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L E T T E R E

DEL SERVO DI DIO

P. GIACOMO CUSMANO

FONDATORE DEL BOCCONE DEL POVERO

VOLUME I - PARTE II(1885 - 1886)

BOCCONE DEL POVERO - PALERMO

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Ai RR. Padri, Frati e Suore, Serve dei Poveri

Quando nel 1952 fu ultimatala stampa del I° Volume delle lettere del nostro veneratissimo Padre, Servo di Dio P. GIACOMO CUSMANO, comprendente il periodo 1864-1884, si opinava che le restanti lettere avrebbero potuto formare la seconda parte del l° Volume, essendo stato dedicato il II° (sic) Volume alle sole lettere, che il Padre dirigeva alla sorella Vincenzina.

La previsione e il calcolo furono errati, perché, man mano che si procedeva alla stampa, ci siamo accorti che non tutte le altre lettere potevano entrare nella IIa Parte. E' stato quindi necessario pubblicare in, questa IIa Parte solamente le lettere del 1885 e 1886 rimandando il resto, cioè, 1887 e 1888 alla IIIª Parte.

È superfluo ripetere che nelle dette lettere continueremo ad ammirare la luminosa e santa figura del nostro Fondatore, con tutta la sua ardente carità, con le sue ansie, coi suoi incessanti lavori e preoccupazioni, nonché con le sue amarezze, e disillusioni, per spingere sempre avanti l'opera benedetta, pur in mezzo a stenti e difficoltà, a Dio solo conosciute.

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Si resta ammirati nel pensare al numero straordinario delle lettere, da Lui vergate di primo getto, sottraendo il tempo al sonno e al giusto riposo. E dire che molte lettere di grande interesse andarono perdute.

Non senza commozione si leggono le cure paterne e le sue sollecitudini per la salute dei Padri, delle Suore e dei Ricoverati.

Nel colera del 1885 prodigò tutto se stesso per allontanare dalle orfanelle di Terre Rosse il terribile male del colera. Appena si manifestarono i primi casi tra le orfane, per non mandare le buone figliolette nei luoghi di isolamento, costruì nell'Orfanotrofio una baracca e vi si rinchiuse egli stesso, per assistere le ragazze colpite dal colera.

Si leggono pure con vera ammirazione le lettere, che riguardano la colonia di S. Giuseppe Jato, per la quale il buon Padre ebbe tanto a lavorare e soffrire! Quella benedetta colonia, che in tempi posteriori fu venduta, con tanta amarezza del P. Filippello e di coloro che vennero dopo…oggi sarebbe stata tanto utile e preziosa!

La nota predominante di tutta la vita del Fondatore fu poi l'estrema povertà, nella quale egli dovette vivere. Parecchie volte fu costretto a ricorrere a piccoli prestiti o a chiedere l'elemosina di poche lire per provvedere al vitto dei ricoverati… Per pagare il dazio del vino, che serviva per i poveri della Quinta Casa e per le Orfanelle di Terre Rosse, una volta non arrivò ad avere appena le necessarie e misere 100 lire... come si rileva da una lettera!

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Mi piace riportare in fine, ancora una volta, come ho fatto nella prima Parte del I° Volume, l'esortazione che il P. Mammana, nel presentare il volumetto di alcune lettere del Padre, rivolgeva ai Servi e Serve dei Poveri: “Leggete, miei cari, i documenti santissimi che contengono queste lettere, le quali traspirano da ogni rigo la santità di quell'anima cara a Dio, documenti che… ridesteranno lo spirito della nostra santa vocazione, che ci rimprovereranno, se mai ci siamo allontanati per poco dalla via che egli seppe tracciarci.

Preghiamo frattanto il Signore, tutti quanti siamo, preghiamoLo sempre, perché voglia glorificare in terra il Suo Servo fedele; la lettura delle sue lettere sarà una spinta ad implorare tanta grazia”.*

mga

* Lettere del P. Giacomo Cusmano – Fondatore del Boccone del Povero – Palermo – Scuola Tip. del Boccone del Povero – 1898.

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Brevi cenni sul Padre Giacomo

Il Servo di Dio P. Giacomo Cusmano nacque in Palermo il 13 marzo 1834 da agiata e virtuosa famiglia, in seno alla quale, saviamente educato, imparò ad amare Dio e gl'infelici, dando segui non dubbi della missione, alla quale il Signore lo destinava.

Presso i Padri Gesuiti studiò le Lettere e la Filosofia, facendo sviluppare le sue elette doti di niente e di cuore.

Passato a 17 anni all'Università, si ascrisse alla Facoltà di Medicina, conseguendone con lode la laurea nel giugno 1855.

Per quattro anni esercitò con zelo la professione di medico; ma intravisti i disegni di Dio, rinunziò alla sua brillante carriera, vestì l'abito talare e, un anno dopo, il 22 dicembre 1860, venne ordinato sacerdote.

Cambiato così l'oggetto della medicina, sentendo nell'animo il desiderio di consacrarsi ai Poverelli, fece

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sue le loro miserie, studiando il modo di sollevarli dalle loro sofferenze, con avvicinarli a Dio, e, dopo 7 anni di prove, a cui lo sottopose il confessore. Mons. Turano, ottenne il permesso di chiedere all'Ordinario l’approvazione della sua Opera: «IL BOCCONE DEL POVERO». Ricevuta la benedizione dell'Opera il giorno 5 agosto 1868 dal S. Padre Pio IX e l'8 dicembre dello stesso anno 1868 da S. E. Mons. Naselli, Arcivescovo di Palermo, dopo 12 anni di eroiche fatiche e di prove durissime, in seguito a un sogno misterioso, riuscì a vestire le prime Suore il 23 maggio 1880, festa della SS. Trinità. Il 4 ottobre 1882 diede l'abito religioso ai Frati, e il 21 novembre 1887 istituì ufficialmente la Congregazione dei Padri Missionari, chiamando gli uni e le altre con l'umile nome di Servi e Serve dei Poveri.

Volendo rendere completa la sua Opera, nel Febbraio 1888 riunì, in Comitato permanente di beneficenza le Dame del Patriziato e nel discorso inaugurale, presago della sua fine, disse: «La mia missione è finita!».

Difatti il 14 marzo 1888, alle ore 4,30 del mattino, ora della morte di S. Vincenzo de' Paoli, morì in fama di santità, in età di 54 anni, compianto da tutti senza distinzione di casta o di partito.

La sua Salma, sepolta nel cimitero dei Rotoli, in

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luogo di deposito sacro, il 30 Aprile 1915 fu esumata alla presenza dell'Em.mo Cardinale Lualdi, e, dopo breve dimora nelle catacombe dei Cappuccini, il 24 maggio 1915, venne traslata all'Orfanotrofio femminile in Via Giacomo Cusmano e deposta ai piedi dell'altare, nella cappella appositamente costruita.

È in corso la causa di Beatificazione.

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AVVERTENZA

Completata la stampa della prima parte delle Lettere del 1° Volume, si credette, da un calcolo approssimativo, che nella seconda parte sarebbero state comprese tutte le restanti lettere, sino alla morte del P. Giacomo.

Senonchè, man mano che si stampavano le lettere, si è vista la necessità di limitarci agli anni 1885 e 1886, rimandando alla terza parte l'anno 1887 e i primi mesi del 1888, essendo morto il Servo di Dio, come si sa, il 14 Marzo di quell'anno.

Per completare il volume, in appendice è riportato l'interessante discorso tenuto dal P. Giacomo nel Consiglio di Amministrazione del Deposito di Mendicità, nella .sua qualità di consigliere.

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ANNO 1885

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5a Casa, li 2 del 1885

Figlia mia in G. C,

Sia Gesù amato da tutti i cuori. Questa Superiora è a letto, e, sebbene senza

febbre, si è manifestata una efflorescenza petecchiale. Il medico nostro prescrisse per gli altri mali, che essa soffre, il ioduro di potassio e il cortice. La prego di avvertire il medico di quanto le ho scritto, e vedere quello che ordina e mandarlo subito; manderà pure il cortice, perché qui non ne hanno, e questo medico non volle prescriverlo.

La benedico con tutti

Palermo, 22 gennaio 1885

Figlia mia in G. C,

Sia Gesù amato da tutti i cuori. Di giorno in giorno gli affari si centuplicano, ed io

resto sempre più incapace a poterli espletare. Dal momento che ricevetti l'ultima sua, avrei voluto scrivere a Mons. Vescovo Blandini, e alla Sig.ra Montana; ma non mi è stato possibile, e al momento fo violenza a me stesso per vergare queste due parole, tanto è l'urgenza che mi ho di correre ad altri affari.

Io rimasi dolentissimo che la Sig.ra Montana non volle dare esecuzione a quanto io pregava di fare. Tanti

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anni addietro io domandava al Ministro la casa della Mercede ai Cartai, con preghiera di volerla cedere, con un piccolo censo, alle Dame che proteggevano la nascente istituzione, e sebbene le stesse non erano riunite in congregazione, pure si ottenne la ministeriale favorevole, che ordinò di sospendersi la vendita di quei fabbricati, per concederla a censo alle Signore, che rappresentavano l'opera nostra.

Costì l'affare è in posizione assai più favorevole. Le Dame da più anni sono riunite in congregazione di carità, e colla loro protezione hanno sostenuto ed impiantato una casa di misericordia. Loro non domandano al Governo, ma al Municipio; e non domandano la proprietà, ma l'uso di quella casa, che il Municipio stesso ha destinato al fine, per cui le Damela ricercano. Questa stessa pretensione delle Dame non è capricciosa, ma è a fine di concorrere loro stesse con un mutuo al totale restauro della casa: sono queste condizioni che il Municipio potrebbe anche conchiudere con un qualunque privato. Io non so capire come fu informato Mons. Vescovo, per consigliare, che pria di tutto le dame avessero cura di ottenere che la loro congregazione fosse riconosciuta come Ente Morale, perché questo sarebbe il mezzo di distruggere la loro Congregazione, la quale, non avendo rendite, non potrebbe essere affatto riconosciuta come Ente Morale, e per conseguenza resterebbe inutilizzata, perché non riconosciuta...

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Palermo, 31 Gennaio 1885

Figlia mia in G. C,

Sia Gesù amato da tutti i cuori. Perché, figlia mia, tanto abbattimento di spirito?

perché tanta desolazione penetra nell'anima sua? Io so che la carne è debole ed inferma, ma lo spirito è pronto, e se dal nostro canto non possiamo nulla, potremo tutto, fidandoci di Gesù Cristo, nostra vita e nostro Amore. Se ella è ammalata veramente, la prego di scrivere chiaramente quello che soffre, e con tutti i dettagli possibili, e allo stesso tempo chiami il medico per fare la debita cura; ma se è il morale che disturba il fisico, bisogna guardare Gesù, ed imitare il suo esempio, coll'osservanza della nostra S. Regola, per ottenere la guarigione! La sua lettera non manifesta chiaramente se siano fisiche o morali le sue sofferenze.

Mi scriva più chiaramente. La benedico.

5a Casa, 15 febbraio 1885

Figlia mia in G. C,

Sia Gesù amato da tutti i cuori. Credo che questa sarà la prima ad annunziarti il

felice arrivo in questa di Suor Rosaria e Suor Chiara, perché dovendo scrivere tutti, forse non avrà scritto nessuno.

Lo stato di Suor Pietra è purtroppo grave; non si è mancato di prestarle tutte le cure possibili e di pregare; tuttavia si tentano i rimedi, ma è da sperare nella grazia del Signore, per le fervide preci che ovunque si fanno, perché il Signore, se lo vuole, ci conservi questa

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buona e virtuosa Suora che ha lavorato con tutto il suo cuore. Voi certamente avrete pure pregato, ma vi prego d'istanziare fortemente.

Che dire al momento per il ritorno di Suor Rosaria colle altre Suore? Interessandomi della vostra posizione avrei voluto farle partire al momento, ma il nessun miglioramento, anzi il peggioramento continuo di Suor Pietra, mi ha tolto il coraggio a risolvermi. Mi auguro che il Signore mitighi il vento per l'agnello tosato e vi conservi nella posizione di potere bene portare le fatiche, essendo in sette, finché potrò fare ritornare la buona Suor Rosaria.

Però se il bisogno esige che si facesse diversamente, mi telegrafi, ed invece di Suor Rosaria manderò qualche altra per accompagnarle.

Io non ho ricevuto la lettera, in cui mi parlava della cieca, ma, avendo detto sì Monsignore e le Dame, io non potrei dire il contrario. Questi permessi si dovrebbero pigliare prima, ma qui il caso è andato così forse per lo smarrimento della lettera. Una povera cieca ha diritto alla carità, dò a lei il permesso di risolvere, come crede opportuno. Per Crocifissa, ove il padre è vero padre ed è uomo morale, e la figlia vuole uscire, usate tutti i buoni consigli per custodirla da qualunque sinistro; ma quando si ostina a volere uscire, consultate Monsignor Vescovo, e se lo accorda, lasciate che faccia a suo talento; ha l'età sufficiente per non potersi opporre ostinatamente alla sua volontà; il Signore farà il resto.

Per la veglia io credo che sia sempre necessaria per la custodia del tesoro di Dio, ed anche per potere

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essere sempre pronti a qualche impreveduto bisogno delle Orfane e delle Vecchierelle; ma dove il Signore ci visita e ci rende impotenti, lei, figlia mia, che si trova presente, potrà calcolare i momenti e risolvere il da farsi colla sua prudenza; dove però non potrà farsi, mi sembra prudente che si usi la più alta sorveglianza e fare qualche visita alla inaspettata, perché essendo abituata a far la veglia, anche le Orfanelle, quando tutte vanno a letto, capiranno facilmente che per quella notte non hanno sorveglianza.

Se suor Rosaria non arriva, io invece di sospendere l'esposizione del Divinissimo, sospenderei la colletta, se avete mezzi di poterne fare a meno; poi faccia lei come crede più conveniente.

Ho scritto la presente nella stanza di Suor Pietra, la quale chiede la sua benedizione e la saluta con tutte le Suore, raccomandandosi alle preghiere di tutte. Lo stesso praticano Suor Rosaria e tutte queste Suore.

La benedico con tutte nel nome del Signore. Preghino per me. Salute mia, di Suor Celeste e di tutte bene al solito.

S. Marco, 21 marzo 1885

Figlia mia in C. G,

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Scrivo due parole per levarti di sollecitudine sul

conto della mia salute, e, per far presto, di proposito son venuto qui, perché nel mio quartino non è possibile di poter fare altra cosa, fuori quella di sentire le persone che continuamente vengono. Intanto venuto qui, non trovo

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nella mia tasca le tue lettere, e a memoria non penso le cose che dovrei dirti. Io fui un poco incomodato con una angina, ma fu cosa passeggera; ora sto bene, e ti prego a non stare mai in pensiero su tale riguardo, perché, quando io avrò qualche cosa di serio, lo saprai opportunamente, perché certamente i buoni padri mi faranno la carità di scriverti, per aiutarmi con la vostra preghiera. Finché questo non succede, ti prego a stare tranquilla. Intorno ai Santi Esercizi mi pare di averti scritto di domandare al Vescovo i predicatori. Per l'uscita di Macaluso, io non posso nascondere il mio dolore, perché questa povera figlia è senza nessuno e andrebbe a rovina, né pel passato ha mostrato cattiva indole, ma ora è cambiata e vuole andare: cosa posso fare io? perché dal canto nostro si cooperi alla conservazione delle anime, la prego dirle che mi ha scritto e che io voglio che aspetti in pace, finché io potrò essere costì di ritorno, e parlerà con me; però finché il Signore non permette la mia venuta, abbia la pazienza di stare tranquilla ed ubbidiente ad ogni osservanza, e il Signore le darà molta grazia. Per la sua salute io la prego, figlia mia, di volersi dar cura e di stare in infermeria a quella igiene, che può custodirla per non peggiorare e rendersi inutile al Servizio del Signore. Quando il Signore ci dà la grazia di poterci disprezzare, sta bene lo spirito della santa osservanza, ma quando il Signore vuole che ci umiliassimo e farla da ammalati, dobbiamo, anche in questo, essere osservanti facendo quello che il medico prescrive.

Come dico per lei, lo dico per tutte delle Suore e delle recluse, finché il Signore darà quella viva fede

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che ci libera dai mali o che ci tiene in attività coi mali medesimi.

Per l'ammissione io credo sempre che, quando vi è un posto, il dovere delle Dame è quello di pigliare le più accurate informazioni di tutte, e poi scegliere quella, che si riconosce più urgente di riceverla.

Questo ho potuto scrivere così a mente per farti arrivare due parole che ti tolgano dalla sollecitudine. Appresso, o riceverò altra tua, che torna ad avvisarmi delle cose urgenti, o rileggerò le tue lettere, spero riscontrarti con maggiore esattezza. Non trascurate di pregare il Signore per farmi capace di servirlo in tante angustie ed affari, che sempre si moltiplicano e che consolidi lo spirito e la vocazione di tutti, per potere avere braccia utili ovunque. Suor Celeste bene al solito e ti saluta caramente con tutte le Suore, che io benedico insieme a te e a tutte le recluse.

Pregate per me.

Palermo, 23 marzo 1885

Ill.mo Signore,

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Con gran piacere ho riveduto i suoi pregiati

caratteri da me tanto desiderati, per avere il destro di rivolgere alla S. V. qualche preghiera, che ho creduto sempre necessaria, onde vedere bene assodata cotesta casa di Misericordia. Dopo Dio è a lei che io credo di tributare pel primo una parola di lode, pel bene che si è fatto, e per le sofferenze morali che ha dovuto dividere coll'Istituzione, a causa di qualche disappunto,

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originato dalla premura di fare il bene, e dalla illimitata fiducia a voler credere, che tutti concordemente avrebbero potuto e voluto cooperarvi con unità d'intelligenza e d'intenzione.

L'Istituzione, che il Signore ha fatto nascere, è fondata sullo spirito dell'abnegazione e del sacrifizio, e per questo, quanto maggiori sono i sacrifizi che necessariamente debbono incontrarsi, tanto più caro e prezioso è il bene che per essi ci è dato raggiungere, e non dobbiamo mai arrestarci. Ma dove trattasi di recare molestia agli altri, dove trattasi di mettere in pericolo la propria osservanza, che forma la vita dell'Istituzione, è il Signore medesimo che ci ordina di procedere con ogni prudenza. Io voglio essere pronto non solamente a pensare per le povere orfane, ma per le sale di baliato, per gli asili d'infanzia, pei poveri infermi, pei soccorsi a domicilio, e per tutto il resto delle opere di carità, che mano mano potranno svilupparsi. Senonchè mi sembra prudente che le cose si facessero ad una ad una, e che si cominciasse la nuova, quando la prima iniziata fosse nel suo pieno ed ordinario sviluppo. Noi abbiamo iniziato il Ricovero, ma ancora le cose non sono bene sistemate; non parlo del corredo delle suore, perché questo è sacrifizio nostro «Scio esurire et penuriam pati» «Omnia possum in Eo qui me confortat»; io non parlo dell'espletamento del corredo dei Poveri e della casa, perché si può durare in disagio, finché la Provvidenza manda i mezzi opportuni, e noi dobbiamo essere pronti a sopportare ogni soffrire, per procurare di rilevarne i poveri, quando il Signore vorrà aiutarci con

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la sua misericordia; ma mi permetterà certamente che io, riguardandola come nostro speciale benefattore, perché è stato il primo a proteggere la causa dei Poveri, ritorni a rivolgermi alla sua carità, per custodire la vita dell'Opera, che deve tutta impiegarsi al maggior bene dei Poveri medesimi.

Io le dicea che mi sarei contentato di una casa qualunque, invece del Convento, per evitare di recare, senza mia volontà, la menoma molestia al Rev. P. Gaetano; e intanto ho dovuto incontrare tutte le amarezze, che avrebbero potuto evitarsi con un tantino di maggiore prudenza. Io la pregava di fare l'accettazione delle nostre condizioni di fondazione, per custodire il maggior bene che l'Opera può fare in vantaggio dei Poveri, e per non essersi fatta da principio, ancora siamo in sospeso e come inceppati nella nostra azione. Io la pregava di non confondere l'istituzione con l'Ente Morale costituito, che amministra il piccolo patrimonio dei poveri, cedendo la casa e la Selva e assegnando una retta di 50 cent. per ogni povero che l'amministrazione del Ricoveropotrebbe mantenere, perché si potesse meglio vedere quello che si fa col concorso della carità cittadina, e maggiormente potessero invogliarsi cotesti cittadini a fare il bene; ma sin’ora le cose vanno così in confuso, arrestano lo slancio benefico dei cittadini e la presentazione dei nostri conti, che senza la forma della retta ci unificherebbero all'Ente morale preesistente.

Ora, senza aver bene costituita la posizione del Ricovero di mendicità, si vuol cominciare la casa delle orfane, confondendola del pari con un altro Ente morale,

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ed io, fidente nel suo ben fatto cuore e nelle sue rette intenzioni, le dico: son pronto, ma mi faccia la carità di esaudire i miei voti, che non hanno altro fine che quello di riuscire meglio allo scopo, operando con quella prudenza che assicura la vita dell'opera e con essa il buon avvenire dei Poverelli. Mettiamo in buona regola tutto quello che riguarda il Ricovero di mendicità pria di ogni cosa, dopo avere fatto questo, contemporaneamente faccia eseguire, in debita regola, le stesse relazioni tra l'istituzione e l'amministrazione delle orfane. Faccia che la Deputazione delle orfane con apposita deliberazione assegni mezza lire al giorno, oltre il primo corredo, ad ogni orfanella che vuole affidare al nostro Istituto, e noi poi avremo cura di fare d'ingrandimenti opportuni del fabbricato, sotto la loro protezione, facendo a gara ogni sforzo ed ogni sacrifizio, per riuscire allo scopo e per fare sempre il maggior bene possibile. Chi va piano va sano e va lontano. Chi ben comincia è alla metà dell'opera, ed io ritengo che, per la sua valida protezione, e per le buone disposizioni che si trovano in tutti di cotesta religiosa città, le cose, appena saranno regolarmente ordinate, cresceranno con molta rapidità, e avremo presto il piacere di vedere fiorire tutte le opere di Misericordia.

Mi consoli, adunque, al più presto con una sua lettera, che porti la lieta nuova che tutti i miei desideri sono stati già realizzati, e le prometto che verrò personalmente per ricevere prontamente le orfane ed architettare assieme le riforme e l'ingrandimento della casa.

I due Enti Morali che amministrano il Ricovero

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e la casa delle Orfane saranno sempre per noi una Deputazione di perpetuo Patronato, che avrà sempre la cura di unire le proprie forze a quelle dell'Istituto, per migliorare sempre la condizione dei due stabilimenti, che hanno fondato ed affidato all'Istituto, ma non deve permettere che l'Istituzione resti compresa dagli Enti Morali, perché questo la inceppa e la rende inutile a migliorare la condizione dei Poveri.

Quando le Deputazioni in parola hanno consegnato i Poveri all'Istituto, dietro avere accettato le condizioni di fondazione ed avere assegnato ad ogni povero la retta di mezza lira oltre il primo corredo, l'Ente morale darà i suoi Conti all'Autorità Tutoria.

5ª Casa, 25 marzo 1885

Carissimo Don Antonino,

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Ho consegnato al venditore della mula lire

ottantacinque; la S. V. mi farà la carità di pagare le altre quindici lire a saldo di L. 100, per come mi scrisse nel biglietto da visita suo, avendo cura di ritirare la bolletta che mi hanno promesso di consegnare alla S. V. Deve pagarsi sensalia? .... faccia lei; ed io, come vengo in Palermo, salderò il mio dare.

Mi creda con tutta stima.P. S. La prego farsi lasciare la bardatura della mula

che avrebbe dovuto comprendersi nel prezzo.

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Palermo, 27 marzo 1885

Figlia mia in G. C,

Sia Gesù amato da tutti i cuori!Non creda, figlia mia, che sia mancanza di zelo

quella di non potere scrivere; questo accade, perché gli affari si affollano talmente, che non resta affatto un minuto di tempo da poterne disporre. Bisogna pregare il Signore, perché mandi gli operai nella sua vigna, e così, crescendo i missionari, si potrebbero dividere le fatiche, per potere bastare a tutto. Finché pochi debbono sopportare le fatiche di molti, bisogna avere pazienza e contentarci di quello che il Signore ci concede di fare.

Io spero che in breve potrò essere costì per qualche giorno e di presenza ci parleremo; ma prontamente, profittando dell'ottimo canonico Arena, procuro riscontrare le sue ultime.

E pria di tutto desidero sapere veramente come va la sua salute e quella di suor Filomena, che sempre sento dire star male, interessandola di non trascurare le cure necessarie per non perderla, dovendo travagliare per servire Gesù nei suoi poverelli. Parlo di voi due solamente, perché le altre so che stanno bene, e me ne congratulo. La suora deve cercare sempre di stare alla comunità, perché in tutto deve procurare di stare in osservanza. Ma le ammalate osservano pure quando entrano per ubbidienza in infermeria, questo però è la superiora, che trovasi presente, che deve deciderlo e non il superiore, che trovasi lontano. Al Rev. mo P. Vicario presenti i miei rispetti e lo preghi a voler continuare la carità, finché il Signore mi accorderà di venire e di

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presenza tratteremo l'affare della confessione delle Suore. Per la giovane Rosaria Magno io non posso riammetterla; ma giacché la buona figlia si contenta di stare come semplice ricoverata, per avere il bene di lavorare pei Poveri e custodirsi dalle strane pretensioni della madre, finché si regola bene, non trovo difficoltà che resti custodita in casa nostra. Pei conti che vuole il Municipio è necessario che si aspetti il ritorno del P. Boscarini; sono sicuro che il Sig. Sindaco avrà l'amabilità di aspettare. Io ritengo che la Settimana Santa si farà in cotesta chiesa della madre nostra Immacolata, ed il Canonico Arena mi promise che metterà ogni impegno di farla. Per la Magno, non essendo postulante ma ricoverata, è giusto che si abbia la roba di casa sua, con la misura che la madre potrà. Mi congratulo che la fabbrica va bene e che tutte delle Suore, Orfane e Ricoverate godono buona salute.

Non so se il Canonico Arena porta i pettini, nel caso negativo lo dirò al P. Boscarini per mandarveli. Potete uscire pel giovedì Santo a visitare i Sepolcri. Raccomandi alle buone orfanelle l'importanza del religioso contegno in simili visite; e addestratele in casa, per sapersi poi bene regolare nelle vie e nelle chiese. Sono rimasto contentissimo della festa fatta pel nostro speciale Patrono, Patriarca S. Giuseppe e per la provvidenza abbondantissima che avete ottenuta. Siate sempre devoti del grande Patriarca e la provvidenza non vi mancherà mai. Le orfanelle e gli orfanelli sono tutti di ottima salute, progrediscono in tutto e ci è da restare contenti; non essendovi novità in contrario io non ho creduto neces-

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sario di scriverne, e son certo che la S.V, essendo sicura di averli bene affidati, non vorrà mancare di fiducia e di abbandono.

Se l'ammalato che vuol farsi frate ha i requisiti necessari, e la vocazione, chi lo sa?... Lo faccia esaminare dal Canonico Arena e mi scriva con tutti i dettagli e poi risponderò.

Possono uscire per la colletta il Sabato Santo, s'intende dopo le funzioni. Possono pure accompagnare al sepolcro con le orfane la Signora Boscarini, quando il Signore la chiamerà in paradiso; raccomando di recitare al solito tutte le preghiere lungo l'accompagnamento e di tenere la massima modestia e gravità.

Ritorna sempre a scrivere che sta male anzi malissimo; ha detto al medico le sue sofferenze? mi scriva, perché io desidero presto sentire che sta bene anzi benissimo, come tutte le suore, le orfane e le recluse.

Consegnerò al Canonico il biglietto di Frate Luigi.La nostra comunità è ingrandita, e per conseguenza

fra tante suore vi sono sempre le ammalate. Abbiamo suora Rosina un po' grave; pregate, perché il Signore la conservi, se vi è la Sua gloria, o l'allieti della gloria Sua, se vuol portarsela. Tutto il resto della comunità tira avanti al solito e tutti Vi salutano caramente con cotesti Poverelli di G. C. Fate i miei rispetti a tutti dei nostri benefattori, pei quali preghiamo sempre.

Oh, che gran gioia, se avremo la sorte di rispondere a Dio nello spirito della S. vocazione! Di certo la Mamma nostra Santissima, nel darvi la Sua Santa regola, vuole che lo scopo nostro sia quello di santificare il mondo

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per la continuata predica del buono esempio. Fortunati noi, se vi riusciremo! Figlie mie, io mi raccomando assai alla Vostra carità; Amate Gesù con tutto il Vostro cuore e sarete felici.

La regola vi appresta i mezzi di farlo e, se voi sarete osservanti, riusciremo a cose grandi. Io son lieto che Lei mi assicura che l'osservanza va bene, ed io godo immensamente di questo suo accertamento.

Non so capire, perché tante sono senza comunione, perché il Vicario non può venire spesso.

Amate Gesù, figlie mie. Amate Maria e avrete trovato il paradiso in terra, nella Vostra S. osservanza, ma non perdete la S. Comunione, perché perderete tutto.

Finisco, benedicendovi unitamente alle orfane, ai Poverelli, agli ammalati, cogli aspiranti inservienti e tutti.

Pregate per noi, come noi preghiamo per Voi e credetemi sempre nei Sacri Cuori di Gesù e di Maria.

Palermo, 10 aprile 1885

Rev. Sig. Canonico Annibale M. Di Francia. - Messina,

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Ho ricevuto le sue tre pregiatissime lettere e

con mio dolore, ho dovuto guardarle senza poterle riscontrare. Questa sera che mi trovo in casa di un mio penitente, incomodatuccio, trovo un momento, e mi impegno a darle risposta.

Io sono pronto a venire, e verrò appena sono libero di taluni affari importantissimi, che al momento non posso lasciare. Sarò anche pronto, per ubbidire a S.E. Rev. Mons. Guarino, a far venire le Suore e pigliare cura dei

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Poveri, che la S. V. Rev. con tanto zelo e carità ha saputo riunire, e che sembrano già avviati a tanta buona disciplina, da non bisognare di quella del nostro nascente Stabilimento, per modellarsi allo stampo di una istituzione normale. Lo sviluppo delle arti, della stamperia, dei lavori donneschi, il titolo dell'Opera, i programmi pubblicati per l'Associazione, formano tutto un insieme da imprimere un carattere specifico, che verrebbe totalmente a distruggersi, se venisse affidato alle nostre cure. Vero si è che anche noi siamo consacrati al S. Cuore di Gesù, e ovunque andiamo, procuriamo di propagare questa devozione, destinata a risvegliare la fede e la devozione nel suolo nostro; vero si è che miriamo allo stesso scopo e adoperiamo in gran parte uguali mezzi, ma pure abbiamo modalità diverse per le quali l'unione non farebbe che distruggerci, perché non sarebbe più la Pia Opera dei Poveri del Sacro Cuore di Gesù, né quella del Boccone del Povero.

Queste riflessioni, salva l'opinione di S. E. Rev. che ha i lumi del Signore, mi farebbero inclinare a supplicare l'Ecc.mo a volermi inviare in altro paese della sua Diocesi, ove i Poverelli sono abbandonati e privi di ogni altro aiuto, e lasciare che la S.V. Rev. ma continui a lavorare nell'Opera che il Signore ha fatto nascere sotto la Sua direzione, che, da quanto mi ha scritto, sembra assai bene avviata. Però, sempre pronto agli ordini di Mons. Guarino, di presenza e col di Lui consiglio, prenderemo le risoluzioni che saranno volute.

Mi creda sempre pieno di ammirazione e di profondo rispetto.

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Palermo, 10 aprile 1885

Figlia mia in G. C,

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Scrivo dalla casa del Sig. Ruggeri, dove mi trovo

per le sofferenze che lo travagliano, e desidero che facciate preghiere al Signore, per vederlo contento, pieno di Spirito Santo. Riscontro la sua del 22 Marzo, nella quale mi dice che il Sig. Vassallo restò amareggiato della mia lettera. Io veramente non volea produrre questo effetto nel di lui ben fatto cuore, né avrei voluto riuscire tanto scortese verso colui, che tanto ha fatto in favore dei Poverelli, ma è mio dovere di regolarizzare le cose secondo le norme della Pia Istituzione, e questo sempre nell'unico fine di riuscire al bene. Sembra che il demonio avesse ottenuto il permesso di non farci intendere, che così ottiene gli effetti contrari di ciò che si vuole per la maggior gloria di Dio e la salute delle anime; ma speriamo che questo non duri a lungo. Però sin'ora io non ho ricevuto riscontro dal Sig. Vassallo; speravo poterlo vedere per la S. Pasqua, e neppure ho saputo che fosse venuto... Sia tutto come vuole Iddio? Io non ho avuto mai la pretensione di volere rendite, anzi non ne vorrei affatto. Mi basta solo che si accettino le condizioni di nostra fondazione, e poi vorrei fare tutto col solo aiuto della carità cittadina; ma quando però vi sono Enti Morali che amministrano rendite pei Poveri e vogliono darmele, io non posso accettarle che a titolo di elemosina e sotto forma di retta, per quel numero di poveri che possono mantenersi con 50 centesimi al giorno.

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Di questo modo solamente l'Ente Morale resta tale quale, e colla retta solamente, che mi paga, ha formato i suoi conti, che deve rendere alla Provincia, e l'Istituto nostro non resta confuso all'Ente Morale, e può tenere la sua vita e rendersi più utile ai Poveri e più accetto ai benefattori. Se questo non vogliono fare, io non so come possano combinarsi le cose senza guastare i nostri regolamenti.

Spero che al più presto potrò passare da costì, per darle risposta di tante cose che stimo non occuparmene nella presente. Però debbo dirle, che il mio viaggio sarà troppo lungo, e sarò forse in compagnia del Sig. Ruggeri e vorrei essere avvertito, se potrò avere alloggio in di lui compagnia in cotesto ricovero, o se troverei qualche stanza per me, e lui in qualche locanda.

Spiacemi che le povere orfane soffrano dentro il collegio; ma la colpa non è mia, ma di coloro che non vogliono accettare le condizioni, che io sono costretto per maggior bene ad offrire e che inutilmente ho manifestato sin da principio anche pei poveri vecchi. Speriamo che, quando il Signore permetterà che sapessi spiegarmi in maniera da farmi capire, tutto si potesse mettere in buona regola.

Suor Rufina da più giorni è fuori pericolo; saluta e ringrazia tutti per la preghiera fatta. Non ho mandato le altre suore, perché ancora i Signori Deputati non vogliono consolidare la fondazione fatta, approvando il programma nostro e assegnando la retta pei Poveri. Questo stato che non assicura bene il già fatto, mi tie-

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ne assai incerto per l'avvenire e per conseguenza aspetto e taccio. Per le Aspiranti, alla mia venuta ci parleremo. Così per la lettera del 30 Marzo.

Di riscontro alla lettera del 31 e ai buoni auguri per la festa di Pasqua io ho offerto più giorni la santa Messa per tutta la Comunità, perché il Signore ci faccia eredi della sua pace, unendoci alla sua adorabile volontà.

Spiacemi che le suore soffrono sotto il peso d'ingente fatica; e desidero essere informato, se il Sig. don Luigi e tutti della Onorevole Deputazione vogliono accettare le mie necessarie pretensioni per sapermi risolvere a portare meco le suore oppure no!

Io le ho dato l'ubbidienza di stare bene, e lei non la sente; sia tutto come vuole Iddio. Speriamo che il Signore ci formi tutti secondo il suo Cuore Santissimo e così infonderemo ovunque la carità.

Riscontro la sua 8 Aprile. Non lo sa, figlia mia, che gli affari non mi lasciano tempo di scrivere? Ora che scrivo sto impiegando il tempo del riposo. Speriamo che così si sereni. Oh! quanto è bello far sempre la volontà di Dio, per non perdere la pace! Faccia sempre così e la godrà sempre. Facendo sempre l'ubbidienza non sarà mai incerta del proprio operato, né sarà più lei che dirigerà una casa di sessanta individui, ma il Signore, per mezzo della sua ubbidienza, che non le farà mai mettere un piede in fallo, neanco per se stesso, e sarebbe lontana da tanti pensieri che la disturbano e le fanno perdere la pace inutilmente.

S'impegni pure a fare il mese di Maggio, ma tenga

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sempre e con tutti il regolamento, che sempre le ho detto, e non faccia trapelare mai a nessuno le cose del suo interno o della Comunità. Mi resta ad informarmi col P. Gambino delle persone che mi nomina e le farò scrivere direttamente da lui. Non so capire perché i poveri se ne fuggono; amerei conoscere la ragione. Son lieto che fecero le funzioni della Settimana Santa, e voglio augurarmi che ne avessero ricavato grande profitto per imitare la vita di Colui che è nostro tutto. Mi sembra avere letto in una sua che il P. Gaetano ha predicato; me ne parli più a lungo.

Mi congratulo del pranzo dato ai poveri dai Zolfatai.

Mi scriva del Sig. Vassallo e mi dica, perché non mi ha riscontrato e non si fece vedere.

La benedico colle buone suore, i poveri vecchi e le orfanelle.

Preghino tutti per me, come fo sempre per tutti voi e mi creda sempre nei Sacri Cuori.

P.S. - P. Gambino la benedice con tutti, ma non si ricorda bene chi sia questo organista; suppone che fosse il Sig. Raimondi; ma in tutte maniere il mese di Maggio potranno farlo sempre, ma se devono cantare col Melodium o senza, lo giudicherà lei che conosce l'organista, se crede di servirsene farà in modo di essere sempre presente quando lo stesso viene per provare e per cantare.

23 Aprile 1885

Rev.mo P. Salvatore Gambino,

Sia Gesù amato da tutti i cuori! La comunità intera resta affidata al suo zelo e

dell'ottimo P. Boscarini.

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La superiora di S. Marco credo che bisogna consultare il medico. Suppongo utile per la stessa la dieta liquida, finchè si solleva nelle forze e può tollerare cosa più adatta. Soffre molto e dice poco. La raccomando alla sua carità.

Mi benedicano, come io li benedico con tutti e preghino per me1.

Roma, 24 aprile 1885

Rev.mi Padri,

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Scrivo dalla metropoli del mondo, perché in Napoli

dimorammo ben poco. Però comincio dall'ultimo saluto, a cui voi rispondeste dal magnifico parterre della 5a Casa, giacchè tanti altri io ve ne diedi, ma non fu rono da voi veduti.

Quello che voi non vedeste, io brevemente lo narrerò per darvi notizia di tutto. Contro il mio solito, io montai sulla loggia per contentare don Gaetanino e pel piacere di salutarvi. Oh! quante belle idee mi nascevano in quel saluto! Chi può numerarle? chi può dirle? vi sarebbe molta presunzione, e buono è che tenendoci alla realtà, io pensi all'ufficio di accompagnatore, che caritatevolmente la Provvidenzaha voluto affidarmi.

Cosa inaspettata; io mi trovai sul vapore come un comandante, non avvertivo nessun disturbo, ed ebbi il tempo di recitare l'ufficio, ed il coraggio e la voglia di

1 Il P. Giacomo scrisse questo biglietto, mentre si disponeva a partire per Roma.

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partecipare al pranzo. Bisogna dire però che il vapore Marsala è un bel vapore, era uscito di fresco dal bacino, e per conseguenza era pulitissimo, era carico di molto grano e di passeggeri, e perciò molto profondo nelle acque, e per questo stava come una casa fondata sopra rocca. Mangiai, conversai, recitai tutte le preghiere, andai a letto insieme al mio compagno, il quale, colle solite sue nervosità, mi chiamava sempre; ma quando fece l'alba e mi alzai, allora avvertii che il mare era assai grosso e ritornai in cuccetta, finchè fui dentro il porto di Napoli.

Allora passai pel mio esercizio, e trovai che le comodità del gabinetto di S. Marco non si trovano a nessuna parte, ma pure sbrigato d'ogni faccenda scesi insieme agli altri passeggeri col buono don Gaetanino, ed in una piccola carrozzella, carica di bagagli, andammo di filato in casa del Rev.mo P. Valenti, cortile S. Chiara N. 2. Ivi dietro breve ed affettuosa conversazione, manifestai che dovea celebrare la S. Messa; scesi nella chiesa di S. Chiara, celebrai nella cappella della beata Maria Cristina, e poi, salutato nuovamente P. Valenti, andammo alla chiesa di S. Severino ed assieme al Rev. P. Teodoro Ruggero mi recai alla stamperia del Sig. De Bonis. Arrivato là trovai che non era sola macchina quella che si vendeva, ma una stamperia completa con caratteri anche senza usati, ed era stata di già venduta al prezzo di L. 14.000. Raccomandai al Sig. De Bonis, con molto impegno, di farmi trovare una macchina omnibus, e dissi ancora che, dovendoci provvedere di tutto, anche se troveranno dei buoni caratteri di seconda mano

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ed altri utensili, sarei pronto a prenderli, essendo sicuro che, pel di lui mezzo, farei acquisto assai utile ed economico.

Il P. Ruggiero mi disse, che passando P. Ciccio (Russo), che ora deve venire, gli darà una lettera per un suo parente, che abita in questa e vedremo anche qui, se si potrà fare qualche cosa.

Diviso dal P. Ruggero, andammo al restaurant di Louvre e con L. 7,90 facemmo il nostro pranzo. Di qui nuovamente alla casa del P. Valenti, e presa la roba, diretto alla stazione dalla quale alle 2 1/2 p. m. partimmo alla volta di Roma ove siamo arrivati alle 8 1/2 col diretto. Dalla stazione passammo allo Albergo della Minerva. Siamo in una stanza con due letti al N. 20.

Abbiamo fatto la nostra cena. D. Gaetano dorme, io scrivo, ed ora che finisco vado a fare lo stesso. Mi dimenticava dire che il vapore alle ore 8 meno 10 minuti era dentro il porto di Napoli, nemmeno l'elettrico è arrivato così presto.

Saluto e benedico tutti. D. Gaetano fa tanti rispetti. Preghino per me.

Roma, 8 maggio 1885

Rev.mi PP. e FF. in G. C.

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Sono ancora nella città santa, dove non posso dirvi

quali emozioni si provano, trovandosi in mezzo ai monumenti del Cristianesimo, che palpitano di tanta realtà da trasportarvi allo spirito dei primi secoli, senza mancare il terribile strazio di Roma pagana, accresciuto

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dall'indifferenza dei tempi, che vi fa credere assai duraturo questo momento di sommo dolore!...

Essendo ancora qui, mi sembra assai lungo il silenzio tenuto, e voglio trattenermi un momento con voi, mentre continuo la mia conversazione col buon don Gaetanino. A quest'ora vi avrei scritto da Messina, e forse da qualche altro punto a voi più vicino, ma don Gaetanino ha voluto sentire il parere di qualche medico, ed ancora siamo qui.

Io vi dovrei ancora dimorare per espletare l'affare delle indulgenze; ma mi sono messo in relazione da poterlo trattare anco da lontano, se per Martedì, giorno in cui mi daranno una risposta dietro ricerche più accurate, non mi troverò più qui.

La cosa più interessante che ancora non vi ho detto, e che credo opportuno di comunicarvela con prudente segreto, si è l'abboccamento avuto col Cardinale Vicari, dietro aver parlato colla Marchesa Serlupi. Forse la casa, iniziata pei piccoli maschi, troverà di sorreggersi senza di noi. Ma Sua Eminenza vuole qui fondare il Boccone del Povero pei soccorsi a domicilio, e dice che ne vorrebbe una casa per ogni rione. La parola più marcata ed interessante, dallo stesso dettami, fu nel momento che io, avendogli rapportato la conversazione avuta colla Sig.ra Marchesa, conchiudevo dicendogli che mi sembrava impossibile al momento di potere impiantare in Roma l'opera nostra, e licenziandomi, per non abusare a lungo della di lui bontà, gli chiedeva la benedizione con preghiera di ricordarsi di me nelle sue fervorose preghiere, se mai non potessi

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avere più la sorte di rivederlo nella mia vita. Egli mi teneva per la mano, e accompagnandomi alla porta mi dicea: «questo sarà per un mese; perché da qui ad un mese, io la farò ritornare in Roma; appena avrò il tempo di parlare con libertà al S. Padre, mi occuperò di questo affare assai importante, per impedire tanti mali, che crescono nella nostra città». Poi mi domandò che cosa bisogna per fondare una casa secondo la nostra regola. Io gli dissi quello che sogliamo domandare, ma aggiunsi che la fondazione in Roma, essendo la vera vita dell'opera nostra, io sarei pronto ad accettarla, incontrando ogni stento senza chiedere nulla. Di ciò fu assai lieto, e mi benedisse ripetendomi che ci rivedremo presto. Se il S. Padre non sarà affatto contrario, noi saremo presto chiamati a Roma. Che fare per disporre l'animo del S. Padre? io ho avvertito di tutto l'ottimo P. Daniele, ma mi sembra assai giusto che il Canonico Padre nostro Turano, al quale chiedo la benedizione e rapporto i saluti affettuosi dell'Angelico Canonico Carini, cerchi la regola scritta, e al mio ritorno, la presenteremo all'Em.mo nostro Arcivescovo per ottenere il decreto di approvazione, e così poterci trovare pronti, se presto l'Em.mo Card. Vicario realmente ci chiamerà. Io dico che queste cose non dovrebbero uscire dalla casa nostra, finché non sarà avverata la promessa chiamata.

Io scrissi una lettera a mia sorella, due ne ho diretto a V.S, P. Gambino, ed ho ricevuto una sola sua lettera con quella del P. Daniele a Frascati. L'ultima mia fu di riscontro a detta sua lettera e poi sono stato

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quasi ogni giorno alla posta, e fuori di una letterina delle Triolo non ho ricevuto altre nuove.

Per le dette Triolo, che abitano nella via fuori porta Carini, quella che conduce a S. Francesco di Paola, io consegnai al cameriere del Sig. Ruggieri, il tanto conosciuto don Salvatore, una carta da lire 100 da consegnarli a V.S, P. Gambino, per darle alle dette Triolo. Suppongo che a quest'ora sarà tutto fatto, avendolo avvertito per telegramma. Le stesse abitano nelle case di P. Tantillo e hanno una persiana al pianterreno nel piano dei Marmi al N. 1.

Salute al solito. Voi come state?Se scrivete in Roma, mettete l'indirizzo all'Hôtel

Minerva, ed io, se partirò, avviserò per farmele rinviare a Messina o altrove per capitarle, però sino al giorno pria di partire andrò alla posta.

Don Gaetanino saluta tutti.Benedico tutti nel nome del Signore e domando

l'aiuto della preghiera di tutti. Mi credano con invariabile affetto nei Sacri Cuori di Gesù e Maria.

P.S. - Saluto caramente mio fratello Pietro e sua famiglia, della quale non ho saputo nulla, il buono don Enrico, il Sig. Tommasini, ed il Sig. Celestre e famiglia e don Sebastiano e famiglia e tutti dei nostri amici e benefattori. Ho scritto mentre ho parlato, non so come ho scritto. Prego mandare la retroscritta a mio fratello Giuseppe.

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Catania, 13 maggio 1885

Rev.mi PP. e FF. in G. C,

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Arrivato qui direttamente da Messina,

perché il Vescovo d'Acireale trovasi in sacra visita, è primo mio pensiero informarvi delle cose fatte a Messina.

Arrivato là alle 12 del lunedì, 11 volgente, fui ricevuto nel palazzo Arcivescovile. L'ottimo Monsignore Arc. Card. Guarino mi accolse paternamente e trovò tanta gioia nel rivedermi, che mi assicurò avere ricevuto gran sollievo della mia visita, essendo stato tanto sofferente per la morte di un suo cognato, la di cui famiglia da Chieti era già venuta in Messina.

Qui, il primo a presentarsi fu l'ottimo canonico Di Francia, il quale immediatamente mi condusse al nascente stabilimento, che è incantevole per la sua povertà e per la protezione colla quale il Signore custodisce in una ammirevole quiete quegli esseri che trovansi ivi assembrati.

Nell'assieme io restai commosso per lo zelo caritatevole di quel degno Sacerdote e per la vera e pacifica povertà che si gode in quel luogo.

L'indomani andai là a celebrare la S. Messa, feci il colloquio alla S. Comunione, feci la predica del mese Mariano, e poi conferendo con quel buon padre pare che fosse rimasto molto disposto ad unirsi a noi. Si fecero dei progetti d'ingrandimento; ma Monsignore non volle che si avessero delle iniziative a nessuna cosa, se pria non ritorna in Messina una certa signora Marchesa, la quale si è impegnata a volere proteggere questa nostra fondazione.

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Dovendo aspettare il ritorno della Marchesa io pensai di partire ed in punto ricevo un telegramma di Monsignore Genuardi, che mi vuole domani colla 2ª corsa pm. Domani adunque sarò ad Acireale; spero sbrigarmi al più presto, poi sarò a Siracusa e dopo a Valguarnera.

Salute di questi miei congiunti buonissima; io ed il Sig. Gaetanino bene al solito, e spero far prestissimo per ritornare.

Perché non mi avete più scritto? Io non so nulla di voi, e dietro quella dolorosa lettera, nessun'altra ne ho ricevuta. Come state tutti della nostra Comunità? Come sta il nostro carissimo protettore l'ottimo don Salvatore Celestre? Come i buoni fratelli Ingraiti?

Che si dice del contratto Bosco Grande? Scrivetemi qui in Catania ed io incaricherò mio cognato di mandare, dove io sono, le lettere che qui arrivano. Scrivo e converso, per conseguenza non so come scrivo.

Termino qui salutando e benedicendo tutti.Preghino per me e pel buono Don

Gaetanino che saluta tutti.

Catania, 15 maggio 1885

Rev.mi PP. e fratelli in G. C, (P. Gambino)

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Ritorno da Acireale e Giarre, dove il

Vescovo e il clero mi hanno accolto amorevolissimamente. La Casa di Giarre ha bisogno di tempo per fabbricarsi, e questo è buono per noi. Tutti vi salutano caramente. Domani spero fare una corsa a Siracusa e poi, ripigliato il bagaglio, andrò in Valguarnera.

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Ho pregato Don Gaetanino di scrivere a Roma per fare ritornare costì le due lettere ultimamente inviate; e V.S, se occorre comunicarmi notizia, prontamente può scrivermi a Valguarnera.

Per la macchina io pregai in Napoli il Rev.mo P. Timoteo Ruggieri, Rettore della chiesa di S. Severino, ed anche il sig. tipografo Luigi Debonis, perché avvertissero subito, come si presenta l'occasione. P. Ciccio Russo è a Roma ed io lo pregai di volersi interessare di questo affare.

Il di lui indirizzo è Via Viminale N. 27. Se si vuole mettere in relazione con loro per avere una macchina estera, e se può commissionarla direttamente, faccia come crede più utile. Avverto ancora che il R.mo Canonico Carini mi promise fare ricerca presso la tipografia Vaticana. Se bisognano altre Suore a Terre Rosse, procuri provvederle secondo il bisogno, anche passandovi la suora G.na se può essere utile, se indifferente, qualunque altra; faccia come meglio crede. Per le Aspiranti oggi ad Acireale visitai lo stabilimento Santonocito e forse talune di quelle orfane si metteranno in prova presso quella buona Superiora, e se rispondono, le porteranno, avvisandomi prima. In San Cataldo procurerò far tesoro di quelle che si presenteranno.

L'itinerario mio sarà: Siracusa, Catania,Valguarnera, Caltanissetta per vedere il Vescovo, San Cataldo, Licata, Girgenti, Mussomeli, Casteltermini. I giorni non posso precisarli ma procurerò di fare presto.

Salute buona al solito, così Don Gaetanino.Pel contratto Boscogrande non mi dice

nulla per le condizioni che vuole mettere per la 5ª Casa, procuri di

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tirarlo dolcemente alla conservazione della libertà dello Istituto.

Procurerò avvertirla opportunamente di ogni partenza per sapere dove dirigere le lettere. M'informi della salute di tutti e prepari le Suore a grandi viaggi ed anco i frati. Ho pensato la maniera di procurare come fare scorrere i nostri frati con lettere commendatizie di S. Em. pei paesi della nostra Archidiocesi è con lettera di M.re Lancia per quelli di Monreale, non questuando per le campagne, perché non hanno le vetture, ma facendo una sottoscrizione nei paesi per andare dopo il raccolto a ritirare con carretti i prodotti promessi. La combini, perché così eviteremo la necessità di avere un permesso di questuare; si stabilirà una specie d'Associazione per le collette straordinarie, e si farà una buona colletta di Frati che tanto ci bisognano. Faccia sapere mie nuove a tutti, anche in Monreale, e alla casa di mio fratello Pietro. Saluto caramente e benedico tutti nel Signore. Preghino per me.

Catania, 16 maggio 1885

Figlia mia in G. C,

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Si avvicina l'ora di potere rivedere la casa di

Valguarnera e, se il Signore vuole, come ritorno da Siracusa, dove debbo essere per nuova fondazione, partirò da questa per venire da voi. Ora però non posso dirvi né il giorno né la corsa, in cui potrò avere tanta gioia; vi prevengo, per avvertirvi poi con un solo telegramma. Intanto è necessario che voi sappiate che, in mia compa-

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gnia, ho il Signore Gaetano Ruggieri, ed avendomi egli fatto la carità di portarmi sino a Roma, d'avere spesato tutto il viaggio, e degnandosi ancora di accompagnarmi a sue spese, è necessario che io non la lasci per quel tempo che potrei trovarmi in alcuna delle nostre case; per conseguenza, se voi non avete una stanzetta libera, nella quale io potessi adattarmi in di lui compagnia, è mio dovere andare a dormire con lui in albergo, per quei giorni che potrò trattenermi costì.

Dopo Valguarnera fermerò un momento in Caltanissetta per parlare col Vescovo, poi starò qualche giorno alla casa di S. Cataldo, poi andrò a Licata, dove sono aspettato per una nuova fondazione, e se mi arriva in tempo ordine di Mons. Vescovo di Girgenti, fermerò un momento per la stessa ragione in Canicattì. Di là passerò a Girgenti, poi a Mussomeli e Casteltermini e finalmente ritornerò in Palermo, ove è urgentissimo di dare principio alla fabbrica della chiesa e del nuovo stabilimento. Nel dubbio che io avessi il tempo di scrivere alla superiora di ogni casa. che sarò per visitare, prego lei di voler comunicare la presente a Suor Amalia ed a Suor Veronica, e a questa dirà: di far sapere a Mons. Vescovo di Girgenti che io, per recarmi a Licata, debbo passare da Canicattì, e se vuole che io mi fermassi in quel paese per ultimare le trattative della fondazio ne, è necessario che mi avvertissero che ivi mi vogliono, in Valguarnera e in S. Cataldo.

Mi auguro che venendo costì potrò essere consolato dello spirito della Santa Osservanza, che troverò in tutte le suore, dal progresso del bene nella casa bene-

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detta di Dio, del bel numero di Aspiranti che possono partire pel S. Ritiro, tanto dei Frati che delle Suore, perché molto è il bisogno che abbiamo di soggetti secondo il cuore di Dio per le moltissime fondazioni che debbono farsi e nell'isola nostra e nel continente.

La benedico con tutte le suore, le Aspiranti, e i Vecchierelli di G. C. vita nostra e così intendo benedire le superiore, le suore le aspiranti, e i poveri delle due case dove spediranno copia della presente.

Raccomandandomi efficacemente alla preghiera di tutti mi segno.

Valguarnera, 21 maggio 1885

Rev.mi Padri e Fratelli in G. C,

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Scrivo in unica lettera per economia di

tempo, non volendo fare passare un minuto inutile. E pria di tutto ringrazio lei, P. Gambino, per avere avuto la sollecitudine di scrivere la seconda lettera, per darmi la consolantissima nuova del miglioramento della buona Suor Chiara, sebbene è troppo conciso nel dirmi che il giorno 17 doveva amministrarle il S. Viatico, e il giorno 18 era già discesa in chiesa. Questi rapidi passaggi, senza l'annunzio di una grazia speciale che l'abbia messa fuori pericolo, non serena il mio cuore. Sia tutto come vuole Iddio. Aspetto dalla sua carità ulteriori notizie. Sono lieto che ricuperò le lettere spedite a Roma. In ferrovia incontrai un commesso viaggiatore di un casa tedesca in generi di ferro smaltato, e mi aspetto un catalogo per fornire le nostre case di tutti gli utensili di cucina, di

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tavola, di notte etc. etc. a prezzo discreto e con dilazione. Allo stesso io dissi che volea comprare una macchina mediana per stamperia e mi disse che in breve mi farà arrivare un indirizzo per potere concertare buono affare. Io però non la lego; faccia, per questo articolo, ciò che crede più utile nell'interesse dei poveri e procuri di non mettersi sulle spalle scadenze difficili, ma che tutto si proporzioni coll'entrata della stamperia. Pregherò il Signore e farò pregare, perché lo abbondi di mezzi per sbrigare lo stanzone, il bagno, e provvedere ad ogni altro bisogno. Io vorrei essere costì per l'affare della retta, onde non ritardare le cose, e se la S.V. può fare andare le cose in maniera che lo scudo della mia assenza serva per lasciare a noi una latitudine a potere emendare qualche cosa, che non va in buona regola ed accettarla quando tutto va bene, in questo caso lasci che le cose vadano avanti, per evitare il gran male dell'ulteriore ritardo. Chi sa se un mutamento di scena potrebbe cangiare in peggio le cose.

Iddio benedica il Benefattore che ha regalato i quattro asinelli e ancora più per averli mutati in femmine o asinelle. Ma le carrettelle quando si sbrigheranno, perché ogni coppia di Suore ne potesse avere una a proprio servizio? Questo fatto è di tale importanza che, senza crescere gli associati, farà raddoppiare al momento la colletta, perché tutto sarà chiuso e senza sperpero.

Iddio infiammi lei e l'ottimo P. Boscarini e il R.mo e caritatevole P. Bondì del suo divino spirito, per poterlo infondere nell'anima di tutti.

Se mi potessero fare arrivare qualche aiuto

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per le 34 prediche che debbo necessariamente fare, resterei tenutissimo.

Chiedo la benedizione e bacio la sacra destra al nostro buon Padre in G. C. Canonico Pennino, al quale avrei voluto scrivere le tante volte e non ho potuto; sono sicuro però che lo avranno sempre informato di tutto.

La ringrazio della premura datasi per farmi trovare indicata la pianta, colle riforme fatte dal nostro fratello Cangeri.

Intorno alla di lui vocazione, se veramente si risolve ad abbracciare la nostra regola, io son certo che sarà un avvenimento per la comunità dei nostri frati, e la di lui virtù non mi dà nulla a dubitare.

Però le condizioni della di lui salute mi pare che dovrebbero obbligare i Superiori a tenerlo in una igiene di eccezione; e queste cose, in un affare tanto serio per le circostanze che l'accompagnano, mi sembra che meritino un savio ed illuminato consiglio.

Io non arresto gli slanci del suo zelo e del suo santo entusiasmo, ma, essendo lontano, la prego di conferire tutto col Canonico Boscarini ed insieme consultare il Canonico Pennino, per risolvere, col di lui consiglio, secondo l'adorabile volontà di Dio, ed io approvo sin da ora ciò che l'ubbidienza disporrà per questo avvenimento.

Bisogna lavorare seriamente sulla comunità dei Frati; e lo spirito della S. osservanza è oltre ogni credere necessaria, perché questo corpo interessantissimo sia da Dio prosperato e benedetto, colla misura che sarà necessaria allo sviluppo delle opere della maggior gloria di Dio.

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In breve io ritengo che saranno molte le fondazioni a farsi e bisogna che vi fossero un buon numero di frati, capaci per la scuola e per le arti; per questo mi raccomando molto alla carità dei PP. Missionari, non perdendo di mira quel piccolo nucleo, che fra essi frati possono prepararsi per ascendere al Sacerdozio.

Per la colletta che i frati possono incominciare in questo prossimo ricolto, io non vorrei che perdesse il tempo ad aspettare il mio ritorno, ma vorrei che, come è possibile, la potesse iniziare nel modo che io le dicea di farli passare per tutte le Comunità, ove possiamo avere rapporto, mercè lettere commendatizie, che l'Ecc.mo nostro e L'Arcivescovo di Monrealepotranno fare.

Con delle lettere e con altra circolare, che di proposito la S. V. scriverà, potranno presentarsi ai Parroci, e coll'appoggio potranno aprire un foglio di sottoscrizione, per ritornare poi con carri a ritirare la colletta promessa. Di questo modo eviteremo il bisogno di avere un numero di vetture, che in atto non possiamo comprare, ed eviteremo che i frati andassero a mendicare nelle campagne, con molta pubblicità e fuori il sistema della nostra associazione.

Mi faccia sapere, se il principe di Ganci le farà la carità dei tonni. Potrebbe anche rivolgersi al Sig. Florio.

Io arrivai qui e fui ricevuto in gran festa dalle Suore, dalle orfane, e dai Poveri tutti, che insieme al Sig. Notaro Sgarlata e ad altri cittadini, oltre al Canonico Spina e al Sig. don Alfonso, che vennero sino alla stazione, vennero ad incontrarmi lungo la via a vista della casa, come se io fossi stato il Vescovo di questa metropoli; il suono delle campane durò sino al mio arrivo in casa.

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Veramente queste eccessive onoranze servirono a frenare la mia emozione, che sarebbe stata assai seria alla vista di un corpo di Suore così rispettabili e care, ad un numero di Poveri così imponente tenerissimo, ed affettuoso, alla permanente manifestazione di una cittadinanza così rispettosa, devota e caritatevole.

Trovai la casa ingrandita migliorata e fornita anche di mobili, che sarebbero di lusso, se non servissero pei poveri e pei benefattori, e senza la compagnia del Sig. Ruggieri avrei pregato le buone Suore di volerne sfornire la stanza che fu preparata pel mio e pel di lui alloggio.

Mi vogliono trattenere per molto tempo, vogliono che io predichi in questa chiesa ed anche alla Matrice; io farò tutto quello che mi sarà possibile coll'aiuto di Dio; ma vorrei volare per trovarmi presto costì, per iniziare la nuova fabbrica tanto interessante, per la quale prego volere pigliare il maggiore interesse, non solo col Barone Bosco Grande, ma anche coll'Ingegnere Di Simone pel disegno della chiesa e con l'Ingegnere Palazzotto per lo sviluppo del rimanente del fabbricato, che deve formare lo stabilimento.

La sua lettera, carissimo P. Boscarini, mi consolò molto per avermi citato le cose necessarie da trattarsi con questo Municipio e domando l'aiuto della preghiera, per avere la sorte di riuscire a tutto. Accettai molto la preveggenza di farmi trovare le condizioni della nostra fondazione e di avermi dato notizia della casa di Terre Rosse. Il Sig. Ruggieri, che sta benissimo, credendosi sempre ammalato, dorme nella mia stessa cella, che trova poco dissimile da quella dell'Hòtel Minerva di Roma.

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Lo stesso ossequia tutti con sentito affetto e rispetto, e ringrazia molto la S. V. per l'offerta gentile ed affettuosa di farlo ospitare in casa del suo Sig. Padre, ma egli da me non vuole dividersi nemmeno un minuto. Le sarei anche più grato, se oltre le cose esterne, avesse ancora voluto citarmi le cose interne della Casa.

Ringrazio Dio e la Vergine Santissima per la misericordia usatami a Terre Rosse. Una infermeria adatta, e una separazione vera pei casi di contagio sarebbe una cosa assai necessaria. Speriamo che il Signore ci provveda.

Datemi notizia del Sig. Celestre e di tutta la di lui famiglia, dei Signori Ingrati e di tutti i nostri benefattori, pei quali non lascio di pregare.

Suppongo che il buono don Salvatore soffrirà o sarà dispiaciuto per la mia assenza, la quale credo che si deve prolungare più di quanto io sapeva prevedere.

Ottima e salutare fu la vaccinazione; spero che la completerete in tutti. Preghino specialmente, perché il Signore mandi gli operai nella sua Vigna. Che vasto campo vi sarebbe a lavorare! Il Sig. D'Amico è a Catania con tutta la di lui famiglia; vorrei che a rigore di posta V. S. lo avvisi della mia breve dimora in questa. Il suo Sig. Padre sta bene ed io domani andrò a visitarlo, piacendo al Signore, come spero fare pure col Sig. Sindaco, se non mi precedono.

Mi resto abbracciandovi nel Signore.Benedico tutti ed imploro la vostra

benedizione e degli altri buoni Padri su di me e per questa Comunità, che trovai di buona salute.

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Come stanno P. Amato, P. Filippello, il Superiore e tutti i frati?

Saluto e benedico tutti nel Signore.

Valguarnera, 26 maggio 1885

Rev.mo P. Salvatore Gambino,

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Riscontro la sua del 24 volgente,

rimettendole il quadro e la lettera della Superiora di Girgenti, dalla quale ho scritto d'informarsi colla Superiora delle Figlie della Carità, e di S. Anna e di recarsi dal Vescovo e sapermi dire quello che esse han fatto, e quello che Monsignore consiglia per sottometterla al consiglio del nostro P. Canonico e fare da lui formulare la risposta opportuna.

Da parte mia, vedendo che questo ufficio viene solamente da Girgenti e non da Valguarnera, da S. Cataldo, da Monreale, da Palermo, e leggendo questo ufficio del Sindaco, trascritto dalla Superiora, non so credere che sia cosa che provenga dal Ministero, perché non discorre affatto, e nemmeno so capire, che cosa intendono dire, e per conseguenza sospetto che fosse una nuova maniera di tormentarci. Prese le informazioni dette di sopra, io riscontrerei il Sindaco che non ho potuto chiaramente capire cosa intendono dire nella nota comunicata, e quali siano le notizie che vogliono notate nel quadro sinottico inviato.

O se questo non è creduto prudente, che lo stabilimento nostro è destinato a raccogliere l'estrema miseria abbandonata, che non trova asilo negli altri stabilimenti, e per consegnenza riceve a qualunque età e

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conserva nello stabilimento, finchè non troveranno una buona collocazione, per questa ragione il maggior numero dei nostri ricoverati sono quelli che trovansi invalidi a qualunque proficuo lavoro, come i vecchi e i bambini di tenerissima età; per quelle poi che hanno salute ed abilità di fatigare si educano ad ogni sorta di lavoro donnesco; ma non si crede possibile che potessero abbracciare e sostenere i lavori di agricoltura, e precisamente in quello stabilimento dove con tanta difficoltà si è potuto riuscire ad avviarle nei lavori donneschi. Se poi si vuole che quelli che progrediscono nelle lettere apprendessero teoricamente i primi e i più importanti precetti dell'agricoltura, alla istruzione che si hanno nello stabilimento, si unirà anche questa.

In pari tempo scriverò al Sig. Montana per avermi notizie più dettagliate su questo argomento. La prego di inviarmi quella risposta che scriverà d'accordo al nostro Canonico Pennino unitamente a questa mappa e lettera della Superiora, che le invio per potere dare la risposta definitiva a quella superiora.

Quando esigerà, la prego di avere in considerazione i bisogni del magazzino, perché vi sono urgenze serie e positive.

La spesa della nuova tubolatura per la pompa deve pagarla il Municipio e la S. V. deve fare in maniera che non resti sulle nostre spalle. Non conviene mettere la macchina a vapore per le pompe, invece è cosa più utile parlare con Lauriano e far venire un due penne di acqua più alta, e brigando che le quattro penne dell'acqua di corso non mancassero nel pian terreno;

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noi toglieremo la necessità di fare lavorare le pompe, riservandole pel caso di pura necessità. Se poi pel mulino converrà una piccola macchina da aria calda, questa potrà farsi con piccola spesa. Una grande macchina porta tale esito giornaliero che sembra pazzia pensarvi al momento.

Io sento pure un grande bisogno di ritornare, e pure sono costretto a perdere tempo, sia pei miei piccoli incomodi, come ancora perché, dovendo far qualche cosa, bisogna il tempo necessario; speriamo che il Signore esaudisca le mie preghiere e mi aiuti a sbrigarmi presto.

Io non volea che i Frati fossero usciti per fare la colletta, perché non bastano a questo ufficio, e non abbiamo le vetture necessarie, ma desiderava che due di loro avessero fatto, in 15 giorni, il giro di un numero di paesi, per ottenere una sottoscrizione dei proprietari pria di fare lo ricolto per ritirarlo poi, e così ottenere che fossero veduti per far chiamo ad altre vocazioni. Ho pregato e pregherò per suor Chiara! oh! se il Signore volesse degnarsi di lasciarcela! ha compito la stessa i suoi desideri? se no, la contenti e si faccia lasciare tutto lei anche con due parole olografe o con testamento depositato presso il notaro, in quel modo che potrà meglio consigliarsi da qualche legale.

Abbraccerò con piacere il fratello Canceri, per ora me lo saluti caramente, e mi avvisi quando avrà spedito le riforme in Licata.

Saluto e benedico tutti di nostra santa Comunità. Anche qui le cose vanno bene e apparentemente vi è da restare contento.

Mi benedica come io la benedico e preghi per me.

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Valguarnera, 26 maggio 1885

Figlia mia in G. C,

Sia Gesù amato da tutti i cuori!Ho ricevuto per mezzo del P. Gambino una

tua lettera con una mappa da riempirsi delle notizie che sono domandate, al fine di stabilire nel nostro stabilimento lo studio della scienza di agricoltura. Io non so capire nemmeno quello che intendono dire, tanto mi sembra strano il progetto ed impossibile l'attuazione. Poi ho detto fra me; se questa è una disposizione ministeriale, perché non è stata comunicata in questa Casa, o in quella di S. Cataldo, di Monreale, di Palermo? Veramente queste verità originali spuntano per primo a Girgenti, e, per andar cautamente, ti prego di accudire colla Superiora delle Figlie della Carità e con quella delle Figlie di S. Anna, per sapere, se hanno avuto comunicato lo stesso ufficio, e che cosa hanno risposto, e persuasa del loro operato, ti pregò di accudire con Monsignor Vescovo ed avvertimi con chiarezza di tutto, per saperti dire come regolare la nostra, la quale ha, delle eccezioni, perché noi raccogliamo gli elementi che periscono, e che non possono essere ricevuti in altri stabilimenti, e per conseguenza sono vecchie, bambine, e rare sono quelle che possono prestarsi anche ai lavori donneschi; perciò sembra assai difficile che potessimo avere degli elementi, che possano dedicarsi a tali uffici. Oltre ciò desidero che conferisca col Sig. Emanuele Montana di questo affare, pregandolo di volermene scrivere, per darmi maggiori schiarimenti e togliermi dalla angustia, in cui mi trovo, perché non mi sembra una cosa sin-

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cera, e nello stesso tempo lo pregherai di voler fare una copia della mappa, che ti hanno mandata per notarvi le recluse, e farmi capire quello che dovrebbe farsi, perché io nemmeno questo ho saputo capire.

È dal giorno 21 che io sono qui; vorrei sbrigarmi per passare avanti, attesa la immensa premura che ho di ritornare in Palermo, ed intanto mi fanno fare ben poco, e se il tempo che posso impiegare, come succede, lo impiegherò a fare lettere, sarò nella circostanza di non sbrigarmi più. Vi domando l'aiuto della preghiera, per potere fare tutto presto ed arrivare costì.

Pria di arrivare qui, io ti feci inviare da questa Superiora una copia di mia lettera, e desideravo trovarne risposta, sia pel mio alloggio insieme con il Sign. Gaetanino Ruggieri, sia anche per l'affare di Canicattì, se debbo fermarmì o pur no in quel paese. Ricevesti la lettera? perché non hai risposto? di queste buone Suore posso darti buone notizie; questa casa sembra che vada più tranquilla di tutte le altre; sia Dio benedetto in eterno!

La salute di tutti piuttosto bene, io al mio solito, sono un povero cronico, che ringrazia il Signore delle grazie che gli accorda.

Per la colletta non credo opportuno che venisse un Frate, è miglior cosa che si facesse al solito con la commissione che gira pel paese, e fa sottoscrivere la nota dei propietari; se oltre ciò si vuol far girare una persona, conviene che la procurino costì.

Io da qui passerò in S. Cataldo, poi a Canicattì. qualora Monsignor Vescovo mi fa sapere che ivi m'attendono, poi a Licata e di là verrò a Girgenti.

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Finisco per fare impostare la presente; avrò i tuoi schiarimenti e quelli del Sig. Montana, che dirigerà in questa: Al Sac. Giacomo Cusmano - Valguarnera Caropepe; io ti saprò dire il da fare.

Ti benedico con tutte le Suore e le recluse, pregandoti di darmi notizia di tutti.

Pregate per me come io prego per voi.

Valguarnera, 6 giugno 1885

Figlia mia in G. C.

Sia Gesù amato da tutti i cuori!In vista della sua ultima vergo la presente

per dirle di riscontrare al Sindaco, facendosi informare dal buono don Emanuele del modo come ricolmare quell'elenco, che hanno inviato, e ciò perché il prelodato Signore, nella sua lettera, che non ho potuto riscontrare, mi disse che l'anno scorso lui stesso s'interessò di formarlo.

Spiacemi l'aneddoto dell'orfanella: sia fatta la volontà del Signore, a cui dovete sempre raccomandarla, perché la custodisca nella graziaSua.

Ricevetti la lettera di Monsignor Vescovo pel Vicario Foraneo di Canicattì, nella quale, scrive allo stesso, di profittare della mia presenza in quel paese, per organizzare che venisse affidato alle nostre Suore quell'Ospedale, e per far modo di concertare la fondazione della Casa delle orfane, che una pia Signora ha volontà di fare. Io vado perché così vuole Monsignore, a cui voglio ubbidire come al padre mio; ma era mio desiderio che Monsignore avesse prima esplorato l'animo

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di quei Signori, se vogliono o pur no la nostra Istituzione.

Di questo discorso lei non deve farne affatto parola; l'ho detto per essere raccomandato al Signore.

La mia salute è al solito; sono state più accresciute le sofferenze e per conseguenza mi han fatto dimorare di più e le assicuro che questo mi addolora per gli urgenti affari, che mi chiamano a Palermo, dovendo ancora fare molte cose pria di arrivarvi.

Queste Suore unite alla Superiora la ossequiano con tutte le Suore di costì.

Ossequio e benedico la Signora Montana con tutta la sua degna famiglia.

La mia venuta costì sarà dopo Canicattì e Licata; il quando non so dirvelo; spero di fare al più presto. Per la mula io sono stato sempre dispiaciuto; perché una vettura è sempre necessaria per la colletta giornaliera ed anche per le fatiche straordinarie; intanto si comprò e non ha reso servizio neppure alla casa; ora che trovasi inutile, si deve vendere per baratto e restare senza vettura. Io credo che il giusto sarebbe cambiarla con una migliore e procurare di tenerla in casa e al servizio dei Poveri. Del resto fate d'accordo colla Sig.ra Montana e la Giambertoni quello che credete più conveniente.

Ho sonno e sono fuori orario. Vi benedico nel nome del Signore col desiderio di trovarvi in buona salute di unita ai Poveri e ai Benefattori.

Pregate per me.

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Valguarnera, 8 giugno 1885

Rev.mo P. Boscarini,

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Riscontro per primo la sua ultima, per dirle che il

progetto del nostro benefattore mi sembra approvabilissimo per la provvisoria cappella, sebbene la larghezza di 5 metri non farà accogliere le due file di panelle, ma potrebbero le più grandicche mettersi nelle altre stanze, aprendo le porte di fila. Sta bene ancora la collocazione delle suore nell'attuale cappella colle due stanze contigue, facendovi il saputo comodo. La infermeria nell'attuale dormitorio delle suore è pure buona, ma ha bisogno dei riscontri d'aria, e dovrebbe servire semplicemente per le ammalate che debbono separarsi; quella delle malattie non infettive potrebbe anche farsi al bisogno in qualche dormitorio. Ove allo stesso tempo ci fossero dei casi di contagio, si portebbero sopra.

Godo immensamente dei progressi che si fanno nello spirito dalle nostre orfanelle e della protezione che la Mamma Santissima mostra per coteste buone figliole, che ritengo avranno tutto l'impegno di sbrigare al più presto la veste, che debbono regalarle, coi recapiti delle loro virtù. Oh! Maria, aiutatele voi in questo importantissimo lavoro!

Non vorrei che le orfanelle stessero in modo antigienico, ma mi spaventa l'idea di rifiutarle.

Prego Gesù, prego Maria, che vi facciano fare secondo la loro volontà, ed il Patriarca S. Giuseppe che coll'arte sua faccia crescere la Casa, a misura che vi sarà il bisogno, e il P. San Francesco che faccia crescere i tozza-

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relli, e il P. San Vincenzo che dilati il cuore, accresca l'attività, la sorveglianza, e l'attitudine delle buone suore, che debbono portarne il servizio, come se lo rendessero al S. Infante Gesù.

Iddio benedica sempre la S. V. e tutti della Casa, per andare sempre avanti nella vita sua. II Sig. Ruggieri sta bene, come io ancora, ma sempre al solito. Le visite, le confessioni e le mie sofferenze hanno prolungato la mia dimora in questa, che non è riuscita utile ad accomodare le cose col Municipio, perché devono aspettare le sedute del Consiglio. Ho detto tutto, sembra che facessero eco, vedremo se verranno ai fatti. Ho consegnato la copia delle nostre condizioni per averle approvate, e di questo mi basterebbe una deliberazione della Giunta. Ho stabilito, il conto retta, ma ancora la retta non è stata sanzionata; si aspetta la seduta del Consiglio. Ho domandato assegno pel Cappellano e per l'infermiere, e s'aspetta ancora il Consiglio.

Io procuro di sbrigarmi a rassettare la Comunità, e passerò in S. Cataldo, di là le scriverò. Le Aspiranti, che da qui si sono accettate. hanno fatto passare la vocazione, o meglio hanno cresciuto gli ostacoli di quelle che nascono da famiglie agiate e civili. Durante la mia dimora anche figlie di braccianti poveri si sono presentate per essere ammesse, e questo incoraggiamento della classe povera, di fronte alla ritirata delle classi civili, mi mostra che hanno poco apprezzato le scelte fatte. Io veramente desidero quelle che il Signore chiama per la vera vocazione, e non vorrei stare alla civiltà della condizione, ma è necessario che venissero da

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famiglie intemerate per lunghe generazioni, che non fossero abbituate a ricavare mercede dalle loro fatiche e che avessero il corredo o almeno il vitalizio di mezza lira. Questo mio sostegno ha fatto ricomparire qualche signorina a manifestare l'antico desiderio; ma mi hanno confessato che han trovato l'ostacolo dei parenti, perché hanno visto accettare persone basse e per conseguenza han veduto che l'istituzione si formi di tali soggetti, e sono avversi a prestare il loro consenso. Tra le altre è venuta la Signora Litteri insieme alla sorella del Segre. tario, ma non mi potè parlare.

Cosa vuole Dio ?La superiora è dolente che V. S. non ha

mandato il conto esatto delle commissioni eseguite, e per conseguenza non sa come deve scriverle. Più dice di avere scritto, che volea comprate delle 50 lire le tre matasse di seta che servivano a sbrigare un lavoro, e del resto proporzionatamente un tantino di ogni cosa commissionata; ma le scriverà direttamente. Il piattino per la commissione si ricevette opportuno e il Predicatore se lo pigliò; ma il Canonico Arena se ne dispiacque, perché dice che, sin da principio che fu invitato a fare qualche predica in questa chiesa, mostrò di essere interessato ed il Canonico chiaramente gli disse che lo pregava di venire per titolo di sola carità, ed ora che guadagnossi il piattello n'è rimasto corrivo.

Le mosche mi fanno scrivere così male, perché mi tengono in un assedio. Sia fatta la volontà di Dio.

Il Can. Berrettella è obbligato a celebrare ogni giorno in questa chiesa ?

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Il Vescovo sarà qui il giorno 20 e per conseguenza non credo che arriveranno in tempo a mandare qualche cosa per lui. La spesa alla quale V. S. accenna sembra enorme pel momento. Benedico ciò che farà.

Mi benedica con tutti come io la benedico.

Valguarnera, 8 giugno 1885

Rev.mo P. Gambino,

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Ho riscontrato il telegramma per serenarlo.

Ora vengo a dirle che io partii da Palermo, perché mi alzai; lungo tutto il viaggio sono stato nelle mie sofferenze un poco esacerbate, qui in Valguarnerasi sono un poco più esacerbate, e per questo ho dovuto ritardare la mia stazione. Mi è stato impossibile di recarmi alla Matrice, dove avrebbero voluto che io avessi predicato ed appena ho potuto predicare una volta in questa Chiesa, ed una conferenza per k suore.

Il numero delle confessioni degli uomini e le visite doverose mi hanno occupato molto ed ancora ho due suore da sentire. II suo telegramma arrivò in punto che era qui arrivata una persona da Castrogiovanni, la quale, coll'uso di certe erbe, ha guarito molte fistole; lo stesso mi ha visitato e mi assicura che mi guarirà senza operazione; sebbene vi credessi poco, pure per fare cosa grata a questi buoni amici, mi ho fatto descrivere tutte le, indicazioni, e lungo il viaggio, se sarà possibile, o ritornato costì, farò la cura che mi è stata prescritta. Fra gli ingredienti che compongono la cura bisognano la salsa pariglia, la dulcamara, e l'alga

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di mare, se V. S. può farmene un pacco postale e spedirlo a S. Cataldo mi farebbe piacere. Se può farlo, manderà almeno due chili e mezzo di alga marina senza lavata, ma pulita nella stessa acqua del mare, mentre le altre due sostanze possono essere 50 grammi per una. Può anche aggiungere nello stesso pacco dieci grammi di acido nitrico e 50 grammi di mercurio dolce e la siringhetta di gomma, che troverà nelle scaffe del mio piccolo gabinetto, se, provandola, trova che funziona bene. Se arrivato in S. Cataldo avrò buoni effetti dell'uso di questi rimedi, allora continuerò il viaggio, in diverso caso le scriverò per vedere come combinarci pel resto da fare.

Si serenino intanto, perché non ho cosa positiva da stare in pensiero, solamente ho avuto bisogno di maggiore riposo; perché sempre, mettendomi un poco a letto, si attutisce ogni sofferenza.

Io spero in due o tre giorni essere a S. Cataldo e di là scriverle che sto meglio anzi guarito.

I1 mio silenzio però non devono attribuirlo alle mie sofferenze, ma alle mie occupazioni; ho meco il buono Don Gaetanino, che può testimoniare la verità di quanto vi accerto, e poi tutte le ore confessioni, visite, ed il treno di tutte le cose che s'incontrano in una casa, ove sono poveri. Sono contento che può rimborsare la spesa della nuova, tubolatura di ferro e così rimarrò più contento pei bagni che ha preparato. Per la compra della casa di Maggione, nella mia assenza la S. V. e il Can. Boscarini potrebbero continuare le pratiche. Si dovrebbe accudire coll'Ingegnere Don Rosario Russo, che fu de-

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stinato dal Sindaco, perché assieme allo Ingegnere del Demanio, colla pianta alle mani, andassero a vidimare l'apprezzo, pel quale deve farsi l'atto d'acquisto, e dove non si trovi inconvenienza, si farà il contratto colla condizione che il Governo ha consentito pel mezzo del Sindaco che poi dichiarerà averlo fatto per me.

Queste pratiche si potrebbero fare anche coll'assistenza del P. Ciccio Russo, di cui l'ingegnere municipale è fratello e così io avrò il tempo di fare questo giro e ritornare per ultimare il contratto.

Per finalizzare il contratto Bosco Grande bisogna che il d. Sig. Barone consegni la bozza per come la vuol fatta; e la S. V. la porti al Sig. Guarnaschelli, e, quando tutto va bene, allora sarà vero che al mio arrivo potrà tutto ultimarsi.

Ma se questo non sarà fatto, saremo sempre al Municipio e non la finiremo più, perché il Barone, colla sua buona volontà, non considerando gli affari che lo pressano, crede sempre potersi sbrigare in un momento e non si può sbrigare mai.

Pei mutamenti fatti nulla ho da dire al momento, mentre l'han fatto, sono stati necessari e Dio li benedirà.

Mi benedica, come io la benedico nel Signore con tutti della numerosa famiglia. Preghi sempre per me.

Valguarnera, 8 giugno 1885

Figlia mia in G. C,

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Riscontro con ritardo la tua letterina piena

di fede e di devozione verso la Mamma Santissima non solo, ma di vero desiderio per la S. Professione.

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Anche nel mio povero cuore ho portato vivo questo desiderio, ma ho dovuto frenarlo, per aspettare più chia. ramente le manifestazioni di Dio.

Il giorno della SS. Trinità io offersi il S. Sacrificio per la nostra Comunità e con essa tutto il mio cuore e la mia volontà. Aspettiamo gli oracoli di Dio.

Benedissi il Signore e ringraziai la Mamma SS. per la scarupata catastrofe della casa nostra; desidero che giornalmente si faccia preghiera per lo spirito della vocazione, per ottenere operai nella vigna del Signore e per la custodia delle case nostre dai mali di contagio di ogni genere.

Io al mio solito per la mia salute; ora ho speranza di esperimentare un rimedio, che mi assicurano di averne guarito molti col mio incomodo; e se tu continui potrai aspettare il mio esperimento e lo farai, o se vuoi anche esperimentarlo nello stesso tempo, te lo trascrivo.

Piglierai 50 grammi di alga di mare, salsa pariglia grammi 10, Dulcamara gr. 10.

Mercurio dolce grammi 10 e li metterai in una coperta di vetro, infusi in un litro d'acqua e l'esporrai al sole per due giorni. Dopo li agiterai, e farai uscire l'acqua sola e la farai passare a traverso un filtro di carta e la metterai in una bottiglia e vi aggiungerai un grammo di acido mitrico, la batterai ben bene e con una siringhetta farai iniezione mattina e sera. La sera poi, quando vai a letto, applicherai alla parte un poco di alga non lavata, così come viene dal mare e vedrai se tutto passa in pochi giorni.

Oltre ciò procurerai 250 grammi di radice di cardone

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selvatico, la bollirai in due litri di acqua e la ridurrai a metà, e con questa ne farai delle abluzioni due volte al giorno.

Resto lieto del progresso dello spirito delle nostre orfanelle e della protezione della Mamma nostra SS.ma. Spero trovarvi tutte secondo il cuore di Dio.

Vi benedico nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo, sotto la protezione della Mamma Santissima e dei nostri Santi Protettori.

Sto in pensiero della Superiora Generale, alla quale scrissi da Roma e non ho avuto notizia alcuna. Scrivetemi e fatemi scrivere per tale riguardo e quanto prima potete. Conservatevi bene e pregate per me,

S. Cataldo, 13 giugno 1885

Rev.mo P. Gambino,

Sia Gesù amato da tutti i cuoriCertamente dal Sig. Don Gaetanino avrete

avuto piene informazioni di tutto il viaggio ed anche dello stato di mia salute, che, al momento che scrivo, posso assicurarvi buonissima.

Oggi finalmente parto da Valguarnera, dove lasciai il cuore per la missione che il Signore mi ha fatto esercitare, e dietro essere fermato in Caltanissetta per quattro ore, onde visitare Mous. Vescovo, arrivai alla Stazione di S. Cataldo alle 6/2 p. m. Ivi trovai il Rev.mo P. Parroco con altri Sacerdoti, tra i quali il P. Pagano, e arrivato in chiesa per una via diretta, fui accolto al solito, a modo di Vescovo. Tutte le Suore, le orfanelle, i ricoverati e forse anche le aspiranti esterne, con can-

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dele accese mi accolsero alla porta esterna della chiesa, e poi fu cantato un inno, che io non potei capire, mentre il Rev.mo P. Gaetano, in cappa, stava ai piedi dell'altare per darci la benedizione col Divinissimo.

Io intesi il bisogno di genuflettermi all'altare della Madonna, che pure era illuminato, per togliermi dal centro di tanto onore a me non dovuto, e per rifugiarmi ai piedi della Madonna, per essere presentato al Figlio che dovea benedirmi, e potere intercedere pel di lui mezzo ed ottenere la grazia di non essere di ostacolo con tutte le mie deficienze all'opera del Signore. Presa la S. Benedizione, per la via della sacrestia mi guidarono sopra nella stanzetta di aspetto, ove, presenti il Parroco e i Sacerdoti tutti, compreso il Rev.mo P. Gaetano, mi fu letta una poesia dal Chierico che fu in cotesta 5a casa.

Intesi dal Parroco che si era fatta l'accettazione del programma nostro, che aveano stabilito la retta pei ricoverati e per le orfanelle, e che tutto era già stabilito secondo i nostri desideri.

Alle 9 p. m. quasi, il clero si ritirò, e mentre mi portavano da mangiare venne il Sig. Luigi Vassallo dinanzi al quale pranzai.

Dietro aver fatto molte cordialità al Rev.mo P. Gaetano, il quale a ricambio anche amorevolmente mi accolse, mi toccava di riparare i miei torti col prelodato Sig. Vassallo, ed il Signore mi diede la grazia di farlo con ogni all'etto e sincerità, di modo che lo stesso, esinanito, volendo giustificare il suo andamento, mi disse delle ragioni, che ebbi grazia di concordare benis-

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simo colle giuste nostre pretese, e mi sembrò restare molto contento. Domani spero leggere gli atti fatti e trovatili in regola, accetterò le orfane e, sistemata la comunità, farò ritorno.

Dico farò ritorno, perché è necessario che cotesti affari non soffrano ulteriori ritardi, ma pure è necessario che la S. V. o il P. Boscarini continuassero il viaggio, che io sarò costretto lasciare, e vorrei sapere chi dei due potrebbe` più facilmente allontanarsi da costì.

Mi scrivano adunque al più presto, e mi informino di tutto, non esclusa la salute della Superiora Generale, dalla quale non ho ricevuto alcuna nuova, anche di seguito a mie lettere, e ad averne domandato notizie a Suor Maddalena. Sono quasi le 12, mezzanotte, e vado a riposarmi un momento, volendo dire la messa della Comunità. Mi scrivano, preghino per me, e mi benedicano con tutti di questa casa, come io fo del pari nel nome del Signore. Ossequio il Rev.mo Boscarini e lo accerto del benessere di tutti i suoi che vennero a visitarmi pria di partire.

San Cataldo, 16 giugno 1885

Rev.mo P. Gambino,

Sia Gesù amato da tutti i cuori.La Superiora non avea avuto alcuna notizia

del mio arrivo in questa, pria che io avessi potuto avvisarla da Caltanissetta, e ciò perché a Valguarnera, sino al momento della partenza, mi ostacolavano in modo, da farmi credere che non avrei potuto partire.

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Arrivato qui, intesi che vi era una sua lettera con un pacco postale, lessi la sua e quella di frate Arcangelo, e desiderava come mi era possibile di vedere gli oggetti inviati.

Ieri notte alla 12 finalmente ebbi il tempo di apri. re la scatola; vi trovai l'irrigatore grande e piccolo, ma non trovai l'alga di mare né la salsa pariglia, forse sarà dulcamara una delle due erbe che sono nello stesso scatolo, ove cercai inutilmente l'acido nitrico.

Però non vi premuro a mandarle, perché mi sembra impossibile potere fare qui la cura, sia perché non ho tempo di farla, non ho locale ove stare con libertà, né chi mi assiste e mi sembra impossibile fare da me stesso.

Come le diceva, invece di continuare io, come arriverò costi, partirà il canonico a compire la visita. Qui le cose si sono messe in via; ho meco le copie delle deliberazioni tanto pei vecchi che per le orfanelle del collegio, che già sono in casa nostra; hanno assegnato la retta di mezza lira al giorno, e nella Deliberazione di quest'ultima fecero anche l'accettazione del nostro programma. Il Sig. Vassallo ora è convinto delle nostre giuste pretese. Sono venuti tutti del paese non esclusi i Signori Baglio ed anche una delle Signore, che ha una figlia che vuol farsi sorella; ma i genitori non vogliono. Molte sono le aspiranti, ma quasi tutte senza vitalizio. Io mi sono ostinato, e tutte quelle che sono state accettate porteranno il corredo e la carta di obbligazione del padre o della madre, nella quale promettono di costituire il vitalizio e di pagare retta,

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finchè non l'avranno istituito. In punto arriva in questa mia nipote Marietta, che viene per entrare nella nostra comunità, io la feci venire pel suo suggerimento, mala conoscenza di mia nipote era delle sig.ne Siragusa e queste si fanno suore di carità e sono a Caltanissetta. Pure l'ho fatto sapere al P. Pagano, ho fatto chiamare delle signorine, ma mi sembra cosa inutile. Mia sorella riparte col diretto di oggi stesso, arriva costì alle 12 ed io ho consigliato di tenere Marietta presso di sé, finchè sarà a Palermo, e ciò per evitare le strane pretensioni che potrebbe avere il fratello, finchè sua madre è costì. Di questo modo avranno il tempo di stare assieme, e quando mia sorella la farà entrare, entrerà in osservanza senza disturbo. Qui vi sono vari giovanetti all'età di 14 o 15 anni che vorrebbero venire per farsi frati; tra i tanti ve n'è uno non portato dal P. Pagano ma dalla stessa madre, che fa istanza vivissima di portarlo meco, vi è pure quel buon giovane che volle uscire dalla casa, che piange per rientrare; vorrei sapere il vostro consiglio per sapermi risolvere.

Le Dame di carità si riuniranno domani; preghi pel buon esito, e che il Signore mi dia tutto quello che mi bisogna per poterlo servire.

Mi faccia sapere cosa si è fatto pel contratto della terra Bosco Grande, e pel palazzo di Maggione. Se mi avvisa che potrò prolungare la mia dimora per le vocazioni, io mi tratterrò quanto sarà possibile, ma la nuo. va fabbrica, e l'affare del demanio mi spingono a ritornare. Cosa ha fatto il Municipio per la retta dei nostri Vecchierelli ?

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Le compiego lettera pel buono Don Gaetanino che sento pena di averlo lontano, comunque mi sembra che fosse stato disposto dalla Provvidenza il di lui non venire in questa, perché manca il locale per poterlo accogliere, e sarebbe stato un gran motivo di disapprovazione pei pregiudizi del paese.

Anche per questo io vorrei accelerare il mio ritorno, perché poverino soffre e potrebbe essere tentato di venirmi a trovare. Le mie soffereze non hanno toccato la corda acuta come a Valguarnera.

Non dico nulla per mia sorella e mia nipote, raccomando tutto alla sua carità e alla superiora Celeste.

Mi benedica con tutti, come io con tutti la benedico. Il Signore lo sorregga e lo illumini nelle tante faccende che porta sulle spalle.

Raccomando la comunità dei frati e con affetto invariabile nei Sacri Cuori di Gesù e Maria abbracciandola mi segno.

San Cataldo, 18 giugno 1885

Rev.mo P. Salvatore Gambino,

Sia Gesù amato da tutti i cuoriEntrate ieri le orfanelle del collegio, venne

la prima Assistente, altre dame e Signorine, che io avevo fatte avvertire per far loro avvicinare la Marietta mia nipote; però sembra a me che questo mezzo non gioverà neppure, perché sono molto ostinate, e le Signorinette non sono veramente dello spirito di vocazione.

Ovunque l'accettazione di soggetti della bassa condizione produce questi effetti nocivi alle classi elevate. Sia tutto come vuole Iddio.

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Ieri si fece la prima riunione delle Dame, dove, comunque invitate, non intevennero le Sig.re Baglio; e al presente che scrivo sono qui la prima Assistente e la sostituta Sig.ra Concettina, che domandano a me di amalgamare la partita, o contentando il P. Gaetano, o cancellando dalla Congregazione le Baglio. Io veramente inchino al partito della Carità, e vorrei pigliare tutta la cura di questo povero e santo sacerdote e non curandomi, se manchi o no alla sua povertà, vorrei aiutarlo perché infine è un degno sacerdote ammalato, che bisogna di cura e di assistenza, anche per trovarsi così discentrato dallo spirito della sua vocazione.

Desidero qualche consiglio, con premura, perché in giornata alle 12 partirò per S. Caterina, ove faranno i sei vitalizi, e al ritorno vorrei trovare la sua lettera col parere consigliato dal Canonico Pennino.

Il porgitore della presente è il chierico; venuto fuori dalla casa nostra, il quale mi portò un biglietto di Monsignor Vescovo Nava, nel quale il detto monsignore mi interessa di tenerlo nella casa nostra pel tempo che farà l'esame di patente. Io lo raccomando alla S.V. sembrandomi però più prudente che stesse in S. Marco, dove meglio crederà se anche potesse sistemarlo altrove, pagando qualche cosa. Faccia lei.

Qui vi sono dei poveri colla caterratta, desidero che la S. V. parli col Professore Devincenti e se li accetta li farò venire.

Per le suore cosa mi progetta? le orfane sono qui, e vi sono una di quarta e una di terza, i ricami e i fiori qui si conoscono; chi verrà?

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Mi faccia trovare sua lettera; io ritornerò sabato sera.

Mi benedica con tutti, come io la benedico.

San Cataldo, 21 giugno 1885

Figlia mia in G. C,

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Tornato da S. Caterina, dove faranno il

vitalizio per sei aspiranti, o daranno sei postulanti con vitalizio e corredo completo, trovai la tua lettera, e prontamente la riscontro dandoti le misure precise.

