Debito del Tesoro e degli enti locali, Italia: 1864-1914. Dalle case bancarie ai circuiti...

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  • 8/8/2019 Debito del Tesoro e degli enti locali, Italia: 1864-1914. Dalle case bancarie ai circuiti istituzionalizzati

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    Giuseppe Della Torre

    Il debito del Tesoro e degli enti locali nellItalia liberale, 1864-1914.

    Dalle case bancarie ai circuiti istituzionalizzati1

    1. Il debito pubblico al momento dellUnificazione: il collocamento allestero e le

    case bancarie

    1.1. Larretratezza del sistema creditizio - LUnificazione nazionale vedelarretratezza del sistema creditizio nazionale caratterizzato dallassoluta prevalenzadelle monete metalliche, rispetto alle banconote e ai depositi bancari, e da un numero

    esiguo di banche di deposito2. Piuttosto sostenuti sono invece il numero e lattivitdelle case bancarie, peraltro non quantificabili3. Lattivit di queste ultime fondatasulla mediazione tra risparmiatori e debitori finali, pi che sulla trasformazionequalitativa della raccolta del risparmio presso la clientela in impieghi con assunzionedel rischio di controparte da parte delle case bancarie. Le dimensioni del debito delTesoro e degli enti locali si collocano ben al di sopra dellentit dellintermediazionecreditizia moderna (misurata dalla raccolta o dagli impieghi degli istituti di emissione,delle casse di risparmio, delle banche popolari e delle societ ordinarie di credito).Ci porta ad assegnare un deciso rilievo al collocamento del debito del Tesoro verso

    1 Questo saggio sviluppa quanto esposto in I finanziamenti agli enti locali nellItalia liberale,1864-1915: disavanzi di parte corrente, investimenti in opere pubbliche e gestione del debito

    pregresso. Punti aperti e primi risultati di unanalisi quantitativa , in Rivista di Storia Finanziaria,12 (2004), e in Collocamento del debito pubblico e assetto normativo del sistema creditizio in Italia,1861-1914,in Storia dItalia, Annali: La Banca, a cura di C. Bermond, A. Cova, S. La Francesca, A.Moioli, P. Pecorari, Torino, Einaudi, in preparazione. Ho beneficiato dei suggerimenti ricevuti indiverse occasioni da numerosi colleghi su parti di questo lavoro. Ringrazio Giuseppe Bognetti,Giuseppe Conti, Alberto Cova, Giuseppe Felloni, Giuseppe Mastromatteo, Angelo Moioli,Giandomenico Piluso, Fausto Piola Caselli, Rosanna Scatamacchia, Maria Carmela Schisani e GianniToniolo.

    2 G. Della Torre, M. Cocca, V. De Leonardis, M. C. Schisani,La crescita del sistema finanzarioitaliano dopo lUnificazione: financial deepening o errori statistici e metodologici?, testo delseminario tenuto presso lUfficio Ricerche Storiche, Villa Huffer, Banca dItalia, novembre 2006, 2 [http://www.bancaditalia.it/studiricerche/seminari/2006/27_11_06].

    3 Il computo della dimensione dellintermediazione creditizia include quella degli intermediarimoderni (R. De Mattia (a cura di), I bilanci degli istituti di emissione italiani dal 1845 al 1936,Roma,Banca dItalia, 1967; e F. Cotula et al. (a cura di),I bilanci delle aziende di credito, 1890-

    1936, Roma Bari, Laterza, 1996). Da tale computo esclusa invece lattivit, pur rilevante,delle case bancarie. Rinvio ad A. Polsi, Sportelli bancari e sistema creditizio in et giolittiana, inDare credito alle citt. Studi sulla banca in et liberale, a cura di L. Garbini, Bologna, CLUEB,1995, pp. 51-55; G. Piluso, Larte dei banchieri. Moneta e credito a Milano da NapoleoneallUnit, Milano, F. Angeli, 1999, pp. 57 segg.; G. Della Torre, Strutture finanziarie e crescitaeconomica in Italia, 1861-1981, in Banche e reti di banche nell'Italia postunitaria, a cura di G.Conti e S. La Francesca, Bologna, Il Mulino, 2000, app. 1, pp. 165-166; e L. Segreto, I banchieriprivati e lindustrializzazione italiana, in Imprese e Storia, 24 (2001), pp. 272 segg.

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    http://www.bancaditalia.it/studiricerche/seminari/2006/27_11_06http://www.bancaditalia.it/studiricerche/seminari/2006/27_11_06http://www.bancaditalia.it/studiricerche/seminari/2006/27_11_06
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    le grandi case estere e alle case bancarie nazionali nella probabile riallocazioneallinterno dei titoli collocati inizialmente allestero, poich al momento dellUnitmanca un intermediario italiano credibile, in grado di drenare le risorse finanziarieinterne4. Coerentemente con questo, per il debito locale emerge la centralit delcollocamento di titoli obbligazionari da parte delle case bancarie.

    Negli anni che seguono il sistema del debito pubblico (del Tesoro e degli entilocali) passa, anche per lazione normativa statuale, da una struttura centrata sullamediazione delle case bancarie ad unaltra pi moderna, imperniatasullintermediazione con assunzione in proprio dei titoli pubblici.

    Il lavoro cos organizzato. Nei 1.2 e 1.3 espongo la struttura del debito delTesoro e degli enti locali al momento dellUnificazione, caratterizzata rispettivamente

    dal prevalere del collocamento allestero del debito e della mediazione delle casebancarie. Di rilievo lo spazio che dedico alla struttura del debito degli enti localinegli anni che seguono lUnificazione, cui non dedicata unampia letteratura. Nelprosieguo del lavoro tratto degli interventi normativi che portano, per il debito delTesoro, al rimpatrio della rendita ( 2) e, per il debito locale, al passaggio dalleforme obbligazionarie sostenute dalle case bancarie ai circuiti della Cassa Depositi ePrestiti ( 3). Nel 4 sviluppo delle considerazioni a mo di conclusione.

