DCOME DIFFERENTI / 3 LA CRISI COME OPPORTUNITÀ. PER … · no di controllo della borsa; Elizabeth...

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18 noidonne | marzo | 2012 FOCUS D COME DIFFERENTI / 3 LA CRISI COME OPPORTUNITÀ. PER LE DONNE La politica economica ha finora ignorato le disuguaglianze di genere. Occorre un pink new deal che veda nelle infrastrutture sociali l’obiettivo e la soluzione della crisi A cura di Tiziana Bartolini M arcella Corsi insegna economia all’Università La Sapienza di Roma. Fa parte della Commissione di ge- nere della Società Italiana degli Economisti e figura tra le fondatrici del web-magazine inGenere. L’ab- biamo intervistata per fare il punto sulle proposte in campo per uscire dalla crisi e su quanto tre donne oggi importanti per l’eco- nomia e il lavoro in Italia - Camusso, Fornero e Marcegaglia - stan- no facendo o potrebbero fare. L’Italia è un paese che registra posizioni piuttosto arretra- te come presenze femminili nel mondo del lavoro sia come quantità di donne occupate sia come posizioni dirigenziali. Il fatto che, oggi, troviamo tre donne - Camusso, Fornero e Marcegaglia - in ruoli chiave per il lavoro e il welfare è uno ‘strano caso’, oppure...? In parte é una pura coincidenza, ma non é infrequente il ricorso alle donne per “sbrogliare le matasse”, nella vita pubblica come in quella privata. Non dimentichiamoci che subito dopo il fallimento di Lehman Brothers sono state chiamate tre donne a rimettere in ordine Wall Street: Sheila Bair alla guida del Fdic (Federal Depo- sit Insurance Corporations), uno dei primi regolatori pubblici ame- ricani a lanciare l’allarme sui conti delle banche; Mary Schapiro pre- sidente della Sec (Securities and Exchange Commission), l’orga- no di controllo della borsa; Elizabeth Warren al timone del Tarp (il Troubled Asset Relief Program), lo strumento per il salvataggio dei colossi statunitensi in crisi. Le hanno chiamate le tre sceriffe di Wall street e molti si sono chiesti che cosa sarebbe successo se a Wall Street avessero comandato le donne. A mio modo di vedere, adottare un punto di vista di genere, nel- la politica come nell’economia, non comporta necessariamente il riferimento alle presunte differenti caratteristiche che gli uo- mini e le donne “portano con sé” nello svolgimento delle loro fun- zioni. Non ritengo, in particolare, che l’alternativa all’archetipo maschile competitivo e aggressivo sia necessariamente l’archetipo materno e protettivo del femminile. Come ha sottolineato di re- cente Julie Nelson, una famosa economista femminista, in un ar- ticolo che abbiamo pubblicato su inGenere, ci sono uomini che sono attenti, protettivi ed etici, e ci sono donne che sono aman- ti del rischio, guidate dai propri interessi e opportuniste come qual- siasi uomo. Il vero problema è che quando noi concepiamo il mon- do degli affari come il regno del maschile e del testosterone, non solo ci lasciamo sfuggire tutte le donne di talento, ma tendiamo a non vedere il valore - e la necessità - di ciascun aspetto della vita generalmente stereotipato come femminile o materno. Di- venta troppo facile, ad esempio, denigrare la prudenza o i pro- blemi etici come qualcosa di effemminato e debole. Detto questo, secondo lei  questa triplice e straordinaria com- presenza può lasciare tracce significative nei provvedimenti indispensabili per affrontare questa difficile fase? Non vedo al momento particolare sintonia tra Camusso, Forne- ro e Marcegaglia rispetto alle regole da far valere per migliora- re il funzionamento del nostro mercato del lavoro. In realtà, mer- cati efficienti richiedono una grande regolazione sociale. Questo avviene tramite una dose di norme etiche e culturali, la forma- zione di standard e codici di settore, nonché attraverso una chia- ra azione governativa. La crisi finanziaria ci ha mostrato gli ef- fetti distruttivi prodotti dagli eccessi di avidità, opportunismo, e da una mentalità in cui chi vince prende tutto. Personalmente, inGenere (www.ingenere.it) è una rivista on-line di informazione, ap- profondimento e dibattito su questioni economiche e sociali, analizzate in una prospettiva di genere. La rivista ha edizioni quindicinali in cui ospita articoli, riflessioni, recensioni, ricerche e studi (italiani e in- ternazionali); offre inoltre segnalazioni di articoli, saggi ed eventi rin- tracciabili in rete. Obiettivo delle redattrici della rivista – Francesca Bettio, Roberta Carlini, Marcella Corsi, Mariella Gramaglia, Annalisa Ros- selli, Annamaria Simonazzi, Paola Villa - è rileggere l’economia e le altre scienze sociali con uno sguardo che assuma la differenza tra i sessi e de- nunci le disuguaglianze, in modo tale che conoscenze e competenze ac- cumulate in questa prospettiva trovino ascolto nel terreno della proposta politica, soprattutto nell’ambito della politica economica. pp.16_21.FOCUS_03.12:Layout 1 12/02/12 19.25 Pagina 18

