DCSS Training 14 - Ammortizzatori - Parte 2

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 1  DCSS Training  Ammortizzatori – Parte 2 Con questo pezzo concludo, finalmente, la trattazione di tutti i “pezzi” del corpo umano che utilizziamo in palestra: spalle, schiena, bacino, ginocchia. Volutamente non mi interessa parlare di caviglie, polsi e altro perché, di fatto, non hanno rilevanza nei movimenti che ci interessano a differenza di altre attività dove invece sono elementi determinanti. Del resto, questa è “biomeccanica per i pesi” e non “per la corsa”.  L’articolazione dell’anca è sorprendentemente semplice rispetto ad altre meraviglie incasinatissime quali ginocchio e spalla: la sua resistenza si basa più sui materiali che su furbate geometriche o meccaniche estrose. Abbiatene cura, perché se si scassa, sono enormi apparati genitali assolutamente non dolcificati… Ball & Socket Nelle mie spedizioni sulla rete per depredare di documenti ignari prof di ignare università (grande Google con la ricerca avanzata site:) raccatto molto materiale d’oltreoceano: nella loro praticità, gli anglosassoni definiscono l’anca come una articolazione di tipo ball & socket che mi piace tradurre  palla e buca. Il più preciso termine italiano, enartrosi o articolazione emisferica, rende meno l’idea. La testa del femore, già descritta nell’articolo sulle ossa lunghe, è una superficie sferica che va a ad inserirsi in una cavità emisferica dell’anca detta acetabolo. Acetabolo e testa sono ricoperti da cartilagine che permette una frizione praticamente nulla. La testa si raccorda al corpo del femore tramite un collo formando un angolo con l’asse femorale longitudinale pari in media a 135°. Il grande e il piccolo trocantere sono delle formazioni ossee che fungono da inserzione e leva articolare per molti muscoli che muovono il femore. Acetabolo Testa del femore Cartilagine Labbro dell’acetabolo Grande trocantere Piccolo trocantere Collo del femore Angolo medio Angolo minimo Angolo massimo Asse transcondilare Angolo del collo del femore Asse del collo del femore 125° 160° 125 90° Asse transcondilare Angolo del collo del femore Asse del collo del femore 10°

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DCSS Training

Ammortizzatori – Parte 2

Con questo pezzo concludo, finalmente, la trattazione di tutti i “pezzi” del corpo umano cheutilizziamo in palestra: spalle, schiena, bacino, ginocchia. Volutamente non mi interessa parlare dicaviglie, polsi e altro perché, di fatto, non hanno rilevanza nei movimenti che ci interessano adifferenza di altre attività dove invece sono elementi determinanti. Del resto, questa è“biomeccanica per i pesi” e non “per la corsa”.

L’articolazione dell’anca è sorprendentemente semplice rispetto ad altre meraviglieincasinatissime quali ginocchio e spalla: la sua resistenza si basa più sui materiali che su furbategeometriche o meccaniche estrose. Abbiatene cura, perché se si scassa, sono enormi apparatigenitali assolutamente non dolcificati…

Ball & Socket

Nelle mie spedizioni sulla rete per depredare di documenti ignari prof di ignare università (grandeGoogle con la ricerca avanzata site: ) raccatto molto materiale d’oltreoceano: nella loro praticità, glianglosassoni definiscono l’anca come una articolazione di tipo ball & socket che mi piace tradurre

palla e buca. Il più preciso termine italiano, enartrosi o articolazione emisferica, rende meno l’idea.

La testa del femore, già descritta nell’articolo sulle ossa lunghe, è una superficie sferica che va a adinserirsi in una cavità emisferica dell’anca detta acetabolo. Acetabolo e testa sono ricoperti dacartilagine che permette una frizione praticamente nulla. La testa si raccorda al corpo del femoretramite un collo formando un angolo con l’asse femorale longitudinale pari in media a 135°. Il

grande e il piccolo trocantere sono delle formazioni ossee che fungono da inserzione e levaarticolare per molti muscoli che muovono il femore.