    1.2. I prestiti del Tesoro della prima met degli anni 60 e la casa Rothschild - IlRegno dItalia eredita dagli Stati preunitari uno stock di debito pari al 20% del PILnegli anni che precedono lUnit (1858), che risulta ragguardevole rispetto allemodeste capacit di prelievo fiscale del Regno. La storia finanziaria del nuovo Regno

    inizia nel 1861 con listituzione del Gran Libro del debito pubblico, conlunificazione dei debiti pregressi e la conversione dei vecchi titoli nella renditaitaliana 5% e 3%. Le procedure di unificazione e di conversione continuano con idebiti del Monte veneto (1868) e con il debito pontificio (1871). La somma dei debitipregressi degli Stati preunitari e di quelli accesi dal Regno dItalia porta a uno stockdel debito negli anni dellUnit (1861-1863) intorno al 50% del PIL, alla consistentecrescita sino agli anni 1882-1900 (dove il debito si colloca tra il 100% e il 110% delPIL) e alla progressiva riduzione sino alla prima guerra mondiale (72% del PIL nel1913)5.

    4 M. de Cecco, Introduzione, in idem (a cura di), LItalia e il sistema finanziario internazionale,1861-1914, Roma Bari, Laterza, 1990, pp. 25, 29, 46.

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    Debito del Tesoro del Regno dItalia, 1861-1913: elaborazioni di G. Della Torre,Fatti stilizzatiper una storia quantitativa della Cassa depositi e prestiti , in Storia della Cassa Depositi e Prestiti, acura di M. de Cecco e G. Toniolo, Roma Bari, Laterza, 2000, su dati relativi al debito del Settorestatale di V. Zamagni, Il debito pubblico italiano 1861-1946: ricostruzione della serie storica, inRivista di storia economica, 3 (1998); debito pubblico degli Stati preunitari, 1845-1861: G. DellaTorre et al., La crescita del sistema finanzario italiano dopo lunificazione, cit.; PIL ai prezzicorrenti, 1840-1914: P. Malanima,An Age of Decline. Product and Income in Eighteenth-NineteenthCentury Italy, inRivista di storia economica, 1 (2006).

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    La storia del periodo vede, in analogia con quanto accadeva per le anticheprovince6, lintenso collocamento allestero del debito del Tesoro. Il riferimento inparticolare con la Casa Rothschild di Parigi, dove istituita una delegazione delTesoro italiano. In mancanza di indicazioni sul debito pubblico detenuto dai nonresidenti, ho utilizzato la quota sul totale delle cedole pagate sulle piazze estere, qualeindicatore di lungo periodo dei consols detenuti allestero. La possibilit di ricevere il pagamento in lireoro allestero comporta che tale indicatore non sia del tuttosoddisfacente. La serie, tuttavia, tranne per gli anni di crisi 1891-93, rappresentaunapprossimazione della quantit di rendita detenuta dallestero, che oscilla tra e del totale sino alla fine del secolo (fig. 1)7. La figura mostra una struttura del debitodel Tesoro proiettata verso lestero al momento del collocamento, con un significativo

    rientro della rendita tramite le case bancarie nazionali: [la] raccolta del risparmio chefinanzia i prestiti si fa in due tempi. Nel primo lo Stato emette propria rendita e lavende a fermo a grandi case finanziarie, prevalentemente francesi. Nel secondo, lestesse case si liberano della rendita acquistata, mettendola sul mercato e, in buonasostanza, vendendola a finanzieri italiani che la rivendono poi a risparmiatoriitaliani8. Dalla figura si evince, inoltre, linnalzamento della quota della renditapagata allestero tra il 1861 e il 1864, a seguito dellemissione della nuova renditaitaliana 5% sulla piazza di Parigi con la progressiva riduzione della quota man manoche le cartelle rientravano allinterno.

    Fig. 1 La composizione del debito del Tesoro: il debito estero, 1861-1914

    Fonti statistiche: V. Zamagni, Una rettifica, in Rivista di storia economica, 3 (1999), pp. 339-342.

    1.3. Il debito degli enti locali alla met degli anni 70: le obbligazioni e le case

    bancarie Poco indagata levoluzione del debito degli enti locali tra lUnit e il primo conflitto mondiale. Ci sorprendente perch si tratta di una componenteminoritaria del debito pubblico e di quello complessivo, ma certo non trascurabile9.Lo stato insoddisfacente dellanalisi il portato di dati statistici lacunosi, in

    6 A titolo di esempio, per il debito del Regno delle Due Sicilie rinvio a M. C. Schisani,Restaurare un regno e una credibilit a rischio: il ruolo di Karl Mayer Rothschild a Napoli negli

    anni delloccupazione austriaca (1821-26), in questo volume.7 V. Zamagni,Il debito pubblico italiano, cit., pp. 211-214.8 M. de Cecco, Introduzione, inLItalia e il sistema finanziario, cit., pp. 25, 29, 46.9

    G. Felloni, Temi e problemi nella storia finanziaria degli stati italiani, in Rivista di storiafinanziaria, 2 (1999), p. 101; e F. Balletta, La storiografia italiana dellultimo trentennio sulla finanza in et contemporanea: borsa, assicurazioni e finanza pubblica, in Rivista di storiafinanziaria, 9 (2002), pp. 130 segg. Una situazione analoga di disinteresse evidenziata da J. F.Wilson, The finance of municipal capital experience in England and Wales, 1870-1914 , in FinancialHistory Review, 4 (1997), pp. 31-50.

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    particolare tra il 1861 e il 1877 e a cavallo dei due secoli, quando i bilanci comunali eprovinciali non sono raccolti dal ministero di Agricoltura, Industria e Commercio(Maic)10.

    Il debito degli enti locali passa dal 6-8% del PIL degli anni 1877-1882 al 10-12%degli anni 1891-1900, per poi scendere al 9% del 1911. La figura 2 mostra nel 1877una struttura orientata verso le obbligazioni, 64% del debito totale, a fronte del 30%dei mutui bancari e del 6% dei mutui della Cdp11.

    Fig. 2 La composizione del debito degli enti locali: obbligazioni, mutui bancari, della CassaDepositi e Prestiti e della Sezione autonoma del credito comunale e provinciale, 1877-1911

    Fonti statistiche: G. Della Torre, I finanziamenti agli enti locali nellItalia liberale, 1864-1915:disavanzi di parte corrente, investimenti in opere pubbliche e gestione del debito pregresso. Punti

    aperti e primi risultati di unanalisi quantitativa, in Rivista di Storia Finanziaria, 12 (2004).

    Lampia dimensione del debito obbligazionario il risultato dellelevato livello dioperazioni di brokeraggio in titoli attuato dalle case bancarie. Il ruolo contenuto deimutui della Cdp negli anni 70 dovuto al fatto che, sino alla creazione delle Casse dirisparmio postali (1875), la raccolta e gli impieghi della Cdp erano di poco conto,essendo legati ai depositi in numerario per cauzione e per le altre finalit previstedalla legge.