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18 noidonne | marzo | 2012

FOCU

SDCOME DIFFERENTI / 3

LA CRISI COME OPPORTUNITÀ. PER LE DONNELa politica economica ha finora ignorato le disuguaglianze di genere. Occorre un pink new deal che veda nelle infrastrutture sociali l’obiettivo e la soluzione della crisiA cura di Tiziana Bartolini

Marcella Corsi insegna economia all’Università La

Sapienza di Roma. Fa parte della Commissione di ge-

nere della Società Italiana degli Economisti e figura

tra le fondatrici del web-magazine inGenere. L’ab-

biamo intervistata per fare il punto sulle proposte in campo per

uscire dalla crisi e su quanto tre donne oggi importanti per l’eco-

nomia e il lavoro in Italia - Camusso, Fornero e Marcegaglia - stan-

no facendo o potrebbero fare.

L’Italia è un paese che registra posizioni piuttosto arretra-te come presenze femminili nel mondo del lavoro sia comequantità di donne occupate sia come posizioni dirigenziali.Il fatto che, oggi, troviamo tre donne - Camusso, Fornero eMarcegaglia - in ruoli chiave per il lavoro e il welfare è uno‘strano caso’, oppure...?In parte é una pura coincidenza, ma non é infrequente il ricorso

alle donne per “sbrogliare le matasse”, nella vita pubblica come

in quella privata. Non dimentichiamoci che subito dopo il fallimento

di Lehman Brothers sono state chiamate tre donne a rimettere in

ordine Wall Street: Sheila Bair alla guida del Fdic (Federal Depo-

sit Insurance Corporations), uno dei primi regolatori pubblici ame-

ricani a lanciare l’allarme sui conti delle banche; Mary Schapiro pre-

sidente della Sec (Securities and Exchange Commission), l’orga-

no di controllo della borsa; Elizabeth Warren al timone del Tarp (il

Troubled Asset Relief Program), lo strumento per il salvataggio dei

colossi statunitensi in crisi. Le hanno chiamate le tre sceriffe di Wallstreet e molti si sono chiesti che cosa sarebbe successo se a Wall

Street avessero comandato le donne.

A mio modo di vedere, adottare un punto di vista di genere, nel-

la politica come nell’economia, non comporta necessariamente

il riferimento alle presunte differenti caratteristiche che gli uo-

mini e le donne “portano con sé” nello svolgimento delle loro fun-

zioni. Non ritengo, in particolare, che l’alternativa all’archetipo

maschile competitivo e aggressivo sia necessariamente l’archetipo

materno e protettivo del femminile. Come ha sottolineato di re-

cente Julie Nelson, una famosa economista femminista, in un ar-

ticolo che abbiamo pubblicato su inGenere, ci sono uomini che

sono attenti, protettivi ed etici, e ci sono donne che sono aman-

ti del rischio, guidate dai propri interessi e opportuniste come qual-

siasi uomo. Il vero problema è che quando noi concepiamo il mon-

do degli affari come il regno del maschile e del testosterone, non

solo ci lasciamo sfuggire tutte le donne di talento, ma tendiamo

a non vedere il valore - e la necessità - di ciascun aspetto della

vita generalmente stereotipato come femminile o materno. Di-

venta troppo facile, ad esempio, denigrare la prudenza o i pro-

blemi etici come qualcosa di effemminato e debole.