La bara dell'Assunta è larga un metro e cinque centimetri, lunga un metro e 92 cm, alta dalla testa 70 cm. dalla parte dei piedi 50 cm.

Le quattro colonne che vengono ai quattro angoli sono comprese nelle dette misure di larghezza e di lunghezza e ogni colonnetta forma un quadrato di 13 cm. per ogni lato.

Quello che si desidera si è che, invece di tornialetto, voi facciate una coltre, la quale se non sarà fatta di velluto di seta, perché costa assai caro, se non sarà fatta come qui la desiderano, di drappo lomato perché voi credete che dura poco, ma di buona molla che non costa molto, in questo caso il pezzo di centro dove deve adagiarsi il simulacro dell'Assunta, se non costerà più di una cinquantina di lire, potrete farlo tutto dello stesso drappo, se però costa più di detta cifra, allora lo farete di un drappo qualunque, purchè possa con quello confondersi, e detto centro lo diminuirete di 20 cm. in giro, cioè: invece di essere lungo un metro e 92

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cm. sarà un metro e 72 cm, e la lunghezza invece di un metro e 5 cm; sarà 85 cm; e il rimanente sarà di molla.

Quella parte della coltre che deve pendere come tornialetto dalla bara per venire uquale dalla parte bassa dove va la frangia, ha una differenza di 20 cm. prendendo la misura dalla testa ai piedi, perché alla testa è 70 cm; ai piedi è 50 cm. per conseguenza questi 20 cm. di differenza da un lato e l'altro dalla parte delle lunghezza dovrebbero graduarsi in maniera che detto tornialetto, compresa la frangia, giri da ogni parte uguale. Dove sono le colonnette, dovete fare i buchi quadrati nella stessa coltre, come vedrete nell'accluso disegno e dalla parte di sotto detti buchi munirli di una guaina con un laccio per poterli legare alla colonna in parola. Per la spesa io mi auguro che vi basti il danaro inviato, ma in ogni modo si procurerà di raccogliere quel tanto che potrà bisognare.

Desidero che il lavoro fosse tutto uguale e ben fatto per non fare cattiva figura, che il disegno in oro e pittoresco fosse ricco e di buon gusto per non essere criticato e che questa differenza di 20 cm, che troverete nella bordura che pende dalla parte della testa e che dai lati va a finire sino ai piedi, fosse così ben calcolata nel disegno da non mancarsi.

Il cuscino, e la bordura del cuscino dovete farla poco meno della stessa misura che avete, e anche uguale il rimanente per come vi ho detto nella presente, le punte fatele acute, e non rotonde come sono nelle misure mandate, perché da ogni punta deve pendere

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un fiocco. Ho scritto tormentato dalle mosche e assediato dalle persone e non so cosa ho scritto.

Mi auguro che sappiate capirmì per mettere mano presto a cominciare il lavoro, mettendovi tante braccia da potere spedire il lavoro 10 o 15 giorni prima per potere esporre così la Madonna per la quindicina. Noi tutti buoni.

Saluto e benedico tutti particolarmente il Sig. Ruggieri, a cui scriverò quanto prima.

San Cataldo, 22 giugno 1885

Rev.mo P. Salvatore Gambino,

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Ieri ritornai da S. Caterina dove impiegai

due giorni; tolti detti due giorni ho passato qui otto giorni è' ancora non ho avuto possibilità di riunire le Suore per una conferenza, né ho potuto sentirle a solo.

Il traffico che dà l'esterno, è tale da non dare un momento di requie e per quanto uno voglia sbrigarsene, tanto più si trova implicato, perché vengono in continuazione, e quel ch'è peggio si conchiude ben poco. Delle Signorine di qua io credo che non verrà nessuna; sono buone ma fredde, e ritengo che hanno fatto conto che debbano essere di bassa condizione per abbracciare la nostra regola. Giacchè la S. V. non mi pressa a venire, io mi trattengo qui finchè potrò, per procurare di sistemare le cose come meglio sarà possibile e il Signore permetterà.

Domani avrò la Congregazione delle Dame di Carità; ma, non sapendo quì cantare l'inno e le altre canzon-

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cine, tutto riesce freddo, però le Dame faranno la prima comunione di riparazione, ed io, se il Signore mi aiuta, dirò qualche parola per infervorare il loro spirito. Dico: dirò qualche parola perché non ho potuto ottenere di avere un aiuto né da V. S. né dal P. Boscarini, né dal Canonico Pennino per queste cose, ed intanto domani devo predicare alle Dame, il giorno 25 alla Chiesa dove si coltiva la pietà del S. Bambino, e domani stesso o Domenica alla Matrice, ed intanto nella attualità mi trovo aridissimo.

Come potrò allontanarmi da questa, io farò ritorno costì, ed il P. Boscarini mi farà la carità di continuare il resto.

Le compiego una scritta della Superiora per le Suore incomode, la prego di consultare o Dibella o De Franchis, e se consultar vuole l'uno e l'altro mi piacerebbe. Farà la carità di mandare subito il metodo di cura e i medicamenti per vedere, se potrà mettersi termine a questo benedetto incomodo, perché poverina è assai patita e vomita sempre tutto quello che mangia, perché tutto si cambia in acescenza fortissima, e quando non vomita sta più male. Scriva presto per questo affare.

Ho trovato tutto in potere della Superiora, e oggi feci la prima iniezione, ma non come si deve, perché da me solo non posso farla.

Sono venute la Sig.ra Assistente e la sostituita Donna Concettina. Resto qui per non lasciarla senza lettera e per mandare questa scritta della Superiora ed avere prestc il consiglio di cotesti medici e i medicamenti. Il valoroso chierico fa progressi. Sia Dio benedetto, io cre-

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do opportuno di farlo sapere a questi Superiori. Mi benedica con tutti, come io la benedico. Spero di poter scrivere al buon Ruggieri, che raccomando alla sua carità. e di ritornare a scrivere alla S. V.

L'abbraccio nei Sacri Cuori di Gesù e Maria.

San Cataldo, 25 giugno 1885

Rev.mo P. Salvatore (Gambino),

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Quanta consolazione mi ha recato l'ultima

sua io non posso dirlo, tra la tenerissima nuova dell'ottimo figlio Don Gaetanino Ruggieri e l'altro del Cardinale Lavigerie, io non so a chi accordare il primo posto, e confuso ed esinanito dinanzi a Dio ho adorato e lodato la sua infinita misericordia che ha voluto consolarci con tanta abbondanza.

Ritengo che, se veramente il Signore vorrà guardarci così e vorrà anche servirsi della nostra miseria per le opere della gloria sua, farà in modo che l'E.mo Lavigerie possa interessare veramente l'E.mo Padre nostro, perché colla sua valida protezione ci renda capaci di potere rendere questo servizio al Signor nostro, e che la grazia del Signore si compia sulla bell'anima prediletta del Sig. Ruggieri e di quanti altri il Signore potrà chiamare all'opera sua. Preghiamo, e mettiamoci nelle condizioni di rendere accetta la preghiera dinanzi al cospetto di Dio, perché arrivi il momento fortunato di poter dare la vita per Colui che l'ha data per noi.

Qui è il paese che dà molta occasione ad accrescere la disposizione dei dannati. Sono tutti buoni, sono tutti

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devoti, ma non apprezzano il tempo per impiegarlo utilmente nelle opere di carità, se ne hanno disponibile vogliono meglio impiegarlo a rimanere in chiesa a pigliare sempre consigli forse senza risolversi mai. Particolarmente poi del ceto civile non mi pare che per ora possa sperarsi tra loro una vocazione; vengono tante signorine, ed io, sperando quanto V.S. mi ha detto, non ho lasciato di prestarmi a sentirle senza confiteor e trovo che sono tutte buone, che tutte si vogliono fare suore, ma nell'istituto delle Figlie della carità, sia per le idee che il buon segretario tanto lodevolmente ha saputo diffondere per tutta la diocesi in pro di quella S. Istituzione, sia perché si spaventano della nostra osservanza, per la quale i parenti sarebbero assolutamente opposti.

Io ho creduto di confortarle nelle loro tendenze per conservarle al Signore, ma anco per questo dubito che vi riusciranno perché prendono sempre consigli, e ne ricevono tanti stranissimi, e non si risolvono mai. Mi dispiace che dal primo momento che arrivai qui fin'ora non ho potuto aver momento da impiegare colla comunità, perché tra prediche, consigli, ricevimenti, affari di commissioni, ho dovuto parlare tanto che potrei restare muto per un mese, ma vox praetereaque nihil.

Ho dovuto ricevere delle Aspiranti ma sempre nelle stesse condizioni, sebbene ho fatto rigare, quand'altro per la carta di compromesso, tanto pel corredo che pel vitalizio per quelle che effettivamente non lo hanno, e tra queste la nipote grande de! R.mo P. Arciprete la Brigida, alla quale il padre vuol dare tutto in buona regola, ed altre che io non so nominare.

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Ritengo però che un vagone scenderà certamente.

Le carte colle Deputazioni sono tutte aggiustate, ma un grano non si è visto, né mai si vedrà perché nemmeno ne hanno per la fàbbrica che promettono di dover fare, e dicono che hanno debiti per le spese di fondazione. Tutto grava sulla colletta.

He faticato tanto colle Dame, ma bisogna contare semplicemente sulla Provvidenza. Qui bisognano tutte le carte di musica che servono per le nostre chiese, e se il nostro caritatevole Maestro Mauro, per la di cui salute abbiamo pregato, fosse nello stato di venire per due o tre giorni nei primi di Luglio, in maniera che io potessi fare ritorno con lui il 16 o il 17 di detto mese, sarebbe la cosa migliore, perché verrebbe a sistemare queste voci e ad avviare qualche Signorina, o un certo Don Luigi, che suona bene il melodium; così potrebbero continuare.

Se col Maestro potessero associarsi anche le due Suore, sarebbe buonissimo. In caso che il Maestro non può, potrebbe associarle al Canonico, e qui arrivate le Suore, ripartiremo assieme: io per Palermo e lui continuerà il giro che io non posso più fare.

Le Suore da far venire in questa, le vorrei come le pesidero, ma nella mia mente non le trovo senza guastare costì.

La Suora Caterina, ottima per lavori di ago, e per altra cosa, non ha avuto mai la sorte di apprendere il ricamo e le lettere, altrimenti sarebbe abilissima, ed ho pena di allontanarla perché costì in breve tempo potrebbe perfezionarsi; pure se, in mancanza di altre, la vuole mandare

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la mandi pure, ma le associ un'altra clie sia pure abile e di modi civili, e appresso, in caso, le muteremo.

In vista della presente la prego volersi degnare di mandare N. 34 metri di tubi di ferro di trafila del diametro interno di centimetri due e due curve o ad angolo o a semicerchio da servire per le voltate.

L'avverto che il prezzo di detti tubi posto stazione Palermo è stato offerto dalla fonderia Florio a cm. 30 il chilogramma; procuri tutta l'economia possibile, e la deputazione come manderà la fattura, le farà arrivare il denaro che avrà potuto spendere.

Mi dica quali sono i suoi concetti sopra il R.mo P.Carletta, e se la S.V. affidò a lui la cura della Silva.

Questa mattina venne finalmente la Sig.ra Cosentino, la quale senza il P. Gaetano non crede nemmeno di volere o dovere concorrere alla spesa della coltre per la Madonna.

Questo affare però è necessario che si tratti con molta prudenza perché non farà andare avanti l'opera di Dio.

Preghi per me onde possa riuscire senza far guasti.

I miei incomodi un poco attenuati; così mi sono sembrati quelli della Superiora in due giorni; però io sento il bisogno di ritornare per avere qualche aiuto perché da me non posso far nulla.

Per la inaugurazione che vuol fare l'ottimo nostro benefattore da Padre, io pregherei di stabilirla pel giorno di S. Vincenzo, invitando il Missionario che trovasi dalle Sorelle per cantare la Messa e fare il panegerico, e vorrei che la S.V. si adoperasse per fare in detto giorno la

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benedizione della prima pietra del tempio del nuovo edificio.

Se si potessero le cose combinare così, sarebbe grande gioia. Oh? se potessimo ottenere che lo stesso Missionario predicasse il S. Ritiro!..

La S.V. conosce questo arbitrio di pasta, crede che potrà farsi accomodare per usarsi con utilità?

Essendo stabilito che il conto con queste Deputazioni deve farsi a forma di retta, vorrei presto un modulo eseguito per potere farlo apprendere a Suor Rosa e vorrei dal primo giorno fin'ora presentare il conto onde accreditarsi verso le Deputazione tutto quello che sì è somministrato ai loro Poveri senza avere pagato un centesimo.

Il P. Naro il P. Lauricella mostrano di volersene venire; che ne pensa? il P. Pagano sembra, anzi è tutto nostro, ma non mi pare che voglia o possa svincolarsi, il P. Rizì desidera venire per farsi un S. Ritiro e volle una mia lettera per potersi presentare al P. Direttore in caso di mia e di sua assenza. Il Padre e la Madre di Fr. Luigi sono stati seì mesi in pruova per dedicarsi dividendosi al servizio dei poveri, uno da frate e l'altra da Suora. La figlia, sebbene ammalata, vuol venire a morire servendo G.C. e lunedi entrerà qui stesso. Non bisogna che fossero Regine perché un simile fatto tornasse a grande edificazione nella chiesa di G.C. Vi sono dei giovanetti all'età di 14 e più anni che vogliono venire come frati e P. Pagano li assicura; che ne pensa? L'Africa ci attende.

È dolce l'acqua di S. Marco? fu consegnata la 5a casa?

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Fu visitata la Maggione? Non ho tempo di rileggere ciò che ho scritto.

Ossequio e benedico tutti. Suppongo che il lavoro per la Madonna proceda benissimo e arriverà opportuno. Preghino per me e per tutti di questa e ci benedica.

San Cataldo, 27 giugno 1885

Rev.mo P. Salvatore Gambino,

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Per l'affare di Stefanino scrissi al professore

Girolamo De Franchis, figlio di don Michelino, assicurandolo che il suo raccomandato sa il suo dovere ed è solo per la giustizia che lo raccomando, e perché pigli lui una paterna premura nel custodirlo moralmente. Scrissi in pari data al Can. Diliberto per procurargli una stanza in casa di un ottimo Sacerdote, non curando interesse, perché la madre è pronta a qualunque spesa purchè suo figlio fosse custodito da qualunque scandalo.

Scrissi al prelodato Canonico che, sicuro del di lui favore, passavo a scrivere alla vedova madre di mandarlo con lettera commendatizia al di lui indirizzo, perché sarebbe mancato il tempo di aspettare una risposta. Venendo le suore portino la loro roba, perché qui non trovano cosa alcuna. Portino pure o una statua o un bel quadro di S. Vincenzo. Quanto è interessante l'ottimo e caro Don Gaetanino, lo raccomando sempre più alla sua carità giacchè lo vede tanto prediletto da Dio; come sono lieto della immensa di lui fortuna! Come sta il Can. Boscarini e come gli altri buoni frati e Padri?

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Venendo voglio trovarlo più pingue del solito altrimenti non posso mandarlo in Africa, per stare nel fuoco bisogna il grasso, altrimenti si brucia. Se io dovessi riscontrare tutte le lettere non potrei fare nulla, ma questi cittadini non mi fanno scrivere, né mi fanno sentire le suore. Preghi per me. Avrà ricevuto la mia, ove parlo delle suore e del M.° Mauro, che devono venire.

Mi benedica con tutti, come con tutti la benedico. Preghi per me.

San Cataldo, la vigilia di S. Pietro 1885

Figlia mia in G. C,

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Ho ricevuto tre lettere sue e non ho avuto il

tempo di riscontrarle. Nelle mie sofferenze sono stato più alleviato senza ancora aver fatto uso dei rimedi, che mi indicarono costì ed è necessario che vada a Palermo per questo, perché ho bisogno di un aiuto che qui non trovo.

Gli affari qui non cedono un momento; molte sono le vocazioni, ed io ho potuto accettare solamente quelle che hanno il vitalizio e credo che scenderanno più di un vagone di postulanti, oltre i frati che sono anche in buon numero. Veramente è un paese di molta pietà e vi è molto a sperare. Si è organizzata la congregazione delle dame; si sta cercando di sistemare l'affare del R.mo P. Cappuccino; si ricevettero le orfane e già sono sopra 20; si aspettano le altre Suore; si cominciano nuove fabbriche, e se il Signore infiamma questi cuori alla sua carità, sarà la casa più prosperata, perché

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sono tutti pieni di fede ed è un terreno così ben preparato che frutterà al centuplo; preghino il Signore che ci faccia degni operai in questa vigna. Ella mi disse come distribuì gli uffici; non ho presente la lettera, ma penso che, per le ore, vi era una mezz'ora sbagliata e forse pel coro della mattina. Non dobbiamo mai fare delle novità all'orario comune, masi moltiplicano le braccia quando il tempo non basta a compiere gli uffici esattamente. Io intanto non le dicea di dirmi i nomi delle Suore che portano gli uffici, ma di scrivere il modo come si portano gli uffici; perché una Suora che succede all'altra, essendo scritto il modo come quello ufficio deve esercitarsi, farà lo stesso che l'altra ha fatto: la cuciniera, entrata in cucina nella mezz'ora dalle 4 e mezzo alle 5, sa cosa deve fare per trovarsi pronta al coro alle 5, e perché, dopo il coro e la comunione, ritornata in cucina fosse pronta ai sussidi degli infermi e dei buoni, come deve tenere il rame e tutta la batteria di cucina, dove deve tenerla per essere più pronta a poterne usare, a quale ora deve accendere il fuoco pel brodo, per la pasta, pel pitaggio1, per trovarsi pronta sempre alle ore di comunità, come deve fare per essere tutto pulito e sempre in assetto, come per fare in minor tempo e bene quello che fa etc. etc. Così di tutti gli altri uffici, e quando li ha esperimentato e corretti pel meglio e li trova esatti, allora mandarmene una copia, per poi io farne tesoro e correggerli dove

1 Pitaggiu: potaggio o pottaggio, (franc. Potage) brodo di carne con verdura, specie di manicaretto brodoso.

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sembra necessario per essere usati da tutti. Pei frati che vogliono venire si informi col nostro Canonico Arena, e quando li trova appartenenti ad onesta famiglia di ottimo morale e costume, frequenti dei sacramenti, li esamini per vedere la vera vocazione e quando crede che sono veramente vocati, avvisi a Palermo se possono riceverli e li mandi; lì poi faranno la prova, e si vedrà il risultato.

Per la sicurezza di chi fabbrica, basta per ora che il Municipio corregga la sua cessione di uso, col consenso di migliorare e fare nuove fabbriche, ai sig.ri Canonico Sac. Boscarini, Sig. Litteri Antonino e Sig. Cav. E. Domenico senza mettere rappresantanza di Boccone del Povero, ma nel nome proprio di detti signori, e senza accennare a carità cittadina e cooperazione di Suore, e, avendo fatto questo, potranno fabbricare sicurissimi, ché poi dirò loro cosa devono fare per totale custodia.

Questa cautela però non servirà a noi, ma a loro stessi che spendono, e per tutelare maggiormente la Casa del Povero.

In quanto a noi, se vogliono fabbricare senza questa cautela, siamo sempre nelle mani della Provvidenza. la quanto alle Aspiranti, accetti quelle che oltre di appartenere a buona famiglia ed aver tenuto una condotta intemerata , abbiano il corredo ed il vitalizio, o un titolo di sufficiente proprietà, o che i genitori o chi per loro, si obblighino di compire il corredo e di assegnare il vitalizio e finché non lo fanno si abbligano a pagare la retta. Chi non vuol fare questo, vuol dire che il Signore non la vuole sorella. Io non posso fare più di tanto.

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Che dicono Lanza, Litteri, le suore del medico, le Boscarini, le nipotine del Canonico Arena etc.? Che dicono le orfanelle? Che le Suore? Come stanno, e particolarmente quelle che siete ammalate? In punto ricevo l'ultima sua e la prego di continuare la difesa della povera ignota, la quale, per questa qualità, è come dice il sig. Sindaco orfana di padre e di madre. Intorno alla norma generale io ho pregato il Sindaco e la com. missione di Protettorato a volere accettare l'alta protezione del locale, per fare di scudo alle povere orfane, e per conseguenza la proposta di ammissione sarà fatta da lei e l'accettazione dalla commissione di Protettorato. Ma l'uscita dell'orfana deve dipendere unicamente da lei, perché avuta l'orfana in casa, lei rappresenta da madre, conosce il lutto che riguarda l'orfana medesima e lei sola è giudice competente dei veri bisogni di quella infelice. E in questo caso in cui la povera orfana può essere insidiosamente richiesta, la commissione può essere, anzi dovrebbe essere, come scudo e difesa non solo della povera orfana ma anche della superiora che deve tutelarla.

La benedico con tutti nel nome del Signore; aspetto notizie della salute temporale ed eterna di tutti.

San Cataldo, il giorno di S. Pietro 1885

Rev.mo P. Salvatore Gambino,

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Riscontro la sua del 28 spirante e

mettendomi nelle mani di Dio vagheggio anch'io la Missione dell'Africa. Questi buoni Padri verranno nelle vacanze, ma

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opinano di fondare qui una casa di Frati che dia loro il mezzo di separarsi dalle famiglie per essere poi pronti all'ubbidienza.

Fra i giovani di S. Cataldo che desiderano venire, uno solo è all'età dalla S. V. voluta, gli altri sono a 13 o 14 anni in opposizione dei parenti; e quest'uno ha un padre che sta sempre ammonito ed in carcere e non vuole sentire affatto della sua famiglia che sempre bastona e butta fuori di casa sua. P. Pagano assicura che il giovane è buono, ma essere figlio di tal padre è una sventura, e desidera che io l'accetti e lo mandi presto; che dice?

Oggi vennero tre buoni giovani da S. Caterina: due calzolai ed uno contadino: li ho accettati, e verranno nei primi di Settembre. Di questi piccoli giovani qui in S. Cataldo ve ne sono molti, e se i genitori consentono e loro perseverano potremo averne un buon numero, come avremo la casa degli orfani.

Oggi le scrissi due parole da servire per indirizzo alla Signora Maiorana di questa, la quale viene per vedere coteste case nostre, onde consentire che sua figlia si facesse sorella. Questa buona figlia mi dicono essere tanto buona, ma la felice memoria di suo padre fu pazzo ed a questo mi pare che tenda la figlia; che fare? appartiene alle famiglie più civili di questa, mi dicono che sa tanto bene lavorare, ma quell'obbiettivo è terribile.

Ricevetti i medicinali per la superiora, oggi li ha già cominciati; grazie alla sua carità. A quest'ora il Sig. Ruggieri avrà ricevuto la mia e qui un abbraccio e una

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paterna benedizione, e la S. V. avrà ricevuto la mia nella quale la prego di mandare le suore, il maestro, le carte tutte di musica, un quadro di S. Vincenzo etc.

Io ancora non ho potuto sentire le suore; sia fatta la volontà di Dio. Scriverò a Girgenti perché è impossibile la mia gita là, anche per un solo giorno, ne ho positivo dispiacere, ma veramente non posso.

Consigli al Canonico ed al Sig. Celestre la faccenda dei cavalli e dei soldati; oh! se la principessa di Scalea volesse prestare questo servizio per le nostre orfanelle o farcelo prestare da qualche altra Signora, quanto sarebbe apprezzabile agli occhi del Signore!

Cosa riscontrare alla buona giovane di Siena? Se non venisse per qualche coincidenza terribile non vorrei negarmi; risolva lei secondo la lettera del Parroco.

Le Dame tornano ed io debbo finire.Mi benedica con tutti, come io la benedico

e preghi per me.

San Cataldo, 2 luglio 1885

Rev.mo P. Salvatore Boscarini,

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Mi sorprende la sua ultima, per le gare che

mi annunzia sull'appalto delle opere a farsi in Valguarnera.

Per la parte della sicurezza che dovrebbero avere i benefattori che impiegano il denaro io mi contenterei che il Municipio, riformando la deliberazione o meglio facendola del tutto nuova senza il minimo accenno alle deliberazioni passate, dichiari che cede l'uso di tutto il fabbricato antico, meno il braccio destinato ad inferme-

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ria, facultando a migliorarlo ed ingrandirlo anche sviluppando nuovi fabbricati nel terreno annesso, ai Sg.ri Can. Boscarini, Eugenio Damico, Antonio Litteri, perché a loro cura e spese ingrandissero l'orfanotrofio.

Per la faccenda dell'appalto mi sembra assai curioso che i privati, che spendono il loro denaro, fossero obbligati a fare eseguire le fabbriche dai maestri che altri propongono, e per conseguenza mi contento che si posponga l'esecuzione della fabbrica per non dare incentivo a tale disordine, molto più se, per la lite pendente, la cessione che farebbe il municipio non venisse a formare un titolo di buona fede ai Benefattori.

Se però il titolo che farebbe il Municipio fosse di buona fede, io crederei di poter combinare tutto anche annuendo al progetto dell'asta. Perché il Sig. Damico ed il Sig. Litteri possono dire a Previteri e Stupia di scendere sempre sotto qualunque offerta in modo che resti a loro l'appalto e poi nel fare i conti, che dipendono semplicemente da loro, si regoleranno apparentemente colla cifra di appalto, economicamente con quel prezzo che avranno concluso tra loro di mettere all'asta l'impresa. Di questo modo, ancorchè si sapesse tale combinazione, nessuno avrebbe diritto di lagnarsi, perché veramente è un sorpruso quello che vuol farsi a questi benefattori che spendono di tasca loro.

Io spero essere costì pel giorno sette luglio e uscire da questo paese incantato dove si vede ogni bene, ma non si può né toccare né muovere cosa alcuna per l'incantesimo che tiene tutto fermo al posto. Pregate il Signore che ci dia la virtù di vincere gli incantesimi e così si assoderà la vita dell'opera.

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Nulla posso dire per le cose di costì, adoro e ringrazio Dio per le misericordie che ci usa e prego perché abbondi di ogni bene i nostri benefattori.

Faccia sapere a P. Gambino e al Rev.mo Superiore Frate Arcangelo che ricevetti la lettera colla fattura e la polizza di carico e già l'ho mandato al signor Vassallo per ritirare i tubi dalla Ferrovia e mandargli il danaro.

Non ho tempo di scrivere altra mia al P. Gambino, lo avvii che ieri tornarono due volte alla ferrovia come lui mi aveva scritto per rilevare le suore e non vennero. Abbiamo aspettato oggi telegramma e non è venuto. Se invece di due suore ne verranno tre, farei ritornare Suora Agnese colle aspiranti, perché qui non può stare. Gli dica che non trovai la copia della retta che mi dicea di compiegare nell'ultima sua.

La benedico con tutti come desidero essere con queste suore e povere benedetto.

La prego per Suor Maddalena, ma continui con esattezza come le scrissi.

Preghino per me. Suora Amalia un pò meglio.

San Cataldo, 3-7-85

Rev.mo P. Gambino,

Sia amato Gesù da tutti i cuori.Finalmente dopo essere andati due volte il

l0 Luglio alla stazione, questa mattina alle ore 9 meno 10 minuti arriva il telegramma, che ci avvisa che le suore ala stessa ora si sarebbero trovate alla stazione S. Cataldo. Era impossibile arrivarvi, la carrozza era partita al-

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le 8 e mezza, secondo l'orario, pure le suore scapparono anche a piedi ma fu inutile; incontrarono la carrozza di ritorno e il cocchiere assicurava che aveva inteso che vi erano persone da scendere, ma tirarono per Caltanissetta. Fu il buono Maestro che sceso alla stazione e non trovando nessuno di noi, credette giusto continuare per Caltanissetta; ed ora che sono le tre ritornano assai più stanchi di come sarebbero arrivati, se fossero scesi alle 9 meno 10 minuti trovando ivi la vettura che tornò vuota perché non scesero. Furono dalle Suore di carità accolte benissimo, le fecero pranzare, ma il buon Maestro, lasciate le suore dalle Suore colla solita sua gentilezza e forse per sue vedute coll'aria di avere qualche cosa da fare, si agirò per quella città e vi tornò dopo un paio d'ore, meno male che arrivò a pigliare qualche cosa ed ora qui arrivati sani e salvi non han voluto pigliare nulla, pranzeranno più tardi.

Cosa veramente vergognevole si fu vedere arrivare Suor Emanuela con grembiule sporco da quindici giorni voltato da rovescio, senza manichette, con una tunica alta e colla pellegrina lacerata in una punta col pezzo pendente. Che figura ci fece dalle Suore della carità? Poveri, sta bene! ma sporchi e laceri, è vergogna! Qui le suore ebbero fatto il corredo per una sola sorella; nel resto sono come vuole Dio, e per conseguenza io penso di dar loro 100 lire per rimediare almeno a qualche cosa di apparenza. Speriamo che la buona Suora diventi qui più svelta ed attiva per fare la scuola alle orfane, ma ve ne sono di terza e di quarta e per questo credo che sia impossibile; servirà per le altre.

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La scelta fu buona, speriamo che il Signore le aiuti per tirare avanti bene.

Io ho gran dolore di essere stato tanto lontano e di non essere arrivato a compire la visita, ma sono persuaso di ritornare col professore Mauro il giorno 7. Qui sono state accettate 10 aspiranti, ma non verranno se prima non hanno le carte in regola, come spero al più presto. Le Dame sono in qualche movimento, si è cominciata la colletta di campagna, e una diecina di proprietari si sono impegnati a raccogliere loro stessi nei propri feudi per evitare il dispendio di un altro collettore. Speriamo che tutto vada bene. Porterò io la nota vistata dalla Superiora: ma perché le Suore vennero tutte scarse di veli?

Ho inteso le affliggenti notizie sulla salute delle Suore e consiglio l'osservanza per ricuperare la salute e la preghiera, senza lasciare di usare i mezzi necessari almeno per la coscienza. I tubi si ricevettero e lo sbaglio sul prezzo era stato già avvertito. Resto inteso per la faccenda frati e saprò regolarmi. La considero fra tante faccende e prego per la sua salute. L'abbraccio con tutti i Padri ed i frati, dolente di non aver potuto fare due parole al fratello Superiore che abbraccio raramente. Mi benedica con tutti, mandi subito le acchiuse alla destinazione.

San Cataldo, 3-7-85

Figlia mia in G. C,

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Arrivarono le suore coll'ottimo Professore

Mauro dopo essere andate a Caltanissetta. Meno male che tro-

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varono da ristorarsi dalle Figlie della Carità. Suora Emanuela però era vestita in modo vergognevole e quelle buone suore ne dovettero fare cattivo concetto: grembiale sporchissimo da quindici giorni, voltato dallo rovescio, senza manichette, tunica vecchia ed alta, pellegrina con una punta lacerata e pendente.

Forse non la vide nessuno in questo miserando stato. Andiamo ora al tuo incomodo; ho inteso da suora Emanuela che hai dovuto sospendere, perché ha prodotto molta irritazione e da quanto mi dice sembra che avesse comunicazione interna. Io l'ho usato pochissime volte perché da solo non posso farlo e questi sintomi non l'ho esperimentato, è possibile che il liquido fosse stato meno di un litro e l'acido più di un grammo? In ogni modo per poter mettersi in vivo il canale fistoloso, bisogna che succeda questo eccitamento, e senza questo non può verificarsi la granulazione. A me quel pratico mi dicea che si potea usare senza alcun timore e ancorchè avesse penetrato negl'intestini, anzi essendo necessario che la cicatrice cominci dall'interno per non fare nuovo sacco, bisogna farla passare, ed io a dirti il vero non potendo fare da per me la iniezione pel buco della fistola, ho dovuto usarla pel retto; eppure non ho avvertito questo eccesso di irritazione che mi ha detto suora Emanuela.

Io piacendo al Signore sarò costì il 7 volgente e ci parleremo di presenza, se però sei obbligata a sospendere, potrebbe consultarsi un medico per sapere se un grammo d'acido nitrico sia troppo nel veicolo di un litro e vedere se si deve diminuire. Però sono persuaso

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che per giovare deve eccitare, ma non deve poi distruggere i tessuti con questa grande infiammazione. Se in caso diluita non ti produce questo effetto nocivo allungherai il decotto e l'userai almeno per trenta o quaranta giorni e poi potremo vedere se giova o par no.

Venendo io, saremo in due. Sia fatta la volontà di Dio sempre.

Speriamo che le buone suore arrivate rispondessero al bisogno della casa. Pregate.

Vi benedico nel nome del Signore tutte quante siete, e benedico particolarmente le ammalate perché stessero bene.

Palermo, 10 Luglio 1885

Figlia mia in G. C,

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Ricevetti il telegramma per Suor Matilde,

veramente avrei voluto rispondere sul momento per farla venire, ma l'impossibilità di cambiarla con altra sorella mi ha fatto esitare un poco, volendo prima pregare. e consultare questi medici; chissà qualche rimedio avrebbe potuto migliorarla senza questo movimento. luteressai quindi il Rev.mo Padre Gambino di consultare i nostri dottori e se vi arriverà prescrizione che Suor Matilde non ha usato finora, conviene adoperarla pria di venire a questa ultima risorsa del mutamento d'aria.

Ritorno a manifestare il mio rassegnato dolore per non aver potuto venire in cotesta casa, per i miei piccoli incomodi ed anche per i miei urgentissimi affari.

Ora spero che il Signore faccia giovare le iniezio-

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ni che debbo fare, e così migliorando, potermi mettere nuovamente in maggiore attività. Cosa fecero per la colletta del ricolto? Scrivo alla presenza di Suor Celeste e di Giuseppina nella sala di aspetto di San Marco, e questo dovrebbe bastare per credere che non siamo ammalati, mentre siamo alzati e lavoriamo. Ma poichè so che difficilmente lei si contenta, se non vede lunghissima lettera, l'ho interessata a scrivere.

Io non so finora se il Padre Gambino trovò il medico; è suonata la prima del coro, e dovendo partire la presente colla posta di domani, aspetterò che ritorni per aggiungere quanto il medico prescriverà.

La benedico con tutte le Suore, le orfane le vecchierelle e le Dame di Carità. Attendo riscontro dalle località, dove deve andarsi per concertare le nuove fondazioni, e allora partirà anche il Canonico Boscarini e verrà anche costì. Di nuovo la benedico: preghi per me.

P.S. - È venuta la risposta del medico, il quale dice che, trattandosi di tosse canina, non abbiamo da fare altro che il mutamento dell'aria. Ma però desidera aria di campagna, proibendo che si andasse in locale, ove sono ragazze, perché queste sono più facili a contagiarsi.

L'aria più opportuna per noi sarebbe Valguarnera o S. Cataldo, ma nell'una e nell'altra casa vi sono delle orfanelle e per conseguenza non possiamo portarla ivi, se non per restare assolutamente separata, senza avere rapporti con le orfanelle; ciò che sembra difficile. Io però ricordo di avere vinto questa tosse nella casa dei nostri orfanelli, facendo inalare per la respirazione i va-

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pori dell'olio di terebentina con quattro grammi di iodoformio. Prescr. Olio di terebentina grammi 100, iodoformio puro gr. 4 da tenerlo sempre vicino la bocca e le narici, per respirare l'aria profumata da quella esalazione, e così s'arrestò il male in quei pochi ragazzi, che n'erano attaccati.

Se vuole esperimentare questo rimedio, lo esperimenti; se il caso poi è grave e bisogna questo mutamento, il più adattato locale sarebbe S. Cataldo.

Se non crede di andare là, la porti qui e benedirà il Signore.

Come fare pel cambio? Questo è un gran pensiero. La benedico, aspetto Suo avviso.

S. Marco, 10 luglio 1885

Reverenda Superiora (Monreale),

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Scrivo due parole per accertarla della mia

buona salute; le sofferenze locali sospesero il mio viaggio a fare, ed allungare quello che feci; ma in fondo non sono che piccoli incomodi, che spero vincere colla iniezione che mi prescrissero a Valguarnera.

So che le cose costì continuano allo stesso modo, e che tuttavia la Deputazione di Protettorato non ha recato alcun miglioramento. Io avrei desiderio di sapere, se Monsignore Arcivescovo fece gli uffici di nomina e i Deputati proposti, e se mai ha ricevuto qualche volta la Deputazione, per provvedere ai bisogni della casa, o facendo dilatare l'Associazione nel Paese, o facendo qualche colletta straordinaria. In ogni maniera se questo non

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si è fatto, conviene andarlo a pregare per mettere in movimento questi nominati protettori a tutelare la causa dei Poveri, e portare avanti la casa, che languisce in tanta miseria. Come sarà possibile che io venissi un momento, ci rivedreno, e parleremo di tante cose che qui non posso esporre.

Chiedo la benedizione a Monsignor Arcivescovo, al Rev.mo P. Parroco e a tutti dell'ottimo Clero e particolarmente P. Pennino.

La benedico con tutte le Suore ed Orfanelle. Preghino per me.

P. S. Acchiusa in una lettera della M. Calascibetta S. d. P.

Palermo, Il luglio 1885

Figlia mia in G. G,

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Comunque avessi riscontrato il suo ultimo

telegramma e le avessi fatto scrivere dal R.mo P. Boscarini, profitto di questo momento per ringraziarla di avermi partecipato la bella notizia della visita fatta da S. E. R.ma Mon.re Gerbino. Sia Iddio benedetto, che ispirava tanta carità ai nostri Pastori di contentarsi così facilmente della nostra pochezza, perché questo è un grande incoraggiamento alla nostra miseria, per procurare di andare avanti nella nostra osservanza, per riuscire sempre meglio all'adempimento della grande missione, che il Signore sembra volerci affidare.

Io chiamo sempre anime fortunate quelle, che comprendono lo spirito della loro vocazione, e procurano di

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rispondere con ogni fedeltà; ma molto più fortemente quelle che sono chiamate a praticare la nostra regola, perché avranno un paradiso anticipato, servendo Gesù nei suoi Poverelli. Resto contento di tutto e ne ho lodato e ringraziato il Signore, che ha voluto accordarci tanto favore.

Pei due frati, che vogliono essere ammessi, spiacemi che non abbiano i requisiti voluti dalla nostra regola; ma, come verrà il Canonico Boscarini, esaminerà lui le loro condizioni e risolveremo il da farsi.

Intorno al disturbo che costì regna per l'orfanella, che vogliono fare uscire con tanta violenza, avrei amato meglio ricevere una lettera dettagliata, che un telegramma. Però dovendo venire il P. Boscarini, ho creduto evitare il dispendio e lo strapazzo suo e della compagna, che avrebbe dovuto condurre. Non so perché non si diede premura, se credeva conveniente che io avessi scritto al Sindaco su tale argomento; ma son certo che avranno avuto la prudenza di postergare una risoluzione così violenta e precipitosa, e che il Canonico arrivi in tenmpo ad accomodare le cose. Intorno alle orfane ed ai ricoverati il sistema che io proposi e fu accettato è il seguente: che le proposte per l'ammissione debbono essere sempre fatte dalla Superiora alla Commissione di Protettorato, il quale sarà sempre cortese (ove non vi siano gravi motivi in contrario sconosciuti dalla Superiora) a fare sempre l'ufficio dell'ammissione.

Per l'uscita però deve esclusivamente dipendere dalla Superiora, la quale, a preferenza di tutti, conoscer può le circostanze che a tanto la spingono, e la Com-

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missione deve sempre impegnarsi a spalleggiarla contro le strane pretensioni degli esterni.

Serva ciò di sua norma per tutti i. casi possibili, ma nel trattare questi affari, la prego sempre, come in tutti, ad usare la massima calma e gentilezza, senza mai pigliare le corde più elevate, dicendo « non posso » e non, « non voglio » , perché il non posso farà sempre decidecidere ai Superiori la questione, e toglie qualunque pregiudizio, mentre dal non voglio risultano gli effetti contrari, e tutti si dispiaceranno. La buona parola il buon fuoco piglia. Mi congratulo che le Suore stanno bene e particolarmente quelle che lasciai ammalate, avrei però voluto sentire la stessa notizia di lei e la spero.

La benedico con tutte le Suore e le Orfanelle, i Ricoverati e gli ammalati.

Preghino il buon Gesù per me, perché mi preparo ad usare la iniezione che mi prescrisse quel signore ve. nuto da Castrogiovanni.

La benedico di nuovo, assicurandola che sono stato un po' meglio e qui, fuori Suor Letterina e Suor Feli. cita, il rimanente delle Suore, Orfane, Vecchi e Vecchie stanno quasi tutti bene, particolarmente quelli che la S. V. conosce.

Palermo, Il luglio 1885

Figlia mia in G. C,

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Riscontro la sua dell'8 volgente,

assicurandola che sono stato anche meglio col mio incomodo, comunque ancora non avessi fatto alcun rimedio.

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Suppongo che la povera ammalata sia stata munita dei sacramenti, ma non credo che volesse partire così presto, perché queste malattie sogliono avere una agonia troppo lunga. Che Dio le accordi pazienza.

Io pregherò per la stessa nella S. Messa e la benedico nel nome del Signore. Appena arrivato, passai la commissione da lei ricevuta e, come tutto sarà pronto, farò la spedizione per la ferrovia; per l'occhiale consegnai la lente al P. Boscarini e sarà presto spedito il nuovo. Le 50 lire che io m'avea pel viaggio dei due vecchierelli, che devono operarsi, le lasciai al Rev.mo P. Parroco, il quale accettò l'incarico di accompagnare le Postulanti e le Aspiranti, che devono venire, come sbrigano i contratti, e con loro verranno in vagone separato anche i due vecchierelli.

È cosa giusta che la S.V. comunichi al Rev.mo P. Parroco e al Sig. Luigi Vassallo l'orario, perché poi s'impegnassero ad osservarlo e a farlo osservare.

Per le Deputazioni e pei Sacerdoti che confessano, od in qualunque modo assistono l'opera, l'orario di poter trattare colla Superiora sarà ogni giorno dalle 8 a.m. alle 11,30, e dall'1 alle 4 p.m. ed anche essendovi la necessità dalle 7,30 alle 8,15 della sera. La visita dei parenti per le povere vecchie sarà la prima Domenica di ogni mese dalle 9 alle Il,30 a.m. potendo anche permettere che si antecipasse qualche poco, fosse anche alle 8, purchè ogni parente abbia il biglietto col numero dei congiunti veri, che debbono visitarla. Allo stesso orario e colle stesse condizioni farà avverare la visita dei poveri vecchi la seconda domenica di ogni mese. La sala di ri-

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cevimento sarà sempre la stessa, e solamente, per quelli che sono a letto, potrà permettere che i parenti accedessero sino alla camera dove sono coricati o immobilmente seduti. Potendo, devono tutti andare in sala di ricevimento.

Per le orfane collo stesso orario e le stesse disposizioni; mettà riceveranno la visita dei parenti la terza domenica e mettà la quarta domenica di ogni mese e sempre coi biglietti e col numero stabilito dei parenti, che il Rev. P. Parroco crederà opportuno di ammettere alla visita. Con questo sistema speriamo che tutto vada bene. Pel forno, per la cucina, per le pile io mi persuado che, se lei non va avanti facendo mettere mano all'opera per come io dissi al Sig. Ingegnere, la cosa non si farà.

Mi congratulo della sua salute, di quella delle suore. Vivete di fede nella volontà di Dio, osservando la vostra S. Regola e l'ubbidienza e il Signore sarà con voi. Ho ricevuto la lettera compiegata. Preghi il P. Pagano a sbrigare le carte di assegni, per far venire le Aspiranti, avvisandomi opportunamente. Si fa molta penuria pel quadro di S. Vincenzo; se ne trova uno solo, come quello di Valguarnera, ma colla mano tutta nera; se non si può fare, altro, compreremo questo.

Godo delle grazie che la Mamma SS. le ha fatto e spero che saranno sempre dippiù. Sto parlando per l'indoratore; ma è faccenda difficile; vedremo.

La benedico con tutti, raccomandandomi alle comuni preghiere.

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Palermo, 13 luglio 1885

Ill.mo Signor D. Emmanuele,

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Ringraziandola dei dolci rimproveri, che,

tacendo, pur m'esprime, sento il dovere di dirle, che le mie sofferenze superarono l'impegno di venire in Girgenti. Gli assegni perle nostre Case sono sempre funesti per le conseguenze, ove non siano dati secondo indirizzo nostro.

Intesi che il Municipio vuol fare un regolamento per cotesta nostra Casa, ed ora che ha assegnata questa rendita, insisterà maggiormente.

Ella intanto sa che la vita di ogni Istituto sia nei propri regolamenti; che mutati questi cessa la vita di una, e comincia quella di un'altra Istituzionediversa; quindi coloro, che vogliono imporci un regolamento, vogliono distruggerci.

Il Municipio di Palermo e tutti gli altri Municipi di Sicilia non hanno pensato di volerci imporre un regolamento, hanno accettato tutte le nostre condizioni, e le rendite, che hanno assegnate, si son divise per rette di Cent. 50 a Povero o ad Orfana, e loro si hanno riserbato il diritto di ammissione per questo determinato numero. L'ammissione stessa di questo numero determinato si fa, dopo di essere stata interrogata la Superiora, per evitare che ci potessero introdurre qualche elemento funesto alla Comunità.

Ed in previsione di uno sbaglio di tal fatta, che l'uscita deve farsi dietro proposta della Superiora, per non tenere nella Comunità un soggetto disturbatore ed incorregibile.

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Se poi per regolamento intendono determinare l'età dell'entrata e dell'uscita, del numero determinato, che loro accetteranno colla retta, allora è un regolamento che devono imporre a se stessi, ma non a noi, e loro si faranno qualunque regolamento, purchè non venga ad urtare col nostro.

Riguardo al Battesimo, durando questo stato di salute, che è tale da prepararmi ad una terribile operazione, non può avvenire altrimenti che per Procura.

Pregherò e farò pregare pel felice parto della Sua buona Signora, e per l'esito felice della lite di cui mi parla.

La benedico con tutta la Famiglia e mi rassegno col maggiore ossequio.

Palermo, 14 luglio 1885

Figlia mia in G. C,

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Ho ricevuto la sua ultima, che da me era

stata tanto desiderata, e sin da principio, per poter mettere un argine allo sconcio che è accaduto. Persuaso ora dalla lettura della sua di che si trattasse, ho scritto direttamente al Sindaco, e gli ho telegrafato ancora per accomodare le cose, per come si stabilirono, quando io l'andai a trovare al Municipio; cioè: di stabilire la retta per gli ammalati, onde potere presentare il conto coi soli giorni di presenza degli stessi nell'ospedale. E pei ricoverati e le orfane si stabilì, che la proposta di ammissione deve farsi dalla Superiora e l'ufficio di ammissione deve farlo la Deputazione di Protettorato; l'usci-

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ta però deve dipendere solamente dalla Superiora, e la Deputazione deve proteggere e difendere la Superiora dalle molestie esterne, che per simili occasioni possono succedere, proteggendo sempre i Poverelli in tutti i loro bisogni e le loro vessazioni. Poi conchiudevo, pregandolo di volere adoperare il suo savio giudizio ed il suo caritatevole cuore a sostenere l'Istituzione nelle proprie osservanze, perché noi non possiamo regolarci di una maniera diversa in ogni paese. La vita di ogni Opera è nella propria osservanza, e quando questa finisce, finisce pura la vita dell'Opera. Con ciò io ho inteso ricordare che l'Opera, ove non può eseguire la propria osservanza, non può vivere, e all'intelligenza del Commendatore ritengo che questo dovrebbe bastare. In ogni modo la prego di tenermi informata per lettera, scrivendo tutto e non a furia di telegrammi, che lasciano sempre a saper qualche cosa per poter risolvere con maturo consiglio. La lettera, impostata costì col diretto, arriva qui la notte, e, dopo un solo giorno, lei può avere la risposta; e dove il caso sia urgente, potrei io farle un telegramma per avvertirla più presto, che non si può per lettera.

Le auguro buona salute con tutte le suore, le orfane e i Reclusi, e sopra tutto ogni celeste benedizione per l'osservanza e il S. Amore di Dio, nel cui nome benedicendoli mi segno.

Palermo, 18 luglio 1885

Rev.mo P. D. Cataldo,

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Scrivo con ritardo a causa dei miei piccoli

incomodi e delle molteplici faccende che mi circondano senza

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posa. L'atto, che da noi si vuole fare, è una semplice obbligazione che il padre fa alla figlia per poter convivere nell'Istituto Boccone del Povero, non è una dotazione, una donazione o un qualunque altro contratto, pel quale bisogna l'accettazione da parte della figlia, perché la figlia, in caso di inadempimento, per procedimento legale verrebbe a mettersi in possesso della somma o della cosa donata, dotata, ecc, ma un semplice assegno di alimenti e vestiario secondo le esigenze dell'Istituto, pel quale la figlia gaudente può avere il bene di fare parte dell'Istituto stesso e non godendo dall'adempimento del padre, se il Signore non la provvede da altra via, sarebbe nel caso di ritornare in famiglia, e non già a procedere per obbligarlo ad adempiere: Il perché, per fare questo si richiederebbe la maggior età della figlia e l'accettazione per contratto, 2° perchè, per non essere inutili i procedimenti medesimi, bisognerebbe una iscrizione sufficiente a cautelare il valore del capitale e i frutti dell'assegno medesimo.

Il Signore ha permesso che cotesto buon signor Ricevitore si fosse convinto di ciò che non è, e non si vuole; ed io non ho lasciato di pregare, perché si persuadesse della verità e addivenisse alla giusta tassa, che come assegno di semplici alimenti l'atto si merita. Noi non abbiamo altra mira che questa: cioè, che il padre, volendo accontentare il desiderio della figlia, la alimenti, per non defraudare la carità cittadina per il proprio mantenimento; e poi, se invece di mezza lira al giorno e delle L. 500 per il corredo, vorrà lui stesso mandare la pasta il pane e quanto altro potrà bisognarle per man-

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giare, e le camicie e le vesti che le saranno necessarie, anche con questa forma di puri alimenti in derrata potrà ritenersi come adempiuta l'obbligazione in parola. Se la forma stessa del contratto, senza l'accettazione della figlia, senza titolo di donazione o di dotazione, ma a solo titolo di alimenti, per come sta espresso da tutto il contesto, se nemmeno lo persuade la mancanza di cautela per credere che si tratti di soli alimenti, e che non si tratta altro che di rimanere, quando li ha nell'Istituto e di doverne uscire, quando, mancando il padre all'obbligazione, non sarà supplito da altro benefattore, in questo caso è segno non che non si persuade, ma che vuole persuadersi per forza in contrario; e allora, o che si farà l'atto presso qualche altro notaio che può registrarlo in altra ricevitoria, che vuole riconoscere la verità, o, se questo non vuole farsi, lascerà così quelle buone figliuole che non potranno avere questo titolo, finchè il Signore provvederà altrimenti, e porterà solamente quelle che hanno un titolo di proprietà suf. ficiente ed il corredo completo, e al resto penserà il Signore.

Non mandai alla Superiora di Terre Rosse la sua lettera, perché venni a trovare tanto piena quella casa; che il medico dello stabilimento si spinse a scrivermi un quinterno di carta, per dirmi tutte le ragioni igieniche che lo obbligano a gridare, perché fossero messe fuori dello stabilimento tutte le Orfane, che non trovano spazio di appoggiare lungo il muro il loro letto; ho dovuto sostenere una lotta per evitare questa espulsione, e tuttavia siamo in lotta, comunque si fossero

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costruiti dei ventilatori per rinnovellare l'aria di ogni stanza destinata per dormitorio. Per conseguenza mi pare che pel momento non abbiamo che fare per le due nipotine, che debbono qui rimanere, è necessario che si aspetti il momento opportuno per farle venire. Ho pena per quella che ha bisogno di stare qui una mesata pei bagni e pure manca il locale alla V. Casa e i bagni ancora non sono completi, pure se l'urgenza lo pressa, e se basteranno quel piccolo numero di bagni che la ragazza potrà pigliare, come i bagni nostri saranno sbrigati, in questo caso la porti e si cercherà di accomodare alla meglio alla V. Casa medesima.

Mi auguro che il Signore le darà la grazia di convincere il Sig. Ricevitore della nostra verità, per vederlo, al più presto in questa col Padre Naso e con quanti altri Rev. Sacerdoti che hanno il desiderio vero di dedicarsi alla missione dei Poveri.

La prego di presentare i miei rispetti al Rev.mo P. Arciprete e tutti di cotesto ottimo Clero, abbraccio nei dolci e sacri Cuori di Gesù e Maria con ogni affetto e rispetto mi segno.

P.s. - Non avendo potuto spedire ieri la presente, ebbi la tentazione di leggerla e vedo che soffrendo e avendo presente delle persone che trattano di altri affari, si scrive malissimo. Spero che S. Vincenzo le darà l'intelligenza di quello che io ho avuto desiderio di scriverle e che le trasfonda tutto intero il suo spirito. Mille di questi giorni coi meriti di S. Vincenzo per tutto il Clero.

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Palermo, 18 luglio 1885Figlia mia in G. C, Sia Gesù amato da tutti i cuori.Se la salute di Suor Matilde lo esige, e se i

motivi di dover meco conferire sono tali, da non potersi supplire il Canonico Bascarini, con la prossima sua venuta, allora potrà risolversi a far questo viaggio, disponendo le cose in maniera da poter mancare qualche tempo da costì, non avendo altri soggetti da poterle dare pel pronto ritorno senza la Suor Matilde. Io lessi la lettera, in cui mi parlava del monaco prescelto per la colletta di campagna, e credo che avrà fatto bene a depositare la colletta nei fondi, invece di portarla, perché avrebbe perduto il suo tempo a gite e ritorni, e avrebbe fatto ben poco. Oltre poi al maggior disturbo che avrebbe dovuto portare quotidianamente allo stabilimento. Resta dalla parte nostra di pregare il Signore, perché tutti lo abbondino di abbondante elemosina, per potere fare tanto che basti pel mantenimento delle povere orfanelle. La colletta di città è bene affidata, se il Canonico Lauricella unitamente al Sig. Emmanuele nostro speciale benefattore e il Sig. Bianchini continueranno a girare i proprietari, perché faranno molto. Intorno al mutuo delle lire 5 mila, il Sig. Montana, se veramente vuol proteggere l'opera e le povere Orfane, dovrebbe fare così: dovrebbe dire al sig. Messina o a chi rappresenta il Municipio: la casa la finisco io senza alcuna obbligazione; dalla parte del Municipio per restituirmi la somma che potrò impiegarvi. Però il Municipio nello

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accettare questa mia beneficenza e nel facoltarmi a poterla fare, secondo le esigenze dell'Istituto, deve farmi una carta, nella quale si dichiari che quel luogo resterà sempre all'uso delle Orfane, sotto la direzione delle Serve dei Poveri, comunemente intese « le Suore del Boccone del Povero », perché guidassero quelle orfanelle e le vecchierelle, che in sezione separata potranno ivi essere ricevute, secondo il regolamento del loro Istituto. E se per qualunque ragione proveniente da controvenzione a questo patto le Suore del Boccone del Poveronon saranno più a quella direzione, allora solamente il Municipio dovrebbe obbligarsi a restituire la somma dal Sig. Montana impiegata.

Se il Sig. Montana farà questo, allora saremo sicuri che non verranno più a proporre delle riforme e a voler fare dei regolamenti, quasichè noi non ne avessimo alcuno; ed essendo questo stabilimento del Boccone del Povero, uno stabilimento privato, e non riconosciuto, perché non è elevato ad Ente morale, da ciò emerge la necessità che la rendita di lire 1700 lasciata a codesta casa delle Orfane, non potendosi amministrare da noi, sarà amministrata dal Municipio o da chi rappresenterà moralmente detta Casa, e a voi potranno paure detta cifra come retta di N°.10 Orfanelle, aggiungendovi lire 25 all'anno e voi consegnerete ogni mese le giornate di presenza delle orfane da loro mantenute colla retta di mezza lira al giorno. Facendosi questo il Sig. Montana potrebbe rifarsi su detta retta delle lire 5 mila, senza saperlo nessuno, e voi manterreste le 10 Orfanelle colla carità cittadina. Non so se mi sono spiegato con

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chiarezza, ma spero essere più felice scrivendo al Sig. Montana, sperando che il Signore vorrà impegnarlo in questo affare di tanta gloria di Dio. Mi congratulo che il vostro dormitorio fu accomodato, conviene aver cura di rimettere bene i mattoni che si levano, per non fare che si levassero o si rompessero tutti. Dica alla buona Figlia Macaluso che mi aspetti per come le promisi, se ora per mio incomodo non potei venire, spero che il Signore mi farà appresso questa grazia; del resto può darsi che venga in vece mia il Missionario e per di lui mezzo potremo aggiustare ogni cosa, ma non faccia di testa sua e si lasci guidare. Mi parla di Orfane con la tosse, ma non dice se sia la stessa tosse di Suor Matilde e chi fu la prima ad esserne affetta; se hanno tutte la tosse canina come fare? potremo portarle in Palermo? e se questo non può farsi come faremo per le povere orfanelle?

Io continuo con le mie sofferenze; ma già ho incominciato la cura che mi prescrissero. Speriamo potere evitare l'operazione, se il Signore non dispone altrimenti. Suor Celeste bene al suo solito, così tutte le nostre meno Suor Felicita e Suor Letterina, che continuano male. Lei, figlia mia, continua, le altre Suore mediocri, e per quanto io preghi per la loro salute, non ho mai la consolazione di sentirle buone. La lettera asssicurata con le L. 337 fu ricevuta. La benedico con tutti. Se viene telegrafi opportunamente.

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Palermo, 20 luglio 1885Ill.mo Sig. Commendatore,Sia Gesù amato da tutti i cuori,Non al Sindaco di Valguarnera ma

all'ottimo amico mio, Don Sebastiano Arena, sento il bisogno di rivolgermi, pria che io riscontri la nota ultima, pervenutami a firma di cotesta rappresentanza municipale onorevolissima.

Il rispetto dovuto all'Autorità, sommamente inculcato dallo spirito del S. Evangelo, m'impone tanto che sarei quasi impossibilitato a riscontrare quella nota, senza essere pria rianimato dalla sua amicizia a quel sentimento di cordialità che ci ha avvicinati per l'esercizio della carità in favore di cotesti Poveri ed ammalati.

Or sono tre anni che l'ospedale ed il ricovero di mendicità esiste in cotesta avventurosa comune di Valguarnera e non è più un bel desiderio dei ben fatti cuori del Canonico Boscarini e del Sig. Sebastiano Arena; ed io mi ricordo che del suo nome e della sua alta protezione si faceva forte il prelodato Canonico, quando, a preferenza di altri comuni, che, con antecedenza avevano domandato le Suore, fece istanza ed ottenne quanto desiderava.

Palermo, 23 luglio 1885

Figlia mia in C. G, Sia Gesù amato da tutti i cuori.Sia Dio benedetto che ci provvede così

opportunatamente. Io era uniformatamente afflitto perché non avea

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potuto capitare il quadro di S. Vincenzo, ed il Signore ritardava tale acquisto perché avea tutto bello e preparato costì. Scendano anche larghe le benedizioni del Signore sopra cotesto clero tanto caritatevole che non si stanca mai di lavorare pei Poverelli e il Patriarca S. Vincenzo ottenga sempre incremento al loro zelo apostolico. Sono rimasto contento della festa fatta, e suppongo che avrete anche esposto la sacra reliquia che opportunamente vi arrivò da Caltanisetta. Pensateci che avete presso di voi questa sacra reliquia del nostro Patriarca S. Vincenzo, dichiarato dalla Chiesa Patrono universale di tutte le opere di beneficenza e procurate di ricolmarvi del suo Spirito. Anche del pranzo dato ai poverelli son lieto; mi auguro che la sua carità saprà unire le dame al loro zelo caritatevole per vederle piene di unione allo spirito del nostro Istituto e di caritàverace e ardente in favore dei Poverelli di G. C.

Sulle 500 lire introitate, s'impegni di fare il più che può, ma abbia cura, non solo di tener conto esatto di ogni piccola spesa, ma di fare firmare con marca da bollo annullata tutte le ricevute dalle persoue che lavorano e anche pei materiali che compra, per potere presentare il conto coi documenti necessari, quando potrà esre richiesto.

Resto contento della stanza preparata pel Missionario pel refettorio pei vecchi e sarò più pronto a ritornare, come mi sarà possibile, ma questa spesa come il refettorio dei vecchi e il loro cesso ritengo che non è tra le tante cose che si voleano fatte colle L 500; speriamo che il Signore l'aiuti, movendo i cuori dei ricchi ad

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aiutarla per le opere urgenti. Preghi S. Giuseppe e tutto andrà bene. Mi informerò della spesa dei marmi pel cesso, come quello della 5 casa, e la terrò avvertita. Dica alle suore che vivano di fede nella S. ubbidienza e saranno felici e capaci di tutto, e, alle due che intendiamo, le preghi di consolarmi facendo tutto secondo il Suo consiglio e lo spirito della S. Regola. Il Missionario verrà, quando vorrà il Signore. Persuada Suor Ela a manifestarsi sinceramente con lei, perché la illumini sul modo di confessarsi col confessore ordinario per serenarsi e non perdere la S. Comunione. Usi somma carità perché non abbiamo braccia sufficienti per fare al momento què.lo che lei desidera. Io mi sento mancare la vita, pensando che talune suore non si preparano alla professione, ma pericolano per contrario. Le preghi in mio nome che si risolvano ad amare una volta veramente Gesù... poverine.... come tradiscono la missione col loro cattivo esempio...

Quanto ella mi scrive per le aspiranti è appunto quello, che io già avea scritto a lei e a P. Pagano, non penso bene e che ora torno a scrivere. Io non ho aecettato i due coniugati per pigliare l'abito di Suora e frate, ma come ricoverati nella casa nostra, perché avessero il bene di poter chiudere i loro giorni servendo i Poverelli; e ciò a riguardo della loro bontà e di quella abnegazione che è necessaria per potersi adattare, anche con questa qualità, alla vita della nostra Istituzione; quando a questa non rispondono, e neanco la figlia ha la volontà e la forza di adattarsi, sembra che il Signore risolva la questione con un voto contrario, e for-

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se vorrà che maturino ancora i loro S. desideri, nella propria casa. Ella farà semplicemente venire in questa quelle vergini aspiranti che hanno pria di tutto dato buona prova della loro vocazione, che hanno la salute e la buona volontà d'osservare la regola, e che sono munite di corredo e titolo di proprietà per giustificare i loro mantenimenti, o se non hanno tutto il corredo e il titolo della proprietà (come per esempio lo ha Brigida) almeno debbono avere l'atto di obbligazione del padre e della madre o d'entrambi che mette in sicuro la comunità col titolo del loro mantenimento.

Sembra che mi fossi spiegato con chiarezza, ed ora aggiungo che quelle che a suo giudizio non le sembrano veramente vocate, non deve farle venire in questa se pria non resta contenta, quando poi avrà fatto una prova sufficiente, se non migliorano, allora potrà restituirle in famiglia.

Io vorrei aiutare tutte le vocazioni e vorrei che divenisse perfetta quella che appena è iniziata, vorrei aiutare anche quelle che, avendo la vera vocazione e mancavo di mezzi, non potrebbero raggiungerla e per questo si è creato questo posto di aspiranti perché abbiamo questo titolo dai parenti; ma riempire la casa d'anime senza vocazione, o senza nemmeno questo titolo è proprio un distruggere l'opera senza conchiudere nulla di buono.

Io ritengo che, dopo l'accordo preso coi parenti della nipote del Parroco, sia troppo il continuare alle stesse pretenzioni. Loro sanno che sua figlia non può più ritornare in casa e il Rev.mo P. Parroco deve accomo-

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dare lui questa faccenda, altrimenti ci ridurrà in una posizione angustievole con tutti. Se la stessa arriva a venire, non vi dimenticate che deve in tempo avvertirsi il di costei fratello Cappellano in S. Caterina, se poi la figlia è debole, vuol dire che Iddio non la chiama, ed é vero che non vuol Suore di veli.

Per la pensione e le esterne bisognano locali separati. Appresso ci parleremo meglio.

La benedico con tutti.

Palermo, 24 luglio 1885

Ill.mo Sig. Commendatore (Sind. di Valguarnera),

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Le mie sofferenze e le molteplici

sollecitudini non mi hanno fatto riuscire pria d'ora a vergare due parole, per rifarmi un poco dal gravissimo dolore, che mi ha arrecato l'inaspettato avvenimento, che riguarda l'orfanella Biagina. Io non so capire come questo fatto sia accaduto, dietro l'ultimo nostro abboccamento, e prego la S. V. Ill.ma di volere accettare la presente mia lettera, non come riscontro alla sua nota officiale del 17 volgente, che nella qualità di Sindaco meritevolissimo di cotesto onorevole comune si degnava inviarmi, ma come uno sfogo che il mio cuore, legato al suo nei vincoli della carità d i G. C. sente bisogno di fare, per poterci intendere da buoni amici e da cointeressati, alla custodia ed al sollievo dei poveri, alle nostre cure affidati. Ciò pria di venire alle fredde misure dei diritti e delle competenze, che dovrebbero fondersi al fuoco della carità, per formare un sol cuore, un'anima sola, tutta in-

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tenta al sollievo degli infelici, che, soli e derelitti nel mondo, a noi si rivolgono per trovare aiuto e conforto nella loro sventura.

Chi vive nella osservanza dello spirito evangelico di G. C. porta incarnato nel suo cuore il rispetto alle Autorità e alle Leggi, e la carità trova sempre in esse la tutela e la guida.

Or son tre anni che l'ospedale e il ricovero di mendicità esistono in cotesto avventuroso comune di Valguarnera, e non sono più un bel desiderio dei ben fatti cuori del Can. Boscarini e di Don Sebastiano Arena; ed io mi ricordo che del suo nome e della sua alta protezione si facea forte il prelodato canonico, quando a preferenza di altri comuni, che con antecedenza avevano domandato le suore, istanzò ed ottenne quanto desiderava.

Fin da quel momento, per mezzo del prelodato canonico, io feci conoscere alla S. V. le condizioni che dovevano accettarsi dal Comune, perché le suore fossero venute ad aprire la casa desiderata. E quando con grande entusiasmo ed unanime consentimento di tutti i Consiglieri nella seduta straordinaria del 17 aprile 1882, veniva affidata alle dette suore la Direzione di cotesta Casa di Misericordia, io fui sicuro di trovare sempre nella Sua persona, tanto influente e caritatevole, un valido protettore all'osservanza del nostro regolamento, fosse A no collocato nell'alta autorità di Sindaco.

A questi primi momenti e a questa illimitata fiducia nella sua persona, da Sindaco o da privato cittadino, che fu motivo di far venire le suore costì a preferenza di altri comuni, io ora mi appello, ora, che dall'ill.mo Sig. Sindaco sono intimato a presentare nuovamente le

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condizioni di nostra fondazione, per vedere sino a qual punto possono trovare le garanzie della legge e la protezione della Commissione incaricata, per evitare che una picca di cuore risolva in un momento l'opera del Signore, che con tanti stenti e sacrifici per suo mezzo è stata impiantata e decora il comune di Valguarnera.

Fu proprio un fulmine a ciel sereno sentire che il Sindaco era pronto a spedire le guardie per uscire a violenza dal sicuro asilo la povera trovatella ivi rifugiata.

Son dolente del suo dispiacere Sig. Sebastiano carissimo, ma fu il demonio certamente quello che organizzò questo avvenimento doloroso per tutti e che merita unicamente di essere dimenticato per continuare, con l'intrapresa, impegno a compiere l'opera di beneficenza che il Signore ci ha dato grazia di cominciare.

Pertanto, se anche involontariamente io avessi potuto recarle il menomo dispiacere, vengo per la presente a chiederle le più umili ed affettuose scuse, per ritornare con un sol cuore a cooperare in sollievo dei Poverelli di G, C.; e per questo vengo a dirle in tutta confidenza, quale amico e protettore dell'Opera nostra, che questo Sig. Questore e Regio Procuratore, in casi simili, anche a richiesta della vera madre, quando vi é stato dubbio della moralità, hanno sempre tutelato la povera orfanella.

La Commissione di Protettorato dal solo suo titolo mostra le attribuzioni, né può credersi mai che si trovi ostile, al vero bene dei poveri, all'istituzione, che cerca unicamente questo ad onta di qualunque sacrificio2.

2 Manca la conclusione.

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Palermo, 27 luglio 1885

Figlia mia in G. C,

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Giacchè il medico ritiene necessario il

mutamento d'aria per Suor Matilde, la porti, quanto prima le riesce comodo; ma procuri di poter lasciare in modo le cose da poter tornare con la stessa.

Desidero che la buona Suor Rosaria faccia vedere a lei le grandolette che ha sotto l'ascella, per sapermi dire se hanno superficie levigata o scrofosa, se sono staccate una dall'altra o sono in rapporto, se sono mobili o ferme, se sono dure o infiammate, se conservano il colorito naturale della pelle, se vi ha dolori lancinanti o se dolgono solamente, quando si premono, e deve guardare precisamente il sito dove sono collocate, perché in ogni modo, se deve operarsi e non potrà guarirsi con qualche unzione, risolveremo, se l'operazione deve farsi costì o in questa, e nel tempo che deve aspettare, almeno durante questi calori, vorrei farla curare omiopaticamente. Per la povera figlia Macaluso, che inaspettatamente è divenuta così, io non so capire perché nemmeno accetta le mie paterne premure. Pure per mostrarle che io voglio il suo bene, quantunque non credo alla sua vocazione, son pronto ad aiutarla, perché si consacri al Signore tra le Figlie di S. Anna.

Finisco qui, perché altrimenti starà altri otto giorni per avere la risposta; del resto ne parleranno di presenza.

Mi ringrazi il buon e carissimo Sig. E. Montana, a

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cui scriverò quanto prima e gli dica ch'è proprio un gran dolore per me, ma al momento non posso venire.

La benedico con tutti

Palermo, 1° agosto 1885

Figlia mia in G. C, Sia Gesù amato da tutti i cuori.È arrivata da Girgenti Suor Veronica per

portare a mutamento d'aria Suor Matilde, la quale è affetta da tosse convulsiva; e i medici credettero inutile qualunque rimedio senza il mutamento dell'aria.

Io non sto male, ma continuo nelle mie piccole sofferenze con tante varietà, le quali mostrano che la iniezione non è inoperosa, ma se quello che accade è utile o no, ancora non lo so dire.

Dirai alle Suore che stiano bene, e per star bene abbiano viva fede e vivano di essa nella volontà di Dio, praticando la vera osservanza di loro regola nello spirito e nelle materiali loro osservanze.

Oh Signore accordatemi questa grazia e sarò lieto di ogni patire ?

Grazie per la carità fattami di parlare a P. Pennicca pel saputo affare, ma non si tratta d'imporsi a quell'anima, ma di usarle carità e procurare di avvicinarla o di farla bene avviare a Dio, in maniera che trovi un tantino di pace e si tolga dalla disperazione, dove in atto sta, che la fa capace di qualunque pazzia. Per far questo non bisogna autorità ed imponenza ma zelo sacerdotale caritatevole, perché essa, finchè sta convinta di una verità, sta tranquilla, quando poi si eccentrica, di nuo-

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vo, bisogna nuovamente ricondurla; in comunità non può stare, ma può essere caritatevolmente guidata e custodita, ed è questo che io desidero per mezzo del P. Pennicca. S. Vincenzo guidava i pazzi colla stessa carità, con la quale guidava quelli che si credevano sani di mente. Io ricordo che al nostro manicomio sulla porta si trovano scritte queste parole « Degli stolti infinito è il numero nel mondo. Qui la saggezza stà».

Io domandai per mezzo del P. Daniele il privilegio che le nostre cappelle fossero come quelle Francescane, e per conseguenza potete farvi le visite nella propria cappella, oltre che ho avuto ancora il permesso di potere istituire il terzo ordine nel nostro Istituto; e quando i1 Signore vorrà, lo faremo senza bisogno di altri Sacerdoti aggregati all'ordine Francescano. Per venire costì, quando verrà l'Arcivescovo, non mi sembra possibile, perché io mi muoverò, quando avrò finito i lavori che debbo compiere, per come ti dissi di presenza.

Se sarò sbrigato di tutto, allora verrò.Se potrà combinarsi di mandare i telai coi

carri che andranno per la roba in S. Martino, allora va bene, altrimenti credo che sarà impossibile, perché non abbiamo vetture che possano fare questa via; in ogni modo parlerò con Padre Gambino, per vedere cosa si potrà combinare.

Raccomandatemi alla Madonna Santissima in questa Sacra quindicina.

Tutti dei nostri vi salutano, Suor Veronica e Suor Matilde particolarmente e vogliono essere raccomandate efficacemente. Ti benedico con tutte le Suore e le or-

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fanelle, ti prego di presentare i miei rispetti a S. E. Rev.ma col P. Parroco e tutti del Clero e benedicendoti di nuovo mi segno.

P.S. -- Peppino ti farà la rimessa delle cose che sono pronte e la lente di suora Nazzarena a cui do una speciale benedizione per farsi santa e allora starà bene e tranquilla. G.*

Palermo, 1 agosto 1885

Figlia mia in G. C, 3

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Parlando con suor Veronica sento che le

pensioni di Girgenti il Mon.re Spoto l'ha totalmente invertite ad altre, levandole a quelle che le godevano.

Non esiste più la Cotrano Dille, la Cotalisano, la Fiorito, la Glamitto etc..

Or io desidero un tuo rapporto, per sapere come stavano le cose, quando noi arrivammo là. Sia per quello che diceva la Calia, sia per quello che col fatto passò dalle mani tue; notando ancora il passaggio di quelle pensioni, che furono date ad altre orfane che stavano li dentro, dietro la morte di quelle che la godevano.

Salute al solito.Desidero che detto rapporto me lo mandassi

al più presto, pria che riparta Suor Veronica.Ti benedico con tutti.

* Nota - Questa lettera alla sorella Vincenzina. Superiora della Casa di Monreale, non venne compresa nel II° Volume.

3 Anche questa lettera è diretta alla sorella Suor Vincenzina, Superiora della Casa di Monreale.

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Palermo, 3 agosto 1885Figlia mia in G. C, Sia Gesù amato da tutti i cuori.La mia salute continua al solito; non posso

dire che la iniezione, che io adopero da circa 20 giorni, sia assolutamente inutile, ma tuttavia non dà risultati, che assicurino di un giovamento. Io sono sempre in casa, e per quanto mi apparti dagli affari, pure le persone che vengono bastano per non farmi fare nulla. Le mie piccole sofferenze occupano pure qualche momento, e per quanto mi sia impegnato a volere scrivere due parole cordiali all'ottimo Sig. Commendatore Arena, non ho potuto arrivarvi.

Io la prego di non stare mai in pensiero per la salute mia o di qualunque altro della nostra comunità, perché le prometto che, dove si verifichi un qualunque caso interessante, non lascerò mai d'informarla o di farla da altri informare per l'aiuto della preghiera.

Son dolente di non aver potuto scrivere, come le dissi, al Sig. Commendatore; il demonio, che ne combina una, cerca di combinarne un'altra, però il Signore che permette queste cose, le permette semplicemente per farci veramente esercitare nella carità verso i suoi Poverelli. L'affare della ragazza ebbe l'esito che doveva avere; non so, se circa i modi si sarebbe potuto trattare con maggior carità; ma suppongo che dalla parte nostra non si avrà mancato in nulla, e così prego che vadano sempre tutte le cose che dovranno avvenire, perché, avendo ricevuto da principio l’osanna, che io non

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avrei mai voluto, è necessario che ora si gridi il crucifige.

Bisogna aver sempre presente Dio e la sua adorabile volontà, e non avere altra premura che quella della sua gloria e del suo S. amore nella salute delle anime, e sempre morti a noi stessi e vivi nell'amore di G. C. procurare col suo santo zelo di guadagnare tutti a lui, pel di cui amore dobbiamo essere pronti a sopportare qualunque molestia e qualunque umiliazione, meno quelle che offendono la sua Santa legge o la nostra S. osservanza.

E in queste stesse circostanze, noti per amor proprio né per sostenere i nostri interessi, ma solo per la gloria di Dio, senza reagire né adirarci, colla pace dei giusti dobbiamo dire il nostro non possumus.

Il Sindaco vuole la colletta, e a dirimere anche questa questione viene il Canonico Boscarini; ma in tutti gli eventi la S. V. potrà dire: che la colletta servirà per tutti i Poverelli anche dell'ospedale, se ne avessero bisogno, e non solo quella della campagna ma anche quella della città, ma questo quando finiscono le rendite dell'Ente morale, finchè vi sono le rendite che possono far fronte; colla colletta si darà aiuto ad altri poveri, e il Municipio, quando anche vuole approfittare della colletta per impinguare l'Ente Morale, potrà farlo mettendo i suoi collettori.

Perché per noi tanto valgono i poveri ammalati che i ricoverati e secondo il bisogno ci verseremo ad aiutare tutti.

Io pregai il Sindaco di stabilire la retta per gli am-

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malati, solamente per aggiustare la forma legale del conto, ma noi non piglieremo a strasatto la retta che loro assegnano, ma si porterà il conto delle effettive spese, e, quando risulterà maggiore della retta assegnata, devono pensare loro a supplire con altri fondi, e, quando si spenderà di meno, della economia che risulterà, si provvederà ai bisogni impreveduti dell'ospedale medesimo. È interesse loro, se sanno pensare, di assegnare la retta maggiore che è possibile; ma per noi possono assegnare anche mezza lira, per dir così, perché noi non faremo mai mancare all'ammalato, coll'aiuto di Dio, quello che ordinerà il medico, e poi loro devono pensare a provvedere. Aspetti il Canonico.

La benedico con tutti. Preghino per ine.

Palermo, 4 agosto1885

Carissimo Compare (Sig. Montana),Sia Gesù amato da tutti i cuori.Abbia la presente come procura mia e della

mia sorella Suor Vincenza Cusmano, per poterla mostrare al Parroco e notarci nei libri testimoni del battesimo del novello suo nato, per mezzo dei coniugi Sparanò o Montana a suo piacere. Se questa procura non è valida, mi avvisi del modo come debba farla, e la manderò subito.

Ora vengo a ringraziarla del complimento che ha voluto farci tanto a me che a mia sorella, sia per la gran sorte di aver parte all'amministrazione del gran sacramento del battesimo all'anima avventurosa che sarà per riceverlo, come ancora per la degnazione, colla

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quale ci ammettono spiritualmente alla parentela loro, confermando così il puro nodo di vera amicizia, che ci ha uniti nell'opera dei Poverelli di G. C. e come speriamo ci unirà eternamente nel cielo. Sia Dio benedetto per tanti favori!

La mia salute continua tuttavia dello stesso modo, pure non sembra inutile il rimedio che si usa per ottenere la guarigione.

Però nell'attualità è impossibile il viaggiare, sia per gli incomodi, che mi obbligano a stare in casa, sia ancora perché non potrei sospendere la cifra, finché vi è un raggio di speranza, per evitare la lunga stazione della operazione. Aspettiamo e speriamo.

Per l'affare dello sborso che la S. V. spontaneamente e caritatevolmente vuol fare pel compimento della casa delle orfane, come ancora per la rendita che sventuratamente assegnarono alla casa delle orfane in parola, io sento il bisogno di dire secretamente alla S. V. quanto appresso.

E per primo comincio dall'assegno delle lire 1700, che potrà essere incentivo di fare ritirare le nostre Suo. re da cotesta casa, (e ne avrei positivo dolore), se la S. V. non avrà la destrezza e l'influenza di salvarci.

Avendo avuto il Municipio questo assegno per la casa delle orfane, al diritto di proprietà della casa, che il Vescovo avrebbe potuto redimere con solo 800 lire, unisce quello del reddito annuo di lire 1700 pel quale naturalmente faranno il pensiero di costituire quello stabilimento come Ente morale, e travolgere in detto Ente la nostra povera istituzione, la quale per

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propria regola non possedendo, non può essere affatto Ente Morale, e avendo i propri regolamenti ivi può stare, ove questi vengono accettati e non si vuole imporre altro regolamento.

Se da principio le cose fossero state sistemate, come si è fatto ovunque, non ci troveremo esposti a questi cimenti; ma giacchè il Signore ha disposto così, ora abbiamo il bisogno di vedere, come la cosa potrà combinarsi. E qui mi sembra il momento opportuno che la carità sua venisse in aiuto delle povere orfane e della nascente istituzione.

Lei dovrebbe avvicinarsi molto al Sig. Messina; il quale non solo è Sindaco, ma mi sembra l'unico della rappresentanza Municipale, che ha mostrato maggior interesse della casa delle orfane. Lo stesso più volte ha manifestato l'idea di volere fare un regolamento, ma io non ho avuto mai l'occasione di sapere le idee che ha nella sua mente; in massima però, avendo noi i nostri regolamenti, non possiamo accettarne uno nuovo, e per conseguenza questo pensiero mi ha sempre angustiato.

Ora la S. V. avvicinandosi a lui dovrebbe sentire le di lui idee, ma non interrogandolo di proposito, ma proponendo l'idea del mutuo, nei sensi seguenti, se non trova ostacolo a quanto sono per dirle.

Io vorrei che la S. V. dicesse che vuole completare la casa delle orfaue a spese sue; e qualunque sia la spesa necessaria che a ciò fare bisogna, si contenterà di aspettare lungamente, o di non averla mai (se la Superiora non avrà mezzi di poterla scontare), purchè il Municipio fa una deliberazione, nella quale cede l'uso

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di quella casa al P. Cusmano per servire all'uso, al quale finora è stata sempre destinata di orfanotrofio, e sotto la direzione delle Serve dei Poveri, volgarmente intese le Suore del Boccone del Povero, perché colla carità cittadina ed il lavoro l'educassero, secondo le norme del loro regolamento, a vivere bene ovunque ed in qualunque stato, ove il Signore potrà chiamarle. Però, se per qualunque ragione, il Municipio vorrà invertire l'uso e la direzione dello stabilimento, in questo caso si deve obbligare di restituirle le somme impiegate coi frutti al 5% e con quella delazione di tempo e di pagamento che la S. V. vuole.

Se a questo addivengono, avremo guadagnato tutto, perché allora non avremo timore di essere disturbati con nuovi regolamenti che non potremo accettare, e delle L 1700 che il Municipio ha ricevuto, ne faremo l'uso di retta al mantenimento di 10 orfanelle, alla ragione di mezza lira per una; e così il Municipio, colle giornate di presenza del numero di 10 orfane a sue spese mantenute dentro l'Orfanotrofio, avrà il discarico legale della rendita in parola. Su detta rendita la Superiora, potendo mantenere le orfane colla carità cittadina, potrà scontare segretamente alla S. V. il denaro impiegato, e la S. V. terrà sempre di questo modo la custodia dell'orfanotrofio e del povero e nascente Istituto.

La prego tenere riservatissimamente quanto le ho scritto, e se potesse venire un momento per concertare meglio le idee, sarebbe utilissimo a preferenza di scrivere e riscrivere.

Non posso più prolungarmi, perché è venuto il me-

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dico e debbo medicarmi. L'ossequio e benedico la Sig.ra Commare col suo portato e tutti di sua degna famiglia e con affetto invariabile abbracciandola nei Sacri Cuori di Gesù e Maria mi dico.

Palermo, 8 agosto 1885

Figlia mia in G. C, Sia Gesù amato da tutti i cuori.Ho gradito di tutto cuore i vostri sinceri

auguri pel mio onomastico, e ve l'ho restituito all'altare, avendo applicato in quel giorno l'incruento sacrificio allo stesso fine di potervi vedere tutte nello spirito della vera osservanza, come voi con tanta carità mi augurate di fare. Non una ma mille volte vi benedico, e lo fo tante volte ogni giorno, perché il Signore vi corrobori nella grazia sua e vi accordi le forze necessarie a sostenere in pace la lotta della sua gloria. Però mi pare che voi non dovreste mai agitarvi nelle contrarietà, ma dovreste accettarle come prova dalle mani di Dio, per esercitarvi nella fedeltà della vostra corrispondenza, prendendo consiglio dai vostri superiori, guardando la vostra regola, pregando il Signore che vi aiuti nei casi difficili, ad uscirne con quei mezzi pacati e pacifici che sa suggerire il santo amore di Dio.

Il Canonico verrà il giorno 16 volgente, piacendo al Signore, ed io vi avviserò opportunamente con un telegramma, se realmente succederà la partenza in detto giorno, talchè, se non riceverete il telegramma in quel giorno, è segno che si sarà postergata la partenza; ma io credo che si avvererà. Con questa notizia voi potrete

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dire al Sig. Sindaco che abbia la bontà di aspettare l'arrivo del Canonico, e tutto si accomoderà. In quanto alle lotte sostenute e da sostenere, vi dico che sono i migliori momenti della nostra vita, perché nel nostro patire acquisteremo l'amore santo di Dio, e saremo certi che travagliamo veramente per la sua gloria e la salute delle anime. Mi spiacerebbe, se dal canto nostro si mettesse dell'imprudenza; ma quando tutto è guidato dalla carità, dall'umiltà, nella santa osservanza, allora le lotte, e le sofferenze, che dal canto nostro sono portate in s. Pace e Carità, serviranno a consolidare il nostro spirito nella s. vocazione, e a corroborare maggiormente i fondamenti della casa, che Dio ha voluto far nascere.

Il buon Sindaco è molto caldo, sarà dispiaciuto per l'appalto dei nuovi fabbricati, e per conseguenza esplode in tutto colla sua collera; ma se voi con dolci maniere lo persuaderete, che non potete far nulla senza l'approvazione dei vostri superiori, io credo che avrà la bontà di aspettare l'arrivo del Missionario. In ogni modo noi sappiamo che il nostro buon Gesù, dopo l'Osanna, fu crocifisso e nella crocifissione liberò le anime nostre dall'inferno. Non temete adunque della croce, ma della lode; anzi, quando la croce si avvicina, correte ad abbracciarla, perché questo è il Segno della nostra salute e delle nostre vittorie.

State in pace, chi va piano, va sano e va lontano.

Non vi agitate mai nel vostro zelo, perché il vero zelo è sempre pacifico « non in commotione Dominus ». Lo zelo di Dio agita, ma non si agita, e voi dovete essere

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così, colle vostre calme e sante parole dovete agitare gli altri e spingerli al bene, ma voi non dovete agitarvi mai.

Il Municipio rappresenta, dinanzi al Governo, l'Ente morale Spedale, e per le rendite, che paga ed amministra, deve assegnare la retta per ogni ammalato; così noi coi giorni di presenza avremo presentato il conto dell'ospedale, e loro, presentandoli alla Provincia, saranno scaricati da ogni responsabilità. Però io dissi al Sindaco, che noi non intendiamo pigliare la retta come uno strasatto, a profitto o a perdita nostra, ma semplicemente la vogliamo, per evitare i conti dettagliati, pei quali bisognerebbe la cura di ritirare la quietanza firmata con marca da bollo anche per due soldi di pepe o zafferano che dovrebbe comprarsi; e in buona regola, io ritengo che dovrebbe farsi anche l'appalto per ogni fornimento. Però, io dissi il conto economico delle spese sarà sempre portato dalle suore, e la Commissione di protettorato potrà ogni semestre sapere, se si è erogata una cifra maggiore o minore di quella che risulta dalla retta assegnata; e siccome quando la cifra erogata è maggiore, bisogna la Commissione adoperarsi per rimborsare le suore della maggiore spesa fatta, così le suore, quando avranno fatto delle economie, perché hanno erogato di meno di quello che importerebbe la retta, di accordo coi componenti la Commissione di protettorato, le spenderanno per migliorare le condizioni dei poveri ammalati, o facendo bianellerie o mobile o altro che potrà bisognare.

Essendo così che la retta deve servire solamente

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per aggiustare la forma dei conti, e poi la spesa sarà quella che sarà, e se è più, il Municipio deve supplire, se è di meno e si formano delle economie, queste saranno impiegate per migliorare l'ospedale, veda bene lei, Rev. Superiora, che è interesse del Municipio stabilire la retta, anche L. 2,50, perché di questa maniera sarà più sicuro che non deve riparare con altre forme; ma se stabilisce una lira o 70 centesimi, allora avrà la sicurezza di dovere, mese per mese, riparare agli esiti maggiori, e di questo modo non troveranno come giustificare queste spese ulteriori, perché il conto retta sarà sempre minore di quello, che costerà il mantenimento di un ammalato.

Per la parte che riguarda i Ricoverati, venendo il Missionario farà capire al Sindaco che, benignandosi a riceverli nel ricovero a peso della carità cittadina, con questo solo ha dichiarato che quello individuo è veramente povero; ora, perché quando questo povero si ammala, che ha più diritto degli altri di essere curato, dev'essere trattato colla mezza retta? O merita di essere ricevuto all'ospedale e deve essere curato come gli altri, o non lo merita, e allora non lo ricevano.

Né vale l'idea che lo stabilimento dovrebbe mantenerlo, perché lo stabilimento non compra, ma usa della provvidenza che manda il Signore, tanto per la qualità che per la quantità; se a questo trattamento può adattarsi uno in buona salute, non può adattarsi l'ammalato; del resto non potrebbe darsi che quando un povero passa all'ospedale, un altro entra nel ricovero? di questa maniera il Sig. Sindaco domani potrebbe preten-

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dere che, per ogni ricoverato che muore, l'Istituto fosse obbligato ad impiegare al gran libro tanto quanto costerebbe il di lui mantenimento, se fosse ancora in vita. Si sereni, Superiora, abbia la pazienza di aspettare altro poco in santa calma e tutto finirà.

La nota degli oggetti spediti l'ha il Canonico. Se avete bisogno di altro avvisate in tempo, pria che lo stesso venga costì. Osservate con vero spirito, pregate nella vera carità, e il Signore vi aiuterà in tutto. Come faremo quando saremo nella Missione barbara? se non ci educheremo alle virtù che sono necessarie? La benedico con tutti. L'accerto della buona salute di tutti.

Anche io credo di andar bene. Preghi e faccia pregare per me.

Palermo, il giorno dell'Assunta 1885

Figlia mia in G. C, Sia Gesù amato da tutti i cuori.Ho letto la lettera della signora Arena e la

conserverò insieme agli altri documenti, perché, venendo, e potendo avere la fortuna di avvicinarmi coll'ottimo Signor Sindaco, potessi provargli che io ho cercato tutte le vie per non aver parte nel saputo pensamento!

Ripeto le stesse notizie per la nostra città e per le nostre case, che il Signore fin'ora tiene illese dal male, tanto temuto e che resta come frenato nelle sue lente evoluzioni.

Oggi qui si fa festa per l'Assunzione della Mamma nostra e le Suore hanno improntato una piccola bara con il simulacro della Mamma Nostra e, dopo aver cantato

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lo stellario, faranno la processione, e poi, se potrò, vi sarà anche la predica.

Non so capire dall'ultima sua, se ricevette il quistionario dal Padre Boscarino oppure no.

La Superiora di S. Cataldo mi scrive che il paese é libero da più giorni, e nella casa nostra stanno bene, meno quelle che per altre malattie sono state sofferenti.

Intorno all'aiuto non mi dice nulla, ma mi promette una lunga lettera, per rispondere alle tante domande che io le feci.

Se avrò bisogno di aiuto dalla S.V. le scriverò opportunamente.

La Sua lettera pervenne opportuna per la desiderata benedizione ed io, nel nome del Signore, la benedissi perché Dio la conservi per essere tutta Sua a moltissimi anni ed in piene forze e salute, per potere operare a Gloria di Dio e a salute delle anime facendosi Santa e gran Santa.

Ora pensi lei a raccogliere il frutto di tanta benedizione.

La benedico con tutte le suore, le orfane e i poverelli di G. C.

Palermo, 23 agosto 1885

Rev.mo P. Salvatore (Boscarini),Sia Gesù amato da tutti i cuori.La sua, ricevuta oggi, fu la prima notizia

che io mi ebbi del viaggio, oltre il telegramma ricevuto da Suor Veronica. Resto contento delle speranze che la sua mi dà; aspetto concrete notizie.

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Faccia la carità di far tante cose per me a tutti, e particolarmente al S. Eugenio pel dolore gravissimo sofferto. Come sarebbe una testimonianza del nostro affetto, facende un magnifico funerale nella nostra Chiesa? nell'affermativa, 1"orazione funebre dovrebbe farla V.S. e si dovrebbe stampate per mandarla anche alla famiglia del defunto. Veramente sono questi gli uommi che meritano l'elogio funebre, e la loro memoria dovrebbe mandarsi alla più remota posterità.

Io scrivo a vapore, e mi interesso pure di darle nuova della mia salute, la quale continua in sofferenze maggiori; ho dolori a lancinata, marce più abbondanti, ed io mi lusingo che questo sia utile, e per conseguenza continuo; se fosse informato quel buon galantuomo, che mi prescrisse questa iniezione che cosa direbbe di fare?

Mi congratulo che trovò bene le Suore; vorrei sentire ancora che sotto tutte di Gesù per lo spirito della vera osservanza.

Non riscontro la Superiora, perché col suo arrivo si sarà quietata.

Il Signore non volle che le santine ed il quadro arrivassero costì; la farà contentare del buon desiderio, e l'assicurerà che godrà assai più in paradiso, quanto più saprà immolarsi in questa terra di esilio. Tutti buonissimi, e senza novità lo stato da V. S. lasciato.

La sua salute come va? come trovò i suoi? Sua sorella fece pace con me? Ora mi deve tenere la parola che me la deve dare insieme alla sorella e la figlia, e così il Signore l'arricchirà di tutti i tesori del cielo e della terra.

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I miei rispetti a tutti dei suoi.La benedico con le Suore e tutti di codesta

povera casa. Preghi per me.P.S. - Scrisse al Sindaco di Licata, al

Vescovo di Girgenti? io telegrafai al primo, perché mi mandi risposta pagata, scrissi al secondo e narrai tutta la storia di Canicattì; se mi risponde l'avviserò.

Palermo, 23 agosto 1885

Figlia mia in G. C, Sia Gesù amato da tutti i cuori.Spero che la presente le arrivi pria della sua

partenza in compagnia di Suor Agnese, delle Aspiranti, del Rev.mo P. Arciprete; se questo non succede, perché partiranno domani colla prima corsa, io non avrei potuto aggiungere nulla di meglio col mio telegramma, perché non avrei potuto fare novità per la buona Alessi, stante l'impossibilità assoluta al momento di ricevere nuovi Orfanelli. Talchè o si persuadono di farla partire, pigliando la Nonna la cura dei due ragazzini sussidiati anche da cotesta Casa, o resta; io non posso al momento darle altro aiuto e bisogna fare sempre l'adorabile volontà di Dio. Per tutte ripeto nuovamente: o hanno in realtà quanto bisogna, o devono avere la carta, che si è detto, necessaria per potere qui venire, e a me non importa, se detta carta è fatta dal Padre o dalla Madre, dal Fratello o da qualunque alro benefattore, purchè se la abbiamo pria di partire, così saremo tranquilli per questo affare. Mi congratulo del buon esito della festa della Mamma nostra Santissima.

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L'anno venturo, se il Signore ci aiuta, speriamo che sia anche più solenne. Non si preoccupi della mia salute, perché io sto benissimo; sono piccole sofferenze che io porto e speriarno che potessero servire per la totale guarigione, evitando l'operazione; se no, spero che il Signore mi farà la grazia di fare la sua adorabile volontà. Io le ho detto che, avendo bisogno Suor Agnese per la salute dell'anima e del corpo, può portarla in compagnia delle Aspiranti, e così essa si curerà le orecchie e lei gli occhi. Cosa mi dice di Suor Prudenziana? Speriamo che il Signore l'aiuti; essendo ammalata però non la faccia uscire per la colletta, almeno finchè non si rimette, intanto la faccia curare e le dia tutti gli aiuti necessari.

Suor E. potrebbe fare la scuola delle Orfanelle, potrebbe portare i conti, potrebbe fare l'infermiera, potrebbe accompagnare qualche Litania o Tantum Ergo ecc, potrebbe di quando in quando uscire per la colletta; bisogna pazienza e carità per avviare queste piccole giovinette e bisogna pregare che il Signore ci aiuti colla grazia sua.

Mi congratulo che la fabbrica continua, e che la lotteria del cavallo servirà per levar debiti; speriamo.

Sarebbe inutile trattare alle buone col P. Gaetano, perché noi restammo che si dovevan fare doppie chiavi per sacrestia ed armadi, ma per tenerle lui solo e non il sacrestano, e pria di questo, colla presenza del rev.mo P. Arciprete, deve farsi esatto inventario di tutto, e che dalla parte nostra dobbiamo prestarci alle solennità proprie della Chiesa, come egli deve prestarsi per le altre

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della Comunità, nelle quali l'invito dei Sacerdoti si deve fare dalla Superiora; e lei farà sempre bene a far tutto coll'accordo del Rev.mo P.Areiprete.

Pel mangiare, quando lei si trova le cose da poter supplire lo faccia pure: ma quando deve comprarle, allora dirà: «P. Gaetano, quando io mi trovo quello che manca, io lo supplisco pel suo mangiare, ma quando non t'ho, è necessario che glielo faccia sapere per farlo comprare» e così accomoderà tutto.

Io desidero in ogni modo che dal canto nostro non si manchi mai né di rispetto né di carità, e, quando manca lui, farà fare sempre le cose al Rev.mo P. Arciprete, come di presenza spero pregarlo. Per quello che vuol fare il Consiglio, voi non dovete pigliare alcuna parte, e se realmente il Consiglio lo farà, voi poi direte: «P. Gaetano, non abbiamo alcuna parte in questa faccenda; ma la S.V. si consoli, perché noi lo rispetteremo sempre come Rettore» e così lo calmerete; se poi la pena viene, perché può perdere delle elemosine, per questo non ho che fare, perché a me non piace che si avessero lucri coll'elemosina della Chiesa; quello che danno i fedeli alla Chiesa deve scrupolosamente impiegarsi al fine per cui lo danno.

