loro portata (Gv 14,15-26; Gv 16,13-14). Per il quarto evangelista il Paraclito assicura la presenza continua di Ges nella sua Chiesa, presenza che opera in modo determinante nei credenti per mezzo della predicazione apostolica, prima orale e poi scritta, poich li aiuta a custodire le parole di Cristo dando loro la certezza che esse provengono direttamente da lui per mezzo degli apostoli ispirati e guidati dallo Spirito di verit. Linsistenza con la quale Giovanni parla dei compiti affidati al Paraclito per la vita dei credenti lascia supporre che l evangelista operi in un tempo distanziato da quello della vita di Ges e dei fatti evangelici in unepoca che segna il passaggio dal tempo dei testimoni oculari delle opere e dell insegnamento di Ges al tempo dei credenti, i quali, avendo accolto le parole di questi testimoni oculari, devono rimanere fedeli ad esse. Queste riflessioni ci fanno logicamente concludere che il quarto vangelo vada cronologicamente collocato nel periodo di tempo che si trova al termine dellera apostolica e quindi nellultimo decennio del primo secolo.

Tutte queste speculazioni sulla data di composizione del vangelo hanno scarsa importanza. Che il vangelo sia stato scritto prima del 70 o nellanno 90 non cambia certamente il suo valore per la nostra fede, ma serve comunque a confermarci che il vangelo di Giovanni in ogni caso non stato scritto nel secondo secolo e che possiamo essere sicuri sulla sua origine apostolica.

Dove venne composto il quarto vangelo? Una tradizione assai estesa presenta Efeso in Asia Minore, come luogo

dorigine. Al contrario Efrem, al termine del suo commento al Diatessaron sostiene la composizione del vangelo ad Antiochia di Siria. Tale origine spiegherebbe meglio le affinit del quarto vangelo con Luca, con Ignazio di Antiochia e con le Odi di Salomone e con il vangelo mattaico, tutti scritti che si

12 Prof. Andrzej Wodka CSSR Corso M150-07A: Decisioni morali cristiane fondamenti giovannei Accademia Alfonsiana Semestre I 2007-2008

suppongono originati in tale regione. Per altri il vangelo sarebbe stato composto ad Alessandria, dove furono scoperti i suoi pi antichi manoscritti. Questi diversi centri (Alessandria, Efeso, Antiochia, Gerusalemme), nei quali si pone la sua origine, suggeriscono lidea che questo scritto sia stato un vangelo circolare composto da un centro influente della cristianit durante un periodo critico della chiesa primitiva. 3) Unit letteraria del Quarto Vangelo

Il QV, pur possedendo una fondamentale unit di struttura, di lingua e di

dottrina, contiene ripetizioni, presenta lacune, passaggi bruschi e contrastanti. In Gv 3,26 si legge che Ges battezzava, in Gv 4,2 si spiega che non era lui a

compiere ci personalmente, bens i suoi discepoli. Il cap. 6 (moltiplicazione dei pani) segue meglio al cap. 4 (Ges in Galilea)

che non al cap. 5 (Ges a Gerusalemme). La successione attuale d infatti: Samaria, Cafarnao (c. 4), Gerusalemme (c.

5), Galilea (c. 6). Invece spostando il capitolo si avrebbe successione pi logica: 4: Ges in Galilea 6: Moltiplicazione dei pani; Cafarnao (Galilea) 5: Ges si reca a Gerusalemme 7: Poi va a Gerusalemme 8: Ges a Gerusalemme. I capp. 1517 (discorsi di addio) sembrano fuori luogo perch in essi Ges

continua a parlare, nonostante che abbia gi detto ai discepoli di alzarsi e di uscire dalla sala (Gv 14,31). In Gv 13,36 Pietro chiede a Ges dove sarebbe andato; pi avanti invece Ges si lamenta perch nessuno di essi gli abbia chiesto dove sarebbe andato (Gv 16,5). Vi poi una fine teologica in Gv 20, 30s, e una seconda pi letteraria in Gv 21,25 Se si dovesse scrivere una ad una (le opere compiute da Ges), penso che neppure il mondo riuscirebbe a contenere i libri che dovrebbero essere scritti. Per spiegare questo fatto alcuni autori ammisero che il vangelo di Giovanni sia stato composto da uno (o pi redattori) sulla base di un documento originale pi antico, ma mentre alcuni attribuiscono la confusione attuale al redattore, altri invece la riferiscono allo stesso originale. Cos, secondo Emmanuel Hirsch, un cristiano anonimo avrebbe scritto verso il 100 d.C. un bellissimo vangelo che per fu rivisto e reso confuso da un redattore posteriore che svolse la sua attivit verso il 130-140.

Al contrario R. Bultmann suppose che loriginale del vangelo, trasmesso in fogli staccati, si sarebbe deturpato per lo spostamento di alcuni, creando cos una notevole confusione, alla quale un coordinatore cerc di porvi rimedio senza per riuscirvi del tutto. A questo secondo redattore si devono riferire alcune sezioni rispecchianti unepoca tardiva come il battesimo (Gv 3,1-5), leucarestia (Gv 6,51-

13 Prof. Andrzej Wodka CSSR Corso M150-07A: Decisioni morali cristiane fondamenti giovannei Accademia Alfonsiana Semestre I 2007-2008

59) e lescatologia finale (Gv 5,28s). Loriginale del quarto vangelo sarebbe stato composto di tre parti:

a) Fonte gnostica con discorsi di rivelazione (Offenbaurungsreden). b) Raccolta di segni (Semia - Quelle) c) Una serie di racconti isolati riuniti al materiale sinottico. Lesegeta deve cercare di porre ordine nel materiale ora cos disordinato. Se

la critica odierna tende ad accogliere la fonte dei miracoli (segni), di fatto molto scettica per quella gnostica, posta in discussione per i recenti reperti di Qumran.

Anche per il cattolico F.M. Braun la predicazione dellapostolo Giovanni, raccolta in tante piccole unit, sarebbe stata riunita assieme da alcuni suoi discepoli, e pi tardi da un ebreo nativo della diaspora che, essendo un esperto conoscitore della lingua greca e del mondo ellenistico, abilmente redasse lopera in un ottimo greco. Probabilmente questo discepolo non aveva ancora terminato la sua opera quando mor il maestro, che quindi non lo pot rivedere. Lapostolo Giovanni pu essere chiamato autore del quarto vangelo solo in quanto a lui risalgono le idee, la tradizione evangelica, loriginalit del pensiero e della dottrina. La redazione del vangelo invece opera dei suoi discepoli.

In un recente studio anche Wilhelm Wilckens sostiene uno sviluppo del vangelo di Giovanni, ad opera per di un medesimo autore:

a) Un vangelo giovanneo contenente quasi tutto il presente materiale narrativo (vangelo dei segni)

b) Una recensione riveduta e corredata di quasi tutto il materiale discorsivo (vangelo dei discorsi). lelemento pi difficile da accogliersi perch i discorsi sono intimamente legati con le narrazioni.

c) Un rifacimento minore che diede lattuale forma al vangelo e che si svilupp sotto linflusso di una liturgia pasquale.

Molto pi semplice la conclusione di J. Jeremias, uno studioso protestante indipendente, che anche un profondo cultore del testo sacro. Ecco le sue conclusioni:

1. Utilizzando gli studi semantici di Ed. Schweitzer, afferma che in tutto il vangelo e nella 1 lettera di Giovanni vi un insieme di elementi stilistici e linguistici che non ricorrono mai o al meno solo raramente negli altri vangeli. Perci questi scritti si devono ritenere opera di un medesimo autore, che compil il tutto. Anche recentissimamente, come vedemmo, W. Wilckens giunse alla medesima conclusione.