Acetabolo

Testa del femore

Cartilagine

Labbro dell’acetabolo

Grande trocantere

Piccolo trocantere

Collo del femore

Angolo medio

Angolo minimo

Angolo massimo

Asse transcondilare

Angolo del collo del femore

Asse del collo del femore 125°

160°

125

90°

Asse transcondilare

Angolo del collo del femore

Asse del collo del femore

10°

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L’ asse transcondilare è una retta che passa fra i condili del femore: è interessante notare comequesto asse e l’asse del collo del femore non giacciano sullo stesso piano, pertanto la testa delfemore risulta ruotata di un certo angolo rispetto al ginocchio.

(n.d.r. se nel disegno a destra intravedete un significato fallico, è bene prendere in seriaconsiderazione un po’ di psicoterapia)

La cartilagine dell’acetabolo forma una struttura particolare detta labbro dell’acetabolo che avvolgeanche tutto il bordo esterno alla cavità. Il labbro ha forma di ferro di cavello, aperto nella parteinferiore: lo spessore è maggiore nella parte antero-superiore raggiungendo circa i 7 millimetri, unospessore considerevole. Nella parte inferiore i margini del labbro sono connessi dal legamentotrasverso . La cartilagine che ricopre la testa del femore è anch’essa di spessore e rigidità differente,maggiore nella parte superiore.

Il disegno descrive il motivo di questa scelta progettuale: l’anca deve sorreggervi e farvi camminarein posizione eretta continuativamente per tempi molto lunghi pertanto tutte le attenzionidell’Architetto si sono rivolte al corretto svolgimento di questo compito.

In posizione eretta il femore “preme” dentro la volta dell’acetabolo, quando camminate o correte

nell’istante in cui l’arto sospeso tocca terra il femore preme in alto e in avanti: la porzione antero-superiore dell’acetabolo è quella sottoposta ai maggiori stress compressivi e il labbro è così più

Labbro dell’acetabolo

Legamento trasverso

Labbro dell’acetabolo

Legamento trasverso

+ rigida

- rigida

Testa del femore

+ rigida

- rigida

Testa del femore

50Kg

90Kg

235Kg

Cartilagine a contatto

Cartilagine non a contatto

Reazione vincolare del terreno

Forze compressive

nell’acetabolo

Reazione vincolare del terreno

Forze compressive

nell’acetabolo Testa del femore

… aumenta la superficie di contatto

… il legamento trasverso

va in tensione

Il labbro si deforma…

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spesso in questa zona in modo da ammortizzare meglio gli urti, come illustrato nel disegno disinistra.

Il disegno a destra rappresenta la superficie di contatto della testa femorale con il labbro acetabolarein funzione dei carichi sul tronco, dovuti a forze statiche come nello stare in piedi o dinamichecome in un salto: il contatto con l’acetabolo è parziale ed aumenta in funzione del carico.

In questo modo più il carico è elevato e più la superficie di contatto aumenta per mantenere unapressione costante, distribuendo la forza su un’area maggiore: il labbro si deforma e il legamentotrasverso tendendosi assicura la necessaria stabilità. Una soluzione geniale, come sempre: se ilcontatto fosse totale già in assenza di carico, la pressione aumenterebbe in funzione del carico e illabbro non potrebbe espandersi ulteriormente fino a lesionarsi.

La testa e il collo del femore sono avvolti da una robusta capsula di legamenti il cui compito è lastabilizzazione, cioè “il tenere saldamente”, del femore dentro l’acetabolo. A differenza dell’omero,il femore non ha bisogno di essere mantenuto in sospensione dato che è il peso del tronco che gliimpedisce di uscire dall’acetabolo: il femore necessita essenzialmente di essere mantenuto in sedenei movimenti di intra ed extra rotazione che avvengono solitamente agli estremi dei movimenti diflessione ed estensione.

