De Sanctis - Storia Della Letteratura Italiana

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Storia della letteratura italiana di Francesco De Sanctis Letteratura italiana Einaudi

Edizione di riferimento: Salani, Firenze 1965 Letteratura italiana Einaudi

Sommario I I Siciliani 1 II I Toscani 19 III La lirica di Dante 58 IV La prosa 73 V I misteri e le visioni 86 VI Il Trecento 110 VII La Commedia 150 VIII Il Canzoniere 260 IX Il Decamerone 285 X L'ultimo trecentista 354 XI "Le Stanze" 362 XII Il Cinquecento 413 XIII LOrlando Furioso 454 XIV Machiavelli 512 XV Pietro Aretino 574 XVI Torquato Tasso 595 XVII Marino 639 XVIII La nuova scienza 680 XIX La nuova letteratura 794 Letteratura italiana Einaudi

I I SICILIANI Il pi antico documento della nostra letteratura comunemente creduto la cantilena o canzone di Ciullo (di-minutivo di Vincenzo) di Alcamo, e una canzone di Folcac chiero da Siena. Quale delle due canzoni sia anteriore, cosa puerile disputare, essendo esse non principio, ma parte di tutta unepoca letteraria, cominciata assai prima, e giunta al suo splendore sotto Federico secondo da cui prese il no-me. Federico secondo, imperatore dAlemagna e re di Sicilia, chiamato da Dante cherico grande, cio uomo dottissimo, fu, come leggesi nel novelissimo signore, nella cui c orte a Palermo venia la gente che avea bontade, sonatori, trovatori e belli favel latori. E perci i rimatori di quel tempo, ancorch parecchi sieno daltra parte dItalia , furono detti siciliani. Che cosa la cantilena di Ciullo? una tenzone, o dialogo tra Amante e Madonna, Amante che chiede, e Madonna che ne ga e nega, e in ultimo concede, tema frequentissimo nelle canzoni popolari di tu tti tempi e luoghi, e che trovo anche oggi a Firenze nella Canzone tra il Frustin o e la Crestaia. Ciascuna domanda e risposta in una strofa di otto versi, sei settenari, di cui t re sdruccioli e tre rimati, chiusi da due endecasillabi rimati. La lingua ancor rozza e incerta nelle forme grammaticali e nelle desinenze, mescolata di voci si ciliane, napolitane provenzali, francesi, latine. Diamo ad esempio due strofe: AMANTE Molte sono le femine channo dura la testa, Letteratura italiana Einaudi 1

Francesco De Sanctis - Storia della letteratura italiana e luomo con parabole le dimina e ammonesta: tanto intorno percacciale sinch lha in sua podesta. Femina duomo non si pu tenere. Gurdati, bella, pur di ripentere. MADONNA Che eo me ne pentesse? Davanti fossio auccisa,

ca nulla buona femina per me fosse riprisa. Er sera ci passasti correnno alla distisa. Acquistiti riposo, canzoneri: le tue paraole a me non piaccion gueri. La canzone tirata gi tutta dun fiato, piena di naturalezza e di brio e di moviment i drammatici, rapida, tutta cose, senza ombra di artificio e di rettorica. Ci un a finezza e gentilezza di concetti in forma ancor greggia, ineducata. E perci il documento pi prezioso, perch se lingegno del poeta apparisce ne concetti e ne sentime nti e nellandamento vivo e rapido del dialogo, la forma quasi impersonale, ritrat to immediato e genuino di quel tempo. E studiando in quella forma, facile indurre che cera allora gi la nuova lingua, no n ancora formata e fissata, ma tale che non solo si parlava, ma si scriveva; e ce ra pure una scuola poetica col suo repertorio di frasi e di concetti, e con le s ue forme tecniche e metriche gi fissate. Chi sa quanto tempo si richiede perch una lingua nuova acquisti una certa forma, che la renda atta ad essere scritta e cantata, pu farsi capace che la lingua di C iullo, ancorach in uno stato ancora di formazione, dovea gi essere usata da parecc hi secoli indietro. Letteratura italiana Einaudi 2

Francesco De Sanctis - Storia della letteratura italiana E ci volle anche almeno un secolo, perch fosse possibile una scuola poetica, giunta allora allultimo grad o della sua storia, quando i concetti, i sentimenti e le forme diventano immobil i come un dizionario e sono in tutti i medesimi. Come e quando la lingua latina sia ita in decomposizione, quali erano i dialetti usati dalle varie plebi, come e quando siensi formate le lingue nuove o moderne neo-latine, quando e come siesi formato il nostro volgare, si pu congetturare co n pi o meno di verisimiglianza, ma non si pu affermare per la insufficienza de docu menti. Oltrech, non questo il luogo di esaminare e chiarire quistioni filologiche di cos alto interesse, materia non ancora esausta di sottili e appassionate discussioni . Si possono affermare alcuni fatti. La lingua latina fu sempre in uso presso la parte colta della nazione, parlata e scritta da chierici, da dottori, da professori e da discepoli. Ricordano Malespini dice che Federico secondo seppe la lingua nostra latina e il nostro volgare. Ci erano dunque due lingue nostre nazionali, il latino e il volgare. E che accan to al latino ci fosse il volgare, parlato nelluso comune della vita, si vede pure da con-tratti e istrumenti scritti in un latino che pare una traduzione dal volg are, e dove spesso accanto alla voce latina trovi la voce in uso con un vulgo di

citur, o dicto. Questo volgare non era in fondo che lo stesso latino, come erasi ito trasformand o nel linguaggio comune, detto il romano rustico. Nell812 il concilio di Torsi racc omanda ai preti di affaticarsi a dichiarare le omelie in lingua romana rustica. Questa lingua romana o romanza, dice Erasmo, presso gli spa gnuoli, gli africani, i galli e le altre romane province era cos nota alla plebe, che gli ultimi artigiani intendevano chi la parlasse, solo che loratore si fosse accostato alla guisa del volgo. Il volgo dunque parlava un dialetto molto simile al roma-Letteratura italiana Einaudi 3

Francesco De Sanctis - Storia della letteratura italiana no, e similissimo a que sto dovea essere il nostro volgare, anzi quasi non altro che questo, uno nelle s ue forme sostanziali, vario ne diversi dialetti, quanto alle sue parti accidental i, come desinenze, accenti, affissi, ecc. Cera dunque un tipo unico, presente in tutte le lingue neolati-ne, e pi prossimo, come nota Leibnizio, alla lingua itali ca, che ad alcunaltra. Con lo scemare della coltura prevalsero i dialetti. Per le chiese per le scuole, negli atti pubblici era usato un latino barbaro, molto simile alla lingua del v olgo. Nelluso comune il volgare non era parlato in nessuna parte, ma era dappertu tto, come il tipo unico a cui sinformavano i dialetti e che li certificava di una sola famiglia. Questo tipo o carattere de nostri dialetti appare e nella somiglianza de vocaboli e delle forme grammaticali, e ne mezzi musicali e analitici sostituiti alla proso -dia e alle forme sintetiche della lingua latina. Il nome ge-nerico della nuova lingua, come segno di distinzione dal latino, era il volgare. Cos Malespini dicea: l a nostra lingua latina e il nostro volgare, cio la nuova lingua parlata in tutta I talia dal volgo ne suoi dialetti. Con lo svegliarsi della coltura, se parecchi dialetti rimasero rozzi e barbari, come le genti che li parlavano, altri si pulirono con tendenza visibile a svilup parsi dagli elementi locali e plebei, e prendere un colore e una fisonomia civil e, accostandosi a quel tipo o ideale comune fra tante variazioni municipali, che non si era perduto mai, che era come criterio a distinguere fra loro i dialetti pi o meno conformi a quello stampo, e che si diceva il volgare, cos prossimo al romano rustico. Proprio della coltura suscitare nuove idee e bisogni meno materiali, formare una classe di cittadini pi educata e civile, metterla in comunicazione con la coltur a straniera, avvicinare e accomunare le lingue, sviluppando in esse non quello c he locale, ma quello che comune. Letteratura italiana Einaudi 4

Francesco De Sanctis - Storia della letteratura italiana La coltura italiana pro dusse questo doppio fenomeno: la ristaurazione del latino e la formazione del vo lgare. Le classi pi civili da una parte si studiarono di scrivere in un latino me no guasto e scorretto, dallaltra, ad esprimere i sentimenti pi intimi e familiari

della nuova vita, lasciando alla spregiata plebe i natii dialetti, cercarono for me di dire pi gentili, un linguaggio comune, dove appare ancora questo o quel dia letto, ma ci si sente gi uno sforzo ad allontanarsene e prendere quegli abiti e q uei modi pi in uso fra la gente educata e che meglio la distinguano dalla plebe. Questo linguaggio comune si forma pi facilmente dove sia un gran centro di coltur a, che avvicini le classi colte e sia come il convegno degli uomini pi illustri. Questo fu a Palermo, nella corte di Federico secondo, dove convenivano siciliani , pugliesi, toscani, romagnoli, o per dirla col Novellino, dove la gente che avea bontade vena a lui da tutte le parti. Il dialetto siciliano era gi sopra agli altri, come confessa Dante. E in Sicilia troviamo appunto un volgare cantato e scritto, che non pi dialetto siciliano e no n ancora lingua italiana, ma gi, malgrado gli elementi locali, un parlare comune a tutti rimatori italiani, e che tende pi e pi a scostarsi dal particolare del dial etto, e divenire il linguaggio delle persone civili. La Sicilia avea avuto gi due grandi epoche di coltura, laraba e la normanna. Il mo ndo fantastico e voluttuoso orientale vi era penetrato con gli arabi, e il mondo cavalleresco germanico vi era penetrato co normanni, che ebbero parte cos splendi da nelle Crociate. Ivi pi che in altre parti dItalia erano vive le impressioni, le rimembranze e i sentimenti di quella grande epoca da Goffredo a Saladino; i can ti de trovatori, le novelle orientali, la Tavola rotonda, un contatto immediato c on popoli cos diversi di vita e di coltura, avea colpito le immaginazioni e svegl iata la vita intellettuale e morale. La Sicilia diven-Letteratura italiana Einau di 5

Francesco De Sanctis - Storia della letteratura italiana ne il centro della colt ura italiana. Fin dal 1166 nella corte del normanno Guglielmo II convenivano i t rovatori italiani. Sotto Federico secondo lItalia colta avea la sua capitale in P alermo. Tutti gli scrittori si chiamavano siciliani. Cronache, trattati scrivevano in un latino gi meno rozzo, anzi ricercato e pretensioso, come si vede nel Falca ndo. I sentimenti e le idee nuove avevano la lo-ro espressione in quel romano ru stico, fondo comune di tutti dialetti e divenuto il parlare della gente colta, il volgare, di tutti volgari moderni il pi simile al latino. La lingua di Ciullo non dialetto siciliano, ma gi il volgare, comera usato in tutti trovatori italiani, ancora barbaro, incerto e mescolato di elementi locali, mat eria ancora greggia. Vi si trova una forma poetica molto artificiosa e musicale, con un gioco assai b ene inteso di rime, e grande ricchezza e spontaneit di forme e di concetti. Per g iungere fin qui stato necessario un lungo periodo di elaborazione. Ciullo leco an cora plebea di quella vita nuova svegliatasi in Europa al tempo delle Crociate, e che avea avuta la sua espressione anche in Italia, e massime nella normanna Si cilia. Di quella vita unespressione ancor semplice e immediata, ma pi nobile, pi di retta e meno locale, nella romanza attribuita al re di Gerusalemme e nel Lamento dellamante del crociato, di Rinaldo dAquino. Sentimenti gentili e affettuosi sono qui espressi in lingua schietta e di un pretto stampo italiano, con semplicit e verit di stile, con melodia soave. Cantato e accompagnato da istrumenti musicali, questo sonetto, come lo chiama linnamorata, dovea fare la pi grande impressione. Co mincia cos: Giammai non mi conforto

n mi voglio allegrare. Le navi sono al porto e vogliono collare. Vassene la pi gente Letteratura italiana Einaudi 6