2. Jeremias suppose la possibilit di alcune aggiunte al testo originale che

possono attribuirsi a redattori e a copisti: a) Glosse. Vi si possono riferire indubbiamente Gv 21,24 Questo il

discepolo che rende testimonianza di queste cose, e noi sappiamo che la sua testimonianza verace. Secondo Jeremias vi si dovrebbe forse aggiungere anche

14 Prof. Andrzej Wodka CSSR Corso M150-07A: Decisioni morali cristiane fondamenti giovannei Accademia Alfonsiana Semestre I 2007-2008

Gv 4,2 (non era Ges a battezzare); Gv 4,37s (in questo vero il detto: luno semina e laltro miete); Gv 7,22b (non che venga da Mos, ma viene dai padri); Gv 19,35 (E colui che ha veduto ne ha reso testimonianza e la sua testimonianza verace, ed egli sa che dice il vero affinch anche voi crediate a proposito delluscita di sangue e acqua dal costato di Ges). Egli vi aggiunge pure il brano di Gv 6,51-58 (Cena del Signore) che per, contro le idee dominanti, genuino, come dimostr non molto tempo fa E. Rckstuhl con argomenti decisivi.

b) Il capitolo finale. Che pensare del cap. 21 di Giovanni che, dopo il versetto conclusivo 20,29s, sembra unaggiunta posteriore? Solitamente si crede che tale capitolo sia stato aggiunto da alcuni discepoli di Giovanni al vangelo precedentemente gi composto, per cui esso non sarebbe genuino. Tuttavia Jeremias, nello studio gi citato, partendo dallanalisi del cap. 21, vi trova le medesime caratteristiche delle altre parti del vangelo, per cui solo il v. 24 sarebbe manifestamente di unaltra mano. In tal caso, accogliendo in parte alcuni suggerimenti cattolici, si potrebbe cos spiegare lesistenza delle due finali. Originariamente la vera finale del Vangelo sarebbe stata in Gv 20,30s, posta alla fine del cap. 21 dopo la diceria che Giovanni non sarebbe morto (Gv 21,23; 20,30s). Quando gli anziani di Efeso vollero aggiungervi la loro conferma (noi sappiamo) avrebbero spostato la finale allinizio dellultimo racconto, in quanto dopo lepisodio di Pietro e di Giovanni mal si accordava lelogio di Giovanni. Un lettore, trovando strana una finale con lelogio di Giovanni, vi avrebbe aggiunto la sua finale enfatica e letteraria che, secondo il Vaganay, si dovrebbe ritenere una glossa posteriore. Si tratta di unipotesi plausibile, ma non documentabile in modo sicuro.

3. Ad ogni modo (salvo piccole glosse da parte degli editori del quarto vangelo) si pu concludere che esso opera di un unico autore. Le incongruenze che talora vi si trovano e che abbiamo notato allinizio, si possono spiegare con il fatto che lautore non scrisse il suo vangelo di getto, ma di tanto in tanto pose in scritto una parte della predicazione che prima veniva trasmessa a voce. Perci il quarto vangelo, pur conservando lo stesso stile e presentando le medesime idee, mostra di non essere del tutto omogeneo e di non scorrere bene come se fosse stato scritto tutto di seguito. Gli apostoli non avevano la missione di scrivere (non erano degli scrittori che a tavolino preparano ordinatamente i loro libri), ma degli evangelizzatori che raccoglievano parte della loro predicazione perch meglio servisse allo scopo di preservare per il futuro il loro messaggio eterno di salvezza. Pu anche darsi che alcuni discepoli di Giovanni abbiano raccolto almeno in parte la predicazione trasmessa a viva voce dallapostolo (come facevano i discepoli dei profeti) affinch il messaggio del discepolo amato non andasse smarrito. pure possibile che lautore abbia utilizzato brani precedenti. Oggi, ad esempio, si pensa usualmente che lautore del quarto vangelo abbia usato per il suo prologo un inno ebreo preesistente che cantava la gloria della sapienza divina, della parola creatrice di Dio; lautore del quarto vangelo lo rimaneggi perch servisse

15 Prof. Andrzej Wodka CSSR Corso M150-07A: Decisioni morali cristiane fondamenti giovannei Accademia Alfonsiana Semestre I 2007-2008

di introduzione al suo vangelo, come una meravigliosa ouverture (Bultmann) al suo messaggio.

4) Brani controversi (critica testuale)

I brani controversi sono particolarmente due: langelo che muove lacqua

della piscina (Gv 5, 3s) e la donna adultera (Gv 7,53 - 8,11). 1. Langelo della piscina (Gv 5,3b-4). Nel cap. 5 del vangelo, alla fine del v.

3, alcuni manoscritti hanno la seguente aggiunta che include tutto il v. 4: (v. 3b) i quali (sono gli ammalati indicati al v. 3) aspettavano lagitarsi

dellacqua; (v. 4) perch un angelo scendeva nella vasca e metteva lacqua il movimento; il primo che vi scendeva dopo che lacqua era stata agitata, era guarito da qualunque malattia fosse colpito.

a) Lesame dei codici

Sono in genere contrari alla autenticit del v. 3b e 4. Essi mancano (specialmente il v. 4) in P66, P75, Sinaitico, Vaticano (B), C (Cambridge, Beza per Ev. Atti), W (Washington), Siriaca, Saidica, Nonnus (a, 431). Esistono invece in Koin, A, K (Mosca IX secolo), L (Roma IX secolo), D (s. Gallo IX secolo), sir. peshitto, it., Vg, Taziano, Tertulliano, Ambrogio, Crisostomo, Cirillo di Alessandria. Si vede che nei manoscritti manca nella famiglia alessandrina la quale in generale presenta di solito un testo pi corto di quello della famiglia occidentale. Quindi dai manoscritti si dovrebbe concludere che i versetti non sono autentici.

b) Critica letteraria

Sorge qui un problema. pi facile che siano stati tolti o introdotti? 1) Di solito si pensa ad una glossa tardiva per spiegare il v. 7 dove si parla del

movimento dellacqua. Per questo mancherebbe in molti manoscritti. 2) Tuttavia questa glossa crea molti problemi: langelo che muove lacqua e

vi si bagna, secondo qualche manoscritto, certamente un particolare assai strano. Si pu comprendere con facilit come molti manoscritti labbiano soppresso. Di pi questo passo sembra indispensabile per meglio capire il testo; il v. 7 riuscirebbe inspiegabile senza questo brano che di conseguenza deve far parte del testo originale di Giovanni.

Tuttavia lo stile diverso da quello usuale di Giovanni: vi sono sette hapax legomena in questo brano ( knesin, tarach, embano, nosma, ekede-chomnn, kat kairn, katecheto), di cui almeno quattro non ricorrono mai in tutto il Nuovo Testamento. Anche lespressione ngelos Kyrou (angelo del Signore) non giovannea. Un angelo isolato ricorre solo in Gv 12,29, ma anche l rappresenta una riflessione della folla. Dobbiamo quindi concludere che Giovanni ha attinto questi versetti (unitamente ai vv. 2 e 3) da un documento o da una tradizione precedente, anche se qualcuna di queste parole dovuta in modo particolare al soggetto qui

16 Prof. Andrzej Wodka CSSR Corso M150-07A: Decisioni morali cristiane fondamenti giovannei Accademia Alfonsiana Semestre I 2007-2008

trattato. Invece i vv. 1.5-9 sono tipicamente giovannei; in essi fu introdotto il brano riguardante le guarigioni che si attuavano nella piscina.

