28/03/14 09.47David Pescovitz: «La tecnologia serve a farci capire che siamo ... - Social ME(dia) - VanityFair.it

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{ SOCIAL ME (DIA) }

27MARZO2014

David Pescovitz:«La tecnologia

serve a farcicapire che

siamo umani» COMMENTA

David Pescovitz è co-editor di Boing

Boing ma soprattutto ha un titolo

meraviglioso: Research Director

dell’Institute for the Future, a Palo

Alto. Anticipo: sul futuro non ha

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28/03/14 09.47David Pescovitz: «La tecnologia serve a farci capire che siamo ... - Social ME(dia) - VanityFair.it

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Alto. Anticipo: sul futuro non ha

fatto previsioni o quasi. Però mi ha

raccontato tantissime cose,

dandomi un’anteprima di ciò che

dirà stasera a Meet the Media Guru.

Ci sarà anche lo streaming;

guardatelo, merita davvero. E

perdonate la lunghezza

dell’intervista, è che quello che ha detto mi è piaciuto tutto.

Iniziamo da questa parola magica, innovazione. Cos’è che noi,

ma soprattutto le aziende, non hanno ancora capito

dell’innovazione tecnologica?

Purtroppo l’approccio che prevale è ancora quello della

chiusura. Le aziende tengono tutto segreto, o almeno ci

provano, per paura della competizione. E invece l’apertura e

la condivisione, anche e soprattutto quanto si sviluppano

nuovi prodotti, permettono di ottenere nuovi stimoli dalla

rete, dalle persone che compreranno quei prodotti. L’apertura

è la chiave, insieme all’incrocio di competenze e discipline.

Quando ingegneri, artisti, scrittori, persone dal background

differente esplorano insieme nuovi territori, accadono cose

meravigliose, magiche.

Ha parlato di scrittori. Cosa sta cambiando nel mondo della

narrazione? E della lettura?

Vedo emergere un nuovo tipo di letteratura, che non

rimpiazzerà quella classica, ma offrirà nuove possibilità.

Seguo con molto interesse la video-literacy. Su Youtube

nascono conversazioni in cui un video risponde a un altro,

come fosse un commento. Caricare un video è diventato un

modo naturale di comunicare, lo vedo soprattutto osservando

mio figlio, che ha 8 anni.

Un nuovo modo di comunicare, raccontare storie che non

rimpiazzerà, lei dice, quello a cui siamo abituati

No, anzi. Secondo me la scrittura e lettura ‘tradizionali’

diventeranno ancora più apprezzate. Più tempo passiamo in

ambienti virtuali, più ameremo un’attività solitaria e

immersiva come la lettura. Il che non significa fare una

marcia indietro, ma rivalutare interazioni di persona e attività

manuali – penso anche alla cucina, al fai da te, ad esempio –

che prima davamo per scontate.

TWITTER

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Un mondo ipertecnologico in cui però il fattore umano è

ancora importante, quindi

È sempre più importante. All’interno del network, le persone

sono e resteranno i nodi fondamentali.

«LA TECNOLOGIA SERVE

SOPRATTUTTO A FARCI CAPIRE CHE

SIAMO UMANI.»

E l’obbiettivo della robotica è farci comprendere in cosa siamo

diversi, in cosa siamo più bravi noi.

Il mondo ha ancora bisogno di noi. È confortante

Non so se il mondo ha ancora bisogno di noi. Sicuramente, noi

abbiamo ancora bisogno di noi.

A proposito di robotica e scenari futuri, ha visto il film Her?

Sì, mi è piaciuto molto a livello visivo, di immagini. Ho

apprezzato l’aver creato un futuro possibile, che riusciamo a

vedere, a capire; non le solite automobili che volano, per

intenderci. È solo troppo lungo, mezz’ora in meno e sarebbe

stato perfetto. E, sì, ho trovato la moda orribile, mentre mia

moglie, che è del settore, l’ha adorata. Chiaramente, non me

ne intendo!

Torniamo ai figli. Come gestisce il loro rapporto con il

digitale?

Il più liberamente possibile. Ho cercato su Google i nomi di

mio figlio e mia figlia (8 e 4 anni) e già si trovano informazioni

su di loro. Mio figlio apprende quotidianamente moltissime

cose da Youtube e Wikipedia: il sapere è ovunque, oggi. È

normale e come genitori bisogna affrontarlo. Proibire è

inutile: quello che faccio io e quello che dovrebbe fare la

scuola, ma ancora non fa, è insegnare le regole base di utilizzo

degli strumenti. Parlo molto con loro e li lascio liberi di

sperimentare. D’altronde,

«IL MODO MIGLIORE DI CAPIRE COME

FUNZIONANO I MEDIA È DI CREARNE

UNO DA SOLI.»