Francesco De Sanctis - Storia della letteratura italiana in terre doltremare. Ed io, oim lassa dolente! Come deggio fare? Vassene in altea contrata, e nol mi manda a dire: ed io rimango ingannata. Tanti son li sospire che mi fanno gran guerra la notte con la dia; n in cielo n in terra non mi pare chio sia. Il seguito della canzone una tenera e naturale mescolanza di preghiere e di lame nti, ora raccomandando a Dio lamato, ora dolendosi con la croce: La croce mi fa d olente, e non mi val Deo pregare. Oim, croce pellegrina, perch mhai cos distrutta? Oinz lassa tapina! chio ardo e incendo tutta. Finisce cos Per ti prego, Dolcetto, che sai la pena mia, che me ne facci un sonetto e mandilo in Soria:

chio non posso abentare notte, n dia: in terra doltremare ita la vita mia. La lezione scorretta; pure, questa gi lingua italiana, e molto sviluppata ne suoi elementi musicali e ne suoi lineamenti essenziali. Lamante che prega e chiede amore, linnamorata che lamenta la lontananza dellamato, o che teme di essere Letteratura italiana Einaudi 7

Francesco De Sanctis - Storia della letteratura italiana abbandonata, le punture e le gioie dellamore, sono i te-mi semplici de canti popolari, la prima effusione del cuore messo in agitazione dallamore. E queste poesie, come le pi semplici e s pontanee, sono anche le pi affettuose e le pi sincere. Sono le prime impressioni, sentimenti giovani e nuovi, poetici per s stessi, non ancora analizzati e raffina ti. Di tal natura il Lamento dellinnamorato per la partenza in Storia della sua amata , di Ruggerone da Palermo, e il canto di Odo delle Colonne, da Messina, dove linn amorata con dolci lamenti effonde la sua pena e la sua gelosia. Eccone il princi pio: Oi lassa innamorata, contar vo la mia vita, e dire ogni fiata, come lamor minvita, chio son, senza peccata, d assai pene guernita per uno che amo e voglio, e non aggio in mia baglia, siccome avere io soglio; per pato travaglia. Ed or mi mena orgoglio, lo cor mi fende e taglia. Oi lassa tapinella, come lamor mha prisa! Come lo cor minfella

quello che mha conquisa! La sua persona bella tolto mha gioco e risa, ed hammi messa in pene ed in tormento forte: mai non credo aver bene, se non maccorre morte, e spero, l che vene, traggami desta sorte. Lassa che mi dicia, Letteratura italiana Einaudi 8

Francesco De Sanctis - Storia della letteratura italiana quando mava in celato: Di te, o vita mia, mi tegno pi pagato, che sio avessi in bala lo mondo a signorato. Sono sentimenti elementari e irriflessi, che sbuccian fuori nella loro natia int egrit senza immagini e senza concetti. Non ci poeta di quel tempo, anche tra i me no naturali, dove non trovi qualche esempio di questa forma primitiva, elementar e, a suon di natura, come dice un poeta popolare, e com una prima e subita impress ione colta nella sua sincerit. Ed allora che la lingua esce cos viva e propria e m usicale che serba una immortale freschezza, e la diresti pur mo nata, e fa contrast o con altre parti ispide dello stesso canto. Rozza assai una canzone di Enzo re; ma chi ha pazienza di leggerla, vi trova questa gemma: Giorno non ho di posa, come nel mare londa: core, ch non ti smembri? Esci di pene e dal corpo ti parte: chassai val meglio unora morir, che ognor penare. Rozzissima una canzone di Folco di Calabria, poeta assai antico; ma nella fine t rovi lo stesso sentimento in una forma certo lontana da questa perfezione, pur s

emplice e sincera: Perz meglio varria morir in tutto in tutto, chusar la vita mia in pena ed in corrutto, come uomo languente. Nella canzone a stampa di Folcacchiero da Siena, fredda e stentata, pure qua e c ol una certa grazia nella nuda Letteratura italiana Einaudi 9

Francesco De Sanctis - Storia della letteratura italiana ingenuit di sentimenti c he vengon fuori nella loro crudit elementare. Udite questi versi: E par cheo viva in noia della gente: ogni uono m selvaggio: non paiono li fiori per me, com gi soleano, e gli augei per amori dolci versi faceano agli albori. Questi fenomeni amorosi sono a lui cosa nuova, che lo empiono di maraviglia e lo commuovono e lo interessano, senza chei senta bisogno di svilupparli o di abbell ir-li. Narra, non rappresenta, e non descrive. Non ancora la storia, la cronaca del suo cuore. Per niente in questi che per ingenuit e spontaneit di forma e di sentimento uguagli il canto di Rinaldo di Aquino o di Odo delle Colonne. Sono due esempli notevoli di schietta e naturale poesia popolare. Ma la coltura siciliana avea un peccato originale. Venuta dal di fuori, quella v ita cavalleresca, mescolata di colori e rimembranze orientali, non avea riscontr o nella vita nazionale. La gaia scienza, il codice damore, i romanzi della Tavola rotonda, i Reali di Francia, le novelle arabe, Tristano, Isotta, Carlomagno e S aladino, il soldano, tutto questo era penetrato in Italia, e se colpiva limmagina zione, rimaneva estraneo allanima e alla vita reale. Nelle corti ce ne fu limitazi one. Avemmo anche noi i trovatori, i giullari e i novellatori. Vennero in voga t raduzioni, imitazioni, contraffazioni di poemi, romanzi, ri-me cavalleresche. L I ntelligenzia, poema in nona rima ultimamente scoperto, una imitazione di simil g enere. Lamore divenne unarte, col suo codice di leggi e costumi. Non ci fu pi questa o que lla donna, ma la donna con forme e lineamenti fissati, cos come era concepita ne l ibri di cavalleria. Tutte le donne sono simili. E cos gli uomini: tutti sono il c avaliere con sentimenti fattizii e Letteratura italiana Einaudi 10

Francesco De Sanctis - Storia della letteratura italiana attinti da libri. Ma il movimento si ferm negli strati superiori della societ, e non penetr molto addentro nel popolo, e non dur. Forse, se la Casa sveva avesse avuto il di sopra, questa v ita cavalleresca e feudale sarebbe divenuta italiana. Ma la caduta di Casa sveva e la vittoria de comuni nellItalia centrale fecero della cavalleria un mondo fant astico, simile a quel favoleggiare di Roma, di Fiesole e di Troia. Essendo idee, sentimenti e immagini una merce bella e fatta, non trovate e non l avorate da noi, si trovano messe l, come tolte di peso, con manifesto contrasto t ra la forma ancor rozza e i concetti peregrini e raffinati. So-no concetti scomp agnati dal sentimento che li produsse, e che non generano alcuna impressione. Qu ando vengono sotto la penna, il cervello e il cuore sono tranquilli. Il poeta di ce che amore lo fa trovare lo rende un trovatore; ma un amore come lo trova scritt o nel codice e ne testi, n ti dato sentire ne suoi versi una tragedia sua, le sue a gitazioni. Le reminiscenze, le idee in voga gli tengono luogo dispirazione. Sono migliaia di poesie, tutte di un contenuto e di un colore, cos somiglianti che spe sso sei impacciato a dire il tempo e lautore del canto, ove ne codici sia discorda nza o silenzio: ci che non di rado accade. La poesia non una prepotente effusione dellanima, ma una distrazione, un sollazzo, un di-porto, una moda, una galanteri a. un passatempo, co-me erano le corti damore, la gaia scienza un modo di passars ela allegramente, e acquistarsi facile riputazione di spirito e di coltura, face ndo sfoggio della dottrina damore; e chi pi mostrava saperne, era pi ammirato. Invano cerchi ne canti di Federico, di Enzo, di Manfredi, di Pier delle Vigne le preoccupazioni o le agitazioni della loro vita: vi trovi il solito codice damore, con le stesse generalit. Larte diviene un mestiere, il poeta diviene un dilettant e; tutto convenzionale, concetti, frasi, forme, metri: un meccanismo che dovea d estare gran-Letteratura italiana Einaudi 11

Francesco De Sanctis - Storia della letteratura italiana de ammirazione nel volg o, specialmente usato dalle donne; la Nina Siciliana e la Compiuta Donzella fior entina dovettero parere un miracolo. Quello che avvenne si pu indovinare. Migliori poeti son quelli che scrivono senza guardare alleffetto e senza pretensione, a diletto e a sfogo, e come viene. Anch e nelle poesie pi rozze trovi bei movimenti di affetto e dimmaginazione, con una g entilezza e leggiadria di forma, che viene dal di dentro. Sono pi vicini al senti mento popolare e alla natura. Ma quando vai su, quando ti accosti a quella poesi a che Dante chiama aulica e cortigiana, ti trovi gi lontano dal vero e dalla natu ra, ed hai tutti difetti di una scuola poetica, nata e formata fuori dItalia, e gi meccanizzata e raffinata. Hai tutti difetti della decadenza, un seicentismo che i nfetta larte ancora in culla. Ci gi un repertorio. Il poeta dotto non prende quei concetti, cos crudi e nudi, come fanno i rozzi nella loro semplicit, ma per fare e ffetto li assottiglia e li esagera. Nei rozzi non ci alcun lavoro: in questi un lavoro c, ma freddo e meccanico. Concetti, immagini, sentimenti, frasi, metri, rim e, tutto sforzato, tormenta-to, oltrepassato, s che il lettore ammiri la dottrina , lo spirito e le difficolt superate. Trovi insieme rozzezza e affettazione. La l ingua ancor giovane non raffinata, co-me il concetto, e scopre lartificio di un l avoro, a cui rimane estranea. E fosse almeno originale questo lavoro, s che rivel asse nei poeta una vera svegliatezza e attivit dello spirito! Ma un seicentismo v enuto anchesso dal di fuori. Eccone un esempio: Umile sono ed orgoglioso,

prode e vile e coraggioso, franco e sicuro e pauroso, e sono folle e saggio. Facciome prode e dannaggio, e diraggio Vi como Letteratura italiana Einaudi 12

Francesco De Sanctis - Storia della letteratura italiana mal e bene aggio pi che nullomo. Cos comincia una canzone Ruggieri Pugliese, tutta su questo andare, dove la rozze zza e la negligenza della forma esclude ogni seriet di lavoro: una litania di ant itesi racimolate qua e l e messe insieme a casaccio. I poeti siciliani di questo genere pi ammirati a quei tempi sono Guido delle Colo nne e il notaio Iacopo da Lentino. Guido, dottore o, come allora dicevasi, giudice, fu uomo dottissimo. Scrisse cro nache e storie in latino, e volt di greco in latino la Storia della caduta di Tro ia, di Darete, una versione che fu poi recata parecchie volte in volgare. Un uom o par suo sdegna di scrivere nel comune volgare, e tende ad alzarsi, ad accostar si alla maest e gravit del latino: s che merit che Dante le sue canzoni chiamasse tr agiche, cio del genere nobile e illustre. Ma la natura non lo avea fatto poeta, e la sua dottrina e il lungo uso di scrivere non valse che a fargli conseguire un a perfezione tecnica, della quale non era esempio avanti. Hai un periodo ben for mato, molta arte di nessi e di passaggi, uno studio di armonia e di gravit: artif icio puramente letterario e a freddo. Manca il sentimento; supplisce lacutezza e la dottrina, studiandosi di fare effetto con la peregrinit dimmagini e concetti es agerati e raffinati, che parrebbero ridicoli, se non fossero incasto-nati in una forma di grave e artificiosa apparenza. Ecco un esempio: Ancor che laigua per lo foco lasse la sua grande freddura, non cangerea natura, se alcun vasello in mezzo non vi stasse: anzi avverrea senza alcuna dimura che lo foco stutasse, o che laigua seccasse; ma per lo mezzo luno e lalto dura. Letteratura italiana Einaudi