Essa, secondo il gi citato Duprez, sarebbe stata un luogo di culto dedicato ad Esculapio che lortodossia ebraica cerc di purificare parlando di un angelo del Signore. Ma ci sembr insufficiente, per cui i copisti alessandrini, urtati da questo brano, lo eliminarono come fecero anche per il sudore di sangue (Lc 22, 43s). Questi versetti 3b-4 appartengono al testo originario e furono soppressi per non favorire pratiche popolari e pagane ricollegati con la piscina ed i luoghi sacri (E.C. Hoskyns, The Fourth Gospel, London 1959, p. 265).

2. Ladultera (7,53 - 8,11)

Si tratta della nota pericope delladultera che, trascinata davanti a Ges, fu lasciata libera perch il maestro osserv con semplicit: Chi senza colpa scagli la prima pietra. I principali manoscritti non hanno questo brano; esso manca infatti nel Papiro Bodmer II (P66), nel Papiro Bodmer XV (P75), entrambi del 200 ca; manca pure nei manoscritti pi antichi Sinaitico (S), Vaticano (B), ecc. Altri lo presentano con asterischi e obeli per significarne la dubbia provenienza (S di Roma del 949, ecc.), Manca pure in alcune versione come la Siriaca (Peshitto), la copto-saidica, larmena, il Diatessaron, ecc. (vedi apparato critico Aland, ecc.).

Tuttavia tale pericope era un testo antico perch gi alla fine del III secolo fu ricordata da Ambrogio, Girolamo e Agostino. Secondo questultimo il racconto si leggeva in molti manoscritti greci (PL 33,553). Non invece valida la testimonianza di Papia (ca. 139), perch egli dice di aver letto tale brano nel vangelo degli ebrei. Oggi per lesame linguistico si pensa da non pochi che il brano sia di Luca con il quale esso ha in comune molti particolari filologici . Questa ipotesi confermata dalla tradizione manoscritta famiglia 13 perch rappresentata da 13 codici chiamati gruppo di Ferrar, che pur provenendo dallItalia meridionale rappresentano lantico testo usato in Siria, anteriore alla stessa recensione di Origene. Questi codici hanno la pericope dopo Lc 21,38.

Si pu quindi concludere che il brano non certamente di Giovanni, ma proviene forse da Luca che amava rappresentare la misericordia di Ges verso le donne peccatrici. Di recente da parte cattolica si sono sottolineate delle affinit tra il vangelo di Luca e quello di Giovanni: ad esempio Satana presentato come il principale responsabile della passione di Ges (Lc 22,3 e Gv 13,2.27); lora della passione raffigurata come il trionfo delle tenebre (Lc 22,53 e Gv 1,5; 3,19); la seduta del Sinedrio ebbe luogo la mattina; il cap. 21 e la pericope delladultera recano i caratteri dello stile lucano, il P. Boismard ha avanzato lipotesi che Luca abbia preso parte attiva nella redazione del quarto vangelo e che egli abbia rimaneggiato alcuni racconti del quarto vangelo; cos si spiegherebbe il greco buono di Giovanni contro quello pessimo dellApocalisse. Si pu quindi concludere che la pericope delladultera probabilmente ispirata in quanto di origine lucana, anche se non proviene da Giovanni.

17 Prof. Andrzej Wodka CSSR Corso M150-07A: Decisioni morali cristiane fondamenti giovannei Accademia Alfonsiana Semestre I 2007-2008

5) La teologia di Giovanni

Ogni evangelista ha un suo punto di vista fondamentale su Ges e la sua missione: Marco ha privilegiato la croce (il segreto messianico) per rivelare il vero volto di Ges. Luca ha accentuato di pi laspetto della mitezza e della misericordia del Signore Ges (amico dei pubblicani e dei peccatori). Matteo ha messo in luce laspetto dottrinale (i 5 discorsi) di Cristo. Per Giovanni, invece, Ges il Verbo fatto carne, che viene a dare la vita agli uomini (1,14).

Il mistero dellincarnazione guida tutto il suo pensiero. Questa teologia dellincarnazione si esprime nel linguaggio della missione e della testimonianza. Ges la Parola, il Verbo, mandato da Dio sulla terra e che, una volta compiuta la sua missione, deve far ritorno a Dio (1,1). Tale missione consiste nellannunziare agli uomini i misteri divini: Ges il testimone di ci che ha visto e udito presso il Padre (3,11). Per rendere credibile la sua missione, Dio gli ha dato di compiere un certo numero di opere, di segni, che superano le possibilit umane e provano che egli realmente mandato da Dio il quale agisce in lui (2,11). Queste opere sono una manifestazione ancora relativa della sua gloria, nellattesa della piena manifestazione nel giorno della risurrezione (1,14). Infatti, secondo la profezia di Isaia 52,13 il figlio delluomo deve essere elevato e, mediante la croce, ritornare al Padre (12,32) e ritrovare quella gloria, presente presso il Padre prima che il mondo fosse (17,5), e di cui i profeti avevano avuto rivelazione (5,39.46; 12,41; 19,37).

Tale manifestazione oscura le precedenti, quella della creazione (1,1), quelle di cui furono gratificati Abramo (8,56), Giacobbe ( 1,51), Mos (1,17), i profeti. La gloria del giorno di JHWH (Am 5,18) si compie nel giorno di Ges (8,56) e in modo particolare nella sua ora (2,4), lora della sua elevazione e della sua glorificazione. Allora si rivela la grandezza trascendente dell inviato (8,24; 10,30), venuto nel mondo per dare la vita (3,35) a quelli che ricevono mediante la fede il messaggio di salvezza che egli porta (3,11). Proprio perch tutta la missione del Figlio ordinata a unopera di salvezza, essa manifestazione suprema dellamore del Padre per il mondo (17,6).

6. Caratteristiche letterarie

Lanalisi fatta finora deve aver mostrato che il vangelo di Giovanni segue le sue proprie regole e che esso va letto come unopera indipendente. Esamineremo ora brevemente solo alcune delle caratteristiche del suo genere letterario, che vanno prese in considerazione da chi si accinge a leggere il suo vangelo.

Prima caratteristica laspetto escatologico. Nei vangeli sinottici, la manifestazione della gloria del Cristo principalmente legata al suo ritorno escatologico (Mt 16,27 ss). Anche in Giovanni si ritrovano i principali elementi dellescatologia tradizionale: lattesa dell ultimo giorno (6,39 ss; 11,24; 12,48), della venuta di Ges (14,3; 21,22 ss), della risurrezione dei morti (5,28; 11,24) e

18 Prof. Andrzej Wodka CSSR Corso M150-07A: Decisioni morali cristiane fondamenti giovannei Accademia Alfonsiana Semestre I 2007-2008

del giudizio finale (5,29.45; 3,36). Tuttavia in Gv si nota facilmente una duplice tendenza: ad attualizzare e a interiorizzare lescatologia. La venuta del figlio delluomo concepita soprattutto come la venuta di Ges in questo mondo con lincarnazione, la sua elevazione sulla croce e il suo ritorno al Padre, ed visibile nei discepoli mediante lo Spirito. Il giudizio si opera fin da ora nellintimo dei cuori; la vita eterna (che corrisponde in Giovanni al regno dei sinottici) posseduta gi ora nella fede e il ritorno del Cristo nellultimo giorno sar solo un completamento del trionfo di Dio sul male (la lotta si svolge gi su questa terra tra i figli della luce e i figli delle tenebre).