Legamento ileofemoral e

Legamento ischiofemorale

Legamento ileofemorale

Legamento pubofemorale

Piccolo trocantere

Piccolo trocantere

Grande trocantere Grande

trocantere

Legamento ischiofemorale

Anteriore Posteriore

Legamento ileofemoral e

Legamento ischiofemorale

Legamento ileofemorale

Legamento pubofemorale

Piccolo trocantere

Piccolo trocantere

Grande trocantere Grande

trocantere

Legamento ischiofemorale

Anteriore Posteriore

Fascio mediale del legamento ileofemorale

Fascio laterale del legamento ileofemorale

Legamento pubeofemorale

Anteriore

Fascio superiore del legamento

ischiofemorale

Fascio inferiore del legamento

ischiofemorale

Origine del legamento

ileofemorale

Legamento pubeofemorale

Posteriore

Fascio laterale del legamento

ileofemorale

Fascio mediale del legamento

ileofemorale

Fascio superiore del legamento

ischiofemorale

Fascio inferiore del legamento

ischiofemorale

Laterale

Fascio laterale del legamento ileofemorale

Fascio superiore del legamento ischiofemorale

Fascio inferiore del legamento

ischiofemorale

Fascio mediale del legamento

ileofemorale

Superiore

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Moltissimi sono monoarticolari, agendo solo sull’articolazione dell’anca, ma molti altri sonobiarticolari dato che agiscono anche sull’articolazione del ginocchio: esempio classico per il primotipo è il grande gluteo mentre per il secondo il bicipite femorale.

La tabella descrive qualitativamente il contributo di ogni muscolo ai vari movimenti e permette dievidenziare la mono o biarticolarità. Risulta invece estremamente arduo descrivere i contributi intermini quantitativi, capire cioè quanto un muscolo contribuisca ad un movimento perché questocontributo è variabile in funzione della traiettoria scelta e della posizione del femore rispetto aquesta.

Nei disegni in basso a sinistra si può notare come il gruppo dei femorali, semitendinoso,semimembranoso e bicipite femorale siano contemporaneamente estensori dell’articolazionedell’anca (il femore ruota indietro rispetto al bacino oppure il bacino ruota indietro rispetto alfemore) e flessori dell’articolazione del ginocchio ginocchio (la tibia va sotto al ginocchio). Neidisegni in basso a destra la situazione simmetrica: flessione dell’anca o estensione del ginocchio.

I muscoli descritti nei disegni sono anche quelli comunemente noti in palestra: possono essereconsiderati come muscoli motori del femore, alla stessa stregua dei pettorali o dei dorsali perl’omero, in quanto determinano le grandi escursioni angolari di questo osso.

Tensore dellafascia lata

Retto del femore

Psoas

Tensore dellafascia lata

Retto del femore

Psoas

Retto del femore

Vasto laterale

Retto del femore

Vasto laterale

Semimembranoso

Grande gluteo

Semitendinoso

Capo lungo del bicipite femorale

Capo corto del bicipite femorale

Semimembranoso

Grande gluteo

Semitendinoso

Capo lungo del bicipite femorale

Capo corto del bicipite femorale

Semimembranoso

Semitendinoso

Capo lungo del bicipite femorale

Tensore della fascia lata

Capo corto del bicipite femorale

Semimembranoso

Semitendinoso

Capo lungo del bicipite femorale

Tensore della fascia lata

Capo corto del bicipite femorale

Adduz ione Abduz ione Rotazioneinterna

Rotazioneesterna

Estensione Flessione Rotazioneinterna

Estensione Flessione

Piriforme x (1) xGrande gluteo x xMedio gluteo x xPiccolo gluteo x xIleopsoas x x x x xSemitendinoso x x x xSemimembranoso x x x xBicipite femorale x x x xTensore fascia lata x x xPettineo x xAdduttore breve x xAdduttore lungo x xGracile x xSartorio x x x (2) xVasto mediale xVasto laterale xRetto del femore x x

(1) A femore flesso

(2) A tibia flessa

Femore Tibia

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Un’altra cuffia?