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Francesco De Sanctis - Storia della letteratura italiana Cos, gentil criatura, in me ha mostrato amore lardente suo valore, che senzamore era aigua fredda e ghiaccia. Ma el mha s allumato di foco, che mabbraccia, cheo fra consumato, se voi, donna sovrana, non foste voi mezzana infra lamore e meve, che fa lo foco nascere di neve. E non si ferma qui, e continua con lacqua e il foco e la neve, e poi dice che il suo spirito ito via, e lo spirito chio aggio, credo lo vostro sia che nel mio pett o stia, e conchiude chella lo tira a s, ed ella sola pu, come di tutte le pietre la sola calamita ha bala di trarre: paragone in cui spende tutta la strofa, spiegand o come la calamita abbia questa virt. Questi son concetti e freddure dissimulate nellartificio della forma; perch se guardi alla condotta del periodo, allarte de pas saggi, alla stretta concatenazione delle idee, alla felicit dellespressione in dir cose cos sottili e difficili, hai poco a desiderare. In Iacopo da Lentino questa maniera condotta sino al-la stravaganza, massime ne s onetti. Non mancano movimenti dimmaginazione ed una certa energia despressione, co me: Ben vorria che avvenisse che lo meo core uscisse come incarnato tutto, e non dicesse mutto a voi sdegnosa: chAmore a tal n addusse, che se vipera fusse, naturia perderea: ella mi vederea: fra pietosa. Ma sono affogati fra paragoni, sottigliezze e freddure, che nella rozza trascura ta forma spiccano pi, e sono re-Letteratura italiana Einaudi 14

Francesco De Sanctis - Storia della letteratura italiana miniscenze, sfoggio di sapere. Non sente amore, ma sottilizza damore, come: Fino amor di fin cor vien di valenza, e scende in alto core somigliante, e fa di due voleri una voglienza, la qual forte pi che lo diamante, legandoli con amorosa lenza, che non si rompe, n scioglie lamante. Su questa via giunge sino alla pi goffa espressione di una maniera falsa e affett ata, come un sonetto, che comincia: Lo viso, e son diviso dallo viso, e per avviso credo ben visare, per diviso viso dallo viso, chaltro lo viso che lo divisare, ecc. Nondimeno questi passatempi poetici, se rimasero estranei alla seriet e intimit de lla vita, ebbero non piccola influenza nella formazione del volgare, sviluppando le forme grammaticali e la sintassi e il periodo e gli elementi musicali: come si vede principalmente in Guido delle Colonne. Ne pi rozzi trovi de brani di un col ore e di una melodia che ti fa presentire il Petrarca. Valgano a prova alcuni ve rsi nella canzone attribuita a re Manfredi: E vero certamente credo dire, che fra le donne voi siete sovrana, e dogni grazia e di virt compita, per cui morir damor mi saria vita. L Intelligenzia, poema allegorico, pieno dimitazioni e di contraffazioni, ha una p erfezione di lingua e di stile, che mostra nellignoto autore unanima delicata, inn amorata, aperta alle bellezze della natura, e fa presumere a quale eccellenza di forma era giunto il volgare. C una Letteratura italiana Einaudi 15

Francesco De Sanctis - Storia della letteratura italiana descrizione della prima vera, non nuova di concetti, ma piena di espressione e di soavit, come di chi ne ha il sentimento. E continua cos: Ed io stando presso a una fiumana in un verziere allombra di un bel pino, dacqua viva aveavi una fontana

intorneata di fior gelsomino. Senta lire soave a tramontana: uda cantar gli augei in lor latino; allor sento venir dal fino amore un raggio che pass dentro dal core, come la luce che appare al mattino. E descrive cos la sua donna: Guardai le sue fattezze dilicate, che nella fronte par la stella Diana, tant doltremirabile biltate, e nellaspetto s dolce ed umana! Bianca e vermiglia di maggior clartate che color di cristallo o fior di grana: la bocca picciolella ed aulorosa, la gola fresca e bianca pi che rosa, la parlatura sua soave e piana. Le bionde trecce e i begli occhi amorosi, che stanno in s salutevole loco, quando li volge, son s dilettosi, che il cor mi strugge come cera foco. Quando spande li sguardi gaudiosi par che l mondo si allegri e faccia gioco. Qui ci un vero entusiasmo lirico, il sentimento della natura e della bellezza: o nd nata una mollezza e dolcezza di forma, che con poche correzioni potresti dir di oggi; cos giovine e fresca. E se il sonetto dello sparviere della Nina, se lavoro di quel tempo, come non pare inverisimile, un altro esempio della eccellenza a cui era venuto il volgare, Le tteratura italiana Einaudi 16

Francesco De Sanctis - Storia della letteratura italiana maneggiato da unanima pi ena di tenerezza e dimmaginazione: Tapina me che amava uno sparviero, amaval tanto chio me ne moria; a lo richiamo ben mera maniero,

ed unque troppo pascer nol dovia. Or montato e salito s altero, assai pi altero che far non solia; ed assiso dentro a un verziero, e unaltra donna laver in bala. Isparvier mio, chio tavea nodrito; sonaglio doro ti facea portare, perch nelluccellar fossi pi ardito. Or sei salito siccome lo mare, ed hai rotto li geti e sei fuggito, quando eri fermo nel tuo uccellare. Con la caduta degli Svevi questa vivace e fiorita coltura siciliana stagn, prima che acquistasse una coscienza pi chiara di s e venisse a maturit. La rovina fu tale , che quasi ogni memoria se ne spense, ed anche oggi, dopo tante ricerche, non h ai che congetture, oscurate da grandi lacune. Nata feudale e cortigiana, questa coltura diffondevasi gi nelle classi inferiori, ed acquistava una impronta tutta meridionale. Il suo carattere non la forza, n le levatezza, ma una tenerezza raddolcita dallimmaginazione e non so che molle e vol uttuoso fra tanto riso di natura. Anche nella lingua penetra questa mollezza, e le d una fisonomia abbandonata e mu sicale, come duomo che canti e non parli, in uno stato di dolce riposo: qualit spi ccata de dialetti meridionali. La parte ghibellina, sconfitta a Benevento, non si rilev pi. Lo nobile signore Fed erico e il bennato re Manfredi dieron luogo ai papi e agli Angioini, loro fidi. Letteratura italiana Einaudi 17

Francesco De Sanctis - Storia della letteratura italiana La parte popolana ebbe il disopra in Toscana, e la libert de comuni fu assicurata. La vita italiana, manc ata nellItalia meridionale in quella sua forma cavalleresca e feudale, si concent r in Toscana. E la lingua fu detta toscana, e toscani furon detti i poeti italian i. De siciliani non rimase che questa epigrafe: Che fur gi primi: e quivi eran da sezzo. Letteratura italiana Einaudi 18

Francesco De Sanctis - Storia della letteratura italiana II I TOSCANI Mentre la coltura siciliana si spiegava con tanto splendore e lusso dimmaginazion e, e attirava a s i pi chiari ingegni dItalia, ne comuni dellItalia centrale oscurame n-te, ma con assiduo lavoro, si formava e puliva il volgare. Centri principali erano Bologna e Firenze, intorno a quali trovi Lucca, Pistoia, Pisa, Arezzo, Siena, Faenza, Ravenna, Todi, Sarzana, Pavia, Reggio. Gittando uno sguardo su quelle antichissime rime, non vi trovi la vivacit e la te nerezza meridionale; ma uno stile sano e semplice, lontano da ogni gonfiezza e p retensione, e un volgare gi assai pi fino, per la propriet de vocaboli ed una grazia non scevra di eleganza. Trovo una tenzone di Ciacco dallAnguillara, fiorentino, sullo stesso tema trattat o da Ciullo. Nella cantilena di costui hai pi variet e pi impeto, e concetti ingegn osi in forma rozza. Nella tenzone di Ciacco tutto su uno stampo, in andamento pi ano, uguale e tranquillo, e in una lingua cos propria e sicura, che non ne hai es empio ne pi tersi e puliti siciliani. Comincia cos: AMANTE O gemma leziosa, adorna villanella, che sei pi virtudiosa che non se ne favella; per la virtude chhai, per grazia del Signore, aiutami, ch sai, chio son tuo servo, Amore. DONNA Assai son gemme in terra ed in fiume ed in mare, channo virtude in guerra, Letteratura italiana Einaudi 19

Francesco De Sanctis - Storia della letteratura italiana e fanno altrui allegrar e: amico, io non son dessa di quelle tre nessuna:

altrove va per essa, e cerca altra persona. Con questa precisione e sicurezza di vocabolo e di frase, che ti annunzia un vol gare gi formato e parlato, si accompagna una misura e una grazia ignota alla nudi t molle e voluttuosa della vita meridionale. E vaglia per prova la fine di questa tenzone, di una decenza amabile, cos lontana dal plebeo allo letto ne gimo di Ciul lo: DONNA Tanto mhai predicata, e s saputo dire, chio mi sono accordata: dimmi: che t in piacere? AMANTE Madonna, a me non piace castella, n monete: fatemi far la pace con lamor che sapete. Questo addimando a vui, e facciovi finita. Donna, siete di lui, ed egli la mia vita. Questi dialoghi sono una pretta imitazione della lingua parlata, e sono i pi acco nci a mostrare a qual grado di finezza e di grazia era giunto il volgare in Tosc ana, massime in Firenze. Ecco alcuni brani di un altro dialogo di Ciacco: Mentrio mi cavalcava, audivi una donzella; forte si lamentava, e diceva: Oi madre bella, lungo tempo passato che deggio aver marito, Letteratura italiana Einaudi 20

Francesco De Sanctis - Storia della letteratura italiana e tu non lo mhai dato.