Unaltra caratteristica lironia. Il narratore attribuisce talvolta agli avversari di Ges parole o azioni ingiuriose che a prima vista sembrano rivolte a Ges. Tuttavia, attraverso unironia accessibile ai lettori credenti, questi avversari dicono su Ges una verit profonda che sfugge loro. Cos, per esempio, la regalit sottolineata da Pilato, il cartello sulla croce, dicono la verit su Ges.

Una terza caratteristica il doppio significato: Giovanni utilizza spesso parole o espressioni volutamente ambivalenti: Ges parla di rinascere e Nicodemo capisce che bisogna ritornare nel grembo della propria madre. La distruzione del tempio evocata in Gv 2,19 presa alla lettera dai suoi avversari, ma spiegata dal narratore come un riferimento al corpo di lui. La parola di Ges sul pane dal cielo accolta come un evento puramente materiale: Dacci sempre questo pane, chiedono allora i giudei a Ges (Gv 6,34). Il malinteso permette a Ges di entrare pi in profondit nella rivelazione.

Il simbolismo giovanneo. In Gv si riscontra un pi vasto simbolismo che negli altri vangeli. Viene richiamata una maggiore attenzione sul significato spirituale di avvenimenti apparentemente ordinari e sul senso profondo delle parole e degli episodi. Il discepolo amato, il cieco nato, Lazzaro, rappresentano, sotto certi aspetti, non soltanto dei personaggi storici, ma anche tutti i cristiani. Maria, la madre di Ges, la Chiesa stessa. Tale simbolismo si estende ad altri eventi e persone ed necessario che leggiamo Gv con una particolare attenzione se vogliamo coglierne tutto il significato.

7) Una morale giovannea?

Pare che non ci sia Il QV (e le lettere) non sembrano a prima vista di parlare di una morale, ma, in contrasto con Paolo, solamente di fede e di amore, allinterno di una concezione dellessere in Cristo. La fede e lamore sono due principi supremi che configurano la vita, chiamata eterna. Giovanni sembra essere povero in contenuti etici. Addirittura prescinde dalle categorie morali (e anticotestamentarie), presenti in Paolo, come: legge, alleanza, promessa.

Mentre parla del comandamento o dei comandamenti, Giovanni non si riferisce allambito di norma o di legge etico-giuridica, ma ne parla in senso indicativo rispetto alla fede intima in Cristo o in Dio. Niente formule estrinseche. Non si troveranno nelle pagine del QV temi della morale speciale: giustizia,

19 Prof. Andrzej Wodka CSSR Corso M150-07A: Decisioni morali cristiane fondamenti giovannei Accademia Alfonsiana Semestre I 2007-2008

sessualit, propriet, matrimonio, lavoro, lo stato e la politica. Ma queste valutazioni si rivelano sfuocate.

Il QV possiede linsegnamento morale, ma espresso con lutilizzo delle chiavi proprie. molto originale. La ricerca moderna ha confermato la presenza in Giovanni di una propria e vigorosa interpretazione dellopera di Cristo e del suo messaggio, non solo quello dogmatico (il kerigma), ma anche quello morale. Il QV contiene un ethos vitale e dinamico. La struttura interna del QV, come concordato dagli studiosi, basata sulla missione e opera salvatrice di Dio, nellUnigenito Figlio di Dio. La morale biblica si configura come deduzione a partire dalle gesta salvifiche di Dio, che i comportamenti cristiani si devono inferire dalle manifestazioni salvifiche di Dio nella storia umana.

Prof. Andrzej Wodka CSSR Corso M150-07A: Decisioni morali cristiane fondamenti giovannei Accademia Alfonsiana Semestre I 2007-2008

Tracce delle lezioni 5 6 ___________________________

QV struttura e messaggio

Il prologo

Il Vangelo di Gv ha una chiave di lettura fondamentale, senza la quale non si

capisce quasi niente: il Vangelo di Gv strutturato come un processo. Nei primi sei capitoli (cio fino alla moltiplicazione dei pani) limputato Ges e il capo di imputazione : questo Ges di Nazareth Figlio di Dio o no? Perci appaiono i testimoni e le loro testimonianze (cf. quella del Battista) e le prove (i miracoli, le opere). una specie di dibattito processuale che ha lo scopo di chiarire se questo Ges pu dirsi o no Figlio di Dio.

Dal cap. 6 al cap. 11 (resurrezione di Lazzaro) le cose si complicano: chi limputato? Ancora Ges o piuttosto i Giudei? Non si capisce se il processo viene fatto a Ges per sapere se davvero Figlio di Dio o se i Giudei da accusatori diventano accusati e cominciano ad essere giudicati per la loro incredulit.

Dal cap. 11 in poi la confusione aumenta e, a partire da una serie di segnali letterari che capovolgono ulteriormente il quadro, nasce un dubbio: siamo noi gli imputati? Siamo posti di fronte alla grande domanda che riecheggia dai sinottici: Voi chi dite che io sia?.

Nel primo finale del vangelo di Gv (cap. 20,30) si legge infatti: Questi sono stati scritti, perch (voi lettori) crediate che Ges il Cristo, il Figlio di Dio e perch, credendo, abbiate la vita nel suo nome. A questo progressivo coinvolgimento luomo in genere cerca di resistere. In realt ci che ci chiesto, da lettori, di stare tranquilli, perch la sentenza di questo processo gi scritta e la si legge nei capp. 20-21. Nelle apparizioni del risorto (Gv levangelista che d loro il maggior spazio) Ges dice due cose: Sono io, non temete e Non avete nulla da mangiare?. La sentenza del processo : non c da avere paura, ognuno faccia la sua parte. Ges appare sul lago e, ai discepoli che sono pescatori e stanno facendo il loro lavoro, chiede ci che essi sono capaci di fare e di dare. Questo il quadro generale del Vangelo di Gv. Lo confermano le ricerche pi formali degli studiosi. I. La macrostruttura del QV

1. Schema (basato su Giuseppe SEGALLA, Evangelo e Vangeli, EDB, Bologna 1992, 285- 291.)

21 Prof. Andrzej Wodka CSSR Corso M150-07A: Decisioni morali cristiane fondamenti giovannei Accademia Alfonsiana Semestre I 2007-2008

Prologo innico (1,1-18)

Prologo narrativo (1,19-51)

I. Libro dei segni e dei discorsi di rivelazione (2,112,50)

1. Prima sezione: da Cana a Cana (2,14,54), ossia la rivelazione progressiva di Ges e la sua accoglienza nella fede da parte di persone diverse.

2. Seconda sezione: Ges e le feste giudaiche (5,110,41), in cui scoppia un conflitto ed unopposizione sempre maggiore contro di lui nellambiente giudaico di Gerusalemme; segni e discorsi di rive-lazione in rapporto fra loro e conclusione intermedia (10,40-41).

3. Terza sezione: Ges e la sua prossima morte (11,l12,36a): segno climax della risurrezione di Lazzaro e cammino verso lora della morte come morte salvifica (11,49-52; 12,23-33).