    Per quanto attiene al debito obbligazionario, sarebbe utile individuare i c.d.operatori creditori di contropartita, cio i settori che detengono le obbligazioni: inparticolare, le famiglie, le ditte bancarie e gli intermediari creditizi propriamente

    detti12. I dati elaborati dal Maic non espongono questa informazione cruciale per ilsegmento obbligazionario, per cui non possibile separare lattivit di brokeraggiodelle case bancarie e delle banche di deposito da quella di assunzione di posizioni inproprio (individuata dai titoli obbligazionari detenuti tra le attivit patrimoniali degliintermediari).

    Ho, pertanto, fatto riferimento alle informazioni del Veritas finanziario (1888) edel volume di A. Tronci (1891)13, che riportano il dettaglio dei prestiti obbligazionari

    10 G. Melis e M. L. DAutilia, Lamministrazione della statistica ufficiale, in ISTAT, Statisticaufficiale e storia dItalia. Gli Annali di statistica dal 1871 al 1997, in Annali di statistica, a cura diP. Geretto, serie X, vol. 21, Roma, 2000, p. 41. Per un lavoro di ampio respiro sulla statistica italiana,ufficiale ed accademica, dellepoca rinvio al saggio di A. Baffigi, Cultura statistica e cultura

    politica: lItalia nei primi decenni unitari, Banca dItalia, Quaderni dellUfficio Ricerche Storiche,15 (2007).11G. Della Torre,I finanziamenti agli enti locali nellItalia liberale, 1864-1915: disavanzi di

    parte corrente, investimenti in opere pubbliche e gestione del debito pregresso. Punti aperti e primirisultati di unanalisi quantitativa, in Rivista di Storia Finanziaria, 12 (2004), pp. 7-33.

    12 Vedi pi avanti il 2.1 relativo al concetto di debito istituzionalizzato.13Il Veritas finanziario. Annuario delle banche, dei banchieri e del capitalista, vol. I, Firenze,

    Fratelli Bocca Editori, 1888, cap. VII, pp. 401 segg. Il volume di A. Tronci, Le operazioni e la

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    comunali in esistenza alla fine degli anni 80, articolati per forma di emissione(pubblica sottoscrizione, contratti privati, collocamento tramite ditte bancarie, societordinarie di credito, ecc.) e tra quotati e non (tavv. 1 e 2). Da questi dati ho trattoindicazioni sul ruolo delle ditte bancarie e degli intermediari creditizi nelcollocamento dei titoli. Lelaborazione ha consentito di osservare il ruolo esclusivoavuto dalle case bancarie nel collocamento (99 prestiti su 400) e parziale tra le formedi emissione per pubblica sottoscrizione (164)14. Poco rilevante stata invece lazionedegli intermediari bancari (35) e delle casse di risparmio (10), mentre del tuttodominanti sono state le vecchie forme di intermediazione bancaria (senza assunzionein proprio delle obbligazioni), peraltro in assenza di mercati secondari dei titoliobbligazionari (i titoli sicuramente quotati erano soltanto 63 su 400).

    La composizione del passivo e degli attivi finanziari di alcune primarie case bancarie milanesi sembra confermare questa interpretazione15. Daltra parte, larilevanza delle case bancarie non deve meravigliare se si tiene mente che i banchieriprivati hanno rivestito un ruolo molto importante nel processo di intermediazionecreditizia nellOttocento. Anzi dai dati sembra che nel corso della parte finale delsecolo, forse sino alla crisi del 1893, il ruolo e il peso della banca privata sia cresciuto[almeno] in termini assoluti [nel 1888 erano presenti 960 ditte bancarie a fronte delle571 del 1872]16.

    Tav. 1 Numero dei prestiti obbligazionari dei Comuni in esistenza a fine 1886

    Fonti statistiche:Il Veritas finanziario. Annuario delle banche, dei banchieri e del capitalista, vol. I,Firenze, Fratelli Bocca Editori, 1888, cap. VII, pp. 401-598.

    Tav. 2 Obbligazioni dei Comuni quotate in borsa intorno al 1890

    Fonti statistiche: A. Tronci, Le operazioni e la materia di borsa. Guida pratica ad uso delle banche,

    banchieri, capitalisti, agenti di cambio, cambia-valute, ecc., Torino, L. Roux e C. Editori, 1891,sezione II, pp. 343 segg.

    materia di borsa. Guida pratica ad uso delle banche, banchieri, capitalisti, agenti di cambio,

    cambia-valute, ecc., Torino, L. Roux e C. Editori, 1891, sezione II, pp. 343 segg., consente diverificare le informazioni del Veritas finanziario, limitatamente alle obbligazioni quotate.14 Le forme di collocamento per pubblica sottoscrizione (pubblicizzate in molti casi con avvisi

    sulla stampa, specialistica e non) vedevano lintervento delle case bancarie e degli intermediari (G.Cerboni, Enciclopedia di amministrazione, industria e commercio. Dizionario pratico ad uso deicommercianti, industriali, banchieri, ecc., Milano, Vallardi, voce pubblica sottoscrizione).

    15 G. Piluso,Larte dei banchieri, cit., tabb. 3-6, pp. 133-135.16 A. Polsi, Sportelli bancari e sistema creditizio, cit., pp. 51-55.

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    2. Il debito del Tesoro dallUnificazione alla grande guerra: dal debito estero aldebito istituzionalizzato.

    2.1. Una nota sul concetto di debito istituzionalizzato Il processo di rientrodallestero del debito del Tesoro sul finire dell800 (fig. 1) la conseguenza di misurevolte a stabilizzare la finanza pubblica, a gestire i rapporti con lestero e il tasso dicambio. In particolare, le cedole pagate allestero mostrano una pronunciata riduzionedal 189317.

    Dalla figura derivo succintamente alcuni episodi della storia del debito sino al Iconflitto mondiale18: 1. gli anni 1861-1863, con livelli elevati della quota dipagamenti allestero a seguito delle prime tranches di debito collocate allestero; 2. il

    ridimensionamento fisiologico della quota, con il riafflusso di parte delle cartelleallinterno e il minimo storico del 187419; 3. la fuoriuscita di cedole, lintroduzionedellaffidavit20 e il debito acceso negli anni 1881-1882 per leliminazione del corsoforzoso; 4. la crisi 1891-1893 con la reintroduzione dellaffidavit; 5. la preparazionedella grande conversione della rendita del 1906.