La vita desto mondo nulla cosa mi pare... Figlia mia benedetta, se lamor ti confonde de la dolce saetta, ben te ne puoi sofferere... Per parole mi teni, tuttor cos dicendo; questo patto non fina, ed io tutta ardo e incendo;. La voglia mi domanda cosa che non suole, una luce pi chiara che il sole; per ella vo languendo. In queste rappresentazioni schiette dellanimo, e non astratte e pensate, ma in ca si ben determinati e circo-scritti il poeta sincero, vede con chiarezza istintiv a quello sha a fare e dire, come fa il popolo, e non esprime i suoi sentimenti, p erch non ne ha coscienza, tutto dietro alle cose che gli si presentano, dette per in modo che ti suscitano anche le impressioni provate dal poeta. A lui basta dire il fatto e la sua immediata impressione, senza dimorarvi sopra, parendogli che la cosa in se stessa dica tutto: semplicit rara ne meridionali, do v maggiore espansione, ma che qualit principale del parlare fiorentino. Uno stupend o esempio trovi in questo sonetto della Compiuta Donzella fiorentina, la divina Sibilla, come la chiama maestro Torrigiano: Alla stagion che il mondo foglia e fiora, accresce gioia a tutti fini amanti: vanno insieme alli giardini allora che gli augelletti fanno nuovi canti. La franca gente tutta sinnamora ed in servir ciascun traggesi innanti, ed ogni damigella in gioi dimora, e a me ne abbondan smarrimenti e pianti. Letteratura italiana Einaudi 21

Francesco De Sanctis - Storia della letteratura italiana Ch lo mio padre mha messa

in errore, e tienemi sovente in forte doglia: donar mi vuole a mia forza signore. Ed io di ci non ho disio, n voglia, e in gran tormento vivo a tutte lore: per non mi rallegra fior, n foglia. Un sonetto di Bondie Dietaiuti similissimo a questo di concetto e di condotta, c on minor movimento e grazia e freschezza, ma superiore dassai per arte e perfezio ne di forma: Quando laria rischiara e rinserena, il mondo torna in grande dilettanza, e lacqua surge chiara dalla vena, e lerba vien fiorita per sembianza, e gli augelletti riprendon lor lena, e fanno dolci versi in loro usanza, ciascun amante gran gioi ne mena per lo soave tempo che savanza. Ed io languisco ed ho vita dogliosa: come altro amante non posso gioire, ch la mia donna m tanto orgogliosa. E non mi vale amar, n ben servire: per laltrui allegrezza m noiosa, e dogliomi chio veggio rinverdire. In questi due sonetti grande semplicit di pensiero e di andamento, e una perfetta misura. Si ha aria di narrare quello si vede o si sente, senza riflessioni ed e mozioni, ma con una vivacit ed un colorito, che suscita le pi vi-ve impressioni. I l secondo sonetto cosa perfetta, se guardi alla parte tecnica, ed accenna a magg ior coltura; non solo la nuova lingua pienamente formata, ma gi elegante, gi la fr ase surroga i vocaboli propri: a me pia-Letteratura italiana Einaudi 22

Francesco De Sanctis - Storia della letteratura italiana ce pi la perfetta sempli cit del sonetto femminile, con movenza pi vivace, pi immediata e pi naturale. La propriet, la grazia e la semplicit sono le tre veneri che si mostrano nel volga re, come si era ito formando in Toscana; qualit che trovi ancora dove pi difficile

a serbarle, quando per una impazienza interna si rompe il freno e si dicono i s ecreti pi delicati dellanimo, con tanta pi audacia, quanto maggiore stata la compre ssione, e con la sicurezza di chi sente che non ha torto, ma ragione: una violen za raddolcita da una grazia ineffabile, e che per una naturale misura rimane ipo tetica nel seguente madrigale di Alesso di Guido Donati: In pena vivo qui sola s oletta giovin rinchiusa dalla madre mia, la qual mi guarda con gran gelosia. Ma io le giuro, alla croce di Dio, sella mi terr pi sola serrata, chi dir: Fa con Dio, vecchia arrabbiata. E gitter la rocca, il fuso e lago, amor, fuggendo a te, di cui mappago. Questa bella forma, in tanto spirito e vivacit cos castigata, propria e semplice e piena di grazia, si and sviluppando non perch il suo contenuto voleva cos, ma in o pposizione ad esso contenuto, vuoto ed astratto. Anzi che qualit del contenuto, o di questo e quel poeta, sembra il progresso naturale dello spirito toscano, dot ato di un certo senso artistico, che lo tirava alla forma, nella piena indiffere nza del contenuto. Perci queste qualit spiccano pi, dove il poeta non impedito da u n contenuto convenzionale, ma si abbandona a rappresentare i fatti e i moti della nimo, come gli si affacciano in situazioni ben determinate, e come sono nella re alt della vi-ta. Allora contenuto e forma sono una cosa stessa, ed hai ci che di p i perfetto ha prodotto a quel tempo lo spirito toscano: come in parecchie poesie gi citate. Po-Letteratura italiana Einaudi 23

Francesco De Sanctis - Storia della letteratura italiana tremmo desiderare che l a lingua e la poesia italiana si fosse ita formando per un movimento ingenito, n aturale e popolare, com stato presso altri popoli. Ma sono desidri sterili. Il fatt o che mentre la lingua si formava, il contenuto era gi formato e meccanizzato e c onvenzionale: la lingua si moveva, il contenuto rimaneva stazionario, lo stesso ne pi puliti scrittori, tutti del pari dimenticati, perch quello solo sopravvive, c he ha una forma prodotta da un contenuto attivo e reale, vivente della vita comu ne. Tale non il contenuto in tanta moltitudine di rimatori a quei tempi. In Toscana, come in Sicilia, ci era gi tutto un mondo poetico, non formato a poco a poco ins ieme col volgare, ma gi fissato con lineamenti precisi e costanti. Cera gi una poet ica, e cera anche un vocabolario comune. Concetti e parole sono in tutti trovatori gli stessi. Come pi tardi avemmo le maschere, cio caratteri comici con lineamenti tradizionali, che nessuno si attentava di alterare, cos ci era allora Madonna e Messere. Madonna, lamanza o la cosa amata, era un ideale di tutta perfezione, non la tale e tale donna, ma la donna in genere, amata con un sentimento che teneva di adorazi one e di culto. Messere era lamante, il meo sere, che avea qualche valore solo aman do. Uomo senzamore uomo senza valore. Amare indizio di cor gentile. Chi ama caval iere, ubbidiente alle leggi dellonore, difen-sore della giustizia, protettore de d eboli, umile servo o servente damore, e soffre volentieri ove a sua Madonna piacc

ia, e amato sta allegro, ma senza vanitate, senza menar vanto, e spregia le ricche zze, perch chi amato ricco. Amore di due voleri una voglienza, ed senza fallimento o villania, senza peccato, e sta contento al solo sguardo; nello stesso p aradiso la gioia dellamante contemplare Madonna, e senza Madonna non vi vorria gir e. Il codice damore descrive i concetti e i sen-Letteratura italiana Einaudi 24

Francesco De Sanctis - Storia della letteratura italiana timenti degli amanti fin i e cortesi. Il codice della cavalleria descrive le leggi dellonore, i doveri di cav aliere leale e franco. Come si vede, amore era tutta la vita ne suoi vari aspetti, er a Dio, patria e legge; la donna era la divinit di quei rozzi petti. Chi cerca nel le memorie della prima et, trover questo ideale della donna nella sua purezza e ne lla sua onnipotenza: luniverso la Donna. E tale fu neglinizi della societ moderna i n Germania, in Francia, in Provenza, in Spagna, in Italia. La storia fu fatta a quella immagine. Troiani e romani erano concepiti come cavalieri erranti, e cos a rabi, saraceni, turchi, lo soldano e Saladino. Paris e Elena, Piramo e Tisbe son o eroi da romanzo, come Lancillotto e Ginevra, Tristano e Isaotta la bionda. In questa fraternit universale si trovano gli angioli, i santi, i miracoli, il parad iso in istrana mescolanza col fantastico e il voluttuoso del mondo orientale, tu tto battezzato sotto nome di cavalleria. Le idee generali non sono ancora potent i di uscire nella loro forma, e sono ancora allegorie. Le idee morali sono motti e proverbi. La letteratura di questa et infantile sono romanzi e novelle e favol e e motti, poemi allegorici e sonetti nel loro primo significato, cio rime con su oni, canti e balli, onde la canzone e la ballata. La cavalleria poco attecch in Italia. Castella e castel-lane col loro corteggio d i giullari, trovatori, novellatori e bei favellatori doveano aver poco prestigio presso un popolo che avea disfatte le castella, e sera ordinato a comune. Vinto Federico Barbarossa, e abbattuta poi Casa sveva, quella vita di popolo fu assicu rata, e le tradizioni feudali e monarchiche perdettero ogni efficacia nella real t. Rimasero nella memoria, non come regola della vita, ma come un puro gioco dimma ginazione. Nessuno credeva a quel mondo cavalleresco, nessuno gli dava seriet e v alore pratico: era un passatempo dello spirito, non tutta la vita, ma un inciden te, una distrazione. Ora quando un contenuto non penetra nelle intime latebre Le tteratura italiana Einaudi 25

Francesco De Sanctis - Storia della letteratura italiana della societ e rimane ne l campo dellimmaginazione, diviene subito frivolo e convenzionale, come la moda, e perde ogni sincerit e ogni seriet. Ma la stessa immaginazione era inaridita inna nzi a un contenuto dato e fissato, come si trovava in una letteratura non nata e formata con la vita nazionale, ma venuta dal di fuori per via di traduzioni. Pe rci niente di nazionale e di originale, nessun moto di fantasia o di sentimento; nessuna variet di contenuto; una cos noiosa uniformit, che mal sai distinguere un p oeta dallaltro. Questo contenuto non pu aver vita, se non si move, trasformato e lavorato dal gen io nazionale. Quello stesso senso artistico, che avea condotta gi a tanta perfezi one la lingua, dovea altres risuscitare quel contenuto e dargli moto e spirito. LItalia avea gi una coltura propria e nazionale molto progredita: lEuropa andava gi ad imparare nella dotta Bologna. Teologia, filosofia, giurisprudenza, scienze na turali, studi classici aveano gi con vario indirizzo dato un vivo impulso allo sp

irito nazionale. Quel contenuto cavalleresco dovea parer frivolo e superficiale ad uomini educati con Virgilio ed Ovidio, che leggevan san Tommaso e Aristotile, nutriti di Pandette e di dritto canonico, ed aperti a tutte le maraviglie dellas tronomia e delle scienze naturali. Le tenzoni damore doveano parer cosa puerile a quegli atleti delle scuole, cos pronti e cos sottili nelle lotte universitarie. Q uella forma di poetare dovea parer troppo rozza e povera a gente gi iniziata in t utti gli artifici della rettorica. Nacque lentusiasmo della scienza, una specie d i nuova cavalleria che detronizzava lantica. Lo stesso impeto che portava lEuropa a Gerusalemme, la portava ora a Bologna. Gli storici descrivono co pi vivi colori questo grande movimento di curiosit scientifica, il cui principal centro era in I talia. E la scienza fu madre della poesia italiana, e la prima Letteratura italiana Ein audi 26

Francesco De Sanctis - Storia della letteratura italiana ispirazione venne dalla scuola. Il primo poeta chiamato il Saggio, e fu il padre della nostra letteratu ra, fu il bolognese Guido Guinicelli, il nobile, il massimo, dice Dante, il padr e mio e degli altri miei miglior, che mai rime damor usr dolci e leggiadre. Guido nel 1270 insegnava lettere nelluniversit di Bologna. Il volgare era gi format o, e si chiamava lingua materna: luso moderno, in opposizione al latino. Egli vi gi tt dentro tutto lentusiasmo di una mente educata dalla filosofia alle pi alte specu lazioni, e commossa da miracoli dellastronomia e dalle scienze naturali. il mondo nuovo della scienza, c he si rivela con le sue fresche impressioni nella sua canzone sulla natura dellam ore. In generale, le poesie de trovatori sono una filza di concetti addossati gli uni agli altri, senza sviluppo. Qui non ci che un solo concetto, ed il luogo co mune de trovatori, espresso nel celebre verso: Amore e cor gentil sono una cosa. Ma questo concetto diviene tutto un mondo innanzi a Guido, e si mostra ne pi nuovi aspetti. Risorge limmaginazione, e attinge le sue immagini non da romanzi di cava lleria, ma dalla fisica, dallastronomia, da pi bei fenomeni della natura, con la co mpiacenza, con la volutt e labbondanza di chi addita e spiega le sue scoperte. I p aragoni si accavallano, sincalzano, ti par di essere in un mondo incantato, e pas si di maraviglia in maraviglia. Citer alcuni brani: Al cor gentil ripara sempre amore, siccome augello in selva alla verdura; n fe, amore anti che gentil core n gentil core anti che amor, Natura. Che adesso com fu il Sole Letteratura italiana Einaudi 27