Detto questo, secondo lei  questa triplice e straordinaria com-presenza può lasciare tracce significative nei provvedimentiindispensabili per affrontare questa difficile fase? Non vedo al momento particolare sintonia tra Camusso, Forne-

ro e Marcegaglia rispetto alle regole da far valere per migliora-

re il funzionamento del nostro mercato del lavoro. In realtà, mer-

cati efficienti richiedono una grande regolazione sociale. Questo

avviene tramite una dose di norme etiche e culturali, la forma-

zione di standard e codici di settore, nonché attraverso una chia-

ra azione governativa. La crisi finanziaria ci ha mostrato gli ef-

fetti distruttivi prodotti dagli eccessi di avidità, opportunismo, e

da una mentalità in cui chi vince prende tutto. Personalmente,

inGenere (www.ingenere.it) è una rivista on-line di informazione, ap-profondimento e dibattito su questioni economiche e sociali, analizzatein una prospettiva di genere. La rivista ha edizioni quindicinali incui ospita articoli, riflessioni, recensioni, ricerche e studi (italiani e in-ternazionali); offre inoltre segnalazioni di articoli, saggi ed eventi rin-tracciabili in rete. Obiettivo delle redattrici della rivista – FrancescaBettio, Roberta Carlini, Marcella Corsi, Mariella Gramaglia, Annalisa Ros-selli, Annamaria Simonazzi, Paola Villa - è rileggere l’economia e le altrescienze sociali con uno sguardo che assuma la differenza tra i sessi e de-nunci le disuguaglianze, in modo tale che conoscenze e competenze ac-cumulate in questa prospettiva trovino ascolto nel terreno dellaproposta politica, soprattutto nell’ambito della politica economica.

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mi auguro che le tre sceriffe nostrane possano contribuire a ge-

nerare un clima di fiducia, non disgiunto da una dose appropriata

di cautela e protezione; i meccanismi che regolano i mercati (azio-

nari e non) cambieranno veramente soltanto quando valori come

la cautela e la preoccupazione per gli altri, spesso stereotipati

come dimensioni femminili, saranno incoraggiati a livello setto-

riale sia per gli uomini che per le donne.

Gli economisti concordano nel dire che l’aumento delle la-voratrici porterebbe incrementi significativi al PIL contri-buendo in modo decisivo a superare la stagnazione. Perchèl’Italia non sceglie questo come obiettivo strategico? Per-chè neppure adesso, che tre donne hanno diritto e dovere diparola pubblica?Sia Camusso che Fornero hanno dato grande risalto alla questione

dell’occupazione femminile nei loro interventi pubblici. Meno at-

tenzione sembra esserci dal lato Confindustria. È tuttavia evidente

che passi concreti non ne sono stati ancora fatti.

Come è noto, l’occupazione delle donne in Italia è bassa, so-

prattutto delle giovani, soprattutto al Sud; siamo al penultimo po-

sto in Europa per tasso di occupazione, meno di una donna su due

è occupata. Per rilanciare la crescita si pensa alla vecchia ricet-

ta di far ripartire le opere pubbliche. Queste sono necessarie, so-

prattutto se mettono l’ambiente al riparo dai soliti disastri an-

nunciati, ma ancor più rilevanti sono per le donne le infrastrut-

ture sociali. Queste possono creare molta occupazione, spesso

di tipo qualificata. Asili nido, tempo pieno nelle scuole dove si fa-

ciliti l’integrazione tra tutti i bambini e ragazzi, sono investimenti

per il futuro. C’è a ben vedere una grande domanda di servizi nel-

la società e ancor più ce ne sarebbe se aumentasse l’occupazione

femminile. Le donne che hanno un lavoro e un reddito creano al-

tro lavoro, perché hanno bisogno di comprare tempo e molte cose

che venivano fatte in casa sono ora acquistate fuori. Le infra-

strutture sociali sono parte fondamentale per aiutare le famiglie

a garantire a tutti, a qualunque età, una vita dignitosa. Ecco per-

ché dovrebbero diventare una priorità per i nostri decisori poli-

tici, uomini o donne che siano.