    La riduzione della quota dei pagamenti allestero sul finire del XIX secolo lesito del rientro dallestero del debito pregresso per le ragioni sopra ricordate, maanche della costruzione di un sistema creditizio capace di collocare allinterno lesuccessive tranches di debito emesso. In questo paragrafo individuo i meccanismifinanziari in senso lato (creazione di specifiche istituzioni creditizie, previsione dinorme giuridiche e regolamentari21, organizzazione tecnica della raccolta delrisparmio postale, relazioni tra ministro delle Finanze e amministrazione di alcuni

    intermediari creditizi), costruiti nella seconda parte dell800 per favorire la stabiledetenzione dei titoli pubblici allinterno delleconomia, contenendo con ci il debitoestero e il ricorso alla circolazione.

    La trattazione di questi meccanismi finanziari d rilievo alla detenzione pi che almomento del collocamento degli strumenti finanziari. Richiede, pertanto, lindividua-zione dei settori creditori di contropartita dei titoli e del debito fluttuante (from

    17 V. Zamagni, Una rettifica, cit., tab. L, p. 340.18 A. J. De Johannis, La finanza, in Mezzo secolo di vita italiana, 1861-1911, Milano, Vallardi,

    1911, pp. 31-39; e M. de Cecco,Introduzione, inLItalia e il sistema finanziario internazionale, cit.,pp. 22-42.

    19 P. Masi, Linfluenza del debito pubblico sulla costituzione dei sistemi finanziari: il caso

    italiano, 1860-93, in Rivista di storia economica, 1 (1989), p. 65.20 Dato che le cedole della rendita erano pagate in valuta legale allinterno del Regno e in valutametallica allestero, si verificarono numerose fuoriuscite di cedole, tanto che in due periodi (1874-1881 e 1893-1903) fu introdotto laffidavit, un giuramento che attestava la propriet estera dellecedole. Cfr. P. Masi,Linfluenza del debito, cit, p. 62.

    21 G. Carriero, P. Ciocca, M. Marcucci, Diritto e risultanze delleconomia nellItalia unita, inStoria economica dItalia. 3. Industrie, mercati, istituzioni. 2. I vincoli e le opportunit, a cura di P.Ciocca e G. Toniolo, Roma Bari, Laterza, 2003, pp. 477 segg.

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    whom to whom, nella terminologia dei sistemi dei conti finanziari) 22. Per fare questoho ripreso il concetto di debito istituzionalizzato, introdotto da AntonioConfalonieri, per illustrare lesperienza del circuito dei capitali negli anni 1935-194323. Tale partizione individua la porzione del debito detenuta dalle unit creditiziee previdenziali, che costituiscono per la loro natura pubblica o per esserecondizionate dai provvedimenti e dalla moral suasion delle autorit di politicaeconomica un gruppo stabile di sottoscrittori. Tra questi intermediari rammento, tralUnificazione e la grande guerra, gli istituti di emissione (Banca Nazionale nelRegno, poi Banca dItalia, Banco di Napoli e Banco di Sicilia), le Casse di RisparmioPostali e la Cassa Depositi e Prestiti (Cdp) con lannessa Sezione del CreditoComunale e Provinciale (Saccp), la Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde

    (Cariplo) e gli istituti di previdenza amministrati dalla Cdp.

    2.2. Il finanziamento al Tesoro degli istituti di emissione, i biglietti di Stato, e i

    titoli di Stato a garanzia delle anticipazioni alle banche Il finanziamento monetario pari al ricorso del Tesoro agli istituti di emissione pi la creazione diretta diliquidit (biglietti e monete di Stato)24. I finanziamenti degli istituti di emissione alTesoro mostrano un rapido innalzamento con labbandono del regime di convertibilitdella lira (1866) (fig. 3). Successivamente, il finanziamento della Banca Nazionale nelRegno si riduce drasticamente, tra il 1873 e il 1874. Decisamente pi importante ilruolo della somministrazione di biglietti al Tesoro, pi controllabile ed economica:la circolazione del Tesoro passa dai 169 milioni del giugno 1866 ai 790 milioni delmarzo 1874. Certo che, dopo la fine del corso forzoso, il ruolo dei finanziamenti

    degli istituti di emissione e dei biglietti di Stato si colloca su valori decisamentecontenuti sino al 191425.

    22 R. Bonci e M. Coletta,I conti finanziari dellItalia dal 1950 a oggi, in I conti finanziari: lastoria, i metodi, lItalia, i confronti internazionali, Roma, Banca dItalia, 2006, p. 117.

    23A. Confalonieri, Aspetti della politica del debito pubblico, in Moneta e Credito, 19-20

    (1952), tabb. 11-12, pp. 275-277; e idem, La politica del debito pubblico in Italia e in alcuni paesieuropei, inLa politica del debito pubblico in Italia, 1919-1943, a cura di A. Confalonieri ed E. Gatti,Roma Bari, Laterza, vol. I, 1986, pp. 32 segg. Riferimenti a tale categoria di debito sono presenti inP. Masi, Linfluenza del debito, cit., pp. 77-79; M. de Cecco e G. Toniolo, La Cassa Depositi ePrestiti nelleconomia italiana, 1850-2000, in Storia della Cassa Depositi e Prestiti, cit., pp. XXIIIsegg.; G. Della Torre, La finanza di guerra e il circuito dei capitali in Italia, 1935-1943: unavalutazione quantitativa, in Rivista di storia economica, XVII, 2 (2001), pp. 183 segg.; e G.Mastromatteo, inserire titolo del saggio riportato in questo volume.

    24

    Ufficio Ricerche Storiche, Tratti essenziali della normativa sulle principali operazioni degliistituti di emissione in Italia, 1859-1918, inRicerche per la storia della Banca dItalia, Roma Bari,Laterza, 1990, vol. I, pp. 371 segg.; G. Sangiorgio e G. Vittimberga, Introduzione, in La normativasulla Banca dItalia dalle origini a oggi, Roma Bari, Laterza, 1992, pp. 44 segg. Fonti statistiche inG. Della Torre, Appendice. Dati quantitativi, fonti statistiche e note metodologiche, in Storia dellaCassa Depositi e Prestiti, cit., tav. B.4.

    25 P. Masi,Linfluenza del debito, cit., pp. 64 segg.; E. Tuccimei, Lordinamento e le operazionidella Banca Nazionale nel Regno dItalia, in Ricerche per la storia della Banca dItalia, vol. I, cit.,

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    Accanto ai finanziamenti in senso stretto, una norma del 1893 prevede lapossibilit per i tre istituti di emissione (Banca Nazionale nel Regno, Banco di Napolie Banco di Sicilia) di effettuare anticipazioni ordinarie in conto corrente a favore dellebanche, a fronte di una serie di garanzie, tra cui il deposito a cauzione di titoli emessio garanti dallo Stato. Pur anticipando che linformazione qui fornita ha solo valoreindicativo26, i depositi cauzionali sulle anticipazioni concesse dagli Istituti diemissione salgono dallo 0,4% (del debito totale del Tesoro) degli anni 1894-1898 al2,0% degli anni 1909-1914.