Francesco De Sanctis - Storia della letteratura italiana s tosto fue lo splendor lucente n fu davanti al Sole. E prende Amore in gentilezza loco cos propiamente, come il calore in chiarit di foco. Foco dAmore in gentil cor sapprende come virtute in pietra preziosa; ch dalla stella valor non discende, anzi che il Sol la faccia gentil cosa... Amor per tal ragion sta in cor gentile, per qual lo foco in cima del doppiero... Amore in gentil cor prende rivera com diamante dal ferro in la miniera. ere lo Sol lo fango tutto il giorno: vile riman: n il Sol perde calore. Dice uom altier: Gentil per schiatta torno: lui sembra il fango; e il Sol gentil valore. Ch non dee dare uom f che gentilezza sia fuor di coraggio in dignit di re, se da virtute non ha gentil core: comacqua ei porta raggio e il ciel ritien la stella e lo splendore. C qui una certa oscurit alcuna volta e un certo stento, come di un pensiero in trav aglio, e nescono vivi guizzi di luce che rivelano le profondit di una mente sdegno sa di luoghi comuni e per lungo uso speculatrice. Il contenuto non ancora trasfo rmato internamente, non ancora poesia, cio vita e realt; ma gi un fatto scientifico , scrutato, analizzato da una mente avida di sapere, con la seriet e la profondit di chi si addentra ne problemi della scienza, e illuminato da una immaginazione, eccitata non dallardore del sentimento, ma dalla stessa profondit del pensiero. Gu ido non sente amore, non riceve e non esprime impressioni amorose, ma contempla Letteratura italiana Einaudi 28

Francesco De Sanctis - Storia della letteratura italiana lamore e la bellezza con uno sguardo filosofico; quello che gli si affaccia non persona idealizzata, ma pura idea, della quale innamorato con quello stesso amore che il filosofo porta alla verit intuita e contemplata dalla sua mente, quasi fosse persona viva. Cos Pl atone amava le sue idee; lamore platonico non era altro che amore dintuizione e di contemplazione, una specie di parentela tra il contemplante e il contemplato: i o ti con-templo e ti fo mia. Guido ama la creatura della sua meditazione, e lamor e gli move limmaginazione e gli fa trovare i pi ricchi colori, s chella par fuori po mposamente abbigliata. Lartista un filosofo, non ancora un poeta. A quel contenut o cavalleresco, frivolo e convenzionale, cos fecondo presso i popoli dove nacque, cos sterile presso noi dove fu importato, succede Platone, la contemplazione fil osofica. Non ci ancora il poeta, ma ci lartista. Il pensiero si move, limmaginazio ne lavora. La scienza genera larte. La coltura cavalleresca, se giov a formare il volgare, imped la libert e spontaneit del sentimento popolare, e cre un mondo artificiale e superficiale, fuori della v i-ta, che rese insipidi glinizi della nostra letteratura, cos interessanti presso altri popoli. Quel contenuto stazionario comincia a moversi presso Guido, di un moto impresso non da sentimento di amore, ma da contemplazione scientifica dellam ore e della bellezza, che se non riscalda il core, sveglia limmaginazione. Questo dunque si ricordi bene, che la nostra letteratura fu prima inaridita nel suo ge rme da un mondo poetico cavalleresco, non potuto penetrare nella vita nazionale, e rimaso frivolo e insignificante; e fu poi sviata dalla scienza, che lallontan s empre pi dalla freschezza e ingenuit del sentimento popolare, e cre una nuova poeti ca, che non fu senza grande influenza sul suo avvenire. Larte italiana nasceva no n in mezzo al popolo, ma nelle scuole, fra san Tommaso e Aristotele, tra san Bon aventura e Platone. Letteratura italiana Einaudi 29

Francesco De Sanctis - Storia della letteratura italiana La poesia di Guido ha i l difetto della sua qualit: la profondit diviene sottigliezza, e limmaginazione div iene rettorica, quando vuole esprimere sentimenti che non prova. Vuol esprimere il suo stato quando fu colpito dal dardo di amore, e dice che quel dardo per gli occhi passa, come fa lo trono, che fr per la finestra della torre e ci che dentro trova, spezza e fende. Rimagno come statua dottono, ove spirto, n vita non ricorre, se non che la figura d uomo rende. Queste non sono certo le insipide sottigliezze di Iacopo da Lentino. Ci si vede luomo dingegno e la mente che pensa. Ma non linguaggio dinnamorato questo sottilizz are e fantasticare sul suo amore e sul suo stato. Immensa fu limpressione che produsse questa poesia di Guido se vogliamo giudicarl a da quella che nebbe Dante, che lo imit tante volte, che lo chiam padre suo, che l a magnifica terza strofa scelse a materia della sua canzone sulla nobilt, che ebb

e la stessa scuola poetica, che nota la celebrit a cui venne luno e laltro Guido e aggiunge: e forse nato chi luno e laltro caccer di nido. Guido oscur tutti trovatori e sal a gran fama presso un pubblico avido di scienza e pieno dimmaginazione, di cui Guido era il ritratto; un pubblico uscito dalle scu ole, per il quale poesia era sapienza e filosofia, verit adorna, e che non pregia va i versi, se non come velame della dottrina: Mirate la dottrina che sasconde sotto il velame de li versi strani. Letteratura italiana Einaudi 30

Francesco De Sanctis - Storia della letteratura italiana Tal poeta, tal pubblico . E si and cos formando una scuola poetica, il cui codice il Convito di Dante. Se Bologna si gloriava del suo Guido, Arezzo avea il suo Guittone, Todi il suo I acopone e Firenze il suo Brunetto Latini. Dante mette Guittone tra quelli che sogliono sempre ne vocaboli e nelle locuzioni somigliare la plebe. Alla qual sentenza contraddicono alcuni sonetti attribuiti a lui, e che per landa mento e la maniera sembrano di fattura molto posteriore. Se guardiamo alle sue c anzoni e alle sue prose, non sar alcuno che non stimer giusta la sentenza di Dante . In Guittone notabile questo, che nel poeta senti luomo: quella forma aspra e ro zza ha pu-re una fisonomia originale e caratteristica, una elevatezza morale, un a certa energia despressione. Luomo ci , non linnamorato, ma luomo morale e credente, e dalla sincerit della coscienza gli viene quella forza. E c anche luomo colto, una mente esercitata alla meditazione e al ragionamento. I suoi versi sono non rapp resentazione immediata della vita, ma sottili e ingegnosi discorsi, che doveano parer maraviglia a quel pubblico scolastico. Venne perci a tale celebrit che fu te nuto per qualche tempo il primo de poeti; ma nella sua vecchia et si vide oscurato da nuovi astri, onde dice il Petrarca: Guitton dArezzo, che di non esser primo par chira aggia. Nondimeno gli rimasero ammiratori e seguaci, con grande ira di Dante, che esclam a: Cessino i seguaci dellignoranza, che estollono Guittone dArezzo. Guittone non poeta, ma un sottile ragionatore in versi, senza quelle grazie e le ggiadrie che con s ricca ve-na dimmaginazione ornano i ragionamenti di Guinicelli. Non poeta, e non neppure artista: gli manca quella interna misura e melodia, ch e condusse poeti inferiori Letteratura italiana Einaudi 31

Francesco De Sanctis - Storia della letteratura italiana a lui di coltura e dinge gno a polire il volgare. privo di gusto e di grazia.

Degne di maggiore attenzione sono le poesie di Iacopone, come quelle che segnano un nuovo indirizzo nella nostra letteratura. Sono le poesie di un santo, animat o dal divino amore. Non sa di provenzali, o di trovatori, o di codici damore: que sto mondo gli ignoto. E non cu-ra arte, e non cerca pregio di lingua e di stile, anzi affetta parlare di plebe con quello stesso piacere con che i santi vestiva no vesti di povero. Una cosa vuole, dare sfogo ad unanima traboccante di affetto, esaltata dal sentimento religioso. Ignora anche teologia e filosofia, e non ha niente di scolastico. Si capisce che un poeta cos fuori di moda dovea in breve es ser dimenticato dal colto pubblico, s che le sue poesie ci furono conservate come un libro di divozione, anzi che come lavoro letterario. E nondimeno c in Iacopone una vena di schietta e popolare e spontanea ispirazione, c he non trovi ne poeti colti finora discorsi. Se i mille trovatori italiani avesse ro sentito amore con la caldezza e lefficacia, che desta tanto incendio nellanima religiosa di Iacopone, avremmo avuta una poesia meno dotta e meno artistica, ma pi popolare e sincera. Iacopone riflette la vita italiana sotto uno de suoi aspetti con assai pi di since rit e di verit che non trovi in nessun trovatore. il sentimento religioso nella su a prima e natia espressione, come si rivela nelle classi inculte, senza nube di teologia e di scolasticismo, e portato sino al misticismo ed allestasi. In comuni one di spirito con Dio, la Vergine, i santi e gli angeli, parla loro con tutta d imestichezza, e li dipinge con perfetta libert dimmaginazione, co particolari pi pie tosi e pi affettuosi che sa trovare una fantasia commossa dallamore. Maria soprattutto il suo idolo, e le parla con la familiarit e linsistenza di chi sicuro della sua fede e sa di amarla: Letteratura italiana Einaudi 32

Francesco De Sanctis - Storia della letteratura italiana Di, Maria dolce, con qua nto disio miravi l tuo figliuol Cristo mio Dio. Quando tu il partoristi senza pena, la prima cosa, credo, che facesti, s ladorasti, o di grazia piena, poi sopra il fien nel presepio il ponesti; con pochi e pover panni linvolgesti, maravigliando e godendo, credio. O quanto gaudio avevi e quanto bene, quando tu lo tenevi fra le braccia! Dillo, Maria, ch forse si conviene che un poco per piet mi satisfaccia. Baciavi tu allora nella faccia,

se ben credo, e dicevi: O figliuol mio!

Quando figliuol, quando padre e signore, quando Dio, e quando Ges lo chiamavi; o q ce amor sentivi al core, quando in grembo il tenevi ed allattavi! Quanti dolci atti e damore soavi vedevi, essendo col tuo figliuol pio! Quando un poco talora il d dormiva, e tu destar volendo il paradiso, pian piano andavi che non ti sentiva, e la tua bocca ponevi al suo viso, e poi dicevi con materno riso: Non dormir pi che ti sarebbe rio. Sotto limpressione del sentimento religioso Iacopone indovina tutte le gioie e le dolcezze dellamor materno. Iacopone non concepisce il divino nella sua purezza, co-me un teologo o un filos ofo, ma vestito di tutte le apparenze e gli affetti umani. Questa una scena di f amiglia, colta dal vero, con una franchezza di colorito e con una grazia di move nze, tutta intuitiva. Preghiere, sdegni, fol-lie damore, fantasie, estasi, vision i, tutto trovi in Iacopone al naturale e come gli viene di dentro; ci che ci Lett eratura italiana Einaudi 33

Francesco De Sanctis - Storia della letteratura italiana pi semplice e commovente , e ci che ci pi strano e volgare. La forma il sentimento esso medesimo; ed ora so ave, efficace, quasi elegante, ora stravagante e plebea. Ha una facilit che gli n uoce, ed un impeto di espressione che non d luogo alla lima. Ma ne suoi impeti gli escono forme di dire cos fresche e felici, che non disdegnarono dimitarle Dante e il Tasso. N me-no terribile che soave; e vagliano a prova alcuni tratti: Andiam tutti a vedere Ies quando dormia. La terra, laria e il cielo fiorir, rider facia: tanta dolcezza e grazia dalla sua faccia uscia. La faccia di Ges bambino, il Natale, la Vergine, il volo dellanima al paradiso, gl i angioli sono visioni piene di grazia e di efficacia. Nascendo Ges: le gerarchie superne

eran dal ciel discese: lucean come lucerne dardente foco accese le loro ale distese. Ges ha un corteggio di donne, che gli danzano intorno, Verginit, Umilt, Carit, Spera nza, Povert, Astinenza: qualche cosa di simile alle tre sorelle di Dante nella su a celebre canzone. Ecco in che modo Iacopone descrive lUmilt: E questa era gioconda onesta e mansueta, e con la treccia bionda e a cantar la pi lieta; dogni virt repleta, a me il capo chinava: Letteratura italiana Einaudi 34