Per la famiglia di Frate Luigi io non so cosa si possa dire; loro volevano ritirarsi nelle nostre case ed io avevo accettato, ma anche io facea difficoltà, per non lasciare abbandonati i due figli, che si aspettano dalla carriera militare; fa bene la madre ad aspettarli; se la figlia si è guarita ed ha la carta in regola ed è veramente vocata venga pure.

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Pel padre, se potesse andare a lavorare nella casa che deve costruirsi in S. Giuseppe Jato, mi avvisi quanto costerebbe la sua giornata ed io avrò cura di avvisarlo opportunamente, e lì potrebbe avere lavoro per lungo tempo; ma se ha da lavorare costì, io non intendo spostarlo. Capisco perché non vanno al sepolcro, e non so obbligarla, ma la prego a fare sempre la proposta delle casse per mezzo del Rev.mo P. Arciprete, al Municipio, suggerendo anche l'idea di mettere un piccolo dazio, perché tutti i Poverelli potessero avere la cassa in buona regola, e speriamo che col tempo si persuadano a farla.

Aspetto avviso telegrafico, per sapere in quale ora e in quale giorno arriveranno in questa.

Lei con Suor Agnese e le Aspiranti deve venire in questa casa di S. Marco. li Rev.mo P. Arciprete unitamente agli altri R.R. Padri e i Frati, se vengono, debbono andare alla 5 Casa, dove è preparato l'alloggio.

Ma io manderò persona alla stazione.Mi avvisi, se la chiama della Madonna non

può servire, anzi la porti che procureremo di cambiarla, se non è guasta.

Pregherò per le buone Aspiranti, che lottano coi parenti, perché il Signore faccia quello che io non posso fare; speriamo che, se non trovano altro aiuto, trovassero almeno di potere rimanere in cotesta casa, finchè il Signore dispone tutto opportunamente per farle venire.

La benedico con tutti ed anche per avere un buon viaggio. Benedico anche particolarmente le Suore che restano senza Superiora, le quali faranno come le figlie,

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che sono assenti della madre, che non si pigliano libertà alcuna, finchè la madre non ritorna, e tenendosi nella s. ubbidienza tutto andrà bene.

Di nuovo la benedico, con preghiera di ossequiarmi tutti. Preghi per me.

Palermo, 27 agosto 1885

Figlia mia in G. C, Sia Gesù amato da tutti i cuori.La sua letterina mi ha addolorato

moltissimo, non per la prova in cui trovasi l'anima sua, perché la tribolazione visita sempre le anime da Dio predilette, ma nel falso indirizzo che lei piglia. Deputato da Dio alla direzione dell'anima sua, ne sento tutto lo zelo caritatevole, e lei per la grazia della vocazione non dovreb. be né potrebbe rimanere tranquilla standomi tanto lontana.

Da questa inversione alle disposizioni dell'adorabile volontà di Dio, e allo spirito della vocazione, in cui il Signore si è degnato chiamarla, origina il disturbo che lei soffre, perché dà retta al suo cuore; e Dio permette questo, perché vuol purgarla come l'oro al fuoco. L'arcangelo Raffaele diceva al buon e santo Tobia: perché tu eri buono e la tua preghiera saliva come un grato profumo dinanzi al cospetto di Dio, per questo fu necessario che la tribulazione ti avesse provato. Ed io così dico alla buona figlia mia, di non smarrirsi affatto per lo stato in cui sì trova, perché queste sono le prove del Signore, e se sarà ubbidiente e fedele, ne riceverà un grandissimo bene. Io non le dico che, se lei si

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mette dinanzi al Signore coi lumi della divina grazia, troverà una catena non interrotta e continua, dal momento della sua nascita fin'ora, per la quale sarà impossibile enumerare le misericordie infinite di Dio, che contrassegnano la predilezione speciale anzi specialissima dell'anima sua; perché, al momento che il suo spito trovasi soffocato dai profumi del cuore per la tribulazione e la prova che il Signore permette, forse ne ricaverebbe una intelligenza contraria. Ma per andare calmi e tranquilli basta ricordarsi che il Signore predilesse lei alla sua buona sorellina, e lei di fuori si trova dentro, e non solo dentro la casa, ma dentro il cuore del Signore. Questo fatto così evidente, è un punto marcato, dove l'anima sua potrebbe applicare facilmente la sua attenzione, e senza smarrimenti ricavarne la certezza del divino amore, che ha voluto presciegliere ed anteporla a un'anima, forse più innocente e più di lei meritevole del divino suo amore! Questa evidente predilezione, mentre da un canto dovrebbe umiliarla ed esinanirla dinanzi la bontà di Dio, che non curando i suoi demeriti, pure ha voluto prediligerla con tanta preferenza, dall'altro, dovrebbe impegnarla ad una fedeltà di corrispondenza tale, da divinire un sol cuore, un'anima sola con questo Dio di bontà, che pure per amore suo si è voluto far uomo, appunto per renderla capace di riamarlo così. L'amore tende all'unione, e l'unione di esseri intelligenti e spirituali non può essere perfetta, se non arriva a volere e disvolere la stessa cosa, e volerlo talmente, come se una fosse la voloutà di quei esseri che veramente si amano. Ora, se lei si convince; che

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G. C. vita sua l'ha amato; ed è pur vero che l'anima sua vuol riamarlo, in questo caso si accorgerà facilmente che trovasi in un falso indirizzo, quando procura di riamarlo uscendo fuori dalla di Lui volontà. Questa sua volontà diversa da quella del suo Gesù, la terrà continuamente in desideri, che non può raggiungere, e se per sua sventura riesce a raggiungerli, troverà gli effetti contrari di quelli, che s'immaginava ed andava cercando. E ciò, perché è affatto impossibile, arrivare alla pace, all'amore di Dio, che solamente può aversi nella perfetta unione della sua adorabile e divina volontà, quando da questa ci allontaniamo per seguire la nostra. E che ciò sia vero la sua stessa lettera lo prova in tutto il contesto, perché mostra un'anima che Dio ha tanto amato e prediletto, che si trova dentro la sua casa, anzi dentro il suo cuore, e che pure è scontenta e disperata di starvi, e che, senza i lumi del Signore avrebbe fatto volare il velo, e va' a trovare in quale stato di sventura si sarebbe ridotta! La luce del Signore le fa capire, che questo povero Padre, dovendola veramente aiutare, deve spingerla all'ubbidienza ed alla confidenza verso se stesso, e verso la Superiora locale che lo rappresenta, perché questi sono gli organi che Dio ha voluto mettere per il suo aiuto e per la sua direzione; ma intanto il demonio suggerisce il contrario, e facendole credere di procurare il proprio bene, la spinge ad uscire fuori dello spirito della propria regola, e di questa maniera vuole riuscire ad ottenere il gran danno che non ha potuto ottenere colla rinunzia materiale del velo, facendo rinunziare spiritualmente questo santo

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velo, che per l'osservanza deve farla riuscire ad essere un sol cuore ed una anima sola con Gesù Cristo, vita sua.

Il Signore in questi grandi travagli permise che lei si fosse a me diretta per lettera, di questo modo potrà avere più coraggio di mettersi in confidenza col Direttore che Dio le ha assegnato, continui a scrivermi e speriamo di ottenere maggior grazia sempre; in ogni modo io sarò sempre pronto ad aiutarla.

La benedico nel nome del Signore, preghi per me come io prego per lei.

Palermo 30 Agosto 1885

Figlia mia in G. C, Sia Gesù amato da tutti i cuori.In queste differenze o pregiudizi che

accadono fra le Dame e i protettore dell'opera, la maniera che si deve tenere é quella di condurli alla vera virtù, togliendo i malintesi e riaccendendoli alla carità, perché, anche nel caso di una vera mancanza, non si devono decidere ad abbandonare G.C. nei Suoi Poverelli, per un pregiudizio particolare, ma da buoni cristiani debbono sopportarsi scambievolmente e rianimarsi sempre dippiù a servire il Signore, ad onta del diavolo che vuole separarli e raffreddarli nella carità. Amerei, figlia mia, che lei in simili occasioni, nella qualità di Superiora, con umiltà e carità, l'interrogasse, per sapere se mai ci sia motivo di essere così dispiaciuti, e coi mezzi industriosi della carità ridurli a continuare a fare il bene. Del Cavaliere Galifi poi in particolare, ne vorrei notizia perché quel degno Signore è un vero tesoro per noi ed ha tanti me-

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riti da farne grande stilita. Per aggiustare il monaco procuri che si effetui quanto ha ordinato il Vescovo, e faccia alla meglio che sarà possibile, colla sola Montana.

Resto inteso per quanto mi dice per la Macaluso e mi aspetto l'esito delle sue pratiche. Mi consolo che le Figlie della Carità conservino le buone relazioni ed amerei che fossero sempre custodite.

La ringrazio di avere presentato i miei rispetti all'ottimo Sig. Messina che veramente merita tutta la stima, ma veramente amerei che mi scrivesse le sue idee per poterlo servire come merita.

Spero che venisse presto il Sig. Emmanuele Montana, e dopo avere concertate le cose con lui, le scriverò di ritornare a pregarlo perché nni scrivesse onde uscire presto da queste esitanze.

Ho detto alla superiora Celeste di mandare le fedi di vita di Suor Giacinta; speriamo che le spedisca presto. Farò dire a Suor Domitilla di scrivere a sua madre. La mia salute continua con speranza ma non ancora con sicurezza di evitare l'operazione.

Aspettiamo con pazienza. La salute di tutti per come la lasciasti. Desidero sentire che tutte le Suore stessero bene per tutto e le benedico con le orfane e le povere vecchierelle.

Non cessiamo di pregare per la Sig.ra Montana: nna perché ritarda a venire il Sig. Emmanuele? Li benedico con la figlioccia e tutti di Famiglia.

Non lasci di tenermi informato di tutti. Raccontando la S. Osservanza, senza della quale non faremo nulla.

La benedico con tutti. Preghi per me.

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Palermo, 30 agosto 885Cara sorella (Giuseppina),Sia Gesù amato da tutti i cuori.Riscontro la tua del 14, assicurandoti Glie

sto meglio sebbene ancora non posso essere sicuro di evitare l'operazione. La fistola è molto invecchiata, ed io mi persuado che, se anche gioverà questo rimedio, pure avrà bisogno di molto tempo per produrre il desiderato effetto.

Finchè avrò da lavorare in casa, e durerà questo caldo, e non avrò valide probabilità ma pure non si estingono le speranze di poter guarire, io la durerò con questo rimedio, ma se poi si vedrà essere affatto inutile mi deciderò ad operarmi e te lo avviserò. Io non mi dimenticherò mai di voi nelle mie deboli preghiere e sono sicuro che voi fate ugualmente. Anelo però che nell'attualità le notizie arrivassero più frequenti, per stare a giorno e non stare in pensiero. Ho pregato Ignazio, e mi ha informato, e sono rimasto contento del buon andamento delle cose. Speriamo che il Signore voglia consolare intimamente il buon Totò e che ci accordi di avervi qui al più presto in buona collocazione.

Spero riscontrare al più presto il Rev.mo P. D. Luigi Gentile; tu però mi dovresti fare la carità d'informarmi della di lui raccomandata che vuol farsi Suora, perché io nemmeno ho potuto avere l'opportunità di informarmi con Marietta, la quale sta benissimo e si è molto impinguata.

Ignazio ora si allontana, e mi dice che con 5 lire

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di differenza ha una casa, dove potrete anche adattarvi per un primo arrivo.

Io ho pena che lui si allontana e più ancora che la di lui vicinanza è stata inutile pel fine del nostro santo amore.

Oh! carriera militare! Vi abbraccio e benedico tutti nel Signore e

con affetto mi segno.P. S. - Carissima GiuseppinaMi fecero piacere le tue poche righe e credo

che tu tue ne potresti dare sempre più. Pensa che devi farti santa, e finchè non farai questo, sarà tutto inutile.

Ti benedico con Giacomino e Luigina.Prega per me.

Palermo, 31 agosto 1885

Rev.mo P. Salvatore (Boscarini),Sia Gesù amato da tutti i cuori.Ricevetti la sua, e parlai col Can. Eugenio.

È a sperare che coteste faccende si aggiustino? così mi accertava il Sig. D'Amico, ed io voglio sperarlo, del resto la croce porta al cielo e noi non possiamo essere mai più contenti che quando la portiamo sulle spalle per amore di Dio.

Io scrissi a Mons. Blandini e gli narrai tutta la storia della trattata fondazione di Canicattì, per sapere se crede opportuno che noi ci presentassimo là senza altra loro istanza, e io mostrava non sembrarmi giusto che ciò si facesse, se pria loro non riattaccano le trattative. .La S. V. scrisse a detto Monsignore per sapere

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ciò che deve fare? scrisse al Sindaco di Licata? io lo avvisai per telegrafo, che la S. V. in breve sarebbe là colla pianta; si accordi anche col Vescovo per questa faccenda.

In punto arriva una lettera della Amministrazione Singer, la quale niega le macchine domandate in prestito per Monreale, ma invece rilascia uria delle dite prestate a Terre Rosse e l'altra la vuole pagata col rilascio del 50% . Io desidero che la S. V. torni a scrivere, informandola come quella povera casa, per rispetto alla casa Singer perdette la macchina che aveva comprato dal Sig. Gaspare Zerbo, e avrebbe potuto reclamarla legalmente.

Ora la prego di tenermi informato di cotesti affari.

Saluti di tutti al solito senza novità. Come sta la S. V. le suore e i Poverelli tutti? Ho pensato di servirmi della busta del Sig. Singer per inviarla costì alla S. V. mutando l'indirizzo, mi avvisi se arriva in buona regola.

Faccia la carità di presentare i miei rispetti al Sig. Sindaco ed a tutti di cotesti nostri buoni amici e protettori. Mi benedica con tutti come io la benedico con coteste Suore Orfane e ricoverate.

Preghi per me.

Ricetta pel colera (anno 1885)

Come succede la diarrea e si ripetono le chiamate, si comincia ad administrare il laudano alle ragazze sino ad 8. 10 anni da quattro ad 8 gocce, ogni mezza ora, finché si arresta la diarrea; alle mezzane sino a

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16. 20 anni, da 10 a 15 gocce della stessa maniera; alle grandi da 15 a 20, o in un poco di zucchero o in un cucchiaio d'acqua.

Se con tutto l'uso del landano la diarrea non si arresta, si amministrano le cartine col sottonitrato di bismuto tannico ed oppio coll'intervallo di un'ora da una cartina all'altra, amministrandone tre quattro, quanto il bisogno esige, finché si frena la diarrea.

Se succede il vomito, si amministra il rosolio di menta papirita a cucchiaio ed anche in maggior dose per le grandi, quante volte bisogna per sedarle. Lo spirito canforato serve per fare sciogliere i grampi, strofinandolo dovunque succedono.

Palermo, 2 settembre 1885

Rev.mo P. Salvatore (Boscarini),Sia Gesù amato da tutti i cuori.Con piacere ho riveduti i suoi caratteri,

sebbene nessuna notizia ivi ha dato della sua salute.

Scrivo con premura per darle il mio consentimento per la gita a Leonforte, ed avrei voluto anche fare un telegramma, ma mi sembrò una molta pubblicità.

Piacemi ogni temperamento caritatevole che, senza violare i nostri regolamenti, può riuscire a smorzare l'incendio che sta sotto la cenere; però mi persuado che sia troppo presto per riuscire a piegare l'orgoglio di chi vuol dominare. Se il Sig. Eugenio consentisse a fare lavorare uno dei nipoti, e questi non fosse capace di promuovere altro fuoco, sarebbe la miglior via di amalgamare le cose. La S. V. che trovasi sul luogo ed ha la

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grazia della missione, preghi il Signore che le darà ir lumi sufficienti, ed io la benedico nel suo santo nome.

Il Municipio riformò la prima deliberazione, ed in questa riforma non fece altro che specificare i limiti della casa donata per semplice uso. Ora V.S. non dovrebbe rinunciare, ma dovrebbe dire che la riforma a farsi è appunto quella, che cede l'uso a lei personalmente e ai due Sig. Damico e Litteri, senza avervi alcuna parte il Boccone del Povero. Preghi, procuri di guadagnare l'anima del nostro carissimo Patrino, senza questo, ad ogni passo mi sembra che si apra una nuova voragine. Stia però sempre tranquillo nella carità di G.C. vita nostra, e saremo sempre lieti di quello che disporrà il Signore.

Intorno alle mie piccole sofferenze non vi è da angustiarci tanto; io non sono, per le iniezioni fatte, in peggiori condizioni di prima, volendo posso sempre espormi all'operazione; però non posso dire che detto rimedio sia inoperoso, perché produce dolore, bruciore lancinante lungo tutta la parte, accresce la purga ecc, ed io mi persuado che per giovare dovrebbe fare questo.

Però, avendo usato questo rimedio per una ventina di giorni più del tempo indicato, io desidero sapere, se posso sperare che il bene, che non ha fatto sin'ora, lo farà appresso continuandolo. Del resto non voglio affatto cambio alla mia leva, e lo proibisco per ubbidienza, semplicemente m'impetrino la grazia di potere amare il Signore in ogni sua adorabile volontà con tutta la pienezza della mia mente, del mio cuore, e delle tuie forze. Questa io desidero che fosse la sorte di tutte la umane creature, e particolarmente del nostro Istituto. Mi benedica, come io la benedico con tutti. Ascolti il resoconto.

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Palermo, 4 settembre 1885Figlia mia in G. C, Sia Gesù amato da tutti i cuori.Ricevetti or ora il vostro telegramma

«Venga Maestro Mauro, porti strumenti acconciare armonium, Catena, inno San Francesco, Marsigliese» Il Maestro, e più probabilmente il figlio, potrà forse partire lunedì col diretto, arriverebbe in tempo? Avvisate.

Cosa vuol dire la parola catena, che trovasi scritta nel telegramma ?

Quali guasti devono ripararsi nell'armonium? fateli conoscere.

In punto arriva un giovane civile, che si annunzia nipote del Rev.mo P.Arciprete, recandomi una lettera del Rev.mo P.Arciprete, che mi consiglia di consegnare la figlia al padre, venuto appositamente con lui; trattasi della Catalda Russo. Io ho domandato una dichiarazione scritta della verità dei fatti, e domani avrò questa scena. Non dite nulla di questo; informatevi semplicemente coll'Arciprete, se veramente fu lui che scrisse, perché la lettera non ha alcun distintivo della Parrocchia, ed io non ho il bene di conoscere il carattere del Rev. mo P. Parroco.

Sia sempre lodato e benedetto il Signore. La benedico con tutti nel nome del Signore; implorino una benedizione per me da S. E. Rev.ma Mons. Vescovo.

Palermo, 5 settembre 1885

Rev.mo P. Arciprete (S. Cataldo)Sia Gesù amato da tutti i cuori.La sua lettera del 3 volgente, recatami dal

Sig. Maira Salvatore del fu Calogero, in compagnia di Antonino

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Russo, padre dell'aspirante Catalda, fu per me un colpo alla testa, da non farmi nen:mcno per:sare ai t'atti di cui io stesso fui testimone, e, forse tutti di cotesta comune potrebbero accertare. Il rispetto dovuto alla sua degna persona, e l'alta venerazione ai suoi consigli mi istupidirono, e, ubbidendo a quanto mi veniva imposto, io fui costretto a sopportare la violazione del sacro nostro domicilio come tino stupido, per lo spettacolo di una scena crudele quanto quella del paganesimo, quando i tiranni incrudelivano contro le sante vergini del Signore. Avrei dovuto venire alle violenze, per strappare dalle mani di quel padre crudele la povera figlia, ch'era pronto anche ad ucciderla, ed avventarsi contro chiunque, per rimuoverla dal santo proponimento che aveva raggiunto col di lui pieno consentimento. La lettera precedente alla di costui venuta, sarebbe un valido documento per incriminarlo, a questo, si sono unite le violenze tiranniche, fatte contro la figlia nell'altrui domicilio.

Io sono costretto a scrivere; ma non so cosa scrivo, anzi, non so come può scriversi, dietro uno spettacolo di tanta crudeltà e barbarie; ma la S.V. avrà la carità di sapermi leggere e compatirrni; e allo stesso tempo penserà a consigliarmi, implorando anche l'alto consiglio da S.E.Rev.ma Mons.Vescovo, mentre ha la fortuna di averlo presente.

La S.V. mi scrive, clie detta figlia partì senza il consenso dei genitori; questo non è affatto vero, anzi, dovette partire per la furibonda imposizione del padre e del fratello. La storia va così: questa buona figlia io la trovai in cotesta casa di S. Cataldo, ricevuta come aspirante, col

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pieno consenso dei suoi genitori, i quali anzi avevano avuto la diligenza di prepararle il corredo.

Appena arrivato, il primo parente delle aspiranti, che si presentò a me, fu questo barbaro padre, il quale volle essere informato di tutto quello che bisognava, perché sua figlia fosse pronta a partire per raggiungere il suo desiderio. Io l’informai, e lui senza alcuna difficoltà promise, che avrebbe fatto la carta di obbligazione in piena regola; e perché io non avea in pronto la bozza di detto contratto, tornò e ritornò varie volte per aversela, facendorni premura, perché dovea recarsi in campagna per la messe; ed avea desiderio di sbrigare tutto prima, a solo fine, che se io fossi partito pria di ritornare lui iu paese, sua figlia avesse avuto la sorte di partire senza ostacolo.

In queste sue ripetute visite, successe un giorno, che la madre di un'altra giovanetta, che volea entrare, facea difficoltà per firmare detta carta, e lui la convicea, che era molto giusto il farla, e l'invogliava col suo esempio. Dopo che io consegnai a lui la bozza, venne in compagnia di suo figlio, il quale con parole villane arrivò anche agli insulti; e dietro avere violentato a parole la sorella, che con espressioni dolci, miti e sante, proprio ispirate dallo Spirito Santo, seppe sostenere il decoro di Dio, e la verità della sua vocazione, andavano via dicendo che la Catalda dovea partire senza quella carta, e se rimaneva lì, avrebbero fatte tutte le violenze possibili contro lo stabilimento, se sua figlia si fosse negata a ritornare in casa per come avea detto.

Presa di questo timore la povera figlia avendo inte-

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so dalla Superiora che non poteva partire, perché non aveva la carta, e tutte le cose in buona regola, allora piangendo andò in coro a pregare, e dopo aver pregato, ilare, e piena di santa speranza, diceva alla Superiora: Se la S. V. mi accorda la grazia che le domando, le dico il suggerimento che il Signore mi ha dato nell'orazione. Mio padre non vuole aiutarmi, dunque io posso essere calcolata come un'orfana, ed io come tale, domando la grazia di essere portata in Palermo; non sarò Sorella, ed io mi contento, perché non ne sono degna, ma starò come orfana nella Casa del Signore, finchè Iddio disporrà altrimenti. Era il momento di partire, e V.S. ben lo sa, tanto che la cassa di questa buona figlia rimase costì e fu spedita dopo. La Superiora temeva le minacce fatte se restava e non seppe resistere a negare la grazia, che le veniva chiesta con tanta umiltà e virtù, che sembrava veramente una ispirazione divina, e si persuadette a portarla. Il padre non parlò, finchè non seppe che la figlia era qui fra le orfane, appena ricevette questa notizia, si accese d'ira, scrisse telegramma, e di seguito una lettera, dove non vi è calunnia ed ignominia, che poteva fare contro di me, della Superiora, dell'Istituto, e di uno costì, che Egli chiama Direttore locale, chiamandoci settari, e dicendo un mondo di orrori, che doveano essergli suggeriti, e conchiudendo con minacce e jattanze da doversi far leggere agli amministratori della giustizia.

Di seguito a questo, mi arriva la sua lettera; sento un mondo di cose del Sig. Maira, che mi rivelano, che molti in S. Cataldo odiano e denigrano l'Istituzio-

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ne. Sono costretto per ordine suo, e per insistenza del prelodato Signore, a consegnare la figlia ad un padre così crudele, e questo sarebbe nulla, perché sonò obbligato e voglio ubbidire alte leggi; ma essere rimasto come uno stupido alle violenze che quell'uomo usava nel sacro domicilio contro la figlia (la quale ritengo che dev'essere molto maltrattata), e che mostrò anche di volere usare contro le buone Suore, che si trova. vano presenti, perché venne prevenuto che siamo settari, che facciamo giuramenti, ed avveleniamo quelle che mancano a sostenerli sino alla morte. La mia coscienza mi rimprovera che io non usai del mio diritto, e non avvisai la Questura pria di permettere tanta crudeltà, che non potea prevedersi contro quella innocente creatura e che avrebbe commosso anche le tigri. Le assicuro nella nostra casa è un gran lutto, sembra che le ossa nostre fossero slogate, e le nostre membra contu. se dalle più crudeli percosse, e questo per non essere stati tanto preveggenti da impedire uno strazio così crudele. Ho ancora nelle orecchie le parole commoventi ed agnesiane di quella angelica figlia, ed io non le fui di scudo e di difesa. Quale rimprovero non merito da Dio!....

Perdoni R.mo P.Parroco, se sono tanto commosso!

Se l'ira di questo uomo, alimentata da cotesti consiglieri, mi avesse condotto a furia anche di calunnie sino al patibolo, sarei lieto di morire per la difesa della virtù; ma esser mancato di soccorrere una vergine innocente, che veramente risponde alla vocazione... questo, non posso pensarlo.

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Affranto ed abbattuto, come figlio al padre la prego di voler far leggere la presente a S. E. Rev.ma Monsignore Vescovo, informandolo delle cose come vanno costì, per vedere cosa pensa di fare coi lumi del Signore.

Io voglio abbracciare ogni soffrire, ogni penuria, ogni stento per servire Gesù nei suoi Poverelli; ma se la nostra presenza costì eccita tanto contro la virtú e la giustizia, da trovarsi persone che sanno così spingere e consigliare un padre da farne un Caligola o un Nerone, e di munirlo di lettera, per fargli trovare asili opportuni, in caso che avesse trovato ostacolo ai suoi voleri, in questo caso cosa conviene alla maggior gloria di Dio e salute delle anime? lasciare tuttavia le suore o ritirarle?

Se io avessi potuto portare meco i Poveri, avrei risoluto di ritirare le suore sin da principio, perché la questione del P. Gaetano, senza colpa di nessuno, è sufficiente fomite all'origine di ogni disordine: ed io ritengo, che, fino a quando il P. Gaetano non sarà nell'antica sua pace, non potrà l'Istituzione goderlo affatto. E con ciò non intendo dire che quel S. Sacerdote sia la causa di ogni male, ma le di lui sofferenze, per i mutamenti necessari succeduti, hanno disturbato e scisse le anime, in maniera che potrà essere più facilmente la buona armonia tra il prelodato Padre e la nostra Istituzione, che tra coloro che sono di parere diverso pei necessari mutainenti accaduti. Io però non voglio far nulla senza l'ubbidienza del Pastore e della S.V. Contemplino le cose alla presenza di Dio e mi avvisino del da farsi, e allora sarò pronto colla grazia del Signore a far tutto; ma vedendomi causa, sebbene innocente, di tanti mali, io non

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so capire se conviene rimanere o ritirarmi. La prego d'implorare per me, e per questa povera e nascente Istituzione una speciale benedizione di M.re Vescovo e preghi perché il Signore ci custodisca in tanti pericoli. Mi creda con verace stima e rispetto.

P.S. - Mi dimenticava dirle che la buona sua nipote è più serena e sembra che il Signore vorrà presto consolarla.

Al momento tutte piangono per lo strazio sofferto dall'angelica loro compagna e temono che quelli, i quali guastarono la testa e il cuore del Russo, potessero fare altrettanto coi loro genitori e potersi trovare nella stessa condizione.

Palermo 6 settembre 1885

Figlia mia in G. C, Sia Gesù amato da tutti i cuori.Riscontro la sua del 4 o 5 Settembre.

Contento di quello che mi dice per l'accoglienza ricevuta dalle Suore e dai Poverelli. Della gestione durante la sua assenza, spero fra breve poterlo esser del pari per S. E. e S. C.no. Ricevuto il suo telegramma per la venuta del maestro Mauro, io immediatamente scrissi una lettera e l'impostai e ieri colla prima corsa dovea arrivarle. Aspettai sino a sera un suo telegramma; venne il maestro per vedere se fosse arrivato e stabilire il giorno della partenza, ora in questa sua speranza trovare notizia di quello che desiderava saper su tale appunto; ma neanco mi dice una parola, semplicemente ripete che vuole il maestro.

Manderò ora steso per avvertirlo, se potrà partire

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domani, alla veramente se venisse un telegramma che ci avvisa di fare partire il maestro il domani della Madonna, resterei più contento, perché oltre la spesa del viaggio, oltre il regalo che si deve fare al maestro, resterebbe l'obbligo di pagare un sostituto per quello che deve, qui lasciare coincidendo la festa della Bambina.

È bello fare le cose ed io vorrei che tutte si facessero ma vorrei pure che si pensasse a non mancare con le persone che s'incomodano.

Ieri il padre della buona Catalda Russo fece martire sua figlia e a violenza la portò via. Io sono tuttavia convulso di tale violenza barbara, che lasciò fra noi un orrore di detto uomo, una grande edificazione di quella santa figlia, un dolore inconsolabile per non avere potuto impedire tanta sccheraggine. Intesi volte cose del Sig. Maira che fu mandato dal Rev.mo P. Arciprete, come lui asseriva, per assistere quest'uomo terribile e crudele, onde ottenere il suo fine.

Venendo Mons. Vescovo io vorrei che lei l'informasse di tutto per far dipendere dal di lui consiglio, se debbo ritirare le Suore o lasciarle, ed in quest'ultimo caso vorrei che Monsignore, se lo crede, potesse mettere tutto sotto la sua valida protezione, perché si evitassero tanti mali, quanti desiderano farne succedere quelli, che non sono contenti della nostra presenza costì. Se Monsignore giudica che la nostra presenza costì sia per dar gloria al Signore e far bene alle anime e allora resteremo, se però crede e per fatti di P.Gaetano, che sono l'origine di tutto, e per l'opposizione di tanti, che non ci vogliono, che sia più utile il ritirarci che il rimane-

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re, in questo caso mi avvisi al più presto possibile per disporre l'occorrente. Il Vescovo ha diritto di entrare ovunque anche nei dormitori, noci faccia lo sbaglio di volerlo impedire. Dirà che i nostri dormitori si tengono come locale di clausura, ma il Pastore solamente ha diritto di entrarvi e con esso possono anche entrarvi quelli che sono in sua compagnia perché ha la piena autorità di dispensare per tutto. Se le domanda della regola, le dirà che noi seguiamo quella di S. Vincenzo, ma essendo nascente l'Istituzione, il regolamento che in atto si hanno è quello che lei sa, e potrà dirglielo tutto. Al Vescovo può dire tutto e con quella moderazione e prudenza che si suppone in una Superiora. Implori per noi la Pastorale benedizione. Dica che se non fossi incomodato, sarei venuto di presenza. La benedico con tutti.

Palermo, l0 settembre 1885

Figlia mia in G. C.Sia Gesù amato da tutti i cuori! È a credere che i casi colerici, che si sono

asseriti, non sono stati veri, o che il Signore abbia voluto liberarci per l'intercessione della Mamma SS. e della Verginella nostra Patrona S. Rosalia.

Tutti gli altri casi che si sono detti, oltre quelli del Borgo S. Lucia, sono stati smentiti dagli stessi medici e dalla vigilanza attivissima del nostro provvido Municipio, il quale, in questi altri punti, non ha lasciato guardie sanitarie né ha bruciato mobili ecc. Questo ci fa credere che, a poco poco, svaniranno questi timori, e speriamo con la grazia del Signore potere essere libera-

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ti. Vi prego, intanto, a noci stare in pensiero, perché, giusta l'esperienze del Dott. Tunisi, che io credo sincere e vere, il colera non è un male così terribile come si dice. Se in una località, dove si terne che già vi sia stato qualche caso di colera, ognuno che fosse attaccato di diarrea alla seconda o alla terza chiamata comincia se a fare uso del laudano liquido di Sydman, alle dosi competenti e agli intervalli prescritti, tutti si guarirebbero, e finirebbe questo grave spavento del male. Noi qui, in ogni caso, siamo forniti di Solfato di ferro e cloruro di calce, e di zingo per disinfettare le latrine e stanze. Abbiamo pure pronta, in ogni caso, una buona dose di laudano liquido, colle boccette contagocce per venire agevole ad amministrarlo; e se mai si presenterà il caso della diarrea, saremo pronti ad incominciare l'amministrazione di questo rimedio, potete stare sicuri che non avremo nulla a temere. Le dosi da amministrare sono: da 15 a 20 gocce ogni mezz'ora per uno grande, da dieci a 12 per una ragazza, da 3 a 5 per una bambina. Alla seconda o terza chiamata p. e. di una grande si comincia ad amministrare il laudano con 15 gocce, o in pietra di zucchero o in un cucchiaio d'acqua, alla mezz'ora, se continua, 16. all'altra mezz'ora, se continua, 17. e sino a 20. Se anche arrivati a 20, continua, si replica per tante volte, finchè lo stomaco si va serenando, e poi, quando migliora, si comincia a decrescere ed allontanare l'orario dell'amministrazione; essendo buona, si sospende.

Se succede che la quantità del laudano amministrato rechi ebbrezza, o sopore, in questo caso si ammi-

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nistra una buona tazza di caffè con un poco di rum e tutto finisce. State serene, e non pretendete che si dessero giornaliere notizie, perché non abbiamo affatto il tempo di farlo. Ancora noi siamo tranquillissimi, e lo sa Dio che premura avrei voluto di uscire, e non ho potuto, per scrivere la presente. Ripeti lettere per tutte le cose, ogni giorno, e vedi quello che ci vuole. State serene, senza pretendere lettere giornaliere; scriveremo come potremo. Pregate il Signore, la Mamma nostra e la V. S. Rosalia e tanto basta. Viva Gesù. Vi benedico con tutti nel nome del Signore. Il Sig. Compare non mi ha fatto arrivare notizie di sé. Si possono spedire le commissioni da lui datemi o resteranno in ferrovia? mi avvisi. Di nuovo vi benedico con tutti, arrivederci. Tutti buoni, nessuno escluso. Suor Felicita in Paradiso con segni certi.

Palermo, 12 settembre 1885

Rev.mo P. Salvatore (Boscarini),Sia Gesù amato da tutti i cuori.Avrà ricevuto il mio telegramma, nel quale

la pregavo aspettare mia lettera.La sua famiglia ha telegrafato perché lo

vogliono costi; ed io giacchè vi si trova, non ho creduto di dovermi negare per molte ragioni, fra le altre quella che è pure una Casa nostra e la sua presenza potrebbe essere utile per tante ragioni. Qui dicono tante cose. Ma tranne gli spaventi che hanno prodotto i Signori che attendono all'igiene del paese, se veramente esiste il colore noi non lo sappiamo e non lo sanno nemmeno i Parrochi

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e sua Em.za, invitando alla preghiera, in un suo edito, dice: che il Signore, che per la protezione della Madre nostra Santissima e l'intercessione della V. S. Rosalia ci ha liberato dall'invasione del colera, ci liberi ora dal timore di averlo vicino.

Io non so capire quale sia la verità. Quello che più mi spaventa sono le disposizioni sanitarie, che dove succede un caso dubbio di questo male, siccome quelli che lo denunciano sono regolati, immediatamente vanno guardie mediche disinfettanti. Si pigliano l'ammalato e va sul vapore di Corvajo e tutti i buoni del vicinato al lazzaretto, che hanno formato alla Costelluccia. Il Municipio mantiene a tutti. Si brucia la roba ed è per tutti uno spavento indicibile. Anche per noi questa sorte minacciata con ufficio di dovere rivelare qualunque caso sospetto; ed io temo di questo più del colera, perché l'idea che debbo consegnare chi potrebbe ammalarsi e dei buoni ne faranno lo sperpero, che ne vogliono, mi atterrisce più del colera. Speriamo che il Signore ci custodisca, come ci ha custodito fin'ora e allora saremo felici. A Terre Rosse si sta costruendo una barracca in fondo al giardino. Speriamo che non servisse mai. Per la colletta e migliorameno d'igiene ho cercato di provvedere alla meglio, tuttavia le suore escono a raccogliere, come l'ordinario, e non hanno mancato di nulla. Preghiamo e speriamo. Però pei soli timori e pei preparativi non ci resta un minuto di tempo; se veramente succederà lo sviluppo del male come faremo a scrivere come tutti desiderate? Non bisogna pretendere questo impossibile, e bisogna stare sereni e abbandonati all'adorabile volontà

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di Dio. Se in queste circostanze non ci mostreremo figli di S. Vincenzo, quando potremo arrivare a questa sorte? Coraggio e fiducia nelle mani di Dio e tiriamo avanti. Dica alla Superiora che profitti di questi momenti per crescere nella unione divina e stia tranquilla; io scriverò quanto più potrò, ma il silenzio deve tenerla sicura per quello che più sensibilmente può interessarla. Sinora si assicurino. Siamo tutti buonissimi al nostro solito. Suor Felicita in Paradiso, avendo anche predetto il giorno della sua morte che fu quello della Bambina. Anima benedetta! Resti adunque costì e se può, posterghi Licata e Canicattì, per audarvi a miglior tempo. Se poi questi hanno premura e non vi sarebbe pericolo d'incontrare, come è facile, cordoni sanitari e la famiglia sua non soffre molto e cotesta casa può soffrire la sua assenza di pochi giorni, vada pure; ma ritorni costì. Non curi l'esazione di quello che V.S. potrebbe esigere; in caso credo che qualche benefattore di costì sarà cortese ad aiutarci, poi la rimborseremo. Preghi per noi e stia tranquillo, perché l'aiuto della preghiera è potentissimo. La benedico con tutti, come desidero essere benedetto.

Palermo, (Terre Rosse) 16 settembre 1885

Rev.mo P. Salvatore (Boscarini),Sia Gesù amato da tutti i cuori.Non perché il Signore non lo crede degno,

non perché io voglio essere caritatevole verso le sue debolezze, non perché i suoi lo desiderano costì, io ho creduto d'impedire il suo ritorno in questa; ma perché ho cre-

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duto prudente che la S. V. compia pria di tutto cotesti affari, quelli poi di Licata e Canicattì, e se veramente si sviluppa il colera, la sua presenza costì potrà essere utile alle tre case di Valguarnera, S. Cataldo e Girgenti, ove sarà impossibile che andasse uno di noi.

Qui tuttavia, se la furia delle provvidenze municipali non avessero gettato l'allarme, non si saprebbe da nessuno che esiste il colera, o perché effettivamente il colera non esiste affatto fra noi, come si tiene da tutti, o perché sarà tanto discreto e benigno da non potersi chiamare colera. Se veramente il colera è fra noi, è da tenere che la Vergine S. Rosalia abbia voluto proteggere particolarmente noi, e mostrare ai nostri governa tori, che se oggi dormono, non dorme colei che ci ha sempre protetto ed assistito col valido suo aiuto.

Di certo le posso dire, che quanti parroci ho interrogati mi dicono, che nei loro quartieri non vi è stato alcun caso, e tutti convengono che quelli che hanno violentemente trasportato all'infermeria gallegiante sono stati affetti di altre malattie e non di colera.

Il vero colera è appunto il gran timore che il Municipio ha sparso, per la violenza colla quale ogni menomo caso sospetto immediatamente è denunziato, e chi lo denunzia ha un premio di 5 lire. Appena denunziato, parte una commissione medica, ogni medico ha L. 25 al giorno, portando seco guardie municipali e questurini. Cominciano a fare gettare disinfettante nella via, nella casa, nella scala, trasportano l'ammalato all'infermeria galleggiante e i buoni alla Castelluccia, bruciano mobili, bianchelerie, chiudono la casa, e i parenti pos-

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sono trovarsi usciti, non possono più rientrare in casa loro. Fra questi ammalati mi hanno detto che uno avea il vomito causato da un'ernia carcesata, un altro per avere abusato del vino, ecc. ecc. Il fatto è che tutto il paese non vuol credere che vi sia il colera, e, tutti, più del colera, temono le misure sanitarie del nostro Municipio. Io veramente le assicuro che al pari degli altri sono di questo solo intimorito, perché se vi fosse in una delle nostre case un male qualunque che possa recare sospetto, non so cosa avverrebbe di noi. Per misericordia del Signore ancora siamo immuni, eppure annunziarono che vi fu un caso di colera alla 5 casa; mentre non fu affatto vero, e i medici stessi, che vennero, si accertarono che tutti erano buonissimi.

Però il Comitato sanitario ha gli occhi sopra di noi e vuole diminuire il numero dei vecchi, facendone trasportare una porzione ai Cappuccini; però taluni dicono che quei belli saloni e quel vasto locale avesse fatto venire in mente, a chi dirine, di voler preparare un ospedale pei colerosi. In punto che io scrivo, so che alla 5 Casa è andata una Commissione a tal fine. Preghiamo e speriamo che il Signore ci aiuti.

Per tutto quello che le ho detto può serenarsi; ancora il colera non è fra noi e speriamo che la Vergine Santa ci custodisca sino alla fine.

La S. V. si tenga pronta per volare in quella, di coteste nostre tre case, ove può esservi maggiore bisogno, particolarmente, se qualcuna delle nostre Suore potesse essere attaccata.

Tratti con Licata e Canicatti come crederà oppor-

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tuno, ma non abbia pensiero di ritornare fra noi, dove al momento non vi è nulla, e speriamo che nulla vi sia per l'avvenire.

Noi tutti buoni e così può assicurare tutte le Suore dei loro congiunti e particolarmente la Superiora.

Ci aiutino colla preghiera e saremo salvi.Il Vescovo di Noto è stato a Girgenti e

vuole 24 Suore per 4 case nella sua Diocesi. Veda che premura abbiamo di Suore e Superiore!

I Frati bisognano pure in gran numero e particolarmente per la colonia agricola di S. Giuseppe Iato, ove non pare che si potessero mandare questi, perché non bastano ai bisogni della S Casa.

Stia tranquillo non faccia più premura di tornare. Sistemi Licata e Canicattì, come meglio crede opportuno dinanzi al Signore, si tenga pronto per S. Cataldo e Girgenti, ove il bisogno lo esigesse e viva in pace, che S. Vincenzo l'ha notato tra figli suoi. La benedico con tutti e domando con tutti la sua benedizione.

Mi dimenticava dirle che in questo giardino di Terre Rosse si sta costruendo in legname un' infemeria, e speriamo che servirà pel saggio che debbono fare le Orfanelle.

Di nuovo mi benedica con tutti e mi creda sempre. Ossequio tutti.

Palermo, il giorno delle SS. Stimmate di S. Francesco, 17 sett. 1885

Figlia mia in C. G, (alla sorella Vincenzina)Sia Gesù amato da tutti i cuori.Faccia fare dei clisteri con l'amido e 10

gocce di lau-

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dano alle due Suore colla diarrea. Speriamo che S. E. fosse presto nello stato di potere viaggiare e combineremo come farla venire, anche mandando delle Suore, per scontrarvi in qualche stazione, di maniera che possiate fare pronto ritorno collo stesso treno, che si scontra nella stessa giornata, per non restare ad un ambiente nuovo. Mentre io studio il come combinare, voi siate pronti ad avvisarmi della possibilità di questo fatto.

Sta malissimo l'andamento del Sindaco, di aver fatto conservare i letti senza nessuna prevenzione, ma ancora più male sta la cosa, se quegli oggetti fossero stati contagiati e ricondotti a casa, senza averli fatti passare pel bagno disinfettante del sublimato. Io però non capisco come gli agenti municipali avessero potuto penetrare in detta stanza, senza voi saperlo e senza prima domandare la chiave. In ogni modo senza mostrare risentimento personale, informatevi con persona prudente per sapere, se in quei letti vi dormirono persone sospette di colera; nell'affermativa, avvertitemi che vi dirò il da fare anche mandandovi l'occorrente.

Vuol dire che le sofferenze sue furono serie e molto lunghe per riportarne tanta debolezza. Non sospendete l'uso delle cartoline, se pria non vi rimettete del tutto; però secondo il bisogno ne piglierete una o più. A S.E. una tazza di decotto di malva, senza sospendere la cura che fa, se riesce giovevole.

Oggi credo che la città sia ritornata al meglio; non sono ancora informato con sicurezza, ma ho inteso dire così. S. C. e S. B. vanno benissimo, è da sperare che questa sera o domani ritornassero in dormitorio. La

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ragazza, che fu attaccata ieri, è meglio ancora. Il resto e di tutte le case, buone o meglio libere da questo male temuto; poi vi sono le solite sofferenze, ma nulla di positivo.

Si desidera sapere, se l'aspirante Grazia venuta da S. Cataldo ultimamente, lì fosse stata aminalata; se è vero che pigliava il cortice più volte al giorno, e se mangiava quante volte voleva, e se avesse avute sofferenze nervose.

Questa Superiora con tutte le Suore la ossequiamo, non tutti della Comunità.

Tutti dei nostri stanno benissimo.La benedico con tutti nel nome del Signore.

Palermo, 17 settembre 1885

Figlia mia in G. C, Sia Gesù amato da tutti i cuori.Ho varie sue a riscontrare; ma non le ho

presenti e per conseguenza non ricordo che cosa dovrei riscontrare. Semplicemente le dico che qui siamo tutti di buona salute e noi e i Poverelli, che il Signore ci ha affidati. Speriamo che continua così la salute delle nostre case, sebbene ci vogliono far credere che il male cresca nelle sue proporzioni e che si dilati pel paese nostro, ma sempre in proporzioni assai miti.

Ricordo che Ella domandava il permesso di venire per potere assistere questi colerosi; ammiro la sua carità, ma non posso contentarla, perché il Signore l'ha messo alla custodia di codesti Poveri, ed è questo l'ufficio al quale dedicare la sua carità e tutte le forze. Se avesse a sua disposizione l'ubiquità e l'onnipoten-

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za, potrebbe fare tutto, essendo limitati, dobbiamo tenerci a quello che l'ubbidienza ci comanda, perché per questo abbiamo la grazia del Signore e pel resto potremo cadere nei trasporti del nostro cuore.

Se il Signore vi custodisce illesi, sia benedetto e lodato, se il paese sarà visitato, allora dovete impedire qualunque commercio, e la visita dei parenti si trasporterà alla fine del male, che Dio non voglia.

Le Suore che escono per la colletta si profumeranno coi disinfettanti pria di rientrare in casa, userete di questi disinfettanti pei cessi e per tutto lo stabilimento, che procurerete di tenere pulito. Metterete i Poveri quanto meno assembrati è possibile, anche iiscendoli nelle corsie del convento, e se il Signore vorrà, che con tutte queste doverose cautele succeda anche che il male penetri, allora prenderete un locale il più separato, e le ammalate di cholera saranno subito separate dalle buone; si destineranno le Suore per assisterle tirandole a bussolo, tra quelle che desiderano di prestarsi, e queste avranno una stanzetta vicina alla infermeria per non avere più commercio colle altre, se non per via di profumi. È Dio che ci deve custodire, ma noi non possiamo trascurare i mezzi che si credono proficui.

Di questi disinfettanti deve provvedervi il Municipio; il medico deve dirvi come dovete usarli, e voi dovete essere attive ad eseguire le prescrizioni.

Il sistema di cura che io ho disposto, nel caso che il Signore volesse visitarci nei nostri stabilimenti, è questo. Se uno o una grande è affetta di diarrea anche semplice, a due o tre evacuazioni, che lasciano ancora lo

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stomaco turbolento, immediatamente io fu amministrare 15 gocce di laudano liquido, del quale ho provveduto ogni casa con fiaschetto contagocce per poterle facilmente contare, e, se continua la diarrea, si aumenta sino a 20 gocce; amministrando 16 alla prima mezz'ora, 17 alla seconda, 18 alla terza, 19 alla quarta, 20 alla quinta; e se tuttavia continua, si continuano 20 gocce ogni mezz'ora, finchè succede la reazione che, come assicura il Dottor Tunisi, è certa a venire, quando il laudano si comincia ad amministrare da principio, e non si trascura il male perché questo Dottore assicura che, quando si cura con questa attenzione, tutti gli ammalati si salvano. Per quelle di mezzana età, spìngerà la dose del laudano da 9 a 12 gocce, per le piccole da 3 a 6; ripetendole sempre collo stesso sistema. Oltre a ciò, vi è chi consiglia di prendere un limone fresco, che conserva ancora lo spirito nella scorza, farlo cuocere tagliato in quattro parti in tre chicchere d'acqua, ridurlo ad una sola, e fare pigliare caldo questo decotto ed il male immediatamente finisce come per incanto; questo rimedio l'ho visto consigliato da un avviso che è inserito per tutte le mura della nostra città a firma di certo Sig. Giacalone, assicurando che chi ne ha fatto uso si è immediatamente guarito; io, ve lo dico, ne potrete fare esperienza, se il Signore non mi farà la grazia di risparmiarvi.

Oltre questo rimedio, vi é un farmaco detto dei fratelli Martino che tutti mi consigliano, ma lo vendono a 10 lire la bottiglia, di questo parleremo nel caso dell'estremo bisogno, se le semplici medicine che vi ho detto,

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non daranno giovamento. Se quelli che useranno il laudano avranno dei sintomi di assonnamento, questo passerà immediatamente con l'uso di una buona tazza di buon caffè con un po' di rum.

Ho voluto scrivervi queste cose per stare sereno; ma mi auguro che né voi né noi ne avessimo bisogno.

Ora una notizia che certamente è diapiacevole. La buona Vincenza nipote del Rev.mo P. Arciprete ritorna; il Signore non la vuole qui, o essa non vi vuole stare. Sarebbe contenta di star sempre, da secolaretta, uella casa di S. Cataldo; ma io la prevengo che questo non può essere affatto. Per la buona Cataldo che mi scrisse e nel di costei fratello che mi scrisse pure, riscontrerò, come avrò un poco di tempo.

Nessun dettaglio lei mi ha scritto della visita del Vescovo, tranne che cose in massa e vaghe; cantarono l'Osanna all'Ec.mo? che disse Monsignore? Non posso più prolungarmi. La benedico con tutte le Suore, le Orfane e i ricoverati. Procuri di ottenere mezzi per tenere una igiene più sana e regolata, con carne e vino allontanando l'abuso delle frutta e dei legumi. Poi in tutto abbia fiducia ed abbandono in Dio e nell'intercessio ne dei nostri santi Protettori, e tutto andrà bene.

L'accerto anche della salute di noi e dei parenti di tutte le nostre Suore. Preghino Gesù e Maria per noi, e stiino liete, ancorchè non ricevessero nostre lettere, perché siamo in molte faccende, dovendo essere sempre pronti a rispondere alla sorveglianza delle Commissioni d'igiene, che sono sempre in continua ispezione. Grazie al Signore non han trovato da dire nulla nelle

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nostre case, comunque i giornali avessero scritto cose non vere delle case nostre. Sono venuti e sono rimasti commossi e meravigliati.

Sia Dio benedetto in eterno.La benedico di nuovo con tutti.P. S. -Sono rimasto dispiaciuto che le coltri

e i guanciali della mamma nostra si ordinò di eseguire tutte in solo oro, e si tolse il pittoresco, che io desiderava per stare più gaio, e non così monotono, comunque vi fossero molte varietà di reti e di lavori; ma la spesa sarà il triplo pel solo oro, senza parlare della manifattura che, con tanta nostra perdita, si regala, e la Superiora mi diceva l'altro ieri che, come finisce l'oro comprato, non può, più lavorare. Serva di sua intelligenza.

Palermo, 19 settombre 1885

Figlia mia in G. C, Sia Gesù amato da tutti i cuori.Ho scritto in pari data una lettera al R.mo P.

Arciprete compiegandogli una lettera speditami da Maestro Peppe Mistretta, il quale minaccia di voler fare una seconda scena dell'uomo Russo. Ho pregato il Rev.mo P. Arciprete di far leggere a lei quella lettera, dove si dice che la figlia era entrata per convenienza nella nostra casa e non per vocazione, che vorrebbe andarsene ed è lei che la trattiene, e si minaccia di quanto minacciò di fare e fece il padre della martire Catalda.

Io ho qui le site lettere, nelle quali mi dicea che né la madre era tale da essere ricoverata nella casa nostra, né la figlia da farsi suora. Suppongo che, se la figlia

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ora è cambiata, resisterà alla volontà dei genitori, ma è pure guarita in salute? se è sempre ammalata, non può certamente abbracciare la regola, se sta senza vocazione, e non credo ragionevole che si trattenga; se poi veramente il Signore ha voluto regalarla della salute del corpo e dell'anima, ancora collo spirito della vera Vocazione, allora essa stesa basta a difendersi dalle affettuose o interessate pretese dei genitori.

Noi non dobbiamo mai mettere parte attiva in questa lotta, ma non deve mai più ripetersi la scena di orrore che si verificò.

Ella dunque dica a Maestro Peppe, se la figlia è ancora nninorenne e veramente vocata, che non può sferrarla per un braccio e metterla fuori, ma, se la figlia vuole andare volontariamente, è padrona di andarsene, e se volontariamente non vuole andare, il padre può rivolgersi all'autorità competente e la figlia uscirà per l'imponenza della legge, senza succedere scene di barbarie e di orrore nella casa nostra. Se poi come lei mi dicea, anche di presenza, e mi ha pure scritto, la figlia non ha la salute e la vocazione della nostra osservanza, allora si consegni al padre e per l'avvenire saremo assai più cauti a ricevere le aspiranti.

Qui nelle nostre case salute ottima; nella città il colera cresce; speriamo che il Signore voglia degnarsi di arrestare questo male o che serva al bene delle anime. Ho scritto con grandissima fretta, perché, comunque immuni dal flagello, pure in questo momento il lavoro è tale che dovremmo essere per lo meno un 10 sacerdoti. Non stia quindi in pensiero, se ritardo a scrivere.

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Non si dimentichi di dare a mangiare igienicamente ai Poveri e di usare il laudano, come le ho scritto, se mai compariranno costì delle diarree, da 15 a 20 gocce pei grandi ogni mezz'ora, finchè dura la diarrea, da 10 a 15 per la mezzana età, da 3 a 5 o 6 pei piccoli, e cominciando alle prime chiamate, non avrete nulla a temere. li P.Boscarini è a Valguarnera e l'ho lasciato là per, correre ove possa esservi bisogno nelle case fuori Palermo. Speriamo che il colera si limiti alla sola Palermo e che voi restiate immuni; in ogni maniera avvertiteci opportunamente di qualunque bisogno possiate avere. La benedico con tutte le Suore le orfanelle e le ricoverate; preghino Gesù per noi. Di nuovo la benedico.

P. S. - Di tutti i parenti delle nostre Suore, non escluse Maria e Fratello, buone notizie, stiano tutte serene. Non lascino, potendo, di scrivere alle rispettive famiglie.

Palermo, 21 settembre 1885

Figlia mia in G. C, Sia Gesù amato da tutti i cuori.Non temete nulla, abbiate fiducia nell'aiuto

di Dio e della Mamma nostra e nella intercessione della Vergine S.Rosalia, e usata il laudano per come vi ho detto ad ogni caso di vomito o di diarrea; da 15 a 20 gocce per le grandi, da 10 a 15 per le mezzane, da 3 a 6 per le piccole, continuandolo ogni mezz'ora, se il male continua, diminuendo e allontandolo, se diminuisce e non avrete nulla a deplorare.

Finora nelle nostre case, aiutandoci colle preghiere e

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con questo rimedio, non vi è stato nessun caso. Speriamo che il cordone sanitario vi liberi dal colera, ma se succede altrimenti, fate quanto vi ho detto e state tranquille.

Se noi non avessimo interne, io sarei lieto di darvi il permesso di chiudervi negli ospedali colerosi e offrirvi vittime a Dio per l'assistenza dei poveri ammalati, ma essendo al servizio delle orfane e nel piccolo numero di tante che non potete bene portarne il servizio, anche nei tempi tranquilli, cosa farete a dividervi in questi momenti, che lo stabilimento ha maggior bisogno della vostra attività e del vostro servizio? Se il Signore conserva la salute delle orfane, le suore che devono uscire per recarsi all'ospedale dei colerosi debbono restare sempre là o devouo ritornare? Se ritornano, non mettono in cimento la salute di quelle che devono custodire? Se potessi mandare altre Suore, lo farei ben volentieri, perché separate da voi, si destinerebbero a quest'ufficio solamente, ma non avendole, debbo dire che non è arrivato ancora per noi il tempo di pigliare parte a questo grande esercizio di carità, perché siamo ancora molto piccoli.

Per la cucina a dividere la minestra giacchè, il Municipio provvede la casa degli alimenti necessari e ritira le Suore dalla colletta, le due Suore possono andare a prestare, con orario, questo servizio e ritirandosi in casa si profumeranno pria di mettersi in commercio del le altre, che sono dentro lo stabilimento.

Io desidero che voi mettiate la vostra serenità nel pregare efficacemente per noi, e uon nelle lettere, perchè altrimenti mi sequestrerete a tavolino, e sebbene il Si-

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gnore ci ha fatto la grazia di tenerci immuni finora, pure voi potete capire quale sia il nostro da fare in questi momenti, dovendo provvedere a tutto.

Quando potrò, non lascerò di tenervi avvertite della nostra salute, che dovete tenere come buona, finché noli avrete nostre nuove in contrario.

Suffragheremo l'anima del defunto Sac. Indelicato, che sarà a godere la faccia di Dio. Per la lettera assicurata, io riscontrerò un foglietto per l'altro scritto suo, che mi ha amareggiato tanto il cuore; al momento non possiamo dare altro provvedimento che quello della separazione la più assoluta ch'è possibile, come pure le scrissi, e poi si penserà. Questo è il vero colera e la sventura più terribile! Giuseppina potea scrivere che il colera è una vera chiacchera, e lo scriveva anch'io! ma ora, se quella buona figlia continuerà a dirlo, vi basti, che nelle nostre Case non vi è nulla e siamo tutti di buona salute.

Così credo che siano tuttavia in Monreale, S. Cataldo e Valguarnera.

Pregate il Signore per tutti, perché li esenti con tutti gli abitanti delle rispettive contrade. Fuggono le Dame e le distinte famiglie, e Dio le benedica e le conservi; ma io mi auguro che non dimenticheranno le orfane che lasciano in città. Faccia i più teneri ringraziamenti al Sig.Messina per la carità che usa verso coteste orfanelle! che Dio lo conservi con tutta la città e la sua famiglia. Voglio essere assicurato che avete capito il modo come usare laudano per evitare che il colera si sviluppi nella nostra casa, usandolo sin da principio. La be-

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nedico con le Suore, le orfane e le povere vechierelle.

Badate a custodire il deposito che Dio v'ha affidato.

Palermo, 21 settmbre 1885

Figlia mia in G. C, Sia Gesù amato da tutti i cuori.Non so capire cosa intende dirinì sulle

novità di regola del P. Gambino e ne vorrei schiarimenti. Per la storia di M. Peppe e moglie, io non so che dire, resto proprio di sasso nel pensare che da una famiglia tanto buona possa riceversi tutto questo. Loro dicevano che sua figlia aveva la vocazione, e che la salute aveala impedita a venire, ma che essendo risoluti anche loro a dedicarsi per servire i Poveri, supplicavano di accettare la figlia, anche così inferma che il Signore l'avrebbe guarita e se questo non fosse accaduto, certamente alla figlia non avrebbe mancato d'immolarsi per amore di Dio, comunque ammalata. Io accettai i due coniugi, ma non per vestire l'abito ma per prestare come aspiranti il loro servizio, perché altrimenti, ancorchè io l'avessi voluto, non sarebbe stato possibile di farlo; non essendovi voti solenni nella nostra comunità; poi intesi dire che non rispondevano ai loro proponimenti; ora sento dire tutto questo, dietro quella lettera inviatami, che a questa ora avrà potuto leggere, e veramente io dico che abbiamo bisogno che Dio ci formi veramente alla sua carità, per potere perseverare in cotesta casa! Speriamo che il Signore ci aiuti, e vedremo qual'è il fine pel quale ci ha condotto costì.

A Girgenti il Municipio e le Dame hanno provveduto

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Di tutto la casa delle Orfane, e non vogliono che le Suore continuino a raccogliere l'elemosina, se si sviluppa il colera. A Valguarnera i soli privati benefattori hanno fatto lo stesso; costì cosa hanno fatto? vogliono o meglio promettono di mandarle un poco di zolfo per esentarle dal morbo! che Dio li benedica, e benedica pure il Sig. Vassallo che ha pensato di mandare otto tumuli di frumento.

Quanto risultò la colletta fatta in campagna dai proprietari? Lei mi domanda cosa fare per Eloisa, la quale sebbene venne a forza, pure ha ottenuto la grazia della vera vocazione. Ma il Signore le ha dato la salute per abbracciare l'osservanza? se sì, può per noi restare come aspirante costì, finchè sarà provveduta del corredo e del vitalizio o dai propri Genitori, o da altri benefattori, tra i quali sarà fra breve il Vescovo di Noto, che è pronto a fare il vitalizio a 24 Suore per 4 case che vuole aprire nella sua Diocesi. Ma questo col modo come s'interpreta l'evangelo nelle nostre contrade, e quante volte la figlia è maggiorenne; ma se non è maggiorenne, conviene che faccia tutto il Rev.mo P. Arciprete, purchè non si facciano delle violazioni di domicilio, e non si ripetano le scene di Russo in cotesta nostra casa.

Lei non pigli alcuno interesse, lasci piena libertà alla figlia, se è maggiorenne, di andare o di rimanere, a proprio talento, e se vengono in lotta coi Genitori, dica al Rev.mo P.Arciprete che si scarica di ogni responsabilità, e lascia al di lui consiglio la figlia e i genitori, purebè non succedano violenze in casa nostra.

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Perché il cavallo non si è riffatto sinora? avete dovuto mantenerlo tanto inutilmente ed ora non trovate più opportunità di riffarlo! Sia tutto come vuole Iddio! Mi dica lo stato veridico della sua posizione. Se basta l'elemosina o la colletta a mantenere i Poveri, quale premura pigliano i Deputati per provvederli in caso che si sviluppa il colera, se tolsero i debiti, se possono aver credito per tirare avanti. Se avendo il bisogno di cercare l'elemosina potranno uscire a cercarla, quante volte il Signore permetterà che si sviluppi il colera nel paese, o se i benefattori si dispiaceranno di vedervi dinanzi le loro porte ecc. Insomma mi scriva di tutto per vedere in tempo cosa devo fare per mettere in sicuro la vita di cotesti nostri Poverelli. Intorno a prestarci per l'assistenza dei colerosi, sarebbe il mio desiderio, ma sembra che non possiamo effettuarlo. Se noi fossimo costì per fare semplicemente la scuola, e ci trovassimo nelle vacanze e per conseguenza senza alunne, o le alunne si allontanassero per l'occasione del colera, in questo caso essendo libere, e senza alcuna responsabilità, l'avrei avvertito a mettersi a disposizione del Sindaco per l'assistenza dell'ospedale dei Poveri attaccati di colera. E se non avessero trovato locale pronto, vi avrei scritto di offrire a questo fine la vostra stessa casa. Ma avendo un interno da dover custodire, e per conseguenza da separare dal commercio esterno del paese per evitare possibilmente che il male entra in casa, ed essendo così poche di numero, che in tempo ordinario non bastate all'ufficio, come vi sembra possibile di abbandonare la propria responsabilità, per assumerne un'altra, alla

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quale tutte assieme non potete bastare, dovendovi prestare di giorno e di notte al servizio dei poveri ammalati? e se si sviluppa il male in casa vostra? verranno quelli di fuori ad assisterli? Non avendo mezzi per mantenimento giornaliero, la colletta non si può lasciare, ancorché i cittadini non volessero più contribuire, perché il vostro girare per gli associati servirebbe per fare sapere che i Poveri che muoiono di fame non muoiono per colpa vostra, ina perché essi non danno più il soccorso necessario; e voi non potendo credito, non potete supplire altrimenti. Gli uffici tutti interni devono portarsi allo stesso moda. Dunque chi può andare ad assistere gli ammalati esterni? e se avrete ammalati interni, sarà anche una sollecitudine di più!

Se poi pensassero a provvedervi per la cibaria, e per tutto quello che potrà bisognarvi, potreste disporre di due Suore solamente, e due Suore possono bastare per sostenere il servizio di un ospedale di colerosi? Né potete dirmi facciamo a muta il servizio, perché allora non custodirete più l'interno; la vostra carità che sarà ammirata dal paese, sarà a danno dei vostri poveri, perché voi vi porterete il contagio. Da tutte queste riflessioni, io ho dovuto conchiudere, che non avendo altre Suore da poter mandare esclusivamente per questo fine di venirsi a chiudere cogli ammalati in qualche ospedale per portarne il servizio, dobbiamo contentarci di aspettare che il Signore ci faccia crescere per arrivare a potere avere questa gran sorte.

Del resto speriamo che il Signore circoscriva a Palermo questo flagello e non lo faccia passare altrove, ma

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quando si presentassero delle occasioni che ci metterebbero nella condizione di poterli prestare, mi scrivano e risolveremo dinanzi al Signore.

Qui il male continua, male nostre case fin'ora sono libere e si gode buona salute. La colletta viene meno perché la maggior parte degli associati sono scappati, ma la Provvidenza non ci ha abbandonato, tiriamo avanti con buona igiene.

Non pretendano continue lettere, perché abbiamo molto da fare. Ritengano sempre le buone notizie, finchè non sentano da noi stessi che il Signore ci ha visitati, e preghino con fede e fervore, e la loro preghiera sarà la nostra salute.

Ossequio il Rev.mo P. Arciprete e tutti del Clero. Al Rev.mo P. Gaetano i miei particolari rispetti. Per gli esercizi e le prediche procureremo un tempo più opportuno; per ora pregate.

La benedico con tutte le Suore le Orfane e i Ricoverati. L'accerto del benessere di tutte le nostre case, e dei nostri congregati, e tornando a benedirli mi segno.

P. S. - La buona Fragale ieri non volle affatto. partire in compagnia della famiglia Maira, e la vidi contenta di aver fatto questa risoluzione; è una buonissima figlia, ma mi sembra assai timida nelle sue risoluzioni; la stessa è di buonissima salute, come siamo tutti bene.

Palermo, 23 settembre 1885

Figlia mia in G. C, Sia Gesù amato da tutti i cuori.Dalla sua del 21, rilevo che dovette ricevere

l'ulti-

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ma mia, perché mi dice che l'Arciprete ricevette quella che gli spedii in pari data. Ma del resto al vedermi proposti i medesimi quesiti, che io avea riscontrati riguardo alla assistenza dei colerosi, mi esporrebbe a credere il contrario. Il Sindaco e la Giunta ritengono che il fabbricato dei Cappuccini sia fuori l'abitato del paese, e supponendo che fosse vuoto e che non vi fosse di già uno stabilimento, che dovrebbe interessare ognuno quanto la propria famiglia, pensano di stabilirvi lazzaretto e spedale di colerosi. Se si rischiano a fare questo, scriverò immediatamente al Prefetto, perché meglio s'informino ai principi sanitari e a prendere cura della salute pubblica. Finchè si tratta di costruire una cucina economica per dividere carni e brodi ben fatti a tutti i poveri unitamente al pane, e questo sta bene; ma trattandosi di avvicinare il menomo contagio allo stabilimento, dovete assolutamente opporvi, e se si ostinano, avvertitemi per fare le mie pratiche col Prefetto. Se non avessimo interno, come vi scrissi in passato, allora si, anche nella nostra casa, nei nostri stessi letti vorrei ricevere i poveri colerosi, ed è proprio che non bastiamo che siano pochissimi, se no, verrei io stesso, con tutte le suore che potrei portare, al sentire il primo caso di colera in San Cataldo, che Dio non voglia, perché sono persuaso che questo paese che, sembra più religioso degli altri, ha bisogno di maggiori sacrifici, per educarsi veramente alla scuola di G.C. ed io son pronto e voglio farli tutti, purchè il Signore mi dia i mezzi di poterli incontrare. Ma lasciare un dovere assunto per farne un altro che non ho forze di assumere, ma tradire un dovere per conten-

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tare le stranezze non pensate di teste, che non sanno dirigere, questo non lo farò mai, perché ci va della coscienza e non è lecito far male per cercare di far bene. Il lazzaretto debbono farlo nelle case più vicine alla stazione Xirbi, perché fosse lontano dal paese, non debbono farlo ai Cappuccini, in qualche altra casa fuori l'abitato debbono preparare l'ospedale, ma per fare queste cose, non debbono credere che basta riattare un bugigattolo diruto, bisogna che fossero località bene areate, ben pulite, con cessi igienicamente costruite, con tutti i comodi necessari ai buoni e agli ammalati, provvedendoli di esatto servizio medico, di medicinali, di disinfettanti etc. Alrimenti conviene meglio lasciare ognuno nella sua pace e pregare solamente il Signore. Ricevendo la presente, o il Rev.mo P. Arciprete, insieme al Sig. Luigi Vassallo e componenti la commissione, si riuniscano in vostra casa o in casa loro, deve la S. V. con prudenza notificar loro quanto le ho scritto, perché si oppongano loro a questo strano ed antigienico pensamento della Giunta Municipale. Sta bene che costruissero in casa vostra la cucina pei poveri, sta bene che preparassero per tutti gli eventi una infemeria sezionata per uomini e donne, perché, se (Dio non voglia) si svilupperà il colera, nello stabilimento potessero gli ammalati essere immediatamente separati dai buoni, ma che si metta il lazzaretto dentro lo stabilimento è una bestemmia antigienica che meriterebbe essere punita coi ferri.

Per l'assistenza dei poveri colerosi nello spedale che forse faranno.... io vi rimetto alla mia precedente. Se poi voi avete tal dono di Dio, di non far mancare

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nulla ai poveri interni e di custodirli colla vostra solerte attività amministrando il laudano, per come vi ho scritto, opportunamente al primo apparire di un disturbo viscerale, finchè si scongiura il pericolo, di portare bene il servizio della cucina economica dei poveri e potrete ancora abbracciare il servizio dell'ospedale dei colerosi, non posso far altro che benedirvi con tutto il mio cuore che vi desidera martiri della carità di G.C.

Fate le provviste, disinfettate due volte al giorno i cessi, tenete la più pulita ed accorta igiene in tutto, amministrate opportunamente il laudano colle generose dosi prescritte, ripetendole ogni mezz'ora, finchè vi sarà bisogno, e state tranquille per voi e per gli altri, fosse anche tutto il paese affidato alle vostre cure. Se però si trascura il primo periodo e si sviluppano tutti quei sintomi, che fanno chiamare il colera confermato, allora lasciate che i medici facciano dal canto loro, senza lasciare di somministrare il laudano, perché a tale estremo si guariscono quelli che sopravvivano. Se vi affidano la cucina economica dovete lasciare a loro la cura di provvedervi della carne e di tutto altro che vogliono distribuire ai poveri, senza assumervi il carico delle provviste, e i poveri devono a voi venire con un loro biglietto firmato dal Sindaco. Non dovete affatto accettare su di voi l'incarico di farla a chi vi piace, altrimenti tutto il paese si ribcherà contro di voi e sarete obbligate a chiudere lo stesso giorno.

Voi dovete cuocere bene quello che vi mandano e nelle proporzioni che vi ordinano, e poi dovete dividere le razioni a quelli che vi portano il buono, firmato dal Sin-

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daco. Non posso più prolungarmi. Mi sembra di aver scritto il necessario. Vi benedico con tutti, perché il Signore vi conservi incolumi con tutto il paese, o almeno con quelli dello stabilimento che procurerete conservare col metodo che vi ho ripetuto.

Di nuovo vi benedico. Ossequio tutti, particolarmente del clero, ed il P. Pagano. Pregate come noi preghiamo.

Palermo, 25 settembre 1885

Figlia mia in G. C, Sia Gesù amato da tutti i cuori,Fin qui tutti buoni nelle case nostre; nella

città il colera decresce, e mi dissero che i medici opinano che, se continua a diminuire a questo modo, forse col finire di Settembre finirà il male. Sia tutto come vuole il Signore!

Non tutti i vomiti e le diarree sono colera, e in questi tempi si devono curare come se fossero colera. Noi pure ne abbiamo avuti tanti con questi disturbi, ma col laudano pronto è finita ogni cosa, e il colera per misericordia di Dio non è entrato in casa nostra; speriamo che costì non entri nemmeno in città e che da Palermo ritorni ad imbarcarsi per l'Asia.

Io non so nemmeno perché il Canonico non ha scritto; suppongo che sarà stato da un giorno all'altro nel proponimento di partire per eseguire gli ordini di Monsignore e, forse impedito dalle leggi Sanitarie, non avrà potuto farlo, lusingandosi sempre di poterlo fare domani, avrà trascurato di scrivere, cosa non molto approvabile. Io lo avviserò quanto prima per rimediare questa sconvenienza.

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Son contento che capì il modo come usare il laudano, perché, se tutti l'usassero, con vera attenzione, il colera finirebbe di spaventare i popoli a questo modo, e si salverebbero tutti; i timori producono questi casi sospetti, così accadde al mio buon compare D. Emmanuele Montana; al primo annunzio di colera in Palermoimmediatamente ebbe diarrea e vomito, ma non fu colera. Sono sicuro che sarà stato così della buona Arcangelina Carratello, che saluto e benedico con tutta la famiglia.

Faceste bene a ricevervi l'orfanella mandata dal Sindaco, ma non fece affatto bene il Sindaco a mandarvela, perché in questi tempi sospetti, non sapendosi le provenienze, non si espone la salute dello stabilimento; ma voi non potevate lasciare sul lastrico una creatura, che l'Autorità vi presenta per ricoverarla, solamente dovevate tenerla separata per alquanti giorni, per esperimentarla nella salute dell'anima e del corpo.

Come primo potrà, passerà il Canonico Boscarini. Mi congratulo che Suor Matilde fu la prima a comprovare l'efficacia del laudano e che mi fece fare buona figura.

Ma più di Suor Matilde ringrazio il Signore e la Mamma nostra Santissima.

La prego a star bene in salute con tutti e farai santa.

Ritorno ad assicurarla che presso le nostre case tutte si gode buona salute, e che dopo la santa partenza di Suor Felicita, la stessa Suor Litterina, che sembrava spacciata, già si alza e comincia a camminare per la casa.

Confessatevi a chi vi dice il Vescovo; non capisco

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perché conservate ancora queste grevianze, e nei casi estremi la confessione può farsi ugualmente a qualunque Sacerdote; la differenza sta nello spirito della Suora, la quale, se veramente è formata allo spirito della regola, saprà confessarsi sempre bene e si confesserà pure bene e senza angustie alla fine della vita; chi non ha saputo formare il suo spirito alla regola, sarà sempre angustiata; ma al punto della morte si sereni e faccia come meglio crede per serenarsi.

Sole non dovete mai essere, perché dovete stare sempre col vostro amato Gesù e cosí non vi manellerà mai il Confessore. Ma saremo sempre da capo con questo spirito.

Vi benedico nel nome del Signore una per una e tutte assieme colle orfane, le vecchierelle, le Dame e i benefattori. Pregate per noi come noi preghiamo per voi; la preghiera è il maggiore rimedio a tutti i mali; non la lasciate mai e ricorretevi sempre con tutta fiducia. Vi benedico di nuovo.

Palermo, 25 settembre 1885

Rev.mo P. Salvatore (Boscarini)Sia Gesù amato da tutti i cuori.Fino a questo giorno il Signore ci ha

custodito illesi in tutte le case nostre, insieme ai Poveri alle nostre cure affidati, e dicendo questo, ogni cuore che sente delle premure particolari, e che non ha saputo intieramente mettersi nel cuore di Dio, può serenarsi perché parlo di tutti, e di ognuno in particolare, sebbene non declino nomi e cognomi.

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Il colera in città diminuisce ed i medici dicono, che continuando così col fine settembre il colera finirà del pari. Speriamo che riparta per l'Asia, imbarcandosi per il porto di Palermo stesso e non procuri altro porto di Sicilia.

Non so se ho altre sue a riscontrare, perché il lavoro ci fa stare sempre occupati, ma oltre il desiderio di darle notizie, ebbi premura di scriverle, perché la Superiora di Girgenti mi avvisa che Monsignore è lagnato di non avere ricevuto suo riscontro a varie lettere, che le ha inviato. La prego di scrivergli al più presto possibile.

Mi dia notizia della salute di tutti di costì, e nel dire tutti, comprendo anche le famiglie dei nostri benefattori ed il Paese intero. Risposi per telegramma all'ottimo ed affettuoso D. Eugenio, ma la S.V. mi faccia la carità di manifestargli, che la di lui affettuosa carità mi commosse, e che mi arrivarono molto opportune le L. 100 che già ho ricevuto. Lo abbracci per me e lo ringrazia nome anche di questi Poverelli, che pregano per la di lui salute e di tutta la famiglia, e che lo benedico con tutti nel nome del Signore.

Faccia pure i miei rispetti a tutti di sua famiglia, famiglia Spina, Arciprete, Vicario, Siudaco e tutti uno per uno. lddio li conservi illesi ed incolumi anche da qualunque spavento.

Non posso più prolungarmi, perché devo uscire per un puntamento. Sono arrivati i carrettieri. La Baracca di Terre Rosse è quasi sbrigata, ma servirà pel giardino d'infanzia. Trattenga il danaro, chè il Signore ci aiuterà qui.

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State tutti sereni, come siamo noi per misericordia di Dio.

La benedico con tutti di casa nostra. Preghino, perchè la preghiera è il rimedio più potente a tutti i mali e ricorrendovi con fiducia non vi è grazia che non si ottiene. Viva Gesù, che ci ha arricchiti di si gran bene e la Vergina Mamma nostra, che ci ha conservati a tante grazie.

Si faccia Santo, e mi benedica con tutti.

Palermo, 25 settembre 1885

Figlia mia in G. C, Sia Gesù amato da tutti i cuori.Ho letto la sua del 23 e quella del P. Pagano

senza data. Da quest'ultima rilevo che non è vero che il Municipio pensa di fare il lazzaretto nella nostra casa, ma solamente la cucina economica ed una infermeria, nel caso che potesse servire per gli stessi reclusi, che Dio nol permetta. Quest'ultima dovrebbe avere tante sezioni, quante se ne distinguono nello stabilimento.

Essendo così, Ella m'informò assai male, avendomi scritto quelle cose nella sua precedente, e buon per me che non scrissi al Sindaco o al Parroco, e mi limitai a scrivere solamente a lei, aspettando altre notizie per procedere avanti secondo il bisogno.

P. Pagano mi dice che la cucina economica dovrebbe anche provvedere i poveri interni a riguardo che le Suore non troverebbero l'elemosina ancorchè volessero cercarla.

Se faranno veramente quello che mi scrive P. Paga-

n

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o, tutto è buono, purchè non lascino a vostro incarico le provviste e nemmeno a vostra libertà la distribuzione.

La cucina economica deve in queste occorrenze dispensare carne e brodo e pane e se si vuole anche le pastine. Ma qui in Palermo non l'usano, danno 200 grdi carne, un bel coppino di ottimo brodo ed una pagnotta di due soldi di buono pane, per cent. 25 a chi vuole comprarla; ma quelli, ai quali vogliono darla gratuitamente, ottengono un buono dallo stesso Municipio, che a tal scopo ha stabilito delle apposite Commissioni, che dispensano questi buoni per la cucine economiche. Se vogliono farla, devono fare della stessa maniera: la commissione curerà di mandarvi ai vespri del giorno precedente tanta carne che basti per le razioni che vogliono dividere, sia per i buoni che avranno potuto vendere, sia per quelli che vogliono dispensare gratuitamente; voi dalla sera stessa lascerete preparato tutto, per potervi appiccare il fuoco all'ora conveniente, per. fare la distribuzione dalle Il a.m. alle 2 o alle 3 p.m. Taglierete la carne dapprima a pezzi di 6 Kg, poi quando la carne per l'ebollizione s'intosta, tirandola fuori coi forchettoni, comincerete a dividerla con coltelli lunghi, larghi e taglienti in duee poi ogni pezzo in due, finchè ne avrete fatto di ogni pezzo, di 6 Kg, 30 pezzetti di 200 gr. per uno e la rimetteremo a cuocere nel caldaio, in maniera che la carne si trovi al punto di giusta cottura, quando dev'essere l'ora della distribuzione, proporzionandovi anche il tempo di appiccarvi il fuoco nei diversi caldai, con quello della distribuzione. Non

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ho bisogno di dirvi di condire bene il brodo, di pulire bene il tutto, di evitare che le cose si affumino; questo voi lo sapete meglio di me, e all'ora della distribuzione devono stare là delle persone di sicurezza, per tutti gli inconvenienti possibili; una Suora ritira i buoni o gratuiti, o a pagamento, e li noterà in colonne separate dello stesso registro, ma nello stesso foglio, e l'altra o le altre, senza confusione, metteranno nel pentolino il coppino del brodo e la porzione della carne e daranno a mani la pagnotta del pane, evitando la confusione.

Poi la sera, pria di cominciare a preparare il mangiare del domani, debbono bilanciare quello distribuito, portando il riporto a foglio nuovo, dove continueranno nello stesso modo il conto, in maniera che si possa vedere, se si sono distribuite tutte le razioni preparate, quante di esse a pagamento e quante a pura e lemosina, e allo stesso tempo, si porta il conto totale per tutto il tempo che la cucina sarà in esercizio.

Le infermerie, per le diverse sezioni dello stabilimento, debbono essere mattonate per poterle tenere pulite e disinfettate, altrimenti, se vi saranno terricci assorbenti, diverranno locali d'infezione, per l'assorbimento dei vomiti, e di qualunque escreato che potrà assorbirsi dal pavimento.

Debbono essere bene areate, quando l'aria bisogna, e cautelate d'imposte, per quando si vuole usare il calorico per la reazione febbrile.

Devono munirvi di cloruro di calce, pei profumi disinfettanti, che si procurano spruzzandovi l'acido solforico, del solfato di ferro e del cloruro di zingo per tenere

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disinfettate le latrine, gettandovi per lo meno due volte al giorno la soluzione, colle proporzioni che v'indicheranno i medici.

Devono premunirvi dell'acido fenico per tenere non solo le infermerie disinfettate, ma anche la vostra casa, come curerete pure di tenere disinfettate al modo detto di sopra i cessi, e di usare i profumi quante volte o voi o altri vengono da locali infetti.

Poi è assai interessante di premunirvi di una quantità considerevole di laudano, perché il colera non è incurabile; quando si attacca al primo apparire della diarrea o del vomito; la diarrea è sempre la prima a precedere; e quando si sta attenti e si amministra il lau. dano da 15 a 20 gocce pei grandi, da 10 a 15 per la mezzana età, da 3 a 6 per la piccola, ripetendolo ogni mezz'ora, finchè la diarrea non si vince, e allontanandolo in più largo tempo, ed in minore dose, come va cessando; allora con sicurezza otterrete la reazione febbrile e la guarigione degli ammalati; trascurando questo periodo, fate tutto quello che vi dicono i medici; ma non avrete più una cura specifica, guariscono quelli che si guariscono e muoiono quelli che muoiono.

Si è sperimentato anche assai utile il rimedio che qui spacciano i Fratelli Martino, se il Municipio vorrà ritirarne una buona quantità, procurerò di farglielo avere per metà prezzo, se potrò riuscirvi, invece di 10,5 lire al fiaschetto. Farete pure lo sciroppo di menta pipereta, il rosolio di cortice, l'etere, lo spirito canforato, il rum, il caffè (che potrete usare, quante volte, per l'uso del laudano, succederà una forte reazione, con sintomi

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cerebrali di assonnamento, perché arresta l'azione del. l'oppio e tutt'altro di anodino e ricostituente, che i medici possono consigliarvi. Ma gridate a tutti, ricchi e poveri, che si muniscano di laudano e disinfettanti perché oltre la grazia di Dio alla quale tengo tutta la fede per l'efficacia della preghiera, è all'uso del laudano, che io presto fede, per la incolumità dei nostri stabilimenti, avendolo amministrato con diligenza al primo flusso di diarrea.

Spiacemi che non posso premunirvi, con altre 20 Suore, per l'assistenza dei poveri colerosi, altrimenti non avrei posto ritegno alcuno.

Ma questo, che io ho detto, suppone lo sviluppo del colera costì, mentre io prego per esserne esenti. Però i preparativi debbono sempre farsi, perché se non si fanno in anticipo, non possono farsi quando bisognano.

Pensate pure che i colerosi sporcano i letti e le biancherie, e che dette cose, essendo sporche, il crino deve bruciarsi e le biancherie devono, immediatamente che si tolgono, buttarsi in un uno preparato o col cloruro di calce all'1% al 2%, o in una soluzione di arsenico alle proporzioni che apprenderete dai medici, per poi potersi lavare in acqua, pure munita di antisettici, altrimenti il colera di uno passerà negli altri.

La soluzione di arsenico deve sempre tenersi pronta, per gettarla nei vasi, dove va il vomito e la diarrea degli ammalati, pria anche di gettare nei cessi i materiali escreati degli ammalati.

N.B. Dove fanno l'infermeria, bisognano fare una latrina molto profonda, che non abbia comunicazione

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con altri acquedotti sporchi, altrimenti la infezione si propaga, perché i microbi trovano di alimentarsi e moltiplicarsi col fermento e infestano un mondo. Dovete avvertire che, per bere, dovete tenere acqua bollita, che lascerete raffreddare in un vaso o in parecchi vasi, pel bisogno della comunità, perché l'acqua che non è cotta fa gran male e spesso inocula il morbo terribile.

Bevete acqua cotta e bollita.Sono dolente, figlia mia, che non mi ha

detto mai se resta persuasa del modo come deve usare il laudano, l'ho pregata più volte di questo, ma lei non si mostra mai informata di quello che io le scrivo. Sia tutto come vuole Iddio.

La salute di tutti i nostri e di tutte le case, compresi i Poveri, buonissima, così ancora la salute di tutti i nostri parenti, sinora il Signore ci ha fatto grazia particolare.

Non ho tempo di scrivere a P. Pagano, lo informi di quanto le ho scritto.

Tratti sempre, come le ho detto, col Rev.mo P. Arciprete.

La benedico con tutti. Preghiamo scambievolmente.

Palermo, 26 settembre 1885

Figlia mia in G. C, Sia Gesù amato da tutti i cuori.Dietro la lettera inviatale ieri, non dovrei

dire altro, perché le ho dato, in tutte le mie precedenti, tutte le norme di sua buona regola negli strani provvedimenti di cotesto municipio. Però mi sorprese ieri

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sera che il P. Pagano mi scriveva assicurandomi, che il Municipio intendeva provvedere solamente alla cucina economica e ad una infermeria pel nostro interno solamente. Ora un'ultima sua, datata 25 volgente, ritorna a dirmi che il Municipio intende formare l'ospe,lale dei colerosi esterni in un bugigattolo, ed in altro anche più piccolo quello dei cholerosi interni, talchè lo stabilimento der'essere necessariamente contagiato. Mi faccia il piacere, figlia mia, di appurare bene le cose, e, senza reagire con violenza contro le disposizioni del Sindaco e della Giunta, mi avvisi sul serio delle loro intenzioni. Faccia loro sapere che, senza i dovuti permessi del Superiore, le Suore non possono far nulla, e che il Superiore ha scritto che approva la cucina economica e la infermeria per gli interni, purchè si eseguano in modo da poter rendere igienicamente il servizio. Ma per l'infermeria esterna dei cholerosi non può permetterla, perché autorizzerebbe di portare il contagio del male dentro lo stabilimento, cosa che coscienziosamente non può fare. Se le Suore fossero sole senza Poveri, potrebbe permettere che si sobbarcassero a questo sacrificio; ma avendo i Poveri, per coscienza ne deve assumere ogni custodia, e non può consentire a questo. Se ciò nonostante loro continuano a preparare l'infermeria esterna mi avvisi, ed io saprò servirli come si deve.

Anzi le compiego due mezzi foglietti, uno pel P. Pagano, e l'altro per l'Architetto, di quest'ultimo non penso il nome, la S. V. lo supplirà chiudendo l'uno e l'altro in busta pria di consegnarli; curerà che mi riscon-

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trassero a posta corrente, onde potessi avere documenti alle mani oltre le sue lettere. Spiacerci che il Rev.mo P. Arciprete sia incomodato e così confuso, in questi momenti, chè la di lui attività sarebbe la benedizione di Dio e pel paese e per noi. Ella comunichi sempre col Rev.mo P. Arciprete e direttamente e pel mezzo del buon P. Don Paolo, purché non possa dire che abbiamo operato senza il di lui consiglio. Non rispose di suo carattere alla lettera che le avea inviato per la finestra? Informò, come io le scrissi, il Rev. P. Arciprete di quello che intende fare il Municipio? Riuní le due Deputazioni delle orfane e del Ricovero, perché pensino a mettere argini a quanto il Municipio intende fare senza sano consiglio? Se lei non fa quello che io le scrivo, e non faremo, che scriverci sempre, senza concludere nulla, saremo a condizioni inqualificabili. Se ci arrivo scriverò anche al Rev.mo P. Arciprete e al Sig. Vassallo. Sia fatta la volontà di Dio. Non domandi più di far venire il Canonico, perché non bisogna che il Missionario venisse per questo, basta che lei dia esecuzione a quanto le scrivo. Le dò il precetto di ubbidienza di star bene, e, se la cura fatta le giovò, di ripeterla, può vedere pure se qualche goccia di laudano due o tre la serena; ma se è ritornato allo stesso incomodo, bisognerebbe ripetere la stessa cura, non per ripetere dalla cura la guarigione, che si la per grazia del Signore, ma per adempire al proprio dovere. Non è affatto vero che alla Quinta casa vi fosse stato un caso di colera; questo regalo ce lo fecero i giornali senza esser vero, perché sinora in tutte le nostre case non vi è stato nulla

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proprio, è una misericordia del Signore. Così mi auguro che sarà per la città di S. Cataldo e noi preghiamo; ma se il Signore visita la città e voi sarete provveduti di laudano e di tutto quello che vi ho scritto ed avete capito il modo come dovrete regolarvi, e lo metterete fedelmente in pratica, senza desistere dalle preghiere, che sono il nostro unico e vero aiuto, speriamo che il Signore esenti la vostra casa, come ha esentato questa.

Io feci restare il Canonico in Valguarneraper potere accorrere, ove il bisogno lo chiama, per la vostra comunità in caso di puro bisogno; di questo io l'avevo avvertito sin da principio, ma per parlare a1 Sindaco e colle Deputazioni, basta che lei si regoli come le ho detto; faccia tutto con calma e mi avvisi e mi faccia scrivere dal P.Pagano e dall'architetto.

Suor Felicita predisse che sarebbe partita il giorno della Bambina e così si verificò; io pensava di averla avvertita, preghiamo requie per quell'anima benedetta.

Salute di tutti buona, anche quella dei parenti di tutti.

Lei e i San Cataldesi basterebbero per inchiodarmi al tavolino, ieri sera scrissi sino alle 10, ed oggi dovea fare tante cose e ho dovuto lasciarle colla sicurezza che domani sarò da capo.

La benedico con tutti. Le Suore tutte vi salutano caramente.

Palermo, 26 settembre 1885

Rev.mo P. Salvatore (Boscarini),Sia Gesù amato da tutti i cuori.Non so capire come va che la S.V. non

abbia rice-

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vuto i telegrammi e le lettere che ho fatto sempre in riscontro delle sue, e anche un'ultima lettera, forse senza sua a riscontrare, perché voleva fare sapere alla Superiora che stiamo tutti bene finora. Scrivea ancora per avvertirla che il Vescovo di Girgenti si lagna del suo silenzio, per invogliarlo a riscontrare le di lui lettere e ancora per tenermi informato delle cose di costi, perché, dacchè ricevetti l'ultimo telegramma con risposta pagata, non avea riveduto i suoi caratteri.

Oggi, essendo sopra, la Superiora mi esibì la sua lettera ed io ritorno, comunque manchi il tempo per farlo. Le assicuro che la necessità di questo carteggio è qualche cosa. Non posso dirle che travaglio mi dà S. Cataldo. Ancora sono incolumi e sono tutti scappati. Quella povera Superiora in un mare di afflizioni, perché il Municipio pensa di voler fare un'infermeria pei cholerosi del paese nelle stanze che sono nell'atrio che immane nell'orto, unitamente ad una cucina economica, ed un'altra infermeria pei ricoverati, che possono attaccarsi de] male. È possibile che io permetta che si metta l'ospedale dei cholerosi dentro il Ricovero? Ma con quale coscienza possono dirsi queste cose? E queste cucina ed infermeria devono farsi senza mattonato in catapecchie così angustianti senza acqua ecc. Paese benedetto!

Io ho scritto all'Ingegnere incaricato, per essere meglio informato, ed al Sig. Luigi Consiglio e P. Pagano, perché l'Arciprete, mi dicono, è incomodato, per avere più esatte notizie: e se queste cose sono vere scriverò a] Prefetto in Caltanissetta. Sia tutto come vuole Iddio.

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La prego a star sereno pel conto nostro e fare stare sereni tutti; se vi sarà cosa, non trascurerò di avvisarvi per mezzo di mia lettera, diretta a terza persona; o scrivo o non scrivo a voi, state sereni, che stiamo bene.

Sono gli affari che non ci lasciano tempo.Ringrazi per me il Sig. D'Amico.Ossequio e benedico tutti.Ho fretta per fare imbucare la lettera. Tutti

buoni.

Palermo, 26 settembre 1885

Rev.mo P. D. Cataldo PaganoSia Gesù amato da tutti i cuori.Ella, con l'ultima sua, mi assicurava che il

Municipio volea semplicemente costruire una cucina economica ed un'infermeria pei ricoverati lì dentro il convento per mettersi al sicuro. Ora sento nuovamente che pensano di costruire un'infermeria per gli esterni, e che sorta d'infermeria!

Per la cucina economica, anche per gli esterni, io consento, per l'infermeria di riserva per gl'interni consento ed anche li ringrazio. Per l'infermeria dei colerosi esterni non posso consentire, perché ci va della coscienza a portare l'infezione nella Casa dei Poveri, che dobbiamo custodire anche colla nostra propria vita.

Mi faccia la carità di scrivermi a posta corrente, perché io ho l'idea di rivolgermi alle Autorità competenti, se costì le Autorità operano con si bello criterio. Sia fatta la volontà di Dio. Cosa ha il Rev.mo P. Arciprete? Lo renda informato di tutto e lo preghi di riunire la Deputazione delle orfane e del Ricovero per

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rimediare a tanto strano sproposito, com’è dovere di coscienza.

Io non intendo che non debbano pensare pei Poveri esterni, che possono essere colpiti dal male; ma in locale separato, non il locale attaccato allo stabilimento perché si contagiano tutti. Sono stanco di scrivere: non ho potuto sapere quali provviste si sono fatte per lo Stabilimento. Sento dire che cercano zolfo per disinfettare; che debbono fare morire tutti soffocati? Per carità, mi scriva cosa s'intende fare in cotesta benedetta città, che io non so definire! Sono tutti buoni e santi, ma io mi sento venir meno quando penso le cose di cestì. Adoriamo i disegni di Dio! Mi faccia la carità d'informarmi per minuto di tutto quello che vogliono fare e come vogliono farlo, e mi scriva a posta corrente.

Mi benedica come io la benedico, nel nome del Signore. Preghi perché il Signore non visiti questa città con questo terribile male. Ma per tutti gli eventi si provveda e faccia tutti provvedere di buono laudano e amministrandolo in tempo, come ho scritto alla Superiora, tutti si salvano. Noi tutti bene e in tutte le case.

Palermo, 28 settembre 1885

Figlia in G. C, (in Monreale)Sia Gesù amato da tutti i cuori.Ho ricevuto notizie da Catania,

Valguarnera, S. Cataldo, Caltanissetta, Girgenti, S. Giuseppe, e tutti assicurano essere esenti dal male. Così il Signore ha custodito sin'ora le nostre case di qui, non lasciamo di pregare perché questa grande misericordia ci accompagni sino alla fine.

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Son lieto delle notizie ricevute, che anche cotesta città è libera e che vi tolgono quella cloaca, e che vi han provveduto e vi provvedono di tutto.

Oh! se la buona Suor Eloisa volesse farmi la carità di fare, come fa ogni buona cristiana, che si confessa dei suoi peccati a qualunque confessore, per non lasciare la S. Comunione! Quanto sarei lieto! Il Rev.mo P. Parroco è un ottimo Sacerdote che non manca di nulla; perché avervi questa ritrosia? Son queste delle nervosità che non dovrebbero tenersi.

Non lasciate di aiutarci colla preghiera, come noi facciamo per voi e per tutti delle nostre case, di nostri parenti ed amici non solo ma per tutta la Sicilia e per tutto il mondo, perché il Signore ci converta tutti a Lui e facendoci secondo il suo cuore, rimuova questi grandi flagelli di sopra la terra. Assicuri Suor Francesca, Suor Maria e tutte le Suore pel conto anche dei loro parenti, perché tutti mandano o vengono per avere notizie e assicurano stare bene.