Conclusione della prima parte (12,36b-50)

II. Libro del compimento dellopera e del ritorno al Padre (13,120,29)

1. Prima sezione: discorsi di addio che si concludono con la preghiera sacerdotale (13,117,26)

2. Seconda sezione: narrazione della passione e morte come esaltazione di Ges re e compimento della sua opera salvifica (18,1- 19,42)

3. Terza sezione: racconto della tomba vuota, delle apparizioni di Ges, del dono dello Spirito e infine la suprema rivelazione del Signore crocifisso a Tommaso con la suprema professione di fede (20,1-29)

Conclusione generale (20,30-31)

Epilogo aperto alla futura storia della chiesa fino alla parusia (21,1-23) Seconda conclusione generale (21,24-25)

2. Lidea guida (che d unit semantica allopera) LAutore, nella prima conclusione 20,30-31 afferma:

30 Ges in presenza dei discepoli fece ancora molti altri segni, che non sono scritti in questo libro. 31 Questi sono stati scritti affinch crediate che Ges il Cristo, il Figlio di Dio, e, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

Il QV si propone dunque di testimoniare la progressiva rivelazione di Ges,

accessibile alluomo non nella forma di unesposizione di un dogma o di una verit

22 Prof. Andrzej Wodka CSSR Corso M150-07A: Decisioni morali cristiane fondamenti giovannei Accademia Alfonsiana Semestre I 2007-2008

astratta, ma nella forma tipica di un dramma. In questo dramma si partecipa attraverso una fede personale, secondo quanto detto in 12,24-26.

24 In verit, in verit vi dico: se il grano di frumento, caduto per terra, non muore, resta esso solo. Ma se muore, porta molto frutto. 25 Chi ama la propria vita, la perde, e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserver per la vita eterna. 26 Se qualcuno mi serve, mi segua e l dove sono io sar anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorer.

La trama di questo dramma divino, la sintetizza Ges stesso 16,28: Sono

uscito dal Padre e sono venuto nel mondo. Ora lascio il mondo e vado al Padre (cf lintroduzione allultima cena 13,3: sapendo che il Padre aveva messo tutto nelle sue mani e che da Dio era uscito e a Dio ritornava). Litinerario della rivelazione storica, nel quale Ges diventato la via al Padre, potrebbe essere schematizzato cos: katabasis metabasis anabasis

1. linvio e luscita dal Padre: lincarnazione del Verbo 1,14, il porre la tenda 2. permanenza: donare la vita 1,4, donare la grazia della verit 1,17, rivelare il

Padre 1,18 (capitoli 112) 3. ritorno al Padre (capitoli 13-20)

3. Strutturazioni: lidea euristica della progressiva rivelazione di Ges

WESTCOTT, il primo: o rivelazione di Cristo al mondo, capp. 212 o rivelazione di Cristo ai discepoli, capp. 1321

VAN DEN BUSSCHE (1958)

o Il giorno di Ges (la vita pubblica come rivelazione velata della gloria):

Introduzione Segni del Messia (2-4) Opere del Figlio dellUomo (5-10) La salita a Gerusalemme (11-12)

o Lora di Ges (la rivelazione della sua gloria) La lavanda dei piedi 13 Due discorsi daddio 13-14 e 15-16 La preghiera dellora 17 La passione e le apparizioni del Risorto 18-20

Fine 20,30-31 21 = appendice

23 Prof. Andrzej Wodka CSSR Corso M150-07A: Decisioni morali cristiane fondamenti giovannei Accademia Alfonsiana Semestre I 2007-2008

DE LA POTTERIE: Lunit tematica della rivelazione progressiva della Parola

incarnata, Messia e Figlio di Dio. Due grandi tappe:

o la rivelazione al mondo (1-12) o il culmine della rivelazione nellora di Ges (13-20).

Ad ogni tappa della rivelazione corrisponde la duplice risposta umana: laccoglienza nella fede o il rifiuto.

Gv 1-12: La rivelazione al mondo

Introduzione storica del Messia 1,19-51

Due dittici di rivelazione Le risposte corrispondenti Il segno del vino Gv 2 Il segno del tempio Gv 2 Nicodemo Gv 3 La samaritana Gv 4,1-42 Lufficiale regio Gv 4,46-54 Segno del paralitico Gv 5 Segno del pane Gv 6 Progresso della fede La cecit dei giudei Gv 7-10

4. La centralit della rivelazione drammatica M. Gourgues (1983): il criterio strutturale la risposta alla rivelazione. Il libro dei segni (1-12) organizzato intorno alla due fasi distinte della rivelazione di Ges:

il tempo delle opzioni: 1,196,71 il tempo del rifiuto: 712 Questo ci fa intravedere un secondo dramma, quello antropologico (Segalla,

Evangelo, 286). Il dramma umano la causa del modo tragico del ritorno di Ges al Padre. Il dramma antropologico si svela nella divisione degli uomini di fronte alla rivelazione del Padre nel Figlio incarnato. Il testo che meglio esprime questo dramma Gv 3,16-21:

16 Dio infatti ha tanto amato il mondo, che ha dato il Figlio suo Unigenito affinch chiunque crede in lui non perisca, ma abbia la vita eterna. 17 Dio infatti non mand il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perch il mondo sia salvato per mezzo di lui. 18 Chi crede in lui non viene condannato; chi non crede in lui gi condannato, perch non ha creduto nel nome del Figlio Unigenito di Dio. 19 Ora il giudizio questo: la luce venne nel mondo, ma gli uomini hanno amato pi le tenebre che la luce, perch le loro opere erano malvagie. 20 Poich: chiunque fa il male odia la luce e non viene alla luce, perch le sue opere non siano smascherate.

24 Prof. Andrzej Wodka CSSR Corso M150-07A: Decisioni morali cristiane fondamenti giovannei Accademia Alfonsiana Semestre I 2007-2008

21 Colui invece che fa la verit viene alla luce, perch si riveli che le sue opere sono operate in Dio.

Laccoglienza e il rifiuto del Rivelatore del Padre fino a volerlo eliminare si

sviluppano accentuandosi dal cap. 5. Dietro il rifiuto radicale dei giudei vi il mondo, vi il principe di questo mondo. Lo scontro avviene non solo al livello antropologico, ma anche al livello trans-umano tra potenze che influiscono sulluomo: da una parte Ges e il Padre che vogliono portare la vita alluomo, la vita divina e lamore; dallaltra il principe di questo mondo il diavolo, bugiardo e omicida fin dallinizio (8,44), che nega la verit, odia, perseguita e vuole eliminare Ges e la sua comunit.

Lidea-guida la progressiva rivelazione storica del Verbo (segni, discorsi, lelevazione e gloria), nel dramma della doppia risposta umana laccoglienza nella fede o il rifiuto della rivelazione. Il Vangelo dunque stato scritto per orientare il lettore nel conoscere e riconoscere Ges, Messia e Figlio di Dio, Rivelatore del Padre e Datore di vita.