Francesco De Sanctis - Storia della letteratura italiana tanto massecurava chio presi a favellare. Quella stessa immaginazione, che dipinge con tanta grazia, rappresenta con evide nza terribile i terrori dellanima peccatrice nel giudizio universale: Chi questo gran Sire, rege di grande altura? Sotterra i vorrei gire, tal mi mette paura. Ove potria fuggire dalla sua faccia dura? Terra, fa copritura, chio nol veggia adirato. ... ... ... . Non trovo loco dove mi nasconda, monte, n piano, n grotta o foresta: ch la veduta di Dio mi circonda,

e in ogni loco paura mi desta... Tutti li monti saranno abbassati, e laire stretto e i venti conturbati, e il mare muggir da tutti lati. Con lacque lor stara fermi adunati i fiumi ad aspettare. Allor udrai dal ciel tromba sonare, e tutti i morti vedrai suscitare, avanti al tribunal di Cristo andare, e il foco ardente per laria volare con gran velocitate. Iacopone non unapparizione isolata; ma si collega a tutta una letteratura latina popolare, animata dal sentimento religioso. L trovi il Salve regina, e l Ave maria stella, e il Dies irae, e drammi e vite di santi scritte da uomini eloquenti e appassionati. Anche in volgare comparivano gi cantici e laudi: di Bonifazio papa c rimasto un breve e rozzo cantico alla Vergine. I fatti della Bibbia, la passione e morte di Cristo, le visioni e i miracoli de santi, i lamenti e le preghiere de lle anime pur-Letteratura italiana Einaudi 35

Francesco De Sanctis - Storia della letteratura italiana ganti, le mistiche gioi e del paradiso, i terrori dellinferno, erano il tema comune de predicatori e rappr esentazioni nelle chiese e su per le piazze, sotto il nome di misteri, feste, moralit. rimasta memoria di una visione dellinferno, con la quale Gregorio settimo quando era predicatore atterriva limmaginazione de suoi uditori: ed visione di un fantastico e di una crudezza di colori che mette il brivido. In Morra, mio paese nativo, ricordo che nella festa della Madonna, q uando la processione giunta sulla piazza, comparisce langiolo, che fa lannunzio. E d ancora la vecchia tradizione dellangiolo, che allora apriva la rappresentazione , annunziando largomento. nota la grande rappresentazione dellaltro mondo in Firen ze, che, rottosi il ponte di legno sullArno, cost la vita a molte persone. Questa materia religiosa, che ispir tanti capilavori di pittura e di scultura e d i architettura, era efficacissima fonte di poesia, congiungendo in s il fantastic o e laffetto, il divino e lumano, e nelle sue gradazioni dallinferno al paradiso fa cendo vibrar tutte le corde dello spirito. La sua tendenza troppo ascetica e spirituale era vinta dal grosso senso popolare , che paganizzava e umanizzava tutto. In questa storia religiosa, il cui proprio teatro laltra vita, a cui questa preparazione, luomo mescolava le sue passioni te rrene, le sue vendette, i suoi odii, le sue opinioni, i suoi amori. Maria era lan ello che giungeva la terra al cielo, e il devoto le parla con tutta familiarit, e le ricorda che la stata pur donna. Iacopone dice: Ricevi, donna, nel tuo grembo bello

le mie lacrime amare. Tu sai che ti son prossimo e fratello, e tu nol puoi negare. Lei implora il trovatore nel suo colpevole amore, a lei si raccomanda anche oggi il brigante nelle sue scellerate spedizioni. Maria, Ges, i santi, gli angioli, L ucifero non Letteratura italiana Einaudi 36

Francesco De Sanctis - Storia della letteratura italiana bastano: limmaginazione popolare personifica le virt, e ne fa un corteggio di figure allegoriche alla div init, rappresentandole con ogni libert, come fa Iacopone, e come si vede ne bassiri lievi e in tante opere di scultura e di pittura. E come il paganesimo ne suoi ult imi tempi era interpretato allegoricamente, anche le figure pagane entrano in qu esto mondo, torte dal senso letterale e volte a significato generale, come Giove , Plutone, Amore, Apollo, le Muse, Caronte. Come il papa aspirava a far sua tutt a la terra, la storia religiosa assorbiva in s tutti tempi e tutte le storie. In q uesta mescolanza universale, opera di una immaginazione primitiva e ancor rozza, non hai luce uguale e non fusione di tinte: domina un fondo oscuro, il sentimen to di un di l della vita, di un infinito non rappresentabile, superiore alla form a, che riempie lo spazio di grandi ombre; e quelle mescolanze di divino e di ter reno, di antico e di moderno, di serio e di comico non sono ben fuse, anzi stann osi accanto crudamente, e in luogo di armonizzare producono unimpressione irresis tibile di contrasto, di cose che cozzano. Quel difetto di luce il gotico, e quel difetto di armonia il grottesco: e per il gotico e il grottesco sono le prime forme artistiche di quel mondo, com nella sua prima ingenuit, non ancora vinto e domato dallarte. Il sublime del gotico si sente nel Giudizio universale di Iacopone. Dove la veduta di Dio ti circonda, senza c he tu lo ve-da, chiarissimo al sentimento, inaccessibile allimmaginazione. Il pec catore vede sonar le trombe, turbati i venti, laria immobile, e i fiumi fermarsi, e il mare muggire, e il fuoco volare per laria; dappertutto si sente inseguito d alla veduta di Dio, ma non lo guarda, non gli d forma: non unimmagine, un sentimen to senza forma, che riempie della sua ombra tutto lo spettacolo. Di qui il grand e effetto di due versi stupendi, che sono veri decasillabi sotto apparenza di en decasillabo, pieni di movimento e di armonia: Letteratura italiana Einaudi 37

Francesco De Sanctis - Storia della letteratura italiana ch la veduta di Dio mi c irconda e in ogni loco paura mi desta. il sentimento da cui sei preso innanzi alle grandi ombre di una cattedrale. Ma c i che prevale in Iacopone il grottesco, una mescolanza delle cose pi disparate, se nza nessun senso di convenienza e di armonia: il che, se fatto con intenzione, c omico; fatto con rozza ingenuit, grottesco. Trovi il plebeo, lindecente, il disgus toso misto coi pi gentili affetti: ci che pure il carattere del santo con le sue e stasi e le sue stravaganze. E

questo in Iacopone non gi un contrasto che celi alte intenzioni artistiche, ma ro zza natura, cos discorde e mescolata come si trova nella realt. Ecco il principio del cantico 48: O Signor, per cortesia, mandami la malsania; a me la febbre guartana, la continua e la terzana: a me venga mal di dente, mal di capo e mal di ventre, mal de occhi e doglia di fianco la postema al lato manco. La poesia di Iacopone proprio il contrario di quella de trovatori. In questi poes ia astratta e convenzionale e uniforme, non penetrata di alcuna realt. In Iacopon e realt ancora naturale, non ancora spiritualizzata dallarte; materia greggia, tut ta discorde, che ti d alcuni tratti bellissimi, niente di finito e di armonico. Accanto a questa vita religiosa ancora immediata e di prima impressione spunta l a vita morale, un certo modo di condursi con regola e prudenza; e anchessa nella sua forma immediata e primitiva. Non ragione o filosofia, pura esperienza e trad izione, nella forma di motto o proverbio, che riassume la sapienza degli avi. Il Letteratura italiana Einaudi 38

Francesco De Sanctis - Storia della letteratura italiana motto rimato la pi antic a forma di poesia nel nostro volgare. Ecco alcuni motti antichissimi: Ancella do nnea, se donna follea. In terra di lite non poner la vite. Uomo che ode, vede e tace s vuol vivere in pace. Chi parla rado tenuto a grado. Di questa fatta sono una filza di motti ammassati da Iacopone in un suo carme, u na specie di catechismo a uso della vita, illustrati brevemente da qualche immag ine o paragone, ora goffo, ora egregio di concetto e di forma. Sulla vanit della vita dice: Lo fior la mane nato,

la sera il vei seccato. Ci che nella sua semplicit ha pi efficacia che la elegante traduzione dello stesso concetto fatta dal Poliziano, la quale ti pare una Venere intonacata e lisciata: Fresca la rosa di mattino: e a sera ella ha perduta sua bellezza altera. I motti di Iacopone sono pensieri morali espressi per esempio e per immagini, co me fa limmaginazione popolare, e nella loro brevit e succo il principale attrattiv o. Ove temi pericolo, non fare spesso posa. Sappi di polver tollere Letteratura italiana Einaudi 39

Francesco De Sanctis - Storia della letteratura italiana la pietra preziosa, e da uom senza grazia parola graziosa; dal folle sapienzia, e dalla spina rosa. Prende esempio da bestia chi ha mente ingegnosa. Vediamo bella immagine fatta con vili deta; vasello bello ed utile tratto da sozza creta; pigliam da laidi vermini la preziosa seta, vetro da laida cenere, e da rame moneta. Non dimandare agli uomini che lor nega natura:... e non pregar la scimia

di bella portatura, n il bue, n lasino di dolce parladura... Quel che non si conviene, ti guarda di non fare: n messa ad uomo laico, n al prete saltare; non dece spada a femmina, n ad uom lo filare... Non piace se n suo loco non ponesi la cosa: innanzi che ti calzi, guarda da qual pi luosa. Se leggi, non far punto dove non la posa; dov piana la lettera, non fare oscura glosa. In ogni cosa al prossimo ti mostra mansueto:... Letteratura italiana Einaudi 40

Francesco De Sanctis - Storia della letteratura italiana Da nimistate gurdati, se vuoi viver quieto... A quel modo conformati che trovi nel paese: al Genovese, in Genova, ed in Siena, alsSanese... Uomo che spesso volgesi, da tuo consiglio caccia.

