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9 marzo 2018

Il rischio industriale all’epoca del 4.0

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di Marco de’ Francesco ♦ Si allunga il catalogo delle categorie di rischio per la manifattura,tutte legate all’avvento della digital transformation. E per salvaguardare i propri risultati

bisogna attrezzarsi alla bisogna, andando oltre le polizze tradizionali, e utilizzando anche lenuove tecnologie. Come? Ce lo spiega l’ANRA con il suo presidente Alessandro De Felice

La s t rada è que l l a che por ta a l l ’assicurazione dei risultati dell’industria. Perché si moltipl icano le insidiedell’interconnessione; e perché, nella realtà complessa della quarta rivoluzione industriale, le imprese cercano sicurezza estabilità. Pertanto l’obiettivo delle aziende non è più quello di coprire il pericolo del veri carsi di singoli eventi dannosi, maquello mettersi al riparo da più variabili che potrebbero impattare sui risultati attesi. Sono destinate a saltare, per l’industria,distinzioni classiche del mondo assicurativo: danni contro le cose, i rischi commerciali e quelli nanziari. L’assicurazione delfuturo, per il corporate, sarà forse una combinazione tra una polizza e un derivato, uno strumento nanziario con funzionedi copertura. D’altra parte, sono già quattro le categorie di nuovi rischi per l’industria, legate all’evoluzione digitale: leinsidie degli smart contract, che applicano clausole senza controllo umano; gli attacchi informatici; i rischi strategici diinvestimenti nel digitale non coerenti con il business e in ne le fake news. Intanto, però, le assicurazioni hanno già a lato learmi, realizzando i primi tentativi di quotazione del rischio real time e d i automazione degli indennizzi per fermo-macchina. Ne parliamo con Alessandro De Felice, presidente di ANRA, che raggruppa i risk manager e i responsabili delleassicurazioni aziendali italiani, nonché Chief Risk Officer del Gruppo Prysmian.

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ALESSANDRO DE FELICE, PRESIDENTE DI ANRA E CHIEF RISK OFFICER DEL GRUPPO PRYSMIAN

Per le assicurazioni l’evoluzione è in corso: le polizze del futuro nel mondo industriale

«Viviamo in un mondo interconnesso – a erma De Felice -: siamo già arrivati a circa 7 miliardi di device collegati; ma nel2020, secondo il World Economic Forum, saranno 26 miliardi. Il mercato IoT ha un valore attuale di 2,3 miliardi di dollari;nel 2020 varrà 14,6 miliardi. Sempre in quell’anno, ci saranno 253 milioni di automobili connesse. È un mondo in cui leinformazioni tendono a diventare patrimonio comune». Occorre che le assicurazioni e che il risk management (processomediante il quale si misura o si stima il rischio e successivamente si sviluppano delle strategie per governarlo) si mettano alpasso.

«La tecnologia svolge un ruolo molto rilevante per il retail assicurativo – continua De Felice -. Le compagnie di settore sonopiù smart nei propri processi e si sono digitalizzate, perché o rono le black-box nelle auto o i sensori da piazzare a casa o inazienda. Ma ciò che sta cambiando è il core del sistema: il fatto è che il modello assicurativo non è più quello previstodall’articolo 1882 del codice civile (“l’assicurazione è il contratto col quale l’assicuratore, verso il pagamento di un premio, siobbliga a rivalere l’assicurato, entro i limiti convenuti, del danno ad esso prodotto da un sinistro, ovvero a pagare un capitaleo una rendita al veri carsi di un evento attinente alla vita umana”), scritto nel 1942. È possibile che l’assicurazione diventiqualcosa di profondamente diverso. Quello che non è certo è se il mondo assicurativo lo farà spontaneamente o a seguito di unmutamento disruptive». Che cosa accadrà?