    2.3. La Cassa Depositi e Prestiti e le casse di risparmio postali La leggeistitutiva della Cdp italiana (1863) attribuisce allistituto lobiettivo di finanziare gli

    enti locali, con la possibilit di impiegare i fondi eccedenti il bisogno in rendita, in buoni del Tesoro e in c/c col Tesoro27. La Cassa riceve depositi giudiziari,amministrativi e cauzionali (in contanti e in cartelle del debito pubblico) e depositivolontari in numerario. Il deposito di titoli preferito rispetto a quello in numerario perch questultimo risulta infruttifero o non produce che un tenue interesse28.Tuttavia, il deposito in titoli non consente unattivit di intermediazione in sensoproprio della Cassa, mentre i depositi in contanti sono utilizzati in prestiti agli entilocali e al Tesoro.

    Le potenzialit di finanziamento della Cdp sono esaltate dallistituzione delleCasse di Risparmio Postali (Crp) e del deposito postale (1875). Lincorporazionedelle Crp negli uffici postali e la diffusione capillare di questi ultimi anche nelle zonerurali e montane (che riducono i costi di transazione), la garanzia dello Stato (che

    azzera il rischio dinsolvenza del debitore) e la possibilit della conversione a vistadel deposito postale in banconote presso qualsiasi sportello (che ne esalta la liquidit)determinano la forte espansione della raccolta delle Crp e, quindi, degli impieghi dellaCdp29.

    pp. 264-265; D. Fausto, Lineamenti dellevoluzione del debito pubblico in Italia (1861-1916), inRivista di storia finanziaria,15 (2005), p. 82.

    26 M. Caron e L.Di Cosmo, I bilanci degli istituti di emissione in Italia, 1894-1990, Roma Bari, Laterza, 1993, pp. 27-28, 87-88, 172.

    27 S. Medolaghi, Cenni sulla Cassa dei Depositi e dei Prestiti, Roma, Tipografia Manuzio, 1911,pp. 9-11; M. de Cecco e G. Toniolo,La Cassa Depositi e Prestiti, cit., e L. Conte, Amministrare ilrisparmio: la Cassa Depositi e Prestiti da azienda a impresa-organo del Ministero del Tesoro, 1850-

    1913, in Storia della Cassa Depositi e Prestiti, cit., pp. XV segg., 94-101.28

    E. Bruni, Il debito pubblico italiano. Consistenza, operazioni, formule, legislazione, Milano,Hoepli, 1915, p. 81.29 Ministero delle Poste e dei Telegrafi, Casse postali di risparmio: Istituzione, legge,

    modificazioni, prospetti statistici, Roma, Unione cooperativa editrice, 1900, pp. 4, 11; M. Pavan, Lecasse di risparmio postali in Italia dalle origini alla prima guerra mondiale, in Storia economica,1 (1999), pp. 86-95; e C. Badon,Lorganizzazione degli uffici, inLe Poste in Italia. Vol. II: Nelletdel decollo industriale, 1889-1918, a cura di A. Giuntini e G. Paoloni, Roma Bari, Laterza, 2006,pp. 101 segg.

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    Da ricordare, inoltre, una serie di norme tecniche dirette a incentivare la raccoltadel risparmio minuto e negli ambienti rurali e montani, a contenere i costi ditransazione della raccolta postale (e del collocamento dei titoli di Stato) e a risolvereil problema del taglio minimo del libretto postale e della cartella della rendita 30: 1.possibilit di raccolta presso gli uffici postali, ma anche presso le scuole elementari,gli opifici civili e gli enti militari; 2. attribuzione alle collettorie postali di I classedella qualit di intermediarie tra il pubblico e gli uffici di posta; 3. istituzione deldeposito in francobolli, da convertire in deposito postale al raggiungimento del costodel libretto; 4. istituzione del servizio dei depositi postali per gli emigranti; 5.possibilit delle Crp, per conto dei depositanti, dellacquisto dei titoli di rendita edella loro amministrazione (riscossione e versamento delle cedole sui libretti postali,

    custodia delle cartelle): questo canale distributivo era considerato con grande favore,poich si riteneva che la rendita finita in provincia, acquistata nei centri minori e daimeno agiati, avesse stabile collocamento, finendo di pesare sulle Borse31.

    Alle norme che portano allespansione dei mezzi raccolti dalle Crp e riversatidalle Poste sul conto corrente con la Cdp, si aggiungono i vincoli amministrativi cheindirizzano gli impieghi di questultima verso il Tesoro. Una legge del 1893 imponealla Cassa di anticipare al Tesoro i fondi per il pagamento del debito vitalizio sinoallestinzione delle pensioni concesse anteriormente. Il fenomeno continua con altrefinalit sino al secondo dopoguerra. Decisamente pi incisiva la legge del 1895 cheistituisce lobbligo di investimento minimo in titoli di Stato, commisurato ad almenoil 50% della raccolta postale. Di rilievo, dal 1904, anche lobbligo di investimento intitoli di Stato delle eccedenze degli Istituti di previdenza amministrati dalla Cdp32.

    Complessivamente, il totale dei finanziamenti della Cassa al Tesoro crescedall1% circa (rispetto al debito totale del Tesoro) del 1863 al 22% del 1913 (fig. 3).Tra il 1863 e il 1895 detto stock costituito prevalentemente dai titoli di Stato dipropriet di terzi a cauzione. Successivamente si amplia lattivit di intermediazionedi modo che la quota del 1913 consta di titoli di Stato in propriet (per il 12% rispettoal totale del debito), di titoli di Stato di terzi a cauzione (per l8%) e di debitofluttuante (per il 2%).

    30 Direzione generale delle Poste, Istruzione per le Casse di risparmio nelle scuole, Roma,

    Stamperia Reale, 1879; Ministero delle Poste e dei Telegrafi, Casse postali di risparmio, cit., pp. 5-8,19; M. Pavan, Le casse di risparmio postali, cit., pp. 108-109; e C. Badon, Lorganiz-zazione degliuffici, cit., pp. 101-108.