Se vedi volpe correre, non dimandar la traccia: non ti sforzare a prendere pi che non puoi con braccia: ch nulla porta a casa chi la montagna abbraccia. Quando puoi esser umile, non ti dimostrar forte: il muro tu non rompere, se aperte son le porte... Con signore non prendere, se tu puoi, quistione; chei ti ruba ed ingiuria per piccola cagione, e tutti gli altri gridano: Messere ha la ragione... Uomo senzamicizia castello senza mura... Quella buona amicizia, che dogni termpo dura: povert non la parte, n nulla ria ventura. Quel che tu dici in camera non dire in ogni loco: a piaga metti unguento, non vi mettere il foco... E cos hai motto a motto, spesso senzaltro legame che il caso, qual pi, qual meno fe lice, in quella forma senten-Letteratura italiana Einaudi 41

Francesco De Sanctis - Storia della letteratura italiana ziosa ed esemplata, che propria dellimmaginazione popolare, prima ancora che nasca la favola e il raccon to. E trovi certo pi gusto in queste prime rozze formazioni cos piene della vita e del sentire comune, che ne sonetti e canzoni morali in forma pi artificiosa, ma conto rta e scolastica di Onesto e Semprebene e altri trovatori. Questi uomini con tanti proverbi in bocca e con tanta divozione alla Madonna e a santi, con limmaginazione piena di leggende e avventure cavalleresche, avevano ne l piccolo spazio del comune una vita politica ancora pi vivace e concentrata, che non oggi, allargata com e diffusa in queglimmensi spazi che si chiamano regni. Certo, i costumi si polivano, come la lingua; ma religione e cavalleria, misteri e romanzi, se colpivano le immaginazioni, poco bastavano a contenere e regolare le passioni suscitate con tanta veemenza dalle lotte municipali. Questa vita er a troppo reale, troppo appassionata e troppo presente, perch potesse esser vista con la serenit e la misura dellarte. Si manifesta con la forma grossolana dellingiu ria, appena talora rallegrata da qualche lampo di spirito. Un esempio il verso: Quando lasino raglia, un guelfo nasce. Questa forma primitiva dellodio politico, amara anche nel motteggio e nellepigramm a, e cos sventuratamente feconda tra noi anche ne tempi pi civili, non esce mai dal le quattro mura del comune, con particolari e allusioni cos personali, che manca con la chiarezza ogni interesse: prova ne sieno i sonetti di Rustico. Certo, in questo antico esempio di satira politica vedi il volgare condotto a tutta la sua perfezione, e ci senti uno spirito e una vivacit propria dellacuto ingegno fioren tino. Ma che interesse volete voi che prendiamo per donna Gemma e messer Fastell o e messer Messerino e ser Cerbioli-no, con quel suo parlare sotto figura per al lusioni, che Letteratura italiana Einaudi 42

Francesco De Sanctis - Storia della letteratura italiana non ne comprendiamo unac ca? Ci che meramente personale muore con la persona. Il comune sembra un castello incantato, dove luomo entrando ignori tutto ci che vive e si muove al di fuori. N essun vestigio de grandi avvenimenti di cui lItalia era stata ed era il teatro; ni ente che accennasse ad alcuna partecipazione alle grandi discussioni tra papato e impero, tra guelfi e ghibellini, o rivelasse un sentimento politico elevato e nazionale, al di sopra della cerchia del comune. Tutto piccolo, tutto va a finir e l, nella piccola maldicenza sulla piazza del comune. Di ci che si passava in Ita lia, appena unombra trovi in un sonetto di Orlandino Orafo, eco delle preoccupazi oni e ansiet pubbliche, quando Carlo dAngi andava ad investire re Manfredi in Benev ento. Ma ci che preoccupa Orlandino non il risultato politico e nazionale della l otta, ma la grande strage che ne verr: Ed avverr tra lor fera battaglia, e fia sanfaglia tal, che molta gente sar dolente chi che ne abbia gioia. E molti buon destrier coverti a maglia, in quella taglia saran per niente; qual fia perdente allor convien che muoia. A lui uguale chi vinca e chi perda. Ci che gli fa impressione la lotta in se stes sa co suoi accidenti. Lo diresti uno spettatore posto fuori de pericoli e delle pa

ssioni de combattenti, che contempla avido di emozioni i vari casi della pugna. Questa rozzezza della vita italiana sotto i suoi vari aspetti, religioso, morale , politico, spicca pi, perch in evidente contrasto con la precoce coltura scientif ica, divenuta il principale interesse di quel tempo. La scienza era come un mond o nuovo, nel quale tutti si precipita-vano a guardare. Ma la scienza era come il Vangelo, che Letteratura italiana Einaudi 43

Francesco De Sanctis - Storia della letteratura italiana simparava e non si discu teva. A quel modo che troiani, romani, franchi e saraceni, santi e cavalieri era no nellimmaginazione un mondo solo; Aristotile e Platone, Tommaso e Bonaventura e rano una sola scienza. Il maggiore studio era sapere, e chi sapeva pi era pi ammir ato; nessuno domandava quanta concordia e profondit era in quel sapere. Perci venn e a grandissima fama ser Brunetto Latini. Il suo Tesoro e il Tesoretto furono pe r lungo tempo maraviglia delle genti, stupite che un uomo potesse saper tanto, e d esporre in verso Aristotele e Tolomeo. Di che nessuno oggi saprebbe pi nulla, s e Dante non avesse eternato luomo e il suo libro in quei versi celebri: sieti raccomandato il mio Tesoro nel quale io vivo ancora. La scienza in Brunetto materia cos rozza e greggia, com la vita religiosa in Iacopo ne e la vita politica in Rustico. Il suo studio di cacciar fuori tutto quello ch e sa, cos crudamente come gli venuto dalla scuola, e senza farlo passare a traver so del suo pensiero. Ci che dice gli pare cos importante, e pareva cos importante a suoi contemporanei, chegli non chiede altro, e nessuno chiedeva altro a lui. Quel la sua enciclopedia non che prosa rimata. Brunetto fu maestro di Guido Cavalcanti e di Dante, che compirono i loro studi n ellUniversit di Bologna, dalla quale usc pure Cino da Pistoia. Si sente in tutti e tre la scuola di Guido Guinicelli. Amore si scioglie dalle tradizioni cavalleres che, e diviene materia di teologia e di filosofia. Si discute sulla sua origine su suoi fenomeni e sul suo significato. Nella sua apparenza volgare esso adombra quella forza che move il sole e le stelle; il poeta lascia al volgo il senso let terale e cerca un soprasenso, il senso teologico e filosofico, di cui quello sia il velo. Il lettore con le sue abitudini scientifiche disprezza il feno-Lettera tura italiana Einaudi 44

Francesco De Sanctis - Storia della letteratura italiana meno amoroso, e cerca d ietro di quello la scienza. Lesistente non per lui che un velo del pensiero, una forma dellessere; Cino da Pistoia chiama Arrigo di Lussemburgo forma del bene; il c orpo un velo dello spirito; la donna la forma di ogni perfezione morale e intell ettuale: spiritualismo religioso e idealismo platonico si fondono e fanno una so la dottrina. Lallegoria, chera gi prima la forma naturale di una coltura poco avanz ata, diviene una forma fissa del pensiero teologico e filosofico, disposizione d ello spirito aiutata dalluso invalso di cercare il senso allegorico a spiegazione della mitologia e del senso letterale biblico. Ma il pensiero esercitato nelle lotte scolastiche era gi tanto vigoroso che poteva anco bastare a se stesso ed av ere la sua espressione diretta. Perci nella poesia entra non solo lallegoria, ma i l nudo concetto scientifico, sviluppato dal ragionamento e da tutti procedimenti scolastici. Cino, Cavalcanti e Dante erano tra pi dotti e sottili disputatori che fossero mai usciti dalla scuola di Bologna. La loro mente robusta era stata educ

ata a guardare in tutte le cose il generale e lastratto, e a svilupparlo col suss idio della logica e della rettorica. Prima di esser poeti sono scienziati. Anche verseggiando, ci che ammirano i contemporanei la loro scienza. Cino, maestro di Francesco Petrarca e del sommo Bartolo, fu dottissimo giurecons ulto. Il suo comento sopra i primi nove libri del Codice fu la maraviglia di que llet. Ristoratore del diritto romano, aperse nuove vie alla scienza, e non fu uomo , come dice Bartolo, che pi di lui desse luce alla civil giurisprudenza. Lamore di Selvaggia lo fece poeta, ma non pot mutare la sua mente. In luogo di rappresenta re i suoi sentimenti, come poeta, egli li sottopone ad analisi, come critico, e ne ragiona sottilmente. Posto fuori della natura e nel campo dellastrazione, ogni limite del reale si perde, e quella stessa sottigliezza che legava insieme i co ncetti pi di-Letteratura italiana Einaudi 45

Francesco De Sanctis - Storia della letteratura italiana sparati e ne traeva arg omentazioni e conclusioni fuori di ogni realt e di ogni senso comune, creava ora una scolastica poetica, o, per dirla col suo nome, una rettorica ad uso dellamore , piena di figure e di esagerazioni, dove vedi comparire gli spiritelli damore ch e vanno in giro e i sospiri che parlano. In luogo di persone vive, abbondano le personificazioni. In un suo sonetto de meglio condotti e di grande perfezione tec nica vuol dire che nella sua donna posta la salute: mta s alta, che avanza ogni sf orzo dintelletto, e per non resta altro che morire. Questo rettorica, non solo per la strana esagerazione del concetto, ma per il mo do dellesposizione scolastico e dottrinale. Questa donna che andar mi fa pensoso, porta nel viso la virt dAmore: la qual fa disvegliare altrui nel core lo spirito gentil che vi nascoso. Ella mha fatto tanto pauroso, poscia chio vidi quel dolce signore negli occhi suoi con tutto l suo valore, che io le vo presso e riguardar non loso. E savvien poi che quei begli occhi miri, io veggio in quella parte la salute, ove lo mio intelletto non pu gire. Allor si strugge s la mia vertute, che lanima, che move li sospiri, sacconcia per voler del cor fuggire. Una cos strana esagerazione non pu essere scusata che dallimpeto e dalla veemenza d ella passione. Ma qui non ce n vestigio; ed hai invece una specie di tma astratto, che si fa sviluppare nelle scuole per esercizio di rettorica. La prima quartina una maggiore di sillogismo; intelletto, animo, core, sospiri, virt di onore e spi rito gentile sono le sottili distinzioni e astrazioni delle scuole.

Letteratura italiana Einaudi 46

Francesco De Sanctis - Storia della letteratura italiana Esule ghibellino, si le v a grande speranza, quando seppe della venuta di Arrigo di Lussemburgo; e quando seppe della sua morte, scrisse una canzone. Quale materia di poesia! Dove dovre bbero comparire le speranze, i disinganni, le illusioni e i dolori dellesule. Ma invece una esposizione a modo di scienza sulla potenza della morte e limmortalit d ella virt. Ancora pi astratta e arida la canzone sulla natura damore di Guido Caval canti, dottissimo di filosofia e di rettorica: la qual canzone fu tenuta miracol o da contemporanei. Adunque, la vita religiosa, morale e politica era appena nella sua prima formazi one, e la splendida vita che raggiava da Bologna era anchessa materia greggia, pr etta vita scientifica, messa in versi. Siamo alla seconda met del Dugento. La Sicilia, malgrado la sua Nina, gi nellombra. I due centri della vi-ta italiana sono Bologna e Firenze, luna centro del movime nto scientifico, laltra centro dellarte. Nelluna prevaleva il latino, la lingua de d otti; nellaltra prevaleva il volgare, la lingua dellarte. Limpulso scientifico partito da Bologna, traendosi appresso anche la poesia, dava il bando alla superficiale galanteria de trovatori: il pubblico domandava cose e non parole. E si form una coscienza scientifica ed una scuola poetica conforme a quella. Il tempo de poeti spontanei e popolari finisce per sempre. Il nuovo poeta scrive con intenzione. Pi che poeta, egli lume di scienza; si chia ma Brunetto Latini, lenciclopedico, Cino, il primo giureconsulto dellet, Cavalcanti , filosofo prestantissimo, Dante, il primo dottore e disputatore de tempi suoi. S crivono versi per bandire la verit, spiegare popolarmente i fenomeni pi astrusi de llo spirito e della natura. La poesia per loro un ornamento, la bella veste dell a verit o della filosofia, uso amoroso di sapienza, come dice Dante nel Convito. Ci dunque in loro una doppia intenzione. Ci una inten-Letteratura italiana Einau di 47

Francesco De Sanctis - Storia della letteratura italiana zione scientifica. Ma c i pure una intenzione artistica, di ornare e di abbellire. Lartista comparisce ac canto al-lo scienziato. Questo doppio uomo gi visibile in Guido Guinicelli. in Toscana, massime in Firenze, che si forma questa coscienza dellarte. Il volgar e, venuto gi a grande perfezione, era parlato e scritto con una propriet e una gra zia, di cui non era esempio in nessuna parte dItalia. Se i poeti superficiali dis piacevano a Bologna, i poeti incolti e rozzi non piacevano a Firenze. A lungo an dare non vi poterono essere tollerati Guittone e Brunetto, e sorgeva la nuova sc uola, la quale, se a Bologna significava scienza, a Firenze significava arte. Questo primo svegliarsi di una coscienza artistica gi notato in Cino. Egli scrive con manifesta intenzione di far rime polite e leggiadre, e cerca non solo la pr opriet, ma anche la venust del dire. Aveva animo gentile e affettuoso, e orecchio musicale. Se a lui manca levidenza e lefficacia, virt della forza, non gli fa difet to la melodia e leleganza, con una certa vena di tenerezza. Fu il precursore del grande suo discepolo, Francesco Petrarca.