Vi benedico nel nome del Signore e della Mamma nostra. Ossequio il Rem.mo P. Parroco, P. Pennicca e tutti del Clero.

Palermo, 28 settembre 1885

Rev.mo P. Salvatore (Boscarini),Sia Gesù amato da tutti i cuori.Confermo notizie precedenti stato salute

nostre case Palermo. Immunità finora del male dei paesi, ove sono le altre case. Fra tutte la più sventurata casa è quella di S. Cataldo, ove si trova una religione, assai accomodata ai propri interessi e ai rispetti umani.

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Tuttavia quella città è esente dal male; ma la maggior parte sono fuori il paese. Nessun provvedimento per la casa dei Poveri, e in quello che pensano di provvedere c'è tanto di strano, che mi fa ricorrere all'idea, se, carteggiandosi prima col Sindaco, ottiene di non far contumacia, conte provveniente da luogo sano. di pregarla, se può, di fare una scorsa anche brevissima, per vedere come mettere le cose in buona regola. Pensano di volere costruire una cucina economica pei Poveri, facendo un focolare, ma come! Nella stanzuccia dove accomodarono il presente, e pretendono che le Suore pensino a tutto, mettendo colla bocca, tutte le somme necessarie a disposizione delle Suore per le provviste, e lasciando loro la libertà di distribuirle a chi vogliono. Purchè sia ben costruita la cucina in maniera di non affogare le Suore col fumo, e di potere fare bene il mangiare, avendo anche un buco per dove dare le razioni senza molto commercio, e loro prendano cura delle provviste giornaliere, e i Poveri che si presentano alla cucina vanno muniti da un buono a firma del Sindaco o della Commissione incaricata e il mangiare che vogliono dividere sia igienico, io consento. Ma, lasciando tutto sulla responsabilità delle Suore, tanto per provvedere che per dividere, non consento affatto.

Vogliono costruire in un altro catodio, senza cesso, senza divisione di sesso, un'infermeria, anche senza mattonato, da servire per gli interni, se mai si sviluppa il cholera nella casa, e questo, riducendoli a far bene quel lo che vogliono fare, è pure giusto e salutare. Ma senta che felice idea! Vogliono costruire un Lazzaretto,

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o meglio un'infermeria pei Poveri esterni nel catodio, ove era stemprata la calce, e così, Poveri della cucina economica, stabilimento, e cholerosi faranno un tutto assieme, e queste sono provvidenze sanitarie in S. Cataldo, ove per disinfettare si manda solamente un poco di zolfo, per soffocarli come si fa colle volpi. E la commissione sanitaria, avendo fatto questo, intende abbandonare il paese alle caritatevoli cure delle Suore, e forse si crederanno tranquilli in coscienza di aver fatto tutto, e potranno con tranquillità, occorrendo allontanarsi dal paese medesimo. Viva Gesù.

Io ho scritto alla Superiora, la quale mi dice che la Commissione non s'incarica di quello che la Superiora dice in mio nome, e continuano nei loro progetti benefici. Siccome il P. Pagano mi aveva informato diversamente, ritornai a scrivere a lui, e all'Ingegnere,, per sapere con documenti alle mani e non colle sole lettere della Superiora, quello che realmente il Municipio vuol fare, e se le notizie che mi da la Superiora vengono confermate, scriverò al Vescovo ed al Prefetto in Caltanissetta, e così vedremo se riusciremo a poter fare il bene ai Poveri, senza compromettere i poveri reclusi, e le Suore, dal contagio sicuro dal male, e dal furore del popolo, che si slancerà contro le Suore, quando tutto sarà gettato così barbaramente sulle loro spalle.

Intanto che io aspetto queste lettere del P. Pagano e del Sig. Ingegnere, là i maestri operano, e se succederà un primo caso di cholera nel paese, lo porteranno in mezzo ai nostri Poverelli. Per mette-

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re adunque un argire pronto, se la S.V. può, faccia una scorsa, e dove trova realmente questa tessera di spropositi, al ritorno in Caltanissetta parli col Vescovo e col Prefetto, con quella prudenza che fa rimediare alle cose, senza attirare conseguenze funeste, per quanto è possibile. Se non fosse un momento così interessante, avrei richiamato quelle Suore; ma non mi sembra prudente il farlo. Essendo là, è naturale che le Suore vorranno confessarsi. Ella ricorda gli antecedenti e per conseguenza potrà benissimo far loro questa caritàcolle misure più salutari. La Superiora si era totalmente guarita; ora sento che è ritornata ai suoi incomodi; ma speriamo che non lo fosse del pari alle grevianze. Metta tutti nella soda linea dell'abnegazione vera, e Dio sarà il loro aiuto in eterno.

Troverà una questione penderete per l'aspirante Eloisa. Questa entrò per contentare i suoi genitori, che volevano ritirarsi a lavorare pei Poveri. Io sapea che la figlia avea la vocazione, che il padre e la madre da sei mesi vivevano in questo desiderio di venirsi a ritirare nelle case nostre, per fare quello che potevano fare in loro servizio, e per conseguenza li accettai; quando poi si venne al chiaro, loro intendevano uno di farsi Frate, e l'altra Suora, essendo questo impossibile perché noi non abbiamo voti solenni, come semplici ritirati non vollero venire, e di vocati divennero nemici. Veda che sorta di vocazione. La figlia, che era entrata senza vocazione, per contentare la vocazione dei genitori, ora che essi la vogliono a casa, non vuole più uscire, e vi è una ribellione la più seria. Io ho

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detto alla Superiora di non spiegare affatto partito per la figlia, perché è minorenne, e i genitori possono obbligarla, e ancora perché non sappiamo se sia vera o pur no la di costei vocazione; ma fatto sta, che ancora la figlia è lì dentro, e la guerra continua, ed essendo sola la madre,e corriva, non cederanno, finchè non avranno superato. V.S. potrà dire ai genitori le sue meraviglie, come essendo stati tanto desiderosi di dedicarei loro stessi al servizio dei Poveri, fossero ora tanto contrari da volerne anche strappare la figlia; e farà capire, che io nello accettarli, intendeva sempre nella qualità di ricoverati, come figli della casa, e non come Suora e Frate, io poteva riceverli, perché altrimenti non può farsi in una Comunità che ha voti semplici, e forse se si persuaderanno che possono avere il loro campavita, anche da ricoverati, come figli della casa, potranno ritornare ad essere fervorosi per l'opera, e poi risolveremo, se dovremo darci una buona lezione o pur no.

Fin qui il Signore ha conservato questa casa dallo strazio del cholera, ma le fatiche sono senza posa. Questa di scrivere per me sarebbe la più piacevole, ma non sapendo far breve, spesso mi angustio di essere impedito per altri affari interessantissimi. Sia tutto come vuole Iddio.

Se crede potersi recare in S. Cataldo, non lasci di premunirsi per gita e ritorno senza contumacia, occorrendo mettasi prima in corrispondenza per lettere colle Autorità competenti e per mezzo delle stesse Autorità locali sue, se il bisogno lo esiga.

Mi auguro che costì saranno tuttavia esenti di cho-

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lera, che godranno tutti buona salute, e che avendo ricevuto e telegrammi e lettere mie, si fossero anche serenati sul conto nostro. Salute di tutti buona al solito, di tutti, di tutti.

L'abbraccio nei Sacri Cuori di Gesù e di Maria. La benedico con tutti.

Preghino per noi, come noi preghiamo e cni creda sempre.

P.S. -- I miei rispetti e più felici auguri a tutti dei nostri amici e benefattori. P. Gambino benedice tutti, e abbraccia lei, con molta degnazione, perché deve scendere dalla carrozza baronale nella quale tutto il giorno si aggira per gli affari, e mi dice che cammina a quattro piedi, sebbene abbia le orecchie al solito. È la carrozza di Rinocieri che trovasi alla Ficuzza.

Palermo, 28 settembre 1885

Figlia mia in G. C, (a Carolina, Nipote)Sia Gesù amato da tutti i cuori.Sta tranquilla, figlia mia, e prega, perché la

preghiera è onnipotentissima e vince l'Onnipotente.

Noi tutti buoni, finora il Signore ci ha voluto usare misericordia.

Non regoli l'altrui scandalo per la confessione, ma la tua coscienza: finchè potete farvi la S. Comunione, non bisogna dar luogo agli scrupoli: fatela giornalmente se poi avete la disgrazia di commettere difetti volontari avvedutamente, allora dovete confessarvi.

Vi bendico. Tutti dei nostri parenti amici e cono scenti finora buoni. Suor Maddalena, Suor Giuseppina

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e Marietta stanno bene; ma io non pensai ieri di far scrivere due parole da Suor Maddalena per vostra serenazione, lo farò quanto prima.

Pregate senza lasciare mai di pregare. Vi benedico di nuovo con tutti.

Palermo, 30 settembre 1885

Rev.mo P. Salvatore (Boscarini)Sia Gesù amato da tutti i cuori.Tutti buoni nelle nostre case per

misericordia grande di Dio, e il male decresce nel paese, sebbene avesse attaccato le borgate.

Ricevetti il suo telegramma e supponendo che la S.V. seguendo i miei consigli, si fosse accordato colle Autorità per non fare contumacia, dirigo la presente in S. Cataldo.

Non fidandomi di riscrivere quanto ho scritto alla Superiora, La prego di farsi esibire le mie lettere, per informarsi delle mie idee.

Resta provato che casa più sventurata di quella di S. Cataldo in atto non ne abbiamo. La stessa casa di Monreale, comunque non abbiano il cholera, è stata provveduta di tutto il bisognevole e hanno pensato alle provviste igieniche dello stabilimento. Quello che V. S. troverà in S. Cataldo basterà per farlo Santo, io raccomando alla sua carità i Poveri e i Sancataldesi.

Non posso prolungarmi, perché il Sig. Caggegi, che aspetta per imbucare la presente e l'ossequia, mi ha dato tempo determinato.

Mi benedica con tutti, come io la benedico. Pre-

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ghiamo a vicenda perché il Signore ci protegga dal male terribile del cholera e dalle influenze (lei Sancataldesi.

Palermo, 30 settembre 1885

Figlia mia in G. C.Sia Gesù amato da tutti i cuori.Due parole per assicurarla che finora il

Signore ci ha tenuti illesi dal male, e che già nella nostra città declina di molto.

L'avverto che domani il Rev. mo P. Boscarini sarà costì, non so se lo stesso, pria di partire, si fosse messo d'accordo col Sindaco per evitare la contumacia, venendo da locale non infetto. Però se lui non pensò di avvalersi di questo mio consiglio, faccia avvertito il P.Pagano per liberarlo dalla contumacia, perché egli viene da Valguarnera, dove era assai prima che il cholera si fosse sviluppato in Palermo, per conseguenza possono dargli libera pratica senza alcun timore.

La S.V. farà leggere al Rev.mo P. Boscarini le mie lettere che riguardano queste orrende trattative, perché potesse informarsi di tutte le mie idee. Perché il Sig. Ingegnere ed il Sig. Vassallo non mi hanno scritto ?

La più bella notizia che lei mi diede, da parte di cotesto ottimo clero, è appunto questa, che il cholera non verrà in S. Cataldo. Signore esauditeli... perché il cholera in S. Cataldo è un doppio flagello e non può sopportarsi, ed io suppongo che il Signore non bastona con due bastoni.

Può informare tutti, ed io glielo avea scritto, dell'uso preventivo da fare del laudano in caso di pericolo di cholera, lo dica a tutti.

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Mi avvisi se posso munirla io di laudano e se inviandolo, lo faranno presto passare.

La benedico con tutti.Preghiamo assai.P.S. - Vidi ieri Ambrogio e fui assicurato

del benessere di tutti i suoi. Così t'accerto qui noi tutti e per tutte le cose.

Palermo, 12 ottobre 1885

Figlia mia in G. C, Sia Gesù amato da tutti i cuori.Si sereni, tutti stanno bene nelle nostre case

meno piccole eccezioni in questa casa di Terre Rosse, ove fuori di una ragazza che si chiama Gentile, la quale ha dei sintomi cerebrali un pò seri, le altre sono tutte buone perché del tutto guarite. Alla 5 Casa e a San Marco tutti benissimo. Io ricevetti la prima sua e dovendo scrivere al Rev.mo Padre Boscarini, pregai Padre Gambino di riscontrare la sua lettera per dirle che i colerosi non potevano riceversi nella nostra infermeria, checchè ne dice il Sindaco, perché non si è mai inteso che le Autorità, che devono badare alle buone condizioni della pubblica igiene, pensassero sanamente a stabilire una infermeria colerosa, ove esiste un ospedale ed un ricovero di Mendicità. Io dissi al Sindaco che faceva male a consagrare per infermeria la sala grande, e quando lo vidi ostinato, per non disgustarlo dippiù, mostrai di acchetarmi consagrando quella sala in caso di qualche epidemia, ma non certamente contagiosa, perché dove trattasi di un male contagioso, non è affatto permesso

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dalle leggi sanitarie che si mescolassero i colerosi con quelli che non sono colerosi. Le malattie epiderniche non sono necessariamente contagiose, e quando succede una epidemia di tal fatta, epidemica e non contagiosa, in questo caso potrebbe adattarsi una infermeria nel grande salone di sotto; ma quando si tratta di una malattia contagiosa, come questa del colera, in questo caso l'ospedale dei colerosi deve separarsi da ogni altro abitato, e solamente le anime generose, che vogliono assistere quei Poveri ammalati, devono stare con loro e non devono avere comunicazione coi buoni, altrimenti il male si contagia agli altri e si diffonde ovunque. Facendo riflettere questo al Sindaco, state sicuri che non insisterà a pretendere che i colerosi, che mai sia, venissero nei locali dell'ospedale e dei Ricoverati, ma penserà a preparare altrove un lazaretto opportuno. In tutti gli eventi, so che il Canonico doveva costì ritornare per questo affare e le cose saranno aggiustate. Vi auguro lo spirito della vera osservanza, che genererà la vera unione con Dio e alla sua adorabile volontà, che ci terrà sempre tranquilli in ogni pericolo che ci esenterà di molti mali, e ci farà prestare ad ogni bene con cuore pronto ed anima volente. Io capisco tutte le naturalezze che si possono avere dalle misere creature, perché io sono il più miserabile di tutti, ma non capisco pcrchè non si può spingere un'anima consacrata al Signore, a questo intero abbandono e godere un poco della pace di Dio, che fa stare tranquilli anche nei maggiori travagli. Noi abbiamo grandissimi motivi di lodare e ringraziare il Signore per le miseri-

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cordie grandissime che ci ha usate, e intanto stiamo sempre con l'animo sospeso, e desideriamo giornaliere notizie, per stare meno inquieti; perché non ci fidiamo di Dio? Mi fa gran pena questo fatto. Fiat.

Se ritardano le nostre lettere, dovete persuadervi che abbiamo molto da fare, e non possiamo impiegarci semplicemente a scrivere;del resto le notizie di sono avvicendate ed io so che questa Superiora di Terre Rosse ha spesso assicurato la S.V. della salute buona di tutti, come io l'assicuro. Suppongo che il Rev.mo Padre Boscarini sia nuovamente fra voi, ma non so se pensò meglio di recarsi a Canicattì, dove Mons. Vescovo di Girgenti volea che si fosse recato con urgenza. In ogni modo sarà presto di ritorno costì e allora parlerà lui col Sindaco e si piglieranno le misure necessarie per tutti gli eventi se Dio vorrà visitare cotesta Comunità. Perciò mi auguro e prego il Signore che dovete essere esentate. Sia sempre fatta l'adorabile volontà di Dio.

Fatevi sante, fatemi questa carità: per raggiungere questo mio gran desiderio basta essere veramente osservanti della vostra regola e questo sarebbe un primo e precipuo dovere, senza del quale io esito per l'eterna salute, ma chi osserva, si fa santa. Dunque è assai poco quello che dovete fare per farvi sante! contentatemi e contentando me contenterete Gesù, risponderete alla vostra vocazione, e salverete l'anima vostra e le anime che Dio vi affida. Vi benedico con tutti.*

* Nota - Un gruppo di lettere dal 1 al 12 ottobre 1885 sono dirette alla sorella Suor Vincenzina. Vedi Volume II pag. 282 e segg.

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Terre Rose, 12 ottobre 1885

Figlia mia in G. C, Sia Gesù amato da tutti i cuori.Il Canonico mi scrivea che sarebbe ritornato

in Valguarnera, Lei mi scrive che partì per Canicattì, ed io non so quale sia la verità.

In ogni maniera ringrazio Dio del bene fatto dal Missionario nella Cemunità, e non molto della lode che Ella ne profonde, perché vorrei vederla sempre più vigorosa nello spirito, e spacciata di tutte le pastoie che la inviluppano.

Speriamo che questo bene fesse duraturo, e non sorgesse domani lo stesso bisogno. Però il motivo interessante, per il quale il Missionario venne, fu appunto quello di aggiustare le strane pretenzioni del Municipio, e queste mi pare che fosssero rimasti al punto dove erano. Il Sig. Luigi Vassallo dice di contentarci di quello che fanno, e ciò perché è sicuro che il Signore vi libera da questo flagello, ed avrete fatto sempre un guadagno per trovare questi corpi in qualche maniera accomodati. Ma io ritengo che gli accordi fatti saranno sempre inutili, perché non ben fatti, e quando potremo servirci di cotesti locali, dovremo cominciare dall'abissarli per ricostruirli della capacità e maniera che a noi bisognerà; e intanto la spesa inutile che ora faranno la dovremo pagare noi, perché come finisce il timore del cholera, alla prima scadenza che devono pagare alla Deputazione tanto pel Ricovero, che per le Orfane, faranno compenso colle spese fatte, comunque malfatte.

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U pruvatu malu nun stari a pruvari, ca cchiù cu provi cchiù tintu lu trovi! Io lo sapea che il P.Boscarini non avrebbe concluso nulla venendo costì, come non avrei concluso nulla, se fossi venuto anch'io, ed era per questo che non volea farlo venire, molto più che io vedea che lei avea maggiore impegno di profittare di questa occasione per avere il Missionario, non tanto per le cose, quanto per la Comunità. Non dico io, figlia mia, che il Missionario non debba mai venire, ma il volerlo sempre, e il non abituarvi mai all'osservanza, senza questi conforti, è proprio un grave ostacolo, ad acquistare quello spirito di santa fermezza nella vostra osservanza, che vi deve far sante e vi deve dare lo spirito di santificare le anime che Dio vi affda.

Io capisco che voi siete in una posizione assai angustiante, per lo spirito strano che informa cotesti buoni cittadini; ma pure il Signore ha voluto affidarvi questa missione, e se voi con fermezza, mitezza, e pazienza non intraprenderete l'ardua impresa di portarla a compimento, non avremo da sperare nulla di bene. Coraggio adunque. Osservanza, ed andremo avanti coll'aiuto di Dio e della Mamma nostra Santissima, che sarà sempre con noi, quando noi saremo sempre nella sua santa regola.

Qui il cholera minora, ma pare continua, e il Signore, che, ci avea tenuti illesi fin'ora, ci ha visitati in questa casa di Terre Rosse, ma con molta mitezza. Per sua misericordia si era preparata una Baracca in fondo al giardino, ove si sono trasportate quelle che sono state attaccate, e fortunatamente vanno tutte bene, meno pochissime eccezioni. Abbiamo perduto semplicemente

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due ragazze. Una terza è un poco grave col tifo, le altre migliorano e sono quasi tutte rimesse. Un numero sono già ritornate nello stabilimento, e otto solamente sono tenute in questa Baracca ancora in osservazione.

Pregate, perché il Signore non permetta che altre ragazze si attacchino, e che queste ragazze già attaccate guarissero presto tutte.

La 5 Casa e S.Marco tutti buoni. Le Suore di qui, le orfanelle Sesti, tutte buone.

Aiutateci colla preghiera e sopratutto colla vostra santa osservanza, perché questa solamente ci otterrà tutte le grazie.

Ossequio il Rev.mo P. Arciprete, P. Pagano e tutti di cotesto Rev. Clero.

Il Sig. Vassallo credo avrà proposto fermamente di non rivedermi e non scrivermi, perché fu qui pria del cholera e non si fece vedere; mi rivolsi a lui per coteste angustie e non mi ha riscontrato. Così fece pure il Sig. Ingegnere.

Aspetto vostre consolanti notizie.Vi benedico nel nome del Signore colle

Orfane e i Ricoverati.

Terre Rosse, 14 ottobre 1885

Figlia mia in G. C, Sia Gesù amato da tutti i cuori.Non so se ho tue lettere a riscontrare; è un

pezzo che non ho avuto tempo di scrivere né a te, né al buon Compare Montana, al quale avrei dovuto riscontrare per una cosa urgente ed interessante. Ma che si vuol fare?

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il Signore ci ha voluto visitare nella casa di Terre Rosse, e se nella Sua giustizia ci ha mostrato il Suo rigore, pure non ha lasciato di proteggerci colla Sua Misericordia. Qui si era preparata una Baracca in fondo al giardino, e di questo modo fummo esentati di portare le ragazze affette all'ospedale dei colerosi, che sarebbe stato il mio maggior dolore.

Molte, già guarite, sono tornate allo stabilimento, dove si gode ottima satute e delle otto, che qui abbiamo, semplicemente una è grave col tifo, e questa mattina presenta segni di miglioramento; speriamo! Le altre tutte in linea di guarigione e il medico aspetta i segni di accertamento per farle ritornare allo stabilimento. Pregate e otterremo tutto, perché la preghiera è onnipotentissima e vince l'Onnipotente,e la Mamma nostra e nostra prima Superio. ra saprà ottenere tutto, se saremo nella vera osservanza. Il Canonico Boscarini forse andò in Canicattì; non so se sarà passato da voi. Aspetto nuove.

Voi come state? il vostro lungo silenzio mi ha tenuto in pensiero; ma voglio augurarmi che le vostre lettere fossero rimaste in S. Marco e le avesse riscontrate P. Gambino che in atto trovasi là. In ogni maniera vi prego di scrivermi qui a Terre Rosse per levarmi di angustia, sebbene il Signore mi dia grazia di offrirvi a Lui con piena rassegnazione.

Spero, come prima potrò, scrivere al mio buon Compare; tua voi ditegli le nostre crocine e che lo benedico con tutti di famiglia.

Benedico Voi, buone figlie mie, con tutte le orfanelle e le vecchierelle, e tutti dei benefattori e del paese.

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Occorrendo implorate per me una benedizione dell'ottimo Monsignor Vescovo, che Dio conservi a moltissimi anni.

Il Santo Padre, per mezzo del Rev.mo P. Daniele, ci ha mandato una speciale benedizione per tutte le nostre Case; ricevetela con vera fede e Dio vi custodirà.

5ª Casa e S. Marco esenti dal male e tutti buoni, particolarmente Suor Celeste e nipotina. Così pure in Monreale, S. Cataldo e Valguarnera. Sia Dio benedetto.

Di tutti i parenti delle Suore buone notizie, perché vengono per avere le vostre e sentiamo che stanno bene. I parenti di Suor Rosaria li ho visti io e stanno bene. Come sta Suor Rosaria? lo questa notte la vidi, e la benedissi.

Mi scriva di tutto e di tutti; oh! Suor Cecilia! Di nuovo vi benedico e mi segno.

Terre Rosse (Festa di S. Teresa), 15 ottobre 1885

Figlia mia in G. C, Sia Gesù amato da tutti i cuori.Per misericordia di Dio in questa Baracca

non resta altra ammalata che una sola, ed è l'orfanella Gentile, la quale di seguito al colera soffre il tifo; ma questa stessa va meglio. Il medico, a misura che sano migliorate, accertandosi della guarigione le ha restituite nello stabilimento.

Ma il vero colera, che mi addolora, è la mancanza dello spirito, e quello che è peggio, quando lo spirito che ci da pace è quello che viene dal pabulo della nostra nervosità e del proprio contento. Tutto ciò, che procede

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dalla carne, è carne dice lo Spirito Santo, e tutto ciò, che procede dallo Spirito, è spirito; e lo spirito del Signore è nelle anime che abbandonano non solo le cose terrene, tua se stesse per essere tutte di G. C. poichè il Signore opera sul nulla e, finchè saremo qualche cosa davanti agli occhi nostri, non potrà cominciare in noi l'opera sua.

Io lodo lo zelo e la carità del Missionario zelante che ha interesse delle anime di G.C. ma piango per quelle anime che cercano quello che è suo, e poco si curano degli interessi di G.C. La pace di tali anime è fondata nella propria soddisfazione, e dura tanto poco, quanto durar può la soddisfazione umana, e si ritorna da capo. Io voglio augurarmi ogni bene, ma questo bene allora può avere solidità, quando l'anima, per disinganno avuto dalla grazia, arriva a conoscersi di quello che io intendo dire, finché non si convince e non muta, ritornerà ad essere sempre disperata e, per avere la pace, ha bisogno non di G. C. ma di quel tale che lo rappresenta. Desidero che questa mia apprensione fosse uno sbaglio, e che dovessi quanto prima rendervi scuse per essermi ingannato, ma quasi 30 anni, impiegati nella cura delle anime, hanno già formato in me un'avvertenza che, non solo al modo di desiderare, di parlare, ma dello stesso camminare, dello stesso muovere degli occhi, spesso mi avvedo di quello che non mi è dato comprendere, quando queste anime con me conferiscono.

Lodo lo zelo dei Missionari, ma non vorrei che le anime non se ne profittassero per il loro vero bene. Non voglio che lei faccia voti, ma che viva del nostro spirito,

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e il nostro spirito è spirito di abnegazione e sacrificio,e l'anima che non gioisce in questo stato, l'anima che non sa compatire Gesù sulla croce, quando sente l'abbandono del Padre suo, e con tutto questo terribile abbandono, pure abbandona tutto se stesso nelle braccia del Padre suo, « Pater in manus tuas commendo Spiritum meum », fuori di questo spirito non può trovare conforto nella nostra vocazione che è quella di servire Gesù nel Povero. Né sta bene applicato il tratto evangelico di S. Marco perché voi per vostra regola, non dovete esser sollecite a preparare un pranzo con 10 portate; quello che voi preparate è quello che è necessario e poi alla presenza del Povero dovete stare come Maddalena ai piedi di Gesù, al coro dove si va di rado, e si sonnacchia, come la Maddalena ai piedi di Gesù tra voi e con tutti non dovete vedere altro che Gesù ecc. ecc. Intanto l'una con l'altra manca di carità, il Povero abbandonato e non guardato come Gesù, l'osservanza trascurata ed è l'insegnamento di Gesù e tutto quello che potrai ripetere senza pensiero di Gesù, e questo pensiero dev'essere solamente quando sì è ai piedi del Missionario, e, per talune, di quel tale, o di quel tale Missionario. E per carità, Superiora! Apprendiamo prima lo spirito vero di Gesù, otteniamo la grazia della nostra vera conversione e poi parleremo di S. Maddalena e faremo le maestre di spirito. La pace del Signore sia con Lei, per rimanere al posto dove Dio l'ha posto e non per volare se avesse ali senza ubbidienza. Io non so dire tua prego il Signore che mi faccia intendere.

La benedico con le Suore le Orfane i Ricoverati.

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Palermo, (Terre Rosse) 18 ottobre 1885

Rev.mo P. Salvatore (Boscarini),Sia Gesù amato da tutti i cuori.Sia pace a quell'anima benedetta del Sig.

Battiato. La sua carissima era da me desiderata, non tanto per l'Eloisa Mistretta, per la quale io voleva che si fosse evitata una scena come quella dell'uomo Russo, ma non avea poi pretensione di sostenere una lotta, se non quella che basta a custodire inviolata la pace del proprio domicilio. Talchè io scrivea alla superiora di non pigliare nessuna parte; se la ragazza volea uscire, consegnarla immediatamente ai genitori, se no, dire ai genitori che violenza nella nostra casa non ne devono fare, ma rivolgersi ai magistrati competenti, perché, se giudicano di far uscire la figlia, la faranno uscire colla forza della legge senza violenza. Speriamo che si acchetino i genitori, e che la figlia abbia la vera vocazione; in ognr modo sia sempre il nostro andamento da non poter essere appuntato per poterci trovare sempre in buona regola.

Per Canicatti la S.V. si ricorda che io andai a visitare quel locale, e avea detto al sindaco le riforme necessarie per adattarci alla meglio, rendendo indipendenti le infermerie degli uomini da quelle delle donne, e per trovare un semplice dormitorio per le suore. La costruzione da loro fatta, dopo avere demolito l'antico convento, fu sbagliata, perché il pianterreno è reso inutile.

Pure per incominciare, io avea detto quello che

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dovevano fare, che ora per minuto non penso; se si avesse una pianta dell'attualità, si potrebbero fare studi migliori, ma se poi le riforme ordinate furono fatte, bisogna adattarci e poi, quando saremo dentro, e si fabbri cherà il resto, potremo combinarlo meglio.

La S.V. trovò fatte le riforme che io avea suggerite? il cesso per gli infermi e quello per le inferme, e quello per le Suore? La cucina credo che si era architettata sotto al primo ingresso scendendo dalla scala dell'ospedale; sopra nel vano della scala si era organizzata una cucinetta d'infermeria e il cesso per le suore, le quali avrebbero per sé occupata la prima sala dopo lo strummato della scala, la quale avrebbe una porta dirimpetto la porticina del coro che dà in Chiesa. Sarebbe sempre utile, dove può aversi la Chiesa per nostra cappella e il Sacerdote addetto a coltivarla, eletto sempre dal Vescovo, come Cappellano della Cappella dello stabilimento; ma quando questo non può aversi purchè non ci siano rapporti necessari, e si possano fare le funzioni del nostro Istituto senza ostacoli, io non ho pretensioni, però, se in questo locale, oltre la sezione ospedale venisse a svilupparsi quella del Ricovero e delle Orfane, come fare per la Messa di Comunità, come per la Comunione? La 'S.V. che è a trattare queste cose miri a stabilire l'indipendenza assoluta dello stabilimento dal Rettore della Chiesa; anzi ad avere con ogni esattezza gli aiuti spirituali coi nostri orari e senza miscela e pericoli, e tutto si potrà accomodare. Ora dirò al Rev.mo P. Gambino di fare una copia dell'atto vitalizio, fatto dalla Deputazione di S. Cataldo e dell'accettazione fatta dalle

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Aspiranti godenti e la farò prontamente arrivare alla S. V. La copia delle nostre condizioni e del corredo, che dovrebbero avere in Canicatti, perché io la diedi al Rev.mo Economo oggi Arciprete, gliela compiego potendola avere da questa Superiora. Non si avvalga della copia che possono spedirle da S. Cataldo, ma aspetti quella che le invierò io, perché voglio modificare una cosa, che è assai interessante. Sta bene la retta pei Poveri e per gli ammalati. Se deve costruirsi la Cappella, dev'essere sacramentale e per conseguenza deve avere una stanza indipendente; l'altare mobile può servire per celebrare la Messa nelle infermiere, scegliendo un punto che possa essere utile per tutti. Le Chiese sono feudi e molto più questa dell'Immacolata e qualunque impegno del Vescovo non la farà mai nostra, tutto quello che si potrebbe ottenere sarebbe di avere il letterino senza comunicazione colla Chiesa, ma io non credo però che possano costruire nella casa una cappella privata e che possano assegnare un fondo pel culto, comunque necessario, essendovi un'infermeria; la S. V. ripeto ha molta esperienza, conosce tutto il nostro regolamento e i nostri bisogni, tratti con tutta la delicatezza possibile, ma badi a concretare tutto pria che vadano le Suore, e di questo vorrei che ne facesse pigliare l'impegno al Vescovo, perché se il Vescovo ci pressa di andare pria di aver tutto stabilito, saremo in un'altra rovina. Tratti adunque col Vescovo come meglio crede e opportunamente mi avvisi, può sempre tenersi una maglia aperta dicendo che lei propone, per vedere come meglio possono concertarsi le cose, per darne poi rag-

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guaglio al superiore ed ottenere la di lui approvazione. Di questo modo ove spunti un motivo o una riflessione inaspettata o non fatta, avrà sempre una buona ritirata. Che sia il Rettore della Chiesa il cappellano dell'ospedale o della nostra cappella io non incontro difficoltà, purchè il Vescovo ne resti contento, e la comunità non sia sottomessa ad altra disciplina che quella della propria regola e dei propri superiori, e che questo Cappellano abbia la bontà di rispettarla e farla sua. Quando la chiesa o la cappella è assolutamente dello stabilimento non vorrei che il cappellano avesse cura di tutto, perché non vorrei privare le suore dal servizio di Gesù nel sacramento. Semplicemente quando si fanno delle funzioni pubbliche allora si, dietro che le suore da se sole hanno apparacchiato tutto a porte chiuse, aprendo le porte lascerei la cura al cappellano ed al Sacrestano, come si fa ovunque anche dalle nostre stesse case. Dovendo parlare di S. Cataldo è miglior cosa il sospendere ogni discorso e pregare, perché altrimenti saremo costretti sempre a mancare di carità, e mancando noi di carità non possiamo sperare che altri la praticasse. Narriamo come storia le cose, procuriamo il mezzo di correggerle servendoci del consiglio del Vescovo e poi preghiamo.

Sto ad attendere le notizie della comunità di San Cataldo, la quale pure mi pare che poggi sopra basi non salde e difficili. Dico non salde, perché si unisce l'amor proprio allo zelo della propria salute, la soddisfazione del proprio sentire allo zelo della gloria di Dio. Io ricevetti un ragguaglio dalla superiora, e una

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lettera di suora Caterina, che accenna ad una vera conversione. A questa non ho creduto di rispondere finora, finchè non ricevo sua lettera, alla prima dolcemente e sempre la batto, ma non si leva mai dalla sua via, la quale a dir vero non mi sembra quella della nostra vocazione. E quello ch'è peggio che progredisca sempre nella sua sicurezza, ed ora mi scrive lumi ricevuti nell'orazione, ed ora mi fa delle interpretazioni scritturali a modo suo e sempre ricade in quello stato, dal quale, con ogni sforzo, cerco sempre di rilevarla. Sono anime buone, carissime, ma abbiamo molto da pregare e da operare, formandoci veramente nello spirito del Signo. re. La superiora di Girgenti sperava e spera una sua visita pei disordini gravissimi. Di S. C.lia è una sventurata che completa il numero di quella classe infelice. Oh! Signore datemi un angolo per non gittarle sul lastrico, e poterle custodire separate da tutti.

Qui nessun altro caso di ,cholera, le altre case esenti. Stiamo in baracca per una ragazza, che è in linea di guarigione, il resto tutte buone. La salute di tutti buona, ed io credo avere detto tutto, dicendo tutti. Ed io mi assicuro che il cholera si allontanerà, perché ritorna a farsi sentire la fistola che sin'ora ha taciuto. Come fare per combinare la fondazione in Napoli e l'operazione nell'Ospedale del Dottore dalla S. V. progettato? Non posso più prolungarmi per fare imbucare la presente.

La benedico con tutte le suore e i poverelli di G. C. e così domando che la S. V. mi benedica. Ossequio tutti di sua degna famiglia, il sig. D'Amico e famiglia,

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il sig. Spina e famiglia, il cav. Arena, il Rev.mo P. Arciprete e tutti di cotesto ottimo clero.

L'abbraccio e benedico nei Sacri Cuori e mi segno.

Preghi e faccia pregare per noi.P.S. - Va ad aprirsi la colonia agricola in S.

Giuseppe. Abbiamo bisogno di aspiranti agricoltori, ne ha in pronto V. S.?

T erre Rosse, 22 ottobre 1885

Rev.mo P. Gambino,Sia Gesù amato da tutti i cuori.M. Paolo Virzì mi presenta una nota di

lavori per la Baracca e l'adattamento della tubolatura di ferro e ancora per la costruzione della stanzetta in fabbrica vicivicino la baracca.

Per le spese della baracca io penso, e lui conviene, che si erano strasattate per L. 150, ma lui presenta di tutto la nota, come se si dovesse pagare in economia. La S. V. lo rimette a me, forse perché non ha denaro, ma io non so cosa fare, perché la nota dovrebbe farsi vedere a Cangeri e stare alle giuste condizioni. Io penso così che la S.V, che ha la continuazione dei lavori, lo soccorra senza distinzioni, e poi quando il Signore, per sua misericordia, ci libererà da questo flagello, vedremo cosa deve farsi pel conto finale di ogni cosa. Io ieri feci dare L. 500 al Superiore, per non farlo andare da Ingraita, come S. V. avea disposto. Ieri sera, quando lo rividi, non ebbi testa di domandare quello che avea fatto. Se la S. V. è informato, mi avvisi, perché lo avea pregato di portare L. 100 dalle Triolo, come lo stesso

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Ruggeri mi avea incaricato. Io vorrei uscire, e non mi sono deciso a farlo; non ho saputo, se la S. V. resta alla 5 Casa o viene; mi avvisi per sapermi risolvere a quello che devo fare. Se ha denaro dia la S. V. un acconto a M. Paolo, se no, mi avvisi per denaro, non mi faccia fare questi conti, che non so e non ho portato. Mi benedica e mi dia avviso del da farsi. Cosa ha fatto pei rimedi di Refurgiato? Che si dice della 6 Casa e del Frate Superiore? io vorrei andarci.

Mi benedica con tutti, come io la benedico.

Palermo, 20 ottobre 1885

Il giorno di S. Canzio

Rev.mo Parroco (Soldano)Sia Gesù amato da tutti i cuori.Una parola pria di uscire dalla Baracca

dove abbiamo veduto la misericordia del Signore, come Daniele fra i leoni. Che consolazione che la S. V. Rev.ma si è degnata ospitare nella casa dei poveri; quante speranze fa nascere nel cor mio questo avvenimento! La prego di raccomandarmi al Signore. La ringrazio del consiglio datomi e della carità, che ha avuto verso i poverelli e e suore costì riunite.

Sia Dio benedetto che l'ha liberato da questo flagello. Mi creda con tutto affetto e rispetto.

Palermo, 22 ottobre 1885

Figlia mia in G. C.Sia Gesù amato da tutti i cuori.Ricevo qui la tua inviatami in S. Marco,

perché tu

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non credi a quello che ti dico, ma devi sempre caricarti una croce dippiù di quella, che ti dà il Signore; e per questo lo sai che il Signore stesso ci avvisa che non abbiamo le forze. La superiora Celeste aveva avuto uno dei suoi soliti disturbi, e siccome di questi tempi tutto spaventa, si credeva che fosse stato qualche caso di colera; ma io poi vidi l'evacuazione ed era sanissima, talché nemmeno ho avuto la premura di ritornarvi. Qui la Baracca è chiusa; ma pure si sta sempre come sentinelle alla guardia, perché tra un numero così esteso, sempre succede che vi sia qualcuna che dica mi duole lo stomaco, qualche altra che ha più di una chiamata; ma, grazie al Signore, non si è sviluppato altro caso.

Suor Maddalena, nei due giorni precedenti, è stata col suo fiero dolore di testa e nemmeno la notte ha potuto dormire; questa mattina io ordinai che fosse rimasta a letto, ma mi ha fatto sapere che, comunque minorato il dolore alla testa, pure non ha potuto conciliare sonno pel frastuono della strada. Io, venuto il medico, volli farla visitare, ma mi accorsi che questo medico non saprà nulla delle sofferenze ordinarie di questa povera figlia, la quale però, mentre soffre, non lascia di essere assai pingue, come se fosse della più florida salute. Si è lagnata pure di un dolore al fianco ed io penso, così in aria, che forse altre volte ha cacciato renella o calcoletti, non penso bene; per non andare avanti, dinanzi al medico e non mostrare che le suore a lui si occultano, come se non gli avessero fiducia, tacqui; ma se continua e non cede questo dolore,

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m'informerò per vedere il da farsi. Anzi andai ora stesso e dietro la porta intesi che stava mangiando, che era meglio, e dacchè ha fatto uso dell'acqua di scillato, non ha avuto più renella. Mi domandò di alzarsi, male dissi di procurare di dormire, perché un poco di sonno vale più di ogni altro rimedio, quando si soffre dolore alla testa. Se l'ovaro non viene, essa stessa ti scriverà pria di far partire la presente. Suor Giuseppina, Marietta e tutte le suore buonissime. Al Rev.mo P.Parroco e P. Pennicca tanti rispetti dalla parte mia e di tutta la comunità. Alla 5 casa tra i vecchierelli vi è stato qualche caso, ma lì siamo obbligati a mandarli alla 6 casa, appena si ammalano. Il Signore ci ha fatto grazia sin'ora e tranne due casi solamente, che si erano guariti, non si era ripetuto più niente. Ora che il colera è in sul finire, vi sono stati altri 8 o 10 casi; però questo ha importato, che le misure sanitarie che non usarono da principio, perché il male poi si estese a tutto il paese, e la 5 casa assolutamente esente, l'hanno usato ora, e non bastando, appena succede il caso, l'ammalato si porta immediatamente all'ospedale, dove, bisogna dirsi, sono stati benissimo assistiti dalle figlie di S. Anna, e dai sacerdoti amici nostri, che ivi si trovano. Pensò il municipio, e saviamente, di trasportare un numero di vecchierelli alla Castelluccia, assistiti dai nostri frati; e così le donne, dove le povere vecchierelle non hanno avuto nulla, si sono anche allargate nel grande salone, detto di San Vincenzo. Queste cose, sebbene utili, portano grandi strapazzi ed emozione; ed anche il buon frate Arcangelo ieri sera, che venne qui, era col suo incomodo antico

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di erutto continuo e per la perdita del sonno ed il travaglio era assai abbattuto. Questa mattina non ho visto nessuno dalla 5 casa; sono sicuro che là ammalati non ve ne sono, perché debbono per disposizione superiore portarsi alla sesta casa; ma non so se frate Arcangelo è per gli affari o pel suo incomodo che non sia venuto sin ora. Più tardi vi andrò io stesso per maggiore serenazione.

A Peppino io ho scritto e mi ha risposto Pietrino solamente, ora che nella mia ultima mi legnai del suo silenzio, mi scrisse una cartolina postale. Io lo riscontrerò, ma per carità digli che non deve venire a qualunque costo, tra le sollecitudini che ho ci vorrebbe questa, della di lui presenza qui in questo momento.

Ti benedico con tutte. Iddio ti dia la grazia necessaria per le gravi angustie che ti circondano; come finirà il colera rimedieremo.

Terre Rosse, 22 ottobre 1885

Figla mia G. C, Sia Gesù amato da tutti i cuori.Scrivo due parole per levarti di angustia.

Già per misericordia siamo liberi del flagello del colera. Ieri, giorno della maternità di Maria, uscì l'ultima ammalata già guarita insieme alle infermiere. Viva Gesù e la Sua Misericordia.

Siamo tutti buoni e sebbene il colera non è interamente partito dal nostro paese, sembra però che sia sulle mosse. Speriamo nella bontà di Dio che non ritorni mai più. Comunichi questa notizia all'ottimo Sig.

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Compare Montana, al quale può dare la serenazione che i bagni termo-minerali non è vero che producano gli effetti da lui temuti. Scriverò più a lungo direttamente allo stesso, che per ora benedico con tutti di sua degna famigia.

A lei, figlia mia, scriverò pure; ma abbia pazienza, per ora si contenti che la tolgo di sollecitudine. La benedico con tutte le Suore ed orfanelle.

Terre Rosse, 24 ottobre 1885Festa dell'Arcangelo S. Rafaele

Figlia mia in G. C, Sia Gesù amato da tatti i cuori! Altre due parole acchiuse al Sig. Montana,

per assicurarti che già si è chiusa la Baracca colerosa, e qui pure, come alle altre case, godiamo buona salute; pure, perché il male non è cessato in Palermo, siamo sempre nello stato di battaglia e di sorveglianza. Preghiamo che il Signore voglia, per Sua Misericordia, liberarci interamente da questo flagello. Sono lieto che Girgenti e tutte le altre città, dove abbiamo delle case, sia stata esente da questo male, e così speriamo che il Signore vi conservi come sempre in buona salute. Sopratutto però, preghiamo, perché il Signore ci faccia secondo il Suo Cuore. Oh! Suore Care! Oh! Figlie mie tutte! Amate Gesù, osservate la Regola e saremo felici.

Scrissi al Sig. Montana, che il Sig. Messina merita tutto e per conseguenza faccia come crede per l'affare delle 1000 lire; ma se però, con questa coincidenza si potesse combinare quel contratto, unendovi anche il ri-

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manente dello sborso, per compire tutte le fabbriche mi sembrerebbe il miglior partito, perché si toglie questa occasione, che è una vera urgenza, perché non possono lavare a cielo aperto; forse per gli altri miglioramenti, che non si credono urgenti, non avranno premura di fare il mutuo, ma potranno farle poco alla volta col sistema delle serate, e delle lotterie. Ma voi che siete presenti, potete meglio di me vedere la cosa, e la risolverete come vi sembra più prudente.

La mia salute e di tutti buonissima, così vi accerto finora di tutte le case. Le mie sofforenze colla fistola hanno l'alto e basso, ma non sono mai cosa da fare spavento; stia serena.

Scrissi al Padre Boscarini i suoi desideri, ma Egli non potè avvicinarsi, perché aveva premura di ritornare in Valguarnera, ove pendevano affari assai interessanti presso il Municipio e temeva che, nella sua assenza, le cose fossero andate male; come prima sarà possibile, verrà. Però desidero sapere, se venendo da Valguarnera che non è stato infetto di colera, costì lo fanno entrare senza contumacia. Come Lei mi avvisa che può entrare in città senza fare contumacia, io lo farò venire al più presto possibile.

Assicuri tutte le Suore per parte dei loro congiunti perché finora non ho inteso nessuna perdita e le nostre Suore, che non hanno lasciato la colletta, portano buone notizie di tutti. È buono però che ognuno di loro scriva alla famiglia per consolarla e sapere notizie.

Imploro una benedizione da Mons. Vescovo, che Dio conservi a moltissimi anni per cotesta Diocesi, e

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appena verrà il Canonico a visitare, porterà a voce la risposta che Monsignore da me si attendeva.

Non posso più prolungarmi. La benedico con tutte le Suore ed orfanelle, e le buone vecchierelle. Ossequio distintamente tutti i nostri benefattori particolarmente Montana, Messina e tutti dell'ottimo Clero Bocconista. La benedico di nuovo.

Terre Rosse, 24 ottobre 1885 Festa dell'Arcangelo S. Rafaele

Rev.mo P. Salvatore (Boscarini),Sia Gesù amato da tutti i cuori.Con piacere ricevetti la sua ultima di tre

foglietti, e, contento soprattutto che il cholera non ha visitato coteste contrade, ho lodato la misericordia di Dio, senza lasciare di pregarla, perché le conservi sempre immuni da sì gran flagello. Son lieto che son tutti convinti che sarebbe uno sbaglio di far servire pei cholerosi il salone dello stabilimento; ma speriamo che non vi sia il bisogno, perché a me sembra che non vi sia garanzia pel carattere del Sindaco. Per S. Cataldo il quadro, che la S.V.mi fa, risponde al vero; ma il Signore deve liberarci dalle misteriose nervosità dell'atto, che secondate per poco, ci condurrebbero in un altro spirito; e dalle terribili insincerità dell'ultima notata, della quale più che ne sento, più mi spavento, perché più mi confermo nei timori e nelle apprensioni che il Signore mi ha dato per questa povera anima, che pure fa parte di quella schiera dolorosa, che non lascia di affligermi davvero. Quando saremo assieme con questo che la S.V. mi ha

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scritto, Le mostrerò che i miei sospetti sono realtà, e che abbiamo molto bisogno di pregare per questa povera figlia.

Per Eloisa speriamo che il Signore l'aiuti e non comprometta l'Istituzione, abbastanza cimentata in quella benedetta Comune, non potendo contare neanco sul. le Autorità, che nel meglio vi abbaudonano, o vi gittano in ogni angustia senza pensarvi.

La S.V. non mi dice, se avvicinò il Rev.mo P.Arciprete, e se parlarono del di lui allontanamento dall'Istituto, e dell'ordine dato ai Sacerdoti di non più avvicinarvi; e come presidente della Deputazione delle Orfane crede coveniente di pensare ad ultimare la fabbrica del camerone, e a costruire i cessi delle Orfane, divise da quelle delle Vecchie, per evitare gli scandali che la povera Superiora deplora; se pensano a fare il possibile per pagare i debiti, e per fare crescere la colletta, onde evitare che più se ne facessero per l'avvenire, onde evitare che i Poveri languissero per fame e per altri estremi bisogni. Il Rev.mo P. Arciprete partiva da qui commosso, e prometteva di prendere tutto l'interesse dell'Opera; appena arrivato in San Cataldo mi scrive una lettera, facendo accompagnare da un suo Nipote il terribile Russo, padre della povera giovane Catalda, che per la lettera del P.Arciprete fu martire della violenza del padre, perché senza quella lettera, io non l'avrei nemmeno ammesso in casa. Sia tutto come vuole Iddio, che così deve provare la nostra fedeltà alla gran sorte bel suo santo servizio. Ma pure conviene a noi patrocinare la causa dei Poverelli, e se non sarà il Clero il

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primo a guadagnarsi in loro favore, avremo poco da sperare pel resto. Io suppongo che la S. V. dovette avvicinarlo, e forse si sarà dimenticato di parlarmene. In Girgenti, dove la desiderano, abbiamo quell'altra bellissima C. che mi ha straziato l'anima, e che da molto tempo è messa in ritiro nella propria stanza; male assicuro vi è da lacrimare. Io ho scritto a quella Superiora che la S. V. è pronta, ma io non le dirò di andare, se pria non mi accertano che venendo da Valguarnera, che tuttavia non è infetta da cholera, lo faranno entrare senza contumacia. Come avrò questa sicurezza, allora lo avviserò, e se si troverà nelle stesse condizioni di andare, andrà; in diverso caso aspetterà l'opportunità.

Intanto per questi elementi noi non avremo che fare, se non avremo una casa apposita, perché dovendoli custodire sono sempre micidiali sotto qualunque aspetto.

Signore, sia fatta la vostra adorabile volontà! qui a Terre Rosse è tornata un pochino di calma; già la Baracca dal giorno della Maternità di Maria è vuota e disinfettata, eppure, perché tuttavia nel paese vi è qualche caso, i palpiti continuano e siamo sempre come sul piede ili guerra; ogni piccolo disturbo reca un allarme. Il Signore vuole che stiamo incessantemente nella preghiera e che i proponimenti dell'osservanza si realizzino nella verità dei fatti. Però non posso dirle, quanta misericordia ci ha usata nello stesso flagello e come ci ha aiutato colla sua provvidenza. Vero che abbiamo fortissimi debiti, ma pure ci ha provveduto con elemosine iuaspettate e con prestiti e favori che non erano da a-

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spettarsi; sia sempre benedetto e lodato. Alla quinta Casa in questi ultimi giorni si sono verificati tre casi tra i poveri vecchi, e siamo stati obbligati a portarli alla infermeria apposita alla 6 casa, ove non abbiamo potuto avere il bene di assisterli: ma ivi sono le buone figlie di S. Anna che veramente assistono con tutta carità; speriamo che si guarissero tutti e che non fossimo obbligati a riaprire la nostra Baracca. Ha informato Monsignor Vescovo di Girgenti delle cose di Canicatti, o lo informerà quando sarà di presenza? Veramente in questo momento di cholera noi non possiamo fare una fondazione, molto più che per questo motivo nemmeno si è fatto il S. Ritiro. Oh! che guai che abbiamo per questo S. Ritiro, sia pel numero che per le qualità, abbiamo pure molto bisogno di pregare, perché il Signore mandi gli operai nella sua vigna. Pei frati in altra mia io avvertiva la S. V. che, conce finisce il cholera e si rimetta il commercio, bisogna spedirne un numero in S. Giuseppe. Abbiamo aspiranti costì? La salute di cotesta superiora mi tiene in pensiero, io non credo che la stessa porti da molti anni questi suoi mali, perché l'ho conosciuta florida e buona, potrebbe essere che stesse afflitta e che pel morale si disturbi il fisico? in ogni maniera mi faccia fare una lettera senza firma, nella quale scrive esattamente le sue sofferenze, che consulterò questo medico e le saprò dire qualche cosa, se pure non crede più utile di consultare i medici locali. Fin'ora potrà assicurarla della buona salute di tutti e speriamo che potrò darle sempre questa consolazione. Mi congratulo che la pasteria è in esercizio, quando posto qui l'avremo di miglior qualità

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di quella del Parco e un paio di centesimi di meno potrà avere un buono smaltimento. Come verrà P. Gambino, che tuttavia va in carrozza, lo avviserò della sua offerta. Per mettersi in movimento desidero che pria si accerti, che non deve dimorare in lazzaretti, e poi per tornare qui dobbiamo essere per qualche tempo esenti. Per la mia operazione io vorrei sfuggire di farla qui, però al momento non è di urgenza.

A me basta che il canonico, che lo conosce, gli dicesse che un povero prete, che porta da 5 anni una fistola all'ano, desidera essere da lui operato; però non sa come fare per poterlo rimunerare; e così risponderemo quello che lui risponderà. Poi per risolvere a farla, la penseremo.

La benedico con tutti nel nome del Signore e domando ugualmente la sua benedizione. Abbracciandola nei Sacri Cuori di Gesù e Maria mi creda.

Terre Rosse, 24 ottobre 1885

Carissimo Signor Compare (Montana)Sia Gesù amato da tutti i cuori.Perdoni il mio ritardo nel riscontrarla, ma

gli affari sono molti e non arrivo, come vorrei, a far le cose.

Per misericordia di Dio questa infermeria colerosa è disinfettata e chiusa e la salute di questo stabilimento, come gli altri, buonissima; però tuttavia nel paese continua, e per conseguenza succedono anche presso di noi degli allarmi, e siamo come in campo di battaglia, sempre alla vigilanza e all'attenzione. Speriamo che la bontà Somma di Dio voglia del tutto liberarci da questo flag-

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gello, che purtroppo meritiamo per i nostri peccati. Oh! se si potesse bandire dalla terra il maledetto peccato! sarebbe questa la vera cura specifica contro il colera e contro qualunque altro male che affligge l'umanità.

«Per peccatum mors et ornnia mala». Sia benedetto e lodato Gesù che per la Sua Redenzione ci ha rilevato dalla eterna condanna, ma abbiamo molto bisogno di profittare dei Suoi meriti infiniti, seguendo le Sue orme e praticando i Suoi insegnamenti. L'allontanamento da Gesù Cristo è il maggiore di tutti i flagelli per la povera umanità e nessuno vi pensa! Gridi forte, carissimo compare, il Viva Gesù... e tiri dietro a sé tutta Girgenti alla vita vera cristiana, alla Comunione giornaliera. Accostate al gran Mistero - Genti e lingue il Ciel v'invita - Al celeste Ministero - Alla Mensa della Vita!... Oh! che tesori perdono gli uomini nel secolo, che deviano dalla luce! Miseri quo itis? Bonum quod quaeritis desursum est, descendens a Patre luminum! Sembra che ci fosse veleno nel Sacro Ciborio! Tanto gli uomini lo fuggono e ne stanno lontani! Lo dica a tutti, come S. Ambrogio; accostatevi, Pane è, non è veleno! Mangiatelo e vi troverete la vita! perché Gesù Cristo l'ha promesso che chi mangia questo pane vivrà eternamente, e per conseguenza chi non lo mangia, morrà.

Cosa ho fatto? dovevo scrivere una lettera e stava per trascrivere una predica; che posso fare? il buon mio compare mi perdonerà. Il nostro ottimo Dottore mi ha assicurato che la Signora, mia comare, potrà allattare tranquillamente la sua bimba e mia figlioccia e questo le sarà di giovamento e non di danno, e oltrecciò mi

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ha assicurato, che non è vero che i bagni termo-minerali fanno sparire il latte anzi accrescono la secrezione. Serba ciò di sua norma. La balla io suppongo che sarà stata spedita meno le stivaline e le sue stivali, perché il calzolaio non l'aveva fatte. Io avvertii il P. Gambino di farne la spedizione il giorno stesso che ricevette la ultima sua consolantissima, per assicurarmi buona la salute di tutti e la città di Girgenti illesa e incolume affatto del flagello del colera.

Signore, fatemi la grazia di conservarla così sino alla fine e per sempre.

Io non posso dirle quante misericordie mi ha usato il Signore in questo flagello. Basta dirle che, con una schiera così estesa di Poveri, non mi ha fatto mancarenulla.

Vero che ho molti debiti; ma la Sua Divina Provvidenza è stata senza misura e mi ha aiutato visibilmente. La lodi e benedica per me, che non son buono a farlo abbastanza, non dico per come S.D.M. merita, ma per come io dovrei.

All'ottimo signor Messina i miei più distinti ed affettuosi ossequi, come pratico con tutti di sua famiglia, e come sarà possibile io spero venire per avere il bene di ringraziare tutti di presenza e ricevere una benedizione di Monsignore che imploro ora per mezzo Suo. La benedico con tutti di sua famiglia e abbracciandola nei Sacri Cuori di Gesù e di Maria mi segno.

P.S. IL signor Messina merita ogni favore, per conseguenza la S.V. può fare come vuole per le L. 1000, ma

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sarebbe anche meglio per questa coincidenza potesse spingere a fare quel desiderato contratto, e continuare intieramente la fabbrica.

Terre Rosse, 28 ottobre 1885

Rev.mo P. Salvatore (Gambino),Sia Gesù amato da tutti i cuori.Senza risposta alle lettere che le ho inviato,

una col vecchierello da lei spedito e l'altra con M. Paolo Virzì, sono in grave angustia, sono in gravissima angustia.

Mi faccia la carità di scrivermi. Mi rassicuri sul conto suo, mi dica che sa di Frate Arcangelo, che fa V. S. resta alla 5 casa o esce? Se esce passa da qui? lo non voglio che si strapazzi di più per me, ma vorrei essere informato, perché vorrei essere ovunque, mentre resto qui a queste incertezze.

Mi benedica con tutti, come io la benedico.

Terre Rosse, 28 ottobre 1885

Rev.mo P. Salvatore (Boscarini)Sia Gesù amato da tutti i cuori.È una vera milizia la vita dell'uomo sopra la

terra e spesso i maggiori combattimenti ci vengono da dove meno si aspetta. Già in qualche maniera il Signore ce l'ha fato capire che in S. Cataldoavremo molto da fare, ma a questo punto io non l'avrei affatto creduto. La buona Superiora mi avea fatto accettare la Eloisa per consentire alla madre ed al padre, che avevano il pio

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desiderio di volere consacrare i loro ultimi giorni al servizio dei poverelli, ritirandosi nelle nostre case. Io li aveva accettato, ma senza capire che loro intendevano essere uno frate e l'altra suora, e per la figlia loro dicevano che aveva la vocazione e così mi aveva detto anche prima il padre Gambino. Essa era ammalata, talchè istanzarono, perché io l'avessi ricevuta in prova, per vedere se il Signore la guariva, e ciò anche sotto la vista di vedere, se il Signore, con questa grazia, avrebbe meglio manifestato la sua volontà per la loro risoluzione, giacchè nemmeno intendevano aspettare il ritorno dei loro figli dal servizio militare alla qual cosa io non intendevo affatto consentire, o, per lo meno, pretendeva che avessero scritto a detti figli, per avere un voto di loro adesione ed esserne informati, e non fare poiché al loro ritorno fossero rimasti soli ed abbandonati da tutti, senza saperlo nemmeno. Dopo un paio di mesi della mia dimora in cotesta, la Superiora cominciò a dirmi, che il carattere della madre non era per ritirarsi in una casa nostra, che era molto pretendente e curiosa e che conveniva spogliarcene; aggiungeva dippiù che la figlia era ritornata nelle sue sofferenze, che era pure strana e che non faceva per noi. Di seguito cui dicea, con altra sua, che la figlia non aveva mai avuto la vocazione e che il padre e la madre l'avevano obbligata e che per conseguenza se si fossero ritirati tutti, sarebbe stato il miglior partito. Io che avea scritto, che la mia annuenza ad accettare i genitori era stata semplicemente come ricoverati, perché di altro modo non potevano i due coniugi entrare nella nostra regola, perché non ha

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voti solenni, immediatamente consentii che si fossero ritirati assieme alla figlia. Dopo ciò mi scrive di nuovo la Superiora che la figlia aveva la vocazione e la salute, ed io tornai a scrivere di non pigliare alcuna parte in questa faccenda, e, se i genitori la volevano, lasciarli fare tra loro. Poi mi mandarono i detti genitori una lettera mista di rispetto e di minacce, e fu allora che scrissi alla S. V. di recarsi in S. Cataldo e finalizzare questo affare, senza ripetersi le scene del Russo. Ora le compiego due lettere, forse scritte da qualche figlio dei due che sono militari, i quali hanno scritto di un modo più orrido al loro fratellino, frate Luigi, e l'originale none vorrei che si sperdesse, ma ritengo che l'avrà il Superiore della quinta casa o il P. Gambino. La S. V. facendo copie di queste che le rimetto, informerà il Vescovo, e, preso savio consiglio, ne presenterà copia al Questore, al Prefetto, al Procuratore del Re per sapere cosa fare per essere rilevati da tanta angustia, nella quale non entriamo per nulla, atteso tutto l'antecedente.

Sono le tre ed il sonno mi travaglia e non so come scrivo e cosa scrivo, la S. V. mi saprà interpretrare e compatire. Sembra che il cholera fosse per allontanarsi dalla nostra città, ma però non lascia di far visite di congedo, anche dove non era stato al suo arrivo. Da otto giorni che qui si era disinfettata la Baracca, e sino a quattro giorni addietro, oltre il caso di frate Domenico, che già si è guarito e della buon'anima di suor Provvidenza, alla quinta casa non era accaduta altra sventura; quattro giorni addietro si attaccarono quattro poverelli poi altri quattro, e avendoli mandati alla 6 casa,

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per misura di buona igiene ci favorirono un locale alla Castelluccia, dove si trasportarono una porzione dei vecchierelli e gli orfanelli, coll'assistenza del P. Filippello e 6 dei nostri frati.

Il salone grande di S. Vincenzo servirà per mettere in migliore condizione. igienica le povere vecchierelle, che fin'ora non hanno sofferto nulla. Però in questa nostra Baracca è morta questa notte all'una e mezza a. m. la buona suora Michela, lasciandoci molto edificati. Dei vecchierelli ed orfanelli attaccati che si portarono alla 6 casa non so darle esatte notizie; so però che tra i bambini attaccati vi era il più grandicello dei due Sesti, ed è migliorato ed in breve ritornerà alla casa. La S.V. non ha bisogno di comunicare questa notizia, l'ho voluto prevenire chi sa scrivessero cosa sui giornali, per potere rassicurare che già è quasi guarito. Tutto il resto, buonissimi e le dico la verìtà. Speriamo che, dopo questo sfollamento, alla 5 Casa non succedessero casi nuovi, e che il Signore volesse fare la grazia di risparmiare le vecchierelle e particolarmente le Suore. In mezzo a questi travagli spuntano queste lettere che le soccarto. Sia fatta la volontà di Dio.

Insieme alle due lettere dei fratelli di Eloisa, una diretta alla Superiora e l'altra alla stessa Eloisa, troverà una letterina dell'Onorevole Puglisi. Ancora da Girgenti non mi hanno riscontrato; aspettiamo.

Stia lieto, speriamo che il Signore ci liberi presto; dopo la tempesta viene la calma e speriamo che il Signore ci dia la grazia di servirlo ed amarlo nell'una e nell'altra.

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La benedico con tutte le Suore e i Poverelli di G. C.. Ossequio tutti, e domandando la sua benedizione per me e per tutti mi segno.

Terre Rosse, 28 ottobre 1885

Figlia mia in G. C, (S. Cataldo)

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Ho spedito al Rev.mo P. Boscarini le lettere

che mi avea compiegato per conservare gli originali e rendere informato Mons. Vescovo ed il Sig. Prefetto della nostra posizione in S. Cataldo ed ottenere da loro, o meglio dal Vescovo, i consigli e gli aiuti opportuni per liberarci da queste molestie, che noi soffriamo, senza alcuna colpa.

Da oggi innanzi però, pria di ricevere un'aspirante, bisogna che si facessero contratti non solo, ma che ci fossero tutte le informazioni di tutte le Autorità civili, politiche ed ecclesiastiche per evitare tutto quello che in S. Cataldo si avvera.

Il P. Gambino dice bene che le Superiore debbono sempre rivolgersi al Superiore in tutte le cose, perché, finita la Missione, il Missionario non ha più incarico delle altre case, ma essendo avvertito il Superiore penserà lui ad avviare le cose. Ora io vengo a dirle che succedendo altre novità su questo particolare di Eloisa la S.V. scriverà allo stesso tempo tanto a me che al Rev.mo P.Boscarini e ciò perché le cose camminassero spedite e allo stesso tempo colla cognizione di tutte le cose dalla parte del Superiore. E scrivendo al P. Boscarini può dire: che per disposizione del Superiore spedi-

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sce a lui quelle carte, o comunica quelle notizie, e che allo stesso tempo ha informato il Superiore per le opportune disposizioni a dare sull'obbietto. Non stia in angustia per tutto il resto, avendo operato per Dio e secondo l'ubbidienza, non avrà mai nulla a temere. Procuri sempre di vivere e di guidare la Comunità nello spirito della santa osservanza per la via della fede, nella santa unione della volontà di Dio, e così farà tutte le Suore forti nello spirito dell'abnegazione e del sacrificio, senza del quale non è possibile di seguire Gesù.

Questa mattina, colla corsa delle tre, anzi ieri colla corsa delle 3, partì la buona Vincenza la quale passò tutto il tempo in confusione, volendo partire quando si risolveva a rimanere, e volendo rimanere quando già avea scritto di venirsela a pigliare. Finalmente giorno 26 corrente mi arrivò un telegramma del Rev.mo P.Arciprete che mi scrivea d'imporre a sua nipote di partire in compagnia del Rev.mo P. Carletta, che con la sorella doveva recarsi in San Cataldo. Il P. Carletta mi mandò la persona di servizio per dirmi che il Rev.mo P. Arciprete lo avea interessato di tanto, e dopo che Vincenza lo fece aspettare tanto tempo, perché non sapea risolversi a partire, finalmente partì.

Non la scoraggi se si presenta a lei, ma non ammetta più ragazze a lavorare in casa. È curioso, ed io lo dico con tutta riserva, che la stessa presso queste altre aspiranti avesse esercitato una missione assai sconfortante, e mi hanno detto che si meravigliava come potevano stare tranquille lontane dalla famiglia; e a Maria, quella bionda, che appena arrivata cadde am-

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malata, e tuttavia continua, la invitava ad andarsene insieme. Forse faceva questo perché la credè di salute malferma; e teme che non le giovasse l'aria. Ma detta figlia non volle e restò.

Al Rev.mo P. Boscarini ho inviato in lettera assicurata le lettere che lei mi ha acchiuse. La prego di tenere sempre la buona relazione col Rev.mo P. A rciprete, e procurare colla preghiera prima al Signore e poi colla vostra osservanza nella Carità di G. C. che si ottenga la grazia di vedere infiammare tutti i cuori alla carità. La predica dell'esempio è la più eloquente ed efficace. Qui il cholera diminuisce, ma ancora non ha pensato di ritornare ad imbarcarsi.

Speriamo che presto potesse liberare del tutto questa città di Palermo, senza visitare altrove.

Qui la nostra infermeria cholerosa è chiusa, ma finchè non parte, staremo come sentinelle vigilanti ad amministrare il laudano ad un menomo apparire di doloretto viscerale o di diarrea. Preghino il Signore che voglia guardarci nella sua misericordia, perché non vi fossero nuovi casi. La benedico per star bene nel corpo e per santificarsi nello spirito di nostra S. Osservanza, e fare che tutte le suore godano di questa benedizione nel nome del Signore, e ne profittino con viva fede. Non ho rmai tempo, e questa lettera la sto continuaudo oggi 29 ottobre per questo non ho potuto scrivere a Suor Caterina, piacendo al Signore, lo farò appresso. Addio a tutte, buone figlie mie; pensate sempre che avete scelto Gesù per vostra eredità nel tempo e nell'eternità e che avete promesso per contentare la Gran Madre di Dio e

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Mamma nostra di copiare in voi la sua vita. Vi benedico di nuovo. Tutte le suore vi salutano anche la superiora di Monreale

Terre Rosse, 14 ottobre 1885

Figlia mia in G. C, Sia Gesù amato da tutti i cuori.Era per consegnare la lettera già preparata

al suo indirizzo, quando mi arriva l'ultima sua. L'ho aperta per aggiungere questo foglietto. Le lettere da lei mandatemi, le ho spedite al P. Boscarini, il quale potrà farne una copia per farle arrivare al Delegato. Io potrei farle arrivare copia di quelle spedite a questo frate Luigi, dove vi sono cose di orrore.

Pel Sig. Vassallo, se viene dalle 7,30 alle 8,30, io dissi in questa che in detta ora potevano venire i Deputati, in casi di urgenza, per evitare il sole del giorno e per conseguenza, se si limitano a questa ora, abbiamo poco da dire, ma siccome questa sarebbe un'eccezione per loro, quando lei con buone maniere, in occasioni opportune, potrà pregarli di venire in orario più congruo, farà bene evitando ogni pregiudizio, di ottenere questo intento. Quando poi venissero dopo le 8,30, sonato il silenzio, in questo caso senza sapere chi suona, possono non sentirli.

Speriamo che si aggiusti la faccenda dei cessi, ma badi a farli costruire come io le dicea. in maniera che contengano l'acqua in permanenza per poterli avere puliti come quelli che abbiamo qui. Procuri di fare adattare la pompa che mandi l'acqua in giarre apposite, che

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si collocheranno sopra le mura vicino alle stanze dove sono i cessi, e con tubi di ferro o di stagno immettano opportunamente l'acqua quanto bisogna per puliziarli e rinnovarli di acqua pulita. Nell'accomodare detti cessi pensino a fare accomodare il proprio, e fare aprire la porticina del parterra, prolungando la tettoia, come le avea detto di presenza, per evitare che tutti passassero dal loro cesso, volendo scendere in cucina segretamente.

Con questo che le ho detto e l'altra qui compiegata avrà quanto desidera.

La benedico con tutti, perché è tardi e non posso più prolungarmi.

Terre Rosse 29 ottobre 1885

Rev.mo P. Salvatore (Gambino),

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Impedito dal medico ad uscire, secondo i

miei desideri, l'ho ubbidito a questo patto: che mi venisse una risposta.

Ho scritto tre volte e non ho avuto riscontro. Ora spedisco appositamente Speciale, pagando il trasporto, e se non viene notizia della salute sua, dei buoni Padri e Frati e particolarmente dei Superiore, farò a testa mia.

Mi dicano la verità; ch'è meglio di tutto sapere le cose, che restare in agonia.

Terre Rosse, 30 ottobre 1885

Carissimo Fratello Superiore,

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Il Signore ci ha visitato e con molto dolore.

Sono

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24 ore che si prega incessantemente ed io sento che il Signore ci consolerà. Vorrei volare per venire, ma se è vero e non mi usano riguardi, mi dicono che da che entrò lei per favore non vogliono fare entrare altre persone.

Don Paolino mi accerta che lei va meglio, se è vero, lo vorrei confermato da due parole scritte anche in questo stesso biglietto.

Sia Dio benedetto ed amato in ogni tribolazione, e tutto per vedere compita in noi la sua adorabile volontà.

La benedico con tutti i nostri di costì e con tutto il mio cuore.

Terre Rosse 30 ottobre 1885

Rev.mo P. Salvatore (Gambino)Sia Gesù amato da tutti i cuori.È qui l'angelo consolatore, D. Paolino

Ingraita, il quale mi assicura che tranne un Vecchierello, che stamattina morì, i ragazzi stanno tutti bene e il Superiore non ha cosa d'allarmare; questa notte ebbe una sola chiamata; facciamo preghiere per la di lui salute. Qui non vi è cosa d'allarmare; la Superiora è alzata, sebbene dia ancora qualche angustia col dolore allo stomaco e le chiamate, ma poco diminuite e non sono di cholera. Io stesso ora vo a S. Marco per vedere che Suore posso mandare in suo aiuto. Si abbia riguardi, usi e faccia usare la carne, procuri anche il giusto riposo che pure bisogna. Non mi dice se questo dolore delle due Suore è solo dolore senza altri sintomi, se fecero la iniezione ipodermica di morfina. Insomma se trattasi di cholera

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o di altro incomodo. Il P. Filippello può confessare gli uomini, questo permesso io glielo avea detto che Monsignore me lo avea dato. Spero arrivarci per il permesso di mettere la Cappella col Divinissimo. Mi benedica con tutti come io la benedico; preghiamo a vicenda. Se trovasi costì M. Paolo gli dica per l'accetta, la mazza e due coni. Pensi per l'avena, per la paglia, e pel legno, perché qui è totalmente finito e non si può più tagliare, perché non vi sono strumenti. La benedico di nuovo.

S. Marco, 30 ottobre 1885

Rev.mo P. Salvatore (Gambino),Sia Gesù amato da tutti i cuori.Avrei voluto mandare Suor Pulcheria e

lasciare qui Suor Chiara. Ma invece vedrà se può accomodare con suor Rufina, suor Giacinta e le due Aspiranti: Barone e Baisi. Le suore sanno che devono accompagnare le due Aspiranti, la S.V. le dirà che pel momento restano per dare aiuto alle suore e come finisce il bisogno ritorneranno.

È qui il ch. Cacioppo e mi ha dato le seguenti notizie della 6 casa.

Il superiore migliora, ma ancora non è fuori pericolo, però parla ed è riscaldato. Volle tre crocifissi e la regola francescana, che avea costì nel cassone, i crocifissi perché glieli hanno richiesto, la regola per farsi dare l'assoluzione in caso di morte. Io l'ho provveduto da qui stesso di tutto.

I vecchi morti sono i seguenti: Leonardi Antonio, Pinto Vincenzo, Santoro

Vincen-

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zo, Battaglia Giuseppe, Villanti Salvatore, Vannelli Angelo.

I bambini morti sono: Lima Giuseppe, anni 10; Pisani Giovanni, anni 7; Genovese Vincenzo, anni 8; Corrao Carmelo, anni 7.

Prego fare le comunicazioni in tempo ai parenti per evitare lo strazio che poi fanno; avvertendoli che, attaccati di colera, furono trasportati alla sesta casa.

Bambini convalescenti: Ciro Sesti; Dispenza Giuseppe; Barone...; Bellipaoni Giuseppe.

Avrei voluto mandare Suor Pulcheria e Suor Giacinta, come più capaci, tua Suor Rufina è pure di lavoro. Qui però sono veramente interdette e non si sa come fare, e veramente senza la sua urgenza non avrei saputo mandarle.

Speriamo che tutto vada bene, perché uno sgomento e un mutamento di abitudini può essere assai nocivo.

Io spero venire appresso per vedere tutti. Mi benedica con tutti come io la benedico.

P.S. Il ch. Cacioppo si esibisce per qualunque bisogno. Io l'ho pregato prontamente di ritornare dal Superiore.

Terre Rosse, 31 ottobre 1885

Rev. Superiore (il Frate Superiore),Sia Gesù amato da tutti i cuori.Tengo la sua letterina come la cosa più cara

e la prego di scrivermi ogni giorno, finchè avrà la carta che le inviai, e quando la carta finirà, verrà lei stesso a portarmi la pienezza della S. Letizia. Noi abbiamo pregato

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e preghiamo, io ho offerto due giorni il sacrifizio della S. Messa e oggi che si fece la Messa di S. Vincenzo e si offrì alla Mamma nostra Santissima il mese del s.rosario abbiamo tutti applicato la S. Comunione per ottenere questa grazia.

Non esiti, abbia tutta la fede, il Signore non si lascia pregare inutilmente, otterremo la grazia di consumare la vita servendo Gesù nei suoi poverelli e poi, se pregheremo assieme, spero che ne otterremo qualche altra.

Il Signore però vuole ancora qualche altra cosa da noi e dobbiamo impegnarci a darcela; vuole il distacco assoluto dalle cose nostre non solo ma da noi stessi, e l'unione vera alla sua adorabile volontà. Io ho fatto una promessa complessiva ma dipendente dall'ubbidienza, si unisca in ispirito ai miei voti, se il Signore glielo ispira, e saremo assieme come vorrà il nostro buon Gesù. Salute di tutti buona come si può in questi momenti e in questi patemi d'animo, che sono assai forti per la nostra debolezza.

Viva Gesù! che così si è piacuto disporre. Mi congratulo dei quattro bambini fuori pericolo; me lo annunzi anche per lei, io lo ritengo e mi pascolo di questa fede. La benedico nel nome del Signore; mi sappia dire ciò che può bisognarle. Accetti i saluti ed il voto di tutta la comunità per la sua completa guarigione. Mi creda nei Sacri Cuori di Gesù e Maria con affetto invariabile.

Terre Rosse, il giorno di tutti i Santi 1885

Rev.mo (Salvatore Boscarini),Sia Gesù ansato da tutti i cuori.Scrivo due parole per darle la consolante

notizia

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che da più giorni questa nostra Baracca è chiusa e si gode da tutti ottima sanità. Può serenare la buona nostra Superiora pel conto di tutti i suoi parenti, che la Dio mercè stanno tutti benissimo, e così tutte le Suore che hanno parenti in questa.

Non ho il tempo di riscontrare le ultime due sue, che ho già ricevuto, per la premura di mandarle queste buone nuove che sopra ho scritto, onde potere assicurarne prestissimo cotesta Comunità, giacchè dovendo scrivere a lungo ritarderei. Se V. S. parte Martedì per Caltanissetta, mi avviserà per telegrafo, onde inviare le mie lettere al suo vero indirizzo e potere opportunamente comunicare le notizie. Gli affari però non ci lasciano requie, essendo succeduto qualche caso in questi ultimi giorni alla S Casa. Si trasportarono una quantità di Vecchi alla Castelluccia ed il Signore ha permesso che dalla Castelluccia qualche altro vecchierello è alla 6 Casa, ma dalla 5 Casa non è uscito nessuno. Sia Dio benedetto. Non posso più prolungarmi, scriverò all'indirizzo che m'indicherà. La benedico con tutti, come domando di essere benedetto e la prego a star tranquillo e non angustiarsi delle cose che il Signore dispone semplicemente pei suoi santi fini. Io nel lasciarla costì, non lo allontanai, ma lasciai alla sua carità un gran campo di battaglia, che nessuno di noi avrebbe potuto sostenere e il Signore si è giovato di questo. Non ho avuto l'opportunità di far estrarre copia degli atti di vitalizie e di accettazione, e spero farglieli arrivare in Caltanissetta. Ma da Canicattì mi scrivono col solito garbo, accusando lagnanze per questo

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ritardo! che Dio li benedica. L'abbraccio nei Sacri Cuori e benedicendola di nuovo mi segno.

Terre Rosse, 1 novembre 1885Giorno di tutti i Santi

Figlia mia in G. C, Sia Gesù amato da tutti i cuori.Per arrivare a darle nuove consolanti mi

astengo di riscontrare la lettera raccomandata.Grazie al Signore in tutte le case si gode

buona salute, la nostra Baracca è chiusa, e speriamo coll'aiuto di Dio che più non si riapra. Fece bene di fare tagliare l'ascessolino al dito di Suor Caterina, e farà ugualmente bene a fare tagliare quello sotto l'ascella di Suor Gabriela. Per rimediare al santo pudore potrà tagliare la camicia giusto sul cavo dell'ascella, in maniera che il chirurgo possa operare, senza che la buona Suora soffra vergogna. In ogni modo se la stessa si ostina a non far questo, che potrebbe ben farlo, farà mettere un poco di empiastro sulla glandola e sul tumoretto, e sull'impiastro metterà in continuazione un cataplasma di seme di lino; ridotto in farina si cuoce e diventa come una colla, si stende tra due pezzuole di Organdi e si applica sul tumoretto e si cambia ogni 4 ore, finchè si fonde e si a. pre da se stesso. Ma questo processo è lungo e più pericoloso del taglio, perché se non si apre questo, le marce possono fare altri guasti.

Mi congratulo che la Comunità va bene nella santa osservanza, che a lei giovi tanto la fede nella santa benedizione e per questo io la do a lei e a tutti di certo

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3 volte al giorno, allo sveglio, o meglio quando suona l'Angelus la mattina, al mezzo giorno e alla sera; poi quando vo a letto; e questa è un'ora varia, che spesso vi troverà nel riposo.

La benedico adunque nel nome del Signore della Mamma nostra e dei Santi tutti e la benedico a solo e con tutta la Cornnnità: Benedictio Dei omnipotentis Patris et Filii et Spiritus Sancti nec non Beatae Mariae semper Virginis et omnium Sactorum descendat super vos et maneat semper.

Accerto anche le Suore tutte, compresa lei, che nulla di sinistro è accaduto, nelle proprie rispettive famiglie.

Non lascino di pregare per noi.La benedico di nuovo e rapporto i saluti di

tutta, la Comunità.

Terre Rosse, 6 novembre 1885

Rev.mo Padre mio in G. C. (ad un Sacerdote),

Sia Gesù amato da tutti i cuori.La retroscritta del P. Gambino esclude la

possibilità che il P. Amato andasse in S. Marco per la Messa, e il P.Gambino, scombinando la pace di S.Marco, crede poterlo mandare invece in S. Marco. Questo stesso al momento non si può, perché i nostri Sanitari non vogliono che dalla 5 casa o dalla Castelluccia esca nessuno, e se escono devono restarsi fuori. Ieri sera dovetti procurare l'alloggio pei nostri vecchierelli, che escono per la colletta. Sia fatta l'adorabile volontà di Dio! Io prego la S.V. se può ottenere che andasse il can. Mammana in sua vece a S.Matteo e va bene. Se questo non può es-

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sere, farmi la carità di procurare un cambio, pagato a costo mio. Mi benedica con tutti.

Terre Rosse, 6 novembre, 1885

Rev.mo P. Salvatore (Gambino),Sia Gesù amato da tutti i cuori.Ieri impiegai una giornata sana inutilmente

al municipio. Enrico4 era andato in S. Martino, e si attendeva. Mi recai alla condotta medica, trovai Abbate, il quale mi disse che non ha ricevuto alcuno incarico per la Quinta casa e per conseguenza nulla sapeva della visita del D.re Argento. Finalmente ritornò Enrico al Municipio verso le cinque, ma lo trovai aggiuntato e, doro mi domandò permesso, perché dovette entrare dal Sindaco, e dopo con tutta confidenza mi domandava, se poteva parlarlo per via, perché era costretto ad uscire. Io mi contentai di domandare, se aveva mandato lui il Dottore Argento, mi disse sì. Ritornai a domandare che rapporto gli aveva fatto, e mi disse che tutto andava bene e che non aveva trovato altro che diarree semplici e naturali a quei vecchi. Avute queste notizie non volli montare in carrozza con lui, e ci puntammo per questa mattina alle due pomeridiane. Speriamo non perdere altra mezza giornata, se deve mandarmi altri rilievi, procuri farmeli arrivare o qui o in S. Marco prima delle due. Che notizie mi dà per la salute dei nostri di costì e della Castelluccia? È in mio potere il biglietto di Enrico per la 6 casa, che Iddio ci liberi di doverci

4 Dottor Enrico Albanese.

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servire. Il Barone Curti fece passare la retta senza appuntare cosa alcuna: io lo ringraziai e promisi che le correzioni si sarebbero fatte in quelle di novembre se pur bisognano.

Mi benedica con tutti, come io la benedico; abbiano prudenza, e virtù per acquistarla, il, Signore ci visita così.

Terre Rosse, 10 novembre 1885

Suor Caterina,

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Ho due sue lettere a riscontrare, ma lei mi

ha scritto senza mai degnarsi di rispondere alle mie precedenti. Avrei voluto scrivere pria d'ora, ma tanto per gli affari che mi tolgono il tempo, quanto perché io non veda netto nell'anima sua, sono stato ad attendere maggiori lumi da Dio. Ella nella prima sua, della quale vo debitore di un riscontro, mi narra le misericordie di Dio, mi accerta della sua conversione, e mostra solo esitanza di potere ottenere il mio perdono. Ha ella forse fatto a me delle offese per le quali dispera di essere perdonata? Io le ignoro, e solo penso di essere stato addolorato di quelle che ha fatto a Gesù, e sopra tutto di quella insincerità, che non l'ha fatto mai camminare nelle vie di Dio, e l'ha sempre trattenuta nei legami del proprio cuore, il quale non consiglia mai il bene, anche quando si pasce delle cose stesse di Dio. Questo trio dolore sarà prontamente cambiato in gaudio, ed in grandissimo gaudio, quando potrò vederla veramente e sinceramente unita al Signore, ma finchè questo non vedo, porterò in pace l'amarezza mia amarissima.

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Dico in pace! per farle capire che tutto quello che noi sentiamo in noi, quando viene da Dio apporta sempre pace; sia che ci addolori, sia che ci consoli, e per farle da questo deteggere, che, quando non disuniamo questa pace da ciò che sentiamo, abbiamo tutta la ragione di credere, che quel sentimento non viene da Dio, e con ogni impegno dobbiamo allontanarlo dal nostro cuore e troveremo la quiete vera nella pace del Signore.

Io non ho mai conosciuto i segreti dell'anima sua, e per conseguenza non posso toccare che le armonie generali dello spirito. Ella non ha mai avuto l'animo di confidarsi a me, e per conseguenza, onde aiutarla e noti lasciarla a perire, ho dovuto sempre affidarla ad altri, ed anche facendo delle eccezioni alla regola. Ma se tutta la perfezione di un'anima sia nella santa osservanza. finchè quest'anima ha bisogno di vivere di eccezioni può trovare la pace? io ritengo di no e spiego il perché. Gesù Cristo, che diede la vita per la nostra salute, pure per applicarne il merito individualmente ad ognuno dice «Chi vuol seguirmi rinunzi se stesso, tolga la sua croce sopra le spalle e mi segua, perché il giusto vive di fede, e la sua vita sta nel fare la volontà del mio Padre celeste ché abita i cieli». Crede Ella di essersi spogliata non solo delle cose sue, ma di se stessa? Crede vivere di fede nella volontà di Dio per mezzo della santa osservanza? Se sì, fortunata lei, perché possederà la pace del Signore sulla terra e sarà felice in eterno; se no, allora bisogna mettersi al più presto in queste condizioni volute da G. C. , e la godrà sicuramente.

La benedico colla sua buona Superiora e tutte le sue

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buone compagne e le orfanelle. L'accerto della buona salute di sua Sig.a Madre, che due giorni fa la vidi per le vie di Palermo serena e tranquilla.

La benedico di nuovo. Preghi per me.

Terre Rosse, 10 novembre 1885

Rev.mo P. Salvatore (Boscarini),Sia Gesù amato da tutti i cuori.Mentre riscontrava una lettera della buona e

misteriosa Superiora di S. Cataldo, ricevetti il suo telegramma che rni annunziava il suo arrivo in Girgenti.

Non avendo ancora spedito la lettera a questi Superiora diretta, compiego, questo foglietto per darle le buone notizie di tutta questa nostra Comunità, e allo stesso tempo per rinfrancarlo del dispiacere che dovette ieri sera ricevere, conversando con quella buona Superiora. La buona figlia con questa pietà sensibile non si svincolerà mai di se stessa, e buona per quanto è ed impegnata alla santa osservanza non capirà mai il vero spirito e se Dio non farà una grazia particolare, saremo sempre in questi fraintesi, col corredo dei deliqui e dei languori, che ci terranno sempre in travaglio. Si sereni adunque, se mai l'abbia sconcertato quella buona figlia ed operi collo zelo di Dio verso coteste anime, dove io credo che vi sarà qualche serio lavoro da fare. Quando il Signore lo farà tornare fra noi, lo metterò in chiaro e finirà di serenarsi. Ebbi notizia certa che, dopo la morte di Mons. Turano, l'Amministratore della Mensa Vescovile versò nella Cassa del Demanio dello Stato lire 6000 che avea saputo risparmiare. Per questo meritò un

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ufficio di somma lode, e si ha riacquistato tutta la fiducia del Governo, che lo ha confermato nell'antico suo ufficio.

Per la di lui anima sarebbe utile che si conoscesse questo dal Vescovo. Faccia le mie scuse, insieme alla sua, a S. E. Rev.ma pel silenzio mio non volontario e procuri ora che ha la Mensa, di fare redimere, se si può senza danno, la casa delle Orfane dalle mani del Municipio. La Superiora su tale riguardo può informarla di quello che si è trattato col Sig. Montana.

Mi benedica con tutti come io la benedico e preghi per me.

Terre Rose, 10 novembre 1885

Rev.ma Superiora (Suor Amalia Sesti),Sia Gesù amato da tutti i cuori.Resto inteso di quanto mi dice a riguardo

del Rev.mo Padre Boscarini; speriamo che il Signore benedica le di lui pratiche essendo state ordinate dal Pastore.

In quanto al suo spirito io sento sempre più crescere il bisogno di pregare il Signore, perché veramente la spogli di tutta quella sensibilità che in ogni cosa l'accompagna, per potere avere la sorte di potere scendere in quel tappeto di vera abnegazione da G.C. voluta, per ammetterci a seguirlo colla croce sulle spalle, vivendo di pura fede nella volontà di Dio. A lei riesce impossibile dividere la mente dal cuore, lo spirito dalla sensibilità, crede di non sapere pregare se non è commossa, di non essere di Dio se non è contenta, di non amarlo se non è pasciuta. Questo rovescio di cose ci farebbe

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scrivere inutilmente per un secolo, se prima non viene il Signore a formare la luce, e non le fa capire che cosa vuole dire abnegazione di noi stessi. Vivere di fede nella volontà di Dio. Se abbiamo la pazienza di aspettare saremo da Dio consolati. Lei nel mostrare il suo dolore al Rev.mo P. Boscarini, mostra di non avermi capito e di non avere accettato le mie ammonizioni c di non avere apprezzato, a preferenza delle sue idee, l'ubbidienza, per conseguenza ha dovuto amareggiare quel degno Sacerdote che lavora sinceramente per la gloria di Dio e la salute delle anime. E tutto questo perché il cuore vuole la sua parte e il Signore deve sempre stentare per trovare un'anima che vive solamente per Lui, veramente spogliata di se stessa. Ora perché io le scrivo questo, cadrà nuovamente in deliquio, perderà nuovamente la salute, ritornerà a pensare di volere abbandonare la missione che Dio le ha affidato, andarsi a chiudere al Buon Pastore per poi andare fra le Maddene ecc. ecc. Figlia mia, apra gli occhi una volta e veda che molti demoni travagliano a danno dell'anima sua.

Quello della superbia le fa trovare i difetti, negli organi della direzione, quello dei piaceri mantiene il gusto a cercare le dolcezze di Dio, e non il Dio delle dolcezze che trovasi sopra la croce dopo essere passato per la via del disprezzo e delle altre torture e calunnie, e non la finirei più se tutti volessi enumerarli. La vista però di tutti questi demoni non mi scoraggia né mi fa abbandonare l'impresa di guidare la figlia mia alla vera luce di Dio, perché vedendone tanti ed in tanta fatica, mi persuado che il Signore veglia alla custodia dell'anima

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sua, e non vuole abbandonarla a loro capriccio; ma però ritengo che più di scrivere io debbo pregare, finchè veggo l'anima sua persuasa che deve modellarsi ai consigli della sua direzione e non deve tenersi alle proprie idee ed ai propri sentimenti, comunque ricevuti nell'orazione e alla presenza del Signore. La vittoria però sarà nostra, perché certamente sarà di Dio, contro di cui il demonio non potrà mai far nulla. Le lotte servono alle nostre anime per potere essere veramente soldati di G.C. militare nelle guerre della sua e della nostra salute. Nota sarà coronato se non colui che avrà legittimamente combattuto. Coraggio adunque! Combattiamo e vinceremo.

La benedico con tutti.

Terre Rosse, 13 novembre 1885

Figlia mia in G. C, Sia Gesù amato da tutti i cuori.La sua lettera mi ha consolato perché mi

assicura che sta lieta nella Santa osservanza, e desidera al più presto la Professione dei Santi Voti, che legar la devono a G. C. vita sua. Questo gran desiderio, Figlia mia, ha preoccupato la mia anima sin dal giorno della prima vestizione, e per questo il mio cuore ha bevuto amarezze amarissime, perché ho visto passare il tempo, senza vedere avvicinare questo giorno destinato. Non basta il nostro contento per professare i Santi Voti nella regola della Gran Madre di Dio, tua bisogna che sia contenta di noi la Mamma nostra e il suo Divino Figliuolo, Gesù Cristo Dio consustanziale al Padre, e Sposo amatissimo delle anime nostre. Non basta il nostro desiderio per professa-

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re i Santi Voti, ma bisognano le opere, che manifestino già acquistato l'abito delle sante virtù necessarie alla santa nostra osservanza e non solamente per tutto quello che è esterno e materiale, ma anche per tutto quello che è interno e spirituale.

I santi desideri è Dio che l'infonde nell'anima nostra, ma l'anima che non s'impegna a farli suoi per la Santa Osservanza non può andare avanti.

Senta, Figlia mia: La vita di G. C. copiata dalla S.S. Vergine, è la Regola nostra, adunque noi dobbiamo per mezzo della nostra S. Regola copiare in noi Gesù Cristo medesimo. Finchè questa immagine non è perfettanente formata in noi, in maniera che tanto quel. li che ci dirigono, tanto quelli che ci vedono, debbono vedere che non siamo più noi che viviamo in noi, ma è G.C. che vive in noi, non è prudente che si domandino i Voti.

S'impegni adunque, Figlia mia, alla perfetta Osservanza della S. Regola; lasci contenta la Mamma e il Figliolo della sua Osservanza. Prepari la sua dote copiando Gesù e allora arriverà il giorno dei Santi Sponsali che avrà il suo compimento in Paradiso, dove sarà da Dio confermato e ratificato dietro averne esperimentato la fedeltà sulla terra. Io le desidero tutti questi beni al più presto, e a questo gran fine la benedico nel nome del Signore e della Vergine Santa.

Lei s'impegni a far presto, e a farmi il piacere di far vedere G. C. in sé, ed io prontamente la consolerò.

La benedico di nuovo e con tutte le Suore e la buona Superiora dalla cui ubbidienza riceverà sempre quella di Dio.

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Terre Rosse, 14 novembre 1885

Rev.mo P. Salvatore (Gambino),

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Per favorire il Sig. Cangeri, il quale è

ammalato, debbo portarmi a Monreale per parlare con l'Arcivescovo. Profitterò di questa occasione per dirgli una parola della fondazione della casa dei frati in S. Giuseppe e per ottenere il permesso di erigere la Cappella. Oltre ciò se mi sembrerà prudente, lo informerò dell'antecedente mio con l'Arciprete e procurerò ottenere di essere fatto suo speciale procuratore per l'esazione del canone supremo che egli esige sopra Muffoletto, e così ci toglieremo qualunque appicco per questa faccenda assai noiosa, quando non possiamo essere pronti a pagare. Io spero scendere questa sera, per conseguenza la S. V. deve recarsi al municipio dove oltre l'affare del Rev. Curti farà bene se spinge il pagamento della retta e del conto della Quinta casa. La prego ancora di presentare ufficio per istanzare ad esigere le spese dei bagni e del bucato e qualunque altra spesa della quale hanno attrassato il pagamento perché i creditori fiottano. Qui sono senza olio; faccia la carità da persuadere D. Pietro a mandarlo. Mi benedica con tutti come io la benedico e mi creda sempre.

Terre Rosse, 16 novembre 1885

Figlia mia in G. C, Sia Gesù amato da tutti i cuori.Riscontro la sua ultima del 10 volgente,

assicurandola che stiamo tutti bene e così in tutte le nostre case.

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F.llo Arcangelo guarito, e, tranne le perdite avute, non abbiano avuto più niente. Spero però che le sofferenze particolari passassero e che il Signore dopo la tempesta accordi un pochino di calma a cotesta casa di S. Cataldo.

Io penso che Suor Amalia migliorò, quando fece la cura prescritta dal medico di Palermo, e i bagni freddi che non volea fare affatto, poi le furono giovevoli, pure desidero che scriva un foglietto nel quale scrive i suoi incomodi con esattezza, e le cure fatte coi risultati ottenuti, e così ritorneremo a consultare il medico e vedremo cosa dice. L'ubbidienza poi è il rimedio di tutti i mali, perché i mali entrarono nel mondo per la disubbidienza, e chi ci rigenerò fu per la virtù dell'ubbidienza che trionfò di ogni male. Fiat, Fiat.

Le pillole se una volta giovarono, può pigliarli dimezzandone la dose, e vedrà quale effetto produrranno.

Sia lodato il Signore che finiscono il Camerone senza toccare la retta, e che il Municipio acconcia i forni.

Fece bene a comprare roba del danaro delle mandorle e premunire dal freddo i Poverelli di G. C. Speriamo che dividessero 6000 biglietti pel cavallo, e cosí potere levare i debiti, e migliorare anche la condizione di tutti non escluse le povere Suore in tutto quello che è necessario.

Hanno fatto bene a fare la festa di S. Stanislao, si è fatta in tutte le case e ogni 13 di mese si commeriora facendo la S. Comunione col colloquio. È il protettore degli innocenti e della santa purità e chi segue il di lui esempio si fa santo. Iddio rimuneri Monsignore pel prestito del denaro, e più ancora se lo regalerà.