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UNO DA SOLI.»

Lei ha un profilo Twitter ma non ha ancora twittato e non ha

un account Facebook. Come mai?

Twitter inizierò a usarlo presto, probabilmente, anche in

connessione a ciò che scrivo su Boing Boing. Mentre non avrò

mai una pagina Facebook. Non voglio dare l’impressione a

molte persone del mio passato che mi interessi condividere

qualcosa con loro! Ma soprattutto perché non sono d’accordo

con le policy di privacy. Cambiano troppo rapidamente e io

non voglio cedere il controllo sui miei dati oggi, in cambio di

un servizio, e poi trovarmi a rimpiangerlo in futuro.

Quindi, Facebook no, Twitter forse. Dove la troviamo, online?

Trovo Youtube, come dicevo, eccezionale. E amo molto

Instagram. Mi ha fatto diventare molto più conscio di cosa c’è

nel mondo, attorno a me. Vedo le cose con occhi diversi, le

vedo tramite gli occhi dei miei amici e di chi sta vivendo

quelle esperienze: è magnifico. Da quando c’è Instagram

osservo le cose più attentamente anche nella vita di tutti i

giorni.

Chiudiamo con il futuro del giornalismo. Lei ha un

background giornalistico ed è una delle anime di Boing Boing.

Come vede il futuro dell’informazione?

Male, e ne sono molto preoccupato. Il giornalismo serio è

essenziale alla società, ma non si trova più, oggi, il modo di

sostenerlo economicamente. È vero che adesso chiunque può

produrre e condividere informazioni, ma la realtà è che per

un certo tipo di giornalismo servono talento, tempo,

devozione e risorse. Ci sono ancora persone che rischiano la

vita per dare una notizia. Ci vogliono soldi per viaggiare e

guardare le cose con i propri occhi e per proteggere

l’informazione dalla corruzione e dalle condanne per

diffamazione. Certo, ci sono nuove realtà di condivisione:

Wikileaks è stato importante, ma pubblicare tonnellate di

informazioni riservate non è fare giornalismo; i lettori hanno

ancora bisogno di aiuto per capire, per orientarsi in questa

mole di dati, documenti, informazioni. Per quello sono

preoccupato. E, purtroppo, non ho una ricetta per uscirne.

Dirige l’Institute for The Future ma so che non ama fare

prrevisioni: ce ne vuole lasciare almeno una?

Giuseppe su Twitter, addio adhashtag e mention?

lanena55 su Twitter, addio adhashtag e mention?

Barbara Sgarzi su Twitter,addio ad hashtag e mention?

Evelyn su Twitter, addio adhashtag e mention?

Barbara Sgarzi su Twitter,addio ad hashtag e mention?

DorianGray su Twitter, addioad hashtag e mention?

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segnalo anche quest’ottima e fresca panoramica “interculturale” di pescovitz sul tema

“LSD, computers, and the counterculture”:

HTTP://BOINGBOING.NET/2014/03/13/PESCO-JUST-SAY-KNOW-A-CY.HTML

REPLICA

david pescovitz future guru her innovazione

instagram meet the media guru robotica youtube

prrevisioni: ce ne vuole lasciare almeno una?

Meglio di no (ride). Posso condividere i segnali che vedo: gli

oggetti che diventeranno in qualche modo “vivi” grazie alla

tecnologia, la cosiddetta Internet of things. E l’allargarsi della

cultura Do It Yourself. Le persone non vorranno più fare con

le loro mani solo piccoli oggetti: vorranno rifare e migliorare

le loro città. Le Smart Cities diventeranno un affare dei

cittadini, più che dei governi e questa sì, è una bella

previsione.

Scritto da Barbara SgarziGiornalista, in rete da sempre, ho iniziato con Yahoo!, ho scritto per molte testate su carta e online e sono

stata responsabile di vari progetti editoriali sul web. Oggi continuo a scrivere e mi occupo di formazione

e consulenza su quella cosa multiforme definita “il digitale”. Nel frattempo, ho fatto una figlia, ho

pubblicato qualche libro e ho cucinato molto, per passione. Genovese emigrata prima in UK e poi a

Milano, a tratti lagnosa per l’assenza del mare e del basilico buono. E dopo dieci anni, ogni mattina mi

chiedo ancora perché ho lasciato Londra. Nata nel 1972, quindi per chi dice che internet è un nuovo

medium, sono abbastanza nuova anche io.

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1 COMMENTO

bernardo.parrella, 27 marzo 2014 20:55

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