Secondo lei usciremo dalla crisi, e come ne usciremo? E le donne?All’inizio sembrava che la crisi riguardasse di più gli uomini. L’ipo-

tesi era basata sulla consapevolezza che i settori più colpiti fos-

sero quelli caratterizzati da una maggiore presenza maschile, men-

19noidonne | marzo | 2012

FOCUS

ECCO ALCUNE RISPOSTE ARRIVATE NEL NOSTRO SITO:

COSA VORRESTI DIRE A CAMUSSO E/O FORNERO E/O MARCEGAGLIA?• Non sprecare un’occasione storica

• Essere più coraggiose e promuovere loro stesse altre donne

• Che le donne non sono un optional, che si può indossare solo intempi di vacche grasse

• Di lavorare insieme per risolvere i problemi lasciando da parte ideo-logie, interessi di categoria

• Fate qualcosa per le donne

• La flessibilità è stata forse una necessità. Ma il peso è stato mal di-stribuito. È doveroso fare qualcosa per questa nuova categoria dilavoratori indefessi, ricattabili e senza difensori

• Ciascuna nel suo ambito esprime le potenzialità, la forza, la serietà,la competenza delle donne. Sono orgogliosa di essere donna e di es-sere rappresentata da donne come loro

COSA VORRESTI CHIEDERE LORO?• Mi aspetto che raccolgano e con i loro ruoli portino avanti ciò che le

donne stanno dicendo nelle forme più varie, dalle manifestazioni dipiazza ad altre iniziative. Noi siamo pronte e loro? E soprattutto SENON ORA QUANDO?

• Cosa prevedono per tutelare i giovani precari, in particolare le gio-vani donne che vorrebbero creare una famiglia ma che non pos-sono?

• Precise indicazioni sui modi di far entrare le donne nel mondo del la-voro, tenuto conto, ahinoi!, della situazione economica attuale eprossima futura. Anche mediante imposizioni normative che solle-vino le donne dai compiti di cura

• Equità crescita che non vuol dire far scannare due taxi fra loro magarantire ai miei figli un lavoro !!!

• Lavorare per la dignità del lavoro e del lavoratore, cercare percorsiper l’occupazione e la rioccupazione

• Ricordarsi delle donne che si occupano di parenti con disabilità eche ogni giorno sopportano vessazioni da parte delle istituzioni

• Asili nido affinché le donne possano fare figli e fare anche carriera

NON MI SEMBRA CHE PER LE DONNE STIA CAMBIANDO QUALCOSA.

LA LORO PRESENZA È GIÀ SEGNO DI UN CAMBIAMENTO.

SPERO CHE POSSANO FARE QUALCOSA A VANTAGGIO DELLE DONNE NEL NOSTRO PAESE.

SPERO CHE POSSANO FARE QUALCOSA A VANTAGGIO DELLE DONNE NEL NOSTRO PAESE, MA FINORA NON MI SEMBRA STIA ACCADENDO.

NULLA È CAMBIATO, ANZI IN CERTI CAMPI LA SITUAZIONE È ADDIRITTURA PEGGIORE.

7%29%

19%

32%

14%

CAMUSSO, FORNERO, MARCEGAGLIA. TRE DONNE AI VERTICI.QUINDI...?

Sondaggio di febbraio

4

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20 noidonne | marzo | 2012

tre quelli tipicamente femminili sembravano più al riparo. A rie-

quilibrare la distribuzione delle sventure sono intervenute un po’

dappertutto le politiche pubbliche attraverso piani di austerità

generalizzati che hanno colpito l’occupazione statale, dove per

lo più sono impiegate donne, e la capacità di comprare servizi da

parte delle famiglie, servizi, ancora una volta, tipicamente svol-

ti da donne. Su inGenere abbiamo dedicato un intero dossier alla

comprensione di come tutto ciò si sia realizzato in Europa.

Siamo anche scese in piazza, con SNOQ l’11 dicembre, per proporre

una nostra via per uscire dalla crisi, chiedendo a tutte le forze po-

litiche di siglare un pink new deal - un nuovo patto per lo sviluppo.

Tra i tanti temi sul tappeto vorrei ricordarne alcuni.

1. Bisogna cambiare, secondo noi, l’organizzazione del lavoro in-

troducendo più flessibilità. Finora abbiamo conosciuto solo la

flessibilità “cattiva” che ha voluto dire precariato e salari bas-

si. Non è questa la flessibilità che fa crescere il paese. Ci vuo-

le una flessibilità positiva, una nuova organizzazione del lavo-

ro che guardi al prodotto e alla qualità del risultato e non alla

presenza e alla fedeltà all’impresa: orari flessibili, telelavoro, part-

time temporaneo e così via. Le donne non vogliono lavorare di

meno, vogliono lavorare meglio. Bisogna aiutare le imprese, so-

prattutto le piccole imprese, a sostenere i costi di questa nuo-

va e migliore flessibilità, con strumenti idonei.