Ecco un esempio della sua maniera: Poich saziar non posso gli occhi miei di guardare a Madonna il suo bel viso, mirerl tanto fiso chio diverr beato lei guardando. A guisa di Angel che di sua natura stando su in altura divien beato sol vedendo Iddio; cos, essendo umana creatura, guardando la figura di questa donna, che tiene il cor mio, potrei beato divenir qui io. Raccomando agli studiosi la canzone sugli occhi della sua donna, che ispir le tre sorelle del Petrarca, il quale ne imit anche la fine, che piena di grazia: Lette ratura italiana Einaudi 48

Francesco De Sanctis - Storia della letteratura italiana Or se prendete a noia lo mio amor, occhi damor rubegli, foste per comun ben stati men begli. Agli occhi della forte mia nemica fa, canzon, che tu dica: Poi che veder voi stessi non possete, vedete in altri almen quel che voi ste. E ci ha pure parecchi sonetti, dove Cino in luogo di filosofare e sottilizzare s i contenta di rappresentare con semplicit il suo stato, e sono teneri ed affettuo si. Meno apparisce dotto, e pi si rivela artista. La coscienza artistica si mostra in Cino nelle qualit tecniche ed esteriori della forma. La sua principale industria di sviluppare gli elementi musicali della li ngua e del verso, n fino a quel tempo la lingua son s dolce in nessun poeta, renden do imagine di un bel marmo polito, da cui sia rimossa ogni asprezza e ineguaglia nza Ma qualit pi serie e pi profonde si rivelano in Guido Cavalcanti. Anche in lui la perfezion tecnica somma, anzi in lui scienza. Innamorato della lingua natia, pose ogni studio a dirozzarla, e fissarla, e scrisse una gramatica e unarte del d ire. Egli, nota Filippo Villani, dilettandosi degli studi rettorici, essa arte i n composizioni di rime volgari elegantemente e artificiosamente tradusse. Di che si vede quanta impressione dov fare su contemporanei di Guittone e Brunetto Latin i tanto e s nuovo artificio spiegato come scienza e applicato come arte. Cos Guido divenne il capo della nuova scuola, il creatore del nuovo stile, e oscur Guido G uinicelli: Cos ha tolto luno allaltro Guido la gloria della lingua.

Ma la gloria della lingua non bastava a Guido, a cui lingua e poesia erano cose accessorie, semplici ornamenti: sostanza era la filosofia. Perci aveva a disdegno Virgi-Letteratura italiana Einaudi 49

Francesco De Sanctis - Storia della letteratura italiana lio, parendogli, dice i l Boccaccio, la filosofia, siccome ella , da molto pi che la poesia. Sottilissimo di aletti-co, come lo chiama Lorenzo de Medici, introduce nella poesia tutte le fine zze rettoriche e scolastiche, e mira a questo, non solo di dir bene, ma dir cose importanti. I contemporanei studiarono la sua canzone dell Amore, come si fa un trattato filosofico, e ne fecero comenti, co-me si soleva di Aristotele e di san Tommaso: anche pi tardi il Ficino vi cercava le dottrine di Platone. Cos Guido er a tenuto eccellente non solo come artificioso ed elegante dicitore, ma come somm o filosofo. Questo voleva Guido, e questo ottenne, questo gli ba-st ad acquistare il primo po sto fra contemporanei. Salutavano in lui lo scienziato e lartista. Ma Guido fu dotto pi che scienziato. Fu benemerito della scienza perch la divulg, n on perch vi lasciasse alcuna sua orma propria. E fu artefice pi che artista, intes o massimamente alla parte meccanica e tecnica della forma: vanto non piccolo, ma che tocca la sola superficie dellarte. La gloria di Guido fu l, dovegli non cerc altro che un sollievo e uno sfogo dellanim o. Fu l, chegli senza volerlo e saperlo si rivel artista e poeta. Vi sono uomini ch e i contemporanei ed essi medesimi sono incapaci di apprezzare. Guido era pi gran de chegli stesso e i suoi contemporanei non sapevano. Guido il primo poeta italiano degno di questo no-me, perch il primo che abbia il senso e laffetto del reale. Le vuote generalit de trovatori, divenute poi un conten uto scientifico e rettorico, sono in lui cosa viva, perch, quando scrive a dilett o e a sfogo, rendono le impressioni e i sentimenti dellanima. La poesia, che prim a pensava e descriveva, ora narra e rappresenta, non al modo semplice e rozzo di antichi poeti, ma con quella grazia e finitezza a cui era gi venuta la lingua, m aneggiata da Guido con perfetta padronanza. Qui sono due Letteratura italiana Ei naudi 50

Francesco De Sanctis - Storia della letteratura italiana forosette, egregiamente caratterizzate, che gli cavano di bocca il suo segreto damore. L una pastorella c he incontra nel boschetto, e ti abbozza una scena damore colta dal vero. Sono gli stessi concetti de trovatori, ma realizzati, non solo ornati e illeggiadriti al di fuori, ma trasformati nella loro sostanza, divenuti caratteri, immagini, sent imenti, cio a dire vita e azione. Senti l dentro lanima dello scrittore, ora lieta e serena che si esprime con una grazia ineffabile, come nelle ballate delle foro sette e della pastorella, ora penetrata di una malinconia che si effonde con dol cezza negli amabili sogni dellimmaginazione e nella tenerezza dellaffetto, come ne lla ballata, che scrisse esule a Sarzana, il canto del cigno, il presentimento d ella morte. Qui lo scienziato sparisce e la rettorica dimenticata. Tutto nasce d al di dentro, naturale, semplice, sobrio, con perfetta misura tra il sentimento e lespressione. Il poeta non pensa a gradire, a cercare effetti, a fare impressio ne con le sottigliezze della dottrina e della rettorica: scrive se stesso, come si sente in un certo stato dellanimo, senzaltra pretensione che di sfogarsi, di es pandersi, segnando la via nella quale Dante fece tanto cammino. I posteri potero

no applicare a lui quello che Dante disse di s: Io mi son un, che quando Amor mi spire, noto, e a quel modo chei detta dentro, vo significando. Il che non avvenne di Lentino, di Guittone, rimasti al di qua del dolce stil nuov o, perch esagerarono i sentimenti, andarono al di l della natura, per gradire, piacer e a lettori. E qual pi a gradire oltre si mette, non vede pi dalluno allaltro stilo. Di questo dolce stil nuovo il precursore fu Guinicelli, il Letteratura italiana Einaudi 51

Francesco De Sanctis - Storia della letteratura italiana fabbro fu Cino, il poet a fu Cavalcanti. La nuova scuola non era altro che una coscienza pi chiara dellart e. La filosofia per s sola fu stimata insufficiente, e si richiese la forma. Guit tone dArezzo non fu pi apprezzato, quantunque di filosofia ornatissimo, grave e sen tenzio-so, come dice Lorenzo de Medici, perch gli mancava lo stile, alquanto ruvido e severo, n di alcun dolce lu-me di eloquenza acceso. Anche Benvenuto da Imola chi ama nude le sue parole e lo commenda per le gravi sentenze, ma non per lo stile. Nasceva in Firenze un nuovo senso, il senso della forma. A quel tempo fra tante feroci gare politiche la letteratura era nel suo fiore in tutta Toscana e sotto i pi diversi aspetti. Dante da Maiano era uneco de trovatori , con la sua Nina siciliana. Guittone, Brunetto, Orbiciani da Lucca erano poeti dotti, ma rozzi, come i bolognesi Onesto e Semprebene. Ma gi il culto della forma , lamore del bello stile si sente in parecchi poeti. Dino Frescobaldi, Rustico di Filippo, Guido Novello, Lapo Gianni, Cecco dAscoli sono il corteggio, nel quale emerge la figura di Guido Cavalcanti. Ma ben presto al nome di Guido Cavalcanti si accompagn quello di Dante Alighieri, legati insieme da unamicizia che non si ruppe se non per morte. Parvero le nuove rime, e fu tale limpressione chei sal subito accanto a Cavalcanti. Sembr che avesse r isolto il problema di esprimere le profondit della scienza in bella forma: ultimo segno a cui si mirava. Perci ebbe molta voga la sua canzone: Donne, che avete intelletto damore; e ancora pi laltra: Voi che intendendo il terzo ciel movete. Dante avea la stessa opinione. Il dotto discepolo di Bologna mira poetando a div ulgare la scienza, usando mo-Letteratura italiana Einaudi 52

Francesco De Sanctis - Storia della letteratura italiana di piani e aperti alla intelligenza comune. Nella canzone, dove esorta la donna a dispregiare uomo che d a s virt fatta ha lontana, dice:

Ma perocch il mio dire util vi sia, discender del tutto in parte ed in costrutto pi lieve, perch men grave sintenda; ch rado sotto benda parola oscura giugne allo ntelletto; par che parlar con voi si vuole aperto. E quando pure costretto a celare sotto benda i suoi concetti aggiunge un comento in prosa e dichiara egli medesimo la sua dottrina. Tale il comento che fa alla canzone: Voi che intendendo il terzo ciel movete; e parendogli che senza quel comento la canzone presa in se stessa rimanga fuori dellintelligenza volgare, finisce cos: Canzone, io credo che saranno radi color che tua ragion intendan bene, tanto lor parli faticosa e forte: onde se per ventura egli addiviene che tu dinanzi da persone vadi, che non ti paian dessa bene accorte; allor ti priego che ti riconforte, dicendo lor, diletta mia novella: Ponete mente almen comio son bella. Cera dunque nellintenzione di Dante di bandire i veri della scienza ora nella form a diretta del ragionamento, ora sotto il velo dellallegoria, ma in modo che la po esia quando anche non fosse compresa da pi, avesse un valore in se stessa, fosse b ella e dilettasse. Era la teoria della nuova scuola nella sua pi alta espressione , una co-Letteratura italiana Einaudi 53

Francesco De Sanctis - Storia della letteratura italiana scienza artistica pi chi ara e pi sviluppata. Il rispetto della verit scientifica tale, che Dante si domand a co-me, essendo Amore non sostanza, ma accidente, possa egli farlo ridere e par lare, come fosse persona. E adduce a sua difesa che i rimatori, che fanno versi in volgare, hanno gli stessi privilegi de poeti, nome che d a latini, i quali, come Virgilio, Ovidio, Lucano, Orazio, diedero moto e parole alle cose inanimate: il che egli chiama ri-mare sotto vesta di figura o di colore rettorico, qualifi-cand o rimatori stolti quelli che domandati non sapesse-ro dinudare le loro parole da cotal vesta. Onde si vede che Dante e Cavalcanti, chegli qui chiama il suo primo a mico, spregiavano e questi rimatori stolti che usavano rettorica vuota di conten

uto, e quelli che ti davano un contenuto scientifico nudo, senza rettorica. Qui tutta la nuova scuola poetica, rimasa per molti secoli lultima parola della criti ca italiana: ci che il Tasso chiam condire il vero in molli versi. Con queste teorie, con queste abitudini della mente, parecchie canzoni e sonetti sono ragionamenti con lume di rettorica, concetti coloriti. Di tal natura la ca nzone sulla gentilezza o nobilt: Le dolci rime damor chi sola e laltra: Amor, tu vedi ben che questa donna, dove sotto colore rettorico di donna amata rappresent