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SECONDO DE FELICE NEL MONDO INDUSTRIALE SI POSSONO AUTOMATIZZARE GLI INDENNIZZI LEGATI AI FERMI MACCHINA ( NELL’ IMMAGINE AUTOMATIZZAZIONE FANUC )

Verso il modello misto polizza-derivato

«Le aziende si trovano di fronte – continua De Felice – ad una pluralità di nuove minacce. Pertanto, ciò che chiedono non èpiù la copertura del singolo rischio, ma la sistemazione del quadro complessivo. Si tratta di assicurarsi contro più fattori chepotrebbero impattare sui risultati attesi, sui margini, sulla posizione nanziaria netta e sul ritorno sul capitale investito. Percerti versi, la polizza del futuro avrà a che fare tanto con una polizza dei tempi nostri quanto con un derivato». Questo è uncontratto il cui prezzo è basato sul valore di mercato di un altro strumento nanziario, de nito sottostante; come, adesempio, azioni, indici nanziari, valute, tassi d’interesse o anche materie prime. In genere i derivati sono utilizzati percoprire un rischio finanziario.

Secondo De Felice, il derivato potrebbe prendere in considerazione anche i rischi che discendono dalla digitalizzazione; nelcomplesso, si otterrebbe una copertura integrale delle minacce ai risultati dell’azienda. «Il modello peraltro – aggiunge DeFelice – non può essere più pensato secondo i parametri e le suddivisioni tradizionali, come i rami incendio, civile e trasporti;deve essere immaginato come uno strumento in grado di determinare e etti particolari sul conto patrimoniale delle aziendeal verificarsi di certi eventi».

Le soluzioni per le aziende e per la manifattura in particolare: le quotazione del rischio real time, el’automazione degli indennizzi per i fermi macchina

«Si avvicinano rischi notevoli – continua De Felice – ma anche grandi opportunità. Il sistema assicurativo, per certi versi, èattualmente identico a quello del 1942: c’è un premio che viene calcolato in base alla probabilità che l’evento si veri chi. Laprobabilità viene a sua volta determinata sulla base di svariati elementi; i principali sono le tavole statistiche, e il fabbisognodell’impresa e di un mercato particolare relativamente a un rischio speci co. In questo modo il rischio viene quotatoeconomicamente. Viene prezzato, cioè, grazie a calcoli complessi. Ora, grazie al web, si possano ottenere informazioniimportanti – per qualità e quantità – a proposito di un rischio de nito; pertanto si può de nire in tempi ridotti la

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capitalizzazione necessaria per coprire quel rischio. Per le assicurazioni è davvero un grande vantaggio, una rivoluzione».

E c’è già una prima volta. Generali Global Corporate & Commercial Italia, AIG e UnipolSai Assicurazioni lato compagnie, Aone Willis Towers Watson lato broker, con il supporto consulenziale di Capgemini Italia, hanno, per primi nel mercatoassicurativo italiano, costruito una soluzione per eliminare ine cienze e migliorare il servizio alle aziende. Willer TowerWatson ricorda che in genere «per una corretta valutazione e successivo piazzamento dei grandi rischi aziende è necessarioprocessare una ingente mole di dati che vengono scambiati attraverso continui ussi di informazioni tra clienti, broker ecompagnie». A causa delle ine cienze di questi processi operativi, le compagnie hanno realizzato «una piattaforma checonsente la distribuzione, la condivisione e la sincronizzazione dei dati di rischio in maniera sicura, trasparente ed efficiente».

In pratica il rischio può essere quotato in tempo reale, e ciò consente l’ottimizzazione delle tempistiche di negoziazione, chea regime saranno ridotte del 90%. Inoltre, secondo De Felice, nel mondo industriale si possono automatizzare gli indennizzilegati ai fermi macchina. «Funzionerebbe così – continua De Felice -: un sensore si accorge del guasto, uno smart contract siattiva e l’azienda viene pagata senza altri passaggi. Peraltro, l’introduzione di questo sistema sarebbe anche un’occasione dibusiness per le assicurazioni, che potrebbero trasformare il prodotto in servizio. La compagnia, cioè, potrebbe occuparsi dellamanutenzione predittiva dei processi dell’azienda cliente, informandola sulla giusta tempistica».