II. Il prologo innico 1,1-18

Il prologo innico abbozza in una maniera particolarmente visibile, sin dallinizio una tale drammaticit. Partendo dal presente della grazia e della verit, si getta uno sguardo verso il passato:

trans-storico: la preesistenza storico: lincarnazione e lesegesi (del Padre)

rifiuto delle tenebre figliolanza

trans-storico: ritorno al seno del Padre

Il centro del prologo, in questo senso, starebbe proprio nella risposta dellumanit al dono della vita-luce-rielazione, offerto al kosmos umano nel Logos incarnato, luomo Ges Cristo. Il Prologo, dal punto di vista processuale, messo in evidenza prima, costituisce anche il titolo del processo, cio contiene il capo daccusa e identifica gli imputati, come avviene allinizio di ogni processo. Dopo si proceder con la deposizione dei testimoni (subito dopo il Prologo innico, viene a deporre il primo testimone, cio Giovanni il Battista), poi verr la testimonianza delle opere, infine quella dello Spirito. Dunque il Prologo riassume lintero Vangelo e presenta lo stesso spostamento dellimputazione: prima sembra esserlo Ges, poi la storia contemporanea a Ges, infine noi lettori di ogni tempo. Alla fine abbiamo anche la sentenza: Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia. Grazia, charis, sta per un gratis, cio dono ricevuto senza merito, senza (pre-)giudizio. Alla luce di questa sentenza, questo processo pu diventare un condono! Condizione: accoglienza della verit nella fede.

25 Prof. Andrzej Wodka CSSR Corso M150-07A: Decisioni morali cristiane fondamenti giovannei Accademia Alfonsiana Semestre I 2007-2008

Lo si pu vedere tramite la forma concentrica della struttura (chiasmo).

1. Una strutturazione chiastica

A. Il Verbo presso Dio: 1,1-2 B. Mediatore della creazione: 1,3

C. Donatore di vita-luce: 1,4-5 D. Testimonianza storica di Giovanni: 1,6-8

E. Venuta del Verbo nel mondo: 1,9 F. Rifiuto di credere 1,10-11 F La fede 1,12-13

E Incarnazione e abitazione: 1,14 D Testimonianza di Giovanni: 1,15

C Dono sovrabbondante della grazia: 1,16 B Mediatore della nuova creazione (grazia / verit): 1,17

A LUnigenito Dio tornato verso il Padre: 1,18

Il dramma visibile nel parallelismo lucetenebre (apocalittico), accoglienzarifiuto (esistenziale-salvifico). Il dramma anche implicitamente risolto: linno la celebrazione del noi dei credenti, divenuti figli, che hanno visto la sua gloria dellUnigenito (= doxa completa, piena). 2. Il testo greco 1 , , . 2 . 3 , . 4 , 5 , .

6 , , 7 ,

. 8 , .

9 , , . 10 , , . 11 , .

12 , ,

, 13

. 14 ,

,

26 Prof. Andrzej Wodka CSSR Corso M150-07A: Decisioni morali cristiane fondamenti giovannei Accademia Alfonsiana Semestre I 2007-2008

,

. 15

,

. 16 17 ,

. 18

.

Il prologo sostituisce le narrazioni dellinfanzia che si trovano in Matteo e in

Luca. Per Giovanni, questo il vero inizio della vita di Ges. Giovanni concorda con i sinottici nel far cominciare la vita pubblica di Ges con la predicazione di Giovanni Battista, ma non dice nulla riguardo alla predicazione di questultimo. Giovanni Battista realizza quello che il prologo annunziava di lui: rende testimonianza su Ges.

Nel prologo, scritto in un linguaggio poetico, ricorrono i principali temi teologici che verranno poi sviluppati in tutto il vangelo di Giovanni. Vi sincontra un vocabolario che non presente altrove: alcune parole, come Verbo, grazia, pienezza (plroma), sono presenti soltanto in questa introduzione.

Fedele allantica tradizione, Gv inizia questo Inno con una genealogia non umana ma divina: canta la preesistenza del Verbo, poi la sua presenza luminosa tra gli uomini, la sua venuta in mezzo al popolo dIsraele, e infine la sua incarnazione nella persona di Ges. Giovanni, alla ricerca di unintroduzione per il suo vangelo, poteva anche aver adottato e adattato un inno1 per farne unintroduzione che enunciasse i grandi temi del suo vangelo: Ges, di cui il vangelo racconter la storia in mezzo agli uomini presentato qui nella sua origine e nel suo principio. Egli il Verbo (Lgos) che preesisteva in principio, la cui intimit con Dio tale che il poeta pu affermare: egli era Dio.

Il vocabolo Lgos, tradotto con Verbo, significa la parola. Il termine, utilizzato per indicare la parola di Ges, compare solo qui e negli scritti giovannei: nellApocalisse 19,13 il cavaliere del cavallo bianco si chiama il Verbo di Dio; nella prima lettera di Giovanni 1,1 Ges chiamato Verbo della vita. possibile che la scelta di questo termine sia stata influenzata dalla filosofia greca. Per gli stoici, infatti (lo stoicismo: dottrina filosofica fondata intorno al 300 a.C. da Zenone di Cizio), Lgos significa parola, emanazione, mediazione divina, spirito che controlla e dirige luniverso. Ma il vero

1 probabile che questInno esistesse dapprima isolatamente, forse in forma breve senza i

versetti riguardanti Giovanni Battista. Nella Chiesa primitiva esistevano inni di questo genere, come per esempio Ef 5,14.

27 Prof. Andrzej Wodka CSSR Corso M150-07A: Decisioni morali cristiane fondamenti giovannei Accademia Alfonsiana Semestre I 2007-2008

sfondo del titolo lgos deve essere cercato nellambiente biblico e precisamente nellAT che sottolinea spesso, in particolare nei profeti, il ruolo creatore della parola di Dio. Lebraico dabr e laramaico memra (che significano entrambi parola) erano usati per esprimere questa funzione della Parola di Dio. Nel libro della Sapienza, Salomone dice a Dio: Dio dei padri e Signore di misericordia, che con la tua parola hai fatto luniverso (Sap 9,1). In Sir 24,3 la sapienza proclama: Io sono uscita dalla bocca dellAltissimo. Nel libro dei Proverbi (8,22-24), la sapienza cos si presenta: Il Signore mi ha creato allinizio del suo operare, prima delle sue antiche opere Quando non cerano gli abissi io fui partorita. La sapienza dunque un principio attivo della creazione, presente quando Dio ha fatto il mondo, la luce e la vita per gli uomini, e in questo significato, la Sapienza vicina al Verbo del prologo di Giovanni. Tuttavia, mentre la Sapienza creata, il Lgos-Verbo Dio egli stesso. Tutte queste tradizioni sono state raccolte da Gv, e adattate alla figura di Ges: la parola di Dio presente nei profeti, divenuta persona in Ges, rivelazione ultima e completa di Dio (Eb 1,1-4; Col 1,15-20).

Il ruolo del Logos rispetto agli uomini oltrepassa il popolo dIsraele poich egli creatore, vita e luce per ogni uomo che viene nel mondo. LIncarnazione segna lentrata del Verbo nella storia e il suo incontro decisivo con gli uomini: con il popolo giudaico (che lo rifiuta), con la comunit cristiana (che lo accoglie).

QuestInno racconta con solennit litinerario del Verbo a partire dalla sua dimora in Dio (vv. 1-2), la sua venuta in mezzo agli uomini (3-5), la sua scelta dIsraele (9-11), poi la sua Incarnazione (14), fino al suo ritorno nel seno del Padre (18).

3. Osservazioni particolari

In principio era il Verbo In questa prima espressione si parla dellorigine misteriosa di Ges (vv. 1-2).