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Può fare il dono al Maestro il quale senza pagarsi lavora tanto, per altri è un dono povero pel suo valore, sarà però ricco pel lavoro che ritengo benfatto. Mi contento sempre io delle lettere che mi manda, quello che desidero però lei lo sa e dovrebbe contentarmi, perché abbiamo grande bisogno di possedere lo spirito vero della nostra santa regola.

Quando si scende nel pozzo per rilevare l'infelice che vi è caduta, non vi è nulla di male, molto più per una Superiora che ha bisogno di passare dalla via dei nervi, e dalla pietosa sensibilità a quella seria della fede nella volontà di Dio. L'esperienza è una gran maestra per farci capire quanta diligenza bisogna per passare illesi da questo abisso di mali inesauribili ed incredibili, per evitare non solo di abbandonarci al cuor nostro, non solo, ma per insegnarci ad odiarlo della miglior maniera in ogni piccola cosa, perché da una semplice scintilla comincia il più grande incendio! e se questa si fosse estinta, il grande incendio non sarebbe divampato.

Dica alla buona figlia, della quale mi ha scritto, che il mezzo più semplice e calmo che si può consigliare nel caso suo è quello di fare una confessione generale col Rev. P. Parroco, senza dire affatto che ha parlato colla S. V. e quanto più presto farà questo, tanto più presto uscirà da questo abisso e diminuirà le conseguenze di untale fatto. Se la stessa mi ubbidisce, il Signore non le farà succedere affatto il caso che essa teme. Anzi succederà il contrario, che si salveranno tante anime senza saperlo nessuno fuori del solo Ve-

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scovo che paternamente aggiusterà le cose senza farle sapere a nessuno. Se questo però non vuole fare, essa si dannerà e farà dannare tutte le altre anime, e con sicurezza, se non ora, appresso succederà quello che teme. Lei di questo che ha saputo non deve mai parlarne ad anima viva, ma deve servirsi di questa esperienza per se stessa, e per le altre che sono sotto la sua direzione. Se questa notizia si fosse saputa prima, anche per solo sospetto, io non avrei certamente ricevuto un simile soggetto, ma avendolo saputo dopo, e direi quasi col suggello della confessione, non possiamo saperne nulla, e solo dobbiamo pregare il Signore che la faccia santa se la vuole in questa santa regola. Se la buona figlia sarà docile ad eseguire prestissimo quanto le consiglio, tutto finirà tranquillamente, ma se questo non vuol fare mi avvisi subito: Signore, aiutatela Voi e teneteci la vostra Santa mano di sopra. Oh! benedetto S. Vincenzo che seppe insegnare come deve profittarsi della grazia di Dio! Oh! quanto male fanno le anime che cercando la propria santificazione nelle consolazioni dello spirito si espongono senza avvedersene ai più tremendi pericoli! Viva la croce e fortunata l'anima che sa amarla veramente.

Lei figlia mia è come l'uovo che più che cuoce più duro diventa.

Ha per forza il desiderio di avere il dono della profezia! la nebbia che Ella avea dinanzi agli occhi suoi si spiega coll'impensato allontanamento da quella casa, dove già il suo cuore ed il suo spirito aveano pigliato un tal quale allontanamento. Volere interpretare che

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questa nebbia fosse stata un annunzio del suo star poco in codesta casa, o delle pene che vi avrebbe incontrato, mi sembra un inisticisino assai spinto e non bisogna né desiderarlo né pensarlo. Basta che lei faccia in carta giornalmente e con brevità il suo resoconto per mandarlo ad ogni otto o quindici giorni al Superiore, e se nel resto lei vivrà sempre della santa ubbidienza ogni cosa sara aggiustata e tutto andrà bene. Dio sarà glorificato, le anime saranno salvate, e l'anima sua si farà santa. Se però non si sta in osservanza, non si fa che raramente il resoconto al Superiore, se pria si opera e poi si domanda la santa ubbidienza, in questo caso io non saprei dire più nulla, perché essendo certo che un'anima ubbidiente non si è mai dannata, e l'anima che disubbidisce non può salvarsi, resterebbe molto a temere. Quando l'anima acquista la virtù della santa ubbidienza ha assicurato la sua eterna salute, ma quest'anima non fa nulla se non ha ubbidienza, non ama nulla se non che l'ubbidienza, non ha proprie vedute, non ha piaceri, non ha gusti che quelli solamente della santa ubbidienza. Per queste anime non vi è mai nulla a temere tranne che potessero venir meno nella santa ubbidienza, ma mentre vivono in essa e per essa sono tante certe del Paradiso come se già vi fossero di fatto.

Questo, figlia mia, è il punto sicuro da raggiungere: non è l'uscita da S. Cataldo, l'essere custodita da una Superiora, perché quando l'anima non è ubbidiente porta seco ogni sventura e ovunque va e da chiunque è sorvegliata. Smetta adunque, figlia mia, il proprio giudizio, le proprie estimazioni nelle cose quando le trova diverse da quelle

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dell'ubbidienza alla quale il Signore l'ha sottomessa e non abbia il timore di nulla. Profitti di questa terribile lezione che le ha dato il Signore, essendo state inutili oalmeno poco giovevoli quelle che il Signore le ha dato per mezzo mio, e la sua causa sarà vinta. Però l'avverto che, anche in questa via seria, bisogna la prudenza e non è imai buono che ci abbandonassimo ai nostri nervi in nessuna cosa.

Metta l'esterno in quelle relazioni che la disciplina nostra consente. L'accusa dei soli peccati al confessore con brevità, semplicità, umiltà, ed integrità. Sempre a due, e senza un motivo necessario di carità gli esterni non arrivino mai al di là della sala di ricevimento. Tratto uguale serio e rispettoso con tutti senza particolarità oziosità, e confidenzialità.

Non si accetti mai un favore o un complimento personale, né si chieda mai un favore che esiga saerifizio da nessuno a proprio riguardo, ma quello che tutti siamo obbligati facciamolo è consigliamolo col nostro esempio in favore dei poveri per solo amore di Gesù Cristo.

Non metter mai fiducia nei mezzi umani, ma negli aiuti divini e nella divina provvidenza. Far tutto in modo da poter renderne conto non solo al Superiore ma a Dio stesso che tutto vede, e così vivendo sempre come se fossimo nel momento di morire, morire a noi stessi per potere vivere solamente a Gesù Cristo, Vita nostra.

Oh? se il Signore mi facesse questa grazia c'intenderemo assai meglio, e i pericoli sarebbero veramente rimossi, anzi si acquisterebbe oni bene, ogni salute, ogni

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forza ogni virtù, e la Pace del Signore sarebbe nei nostri cuori come in Paradiso.

Questo che ora Ella intende fare è appunto quello che si avrebbe dovuto fare sempre, ma ora bisogna un poco di destrezza e di delicatezza per tornare indietro a passo a passo senza farlo vedere.

Metta il suo impegno a far questo; non permetta mai che si stesse a solo con chicchessia, è regola nostra questa e chi la trasgredisce volontariamente non può comunicarsi. Pratichi lo stesso anche nei momenti della confessione delle stesse Orfanelle, delle vecchierelle. E quando in tutto sarete osservanti, la santa ubbidienza vi farà sante e vi custodirà da ogni sinistro. Sopratutto le raccomando di odiare e di far a tutti odiare il proprio cuore, egli è il consigliere di ogni male, e il nemico di ogni vero bene; perché abbiamo tanta difficoltà di odiarlo?

Dovunque vada quella figlia, succederà sempre la stessa cosa, per conseguenza la maggiore prudenza è quella di andare dal Parroco il quale per la sua autorità di ufficio potrà meglio di tutti rimediare le cose.

Non dovrebbe stare in comunità, ma noi siamo obbligati a tenerla come se nulla sapessimo assolutamente, perché se faremo altrimenti mancheremo e il Signore non vuole.

Ricevetti L. 20 di Brigida e per mezzo del P. Gambino allora che mi pervennero le mandai alla Superiora della casa di S. Marco. Il maestro le portò L. 25 a .questa Superiora Suor Maddalena e la ringrazia a nome del Signore.

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Di tutti i suoi e dei parenti di ogni Sorella buone nuove per tutti.

Ricevette l'ultima mia dove compiegai lettera per Suor Caterina? in questa affrancata, alla quale ho già finito di riscontrare, non accenna affatto di averla ricevuta.

La benedico con tutte le buone Suore, le Aspiranti, le Vecchierelle, i Vecchierelli e te Orfanelle, e con tutti i Poveri di cotesto paese.

La benedico di nuovo e ripeterò per tutte le ore questa benedizione, perché il Signore la faccia secondo il suo cuore. I miei rispetti a tutti.

Una speciale benedizione ad Eloisa per fare tutto bene e presto e trovare il Paradiso.

Preghino tutti per me.

San Marco, 11 novembre 1885

Rev.mo P. Salvatore (Gambino),Sia Gesù amato da tutti i cuori.Sento da Frate Antonio che i medici sanitari

sono stati ritirati dal loro servizio alla Castelluccia, e che il P. Filippello fu avvertito dal Delegato, che in due tre giorni i nostri Vecchierelli ed Orfanelli devono pure slog. giare da quel locale.

Intanto Fratello Antonio osservava, che questo ritorno non può farsi, perché in atto si sta costruendo la latrina per gli Orfanelli nel locale dove sono i porci, ed avendo io fatto osservazione che questo non è giusto di farsi, mi serenava dicendomi, che questo la S. V.

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lo ha fatto col permesso dei Componenti la Deputazione di Malaspina.

Non volevo credere quanto Fr. Antonio mi dice, perché sono sicuro che la S. V. non farà corbellarsi da quei Deputati, mettendo della schiavitù dentro la 5 Casa, e dando nelle loro mani, e all'insaputa del Municipio e senza nessuna dichiarazione scritta che conserva illesi i diritti di ognuno (le armi del loro preteso dominio); scrivo il presente per esserne dalla S. V; informato, e se mai fosse vero, per pregarlo di fare rimettere le cose al suo posto, e se bisogna costruire un cesso, farlo costruire nell'ultimo camerone, come si era detto, comunicandolo nell'acquedotto che va con l'altra latrina nostra. Allo stesso tempo la prevengo che io, quando la S. V. mi scrisse, feci uffici all'Assessore della beneficienza, per dirgli che bisognava il crino, e la rifazione dei pagliericci e delle biancherie che furono bruciati dall'acido solforico e fenico, e lo presentai al capo d'ufficio insieme coi conti. Però ora conviene che la S. V. informandosi meglio sulle notizie che mi ha dato Fr. Antonio, scriva prontamente al municipio perché ci lasciano il locale della Castelluccia sino a quando la 5 Casa non è pronta a ricevere i vecchi, e la casa da noi affittata non è nello stato di potersi riabitare dagli orfani. Io non posso venire, perché Suor Chiara ha fatto paventare questa comunità coi suoi incomodi che hanno allarmato tutti; al momento è più serena.

La stessa si duole di non avere potuto fare quello che desiderava della sua roba ma io l'ho serenata.

Mi benedica come io la benedico con tutti

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Palermo, 19 novembre 1885

Ill.mo Signor Barone (Turrisi),

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Mi fu impossibile poterla rivedere pria di

partire a questa volta, dove ho avuto il piacere, da tanti anni desiderato, di dedicare ai Poverelli questa mia piccola proprietà, stabilendovi una piccola colonia agricola per educare i poveri Orfanelli alle lettere, all'agricoltura ed alle arti, formandovi ancora un ricovero per Poveri Vecchi invalidi al lavoro proficuo. Temendo che la morte non mi facesse arrivare a vedere iniziato questo stabilimento, ho costruito in legname, tanto che basti per incominciare, e come avrò i materiali raccolti per la grande fabbrica a farsi, gitteremo la prima pietra del novello edificio. Trovandomi qui e nel momento del più interessante lavoro, l'ottimo P.Gambino, che con tanta carità ed abnegazione mi aiuta a portare avanti la casa dei Poveri Vecchi dalla S. V. Rev.ma fondata alla 5 Casa, mi chiama, perché personalmente venissi a pregarla per volersi degnare di proteggere la casa di quei poveri vecchierelli accettando la presidenza della Cominissione di Patronato, dalla S.V. Ill.ma istituita, e che ora si trova acefala per la morte del compianto Presidente Guccione. Questa graziavengo ad implorare con filiali istanze dal paterno animo suo, e sono certo che vorrà esaudirmi, tiacchè passando il Municipio ad assegnare la retta pei Poveri vecchi che verranno ammessi per disposizione Municipale, la S. V. non verrà ad implicarsi nelle cose del Municipio, ma sarà solamente a proteggere la cau sa dei Poverelli che tanto ama, e per questo stesso, a suo

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maggiore disgravio, mi obbligo di sostenere a responsabilità mia qualunque fatica, talchè non resterà alla S.V. Ill.ma che la parte dispositiva soltanto.

Sicuro del suo favore la ringrazio prontamente per la presente, e appena ritornato, verrò per avere il bene di rivederla, e ringraziarla di presenza. Il Rev.mo Padre Gambino e il Rev.mo P. Boscarini che le recheranno la presente la informeranno di tutto. La S. V. Ill.ma intanto accolga i miei più affettuosi e rispettosi ossequi e con verace stima mi creda sempre.

Muffoletto, 26 novembre 1885

Rev.mo P. Salvatore (Gambino),Sia Gesù amato da tutti i cuori.Tutti buoni, il Sig. Cangeri impinguato a

preferenza degli altri, ammirevole rapacità delle due casette rurali! Chiesa, stanza a ricevere, dormitori, stanze da pranzo e tutto quello che non si troverebbe comodamente in un grande stabilimento, qui va benissimo. I lavori progrediscono, tutto il paese in grande ammirazione, visite di Sindaco, Delegato, Ufficiali, Ingegneri, Maestri di ogni genere, stazzonari, venditori di ogni merce, carrettieri, vetturali, e quanti abbiano queste fortunate contrade tutti vengono in Muffoletto. Il Signore ha arrestato le piogge che già erano per cadere e si lavora. Solamente bisogua che la S.V, servendosi del telegrafo, ci spedisse il rame, un sacco di buone patate, altro di faggiota bianca, un 25 scope, e poi anche con più comodo e bene imbottiti nelle grandi ceste, o in casse di legno, gli oggetti commissionati dal Superiore al-

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lo Stagnino di S. Domenico conosciuto da Nicolosi. Gli attrezzi da far pane, e se si può comprare un piccolo arbitrio di pasta, limoni ed altro che può credere utile. Frate Francesco continua colla febbre. Mandi presto i quoturni pei Frati, i calzoni, altre mante se si può che qui fa freddo, le flanelle, e le scazzette pei frati e quanto potrà bisognare per equipaggiare questi buoni figli che devono stare espesti all'umido e la fortura….

Se si può ancora mandare un po' di piantine di scarola, di cavoli, di broccoli, di cavoli cappucci e di altro, che può ora stesso piantarsi. Mandi perché, se non si profitta del momento, non si può fare più nulla. Comunichi a tutte le case le nostre nuove e la prego scriverne a Boscarini ed informarne i benefattori.

Mi benedica con tutti come io la benedico e preghi per noi e perché il Signore faccia la grazia di sospendere le piogge finchè sbrigheremo i lavori.

P.S. - Faccia sapere con biglietto alla Sorella di Fr. Pietro che trovasi qui e sta bene ma molto affaccendato e non può scrivere.

Muffoletto, 28 novembre 1885

Rev.mo P. Salvatore (Gambino),Sia Gesù amato da tutti i cuori.Domandai per telegramma le circostanze

che obbligano le Suore a venire da Girgenti e pregai di aspettare se non si tratta per motivo di salute, perché siamo in posizione assai difficile per dare il cambio. Faccia la carità di scrivermi e rilevarmi dall'angustia in cui stò

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per questo affare e per non avere ricevuto alcuna notizia di nessuno.

Ricevetti dai carrettieri tre caldaie, una grande e due piccole, 4 tegami di varia grandezza, 12 piatti grandi e dodici piccoli; un pentolino, tre cannate, un cola pasta, un coppino grande di rame ed un piccolo di ferro o zingo, due quartare ed una campana, (ma ne bisogna almeno una più grande per la Chiesa e per chiamare i frati lontani) una padella. La S.V. non mandò lettera; per conseguenza devo stare a quello che ho ricevuto dentro due coffoni, dei quali avrei ancora bisogno di averne.

Salute di tutti buona, come spero sentire della S.V. e di tutti di nostra carissima Comunità.

Avrà certamente rtcevuto le mie lettere e per conseguenza avrà provveduto o sarà per provvedere sia per le stivale e la roba dei frati che per legumi ed altri commestibili. Oggi Fratello Andrea dovrebbe ritirare il ballo da Ferragotta, i ferri delle ostie dal Sig. Ingraìta e manderà qui quello coll'incisione del nome di Gesù, l'altro a S. Cataldo, il piattino della S. Comunione, i libbri che sono dal legatore, mappine, pezze ed anche un numero di giornali vecchi che qui servono molto; se può provvedere un numero di bicchieri o di ènetallo o di altro, un po di riso ed anche di cacio, ecc.

Forse il legname preso non basterà; in tutti gli eventi farò scrivere dal Sig. Cangeri per il resto che potrà bisognare.

Qui sembra che il paese si muova con buone disposizioni, ma io non posso dirle quanto grande si pre-

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senta questa casa all'occhio di tutti ed anche io credo che il Signore la benedice e si potranno fare grandi cose.

La chiesa progredisce ed è amore, la stessa viene lunga m. 8,30 e larga m. 4,20; se si deve mattonare di mattoni verniciati ne bisognerebbero mille; se la S.V. pensa di fare altra scelta, allora vedrà la differenza della grandezza del mattone e calcolerà il numero da mandare.

Frate Francesco continua colla febbre, con tosse e grande espettorazione; senza gli antecedenti l'avrei fatto ritornare ma se continua sarà necessario di far questo perché qui non può stare abbastanza cautelato, né può avere la cura regolare. Mi avvisi come possiamo combinare, senza sua lettera farò scendere il Superiore per accompagnarlo e ritornare coll'altro Frate. Se può mandi 4 limoni. Prego dare spesso notizie dell'ottimo Sig. Cangeri alla famiglia, lo stesso sta benissimo, esce, è molto impegnato, ma ha il pensiero dei suoi affari ed io vorrei che fosse dai suoi incoraggiato a rimanere sino all'inaugurazione, altrimenti avremo guai.

Non posso più prolungarmi, comunichi a tutti le nuove perché non ho tempo da scrivere. Mi benedica con tutti come io la benedico.

P.S. - Si piantano fave e si semina, ma vorrei piantine da ortalizio per profittare del tempo, faccia presto per carità. Mandi scope, scopazzo e cordicella. Il carrettiere che le presenta mio nipote Vincenzo unitafinente alla presente deve ritornare coi mattoni che la S. V . penserà di mandare.

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Muffoletto, 29 novembre 1885

Rev.mo P. Salvatore Gambino,

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Inorridito di quanto ho finito di leggere,

sento il bisogno di un poco di calma per riscontrare la lettera ricevuta. Mi faccia la carità di scrivere al Rev.mo P. Boscarini che alla presenza della Superiora faccia capire il mio gravissimo dolore alla povera sventurata, e come ad onta del suo regolamento io sono addolorato per non sapere come fare a liberarla di ritornare in famiglia, non potendola anche degradata ricevere ovunque. Per poterla aiutare ho bisogno che prontamente come ammalata stesse chiusa senza avere altro rapporto che quello della Superiora e della sola Suora Rosalia, e in questo tempo essa deve dar mostra del suo ravvedimento, accettando con docilità questo rimedio per poi risolvere il resto.

Per le altre Suore approvo quanto dice il P. Boscarini. Per le altre, Mangannelli e compagne dicano che di tali cose deve necessariamente essere informato il Superiore, ma che loro pria di dare questo passo tremendo, che farebbe finire ogni loro speranza, vogliono vedere se, mostrano pentimento, e così passeranno ad applicare quei castighi che credono opportuni per inorridirli del fatto e per riuscire a separarli totalmente dagli altri. Al mio ritorno costì poi risolveremo il da farsi.

Finisco di scrivere in questo mezzo foglietto per poterlo la S. V. staccare e mandare al Rev.mo P. Bosca-

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rini, che benedico con tutte le Suore e la buona Superiora, alla quale non posso finire di raccomandare la sorveglianza.

Muffoletto, 4 dicembre 1885

Rev.mo P. Salvatore (Gambino),Sia Gesù amato da tutti i cuori.La chiesetta pel giorno dell'Irumacolata sarà

pronta per poter celebrare la prima Messa e lasciare con noi Gesù nel Sacramento. Ma del resto delle cose non so cosa si potrà sbrigare. Ho circa 100 lavoranti e si fa con la massima attività, ma credo che sarà impossibile di avere il piacere di vedere qui in quel giorno le 4 Superiore e neppure il Sig. Celestre e compagni, perché non avendo con sicurezza delle stanze pronte a poterle ricevere ed ospitare il disagio e la confusione porterebbe iattura d'interessi e angustie tali da diminuire la gioia.

Io ho accresciuto i lavoranti per far presto e pure dubito potervi arrivare pel giorno dell'ottava, ma di questo avrò maggior tempo di tenerla informata. Spero che l'entusiasmo eccitatosi negli abitanti di S. Giuseppe non mettesse il colmo alla confusione in cui siamo pei molti lavoranti, e non vorrei che in tanta folla possibile le nostre povere Superiore venissero a soffrire invece di consolarsi un momento. Pure ho scritto alla Superiora; lascio a sua disposizione il da farsi, ma se postergano saranno più contenti. perché allora troveranno qualche comodo a diminuire il loro soffrire. Cosa sia questa fondazione io non so dircela! sembra che vi sia veramente

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la benedizione di Dio, però sento il bisogno dell'aiuto della preghiera per il buon tempo e per gli ausili opportuni, perché i calcoli sono rotti e quello che bisogna non so dirlo. Anche pel numero dei Frati necessari sarà qualche cosa d'importante. Preghiamo e speriamo.

Ricevetti dal carrettiere Marchese gli oggetti inviati, ma l'avverto che ogni carretto deve portare 8 quintali per lo meno, e che non torna conto caricarli a mettà, come sin'ora hanno caricato quelli che hanno portato roba. Aspetto il rimanente dei mattoni per la chiesa e spero che arriveranno in giornata.

Per gli affari del Municipio io credo utile che la S. V. tenga informato di tutto il Rev.mo P. Maggio, e che il Sig. La Farina si metta un poco avanti a proteggere la causa nostra. Lascerei qui per venire; ma le assicuro che sarebbe una grave rovina. Ho pregato e prego che il Signore le desse il lume di potere con tutta prudenza uscire da questo grave attentato contro la 5 Casa, e se sarà opportuno che io scrivessi, mi avvisi come dovrei scrivere, e lo farò anche di notte. In ogni modo se sarà necessaria la mia presenza, lascerò tutto e verrò.

Abbiamo una circostanza gravissima che forse la legname non corrisponde colle fatture inviate, ed in questa grandissima confusione io ancora non ho potuto fare una buona rassegna, però, supposto che tutto risponda bene, pure bisognano altri 100 travi di abete di m. 5.80, 250 murali, 250 mezzi murali, e 800 tavole da 1 a 5 di seconda qualità, colla rotoli quattro.

Dove nulla si oppone per salute d'anima e di corpo riceva le aspiranti di vera vocazione dicendo a tutte che

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potranno pigliare l'abito, quando il Signore vorrà o per mezzo della famiglia o per mezzo nostro saranno provvedute di tutto.

Ritorno sulla commissione legname data poco avanti e ripeto che i muraloni devono essere 250 e 250 i murali. Più bisognano 4 rotoli di colla forte, chili 20 di chiodi lustri, lunghi centimetri sette e mezzo ed altri 20 chili di sei centimetri e mezzo. Detti chiodi si trovano dal Sig. Salvatore o Totò Briuccia e se non può pagarli, può farli scrivere. N. 30 nottole da 3 a 6 centimetri, o naticchie, per le finestre della chiesa colle viti analoghe.

Dirà al Signor Pivetti che per questo dippiù di legname come io ritorno, da qui a pochi giorni, gli darò altre mille lire.

S'informi del prezzo dei cristalli per sapermi regolare se qui trovasi qualche stagnino provveduto, o nel caso negativo la informerò.

Salute buona. Così spero sentire la sua e quella di tutti compreso il vostro P. Boscarini.

Non posso più scrivere perché è tardi. Mi benedica con tutti come io la benedico e mi creda.

La scarola fu piantata, ma le altre piantine non sono arrivate. Si seminano fave, si ara terra per timilia, si scuopre, pula, è proprio un campo di battaglia che non posso dirlo, poichè gran traffico è quello di provvedere i materiali, e che danaro mi bisogna io non lo so. Se si potesse avere qualche aiuto ma mi sembra impossibile, ho scritto alla superiora se può fare una lettera a suo zio. Speriamo.

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Muffoletto, 5 dicembr 1885

Rev.mo P. Salvatore (Gambino),

Sia Gesù amato da tutti i cuori.La prego spedirmi la bara della Madonna,

quella che fece fare la Superiora Celeste quando trovavasi a Terre Rosse, unitamente alle aste e la cera necessaria per poterla adornare. La Chiesa si sta completando, il resto dei lavori continuano. Tutti buoni, il Sig. Cangeri poi buonissimo.

Fatto conto sulle fatture del Sig. Pivetti nel N. di 6 si trovano mancanti duecento ed una tavola; oltre poi mancano travi, ma questo deve meglio ordinarsi.

Le tavole però giusta le fatture risultano 1300 e non 1500 quanto si era detto, oltre queste 200 non spedite, una fu portata meno quando portarono il rame. Suppongo che il Sig. Pivetti non farà difficoltà a mandare il legname che le domandai colla mia di ieri e l'attendo al più presto.

La prego mandare il sacco di legumi che il carrettiere Marchese lasciò in S. Marco e gli altri oggetti che avrebbe potuto portare e non portò. La prego di volere incettare una buona quantità della faggiola che portò, perché è di economia ed è riuscita di ottima qualità.

Non posso prolungarmi perché si va di fretta. Se ritirò il bollo da Figarotta lo mandi pure. Mi benedica con tutti come io la benedico e preghi sempre per me.

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Muffoletto, 13 dicembre 1885

Rev.mo P. Salvatore (Gambino),

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Ricevetti i 4 vaglia con la somma di L.

2000. I Kg. 100 chiodi lustri delle due misure. Mi meraviglio come non scrisse le 100 tavole di punta nella mia, e i 20 Kg. di chiodi lunghi. Ma ora si è rimediato.

La mia pena sta che le forbici devono costruirsi colle tavole in noce di quelle di punta. Pure siamo maggiormente angustiati perché la neve fiocca e non si può lavorare. Oggi vollero scendere il Sig. Cangeri e M. Paolo Virzì, in non voleva perché devono molto soffrire per la via, ma loro partirono perché qui soffrivano molto. Sia tutto come vuole Iddio! Li saluti per me e mi avvisi come stanno in salute. Noi tutti buoni finora. Oh! che gioia se la Superiora Vittoria stesse bene! faccia tutto quello che ordina il medico per la di costei salute. L'affare di Suor Cecilia mi confonde: preghiamo pria di risolvere e mi dica ciò che pensa.

Non posso prolungarmi: il carrettiere del Sig. Pivetti fa premura per ripartire, lo stesso oltre la mezza lira di transito per ogni carretto volle L. 2 per conto suo; serva a lei per avvertirne il Pivetti.

Mi benedica con tutti come io la benedico.Grazie alla buona Suor Celeste ed al di

costei sig. zio.A P. Boscarini coi PP. e Frati tutti un

cerdiale abbraccio di vero cuore.

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Muffoletto, 14 dicembre 1885

Rev.mo P. Salvatore (Gambino),

Sia Gesù amato da tutti i cuoriIl Signore dietro averci fatto la immensa

grazia di farei sbrigare la casa della sua abitazione per stare con noi, ha voluto concorrere all'ingrassamento delle terre per prepararci ubertoso ricolto.

Non posso dirle che grande spettacolo è questo di vedere anche gli alberi di neve. Tutto è bianco, ed il cielo sembra che abbia altre mille spessezze della neve che copre il terreno almeno a tre palmi.

I poveri maestri vogliono partire; io non ho incoraggiato la loro soluzione perché temo quello che andranno ad incontrare alla portella, ma pure non posso trattenerli a questo sacrificio non potendo lavorare. Vengono tutti ed aspettano la mia chiamata per ritornare.

I falegnami restano e lavorano nell'interno; pregate pel buon tempo.

Il Signore di questa modo ci prepara alla missione polare, abbiamo avvertito come si concilia il calorico essendo coperti di ghiaccio, ed intanto ci prepariamo alla nascita del nostro Redentore.

Non abbiamo la pastorale e tutto quello che si canta pel S. Natale, neppure le canzoncine della Mamma nostra né~ l'inno della croce e tante bche cose che avrei potuto insegnare a questi buoni Frati, perché la S. solitudine risuoni dei cantici del Signore delle Armonie celestiali.

Ci provvedano. Quanti frati che bisogneranno, come finirà la neve ed entreranno i Poveri? Si fanno i

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S. Ritiri? ci aiuta il Canonico? Vadano avanti per carità ma se si può.

Saluto e benedico tutti. Come arrivarono Cangeri e Virzì? Come arriveranno questi poveri maestri?

Mi scrivano di tutto e di tutti.Non posso più prolungarmi.Coi carrettieri della legname le diedi avvisi

di aver ricevuto i chiodi e i quattro vaglia, Iddio li rimuneri di tanto.

Mi benedica con tutti di questa povera casa.

Muffoletto, 18 dicembre 1885

Rev.mo P. Salvatore (Gambino),Sia Gesù amato da tutti i cuori.Si sereni noi stiamo benissimo, il lavoro è

stato, stentato ma siamo riusciti a fare covertare di tegole la prima baracca. Oggi se ne coprirà un'altra, ed ho impiegato tutta la forza alla costruzione delle tettoie per metterci al coperto delle piogge possibili. Preghiamo per il buon tempo.

I maestri ebbero troppa premura di fare ritorno, l'esempio dato da M. Paolo fu seguito immediatamente dagli altri, i qualì scesero quando qui avrebbero potuto lavorare. Poverini, non erano abituati a questa vita e a questi disagi e per conseguenza soffrivano e non vedevano l'ora di scappare. Per rimanere volevano pagate le giornate che non lavoravano, quasicchè se fossero stati in Palermo avrebbero potuto lavorare facendo simile tempo.

Io ora non penso di richiamarli; se verranno e

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quando verranno spontaneamente, farò conto che sono stati sempre in questa, se non verranno accomoderò coi maestri di questa.

Come arrivarono il maestro Paolo e il caro Sig. Cangeri? io le ho scritto tante volte, ma l'ultima sua mi fa vedere che S. V. non ha ricevuto le mie lettere inviate coi carrettieri e coi maestri ed anche per posta.

Appresso le saprò dire come ho ricevuto il legname inviato da Pivetti. Per ora la prego mandarmi tutto quello che può servire pei Frati, precisamente le calzature a quoturni. Mante ne abbiamo e stiamo bene per coverture.

Mi bisognano quattro forme pei cessi e per la cucina quelle di pietra viva col tappo di pietra smerigliato bene per contenere l'acqua. Dovendo mattonare le due stanze in fabbrica vorrei sapere quanto mi costerebbero i mattoni detti si scorcione di Marmo dalla grandezza di cm. 50 per quadro; mi furono consigliati da questo mastro Traina come economici e duraturi, se però vanno cari si farà dire le misure di mastro Paolo o dal Sig. Cangeri e al mio avviso mi manderà i mattoni palmari doppi di Palco. Dico al mio avviso, perché ho speranza di acquistarli qui stesso di buona qualità e con economia, quante volte V. S. mi avvisa che sarebbe molta spesa quella dei mattoni di marmo. Il Superiore qui presente domanda il Rodriguez, Fra Pietro l'orologio che possono inviare colla cassa dei quaderni.

La presenza di G. C. con noi è tale gioia che io dire non posso. La S. Novena procede benissimo.

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Il lavoro va con tutto impegno. Preghiamo il Signore che ci aiuti ancora un poco col buon tempo e saremo sbrigati.

Ricevetti i vaglia e ritorno assicurarla di tanto per timore di smarrimento di lettere.

Pensi di fare presentare anche il Can. Boscarini al Questore ed al Prefetto per la faccenda delle mule che è vitale. A1 Prefetto potrà dire che io andai più volte pria di partire per informarlo di questa fondazione e pregarlo di avere a trattative private sei o sette delle mule che devono riformare, col favore di scegliere le più adatte al nostro bisogno. Mi facciano questa carità perché io proponendomi sempre di scrivere non arrivo mai a farlo, e nemmeno ho arrivato a scrivere all'Arcivescovo di Monreale e la coscienza mi rimprovera.

Mi benedicano come io la benedico. Dell'Amoroso credo che non abbiano da farne, pria perché membro di quella famiglia, e poi perché mi disse che avendo passato la sua vita a scrivere ora non si fidava più e voleva ritirarsi in casa nostra. Pure lascio alla loro carità questa partita, però nell'andare avanti pensino che sarà difficile riternare indietro perché avremo da fare con persone difficili.

P. la P. S. C. io capisco che abbiano poco da sperare. Se potesse accogliersi alla 5 Casa, svestendola appena arriva in Palermo allora potremmo portarla da Girgenti. Ma rifletto che appena i parenti la vedranno svestita la ritireranno e la finiranno di perdere.

Mi benedicano con tutti come con tutti li benedico.

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Muffoletto, 20 dicembre 1885

Rev.mo P. Salvatore (Gambino),

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Scrivo la presente di premura per dirle di

mandare gli oggetti che il fratello superiore lasciò in S. Marco e che il carrettiere che non portò più di 5 q. non volle caricarsi, oltre mi bisognano 100 mattoni refrattari e 200 stagnati, però M. Paliddo mi dice che i refrattari comprati alla fonderia vanno al prezzo di L. 26 al centinaio: al Puntone vanno a L. 22 e glielo disse. Ma alla fonderia ogni Kg. 100 di peso discalano il 3%. I mattoni stagnati bisognano comprarsi da Puzzana ove il Sig. Celeste ne comprò 2000 per Terre Rosse a L. 6.50 il 100, ma sono di disegno mescolato.

Se succede capitarli invece di 200 ne manderà 400 perché servono per le pile e pei cessi e per la fornace a vapore. Prego non trascurare il soccorso dei maestri. Qui si va avanti, ma le spese sono grandi. Mi bisognerebbero altri 10 mattoni di ogni colore di quelli che mandò per la Chiesa. Salute ottima, domani scriverò di nuovo. Fra gli oggetti lasciati avevo un sacco di fagiole ed il cappello di mio fratello Giuseppe; pel vino io spera farle fare maggiore economia, ovvero le dirò di combinare con P. Romano. Bisognano i cristalli per le finestre e qui per mettere quelli della Chiesa bisognai pagare L. 14. Ora V. S. mi mandi con economia e col buono del 10°/o che danno ai stagnini N. 180 cristalli di buona qualità della misura di cm. 33 di quadro che potrà ridurre a pollici. Mandandoli però ben

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condizionati per arrivare sani e facendo il patto al carrettiere che rompe li pagherà lui, e mandandomi il mastice buono e nella quantità corrispondente per poterli collocarli, li metteremo noi e faremo economia.

Non posso prolungarmi. Mi benedica come io la benedico con tutti.

Muffoletto, 23 dicembre 1885

Rev.mo P. Salvatore (Gambino),Sia Gesù amato da tutti i cuori.Perdoni se io sembro come assorbito in

queste cose, ma la faccenda è tale che il tempo manca anche alle cose più necessarie tanta è la premura di fare e il da fare.

Siamo all'antivigilia del S. Natale ed è indubitato che debbo farlo qui, e per conseguenza la prego se può farmi arrivare degli uffici propri, e quattro mustazzole a tempo debito, procuri mandarle, se non può riuscirvi a tempo debito, accomoderemo qui e non voglio che si prenda alcun pensiero. Però il buon Angelo Dimaggio che viene costì, è pronto a ritornare cogli uffici e le mustazzole.

Mi benedica come io la benedico con tutti. Preghi no per noi come noi abbiamo fatto e facciamo per voi perché Dio perdoni il mio assorbimento e supplisca alle tuie deficienze.

Sto preparando lettera pel Barone Turrisi. Scrissi all'Arcivescovo di Monreale a cui mandai tutti gli atti necessari dietro avere da lui ricevuto una pagella amplissima. Mi benedica di nuovo.

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Muffoletto, 23 dicembre 1885

Rev.mo P. Salvatore (Gambino),

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Se la mia presenza in questa non fosse

sommamente utile in questi momenti, per le opere in esecuzione, pei tanti conti sospesi, avrei lasciato tutto per venirla ad aiutare nei molti travagli che l'attorniano e a rilevarlo dalle angustie che l'affliggono. Però le compiego una lettera pel Barone Turrisi che V. S. leggerà pria di consegnare, e se crede opportuno che io ad altri scrivessi me ne avvisi con particolari dettagli e la servirò.

Speriamo che i ritiri si compiano e che vi fossero i mezzi per la vestizione, ma amerei che almeno al carissimo D. Sebastiano si dicesse la ragione del nostro finanziario esquilibrio pel mancato pagamento dei Bagni e del bucato, e che non volendo angustiare D. Salvatore siamo costretti a rivolgerci altrove pel necessario all'imminente vestizione, che viene ad essere spinta dalle tante urgenze che ci circondano e che la S. V. potrà enumerare.

Con questo eviteremo d'incomodare il Sig. Celestre; ma saremo scusati se appresso sapendo la vestizione potrà credere che noi invece di pagare a lui quanto gli dobbiamo, facciamo altrove delle spese come se non volessimo fare affari con lui.

Io allo stesso tempo compiego una letterina pel buono D. Salvatore ed altra per la Sorella senza interessarmi di questo, tua per non trascurarlo e procurare di mantenere vivo il di lui affetto.

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Di quanto mi scrive della Manganelli e C. io resto come colpito da un fulmine! e resto ad un tempo commosso per la speciale protezione che il Signore ci usa di fronte a tanto odio e malizia diabolica, colla quale tanti errori si perpetrano, quando meno si crede. Che fare intanto? Togliere Suor Vittoria da Girgenti sarebbe una grave rovina al momento; cacciare quella mostruosa sventurata dalla casa sarebbe un cimentare la opinione per la pubblicità che si potrebbe dare alle cose; ma quando si arriva alla capacità di delinquere a questo modo, non mi pare che si possa custodire lo scorsone nella manica. Io mi persuado che queste cose non si avverano, chi vuol fare una cosa non la dice, ma pure tanta tracotanza d'imporsi colla minaccia di dire, che non mancheranno coltelli, merita una punizione. Adunque se la Superiora Vittoria teme che questa sventurata potesse realizzare quanto ha minacciato, scriva la S. V. al Vescovo che per motivi disciplinari è necessario che la Manganelli si allontani dallo stabilimento e che questo deve verificarsi appena la Superiora sarà arrivata là, se pure non può succedere pria, e intanto informi Suor Rosaria di tenerla in stretta sorveglianza, se la Superiora arrivando non sarà ancora uscita per evitare che anche l'avvicini un momento, e ciò più per guardare l'impressionabilità della Superiora che l'effetto che si teme, giacchè la conoscenza della cosa la rende impossibile e così eviteremo di stare in questa sospensione di animo. Del resto se la Manganelli resta, non lascia di essere ugualmente temibile la diffamazione che questa sempre può fare volendolo, ma resta un male

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impunito dentro lo stabilimento, e un male così grave e forse comunemente conosciuto dalle Orfanelle o conoscibile.

Per la S. C. alla quale riguardo all'anima vorrei usare tutte le misericordie ma a patti di vera sorveglianza, ciò che mi sembra impossibile, se veramente è pentita e vuole non dimettere l'abito, deve sempre ignorarsi dai suoi parenti che trovasi a Palermo e deve consegnare una lettera alla Superiora di Girgenti colla quale li avvisa che, dovendole scrivere, devono fare l'indirizzo alla casa di Caropepe, da dove senz'altro metteranno l'indirizzo per Palermo e la torneranno ad imbucare, ed essa riscontrando manderà la lettera a quella buona Superiora, che avrà cura d'impostarla all'indirizzo dei suoi parenti. È un estremo di carità che si può usare ad una che ha dato tante prove di infedeltà, ma badi che le lettere debbono sempre esser lette ed impostate dalla S. V. e che detta figlia non deve avere commercio al. cuno coll'interno, e questo non tanto per severa sorveglianza che si deve tenere, quanto per propria volontà, perché se si trova infedele alla menoma disubbidienza potremo temere che sia capace di tutto.

Non ho saputo se si verificò la svestizione della sventurata Suor A. e cosa si dice di Suor E. in Monreale. Mia sorella non mi ha scritto nulla, che figliuole di dolore sono state queste? Se la giovane presentata dal P. Nunzio Russo non è mai stata in altro stabilimento può accettarla perché quello è un servo di Dio che può avere discernimento per le cose nostre, se è stata in un'altra istituzione, no.

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Scriva pure pel vino al P. Romano, ma pria di farlo veda se colla stessa convenienza può avere il vino eguale da D. Errico per non eccitare suscettibilità, e se il P. Romano vorrà impegnarsi a non fare aumenti al secondo o terzo carico che la S.V. ritirerà. Badi però che il ritardo a pagare il vino che viene dal P. Romano non sarà sostenuto, e potrebbe compromettere questa buona amicizia.

Noi abbiamo la nostra porzione di vino, ed è per questo che io ho ritardato a rispondere perché mi credeva che poteva liquidare presto questa partita e mandare il vino nostro e così ci friggeremo con l'olio nostro e se bisognasse una quantità maggiore, converrebbe, se avessimo il denaro, di fare l'olibasto nel nostro magazzino comprando dei vini buoni e discreti in questi mesi d'inverno e di coltura che tutti vogliono vendere, ma per far questo avrei ancora bisogno di un po di tempo e del denaro per comprare opportunamente à discreti prezzi, e poi faremo un carretto nostro e scenderà il vino accompagnato da un vecchiarello e da un fratello e faremo economia e sicurezza. Se approva questo progetto faccia presto per le mule e mi sappia dire che quantità di vino bisogna per tutte coteste case ed io aggiungendovi quello della campagna vedrò se basta quello che abbiamo e in caso contrario lo avviserò pei mezzi a comprare ora il rimanente.

Mi congratulo per il miglioramento della Superiora Vittoria e la benedico.

Mi pare di aver riscontrato alle cose più interessanti, se bisogna altro mi riscriva perché sarei confuso

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a rovistare e frugare dentro alle lettere per vedere se ho un momento di scrivere a qualche cosa.

Ho pena di non trovarmi presente per rivedere la Superiora Veronica che benedico con Suor Matilde e nel nome del Signore l'assicuro che non avrà nulla.

Però non so come fare di domandarle maggiore vigilanza senza angustiarla.

Veramente abbiamo bisogno di pregare più efficacemente per la salute delle nostre Superiore, perché non potendo essere attive nella vigilanza, il demonio procurerà sempre di fare rovine. Io credo che il Signore non mi farà ritardare a compiere il giro che dovetti lasciare sospeso. Speriamo di rivederci presto.

Saluto e benedico le Suore tutte di Girgenti, alle quali raccomando lo spirito della s. osservanza. Benedico tutte di coteste case e di tutte le altre. Abbraccio nei SS. Cuori la S. V. e il P. Boscarini, ancora Filippello e tutti i buoni Frati e la prevengo che questa casa ha molto bisogno di averne degli altri. Faremo la veglia del S. Natale. Pregheremo a vicenda. Mi benedicano come io li benedico.

- P. S. Mi mancano gli avviluppi grandi e non ho potuto scrivere al Questore ed al Prefetto, e all'Arcivescovo di Monreale dovetti scrivere in questi piccoli.

Muffoletto, 28 dicembre 1885

Rev.mo P. Salvatore (Gambino),Sia Gesù amato da tutti i cuori.In questo grande arsenale la faccenda dei

conti noi ha angustiato non poco, l'apparizione di don Enrico

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che mi fu tanto consolante, servì ad accrescere le mie angustie perché non ebbe il tempo di mettere in regola quello che io aveva fatto e i conti da lui fatti confusero maggiormente i miei. Ora con l'aiuto di mio fratello si sta facendo la fatica di riordinarli tutti e spero che si arrivi a veder tutto in buona regola.

Fra le altre cose fu consegnata a don Enrico una fattura del Signor Pivetti che fu la prima della seconda spedizione che detto Signore mi fece, e non avendo qui detta fattura, e nemmeno la nota della seconda com. missione data al Signor Pivetti per dettato del Sig. Cangeri, ho bisogno di sapere o dal Signor Cangeri quale fu la Commissione data o dal Signor Pivetti, e quale la spedizione fattami, che confrontandola col legname ricevuto giusta la nota che si è fatta e la fattura del sig. Pivetti, (se il sig. Cangeri mi manda quella che ha lui) e così vedere se esiste differenza. Però senza aver presente questi necessari documenti io sono certo che il Signor Pivetti non ha mandato tutto secondo la commissione data, perché non ho ricevuto i muraloni invece di tavole di punta si sono ricevute tavole corinzie, ed ora che mi bisognavano i muraloni, ho dovuto servirmi dei mezzi murali e stanno proprio per finire e i maestri non potranno più lavorare.

Per non succedere questo gravissimo inconveniente che mi porterebbe molta iattura, mi rivolgo alla S. V perché avvicinandosi al Sig. Cangeri (del quale non ho potuto avere la menoma notizia da che partì contro mio volere da questa con quel tempo di neve freddissimo e dubito che fosse ammalato) lo pregai di recarsi assie-

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me dal Sig. Pivetti: confronti la commissione data col legname spedito e veda in quale angustia siamo per non aver ricevuto tutto esattamente, ed in principale per la mancanza assoluta dei muraloni, che mi ha obbligato a consumare per il soffitto le mezzi murali, e all'uso dei medianti e aperture per le quali erano detti mezzi murali destinati vengono ora a mancarmi, e M. Domenico ne vuole al più presto 150.

Mandandomi poi le notizie che le dimando e la fattura del legname che ha don Enrico, le saprò dire il conto esatto del legname ricevuto e di quello che potrà bisognare. Mi bisognano ancora due ferri a doppio I lunghi circa 5 metri dell'altezza di 12 centimetri e due di 4 metri di lunghezza e 10 centimetri di altezza.

Venti chili di chiodi lustri di 7 centimetri lunghi e 20 detti di lunghezza 5 centimetri e mezzo. Di detta roba le acchiudo lettera per Briuccia perché V. S. non fosse obbligata a pagarla.

Raccomando le cose che ho domandato nelle mie precedenti. Oltre questo ferro bisognano un metro e 60 di ferro di quello che fanno i mattoni dei balconi. Sarà cura sua spedire il carrettiere di Briuccia per pigliare quello che domando colla mia lettera e compiere il carico cogli altri oggetti che sono costì.

Non posso più sorivere. Tutti buoni. Mi scriva.

Muffoletto, 30 dicembre 1885

Rev.mo P. Salvatore (Gambino).Sia Gesù amato da tutti i cuori.Sono le 8 p. m. ed io comincio a scrivere

per in-

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viare la presente nell'occasione che il Superiore scende, profittando della mia presenza qui, per aggiustare le faccende di Frate Serafino e deporre ogni responsabilità nelle mani di un Superiore dell'ordine, allo stesso tempo per ammonire delle cose di primaria necessità, ed anche quei Frati che posson essere utili per questa casa nascente, che, se non è sostenuta da un buon numero di ottimi Frati, non potrà andare avanti. Abbiano bisogno di gran fede per uscire illesi dalla posizione in cui siamo, e per averla bisogna un totale abbandono nelle braccia di Dio a di Cui gloria, per sua infinita misericordia, siamo impegnati in tante faccende. Il mezzo però sicuro, per ottenere questo che ci bisogna, è la preghiera ed io insisto perchè si faccia da tutti e senza intermissione, e non facendoci vincere dal sonno. Oggi si licenziò una chiurma di 10 maestri murifabbri, perchè già i due stalloni sono a buon termine da più giorni, si erano già licenziati altri maestri fallegnami perché poco adatti a questo lavoro, ma tuttavia vi è molto da fare nelle baracche, perché, sebbene coverte di tegole, pure oltre il legname che li circonda al di fuori colle tavole appuntate semplicemente dalle due estremità abbiamo molto da fare nell'interno. Si stanno costruendo i cessi, ma bisognano nove forme, perché ogni cesso deve avere la sua, ed io per economia suggerisco alla S.V. che se potrà fare dilatare i buchi a dieci bacili di pietra di quelli che si fecero e restarono inutili alla 5 Casa, facendogli adattare i turacci di pietra smerigliata per adottarli al nuovo uso al quale si vogliono fare servire, così otto servirebbero pei cessi, uno per la cucina e l'altro si terrà

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per chi sa potesse bisognare. Oltre dette forme bisognano otto canne di doccioni della busca stretta e 4 canne di doccioni detti d'Alcamone e per economia possono essere senza stagnati. Oltre ciò debbono costruirsi uno stagnone per serbatorio d'acqua ed una pila pel bucato con un piccolo stagnonello per la calata; per questo bisognano quattro gomiti di creta detti di Trapani e 8 lanzatori. Tre piccole balate con turacci di marmo. Otto pezzi di cannelle di piorubo alla trafila del diametro del sei tarì antico e della lunghezza ogni pezzo di 30 centimetri che così spezzati possono trasportarli dentro i doccioni per non maltrattarsi. Poi bisogna un'altra pie colissima cosa: Duecento metri di tubi di ferro del diametro di un pollice e mezzo con tre rubinetti analoghi (dice m. Paolo), onde potere con l'unico corso innestare quello che deve portare l'acqua allo stazzone da farsi, quello per la cucina e bucato, e finalmente quello del grande stagnone di serbatoio ed oltre detti tubi di ferro bisognano due metri di quelli di piombo del diametro di tarì 12. Maestro Domenico ha sostituito i mezzi murali ai muraloni che Pivetti non ha mandato, ma questo oltre che ha fatto più debole la costruzione che si è fatta mi ha messo nella circostanza di mancarmi i mezzi murali ed ora non si può andare più avanti se questi non arrivano al più presto. Della mia altima ove le scrissi tante cose e per Cangeri e per il legname e pei chiodi e dove le compiegai la lettera pel Sig Briuccia a fin di avere a credito gli oggetti che mi bisognavano, aspetto esecuzione e schiarimenti opportuni. In ultimo per queste faccende vengo a dirle che mi restano sole 800 lire

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ed ho molte cose a pagare e non so se debbo nuovamente angustiarla, ciò che molto mi obbliga sapendo in quale posizione ci troviamo costì. Se Dio benedice, avremo larghe speranze in questa casa per l'avvenire, ma l'attualità però è assai aggravante, e non possiamo evitare di compire le cose perché altrimenti resterà incompleta ed inutile ogni cosa.

Per l'affare dell'anticipo che verrà a mancare, la S. V. non si deve angustiare perché sul fondo retta noi possiamo domandare sempre un anticipo finchè non saremo equilibrati, il grandissimo guaio è quello delle spese del bucato e dei bagni che non vogliono pagare, perché se avessimo questi, potremo in qualche maniera equilibrare la posizione di costì e togliere in gran parte i gravi debiti che rendono la posizione nostra quasi impossibile. Questi Capi Maestri Virzì e Bottone hanno ricevuto lagnanze per mancato sussidio. Don Enrico comperò una partita di vino di mio fratello obbigandosi a pagarlo senza tener conto di quello che mio fratello può essere debitore col magazzino, e ciò per facilitarlo a fare ritorno a Palermo. Ma ora gli scrive che non può pagarlo se la S. V. non paga, avendo il magazzino contro di noi un fortissimo credito.

Intanto al momento nulla si può dire a questo Municipio e bisogna solamente pregare il Signore, perché ci aiuti nella posizione dove noi siamo.

Io vorrei volare e venire presto e il P. D. Natale, che domani scende a consegnare suo nipote al Seminario di Monreale, mi ha promesso che al ritorno verrà a pigliar posto, ed allora io cercherò di affidargli le cose

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alla meglio e fare ritorno. Però colle debite riserve debbo dirle, che il buono P. Natale, il quale ha fatto tanto per aiutarmi a capitare il materiale della fabbrica, pure non so quali speranze fonda sul nostro aiuto per Suo nipote, perché colle mezze sue parole ho potuto credere che pel padre ha proveduto, sebbene alle volte dice che deve cercare di portarselo qui. Io quando lui ancora avea delle difficoltà, se la S. V. ricorda, proposi di vedere di trovare qualche buon prete per la messa, la predicazione la confessione necessaria per lo stabilimento ed anche per la scuola, offerendo la messa quotidiana il mangiare ed il servizio. E poi perché questo prete mancava, e lui scrisse ch'era già al caso di scendere, avendo già rinunziato la scuola, e solo volea che avessì pigliato cura di fare ammettere al Seminario gratuitamente il nipotino, o tollerare che fosse stato con lui alla 5 casa, vestendo l'abito da chierico per andare come esterno alle scuole del Seminario nostro, io lo pregai di volersi qui trattenere finchè mi aiutava a fare l'impianto di questa casa, e avessimo potuto provvedere a questi bisogni con altro Sacerdote. Egli ritornò a scrivere che sarebbe rimasto ritenendo la scuola per sopperire ai bisogni del nipotino che avrebbe collocato a Monreale, e lui con una buona somara tornando ogni mattina in paese per fare la scuola, sarebbe poi, dopo la scuola, ritornato allo. stabilimento per dormirvi anche la notte e così potere sostenere qui la scuola serale e tutto quello che può essere necessario a questa comunità. Ora volea sapere dame, se potea commissionare la somarella ed io che mi vedo sparire il denaro gli dissi che, dovendola comprare io

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avrei dato preghiera alla S. V. per capitarla con minore spesa per mezzo del Dr. Dibella. Domani va in Monreale consegnerà il nipote pagando il primo terzo ma pel resto spera che io ottenga tutte le franchige possibili dall'Arcivescovo. Io vorrei che la S. V. non mostrandosi affatto informato di quanto io le ho scritto scenda per minuto a capire la di lui posizione, non per non volerlo aiutare tua per sapere almeno quello che dobbiamo fare per non tenerlo angustiato, mentre lui veramente sente pei Poveri e dice davvero ad incontrare ogni sacrificio,, ed è capace di far molto coll'aiuto di Dio.

Di quello che rileverà mi farà la carità d'informarmi per mio regolamento.

Della recidiva nel terribile male di Suor Scolastica intesi una grave angustia nel cuor mio, comunque il Signore avesse fatto grazia di liberarla e ciò per tante ragioni che sarebbe lungo il dire; ma perché non usurano le sapute pillole? Ma continua ancora in Palermo questo flagello di Dio? e quali sorveglianze sanitarie regolano la salute pubblica? Oh! Signore, abbiate pietà di noi! Per la lettera diretta all'Assessore Chiarchiaro da Marsala e per tutte le altre richieste io non so cosa ho scritto. La S.V. però profittando della mia assenza potrà alimentare queste richieste dande delle notizie che sono necessarie per vedere se hanno disposizioni di mettersi in buona regola, ma in maniera di non compromettersi aspettando il mio ritorno. Però potrà dire che attesi i molti impegni antecedenti, per facilitare le cose bisogna che facciano i vitalizi.

Riscontrando l'ultima sua sento con dolore che la

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S. G. dovette venire a restituire al deposito l'altra povera sventurata e la S. V. privarsi di Suor Serafina. ll dolore che recano queste creature è tale da preoccuparmi sempre, prego e spero. S. C. mi mandò una lettera di pentimento, mi fa compassione, e più perché sempre temo e non mi sembra veramente ravveduta, aiutiamola e sorvegliamola molto.

La lettera del Sig. Celestre e Sorella non capiva nella sua busta, e non avendo buste grandi dovetti inviarle direttamente. A tal proposito le dico che mi mancano le buste grandi e la carta intestata a foglio grande, e per questo non ho potuto fare la circolare che già ho scritta pei Sindaci e Parroci dei paesi vicini. Crede opportuno che mi avvalessi della carta intestata del Municipio di S. Giuseppe, o che aspetti la carta e le buste che V. S. manderà per farla nella carta nostra? Spero che P.D. Natale portandosi la bozza che io feci, la faccia leggere alla S. V. per averla corretta e modificata dove crede utile pria d'inviarla.

Io spero che il Barone Turrisi accetterà dal linguag. gio tenuto, ma vorrei esser presto costì, la S. V. però potrebbe ritornare da lui per dirgli che io nella posizione dove sono aspetto un di lui favorevole riscontro con molta premura per essere assicurato del di lui favore.

Intesi che Frati e Suore che entrarono in ritiro presero l'abito, ma non so chi furono e quanti furono. Man da il Signore buoni soggetti per Superiore? Cosa fa il nostro caro Canonico?

Per S. C. ho bisogno di sue notizie su quello che dà a sperare per riscontrare la di costei lettera di pen-

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timento. È possibile che Biancavilla fosse vicina a Caropepe, e questo indirizzo farebbe avvicinare quelle Suore colà per farne ricerca? in questo caso converrebbe non comunicare la notizia della partenza a quell'indirizzo, informare di tutto la Superiora di Monreale e vedere se può salvarla colla sua carità, portandola in quella casa ove colla sua vigilanza potrebbe tenerla in freno e allontanarla da questi parenti. Resto inteso di Suor Arrostuto e di Suor Agata. Suor Vita a quest'ora sarà a Girgenti; ma come Suora o svestita per consegnarla ai parenti? Il M. Mauro andò a Girgenti, perché? per fare compagnia o per lezioni di musica? Suor Veronica fece un buon acquisto con Suor Angiola, ma la Superiora Celeste dovette veramente restare desolata perché l'abibilità di quella non l'ha nessuna. Non fa mai bene a fare insulti ma poverina è veramente desolata nella sua posizione. Ho pregato e pregherò perché il Signore la illumini per le condizioni del contratto da stabilirsi col Municipio, e speriamo che sia presto. Ha brigato col Sig. Guarnaschelli pel contratto Bosco Grande?

M. Paolo è al punto di dover mattonare la cucina e se fossero qui tutti i mattoni si potrebbero combinare senza disegno; speriamo che arrivino domani ed insieme il legname necessario e le notizie che mi bisognano. Come sta il Sig. Cangeri? sto in pensiero per lui. Speriamo che l'aria di Monreale tratti bene la Superiora Vittoria e che l'umido non la guasti.

Temo di mettere esiti certi sulla stamperia pria che fossimo franchi di questi altri debiti ed avviati a poter lucrare un discreto mensile, in quest'ultimo caso anche

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l'esito del Sig. Barcellona potrebbe andare regolartuente in bilancio, altrimenti servirà ad accrescere il fondo del deficit impreveduto.

Non potrebbe farsi Fratello e finirebbe ogni cosa? e nel caso negativo non si potrebbe assegnare una quota sui guadagni, e fosse anche quella che lui vuole purchè pesi solamente su detto fondo?

Cosa ha fatto per le mule? Andò il P. Boscarini dal Prefetto come io le scrissi? Oh! se avessimo un carretto nostro! i Frati stessi potrebbero portare il vino, e risparmierebbero tanti trasporti.

Oltre ciò già sono entrati altri due Vecchierelli e due Orfanelli e con San Giuseppe e Sancipirrello avrei da riempire questa piccola casa che si è fatta, ma come farò ad iniziare la colletta pei paesi vicini senza inule? intanto i Poveri devono mangiare e su quali fondi non potendo fare la colletta in questi due paesetti ?

Dal Superiore sentirà altre cose che io avrò potuto dimenticare; raccomanderò a lui di fare portare la bozza della circolare al P. D. Natale, che mi rimetterà collo stesso Padre unitamente alla carta grande intestata e le buste per poterla presto spedire onde organizzare alla meglio queste cose pria di partire.

Mancano tutti gli attrezzi pel forno e pel bucato anche la caldaia pel liscivio dovendo servire per la minestra quella che si portò. I Frati dovendo attendere al servizio dei Poveri, al bucato, alla cucina, al forno, al mulino, alla coltura di campagna, alla vasta e faticata colletta non possono essere seri. Potrebbe la S. V. raddoppiarli con soggetti utili senza distruggere le cose di

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costì? e questo per il momento perché appresso e precisamente nel tempo delle collette di campagna bisogna che fossero assai di più.

Le finestre forse saranno di più ed anche di diversa misura a questa ordinata, perché non si calcolarono quelli che devono farsi nella foresteria che saranno 5 più piccole e quelle del magazzino che venne sopra la foresteria.

Non si incarichi di questo per ora, si provederà appresso con esatte misure.

Mandi presto le forme pei cessi, per tutto l'occorrente essendo grave angustia quello di fare uscire fuori per ogni bisogno di giorno e di notte con questo tempo freddo e piovoso.

Mi fermo qui perché la S. V. ha molto da fare ed ha perduto molto tempo con me. Mi benedica con tutti come io la benedico.

Muffoletto, 30 dicembre 1885

Figlia mia in C. G, (alla nipote Maddalena)

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Ho letto con piacere la tua ultima ed ho

lodato il Signore per la misericordia usataci, ho curiosità di sapere se usaste la saputa pillola.

Per le tue sofferenze, se fossero veramente come le mie, consiglierei ad aspettare ma tu soffri assai ed io credo che vi sia qualche sofferenza che non avendola potuto vidimare da per tue, mi fa restare dall'eniettere qualunque consiglio. Scrivi alla Superiora Generale, informala di tutto e se la stessa disporrà di farsi colla sua assisten-

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za perché in atto trovasi la Superiora della 5 Casa in Morreale e potrebbe assentarsi per qualche giorno. Assicurandolo la Superiora do l'ubbidienza e la benedizione più larga perché tutto vada bene al felice esito che si desidera.

Io sto bene, le sofferenze si sono attenuate e di rado le avverto.

Veramente io ricordo che sentiva l'odore della s. solitudine, ma ritengo che oltre l'odore non potrò sentirate altro gusto, perché qui sono stato in tutta compagnia e tanto traffico da non potersi dire.

Però la volontà di Dio é veramente più soave del Paradiso.

Ricambio e per tutti centuplicati gli auguri e le offerte pel novello anno e sarò sommamente contento, quando in tutte le nostre case si farà solamente la volontà di Dio.

Preghiamo per questa gran sorte e saremo tutti ugualmente felici.

Ho scritto lasciando di andare a letto e spero di arrivare a scrivere a tutte avendo l'opportunità di mandare le lettere con questo Superiore che scende per affari costì, ma se non riesco a farlo, rappresentami con tutti e prega il Rev.mo P. Boscarini di scrivere per me ovunque, Girgenti Valguarnera Caropepe Monreale 5 Casa Orfani Orfane Vecchi Vecchie Frati Suore Padri e particolarmente cogli ultimi vestiti delle due Comunità.

Ti benedico con tutti, ti raccomando sempre la s. osservanza e il santo amore di Dio èdella Mamma nostra. Pregate tutti per me.

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P.S. - Alla buona Suora Amalia, che mi fece una lettera di auguri, prego il canonico di non dimenticare di ricambiarla con infinite benedizioni nel nome del Signore e con preghiera di presentare i miei rispetti e i miei auguri a tutti di quel Clero di quei civili e popolo che ossequio e rispetto.

Muffoletto, 30 dicembre 1885

Rev.mo P. Salvatore (Gambino),Sia Gesù amato da tutti i cuoriLa sua carità mi solleva e non lascio di

pregare, perché Iddio lo accenda sempre più del suo s. amore, e lo sussidi colla vita pratica di nostra s. regola, in maniera di crescere sempre più nel s. spirito che abbiamo bisogno per rispondere a sì nobile appello.

La notizia con tanto garbo comunicatami dalla buona Suora Eucarestia non lasciò di affliggermi, perché sperava che non fosse più in Palermo questo flagello di Dio e molto più che non fosse più ritornato nella nostra casa.

Le leggi sanitarie, il virus, che tuttavia è all'alito nostro, mi hanno fatto rincrudelire una piaga, che queste fatiche aveano reso torpida, se non risanata.

Il gran rimedio della volontà soavissima di Dio, assai più efficace delle pillole di Rifurgiato, che forse non usaste, mi ritorna in calma ma ho bisogno di usarla in continuazione. Sia Dio lodato e benedetto per le misericordie che ci usa.

Per l'acquisto che il Vescovo di Girgenti vuol fare del Castello del Barone Bordonaro in Canicattì, se la S.V.

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ebbe speciale incarico, può incominciare le pratiche appurando chi dei Baroni di d. Titolo è colui che ha in proprietà detto Castello, poi se non ha relazione diretta, procuri di procacciarla e infine quando potrà avvicinarlo a solo o con altri, non parli del Vescovo di Girgenti ma del Boccone del Povero, se il fine pel quale il Vescovo vuole acquistarlo è questo. Dico così perché temo, che dicendosi Vescovo, crescessero le difficoltà o le pretese. Se poi è per altro fine che il Vescovo vuole acquistarlo, lo avvisi delle pratiche che andrà facendo e dipenda dal di lui consiglio, come conviene sempre di fare. Io non ho relazione col detto Barone, perchè nemmeno lo conosco, ma se mai fosse il defunto marito della Genuardi sorella del Vescovo si potrebbe agire per questa via.

Suor Maddalena, per l'affare che V. S. mi accenna, farà bene ad informarne la Superiora e col di costei consiglio, se risolve far tutto, lo farà pure, facendosi assistere dalla stessa, molto più che trovandosi la Superiora Vittoria in Monreale potrebbe la Superiora Generale assentarsi per qualche giorno.

Gradisco tanto gli auguri di tutti, molto più fatti nella Messa, nella S. Comunione, nella preghiera, e così a lei e a tutti singolarmente ed in comune li restituisco centuplicati, in quanto a doni attesa la mia estrema povertà mi contento di tutto anche dei desideri e delle promesse, ma come fare per ricambiarli? Penserà Colui che è Ricco di far tutto per me e così ci andremo tutti bene.

Godo che le feste del S. Natale finirono così allie-

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tate presso di voi. Qui riuscirono incantevoli per tutto il treno delle cose carissime che l'accompagnavano, ma io non ho chiesto di rimanere qui più di quanto piace a S. D. M. anzi vorrei aver fatto tutto per trovarmi costì.

Preghino pei mezzi, e se possono mi aiutino, perché questa casa potrà restituire i prestiti e potrà essere di grande aiuto. Mi restano solamente L. 800 e prevedo che non basteranno per quello che devo pagare pel fatto fin qui, e per quello che necessariamente resta a farsi.

La benedico con tutti dei nostri RR. Padri e Fratelli, le Suore e i Poveri e imploro tutte le benedizioni celesti abbondantissime. La prego di benedirci ugualmente e di pregare per me.

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ANNO 1886

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Palermo, il giorno del SS. Nome di Gesù, 2 gennaio 1886

Figlio mio in G. C. (il Superiore della Colonia),

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Mi auguro che avendo ricevuti tutti i

materiali il nostro carissimo Paolo Virzi fosse a buon posto per tutto, e vorrei saperne dettagli. Spiacemi che sia venuto in questa maestro Totò, perché vorrei che prestissimo fosse tutta la casa sbrigata, dovendo cominciare con grande premura a lavorare in questo nuovo stabilimento di Bosco Grande.

Raccomando la massima sorveglianza ed attività, perché tutto vada bene e con premura e che si murino tutte le fenditure e i buchi, per i quali i Poveri abitanti possono soffrire il disagio del freddo. Raccomando di sorvegliare l'uscita delle acque piovane del secondo atrio centrale alle stanze di legno e di far bene ringreffare di calce i muretti che cingono le stanze di legno, e il buco, da dove deve uscire l'acqua, dovete farlo munire di una grata di ferro e di ferro filo, perché non potessero entrare animali di fuori e non potessero uscire i conigli.

Più dalla parte interna dell'atrio che resta più alta nel costruire il muretto con diversi buchi per giocarvi, l'aria e poter passare solamente i coniglie non le galline, come dissi a maestro Paolo; si adattasse un por-

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tello di legno in maniera che uno di noi potesse entrarvi, quando si vuole per qualunque ragione di bisogno. Badi alla costruzione delle stalle, e "quelle delle vacche la facesse eseguire come dice il nostro carissimo Angelo. Mi informi se sono venuti altri aspiranti e se procede la cultura di campagna.

Qui le cose sembra che pigliassero buona piega. Dica al Rev. P. don Natale, che chiede scuse per non avere avuto tempo di scrivergli direttamente. Per mezzo dei miei fratelli riceverà L. 300 che il maestro che fece gli archi della chiesa, dovea pagare a questo Sig. Pivetti e invece li pagai io per lui pagarmeli costi. Accomodino con queste, colla direzione del P. Natale, perle cose più urgenti ed io mi premuro a mandare o portare altro denaro, perché in breve devo venire col Signor Virzì per incanalare l'acqua. Faccia fare presto anche questo lavoro dell'acqua, per vedere di pigliarla al più alto livello. La benedico con tutti.

I carrettieri di costi, che hanno fatto dei viaggi, vogliono qualche cosa ed io li rimetto a lei, se non potranno dargli nulla, vedrà appresso come fare.

Muffoletto, 3 del 1886

Rev.mo P. Salvatore (Gambino),Sia Gesù amato da tutti i cuori.In punto arrivano 4 carri di legname che

secondo fattura, devono consegnare N. 150 mezzi murali e 100 tavole venete da 1 a 5. Interrogato se avesse lettera, rispose di no, ed io mi sarei aspettato qualche dettaglio per questa partita di legname, avendole scritto tanto su

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questo riguardo, e qualche notizia del buon Sig. Cangeri, che, per quanto ne scrivo, altrettanto ostinato silenzio si osserva. Veramente la posizione in cui trovasi la S. V. mi fa desiderare il ritorno di una maniera indicibile, perché mi sembra proprio in travaglio ed angustie in. sopportabili, e, non potendo lasciare tutto in aria, non fò che pregare ed offrirmi al Signore, perché Dio l'aiuti e le conservi le forze e il coraggio e lo allieti colla sua provvidenza e straordinaria. Anche per qui sembra che bisogni qualche altro aiuto ed io, per non angustiarla, scrissi a Suor Celeste, per vedere se si può avere aiuto da Suor Veronica, ma non suggerii il pensiero di farsi aiutare del Sig. Montana, perché la faccenda del comparato mi tiene in maggiore riserbo; speriamo che le venisse spontaneo di farsi da lui prestare due o tre mila lire, a questo fine di aiutarmi per restituirle in rate colla massima urgenza come sarà possibile. Scrissi ancora al nostro P. Boscarini, chi sa potesse anche lui procurarmi qualche aiuto, perché qui il danaro è per finire ed ancora debbo pagare mattoni, tegole, calce, aggiustare maestri e trasporti, senza parlare dei maestri Palermitani, della legname e quello che più monta della mano d'opera dei falegnami, chè per quanto si lavori abbiamo sempre molto da fare. I murifabbri sono a buon posto, devono ancora fare la tettoia della cucina, le mura e una o due finestre nella stessa, e poi devono riparare una cantonata ed incartarla ed ammattonarla, devono incartare e mattonare il refettorio dei frati e la stanza di aspetto o di comunità, devono fare i cessi ma si aspettano le forme e i doccioni, devono livellare

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l'atrio e sbrigare le mangiatoie, debbono costruire il colombaio sopra il portone ed altri piccoli residui. I mattoni palmari doppi li comprai qui e sono buoni. I maestri d'ascia devono fare ancora le stanzette di foresteria, tutte le aperture delle due sale dei vecchi refettori, dei cessi, delle stanze murate, il portone di fuori, e poi devono mettere le tavole interne, a cautela delle grandi fessure che rendono inabitabili queste stanze, perchè il legname, tutto bagnato, asciuttando si ritira e lascia fenditure tremende. Il lavoro per quanto si è fatto, ancora deve durare e restare senza danaro, in questo primo impianto, sarebbe angustioso, perché non mancano i sofistici che vogliono vedere come finirà. Però non stia in angustia, perché io sono trauquillo a fare la volontà adorabile di Dio.

Il lavoro che si prolunga non ha fatto mettere mano alla campagna ed ora come torna il Superiore, se porta altri frati, non abbiamo che fare, dobbiamo calcolare che fossimo già sbrigati e mettere mano alla cultura, altritrimenti non conchiuderemo nulla. Per detta cultura, sia per la puta e sia anche per le altre fatiche, finchè ì frati saranno esperti, bisogna pure affittare degli uomini, e per conseguenza danaro, salvo che il Signore mandi delle vocazioni esperte in questo genere. Bisognano le mule per cominciare la colletta dei paesi, senza delle quali dobbiamo fare le provviste pel mantenimento dei frati e dei Poveri a spalle nostre, e tutte queste cose mi fanno pregare e rassegnare.

La presente le arriva per mezzo del carrettiere inviato del Sig. Pivetti Mignosi Ignazio. Se può mi scriva e mi

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dia pur tutte notizie consolanti. Andò dal Prefetto per le mule? e tutte le cose per quali ho scritto mi dà risposta? Mi scrive di Cangeri ?

Non posso più prolungarmi. Salute buonissima di tutti.

Che si dice del colera costì? come stanno? Che si dice per le povere figlie sventurate? Mi benedica con: tutti, come io la benedico.

I frati salutano tutti e chiedono la bendizione.

P. S. - M° Domenico desidera che il Sig. Cangeri faccia questo conto esatto di legname per vedere quello che non hanno mandato, ma certamente credo bisognargli ancora altre 50 1/2 castano ed altre 100 tavole e poi domanderà secondo il bisogno.

Muffoletto, 8 del 1886

Rev.mo P. Salvatore (Gambino),Sia Gesù amato da tutti i cuori.Ho una quantità di lettere alle quali dovrei

fare un riscontro, anzi l'avrei dovuto fare assai pria d'ora, ma tra conti e lettere io avrei dovuto abbandonare la direzione di queste opere, per le quali non solo bisogna dirigere, ma lavorare per cercare la massima sollecitudine ed economia. Dal detto al fatto vi è un gran tratto, ed io credea che dicendo le cose che volea fare, qui sarebbero state già belle e fatte; ma la faccenda non va così, siamo a buon posto, ma ancora resta molto da fare per compire l'opera incominciata e già la seconda rifusa di denaro è finita. Sia tutto come vuole Dio.

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Abbiamo tanti guai per le cose di Palermo, e ci volevano anche questi di S. Giuseppe, ma pure ci troviamo di avere incominciato e dobbiamo compire. Io scrissi a Suor Celeste di scrivere a Suor Veronica per vertere, se mi poteva aiutare, e accennai all'idea di vedere se indirettamente essa, e non io, avesse potuto farsi prestare qualche cosa dal Signor Montana; ma non ho avuto nessuna risposta.

Scrissi al nostro P. Boscarini se mai avesse potuto lui capitare qualche aiuto e non mi ha detto nulla. Al Signor Rugneri non è affatto prudente di dire una parola, perché è imminente la fabbrica del nuovo stabilimento, al quale è impegnato, e sarebbe lo stesso che rovinare un altare per accomodarne un altro, ed io non l'intendo perché il fabbricato Bosco Grande è vitale per noi.

La S.V. mi dice che scendendo potrò esigere L. 3000, ed io, come tornerà il Superiore, verrò; ma la mia scappata, senza potere saldare i conti pendenti, sta malissima, e sarebbe di rovina. La prego quindi di volermi ritirare una risposta di Suor Veronica e del P. Boscarini e se può mandarmi almeno un altro migliaio di lire; con questi aggiusterò i conti pendenti, e verrò per ritornare, come prima sarà possibile, a dare compimento alle cose. Le case sono tutte coverte di tegole, resta a cingere di legname il magazzino che viene sopra la foresteria, a mettere da per tutto la seconda foglia di tavole sino all'altezza delle finestre, che ancora non sono fatte che In piccolissima proporzione; si devono piantare tutte le tavole per otturare il vento che mandano di sotto e da

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tutte le commessure, mettere toppe, fare porte, scoppi etc. Se ci fermiamo qui, non possiamo ricoverare i Poveri, e quello che s'è fatto resta inutile. Ma supponendo che il Signore ci aiuta e ci darà tanti mezzi da finire le opere incominciate, se non avremo le mule, come fare per la colletta giornaliera e per quella della campagna. delle inandre etc.? E se questo si arriva a fare, allora le cose cominceranno a pigliare il loro aspetto e potremo equilibrarci a poco a poco di queste spese fatte, che superano di molto il calcolo preventivo. Non posso più, prolungarmi, è arrivato il carrettiere e con lo stesso deve partire il nostro buono Piddo, il quale, per una pietrache gli cadde sulla gamba, ha una piaga e bisogna guarirla pria di tornare. Mi benedica con tutti come io la benedico.

P.S.-Non so se mi manda i ferri a T, se non può, mandarli metterò invece legnami e accomoderemo; così deve fare per tutte le cose che ho commissionate, dirmi quello che non può mandare. come pure rispondermi per l'affare della legname del Signor Pivetti e del Signor Cangeri. La premura mi confonde, V. S. che ha le mie precedenti saprà interessarsi di tutto, e mandarmi le opportune notizie.

Palermo, 11 del 1886

Figlia mia in G. C, Sia Gesù amato da tutti i cuori.In punto ricevo una Sua, scritta dalla Sua

buona segretaria, la quale ha in mente una quantità di formole,

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di qualche segretario antico, che spesso fanno contrasto appariscente col rimanenle della lettera.

Che nel fare esercizio di scrivere una procuri di fare quanto più correttatraente è possibile, per procurare di formarsi bene allo stile epistolare, io l'approvo; ma che si afferri una formola che contrasti col rimanente della lettera, no. La ringrazio intanto che si è interessata di farmi arrivare qualche notizia di codesta casa, e particolarmente per la buona salute che tutti si godono, comunque lei continui allo stesso modo. Fa la cura ?

Quante volte l'ho pregata di scrivermi di Suo carattere, in lettera raccomandata, tutti i sintomi della sua sofferenza per consultare questo medico, e lei non la fatto? Se si persuade a contentarmi, può mandare la lettera senza firma. Desidero sapere se codeste Suore sono cautelate in proporzione del freddo, perché questa è necessario che si procuri di fare al meglio possibile, particolarmente per quelle che ancora non vi sono abituate.

Se al ritorno del Rev. P. Boscarini avremo tempo di poterci scrivere, dopo che sarò da luì informato, le scriverò a lungo come la S. V. desidera. Per ora mi limito ad assicurarla della buona salute di tutti noi e particolarmente di tutti i Suoi parenti, che grazie a Dio stanno benissimo.

Bisognava chiudersi la casa, se non veniva costì una Suora, che suona. Ora che è venuta nemmeno una parola di ringraziamento! però è necessario che questa Suora si abbia un pianoforte, per potere continnare a studiare e che fosse fornita di tutte le carte di musica necessarie per i suoi studi. Profitto di questa occasione per

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dirle che sarebbe stato doveroso di regalare il Maestro Mauro di qualche somma, perché un professore che lascia tante chiese, dove presta il suo servizio, pare che dal canto suo non pretenda nulla, dovrebbe sempre regalarsi per supplire alle spese che deve sostenere per mandare nelle chiese, a lui affidate, altri naestri.

Preghi Gesù per me.

Palermo, 14 gennaio 1886

Figlio mio in G. C. (il Superiore della Colonia),

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Arrivato qui felicemente ieri alle 5 e minuti,

il primo mio pensiero fu quello di capitare denaro per aiutare qui le farnìglie dei poveri maestri, e già ho fatto passare L. 100 alla moglie di Virzì e 100 lire alla rno. glie di Bettone, e spedire a voi qualche sommarella, perché con l'accordo del P. don Natale potessivo fare fronte alle cose più urgenti. Pel momento ho fatto spedire all'indirizzo del P. don Natale Lire 200, uneno le spese del vaglia, e farete quelle sovvenzioni che saranno più necessarie per andare avanti, mentre io procurerò altri mezzi per saldare tutti. Ora, figlio mio carissimo, vengo a raccomandare a lei la santa osservanza pria di ogni cosa, perché questa sarà la nostra forza e il gran capitale che ci farà compire a bene ogni impresa. Raccomando alla sua carità tutti i nostri buoni fratelli, e particolarmente Frate Francesco, il quale non deve mai restare solo, perché poverino ha bisogno di molto aiuto, e non deve mai avere che fare con altri elementi che non siano di nostra comunità.

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Per la coltura di campagna, essendo noi in molto attrasso, dovendo spedare tutti i canneti pria che finisce questo mese, dovendo al più presto eseguire la puta e l'incanna per cominciare la zappa, abbiamo bisogno di mettere in linea tutta la forza che sarà disponibile, senza affittare per il momento altri uomini oltre il Guarneri, il Vitale Salvatore, lo Sclafani Giuseppe, i due Occhipinti, ed il Randazzo Giuseppe, perché questi, essendo della casa, si adatteranno a sopportare le nostre circostanze; ma altri uomini a pagamento non ne dobbiamo pigliare, se pria io non vi mando il denaro per poterli pagare. Se verrà di accettare dei giovani come quello che io le mandai pria di partire da S. Giuseppe, o altri più piccoli, o più grandi, portando il loro primo corredo alla meglio che sarà possibile, e a solo titolo di. prova, dandogli solamente il mangiare e la pulitura ed occorrendo aiutandoli anche per il vestire, per vedere poi se si potranno ammettere e come aspiranti e come ricoverati, in questo caso li accetti e andiamo avanti a lavorare nella vigna del Signore. Se non succede, ed io nemmeno potrò mandarvi da qui o da altrove altri aiuti, allora procurate di andare avanti con le forze che abbiamo, facendo tutto con sistema e con oculatezza, perché nulla deve farsi senza esservi la presenza dei Frati, che devono col loro zelo e la loro ubbidienza far camminare tutto secondo le disposizioni che darà il Superiore. Se occorre che i Frati abbiano la necessità di pernottare in S. Giuseppe, io ho pregato i miei fratelli di dar loro ospitalità in locale, e in maniera, da non dare e non ricevere incomodo; tua questo sarà fatto per quelle sere che sarà assolutamente necessario.

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Sarebbe assai utile se dura questo tempo rigido di far andare i potatori coi Frati a putare ed incannare le vigne dei Mortilli, e quel supplemento di canna che potrà bisognare per detti fondi pigliarlo dalla canna che noi abbiamo costì in Muffoletto, rimasta dell'anno passato, facendola prima tagliare a giusta misura, e vattuliare come suol dirsi, perché le vetture ne potessero trasportare di più, e così fare economia di spese. Tolto questo pensiero dei fondi Mortilli, una partita dei Frati coi putatori continueranno a putare, coprendo la puta ove è necessario in Muffoletto, e un'altra partita con alcuni dei detti potatori o almeno uno, e gli altri lavoranti affittati, cominciare a spedare i canneti, vattuliare e spandere la canna. Non dimentichi di fare pronta mente raccogliere i tralci e metterli a sarmentoio bene cautelati, perché abbiamo tanto bisogno di custodire il legno, e di fare immediatamente zappare e covertare i canneti secondo il bisogno richiede, perché, ritardando questa zappa dei canneti, si farebbe danno zappandoli quando già cominciano a spuntare di nuovo.

Tolte queste urgenti fatiche di puta ed incanna, potremo poi con maggior comodo attendere alla zappa e farcela senza uessuna angustia.

Io spero far ritorno prestissimo, ma voi mi dovete aiutare colla vostra preghiera e colla vostra osservanza, che sarà quella che mi farà ricevere la benedizione di Dio nelle pratiche che vo ad intraprendere. Al momen to devo scrivere; se mi spiccio in tempo, farò le commissioni; altrimenti domani per mandare al più presto quanto bisogna costì. Vi benedico tutti. Pregate, pregate per me.

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P.S.-Continuo in questo mezzo foglietto per dirle che, se io avessi conosciuto le sofferenze di Fr. Francesco, non l'avrei fatto venire; il povero figlio ritengo che è molto travagliato ai polmoni e per conseguenza il chinino, amministrato qui, è rimasto pure inefficace. Lo stesso ha uno spurgo continuo di notte e giorno accompagnato dalla tosse. Lo stesso scende accompagnato dal superiore e si è voluto associare il Signor Caugeri, il quale promette di ritornare Martedì. A compagno del Superiore potrebbe venire il Frate Giuseppe, se nulla osta, e così potremo rimediare questa partita senza però perdere d'occhio il povero Frate che costì ritorna, al quale ho parlato seriamente e ha promesso assoluta emenda.

Non posso continuare perché la carrozza attende. V. S. sentirà dal Superiore e dal Cangeri le cose di quì.

Mi scriva e mi benedica con tutti come io con tutti la benedico e di tutto cuore.

Palermo, 17 gennaio 1886

Carissimo Compare (Sig. Montana),Sia Gesù amato da tutti i cuori.Avrà l'amabilità di ritirare il piano che

trovasi al Suo indirizzo e farlo gradire opportunamente alla mia e Sua Carmelina che benedico con lei e tutta la famiglia.

Mi creda sempre.

Palermo, 24 gennaio 1886

Figlia mia in G. C, (Superiora di S. Cataldo)

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Non ho le sue lettere a riscontrare, e ritengo

che

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il P. Gambino avrà scritto in mia vece. Però, per quanto ricordo, vengo a dirle che, per la salute delle nostre Suore, è desiderio mio volerle aiutare a qualunque costo. Però vorrei sapere di ognuna quello che soffrono particolarmente per consultare questo medico nostro e vedere, se stima necessario o utile il loro ritorno in questa. Dico questo, perché il Signor Pagano, qui presente che aspetta questa lettera, mi accerta che codesto clima non è affatto diverso da questo nostro. Anzi mi assicura che in questa ha inteso maggior freddo che non intese costì. Se ciò è vero, io ritengo che l'aria deve essere migliore costì che in questa, e particolarmente per dette malattie, per le quali i medici ordinano l'aria di campagna. Se costì vi mancano i medicinali ad ogni costo li manderò da questa; e se poi il bisogno lo esige e i medici giudicano di farle venire in questa, verranno pure, ma il terribile sta nel cambio dei soggetti, perché in tutte le case, non escluse queste, bisognano altre braccia e non ne abbiamo, e quelle che abbiamo non sono adatte al bisogno, perché la maggior parte sono senza istruzione e senza attitudine agli uffici, pei quali bisognerebbero.

È un momento di prima fondazione, e queste penurie si sentono ovunque, e si sentiranno ancora per qualche periodo, finchè il Signore non dilaterà lo spirito della vocazione nel ceto colto e istruito, e non verranno a centinaia le anime che veramente vogliono amare e servire Gesù nei suoi Poverelli nella vera osservanza di nostra S. Regola. E dico così, perché il mio maggiore dolore è appunto questo, che le anime che

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abbiamo, comunque poche in confronto ai bisogni delle case fondate, e quelle da fondarsi, che non si possano affatto provvedersi di Suore, non tutte rispondono allo spirito della vocazione, e chi non osserva, e chi non vuole stare dove si trova, e chi non si contenta del confessore ordinario, e chi non ha confidenza nei Superiori e nelle Superiore locali, etc.; e questo andamento oltre di essere dannoso alle loro anime, è di rovina alla comunità. Questo doloroso avvenimento mi strazia l'animo, perché io, coi lumi di Dio, comprende che qualunque rimedio, finchè non contentano Dio colla vera osservanza e con l'unione perfetta alta divina volontà, sarà tutto inutile, non si sereneranno né costì, né in questa, né ovunque; perché quanto più contentano la loro volontà, tanto meno piaceranno a Dio, e per conseguenza non facendo la Sua adorabile volonta, resteranno sempre disturbate.

Fiat, Fiat. Mi scriva esattamente e risolveremo.

Mi sorprende che quell'uomo curioso abbia penetrato di notte nello stabilimento; le Suore debbono esserepiù serie e sostenute con le persone esterne e particolarmente con questa razza di gente che non conoscono Dio.

La benedico nel Signore, perché non posso piu continuare. Il Signor Pagano ha premura.

La benedico con tutti.

Palermo, 24 gennaio 1886

Carissimo Compare (Montana),Sia Gesù amato da tutti i cuori.Non ho potuto pria d'ora riscontrare la sua

af-

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fettuosa lettera, per ringraziarla pria d'ogni altro di avere accettato il mio ardimento nella libertà presami con molta confidenza, di regalare a Carmelina quel piano che tanto a lei piacque, e cosí segnare la memoria della nostra spirituale parentela. Per l'affare che da molto tempo io l'ho pregato, e che con gnaggiore urgenza desiderava vedere compito, non posso affatto permettere che la S.V. mi favorisce con tanto incomodo, io veramente credea che fosse stata cosa facile potere ottenere questo prest,to dalla buona Sua Cognata, collo sconto che è stato consueto stabilire con altri, e per questo, pressato dall'urgenza mi decisi a vincere la ritrosia che il nuovo legame colla S.V. m'imponeva. Ora che la S.V. non crede opportuno di manifestare alla stessa questo mio bisogno, per eccesso di confidenza, non potendo permettere quello che lei con tanto affetto propone di fare, vengo a farle la seguente proposta. Io firmerei alla S.V. 15000 lire di cambiali, spezzandole e fissando le scadenze, in quel miglior modo che lei crede opportuno per poterle spendere al Banco di Sicilia. Lei avrà cura di pagare puntualmente le scadenze, e passarne delle altre che io, opportunamente dalla S.V. avvisato, avrò cura di mandare, finchè avrò il denaro di pagarle io e non rinnovarle più. Così alla S.V. sarà facile prendere da ovunque la somma di L.3000 per due tre giorni, quanto ne bisognano per passare l'altra cambiale che io manderò opportunamente col denaro dei frutti della già scaduta. Non so se mi sono spiegato abbastanza, e se questo secondo progetto sia più facilmente eseguibile, ma mi persuade meglio,

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perché in questo modo sono io che comparisco debitore suo, e non è lei che si umilia a pignorare una rendita. Non posso prolungarmi, altrimenti non si arriva a raccomandare la presente. La Superiora desiderava che la S.V. faccia il conto delle passate commissioni sulle fatture che le spedì in mezzo alle stesse mante, ed una porzione di fatture fu spedita per mezzo di Suor Veronica.

Se dette fatture furono smarrite, lo avvisi che si faranno rifare per potere liquidare quel conto. La benedico nel nome del Signore unitamente alla Sig.ra Commare, a Carmelina e tutti di Sua degna famiglia e con affetto invariabile mi segno.

P. S. - Il tempo che io vorrei, come di presenza le dissi per restituire le L. 15000 sarebbe quello di cinque anni, cominciando dal primo a scontarne 3000 e così di anno in anno sino allo sconto totale, salvo il caso che per speciale provvidenza io potessi liberarlo presto di questo fastidio. Se però questo stesso la inco moda, non curi nulla e preghi che il Signore mi aiuti per altra via.

Palermo, 4 febbraio 1886

Figlia mia in G. C, Sia Gesù amato da tutti i cuori.Ho ricevuto varie sue lettere che mi hanno

angustiato un poco, e l'ho passate al Canonico Boscarini, per riscontrarle. Fra le tante ne ricevetti una scritta di suo carattere e fui contento, perché la S.V. potendo scrivere

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direttamente, non aveva più bisogno di venire. Ora però ne ricevo una, datata del 2 volgente, scritta dalla Suora Segretaria a suo nome, dove trovo espressioni da non doversi usare. Io non le ho detto di venire per tante buone ragioni che sarebbe lungo il dire, e se lei volesse scrivermi tutto di suo carattere, raccomandando la lettera, io resterei più contento, perché .non lascia la casa in un momento che non può lasciarsi, e perché per via di lettera raccomandata sembra a me che possiamo fare tutto. Se poi, figlia mia, crede essere necessaria la sua venuta e crede prudente di poterla fare ora, mi avvisi che risolveremo o di venire lei o di fare venire il Canonico, come sarà creduto più utile. Il Canonico Berrittella ha la messa per celebrarla nella nostra chiesa? Se è questo l'obbligo suo, allora la S.V. potrà dire al Signor Litteri che il Canonico l'ha pressato di pregarlo per far sì che il Canonico Berrittella venisse giornalmente allo adempimento del proprio dovere, e ciò per non restare senza messa, giacché il C.no Arena, se il C.no Berrittella non viene non vuole neanche venire.

Ella facendo questo non si mostra ostile con nessuno, ma riferisce quel tanto che il C.no Arena le ha detto, e così interessandosi il Signor Litteri, speriamo che la faccenda importantissima della messa si aggiusti per sempre.

Intorno al povero cieco Vella, io avevo detto al C.no Boscarini di scriverle: che accettando le intercessioni dei benefattori, lo riceva stabilendo come legge inalterabile, e alla conoscenza di tutti, che chi esce per propria volontà o per motivo disciplinare non può più

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rientrare. Però il Vella, ad evitare lo scandalo dato, deve domandare scusa a tutti i poverelli, mostrando il suo vero pentimento e molto più per il grave pericolo al quale si espose di restare per sempre fuori dello stabilimento. Intorno al legname fece bene a farlo segare, Perchè così asciutta più presto; e tolto il caso che detto legname potesse vendersi ad un prezzo molto elevato, da tornare utile il venderlo, per comprare altro legname in maggiore abbondanza collo stesso prezzo farà pure bene a farne eseguire degl i armadii e degli utensili di casa, perché è un legno buono, forte e duraturo. Salute di tutti buona, come mi auguro sentire sempre della S. V. e di tutta la comunità.

Raccomando efficacemente la S. Osservanza! è per la vera osservanza interna ed esterna che il Signore vivrà fra noi, ed io ritengo che questo tesoro vi impegnerete tutti ad acquistarlo.

La benedico a nome del Signore con tutte le Suore, le orfane e i Poverelli di G. C. Preghi per me.

Palermo, 4 febbraio 1886

Figlia mia in G. Cristo (in S. Cataldo)Sia Gesù amato da tutti i cuori.Sia Dio benedetto che ci visita con la sua

santa croce e più ancora se ci accorderà la grazia di portarla con verace amore. Coraggio! La croce porta al cielo! ed è il talamo nuziale dove l'anima nostra si unisce intimamente a Nostro Signorca. Ho ricevuto tutte le sue, anche la raccomandata, con le lettere di Suor Emanuela, che

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ho consegnate secondo l'indirizzo. Spiacermi che Suor.G.la e Suor. Fred. soffrano tuttavia con la congiuntivite granulosa e dovrebbero far uso del solfato di rame o pietra celeste per causticare l'interno delle palpebre, ove trovasi il male, e, quando abbonda la purga, della soluzione di tannino. Questa malattia dura molto, anche quando è ben curata, ed è pure contagiosa: per conseguenza deve evitare che potesse contagiare alle altre, separando la biancheria ed anche gli utensili che usano per lavarsi. Ognuna deve avere le cose proprie e non devono mescolarsi o pulirsi insieme alle biancherie ed utensili delle altre.

Come ricordo averle scritto in passato, quando crede di potersi allontanare per qualche giorno, e crede necessario di portare qui le ammalate per qualche visita, senza che si offendano codesti medici, lo faccia pure, purchè non speri di aver cambio di altri soggetti, perché non ne abbiamo. Andiamo all'affare della coltre della Madonna. Bisogna ancora molta spesa per sbrigarsi e non per la mano d'opera che si regala, ma per comprare l'oro che tuttavia bisogna. Conviene che la S. V. parli con le Dame perché si invoglino a raccogliere la somma che è necessaria, e se non sbaglio ho inteso dire che bisognano 2000 lire, o 1000 e più centinaia. Se non possono o non vogliono fare queeta spesa, sappiano dire cosa deve farsi. Di questo affare potrà scrivere direttamente alla Superiora di Terre Rosse. Per le due orfanelle, per le quali nessuno si muove a voler contribuire la retta per toglierle da codesta casa e a un tempo togliere i due inconvenienti, quello, cioè di restituirle al padre e l'altro di permettere

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che il padre venisse per vederle, o tentasse di fare qualche sconcio di giorno o di notte, io credo giusto che l'arciprete ne scrivesse a Monsignore Vescovo, per vedere se lui vuole fare questa carità; se l'Arciprete non vuole fare questa lettera, me lo avvisi che la farò io, comunque non un sembra giusto. Ella domanda altre Suore e io vorrei mandarle, ma la posizione è tale che non si può. Bisogna pregare il Signore, perché mandi le operaie nella sua vigna, e a quelle che già vi sono infonda il vero spirito della santa osservanza, per avere a un tempo la salute dell'anima e del corpo.

Anche qui ci sono quelle che soffrono delle malattie e debbouo stare al lavoro, non potendole sostituire. Speriamo che il Signore mandi un buon numero di aspiranti di vera vocazione, istruite, di buona salute e capaci di molti lavori per poterci aiutare anche alla. prossima apertura di molte case, che già sono pronte e non possono avere le Suore, comunque mi avessero fatto i due vitalizi. Pel resoconto, figlia mia, la esorto ad ogni severità; intorno all'affare del quale mi ha parlato, tratti le cose puramente necessarie, non sempre le utili, imai le superflue.