    31 M. Pavan,Le casse di risparmio postali, cit., p. 97.32 G. Della Torre, M. Maio e M. C. Schisani, Prima dellINPS: gli istituti di previdenza

    amministrati dalla Cassa Depositi e Prestiti, 1878-1934, in Assistenza, previdenza e mutualit nelMezzogiorno moderno e contemporaneo, a cura di E. De Simone e V. Ferrandino, vol. I, Milano, F.Angeli, 2006, pp. 244-245.

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    2.4. La Cassa di Risparmio delle Province Lombarde e le casse di risparmioordinarie Alla fine del 1913 pi di dellapporto fornito dalle aziende di credito alTesoro di pertinenza delle Casse di risparmio ordinarie (Cro)33. I titoli di Statodetenuti dalle Casse rispetto al debito totale del Tesoro mostrano un tendenzialeincremento tra lUnificazione (1% del debito del Tesoro) e gli anni della conversionedella rendita (intorno al 7%) (fig. 3). Negli anni preunitari le Cro non presentano unorientamento verso gli impieghi in titoli di Stato34. Questi si collocano intorno al 10%delle attivit intermediate. La quota dei titoli di Stato sul totale delle attivit delle Cro invece crescente dopo lUnificazione, passando dal 10% del 1870 al 56% del 1898,cui segue un assestamento su valori intorno al 35% sino al primo conflitto mondiale35.

    Questo orientamento verso i titoli di Stato spiegato secondo ladagio che le

    Casse sono istituti di credito i quali si propongono soprattutto di attirare i depositi deipiccoli risparmiatori mediante una particolare sicurezza degli investimenti, opinioneche trova riscontro negli scopi fissati dai singoli statuti36. Quanto alle forme diimpiego, la legge [di riordino del 1888] riconosce il potere autodeterminante dellecasse tramite gli statuti, ma prescrive che gli statuti indichino la proporzione massima,rispetto al totale delle attivit amministrate, dei mutui e c/c con ipoteca e degliimpieghi o dei mutui a corpi morali, e pone un esplicito divieto riguardante lacquistodi immobili. Il messaggio sugli impieghi a lunga durata rivolto alle Casse resoesplicito nel regolamento del 1897, contenente un principio generale che fissa icontorni dellautoderminazione statutaria: si deve curare che gli impieghi presentinoi requisiti della sicurezza e della facile riscossione e realizzazione. Il regolamentointroduce inoltre una disposizione di tipo limitativo sulle anticipazioni e sui riporti,

    che possono essere effettuati solo su titoli di Stato, garantiti dallo Stato, azionidellistituto di emissione, ecc.37. In sintesi le norme inducono cautela per le formedimpiego a lungo termine, per quelle meno sicure e/o di difficile realizzazione,

    33 F. Cotula e P. Garofalo, Le aziende di credito nel sistema finanziario italiano. Aggregatimonetari e creditizi. Concentrazione e conti economici delle banche, inI bilanci, a cura di F. Cotulaet al., cit., tav. 7, p. 85.

    34Maic,Le casse ordinarie di risparmio in Italia dal 1822 al 1904. Notizie storiche presentateallEsposizione di Milano del 1906, Roma, Tipografia Bertero, 1906, p. 18.

    35I bilanci, a cura di R. De Mattia, cit., vol. II, pp. 869 segg.; e I bilanci, a cura di F. Cotula etal., cit., pp. 759 segg.

    36

    V. German, Elementi della normativa sulle categorie giuridiche di aziende di credito dal1890 al 1936, in I bilanci, a cura di F. Cotula et al., cit., p. 268. Su questa posizione G. Conti, Lecaratteristiche strutturali delle Casse di Risparmio in Italia dalla loro origine agli inizi del

    Novecento, in La documentazione per lo studio delle Casse di Risparmio e il riordino dellArchiviodella Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto, Trento - Rovereto, 29-30 novembre 1996.

    37 V. German,Elementi della normativa, cit., pp. 255, 270-272. Per un rapido cenno alle normeche precedevano cfr. A. Antoniotti, Le casse di risparmio in Italia: origine, leggi che le governano,amministrazione e contabilit, Torino : Tipografia L. Roux e C., 1892, pp. 31-37.

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    producendo un orientamento delle Casse verso i titoli di Stato, utilizzati, in particolarei buoni del Tesoro, come fondo di riserva38.

    Accanto alla cautela strutturale della politica degli impieghi delle Casse elincidenza su di essa della normativa 1888 e 1897, va menzionato che le Cro nonsono leggibili come operatore omogeneo, a ragione della presenza del pi grandeistituto di credito (la Cariplo), accanto a un certo numero di Casse di dimensioniragguardevoli (Torino, Firenze, Roma, ecc.) e di centinaia di Casse decisamentepiccole39.

    allora interessante vedere se e in quale misura le dinamiche relative alcomplesso delle Cro risentano delle politiche seguite dalla Cariplo e quanto dallealtre Casse. Ho, pertanto, distribuito il rapporto tra titoli di Stato e totale delle

    attivit delle Cro tra i titoli detenuti dalla Cariplo e dalle altre Cro

    40

    . Da questaelaborazione scaturito il ruolo decisivo della Cassa milanese sino agli anni 90,mentre dalla fine del secolo (con le norme di riordino del 1888 e il regolamento del1897) cresce il peso degli impieghi in titoli di Stato delle altre Cro.

    Nella spiegazione dellevoluzione del finanziamento al Tesoro da parte di questosegmento del sistema bancario diventa allora cruciale richiamare il rapportoistituzionalizzato tra Cariplo e Tesoro dello Stato41. Nel 1866 si ha un decisointervento del ministro delle Finanze che sollecita la Banca Nazionale nel RegnodItalia e la Cariplo a finanziare le province per supplire le quote non soddisfatte dai privati. Nel 1870 si ha il prestito diretto concesso al Tesoro, con una quotasottoscritta dalla Cassa di ammontare in linea con quelle della Banca Nazionale e delBanco di Napoli. Il prestigio derivante dallabitudine e dalla facilit di contatti a

    livello governativo porta alla convocazione dei responsabili della Cariplo presso ilministero con i quattro istituti di emissione. Riferendosi agli anni 1870-1880, vi dadire che la dirigenza della Cassa cura personali contatti con il Governo e partecipa ariservate trattative nelle supremi sedi sullo stesso piano delle banche di emissione e,non raramente, in concorrenza con queste ultime. Nel 1880-1881, con il prestito per