Ges il Lgos (il Verbo) preesistente alla creazione, rivolto verso Dio, Dio egli stesso. Il Lgos non dunque stato creato: esisteva gi fuori del tempo, nelleternit, prima ancora che le cose create cominciassero ad esistere (In principio era il Verbo). Luso dellimperfetto (era) denota unesistenza continua e fuori del tempo, e si contrappone al passato remoto (aoristo greco) usato nella creazione (Tutto fu fatto per mezzo di lui v 3); nella missione del Battista (Ci fu un uomo mandato da Dio v 6); e nella Incarnazione (E il Verbo si fece carne e dimor tra noi v 14) per designare eventi che hanno avuto luogo in determinati momenti del tempo.

Giovanni collega la venuta di Ges con i primi capitoli della Genesi (In principio). Levangelista rilegge Ges a partire dal principio della rivelazione. Lungo tutto il vangelo, questa identit misteriosa di Ges e il suo posto centrale nello svolgimento della rivelazione si esprimeranno attraverso la pretesa di Ges di essere il compimento di tutta la rivelazione, il rivelatore supremo, il dono ultimo di Dio, la sola via possibile di salvezza, il volto di Dio in mezzo agli uomini (il Padre in me e io nel Padre Gv 10,38).

28 Prof. Andrzej Wodka CSSR Corso M150-07A: Decisioni morali cristiane fondamenti giovannei Accademia Alfonsiana Semestre I 2007-2008

Il Verbo era presso Dio

Viene qui asserita una distinzione nella divinit: la Parola esisteva assieme a Dio. Qui Dio senza larticolo un predicato: la Parola (il Verbo) divina, ma non esaurisce tutta la divinit, perch essa gi stata distinta da unaltra Persona divina (cfr. 7,28 ss; 8,42; 16,28). A differenza delle cose create, delle quali parler fra poco, non ci fu mai un tempo in cui la Parola non esistesse (Questi era in principio presso Dio). Cristo, dunque, allorigine della realt e della vita ed nella pienezza della divinit.

Tutto stato fatto per mezzo di lui Precedendo la creazione Egli ne il capo costruttore. Il Verbo qui

presentato come il mediatore grazie al quale la creazione e gli esseri creati vengono allesistenza. Gv non chiama Cristo il Creatore, un titolo che nel NT riservato al Padre (cfr. Col 1,15 ss.) ma mediatore della creazione (per mezzo di lui). Questa mediazione della Parola nella creazione, per, non implica una subordinazione ma soltanto un ordine logico. La Parola creatrice di Dio, una concezione eminentemente biblica (Gen 1,3; Is 48,13; Sir 42,15) identificata dai rabbini con la Tor (Legge), la quale verr menzionata pi avanti nel Prologo.

Senza di lui nulla stato fatto di tutto ci che esiste Questa espressione esprime la stessa verit in forma negativa; viene

sottolineato che la creazione, in quanto distinta dalla Parola, incominci ad esistere, e che la Parola la causa di questa sua esistenza.

In lui era la vita Ogni esistenza creata (animata o inanimata) ha sempre avuto la sua origine

nella vita della Parola, e la vita che gli uomini ricevono dalla Parola un dono di Dio per mezzo di Cristo, una specie di partecipazione allessere di Dio. Questa affermazione fa da introduzione ai vv. 14 ss, nei quali si asserisce chiaramente che la vita soprannaturale delluomo una partecipazione alla vita divina della Trinit.

La vita era la luce degli uomini Vicino a Dio, Dio egli stesso, il Verbo vive fin dalle origini una relazione

unica con gli uomini: tutto ci che vive, riceve lessere da lui. Egli la luce che illumina ogni uomo, vale a dire il principio che permette a ogni uomo di comprendere se stesso.

La luce splende nelle tenebre Per la prima volta si fa notare che esiste una resistenza, unopposizione alla

luce. Le tenebre indicano un mondo dominato dal male che si oppone alla rivelazione della luce. La seconda parte del versetto (le tenebre non lhanno

29 Prof. Andrzej Wodka CSSR Corso M150-07A: Decisioni morali cristiane fondamenti giovannei Accademia Alfonsiana Semestre I 2007-2008

accolta) potrebbe essere tradotta cos: Le tenebre non lhanno sconfitta. Lingresso di Cristo-luce nella storia crea tensione e rifiuto, ma anche accettazione nella fede.

Ci fu un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni Questa nota sul Battista ci fa scendere dal mondo soprannaturale e divino

alluniverso umano (ci fu un uomo). La differenza di tonalit colpisce il lettore ed possibile che questo passo su Giovanni (come pure il versetto 15) sia stato introdotto pi tardi per dissuadere i discepoli di Giovanni dal mettere questo grande profeta sullo stesso piano di Ges. Tra i due c una differenza radicale che separa colui che era fin dal principio, rivolto verso Dio da questuomo, che venuto da parte di Dio per essere testimone. Il Battista un testimone della luce, ma non la luce stessa. Giovanni rende solo testimonianza alla luce davanti alle autorit giudaiche (1,19-34), davanti al popolo dIsraele (1,31-34) e davanti ai propri discepoli (1,35-37). Lultima volta che Giovanni menzionato nel vangelo, quando viene elogiato per essere stato un testimone fedele: Tutto ci che egli disse di Ges era vero (Gv 10,41). Veniva nel mondo la luce vera

Appare qui un aggettivo (vero) che torner spesso nel vangelo: vero pane (6,32), vera bevanda (6,55), vera vita (15,1). Nelluso ebraico, vero caratterizza in primo luogo lordine divino (cfr. 7,28; 17,3), che viene contraddistinto dallillusione e dalla fallacia dellordine delluomo peccatore (cfr. Rm 3,4).

E il Verbo si fece carne Senza cessare di essere Verbo, il Verbo entra nel tempo. Carne designa la

natura umana nella sua debolezza e fragilit. Colui che esisteva da tutta leternit entrato nel tempo e nella storia umana. Questo il tremendo mistero dellIncarnazione per cui la Parola eterna assunse la nostra identica natura umana, divenendo in tutto simile a noi, fatta eccezione per il peccato (Eb 4,15). Cio in tutto, escluso ci che era incomprensibile con la divinit. Questa una delle affermazioni pi incisive di tutto il vangelo. Per esprimere questo mistero, Giovanni ha deliberatamente scelto limmagine biblica della tenda: Ha posto la sua tenda in mezzo a noi. Il vocabolo evoca la tenda (sken) del deserto (Es 25,8-9) costruita perch Dio potesse abitare in mezzo a loro. Il tempio di pietra di Sion (come si dir esplicitamente in Gv 2, 18-22) ora sostituito dalla carne di Ges, cio dalla sua corporeit e dalla sua esistenza storica che condivide con noi.

A partire dal versetto 14 la parola Verbo sparisce dal Vangelo. Ora che Giovanni ha definitivamente raggiunto il punto culminante della sua introduzione parlando della Parola divenuta carne, non la chiama pi la Parola ma Ges: il Vangelo una testimonianza non alla Parola eterna ma alla Parola fatta carne, Ges Cristo, il Figlio di Dio. Ormai si lascia vedere soltanto luomo-Ges e, lungo tutto il suo vangelo, Giovanni si compiace di sottolineare lumanit di Ges:

30 Prof. Andrzej Wodka CSSR Corso M150-07A: Decisioni morali cristiane fondamenti giovannei Accademia Alfonsiana Semestre I 2007-2008

Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto ci che ho fatto (4,29); Nessun uomo ha mai parlato cos (7,46); Tu che sei uomo, ti fai Dio (10,33); Quale accusa portate contro questuomo? (18,29; Ecco luomo! (19,5).