I muscoli del disegno si inseriscono in varie posizioni sulla testa del femore, supportandoattivamente i movimenti prodotti dai muscoli motori e contribuendo in maniera determinante allastabilizzazione dell’articolazione dell’anca, come abbiamo visto nell’articolo sulle ossa lunghe.

Sebbene non siano alla ribalta come i loro cugini sovraspinato, sottospinato e piccolo rotondo , èpossibile considerarli a tutti gli effetti una equivalente cuffia dei rotatori del femore.

Biomeccanica spiccola dell’anca

Piccolo e medio gluteo

Otturatore interno

Quadrato del femore

Piriforme

Gemello inferiore

Gemello superiore

Psoas

Piriforme

Muscolo iliaco

Pettineo

Piccolo e medio gluteo

Otturatore interno

Psoas

Piccolo e medio gluteo

Otturatore interno

Quadrato del femore

Piriforme

Gemello inferiore

Gemello superiore

Psoas

Piriforme

Muscolo iliaco

Pettineo

Piccolo e medio gluteo

Otturatore interno

Psoas

Retta d’azione degli abduttori

P

F

F par

F perp

R

P F

R

Forza muscolare degli abduttori

P

F

Reazione vincolare dell’anca

Forza del carico sul tronco

b P b F

Ma perché ci fanno fare

queste cose…Tu almeno stai fermo!

P

Forza del carico sul

tronco P

Il bacino ruota intorno all’anca

Asse longitudinale

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Questa illustrazione è un classico che ritrovate in qualsiasi dispensa, opuscolo o enciclopedia chetratta dell’anca: le forze che agiscono sull’articolazione quando l’altra gamba è sollevata da terra,situazione che si verifica centinaia di volte al giorno in qualsiasi spostamento facciate:

In questa posizione, il peso corporeo P (al netto del peso dell gamba a terra) agisce “di lato”rispetto all’asse longitudinale passante per la spina dorsale e il soggetto poggia tutto il suopeso sull’anca della gamba a terra.

L’anca in questa situazione diventa il fulcro di una leva su cui agisce la forza peso: senzaaltre forze in gioco il peso corporeo farebbe ruotare il bacino in senso antiorario, comeevidenziato nei disegni a sinistra.

La rotazione del bacino causa un avvicinamento di questo al femore della gamba a terra, difatto una adduzione del femore: i muscoli che impediscono che ciò accada sono pertanto gliabduttori , come evidenziato nel disegno centrale. Su un braccio di leva agisce la forza peso,sull’altro la forza muscolare degli abduttori che mantiene pertanto il soggetto in equilibrio.

La leva è come sempre svantaggiosa per i muscoli che agiscono anche obliquamente rispetto

ad essa: la forza che devono sviluppare è così ben superiore rispetto a quella esercitata dalpeso corporeo.

Chiaramente, il femore non sfonda l’acetabolo trafiggendo vescica e intestini: l’acetaboloreagisce con una forza che impedisce tutto questo, è la reazione vincolare dell’anca chechiude il triangolo delle forze, risultando anch’essa molto maggiore della forza peso delsoggetto. A destra lo schema completo delle forze in azione.

Una degenerazione della cartilagine dell’articolazione ha come prima conseguenza invalidante laperdita della possibilità di spostarsi: lo studio della biomeccanica dell’anca è fortemente focalizzatosulla deambulazione per creare protesi sempre più performanti in termini di resistenza e durata allesollecitazioni meccaniche.