Preghi ed adoperi ogni mezzo ed ogni attenzione per essere fedele e non abbia mai timore. Un piede sul cuore, figlia mia, e vedremo Dio: e questa vista ci metterà nella giusta via di possederlo e amarlo. Preghi sempre per le povere anime che si trovano sempre in questi lacci di morte, che nuotano il questa melma di appestati suanciumi. Oh! figlia mia, quanto dolore, non ci deve recare questa miseria grande, che suole sempre

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ottenebrare la luce di Dio e separare l'anima dal suo vero bene! Conviene pregare risolto per la virtù contraria, e custodirla come il più grande tesoro, umiliandosi e gemendo alla presenza di Colui che è solamente degno di essere amato. Io, non ho lasciato di benedirla tutti i giorni per la salute dell'anima e del corpo, e così continuerò sempre a fare, finchè il Signore non mi darà la grazia di vederla gigante nelle vie di Dio. Mi auguro che la presente vorrà sollevarla nelle sue forze, e metterla intera nel cuore di Dio, ber non uscirne mai più, e così non solo potersi ridare alla vera osservanza ma averne lo spirito per infonderlo a tutte le anime che il Signore le ha dato.

Non potei mandare il collirio di Sarmino colla glicerina, perché quando io mi ritirai, il padre di Suor Brigida era.già andato e non sapevo il suo domicilio. Non ho potuto parlare delle 50 canne merinos, da pagare in Marzo, perché conviene meglio che lei ne scriva direttamente, senza mostrare che io ne sono informato, al Signor Salvatore Celestre. Io suppongo che la posizione di codesta casa sia come tutte le altre, in gravi afflizioni. Ma la povertà nello spirito vero dell'osservanza non recherebbe afflizione al mio cuore, perché maggiormente ci unisce a Colui che volle esser povero, per avvicinarsi a noi. Preghi dunque e si adoperi per la vera osservanza ed avremo ogni benedizione di Dio e saremo abbondati di ogni tesoro temporale ed eterno, e la salute dell'anima e del corpo andrà di pari passo all'unione di Colui che è nostra via, verità e vita!

L'ultimo mezzo foglietto appartiene a Suor Emmanue-

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la, abbi cura di staccarlo e consegnarlo, e conforti codesta buona figlia a confessarsi come si deve col R.P. Parroco, per non stare ancora senza comunione. Come prima sarà possibile o io, o altri dei Missionari verremo; ma non si aspetti mai, lasciando i sacramenti, la venuta del Missionario. Tranne delle ammalate e degli ammalati; il resto di casa nostra gode buona salute evi salutano tutti. La benedico con tutti nel nome del Signore.

Palermo, 4 febbrriio 1886

Figlio mio in G. Cristo (Superiore della Colonia),

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Non ho potuto scrivere; calcoli quale ha

dovuto essere l'occupazione per questi affari e per questi penosi arresti d'esazione che ci rendono assai angustiati.

Da che partì da costì io ho spedito L. 200 per vaglia, L. 300 per versamente fatto dal maestro fabbro ferraio, ed ora altre L. 500 per vaglia, diretto a mio fratello Peppino. Suppongo che le ha tutte ricevute, e avendo pagato, secondo il conto che ha mio fratello e la valuta intera del P. D. Natale, e le persone che aveano qualche residuo di credito: il resto sia stato economizzato al meglio possibile per i bisogni giornalieri.

Io ho varie sue a riscontrare, ma nessuna mi gravava di urgente riscontro, tranne l'ultima, che accennava il bisogno del companatico pei maestri e lui annunziava che era per finire la farina. Ho provveduto prestandomi e mandai L. 500 come dissi sopra, ma dal momento che arrivò la sua, si tenne in pronto un barile quasi pieno

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di tonno salato, e non si è presentato nessun carrettiere per darglielo e nemmeno io ho potuto cercarlo. Ora sono qui altri succheri che portò il maestro, due paia di stivaloni, il barile del salato, e se avessi le iiiisure esatte del portone esterno, forse si potrebbe risparmiare di farlo, perché alla quinta casa ne abbiano uno in buono stato, che se combinano le misure potrebbe servire.

Il P. D. Natale potrebbe avvertire qualche carrettiere ad affacciarsi, non per avere il carico ma per aver pagato quel tanto cbe porta, e se il portone non è fatto e mi mandate le misure presto potrei anche dargli il portone. A che sono le opere? io mi raccomando per far bene e presto, e interesso lei di spingere le cece quanto più si può e darmi esatte e continuate notizie.

I tubi per l'acqua sono pronti; ma si è aspettato l'avviso per non venire inutilmente. Mi scriva di tutto e presto. Come va la comunità? Per Fra Francesco la terribile e dolorosa sentenza non si è potuta seguire, perché manca il danaro di pagargli il viaggio; pur mentre il Signore ha fatto succedere questo ritardo, mi informi del suo. andamento ed io le raccomando per non lasciarlo mai solo o in compagnia di soggetti pericolosi. Come stanno in salute? come si sta nella casa? So che fti messa la fodera interna e fu tutta clausurata la stanza dei Frati e tutte le altre suppongo che lo siano del pari.

Ora che le finestre sono sbrigate, rimandi le misure esatte per tutte per pigliare i cristalli con la giusta misura, almeno si evita di tagliarli, e mi dica pure la

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quantità del mastice che può bisognare. Mi dica dei nostri cari Poverelli, del P. D. Natale, del P. Filippello, dei Frati, dei maestri tutti, di mio compare Vitale e della campagna. Metta una mezz'oretta al giorno per scrivere le cose della giornata, e poi quando ha scritto per il 'valore di un francobollo, la mandi e staremo al corrente, o almeno starò io al corrente di codeste cose.

Le auguro buona salute con tutti e sopratutto il vero amore di Dio e della Mamma Nostra. La benedico con tutti nel nome del Signore e mi segno.

Palermo, 4 febbraio 1886

Figlia mia in G. Cristo,Sia Gesù amato da tutti i cuori.Ti compiego una letterina che leggerai per

tua istruzione, onde evitare qualche inconveniente. Io credo che possiamo essere sicuri della buona figlia; ma pure conviene evitare l'occasione. Se mai si presenterà qualunque persona per voler fare qualche visita, dirai che vi è bisogno di un mio permesso e la manderai a ricercare di tue. Ti benedico con tutti.

P. S. La letterina che ti mando qui compiegata la conserverai bene.

Palermo, 4 febbraio 1886

Figlia mia in G. Cristro (a Suor Emanuela),Sia Gesù amato da tutti i cuori.Qualunque sia la sua angustia, se essa

proviene da colpa volontaria, si esamini dinnanzi al Signore e vada

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subito a detestarla ai piedi di G. C, come viene il Confessore. Se Ella mi avesse ascoltato dal pruno momento che le scrissi, sarebbe già serena.

Quando lei va ai piedi del confessore, deve con la vera fede mettersi alla presenza di Dio e così non incontrerà alcuna difficoltà.

La venuta del Missionario io la premuro, ma ancora il Signore non l'ha permesso.

Faccia quanto le ho detto e mi consoli con una sua letterina, che mi annunzia d'aver fatto tutto e di essere serena.

Figlia mia, le raccomando la S. Osservanza e sarà pienamente felice.

La benedico con la Superiora, le compagne e tutte le Poverelle.

Quinta Casa, 8 febbraio 1886

Carissimo Compare (Montana),Sia Gesù amato da tutti i cuori.Con ritardo riscontro alla sua affettuosa

ultima e al suo telegramma, manifestandole i più vivi ringraziamenti per la carità che usa verso di me e questa nascente opera, aiutandomi in un momento cotanto importante. Non so intanto se potrò io personalmente venire e se, invece mia, verrà il Canonico Boscarini, portando seco le cambiali da me firmate e avallate dal detto Canonico e da P Gambino. Però ho bisogno di sapere precisamente la cifra che può favorirmi e il modo come deve farsi la cambiale, dovendovi pure comprendere i frutti, e quali debbono essere le scadenze per luinore suo incomodo. La prego

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quindi di volersi degnare di dirmi tutto quello che devo fare, per camminare in buona regola, e potere sbrigare tutto al più presto possibile, essendo urgente l'affare che deve compiersi nell'interesse di questa pia opera. Sento il dovere di chiederle infinite scuse per averla fatto aspettare tanto anche per incomodarla, ma gli affari, che in atto ci occupano, sono tali e tanti che non può immaginarsi.

Il buon P. Gambino nemmeno ha potuto farle la saputa lettera e per mio mezzo domanda tante scuse e l'ossequia con tutta stima, ed io non ho avuto memoria di ricordare alla Superiora che debbono rifarsi le fatture per finalizzare il conto delle passate commissioni. Speriarno che il Signore mandi presto gli Operai in questa sua vigna, per potere equilibrare il lavoro alle forze. Le auguro ottima salute di unita alla S.ra Commare, la buona Carmelina e tutti di sua degna famiglia che benedico nel nome del Signore e pieno di stima e di affetto mi dichiaro.

Palermo, 12 febbraio 1886

Rev.mo P. Salvatore (Boscarini),Sia Gesù amato da tutti i cuori.Ricevetti il suo telegramma e restai

contento di saperlo arrivato costì sano e salvo; ma mi resta a desiderare qualche notizia per la tempesta avuta lungo il viaggio. Ricevetti lettera del Signor Montana, e mi scrive di essere pronto, informandomi però delle cambiali che bisognano; restai dolente che quelle da noi firmate non sono sufficienti, perché dovendo mettere i frutti nella

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stessa cambiale, e dovendo farne diverse con scadenze che finiscono nel 1890, bisogna che il bollo delle cam biali sia raddoppiato, cioé, quella di L. 3600 bisogna essere di L. 8000, etc.

Dovendo adunque firmarsi le cambiali, è necessarioche la S. V. ritorni qui e poi risolveremo, se deve ripartire lei, o partirò io. La invito adunque a ritornare al più presto possibile e senza suo scomodo.

Benedico la buona Superiora con tutte le Suore, le Orfanelle e i poverelli tutti. È qui la Superiora di S. Cataldo, dove le nuove Assistenti delle Dame di carità esordiscono col pretendere i conti di tutto il passato, perché suppongono, anzi sono certe, che le Suore spediscono a Palermo tutte le somme e spendono alla regale nella casa dei poveri e supponendole come donne di loro sarvizio, intendono metterle sotto la loro stretta sorveglianza, per metterle a dovere. Io non vorrei sottomettermi a dare i conti, perché loro li domandano, e perché loro da protettrici diventano censori o controlli con tanta e tale maniera insultante; ma se Mon.re Vescovo lo approvasse, vorrei formulare il conto morale e materiale nella sua massima semplicità, e, facendole loro osservare, se non pensano di riparare il loro torto, lo pubblicherei per le stampe. Se passando potesse, senza suo scomodo, dirgliene una parola, mi piacerebbe, altrimenti quando il conto sarà sbrigato, andrò io a farglielo leggere pel primo, e poi col di lui consiglio farò il resto. Mi auguro che avrà dato la pace alla comunità. Mi benedica come io la benedico con tutti.

Preghi per me.

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Palermo, 18 febbraio 1886

Rev.mo P. Don Francesco Paolo (Filippello),

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Due parole per serenarlo e non farlo stare in

angustia, per il silenzio mio e del P. Gambino, che, impegnatissimi a consolarlo, non abbiamo potuto trovare un minuto, tanto che io ho dovuto con mio positivo dolore dire l'ufficio dopo la mezza notte.

Il P. Boscarini ancora non ha ricevuto le sue lettere, perché dopo la sua partenza bisognò anche lui partire per Valguarnera. Si metta in piena caloria, figlio mio ca. rissimo, e non si dimentichi quella piccola conferenza avuta; è il demonio che vuole disturbarci, e abbiamo bisogno di vincerlo sempre coll'unione al Divino volere osservando la nostra S. Regola. Resto inteso quanto mi ha scritto per frate Francesco: ora è costì il Superiore e se vuole può accomodarsi lo scandalo, al quale la S. V. accennava. Io vorrei dare la vita per codesto povero figlio, ma eccetto il caso di una vera conversione; a prima mancanza non deve più restare. Ho pagato a Matteo Polizzi L. 60 in conto dell'avere del di lui padre, e ciò perché mi dice mio fratello Pietro che il d. Matteo fu aggiustato per sbaglio a C. mi 75 mentre doveva aggiustarsi a L. 1,60 e la differenza è di L. 9,35, io invece gli ho dato L. 10 che uniti ai 50 che mi disse il Superiore di pagargli fanno L. 60. Serve ciò di norma per conti a saldare. Mi scrissero per chiodi lustri ma non rni dissero quantità e misura; mi scrivano se veramente bisognano che li manderò. Suppongo che M.ro Domenico

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avrà bene otturato tutte le baracche per non far sentire freddo e che tutto sia fatto bene.

Non posso scrivere al Superiore e al P. Natale, perché sono premurato a correre. Prego la sua carità di santificare codesta comunità infondendo il vero spirito. Mi faccia sapere, cosa si è fatto per cominciare la colletta, cosa per la campagna e per le vocazioni.

La benedico con tutti e domando per me e per tutti la sua benedizione.

Palermo, 24 febbraio 1886

Figlio mio in G.C. (Superiore della Colonia),

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Non so se mio fratello spedì il rame e se il

carrettiere non si è degnato di venire per ritirarlo.Ho spedito all'indirizzo del P. Don Natale

L. 497,60, che colle spese del vaglia forma la cifra di L. 500. Di detto denaro desidero che faccia le spese necessarie per levare l'attrasso delle colture, incanna, zappa di canneti ed altro, affittando gli uomini che possono essere necessari, per trovarsi pronti a dare la zappa di Marzo mentre dura il solco buono, per poterlo fare buono e colla massima economia, e così avere il tempo di continuare le altre colture, senza affittare altri uomini. Per le mule come ritorna il Generale, farò il rimanente delle pratiche per poterle ottenere e sistemare l a colletta delle altre comuni. Per quelle di S. Giuseppe conviene far presto e come consiglia il P. Don Natale conviene pigliare altri poveri per arrivare al N. di 12: 6 orfani e 6 vecchi. Però io mi aspetto le notizie di ogni

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povero, per ammettere quelli che sono più bisognosi e che allo stesso tempo portano il corredo di prima entrata, per come fu da noi stabilitoAo pagai altre 300 lire al Signor Pivetti per conto di Mons. Baldassare Labruzzo; ma dal conto che portò mio fratello non risulta questo suo credito; vorrei tutto il conto per poter regolarizzare quello che ho qui. Ho desiderato di rivedere i caratteri del Rev.mo P. Filippello, che abbraccio nel Signore. Desidero ancora sapere notizie di ognuno dei nostri buoni frati, del come la passate, e di tutto, perché non potendo essere con voi, almeno ne conosca da lontano tutti i movimenti e le circostanti.

Raccomando immensamente la coltura dello spirito, il resoconto, la S. Osservanza. E questo il nostro gran capitale col quale non solo opereremo le opere di Dio in questa terra, ma ci compreremo l'eterna felicità del Paradiso Mi scriva della salute di tutti e faccia ogni bene. La benedico con tutti nel nome del Signore. Saluto caramente i maestri, ai quali ho passato tutto quello che ho potuto e ritengo di non dovere moltissimo. Le tavole furono prontamente spedite, spero tuandare i chiodi, mio fratello saluta tutti. L'abbraccio e benedico nel Signore.

Palermo, 27 feebbraio 1886

Rev.mo P. Francesco Paolo (Filippello),Sia Gesù amato da tutti i cuori.Riscontro l'ultima sua e non so spingerla a

ritornare per ubbidienza, se prima la S.V. non mi mostra di essere in quella quiete dell'adorabile volontà di Dio, che le

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desidero di tutto cuore, facendone speciale preghiera al Signore.

Per la seconda cosa, della quale la S.V. crede ad nn soprannaturale, io vorrei escludere prima le altre vie possibili, e desidero sapere dalla S.V. la data della lettera e l'epoca che la trovò e come la trovò; per potere indagare con tutta la prudenza come è andata la faccenda.

Io suppongo che i maestri, per la loro onestà, avranno fatto il più che è possibile, ma poi c'è la sua presenza come assicura. Però resto dolente che non ho avuto riscontro alla lettera che ho mandato. e non avendo potuto mandare i chiodi lustri, che mi hanno richiesto e consigliato di comprare costì quelli che fa lo zingaro, non ho potuto sapere, se li comprarono o se tuttavia stanno ad aspettare i chiodi.

Qui tiriamo avanti al solito, ma in molte fatiche. Bisogna che il Signore mandi gli operai nella sua vigna. Mi auguro che il catarro che affetta il Superiore ed altri Frati svauisse e presto, ma vorrei che si usassero le cure che bisogna, per non lasciarsi angustiati.

Mi spiace avere inteso che il Fra Francesco stesse col fucile alle mani per far caccia, perché io avevo raccomandato che queste cose non dovevano succedere nella nostra casa, la quale ha bisogno di tutta la sobrietà religiosa e di tutta l'attività laboriosa, per potere andare avanti. Se queste leggerezze cominciano sin da principio, avremo guai grandi per l'avvenire. Signore, o ci fate secondo il vostro cuore o ci distruggete! Non ho il tempo di scrivere al fratello Superiore e al P. Don Natale, ma aspetto pure loro risposta.

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Preghino per me come io prego per Voi: mentre abbracciandovi e benedicendovi coi Frati, coi poveri e coi maestri mi segno.

P. S. - Pagai L. 80 a Pietro Occhipinti il resto lo paghino costì, e mi avvisino del denaro bisognevole da levare debiti e inettece in corrente la coltura; però io vorrei che oltre il solito prezzo non si spenda.

Palermo, 4 marzo 1886

Figlia mia in G. Cristo,Sia Gesù amato da tutti i cuori.Gli affari sono tali e tanti che non si arriva a

farne un decimo. Giacchè la S. V. è ammalata, scriva alla buona Suora Amalia di accompagnare Suor Pulcheria, appena avrà la possibilità di poterle fare. Mi sono consolato di sentire le buone nuove di osservanza di codesta comunità, e mi auguro che progredissero sempre più nello spirito del santo amore di Dio, per capire intera la gran sorte che è loro toccata, onde impegnarsi a compiere il bene del loro importante ministero. Però tra codeste suore io particolarmente vorrei essere più assicurato di quattro, che conosco meno staccate da sé medesime e più dominato dall'amor proprio e della propria volontà. Fra queste fu una da me avvertita pria di pigliare l'abito, che d'aspirante avrei potuto custodirla per tutta là vita, ancorchè non si fosse corretta, e da Suora avrei dovuto licenziarla se non avesse corretto il suo carattere. Mi auguro che anche di queste quattro la S. V. mi disse questa buona novella della S. Osservanza e ne sono assai

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contento. Le do le più consolanti notizie della salute di tutti i suoi parenti e di tutta la nostra comunità. Io, grazie al Signore, continuo al solito mio, e spero che il Signore mi accordi la grazia di poterlo sevire sino all'ultimo momento della rnia vita. Per la S. V. pria di partire il nostro buon P. Boscarini, io parlai con questo nostro medico e fece una prescrizione; vorrei sapere se la S. V. l'ha esequito, e se le ha recato giovamento. La benedico con tutte le Suore, e i poveri e di tutti desidero una speciale preghiera, durante l'esposizione del Divinissimo, in questi giorni di grande riparazione, la benedice di nuovo.

Palermo, 4 marzo 1886

Figlia mia in G. Cristo,Sia Gesù amato da tutti i cuori.Mi manca talmente il tempo che non ho

potuto ringraziare l'ottimo mio Compare, Signor Montana, riscontrando la di lui lettera.

Per la faccenda del ribasso del 75% sulle ferrovie, mi credevo che l'ottimo nostro protettore Signor Messina si fosse impegnato a farci ottenere un biglietto, come lo hanno in ogni casa le Figlie della Carità, col quale presentandosi, da qualunque punto partano, agli uffici di stazione ottengono pagare con quella riduzione. Da quanto lei scrive, sembra che questa largizione fosse stata accordata alle Suore solamente di Girgenti e nominativamente a quelle che in atto vi sono. Or io pria di saperle dire il da farsi, vorrei più chiaramente essere informato di quello che deve farsi, e se si deve dare il nome di

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tutte le Suore o di voi solamente, e se allontanandovi da costì potrete godere ovunque questa largizione.

Non posso più continuare. Scriverà Suor Celeste. Tutti buoni. La benedico, con tutti.

Palermo, 16 marzo 1886

Rev.mo P. Francesco Paolo (Filippello),Sia Gesù amato da tutti i cuori.Vorrei dirle tante cose e con grandissimo

desiderio dell'anima mia, ma il Signore che lo vuole nella dura prova della sua fedeltà, non mi ha dato tempo di riscontrare le sue carissime. Io troverei tutto nel colloquio avuto da noi, quel giorno, dentro la sua celletta alla Quinta Casa, e, se la S. V. lo ricorda, potrà tirarne ogni bene, e questo avrà ogni conferma nello spirito della nostra s. regola e nell'osservanza di essa. Si faccia santo, poichè Dio lo vuole santo; continui a rispondere con fedeltà alla S. Osservanza, e s'impegni a far sempre meglio, e tutte queste lotte finiranno con un perfetto trionfo della carità, nel cuor Suo che lo faccia veramente un apostolo di G. C. e un gran sostegno per l'opera nascente.

Mi occorre avvertirla, che la mamà sua ha fatto arrivare molte ambasciate che lo vuole ed in ultimo una lettera della Signora Basso, nella quale dice che i suoi parenti vogliono firmata una carta ed essa non può negarsi; ma vorrebbero che lei la leggesse, perché teme di qualche imboscata, a me questa sembra una scusa, perché desidera vederlo, ma pure credo mio dovere di avvertirla. Per la sua salute io credo utile che ritorni, perché questi

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tossi nervose si vincono col mutamento di aria e poi se ha bisogno dell'opera del chirurgo sembra una necessità.

Non è vero che Gioacchino Trigenta sia stato da me accettato come aspirante, perché pria di tutto, come starà buono colla gamba, deve venire a risarcire la sua fama, lavorando per mautenere suo padre e frequentando i Sacramenti, e poi, dopo che avrà fatto questo, riceveremo suo padre tra i Poverelli, e lui se persevererà, sarà accettato.

La prego dire al Superiore. che scriverò appresso, che mi raccomando a lui e al P. Don Natale, per avere gli uomini sufficienti per finire al più presto l'incanna e la zappa di Marzo; e questa deve essere fatta buonissima, altrimenti avremo guai. Mi avvisi almeno 10 giorni prima di finirgli il denaro. Ma io spero che la colletta deve farsi con zelo, senza curare quello che dicono contro di noi, perché noi siamo con Dio e in perfetta osservanza, e suppongo che il denaro, che porta, debba essere sufficiente anche per la zappa di seguito.

La benedico con tutti.

Quinta Casa, 26 marzo 1886

Figlio mio in G. C. (Superiore della Colonia),

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Pria di tutto le fo sapere che Angelo non

trovò il biglietto per riscuotere le L. 100 e comprare il tessuto che le bisogna per i nostri carissimi fratelli, e per conseguenza lo aspetta per eseguire commissione e tornare. Lo stesso è meglio assai.

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Poi le dico che restai scoraggiato a vedere che lei è quasi senza denaro e la cultura di Marzo non è finita, perché si sono fatte altre spese, mentre lei, interessandosi del momento, mi aveva detto anche di postergare il pagamento di Traina, Labbuzzo e Polizzi per l'interesse della campagna. La prego ad aiutarmi per la coltura di Marzo, che a la più interessante. A questo fine io avevo pregato il Signor Tomasini di farmi venire 10 uomini da Giuliana, per pagarli allo stesso prezzo, col quale sono pagati gli uomini dello stesso paese, che lavorano al Balletto dal di lui fratello Don Vincenzo Tomasini, e mi dicea, che hanno meno di quanto ordinariamente si pagano gli uomini in S. Giuseppe: ma però compreso nel prezzo della loro paga si deve dare ad ogni uomo un pane di rotoli 2 ogni giorno di cotto, e oltre il prezzo, se dormono nella stessa campagna si deve dare ad ognuno un piatto di legume cotta, la quale viene compensata dal maggior lavoro che loro fanno. È da notarsi che si deve loro dare 2 quartucci di vino: uno e mezzo lungo la giornata e mezzo la sera quando mangiano. Io non so, se ancora sono venuti o pur no; in ogni modo io ora mando un biglietto a Tomasini, per sollecitarlo a farli venire se non sono venuti; e lei se anche trovasi di aver terminato la zappa di Marzo, può impiegarli a cavare le propagini che bisognano pure farsi prestissimo, e può fare pure cominciare la zappa di Aprile, per metterci in corrente. Detti uomini sono molto buoni e potremo fare scelta, se riescono a lavorare bene. La prevengo che la Superiora delle Figlie della Carità mi scrisse per accettare tre poverelli invaliti, e

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P. Natale per 2. I due di P. Natale uno di Roccamena lo accettai, perché, appartenendo ad altra comune vicina, è giusto che si riceva, l'altro che è Sciortino da S. Giuseppe l'ho pure accettato, con preghiera che per il resto P. Natale deve avere riguardo a lasciare il posto, per i poveri degli altri comuni. Accettai ancora i tre poveri delle figlie della carità; però badi che quelli che debbono entrare, non debbono avere pronto bisogne di medico e di medicina, e pria di entrare debbono mandare il corredo come abbiamo detto. E siccome fra tre proposti dalle Suore uno porta una piaga alle gambe, ho pregato la Superiora di procurare una casetta vicina alla loro abitazione ed ivi stabilire una piccola infermeria, col sussidio della nostra colletta e l'assistenza delle buone Suore; e la pregai di ritenere in detta infermeria il povero Giordano, finchè si guarirà dalle piaghe, e di accogliere pure in essa il povero che avete in Muffoletto colla fistola. A queste condizioni io ho accettato questi cinque poveri, e se la buona Superiora si presterà a questo grande atto di carità, tutti i poverelli che si ammalano potremo trasportarli in detta infermeria e colla colletta e l'assistenza delle Suore speriamo dar loro tutti gli aiuti possibili; però i medici e i farmacisti devono pure aiutarci. Angelo al suo ritorno porterà due buone mule, delle quali, se non ha molta premura e le vogliano comprare, potrà cedere la baia per L. 250 e la morella per L. 165: be. ne inteso che quest'ultima ha dato prove di maggiore attività, e per questo meriterebbe un maggior prezzo. Le auguro buona salute con tutti deì buoni Frati, col P. Filippello al quale scriverò appresso, ed al P. Migliore. Fratello placido come sta? ne abbia cura. Vennero gli nomini? La benedice con tutti. Mi scriva.

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Quinta Casa, 30 marzo 1886

Figlio mio in G. C. (Superiore della Colonia).

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Vieni costí come ricoverato il padre del

nostro Fra Salvatore Pietro Madonia: lo stesso è abilissimo al lavoro e particolarmente addetto alla coltura dei giardini e degli ortaggi, ed ora che io suppongo a buon termine la zappa di Marzo, li aiuterà prontamente a finirla e dopo preparerà l’impiantaggione del giardino e faremo trasportare la piantime che trovasi a Terre Rosse.

Non ho saputo come stanno in salute, e come particolarmente stanno gli ammalati, se si combinò la piccola infermeria presso le Figlie della Carità. Come vanno in tutto le cose nostre e se vi è bisogno di prossimi aiuti. Ho inteso dire che quando si cavò l'acqua, fu rotta la via che gli inquilini pigliano per mezzo la vigna e fanno guasti. Questo mi obliga a fare presto l'incanalatura dell'acqua per rimettere la via ed evitare tanto danno.

La prego di mandarmi la misura della tubolatura di ferro per mandarlo e venire per farlo adattare al più presto.

La benedico con tutti nel nome del Signore.

San Marco (Palermo), 2 aprile 1886

Rev. Suora Superiora,Sia Gesù amato da tutti i cuori.Potrà ricevere la giovane Provvidenza Ala

del fu Giacomo, calzolaio, e di Gaetana Liotti da Palermo,

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nata e battezzata alla Parrocchia della Albergheria, di anni 20. La stessa viene con quella roba che ha, ed entra come Aspirante, per essere ammessa al Postulatoquando avrà il corredo ed il vitalizio necessario.

È pronta a sacrificare la sua vita per G.C. servendolo nei Suoi Poverelli, come vuole l'ubbidienza.

La benedico nel nome del Signore.

Quinta Casa, 4 aprile 1886

Figlia mia in G. Cristo,Sia Gesù amato da tutti i cuori.Scrivo per toglierla dalla angustia, in cui

sta, per non avere ricevuto tuie lettere; ma non posso riscontrare né le sue, né quella di S. Emanuela, né quella di S. Caterina. Sembra incredibile, ma pure è così, un momento da potere scrivere non si trova e nemmeno può levarsi al sonno, perché nemmeno per dormire si può conservare il tempo conceduto dallo stesso orario nostro. Sia Dio sempre bene. detto e lodato, che permette così, e ci liberi sempre di avvenire questo per nostra incuria o poco zelo.

Delle svariate cose che io ricordo delle sue lettere, rara è quella che può riscontrarsi adeguatamente, perché una tessera di cose indefinibili si accavalcano e bisogna semplicemente pregare, perché il Signore colla grazia Sua inetta tutto nella buona via. Per la coltre della Mamina nostra cosa fare? a chi venderla? come finirla? preghiamo e aspettiamo.

Per le svariate maniere di pensare dei Deputati, del Sindaco, delle Dame e per il loro andamento, secondo

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l'umana prudenza non ci sarebbe da fare altro che richiamare le Suore, che per altro sono tanto ammalate, che formano una piaga nel cuore mio senza poterle aiutare, mancandomi i soggetti da rimpiazzare. Ma guardando Gesù nei suoi poverelli, io vorrei avere località per farle venire con voi, ed allora non avrei esitato un momento per richiamarvi in loro compagnia; mancando questa possibilità, io prego per lo spirito della vocazione, perché potessimo divenire vittime del divino amore, ed interi ci abbandonassimo nella sua provvidenza, per vedere scendere dal cielo gli aiuti opportuni. È senza dubbio necessario che le anime nostre si educhino alla vita della fede e sperare in Dio solo, e per questo il Signore toglie le speranze umane per metterci nelle vie Sue. Seguiamolo, figlia mia, ma non lasciamo di stare fermi nei nostri doveri, nella santa osservanza, nel gemito della preghiera, sicuri nella santa aspettazione dell'arrivo del Signore. Teniamo accesa la lampada, per trovarci pronte al suo arrivo e non dubitiamo punto del suo abbandono. Egli è Padre, amico e sposo delle anime nostre, o non tarderà a venire in nostro soccorso, se noi cammineremo nelle vie sue.

Sarei venuto o avrei nuovamente mandato per la buona figlia mia S. Emala, se il Signore avesse accordato la menoma possibilità di farlo, ma è stato impossibile; avrei anche permesso una sua scappata per saperla serena, ma neanco questo è stato possibile. Però mi è doloroso saperla priva del Pane degli Angeli, e se la di lei virtù lo cosentisse, vorrei tornare a consigliarla di rimediare con cotesto confessore, e col resoconto alla

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Superiora; ma sarà possibile che questo si avveri? io spero tutto dal buon Gesù, e molto più che non mi ha permesso di operare altrimenti.

Per Suor Caterina io non ho lasciato mai di pregare e non lascerò, finchè il Signore non mi accordi la grazia di vederla come desidero, fosse anche correggendo i mici giudizi se sono erronei. Per le insufficienze e per la poca salute delle altre buone figlie mie io sento tutto il dolore nell'anima mia e aspetto ulteriori notizie; anzi la prego di far conto che non mi abbia scritto sinora, per ripetermi tutto quello che crede necessario per aversi una risposta, e mi spero che quest'ultima lettera non abbia la sorte delle altre, ma potessi riscontrarla a vista.

Della buona salute dei parenti rispettivi di ogni nostra suora, mi pare poterne dare assicurazione a tutte, anche ho visto la madre e la sorella di Suor Santa e desiderano sue nuove. Posso assicurarla ancora di quella di tutti di sua famiglia particolarmente di mamà ed Ambrogio.

Nella nostra comunità si tira avanti al soltito, io ho un poco di edema a le gambe ma grazia al Signore tiro avanti e in buona salute.

Mi ripeta adunque tutto quello che è necessario per averne riscontro e mi tenga informato di tutto' e non pensi mai alla menoma idea di mio scontento, quando non arrivo a riscontrarlo, ma ne incolpi il cumulo degli affari che sempre si moltiplicano e non possono esattamente portarsi dal piccolo nucleo di Sacerdoti, che il Signore ci ha mandato finora.

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La benedico con tutti nel nome del Signore e desidero che questa benedizione porti in lei e in tutte la pienezza della grazia di Dio per l'anima e per il corpo, e questo imploro per l'intercessione della Mamma nostra Santissima.

Palermo, 5 aprile 1886

Figlio mio in G. Cristo (Superiore della Colonia)

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Non mi è stato possibile di scrivere al P.

Filippello, e nemmeno ho potuto ricevere le sue lettere e la nota degli esiti fatti sulle L. 1500, che io gli diedi pria di partire. Gli affari sono tali e tanti che non si può dire. Per questo la prego di volermi dire, se il conto che mi consegnò del passato restò a me e se fu consegnato alla Superiora e se restò su, questo tavolo, perché io non l'ho presente. Mi farà pure la carità di ripetermi l'esito fatto sulle L. 1500, per potere portare il conto.

Ora le invio L. 300 e mi raccomando assai per l'economia, perché siamo in posizioni terribili intorno a finanza, e se la colletta costì non si spinge, verseremo in gravissime angustie, perché si deve spendere più del solito per la coltura, sia perché la mercede è più cara, sia perché si deve fare più di quello che si è solito fare. Si deve fornire la casa, provvedere a colture, a mantenimento e a servizio dei Frati e a mille e mille altri bisogni, che saranno inevitabili; e se la colletta non ci aiuta, avremo cose serie. Raccomando assai lo spirito, la preghiera, la vita santa ed unita al Signore, perché questo

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è l'unico nostro capitale; con Dio potremo riuscire a tutto, senza di Lui a nulla.

Ricevasi dal buono Angelo L. 300 e mi sappia dire sino a quale epoca potrà accommodare, perché ho bisogno di tempo per poterla aiutare.

Salute di tutti al solito; vorrei essere sereno che gli ammalati di cotesta Casa non fossero abbandonati e per questo ieri mi recai dalla Superiora dell'Olivuzza per insistere presso codesta Superiora delle Figlie della Carità, e al ritorno del P. Natale combinare questa piccola infermeria per i Poveri della nostra Colonia. Io spero venire, ma con me verrà forse qualche altra persona; si troveranno due o tre letti disponibili? io credo di no, perché dall'ultima sua ricordo che forse taluni Frati, e quindi Lei, dormono per terra.

Mi avvisi presto di tutto. Vorrei sentire che la coltura di Marzo sia tutta lesta e fatta bene; ma credo che la puta della vigna sarà rimasta o mal fatta o non fatta.

Prego che il Signore l'aiuti a tante faccende e dia l'attitudine del sapere fare per lucrare bene del tempo e delle forze e produrre molto con la massima economia.

La benedico con tutti.P. S. - R. P. Francesco Paolo (Filippello), io

passai la sua lettera: spero che ci vedremo presto. L'abbraccio e benedico nel Signore.

Palermo, 7 aprile 7886

Figlia mia in G. Cristo (a S. Cataldo),Sia Gesù amato da tutti i cuori ?In punto ricevo la sua ultima, dalla quale

rilevo che doveva arrivarmi una lettera assicurata con L. 40,

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delle quali dovevo dare L. 25 al maestro Mauro e L. 15 voleva comprata piantine per l'orto. Io non ho ricevuto detta lettera, e per conseguenza faccia le debite ricerche all'Ufficio, per ricuperarla, se è da più tempo che fu spedita. A quest'ora io ritengo che avrà ricevuto una mia lettera, che l'assicura sullo stato della salute di tutta la comunità e dei parenti ancora. Gli affari però, figlia mia, sono tali che le Suore di. qui, in certo modo, mi sono più lontane di quelle di S. Cataldo o di altri paesi; non ho uri rninuto di tempo da consagrare alla comunità, ed io avrei tutto il desiderio di [)rendere tutta la cura. Sia tutto come viole Iddio! Mi addoloro assai per Suor Manuela, e rit,eto la preghiera, che ho dato, di confessarsi, e il Signore la serenerà.

Per la ragazza ammalata ho consegnato il rapporto medico alla Superiora, per consultare il nostro Dottore, e appreso le saprà dire qualche cosa.

Mi contratulo che Suor Rosa sta meglio: tua veramente cotesta Casa, nei disegni di Dio, deve formare un obbiettivo singolare per tutte le circostanze che l'attorniano. Bisogna abbracciare la croce, perché in Essa è la salute del mondo e di tutte le anime predilette da Dio; ma io sono sicuro che la Santa Osservanza sarà di rimedio ad ogni male, e che il Signore manda tutte queste circostanze solamente per farcela raggiungere. Oh! se le figlie mie capissero questo gran tesoro come l'amerebbero! come farebbero scendere le celesti benedizioni sulla nostra istituzione, e colla loro apostolica missione. Oh! come sarebbero abbondanti i frutti del loro zelo! come si guadagnerebbero tutte le anime a G. C.!

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come si edificherebbero tutti i popoli! come sarebbero sollevati e guadagnati tutti i Poveri! come sarebbero santificate le loro stesse anime!

Coraggio, figlie mie! la croce porta al cielo! risolvetevi di abbracciarla con amore e riuscirete a tutto. Ma badate che, per abbracciare con amore la croce, bisogna cominciare con l'abnegazione di noi stessi, col vivere di fede nell'adorabile volontà di Dio, per mezzo della S. Osservanza e della perfetta obbedienza. Gustatela quanto è soave la divina volontà e poi vedrete, se potete abbandonarla per un solo momento! Mentre il Signore non permette che io versi tutte le cure mie verso di voi, è segno che vuole direttamente interessarsene Lui, ed io ritengo che le anime vostre ne resteranno molto più contente; però desidero vederne i buoni effetti per partecipare alla vostra consolazione.

Vi benedico, figlie mie, con tutti i Poveri di G. C. Benedico particolarmente Suor Rosa ed ognuna di voi e la bambina ammalata.

Ossequio tutti di cotesto ottimo clero e i benefattori di cotesta casa.

P. S. - Mi ricordo che in una sua mi parlò di po, stulanti.

Io opino che non dobbiamo riceverle, se pria i genitori non mandano una domanda scritta e non fanno la dichiarazione e l'assegno presso il Notaio.

Già s'ìntende che si deve sapere vita e fama di ognuna, e che deve appartenere a famiglia intemerata ed onesta, incapace delle solite vergogne e che non siano imai state a servizio. La benedico di nuovo.

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Palermo, 27 aprile 1886

Figlia mia in G. C. (Superiora Caropepe),Sia Gesù amato da tutti i cuori.Oggi ho avuto il tempo e l' opportunità di

aprire tre lettere sue, e per far questo, ho lasciato di recaruii dal Sindaco, per un affare di moltissima importanza. La prima conteneva il conto che ho passato al Rev.mo P. Boscarini, la seconda mi dichiarava la premura che avevate di avervi la musica dell'Agonia, ed anche il maestro, se non credevo opportuno di accordarvi il permesso di ricevere, come aspirante, la figlia dodicenne dei Signore che viene a suonare il melodium; la terza, oltre i più affettuosi auguri per la Santa Pasqua, portavami la consolantissima novella che le tre ore di agonia erano riuscite bellissime. Dio sia benedetto, che supplisce alla mia mi. sera nullità, assistendovi così particolarmente iu tutti i vostri bisogni.

Io non ho lasciato di pregare, perché piena di benedizioni celesti e di santa Pace fossero per voi le S. Feste Pasqualizie, e nel mio cuore ho desiderato che, visitandovi il buon Gesù, avesse lasciato i vostri cuori come quelli dei discepoli di Emmaus, venendo in voi nella fazione del pane, per non partirsi mai più dai vostri cuori, che vorrei bruciati del divino amore.

Per la coltre e per il tappeto non conviene più parlare, so che tutto è andato secondo i vostri desideri; e io suppongo che non avrete fatte le sole tre ore di Agonia ma tutte le funzioni della Settimana Santa, che qui da noi, sebbene stentate, riuscirono bellissime.

Spiacemi che non mi ha dato notizie della salute di

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nessuno, e particolarmente della sua, che ho saputo più ammalata delle altre. Continua la cura? è giovata?

La notizia dei due morti, nel giorno di Pasqua, senza assistenza di un sacerdote mi ha molto amareggiato.

Erano stati viaticati? se no, il dolore sarebbe senza misura, e desidero saperlo, per fare tutte le istanze che un simile caso non si ripeta. Dal canto vostro faceste benissimo a recitare tutte le preghiere.

I Sacerdoti potevano essere impediti dalle funzioni sacre, però avertitemi di tutto, perché questa cosa non si ripeta. Si continua l'opera di misericordia di seppellire i morti? M'informi.

Non finisco la presente senza assicurare lei e tutte delle nostre Suore della buona salute di tutti che ci appartengono in comunità e fuori comunità e ciò per ag. giungere gaudio a gaudio e pace a pace e tranquillità. Ho passato anche le sue lettere al P. Boscarini, se mai vi fosse altra cosa da riscontrare. Per la ragazza dodicenne bisogna aspettare l'età opportuna e la provvidenza necessaria per poterla accettare. Questo credo che basti al buono sonatore per non essere avaro dei suoi favori nella chiesa dei Poverelli. Al Parroco, al Vicario, a tutti del Clero, al Sindaco, al Signor Alfonso, al Signor Sgarlata e tutti del Municipio, al Signor Eugenio, al Signor Litteri e a tutti dei nostri benefattori pace e benedizioni infinite per le feste pasqualizie e il più rispettoso ossequio.

Vi benedico nel nome del Signore una per una e tutte insieme coi Poverelli di G. C. Vi auguro la rivelazione della vera vita nello spirito della fede di G.C.

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nel quale voi, vivendo veramente, avrete la sorte di tener sempre la presenza di Dio, con immenso amore del vostro cuore avrete la sorte di ricevere tutto dalle mani di Dio con immensa pace e tranquillità ed edificazione, avrete la sorte di fare tutto per puro amore e gloria di Dio, di portare la contemplazione nella attività, di essere sempre sincere, semplici, umili e ubbidienti fino alla ritorte e alla morte della croce, e rendendo conto gior naliero, camminerete sempre per la via sicura dell'adorabile volontà di Dio.

Di nuovo vi benedico.

Palermo, 27 aprile 1886

Figlia mia in G. Cristo,Sia Gesù amato da tutti i cuori.Non ho potuto leggere neanco le lettere in

questi ultimi giorni, tanto è stata la piena degli affari senza posa. Ora ho lasciato tutto per leggerle, e scriverò due parole. La Pace del Signore sia con voi e tutti le benedizioni celesti allietino nelle vostre anime le feste Pasquali. Che gran pena che la buona Suor Emanuela non abbia potuto partecipare al pane degli Angeli; qualunque sia il rnio soffrire m'impegnerò di venire per consolarla, giacchè di altro modo non ha saputo rimediare; tua però desidero di essere informato della di lei osservanza. Perché la buona figlia mia deve persuadersi, che, non osservando, sarà inutile anche il mio viaggio, carerno sempre da capo. L'anima che è dolente di aver dispiaciuto Dio, in una cosa, diventa tutto zelo per

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non offenderla in altra, se veramente ha dolore di quello che ha mattcato; ma quando si continua a mancare in altre cose, vuol dire che non è verace il dolore. La preghi in mio nome adunque, perché si rimetta in osservanza, ed aspetti un altro poco per la mia venuta. Ho innanzi la sua del 12 volgente, e resto lieto dei santi esercizi dati ai Vecchierelli e alle orfane, delle finzioni della settimana santa e della agonia, che vi auguro devotissima per trarre frutto buono per le anime vostre. Mi congratulo che le Orfanelle avranno per Pasqua l'uniforme; dirò a D. Pasqualino per le velette, ma mi ricordo che appena bastarono per Monreale; e di quella roba non fu possibile capitarne più.

Il Signore vuole che nel nostro cuore ci sia il vero amor suo, quello amore di vera abnegazione che si sazia di patimenti e ne desidera sempre più, e, non trovandolo in noi, ci visita colle malattie, perché le sofferenze materiali ci educassero a quella abnegazione che è necessaria per patire e morire per Gesù. Questo dolore piomba nel rnio cuore di una maniera che dirlo non so, ma pure sono lieto che il Signore, invece di abbandonarci come ingrati ed incorrispondenti, ci tiene così affettuosamente nelle mani sue, visitandoci colle infermità.

Speriamo che questo cuore lapideo e questa dura cervice si rammollisca un giorno, e potessimo avera la sorte di vedere in terra la compagnia degli Angeli. Mi congratulo della causa vinta in favore delle povere Orfanelle. Degli arretri che esigeranno cosa pensa farne la Deputazione? Dal 27 Aprile che cominciai questa lettera; ripiglio a scrivere ora che contiamo: 15 di Maggio.

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Veda, figlia mia, quale si è la mia occupazione continua e si sereni, quando io ritardo a scrivere; non creda che sia per le mie sofferenze ma per le mie occupazioni, talchè ho ragione di dirle: non aggiunga le sofferenze del mio soffrire non vero, alle angustie del mio silenzio.

Preghi intanto che il Signore mandi gli operai nella sua vigna, perché, se saremo in tanti da potere ognuno avere un ufficio comportabile, queste inconvenienze non succederanno più. Giorno 17. Ho ricevuto la sua riservata, acchiusa in altra del P. Boscarini, e avendola letto ho lodato il Signore che, chiamandoci in questa santa osservanza, ci ha dato una regola veramente santa e santificante! Fortunata l'anima che, rinunziando se stessa, carica la sua croce sopra le spalle e segue le orme insanguinate di G. C.! Essa troverà la via, la verità, e la vita; avrà la presenza di Dio in sé perenne mente, e con questa gran luce sarà facile imitare la vi ta di G. C. così fedelmente copiata dalla SS. Vergine, ricevendo tutto dalle Sue SS. Mani, operando tutto per puro amore e gloria di Dio. È questo, figlia mia, che bisogna far sempre, se vogliamo vivere di fede nella volontà di Dio e partecipare alla vera vita che ci portò G. C. vita nostra. Non niego che anche grati ci riescono gli apportatori di una buona novella, ma non possiamo fare a meno di elevare lo sguardo a Colui che ce la ha inviata per poterne capire l'intero valore. Non dia luogo alle tentazioni, ma studi sempre l'economia amorosa della Provvidenza, che, ora colle dolci attrattive ed ora coi santi timori, vuole sempre stringerci maggior-

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mente al suo divin Cuore. Allontani da sé qualunque idea o sentimento che la sottrae dall'intero abbandono nelle braccia amorose di Dio per le vie della S. Osservanza e della obbedienza. e troverà la pace e la tranquillità del suo spirito. Non bisogna incidere sulla pelle: Gesù solo; cna sul cuore, anzi nel profondo dell'anima, e questo, da lungo tempo, e Gesù e l'obbedienza l'hanno desiderato in tutti e non bisogna strumento materiale per formare questa incisione; basta la costanza nel puro e vero amore di Dio.

L'anima che ama non teme, cosa significa questo timore di ferite e di sangue della buona figlia mia? Stia sempre serena nelle mani del suo Gesù, e con questo potente protettore non avrà mai nulla a temere.

Desidero una speciale preghiera che finisse col giorno della SS. Triade, giorne assai memorando e interes. sante per noi. Oh! se la Mamma Santissima vorrà farci la carità che mi ha fatto desiderare, allora speriamo che comincerà una nuova fase nella nostra comunità. Per la povera orfanella, nipote della Suor Gabriela, il giusto di fare sarebbe qnello che lei dice: notificare al Delegato l'accaduto e costringere il padre a ripigliare la figlia, o a pagare la retta o finirla del corredo e del vestiario che potrà esser necessario col crescere degli anni. Però se possiamo riuscire allo scopo, con modi più caritatevoli è sempre un partito migliore.

Quando la prima volta detta ragazza fu portata in Palermo, io non penso, se il padre pagò o non pagò la retta; so che inurbamente poi venne a ritirarla, e la figlia pure ebbe il piacere di volere andare, anzi, se mal non

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ricordo, si regolò sempre finale e stava a forza nella nostra casa di `Terre Rosse. Ora io non so, se la ragazza è contenta o pure no, di rimanere in casa nostra, e se sta contenta, sarà così, perché trovasi vicina alla zia, ma no perché si adatterà alla disciplina delle altre ragazze. In ogni modo avvisatemi del come si regola la ragazza e vi dirò il da fare. Prontamente però Suor Gabriela, con tutti i modi caritatevoli, potrà scrivere al fratello che non fece bene a lasciare la ragazza nel modo che la lasciò, senza prima concertarsi le cose coi Deputati, i quali, se sapessero l'andamento delle cose, di certo lo farebbero obligare a ritirarsela. Però questo nascondimento non potrà durare lungo, e conviene che le cose si aggiustino, prima di sapersi, per evitare qualche dispiacere, che poi metterebbe le cose in una condizione irrimediabile. Scrivendo queste idee, con maniere caritatevoli ed affettuose, potrebbe darsi che il fratello si emendi, nel caso contrarlo faremo quello che si crederà prudente. Però desidero sapere come si regola la ragazza. Spero che il Signore mi accordi la grazia di poter fare il mio dovere almeno per l'avvenire, e con l'anima sua e con tutte le anime delle buone figliuole, che mi ha affidato, e per la salute del corpo, se me ne accorda tanta quanta ne ho; credo star bene.

Se troverò i mezzi di poter viaggiare in quanti giorni, potrei serenare cotesta casa? Procuri di avviare con carità la sufficienza d'ogni Suora al servizio dei Poverelli ed io mi auguro che la buona osservanza farà guadagnare la salute del corpo.

La benedico con tutti.

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Palermo, 27 aprile 1886

Ill.mo Signor Eugenio (Benefattore di Valguarnera),

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Sarei un mostro vero d'ingratitudine, se alle

tante mancanze, di dovuta convenienza, unissi anche questa di non comunicarle i sinceri ed affettuosi voti di tutti di questa povera casa, perché prospere e felici fossero per Lei e per la sua degna famiglia le feste pasqualizie. La benedizione del cielo non può mancare sull'anima sua fortunata, che il Signore ha abbondato di tanta carità, da costituirlo veramente il Padre dei poveri e delle orfanelle abbandonate.

Pieno ancora di ammirazione e di gratitudine, profitto di questa occasione per ringraziarla del favore fattomi anche pei Poverelli di questa casa, col prestito delle L. 4000, recatemi del Can.co Boscarini e la prego di volersi degnare di accettare le compiegate cambiali a sua cautela per serenazione della mia coscienza.

Ho inteso che i nuovi saloni per le orfane sono quasi al loro termine, e Dio benedirà particolarmente le famiglie di tanti insigni Benefattori che intendono a custodire l'innocenza. È avventuroso abbastanza la città di Valguarnera per sentimento di carità, comune ad ogni cuore, ma lo è ancora di più per la latidudine immensa, che questa virtù ha presa in taluni cuori privilegiati, che formano il suo lustro e il suo decoro! Chiedo scuse infinite, che non ho potuto scrivere pria d'ora; e con la confidenza che mi ispira la sua bontà, la prego di far valere la presente, come una testimonianza del mio af-

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fetto per tutti, non potendo avere il bene di scrivere direttamente ad ognuno.

Ieri ebbi l'occasioue dl indirizzare una parola al Signor Guarnaschelli, ricordando il suo onorevolissimo nome, ma io non ho più saputo cosa alcuna su tale affare.

Non posso più prolungarmi. L'abbraccio caramente .nel Signore, ossequiando tutti di Sua degna famiglia, con tutto rispetto mi segno.

San Marco, il giorno della Invenzione della S. Croce, 3 Maggio 1886

Rev.mo P. Salvatore (Gambino),Sia Gesù amato da tutti i cuori.La Superiora è meglio; sia Dio benedetto.

Si sono capitate le figurine per fare gli abiti francescani; spero che arrivino in tempo per poter avere la sorte di sentire che i nuovi frati han pure nella stessa giornata preso l'abito di S. Francesco.

Prontamente io vorrei che in S. Giuseppe vi fossero 12 frati, compreso il Superiore, e che fossero dei più savi per essere più adatti per la colletta; al bisogno potremo mandare dei rinforzi, perché quella colletta e assai interessante e laboriosa, e, dovendo essere a coppia, i frati bisognano. Se V. S. vuol mandare qualcuno dei vecchi frati, come un fra Leone, un frate Alfonzo, serve che battono l'aria; finita la colletta possono ritornare e li cambieremo con altri. I più giovani e meno sicuri è buono che si trattengano qui; ma bisogna coltivarli d'ogni maniera, per avere la sorte di vederli crescere alla maggior gloria di Dio. Guardi pure che, i frati che vanno, debbo-

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no essere tali da edificare, per potere trarre altre alla stessa vocazione col loro buono esempio. L'entrata di S. Marco non è più sicura; se può mandare qualche vecchio calzolaio onesto, per lavorare in detta entrata, si farebbe qui un pò di economia, e verrebbe costì solamente stasera per dormire; ma a primissima ora dovrebbe essere qui da domani in poi, munito di tutti gli strumenti per lavorare.

Io continuo al mio solito; spero che domani ci rivedreruo.

La benedico con tutti come desidero che la S. V. mi benedica. Benedico particolarmente i novelli frati nella pace del Signore.

Se il D. Antonio ritorna in S. Giuseppe, può essere utile.

Palermo, 3 maggio 1886

Figlio mio in G. C. (il Superiore della Colonia),

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Io mi persuado che la necessità, in cui

siamo, ci obbliga di andare avanti con coraggio e fiducia nel divino aiuto, giacchè per la sua misericordia e per Lui e per i Suoi Poverelli abbiamo intrapreso l'impegno. La posizione non lascia di essere assai critica, perché le spese fatte sono assai forti, e lungi di avere economizzato sulla coltura, io credo, che abbiamo erogato assai più di quanto si avrebbe dovuto spendere collo estaglio, e ciò senza considerare il mantenimento dei Poveri che grava sulla casa.

Alla sua prossima venuta porterà i conti, per poter fare qui i giusti calcoli che ci saranno necessari, anche

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per calcolare la posizione, nella quale ci troviamo. Non mi ha scritto di aver ricevuto i 6 quintali di zolfo da me inviato, ed io credevo che fosse arrivato in tempo, per non avere il bisogno di comprarne altro costì. Da quello che rivelo dall'ultima sua anche la colletta delle mandre e la colletta del fieno è stata miserabile. Sia tutto come vuole Dio!

Mi ricordo che conviene anche a noi, avendo tempo, di raccogliere le legna, sia per consumo della Casa che per futura stagione. E questa se non si fa in tempo poi sarà difficile il farla; la tenga a niente per farla a prima oliportunità. Però per questa colletta, se pria non si hanno le partite coi proprietari al paese, sarebbe inutile andare a cercarle per le campagne. Il Parroco vuole pagato il censo, lei è senza denaro, ad altro poco bisogna pagare la fondiaria, e io spero, a poco a poco, di arrivare a tutto con l'aiuto del Signore; però non ho pronte risorse, né è questo solo il mio pensiero dovendo dare tanto qui, per gli attrassati pagamenti del Municipio, per quello che debbo per leguame ed altri debiti, per quello che debbo a mio fratello. Sono cose tutte che mi mettono in gran pensiero e nei fanno sentire il bisogno dell'aumento della colletta e della massima economia per poter tirare avanti. Dio mio: pensateci Voi! Tempo addietro le scrissi, se non sbaglio, che il Signor Antonio Cupani e Devincenzi, padri delle nostre due suore di questo cognome, all'età di anni 56 pensa di volere chiudere i suoi giorni servendo Gesù nei Poverelli.

Da più di 3 o 4 mesi io ho cercato sempre di far-

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gli capire le grandi difficoltà, che incontrerebbe nell'abbracciare questa vita di privazioni e lavoro di ogni genere, senza altro conforto che quello di patire e morire per G. C. Ma egli mi ha sempre risposto con molta virtù, ed io non credendo di dovermi opporre più a lungo gli ho detto così: Ella per i suoi antecedenti non conviene che rimanesse in Palermo e per la sua età è per le sue abitudini nemmeno conviene cbe si mettesse sulle spalle un peso di religiosa osservanza, se pria non ne farà esperimento da secolare o meglio da laico.

Egli, uniformandosi a tutto, accetta di venire costì per provare la vita, e quando lui l'avrà provata, e la comunità avrà fatto esperimento di lui, sarà una grande consolazione, se potremo accettarlo.

Lo stesso è molto intelligente, e, fuori di zappare per la sua età e disabitudine, è anche pronto alle fatiche di campagna, di colletta e di comunità.

È molto esercitato nell'infermeria e nella cucina, nel bucato, nei lavori di risarcimento ed altre fatiche domestiche. Lo sperimenti adunque colla Sua carità e vedremo cosa vorrà farne il Signore.

I nostri due poverelli ritornano. Benedico tutti.

San Marco, 5 maggio 1886

Figlio mio in G. C. (il Superiore della Colonia),

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Scrivo per informarvi di avere avuto ottimo

viaggio, di unita alla nobile e santa Compagnia. Arrivato qui venne mio fratello e mi disse di avere spediti, per mezzo del cocchiere, Messinella figlio, una fede di credito di L. 200.

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Io incontrai detto buon figliuolo; portava in carrozza il Rev.mo P. Arciprete ed altri da San Giuseppe, ma mi disse nulla, forse consegnerà la detta lettera al Rev.mo P. Don Natale, ma sarà difficile potere spenderela fede di credito, se pria io non la firmi. Semplicemente potrebbe favorirvi il denaro qualcuno, che può recarsi in questa, per averla firmata; ma senza questa occasione, bisogna rinviarla per rimettervela firmata.

Le dico per lettera quello che non ebbi tempo di dirlo di presenza.

Il vino per la campagna deve mescolarlo dalle due stille, che hanno il cannellone. Procuri di farne l'economia possibile, perché altrimenti ci mancheranno gli aiuti necessari che ci bisognano sino a nuova produzione. Le tre stipe piene, che sono nel magazzeno di sopra, sono aceto in formazione, e deve badare che non si perda per collaggio, perché la stipa gronda. La prima stipa del magazzeno di sotto è amarena vecchia e non va in conto nostro, lua pure deve avere mia lettera per consegnarla; le altre stipe piene sono di conto nostro, ma dobbiamo portarlo qui a poco a poco. Nel sotterraneo vi è un poco di vino vecchio di conto di mio fratello ed è quello da dove si rieinpe la mezzarola; se mio fratello le scrive di mandarne qualche mezzarola, conservi la lettera d'ordine e consegni, a chi devo portarselo, la caputa piena, notandone la quantità consegnata. Di rimpetto la scala, che immette nel magazzeno di sotto tra il muro e la stipa, trovasi un quartarolo di una botte, dove si trova un bel fondiolo di vino vecchio, che può mescolare col vino di campagna, attappando e solforando

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la caputa. Il rimanente del liquore, che si trova nel magazzino sotterraneo, è pure da non toccarsi senza mia lettera o di mio fratello.

Levi la giarra di sotto la finestra, pria che la rompano colle pietre. Badi a forzare bene le spinocce, quando pigliano il vino per evitare il colaggio. Attendo sue lettere. Abbraccio e benedico tutti.

Giorno di S. Alfio, Palermo, 10 maggio 1986

Figlio mio in G. C. (Superiore della Colonia),

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Oltre gli auguri per l'onomastico di

comunità o meglio di religione, non ho lasciato di pregare per lei oggi che ricorre quello del S. Battesimo. Come è bello poter dare la vita per il nostro amore Crocifisso! Oh! che Dio ce ne accordi lo spirito, almeno se non potremo averne la sorte! lo ho pregato per lei, e giornalmente prego per tutti, fatelo anche per me, perché Gesù ci consumi tutti del Suo S. Amore. Viene l'ottimo Don Enrico Caggegi per pochi giorni di villegiatura; lo stesso sa che, la lettera con dentro la polizza, l'ha la donna che abita nella casa di mia sorella, dirimpetto l'entrata di mio cugino Don Gioacchino Patti e forse protrà lui spenderla, perché la fede è a lui intestata e potrà rigirarla.

Lo raccomando alla sua ospitalità, perché è un nostro segnalato benefattore.

Io sono stato un poco sofferente, da che ritornai, ed ho dovuto rinnanere in casa.

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Preghi perché possa riuscire a mandare vetture e vacche, non avendo denaro e procuri di far crescere con orini maniera la colletta e di ecomizzare il danaro, perché abbiamo guai. Nel dir questo però non lascio di desiderare che i Poveri e i Frati fossero al coverto di ogni vero bisogno e che la campagna fosse bene coltivata. Intesi che Anselmo comincia a passare lo zolfo; se la fioritura della vite è incominciata, lo passi prestissimo, cominciando dalle viti che trovansi in vicinanza dei canneti e delle zolle o punti di maggior umido.

Angelo è stato in aspettativa di carretti. Suo fratello sta bene e io ne ho profittato per trattare l'affare dei tubi di ferro e mandarli e per vedere di capitare almeno una vacca e quante vetture mi sarà possibile.

Tutte le benedizioni del Signore su di Lei e di tutta la nostra carissima comunità, al Rev.mo P. Filippello nella copia di Missionario. Vi abbraccio tutti nel Signore e saluto tutti dei nostri amici e protettori.

P. S. - Può ritirare per conto nostro la giumenta di Antonino Vicari, ma il P. Don Natale deve farla coscenziosamente apprezzare, perché il prelodato Vicari mi ha detto che la vuole Lucido per onze 18, da servirgli per la colletta della confraternita del SS. Sacramento. Io debbo mandare allo stesso in legname la metà di prezzo e procurerò di mandarla presto; ma lei ritiri la giumenta e mi avvisi di averla ritirato.

Potrà seco portarsi e custodire le cerate, le sche e quanto altro i topi potranno rovinare nella casa di S. Ciuseppe.

Di nuovo la benedico con tutti.

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Palermo, 10 maggio 1886

Figlia mia in G. C. (Superiora di Valguarnera),

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Scrivo due paroline, perché la buona Suora

Lucina non creda che il povero P. Cusmano siasi del tutto dimenticato della casa di Caropepe. Poverino! costa a me che non ha un minuto di tempo, e le molte e imperiose fatiche spesso lo mettono in condizioni di dover lasciare quello che vorrebbe fare e viceversa. Però le posso dire che prega sempre per tutti, e per ottenere l'unione al divino volere; perché è assolutamente convinto e persuaso che nulla si può fare di meglio, e questo solo basta per vedere ogni cosa bene avviata e felicemente compiuta.

La salute di tutti buona, la mia del pari, nia con le solite sofferenze.

Lei non ha scritto più nulla delle sofferenze sue e da che io fui contento di vedere i suoi caratteri, meli regalò altra volta solamente. Mi scriva della sua salute e di quella di tutte le buone Suore, che vorrei sentire buona e piena di ogni celeste benedizione per vederle tutte di Gesù, nell'osservanza dei loro ministeri e al compimento della loro grande missione. Per la sistemazione della messa e della assistenza dei poveri moribondi, la S. V. dovrebbe cercare di ottenere quello che si è detto, che il Signor Litteri facesse celebrare la messa sempre nella chiesa dello Stabilimento, e così i sacerdoti che hanno fatto la carità sinora e che vorranno

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continuare a farla, potrebbero alternarsi, e per evitare, precisamente nelle epoche invernali, il disagio di venire nelle ore matutine, o quello di disturbare l'orario della comunità, potrebbero a turno restarsi nella cchetta del Missionario, impegnandosi lo Stabilimento a dare la migliore ospitalità, che sarà possibile, e di questo modo i poveri moribondi avrebbero opportunamente l'assistenza, la comunità la messa ad orario, i sacerdoti caritatevoli il minore incomodo possibile e l'elemosina delle messe, che avranno potuto celebrare, lasciando la loro firma in apposito registro.

Mi congratulo del progresso della fabbrica e mi auguro che la carità cittadina crescerà insieme alle orfanelle, che potranno riceversi.

La benedico con le buone Suore, i Poveri, gli ammalati, le Orfanelle.

Ossequio tutti dei nostri benefattori, e raccomandandomi alle preghiere di tutti, mi dico.

P. S. - Mandi subito per posta i due libri: «La Povertà» racconti di Gallo, e l'altro «I Poveri». Troverà detti libri nella cassa dei libri del nostro P. Boscarini.

Palermo, 20 maggio 1886

Figlia mia in G. C. (alla Sorella Vincenzina),

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Avrei voluto venire per potermi trattenere

costi senza altri impegni; ma però non riesco a sbrigarmi mai.. Vada pure a Monreale per consolare quella Superiora e sistemare quella casa. Ritorni con Suor Francesca e

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la porti ove vuole o alla Quinta Casa o a S. Marco, sebbene qui tra le aspiranti non fa buono officio.

Essendo in Monreale farà la carità di farsi dare dal P. Parroco l'oggetto datogli dal novizio, e prenderà informazione della salute della nostra aspirante in fieri.

La benedico con tutti di qua e di Monreale. Io sto meglio assai.

Palermo, 20 maggio 1886

Figlia mia in G. Cristo (in Valguarnera),Sia Gesù amato da tutti i cuori.Riscontro le sue ultime e, pria di ogni cosa,

vengo a parlare dell'affare che più l'addolora.Ella desidera vedere i suoi parenti e mi dice

che non sa sostenere più a lungo questa privazione. Io ho capito sempre questa sua sofferenza, ed ho pensato sempre a volerla consolare, ma nella mia mente e dinanzi al Signore, ho creduto di dovere aspettare che il Signore stesso organizzasse le cose, in maniera da evitare qualunque difetto.

Ora la S.V. desidera venire in questo paese e senza alcuna causa che giustifichi il suo viaggio, ed io, se fossi sicuro che, ciò facendo, riuscissi a serenarla, farei come suol dirsi della necessità virtù per contentarla.

Ma riflettendo che questa sua apparizione momentanea servirebbe non tanto a serenare che e riaccendere un affetto, che trovasi al momento attutito, ma non spento, pria di deliberarci ad un passo cosa importante, vengo a manifestarle talune riflessioni.

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Ella vestiva l'abito, compiendo l'atto della maggiore abnegazione e del maggior sacrifizio, consacrandosi a Dio e distaccandosi da tutti. Ora, poverina, sente l'affetto ed io dico: lo spirito è pronto ma la carne è infirma; ma se cederemo alla carne, quali effetti ne conseguiranno?

Questi suoi parenti non la videro con l'abito, sanno che la S.V. non è a Palermo, e stanno miracolosamente tranquilli. Se la vedessero con l'abito, che impressione riceverebbero? Se la dovessero vedere per un momento per poi allontanarsi, ritornerebbero ad essere tranquilli?

La S. V. medesima che ebbe la forza in quel momento, e che ora le viene meno, l'avrà di nuovo, quando con minore spirito deve ripetere lo stesso sacrificio? Questo affare da molti è ignorato, da molti dubbia mente appreso, da tutti quasi di menticato. Quando per questa apparizione fatta di proposito si conoscerà da tutti, sarà per tutti edificante, (come fa per quelli che lo seppero la prima volta o sarà ritenuto come uno sbaglio ?).

Tutte queste considerazioni, io desidero che la S.V. porti dinanzi al Signore, e che metta in calcolo che, dopo momenti di una soddisfazione di affetto, ritornerebbe nello stesso sacrificio, ma in condizione diverse dinanzi a Dio e agli uomini, e su quello che ritornerà a scrivermi, io saprò risolvere il da farsi coi lumi del Signore.

Io intanto non lascierò di pregare e di far pregare per questo affare importantissimo e mi auguro che la Mamma Santissima o le darà il vero lume e la grazia intera o farà presentare l'occasione di sollevarsi da questa debolezza senza mancare di corrispondere con ogni fedeltà alla grazia della vocazione.

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Attendo sua lettera, per l'affare dell'aspirante non posso dirle iialla di concreto, perché non si conosce il personale, ed è un grande bisogno quello del corredo e del vitalizio.

Per le spese necessarie da fare nella Silva io ritengo che sia pertinenza del Municipio e non nostra. Noi sappiamo che la gabella di detto fondo il Municipio l'ha assegnata. La benedico.

Palermo, 21 maggio 1886

Carissimo Compare (Montana),Sia Gesù amato da tutti i cuori.Non potendo più resistere al rimprovero,

che mi fa la conoscenza per averla lasciata si lungamente senza nemmeno due parole di riscontro e di ringraziamento per le L. 12000 inviatemi col Rev.mo P. Boscarini, vergo la presente per chiedere le dovute scuse. Ella è tanto buona con me e mi sarà indulgentissimo, ma io sono talmente situato, che a chiedere scuse anche mi vergogno, perché son certo che dopo una sanatoria, capito nella dura necessità di doverne chiedere un'altra.

Da mane a sera giro come in una ruota, che non ha mai posa, costretto sempre a fare quello che avviene, lasciando quello che vorrei, o peggio, che dovrei fare. Vescovi, Sindaci, Parroci capitano nella cnia apparente trascuranza, e porto nel mio cuore un perenne rimprovero, che non sono buono mai a delimitare.

Mi compatisca adunque e mi accordi sempre il suo affetto, come io spero sempre di conservarlo nel mio cuore e dinnanzi al Signore.

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Non ho dimenticato il suo raccomandato Ognibene, ma per le continuate rinunzie degli Assessori del Carico, le cose nostre non si aggiustano mai, e tuttavia essendo esclusivamente del Municipio l'ammissione dei Poveri vecchi alla Sa Casa, non ho potuto far nulla dal canto mio.

Però, se arriverò a firmare le condizioni, resterebbe sempre nel mio cuore una grave angustia, dovendo ricevere il Sig. Ognibene come uno dei tanti reclusi e senza la benchè menoma eccezione, giacchè la posizione del locale è tale, da rendere impossibile una separazione, o una particolarità, che far si dovrebbe.

Però io ho inteso che il galantuomo costì trovasi in gravi sofferenze, e mi rivolgo alla S. V. per avere dello stesso le più accurate informazioni; giacchè da uno anonimo, io fui molto male informato sulla di costui moralità, tanto da farmi credere che la di lui presenza in questa avrebbe potuto riuscire di grave nocumento per questa buona figlia, che va tanto bene.

Oltre queste informazioni, mi farà la caritàdi sapermi dire se conviene offrire al Sig. Ognibene, quando mi sarà possibile, una piazza che in nulla sia distinta da quella che occupano gli altri resclusi, o se tornerebbe allo stesso più utile, e più gradito, che codesta Superiora gli mandasse un sussidio giornaliero, come la Provvidenza ci aiuterà di poterlo mandare, e così, sgravando la figlia del di lui mantenimento, procurare almeno promodolmente di attenuarne le sofferenze. Attendo suo dettagliato riscontro per tale argomento.

Come sta in salute colla Sig.ra Commare, figlioccia e famiglia tutta ?

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Che dice Arcangelina? continua nella vocazione?

Son costretto a finire qui, pregandola di presentare a tutti di sua degna famiglia i miei rispetti e benedicendola nel Signore con tutti, passo a segnarmi.

P. S. - Mia sorella in atto trovasi alla Quinta Casa, abbraccia la bambina ed ossequia tutti di sua famiglia. In punto ricevo una sua e si è cominciata una speciale preghiera, mi scriva.

Palermo, 22 maggio 1886

Figlio mio in G. C. (Superiore della Colonia),

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Le spedisco L. 200, che ho già consegnato a

mio fratello Pietro, perché le consegnasse al cocchiere Messinella, se trova che ancora non è partito.

Se è partito, le riceverà per vaglia qui compiegato. In quest'ultimo caso troverà meno la spesa del vaglia che noterà a suo esito, mettendo ad introito tutte intere le L. 200.

Io raccomando efficacemente di attendere alla colletta nella maniera più seria, perché non ho più come fare per capitare denaro. Capisco che non possiamo lasciare i Poveri digiuni, ma se questo di dar a mangiare ai Poveri non deve avere l'aiuto della colletta, io procurerò di portarmeli al più presto possibile in questa, perché non ho come fare a mandare continuamente il denaro che non ho. Parlai col dottore Marchesano, e mi farà la carità di riceversi i due nostri ammalati, quello con la fistola al petto e quello con le piaghe alle gambe, per conseguenza come prima potrà, li farà scendere.

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Mi congratulo che state tutte bene in salute compreso il P. Migliore, Filippello ed il Signor Gaggegi, ed ossequio tutti e benedico nel Signore. Prego di murare i passi, perché i devoti che vengono non danneggiassero i fondi. Raccomando la coltura e l'insolfazazione e vi raccomando di dare ai campestri la custodia dei fondi, dell'erba, l'allontanamento delle lavandaie, e voi colla tromba potete chiamarli, invece di fare sgarbi direttamente a coloro che ci danneggiano. Mi auguro che il mese della Mamma Nostra progredisca bene e che sia di molto guadagno per tutti e in particolare per la nostra comunità, che vorrei sentire piena dello spirito di Dio nella santa osservanza.

Si mandarono altri 6 quintali di zolfo; speriamo che basti e che la Mamma nostra ci esenti dal male e da ogni danno.

Se non arrivo a inviarvi altre vetture, combinatevi con Sclafani, con Pietro e con Giovanni, e con altri, se bisogna, perché uno di loro e un frate potessero pigliare una sezione di colletta di campagna in modo da farsi tutta. Ho già le circolari stampate da mandare ai Sindaci e ai Parroci. Desidero avere la nota delle Comuni, alle quali devo spedirle e questa l'attendo al più presto possibile. Suppongo che il Rev.mo P. Don Natale siasi messo in relazione coi feudatari del territorio di S. Giuseppe e circonferenza per la colletta più di una, per come restammo e di tutto vorrei dettagliate notizie. Faccia la colletta delle mandre e del fieno, perché presto avremo le vacche.

Abbraccio e benedico tutti. Preghino tutti per me.

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Palermo, 25 maggio 1886

Figlio mio in C. G. (Superiore della Colonia),

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Profitto della venuta costì di mio cugino per

scrivere queste due parole nel momento degli affari, che non mi danno un po' di requie.

I tubi di ferro sono all'ordine, ma il Sig. N. non potendo venire personalmente, desidera che il Sig. Ingegnere Torregrossa faccia la carità di visitare l'acqua e fare Lui la scelta del diametro dei tubi, se debbono essere di un pollice o di maggior diametro. Nell'avvertirmi al più presto del detto diametro, mi avviserete ancora della misura e dei gomiti, che sono necessari, per mettere l'acqua nel locale destinato per lo stazzone, che sarebbe quello dove era seminato il lino, l'acqua nelle pile costruite dentro la cucina e l'acqua nello stagnone, preparato per serbatoio.

Io le raccomando con tutta efficacia di fare andare ogni giorno due frati per la colletta e ritirarsi, quando avranno raccolto l'abbasto pel mantenimento della casa, perché siamo veramente colle spalle al muro. Pensi pure pel fieno, per la colletta delle mandre, e per organizzare la prossima colletta della campagna, di quel modo che le ho detto, un frate ed uno degli uomini di casa nostra, Vitale, Ucchipinti, Pietro e Giovanni, Sclafani Giuseppe etc. così troveremo una guida per i frati, che sono inesperti di coteste contrade, ed un supplemento al loro scarso numero, e alle vetture che ci mancano.

Quello che deve sapermi dire è a qual prezzo uomo e

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vettura si presterebbero a questa fatica, e questi che io ho nominato, credo che saranno adatti e discreti. Pagai questa mattina lire 68 per due pezze di robba comprala l'ultima volta da Angelo; una per materassi e l'altra per camice di rigatino bleu, tua io non ho saputo quante canne furono, e a qual prezzo furono comprate.

Abbiamo altre due cose interessanti, la fabbrica da farsi in mattoni non cotti, e la stradella da dover tracciare.

Per la prima abbiamo bisogno, che uno esperto, insegnasse come estrarre la creta, come fare la manta impastandola con erbe lunghe o paglie lunghe, per poi tirarla a forme, ed asciuttarla al sole, e dopo che saranno asciutti, fabbricheremo, e li ricopriamo con una intona catura di calce di dentro e di fuori. Per la stradella a farsi, non avendo noi i grandi mezzi che bisognano per la costruzione del ponte, e della stradella, faremo così; prontamente procuri di fare raccogliere tutte le pietre che si possono raccogliere, e adattando in un locale dove vi è lo spazio senza fare danno, piantare la tenda di accampamento, che avete costí per fare faticare all'ombra, e i poveri vecchierelli, muniti di piccole mazze da fare brecciame lavoreranno, come potranno, a rompere quelle pietre raccolte, in maniera che finita la vendemmia, cominceremo a fare le tracce della nuova stradella, spiantando le viti, e poi, invece di ponte, faremo una cafesa, lavorando economicamente, finchè potremo compirla.

Io capisco che tutte queste cose potranno sembrarle molto difficili per l'esecuzione, ma sono sicuro che, col suo zelo e la sua attività, procurerà di farle o farà il

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più che sarà possibile. Sarebbe cosa assai utile che, finita la seconda zappa. se ne potessero dare una terza; ma desidero sapere che spesa porterebbe, perché sono esausto. Nulla mi ha detto della condizione delle nostre campagne.

Finì di passare lo zolfo? Si è visto il male? È abbondante la uva? Le fave, l'orzo, il frumento che speranze danno? L'erba si eleva buona?

I campestri fanno il loro dovere? Vengono quando, per evitare qualche danno, sono obbligati a chiamarli con la tromba? Se abbiamo bisogno che io scrivessi a Don Vito, o al capo campestre, o che gli facesse scrivere dal Questore, mi avvisi che lo farò, ma voi non dovete mai alterarvi con nessuno. Non mi ha mandato la pianta di codesta casa e nemmeno lo inventario delle mobilie, utensili e generi, per potere trattare l'affare dell'assicurazione; cosa che deve farsi prestissimo.

Il Rev.mo Padre D. Natale mi scrive per un Povero, che vogliono mandare da Balestrate; io ora gli scriverò che sono pronto ad accettarlo, se non è ammalato, purchè porti il corredo secondo la nota da noi fatta, ed il Rev.mo. P.re Arciprete curi che i frati andassero lì per la colletta ordinaria e di campagna.

Ritorno a scriverle per la costruzione dei mattoni secondo io mi persuado. Dovrebbe cominciarsi dal levare da una porzione di terreno che si consazza per estrarre la creta, lo strato di terra che vi sta sopra, e come comincia la creta pura, uscirla e metterla al sole, poi si prepara il locale dove deve farsi la mata e questo pezzo di terreno deve essere circolare, come si fa la cosìddetta aria pel frumento,

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e questa deve pure prepararsi, levando lo strato di terra che sta sopra la creta e quando arriva a comparire la creta pura si sbagua con acqua si calca con matafo.

Fatto questo, si gitta su questo terreno un lievostrato di panlia o di erba che non fosse troppo corta ma quanto più lunga è possibile, e sopra di questo strato si mette uno strato di mezzo palmo di quella creta che si è cavata ed asciuttata al sole. Poi si mette sopra altro strato di erba e s'innaffia con l'acqua, e si comincia a fare pestare dalle vetture, impastandola sempre con le pale, per ri metterla sotto i piedi delle vetture. Quando poi aggiungendo sempre acqua e facendola ripestare si è formata una bella mata nella quale le erbe e la creta sono intrecciate talmente da formare un impasto alla densità di poterla facilmente stirare nelle forme. Si preparano le forme di legno della misura dei pantofoli più grossi e lunghi, che noi comprammo costì, e bagnando sempre la forma, per non fare che vi aderisse la creta, si fa benissimo di quella creta e paglia impastata, si leviga bene di sopra, si esce dalla forma e si estende al sole in terreno piano voltandoli e rivoltandoli, finchè si asciuga bene, e quando sono asciutti s'impostano, in modo da potersi cautelare da qualche pioggia, e quando si è preparato un buon numero si comincia a fabbricare.

La benedico con tutti nel nome del Signore; preghiamo a vicenda lungo questo mese della Mamma nostra per lo spirito dell'osservanza.

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Palermo, 26 maggio 1886

Rev.mo P. Don Francesco Paolo Filippello,Sia Gesù amato da tutti i cuori.Non avendo potuto parlare con Delisi, dissi,

quanto la S. V. mi scrivea, alla di lui sorella, la quale mi consigliava di dire alla S. V. di scrivergli direttamente, informandolo di tutto, chè con certezza lo servirà.

Se la S.V. crede di dover venire per questo affare di sua madre, può farlo, quando vuole, ma se non vuole può scrivere anche a Caputo direttamente ed io mi persuado che potrà fare ogni cosa, scrivendo quando non sarà necessaria la sua presenza.

Io vorrei trattenermi in sua compagnia, ma sono oppresso, per dir così dalle persone e dagli affari. Amerei avere maggiori dettanti della comunità, dei Poveri e della campagna, e V.S. potrebbe farlo a peferenza del Superiore il quale non avrà molto tempo.

Ho scritto lungamente al Superiore per la tubolatura dell'aqua, per la colletta ordinaria, per la colletta fieno e madre, per la prossima colletta di campagna, per le circolari da spedire ai Sindaci e Parroci delle vicine Comuni, per la coltura di campagna, per la costruzione dei mattoni, etc. La S. V. potrebbe leggere la lettera e farmi la carità di scrivermi quello che si pensa e si fa.

Procuri presto la visita dell'ingegnere Torregrossa, per incanalare presto l'aequa e tutte le altre cose che ho scritto al Superiore.

Mi benedica con tutti, come io la benedico.

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Palermo, 26 maggio 1886

Rev.mo P. Salvatore (Gambino),Sia Gesù armato da tutti i cuori,Si è presentato a me una madre e una figlia

da Marineo. La figlia con loquacità e sveltezza mostra desiderio religioso; ma era stata inviata a P. Briuccia, per accettarla nel monastero che lui ha fabbricato.

Non essendo stata accettata, si è rivolta a me con un semplice certificato di buona condotta ed è povera. Io l'ho inteso e la mando a lei per sentirla, ed ho pensato che, se la S.V. lo crede, potrà ospitarla, finchè si avranno tutte le informazioni necessarie; se queste saranno favorevoli, allora l'accetteremo come aspirante, per vestire l'abito quando avrà dato buona prova di sé e sarà provveduta del vitalizio e del corretto necessario, se no ritornerà la madre a ripigliarla.

Se a queste condizioni la S. V. crederà opportuno ospitarla, lo faccia, se non crede, farla ritornare ora stesso colla madre. Nel caso che la tratterrà, scriverà al Parroco di Marineo per le dovute informazioni a mezzo della stessa madre. Io all'una andrò a pigliare il Signor La Farina e verrò.

Palermo, 28 maggio 1886

Rev.mo P. Gambino,Sia Gesù agnato da tutti i cuori.Ho fatto tutto. La comunicazione scarpe

dormiva nel cassone di un impiegato, che da 8 giorni non viene in

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ufficio, furono passate le carte a Previti e sarà fatta. La deliberazione della Giunta per sbaglio era nell'incartamento di un impiegato di altro carico; domani spero che sarà comunicata alla Finanza ed io allora andrò, altrimenti lunedì.

Guarnaschelli ha fatto molte cose, e questa sera alle 7 verrà lui a trovarmi in casa. Col Signor Celeste talpe cose buone diremo a suo tempo. Io avea promesso al P. Gioacchino che sarei venuto, e spero venire. Mi benedica.

Palermo, 28 maggio 1886

Figlia mia in G. Cristo (in Valguarnera),Sia Gesù amato da tutti i cuori.Scrivo due parole per presentarle la buona

madre di Suor Emerenziana, la quale viene per vedere la figlia. Tiene essa sola, senza parenti uomini, e per questo potrà ospitarla in stanzetta separata, in maniera che veda la figlia nelle ore convenienti che può vederla. Se meli qualche uomo della famiglia l'accompagnasse, questi potrebbe alloggiare in qualche albergo del paese, e la tuadre potrebbe sempre restare in casa nella sezione Spedale o in altro luogo separato.

La benedico con tutti e attendo sua lettera. Tutti buoni.

Palermo, 1 giugno 1886

Figlia mia in G. C, Sia Gesù amato da tutti i cuori.Scrivo due parole in fretta per togliere dalla

sua idea, che io non voglio scrivere o che sia dispiaciuto

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di lei. Sono gli affari che, uniti alla mia poca attitudine, mi rendono insufficienti ai miei doveri, e di questo io porto nel mio cuore una rassegnata tristezza.

Sia tutto come vuole Dio! Mi auguro che la Casa prosperi per la S. Osservanza, pure sono alla vigilia di pensare a qualche cosa, che serva alla consolidazione delle vere vocazioni; ora che tanto tempo è passato, e per questo sento maggiore bisogno dell'aiuto della preghiera, che imploro.

Come sta la signora Montana? Io scrissi, tua non ho avuto altre nuove, mi avvisi. Sono pure dolente, perché non so quante gravi mancanze io abbia fatto presso Monsignor Vescovo, che. venero da Padre mio, e vorrei che lei, avendone l'occasione, chieda mille scuse per me e lo preghi a tornare a scrivermi, se io tuttavia ho qualche Suo comando da eseguire, perché è tale la ruota che migira e la mia poca memoria, che non so cosa ho fatto e cosa ho trascurato in di Lui servizio.

Per le due aspiranti che Ella assicura conte Suore perfette, sembra bisogno di prova ulteriore.

Io non so, se sono di legittimi natali, quale sia la reputazione dei loro parenti, se sono o pur no gente onesta, se loro sono sempre vissute in vita intemerata, e tutto quello che bisogna, perché la ragazza, che entra, non discrediti la Comunità che la riceve. Questo per nostra sventura è accaduto con qualcuna venuta da costì, ed io ne porto un dolore indicibile, e molto più perché la riuscita di detta ragazza è pessima e forse dovrò ritornarla.

Se però tutto va in regola, quando io le scriverò di

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venire potrà portarla. Ma può farsi questo senza che i parenti lo sapessero? se in questo vi è difficoltà, consulti il Vescovo, per non trovarci in brutte acque quando i parenti la cercano.

Il ritorno del cosìdetto tutore è terribile, perché quello è un birbone, non è tutore, e bisogna che il Signor Messina lo metta a posto, perché non ha nessun diritto di vederla. Noi tutti buoni al solito nostro, speriaiuo che il Signore ci accordi il Suo spirito e ci faccia crescere sempre in esso e così poter durare sempre costanti nel Suo Santo servizio sino all'ultimo momento della nostra vita. Suor Celeste e tutte le Superiore sono al posto loro sempre in molte faccende.

Peppina è già tra le nostre Aspiranti, il nonno e il padre lo permisero. Il resto quando ci vedremo di presenza.

La benedico con tutte le Suore, le Orfanelle, le re. eluse, le Dame di carità. Preghino Gesù e la Mamma nostra Santissima per me e per tutte le cose nostre.

La benedico di nuovo.P. S. - Viene il Professore Mauro; fategli

tante cose per me.Fausto il mese della Mamma nostra ?Farete ora quello del Sacro Cuore ?

Palermo, 4 giugno 1886

Figlia mia in G. C, Sia Gesù amato da tutti i cuori.Riscontro la sua del 2 volgente; approvo

che non consegnò facilmente alla Questura l'orfanella affidatale,

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e che sia pronta a venire per accompagnarla. Ma il Prefetto ed il Sindaco, non interessandosi della sua delicatezza, e non volendo lasciare la bambina nel nostro stabilimento, ritornano a scrivere per consegnarla; pqtrà fare in contrario? A parer mio bisogna consegnarla in questo ultimo caso, e raccomandarla al Signore e alla Vergine SS.

Se però vogliono farla venire in Palermo, e consentono che l'accompagnasse lei, in questo caso vuol sapere da ine, se può portare la Nuclerio. Io per questo riguardo le scrissi lungamente, ma dove nulla osta, lei può portarla, e per l'altra ci parlercrno di presenza.

Mi consola innmensamente che la Signora Montana va meglio, ed è in campagna; speriamo sentirla presto del tutto rimessa.

Godo immensamente che si è fatto il Mese di Maria, e che le orfanelle sono bene coltivate nello spirito, perché suppongo che non arriveranno a Figlie di Maria senza averne lo spirito e la soda virtù. Poi questa grande carità, che S. Ecc. Rev.mo fa per le Dame di Carità, è d'indicibile consolazione pel cuore mio e spero grandemente in questo mezzo per la santificazione di tutto il vaese.

Nel chiedere scuse al Vescovo per le nostre 1uancanze, aggiunga la preghiera di volersi degnare di rim. proverarci delle mancanze fatte, per poterci emendare. Siamo fili Suoi ed abbiamo tutto il buon desiderio di mostrarci tali e di rimediare alle mancanze fatte.

Per la casa di Licata e di Canicattì si aspetta che facessero le dovute deliberazioni, e gli accomodi neces-

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sari al fabbricato, e andremo al più presto possibile. Non è vero che si va veramente avanti, quando si manca alla osservanza; le apparenze non servono quando mancano le virtù dinanzi al Signore.

Per aggiustare la chiesa, pria d'ogni cosa bisogna parlare col Vescovo, perché senza il di Lui permesso, in tutte le cose particolarmente per la chiesa, non devono far nulla.

Il progetto che si facea un tempo per la chiesa era il seguente: Fare il pavimento colle travi solidamente costruito a livello del coro, dov'è l'organo, e, quello che resta sotto, utilizzarlo per altri usi dello Stabilimento, facendone una o più stanze, come sarà creduto più utile. Così il portone verrebbe chiuso in fabbrica, aprendo, lungo il muro esterno, delle finestre in punto ed in mamera da non dare soggezione le persone che passano per la via, e la Cappella fatta a stucchi lucidi, e con un altare, simile a quello di Terre Rosse, diverrebbe assai bella.

Però le travi dovrebbero incassonarsi con legname lavorata e dipingersi all'antica. Se il Vescovo consente Glie questo si facesse, allora conviene parlare col Signor Messina, il quale se avrà i mezzi, sarò sicuro che la farà Lui, se non ha i mezzi e la Sig.ra Caruana vorrà approntarli, conviene che la stessa benefattrice domandi la cautela per esserne rimborsata, e, per di lei mezzo, per denaro che pagherà il Vescovo, o dal Municipio di. rettamente, se questo penserà d'invertire ad altro uso lo Stabilimento; di questo modo la cosa potrà andare benissimo.

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E perché si potesse far bene questa cosa, è giusto che l'ingegnere descrivesse lo stato attuale delle cose, e facesse il progetto della riforma che si vuol fare, con l'estinto preventivo, che darà la cifra necessaria, che bisogna per la costruzione, e poi pagando tutto colle debite cautele, la Sig.ra Caruana avrà ben cautelato il suo credito.

La mia salute buona al solito, così Suor Celeste tutte le Superiore e le Suore della nostra Comunità.

P. S. - Se lei risolve venire con la Nuclerio e l'orfanella, che deve qui accompagnare, se può, porti seco la buona Suor Martina, perché la di costei madre è incomodata, ed essendo venuta giorni addietro per farsi visitare da questi Medici, disse alla Superiora Celeste che, tanto per la salute che per la mancanza dei mezzi, si vede impossibilitata di rivedere sua figlia; e temendo che si avvicini la morte, domandava, per grazia, di farla qui venire, perché potesse rivederla pria di morire.

Come sta lei? la buona Suor Rosaria e tutte le nostre Suore

Io ritengo che la presente la troverà in viaggio o già pronta alla partenza, e per conseguenza avrò a voce la risposta.

La benedico con tutte le Suore le vecchierelle e le Orfanelle e misegno.

Implori la benedizione di Monsignor Vescovo, come prima ne avrà l'occasione.

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Palermo, 11 giugno 1886

Figlia mia in G. C, Sia Gesù amato da tutti i cuori,Dal Suo telegramma compresi, che la

lettera raccomandata doveva essere Sua e mi recai a ritirarla.

Non deve stare mai in pensiero pel mio silenzio, perché questo non è imai per motivo di malattia, ma per gli affari. Le assicuro buonissima la salate di tutti, solamente abbiamo ammalata l'Aspirante Giuseppina Calascibetta, ma speriamo che la Mamma Nostra la rimetta ia ottima salute. Tutti di S. Marco, di Terre Rosse e della Quinta Casa stanno bene in salute e per tutti le presento i più affettuosi saluti.

Io non lascio di pregare, perché il Signore le accordi tutta la grazia per lo stato, al quale ha voluto chiamarla e nel quale, se lei risponde con fedeltà, non solamente avrà il mezzo sicuro di santificare l'anima propria, tua quelle ancora di santificare le anime che il Signore le ha affidato da vicino e da lontano. Dio non si fa' vincere in gentilezza, e la misura dei sacrifici è sempre la stessa, colla quale Egli largisce il Suo divino amore alle anime predilette.

E per questo i Santi si sentivano più lieti, quanto più avevano da soffrire per amore di G. C. e questo desiderio era tacito forte nei loro cuori, da far loro esclamare o patire o inorire, patire e non morire. Si, figlia mia, ed io non lascerò di pregare, perché il Signore accetti il suo amore e il suo cuore, e le dia in cambio il suo divino amore, il suo Cuore divino per vederla non più sofferente in questa offerta, che ella fa dei suoi

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più cari affetti e di tutta se stessa, ma piena oli Spirito Santo, e di santa unione alla divina volontà, che è ragione di tutta gioia, e di eterna ilarità e beatitudine.

Stia adunque srnipre tranquilla, e non dubiti mai di nulla, quando gli affari mi ritardano lo scrivere.

Speriamo che sia completamente unanime e favorevole il voto del Municipio per la cessione del salone basso ad uso dei poveri ricoverati; in orni modo adoriamo le divine disposizioni in ogni cosa. La benedico con tutte le Suore, augurandomi che in questo sacro novenario dello Spirito Santo abbiano ricevuto nuova infusione di grazia per la S. Osservanza, cotanto necessaria alla salute delle proprie anìme, e alla consolazione della nostra santa comunità, nel sublime ministero della glorificazione di Dio e della salute delle anime.

L'avverto che la buona mamma di Suor Emerenziana voleva venire a visitare la figlia, e io l'avea incoraggiata a far questo; ma ora il cognato pretende che, invece di venire la madre costì, io facessi venire la figlia in questa e procurerà di disturbare la pace di codesta Suora a tal fine. Usi verso la stessa tutta quella carità che può sorregerla a non essere debole nella tentazione, che soffrirà per l'amore dei congiunti e così otterrà che la mamma sua verrà a vederla.

La benedico di nuovo colle Suore. le Aspiranti, le Orfane, le Vecchie i Vecchi e gli Ammalati.

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Palermo, 12 giugno 1886

Figlia mia in G. C, Sia Gesù amato da tutti i cuori.Non so se ho riscontrato l'ultima sua nella

quale mi diceva, che non sarebbe venuta da vicino, perché aspettava altro ufficio o dal Prefetto o dal Sindaco. Se succede che deve venire, la lascio libera di portare o no la Nuclerio.

Aggiungo queste due parole per dirle, che Giuseppina da qualche tempo ha sofferte con febbre che non ha voluto cedere ad onta del chinina.

Si credeva che, la privazione di abbracciare lo stato che desidera, fosse stata la causa del suo soffrire. Morici volle che si avesse scritto al nonno per questa cosa, e tanto il nonno che i; padre vennero e diedero permesso di vestirla.

Avuta questa notizia migliorò e si alzò, ma dopo che partirono papà e nonno ricadde e continuò. La stessa mi fece sapere che sta annuvolata, perché ancora non è vestita; come interpretare queste strane cose? Stiamo a vedere. Suor Celeste, io e tutti al solito; puoi stare serena. Ti benedico con tutte.

Palermo, 14 giugno 1886

Figlia mia in G. C. (S. Cataldo),Sia Gesù amato da tutti i cuori.Dopo la grave colpa originale, la vita del

giusto non è più nella ragione guidata dai sensi, ma, per la misericordia del Redentore Nostro Gesù, il giusto vive di fede nell'adorabile volontà di Dio.

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È questo che ho detto sempre a tutte le buone figlie mie, (e le inconvenienze succedono perché questo, come si deve non è fatto).

La natura e la grazia sono come due piante che vivono una dell'umore dell'altra, e quella che sarà prima a spiegare il suo vigore, distruggerà la vita dell'altra.

Bisogna dunque mettere tutta l'importanza a capire questo stato . per potere raggiungere la vita della urazia, e non lasciarci illudere dal demonio, che spesso, s'intinge come angelo di luce per impedire che l'anima fedele raggiunga la vera vita. Io le ho detto serupre, figlia mia, di non dare retta a tutte le fantasmagorie, colle quali la bestia, senza lei avvedersene, le impedisce questo gran bene; ma sinora è stato inutile, perché la V. S. sino a queste ultime lettere domanda ancora permessi di fare incisioni, credendo che queste materialità sono quelle che possono dare all'anima la vera vita.

La vita del giusto è nella sola ubbidienza, e questa sola virtù basta per farci secondo il cuore di Dio. Dimentichi adunque tutto il passato, e non si angusti inutilmente. La miglior cosa, quando il Signore ci fa la grazia di farci conoscere le nostre mancanze, è opportuno quella di umiliarci ed emendarci; le angustie sono maggiore disturbo allo spirito e non producono effetti salutari. Coraggio adunque. Rinunzii, figlia mia, a queste cose straordinarie; siamo tanto miserabili da non saper camminare a passo a passo, e vogliamo intraprendere la corsa? Procuri di tenere la S. Osservanza; questa sola basta, ed è la più profonda incisione che posaianio fare, perchè arriva sino all'interno del cuore, e non resta alla sola pelle.