2. Flessibilità nel lavoro quotidiano implica anche flessibilità nei tem-

pi della vita: l’età di pensionamento dovrebbe essere resa va-

riabile, come nel modello scandinavo, perché chi vuole possa la-

vorare più a lungo, tenendo conto che, guardando ai dati INPS,

sono soprattutto le donne che vogliono lavorare di più per po-

ter compensare le interruzioni lavorative. È però importante che

i risparmi ottenuti lavorando più a lungo debbano andare ad al-

leggerire il costo del lavoro e a favorire nuova occupazione, al-

trimenti avremo lavoratori anziani, sfiduciati e stanchi, che so-

gnano il riposo e giovani senza lavoro che del riposo non san-

no che farsene.

3. La condivisione del lavoro all’interno della coppia è troppo sbi-

lanciata. Una parte del lavoro può essere scaricata sul merca-

to o sullo Stato, ma anche gli uomini devono fare la loro parte

e spesso la vogliono fare. Bisogna dare segnali forti, direi co-

raggiosi, che crescere figli è un compito di tutti. Il congedo di pa-

ternità obbligatorio, anche se breve, è per noi un passo obbli-

gato in questa direzione.

Per concludere, vorrei ricordare che la crisi può essere una gran-

de opportunità di cambiamento. Tutta la politica economica ha

finora ignorato le disuguaglianze di genere e potrebbe tendere

ancora di più ad ignorarle, considerando occuparsene un lusso

da tempi prosperi e non di crisi.

Sta perciò a noi, come cittadine attive, pretendere che ogni am-

ministrazione debba dichiarare che cosa vuole fare contro la di-

suguaglianza di genere e, soprattutto, quanto vuole spenderci;

nelle politiche di tagli che ci aspettano dobbiamo sapere se le ri-

duzioni di spese incideranno di più sulle donne che sugli uomi-

ni. Se le politiche di austerità devono essere eque, anche questa

è una forma di equità. n

FOCU

SNON RUBIAMO IL FUTURO ALLE GIOVANI

Mimma Ferruzza è una

mamma di 53 anni. Vive

a Castellana Sicula, pa-

tria di Maria Domina e

Antonietta Profita, im-

pegnate in prima linea

nelle lotte contadine

degli anni ‘40 e ‘50.

Mimma è stata asses-

sora all’Ambiente, al

Territorio e all’Ecologia

negli anni ‘80 e con Nina Di Gangi, allora Vice sindaca, è stata tra

le prime amministratrici del territorio madonita.

Camusso, Fornero, Marcegaglia. Che effetto ti fa vedere tredonne così in alto?Per me è un trio più vicino alla gente che comunica bene con la

gente. Le nostre tre donne parlano un linguaggio comprensibile a

tutti. L’effetto di vedere tre donne ai vertici, è una cosa bellissima!

La loro presenza dimostra che le donne non sono soggetti inferiori,

nella fattispecie all’interno del gruppo dirigente, ma sono compe-

tenti e competitive, al pari o in certi casi superiore agli uomini.

Dei loro provvedimenti, delle loro decisioni o proposte che va-lutazione dai?Vedo Camusso, che proviene dalle esperienze delle lotte e delle

conquiste sociali, coerente e determinata, tenendo presente che

il sociale e i deboli sono al centro di ogni scelta da fare. Marcega-

glia mi sembra meno propositiva, ma non so se il mio è un pre-

giudizio o una mancanza di conoscenza reale di lei. Di Fornero

non mi è piaciuto il pianto, comunque mi sembra sicura e deter-

minata ma una sua valutazione mi pare ancora prematura, men-

tre delle altre posso esprimere una valutazione positiva. É

evidente che portano avanti le loro scelte con determinazione e

competenza, non scendendo mai a compromessi e dando una im-

magine di donne forti, sicure e reali allo stesso tempo, esse fanno

la differenza con gli uomini.

Che messaggio vorresti mandare loro? Penso che tra i loro doveri ci sia quello di pensare alle giovani ge-

nerazioni, di trovare delle proposte serie e attuabili per il loro fu-

turo perché la scarsa occupazione è un dramma. Non so come,

ma credo che per il lavoro e la politica urgono soluzioni senza le

quali il futuro è impossibile per tutti. Dico a loro: “Ricordatevi in

ogni momento che ci sono giovani che attendono risposte con-

crete e di speranza! Non rubiamogli ancora il futuro e con esso il

presente!”

Mirella Mascellino

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