TECNOLOGIA BLOCKCHAIN PER GLI SMART CONTRACT ASSICURATIVI

Prima categoria di rischi: l’attivazione automatica di clausole con gli smart contract

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Ci sono contratti che non richiedono un’interpretazione o un intervento umano per essere applicati. Gli smart contract sonoin e etti protocolli digitali in grado di eseguire automaticamente, e far rispettare, disposizioni contrattuali prede nite,utilizzando una tecnologia blockchain (Michal Malkovský, The concept of smart contract, University of Turku, 2015). Questa èla stessa che sta dietro ai Bitcoin: una lista in continua crescita di record, chiamati blocks, che sono collegati tra loro e resisicuri mediante l’uso della crittogra a. Dal momento che le clausole contrattuali sono auto attuate, al veri carsi di undeterminato evento previsto dallo smart contract, quali sarebbero gli effetti di questa tecnologia applicata all’industria?

«Si immaginino ordini automatici – a erma De Felice – fatturazioni, e pagamenti automatici. La catena diapprovvigionamento sarebbe profondamente modi cata: si delinea uno scenario in cui le macchine sono in grado di prenderedecisioni. Ma c’è un rischio per le aziende coinvolte: gli algoritmi alla base di questo nuovo sistema devono essere predispostiadeguatamente, altrimenti potrebbero veri carsi danni per l’una o l’altra azienda». Per esempio, ci si accorgerebbe solo dopoche un ordine è sbagliato, eccessivo o non su ciente. Nel frattempo il pagamento è già avvenuto. In realtà, dovunquel’intervento dell’uomo è omesso, qualche rischio si corre. «Si è scoperto, per esempio – continua De Felice – che il sistemache guida le auto senza pilota va in tilt piazzando un adesivo su un cartello stradale, anche se la scritta o l’immagine non sonointeramente coperti».

RAMSOMWARE E SPIONAGGIO INDUSTRIALE IN CIMA ALLA LISTA DEI RISCHI INFORMATICI PER LE AZIENDE

Seconda categoria di rischi: gli attacchi informatici

«Ci sono anzitutto le attività criminali realizzate via web contro le aziende» . a erma De Felice. Il riferimento è, per esempio,al cosiddetto ransomware, un tipo di malware che limita l’accesso del dispositivo che infetta, richiedendo un riscatto da

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pagare per rimuovere la limitazione. Azioni di questo genere, mirate e sempre dolose, sono in grado di bloccare la produzione,o altre funzioni industriali, e pertanto possono provocare danni davvero ingenti. Sempre con worm di tipo ransomware, sipossono paralizzare le aziende agendo su altre leve. Si pensi a WannaCry, responsabile di un’epidemia su larga scala avvenutanel maggio 2017. Il worm cripta i le presenti sul computer e chiede un riscatto per decriptarli. O a Expetr che, molto simile aWannacry, ha colpito prevalentemente le grandi aziende.»

«E poi c’è il cyber-spionaggio industriale. Secondo gli esperti dell’ICS CERT di Kaspersky Lab, nel 2018, i sistemi di sicurezzaindustriale rischieranno principalmente attacchi mirati di tipo ransomware e saranno sempre più oggetto di cyberspionaggioindustriale, in particolare il furto di dati dai sistemi informativi industriali che alimenteranno il mercato nero già in crescita.Secondo l’indagine IT Security Risks, condotta da Kaspersky Lab e B2B International, il 28% delle industrie intervistate hasubito attacchi mirati negli ultimi 12 mesi. Ora, è evidente che esista una relazione tra lo sviluppo dell’industria 4.0 e lacrescita del cyber crimine.»