Forza peso del carico sul tronco

L’anca tenderebbe a

flettere…

Il ginocchio

tenderebbe a flettere…

Reazione vincolare del terreno

Senza nessuna stabilizzazione il femore intraruota

Forza peso del carico sul

tronco Il femore è sottoposto ad una forza di torsione

L’ileopsoas contrasta la rotazione interna

Forza peso del carico sul

tronco

Più pressione sul condilo mediale rispetto al laterale

Reazione vincolare del terreno

Senza nessuna stabilizzazione il femore intraruota

Forza peso del carico sul

tronco Il femore è sottoposto ad una forza di torsione

L’ileopsoas contrasta la rotazione interna

Forza peso del carico sul

tronco

Più pressione sul condilo mediale rispetto al laterale

I muscoli estendono

l’anca… … i muscoli estendono il ginocchio…

… Il corpo del femore è sottoposto ad una

forza di piegamento

4 5 K g4 5 K g4 5 K g4 5 K g 4 5 K g4 5 K g4 5 K g4 5 K g

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Ragazzi, nel disegno precedente vi presento il mio nuovo omino blu; uno scheletrino blu! Mi aiutatea trovargli un nome? Eddie probabilmente ha problemi di copyright dato che è la mummia degliIron Maiden…

In alto un primo tipo di sollecitazione sul corpo del femore durante uno squat: a sinistra, il caricoschiaccia l’atleta al suolo che evita di diventare marmellata di fragole e ciliegie perché estende leanche e le ginocchia. Così facendo è come applicare rotazioni in versi opposti ad ogni epifisi,pertanto il corpo del femore è sottoposto ad una forza di piegamento, come nel disegno a destra.

In basso un secondo tipo di sollecitazione che coinvolge invece in torsione il femore: a causa dellasua forma, il femore durante uno squat intraruoterebbe se non fosse bloccato da qualcosa. Un grossocontibuto a questo “qualcosa” è dato dall’ ileopsoas che, essendo un extraruotatore, controbilancia larotazione verso l’interno.

In questo modo, però, tutta la diafisi prossimale è sottoposta a una forza di torsione. E’ interessanteanche notare come la pressione sulla tibia sia maggiore dal lato del condilo mediale piuttosto che daquello del laterale.

In entrambi i casi le sollecitazioni non raggiungono mai livelli preoccupanti o pericolosi, dato che lacontrazione di tutti i muscoli della coscia conferisce al femore una rigidezza tale da resistere senzaproblemi. Movimenti improvvisi, perdita di controllo, infortuni muscolari su altri muscoli osemplicemente il fare le cose a cazzo per una sboronata possono però creare condizioni in cui lastabilità muscolare viene meno, scaricando sul tessuto osseo tutto il compito di sopportare questedeformazioni.

Questo tipo di sollecitazioni assolutamente sopportabili dal nostro femore, pone invece moltissimiproblemi alle protesi e ai materiali con cui vengono cementate all’osso: forze di taglioestremamente frequenti portano alla deformazione permanente della protesi o al suo scollamento. Imovimenti più temibili per un paziente che ha subito un intervento di artroplastica dell’anca sonosalire le scale, chinarsi o accovacciarsi. In altre parole… lo squat!

Diabolico Newton…

Asse transcondilare

Angolo del collo del femore

Asse del collo del femore

10°

Spina iliaca anteriore superiore

Centro della rotula

Tuberosità tibiale

Angolo Q

Asse della tibia

Asse del femore

171°

12°

20°

Angolo della volta dell’acetabolo

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Forme così complesse come il femore ed il bacino necessitano di decine e decine di parametri peressere descritte quantitativamente in maniera rigorosa: nel disegno alcuni dei parametri piùsignificativi riportando il valore medio misurabile:

L’angolo del collo del femore, già visto, fra asse del collo del femore e asse transcondilare

L’ angolo della volta dell’acetabolo che misura quanto è “alto” l’acetabol L’ angolo del quadricipite o q-angle fra la retta che congiunge la spina iliaca anteriore

superiore e il centro della rotula con quella che congiunge il centro della rotula e latuberosità ischiatica.

L’angolo fra l’asse della tibia e quello del femore

Notate come gli ultimi due parametri siano simili nel significato, quantificando il “disassamento”del femore rispetto alla tibia: scuole mediche diverse, nazioni differenti, teorie differenti portanoalla creazione di differenti sistemi di misurazioni.