Giovanni gli rende testimonianza Il Prologo si conclude con unulteriore testimonianza del Battista, che

ribadisce il primato di Cristo che prima di lui, anche se venuto cronologicamente dopo di lui nella storia umana. Si esalta poi la missione del Figlio di Dio presso lumanit. Egli offre alluomo soprattutto la grazia e la verit". La missione della Parola nel mondo fu precisamente quella di porre gli uomini in grado di divenire figli di Dio, partecipi cio della vita divina.

Il Logos, che allinizio del prologo appare in tutto il suo splendore e potenza, si immerge paradossalmente nellabisso della nostra miseria e fa della quotidianit e della ferialit delluomo lo spazio dove piantare la sua tenda. Non possiamo che contemplare provando una gioia inesprimibile nellapprendere la notizia inaudita che questo Verbo disceso fino a noi per dichiararci lAmore di Dio. Gioia nel contemplare che Lui il nostro principio, che noi eravamo amati prima ancora di essere creati e che saremo amati per sempre. La nostra esistenza immersa nel mistero dellamore di Dio per luomo. Con lIncarnazione del Figlio di Dio leterno entra nel tempo e il tempo viene assunto dallEterno, perch in Ges Cristo il tempo raggiunge la sua pienezza: Quando venne la pienezza del tempo, Dio mand il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, perch ricevessimo ladozione a figli (Gal 4, 4-5).

La dimensione ordinaria e cronologica dellesistenza (krnos) diventa kairs, luogo dellincontro con lamore gratuito di Dio e, attraverso di esso, della piena realizzazione delluomo. C una ricchezza nella propria giornata, quando il tempo vissuto come kairs. Non necessario evadere dalla quotidianit per sentirsi vivi. Parlare di quotidianit significa parlare di esperienza, di lavoro, di studio, di tempo libero, di relazioni, di uso di beni, in una parola di tutto quel complesso che chiamiamo realt temporali o beni penultimi. in questa quotidianit che Dio si rivela2. La storia eterna della Parola storia di donazione, creazione e salvezza non solo per i credenti ma per tutti gli uomini poich tutti i confini della terra vedranno la salvezza del nostro Dio (Is 52,10).

Per sottolineare questa dimensione intrastorica, Gv procedera con il prologo narrativo: 1,19-51. Due dittici, avranno due scene ciascuno:

1. Giovanni: non Messia 1,19-28

2 Tertio millennio adveniente, 10: In Ges Cristo, Verbo incarnato, il tempo diventa una

dimensione di Dio, che in se stesso eterno []. Cristo il Signore del tempo, il suo principio e il suo compimento; ogni anno, ogni giorno ed ogni momento vengono abbracciati dalla sua Incarnazione e Risurrezione, per ritrovarsi in questo modo nella pienezza del tempo.

31 Prof. Andrzej Wodka CSSR Corso M150-07A: Decisioni morali cristiane fondamenti giovannei Accademia Alfonsiana Semestre I 2007-2008

Il vero Messia = lagnello di Dio e Figlio di Dio 2. La figura del discepolomodello 1,35-51 Giovanni e i due discepoli 1,35-42 Sequela (cercare Ges, seguirlo, incontrarlo, restare con lui, vedere dove

abita, comunicarlo ad altri). Cristologia sar cos quasi completata: Ges il Messia, il Figlio di Dio,

Figlio delluomo, Agnello che toglie il peccato del mondo, Colui che battezza nello Spirito Santo. Accoglierlo nella fede (= essere generati da Dio) si tradurr nella sequela, nella permanenza nella sua Parola, nel suo comandamento, per avere la vita eterna e offrirla al mondo, perch non perisca, ma si salvi.

4. Elementi teologico-morali del Prologo

Il filo che percorre lintera narrazione del QV consiste nel progressivo svelarsi di Ges e, quindi, nel progressivo manifestarsi della fede e dellincredulit. In ogni episodio c Cristo che si rivela, e di fronte alla sua manifestazione gli uomini sono costretti a compromettersi: o la fede o lincredulit. Gli episodi sono poi disposti uno dopo laltro in modo fa formare un crescendo: il Cristo rivela sempre pi chiaramente il suo mistero, e gli uomini rivelano sempre pi chiaramente la loro incredulit. La drammaticit del racconto si fa ancora pi evidente se si tiene presente che per levangelista il decidersi ora, nella propria vita personale, a favore o contro Cristo lanticipo del giudizio finale. Bisogna scegliere, ora, tra la luce e le tenebre, tra la fede e lincredulit, tra lamore e lindifferenza, tra la morte e la vita.

Tutto questo viene abbozzato nel Prologo. Bench apparentemente o realmente assenti gli elementi di primissima importanza teologico-marale giovannea, come lagape o il pneuma, c intanto una forte dimensione dellindica-tivo salvifico che imposta la dimensione dialogica dono-risposta.

1) LArche, lorigine di tutto, anche delluomo e della sua capacit di risposta, si trova nella trascendenza di Dio, al mistero della quale si ha laccesso tramite linterfaccia relazionale del Logos, esistente nella posizione di dinamica verso il Padre. Dio qui relazione e comunicazione.

2) Il creato, la creaturalit di cui fa parte luomo nella sua sarx portano il marchio del Logos, mediatore della creazione di tutto e comunicatore della sua stessa filiale vita / vitalit al mondo umano. Luomo visto come creato in Logos, con tutte le conseguenze (pre-orientamento ontologico tipico della sua causa mediatrice propria del Logos).

3) La vita che il Logos ha destinata a brillare e illuminare come luce gli esseri umani. Questa vita-luce diventa la verit (= rivelazione) da

32 Prof. Andrzej Wodka CSSR Corso M150-07A: Decisioni morali cristiane fondamenti giovannei Accademia Alfonsiana Semestre I 2007-2008

accogliere tramite levento della incarnazione, nella quale il Logos si fa carne: limitatezza, finitudine e fragilit umana, ma piena di doxa della charis di Dio.

4) Laccoglienza del Logos incarnato (e della sua verit) costituisce il momento di generazione da Dio. Luomo, tramite la fede accoglie il Logos nella sua verit di Figlio Unigenito e riceve il potere (exousia) di divenire figlio di Dio. Cos luomo entra nella sua origine formale e contenutistica: rientra con il Figlio e si dispone dinamicamente verso il Padre nellintimit propria del Figlio.

5) La comunicazione della vita-luce-verit soggetta alla drammaticit delle preferenze umane. Il Logos pu essere anche respinto, non accolto. In questo si svolger lauto-giudizio delluomo. Il dramma della scelta centrale per la libert delluomo-figlio. Essa non si gioca tuttavia nella tenebra della pura autonomia: luomo viene sempre preceduto dal dono di Dio (cf. la frequenza del verbo didonai) ed sempre accompagnato dal brillare della luce (verit=rivelazione) per essere in grado di accogliere, quasi senza cercare Accogliere il Logos (prendere, lambanein) nella fede sar lunica opera da fare. Scegliendo di farlo, luomo viene (ri-)generato.

In tutto questo traspare la salvezza (= vita eterna nellintimit di Dio-Comunione). Essa consiste nel ritorno delluomo dalla sua pura naturalit cosmologica alla sua Origine (Logos lo trascina tornando verso il Padre). Ci che nelletica potrebbe essere qualificato come lontologia o la natura delluomo, ne