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Il Signore ci ha chiamati in questa S. Osservanza, e questa dobbiamo abbracciare. Star sempre alla presenza di Dio. Ricevere tutto dalle mani di Dio. Far tutto per puro amore e gloria di Dio. Star sempre in contemplazione nell'attività dei nostri uffici, guardando in tutti l'iminagine del nostro Gesù, e conservando il S. silenzio. Render conto giornaliero ai Superiori di tutto e dipendere in tutto dal loro consiglio e della loro ubbidienza. Sotto l'orario voi trovate notato - Sincerità, Semplicità, Umiltà, Mortificazione dei sensi, Ubbidienza fino alla morte e alla morte di croce. Ed io le ricordo che siamo obbligati a trattare con l'esterno per ragioni d'ufficio, e senza mai rompere le norme della nostra osservanza,

Così, figlia mia, deve sempre regolarsi e condurre la comunità, custodendo con ogni prudenza il buon nome della stessa, perché lo Spirito Santo ci insegna, che dobbiamo avere cura del buon nome, perché anche questo serve a procurare la gloria di Dio e l'edificazione delle anime, e per conseguenza non è sufficiente che noi ci contentassimo della nostra innocenza e della nostra semplicìtà, ma dobbiamo avere ancora la prudenza di. condurci in modo, che gli altri non avessero occasione di poter dir male di noi.

Si rimetta tranquilla nel suo ministero, non faccia cosa alcuna fuori regola, senza averne ottenuta speciale ubbidienza. Non dobbiamo ne possiamo contentare le persone in ciò, che la legge di Dio e la regola nostra ci vieta; una non dobbiamo mai operare col loro urto e col discapito della nostra opinione, in ciò che non è

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espressamente comandato da Dio o imposto da assoluta ed inevitabile necessità.

La nostra missione è missione di carità, e avvicinando i poveri ai ricchi con tutti i modi caritatevoli, che ci sono possibili, l'avremo assai ben compita.

Il rimanente è Dio che deve operarlo nella sua misericordia, e per questo, abbiamo soltanto bisogno di una longanime pazienza, nell'aspettare il tempo stabilito, perseverando nella preghiera, e nell'esercizio minutissimo di ogni virtù. Succede ai viandanti sbagliare; la via; tua per questo non vi è altro rimedio, che tornare indietro sui propri passi, per ripigliare la via conosciuta, e che sicuramente conduce alla meta.

Iddio, però, che tutto vede, non grava le anime oltre la giusta misura, ed essendo Padre di Misericordia non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva. Egli anzi mitiga il vento per l'agnello tosato, e le copre di lana per guardarlo dalla neve, ed è a titolo della nostra miseria che largisce la sua sovrabbondante misericordia. Spesso anzi Egli permette il male, per ricavarne il bene, perché è necessaria a tutte le anime la conoscenza della propria miseria, per potere arrivare a capire il gran tesoro della misericordia di Dio, anzi questa doppia conoscenza è necessaria perché l'anitua si avvii davvero nel sentiero della salute, ed il nostro Patriarca S. Francesco cominciava sempre la satlta orazione, preLando il Signore così: Fatemi conoscere chi sono io e chi siete Voi.

È nelle svariate maniere per le quali le anime arrivano a far tesoro di questi due termini o di queste

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due conoscenze, che noi nelle svariate schiere dei santi troviamo gli Innocenti e i penitenti, con tutte le gradazioni delle svariate virtù.

Quando un'anima possiede il dono della santa umiltà facilmente arriva a custodire la propria innocenza, senza arrivare a conoscere il male per propria esperienza; ma quando l'anima manca di umiltà, ed ha qualche concetto di sé o naturalmente, o per suggestione del demonio. è questo il caso, in cui il Signore con graduate proporzioni tollera anche che arrivi a conoscere il ruale, per potere arrivare a conoscere la propria miseria, e riuscire per questo mezzo a mettersi nella giusta via.

E a me sembra che fosse questo il caso nostro, e che anzi abbiamo ragione di ringraziare il Signore che ci ha tanto custodito, perché questi pensieri di estasi e di visioni, di rivelazioni e di incisioni, che hanno bisogno di una raffinata superbia per potersi tenere nel nostro cuore dovevano necessariamente portare queste grandi umiliazioni, per potere arrivare alla conoscenza della propria miseria, per arrivare a fruire della misericordia di Dio che è seta ragione di nostra salute.

Bando adunque ad ogni cosa, che non sia la santa osservanza, perfetta ubbidienza, e tutto sarà salvo.

La benedico con tutti, mi scriva lettere consolanti.

Palermo, 15 giugno 1886

Figlia mia in G. Cristo,Sia Gesù amato da tutti i cuori.Riscontro l'ultima sua ricevuta ieri, ma non

l'ho presente.

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Giuseppina continua con questa febbre ostinata, la quale di quando io quando si rimette o cede interamente, e poi ricomincia e si eleva molto. Sembra che questa febbre volesse durare molto a lungo, come accadde iti una della famiglia Albanese, la quale durò più di due mesi nelle stesse sofferenze e finalmente guarì. Io avevo detto a suo nonno che, se guariva e arrivava a pigliare l'abito, o anche prima, avrei potuto mandarla costì per urutamento d'aria, ma lo stesso si oppose.

Intanto se disponesse il Signore che la febbre cedesse per alquanti giorni; da potersi ricostituire in maniera da fare il viaggio, io tenterei questo mezzo, perché mi sembrerebbe utile il mutamento di aria. Ma come fare questa proposta? non si potrebbe eccitare il desiderio di portarsela a Petralia, ove la ragazza non vuole andare ?

Intorno al Suo venire in questa, potrà farlo quando crederà prudente. La mia salute e quella di Suor Celeste al solito; le altre ammalate non presentano gravità.

Io credeva che la Signora Montana fosse ai bagni di Sciacca e desideravo aver nuova di quel risultato: ora sento che ancora non è partita; hanno forse cambiato di parerei Medici? o ha postergato pel tempo piovoso? Faccia i miei rispetti anche con l'ottirno Sig. Emanuele e tutti di famiglia, e dica che noi cederemo la preghiera, quando sapremo che siasi del tutto rimessa.

Ha saputo se mi restano commissioni a fare da parte di Mons. Vescovo e se crede tuttavia di potermi comandare?

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La benedico con tutte le Suore. Come sta la Mari. ma Rosaria? si trova pronta a partire per la Cina ?

La benedico di nuovo con tutte.P. S. - Al momento che sto per chiudere la

presente Giuseppina mi scrive, per sapere se io la vesto subito che sta bene, perché spera che la Mamma Santissima le farà la grazia di farla alzare subito da poter saltare in tutta la Casa. Le ho detto sì, vedremo quello che accadrà .......

Palermo, 18 giugno 1886

Figlio mio in G. C. (Superiore della Colonia),

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Riscontro la sua carissima, che io

desiderava, e sopra tutto godo della sua buona salute e di tutti i maestri e così mi augure venirli a trovare.

1. Rispondendo ora categoricamente, le dico di aspettare il mio ritorno per l'Aspirante Trapanese, di professione bottaio, alla età di anni 45, perché, se le informazioni di detto soggetto rispondono ai nostri requisiti, sarebbe pel momento un soggetto inutile al momento a codesta Casa, che ha bisogno di agricoltori.

2. I materiali in gran parte sono spediti, restano le piccole balate coi turacci smirigliati e i limmitari delle pile, giacchè i ferri a T. non potendoli capitare, scrissi di supplire colla legname, del modo come ho detto anche a voi, a M° Totò. I mattoni stagnati, la puzzulana, i doccioni di orni specie e il resto delle cose che mi fecero notare, le ho tutte spedite.

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3. Quanto prima manderò baccalà e sarde salate sappiano economizzarle.

4. Gli stivaloni sono in corso di esecuzione.5. Ho detto a P. Gambino di dire a P.

Amato per l'orologio di Frate Pietro.6. Manderò pure il ginise della 5 Casa.7. Ai Vecchi aveva io detto pria di partire

che, se non si rimetteva il tempo, noli doveano venire, e quando vennero, disubbidendo io li feci ritornare prontamente; per conseguenza si regoli dello stesso modo, finché non crederà prudente di farli venire.

8. La famiglia di M° Domenico ha ricevuto L. 100.

9. Le altre tavole verranno; ma per ora che mancano? Mi avvisi.

Ricevasi da M° Totò il velo rosso colla zinefÌa corrispondente, la latta colle ostie, ed una buona coppoletta.

Non posso prolungarmi. La benedico con tutti.

P.S. - Io spero venire in breve col Sig. Ru, portando i tubi per livellare ed incanalare l'acqua.

Desidero però sapere, se M° Paliddu fece fare il tentativo di trovare l'acqua a più alto livello o pur no, e vorrei sapere il dettaglio delle cose fatte e di quelle che restano a fare.

Palermo, 28 giugno 1886

Figlio mio in G. C. (il Superiore della Colonia)

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Senza sua lettera a riscontrare, non sapendo,

se avessero o no fatto affari per le mule, alla fiera di Corleo-

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ne, ed essendosi presentata l'occasione di comprare 4 mule baie, tra le quali una baia castagna di anni 6, vergo la presente per dirle che con la giumenta ho cinque vetture da potere spedire una migliore dell'altra.

Desidero sapere, se si avesse lei preso la bacchetta della giumenta. Non posso spedire oggi le mule, perché non vi sono i carrettieri Geloso; so che verranno domani e le spedirò. La porgitrice della presente è Rosa Graziano, la quale desidera avere rifugiato il suo figlio, nella colonia per venirsene a lavorare nelle nostre case, lasciando il fondo a beneficio dei suoi figli. Per questo affare l'ho rimesso al Rev.mo P. D. Natale e vedremo come si potrà combinare.

La prevengo che il fieno, qui arrivato, è tuttavia umido per farlo bene asciuttare. Se i carrettieri non hanno caricato nuovamente di fieno, sospenda di farlo caricare, perché P. Gambiuo sta preparando il locale e semplicemente potrà inviarne un carretto a Terre Rosse. Se caricarono, Iddio provvederà.

Il Sig. Caggegi non ha potuto trovare denaro, per conseguenza non può pigliarsi il vino. Mi farà la carità di parlare col sensale Enfantellina D. Giuseppe e se questo si promette di farlo vendere, al prezzo di onze undici botte o almeno onze dieci, va bene, se no mi avvisi per risolvere il da farsi. La benedico con tutti nel nome del Signore e mi dico.

P. S. - Cosa si farà per la piantime di arangio?

Passarono lo zolfo? Mi avvisi di tutto.

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Palermo, 29 giugno 1886

Il giorno dei SS. Apostoli Pietro e PaoloFiglio mio in G. C. (il Superiore della

Colonia)Sia Gesù amato da tutti i cuori.Non avendo avuto alcuno accertamento

della vostra gita a Corleone, e presentatasi l'occasione di comprare quattro mule, tra le quali una di 5 anni, o 6 non fatti, fui costretto a pigliarle. Intanto il Signor Caggegi non ha potuto trovare denaro e per conseguenza, con suo dolore, non può pigliarsi il vino. Io con altra mia l'avvertiva di parlare al sensale in mio nome, M.ro Giuseppe Enfantellima, se lui lo farà vendere a onze 11 od a onze 10 e allora va bene, se non converrebbe cederlo al signor Caggegi per avere il denaro, quando potrà. Mi scriva sii questo importantissimo articolo per vedere come regolare la partita, avendo da restituire il denaro delle mule comprate a Corleone e da pagare il censo e da occorrere ai bisogni svariati di codesta campagna ecc... e della casa.

Intanto abbiamo il vetture e per conseguenza la colletta, se Dio la benedice, potrebbe andare benissimo. Le due che ci mandai da principio, la giumenta di Antonino, e la giumenta baia che vi mando, la mula comprata in Sancipirrello da pagarsi in Agosto, le due mule comprate assai care, in proporzioni delle mie, a Corleone, e queste quattro che, unita alla giumenta che io vi mari do per mezzo di Vincenzo Geloso, colle bollette qui compiegate dove manca quella sola della giumenta che non potei cercarla, ma che vi manderò appresso; in tutto sono undici.

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Se però voi trovate che qualcuna di queste vetture non può essere affatto servibile per la fatica della colletta, in questo caso, dietro averle studiato attentamente da vicino, farete iu silenzio lo scarto, e farete le cartche di riffa ad una lira o a mezza lira la cartella, dandone per ognuna un due o tre mila biglietti, e poi dietro avere distribuiti tutti i biglietti, farete bandizare col permesso del Sindaco che il giorno Atirerete il bossolo nella casa comunale per ogni mula che rifferete, e la polizza che resta ultima sarà quella che vincerà la mula. In questo modo il poverello, che la vincerà, avrà una vettura da poterlo aiutare nelle fatiche di casa propria, e della propria campagna e noi ricaveremo un prezzo da poterne comprare delle altre.

Raccomando il buon governo delle dette vetture, strigliandole spesso, lavando l'orzo che sarete per dargli. Alla giumenta per alquanto tempo dovete governarla bene e non farle mancare la caniglia e anche la scalora, se potete, se no, basta. crevellarle la paglia e lavare bene l'orzo. Badate che detta giumenta è gravida di stallone e per conseguenza il P. Don Natale saprà regolarsi nel cavalcarla e nel farla ben nutrire.

Se il Sindaco si negherà a far tirare il bossolo nella casa comunale, procurerete un altro locale, purchè non sia Muffoletto, perché non resterebbero nemmeno zuccarelli in quella vigna. Le cartelle debbono essere fatte a madre e figlia, e le faranno stampare qui. La benedico con tutti. Il fieno fu ritenuto tutto per la 5 casa, per ora ne manderà altri quattro carri per Terre Rosse, ma che sia asciutto, perché così si perde, non potend(t asciuttare. Non posso più prolungarmi.

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Palermo, 1 luglio 1886

Figlio mio in G. C. (al P. Natale),Sia Gesù amati da tutti i cuori.Scrivo alla presenza del mio buon cugino

Gioacchino Patti, il quale mi ha informato a voce del bisogno clie avete di accomodare la tettoia del magazzino in via Patti, per mettervi il fieno e la paglia, per la quale si presume la spesa di L. 50, oltre poi ai mezzi necessari per compire la bardatura delle mule onde essere pronte alla colletta. Io capisco che i bisogni attuali di codesta casa sono molti; ma io non ho lasciato di fare tutto il possibile per aiutarvi, ma ora se non si vende il vino, non rni pare che potrò darvi aiuto per altre vie. Per la vendita del vino ho scritto due volte chè il Signor Caggegi non avendo potuto capitare del denaro, con dolore ho dovuto desistere dalla pretesa di comprarlo per questo magazzino, e vi ho interessato di pregare il sensale M.o Giuseppe Irrfantellina per procurare di venderlo allo stesso prezzo, e quanto prima sarà possibile, dovendo pagare il prezzo delle mule comprate a Corleone, il censo, ed occorrere a codesti bisogni.

Ancora non ho ricevuto alcun riscontro su questo affare, e per conseguenza non so da dove potervi aiutare. Pure non lascerò di fare il possibile, per aiutarvi, ed io ritengo che non sarà impossibile potere costì accomodare per la pronta urgenza, tra tanti buoni amici e protettori, che hanno avuto l'impegno di organizzare la colletta di campagna, finchè non riusciremo a vendere il vino, o il Signore non cui manderà altri introiti. Non so notizia come arrivarono le 4 mule e la giumen-

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ta, e s'è pensato di riffarne qualcuna col sistema da me scritto.

Questo se si potesse fare presto, sarebbe un bel mezzo di capitare denaro, perché riffandole anche per mezza lira la cartella, e dividende due o tre mila biglietti per ogni mula, si potrebbe ricavare una buona somma da far fronte ai nostri bisogni.

Però se le mule riescono tutte buone e ci servono, io non vi obbligo a far questo. Ma a mio parere, la riffa di una o due mule, che a voi sembrano poco utili, fatta prestissimo, ci farebbe rimediare alle circostanze e si potrebbero comprare altre mule.

Sento che l'uva scomparve nella vigna e forse sola. niente da noi, e che tuttavia lo zolfo non si è passato, ed il male si è fatto vedere.

Preghiamo e speriamo. Non mi dice quale esito si ebbe la colletta delle fave e dell'orzo, e come organizzeranno la colletta. Io raccomando che tutto sia ben disposto, e come restammo di presenza, che i frati non vadano soli, ma a due, o che abbiano a compagno qualche uomo della casa.

Dico uomo e non orfano, perché non è buono che varca un orfano per compagno del frate, altrimenti potranno credere che noi raccogliamo gli orfani per farci servire, e non mancheranno dei moderni che grideranno la croce, perché noi li educhiamo a mendicare, lungi di istruirli ed avviarli alla coltura di campagna o all'arte.

Se per dare ai frati qualche buon compagno si deve spendere qualche cosa, non lo curi, avendo noi le vetture, sarà poca la spesa e riuscirà di molta convenienza.

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Io dissi al superiore che i nostri frati devono andare sempre a due, ma se per l'estensione del territorio conviene che si dividano, allora bisogna che un uomo della casa faccia da compagno.

Ora che le vetture sono 10, mi pare che fosse giovevole quest'ultimo partito e lo consiglio, anche incontrando la spesa che si deve fare per l'uomo che farà da compagno, non potendo essere questi un povero dei nostri, lierchè tutti invalidi. Ove però non sia facile trovare questi compagni, ci contenteremo di diminuire le coppie ed anche di non fare la colletta.

Se però come ho scritto al Superiore, e vni sono consolato dagli altri due orfanelli ricevuti e raccomando questi tesori come la pupilla degli occhi.

Non mi pare che debba altro riscontrare; dalla lettera al Superiore potrà rivelare il resto. Mi raccomando alle Sue preghiere al suo zelo, alla Sua carità.

Oggi hanno conchiuso il mese del S. Cuore? Fecero il trionfo del SS. Sacramento? La benedico con tutti.

Palermo, 12 luglio 1886

Figlia mia in G. Cristo,Sia Gesù amato da tatti i cuori!Avrei avuto molta premura di riscontrare

l'ultima Sua per far sapere il mutamento, che si desidera sul piano della riforma della chiesa , fatto dall'ottimo ed ìmpareggiabile Sig. Sciascia, che ossequio particolarmente.

Ma le molte ed imperiose faccende non mi accordano, che ora un tantino di tempo e sono qui a mani-

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festarne l'idea. Si desidera che la sacrestia fosse costruita dietro l'altare, per renderla più arcata non solo, ma ancora più indipendente e separata.

Così facendo, anche la Cappella sarebbe maggiormente areata e, nei casi di solennità, potrebbe anche prestarsi ad un ingrandimento per ricevere delle persone esterne, aprendo la porta che immette nell'ultima stanza, la quale porta dovrebbe essere ingrandita e trasportata nel centro della murata da servire come porta principale, che immette in Cappella, e l'altra laterale da dovere, ordinariamente servire, si farebbe a modo di piccola bussola per potere anche dar luce.

Per maggior schiarimento le compiego una pianta informe da me stesso fatta, che il Signor Sciascia sa. prà modellare in buona regola. Pei bagni di mare Ella non mi dice, se la casa è vicina ai bagni o se devono fare molta via per andarvi, e come sono costruiti questi bagni, suppongo però che tutte queste cose Ella li avrà esaminati e che tutto trova adatto e ben disposto allo scopo.

Mi dice che la casa è lontana dal paese, ma è forse solitaria? Che si trovi il custode colla famiglia in detta casa, e in locale separato, mi sembra utile, supponendo che sia una buona persona, perché così potrete avere un aiuto in tutte le occorrenze possibili.

Per la Messa non è possibile che io mandi un Missionario, non potrebbe aversi un prete di Porto Empedocle a scelta di Monsignore che viene per la Messa senza bisogno di rimanere in casa? Consulti con Monsignore questo affare, perché senza il di Lui permesso

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non si può far nulla e mi saprà dire quale consiglio le darà, e dopo che mi avrà dato tutti gli schiarimenti, che le ho domandato, le dirò le mie idee opportunamente.

In atto, che avete fabbrica nella casa?Suor Adaucta meglio, anzi buona. Così

tutte.Non posso più prolungarmi, la benedico

con tutte.P. S. - Per la Sala, se Monsignore lo crede

opportuno credo conveniente che le si paghi quel tanto che avea assegnato dal Vescovo.

Palermo, 12 luglio 1886

Figlio mio in G. C. (il Superiore della Colonia),

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Scrivo in fretta, perché Geloso deve partire.

Noi restammo di presenza che i frati per la colletta devono uscire a due, come è dovere di nostra S. regola, e che se il bisogno dello stesso territorio spingeva alla necessità di raddoppiare le coppie, in questo caso io avevo detto: faremo uscire un frate ed un uomo della casa.

A questo fine il mio impegno di capitare 12 vetture, perché tanto il Povero e l'uomo della casa che poteva associarsi al fratello avesse avuto la vettura, sia per poter caricare l'elemosina, sia per non andare sempre a piedi con questi enormi calori.

Si era detto anche alla presenza del P. Gambino, che questo conveniva, ancorchè la colletta non fosse stata sufficiente a pagare gli uomini di casa, e le stesse vetture che allora si diceva anche di affittare, perché si

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vedeva utile che i frati si fossero veduti in diversi domani, e ciò al fine di potersi suscitare le vocazioni, e si restò fermi in quest'ultimo concetto. Poi il Signore mi diede grazia di capitare le vetture, talchè la spesa si sarebbe limitata ai soli uomini, tolti quelli che si potevano utilizzare dalla stessa colonia. Ma tutto questo progetto andò al fondo del mare; anzi ora mi si doman da il prezzo delle vetture, per poterle rivenderle.

Di questo modo, figlio mio, non faremo mai niente, perché si dispone di un modo e si deve eseguire di un altro, e io non devo sapere le cose che quando sono fatte, o si devono le tante volle ridire per farle poi come possono succedere.

I frati adunque devono sempre andare a due e per qualunque ragione, e quando, per mancanza di soggetti, non possono andare a due, devono avere un compagno, o servendosi dei Poveri del Ricovero, o di un uomo probo di quelli della casa, e dico dei Poveri del Ricovero e non degli orfani, perché per tante riflessioni ritengo, che l'orfano deve essere sempre tenuto alla scuola, sia di lettere, sia di arte, sia di agricoltura, e non deve mai tenersi in maniera che gli esterni potessero criticare il nostro andamento.

Il P. Natale non trova approvabile la disposizione di fare uscire il frate con un compagno secolare, perché i proprietari non farebbero l'elemosina; ma questo con buona pace starebbe pei collettori delle chiese, delle confraternite, della festa che si sogliono pagare a carissino prezzo.

Ma che cosa dovrebbero dire avendo le nostre vet-

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tura, che il frate non sa le vie e non è conosciuto, avesse un povero che l'accompagna, o un uomo della casa che, con tenue inercede, raddoppia i di lui sforzi guidandolo per le vie sconosciute ed aiutandolo a fare il più che si può per vantaggiare la casa dei Poveri? Con questo sistema che le cose devono risolversi da molti, non si farà mai nulla.

Giusto è che si facessero tutte le riflessioni, ma poi è santa cosa che si facesse ciò che risolve l'organo della S. Ubbidienza. Due giorni addietro avendo inteso varie notizie dal P. Filippello, sopra i progetti del Rev.mo P. Pasquale, io feci una lunga lettera al P. Natale per rimediare alle inconvenienze, che avrebbero potuto succedere, anche per evitare il dispiacere dell'ottimo P. Pasquale, la di cui amicizia mi è carissima.

Lei sa, figlio mio, che sono circondato da gravissimi debiti per tante ragioni, e più per codesta fondazione, sa che non abbiamo altro cespite che il poco di vino che vogliono pa'are onze 9/ 12/: e con questo dobbiamo pagare censi, fondiaria, finire la coltura di campagna, fare la vendemmia, occorrere ai bisogni estremi della casa etc.

Intanto sento dire che si vuole costruire la stazione, per la quale bisognano tante spese, che noi al momento non possiamo affatto sostenere e vedo spuntare il P. Filippello per eseguire delle commissioni di puzzolana, giarre, cartche, tubi etc.

Ed io scrissi al P. Natale, per informarini se a fare queste cose, c'è chi appronta le spese, pure bisognerebbe che pria di farle ci mettessimo d'accordo per l'unità di

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concetto, e non trovarci nella condizione di dover distruggere appresso, quello che ora si esegue, ma se poi sono io che debbo procurare il denaro, allora lo pregai di voler limitare le cose alla incanalatura dell'acqua e alla esecuzione dei mattoni di creta impastata colle erbe ed asciuttata al sole.

La prego dire al P. Natale di fargli leggere quella lettera e di limitare le cose in maniera da non ripetersi nuovi dispiaceri col Rev.mo P. Pasquale e Aria di risolversi qualunque cosa, mi sembra giusto che io fossi infortuato di quello, che si vuol fare, non tanto per tenere al primato di autorità, ma per potere dire, se esistono i mezzi o pur non di fare una cosa che si vuol fare.

Geloso fa premura e non posso continuare, legga la lettera di P. Natale, e mi faccia il piacere di condurre le cose in maniera, da non far dispiacere il P. Pasquale, ma non faccia nulla, se pria non siamo intesi.

Se le mule non servono, quelle che non bisognano costì può rimandarmele ad una ad una, che penserò io a rivenderle qui, giacchè costi non si trova di poter fare le cose che si desiderano e che comunque si fanno. In S. Cataldo ogni anno si compra un cavallo e poi si riffa con molto guadagno, costì non si può fare. Sia tutto come vuole Dio.

Dovendo restituire il denaro delle mule e pagare il censo, venda pure il vino, procuri se può ottenere qualche cosa di più, ma se non può ottenersi, ceda pure e fareino la volontà di Dio.

Geloso porta Kg. 300 patate: Kg. 257 legumi. Io

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non potei far comprare l'altro carro di puzzolana, né le giarre né le cartelle.

Mi faccia la carità di scrivermi tutto, pria di dovere eseguire.

La benedico con tutti.Ricevasi il cortice ed il solfato di Chinino.

Palermo, 13 luglio 1886

Rev.mo P. Don Cotaldo,Sia Gesù amato da tutti i cuori.Vita in voluntate Domini! Ecco il segreto

della perfezione cristiana, ecco l'essenza che rende accettabile al cospetto del Signore ogni virtù, ecco il rimedio per tutti i nostri mali, ecco anzi la sorgente unica e vera di ogni bene, il possesso della pace, ch'è il frutto della Redenzione di G. C, Vita nostra. Un solo amore all'adorabile volontà di Dio. Un solo odio al proprio cuore. Una sola diligenza per allontanare da noi tutto ciò, che disturba la pace interiore del nostro spirito. Furono queste le massime che io, se mal non ricordo, le suggerivo in occasione di un nostro spirituale abboccamento, e queste ora le ripeto come rimedio all'attuale afflizione.

Questa adorabile Volontà Divina si rivela sempre per l'organo della S. obbedienza, e per questo siamo sicuri che l'anima, che sempre obbedisce non può dannarsi, anzi è tanta sicura del Paradiso, come se lo possedesse nello atto stesso dell'obbedienza. Fui io stesso che feci scrivere quella lettera che la S. V. cita nella sua ultima raccomandata, e non aveva nessun timore di doverle recare tanto disturbo, anzi credevo che la S.V. in questa con-

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fidenzialità e fiducia che si inette nella sua carità, avreb. be potuto vedere che le nostre relazioni non sono per nulla mutate, se pure la necessità ci obbliga ad emendarne le forme.

La storia, che la S. V. ricorda nella sua lettera, ridestò una amarezza auiarissima nell'anima mia, ma mi conferma nella virtù di quella prudenza che arresta i movimenti più puri del cuore, per conoscere pria, se ven;rono o pur no dal Signore, non facendo mai nulla che non sia imposto e conceduto dalla S. Obbedienza. Ora adunque che la S. V. ha ricevuto una disposizione dalla S. Obbedienza, più lieto deve essere nel cuor suo, per, chè, ad un tempo, pirsicuro di fare il Divino volere, e più vicino ai sarti legami che il Signore le ha fatto desiderare.

Faccia il più che può per i poveri Vecchi ricoverati, ma avendo sempre a compagno il Rev.mo Padre Arciprete, e dipendendo in tutto dalle di Lui disposizioni, essendo l'organo immediato della sua Obbedienza.

Non prenda mai iniziativa di cosa alcuna, che pria da qui non sia stata approvata, ed ordinata dal Rev.mo Padre Arciprete; in tiri terreno cotanto pregiudicato è carità somma evitare le menome occasioni, che possono lavorire la maldicenza, comunque in coscienza nostra potessimo essere sicuri delle più rette intenzioni.

Per la sua venuta in questa mi avvisi otto giorni prima di quando potrebbe avverarsi; ma senza manifestarsi a nessuno ed io le saprò dire il da farsi. Tenga però che la mia stima per la sua degna persona è quella stessa, che le ho sempre manifestato, e tanto sarò più

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lieto e contento, quanto più saremo uniti nell'adorabile Volontà di Dio.

È questa la pietra ferma, sulla quale può elevarsi con sicurezza l'edificio della vera carità, e la furia dei venti non potrà scuoterlo affatto.

Attendo la sua lettera consolante, che mi mostra di esserci intesi nel vero senso.

Mi benedica nel Nome del Signore e con stima verace ed invariabile mi segno.

Palermo, 15 luglio 1886

Alla Superiora Amalia,Sia Gesù amato da tutti i cuori.Di riscontro all'ultima Sua vengo a dirle,

che la benedico nel nome del Signore per star bene e poter venire presto a curarsi e pigliare i bagni, che l'anno scorso le giovarono tanto, per poter ritornare con nuove forze al proprio ufficio.

Quello che prego sempre il Signore, è appunto questo: che lei potesse mettersi nello spirito, che io le desidero, smettendo questo che l'ha tanto travagliato e la travaglia. Stia serena nelle mani di Dio, per mezzo della S. Ubbidienza, senza darsi pensiero di molte cose; queste soverchie sollecitudini e prevegenze la fanno mettere in tante angustie e in tante illusioni, che la travagliano.

Aspettiamo tutte cose dalle mani del Signore trali quillamente. Non mancherei al mio dovere, figlia mia, sci non mi pigliassi pensiero di una qualunque di voi, trar tire per amore di G. C.? perché ne fa tante meraviglie?

La benedico con tutti. Preghi per me.

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Palermo, 15 luglio 1886

Figlia mia in G. C. (Caropepe),Sia Gesù amato da tutti i cuori.È succeduto varie volte che la S. V. ha

telegrafato con risposta pagata, ed io, trovandomi uscito, ho ricc. vuto il telegramma la sera, e poi è coincisa la Domenica, e per conseguenza la risposta l'ha ricevuta con ritardo. Questa volta io era dentro alla arrivo del telegramma, ma per essere meglio informato, dovetti aspettare che si fosse ritirato il P. Boscarini.

La risoluzione presa fu quella di pregare il Barone Boscarini per avere da fare con quell'uomo che giustamente la S. V. non volea, facendolo alloggiare nella sua stalla unitamente alla vettura, e poi il frumento si sarebbe trasportato, quando finiva la colletta, per mezzo di altre persone; così quell'uomo ineducato e ubbriacone non avrebbe avuto occasione di avvicinare in casa nostra.

Da una lettera però del Ca.no Arena ho saputo, che non è questo uomo ineducato, quello che ha adibito, e per conseguenza ci siamo assicurati.

Nell'ultima Sua ho trovato scritto quanto segue: P.S. «Tutto quello che succede sia tutto per la gloria di Dio; sino a tanto che il Signore mi dà la pazienza e bene, quando, poi non ne avrò più, allora poi... ».

Io non so capire, perché furono scritte queste parole, e ne vorrei schiarimento.

Ella è tanto buona, figlia mia, e il Signore le ha fatto tante grazie! ... perché si trova così dispiaciuta? ...

Amerei sentirla o vederla nella pace del Signore, e

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veramente ne avrebbe tutti i motivi per la predilezione del Signore. Tutti di Sua famiglia buonissimi, così tutta la nostra comunità, e di tutti presento gli affettuosi saluti.

Non ho saputo più alcuna notizia dei Suoi incomodi; desidero sapere se la cura prescritta ala questo Dottore Di Bella le fu giovevole o pur no, e vorrei descritta otni cosa con precisione e verità.

Mi auguro che codesta comunità cresca nello spirito della S. Osservanza e che tutte le buone figlie godano perfetta salute, e unitamente alla S. V. le benedico nel Signore insieme ai Poveri, alle orfane, agli ammalati.

In ultimo mi raccomando alle Sue fervorose preghiere, e l'incoraggio a star sempre nelle braccia amorose di Dio, il quale con la Sua speciale provvidenza l'aiuterà in ogni momento della vita, aiutandola in tutte le cose e abbondandola di ogni misur-ì di bene. Mi creda nei sacri Cuori di Gesù e di Maria.

P. S. - Certamente avranno fatto la novena di S. Vincenzo e faranno la più sontuosa Festa...

Palermo, 24 luglio 1886

Figlia mia in G. C, Sia Gesù amato da tutti i cuori.Appena ritornato in questa ho letto le sue, e

mi premuro a scriverle, che può andare ai bagni, e dò un voto di fiducia a lei stessa per risolvere il da fare per le due Signorine, che desiderano profittare dell'occasione vostra, per venire insieme a pigliarsi i bagni.

Mi persuado, che, se dite sì ad una dovete dire sì

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all'altra, per evitare dei pregiudizi; ma io non conoscendo, se nella casa ove andate vi sia una stanza di potere loro offrire, senza inconvenienza né per le Suore né per le Orfane, non conoscendo la moralità delle due chiedenti, e particolarmente dell'ultima, perché della prima voi mi avete detto che la Sig.ra Montana se ne fida tanto, lascio tutto alla risoluzione, che lei prudentemente crederà di pigliare, e la benedico sin da ora.

Io credevo che la chiedente ultima fosse stata una delle maestrine, che venivano con la Sig.ra Ferro, tua il Canonico Boscarini mi ha fatto osservare che trattasi di quella, che lei volle o volea per la Musica, e per conseguenza ci sarebbe da credere, che non fosse una grave molestia, una Lei, che può da vicino contemplare le cose, risolva come meglio crede.

Per la Chiesa io ritengo che il mio progetto sia eseguibilissimo, e che la sagrestia può venire ugualmente o da un estremo o dall'altro della Chiesa, perché sei metri di lunghezza ha da una punta e sei metri dalla altra.

Dovrebbe soffrire una variante solamente il mezzo arancio, che io vorrei fare per posizionare l'Altare, ed impostarvi i confessionali, i quali se non possono avere lo spazio di costruzione fuori del coro, potrebbero co. struirsi nel coro stesso, perché certamente non si confesseranno nel momento che devono ascoltare la Messa o in quello in cui si fanno le funzioni sacre, alle quali tutte vogliono attendere.

Per la casa di S. Francesco di Paola io ritengo che la mia presenza sarebbe più nociva che utile; se il bisogno

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lo esige, io farei venire il Canonico; ma se S.E. Rev.ma Monsignor Vescovo volesse persuadersi Lui delle cose, farebbe la miglior cosa, perché toglierebbe tutte le suscettibilità.

Purchè le Suore siano in locale indipendente e la disposizione della casa sia tale, da poter tenere bene la disciplina e poi penserà il Signore al resto; se deve esserci il locale del Cappellano, sarà, io son sicuro, sempre indipendentemente dallo stabilimento, perché il Cappellano non deve avere nessuna parte nella disciplina.

Preghi dunque Monsignor Vescovo, di interessarsi di questo affare e guadagneremo assai.

Io mi metto nelle mani del Pastore; faccia fare tutto a Lui.

Salute di tutte buona. La benedico con tutti.

Palermo, 27 luglio 1886

Figlio mio in C. G. (Superiore della Colonia),

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Resto inteso che Geloso si pigliò la mula; il

prezzo della stessa è L. 100, se hanno fatto compenso di L.50, devono pagare altre 50 lire.

Pel carretto, che loro banno da vendere, faccia lei stesso il prezzo, perché loro lo lasciarono al Pioppo per farlo acconciare e non rni sembra giusto farlo portare qui, Per apprezzarlo e poi ritornarlo. Mi dicono che, quando lo comprarono dal M.o Peppino Lorè, lo comprarono 5 onze; ora, che è più vecchio ed accomodato, deve andare di meno; per conseguenza, coll’aiuto di qualche esperto o dello stesso Lorè, potrà pattuirlo costì.

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Resto inteso della botte del vino venduto ad onze nove, e purchè si vende tutto e presto, per fare i fatti nostri, mi contento che si vendesse a detto prezzo, se non può farsì di meglio, purché si badi alla misura.

Ho spedito con mia lettera il povero ammalato all'ospedale; speriamo che lo ricevessero.

Mi sembra difficile combinare la faccenda dei bagni, per il cumulo degli affari che costì abbiamo, e non avendo bisogno di quelli del mare, penserei invece di organizzare costì di farli bagnare in uno di codesti tinelli o incaricare M° Vincenzo Vizzurro di eseguire una bagneruola di legno, che potrebbe sempre servire.

Se si vende presto il vino, incanaleremo presto l’acqua e così sarà facile che tutti si potessero pigliare i bagni costi, per la pulitura del corpo, senza fare questo dissesto di venire in questa e lasciare codesti affari.

I tubi sono all'ordine nostro, e come avremo la possibilità di mettere l'acqua, li manderò insieme alle giarre e alla pozzolana.

Lei dice che trovasi senza un grano, e che si è rivolto inutilmente a tante porte, per poterne avere; io diedi L. 100 al P. Filippello e altre 100 dallo stesso P. Filippello, per conseguenza avrebbe dovuto ricevere L. 200. Ora si vende il vino, e speriamo di accomodare: però la prego di non fare spese di corredo su questi introiti, ma di occorrere alle cose che abbiamo più necessarie, perché per quelle potremo gridare al Municipio e e per le spese nostre non possiamo farlo.

Dovendo spendere del denaro mi faccia la carità di

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avvertirmi, prima per averne l'approvazione, e perché io potessi regolarmi; mi faccia un quadro di quelle spese, che siamo obbligati a fare per censo, fondiaria, restituzione prezzo mule, cultura di campagna, incanalatura acqua, ecc. dovendo io aggiungere il compimento del pagamento di mio fratello.

Mi congratulo che il P. D. Natale è meglio, e desidero che affatto non si strapazzi; chieda la benedizione per me insieme al P. Filippello.

La benedico nel nonne del Signore con tutti i Frati e i Poverelli di G. C.

Mi creda nei SS. CC. di Cesti e Maria.

Palermo, 30 luglio 1886

Figlia mia in G. C, Sia Gesù amato da tutti i cuori.Riscontro, la sua di ieri, spedita da Porto

Empedocle, e con piacere rilevai che state bene, che fate con molta comodità i bagni di mare e che siete state tanto bene accolte. Riverite e ringraziate, anche da parte mia, codesti caritatevoli Signori, che tanto s'interessano delle care Orfanelle.

Per la gita in barca, io non vorrei privare le orfanelle di questa divertita, se non si sconcertano, molto più che sarebbero in lance e barche di codesti Signori benefattori e accompagnate anche dalle loro Signore. Però, non so perché codesto mare mi fa paura, forse perché recatomi a Girgenti colla santa memoria di Monsignor Turano aspettai inutilmente per più di un mese la roba di Monsignore, che per economia si era spedita per la via del mare.

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Il brigantino che la portava comparve più volte in codesto porto, ma non avea il tempo di scaricarla, che, battuto dall'impeto dei venti, doveva a discescrezione del mare lasciassi trasportare in altura. Una volta anche dovette approdare in Malta, e vi dimorò molto tempo.

Finalmente quando vennero quei marinaia consegnare la roba, tutta, guasta dalle acque marine, mi dissero che codesto mare è sempre sconvolto dai venti e che pure si frana; vuol dire, che apre le onde e sommergere le barche precisamente in vicinanza della terra.

Le Signore, che le invitano, potrebbero conoscere meglio di ine le cose e dove credono che questi pericoli non sono veri, (e la Superiora può credere che non i fossero pericoli di altre frane morali) in questo caso le do il permesso di tare divertire santamente le buone Ofanelle.

Mi auguro che il Signor Ingegnere ed il Signor Messina aderiranno al mio desiderio per la costruzione della Sagrestia e dei confessionali. Non mi ha detto nulla, se Monsignor Vescovo consente a dirigere Lui le riforme della casa di S. Francesco o pur no.

Salute di tutte bene al solito; Giuseppina nuovamente con la febbre.

La benedico con tutte le Suore e le Orfanelle, la fa miglia Montana e tutte le famiglie dei benefattori.

Non ricordo, se riscontrai l'ultima lettera del Signor Emmanuele; se ha occasione di saperlo, desidero che me ne scriva. Come va in salute la mia sig.ra Comare? La benedico di nuovo con tutte. Farà benissimo a scrivere, direttamente al Signor Santangelo per dialoghi promes

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si; io ho incaricato il Can. Boscarini, ma le molte faccende potranno farlo dimenticare di questo affare.

La benedico di nuovo con tutte e ringrazio tutti dei buoni augurii fattimi per l'onomastico, pregando il Signore, che voglia a tutti restituirli centuplicati, contento solamente di veder tutti santi e pieni dell'amore di Dio. Preghi e faccia pregare per me.

Palermo, 31 luglio 1886

Figlia mia in G. C, Sia Gesù amato da tutti i cuori.Riscontro la sua senza data, pervenutami

raccomandata col timbro del 20 luglio. Spiacemi che la S.V. abbia avuto tanto dispiacere per causa dei cercatori, e mi sono consolato nel sentire che questa faccenda si è di già accomodata. Per la scarsezza dell'annata la esorto a poggiare tutte le sue speranze nella abbondanza inesauribile della bontà di Dio, che, nella sua divina Provvidenza, apre le sue manie ricolma tutti della Sua abbondanza. Quando mancano le umane risorse, allora dobbiamo essere più lieti, perché tutte le nostre speranze restano solamente poggiate nella divina Provvidenza, la quale non viene mai msno, e tanto cresce quanto noi maggiormente ci fidiamo di Dio.

Per la sua salute, non vorrei che aspettasse la mia venuta costì, ma che mi scrivesse con lettera senza firma, per potermi dire tutto, scrivendomi anche le medicine che ha preso, per ricordarle a questo medico, che avrà potuto dimenticarle; e dico ciò perché io, essendo molto legato, al momento non posso venire. Ella mi dice che

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con 12 Pillole non poteva vedere gli effetti della cura; ma dette pillole non si potevano ripetere? Mi faccia la carità di scrivermi, come le ho detto, e prestissimo che rimedieremo a tutto.

Per l'osservanza, figlia mia carissima, io sto sereno, perché mi fido di lei, e va bene, ma questo non importa che ne abbandono il pensiero, anzi tutto il giorno prego, e mi offro al Signore per ottenere questo solo. Oh! se le buone figlie capissero che, facendosi guidare dalla loro ragione e dai loro sensi, non riusciranno affatto a possedere la vera vita!

Come sarebbero premurose ad osservare la regola, che insegna a vivere di fede nella volontà di Dio! unico mezzo per osservare bene la legge di Dio, fuori della quale non possiamo sperare la salute eterna! Io mi rattristo di un dolore indicibile, perché mi fanno gran pena, vedendole così travagliate senza lucrare quel gran bene, pel quale il Signore le ha chiamate a questo gran ministero.

La prego dir loro che io voglio, che una dopo l'altra stesero un solo giorno in perfetto ritiro, per vedere se osservano nel vero spirito la s. regola e, dopo essersi esaminate dinnanzi al Signore, desidero che ognuna mi scriva il resoconto con lettera raccomandata, mettendo ancora le sante risoluzioni, che nel ritiro avranno formato.

Mi auguro che questo santo ritiro, insieme alla salute dell'anima, migliori anche quella del corpo, e per grazia speciale del Signore, potesse sentire che anche le orfanelle migliorano; ove però vi fosse un incomodo

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interessante, vorrei anche esserne informato colla cura che hanno fatto per consultare questo nostro medico.

A lei, che deve andare avanti a tutte nella s. osservanza, consiglio di ìwn confondersi mai, e che tanto deve essere più animosa ed allegra, quanto più il Signore la visita colle tribolazioni.

Gesù è con noi, quanto più ci associa ai Suoi patimenti, e questa gran verità deve sempre più confortarla nelle vie di Dio e tenerla in pace.

Io però non lascerò di premurarmi di venire a Lei, perché sento anche io il dovere di confortarla e di consolare le buone Figliole a proseguire con fedeltà le vie del Signore; ma per il ritardo possibile conviene che si dia il pronto rimedio di sopra già detto.

La benedico con tutti, e tutti ringrazio dei buoni auguri e del carissimo regalo fattomi pel mio onomastico. Dico questo semplicemente, perché la carta mi manca, e perché ho pregato il Signore che faccia il resto e colle misure del cuor Suo. La benedico di nuovo.

Palermo, 2 agosto 1886

Rev.mo Padre Filippello,Sia Gesù amato da tutti i cuori.Mi ha addolorato sentire tanto sviluppo di

febbri miasmatiche nella nostra Colonia; molto più che non sono stati attaccati solamente i Frati che per la colletta furono costretti a frequentare locali di cattiva aria: ma i Poveri, la S. V. e il Superiore, che non hanno avuto occasione di frequentare quei locali malsani.

Questa circostanza m'impensierisce perché abbiamo

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a temere che la stessa nostra località non sia esente da miasmi nocivi. Però io avevo interessato il Superiore di premunire i Frati o col rosolio di cortice, o col vino amaro, per comporre il quale si portarono tutti i medicinali necessari quando assieme ritornammo costì.

Sta bene che il Fratello pel suo buono spirito non debba essere premuroso di altro che di potere patire e morire per Gesù; ma appunto per questo le paterne cure dei Superiori, colla gerarchia del'ubbidienza, debbono essere premurose, non solo di curare con ogni attenzione i mali già venuti, ma anche di prevenire, ove il bisogno l'esiga, quelli che possono temersi.

La pressione degli affari non mi ha fatto arrivare a scrivere pria d'ora, ma le assicuro che avrei gradito molto l'arrivo di altre sue per sapere nuove dettagliate della salute di ognuno: e desidero che tanto il Superiore pei Poveri e pei Frati, che la S. V. pel Superiore, e questi per la S. V, in queste occasioni di malattia non mi lascino mai in pensiero, non solo tenendomi avvertito, ma facendomi sicuro che non mancherete mai di tutte le sollecitudini caritatevoli per curare bene gl'infermi, non curando mai le economie nel procurare gli aiuti necessari.

Per la Commissione di Patronato vengo a dirle, che converrebbe assai istituire invece la Congregazione di Carità. La quale ha un consiglio Direttivo che si compone del Superiore della Casa e di tre Assistenti o di un Segretario, che si scelgono tra i primati del paese che sono più invogliati alla Carità.

Questo Consilio è presieduto dal Superiore, il qua-

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le conosce la Regola e i bisogni della Casa; e per consequenza può fare proposta al Consiglio Direttivo per riparare ai maggiori bisogni non solo, tua può suggerire quegli indirizzi che sono più confacenti allo spirito della Regola nostra.

Prese le deliberazioni delle cose da eseguirsi, il primo Assistente senza bisogno che vi sia il Superiore, riunisce o tutta l'assemblea, o i Comitati, o uno dei Comitati secondo il bisogno, e fa mettere in esecuzione le cose deliberate dal Consiglio Direttivo e secondo l'indirizzo da quello dato.

Di questa Congregazione, ch'è la stessa che in vari comuni si è da noi stabilita per le Signore, sotto il titolo di Dame di Carità, abbiamo i regolamenti che, messi in pratica, hanno dato risultati brillantissimi. Stabilendo adunque la Congregazione di Carità anche per gli uomini, potremo avere ottimi risultati pel vantaggio dei Poveri; tua avremo anche il bene di coltivare lo spirito di tutti quelli che ne faranno parte, perché vi sarà una riunione inensuale in Chiesa ad ogni primo venerdì di mese per la Comunione riparatrice, dove, oltre al colloquio della Comunione, si farà una conferenza stilla Carità ed un resoconto delle opere fatte e da farsi.

Con questa Conregazione un sacerdote zelante potrebbe procurare di' richiamare i cittadini, che senza sapere ciò che fanno, si sono riuniti in società democratiche; e togliendo le gare di partito, unificare tutti nello spirito della Carità di Gesù Cristo vita nostra.

Di questo modo avremo un maggior numero di persone che possono affezionarsi all'opera santificarsi per

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l'esercizio delle opere di carità, le quali essendo semure sotto la direzione ciel Superiore non potrebbero fare sviare le cose dal retto tramite.

Non si scoraggi pel conto proprio, ma perseveri a raggiungere la vita della Fede nell'adorabile volontà di Dio per mezzo della osservanza, e guadagnetà tutto.

Palermo, 3 agosto 1886

Figlia mia in G. C, Sia Gesù auiato da tutti i cuori.Ricevo una seconda sua, nella quale mi fa

premura di conferire meco per affari urgenti, e a questo fine scelgo Girgenti. Io per ingrandire lo Stabilimento degli Orfanelli, sto per ultimare le trattative col Barone Boscogrande, e come firmerò il contratto, sarò in S. Cataldo, e di là le scriverò. Però sento il bisogno di essere informato della urgenza, che la S.V. si ha di conferire meco; e la prego di scrivermi tutto per lettera assicurata o meglio raccomandata, per levarmi di sollecitudine.

In detta lettera voglio pure trovare le notizie più esatte e minute della sua salute, perché, pria di partida questa, potessi consultare il medico opportunamente. Avrà certamente ricevuto la mia precedente, nella quale dissi qualche parola per la santa osservanza. Oh! come spasima l'anima mia per questo gran desiderio! Vorrei che la S. V. m'informasse anche di questo affare, che, secondo me, è il più importante di tutti, giacchè è impossibile di piacere a Dio senza di essa, ed è un gravissimo sbaglio il credere diversamente. Nell'ultima mia mi sembra non averle dato alcuna notizia della sa-

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lute di questi nostri, che le assicuro buonissima, perché dovetti scrivere in un gran frastuono di affari e di persone, e dovetti finire per correre altrove.

Ora le ripeto che, grazie al Signore, stanno tutti benissimo, e tranne di Suor Adaucta, chè la Giuseppina Calascibetta, la quale continua colla febbre; tutto il resto anche della comunità va benissimo.

Le fo sapere che la Superiora Generale da più giorni trovasi in S. Cataldo, perché Suor Amalia dovette venire in questa per prendere i bagni, se mai la S. V. potesse avere bisogno di conferire colla stessa e crede di potersi al momento allontanare dalla casa, le do licenza di andarvi, ma se vuole aspettare, che io vi arrivi, farebbe meglio, perché, come suol dirsi, farebbe un colpo in due.

Siamo nella quindicesima della Assunzione della Mamma Nostra, ed io ho fatto preghiere speciali per tutti ed in particolare per lei, che io vorrei sentire di ottima salute corporale e di una pace piena nello spirito della nostra santa osservanza.

La benedico nel nome del Signore con tutte le Suore, che desidero s'impegnassero con ogni attenzione. a farsi il giorno del S. ritiro una dopo l'altra, per scrivertiri poi il resoconto con tutta verità e semplicità, perché io potessi riscontrarle opportunamente.

Quelle che non sanno scrivere o rni scriveranno per mezzo suo, o per mezzo della Suora che la S.V. potrà destinare per fare da segretaria.

La benedico nuovamente con tutte le Suore, le aspiranti. le orfane, le Recluse, i Reclusi e gli ammalati.

Preghi Gesù per me.

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Palermo, 9 agosto 1886Figlia mia in G. C. (alla sorella

Vincenzina),Sia Gesù amato da tutti i cuori.Riscontro la tua del 7, e credo avere

riscontrato tutte le altre, se non melo accenni, che le rivedrò. Hai fatto bene a non pigliare le iniziative per la festa della Madonna; ma giacchè i sacerdoti istanzairo, bisogna rivolgerti sempre al P. Arciprete e non mai direttamente con alcuno di loro.

Dirai adunque al P. Arciprete tutto quello, che ti hanno detto, sia per procurare l'addobbo dell'urna, sia pel disturbo che nascerebbe, se la Madonna restasse senza alcun ornamento, sia se, per questo, dovesse sospendersi la processione; declinando sopra di Lui queste responsabilità, perché tu non trovi modo come rimediarvi, farai poi quello che lo stesso Arciprete sarà per consigliarti.

Io con mio dispiacere non posso mandare la coltre. perché la Signora Patorno non consentirebbe senza una cautela, ma poi, non essendo sbrigata, perché sono fatte sernplicenrente le due ferse laterali, e mancano i due pezzi della testa e dei piedi, mancano la frangia e i fiocchi, tanto pei cuscini che sono sbrigati, quanto per le due ferse laterali, per conseguenza, se pure vi fosse cbi cautela la Patorno, vi sarebbe sempre l'incoveniente di non averla completa.

Però, se con le due sole ferse potete accomodare dello stesso modo, come l'anno scorso si accomodò colle due tovaglie del canonico Valenti, allora, se un pietoso si

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trova che vorrà cautelare la Signora Patorno per la cifra di lire mille o di 1200, quanto, se non sbaglio, ho inteso dire che la stessa va in credito pel lavoro che in'ora sì è fatto, in questo caso venga subito chi fa fronte a questo impegno, chè combineremo la cautela della Signora Patorno, e porterà seco, ritornando; i cuscini e le due ferse ricamate; ed io sono sicuro che vedendola poi s'impegneranno tutti per concorrere a farla sbrigare e se questo nemmemo succederà, quando sarà stata soddisfatta la Signora Patorno, penseremo poi al tttodo di completare il resto. Se questo che io ho detto non sarà nemmeno accetto, penserà il Rev.mo P. Arciprete al come debba accomodarsi per potersi fare la processione per questo anno; per l'anno avvenire penserà il Signore.

Intorno all'uscita delle Suore e delle Orfanelle essendovi un antecedente io mi sento molto angustiare, e non credo conveniente che si facessero delle novità, supponendo che questo sia stato fatto per contentare iÌ desiderio del Rev.mo P. Arciprete, e che il paese non lo disapprovi. Se poi all'Arciprete non piace ed al paesi non fa buona impressione, avvertitemi che risolveremo. Intorno al posto da pigliare io ritengo che le Suore dovrebbero custodire le Orfane e il posto loro sarebbe dietro il simulacro della Mamma SS. Se la bara fosse ornata e vi fossero i fiocchi, quattro Suore o quattro Orfane dovrebbero tenerli, e poi le orfanelle o processionalmente o a schiera si metterebbero dietro il Simulacro e le Suore, nella riga esterna, ne terrebbero la custodia, portando pure le cere accese. Se il Simulacro

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ritorna in Chiesa potrebbero andare senza manto, perché ritornerebbero pure processionalmente.

Ma se la Madonna resta in altra chiesa, dovrebbero ivi trovare i manti per usarne al ritorno. Declina adunque tutta la responsabilità al Rev.mo P. Arciprete per l'ornamento della bara, se non può effettuarsi di mandare questa coltre e cuscini nello stato dove sono, e. mi avvisi di tutto prestissimo. Se però si trova chi garentisce dare, venire subito per portarsi questa cassa colla coltre. Per le trattative che l'Arciprete vuol fare per la Chiesa, aspetta la mia venuta. Io credo avere riscontrato tutte le lettere. Tutti buoni, non posso più prolungarmi. Ti benedico con tutte.

Palermo, 10 agosto 1886

Figlia mia in G. C. (Caropepe),Sia Gesù amato da tutti i cuori.Ho ricevuto la sua del 30 Luglio e penso di

averla riscontrato, dicendole che, appena avrò firmato il contratto Boscogrande, rni recherò in S. Cataldo e se non potrò venire costì, la chiamerò in quella casa per conferire.

La S. V. in detta lettera si lagna del tutina silenzio, mentre io ho riscontrato tutte le sue, avendo fatto i miei ringraziamenti per la magnifica cotta regalatami con tanta carità pel mio onomastico, e avendo restituiti gli auguri fattimi con centuplicati desideri, pregando tanto in quel giorno nell'incruento sacrificio, e molto contento delle promesse fatteuù di perfetta osservanza.

Penso averle scritto in altra mia, di dare alle Suore

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una dopo l'altra, un intero giorno di ritiro per poi scrivermi ognuna il proprio resoconto.

Intorno alle immense questioni preparate col Municipio si tenga in S. calma e in tutto quello che loro promuovono, dica che deve scrivere ai Superiori, pria di dar loro una risposta, e così facendo, se noi non avremo potuto vederci, avremo il tempo di concludere qualunque cosa, e di questo modo Lei eviterà di attirarsi la loro indi guazione, dovendo trattare le cose direttamente coi Superiori. Di seguito a detta lettera ne ho ricevuto un'altra, datata del 2 agosto, cella quale mi parla della giovane mandata dal Vescovo o meglio dal Segretario del Vescovo di Piazza; però non mi dice, né come si chiama, né l'età della stessa, e la lettera del Vescovo è troppo vaga nel dare le infurmazioni. Noi abbiamo bisogno di sapere, che le vergini postulanti provengano da famiglie per molte generazioni intemerate, che avessero menato buona vita con frequenza dei Sacramenti, e che avessero veramente il desiderio di patire e morire per G. C, servendolo nei Suoi Poverelli.

La S. V. non rni dice culla di tutto questo, nemmeno il Vescovo se ne interessa nella di lui lettera; ma semplicemente mi dice che ha un fondo del valore di L. 6000 e varie case. Con questo ci assicuriamo che può avere il vitalizio ed il corredo, ma non sappiamo nulla di circostanziato della di lei moralità.

Farà adunque la carità di dire alla stessa, che si provveda della fede di nascita e di battesimo, della fede di buoni costumi e frequenza di Sacramenti, della fede di verginità, della fede di buona salute ed innesto del

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vaiuolo, e cornpiegherà dette fedi, in una sua lettera al mio indirizzo, nella quale procurerà di farmi capire la veracità della propria vocazione e poi, coi lumi del Signore e colla assicurazione avuta già dal Vescovo, risolveremo il da farsi.

Dopo che sarà accettata, darà le necessarie informazioni sulla sua proprietà, e risolveremo quello che conviene farsi o gabella o metateria. Non so capire, perché lei mi scrive scontenta del Can.co Arena, sarebbe utile saperne i motivi.

Per la colletta si corrobori sempre più nella fiducia che Dio le ispira nella Sua provvidenza; tra due salme e 20 salme la differenza non è altro che un zero e vede bene che per si poco non vi è ragione di darsi alcun pensiero.

Stia lieta, figlia mia, e piena di pace nella soave e dolcissima volontà di Dio e il Signore la farà esultare come gigante nelle vie Sue.

La salute di tutti i nostri buonissima. Non tema per la distrazione dell'Orfanotrofio; una volta che il Signore ha fatto crescere le fabbriche vuol dire che vuol far crescere il numero delle orfane, per le quali, se viene meno la provvidenza degli uomini, vuol dire che crescerà quella di Dio.

Il capitale che bisogna in cotesta casa è la sua fede e la sua osservanza e se questa non manca, non mancherà nemmeno la provvidenza. Questo aneddoto di avere soldati nel nostro ospedale, mi ha fatto un pochino di impressione, e vorrei che la S. V. mi desse presto notizie dettagliate su tale riguardo per sapere la maniera

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del loro regolamento, e quale novità ha apportato questo avvenimento nella nostra Casa.

Desidero sapere, se trovasi infermiere nella sezione uomini, e se manca vorrei che si provvedesse almeno durante questo periodo di ammalati militari.

Mi congratulo che le Orfanelle siano guarite e le benedico nel Signore. Vorrei maggiori dettagli sulla lettera che deve consegnarmi sotto suggello, non potrebbe anandarla acchiusa in lettera raccomandata?

La benedico con tutte le Suore, le Orfane, le Aspiranti, i ricoverati, e gli ammalati, e non lascerò mai di pregare per lei e per tutti.

La prego clarini notizie sulla sua salute per come le scrissi in altra mia. La benedico di nuovo e mi segno.

Palermo, 11 agosto 1886

Figlia mia in G. C. (alla sorella Vincenzina),

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Tengo la vostra ultima e a creder mio ho

ricevuto e riscontrato prontamente tutte le vostre. Ciò non ostante vi accerto, con sicurezza, di aver riscontrato quella del giorno 7. La ragione per la quale vi sono arrivate le lettere con tanto ritardo. forse sarà quello di non averle messo alla buca della posta centrale, ma nelle buche sparse per là città, e forse questo produrrà dei ritardi per disservizio; vi potrebbe essere qualche altro motivo, ma dovrei fare un sospetto sulla onestà degli impiegati e me ne astengo.

Ho presente ancora le vostre del 29 Luglio e del 2 Agosto; la prima fu intieramente riscontrata, della secon-

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da, cioè, quella del 2 Agosto ho qualche dubbio e torno a riscontrarla. Mi congratulo pria di ogni cosa del benessere tuo e di Suor Germana, già acclimate a codesta aria, e così spero sentire di tutte senza eccezioni.

Non è tornato il Medico oculista? Se si, fate visitare Suor Gabriela, per sapere effettivamente cosa soffre agli occhi e se può curarsi costì. Di Suor Rosa ho inteso dire, che il Medico di costì desidera che venisse ai bagni; se è vero, perché non si unì a Suor Amalia?

Se deve venire, ed il medico non incontra difficoltà di farle pigliare i bagni di mare, dopo la sofferta polmonite, mandatela con qualche altra Suora che potrebbe averne bisogno, o che il medico vorrà mandare a quest'aria.

Sento dalla Superiora Amalia, che la nipotina dell'Arciprete doveva, o meglio desiderava venire pei bagni; se questa è vero, non vorrei mancare di offrirmi, comunque la casa fosse zeppa di orfane e di Suore, che bisognano dei bagni. Quando occorre dirmi cose che debbono essere segrete, scriverai per lettera assicurata e così non vi sarà timore di smarrimento, né la lettera Potrà essere aperta, perché porta quattro suggelli in cera lacca.

Parlai per poco alla Superiora Amalia quanto bastò, per sollevarla un poco, e poi non ho potuto ritornarvi. Resto inteso, come fu fatto il prestito delle ragazze pria di partire, io ricordo sempre che direttamente deve sempre trattarsi con l'Arciprete, e condurre le cose come dissi di presenza.

Subito che firmerò il contratto Boscogrande, verrò.

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Se il P. Calì spera di raccogliere mille lire, perché non vi è almeno chi voglia cautelare la Signora Patorno? Su questo affare scrissi lungamente nella mia ultima. che avrete ricevuto schiava, perché la feci impostare tardi e non mi trovai francobolli; leggetela e scrivetemi subito.

Anche per l'affare del Vescovo scrissi a lungo in detta lettera; e come il Vescovo ritorna, non conviene postergare la tua visita, essendo anche reduce da Catas nia e in lutto. Facesti bene a non permettere la fuga di quella di Caltanissetta; bisogna che si tratti tutto col consenso dei genitori, che si abbiano le più appurate notizie della giovane e della famiglia, e che siano provvedute del corredo e del titolo necessario pel proprio mantenimento, o per proprietà, o per vitalizio o per retta mensile di alimenti.

Sistema tutto e bene. L'uscita ai vecchi di quando in quando potrebbe darsi, ma con tempo determinato, e quando si è sicuri di non succedere inconvenienti. Ad evitarne taluni si potrebbe permettere, o meglio, pretendere che venisse un parente per pigliarseli e ritornarli giusta la, licenza, che la Superiora crede opportuno. accordare, e così essendo il parente obbligato a custodirli, non succederebbero inconvenienze.

Per la quindicina o per l'ottavario che volete fare, come per tutto, concertatevi col Parroco e poi penserà lui a fare, che le cose vadano, invitando a predicare ecelebrare quei Sacerdoti, che crederà. Per addobbare la bara se non avete altro da fare, e non potrete conbinare nulla di quello che io vi scrissi nella mia prece-

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dente, potete pigliare una stoffa qualunque e vi appunterete dei fiori o naturali, o artificiali: queste risorse sono di ammirazione e possono riuscire di molto pabulo alla pietà.

Chissà se vedendo condotta la Madonna in simile modo accomodata, non si persuaderanno a contribuire per sbrigare la coltre? Per la processione delle Suore e delle Orfane scrissi abbastanza, leggete la mia precedente e risolvete, e se andrai dal vescovo consulta pure il Vescovo, dicendogli quello che si è fatto per gli anni passati, per vedere cosa consiglierà.

Non è giusto che le persone che vengono, e precisamente il P. Parroco, battesse inutilmente alla porta, ma mi sembra giustissimo che il Parroco fosse informato dell'orario nel quale potete ricevere, dandogli anche quello dalle 7 1/2 pom. alle 8 1/2; purchè lo interesserete di pregare tutti a non volersi incomodare fuori di quella ora ed essere pronte da andarsene quando suona il segno.

Così facendo la Comunità potrà adempire le proprie osservanze e le persone non si incomoderanno inutilmente per restare dietro la porta, quando queste notificazioni si sono fatte, se restano dietro la porta non possono lagnarsi di voi, o se devono aspettare che finisse il coro o qualunque altro atto di comunità, non potranno lagnarsi di voi. quando voi manterrete l'orario. Del resto, avendo fatto la notificazione precisa per mezzo del Rev.mo P. Arciprete P. anche direttamelne colle stesse, non dobbiamo tenere in maggior conto le loro lagnanze che quelle di Dio.

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Fra Giacomo la saluta e sta bene. Ringrazi il Signor Sindaco ed occorrendo lo visiti.

La benedico con tutti e vado a mangiare.Totò solo è quì, la famiglia a Caltanissetta.Tutti buoni, scrivetemi sempre*.

Palermo, 13 agosto 1886

Figlio mio in G. Cristo (Superiore della Colonia)

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Ricevo una sua, copiata dal Rev.mo P.

Filippello, perché, le sue sofferenze non lo fecero scrivere bene.

Questo assalto miasmatico in cotesta casa mi ha addolorato ed impensierito non poco, e più, perché sono stati attaccati anche quelli che non sono andati per le campagne. Mandai a pigliare la boccetta del solfato di chinino, le erbe pel vino amaro, e come tisi arrivano, vedrò di spedirle al più presto possibile, chi sà potessero bisognare.

Vorrei venire per persuadermi dello stato delle cose cogli occhi miei; ma qui siamo tra le più imponenti dimostrazioui per ottenere, che si mettesse il maggiore rigore per la quarantena, speriamo che il governo si persuada ad accordarle, per non ripetersi il fatto dell'anno passato. Il pensiero dei rigori sanitari a me fa più spavento dello stesso colera, ed imploro l'aiuto più fervoroso delle vostre preghiere; sin'ora però siamo esenti di ogni male e possono stare tranquilli.

* Questa lettera diretta alla sorella Vincenzina, per un equivoco non ve ine pubblicata nel 20 volume.

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Prego anzi a volermi tenere informato con maggiore dettaglio delle vostre sofferenze, sapendotisi dire minutamente le varianti di ognuno. Domani farò aggiustare un termometro, per potere misurare la febbre e così sapervi bene regolare. Se vi arriverò in tempo, manderò tutto col cocchiere Messinelli all'indirizzo del P. Don Natale.

Dirò a mio fratello di esigere l'indennizzo della terra espropriata per lo stradale di Partinico; suppongo però che sia stato esatto e consumato da molto tempo, anzi mi bisognerebbe altro denaro, per pagare quanto allo stesso io debbo per questa corrente annualità.

Si è combinata la vendita dalla mula di sei anni con Giovanni Occhipinti pel prezzo di onze venti; però Giovanni prontamente deve consegnargli lire cento e come vende la sua mula vecchia alla fiera di costi, deve dare tutto il prezzo che ricava da detta vendita allo stesso momento, e quello, che resta a dare, lo pagherà alla fine della vendemmia, e non all'ultimo di ottobre come io scrivo al creditore Sig. Bonura, che deve venire domani a presentarle una cambiale da me firmata per onze venti.

Lei legnerà detta lettera da me diretta al Sig. Bonura Giuseppe, e se lo stesso si accorda a quanto nella lettera io gli dico, allora ritirerà detta cambiale, facendogli dallo stesso firmare la soddisfatta, e gliene firmerà un'altra per la cifra residuale che Giovanni resterà a darci, e quando questo sarà fatto, saremo tutti quieti.

Se il Sig. Bonura non vuole addivenire a questo, che io gli ho scritto, procurerà di ritirarsi la mia let-

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tera, e gli dirà che, non trovandosi pronto il denaro, venisse qui per pigliarselo; e intanto se possono vendere in pronto contanti la mula costì, più, e non meno di onze venti, la vendano- e mi mandino il denaro; se non la possono vendere, aspetteranno mia lettera per mandarmi la mula, e qui combinerò io tutte cose.

Il negozio di detta mula tra me e Giovanili è combinato, ma se Bonura lo ratifica; se Bonura però non vuole, e questa l'unica ragione di restare sciolti, perché io ho conchiuso l'affare con Occhipinti con tutti i difetti che la mula si ha. Serva questo di sua intelligenza.

Del sommacco, con altra mia le aveva domandato il prezzo che si fa costì ed il campione, per venderlo e mandare il danaro, ma non ho avuta risposta, né per queste, né per altre cose da mp scritte. La colletta del sommacco, che non può fare in Borgetto e Partinic o, si è fatta in S. Giuseppe?

Se non ha modo come avere orzo o avena per le vetture, sbrighiamoci a vendere il sommacco e la comprerà, ma mi dica i prezzi che fanno costì. Per Fra Giuseppe scriverò appresso. Benedico gli sforzi per la S. Osservanza. Le rimetto una boccetta di ottimo solfato di chinino, mezzo chilo di ottima cortice e le erbe per fare 10 litri di vino amaro.

La quantità del chinino da mettere in dieci litri di vino atuaro la domandino al P. D. Natale, che ha la ricetta di De Franchis.

Giovanni fa premura ed io debbo conchiudere, be. nedicendola con tutti dei nostri carissimi Frati, col Rev. mo P. Filippello e tutti gli Aspiranti (in qual numero?) e i Poverelli di G. C. La benedico di nuovo, abbia cura della salute di tutti.

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Palermo, 14 agosto 1886

Rev.mo P. Francesco Paolo (Filippello),

Figlio mio in G. C, Sia Gesù amato da tutti i cuori.Sia benedetto Iddio per la salute riacquistata

dal Superiore e Fra Giuseppe e così spero sentire che tutti stanno benissimo. La V. S. potrebbe usare il bagno freddo, col lenzuolo bagnato, per soli 5 minuti, e bisognando potrebbe fare sponzate alla testa per diminuire la sofferenza, che ha nel meriggio, accompagnando questo rimedio con l'uso del vino amaro e di qualche poco di solfato di chinino, senza bisogno che vi sia la febbre; basta questo sintomo intermittente, che soffre alla testa.

Qui siamo tra le grandi dinnostrazioni per ottenere dal governo che la contumacia fosse di 21 giorno. Speriamo che la concedano, e che il Signore ci esenti di nuova invasione. Compatendoci l'un l'altro, impegnamoci a scrivere spesso e con esattezza. Insistano per avere l'ufficio di ammissione dei Sindaci, per regolarizzare la partita, se pure la lettera che scrivono per spedire le fedi non sia uno equivalente.

Facciamo in modo che, senza pressioni, venissero i Poveri di Corleone; potranno scrivere che altri comuni istanzano per avere quelle piazze che loro riservano al Comune di Corleone. Se avete posto, riceverete pure il povero di P. Russo; se veramente ha il bisogno. Ma io non ho colpa, giacchè, invece di questo, fecero istanze da S. Giuseppe di fare entrare gli altri, nei quali regolaranente io lo credevo compreso, essendo ritenuto molto bisognoso di questo aiuto.

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Se vi è posto, ricevete pure Gioacchino Stassi di Piana; tua se questo manca, cosa potrà farsi? Piana e Corleone permettono la colletta ordinaria? Vi prego di mirare a questo, per potere presto cedere la colletta di S. Giuseppe e di Sancipirrello alla casa delle donne, che deve aprirsi. Se i posti mancano, non possiamo ricevere altri.

I° Colletta straordinaria? se potete organizzarla, organizzatela; ne abbiamo tanto bisogno.

II° Camicie frati? come si vende il sommacco si faranno, se non si può aspettare, piglierò a credito la roba.

III° Eccezionale mutamento d'orario? amate l'osservanza! e se con tutto questo riconoscete la necessità, fatela per sola eccezione.

IV° Recezioni aspiranti? Si accettino, purchè portino le fedi, anche di perquesizioni e si sappia che provengano da famiglie intemerate e che abbiano la fede di buoni costumi e frequenza di Sacramenti.

Credo di avere spedito tutto gli ufficii, che io rni avea per codesti poveri; ma farò ricerche e se ne trovo li manderò.

Benedico tutti con la S. V. Rev.ma e mi raccomando alle preghiere di tutti.

Palermo, 20 agosto 1886

Figlio mio in G. C. (Superiore della Colonia),

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Ricevetti la cambiale soddisfatta col prezzo

della mula venduta e sono rimasto contento pel pericolo, dal

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quale vi siete tolti, essendo divenuta birbante da tirare per ammazzare lo stesso Frate Ciuseppe, che le dava da mangiare con tanta premura.

Trovandosi in questa il Barone Boscarini, padre del nostro Canonico, gli feci leggere la cartolina che fini mandò, e disse che non hanno affatto roba da dividere, e per conseguenza mi sembra una bella scusa combinata.

In ogni modo l'ho interessato di appurare bene le cose, e come ritornerà in paese, mi scriverà con precisione; per ora aspettiamo in silenzio.

Spiacemi moltissimo la sua recidiva nella febbre, aspetto lettere, che mi tengano informato della salute di tutti. Sia come vuole Iddio!

È qui Geloso, ma ancora non ho ricevuto il campione del sommacco; mandandolo mi avvisino nuovamente dei prezzi, che si fanno costì.

Pel vino, mio Cugino mi scrive di avere consegnato campione al sensale Di Lorenzo, che spera venderlo per oz. 8,15 e aggiunge che il vino è avariato. Io non so capire il valore di questa parola, e siccome può servire per queste nostre cose, desidero sapere se può conservarsi per ritirarlo in questa e mandare denaro; se non può conservarsi allora vendetelo.

Quanti sono i Frati o meglio gli Aspiranti, che portò Frate Pietro; che speranza ci danno?

Mi scriva estesamente sulla cosa di Piana.Ho dato a lei una porzione del seme

dell'Eucaliptus che ci venne da Roma?Possono costì seminarlo ed averne cura?

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Potendo, esamini che concia ha bisogno il nostro magazzino, e se lo stivile è sufficiente per la prossima vendemmia. Esamini ancora coll'intelligenza di mio cumino, se i torchi e tutto l'arnese trovasi in atto di potere prestare servizio.

Vorrei scrivere ancora, ma Geloso fa premura.

Per la fondiaria, ricevuto il campione del sommacco, manderò denaro, o, se il vino può conservarsi per questi Poveri, ne manderò pure.

La benedico con tutti.Per l'acqua?

Palermo, 24 agosto 1886

A S. E. Rev.ma Monsignor Lancia BroloArcivescovo di Monreale

Ecccellenza Rev.ma,Senza il concorso unito della carità dei vari

Comuni, che circondano la Colonia Agricola in S. Giuseppe Jato, questa non potrà lmai avere vita prospera e durevole; né potrà per conseguenza estendere la sua beneficenza verso i tanti Poveri, che da essa implorano invano un aiuto.

Ed è uno strazio vedere il bisogno, senza poterlo soccorrere.

A quest'oggetto io mi rivalgo all'E.V. Rev.ma, acciò voglia degnarsi di indirizzarsi ai Rev. Parroci dei Comuni di cotesta Archidiocesi, e raccomandar loro d'interessare la carità dei propri parrocchiani a favore del nascente Istituto, che appunto dai vari comuni ha ricevuto e riceve Poveri; e più ancora ne riceverebbe, se

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vi fossero i mezzi di poterli sostentare ed ampliare il locale.

E questi mezzi li ha da fornire l'ampliamento della Colletta.

Il bene che si può fare in quelle coutrade è immenso, ma c'è da ripetere le parole del Vangelo: «Messis quidem multa, operarii autern pauci».

Raccomandi ai Rev.di Parroci di destare le vocazioni, poichè il bene è in ragion diretta delle anione, che vi si consacrano a farlo. Ed appunto per mancanza di soggetti non possono soddisfarsi le tante richieste dei Comuni.

La parola dell'E.V. Rev.ma, calda della carità di Gesù Cristo, saprà impegnare tutti i Parroci alla bisogna, e i Poveri del Signore gliene sapranno ben grado.

Sicuro che vorrà benignamente accogliere la mia preghiera, mi conceda la Sua Paterna Benedizione, mentre prostrato al bacio del Sacro anello, ho l'onore di soscrivermi.

Palermo, 1 settembre 1886

Figlio mio in G. C. (il Superiore della Colonia),

Sia Gesù amato da tutti i cuori.La sua ultima mi consolò per

miglioramento in salute del Rev.mo P. Filippello, del buon Frate Ferdinando, dell'Aspirante e mi auguro, che presto mi darà completa consolazione per tutti. Restai poi contentissimo delle notizie che cni dà sugli Aspiranti e del buono spirito che lo consola nella povertà, in cui attualunente ver sa cotesta casa.

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Io però ho L. 200 disponibili per sollevarlo nelle attuali angustie, e, pria di spedirle per vaglia, voglio av vertirlo per vedere, se può averlo costí da qualche per.. sona, mentre io le tengo pronte per poterle pagare in questa. Di questo modo, se potrà combinare, eviteremo di pagare il dazio del vaglia postale, ed il pericolo di qualche smarrimento.

Se però non trova con chi potere combinare questo cambio, mi scriva subito che le manderò per posta.

Qui tuttavia la salute pubblica è buonissima; e se riesco di combinare l'affare Bosco Grande, partirò subito per S. Cataldo, onde torvarmi costì per la fine del mese.

Riceverà stoppa catramata, zolfanelli, perni, giusta la nota dei Sig. Cloos; i sugarelli e i tappi appresso. Io non resto contento della concia che si fa ora nel magazzino, perché poi si devono tornare a muovere le stipe.

Raccomando che fossero tutte munite di tappo, sugarelli e spinacce, altrimenti si allentano, o si prendono di muffa.

Parlai con mio fratello per ritirarsi il vino; speriamo che si persuada a contentarmi. Resto inteso delle stipe del P. Migliore. Come combinarono pel censo di Muffoletto? Vorrei sapere il conto di tutto il vino, per, chè qui si stanno facendo i conti. Tante scuse al P. Filippello per non averlo riscontrato e l'abbraccio cara mente.

La benedico con tutti e mi segno.Arrivò l'Aspirante che fu messo in libertà?

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Palermo, 11 settembre 1886Figlia mia in G. C. (Girgenti)Sia Gesù amato da tutti i cuori.I suoi telegrammi non ci hanno fatto capire

di che cosa si tratti, a qual fine le Figlie della Carità, le Figlie di S. Anna debbano riunirsi nella Casa nostra per farsi il Giubileo. Ma noi chiaramente abbiamo risposto tanto la prima che la seconda volta, che il Maestro era antecedentemente impegnato per oggi e domani, e nel resto si metteva tutto ai suoi ordini, adattandosi a dormire ovunque ed anche in locanda.

Oggi mi arriva una sua, alla quale riscontro, ed avrebbe fatto meglio a scriver per lettera sin da principio, ma dicendo tutto con chiarezza e precisione di giornata. Ho letto detta lettera al Maestro, il quale farà tutto il possibile per essere costì domani sera, se pure non potrà riuscire con la prima corsa. Col ritorno del Maestro spero avere più esatte notizie e persuadermi, del perché Mons. Vescovo con tanta carità e gentilezza ha voluto riunire nella nostra povera Casa tante degne ed onorevoli persone. Per farsi il Giubileo nella nostra Cappella? Ma le dame ?

Per l'orfanella delle Figlie di S. Anna, attese le informazioni dateliii, non trovo difficoltà di accettarla, però abbia cura di far mettere a cassa di risparmio le 400 lire, finchè non avrà espletato la prova dell'aspirandato, e poi speriamo che il Signore la provveda del necessario vitalizio. per potere vestire l'abito tra le Postulanti. Per l'altra di Sciacca procuri, se può, ottenere

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il vitalizio da Mons. Sortino, concorrendovi anche coi, quella porzione delle lire mille, che resterà dopo averle fatto il corredo. Quando l'una e l'altra di queste due Aspiranti l'avranno contentato nella prova, mi avvisi per farle venire; intanto non trascuri d'istruirle nei lavori di mano e precisamente nel ricamo in bianco.

Vorrei sapere, cosa soffre e quale cura sta facendo, per vedere se può usarsi qualche altro rimedio, molte: più se quelli usati non sono riusciti a guarirla. La gita delle Signore Montana a S. Cataldo è proprio ispirata dal Signore, perché sarà una bella spinta per quelle Dame, indolenti e poco amanti dell'Istituzione.

La sua gita con esse mi sembra che attenuerebbe l'importanza della loro visita, perché potrebbe calcolarsi come spinta dalla sua premura. Se Ella poi ha bisogno di conferire colla Superiora, potrebbe avvisarmi per andare dopo. Badino adunque all'arrivo del Maestro precisamente se verrà con la corsa ultima di Domenica.

La benedico con tutte perché il Signore le benedica dal cielo e le riempia d'ogni sua abbondanza. Non lasci mai d'implorare una benedizione per me da Mons. Vescovo. Preghi per me.

Palermo, 13 settembre 1886

Figlia mia in G. C, (Girgenti)Sia Gesù amato da tutti i cuori.Sono sicuro che, appena spedito il

telegramma per ordine di Monsignore onde avervi una risposta telegrafica per l'amcnissione dell'orfanella di Sant'Anna e per

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la giovanetta di Sciacca, doveste ricevere la mia lettera, ove su tale riguardo io vi dicevo tutto.

Resta però a me tuttavia la incognita del perché si faceva in casa nostra la riunione delle Figlie della Carità e di S. Anna nella ricorrenza del Giubileo. Sono sicuro che, non essendo venuto per vostro ordine il Maestro, avrete cura di farmi arrivare per lettera le notizie opportune.

Non ho inteso dire più nulla della casa dei Vecchi in S. Francesco di Paola: non so se Mons. Vescovo andrà a visitarla, e quali risultati abbiamo per detto affare.

Parlai col Sig. Sant'Angelo, e ricordai le promesse fattevi pel prossimo saggio, invitandolo a mantenervi le promesse, e scrivervi direttamente; ma di seguito né da lui né da Voi ho avuto altre nuove.

Qui gli affari si moltiplicano sempre e non lasciano un minuto di elezione e, per poco che un pensiero si lascia, a ripigliarlo bisogna chi lo ridesti.

La Suora Adaucta continua col suo incomodo; come potea venire? La Suor Maddalena è sempre invalidata dai suoi incomodi; con questa sicurezza del buon esito potea farsi venire così? Restava lo scampo del Maestro; ma questi si trovava impegnato per la festa del Ritiro delle Croci, e sabato e domenica dovea essere lì anche sino alla sera. Voi nulla curando, volevate giusto che fosse venuto il sabato, e poi, quando avea fatto un fracasso per essere costì domenica sera, fu spuntato al momento che partiva per la stazione.

Della sua salute, buona Superiora, nulla mi dice di particolare; la invito a scrivermi con verità quello che

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soffre, e a farmi qualche dettaglio, all'antica, della comunità tutta e delle cose di costì.

Si è publicata l'orazione Funebre del Padre nostro Monsignor Turano di Santa Memoria, e in essa sono delle note che accennano alla Sua vita.

Le spese della stampa gravarono l'ottimo autore Cappellano Bellomo, e mi interessa per averne costì un buono smaltimento. Per questo il P. Boscarini diressé lettera al Rev.mo P. Amato, Vice Rettore del Seminario; ma non si è avuto risposta; se può, lo solleciti a scrivere, chè l'autore avrà cura di spedire a lui un buon numero di copie per tenerle in drposito e curare di smaltirle.

Il padre di Suor Fredesbinda scrive a sua figlia che sta molto finale col suo incomodo, e domanda, per mezzo della stessa, che la figlia sua fosse trasferita costì. Mi dia veridiche notizie pel conto della di lui salute, e mi informi ancora sull'esito della causa, dalla quale dovea ricavarsi la dote di detta Suora.

L'avverto che i Genitori della detta Suora, quando si recarono a visitarla in S. Cataldo, fecero tutto per ricnuoverla dalla Santa vocazione. La benedico con tutte.

P. S. Perché non avete mandato la roba di Suor Cecilia, Prisca, e Fredisbinda? mandatela presto.

Palermo, 14 settembre 1886

Figlia mia in G. C. (Caropepe),Sia Gesù amato da tutti cuori;È un pezzo che io non scrivo alla S. V. , ma

per mezzo del Can.co la feci avvertita di potere accettare la proposta da Mons. Vescovo di Piazza, lasciando un procu-

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ratore per la sua piccola proprietà, non essendo utile che la vendesse, pria che si accerti della sua vocazione. Io sono stato da un giorno all'altro ad aspettare un momento favorevole per potere partire per S. Cataldo, ove, se piace a Dio, prontamente ci rivedremo, e poi io spero che ci vedremo più a lungo in Valguarnera. Suora Adaucta e Suora Chiara continuano nelle loro sofferenze; ora peggiorano e ora migliorano; il resto della comunità tutta buona, e così posso accertarla anche dei suoi parenti e di tutti i parenti delle nostre buone Suore. Perdoni se mando questa lettera così macchiata, altrinì enti il ritardo sarà più lungo. Avrei voluto scrivere individualmente ad ogni Suora, per le lettere ricevute del resoconto, ma nemmeno ho potuto riuscire a scriverne una per tutte, e a non tenerla ancora senza mia lettera vergo la presente, pregandola a volermi informare, se il frutto di questo particolare ritiro si conserva, per come ognuno mi fa sperare di voler fare. Veramente le promesse che le anime fanno a Dio, quando non sono avvalorate dall'aiuto della Sua divina grazia, finiscono col venir meno, e cominciare da capo, con questo di diverso, che il novello errore è peggiore del primiero.

Io vorrei che ognuna si pesuadesse di quello, che io tante volte ho ripetuto, cioé: che a custodire in noi la grazia di Dio, abbiamo bisogno di nascere di nuovo. Val quanto dire che abbiamo bisogno di morire a noi stessi per vivere a G. C.

Cosa vuol dire morire a noi stessi? Vuole dire che non dobbiamo più farci guidare dalla nostra volontà e dal nostro amor proprio, ma dalla volontà di Dio per

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mezzo della S. Obbedienza. Oh! se le Suore anche le meno intelligenti ed incapaci di qualunque bene fossero docili a lasciarsi guidare dalla S. Obbedienza, quanto bene non farebbero!

E per questo gran bene che il buon Gesù, rigeilerando a novella vita la povera umanità, ha segnato alla stessa la via della fede, nella volontà di Dio; perebè questa via è facile a tutti; le anime dotte e le ignoranti, le anime d'ingegno svelto e d'ingegno tarpato, possono tutte con facilità correre per questa via, e raggiungere lo stesso gran premio, per poco che lo vogliono.

Ed in verità che difficoltà s'incontra ad ubbidire alla regola e alla Superiora? Bisogna essere pieni di dottrina e di molto ingegno per far questo? qualunque Suora può farlo e deve farlo, supposto che sia venuta colla buona volontà di essere Suora. Intanto da questo poco, quanti grandi beni non risulterebbero:

I° la santificazione della propria anima;II° poi la santificazione delle anime che il

Signore ci affida nelle nostre case non solo, ma ebe trovansi nel paese, dove il Signore ci manda per santificarle colla predica del nostro buono esempio;

III° la consolidazione della S. lstituzione da Dio voluta e manifestata ed inculcata dalla sua e nostra Gran Madre;

IV° la glorificazione di Dio e della Vergine Santa Madre e Superiora nostra, e se per lungo io potessi dirvi i beni immensi, dei quali sareste capaci per la vostra vocazione, avrei bisogno di scrivere per mesi ed anni senza potere esaurire la materia.

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Misurate da questo, quanto è doloroso il sentire il menomo allontanamento da questa via! Oh! non sia mai! meglio morire che mancare un momento nella santa risoluzione di servire Dio nei suoi Poverelli per la via della fede e nella santa Ubbidienza!

La benedico con tutte le Suore.

Palermo, 14 settembre 1886

Ill.mo Signor Barone,Mi recai a visitare l'ottimo comune amico

Dr. De Franchis e accettai l'incarico di pregarla caldissimamente per sollecitare il consueto sussidio di L.160, che la Comune è solita pagargli ogni anno.

Però lo stato affligentissimo, nel quale giace questo medico insigne, tanto benemerito nel nostro paese, paralitico e sacrificato dalle mille sofferenze che reca il Diabete, mi ha spinto a chiedere il Suo patrocinio per ottenergli almeno di potere avere giornalmente la carne.

La S.V. sa che la dieta carnea è l’unica cosa che i medici prescrivono in questi casi terribili, e questo distintissimo infermo non solo non può farla rigorosamente, come dovrebbe, ma spesso la carne gli manca assolutamente. Io vorrei che la Onorevole Giunta, per Suo mezzo, lo provvedesse per avere con sicurezza Rotolo uno (grammi 800) di carne al giorno.

Sicuro che la S.V. non lascerà di impegnarsi per questa mia caldissima preghiera. con tutta la gratitudine ringraziandola mi do l'onore di essere coli ogni osservanza.

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Palermo, 16 settembre 1886

Figlia mia in G. C,

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Il motivo, pel quale Fratello Santo uscì

dalla nostra casa, è quello stesso per quale io non volevo riceverlo, la mancanza della vocazione, ed aggiungo anche quella di un buon criterio.

Il Rev.mo P. Boscarini influì molto a farlo venire, ma io, avendolo veduto tale, quale lo lasciai, mi persuasi che doveva finire in questa maniera. Dalla parte nostra si usò ogni tolleranza per vedere, se avesse potuto capire lo spirito della nostra santa regola; ma egli, posponendola a quella dei questurini, si regolava in maniera che dovette licenziarsi.

Poverino! come uscì di casa nostra, si presentò alla Questura e non lo vollero; cercò lavoro, e non potè, trovarne e aggirandosi di qua e di là fra le nostre conoscenze, raccolse una sommetta oltre quella che gli si era data per il viaggio, e dietro avere dimorato in locanda, avere comprato dei giocattoli per fanciulli, so che partì.

Poverino! essendo ritornato al secolo, ha bisogno di giustificare se stesso e forse non può farlo per altro modo, che denigrando la comunità. La S.V. non se ne interessi; ma non lo riceva più in casa e lasci che la giustificazione nostra la faccia il Signore; basta dire questo che, poverino, non aveva questa vocazione.

Rileggendo le lettere scritte di suo carattere. io mi consolo immensamente per le grandi grazie, che il Signore le ha accordate, e per quelle che ancora le accorderà, se fedele alle promesse seguirà nella santa obbe-

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dienza la via della santa Osservanza! Fortunata lei, figlia mia, per la grazia che il Signore le ha fatta! Veramente la sua sorte è rara e invidiabile nella chiesa santa di G.C.! Oh! quanto è buono con lei il Signore nell'averla spinto nella sorte di essere, sposti sua; nell'averle accordato la forza di ricercarlo con sì gran sacrificio! Io esulto nell'anima mia nel vedere soltanto lo spettacolo della divina predilezione nell'anima sua benedetta! Quale gaudio perenne non dovrebbe fare esultare l'anima sua nel godere tanta sorte in G.C. Salutare suo? Quale nel contemplare nel calcolare la immensità delle benedizioni che larghe scenderanno dal cielo sopra coloro, che ha lasciato per amore di Gesù? Quale il guiderdone che si avranno tutti nel cielo, se fedele alle promesse, le suggelleranno colla morte nell'amplesso soave del Signore!

La benedico, figlia mia, con tutte quelle che le appartengono nel nome del Padre e del Figliuolo e dello spirito Santo.

La benedico ancora colle buone Suore, le Orfane, le Vecchierelle, i Vecchierelli e i poveri infermi. Preghino tutti per me.

Cosa decise il Consiglio per il grande Salone?

Palermo, 21 settembre 1886

Rev.ma Superiora (del Buon Pastore),Sia Gesù amato da tutti i cuori.Ieri mandai una mia lettera per mezzo di

una giovane, che raccomandavo tanto alla sua carità assumendo ogni responsabilità per la retta necessaria. Non essendo

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più ritornata la giovane e non avendo ricevuto suo riscontro in pensiero di quello che sia potuto accadere, e mi prendo la libertà di incommodarla con questa altra mia, onde sapere qualche notizia.

Ritorno sempre a raccomandarmi alle sue fervorose preghiere e con tutto rispetto mi segno.

Palermo, 22 settembre 1886

Rev.mo P. Salvatore Gambino,Sia Gesù amato da tutti i cuori.Le invio un aspirante, che sembra

veramente qualche cosa di buono; si chiama Giuseppe Zappia del fu Francesco e di Ignazia Canfarotta, battezzato alla Parrocchia di S. Croce.

Ha l'età di 14 anni e da molti anni ha vissuto, vendendo caffè la mattina, e poi il resto della giornata in orazione dinanzi al SS. Sacramento; ora è stato a noi inviato dal Rev.mo P. Parroco Palazzotto, ma pria di lui me ne aveva parlato il Suddiacono Cerasola.

Se non crede di metterlo tra gli Aspiranti può metterlo cogli orfani; ma all'età di 14 anni e non venendo dagli orfaui della nostra casa, io credo che potranno riceverlo come Aspirante. Mi benedica come io la benedico.

Palermo, 22 settembre1886

Al Rev.mo P. Filippello nella Colonia,Sia Gesù amato da tutti i cuori.La sua ultima piena di insomma, come è

solito alla nostra leggiera natura, ci procacciò la convulsione del

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riso, ma pure, se non recasse dirturbo al Rev.mo P. Natale il correggersi di dette lungherie, sarebbe assai desiderabile, come utilissima sarebbe la nostra caritatevole tolleranza, non potendo ottenere il contrario. La frequenza degli esami di coscienza generale e particolare sarebbe un grande aiuto per spingerci all'esercizio delle virtù contrarie ai nostri difetti e crescere nello spirito della nostra Santa Osservanza.

Speriamo che il Signore ci accordi la graziadi informarci al tipo dei veri Missionari per potersi formare quel modello che deve tanto farci somigliare a G.C. di dentro e di fuori.

Nelle sante ricreazioni, quando secondo regola è le cito che gli uguali si spingono all'emulazione dei maggiori Carismi, util cosa sarebbe parlare in generale di questo tipo che deve formarsì fra noi, per essere utili nel ministero che il Signore ha voluto affidarci; procuri di farlo.

Io scrissi al Superiore di mandarmi notamento delle cose necessarie, perché, pria della mia venuta, potessi procurare di mandarle. Speriamo che le collette straordinarie di Piana, di S. Giuseppe e di altre comuni, potessero far fronte alle spese; ma al momento io sento che bisogna far fronte per cautelare tutti dal freddo dell'imminente mutamento di stagione.

Siamo al 22 Settembre, e tuttavia non arrivano le fedi dei nostri carissimi aspiranti, e la lettera di loro domanda per essere ammessi, non solo ma nessuna notizia mi ho del loro andamento.

Io credo che tra le fedi consuete di buoni costumi

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e la frequenza dei Sacramenti, di innesto del vaiuolo si dovrebbe anche cercare quella di perquesizioni per non capitare con persone che siano macchiate dinanzi la giustizia.

Raccomando a lei segretamente il Diacono Torregrossa, lo spinga sempre più ad amare il Signore. Vidi in questa il di lui fratello, e mi promise che verrà a vedere l'acqua, per avvertirmi del diametro necessario per i tubi per trasportarla alle case e allo stazzono. Spero che questo fatto si avveri pria della mia venuta.

Mi scriva sempre. La benedico con tutti.

S. Giuseppe Jato, 7 ottobre 1886

Figlia mia in G. C, Sia Gesù amato da tutti i cuori.All'Ave precisa arrivammo in questa

felicemente. Sia ringraziato il Signore e la Mamma nostra Santissima.

Io ho un grande appetito e così credo che l'abbia il mio compagno di viaggio. Permettete che chiamano per mangiare. Fccomi qui a dirvi che sto bene e saluto e benedico tutti. Mi farà la carità di farmi comprare un Kg. di Acido Salicilico dalla Signora Strazzeri e farmelo arrivare o col cocchiere Messinella o col carrettiere, se verrà.

Dirà al Can.co Boscarini che il Signor Scozzari non consegnò la manica di rame, come aveva promesso, e per conseguenza non ho come mettere il inosto nelle stipe; badi che la manica fosse bene stagnata. Farà sapere al Signor Caggegi che mi scriva, cosa debbo fare per il vino amarena, se manda per ritirarselo, perché mio fratel-

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lo è pronto a cederlo per lo stesso prezzo, purchè l'ab. bia pagato.

Ho scritto a lei per non farlo restare senza notizie; ma lei avrà cura di avvertire i nostri buoni Padri e per mezzo loro fare eseguire le commissioni. Benedico tutti; preghino per me.