Perché il femore e in generale tutte le ossa del nostro corpo hanno la forma che hanno? “Per

sopportare al meglio le forze esterne!” Vero! Ma… perché proprio così?Il chirurgo anatomista Julius Wollf nel 19° secolo postulò la sua famosa legge: “le variazioni

funzionali o morfologiche delle ossa determinano alterazioni della struttura della sostanza ossea edei cambiamenti della conformazione esterna delle ossa” o, più semplicemente, le ossa si adattanoalle sollecitazioni esterne cambiando la loro densità ossea e la loro forma.

Da bravi palestrati avete sicuramente visto Kickboxer con Van Damme: vi ricordate la scena in cuiil maestro Miagi (no, quello è un altro) lo fa allenare prendendo a tibiate un albero? I calci sono lostimolo che induce il corpo a aumentare la densità della tibia. Vi ricordate invece Il ragazzo dalkimono d’oro con Kim Rossi Stuart? Ecco, quello era una cagata di film.

150°

30°

180°

40°

Rotazioni indotte

dalla forza di gravità e dalle forze muscolari

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Alla nascita e nella prima infanzia la conformazione dello scheletro è del tutto differente da quelladell’adulto finale: nel disegno una rappresentazione di uno scheletro adulto se avesse i parametrivisti precedentemente pari a quelli di un neonato

Il femore è completamente dritto e l’angolo con la tibia è piatto, il collo del femore è più verticale ein avanti, la volta acetabolare più alta. E’ il peso corporeo, insieme alle sollecitazioni muscolari, chedetermina il cambiamento della forma o, come si dice, morfologico :

La Gravità “piega” il femore “tirando” la testa femorale in fuori e indietro e deformando ilcollo femorale verso il basso, così come attua tutti gli altri cambiamenti quali la rotazionedella estremità distale della tibia e la formazione dell’arco plantare.

Le forze muscolari deformano le ossa nei punti di inserzione tendinea, dove agisce lamassima tensione per area, creando le tuberosità e i processi.

A seconda dell’ambiente e dei caratteri ereditari queste alterazioni della struttura iniziale sarannopiù o meno vantaggiose, creando leve articolari più o meno favorevoli ai vari movimenti. Esiste unintervallo di variabilità di tutti i parametri tale da essere definito “normale”, nel senso che non si

hanno ripercussioni negative sul funzionamento dell’organismo.

Nel disegno un esempio di cosa accade quando i parametri vanno fuori range: il ginocchio varo e ilginocchio valgo sono patologie dovute ad un eccessiva inclinazione del femore rispetto alla tibia. Senella vita di tutti i giorni non rappresentano un impedimento a meno che non siano veramente gravi,per uno sportivo possono causare molti problemi.

Per un podista un leggero disallineamento del tendine del quadricipite può portare all’usura dellacartilagine dietro la rotula con l’insorgere della condromalacia che determina la fine della carriera!

Ai giorni nostri fortunatamente non si vedono più deformità come agli inizi del secolo scorso grazieal Sistema Sanitario Nazionale e alla maggior attenzione dei genitori: disturbi evidenti vengonocorretti fin da subito, ma una borsite da sfregamento può insorgere con un varismo agli estremidell’intervallo di accettabilità.

Asse di carico

Ginocchio normale Ginocchio valgo Ginocchio varo

Maggior pressione sul menisco laterale

Maggior tensione sul legamento collaterale mediale

Pressioni equilibrate

Pressioniomogenee sulla

rotula

Tendine del quadricipite etendine rotuleo in asse

Pressionidisomogenee

sulla rotula

Tendine del quadricipite etendine rotuleo non in asse

Maggior pressione sul menisco mediale

Maggior tensione sul legamento collaterale laterale

Tendine del quadricipite etendine rotuleo non in asse

Pressionidisomogenee

sulla rotula

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Il messaggio pertanto è: solitamente problemi posturali alle anche o alle caviglie possono causareproblemi alle ginocchia, perciò se vi fanno male quando eseguite lo squat prima di tutto eliminate idifetti tecnici, poi se il problema persiste prendete in considerazione una situazione di questo tipo.