    38 A. Antoniotti,Le casse di risparmio, cit., p. 64.39 A fine agosto 1883 le Casse di Milano, Firenze e Roma contavano un attivo di 346, 56 e 57

    milioni su un totale di 562 milioni. Cfr. I. Sachs, LItalie, ses finances et son dveloppementconomique depuis lunification du royaume 1859-1884, Paris, Guillaumin, 1885, p. 904. A questoproposito rinvio alla ricostruzione del credito dei depositanti delle singole Casse tra il 1822 e il 1890,anno di avvio della serie di F. Cotula et al. (a cura di), I bilanci, cit., CD allegato. Cfr. M. Cocca eG. Della Torre, La raccolta delle casse di risparmio ordinarie, Italia: 1822-1914, dattiloscritto,

    2004.40 Si tratta di unelaborazione a scopi indicativi. Nella costruzione dei titoli del Tesoro detenutidalla CARIPLO abbiamo utilizzato i buoni del Tesoro e i fondi pubblici, che sovrastimano la renditadetenuta. Cfr. R. Bachi, Storia della Cassa di risparmio delle provincie lombarde, 1823-1922 , s.l.,1923?, pp. 29-53.

    41A. M. Galli, LOttocento, in Finanza e sviluppo economico sociale. La Cassa di risparmio

    delle Provincie Lombarde dalla fondazione al 1940, a cura di A. Cova e A. M. Galli, Milano e Roma Bari, Cariplo Laterza, 1991, vol. I.

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    eliminazione del corso forzoso, nel riparto della quota assegnata la Cariplo si collocasui valori degli istituti di emissione. Nel periodo 1888-1895 il sostegno della Cassaalle finanze statali, in aggiunta alle sempre massicce sottoscrizioni di buoni delTesoro (10-15% dellattivo) e di rendita (37-46%) si concretizz[a] anche in alcuneimportanti e specifiche operazioni42.

    Lo sviluppo del peso delle Cro nella detenzione dei titoli del debito pubblicocostituisce lesito dei rapporti istituzionali tra Cariplo e Tesoro (in particolare nellaparte iniziale del periodo), mentre dopo il 1888 1897 non pu essere escluso ancheun effetto positivo legato alla legislazione sulle Casse.

    2.5. Levoluzione del debito istituzionalizzato del Tesoro - Nella figura 3 riporto

    i pesi del debito collocato allestero e quelli del debito istituzionalizzato, con lecomponenti istituti di emissione, Cassa Depositi e Prestiti e Casse di risparmioordinarie. Da queste indicazioni risulta confermato il ruolo del debitoistituzionalizzato dopo gli anni 80-90 del XIX secolo. Particolarmente incisivosembra essere stato il ruolo della Cdp e degli istituti di previdenza dopo il 1895 e il1904 (obbligo di investimento in titoli di Stato a carico della Cdp e poi degli Istituti diprevidenza). Risulta evidente la sostituzione tra il debito monetizzato verso gli istitutidi emissione e il debito collocato allestero nella prima fase con il debito verso la Cdpe le Casse di risparmio nella fase successiva.

    Fig. 3. Il debito istituzionalizzato del Tesoro, 1861-1913.

    3. Il debito degli enti locali dallUnificazione alla grande guerra: dalle casebancarie alla Cassa depositi e prestiti

    3.1. La composizione del debito degli enti locali negli anni 70 Agli inizi del periodo di disponibilit delle informazioni del debito locale, le obbligazionirappresentano una quota del 64% del debito totale; i mutui della Cdp contano peril 6%; e le altre forme (chirografari, ipotecari, ecc.) per il 30%. Tra il 1877 e il1911 si verificano la crescita impetuosa delle dimensioni della Cdp e la riduzione

    delle dimensioni delle obbligazioni (in particolare, dopo il 1896). Cos, a fine1911, la situazione nettamente diversa: mutui della Cdp, 75%; mutui inobbligazioni, 16%; altri mutui, 9% (fig. 2).

    42 A. M. Galli,LOttocento, cit., pp. 163-165, 187-188, 276-277, 318.

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    I valori del Maic hanno dati mancanti nella fase tra lUnificazione nazionale e il1877 e nei due sotto periodi, 1897-1898 e 1901-1910, in cui si realizza un puntodi svolta nellimportanza relativa del circuito obbligazionario rispetto a quellodella Cdp Gestione principale e della Cdp-Sezione autonoma del creditocomunale e provinciale (Saccp).Ho tratto indicazioni sulla dinamica del debito per gli anni mancanti, sfruttando leinformazioni sui finanziamenti delle banche, degli istituti di emissione, della Cdpe della Saccp43. Nel che segue tratto dei finanziamenti di queste due istituzioniche tanta importanza hanno avuto in quello scorcio temporale.

    3.2. I finanziamenti agli enti locali della Cassa Depositi e Prestiti e della Sezione

    autonoma del credito comunale e provinciale Le rassegne sul ruolo creditiziodella Cdp centrano lattenzione sulla Gestione principale di questa, ma anche leGestioni annesse e gli Istituti di previdenza amministrati dalla Cdp sono partiimportanti nel finanziamento agli enti locali44.Le Gestioni annesse sono previste da specifiche norme con finalit particolari. Di

    particolare interesse, per lambito qui analizzato, la costituzione nel 1897 dellaSezione autonoma per il credito comunale e provinciale (Saccp), prevista conlobiettivo di convertire consolidare i debiti pregressi dei Comuni delle isolemaggiori, con lemissione di prestiti in cartelle e, quindi, con una raccolta diversa daquella del circuito postale.

    Pi in dettaglio, i mutui della Cdp crescono dai valori estremamente contenuti del1875 (anno di creazione delle Casse postali) sino al 1896. Gi nel 1882 i mutui

    della Cdp superano gli altri mutui (chirografari, ipotecari, ecc.), per la gran parteattribuibili alle banche. Da notare che la contrazione della Cdp dopo il 1894, inparticolare nel biennio 1899-1900, lesito di due fattori: a) lintroduzione nel1895 dellobbligo, per la Cassa, di investimento minimo in titoli di Stato, in unasituazione iniziale in cui lo stock di titoli in propriet della Cassa si pone al disotto del livello soglia, frena la concessione di mutui agli enti locali 45; b) liniziodellattivit della Saccp nel 1897 porta, tra laltro, alla conversione di vecchimutui della Cdp-Gestione principale con nuovi mutui della Saccp46.Giova ricordare che le dinamiche che seguono la costituzione della Saccp sono il portato delle norme del 1896 sulla dimissione di debiti onerosi. La legge 11giugno 1896 si estendeva a tutta Italia, ma si limitava alla trasformazione dei

    prestiti concessi dalla Cassa depositi. La legge del 21 dicembre sta nella cerchiainsulare del Regno, ma abbraccia ogni e qualunque debito, la cui conversione43 G. Della Torre,I finanziamenti agli enti locali , cit.44 G. Della Torre, Impieghi e provvista della Cassa Depositi e Prestiti, 1850-1990 , in Storia

    della Cassa depositi e prestiti, cit., pp. 37-40.45 G. Della Torre,Fatti stilizzati per una storia quantitativa, cit., 2.2 e Fig. B.7.46 S. Medolaghi, Cenni sulla Cassa dei Depositi, cit., pp. 142-144, 249-270, 291-294.