LA GESTIONE DI DIVERSE COMPLIANCE AI REGOLAMENTI PUÒ PORTARE A UN VERO E PROPRIO “INCUBO DI CONFORMITÀ “

Terza categoria di rischi: quelli strategici

Sono quelli che appartengono al contesto di un mondo che sta cambiando in modo repentino. Per esempio, «uno èl’unespected competition: industrie “classiche” come le case automobilistiche – a erma De Felice – sono costrette acompetere con start-up altamente tecnologiche. Oppure il cosiddetto service overload, con riferimento ad aziende che hannouna o erta di servizi così ampia, che a causa di tale ridondanza potrebbero generare disorientamento nel consumatore; maanche la cosiddetta innovazione forzata: è la digitalizzazione e ettuata per seguire la moda che si sta imponendo, senza unaseria ri essione relativa alle leve strategiche per l’azienda. Questa distoglie risorse importanti dal proprio businesstradizionale per un modello nuovo ma non efficace, esponendosi troppo finanziariamente in una linea improduttiva.»

«In altri casi si utilizzano nuove tecnologie pensando che possano rivoluzionare il sistema; in realtà, poi gli standard che siimpongono sono diversi. Anche questo è un rischio. Signi ca avanzare nella direzione sbagliata». Si parla anche di privacyminefield: il fatto è che le s de che riguardano le leggi sulla privacy dei dati, l’adozione del cloud e la conformità costituiscono

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un campo minato: un passo falso può portare a una catastrofe. E sono il risultato di diverse forze convergenti – tecniche,politiche e normative – che, secondo gli esperti della società californiana di sicurezza del cloud CipherCloud, «si sono uniteper formare un incubo di conformità».

LE AZIENDE SONO ESPOSTE SOPRATTUTTO NELL’IMMEDIATO DELLA DIVULGAZIONE ALLE CONSEGUENZE DELLE NOTIZIE FALSE

Quarta categoria di rischi: le fake news

Informazioni inventate, ingannevoli o distorte possono colpire prodotti e servizi e incidere sulla reputazione delle aziende. «Èuna questione – a erma De Felice – sentita soprattutto da imprese il cui modello è business to consumer». D’altra parte, ilnumero delle persone che gestiscono informazioni su internet è inde nito, e l’aumento quantitativo di news corrisponde adun calo quantitativo. E le false notizie vengono divulgate con una velocità impressionante. Tanto più che la disinformazionespesso riguarda movimenti che si auto-alimentano. «Va anche detto – continua De Felice – che le conseguenze più nefasteper le aziende che sono nite nel ventilatore delle bufale, si veri cano dell’immediato. Poi, con il passare del tempo,l’isterismo generato dalla fake news si placa. E queste ultime vengono via-via dimenticate. A meno che non siano rimesse insistema: ci sono stati casi di notizie fuorvianti rilanciate ciclicamente». Che può fare un’azienda?

«In genere – a erma De Felice – le imprese lavorano sul piano della comunicazione, settore che abbonda di esperti econsulenti. Purtroppo, però, attualmente il rischio non è assicurabile. Troppo complicato, infatti, valutare l’entità del dannosul marchio o sul prodotto. In un futuro prossimo tuttavia, è possibile che con i big data si riesca a misurare la popolarità di unbrand, prima e dopo i fatti, e a strutturare una copertura assicurativa».

ANRA

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ANRA (Associazione Nazionale dei Risk Manager e Responsabili Assicurazioni Aziendali) è costituita da Risk O cer,Risk Manager ed Insurance Manager che operano quotidianamente nella professione e che trovano vantaggio nelloscambio continuo delle proprie esperienze e nella condivisione di progetti a bene cio dello sviluppo del settore.Complessivamente le aziende pubbliche e private di cui fanno parte i soci rappresentano un fatturato complessivo dioltre 600 miliardi (pari a circa il 39% del Pil). ANRA organizza incontri aperti a professionisti ed aziende su tematicheinerenti al rischio aziendale, corsi di formazione per nuove figure e scambi di esperienze con colleghi stranieri.

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