Storie dell’orrore – leggete a vostro rischio e pericolo!

In questo paragrafo affronterò il delicato argomento delle patologie dell’anca che possonointeressarci. Sono convinto che anche i più strafottenti dopo la lettura di queste paginette avrannodelle contrazioni intestinali, perciò vi prego di leggere avendo a mente che il doloretto inguinale chesentite potrebbe essere una lesione del labbro acetabolare con futura artrosi deformante, ma ancheun linfonodo ingrossato per un tumore o una ciste piena di vermi perché avete bevuto acquacristallina nel vostro safari in Kenya… oppure, semplicemente, non avete un cazzo. Attenti alleautodiagnosi!

Segnalo questo tipo di patologie per mostrare come vi siano delle similitudini con quelle delle altrearticolazioni, ma con una sostanziale differenza: sono molto più rare perché l’articolazionedell’anca è eccezionalmente robusta e prima ci si lesiona un ginocchio o ci si rompe una caviglia.Però quando l’anca si scassa… è un vero casino: stiamo parlando di una struttura semplicissima,una pallina in una buca. Non esistono ammortizzatori fantascientifici come per il ginocchio ostrutture dinamicamente mobili che possono assorbire l’energia delle forze esterne come per laspalla: il femore è ficcato dentro l’acetabolo e il compito di sopportare gli urti è dato dallacartilagine. Punto.

Perciò, imparate ad avere rispetto delle vostre anche perché se potete mettervi un braccio al collo eguarire di un’artrite non, difficilmente potete attuare questa terapia con il femore perché lo usatecontinuamente ed è posto in profondità sotto strati e strati muscolari, rendendo difficili le varieterapie.

Cam & Pincher, una serie TV da non vedere…

E’ noto a tutti il famigerato impingement (schiacciamento) del sovraspinato : l’omero ruotandoverso l’alto schiaccia la cuffia dei rotatori e in particolare il tendine del sovra spinato contro la voltaacromiale. Dolore, terapie, esercizi. Esiste l’equivalente anche per il femore, sebbene il meccanismosia differente.

A sinistra una normale escursione articolare in un movimento di intrarotazione, al centro e a destradue patologie di impingement:

Al centro un pincher impingement: il labbro acetabolare nella parte antero-superiore risultapiù ispessito e più in avanti, pertanto il femore intraruotando urta contro di esso prima delfine corsa e il labbro “pinza” il collo femorale.

A destra un cam impingement : la testa del femore non è sferica ma presenta una “gobba” checollide prematuramente con l’acetabolo.

Normale escursione articolare Pincher Impingement (schiacciamento a pinza)

Cam Impingement (schiacciamento a camma)

Il labbro acetabolare è spesso e in avanti,

limitando l’escursione

La testa del femore non è sferica e collide con l’acetabolo prima del fine corsa normale

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Il disturbo si presenta come un dolore solitamente all’inguine ma anche vicino all’osso sacro o aitrocanteri, con perdita dell’escursione articolare del femore in flessione ed intraruotazione nel casodi impingement anteriore e in estensione ed extrarotazione nel caso di impingement posteriore.

Documentandosi un po’ risulta evidente che ancora non c’è chiarezza sui motivi dell’insorgenza diquesta patologia, sia perché è proprio scritto così (eh eh eh) sia perché se andiamo a leggerel’elenco delle possibili cause… sono praticamente tutte le attività in cui vi è un utilizzo delle gambein flessione!

Sport che possono far insorgere la FAI, Femoroacetabular impingement sono l’Hockey, il calcio, loyoga, il powerlifting, il weightlifting, le arti marziali e una valanga di altri. Si ritiene che tutte leattività in cui vi siano forze violente che agiscono mentre il femore è flesso e intraruotato possonoportara alla FAI, per questo nell’elenco sono presenti il calcio e le arti marziali: i calci, al pallone oal muso degli avversari, avvengono principalmente portando il piede in alto, in dentro e versol’interno.