P. S. Pagherà L. 9 al cocchiere Messinella per due posti, uno per me e l'altro per P. Filippello, Sabato, a Dio piacendo, comincerò la vendemmia.

S. Giuseppe Jato, 8 ottobre 1886

Figlia mia in G. C, Sia Gesù amato da tutti i cuori.Scrissi ieri sera, appena arrivato, la mia

prima lettera e la consegnai al cocchiere, che di proposito non pagai per farvela portare presto.

Ora scrivo la presente e ve la mando per posta, per dirvi che forse i sugarelli che comprai vi dimenticaste a darmeli, e qui mi bisognano di piena urgenza.

Oltre ciò mi portarono la pompa, ma non portarono il tubo che restò presso il Signor Rù, ed io nou potrò servirmi della pompa, se non mi arriva detto tubo.

Più, il Signor Scozzari Calderaio non diede la manica al carrettiere Geloso, ed io, se non ho la detta manica, non posso passare il mosto nelle stipe. Mi bisognano pure i tappi grandi di sughero, ma per questi non ho molta urgenza.

Prego dunque la S. V. di dire ai Rev.di Padri di farmi arrivare prestissimo i 16 o 18 metri di tubo per la

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pompa che da questa stranamente portarono costì insieme alla pompa dal Signor Rù, il quale accomodò la pompa che era rotta, e, nel riconsegnarla al carrettiere Geloso, trattenne presso di sé il detto tubo, unitamente alla vite che l'attacca alla pompa, dico che lo trattenne presso di sé, perché il carrettiere mi disse che non l'ebbe restituito.

Mi faranno ancora la carità di dire al Signor Rù, che volli provare la pompa per vedere se aspira, ed avendo anche introdotto del mosto dalla parte, ove dovrebbe invitarsi il tubo conduttore, nemmeno ha potuto aspirare.

Io ritengo che la pompa è guasta, ma se può darmi qualche istruzione me la dia per fare tutti i tentativi di farla servire. Sia fatta la volontà di Dio. Mi farete ancora la carità di mandarmi due scofine, così si chiamano quelle specie di cestolini che servono a mettersi nei orandi imbuti, per evitare che gli acini dell'uva potessero passare nella stipa, sono tessuti di giungo. Mi dimenticai il libretto di enologia che portò P. Gambino; deve essere sul mio tavolino e ho premura di averlo.

Prego i nostri buoni Padri di voler presto eseguire le dette commissioni, e mandare tutto al più presto possibile. Salute buona. Che novelle mi date di tutti dei nostri? Benedico tutti nel nome del Signore.

Colonia Agricola, 3 novembre 1886

Figlia mia in G. C, Sia Gesù amato da tutti i cuori.Mi diriggo alla S. V. e non al P. Gambino

per essere sicuro che il porgitore la trovi in casa, per riceversi come aspirante la giovinetta Emmanuela Di Noto, di anni 14,

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nata in Piana dei Greci, da Giovan Battista e da Giuseppa Caronna. La stessa porta il corredo a sei, sa leggere e scrivere e sa fare qualche lavoro donnesco, perché è stata alla scuola del Collegio di Piana. Il padre, che le reca la presente, è pronto a dare il suo consenso, per dare la Dichiarazione giusta la bozza, che trovasi presso il Signor Notaro D. Salvatore De Carlo, il quale lia il suo studio in via Maequeda, dirimpetto la chiesa di S. Orsola, pagando le spese necessarie, meno l'onorario del Notaro che è solito a regalarcelo. Per questo affare conviene profittare del momento, che trovasi in Palermo, e facendolo accompagnare dal Rev.mo P. Gambino, o da uno dei nostri Padri presso il detto Notaro fare sbrigare ogni cosa.

Lo stesso però realmente potrà dare alla figlia orze 5 all'anno, cedendole il fitto di una casa che affitta per detto prezzo, ed io ho promesso, che, se la figlia sarà confirmata nella s. vocazione, come io avrò il mezzo di farla fornire del vitalizio necessario, allora lo sgraverò di ogni obbligazione, mentre dal suo canto possiamo essere sicuri che, se il Signore lo prospera, darà alla figlia tutti gli aiuti necessari.

Io sono a fare ogni premura per ritornare.Per ora la benedico con tutti nel nome dei

Signore e raccomandandomi alle fervorose preghiere di tutta la comunità mi sottoscrivo.

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Palermo, 5 novembre 1886

Figlia mia in C. C, Sia Gesù amato da tutti i cuori.Tornato da S.Giuseppe trovo che i Medici

han deciso che Suor Adaueta venisse costì a mutamento d'aria.

Il di costei padre trovasi in questa, e fa premura che si avveri questo, che pel passato non ho voluto concedere. Come combinare intanto per farla venire? Può la buona Superiora di Girgenti venire un poco per ritirarla in Sua compagnia? Se non può mandi Suor Rosaria e se questo anche è d'incomodo lo avvisi, ma non saprei come combinare altrimenti.

Non posso prolungarmi la benedico con tutti.

Palermo, 8 novembre 1886

Carissimo Compare (Montana),Sia Gesù amato da tutti i cuori ?Tardi ebbi il piacere di rivedere mia

Signora Comare e di conoscere la carissima Carmelina. L'una e l'altra di unita alla Superiora a Suor Ninfa e alla cameriera ebbero felicissimo viaggio e la Signora Commare mi ha assicurato, che oggi si è intesa assai meglio. Speriamo che il Signore la benedica particolarmente e la risani presto della sua sofferenza.

È tardi e, non sapendo se ebbero la sollecitudine di avvisarlo per telegrafo o per lettera del lord benes sere, penso di scrivere queste due parole a solo fine di comunicarle questa consolante notizia, sapendo che lei potrebbe rimanere angustiato, se non ne ricevesse alcuna.

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Veramente fu una grata sorpresa, ed io non potei supporla, e per conseguenza non posso astenermi di manifestarle i miei più sentiti ringraziamenti. Un'aspirante di questo stampo sarebbe una grande edificazione nella Chiesa di Gesù Cristo, e questa sera abbiano scambiato qualche parola sul proposito.

Iddio la benedica, carissimo compare, e lo consoli in tutti i suoi santi desideri, e lo riempia di ogni celeste benidizione; ma io ho sempre il desiderio di essere consolato da lei per la frequenza della S. Comunione, alla quale io vedo seguire un grande bene per cotesta avventurosa città di Girgenti.

Le auguro ottima salute con tutti di sua degna famiglia, che ossequio distintamente mentre pieno di stima e rispetto benedicendolo nel Signore mi dico.

Palermo, 15 novembre 1886

Rev.mo P. F. Paolo (Filippello),Sia Gesù amato da tutti i cuori.Sono in grave angustia pel mio protratto

silenzio e pel poco pensiero che sembro di darmi per cotesta casa, che pure amo tenerissimamente. Ma la posizione nostra è tale, che, se non si, è pronti ad ogni abnegazione, non possiamo conservarci e progredire nello spi. rito della vocazione.

Da che ritornai in questa, io non posso descrivere la mia posizione, ma non ho avuto un momento da disporre a mio talento, e a questa si è aggiunta la sofferenza del locale mio incomodo, che mi ha trattenuto in casa.

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Afferrando i momenti che mi sono possibili, scrivo la presente per ricordare alla S. V, che vorrei essere, tenuto sempre informato delle cose di costì, e giacchi, il Superiore per le molte occupazioni non può far que sto con molta esattezza, io pregava la S. V. di volersene interessare, scrivendo anche un periodo al giorno a modo di resoconto, per mandarmelo quando due foglietti sono pieni, per fare economia di posta.

Io fui molto addolorato costì per vedere qualche fratello ìn uffici, dove non lo avrei voluto, e per vedere la indifferenza di tutti i frati a profittare di quei momenti per dirmi qualche cosa.

Il buon Frate Pietro, al quale io ebbi occasione di manifestare questo mio dolore; fu pure indifferente, e so lo ebbe premura di manifestarmi il suo dolore per la mancanza dello studio, e la sua grave angustia per essere obbligato a portare la carica di Primo Assistente. Al primo dolore io risposi, essere mestieri rassegnarsi ed aspettare che il Signore ci accordi l'opportunità di farlo, e intanto non lasciare di copiare G. C. in noi, per mezzo della S. Osservanza, che ci darà il mezzo di compiere il nostro Apostolato sulla terra. Lo invogliai però a profittare dei momenti che l'ubbidienza potrà accordargli per tale occupazione, senza la colpevole o presuntuosa premura di volere ascendere al Sacerdozio; essendo questo sublime ufficio un peso enorme anche agli omeri degli Angeli, e solo conviene accettarlo quando è l'ubbidienza che ce lo impone.

Perché, quando è il Signore che vuole questo, manda i mezzi opportuni per riuscirvi non sol,, ma dispone a

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quella umiltà a quel corredo di virtù che rende l'uomo capace di fare ciò che deve predicare, o meglio, a cominciare la predica delle opere, pria di quella della dottrina.

È questo il primo studio e la prima scienza, e dico ancora il primo Sacerdozio che dobbiamo impegnarci ad acquistare, lo studio viene appresso, e quaudo l'anima è fedele a rispondere a Dio, e Dio la vuole in quello stato a qualunque età cominci a studiare; e gli narrai il fatto di un certo P. Fragale che a 40 anni cominciò lo studio, in 4 anni fu Sacerdote dotto, a 50 anni fu santo e in Paradiso nella pace del Signore; e un di lui fratello, che, per di lui mezzo cominciò lo studio ad età conveniente, arrivò ad essere Sacerdote, ma solamente per celebrare la S. Messa.

Per la seconda angustia del buono frate Pietro io non dissi nulla, perché io non penso di averlo nominato Primo Assistente, e poi in una casa di Misericordia non vi sono primi e secondi assistenti, ma solamente, quando ani partii la prima volta dalla Colonia Agricola, e sapendo che il Superiore poteva avere ragione di venire in questa, o di allontanarsi dalla casa per qualunque altro motivo, dissi allo stesso, che prontamente nella sua assenza per modo d'atto avesse lasciato a Frate Pietro l'ubbidienza, per esperilnentare come ai sarebbe regolato in tale ufficio. Del resto, l'assistente dovrebbe essere il più osservante, il più umile di tutti, perché in tutto non deve fare altro che eseguirne l'ubbidienza che riceve dal Suriore.

Quello che io le dico del buono Frate Pietro, che

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nell'assieme mi amareggiò abbastanza e continua ad amareggiarmi, perché mi sembrò tuttavia pieno di propria volontà e di sentimento di se stesso, lo dico ancora degli altri frati, che non mi sembrano affatto spogliati di se stessi, e per conseguenza non possono essere ripieni di G.C. e dello spirito della S.Osservanza, che li vuole copia fedele di Colui, che essendo il primo, anzi l'unico, volle essere l'ultimo di tutti per amor nostro.

Lavori e faccia ancora lavorare il Superiore, per distruggere questo spirito di superbia e di amor proprio dal cuore dei nostri buoni Frati, perché altrimenti ci ridurremo presto alla distruzione.

Raccomandi molto la S. Osservanza e mi tenga in formato di tutto. Si fece la cannizzata attorno alle baracche? Si coprì l'acquedotto scavato? Bastano i tubi per portare l'acqua alle case? Quante giarre bisognano per detto incanalamento? Quante ne possono bisognare per l'olio? Si è raccolta l'oliva? Si uscirà a piedi in Muffoletto per poi fare uscire il nozzolo al trappeto? Il vino è fino? Si sono intesi prezzi di vino nuovo? Conte vanno gli ammalati? Come il lavoro? Si finì di seminare orzo, avena, fave, frumento?

Mi scriva di tutti e di tutto e si facciano santi.

La benedico col Superiore, coi Frati, gli Aspiranti e i Poverelli.

Palermo, 18 novembre 1886

Rev.mo Monsignore,Sia Gesù amato da tutti i cuori.La sua carità mi muove a pregarla in favore

del se minarista Pietro Patti. Lo stesso è proprio come un orfa-

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nello. Sua Eminenza lo ha protetto tanto, ma le critiche circostanze del Seminario l'han fatto mettere fuori di quel locale santo, ove con piacere di tutti progrediva negli studi e nella pietà.

Io, nella mia miseria, ho cercato di capitare la celebrazione di qualche messa per elemosina, onde aiutarlo, ma vi sono debiti e oltre a ciò ha bisogno di libri. Mi rivolgo quindi alla sua carità, se può aiutarlo in qualche cosa, sicuro che farà cosa grata all'Eminentissmo nostro, che tanto stima il giovanetto, che anche di tasca propria gli pagava la colezione.

Quanto desidererei una sua visita alle nostre povere cose! Mi benedica e con tutto il rispetto mi creda*.

Palermo, 21 novembre 1886

Figlia mia in G. Cristo,Sia Gesù amato da tutti i cuori.lo non potuto scrivere, ma non una ma mille

benedizioni ho mandate ed imolorate sopra di lei, per sentirla rivelata dalle sue sofferenze; perché non ci ha scritta quest'oggi? perché ci ha fatto aspettare con desiderio le sue notizie senza appagarle? Non una ma molte sono costì che possono scrivere e due parole avrebbe potuto farle chiunque, per rilevarci da tanta angustia.

* Questa lettera fu diretta a Mons, Gaetano Blandini, Vescovo di Girgenti, il quale rispose in questi termini: a Carissimo P. D. Giacomo. L'assicuro che non bastano nè mezzi nè buona volontà, per quanto il Signore per sua misericordia me n'ha compartito, di poter soddisfare tutti i veri bisogni del nostro paese. Le acchiudo L. 50. Faccia Lei come meglio crede e La ringrazio. Preghi per me + Gaetano.

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Cosa è questo tumore sotto l'ascella? sarà qualche glande. la ingorgata? Qualche ascesso? se il bisogno esige che questo si tagli, può farlo con quella decenza che custodisce la pudicizia, e dà al medico l’opportunità di praticare una piccola incisione, e questi tali sogliono sbrigare da una malattia lunga e penosa, quando si volle aspettare che naturalmente si avveri l'apertura.

Noi non lasciamo di pregare, che il Signore la guarisca presto e nel miglior modo, che a lei piace, ma se il bisogno lo esige, non vogliamo che protragga il male a lungo, per evitare una piccola incisione. Mi è dispiaciuto che Suor S. si fosse intrusa senza ubbidienza e fosse stata tanto loquace senza prudenza, ma pure è da credere che la presenza del Vescovo, che arriva inaspettato, l'abbia messo in quella condizione, senza aver potuto riflettere a quel che di meglio poteva fare.

Avendo visto il Vescovo, potè credere conveniente di non ritirarsi, avrà potuto credersi obbligata rispondere alle domande, che le furono dirette e poi si sarà confusa quando il Vescovo, per provare la di lei fede e la vivacità del di lei ingegno, la tirava a conseguenze tutte contrarie di quelle, che evidentemente scaturiscono.

Se Dio mantiene in florida salute le Aspiranti, vuol dire che vuole che diventino Suore.

Se poi le ammala, oppure le fa operare, vuol dire che le vuole colla croce sulle spalle, dietro le sue orme insanguinate per così edificare il mondo nello spirito vero della abnegazione e sacrifizio. Cosa rispose al Vescovo la S.S. quando il Vescovo dicea tutto il contrario? Mi faccia informato della conclusione di questo collo-

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quio e dica alle Suore, che non debbono essere unite ebe per ansare e servire Gesù nel vera spirito dell'obbedienza e del sacrifizio.

Faccia un bollettino sanitario giornalmente, finchè dobbiamo aspettare notizie di Lei, di Suor Adaucta, della Montana e di quante altre ci appartengono, che possono essere ammalate. Io sarei venuto, ma in atto i medici mi consigliano di stare per prepararmi all'operazione, e senza un preciso bisogno non mi vogliono permettere qualunque strapazzo.

Sia tutto come vuole Dio, anche ai Medici si deve ubbidire, quando il Signore lo vuole. Qui, grazie al Si gnore, non abbiamo cosa in contrario, il solo pensiero di voi in atto ci tiene in angustia, ma speriamo che il Signore ci consolerà domani, con qualche buona notizia. Quando il Signore vorrà, mi farà la carità di far sapere a S. E. Rev.ma Mons. Vescovo, che forse si approssima l'apertura della casa di Canicattì, dove sebbene nuovamente costruito dal Municipio, noi saremo costretti ad abitare un fabbricato, che sorge nel locale, ove era un antico Convento.

Egli sa tutto ed ha permesso, anzi ha sollecitato questo impianto, ma pure mi è caro avere una Sua benedizione pria di mandare le Suore. Anzi se Lui approvasse, io vorrei che le Suore venissero prima costì, per prendere la benedizione del Pastore e poi recarsi, anche nella stessa giornata, ad aprire quella casa. Se approva questo concetto, mi autorizzi a scriverlo a quel degno Parroco, per far distiorre il viaggio delle Suore con questa stazione.

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La benedico con tutte le Suore, le Aspiranti; le Orfane e le Povere vecchierelle. Do a lei ed alle ammalate una seconda e speciale benedizione, chiedendole la Carità d'implorarmene una da Mons. Vescovo per me e per tutta la Comunità.

P.S. -- Non posso scrivere al Signor Montana,, che benedico con tutta la famiglia, ma vorrei da lui con chiarezza descritto il nuovo itinerario della ferrovia, per conoscere le coincidenze, partendo dai diversi punti, dove sono le nostre Suore, compreso Canicattì.

Palermo, 21 novembre 1886

Figlio mio in G. C. (Superiore della Colonia),

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Sento che tuttavia le malattie visitano gli

abitanti della colonia e che non si sono eliminati i conigli, né puliziato il sottosuolo della casa, ove essi abitano. Non è difficile che, a preferenza di tutto, questa cattiva esalazione nella casa venisse dagli escrementi di detti animali e anche dalla possibile morte di essi dentro le tane.

Bisogna adunque toglierli interamente, mettendoli in altro sito e fare puliziare interamente il sottosuolo. I cessi, se si tenessero puliti, e se si tenesse murato il buco piccolo del pavimento e quello della pietra incavata, non potrebbero rendersi cotanto nocivi; ma a maggior cautela chiami il Maestro Polizzi, faccia nettare le campane e, mescolando il concime al materiale, lo faccia dividere nelle terre ove dovete seminare le fave, faccia levare il piccolo tubo di piombo dalla comunicazione con

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quello che va nella campana e lo faccia pescare in un'altra piccola fossa, che farà eseguire nella terra, ove le acque della pulizia, che dovrà farsi, potranno essere facilmente assorbite, non essendo intonacate di bitume.

Se, ad onta di tutto questo, la puzza continua, allora faccia prolungare l'acquedotto del cesso della cucinasino al punto dove arriva quello che si fece per l'orina delle vacche.

Ivi faccia il fioraio; faccia comprare le comode che collocherà nel locale dei cessi abolendole l'uso e la pulizia la faccia eseguire solamente in quello della cucina.

Badi però che detto acquedotto della cucina deve essere molto ripido, perché possa presto precipitarsi tutto al fioraio. Nel detto fimaio con zabare e altre pezze di tavole vecchie faccia un tornio, perché l'esalazione vada in alto e possa essere custodito dalle acque piovane.

Faccia! faccia! faccia! ma con quali mezzi, dice il povero Superiore? È vero, a tutto bisognano i mezzi; ma io ricordi che se potevo rimanere costì per altri pochi giorni, si sarebbe fatto il mediante, o la cannizzata coperta di calce intorno la casa di legno.

Perché non si è fatta? Vennero i cannizzari a fare l'incannato? I maestri Polizzi, Lo Re e l'altro che nell'impianto faticò con Polizzi, avevano promesso di faticare per questo, gratuitamente, e ciò per la spinta data da quel maestro, che io non ricordo come si chiama, di fare una settimana di lavoro gratuito pei poverelli. Una carrozzata e più di calce la diedero pria di io partire, altre due carrozzate per carità l'aveva promesso il Signor Gaetano Traina, il rimanente si aveva detto di

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prenderla alla calcara per pagarla a vendita di vino, e se questo non avrebbe potuto ottenersi da loro, s'avrebbe potuto ottenere da Traina, perché non si è fatto? Per pulizziare dove sono i conigli avrebbero potuto farle, i nostri orfanelli ed io ritengo che il maestro Polizzi ad ogni estremo si presterebbe a fare le cose d'urgenza per averle pagate, quando avremo la Provvidenza; il P. Natale dovrebbe aiutarci a fare queste cose per carità.

Moviamoci, perché se vogliamo fare tutto con denaro allora dobbiamo invertire la nostra regola. Prenda pure fino alla cifra di L. 1000 per pagarsi il 31 Gennaio, io già sto cercando di combinarmi per vendere a discreto prezzo un poco di vino; ma io vorrei che il Maestro Pizzurro lo gustasse e mi dicesse la qualità del vino che abbiamo, e come è necessario d'intrecciarlo per renderlo possibilmente tutto di un tasto.

Si faccia animo, figlio mio, e procuri di animare la colletta, dal canto mio farò scrivere ora stesso a Partinico e a Balestrate per vedere di fare sottoscrivere l'elemosina in olio da qualche commissione, che si aggirerà per raccogliere le firme e poi quando avremo la nota andrete a ritirarlo senza grave perdita di tempo. Così se mi riesce, procurerò di fare anche per quella giorna. liera del pane, quando almeno il frate potrà andare solamente a ritirarlo. Mi aiutino colle preghiere.

Faccia abbondante e buono salato di olive, coprendole bene con carrolazzo per tenere le olive sotto salamoia ed evitare che vi cadano i topi. Si trova la caputa per l'olio? in caso potrebbe M. Pizzarro adattare qualche ca-

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puta di legno? Ha ricevuto i cerchi di legno, i tubi di ferro? Bastano? Si coprì l'acquedotto della sorgiva? lo fac. eia fare in credito a Polizzi con la direzione del P. Don Pasquale. Geloso non si è più veduto; invece di scontare la mula si paga più del dovere. Lei deve avvisarmi di quello che io debbo pagare per le portaluce fatte e senza il suo conto non posso aggiustarmi con lui. Bisognano le giarre per l'acqua? Di quale caputa? Mi avvisi ed io manderò giarre e tubi. Viva Gesù. Benedico tutti.

Ho procurato il Simulacro della Mamma nostra Immacolata, lo avremo in prestito finchè Di Giovanni non finirà il nostro. Preparino un bello novenario e poi quello del S. Natale. Come fare pel Bambino? Dove rivolgermi? Mi scriva, se vuole Frati. Scriva i nomi e i cognomi e tutte le notizie generali di ognuno di loro al P. Ferrara Cappellano a Mezzojuso ed egli avrà cura di mandare le fedi, recandosi personalmente a Campofelice di Fitale e poi mandi Aspiranti che si farà il ritiro e torneranno Frati. La benedico di nuovo con tutti.

Palermo, 27 novembre 1886

Figlia mia in G. C, Sia Gesù amato da tutti i cuori.Pria di partire il Maestro le scrivo due

parole per benedirla con tutte le Suore, le Orfanelle, i Ricoverati e i Poveri inferuii. Scriverò dopo avere inteso la Superiora Generale che trovasi qui.

Badi che il Maestro è stato aiumalato ed ha bisogno della igiene più sana e della maggior cautela dal fresco; lo raccomando molto alla Sua carità. La benedico di nuovo, qui tutti bene.

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Palermo, 27 novembre 1886

Gentilissimo Signore,

Potrà consegnare al porgitore Salvatore Geloso da S. Giuseppe Jato sei giarre di un quintale per una, che siano di ottima qualità e veramente sane. Noterà il prezzo al mio conto e quando vuole manderà ad esigerlo.

Mi creda con tutto rispetto.

Palermo, 30 novembre 1886

Eccellenza Rev.ma (Mons. Vescovo di Acireale),

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Riscontro la sua tenerissima lettera, che

mostra tutta la sua paterna premura ad aiutare questa nascente Istituzione. La E. V. Rev.ma conosce a fondo la nostra miseria ed inutilità; sa pure che siamo tanto pochi ed inabili, che dobbiamo guastare e mettere in pericolo di chiudersi una casa, per tentarne di aprire un'altra, eppure col Suo zelo paterno ci invita a preferenza di altre Istituzioni già assodate, e che hanno data tanta buona prova di sé; e c'incoraggia ad accettare, con promesse di aiuti e con speranza di vocazioni, tanto a noi necessarie. Questa Sua Paterna premura è l'unico argoriento che mi fa esitare a darle una risposta propozionata alle nostre deboli forze, le quali mal potrebbero bastare ad aprire un'altra casa, e molto meno in Arcireale, ove le più sante e provate Istituzioni hanno vita per il Suo verace Pastorale zelo.

Pure seguendo il Suo invito come vera ubbidienza,

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venuta dal cielo, metto a Sua disposizione un sacerdote, ed un Frate calzolaio per iniziare la scuola delle lettere e quella dell'arte.

Intanto ho ripensato tra me e me, alla presenza del Signore, cosa possono fare un sacerdote ed un frate alla apertura di codesta casa? e sento tutto il bisogno di domandare in aiuto i suoi lumi, per rischiararmi su questo punto. Eccellenza Rev.ma, come figlio al Padre mi metto tutto nelle Sue mani; e se Ella crede che un sacerdote e un frate, colla benedizione di Dio e la Sua protezione, bastino allo scopo, disponga di me, e sarò sempre agli ordini Suoi.

Nel caso affermativo, uno dei nostri Missionari verrà, non dopo l'Immacolata che non ci è passibile, ma dopo il S. Natale per concertare le cose con V. E.

In tale occasione il Missionario potrà anche visitare la casa di Giarre, onde prepararci a far venire le Suore, quando sarà opportuno.

Ho comunicato al P. Gucciardi la lieta novella che lo riguarda e ne abbiamo goduto assieme, vedendo come il Signore è sempre pronto a benedire lo zelo verace dei Suoi Pastori. Ed ora E. Rev.ma; prostrato ai Suoi Piedi con questi buoni Padri, imploro su di noi e la comunità tutta la Sua Pastorale benedizione e baciando il Sacro anello passo a segnarmi.

P. S. - La supplico di non volerci mai dimenticare nelle Sue fervorose preghiere e noi non lasceremo mai di farlo per l’E.V. perché il Signore la Conservi a molti anni e la ricolmi sempre delle sue celesti benedizioni.

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Palermo, 2 dicembre 1886

Figlio mio in G. C. (il Superiore della Colonia),

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Molte afflizioni aggravauo il mio povero

cuore, per la posizione in cui Lei trovasi col nostro carissimo P. Filippello e i buoni carissimi frati, aspiranti e Poveri. Se io potessi dividere la vostra sorte, ne sarei felicissimo: tua il pensare che io sto bene cautelato e voi tanto esposti ai disagi nella rigidezza dell'inverno, mi fa tale angustia da non poterlo dire.

Mille progetti ho fatto nella mia testa e a molti avrei voluto dare esecuzione, per aiutarvi in questo momento. nra il nostro suolo è così arido, che sono ritornato sempre a mani vuote. Sia tutto come vuole Dio, in cui solamente dobbiamo e possiamo sperare.

Intanto i giorni si succedono e le vostre angustie si moltiplicano, e io desidero ripararle al più presto.

A tal fine, avendo parlato con D. Salvatore Celestre, io spero poter collocare qualche partita di vino e così avere qualche somma da rimediare le urgenze, se avremo la sorte di vederlo incontrare. Per questo io aveva scritto nella lettera di P. Natale di comunicare a lui la notizia, che la 5 Casa aveva bisogno di una botte di vino, mezza botte a Terre Rosse e mezza botte in S. Marco. Di questo modo avendo qui il vino, avrei potuto farlo vedere a D. Salvatore, per combinare di venderne un poco.

Tuttavia però detto vino non è arrivato, comunque il P. Natale riti avesse scritto che doveva spedirsi ieri o questa mattina: la preso adunque di mandarlo e presto.

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Per l'Immacolata, o per la Statua dell'Immacotata, aspetto questa sera un'altra risposta e spero che avrò la consolazione di mandarvela. Come fare per il Santo Bambino? mi dia qualche lume. Si potrebbe avere prestato quello che si diede a S. Chiara ?

Il Rev.mo P. Natale mi fece sperare che i maestri, che lavorano la canna, sarebbero venuti per fare il cannizzato attorno la casa di legno; voglio augurarmi che si fosse eseguito e che i maestri si contentassero aimeno di venire a faticare per essere pagati come avremo mezzi.

Non vedo l'ora che posso sapervi più cautelati dal freddo. Come vanno gli ammalati? La prego di far di tutte per aiutarli come meglio è possibile, essendo affidati alle nostre cure, non possiamo abbandonarli, e non importa che s'incontrano dei rifiuti, bisogna insistere colla colletta ordinaria, e straordinaria, facendo a tutti conoscere la posizione di codesti Poveri, che hanno il diritto di domandare il loro aiuto.

Anche di questo io scrissi al P. Natale; egli riti promise che avrebbe insistito con zelo maggiore. Ilo una lettera a riscontrare di P. Filippello e lo farò quanto prima, tua io ho chiesto giornaliere notizie di voi e le vorrei anche quando non arrivo a riscontrarvi. Arrivando il vino, se io potrò concertare la vendita, le dirò, se potrà prendere il denaro da Mastro Sebastiano per pagarsi qui nei primi di Gennaio.

Avendo danaro procuri di far di tutto per mettere ognuno in minor disagio, sia per mangiare che per vestire. Scrissero i nomi, i cognomi, la paternità e l'età degli Aspiranti al P. D. Michele Ferrara in Mezzoiuso

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per avere le fedi? come avrà le fedi, potrà fare scendere quelli che crede di poter fare entrare in Ritiro, che presto li vestiremo e rimanderemo per poter rimediare alla colletta.

D. Antonio e Fr. Giuseppe tuttavia convalescenti. Io dopo la Madonna sarò visitato dal medico e, se sarà necessario ed urgente, dopo il S. Natale sarò operato. Mi consolino colle loro notizie; preghiamo, osserviamo, speriamo nella divina Misericordia che sembra voglia sempre più dilatare l'opera Sua. Abbiamo una fondazione a Giarre o meglio ad Acireale.

Benedico tutti nel nome del Signore.

S Marco, 6 dicembre 1886

Figlia mia in G. C, (Superiora Terre Rosse)

Sia Gesù amato da tutti i cuoriVennero due carretti di vino, una botte era

per la 5 casa e una botte, era mente mia dividerla tra Terre Rosse e S. Marco. Però trovo che qui non hanno affatto c aputa per conservarlo, e per conseguenza ho disposto che la botte, che doveva dividersi. resta tutta a voi, e se non avete caputa lo tratterrete con tutta la caputa e gliela darete al venturo ritorno del carrettiere. La prego però di consegnare in vista L. 100 al porgitore Salvatore Geloso, per pagare il dazio di tutte due botti, perché né qui né alla 5 casa si trovano denaro per poterlo pagare ed il vino resterebbe alla sbarra. Oltre a ciò le consegnerann„ una mula che può servire per la senia o per venderla, ma vorrei che la vedesse Chimera, che fu quello che me la fece comprare.

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Più farà la carità di ospitare un buono amico, è Fra Paolo, così è chiamato il gran Molosso che è stato alla Colonia Agricola, e che ora scende alla custodia delle nostre Orfanelle. Badate però che dovete tenerlo in un locale, dove non c'è traffico di maestri, e la sera solamente, quando tutti sono fuori le persone straniere allo Stabilimento, e dopo che ve l'avete affezionato col mangiare, potete scatenarlo, per incatenarlo, pria di aprire lo Stabilimento. Badate a questo, e se lo farete con esattezza, sarete sicuri di avere un buon custode, nel giardino, altrimenti vi prenderete qualche dispiacere.

Vi avverto che, come entra questo cane, dovete consegnare al carrettiere i due cani che avete, perché, se li trattenete, questo cane li ucciderà..

La benedico con tutti.

Palermo, 7 dicembre 1886

Figlia mia in G. C. (Superiore di Agrigento),

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Le Suore non si sono presentate per la

benedizione di Mons. Vescovo, non pel mio incomodo, ma perché il Sindaco non ha tuttavia scritto, per come restammo di presenza. Da questo ritardo emerge di conseguenza, che le Suore non possono più arrivare per l'Immacolata ad aprire quella casa, ma bisogna ancora aspettare per far tutto in regola.

La mia salute è buona, le sofferenze locali attenuate. Godo che voi state meglio e spero sentirvi presto del tutto buone, come di queste Suore vi assicuro. Ricevetti l'itinerario delle ferrovie e ringrazio e benedico con

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tutta la famiglia l'attimo mio Signor Compare, ma io non voleva questo, volea che solamente mi avesse scritto le coincidenze varie che ogni giorno si verificano a S. Caterina Xirbi, per vedere come combinare taluni rnovimenti tra Girgenti, Valguarnera, S. Cataldo e l'alerino. Avendo il libro ho tutto, ma devo studiarvi.

Resto inteso quanto mi ha detto per colesta Cappella ed il Signor Messina, e opportunamente la servirò, anche per la parte che riguarda Mons. Vescovo. Mi avvisi, se mancia per noi ad aprire la casa dei Po verelli, e cosa desidera sapere Mons. Spoto che ossequio. La benedico con tutti e assieme alla famiglia Montana e Carratello. Cosa la la buona Arcangelina? La S. V. non scrive più. La benedico con Suor Adaucta.

Palermo, 7 dicembre 1886

Figlio mio in G. C. (il Superore della Colonia),

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Del vino inviato, la botte, che era posta nel

quartarolo di barili 12 e gr. 27, fu tutta lasciata a Terre Rosse, l'altra di barili 12 e gr. 20 alla Quinta Casa. Quinta casa pagò L. 10 di portatura solamente. Terre Rosse pagò L. 101, 60; cioè L. 91,60 dazio di due botti, e L. 10 portatura. Ora i carretti ritornano, portando tonnellata una di puzzolana ed una cassa con un simulacro dell' Immacolata, con la base ed il solo stellario, mi avvisi, se arrivano in ottimo stato. La nostra si sta eseguendo. Il curatolo Vitale andò a portare la lettera di F. Pietro e comprare il libretto delle canzonine a S. Francesco, a pigliare la mula a quinta casa e farà ritorno.

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L'aspirante resta, per farlo esaminare dal medico, e alla sua venuta ritornerà. Intorno alla sua venuta io, se non è necessaria la sua persona, vorrei risparmiarla, perché mi sembra che il suo allontanamento da costì sia angustia per tanti motivi; se poi é necessario, lo faccia, ma se non può farsi sostituire, non si allontani.

Desidero che presto venissero le fedi e avrà cura di mandarle prestissimo in questa; ma (leve farmi una lettera di accompaguainento, nella quale deve scrìvermi i suoi apprezzamenti sopra ognuno degli aspiranti, perché non venendo lei, si potesse qui risolvere il da farsi per la vestizione, che faremo prestissimo, dopo i giorni necessari del S. Ritiro, per provvedere cotesta e questa casa al miglior modo possibile. Vorrei che l'olio si uscisse prestissimo, per non dar tempo al verme di distruggere l'oliva, per non fare che si pigli di sentina e poi l'olio non viene buono per mangiare.

Il salato dell'oliva fu fatto anche per queste case? Amerei avere presto un campione di vino per farlo vedere al S. Celestre e dovrebbe essere almeno di un mezzo barile, per farlo gustare a diversi, onde combinare una prima provvista e potere avere denaro, pria che lei sarà obbligato a restituire quello che si è prestato costì. La colletta straordinaria per pagare la roba e far acquisto del rimanente s'è fatta? come va la colletta ordinaria? si sbriga il cannezzato murato? Procuri di non far mancare nulla ai poveri ammalati.

La benedico con tutti. Preghi per me.

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Palermo, 28 dicembre 1886

Figlia mia in G. Cristo,

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Ieri sera alle 12, anzi alla 1/2 a.m.

arrivarono le Suore. Taccio l'impressione provata; certo è che il Signore ha voluto usare misericordia, e la Suora è buona, e vedremo ciò che pure deve fare, perché tali regolamenti meritano essere gravemente castigati.

Prego, di stare molto attenta all'osservanzae alla disciplina, ed evitare che si ripetano queste gelosie con la Superiora. Capisco che possono provenire dalla piccolezza della mente delle Suore, ma la carità Materna deve procurare di evitare queste cose, mutando offici, e tenendo con tutte la stessa equità. La partenza delle Suore non può verificarsi domani, perché spero la diminuzione del prezzo. Se piace al Signore, verranno giovedì col Diretto; ma l'avviso l'avrà per telegrafo.

Con Suor Rosaria scriverò più a lungo.Per ora l'avverto del benessere in salute di

tutti e benedicendola con tutti di costì mi dico.

Palermo, 29 dicembre 1886

Rev.mi e Car.mi in G.C. (la Comunità della Colonia),

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Grazie delle buone e sante cose che mi

avete scritto). Io non ho lasciato di pregare per voi con tutto il miti cuore ed anche di operare. Vi rimetto il sellone della mula del carretto. Ho pagato L. 5 in conto a Francesco Geloso per trasporto carro uno puzzolana.

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Il Signor Celestre, compensandosi il credito della roba presa per S. Giuseppe, è pronto a pagare il rimanente delle 15 botti di vino, al prezzo di onze 8 e tarì quindici la botte5. Io non so a quanto arrivano codesti debiti; devo anche io esigere una cifra dal demanio, e non ho potuto attendere a fare un certificato pei lavori del ritiro, delle feste ed ora della partenza.

Mi piacerebbe che il Superiore scrivesse subito una lettera al Signor Celestre, per sapere, se può mandare sia lui le persone che debbono avere. Il denaro deve pagarsi qui o costì? Io mi premuro a potere esigere per teliermi pronto o per spedirlo in fede di credito. Benedico tutti, perché non posso prolungarmi.

San Marco, 30 dicembre 1886

Figlia mia in G. C. (Superiora Terre Rosse),

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Le ceste, commissionate in S. Giuseppe,

arrivarono, ma non bastarono per la 5 Casa e nemmeno una se ne è potuta avere per i poverelli che vengono per la colletta di S. Marco. Se tu li vuoi comprate, potrò ritornare a scrivere in S. Giuseppe; ma voglio sapere quanto ne desideri. Costano L. 5 per una, avvisami.

Domani il Can.co Mammana non viene, per conseguenza abbi la cura di avvertire in tempo il P. Gambino, altrimenti per domani resterete senza messa. Io però non lascio di fare ricerche per sistemarvi durante l'assenza del padre Boscarini. Pregate intanto il Signore, che

5 Corrispondono a L. 108,50 per ogni botte di litri 420.

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ci aiuti, come suppongo che avrete fatto questa mattina per le Suore in viaggio. Vorrei sentirti rimessa, e così vorrei buona la salute di tutti; ma ci contenteremo sem. pre di quello che vuole il Signore. Io grazie a Dio sto bene e spero farmi vedere quanto prima mi sarà possibile; se però non arrivo a venire, sono sicuro che usi avviserai sempre per tutto quello che potrà occorrere.

Vi benedico con tutti.

Palermo, 31 dicembre 1866

Figlia mia in G. C. (Superiora Terre Rosse),

Sia Gesù amato da tutti i cuori.Ho già compita l'opera e ti rimetto il

fiaschetto con la gomma. Oggi verso le quattro o 4 1/2 spero venire per conchiudere l'anno colle preghiere e la S. benedizione. Ti benedico con tutte le Suore e le orfanelle.

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APPENDICE

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Minuta di testamento olografo per una suora.

Palermo, 19 settembre 1886

Essendo sana di mente, ma affetta di renini nel corpo, volendo pensare per la povera anima mia pria che giungessi a non poter scrivere di mio proprio carattere, vergo la presente, perché rimanesse come mia ultima volontà.

Pria di tutto dichiaro di voler morire in seno alla Religione Cattolica Apostolica Romana, dove per divina misericordia sono nata e vissuta per sempre, nel gran desiderio di vedere in ine compita l'adorabile volontà di Dio per mezzo della S. Regola da me abbracciata in questa Associazione del Boccone del Povero, la quale mi ha insegnato e guidato a formare in me l'immagine di G. C, unico mio amore, avendo io abbracciata questa S. Regola fin dal primo movnento.

Palermo, 1886

Rev.mo Padre,Sin dal 1867, è nata qui in Palermo una

istituzione di Carità sotto il titolo del Boccone del Povero il cui fine è di raccogliere insieme i più miserabili di ogni

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età e di ogni sesso purchè si abbiano i mezzi di sussistenza, e i validi, e principalmente i giovani, esercitino un arte e vengono istruiti nella fede cattolica.

Questa Società, con decreto del 5 agosto del 1868, fu benedetta e lodata con parole del più vivo riconoscimento da S. S. il Pontefice Pio IX di S. memoria, ordinando che la prelodata società sia sottomessa alla direzione e alla giurisdizione dell'Ordinario secondo la forma dei S. Canoni e delle Apostoliche Costituzioni.

Facendo eco a questo Decreto del S. Padre, S.E. Rev.ma Mons. Arcivescovo Naselli con Decreto dell'otto Dic. 1868 aggiungeva ed istituiva in perpetuo canonicamente la detta Opera, la quale, proponendosi di riprodurre l'Opera di S. Vincenzo de' Paoli nelle condizioni indicate, ottenuta questa Canonica Istituzione dirigevasi al Rev.mo nostro Sup. Gen. Mons. Etienne di felice ricordanza, dal quale si ebbe in data 23 ott. 1869 il Decreto di affiliazione per mezzo del quale l'Opera veniva ad essere messa a parte di tutti e singoli i Sacrifici, le Orazioni, altre buone opere e pii esercizi tanto dell'anima quanto dei corpo che si fanno in tutta la Congregazione di S. Vincenzo, conservando sempre il desiderio di potere ottenere, quando il Signore lo vorrà, la Regola, le Costituzioni, gli Uffici, il Direttorio e la Conferenza di S. Vincenzo per modellarsi in tutto allo stesso spirito e crescere come una dipendenza dell'Istituzione nostra, ella non recherà mai nocumento del suo sviluppo perché limitata a far quello che può mendicando senza cmai accettare rendite o assenni di sorta.

Per questo in vari tempi fanno ripetute istanze

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presso i Superiori G.li che si sono succeduti e ricordo che il Sup. Gen.le Fiat li rimetteva al Superiore di Napoli. Ma la mancanza dei membri in quell'epoca per sostenere il viaggio non fece raggiungere lo scopo, e poichè, per commissione del Vescovo di Girgenti, Sac.te Giacomo Cusmano Superiore di questa Opera dovette da Girgenti recarsi a Roma, avvicinò il Superiore Mons. Bruno, non poté ottenere quanto desiderava e aveva al Gen.le Fiat richiesto, perché sopravveduto della di lui lettera, ma ottenne solamente la Regola dei Missionari.

Ora che uno dei Missionari di questa Pia Opera trovasi costì Mons.re don Giovanni Cinquemani, il detto Sac.te G. Cusmano si ha fatto animo a farle richiedere direttamente la Regola delle Figlie della Carità, le Costituzioni, gli Uffici, il Direttorio e le conferenze di S. Vincenzo e, domandano l'appoggio certificato di una mia manifestazione della verità, posso dirle, che quest'Opera nata in forma laicale dopo un primo sviluppo senubrò che fosse stata sepolta ed abbandonata, ma come per incanto avendo preso la forma ecclesiastica ora farà otto anni nel giorno della Triade Sacrosanta, come per incanto ha preso uno sviluppo inaspettato.

Essa ha Suore che ammirevolmente riescono ad assistere i Poveri ammalati, i vecchi e le vecchie invalidi, le Orfanelle. Avendo già otto case da esercizio in vari ponti di quest'isola e l'orfanotrofio di qui che raccoglie vicino a 300 Orfanelle è veramente uno spettacolo di t;arità come hanno potuto osservare i nostri Padri Missionari che sono andati a visitarli.

Oltre ciò ha dei Frati i quali separatamente si occu-

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pano di educare gli Orfanelli nelle lettere e nelle arti e dove possono avere una separata sezione, riuniscono nelle loro case anche i vecchi invalidi al lavoro proficuo. Oltre quì vi sono un buon numero di Sacerdoti che si riuniscono secondo la Regola di S. Vincenzo per la Missione dei Poveri delle campagne. A dire il vero sin dall'epoca che la felice memoria del P. Nardelli diceva alla superiora che riti precedette di aiutare quest'Opera c. dopo di lui il Rev.mo P. Ruggieri io t'ho vista crescere proprio pel nostro stampo e di buon animo ho fatto questo esposto sicuro che il Superiore della stessa terrà detti volumi con l'ubbidienza di non farli passare d'altra mano che non a quella del suo successore.

Minuta di lettera da essere scritta dalla Superiora delle Figlie di Carità di PalermoErrore. Il segnalibro non è definito. per, ottenere la Regola di S. Vincenzo per la Congregazione dei Missionari (Nota di P. Filippello).

(Mezzo foglio senza data e senza intestazione)

Congregazione di Carità a imitazione delle Dame di Carità

(Il consiglio) si compone del Superiore della Casa e di tre assistenti ed un Segretario che si scelgono tra i Primati del paese che sono più invogliati alla carità. Questo consiglio è presieduto dal Superiore il quale conosce la regola e i bisogni della casa e perconseguenza può fare la proposta al consiglio direttivo per riparare ai maggiori bisogni non solo, tua può suggerire quelli indirizi che sono più confacenti allo spirito della regola nostra. Presa la deliberazione delle cose da eseguirsi

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il primo assistente, senza bisogno che vi sia il Superiore riunisce o tutta l'assemblea o i comitati o uno dei comitati, secondo il bisogno e fa mettere in esecuzione le cose deliberate dal consiglio direttivo e secondo l'indirizzo da quello dato di questa Congregazione, che è la stessa che in varie comuni si è da noi stabilito per le Signore sotto il titolo di Dame di carità; ne abbiamo i regolamenti che messi in pratica hanno dato risultati brillantissimi.

Stabilendo adunque la congregazione di carità anche per gli uomini, potremo avere ottimi risultati per il vantaggio dei Poveri, ma avremo anche il bene di coltivare lo spirito di tutti quelli che ne faranno parte, perché vi sarà una riunione mensile in chiesa ad orni prìmo Venerdì di mese per la Comunione riparatrice, dove oltre al colloquio della Comunione glì farà una conferenza sulla carità ed un reso conto delle opere fatte e da farsi.

Con questa Congregazione un sacerdote zelante potrebbe procurare di richiamare i cittadini, che senza sapere ciò che fanno, si sono riuniti in società Democratica, e togliendo le gare di partito unificare tutti nello spirito della carità di G. C. vita nostra.

Di questo modo eviteremo le pastoie che ci met. terebbe una commissione di Patronato, ed avremo un maggior numero di persone che possono affezionarsi all'opera e santificarsi per l'esercizio per le opere di carità, le quali, essendo sempre sotto la direzione del Superiore, non potrebbero fare sviare le cose dal retto tramite.

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Non si scoraggi per conto proprio ma perseveri a raggiungere la vita della fede, nell'adorabile volontà di Dio per mezzo della santa osservanza e guadagnerà tutto.

(Mezzo,foglio senza data e senza intestazione)

Faccia lei e faccia fare la preghiera per le vocazioni senza. ritirare quelle di Messina. Per gli augurise le offerte della Santa Comunione e dell'incruento Sacrificio nella ricorrenza del mio onomastico, rendo grazie infinite e a vicenda io offersi il sacrificio e pregai per ricam. biare ad ognuno centuplicati tutti i beni desideratetisi o desiderati per I'iúcremento dell'Opera a maggior gloria di Dio e salute per le anime.

Perché tra i Poveri che entrarono non entrò quello del P. Russo? Ora che non vi sono più posti cosa io posso fare? mi scriva hanno fatto bene a fare regolarizzare dai Sindaci l'entrata dei poveri appartenenti ad altre comuni. Furono ricevuti i Poveri di Corleone? questa comune numerosa potrebbe essere utile per la colletta ordinaria.

Sta bene che si chiede l'accertato di buona salute del povero, o meglio che non abbia malattia che ha bisogno di cura finchè non abbiamo al momento inferttteria. È giusto che si istanzi pel corredo. Vedrò di mandare una lavagna della 5 Casa ma li servono pure ....

(Mezzo foglio senza data e senza indirizzo)

Ho parlato con compare Vitale per questa faccenda del fiume nel senso stesso come parlai con lei e mi pa-

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re che le cose vanno; speriamo che il Signore ci aiuti. Farò eseguire presto la Madonna per il vostro altare Io sono l'Immacolata Concezione, come comparve a Lourdes e farò scrivere al Signor Ruggeri per l'acqua e speriamo che si debelli ogni male.

Coraggio! la croce porta al cielo. Ho procurato l'avvocato al nostro Aspirante ma non so curare quale esito si ebbe la causa, scriverò appresso. La benedico con tutti mi faccia la carità di darmi notizia più spesso ad onta del mio silenzio.

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Padre Giacomo e il Deposito di Mendicità.

Il 3 Aprile 1871 il P. Giacomo fu nominato, dalla Rappresentanza Comunale, membro del Consiglio di Amministrazione del Deposito di Mendicità.

Si era al tempo del laicismo e della massoneria imperante. Un libello infamatorio aveva accusato, con evidente calunnia, il Cappellano, del Deposito, che venne destituito. In tale occasione il Consiglio di amministrazione aveva redatto un Regolamento per le Confessioni. Nella riunione del 10 Aprile 1871 il P. Giacomo si era Opposto all'iniquo Regolamento e aveva difeso l'innocenza del Cappellano o Rettore.

Senonchè, nella Deliberazione scritta, di questo noi, si faceva cenno. P. Giacomo, come era evidente, si rifiutò di sottoscrivere la Deliberazione e, con il franco' ed energico discorso seguente egli esponeva le sue ragioni, perché si era rifiutato di sottoscrivere la detta Deliberazione e altre deliberazioni.

Il discorso è del tenore seguente

Signori,

Io sento il bisogno della vostra amicizia, per manifestare con piena libertà e chiarezza l’amarissima angoscia che ha torturato l'animo mio dal giorno che ebbi la sorte di sedere fra voi, qual deputato in questo con-

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siglio direttivo del Deposito di Mendicità. Il mio carattere, educato alla quiete e alla pace per l'inaspettata sirte della vocazione al Sacerdozio, soffre molta violenza nelle gare di partito. Io non sono uso a romperla con alcuno, o signori. Quando trovo urti, è sempre che mi ritiro; passo di sopra ad ogni cosa, e mi lo legge di non dispiacere alcuno colle parole. Ma quando il silenzio potrebbe essere funesto alla causa del bene; quando il tacere mi potrebbe pesare sulla coscienza come un rimorso: allora, lo dico francamente, non misuro più riguardi; mi sollevo su tutte le leggi della convenienza; allora lo sentire la mia voce. L'unica convenienza che mi par debba usarsi in questi casi è di non averne nessuna, meno i riguardi dovuti alle perone; bisogna allora parlare franco, dir tutto con chiarezza e coraggio, anche a costo di riuscir dispiacevole.

Ecco perché, come vi dissi, sento oggi più che mai bisogno della vostra amicizia.

L'opposizione che mi avete veduto pigliare a causa di quelle deliberazioni, sa cui si è tanto discusso, pregiudica grandemente gli animi vostri contro di me. Dio sa quanto mi è doloroso il pensare che la prima volta ch'ebbi l'onore di comparirvi dinanzi per cooperare con voi al bene dei poverelli, dovetti farvi sentire la mia voce non per altro che per combattervi. Voi doveste vedere in nie uno di quei tanti, che han per mestiere di sostenere ad oltranza quello che suol formare in ogni assemblea il così detto partito di opposizione. Era un elemento disturbatore che venia ad introdursi nel Consiglio: ecco l'idea che vi doveste formare di me.

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Questa sinistra impressione, per esser la prima, mi dovea alienare per sempre gli animi vostri; dovea dimezzare per appresso la forza delle mie parole; mi dovea in breve costituire in una falsa posizione che avrebbe di certo neutralizzata la rnia presenza nel Consiglio. Io avrei fatto qualunque sacrifizio per non recare in voi questo sinistro pregiudizio sul conto mio.

Ma io non potea farne di meno. Era la coscienza che mi spingea all'opposizione, anche a costo di dispiacere gli animi vostri e di comparire in faccia a voi qualuno di quegli spiriti disturbatori, la cui presenza è sempre da deplorarsi come un datino. Se fossero stati interessi materiali, non avrei tardato a sacrificarli ai bene della pace. Ma tali non erano. In quelle delil:erazioni io vedea compromessi gli interessi morali dell'Istituto, e non potea non domandarne la revisione e l'annullamento.

Voi però vi mostraste forti e compatti nell'oppugnarmi la prima volta che vi parlai; e dopo l'opposizione che mi mostraste nelle sedute posteriori, vi dovrà sembrare arditezza per non dire stupidità il vedermi tornare all'assalto. Un avvocato qualunque non avrebbe osato tanto; sarebbesi abbandonato dell'animo, e avrebbe lasciato l'impresa. Ma qui non è così, io vi ritorno con maggiore fiducia di prima. La mia posizione in faccia a voi, in ordine alla difesa della mia proposta, sembra di essere delle più difficili; ma realmente non è così, anzi quanto più ci studio, tanto più mi par di essere invece delle più felici.

L'opposizione che voi mi fate non mi scoraggia

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punto; anzi è da essa che tiro tutto il mio coraggio. Essa non altro mi dice che voi siete uomini forti, e che, fermi ai vostri propositi, non vi piegate in nessun modo ad abrogarli, quando la coscienza vi dice di averli fatti sotto l'idea ispiratrice del bene. Ecco ciò che mi rende franco, ardito, fiducioso: questa vostra buona volontà, o a meglio dire, questa felice disposizione dell'animo vostro ad accettare ciò che credete un bene per lo Stabilimento ed a rigettare ciò che credete male. Se non fossi stato persuaso di ciò non avrei osato comparirvi dinanzi la seconda volta, e non avrei interposta dimora a presentare a chi di ragione le mie dimissioni. Bisogna pur dirlo francamente, io mi trovo oggi innanzi ad uomini onesti che se mi si oppongono da un lato mi danno dall'altro il mezzo di trionfar di loro.

La opposizione che mi fate ha un lato debole; e questo lato debole me l'offrite voi stessi. Esso è la vostra buona volontà! Sarete voi che trionferete di voi stessi, non io. La vostra buona volontà trionferà della vostra ragione.

Grazie a Di o, tanto io quanto voi conveniamo in una cosa, e questa cosa è di fare il più grande bene possibile allo Stabilimento affidatoci. Però, siamo uniti di cuore, come suol dirsi, ma non già di mente. Ebbene: state ad aspettarmi, e da qui agi una ora ci troveremo pienamente d'accordo, ed in tutte.

E nell'interesse della amicizia che ve lo domando: Idem velle atque idem nolle ea firma amicitia est: disse Sallustio.

Oh! potessero tutti gli uomini offrire alla verità

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questo lato debole, che le presentate oggi voi! voglio dire la buona volontà! Ma quanto è difficile trovai e nel mondo uomini di retta intenzione!!!

Quelle deliberazioni da voi sono state fortemente sostenute perché ci avete veduto del bene; ma se per poco arriverete a vedervi ciò che vi vedo io, cioè la morale distruzione dell'Istituto, voi vi credereste offesi se mi vedrete ancora insistere a domandarvene l'abrogazione. Una volta che da voi saranno giudicate nocive, vi leverete tutti come un sol uomo per rivocarle e per dichiararle di nessun valore e nulle.

Ecco la fiducia che porto nel cuore; ecco ciò che mi riprometto dal concetto che ho dovuto formarmi delle vostre persone.

* * *Già voi avete saputo che io wi negai a

firmare il verbale delle deliberazioni prese nella seduta del 13 Agosto. Tale rifiuto vi dovette confermare nella mala impressione che avevate ricevuto della mia persona a causa della opposizione spiegata da me nel primo Consiglio, ed è mio dovere giustificarlo prima d'imprendere la difesa della mia proposta.

Io compariva per la prima volta alla vostra presenza, quel giorno funesto, in cui una malaugurata Commissione d'inchiesta portava alla savia considerazione del Consiglio, le tracce di un processo d'inquisizione, che svelava, veri o non veri che fossero, delitti di or-

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rore e d'iniquità, esacranda, a carico di tal persona che il ridire è pur troppo doloroso.

Le calunnie lanciate da questo individuo contro i RR. PP. della Missione, e che rigettate dalla Commissione con tutta la luce delle prove non lasciavano ancora sereno l'animo dei consiglieri; la causa del calunniatore difeso e condannato allo stesso tempo e sotto lo stesso riguardo dal cavaliere Vassallo; il rifiuto che mi venne fatto dell'ufficio ecclesiastico, per cui vedea poco accetta al Consiglio la mia persona: la nessuna conoscenza del passato, che inesplicabile ed oscura mi rendea l'attualità in cui versava; l'imponenza delle vostre persone; la novità della mia posizione; ecco un insieme di circostanze che mi colpirono ad un tratto, ed a stento mi tennero presente a tue stesso per procurar di salvare il Padre Rettore dalla catastrofe incorsa, per rivendicare il mio officio, non che ancora per oppormi fortemente alle nuove deliberazioni che voleano prendersi circa il modo di regolare le confessioni, limitandomi solamente a far sospendere qualunque deliberazione, dando all'uo. tao un voto di fiducia al Deputato ecclesiastico.

Or dopo tutto questo, passati alquanti giorni, mi idi presentare il Registro delle deliberazioni per appor re la mia firma al verbale di quella seduta. L'estensore erasi poco carato dell'opposizione fatta da me alla destituzione del Padre Rettore; né avea fatto cenno alcuno di quanto avea detto io per sospendere le nuove deliberazioni che voleano prendersi pel regolamento delle confessoni: eppure, quasi tre quarti d'ora di discussione erano stati da me impiegati per difender la mia proposta.

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Mi vedea quindi chiamato ad approvare colla mia firma ciò che avea combattuto. L'onore e la coscienza me ne faceano divieto. Più; in quelle deliberazioni veniano a confermarsi indirettamente quelle prese nel consiglio del 10 aprile; deliberazioni che io non potea far mie colla mia firma, perché avea già cominciato asentire il dovere di proporvene lo annullamento; dovere che si è fatto in me più imperioso, dopo che non voleste accordarmi nella seduta di appresso di aggiungervi la clausola: purchè non si leda menomamente la libertà delle coscienze e la dignità sacerdotale.

* * *Ed eccomi, o Signori, a presentare

nuovamentequegli articoli del 10 aprile alla vostra savia attenzione.

Io lo so, voi avete agito sotto l'impulso di una forte emozione. In questi casi non si ha altra mira che quella di campare dalla sventura che sovrasta; ed ogni cosa pare riustifieata dall'imperiosità del momento.

Ma un guardo retrospettivo, son sicuro, vi metterà nella mia stessa posizione, vi farà tornare in dietro su i vostri passi, vi farà esaminare le cose e le circostanze colla calma di chi non soffre una forte agitazione morale, e la vostra intelligenza, la vostra sapienza saprà ottenere il fine che si propone, ma per quei mezzi che lo zelo calmo ed illuminato saprà suggerire.

Signori, lo ripeto di nuovo, io non ho portato nessuna prevenzione venendo fra voi; il mio carattere, la

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mia educazione, il ministero non mi chiamano a lottare contro di voi, ma a cooperare con voi, quanto più è possibile, al miglioramento di tanti infelici, che sono raccolti nello Stabilimento da noi amministrato e diretto. Bando quindi ad ogni prevenzione e pregiudizio; accordatemi la vostra amicizia; il mio cuore ne sente un ,forte bisogno, ripeto per potervi esporre liberamente le mie idee, o meglio le idee che spontaneamente emergono in chi esamina semplicemente le deliberazioni in parola.

Io risorgo dai fatti particolari; e dal concreto sadisco all'astratto. Vengo ad esaminare quelle deliberazioni, non dalla parte della lettera che la chiude, ma da parte dello spirito che le aiouta; Pd assumo a dimostrare che esse discostansi non poco dello spirito che deve informare l'Istituto, e che per conseguenza la Direzione è in obbligo di richiamarle alla revisione e di sottoporle all'emenda, non essendo lecito per niun verso di indurre mutazione sostanziale alla natura dell'Istituzione alle sue cure affidate.

E prima di tutto, a niuno è ignoto che lo spirito che deve animare l'Istituzione è eminentemante cattolico. Nel Regolamento infatti, all'art. 5° si prescrive: che gli aspiranti al ricoveronel deposito di Mendicità devono appartenere alla Religione cattolica: e che quindi il Deposito non può ricevere ragazze appartenenti ad altri culti. Ora questa esclusività mostra che lo spirito che informa il Regolamento esclude ogni tolleranza nel fatto religioso; e quindi, religione, disciplina, istruzione. dovranno concordare col detto articolo.

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Stabilito questo per massima, ne viene d'immediata conseguenza che l'operato del Consiglio deve venire informato allo spirito dell'Istituto, il cui carattere è spiegamente cattolico. Qualunque quindi sia per essere la privata opinione di ciascuno dei membri del corpo direttivo; le proposte e le deliberazioni, in ciò specialmente che riguarda il culto coi rami annessi della istruzione e della disciplina, devono essere informate a quel tipo; non essendo in diritto a privati alterare lo spirito di una pubblica Istituzione che dal Governò è riconosciuta, autorizzata ed a noi affidata come cattolica.

Ciò posto, lo spirito, che ha regolato quelle deliberazioni in ordine ai rami suddetti, è stato esso in corrispondenza allo spirito dell'Istituzione? Ecco la domanda a cui mi propongo rispondere.

* * *

Dalla relazione che intesi leggere dal signor Zerega, potei persuadermi che un infame libello, o il delitto, vero o non vero, provato in persona di un solo sia stato il motivo che vi determinò a quelle deliberazioni.

All'occasione poi che mi fu presentato il Registro delle decisioni del Consiglio per firmare il verbale della ultima seduta, ebbi l'agio di leggere i quattro articoli che stabiliscono i regolamenti per le confessioni, ed ho desiderato ardentemente di proporvene non che la re-

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visione ma la totale abrogazione, siccome quelle che vengono ad attentare direttamente alla vita dell'Istituto.

Egli è qui più che mai che io devo invocare la vostra più seria attenzione e sommo raccoglimento. Le co. se che avrò a dire saranno talvolta molto delicate, fors'anche penose. Userò riguardi dicendole; nulladimeno parlerò colla semplicità e colla franchezza impostami dalla mia coscienza, dai gravi interessi che tratto e dal rispetto che devo a coloro cui sto per parlare.

Io dissi che quelle deliberazioni attentano alla vita dello Istituto. Imperocchè se la vita dell'Istituto e l'educazione, e se l'educazione è per essenza sua opera dell'autorità e del rispetto, ne viene per necessaria conscguenza che se io vedo scalzato in quelle deliberazioni il principio dell'autorità e del rispetto, io ne devo conchiudere che il germe della dissoluzinne vi é già penetrato e che la sua esistenza è compromessa nella sorgente stessa della sua vita.

Ma è vero dunque clie in quelle deliberazioni si vele scalzato sin dalle fondamenta il principio dell'autorità e del rispetto? Pur troppo, o Signori.

Quelle deliberazioni hanno spogliato di tutto il suo prestigio l'unica autorità che vi può tenere in vigore il principio disciplinare e la vita della moralità, perché l'unica che può comandare alla coscienza: io dico l'autorità sacerdotale.

Quelle deliberazioni vi hanno spogliato di tutto il rispetto che meritate quali membri del Corpo Direttivo.

Le recluse non vedranno certo in voi l'espressione della paternità, ma un attentato alla libertà delle loro

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coscienze ed una tentazione continua alle convinzioni della loro fede.

In quelle deliberazioni prese all'occasione del delitto di un solo, io non vedo condannato l'individuo, ma l'intiero ordine sacerdotale. Io qui non vedo esposto all'infamia il fatto di un solo, ma vedo con orrore denigrata la santità stessa del ministero, non in individuo, ma in genere; non come fatto particolare, ma in massima. Io Il0Il vi vedo la reintegrazione dell'ordine violato o, come suol dirsi, il ritorno del disordine all'ordine, ma vi vedo invece il principio della più grande autorità della terra ucciso nella sua medesima sede, cioè nel santuario stesso della coscienza.

Io non vedo spogliato della fiducia chi, o a dritto o a torto, tanto indegnamente ne avea demeritato, ma vedo gittata nel fango la riputazione stessa del Sacerdozio, senza di citi ordine, disciplina e rispetto é necessario che venano meno e rovinino.

Quelle deliberazioni quindi attentano alla vita stessa dell'Istituto siccome quelle che scalzano dalle basi il principio stesso dell'autorità, come anche più diffusamente avrò occasione di dimostrare di qui a poco.

Ma vi ha ancora di più, o signori. Se l'educazione è per essenza sua opera dell'autorità e del rispetto, anche per essenza sua ella è opera della libertà umana.

Ora come stanno quelle deliberazioiú in ordine alla libertà delle coscienze?

Esammiamo parte a parte quegli articoli e vedremo:

Art. 1. Il primo articolo dice: «Che i soli giorni di Sabato e di Domenica sieno destinati alla confessione

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delle Recluse: la mattina dalle ore 8, alle 11 a. m. e il dopo pranzo dalle ore 20 alle ore 23 d'Italia».

Ora per questa limitazione di giorni e di ore chi non vede di quanto ne venga vincolata la coscienza ?

1.° perclìé s'impedisce che liberamente le anime possano, qualunque volta ne abbiano il bisogno. provvedere alle angustie interne dello spirito;

2.° perché, con 600 e più recluse, è impossibile che poche ore la settimana siano sufficienti ad espletare regolarmente tutte le confessioni;

3.° perché non può concedersi a chi ne ha il bisogno, di ritornare al sacramento del perdono se non che poche volte all'anno, e non mai opportunamente al bisogno;

4.° perché all'ora stabilita devono militarmente sospendersi le confessioni, costringendo i ministri del perdono o a precipitare o a sospendere i giudizi con tanto danno della calma degli spiriti e della tranquillità delle coscienze;

5.° perché quella restrizione costringerà le recluse a calcolarsi reciproca rrrente i minuti del tempo che ciascuna impiegherà per la confessione, riuscendo ciò nocivo alla libertà della coscienza che ha diritto a non essere spiata da nessuno in ciò che liberamente eseguisce; e pre. fudizievole alla pace e concordia scambievole di quelle, dovendone nascere dei contrattempi e delle scissure.

* * *

Il primo articolo dunque vincola, offende, reprime la libertà delle coscienze. Non aggiungo che quella restrizione e di giorni e di ore mostra come il Consiglio ab-

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bia fatta poca attenzione alla carità usata dai PP. della Missione; poco riguardo a’ loro affari in altri uffici, non tutti essendo pronti nei giorni e nelle ore stabilite; poca delicatezza alla dignità di loro persone, essendo uomini di venerazione presso il popolo e pel loro zelo e per la loro esemplarità e per la loro istruzione; niun riguardo alla buona creanza, essendo fuori di ogni convenienza il limitare cotanto bruscamente l'opera gratuita e disinteressata di uomini che con tanto zelo vengono a disimpegnare il ministero di carità. L'articolo primo quindi è ingiurioso alla libertà delle coscienze ed è lesivo dei riguardi dovuti a’ detti Padri.

* * *

Art. 2. «Che in detti giorni di confessione, e ne Ile ore di sopra stabilite uno dei Cappellani dovrà stare presente nel cappellone della Chiesa ».

Che dirò poi di questo secondo articolo che stabilisce un Cappellano di guardia nel cappellone esterno? Ma a quale scopo questa guardia? Certo, non a quello di oregliare alle deposizioni delle penitenti, né a' santi consigli dei confessori; ciò sarebbe un attentare ad ogni dritto umano e divino, né ciò potea entrare nelle mire del Consiglio. A che serve dunque quella guardia? Ad impedire disordini, mi direte? Ma possibile che sia questo il giudizio che faccia per sé e che spinga a far fare agli altri tizia deputazione direttiva cattolica, della santità di uninistri approvati dal Vescovo ?

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Né si dica che abbiamo il fatto in contrario, perché erroneo è da un fatto particolare tirare un principio di massima cotanto dannevole; e poi che ci han mai da fare i PP. della Missione con quel fatto che pesa tutto sulla riputazione di persona ad essi estranea e che non appartiene e non può appartenere in nessun modo alla Coiigregazione? e poi il deputato Cav. Vassallo eloquentemente mostrava, dietro la relazione dell' inchiesta, essere efimere e mal fondate le accuse, che si moveano contro quel disgraziato, per la poca fiducia che meritava colei che depositava a suo carico e per tutte le circostanze che accompagnarono la evasione della stessa dallo Stabilimento e che lasciano sospettare grandemente quanta gran parte vi abbia potuto avere la calunnia e l'intrigo. Sebbene poi quasi dimentico del proprio assunto, motivando la destituzione dello stesso e di colui che di nessun altro delitto era reo all'infuori di aver taciuto il supposto delitto del cappellano, facendone argomento dimassima, proponeva ulteriori emende ai riguardi da usarsi ai sacerdoti confessori in ordine al tempo, al luogo, al modo delle confessioni, quasi il delitto di un solo fosse il delitto di tutti, o meglio la regola del ]oro ministero.

Ma torniamo allo sconcio terribile di quella guardia sorvegliatrice. Che cosa dice mai alle penitenti quella guardia sorvegliatrice nel tempo delle confessioni ?

Non par che dicesse: Apri gli occhi a chi ti affidi? Bada che sotto pelle d'agnello troverai un lupo rapace? Che colui che viene sotto le vesti del ministro di Dio é un ministro del diavolo, che viene a rubare all'ani-

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ma tua quella santità che finge di portarvi? Pesa e misura le sue parole, perché non siano esca alla tua debolezza; studia i suoi modi ed i suoi atteggiamenti, per ché non riescano lusinghieri al tuo cuore e non ti seducano al male; calcola insomma ogni suo andamento per poterlo dinunziare a chi spetta di sorvegliare la sua condotta ?

E questo muto ed insolente linguaggio di quella guardia non é esso la distruzione della più grande autorità della terra, della autorità sacerdotale, che io vedo da quell'articolo gittata nel fango, infamata ed uccisa? Dov'é più la santità del ministero? Dov'è più quell'autorità che impone alla coscienza e che diviene per ciò hase di ogni perfezionamento onorale e civile? Dov'é in una parola la educazione, la quale vive tutta di autorità ?

Che dire poi dell'offesa personale che viene fatta con ciò a quei Padri che vengono ad ascoltare le confessioni con tanto sacrifizio e disinteresse? Quale regola di buon Galateo può salvare da censura tale disposizione? Qual contradizione poi, qual repugnanza non è mai quella guardia col permettere che voi fate a quei Padri di avvicinarsi allo stabilimento? Qui non potete evitare la contradizione; l'argomento è dilemmatico, o Signori; o voi supponete buoni quei Padri, ed allora perché sorvegliarli? o voi li sopponete tristi e allora perché permetter loro di venire? Dove imai si è veduto un saggio padre di famiglia che nel chiamarsi iti casa un educatore poi suoi figli, dice da un lato ad esso: vi affido i miei figli: e dall'altro dice a questi; non vi fidate di lui che forse non vi corrompa? Sicché voi al tempo stesso fida-

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te in quei Padri e ne diffidate; li sopponete buoni e litrattate da tristi. Voi li fate venire, ecco un segno della vostra fiducia; voi li sorvegliate, ecco un segno della vostra diffidenza. Ma che procedere é mai questo? Signori, se quelle deliberazioni fossero state ispirate allo spirito dell'Istituto avrebbero risparmiato il Consiglio da simili contradizioni.

Ma con ciò, voi mi dite, io vengo a derogare al diriu io che ha l'autorità direttiva di sorvegliare scrupolosaattente l'andamento di ogni cosa perché si raggiunga il santo scopo della educazione? Dio mi guardi dal recare attentato agli imperscrittibili diritti del corpo direttivo quello che voglio io si è che la prudenza deve essere compagna inseparabile di questo diritto di sorveglianza; che bisogna scegliere i mezzi opportuni; che bisogna in breve ispirarsi alla disciplina della Chiesa, la quale saviainente a tutto ha provveduto, affidando a chi compete un ministero di tanta dilicatezza.

Essa evitando l'offesa personale, e solo riguardando la santità del ministero, nel facoltare i suoi ministri alle confessioni delle donne, vuole che fossero ascoltate in cappelle sacramentali, pretendendo che la divina presenza l'ispiri pria di ogni altro alla santità bisognevole: vuole che comincino un'ora dopo la levata del sole e non termino dopo il meriggio, eccetto le chiese parrocclìiali e quelle delle inoniali; vuole che ciò fosse in presenza almeno di due fedeli. Obbliga inoltre sub gravi, e sotto le censure più severe quei sacerdoti che non obbligano alla denunzia dei sollecitatori; obbliga gli stessi penitenti a denunziarli al vescovo sotto pena di scomu-

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nica da incorrersi se durante il mese non si va a svelare all'autorità ecclesiastica, e non già ad altro confessore, il nome del sollecitatore; rende inoltre nulla ed invalida l'assoluzione del complice in materia di sesto precetto; talchè il disordine, per ogni via, é sorpreso senza ledere menomamente la santità del ministero e l'onestà degli individui; e se il disordine disgraziatamente avviene, non potrà avere che la durata di un giorno. Tante sono le cautele che la savia prudenza della Chiesa ha preso coi suoi canoni disciplinari per custodire la santità di ministero sì augusto ad un tempo e si delicato!

Essa rifugge dalle pubblicità in questi casi, e proibisce sotto le pene più severe che i confessori si ricevono in confessione deposizioni di tal fatta a carico di altri confessori, essendo loro dovere di rimettere gli accusatori al Vescovo del luogo a cui solo compete tal giurisdizione; dimodochè, quando capita un disordino di questo genere, la sua notizia resta sempre nel foro della coscienza; ed il nome di quel disgraziato viene conosciuto dal solo Vescovo, il quale, procedendo ex informata conscientia, agisce contro di quello col sottoporlo a quelle pene severissime che hanno inflitto in ogni tempo i canoni, senza che tale sentenza possa avere o riforma o appello a tribunale superiore. non essendo in diritto a nissun tribunale ecclesiastico riceversi appellazio. in di sentenze emesse dagli ordiuarii ex informata cocientia, meno del ricorso che può farsi al Papa.

Sicché il delitto è sorpreso, è punito severamenle; ed anche nel caso di una calunnia viene a verificarsi l'opposto di quella massima di dritto che favorisce al-

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l’accusato che niega, anzichè all'accusatore che denunzia. Dimodoche un sacerdote che si mette a questo ministero corre il grande pericolo di essere vittima delle calunnie le più nere senza potersene discolpare.

Questo fa la chiesa; da un lato perseguita il delitto in tutte le vie e sotto qualunque forma si manifesti; lo raggiunge sempre e dovunque: lo punisce severamente ed inappellabilmente, non uscendo mai dal foro della coscienza: dall'altro lato non offre altra guarentigia al sacerdote per potersi difendere dalla calunnia che la riputazione di se stesso, la santità e l'imponenza morale.

Così fa la chiesa; essa non affida in simili casi la raccolta delle deposizioni a commissioni d'inchiesta come fu disgraziatamente nel caso nostro. Simili pubblicità sono più nocive che benefiche.

Che cosa infatti si é ottenuto da quella commissione d'inchiesta?

Tutto l'opposto di quello che intendea il Consiglio.

Si proponea con essa di provvedere alla moralizzazione dello Stabilimento, ed invece essa riuscì a demoralizzarlo colla forza prepotente del cattivo esempio, fracendo noto e propagando ai più lo scandalo a soli pochi conosciuto.

Si proponea di custodire la santità del mistero, e si venne con essa a gittarla nel fango, ingerendo nella mente delle recinse che scopo supremo del Sacerdozio si è l'amore sensuale ridotto a forme più o meno platoniche. Oh! quante anime innocenti non ne dovettero restare scandalizzate! Quante ragazze non appresero da ciò quel che pria non conoscevano! Quanti discorsi non

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si dovettero far sul proposito! Quante osservazioni! Oh! anime verginali, o cuori innocenti! ed era riservato a voi ricevere così in un tratto la conoscenza di quel male che, a detta del più grande filosofo che sia mai stato sulla terra, non si dovrebbe nemmeno nominare tra gli uomini; di quel male di cui rabbrividisce la natura, si rammarica la storia. si vergogna la dignità stessa del genere umano; di quel male che porta l'infelicità, che arreca la disperazione, che accelera la morte? O tempi! o costumi! .. Scusate, se lo zelo mi spinge a simili esclamazioni. Ah! bisogna sapere comprendere che cosa sia. l'innocenza per un'anima: bisogna sapere apprezzare quel. sorriso d'ingenuità che infiora il labbro dell'età più tenera; bisogna aver dovuto assaporare tutta l'auiarezza che porta la conoscenza del male, per potere avere zelo a custodirne quella santa ignoranza che partorisce l'iudocenza della vita: bisogna essere tanto innamorato di: quello stato da poter invidiare la sorte di quella santa ignoranza; bisogua apprezzarla, bisogna sentirla per poter essere tutto occhi ad impedirne la perdita.

Che cosa si é ottenuto quindi da quella commisione d'inchiesta? Tutto l'opposto di quanto vi proponeste

Ecco dove conducono deliberazioni che non s'ispirano alla più grande sapienza della terra, io dico allo, spirito della Chiesa che é la sapienza stessa di Dio.

* * *

Art. 3. Ma andiamo al terzo articolo; esso é così. concepito.

«Che nei confessionali della Cappella si debbano

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solamente confessare le sorelle di Carità, le ricoverate che hanno oltrepassato l'età di anni 45, e le fanciulle sino all'età di anni 12 ».

Lungo sarebbe enumerare tutti gli inconvenienti che provengono da questo terzo appunto. Essi vengono a chiarire maggiormente e rendere di più facile intelligenze gli orrendi inconvenienti che abbiamo trovato nei due articoli precedenti. E v'era bisogno di scendere a più minuti dettagli per inserire l'idea nefanda che fiue del ministero Sacerdotale si è di coltivare platonicamente le più schifose bassezze del senso? Ed i due articoli antecedenti non l'aveano a suffcienza dimostrato con quella guardia sorvegliatrice e con quelle limitazioni sopra espresse ?

Perché dunque un nuovo articolo che viene a fare distinzione di persone, di étà, di qualità, di luogo? Non dico già che queste restrizioni sono un attentato al libero esercizio del santo ministero, perchè il confessore approvato dal Vescovo non è limitalo né ad età, né a condizioni, né a qualità di persona; ma solo vi fo osservare quanto sia scandaloso alle stesse recluse che vedono farsi quelle restrizioni e che entrano nello spirito di quello articolo tutto diretto ad ingerire del Sacerdozio quell'idea nefanda che fa vergogna alla coscienza stessa del genere uuiano. Né vale il dire che le penitenti che si presenteranno a quel confessionale son tutte quelle che possono liberamente avvicinarsi, perché questa scelta deve farsi: dev'essere per conseguenza saputa: e la penitente che ha l'età non voluta dalla disposizione per accostarsi a quel tribunale, bisogna che aspetti che

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il confessore vada a seder in un altro luogo per ascoltarla! che esca fuori dalla cappella! e si inetta nella impotenza di poter fare tutt'altro ministero!!!... di quello che incombe al suo officio per indi ascoltarla!!!...

* * *

Art. 4. L'articolo quarto poi è la corona di tutta l'opera; esso ordina: «Che le vecchie le quali non si possono muovere per andare in Chiesa, come pure le inferme di qualunque età debbono confessarsi coi Padri Cappellani dello Stabilimento, e in caso di grave malattia debbono essere dai medesimi assistite».

Possibile che sia questa l'idea che si può avere del Sacerdozio sino a supporlo incapace di essere richiamato al dovere dalla presenza stessa della morte? Sino a quel punto vorrà dunque denigrarsi la santità del ministero della salute? E qual modo è cmai questo di offendere il ministro che lo esercita? Sino a questo estremo vorrà spingersi l'offesa contro il ministro di Dio da vietargli per motivi di prudenza che si avvicini al letto di una che muore?

Ma anche umanamente parlando, senza avere riguardo né a santità di ministero, né a dignità di persona, non sarebbe anche più prudente che il confessore ordinario entrasse ad ascoltare le ultime confessioni, anzichè un cappellano? E non vengonsi inoltre con esso articolo a violentare le coscienze nel momento più solenne della vita, proibendosi al confessore ordinario che

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vada ad ascoltare l'ultima confessione della sua penitente moribonda ?

Sino a questo punto vuole violentarsi con tanta crudeltà la coscienza d'un'infelice nel momento più terribile della vita, quando più difficile si rende la manifestazione dell'animo, quando a stento è che si può esser capiti da colui stesso che ne ha avuto in mani il governo?

Vi saranno uomini abbastanza fuorviati per ridersi della confessione? Io li compiango. Essi non conoscono i bisogni del proprio cuore.

La confessione è la confidenza delle pene di coscienza. Questo bisogno è innato. Tutti lo proviamo nel dolore come nella gioia, ma particolarmente nel dolore . Tutti preghiamo sotto il peso di un cordoglio, di un ostacolo, di un affanno; noi cerchiamo intorno di noi Messi un'anima che voglia sospendere le sue proprie preoccupazioni per badare alle nostre. Ora con quelli articoli voi non avete fatto altro che rendere difficile e rara questa libera comunicazione delle pene dello spirito, e quiudi avrete reso infelici quelle recluse per tutta la loro vita. Quegli esseri disgraziati, la maggior parte dei quali non conosce il sorriso di un padre o le carezze d'una madre, saranno obbligati o trangugiarsi le loro lagrime in silenzio, senza trovare la mano paterna dei ministro di Dio che non potrà mai venire opportunamente ad asciugarle?

Signori, bisogna collocarci nella posizione di quelle infelici per poterle compatire; bisogna sapere entrare nelle pene che provansi da quelle creature al vedersi fuori della propria famiglia, in una casa di ricovero,

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mantenetevi sempre contro genio, colla memoria di un passato sempre pieno di disgrazie, e colla trepidazione di un avvenire d'incertezze e di pericoli, per potere misurare quale crudele violenza sia quella d'impedire ad: esse le più sincere consolazioni che ritrovansi nella confidenza delle loro pene al ministro di Dio.

O Signori, siamo fedeli al nostro compito; facciamo sentire quanto meno possiamo a quelle disgraziate l'infelicità del loro stato; studiamo le loro giuste tendenze per condiscendervi dove si può.

Lasciate alla religione ch'eserciti liberamente la sua missione ristoratrice e di consolazìone, abrogate senza perder tempo quei quattro articoli su cui il verbale della seduta non facea motto dell'approvazione o della disapprovazione del consiglio, quantunque dalle deliberazioni di appresso pare che siano state approvate.

Michelet e Luigi Courier, che si proposero in Francia di denigrare la santità del ministero, non furono, confutati che dal contegno dignitoso preso dai più grandi pubblicisti cattolici di quella nazione, i quali si vergognavano, confutare tanta bruttezza d'intenzioni, tanto gusto per lo scandalo, tanta ignoranza del senso religioso, del senso morale, ed anco del senso comune.

Io non insisto più adunque a provare cìò che mi ero proposto che cioè quegli articoli erano un attentato alla vita dello istituto, la quale sta tutta appoggiata sull'educazione, la cui base è l'autorità ed il rispetto: autorità e rispetto che vengono ad essere scalzati dalle fondamenta e vengono a sostituire il principio della forza brutale a quello della forza morale.

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Rimettete quindi le cose allo stato primitivo; restituite al sacerdozio il prestigio di cui lo spogliano quei quattro articoli; mettetevi nella posizione di recuperare il rispetto che questi stessi articoli vi fecero perdere in faccia a quelle recluse, le quali non potranno vedere in quelle deliberazioni, come dissi a principio, che un attentato alla libertà delle loro coscienze ed una perpetua tentazione alle convinzioni della loro fede.

Date libero campo alla potenza civilizatrice della chiesa. Senza quello influsso vitale che allarga e solleva gli animi, senza questa libertà di coscienza che sviluppa e perfeziona i germi della moralità, senza questa libera circolazione del pensiero cattolico; voi avrete con vertito lo stabilimento in non altro che in un deposito di carne umana; ivi un assembramento forzato di esseri ragionevoli, destinati a vegetare sotto il peso di uno scoraggiamento disperato, nella stupidità dell'inteletto, nello invilimento continuo del carattere, nell'annientamento del cuore; esecrando quei luoghi maledetti, come si esecra una prigione, e non rimanendo più loro né vita né anima che per sospirare il giorno della liberazione.

Se tutti gli Stabilimenti fossero condannati a così deplorabile governo; io domanderei qual'è la nazione tanto sventurata da dover sopportare così selvaggia tirannide sociale? domanderei qual'è questa gioventù dannata ad una schiavitù morale così disastrosa? Chiederci se tra quelle recluse non avvi una coscienza oppressa e corangiosa che valga a gittare un grido di dolore. Chiederei dalla vostra umanità, che cosa han commesso mai quelle povere recluse per essere giudicate indegne della più nobile delle libertà, la libertà delle anime?

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Signori, impariamo a rispettare la libertà umana nell’ultima delle fanciulle nostre recluse, più religiosamente che non si fa in un uomo maturo; questi potrebbe almeno contro di noi difenderla, quella nol può.

Quelle creature così deboli sono l'uomo stesso depositario di tutti i suoi destini, di tutte le speranze, di tutte le forze nascenti della umanità, rivestito di tutta l'operosità, di tutta la dignità umana.

Impariamo quindi a rispettarle; ma io dico di più, impariamo a temerle. Ma come temerle, potreste dirmi. se sono così deboli? Errore, voi non le conoscete -- No, non è mai avvenuto di veder spiegare tante forze morali, quante ne mettono a pruova contro i loro superiori, i sudditi malamente da essi governati. La loro volontà è indipendente dalla vostra; quantunque debolissime esse possono volere contro di voi, malgrado di voi, contro di voi. Potrete ammazzarle, ma non potrete farle volere loro malgrado.

Potrete scherzare colla libertà; potrete violentarne la coscienza; ma, credetelo, in quel pericoloso gioco i vinti sarete voi. Potrete muoverle come iuacchina con un rigoroso sistema di discliplina, ma riconciliare rispetto ad amore alla vostra carica non lo potrete giammai. Esse per la maggior parte si trovano senza padre, e tutte sentono il bisogno di trovare in noi l'espressione della paternità. Ma credete voi che, per quanto ci studiassimo a migliorare la loro condizione materiale, potrem mo arrivare a guadagnarci rispetto ed amore, facendo al tempo stesso cosa che potesse sembrare di urtare la loro coscienza?

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Signori, il povero è uno spirito distaccato; esso sente più degli altri la dignità dell'uomo. I miglioramenti recati e all'industria e al lavoro e all'istruzione ed al nutrimento, ove per caso fossero accompagnati da disposizioni di quella natura, non che conciliare rispetto ed amore saranno senza dubbio riguardati come calcolati strumenti ad insinuare il corrompimento e l'apostasia dalla fede.

Interrogatele che impressione abbian mai loro fatto quelle deliberazioni, ed esse vi diranno tutto ciò che sentono senza ambagi e senza reticenze. Diranno che si è voluto con quelle recare la più grande offesa alla libertà delle loro coscienze. Diranno che le idee private di un solo abbiano avuto la proponderanza nel consiglio e l'abbiano tirato a quel sistema di sorveglianza e di restrizioni che tende ad esautorare il Sacerdozio ed a render penoso il più libero esercizio del ministero.

Diranno che l'atmosfera è appestata, e che quella guerra, che si fa al di fuori dalle sette al Sacerdozio, siasi fatta anche per quel luogo, seminando calunniose insinuazioni, promovendo il discredito, protegendo i calunniatori. Diranno che la mira vostra non sia stata diversa di quella che ha oggi un partito in Italia, quella cioè di escludere il prete da qualunque pertinenza sociale e privata.

Diranno che il rifiuto che mi avete fatto dello officio che uni compete per tutti i titoli e per tutte le ragioni sarà da voi a tutta oltranza sostenuto, non per altro che per impedire al Sacerdote l'accesso al luogo della disciplina e della carità!

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Signori, da quel giorno ch'entrai a parte in questa Direzione, io fo una cosa sola con voi. Noi tutti abbiamo contratto una specie di solidarietà morale in tutto ciò che facciamo. Non possiamo essere più divisi tanto nella lode quanto nel biasimo. Io voglio allontanare da noi quelle sinistre intenzioni di cui la riputazione di ogni uomo men che onesto si riputerebbe offesa.

Io non ho interrogato quelle recluse; non mi son fatto mai alle porte di quello Stabilimento sin da quando ne fui eletto deputato. Ma se mandassi persona ad esplorare ciò che sentono a nostro riguardo, se le costituissi nella libertà di poter dire, allora, lo giuro sul mio onore, trovereste quanto siano pur troppo vere le mie apprensione.

Da quegli articoli si trae argomento per oscurare la rettitudine della nostra intenzione; ed incombe a me, che sento assai la vostra amicizia, rimuovere queste ombre, col proporvi l'annullamento di quegli stessi articoli che sono nati fatti a far perdere, a voi il rispetto, a noi l'autorità. Io sono lungi dal farmi mallevadore di quelle dicerie. Quelle deliberazioni a me non dicono che voi avete voluto recare offesa alla libertà delle coscienze, alla dignità del sacerdote, al rispetto che vi dovete conciliare; quantunque nel fatto come vi ho dimostrato, conducano a conseguenze sì terribili.

Non mi dicono che avete voluto introdurre il germe della dissoluzione nella disciplina dell'istituto; lo zelo che nmstrate nel promuoverne gli interessi, l'impegno che avete nel migliorarne le industrie, l'avvedutezza nel proporre, il calore nel discutere, la saggezza nel

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deliberare mi dicono purtroppo che ciò che si muove è l'idea del bene.

Quelle deliberazioni non mi dicono altro che il vostro zelo nel deliberare fu veemente, a segno da prevenire i gravi momenti che vi potea suggerire una ragione illuminata dalla fede e dalla esperienza. Quelle deliberazioni, vedute da questo lato formano anzi il più bello elogio della onestà e del vostro zelo per la giustizia. Quelle deliberazioni mi dicono che il sentimento per quelle virtù in voi é forte e radicato.

Ma scusate che vel dico; in quella occasione voi sentiste troppo, se pur si possa dir mai troppo in queste cose. Mi spiego meglio, il vostro sentimento oltrepassò quella linea inesorabile, di cui diceva Orazio ultra citraque nequit consistere rectum. Il vostro zelo restò pago per un rimedio momentaneo e la ragione non ebbe tempo a misurarne le conseguenze che avete veduto.

Le calunnie che da uno spirito malaugurato erano state lanciate contro i Padri della Missione vi aveano scosso. Per tutto il tempo che la commissione era stata intenta ad esaminare, l'animo vostro avea dovuto preoccuparsene di assai: l'impressione era stata profonda. e voi non ve ne poteste riavere intieramente, anche dopo il risultato che quella Commissione recava tutto favorevole a far risplendere in tutto il suo lustro la grave ed intemerata condotta di quei Padri.

I fatti che vi vennero riferiti da essa a carico di quell'infelice furono terribili, strani, inaspettati.

La loro pubblicità provocata dalla Commssione;

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l'annunzio che se ne diffuse con tanto scandalo su quei giornali che godono ogni giorno lordare le loro colonne con simili racconti; la vostra onestà che si vedea da quel fatto compromessa in faccia all'opinione pubblica; tutto insomma concorrea a mettervi nella posizione più disadatta a deliberare.

Signori, non è questo il primo caso in cui con tutta la buona volontà pel bene si riesce a quel male che non si vuole. L'imperiosità delle circostanze suole esporre a questo pericolo. Non è solo dal di fuori che si ricevono le pressioni nello spirito; per lo più vengono dall'interno. Le più forti pressioni vengono dal cuore; io ne soffro più di tutti, lo confesso: e, se non mi avessi fatto legge di farmi regolare in tutto da persona che non può pigliar parte alle mie inquietudini. avrei aumentato di assai il numero dei miei rimorsi.

Io solo posso misurare le strette a cui fu posto il vostro cuore in quella circostanza. Il mio naturale ardente ed impetuoso mi avrebbe fatto fare di più. Lo zelo vostro fu violento; voi deliberaste quegli articoli, immorali e funesti; ma la rettitudine di vostra intenzione è salva. Allora ci vedevate tutto il bene, e fu onorevole per voi il deliberarli: ora ci vedete tutto il male, ed è più onorevole per voi il rigettarli: ecco ciò che ha dato coraggio alla difesa della mia proposta ecco ciò che mi rassicura dell'esito ora che ne sono a termine, cioè la vostra onestà, la vostra lealtà, la vostra amicizia*.

* Il detto discorso, nell’anno 1871, fu dato alle stampe con questo titolo: «Sopra alcune deliberazioni del Consiglio Direttorio del deposito di Mendicità».

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Note esplicative del manoscritto rivisto

Pag. sic (come da manoscritto)Né sostituisce nèPerché sostituisce perchèFinché sostituisce finchè

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benefattoriLeA I\2; 14; 17; 22; 27; 47; 48; 94; 95; 99; 109;

114; 122; 145; 171; 187; 188; 196; 222; 223caritàLeA I/2; 2; 4; 6; 8; 9; 10; 11; 12; 15; 17; 18; 19;

24; 25; 26; 33; 37; 38; 41; 42; 44; 45; 47; 49; 52; 56; 58; 59; 60; 61; 62; 64; 65; 67; 68; 69; 70; 71; 73; 76; 77; 78; 79; 81; 89; 93; 94; 95; 97; 99; 105; 106; 108; 110; 112; 115; 116; 117; 119; 120; 124; 126; 129; 133; 134; 139; 141; 144; 145; 146; 150; 151; 154; 158; 159; 161; 167; 173; 176; 177; 178; 182; 185; 190; 191; 193; 195; 196; 198; 199; 202; 204; 207; 208; 212; 214; 217; 218; 222; 223; 226; 228; 229; 235; 236; 237; 242; 243; 244; 248; 249; 250; 251; 254; 256; 260; 261; 267; 274

DameLeA I/2; 5; 2; 4; 7; 37; 38; 40; 47; 49; 51; 76; 93;

94; 99; 172; 177; 184; 204; 237; 260demonioLeA I\2; 17; 62; 65; 75; 138; 155; 177; 207; 209Ente MoraleLeA I\2; 2; 9; 17; 66; 67graziaLeA I/2; 4; 3; 6; 25; 31; 36; 41; 57; 58; 62; 64;

68; 73; 74; 75; 76; 79; 81; 83; 84; 89; 90; 93; 94; 100; 102; 104; 114; 115; 116; 120; 121; 125; 126; 128; 129; 132; 136; 141; 142; 144; 145; 149; 158; 172; 173; 180; 184; 185; 190; 197; 205; 206; 207; 208; 210; 216; 224; 239; 242

IstituzioneLeA I/2; 7; 8; 11; 17; 31; 42; 54; 55; 60; 82; 83;

84; 123; 237; 252; 258; 259; 265misericordiaLeA I/2; 2; 9; 27; 41; 87; 98; 100; 104; 106; 109;

113; 115; 119; 121; 122; 123; 125; 129; 156; 161; 188; 192; 207; 209; 248; 256; 258

OperaLeA I/2; 5; 9; 15; 55; 62; 123; 258; 259; 261opere di MisericordiaLeA I/2; 10osservanzaLeA I/2; 3; 6; 8; 12; 15; 26; 37; 42; 49; 52; 55;

56; 62; 64; 66; 68; 69; 72; 75; 92; 94; 111; 113; 114; 115; 123; 128; 129; 134; 136; 138; 141; 155; 161; 167; 168; 169; 170; 172; 173; 179; 181; 184;

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188; 189; 190; 193; 195; 199; 201; 205; 208; 209; 224; 226; 228; 229; 234; 240; 256; 260

pazienzaLeA I/2; 6; 12; 53; 70; 73; 77; 113; 121; 137;

209; 219preghieraLeA I/2; 2; 6; 7; 18; 21; 22; 25; 27; 30; 35; 41;

49; 65; 74; 85; 86; 88; 96; 99; 100; 102; 106; 109; 113; 114; 123; 129; 147; 156; 158; 161; 162; 168; 179; 180; 182; 184; 185; 186; 190; 198; 205; 209; 210; 236; 240; 261

ProvvidenzaLeA I/2; 8; 19; 38; 42; 45; 95; 125; 127; 183;

189; 198; 223; 251prudenzaLeA I/2; 5; 8; 9; 10; 43; 52; 84; 97; 108; 135;

142; 179; 184; 208; 218; 248; 269; 272RicoveroLeA I/2; 8; 9; 10; 103; 105; 112; 117; 216sacrifizioLeA I/2; 8; 10; 132; 196; 249; 262; 269ServizioLeA I/2; 6sperareLeA I/2; 3; 44; 78; 79; 88; 113; 117; 123; 151;

159; 184; 224; 239; 253vocazioneLeA I/2; 4; 7; 14; 26; 32; 35; 38; 42; 45; 52; 60;

61; 63; 69; 74; 81; 82; 91; 92; 94; 108; 112; 115; 116; 118; 126; 127; 148; 169; 173; 184; 192; 197; 198; 229; 239; 240; 241; 245; 246; 262

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Errata correge

buasi quasi p. 25 r.Roscarini Boscarini Pg. 84 r. 14

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Correzione apportate nel testoDefranchis De Franchis Tutto il tst