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    portasse alleggerimento di annualit e di carico di bilancio. Accennata questadifferenza fra le due leggi, vi laltra considerevolissima che con la prima laconcessione del [nuovo] debito non implica somministrazione di capitali, mentreper la seconda occorrono e non pochi47.La prima norma non ha effetti, ovviamente, sul profilo evolutivo dei mutui dellaCdp-Gestione principale. Diversamente, la seconda norma, prevedendo lapossibilit per i Comuni e le Province delle isole maggiori di convertire il debitooneroso in qualsiasi forma costituito (obbligazionaria, chirografaria, ecc.) e nonsolo verso la Cdp, comporta per la Gestione principale e per il debitoobbligazionario la riduzione dei mutui convertiti dalla Saccp. Il confronto tra ladinamica dei mutui della Saccp e delle obbligazioni in circolazione (sia pure, con

    dati mancanti) rende plausibile la sostituzione tra i nuovi mutui della Saccp e ivecchi prestiti in obbligazioni, soprattutto negli anni 1897-1898.

    3.3. I finanziamenti per la dimissione dei debiti onerosi e per degli investimenti in

    opere pubbliche In questo paragrafo sviluppo lanalisi dei finanziamenti alleopere pubbliche e della dimissione di debiti onerosi da parte della Cdp e dellaSaccp e degli altri mutuanti. Per quanto attiene al ruolo dei finanziamenti per leopere pubbliche e per la dimissione dei debiti da parte della Cdp-Saccp 48, sino al1896, la fetta pi consistente quella destinata ai finanziamenti delle opere pubbliche (intorno al 60-70% del totale), per scendere drasticamente con iconsolidamenti e le conversioni del periodo 1897-190949.Informazioni analoghe non sono disponibili singolarmente per il circuito bancario

    e per quello obbligazionario. E invece presente uninformazione congiunta deidue circuiti, sfruttando una tabella costruita dal Maic, contenente la suddivisionedei mutui dei Comuni in esistenza a fine 1911, secondo lo scopo per il qualefurono contratti 1. la trasformazione di vecchi debiti con la Cdp e la Saccp innuovi debiti senza erogazione monetaria; 2. la dimissione di debiti conerogazione monetaria; 3. i finanziamenti per gli investimenti in opere pubbliche;4. i finanziamenti per coprire le deficienze di bilancio. Ciascuna voce articolata tra Cdp Saccp e altri mutuanti (circuiti obbligazionari e bancari)50.Ne risulta: a) la trasformazione di mutui gi contratti con la CDP conta molto: 447su 1911 milioni; b) la dimissione di debiti conta ancor di pi (754 su 1911 milioni)e comporta un ruolo degli altri mutuanti (45% ca.) in linea con quello della Cdp

    47 Cdp, Relazione e rendiconti consuntivi per la Cdp e per le gestioni annesse. Anno 1897,Roma, Tipografia Cecchini, 1898, vol. I, p. 330.

    48 G. Della Torre, Fatti stilizzati per una storia quantitativa, cit., p. 21.49 L. Conte, Amministrare il risparmio, cit., pp. 133-142; e G. Della Torre, Fatti stilizzati per

    una storia quantitativa, cit., pp. 18-21, e fig. C.3.50 Maic, Statistica dei debiti comunali per mutui al 31 dicembre 1911, Roma, Tipografia G.

    Bertero & C., 1914, pp. XIII segg.

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    (55%); c) il finanziamento alle opere pubbliche conta meno delle dimissioni didebiti (654 milioni) ed sostenuto dagli altri mutuanti per unentit leggermentesuperiore a quella della Cdp; d) la deficienza di bilancio non una vocerilevante.

    3.4. Una sintesi Pur in presenza di vuoti informativi nellapparato quantitativo,su alcuni aspetti ritengo di poter avanzare alcune considerazioni. La costruzionedellevoluzione delle principali componenti del debito locale tra il 1901 e il 1915consente di inferire elementi per sostenere lipotesi di unimportante modificazionestrutturale in quella fase storica. Strutturalmente la conversione dei debiti pregressi un fenomeno rilevante in tutto il periodo analizzato, ma in particolare dopo il 1896.

    Tra il 1896 e il 1911-1915 sostenibile lidea che il fenomeno di dimissione dei debitiabbia riguardato intensamente i debiti in obbligazioni a vantaggio dei mutui verso laCdp-Saccp, con una profonda sostituzione tra il debito obbligazionario, gestito inparticolare dalle case bancarie, e i mutui verso loperatore istituzionalizzato dellaCdp-Saccp.

    4. Conclusioni

    Ho trattato in forma separata levoluzione del debito del Tesoro e degli enti locali per le nette differenze nei due operatori, nelle loro caratteristiche e nelle loro possibilit di incidenza sui sistemi di finanziamento. Tuttavia ritengo di aververificato una linea di fondo comune nella composizione delle due tipologie di debito.Tanto il debito del Tesoro che quello locale mostrano il passaggio da un strutturainiziale fondata sulla vielle banque, con larga parte di attivit gestita attraversoforme di mediazione tra risparmiatori di cospicue dimensioni ed enti pubblici, ebanque nouvelle, con una significativa acquisizione di debito pubblico in proprio daparte delle banche di deposito. Tuttavia, tanto per il Tesoro che per gli enti locali, losviluppo dei finanziamenti da parte della banca moderna riguarda prevalentemente ilsistema delle Casse di Risparmio Ordinarie. Da notare ancora che per il caso italianonon si ebbe soltanto il travaso dalle case bancarie alle moderne banche di deposito,ma anche e per dimensioni significative lo sviluppo impetuoso del circuitoistituzionalizzato fondato sulla raccolta, minuta e decentrata, delle Casse postali esugli impieghi accentrati della Cassa Depositi e Prestiti.

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