Questa patologia ha una simpaticissima particolarità: non passa e anche operandosi l’unicasoluzione per non arrivare all’artroplastica è… smettere la propria passione. Paura eh…

Ok, ecco il test per vedere se avete questa roba: mettetevi sul letto e fatevi torcere in questo mododa vostra moglie, come ho fatto io. Dolori all’inguine? Impossibilità di raggiungere l’escursionemassima? Se in flessione non riuscite ad andare oltre i 90° e in intraruotazione i 24°, allora non sietemessi bene, ma dato che io riesco ad intraruotare di 45° e sono il più rigido della Terra, andatetranquilli. Ah… non provate da soli, intraruoterete di un terzo e avrete un attacco d’ansia.

Mi si è spaccato il labbroEcco, questa è un’altra cosetta antipatica, perché si risolve solo con un bell’intervento inartroscopia: avete presente la rottura dei menischi? Bene, si può rompere anche il labbroacetabolare. Il problema è che mentre per i menischi la prassi è consolidata e si capisce benissimoquando sono rotti, questo disturbo è facilmente confondibile con altre patologie.

La sindrome del piriforme

Se i precedenti pain in the ass sono un’evenienza fortunatamente improbabile per noi amanti dellapesistica, la sindrome del piriforme è una problematica da prendere in considerazione. Ah… siguarisce e si può tornare a fare i pesi.

FAI anteriore FAI posteriore

Dottore, da piccolo mia madre era una figura autoritaria mentre mio padre un soggetto debole… è per

questo che vado in palestra?

8/9/2019 DCSS Training 14 - Ammortizzatori - Parte 2

http://slidepdf.com/reader/full/dcss-training-14-ammortizzatori-parte-2 13/13

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Il piriforme, a forma di pera, è un muscolo particolare per tre motivi: E’ l’unico che si inserisce esclusivamente sull’osso sacro. E’ direttamente a contatto con il nervo sciatico che gli passa sopra, sotto o attraverso. Il

primo caso rappresenta l’85% del totale. Nei movimenti di flessione, adduzione e rotazione interna il piriforme comprime il nervo

sciatico.

La sindrome del piriforme perciò è una sciatalgia non dovuta ad un’ernia o una protrusione discaleche può essere scambiata per altri problemi. Ad oggi questa sindrome è molto controversa e la suadiagnosi necessita di un medico o chiropratico esperto: attenzione che spesso è utilizzata perspiegare qualsiasi cosa, come “sei stressato” per spiegare quelle strane macchie blu sulla testadovute invece ad un avvelenamento da kryptonite.

Vorrei invece sottolineare un aspetto interessante, mi raccomando senza alcuna pretesa dicompetenza medica: una tensione sul piriforme ha un impatto immediato sul bacino. Da molti mesiogni sera sto facendo circa 15 minuti di stretching per i glutei, dei semplici movimenti come quellidei disegni precedenti, e ho notato una sensazione di “benessere” come quando iniziai gli eserciziper la cuffia dei rotatori.

Chi si impegna in squat e stacchi pesanti con dolori e doloretti cronici deve prendere in seriaconsiderazione la sperimentazione di un’attività specifica per i rotatori del femore e credo che nesentiremo parlare nei prossimi anni da persone ben più qualificate.

Per l’ennesima volta: attenzione! Giocare al piccolo terapista può essere letale per muscoli etendini!

Sopra

Sotto

Attraverso

Sopra

Sotto

Attraverso

Quadrato del femore

Nervo sciatico

Gemello superiore

Otturatore interno

Gemello inferiore

Adduzione

Rotazione interna

Flessione

Il piriforme comprime il nervo sciatico

Adduzione

Rotazione interna

Flessione

Il piriforme comprime il nervo sciatico

Piriforme